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IL GIOCO DELLE PARTI: CAPIRE PER EDUCARE Dott.ssa Sabina Ortolano Psicologa dell’Apprendimento [email protected]

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IL GIOCO DELLE PARTI: CAPIRE PER EDUCARE

Dott.ssa Sabina Ortolano

Psicologa dell’Apprendimento [email protected]

Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare Se i bambini vivono con l'ostilita', imparano a combattere

Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi Se i bambini vivono con la pieta', imparano a commiserarsi Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano a essere timidi

Se i bambini vivono con la gelosia, imparano a provare invidia Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli

Se i bambini vivono con l'incoraggiamento, imparano a essere sicuri di se‘ Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano a essere pazienti

Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare Se i bambini vivono con l'accettazione, imparano ad amare Se i bambini vivono con l'approvazione, imparano a piacersi

Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano che e' bene avere un obiettivo Se i bambini vivono con la condivisione, imparano a essere generosi

Se i bambini vivono con l'onesta', imparano a essere sinceri Se i bambini vivono con la correttezza, imparano cos'e' la giustizia

Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione, imparano il rispetto Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fiducia in se' stessi e nel

prossimo Se i bambini vivono con la benevolenza, imparano che il mondo e' un bel posto in cui

vivere Dorothy Law Nolte (dal libro i bambini imparano quello che vivono ,ed. Fabbri editori)

L’ASCOLTO  ATTIVO  (CARL  ROGERS)  

• favorisce  l’apertura  al  dialogo, • è un alleato speciale anche nelle relazioni

quotidiane di ognuno di noi, in quanto ci consente di stabilire un contatto autentico con l’altro  e  di  avviare  con  lui  un  tipo  di  comunicazione più efficace e proficua.

Imparare ad ascoltare attivamente PERMETTE DI:

• evitare errori molto comuni che contribuiscono a formare delle “barriere”  nella  comunicazione  che  portano  a  quelle  facili  incomprensioni di cui ognuno di noi ha esperienza;

• diventare più sensibili e attenti al vissuto emotivo che accompagna ogni comunicazione e si esprime attraverso il linguaggio Paraverbale e non verbale, consentendoci di andare oltre ciò che viene espresso con le parole;

• padroneggiare la tecnica del rispecchiamento empatico che ci consente  di  comunicare  all’altro  la  nostra  presenza  nella  relazione  e  gli darà la netta sensazione di essere ascoltato e compreso.

Imparare ad ascoltare attivamente PERMETTE DI…

Saper ascoltare attivamente è un’arte grazie alla quale possiamo rendere efficace il nostro modo di comunicare e di entrare in relazione autentica con l’altro.

LA COMUNICAZIONE EMPATICA

l’accettazione  incondizionata  e non giudicante, l’empatia e l’autenticità  della  relazione sono i veri cardini di una comunicazione efficace mirata a far emergere  nell’altro  le  risorse  che  egli  già  naturalmente possiede e che devono solo essere attivate per la realizzazione dei propri obiettivi e il raggiungimento  dell’equilibrio  e  del  benessere.  

l’ascolto  attivo  è  quindi  lo  strumento  privilegiato  di comunicazione.

LA COMUNICAZIONE EMPATICA

• Ma cosa vuol dire esattamente ascoltare attivamente?

• Come  può  essere  “attiva”  una  persona  che  dovrebbe lasciare spazio a chi parla?

LA COMUNICAZIONE EMPATICA esempio Chi si pone in posizione di ascolto nei confronti di

un interlocutore (per esempio un amico che ha bisogno di sfogarsi su un certo problema che lo affligge) spesso lo fa assumendo uno di due opposti atteggiamenti:· – o  pensa  di  dover  restare  in  silenzio  per  dare  all’altro  

modo di tirare fuori tutto; – oppure, al contrario, comincia subito a elaborare

risposte e soluzioni che esporrà con zelo cogliendo al volo la prima pausa nel racconto.

In entrambi i casi non possiamo parlare di ascolto attivo!!

