Il macabro in Jacopone da Todi

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Il macabro nella Letteratura del XIII secolo: il dialogo fra il vivo e il morto. A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

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Il macabro nella Letteratura del XIII secolo: il dialogo fra il

vivo e il morto.

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

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Quale testo leggiamo?

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

Titolo: “De la contemplazione de la morte ed incinerazione contra la superbia” Dalle Laude di Iacopone da Todi.

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L’Autore: Iacopone da Todi

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

Jacopone ama fare una vita mondana

Durante una festa, crolla il

pavimento

Sua moglie muore (1268)

Lui le scopre addosso il

cilicio

Crisi spirituale

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Le date

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

Nascita dell’Au-

tore

Morte della

moglie

Diventa frate laico

france-scano

Uscita dell’O-pera

Morte dell’Au-

tore

1236 1268 1278 >1278 1306

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Il contesto

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

Iacopone diviene frate laico francescano con orientamento spirituale.

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Il contesto

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Il suo ordine (“Poveri Eremiti di Celestino”) non viene riconosciuto dal papa Bonifacio VIII, contro cui si schiera, ottenendo la scomunica. Egli ricerca in modo estremo una purificazione interiore, una religiosità intima e individuale.

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Il testo: tipologia

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Lauda: componimento poetico su tematica religiosa o morale e con intonazione popolare. Vi troviamo un contrasto (in forma di dialogo) fra un vivo e un morto.

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Il testo: struttura

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Forma di Ballata scandita in strofe.

“Battute” (del vivo e del morto, in alternanza) di 4 versi l’uno.

Primi 6 versi:

monito del Poeta. Primi 2 versi:

ripresa

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Il testo: significato

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Constatazio-ne di quanto

accade ai defunti

Meditazione sulla morte

Monito contro

l’attacca-mento alla

vita terrena.

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Gusto per l’orrido e per il macabro dovuto alla spietata descrizione della decomposizione a cui va incontro il corpo dei defunti, cosa che rafforza la consapevolezza della caducità della vita.

Il Gusto per l’Orrido

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Il testo: contenuto della Lauda

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Versi 1-6

Premessa (i primi 2 versi

sono la Ripresa)

Monito iniziale, del

poeta

Versi 7-78

Contra-sto fra il vivo e il morto

Scambi di battute di 4 versi (domande del

vivo, risposte del morto).

Versi 79-82

4 versi in più pronunciati dal

morto

Monito finale del

morto

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Il testo: contenuto della Lauda

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Il vivo, nelle sue domande, è sarcastico,

crudele, spietato.

Il morto, nelle sue risposte, è umile e

consapevole della propria condizione e degli errori

durante la vita terrena, di cui ha nostalgia.

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Leggiamo i versi 1-6

1. Quando t'alegri, omo d'altura,

2. va' puni mente a la seppultura;

3. e loco puni lo to contemplare,

4. e ppensate bene che tu dì' tornare

5. en quella forma che tu vidi stare

6. l'omo che iace en la fossa scura.

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

RIPRESA

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Che figura retorica è?

3. e loco puni lo to contemplare,

4. e ppensate bene che tu dì' tornare

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Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

3. e loco puni lo to contemplare,

4. e ppensate bene che tu dì' tornare

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Un’anafora (o iterazione anaforica) della congiunzione “e”, ripetuta all’inizio del verso.

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Leggiamo i versi 7-14

7. «Or me respundi, tu, om seppellito,

8. che cusì ratto d'esto monno èi 'scito:

9. o' so' li be' panni, de que eri vestito,

10.cà ornato te veio de multa bruttura?».

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11.«O frate meo, non me rampugnare,

12.cà 'l fatto meo te pòte iovare!

13.Poi che parenti me fêro spogliare,

14.de vil celizio me dèr copretura».

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Che figura retorica è?

11.«O frate meo, non me rampugnare,

12.cà 'l fatto meo te pòte iovare!

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Un’iterazione, alla fine del primo emistichio di ciascun verso, di “meo” che forma così una rima al mezzo identica.

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

11.«O frate meo, non me rampugnare,

12.cà 'l fatto meo te pòte iovare!

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Leggiamo i versi 15-22

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15.«Or ov'è 'l capo cusì pettenato?

16.Con cui t'aregnasti, che 'l t'à sì pelato?

17.Fo acqua bullita, che 'l t'à sì calvato?

18.Non te ci à opporto plu spicciatura!».

