"Il peso fa paura", Antoine Zgraggen, 1-22 marzo, Galleria l'Affiche Milano
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Transcript of "Il peso fa paura", Antoine Zgraggen, 1-22 marzo, Galleria l'Affiche Milano
Antoine Zgraggen
Il peso fa paura(Haptikos)
Presentazione di Heinz Stahlhut Testi di Urs Argast, Isabel Pascal e Antoine Zgraggen
Traduzioni di Laura Cerea
1 – 22 marzo 2012
Galleria l’Affiche
via dell’Unione 620122 [email protected]
Streicheleinheiten di Heinz Stahlhut
Che voglia di toccare! Quanto siamo tentati da queste forme
curve, piene, gonfie, bombate, da quelle superfici delicate.
Poi però ci tratteniamo perché il custode del museo ci sta
osservando o perché semplicemente non osiamo.
Sappiamo fin dall’infanzia che nei musei non si tocca.
Così, l’enigmatica scultura di Hans Arp, o la donna serenamente
distesa di Henry Moore, rimangono, fortunatamente, intatte.
In compenso, passando davanti ad una scultura di bronzo posta
in uno spazio pubblico, possiamo carezzare con piacere furtivo
il seno della ninfa di una fontana barocca o toccare con piacere8 9
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maligno il sesso di un muscoloso eroe. Naturalmente preferiamo
non essere visti. Le sculture, però, impietosamente lucide in
questi punti, dove la mancanza della patina del bronzo rende
evidente la prova dei nostri reprensibili gesti, mostrano in modo
fin troppo chiaro che già in molti l’hanno fatto prima di noi...
A questo guazzabuglio di emozioni si relaziona il più recente
progetto di sculture per spazi pubblici dell’artista svizzero
Antoine Zraggen, che mette a disposizione dei passanti
un insieme di sculture metalliche astratte che a prima vista
ricordano quelle amorfe in pietra o piatte del già nominato
dadaista e surrealista Hans Arp. Zgraggen scrive a proposito
delle sue sculture: “Questi oggetti, di forma generalmente
amorfa, sono stati creati al solo e unico scopo di essere
percepiti, consapevolmente o incosciamente, come materiale
trasmettente una sensazione o stimolo tattile. In quanto tali,
devono risultare interessanti nonché piacevoli al tatto.
Dal punto di vista estetico, l’aspetto visivo è chiaramente
subordinato a questa funzione primaria.10 11
Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 36 x 26 x 26 cm. 110 Kg
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Sul piano tecnico i Touchers sono forme risultate dalla fusione di
metalli come l’alluminio, il bronzo o l’acciaio inox e vengono
installate in luoghi di passaggio, su muri o pilastri.”
Il senso e lo scopo di queste fusioni che si ispirano a pietre
naturali è dunque chiaramente descritto. Lucidate e direttamente
avvitate ad un muro o inserite in cornici su cuscini di gomma,
neoprene o feltro, presentate dunque come oggetti “preziosi”,
sono proposte agli anonimi passanti per un’eventuale furtiva
carezza.
Anche questa volta, il lavoro di Antoine Zgraggen si lega al
concetto di “arte come servizio”.
Già nel 2005, l’artista aveva messo a disposizione dei visitatori
di diversi musei la spettacolare distruzione, “fracassamento e
bruciamento”, di oggetti attraverso le Destruktionsmaschinen,
per il grande piacere del pubblico.
Con Faber, che polverizzava gli oggetti utilizzando un’enorme
mazza, o Vulcano, che li riduceva in cenere, l’utilizzatore aveva,
attraverso l’atto della distruzione, l’opportunità di separarsi da18 19
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un oggetto che era legato ad esperienze negative o da cui
avrebbe voluto alienarsi senza aver mai osato farlo: un vero
effetto catartico.
Se con le macchine distruttive, Zgraggen fa appello ai nostri
“bassi” istinti – la gioia perversa che ci coglie quando spacchia-
mo un oggetto che ci fu regalato da un vecchio amore non esal-
ta certo la parte più nobile della nostra anima – con gli Haptikos
gioca con quelle pulsioni che non vorremmo mai mostrare in
pubblico.
