Il giornalino deI RAGAZZI DElla Scuola Secondaria di Primo ... · ventre convesso, bruniccio,...

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Nel Medioevo non avremmo potuto aprire il rubinetto dell’acqua o accendere l’interruttore della luce, ruotare la manopola del gas, andare in bicicletta, in treno o in automobi- le, accendere il televisore, parla- re al telefono, conservare la carne in frigo, andare al cinema. Se immaginiamo un mondo senza tutte queste comodità, e tante altre ancora, allora avrem- mo davanti a noi il Medioevo. Cosa avremmo potuto vedere al tempo di Carlo Magno, nel IX secolo, spostandoci dalla pianu- ra russa fino all’Italia? Prima steppe e paludi, poi fore- ste densissime, abitate da lupi, orsi, uri (una specie di bisonti), cervi e cinghiali. Pochi campi coltivati, pochi villaggi, ogni tanto una piccola città. Le strade non erano belle come quelle dell’Impero Romano; chi si met- teva in viaggio incontrava buche, frane, ponti crollati, alberi cadu- ti. I muli, i cavalli e gli asini per- correvano con carri e bagagli al massimo una cinquantina di chilometri al giorno. Anda- vano così piano che le notizie arriva- vano lentamente e spesso in ritardo. I viaggiatori dovevano conoscere bene la strada perché non c’era nessun cartello indica- tore. Le “autostrade” del Medio- evo erano i fiumi navigabili, che venivano percorsi e risaliti. I fiumi diventavano importanti sul piano economico e strategico. Il trasporto sulle vie d’acqua era molto più conveniente del tra- sporto terrestre perché con un solo barcone si poteva trasporta- re molta merce. Anche il Naviglio Grande è stato utilizzato, prima per irrigare e ben presto per trasportare mer- ci. Da Milano, con i barconi, si risaliva il Lago Maggiore e la Svizzera per portare sale, grano, vino, manufatti, tessuti, stoviglie, letame e cenere. A Milano giun- gevano bestiame, formaggi, fieno, carbone, legname, sabbia, marmi e graniti da costruzione. 1/STORIA: Vivere nel Medioevo Noi dell’Europea A.S. 2013/2014, numero 1 Settembre/Ottobre 2013 Il giornalino deI RAGAZZI DElla Scuola Secondaria di Primo Grado “Scuola Media Europea” Caporedattore: Prof Daniele Michienzi Redattori: gli studenti della SME 1/STORIA: La vita nel Medioevo 2/LIBRI: Leggere rende liberi 3/IMITIAMO GIUSEPPE PARINI: La “vergine cuccia” e.. Il Presidente Obama! 4/IMITIAMO FRANZ KAFKA: Una strana metamorfosi 5/SPETTACOLI: Forza venite gente 6/IMPREVISTI: Lezioni per rompersi il gomito 7/VITA SME: Il musical di quest’anno 8/PASSIONI: Io e i videogio- chi Le città erano circondate da mura e dentro le mura c’erano case, chiese ma anche spazi dove cresceva l’erba e pascola- vano le pecore. In genere sul confine della città, perlopiù su un’altura, troneggiava il castello. Era circondato da un fossato riempito d’acqua, vi era un pon- te per attraversare il fossato, detto ponte levatoio, che era mobile e si poteva sollevare solo dall’interno. La porta d’ingresso era protetta da saracinesche di ferro che calavano dall’alto. Sporgenze in pietra e in legno permettevano di tirare pietre e frecce e colpire i nemici rima- nendo abbastanza protetti. Veni- va gettata anche acqua bollente sui nemici e non olio, come si crede, che era un bene troppo prezioso. Matteo Rossi, II A 2/LIBRI: Leggere rende liberi Pensando ai libri mi vengono subito in mente una miriade di storie che ho letto, vissuto , sentito e immaginato. È vero, i libri sono anche questo. Mi ricor- do ancora il primo libro che ho letto; s’intitolava “La timida Timmy”. Avevo 7 anni e ancora non mi rendevo conto di quanto era bello, grande e fantastico il mondo della lettura. Tornando a noi, quest’estate ho letto un libro che mi è piaciuto talmente tanto che ve lo voglio racconta- re. Parla di una ragazza, Mia, che vorrebbe entrare a far parte di una scuola prestigiosa. Que- sto istituto è indirizzato a rende- re gli alunni grandi scrittori, scrittrici, giornalisti e giornaliste. Riordinando la sua stanza, Mia trova il diario di quando era pic- cola e facendo un attimo di pausa comincia a sfogliarlo trovando ispirazione per il test d’ingresso della scuola e.. Ops! Sono andata troppo avanti, basta, non vi racconto più niente se no vi rovino la sorpresa! Il libro si intitola “Voglio fare la scrittrice” di Paola Zannoner. Concludo dicendo che auguro a tutti di trovare un libro che vi e- mozioni diversamente dagli altri perché sarà il libro della vostra vita. Leggere, inoltre, fa bene alla mente e serve al nostro corpo. Ricordatevi quindi sem- pre che il sapere rende liberi! Giulia De Giovanni, II A