L’ascolto  attivo

• Nell’ascolto  attivo  bisogna  adoperarsi  per  comunicare  “attivamente”  la  nostra  disponibilità  di  ascolto  senza  lasciare  all’altro  il  compito di intuirla. Non significa solo ascoltare con attenzione, ma farlo entrando empaticamente in contatto con il linguaggio, i pensieri  e  le  emozioni  dell’interlocutore,  evitando di introdurre significati propri per comprendere il vero senso di ciò che intende comunicare senza esprimere giudizi di merito.

• Un ascolto attivo, per essere veramente efficace deve dunque possedere tre qualità fondamentali, e cioè deve essere: – empatico:  l’empatia  mira  ad  instaurare  il  rapporto  e  la  

fiducia  attraverso  l’attenzione  ai  contenuti  e  la  comprensione  degli  stati  d’animo;

– reattivo: chi ascolta non deve essere passivo, ma inviare continuamente  feedback  volti  a  rinforzare  l’interlocutore  e  a ottenere più informazioni;

– selettivo: chi ascolta deve cercare di ottimizzare il processo della comunicazione individuando gli argomenti effettivamente  rilevanti  stimolando  l’interlocutore  a  concentrarsi su questi.

L’ascolto  attivo

Il MODELLAMENTO

• Forma di apprendimento che avviene tipicamente in presenza di episodi d’interazione  interpersonale

• Utile per: – Apprendere nuovi comportamenti – Migliorare i comportamenti posseduti – Disinibirsi nei confronti di determinate situazioni – Inibire certi comportamenti

Regole per un modellamento efficace

• Caratteristiche del modello: modelli empatici e rinforzanti posseggono la massima capacità di modellamento nei confronti del bno che osserva

• Caratteristiche  dell’osservatore: affinchè il modello possa insegnare qualcosa,  è  inevitabile  che  l’osservatore  sia  in  grado  di  prestargli  attenzione,  riesca  a  memorizzare  l’informazione,  abbia  un  livello  cognitivo inferiore rispetto al modello

• Impiego del rinforzo sia nei confronti del modello che dell’osservatore. L’uso  del  rinforzo  nel  primo  caso  è  noto  come  rinforzo vicariante ed è utile quando vogliano insegnare regole di comportamento,  rinforzare  l’osservatore,  dopo  che  ha  eseguito  in  comportamento del modello, svolge la funzione di consolidare l’apprendimento.

LO  SVILUPPO  DEL  SE’

Che  cos’è  il  sè • Tutto ciò che il bambino sa e sente rispetto a

se stesso, nella convinzione di riuscire a essere il promotore di qualcosa

• La funzione fondamentale del sé è quella di definire  l’individuo  e  di  scoprire  attraverso  le  risposte  alla  domanda  “chi  sono  io?”,  che  cosa  ci rende unici come esseri umani

Il modo che i bambini hanno di valutare se stessi dipende dalle interazioni con

gli adulti di riferimento!!

Perché è importante che i bambini sviluppino un senso di sé positivo?

� I bambini sicuri di sé hanno una maggiore capacità di concentrazione, hanno una maggiore motivazione, e mostrano un atteggiamento positivo nei confronti degli errori

� Bambini che si valutano in senso positivo hanno maggiori probabilità di diventare adulti con elevato senso di autoefficacia (migliori relazioni interpersonali, capacità decisionale ecc..)

� In età adolescenziale saranno meno attratti dalle droghe,  dall’alcol,  dal  tabacco

� Saranno meno esposti a fenomeni come il bullismo (Olweus, 2002)

Il sè • È un costrutto cognitivo e sociale, che si crea nell’interazione  con  le  persone  di  riferimento  importanti come i genitori, gli insegnanti, i coetanei (Harter, 1999)

• I bambini imparano a conoscere se stessi attraverso gli occhi delle loro persone di riferimento (Cooley, 1909)

• Gli adulti di riferimento hanno una importante responsabilità nella costruzione del concetto di sé, perche il sé dei bambini si specchia in loro

MODALITÀ PER RAFFORZARE IL SÉ DEL BAMBINO

• Attaccamento sicuro • Stile educativo autorevole • Stile di attribuzione • Giochi/giocattoli di valore • Consapevolezza corporea • Interessi e hobbys • Coetanei

EDUCAZIONE AUTOREVOLE

• Non esiste una educazione perfetta (Schneewind, 2003), ma lo stile educativo autorevole/democratico ha un effetto positivo sullo sviluppo del sé del bambino.

