IL GIORNALEECONOMICO-LETTERARIO DELLA BASILICATA · Esaminato e trovato regolare dalla Società il...

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IL GIORNALE 2 ECONOMICO-LETTERARIO DELLA BASILICATA

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Il Giornale Economico-Letterario della Basilicata, edito a Potenza presso Vincenzo Santanello, tipografo ufficiale dell’Intendenza, ospita gli studi, le ricerche e le discussioni avvenute all’interno della Real Società Economica di Basilicata sulle diverse problematiche riguardanti la vita so-cio-economica della Provincia di Basilicata. Dà conto, inoltre, delle iniziative assunte dal sodalizio per introdurre nuove coltivazioni agricole, per am-modernare i mezzi tecnici e per avviare l’industria manifatturiera10.

A ideare quello strumento informativo fu Pietro Rosano, socio ordina-rio e figlio del segretario perpetuo della società economica Francesco Rosano al quale subentrò nel 1843. A facilitare l’avvio della pubblicazione fu si-curamente l’Intendente Eduardo Winspeare, anche lui socio della stessa Società, che contribuì a superare gli ostacoli burocratici frapposti, fornendo anche alcuni mezzi finanziari.

Sulla nascita del Giornale si soffermò Francesco Rosano nella relazio-ne svolta in qualità di segretario perpetuo, nell’adunanza generale del 30 maggio 1840, precisando che:

Il Socio Ordinario D. Pietro Rosano aveva, molto tempo addietro, pre-

sentato alla Società il progetto di un giornale che contenesse gli at-

ti di lei, e per conciliare l’utile col dilettevole, qualche articolo di ame-

na letteratura. Esaminato e trovato regolare dalla Società il lavoro

del signor Rosano, nella tornata de’ 2 giugno dello scorso anno, fu

rassegnato per l’organo del signor Intendente all’approvazione di S.

E. il Ministro Segretario di Stato degli affari interni il quale si beni-

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(10) Giornale Economico-Letterario della Basilicata, anni 1840-1847, curato da Francesco e Pietro Rosano, segretari perpetui della Real Società Economica di Basilicata. Copia ori-ginale, mancante del solo fascicolo 1 del 1840, è conservato presso la Biblioteca Provinciale di Potenza, unitamente al fascicolo 1 del 1853, nuova serie.

gnò di permettere che pubblicati si fossero per le stampe gli atti del-

la Società per mezzo di una scritta periodica col titolo di Giornale

Economico-Letterario della Basilicata11.

Del periodico furono pubblicati, con cadenza trimestrale, venti fascicoli, i primi quattro curati da Francesco Rosano e gli altri diciassette dal figlio Pietro. Un ulteriore fascicolo apparve nella “nuova serie” del 1853.

Copie del trimestrale venivano inviate gratuitamente ai redattori di “Lucifero”, “Ore Solitarie” e “Gran Sasso d’Italia”, agli associati e ai singoli studiosi in cambio di loro pubblicazioni e studi.

Sul Giornale Economico-Letterario scrissero i maggiori esponenti del-la borghesia terriera e del ceto dei professionisti della Provincia di Basilicata, soprattutto avvocati, i quali svilupparono, nell’ambito di un pro-gramma liberal-moderato, due filoni di ricerca, quello scientifico e quel-lo letterario, che animarono e nutrirono il dibattito ospitato sul giornale.

A voler scorrere i diversi fascicoli delle annate della rivista, l’elen-co dei nomi dei soci onorari e corrispondenti, quello dei Presidenti suc-cedutisi alla guida del sodalizio (Luca Cortese, Michele d’Errico, Carlo Salvia, Vincenzo d’Errico, Gaetano Manfredi, Mauro Amati, Francesco Paolo Pomarici) emerge il fervore dei progetti e delle iniziative della Società. Si evince inoltre la storia dei singoli che animarono la vita politica, scien-tifica e culturale della Provincia, collocandosi la loro opera tra la fine e l’inizio di un nuovo periodo storico, caratterizzato da una fase di pas-saggio e transizione verso nuovi modelli. Alcuni ne furono pienamen-te consapevoli; ad altri le vicende della vita ne impedirono una piena partecipazione12.

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(11) Giornale Economico-Letterario della Basilicata, anno I, fasc. III, pp. 113-123. (12) Non è un caso che alla fine del 1847 anche l’allora animatore del Giornale Economico-

Letterario, Pietro Rosano, avvertendo altre urgenze ed altri impegni che lo avrebbero allontanato dal gruppo di Vincenzo D’ Errico attorno a cui ruotavano i membri della Società Economica, sentì l’esigenza di scrivere: “Qui segno un termine a questo qualsiesi lavoro. Il mio debito è compiuto”.