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Nel Medioevo non avremmo

potuto aprire il rubinetto

de l l ’ ac qu a o acc ende re

l’interruttore della luce, ruotare

la manopola del gas, andare in

bicicletta, in treno o in automobi-

le, accendere il televisore, parla-

re al telefono, conservare la

carne in frigo, andare al cinema.

Se immaginiamo un mondo

senza tutte queste comodità, e

tante altre ancora, allora avrem-

mo davanti a noi il Medioevo.

Cosa avremmo potuto vedere al

tempo di Carlo Magno, nel IX

secolo, spostandoci dalla pianu-

ra russa fino all’Italia?

Prima steppe e paludi, poi fore-

ste densissime, abitate da lupi,

orsi, uri (una specie di bisonti),

cervi e cinghiali. Pochi campi

coltivati, pochi villaggi, ogni

tanto una piccola città. Le strade

non erano belle come quelle

dell’Impero Romano; chi si met-

teva in viaggio incontrava buche,

frane, ponti crollati, alberi cadu-

ti. I muli, i cavalli e gli asini per-

correvano con carri e bagagli al

massimo una cinquantina di

chilometri al

giorno. Anda-

vano così

piano che le

notizie arriva-

vano lentamente e spesso in

ritardo. I viaggiatori dovevano

conoscere bene la strada perché

non c’era nessun cartello indica-

tore. Le “autostrade” del Medio-

evo erano i fiumi navigabili, che

venivano percorsi e risaliti. I

fiumi diventavano importanti sul

piano economico e strategico.

Il trasporto sulle vie d’acqua era

molto più conveniente del tra-

sporto terrestre perché con un

solo barcone si poteva trasporta-

re molta merce.

Anche il Naviglio Grande è stato

utilizzato, prima per irrigare e

ben presto per trasportare mer-

ci. Da Milano, con i barconi, si

risaliva il Lago Maggiore e la

Svizzera per portare sale, grano,

vino, manufatti, tessuti, stoviglie,

letame e cenere. A Milano giun-

gevano bestiame, formaggi,

fieno, carbone, legname, sabbia,

marmi e graniti da costruzione.

1/STORIA: Vivere nel

Medioevo

Noi dell’Europea

A.S. 2013/2014, numero 1

Settembre/Ottobre 2013

Il giornalino deI RAGAZZI DElla Scuola Secondaria di Primo Grado “Scuola Media Europea”

Caporedattore:

Prof Daniele Michienzi

Redattori: gli studenti della SME

1/STORIA: La vita nel

Medioevo

2/LIBRI: Leggere

rende liberi

3/IMITIAMO GIUSEPPE

PARINI: La “vergine cuccia”

e.. Il Presidente Obama!