Chi non si imbarazza quando è sorpreso a godere senza
inibizioni accarezzando una bella forma? Forse proverei ad
affermare che gli scrupoli di mostrare in pubblico la nostra
sensualità derivano dalla diffidenza, trasmessa dalla religione,
verso il piacere, considerato come un ostacolo nella via
all’efficienza e al compimento del dovere: l’installazione dei
Touchers in spazi pubblici è dunque da considerare come un
atto di gioiosa sovversione.
Heinz Stahlhut,
curatore della sezione Arti Visive della Berlinische Galerie20 21
Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 36 x 26 x 26 cm. 110 Kg (particolare)
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Del glamour o l’età del narcisismodi Urs Argast
L’atelier che eravamo stati invitati a visitare si trovava tradolci colline di vigneti e piccoli edifici industriali senzapretese. Una grande officina, lo spazio concesso al labora-torio. All’interno i ferrosi corpi di ghisa, o, come lui lichiama, “i pezzi”. Forme irregolari, pesanti, ancora visibiliallo stato bruto, appena uscite dalla fonderia, con tre oquattro gambe, somiglianti a strane piccole creature daigrandi piedi: come provenienti da un altro mondo, ma allo
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stesso tempo familiari, intime. Immediatamente ti catturano, malgrado - o forse grazie a - la loro sporcizia,ruvidezza o al fatto che sembra stiano strisciando.Poi gli oggetti lavorati: semplicemente posati, lasciati lì o sospesi per aria, politi e levigati. Lucenti nella loro brillantezza. Che esperienza diversa toccarli, accarezzarli,scivolare sulla loro superficie! Zgraggen li chiamaHandschmeichler, ed è proprio questo che fanno.Veniamocolpiti anche dalla fresca, persino fredda sensazione chelasciano sulla pelle. La mano cerca qualcosa che la guidi inquesto deserto di lucentezza e trova realmente dei luoghiche hanno mantenuto parte della loro rugosità, sporgenzeche evocano ricordi di altre protuberanze, quelle che unavolta erano sostegno e nutririmento e che ancora oggi ciinvitano al gioco. La percezione oscilla tra il toccare,il cercare e il guardare questi corpi con i loro giochi diluce sulla superficie liscia e lucente.Perché questi gioielli mi spaventano, mi intimoriscono?Pensare alla storia di questi corpi mi lascia turbato, triste,
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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa.30 x 28 x 23 cm. 80 Kg (particolare)
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confuso. C'era una volta qualcosa di caldo, incandescente,con il quale ogni contatto avrebbe provocato l'ustioneimmediata, la combustione istantanea, l'incendio.Energia pura, pura pulsione. Poi, però, solidificazione,trasformazione in oggetto Handschmeichler, la cui
superficie appare tanto terribile al tatto, lasciando solofreddo, materia ormai quasi impossibile da
ammorbidire o da scaldare. Questo programmanarcisista cela forse qualcosa, oltre alla
nostalgia? Il ricordo del calore, del toccare e dell’essere toccati, che entrasotto la pelle? Immuni dal pericolo dibruciare nella violenza dell'energiaoriginaria, della regressione totale? Un
compromesso sembra irraggiungibile inquesto mondo del glamour, dell'apparenza e
della durezza. Che forse è il rovescio della medaglia dellapulsione liberata.
Urs Argast,psichiatra
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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 38 x 18 x 22 cm. 60 Kg
Streicheleinheitenvon Heinz Stahlhut
Wie gern würde man mal anfassen! So verlockend die sanft sichrundenden oder prall schwellenden Formen, so delikat dieOberfläche. Aber letztlich tut man es dann doch nicht, weil dieMuseumsaufsicht gerade herschaut oder man sich sowieso nichttraut. Denn man weiß ja seit Kindertagen, dass man im Museumnichts anfassen darf. Und so bleibt die rätselhafte Plastik vonHans Arp oder die gelassen Hingelagerte von Henry Moore dann– glücklicherweise – unberührt.Dafür hält man sich dann draußen schadlos, wenn man an einerBronzeplastik im öffentlichen Raum vorbeikommt, und streichtmit verstohlener Wonne der Nixe eines barocken Brunnens überdie Brust oder grabscht mit diebischem Vergnügen nach demSchwanz eines muskulösen Heroen. Natürlich möchte man dabeilieber nicht gesehen werden. Aber die Tatsache, dass an denPlastiken just diese Stellen golden leuchten, weil alle Patina abgerieben ist, lässt uns unser Tun nicht mehr ganz so verwer-flich erscheinen. Denn es zeigt doch nur allzu offensichtlich, dasses nicht wenig Andere vor auch schon getan haben.