Gli scritti, le riflessioni, gli studi pubblicati sullo strumento informati-vo testimoniano il fervore di soci ordinari e corrispondenti nel dibattere le problematiche riguardanti l’agricoltura e l’economia civile (arti, mani-fatture e professioni). Sulla rivista trovò ospitalità inoltre l’attività lette-raria prodotta da alcuni soci.

Le tematiche affrontate riguardano l’analisi generale delle problema-tiche provinciali agricole ed economiche (opere pubbliche, bonifiche, viabilità, etc.), mentre numerosi sono gli articoli specifici sulle colture o su determinati settori, trattati con piglio specialistico e tecnico.

Al socio della ex Società Agricola Francesco Pizzicara di Corleto Perticara si devono alcuni pensieri sulla topografia a rilievo, mentre di Ferdinando Tortorella, deceduto nel 1837, fu pubblicata una sintesi della ancora inedita memoria sul Monte Vulture13. Del potentino Giuseppe Viggiani, già socio dell’ex Società di Agricoltura, si divulgò l’analisi sulla consistenza delle pecore di razza “merinos” presenti nella Provincia.

Sulle problematiche del mondo agricolo, specie sulla ferratura dei ca-valli, si soffermano gli scritti del picernese Saverio Carelli, già Presidente del Consiglio Provinciale nel 1831 e socio corrispondente del Reale Istituto di Incoraggiamento.

Giuseppe Domenico Cestoni di Teana, già direttore dell’Orto Botanico di Caserta e autore degli “Elementi di agricoltura pratica”, si sofferma invece sulla produzione del fico e tale Sannicola sull’allevamento dei ba-chi da seta.

Si segnalano inoltre gli scritti di Francesco Nanoja, di Palazzo San Gervasio, sull’ “orobanche”, un insetto che attacca le fave.

Sul trimestrale scrisse l’avvocato Vincenzo D’Errico, uno dei principa-li esponenti del movimento liberale lucano, occupandosi di api, gelsi, uli-

(13) Su Ferdinando Paolino Tortorella cfr. Giuseppe Settembrino-Michele Strazza, Viaggiatori in Basilicata (1777-1880), Consiglio Regionale della Basilicata, Castelcivita (Sa) 2004, pp. 41-43.

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vi, dei bruchi nel Materano, dei depositi dei mendici, ovvero degli ospi-zi, e del progetto portato avanti dall’arciprete Pasquale Bentivenga di San Chirico Raparo.

Marco Morelli di Miglionico si occupò dell’innesto della vite. Sul mi-glioramento della qualità dei vini si soffermò Carlo Salvia di Tito, Presidente della Società, che nel 1810 aveva pubblicato un saggio sull’e-conomia animale e studi sul colera.

Anche il Presidente Luca Cortese scrisse sul modo di estirpare le radici della vite, mentre Francesco Antonio Bitonto di Rotondella descrisse una macchina per trebbiare il grano senza l’uso degli animali, potendo esse-re mossa dall’uomo.

La guardia forestale Donato De Luca analizzò il modo di sistemare i ter-reni in pendio sotto il profilo idraulico e forestale.

Il campano Gaetano Manfredi, direttore dell’Orto Agrario Provinciale, nar-rò dell’Istituto delle Gerolomine di Potenza.

Trovarono spazio sul giornale ricerche a carattere storico-letterarie, co-me quelle del dott. Leo sulla storia di Ferrandina, di Carlo Trojli sull’anti-ca Petilia e del pisticcese Francesco Giannantonio sulla città di Potenza.

Nicola Alianelli di Missanello si soffermò sui problemi dell’analfabeti-smo, dichiarandosi a favore delle scuole comunali di agricoltura secondo il progetto di Luigi Granata. Suoi sono alcuni racconti apparsi sul perio-dico, successivamente confluiti nei suoi “Dialoghi con il mio ospite” (Potenza 1884).

Il materano Raffaele Battista, che si sposò a Potenza e fu professore di lettere latine e greche, si occupò di Pitagora e pubblicò traduzioni del-la “Chioma di Berenice” di Catullo e di alcune satire di Giovenale. Scrisse anche un “Cenno sugli effetti della dissodazione e sul discapito della pa-storizia”.