19.«Questo meo capo, ch'e' abi sì biondo,

20.cadut'è la carne e la danza dentorno;

21.no 'l me pensava, quanno era nel mondo!

22.Cantanno, ad rota facìa saltatura!».

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Che elemento linguistico è?

16. Con cui t'aregnasti, che 'l t'à sì pelato?

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Un francesismo: “t'aregnasti” è un verbo derivato dal francese “araismier”.

Il testo: osservazioni linguistiche

16. Con cui t'aregnasti, che 'l t'à sì pelato?

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Che elemento linguistico è?

18. Non te ci à opporto plu spicciatura!».

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Un latinismo, una parola derivata dal latino “oportet”.

18. Non te ci à opporto plu spicciatura!».

Il testo: osservazioni linguistiche

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Che figura ritmica è?

19.«Questo meo capo, ch'e' abi sì biondo,

20.cadut'è la carne e la danza dentorno;

21.no 'l me pensava, quanno era nel mondo!

22.Cantanno, ad rota facìa portadura!».

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Un’assonanza di “dentorno” con “biondo” e “mondo” (le quali rimano tra loro), poiché hanno identità di suono vocalico a partire dalla sillaba accentata.

19.«Questo meo capo, ch'e' abi sì biondo,

20.cadut'è la carne e la danza dentorno;

21.no 'l me pensava, quanno era nel mondo!

22.Cantanno, ad rota facìa portadura!».

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

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Leggiamo i versi 23-30

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23.«Or o' so' l'occhi cusì depurati?

24.For de lor loco sì se so' iettati;

25.credo che vermi li ss'ò manecati,

26.de tuo regoglio non n'àber pagura».

27.«Perduti m'ò l'occhi con que gìa peccanno,

28.aguardanno a la gente, con issi accennando.

29.Oi me dolente, or so' nel malanno,

30.cà 'l corpo è vorato e l'alma è 'n ardura».

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Leggiamo i versi 31-38

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31.«Or uv'è lo naso c'avì' pro odorare?

32.Quigna enfertate el n'à fatto cascare?

33.Non t'èi potuto da vermi adiutare,

34.molt'è abassata esta tua grossura».

35.«Questo meo naso, c'abi pro oddore,

36.caduto m'ène en multo fetore;

37.no el me pensava quann'era enn amore

38.del mondo falso, plen de vanura».

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Che figura grammaticale è?

32. Quigna enfertate el n'à fatto cascare?

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Sincope: soppressione di uno o più fonemi all'interno di parola.

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

32. Quigna enfertate el n'à fatto cascare?

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Che figura del suono è?

34. molt'è abassata esta tua grossura».

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Un’allitterazione in S

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

34. molt'è abassata esta tua grossura».

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Leggiamo i versi 39-46

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39.«Or uv'è la lengua cotanto tagliente?

40.Apri la bocca, se ttu n'ài neiente.

41.Fòne truncata oi forsa fo 'l dente

42.che te nn'à fatta cotal rodetura?».

43.«Perdut'ho la lengua, co la qual parlava

44.e mmolta descordia con essa ordenava;

45.no 'l me pensava quann'eo manecava,

46.el cibo e 'l poto oltra mesura».

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Che figura di suono e di ritmo è?

43.«Perdut'ho la lengua, co la qual parlava

44.e mmolta descordia con essa ordenava;

45.no 'l me pensava quann'eo manecava,

46.el cibo e 'l poto oltra mesura».

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Rima interna di “pensava” con “parlava”, “ordenava” e “manecava”.

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

43.«Perdut'ho la lengua, co la qual parlava

44.e mmolta descordia con essa ordenava;

45.no 'l me pensava quann'eo manecava,

46.el cibo e 'l poto oltra mesura».

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Leggiamo i versi 47-54

A cura della prof.ssa Anna Rita Vizzari

47.«Or cludi le labra pro denti coprire,

48.ché par, chi te vede, che 'l vogli schirnire.

49.Pagura me mitti pur del vedere;

50.càiote denti senza trattura».

51.«Co' cludo le labra, ch'e' unqua no l'aio?

52.Poco 'l pensava de questo passaio.

53.Oi me dolente, e como faraio,

54.quann'eo e l'alma starimo enn arsura?».

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Che elemento linguistico è?

51. «Co' cludo le labra, ch'e' unqua no l'aio?

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Un Latinismo

51. «Co' cludo le labra, ch'e' unqua no l'aio?