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Senza titolo (opera sospesa), 2011.Fusione in ghisa. 40 x 30 x 38 cm. 145 Kg
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Senza titolo (opera sospesa), 2011.Fusione in ghisa ramata. 40 x 28 x 27 cm. 70 Kg
An diese Gemengelage von Affekten dockt das jüngsteSkulpturprojekt im öffentlichen Raum des Basler KünstlersAntoine Zgraggen an. Er bietet den Passanten im Stadtraum eineGruppe von abstrakten Metallplastiken an, die auf den erstenBlick an die amorphen Steinskulpturen und Gipsplastiken desschon erwähnten Dadaisten und Surrealisten Hans Arp erinnern.Zgraggen schreibt jedoch zu seinen Plastiken: "Diese grundle-gend amorphen Objekte sind für den einen und einzigen Zweckgeschaffen, um – bewusst oder unbewusst – wahrgenommen zuwerden als Material, das eine taktile Empfindung oder Reiz ver-schafft und als solches interessant ist, angenehm zum Berührenerscheint, sich neugierigen Händen zum Erforschen darbietetund damit angenehme Empfindungen hervorruft.Vom ästheti-schen Standpunkt her ist der visuelle Aspekt der primärenFunktion eindeutig untergeordnet.Technisch gesprochen sind die‚ Touchers' aus Schmelzformenvon Metall wie Aluminium, Bronze oder Edelstahl hergestellt undwerden an Durchgangsorten auf Mauern und Pfeilern ange-bracht."
Damit ist Sinn und Zweck dieser nach Natursteinen gegossenenPlastiken auch schon deutlich umschrieben. Hochpoliert unddirekt an einer Hauswand verschraubt oder inRahmenkonstruktionen mit Kissen aus Gummi, Filz oderNeopren wie Preziosen präsentiert werden sie dem anonymenPassanten und Benutzer zur allfälligen Berührung dargeboten.
Einmal mehr hat sich Antoine Zgraggen dabei für eine "Kunst alsDienstleistung" entschieden, wie er es seit 2005 schon bei sei-nen Destruktionsmaschinen getan hatte, die er dem
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Museumspublikum zum spektakulären Zerschlagen oderVerbrennen von Objekten zur Verfügung stellte.Es ging dem Künstler mit FABER, der die Objekte mittels einesmassigen Vorschlaghammers pulverisierte, oder VULCANO, dersie zu Asche verbrannte, weniger um ein effektvollesKunstspektakel, als vielmehr um die kathartische Wirkung derZerstörung des jeweiligen Objektes. Denn dem Benutzer solltemit diesem Zerstörungsakt die Gelegenheit gegeben werden,sich von einem Objekt zu trennen, mit dem er entweder unange-nehme Erinnerungen verband oder dessen er sich schon langeentledigen wollte, das er aber wegzuwerfen sich nicht traute.Hatte Zgraggen mit den Destruktionsmaschinen schon an „nie-dere" Instinkte appelliert – denn mit der hämischen Freude, dieuns erfasst, wenn wir das letzte Geschenk eines ungetreuen Ex-Liebhabers in Stücke geschlagen sehen, offenbaren wir nichtgerade unsere hellste Seite – so spielt er auch bei den Haptikosmit jenen Affekten, die wir gerade in der Öffentlichkeit ungernvorgeführt sehen wollen. Denn wer lässt sich schon gern dabeierwischen, wie er seiner Sinnlichkeit ungehemmt nachkommt,wenn er eine schöne Form liebkost.Doch dieser Skrupel, sich in aller Öffentlichkeit so sinnlich zupräsentieren, lässt sich ja auch deuten als das uns seit früherJugend eingepflanzte, ausgesprochen protestantische Misstrauengegen die Sinnenfreude, die nur von Effizienz und Pflichterfüllungabhält.Darum ist es ein Akt freundlicher Subversion, wenn AntoineZgraggen die Tast- und Streichelobjekte im öffentlichen Rauminstalliert.