4/IMITIAMO FRANZ KAFKA:

Una strana metamorfosi

5/SPETTACOLI: Forza venite

gente

6/IMPREVISTI: Lezioni per

rompersi il gomito

7/VITA SME: Il musical di

quest’anno

8/PASSIONI: Io e i videogio-

chi

Le città erano circondate da

mura e dentro le mura c’erano

case, chiese ma anche spazi

dove cresceva l’erba e pascola-

vano le pecore. In genere sul

confine della città, perlopiù su

un’altura, troneggiava il castello.

Era circondato da un fossato

riempito d’acqua, vi era un pon-

te per attraversare il fossato,

detto ponte levatoio, che era

mobile e si poteva sollevare solo

dall’interno. La porta d’ingresso

era protetta da saracinesche di

ferro che calavano dall’alto.

Sporgenze in pietra e in legno

permettevano di tirare pietre e

frecce e colpire i nemici rima-

nendo abbastanza protetti. Veni-

va gettata anche acqua bollente

sui nemici e non olio, come si

crede, che era un bene troppo

prezioso.

Matteo Rossi, II A

2/LIBRI: Leggere rende liberi

Pensando ai libri mi vengono

subito in mente una miriade di

storie che ho letto, vissuto ,

sentito e immaginato. È vero, i

libri sono anche questo. Mi ricor-

do ancora il primo libro che ho

letto; s’intitolava “La timida

Timmy”. Avevo 7 anni e ancora

non mi rendevo conto di quanto

era bello, grande e fantastico il

mondo della lettura. Tornando a

noi, quest’estate ho letto un

libro che mi è piaciuto talmente

tanto che ve lo voglio racconta-

re. Parla di una ragazza, Mia,

che vorrebbe entrare a far parte

di una scuola prestigiosa. Que-

sto istituto è indirizzato a rende-

re gli alunni grandi scrittori,

scrittrici, giornalisti e giornaliste.

Riordinando la sua stanza, Mia

trova il diario di quando era pic-

cola e facendo un attimo di

pausa comincia a sfogliarlo

trovando ispirazione per il test

d’ingresso della scuola e.. Ops!

Sono andata troppo avanti,

basta, non vi racconto più niente

se no vi rovino la sorpresa! Il

libro si intitola “Voglio fare la

scrittrice” di Paola Zannoner.

Concludo dicendo che auguro a

tutti di trovare un libro che vi e-

mozioni diversamente dagli altri

perché sarà il libro della vostra

vita. Leggere, inoltre, fa bene

alla mente e serve al nostro

corpo. Ricordatevi quindi sem-

pre che il sapere rende liberi!

Giulia De Giovanni, II A

Ora mi ricordo il giorno in cui un

maggiordomo osò oltraggiare

con quel suo “sacrilego piè” il

pappagallo Mildred che appar-

tiene a noi Obama da più di otto

anni. Mildred stava giocando

quando per sbaglio il suo becco

sfregiò appena appena la cami-

cia del maggiordomo, il quale

con un doppio salto mortale

carpiato con doppio avvitamento

colpì la piccola Mildred che

crollò al suolo mentre ripeteva

quello che le aveva fatto il mag-

giordomo ovvero: “Tornado di

fuoco! Tornado di fuoco!”. Il

tornado di fuoco è la mossa con

3/IMITIAMO GIUSEPPE PARINI: La “vergine cuccia” e.. Il Presidente Obama!

A.S. 2013/2014, numero 1 Pagina 2

4/IMITIAMO FRANZ KAFKA: Una strana metamorfosi Dopo una notte di estate Bob si

sentì diverso, soprattutto perché

al posto delle gambe aveva due

paletti con degli artigli alle estre-

mità ed era coperto di piume.

Senza dubbio era un falco pelle-

grino. Appena sua madre entrò in

camera lo colpì con una mano

scaraventandolo fuori dalla fine-

stra. Bob si appollaiò su un ramo

per capire come rientrare in

casa, quando ebbe un’idea.