Il testo: osservazioni linguistiche

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Leggiamo i versi 55-62

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55.«Or o' so' le braccia con tanta fortezza

56.menacciando a la gente, mustranno prodezza?

57.Raspat'el capo, se tt'è ascevelezza,

58.scrulla la danza e ffa portadura».

59.La mea portadura se ià' 'n esta fossa;

60.cadut'è la carne, remase so' l'ossa

61.et onne gloria da me ss'è remossa

62.e d'onne miseria 'n me à rempletura».

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Leggiamo i versi 63-70

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63.«Or lèvat'en pede, ché molto èi iaciuto,

64.acónciate l'arme e tòite lo scuto,

65.ch'en tanta viltate me par ch'èi venuto,

66.non pò' comportare plu questa afrantura».

67.«Or co' so' adasciato de levarme en pede?

68.Chi 'l t'ode dicere mo 'l te sse crede!

69.Molto è l'om pazzo, chi non provede

70.ne la sua vita ‹'n› la so finitura».

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Leggiamo i versi 71-74

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71.«Or clama parenti, che tte veng'aiutare,

72.che tte guardin da vermi, che tte sto a ddevorare;

73.ma fòr plu vivacce venirte a spogliare,

74.partèrse el podere e la tua amantatura».

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Leggiamo i versi 75-82

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75.«No i pòzzo clamare, cà sso' encamato,

76.ma fàime venire a veder meo mercato;

77.che me veia iacere cului ch'è adasciato

78.a comparar terra e far gran clusura».

79.«Or me contempla, oi omo mundano;

80.mentr'èi 'n esto mondo, non essar pur vano!

81.Pènsate, folle, che a mmano a mmano

82.tu sirai messo en grann'estrettura"

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Che figura retorica è?

79.«Or me contempla, oi omo mundano;

80.mentr'èi 'n esto mondo, non essar pur vano!

81.Pènsate, folle, che a mmano a mmano

82.tu sirai messo en grann'estrettura”

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Una figura etimologica in mundano” e “mondo”, che hanno la stessa radice.

Il testo: osservazioni stilistiche e retoriche

79.«Or me contempla, oi omo mundano;

80.mentr'èi 'n esto mondo, non essar pur vano!

81.Pènsate, folle, che a mmano a mmano

82.tu sirai messo en grann'estrettura”

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Il testo: ricorrenze lessicali

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Il testo: schema di rima

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Strofa 1 2 versi

Ripresa e ritornello in rima baciata AA

Strofe successive

4 versi

BBBA (che rima con il ritornello)

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Il testo: la rima ripetuta

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Prevalgono nettamente le rime in –ura, con duplice effetto:

Toni cupi

Tono buffonesco

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Tutti i versi sono piani, ossia hanno l’accento tonico nella penultima sillaba. In altre varianti del componimento abbiamo versi endecasillabi al posto dei due emistichi.

Il testo: meccanismi metrici

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Il testo: meccanismi metrici

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I versi sono composti da 2 emistichi (mezzi versi) spartiti dalla cesura. Abbiamo un forte anisosillabismo: gli emistichi sono costituiti da: •quinari (versi di 5 sillabe), •senari (versi di 6 sillabe), •settenari (versi di 7 sillabe).

Vediamo alcuni esempi:

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Verso 11: O/ fra/te/ mi/o, // non/ me/ ram/po/gna/re

un quinario e un senario.

“mi/o” dieresi: la “i” e la “o” fanno parte di due sillabe metriche distinte (iato).

Il testo: meccanismi metrici

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Verso 72: Che / tte /guar/den/ dai/ ver/mi, // che/ te/ sto a /de/vo/ra/re due settenari.

“sto a” sinalefe: la “o” di “sto” si fonde con la vocale successiva “a” in un’unica sillaba metrica.

Il testo: meccanismi metrici

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GIANNI, A., BALESTRIERI, M., & PASQUALI, A. (1963).Antologia della letteratura italiana: con introduzioni sugli aspetti della societa e delle lettere. Messina, G. D'Anna. SALINARI, C., & RICCI, C. (1982). Storia della letteratura italiana: con antologia degli scrittori e dei critici 1, Dalle origini al Quattrocento. Bari, Laterza. ASOR ROSA, A. (2007). Letteratura italiana. 1, Le origini, il duecento, il trecento : La storia e gli autori. Torino, Einaudi. ASOR ROSA, A. (2007). Letteratura italiana. 2, Le origini, il duecento, il trecento : La opere. Torino, Einaudi.

Bibliografia essenziale