Heinz StahlhutLeiter Sammlung Bildende Kunst, Berlinische Galerie
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Bipede, 2011. Fusione in ghisa. 33 x 40 x 18 cm. 85 Kg
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Tripode 2, 2011. Fusione in ghisa. 50 x 40 x 50 cm. 160 Kg
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Tripode 1, 2011. Fusione in ghisa. 48 x 35 x 33 cm. 155 Kg
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In Septimana, 2011. Acciaio, legno, stoffa, fusione in alluminio. 69 x 108 x 21 cm
Vom Glanz oder das Zeitalter desNarzissmus von Urs Argast
Wir waren zu Besuch, eingeladen in die Werkstatt in einerUmgebung, die geprägt ist von Weinbergen in sanften Hügelneingebettet und anspruchslosen klein-industriellen Bauten.Endlich eine grosse, Platz gewährende Werkstatt! Darin dieeisernen Gusskörper oder Brocken, wie er sagt.Unregelmässig geformte, schwere Körper, noch zu sehen, wie sieaus der Giesserei kommen, mit drei, oder vier Füssen, kleinen,etwas hässlichen Wesen mit grossen Füssen gleich.Wie von einer anderen Welt und doch vertraut.Sie ist sofort gefangen, hat ihr Herz an sie verloren, obwohloder gerade weil sie schmutzig sind, eine raue unansehnlicheHaut haben und am Boden herumzukriechen scheinen.Dann die bearbeiteten Objekte: Sie liegen da oder hängen in derLuft, glatt geschliffen und poliert, strahlend in ihrem Glanz.Welch andere Erfahrung, nun diese zu berühren, zu streicheln,über ihre Oberfläche zu fahren. Er nennt sie "Handschmeichler".
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Und das tun sie auch - schmeicheln, aber sie hinterlassen auf derHaut eine Kühle, ja sogar Kälte, die schockiert.Die Hand sucht etwas, das ihr Halt gibt in dieser Glanzwüste.Und findet wirklich auch Stellen, die etwas von ihrer Rauheit bewahrt haben, oder etwas hervorstehendes, das Erinnerungenermöglicht, eine Warze zum Beispiel wie sie einmal Halt gab undNahrung zu spenden in der Lage war und heute noch zum Spieleinlädt.Die Wahrnehmung pendelt zwischen diesem Spüren, Suchen unddem Blick auf diese Körper mit ihrem Spiel des Lichtes auf derglanzvollen Oberfläche.Warum bin ich denn so erschrocken, so kleinlaut angesichts die-ser Glanzstücke? Mein Suchen nach einer Geschichte dieserKörper lässt mich verwirrt und etwas ratlos und traurig zurück.Da war einmal etwas Heisses, Glühendes, bei dem jedeAnnäherung in ein sofortiges Verbrennen, in Flammen Aufgehenund Verglühen geführt hätte. Pure Energie, reiner Trieb.Dann aber diese Erstarrung in diesem Schmeicheln, das soschrecklich an der Oberfläche verbleibt und nur noch Kälte hinterlässt, kaum mehr aufzuweichen, zu erwärmen ist.Steckt in diesem narzisstischen Programm vielleicht nichts ande-res als die Sehnsucht? Die Erinnerung an die Wärme, dem Berühren und Berührt werden, das unter die Haut geht? Ohnedie Gefahr zu verbrennen in der Gewalt der ursprünglichenEnergie, der totalen Regression? Ein Kompromiss erscheint unerreichbarer denn je in dieser Welt des Hochglanzes, desScheins und auch der Härte - die womöglich die Kehrseite, dieAbwehr des befreiten Triebes ist?