Prese quota e cadde in picchiata

dentro il camino evitando le

fiamme, ma venne visto dal fra-

tello che prese la sua pistola

spara petardi e gli lanciò una

scarica di mortali dardi di gom-

mapiuma. Bob riuscì a evitare i

dardi ma facendo un’acrobazia

ruppe una finestra e cadde fuori,

nel secchio della spazzatura.

cui il maggiordomo Arthur aveva

abbattuto la povera pappagalli-

na. “Così impari! Così impari!”.

Le urle strazianti giunsero fino al

piano superiore. Poco dopo l’FBI

arrivò e interrogò tutto il perso-

nale della Casa Bianca per sape-

re chi fosse stato a colpire Mil-

dred. Arthur fu licenziato in tron-

co, arrestato e condannato

all’ergastolo per maltrattamento

di animali.

A nulla servirono gli avvocati

contro la testimonianza del

pappagallo Mildred. Per Arthur

non ci fu pietà. “Ora si gode la

sua cella al fresco”, concluse

Michelle Obama. Dopo questo

strano racconto ci tengo a dire

che ritengo assurdo che un

uomo venga ridotto in miseria

perché aveva cercato di allonta-

nare il pappagallo di Obama

dalla tazza di tè che stava por-

tando al Presidente. Io ho rac-

contato questo episodio scher-

zando ma cose simili accadono

davvero. È incredibile cosa la

superbia umana sia in grado di

fare.

Francesco Mordacci, III A

Bob non era ancora sconfitto.

Ogni anno lo zio Davis andava a

casa sua per dare dei regali alla

sua famiglia. Appena la mamma

aprì la porta per far entrare lo zio

Davis, Bob si lanciò dentro, evitò

il fratello, salì le scale ma per

sbaglio andò nella camera del

padre rompendo il televisore,

mentre il genitore stava giocando

a “Call of Duty”. Se il padre di

Bob non riusciva a finire una

partita a “Call of Duty” diventava

una furia, infatti prese una moto-

sega e cominciò a inseguire il

falco per tutta la casa costringen-

dolo a uscire di nuovo. Mentre

pensava a come rientrare, Bob

conobbe Lewis, un uomo che

aveva subito la stessa trasforma-

zione, che gli disse: “L’unico

modo per tornare normale è il

solfuro di pitonio. Bob si ricordò

che aveva una fiala di quella

sostanza nel laboratorio, e lui e

Lewis sapevano come raggiun-

gerlo. Lewis scassinò la portiera

della macchina di zio Davis e la

guidò fino a fracassare il muro

della cucina, ed entrarono dal

buco che si creò con il crollo.

Superate le scale, Bob venne

aggredito da Lewis, che nel frat-

tempoa veva deciso di prendersi

tutto il solfuro di pitonio, ma Bob

riuscì a raggiungere la fialetta per

primo e a tornare normale, pren-

dere un bastone e sbarazzarsi

per sempre di Lewis. La vita di

Bob fu normale fino a quando

non si trasformò in un drago e

finì per essere sezionato dalla

CIA.

Leonardo Buttazzoni, III A

Francesco si

è ispirato a

un passo del “Giorno” di Parini,

che abbiamo letto in classe, e che

parla di una ricca aristocratica

che punì il suo maggiordomo per-

ché..per divincolarsi dal morso

della cagnolina della nobildonna,

aveva “osato” darle un calcio:

Or le sovviene il giorno, ahi fero giorno! allor che la sua bella vergine cuccia de le Grazie alunna,

giovenilmente vezzeggiando, il piede villan del servo con gli eburnei denti segnò di lieve nota: e questi

audace col sacrilego piè lanciolla: ed ella tre volte rotolò; tre volte scosse lo scompigliato pelo, e da le

vaghe nari soffiò la polvere rodente: indi i gemiti alzando: Aita, aita, parea dicesse (…)

Leonardo si è

ispirato a un bra-

no che abbiamo

letto in classe del

romanzo di Kafka

“La metamorfo-

si”, in cui il prota-

gonista si risve-

glia trasformato in uno scarafag-

gio!