Urs Argast,Psychiater
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Un air de vacances, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio.50 x 150 x 15 cm
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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 5 x 10 x 9 cm Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 5 x 16 x 10 cm
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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 8 x 17 x 12 cm Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 13 x 7 cm
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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 8 x 6 cm Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 8 x 6 cm
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Bozza del progetto Toucher, sviluppato da AntoineZgraggen con Isabel Pascal, urbanista.Pensato per essere proposto ad amministrazioni cittadine,Touchers parte da considerazioni intorno alla città comeagglomerato di persone e di bisogni e dall’osservazionedel comportamento e dei gesti delle persone collocatenello spazio urbano.L’idea è quella di situare in punti strategici dello spaziocittadino gli elementi scultorei presentati in questo catalogo, i Touchers, appunto, pensati appositamente peressere sfiorati e accarezzati, per soddisfare il nostro diffuso bisogno e il piacere di toccare, oltre che di guardare, annusare o assaporare quanto ci circonda.
Touchers Un projet à la croisée de l’art et de l’urbanisme
ANTOINE ZGRAGGEN artiste ISABEL PASCAL urbaniste
Introduction Ce projet est issu d’un dialogue entre un artiste et uneurbaniste. Suite à des discussions mêlant politique,architecture, urbanisme, art, mais aussi psychologie comportementale etc., nous avons souhaité développer un travail commun. Il s’agit pour nous de croiser lesapproches émanant de nos deux univers, avec un sujet:«la ville et son équipement» au sens large.
Macroanalyse de la ville d'une part.... L’interrogation sur la question de l'essence de ce qui est communément appelé la ville, nous nous a emmené à regarder la Ville sous l'angle un peu iconoclaste de prestataire de services.
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Ainsi, la ville peut être qualifiée de: «conglomérat/concen-tration d’usagers ayant en commun certains besoins».
La ville se veut et agit comme le réceptacle d’un certainnombre de besoins que partagent les usagers dans leursdifférents rôles (individus, citadins, habitants, passant):[ se loger, avoir un toit sur la tête [ s’alimenter, manger [ se déplacer [ se soigner [ être en sécurité [ consommer [ travailler (en ce qui concerne les deux dernières propositions,il est intéressant de se demander si «travailler» et «consommer» sont considérés comme un besoin primairedans le sens strict du terme. Cette question cependantest laissée aux bons soins des philosophes).
Parallèlement et s’ajoutant aux premiers, d’autres besoinsqui ne sont pas considérés comme de première nécessité,apparaissent. Il peut s’agir de besoins:[ d’agrément [ culturels,[ de formation [ de rapports et échanges sociaux [ ludiques, de divertissement [ sportifs
[ affectifs, émotionnels [ d’amour [ de fêtes [ de développement personnel
Il va sans dire que la liste n’est pas exhaustive.Ces nombreux besoins dans leur nécessité de trouver des supports les accueillant génèrent la création d’équipements au sein de la ville.
Ainsi, la spécificité de l'équipement contribue à et façonnel'identité de la ville et la différencie des autres villes.
On voit ainsi des relations entre la société et l’équipement:- Plus une société est fortunée, plus son offre en équipements au sens large devient vaste.- Plus une société est complexe, plus ses équipements se spécifient et se différencient.
La richesse et la variété de l’équipement contribuent à ce que l'utilisateur/l'utilisatrice de la ville se l'approprie de manière positive. Il forge alors avec ces co-citadins une cooperate identity et participe ainsi au confort général des citadins.
...et observation d'un phénomène très commund'autre part
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L’observation du comportement des individus vis-à-vis desobjets exerçant de toute évidence une attraction haptique, a montré une tendance ou une inclination à «toucher» ou «effleurer», voire «caresser» furtivementles objets positionnés sur l’espace public.
Dans le cas un peu particulier mais d'autant plus parlantde la manivelle classique, de s'approprier l'objet d'unemanière tactile pour un bref instant lors que l'occasion se présente.
On peut distinguer plusieurs situations type:- les sculptures, bas reliefs, ornements et décorations.- les rampes, rambardes, potelets faisant partie du mobilier urbain.
Dans les deux cas de figure, la fonction originale de l'objet est pour ainsi dire détournée au profit de quelquechose que l'on peut bel et bien qualifier d'éphémère plaisirsolitaire.Ce comportement tactile de l'homme - sans prétendrevouloir élucider ici les raisons psychologiques - semblecorrespondre à un profond besoin ancestral et archétypique.Citons également le cas bien spécifique/particulier de laclassique manivelle: qui peut passer à côté de cet objetsans succomber à la tentation de le toucher et de lemanipuler?
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Croazia
Londra114 115
...nous ont amené à proposer:
The touchers
Objets de forme généralement amorphes crées dans le seul et unique but d'être perçus - consciemment ou inconsciemment - comme matériel à prodiguer une sensation ou un stimulus tactile et, en tant que tel,d'être intéressants, voir agréables au toucher, d'êtreexplorés par des mains curieuses afin de prodiguer des sensations «positives». D'un point de vue esthétique,l'aspect visuel est clairement sous-ordonné à la fonctionprimaire.
Sur le plan technique, les «Touchers» sont constitués defontes de métal (aluminium, bronze ev., acier inox).Sur le plan méthodologique, une analyse des flux urbainsde circulation pédestre sera menée afin de déterminer etde sélectionner des positions urbaines stratégiques où les«Touchers» seront fixés contribuant à rendre la villeattractive: lieux de passage, de flanerie, d’espaces de loisirs, de détente etc.
Avec la présente démarche d'installer des Touchers en tantqu’éléments spécifiques de mobilier urbain, les auteursrépondent à l'éminent besoin haptique.Plus besoin de se cacher donc, ce besoin peut au contraire s'exprimer libre et libéré.
Enfin, et dans un souci de clarté, la présente démarche deprojet d'installation dans l'espace urbain deToucherspeut être schématisée de la manière suivante:
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Antoine Zgraggen al lavoro nel suo studio a Schliengen
1977Studia in Francia (oboe e musicologia) nei conservatori di Tours,Le Mans e Parigi.Suona in diverse orchestre, soprattutto a Parigi, e insegna pressoil conservatorio di La Rochelle.Si dedica alla costruzione della sua inconsueta casa,che concepisce un dialogo tra ferro, pietra e luce.
1985Prime sculture antropomorfe
1989Gargarigargantua, Gioco d’acqua, Portsall (F)
1990Tubes, Sculture murali, Redon (F)
1991Lucie, Gioco d’acqua vento e luce per il comune di Lannion (F)
1992L’arte è un pacco, mostra collettiva, Galleria l’Affiche, Milano (I)
1993 Si trasferisce in Svizzera e lavora tra Svizzera, Bretagna e Italia
1977 Musikstudium (Oboe und Musikwissenschaft) an denKonservatorien von Tours, Le Mans und Paris.Arbeitet als Oboist hauptsächlich in Paris und unterrichtet amKonservatorium von La Rochelle.Beginnt ab 1983 mit dem Bau seines Hauses in der Bretagne,welches er als Dialog von Stahl, Stein Licht und Natur konzipiert.
1985Erste antropomorphe Plastiken
1989Gargarigargantua, Wasserspiel, Portsall (F)
1990Tubes, Wandplastik, Redon (F)
1991Lucie, Wasser-, Wind- und Lichtspiel für die Stadt Lannion (F)
1992L’arte è un pacco, Galleria l'Affiche, Milano (I), Gruppenausstellung
1993Wechsel von Arbeits-und Wohnort: arbeitet fortan zwischenItalien, der Schweiz und der Bretagne
Antoine Zgraggen
Liestal, CH - 1953Vive e lavora a Schliengen (D)www.anz.ch
Antoine Zgraggen
geboren in Liestal, CH, 1953Lebt und arbeitet in Schliengen (D)www.anz.ch
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1994Acqua e luce, mostra personale, Galleria Arte Contemporanea,Laveno (I)
1995Connect, mostra itinerante di cinque fontane mobili, Liestal,Basilea, Solothurn (CH)
1996Inaugurazione parco di sculture, Langenbruck (CH), dove esponele opere: Zwerk, Fibonacci, Un tout petit rien, Bananatum,Remember, Die drei Musketieren, Gargarigargantua 2,Triolo, Blitz
1997Sieben Jungrauen, mostra collettiva, Galleria Zu der Fabrik,Lörrach (D)