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agita-vano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante. «Che cosa mi è capita-to?» pensò. Non stava sognando. (…)

Ad Abbiategrasso, il 26 marzo

1753, venne inaugurata la chie-

sa di San Pietro. Quest’anno per

festeggiare i 250 anni della

comunità, sono stati organizzati

diversi momenti d’incontro.

Il 23 giugno è stato presentato il

musical “Forza venite gente”,

riproposto poi all’intera cittadi-

nanza venerdì 4 ottobre, festa di

San Francesco d’Assisi, patrono

d’Italia. La compagnia teatrale

“Pietra su Pietra”, che ha dato

vita al musical, è composta da

un gruppo di bambini, ragazzi e

adulti che frequentano l’oratorio

di San Giovanni Bosco.

Lo spettacolo “Forza venite

gente” racconta la storia di San

Francesco d’Assisi nei suoi epi-

sodi più noti e significativi, met-

tendo in evidenza le caratte-

ristiche del Santo: la speran-

za, l’amore per la vita,

l’amore per la natura, la

semplicità.

La parte recitata è affidata ai

personaggi di Pietro di Ber-

nardone, padre di Francesco,

e dalla Cenciosa che, con i loro

dialoghi o monologhi (a seconda

delle scene) introducono o com-

mentano, in maniera comica, le

scene cantate che compongono

il musical.

Lo spettacolo inizia con la canzo-

ne “Forza venite gente” e la

scena in cui Francesco si spoglia

dei suoi abiti borghesi, davanti al

padre scandalizzato, per indos-

sare il saio.

Si passa poi alla canzone

“Stanotte ragazzi”, in cui gli

amici di Francesco sono rattri-

stati dalla scelta fatta dal loro

amico che era una colonna

portante della loro comitiva.

Quindi un primo quadro di Fran-

cesco con i suoi nuovi confratelli

che hanno deciso di seguirlo e

Pagina 3

5/SPETTACOLI: “Forza venite gente”

Noi dell’Europea

vengono consolati dalla Provvi-

denza in sembianze umane

(Sorella Provvidenza).

C’è poi il momento in cui Chiara

decide di indossare l’abito da

monaca e quindi di tagliare i

capelli, simbolo della bellezza

femminile, come segno di peni-

tenza (“I miei capelli”).

Io nel recital di venerdì 4 ottobre

ho interpretato la parte di Cap-

puccetto Rosso. Far parte della

Compagnie Pietra su Pietra per

me è stata un’esperienza bellis-

sima. È stato bello e faticoso allo

stesso tempo. La fatica però è

stata ricompensata dal risultato

ottenuto. Peccato che dopo la

canzone “La luna” abbia comin-

ciato a piovere. Abbiamo cantato

“Perfetta letizia”, “La povertà” e

“Laudato sii” dotto una pioggia

batente. Francesco e i frati can-

tavano sotto l’acqua, a piedi

scalzi, su un palco bagnatissimo

e scivoloso. Nessuno si è tirato

indietro.

Recitare vuol dire anche questo.

Il pubblico l’ha capito: alcune

persone sono andate via, molte

altre invece sono rimaste fino

alla fine.

Paola Crivelli, II A

6/IMPREVISTI: Lezioni per rompersi il gomito

Ciao a tutti. Se avete intenzione

di rompervi un gomito, prendete

esempio da me! Io mi sono rotta

il gomito sinistro, precisamente

il pezzo laterale che, se lo picchi

contro una sedia, senti la scos-

sa. Tra l’altro proprio sotto casa,

mentre facevo una discesa in

bici! Ecco la storia completa: era

il 10/9/13 (martedì) e io, non

avendo niente di meglio da fare,

ho pensato di scendere in giardi-

no e fare la discesa sulle pia-

strelle di cemento, ma verso la

fine ho frenato le bici ha sgom-

mato facendomi cadere brusca-

mente sul cemento graffiante.