19995xPhysik, cinque sculture per l’Azienda Elettrica di Basilea, Basilea (CH)
1999Opere in ferro, mostra personale, Galleria l’Affiche, Milano (I)
2000Lothars Folgen - Lothar’s folgen, mostra all’aperto di sculture interattive,Langenbruck (CH)
2002Moving, scultura mobile per la festa nazionale svizzera dellosport, Bubendorf (CH)
2002Wackeldings, scultura interattiva, Charmoille (CH)
2003Bidone, realizzazione di un chiosco per una fermata di mezzi pubblici, Liestal (CH)
1994Aqua & Luce, Galleria Arte Contemporanea, Laveno (I),Einzelausstellung
1995Connect – itinerierendes Wasserspiel in 5 Teilen, Liestal, Basel,Solothurn (CH)
1996Eröffnung Skulpturenpark, Langenbruck (CH) mit: Zwerg,Fibonacci, Un tout petit rien, Bananturn, Remember, Die drei Musketiere, Gargarigargantue II, Triolo, Blitz
1997Sieben Jungfrauen, Galerie zu der Fabrik, Lörrach (D),Gruppenausstellung
19995 x Physik, 5 Skulpturen für die Industriellen Werke Basel,Basel (CH)
1999Opere in ferro, Galleria l'Affiche, Milano (I), Einzelausstellung
2000Lothars Folgen – Lothar`s folgen, interaktive Plastik, Langenbruck (CH)
2002Moving, mobile interaktive Plastik für das EidgenössischeSportfest, Bubendorf (CH)
2002Wackeldings, interaktive Plastik, Charmoille (CH)
2003Bidone, Bushaltestelle, Liestal (CH)
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2004Per favore, posso entrare?, Fontana pubblica, Liestal (CH)
2005Figure in a landscape, Sentiero di sculture, Oltingen (CH)
2006Macchine caste, mostra personale, Galleria l’Affiche, Milano (I),presentazione di Flaminio Gualdoni
2007Kunstmaschinen Maschinenkunst, mostra collettiva, KunsthalleSchirn, Francoforte (D)
2008Kunstmaschinen Maschinenkunst, mostra collettiva, MuseumTinguely, Basilea (CH)
2008Domestic Appliance, mostra collettiva, Gallery Flowers, Londra (GB)
2009/2010Special guest della mostra Böse Dinge, Museum der Dinge,Berlino (D) e Gewerbemuseum Winterthur, Winterthur (CH)
2010Boule, scultura, Münchenstein (CH)
2010Scultura contemporanea, mostra collettiva, Galleria Carlina,Torino (I)
2011Gioco d’acqua interattivo, installazione per il WWTP(Wastewater Treatment Plant), Zurigo (CH)
2012Die drei Musketiere, tre opere per il Sentiero d’arte di Langenthal(CH)
2004Per favore - posso entrare?, öffentliches Wasserspiel, Liestal (CH)2005Figure in a landscape, Skupturenweg, Oltingen (CH)
2006Macchine caste, Galleria l'Affiche, Milano (I), präsentiert durchFlaminio Gualdoni, Einzelausstellung
2007Kunstmaschinen – Maschinenkunst, Kunsthalle Schirn, Frankfurt(D), Gruppenausstellung
2008Kunstmaschinen – Maschinenkunst, Tinguely Museum, Basel(CH), Gruppenausstellung
2008Domestic Appliance, Gallery Flowers, London (GB),Gruppenausstellung
2009/2010 Böse Dinge, Museum der Dinge, Berlin (D) und GewerbemuseumWinterthur, Winterthur (CH), guest star
2010Boule, Plastik, Münchenstein (CH)
2010Scultura contemporanea, Galleria Carlina, Turin (I),Gruppenausstellung
2011Interaktives Wasserspiel, Kläranlage der Stadt Zürich (CH)
2012Die drei Musketiere, Skulpturenweg Langenthal (CH)
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Un ringraziamento al personale della Fonderia ERZENBERG di Liestal, Svizzera,per il suo prezioso sostegno.
Edizioni della Galleria l’Affiche via Nirone 1120123 [email protected]
© 2012 - Antoine Zgraggen - Edizioni della Galleria l’Affiche,Milano
ISBN 9788890659225
Postproduzione: Valeria Heilbron, Cecilia BianchiniRedazione: Cecilia BianchiniGrafica: Fabrizio FavinoStampa: Cromografica Europea, Rho