Sono rimasta per qualche secon-

do a terra con gli occhi chiusi e

quando li ho riaperti mi sono

accorta che non sentivo più il

braccio, e percepivo crescere

pian piano un formicolio. Mi

sono accorta che il braccio era

dietro alla schiena, piegato, e

quando l’ho spostato è arrivato il

dolore! Sinceramente, da ciò che

mi avevano raccontato le perso-

ne che si sono rotte qualcosa,

mi aspettavo facesse più male,

ma non era comunque piacevo-

le.. Fatto sta che quel piccolo

pezzo di gomito aveva deciso di

spostarsi e di precipitare quasi

un centimetro più in basso; mi

hanno anche dovuta operare,

aprire con un bisturi, spostare il

pezzo in su e fermarlo con tre fili

di ferro e tre bulloni. Dopo 4

giorni in ospedale mi hanno

dimessa. Se qualcuno dovesse

mai fare un’anestesia totale,

posso assicurare che è bellissi-

mo, perché non si fa nemmeno

in tempo a dire due parole che

si dorme già come dei ghiri! Se

quando vi svegliate vedete tutto

opaco è perché vi hanno messo

un gel negli occhi per non farveli

aprire in caso ci si svegliasse. È

bello anche quando ti mettono

la flebo di antibiotico e acqua

fresca perché si rinfresca tutto il

braccio. La cosa più strana di

tutta la faccenda è che la bici

non si è nemmeno graffiata o

sverniciata un po’, mentre io ne

ho dovute passare delle belle!

Carlotta Paleari, II A

Dante Alighieri secondo Tommaso

Oldrati (II A)

Quest’anno scolastico, il

2013/2014, il musical SME

sarà ispirato alla storia di Pinoc-

chio, il burattino di legno che

prende vita.

Lo spettacolo musical è una

tradizione della SME: al posto

della solita e banale recita di

Natale, si avrà la possibilità di

recitare davanti a molte persone

e di lasciar che la gola si sfoghi

in qualche canzone italiana o

inglese, famosa o inventata.

Ovviamente ci sono i vantaggi e

gli svantaggi: non sempre le

parti piacciono a tutti, ma la vita

è così misteriosa..

Speriamo solo nella nostra bra-

vura e nella nostra convinzione,

tanto da raggiungere e superare

il grande successo del musical

dell’anno scorso: Peter Pan, che

è stato così bello da essere stato

ripetuto. Ma sì, dai! Sento che

quest’anno sarà fortunato (forse

solo per me, ma non posso

cambiare il futuro); motivo in più

per impegnarsi!

Martino Saita, II A

8/PASSIONI: Io e i videogiochi

7/VITA SME: il musical di quest’anno

A.S. 2013/2014, numero 1 Pagina 4

Di recente ho finito un videogio-

co in cui viene cambiato il pas-

sato e l’Uomo Ragno del presen-

te e del futuro combattono in

due epoche separate scambian-

dosi qualche volta l’epoca fino

ad arrivare ai mostri finali, che

sono la fusione tra Octopus e

l’AntiVenom, un Uomo Ragno

oscuro con un esoscheletro

aracnide ipertecnologico.

In un altro videogioco sono un

Pokèmon Ranger ed è molto

difficile andare avanti nei livelli

perché mi sono imposto di finire

prima i livelli ambientati nel

passato. Ognuno brulica di nemi-

ci fortissimi e per battere il

“boss” devi colpirlo più veloce

del battito cardiaco!

Poi, dopo aver finito questo

videogioco, vorrei terminare un

altro videogioco in cui dei mer-

canti devono portare beni di ogni

tipo in città che ne hanno biso-

gno, e cercare anche i pezzi di

mappe del tesoro, risolvere i

problemi delle varie città portan-

do a compimento incarichi affi-

datimi dai loro sindaci, creando

rotte commerciali in modo da

utilizzare tutte le navi che com-

pro per guadagnare elogi e de-

naro.

Mi piacciono questi videogiochi

perché posso staccare dai pro-

blemi e dalle ansie che compor-

tano.

Gabriele Scaringi, II A