• Tre sono le caratteristiche: considerazione da parte  dell’adulto,  esigere  e  porre  limiti,  e  accordare autonomie.

Stile educativo Accettazione partecipazione dell’adulto

controllo Accordo di autonomie

AUTOREVOLE Affettuoso, attento e sensibile nei confronti del bisogno del bambino

Adatto  all’età,  richieste sensate, che vengono spiegate e seguite in modo conseguente

Il bno può prendere decisioni proprie

AUTORITARIO Caldo, ostile e svalutante

Richieste vengono ottenute con la violenza (urlare, comandare, criticare)

Decisioni vengono prese  dall’adulto

PERMISSIVO Affettuoso però poca attenzione

Nessuna o poche richieste

Il bno può decidere molte cose da solo

TRASCURANTE Emotivamente distante e non raggiungibile

Nessuna o poche richieste

Il punto di vista del bno è indifferente

EDUCAZIONE AUTOREVOLE • Riconoscere  l‘unicità  e  la  particolarità  del  bambino. • Trattare i bambini con rispetto in tutte le situazioni. • Aiutare e supportare i bambini, qualora ne abbiano

bisogno, senza limitare lo sviluppo delle competenze del bambino attraverso un comportamento iperprotettivo.

• Essere contenti del tempo che si trascorre con i bambini, trarre piacere dalle attività insieme e pianificare tempo per conversazioni.

Parole chiave: calore emotivo, affetto, considerazione, accettazione, sostegno, amore

EDUCAZIONE AUTOREVOLE / FARE RICHIESTE E PORRE LIMITI

Fare richieste e porre limiti Avere fiducia nella capacità del bambino di

riuscire a fare qualcosa in autonomia e metterlo di fronte a sfide che favoriscano il suo processo evolutivo.

• Risolvere i conflitti in modo costruttivo. • Sostenere il proprio punto di vista in modo

convincente. • Porre limiti e confini chiari a seconda del

momento evolutivo in cui il bambino si trova. Parole chiave: Regole chiare e limiti, essere

conseguenti

EDUCAZIONE AUTOREVOLE / ACCORDARE AUTONOMIE

L’accordo  di  autonomie Prendere sul serio bisogni, preferenze e punti di vista del

bambino e tenere in conto i rischi calcolabili. • Disponibilità al dialogo e al compromesso. • Permettere al bambino di esprimere la propria capacità decisionale e proporgli possibilità di scelta nella vita  quotidiana  (es.  vorresti  bere  dell’acqua,  succo  oppure latte?).

• Dare la possibilità al bambino di fare delle esperienze proprie (es. anche attraverso la collaborazione in casa).

Parole chiave: Indipendenza, Autonomia

EDUCAZIONE AUTOREVOLE Trasmettere al bambino amore e accettazione Incondizionata (Abidin, 1996): • Dica al bambino che lo ama. • Comunichi al bambino il suo amore e accettazione in

modo non verbale, attraverso la gestualità e il tocco (abbracci, carezze).

• Lasci fare al bambino alcune cose da solo. • Ascolti il suo bambino molto attentamente. • Prenda parte alle attività del bambino e lasci alla lui la

conduzione. • Utilizzi lodi e critiche costruttive.

Lo sviluppo adolescenziale

• Grande quantità di sfide nuove: – Cambiamento biologico: imparare ad affrontare i

cambiamenti puberali e a controllare la carica emotiva  dei  rapporti  di  amicizia  e  l’emergere  della  sessualità

– Cambiamento scolastico: il passaggio alla scuola secondaria comporta un grande cambiamento ambientale  che  mette  a  dura  prova  l’efficacia  personale

– Cambiamento sociale

L’AUTOEFFICACIA  (Bandura,  1977) � La convinzione di essere in grado, in una certa situazione,

di poter ottenere una determinata prestazione: tale sensazione (della propria capacità) influenza la percezione, la motivazione e la prestazione stessa.

� L’autoefficacia  ci  dice  se  una  persona  ritiene  di  essere  sufficientemente competente per ottenere determinati obbiettivi e prestazioni.

� Questo  sentimento  del  “Voler  essere  competente”  è  riscontrabile già nel primo anno di vita del bambino (quando il bambino prova gioia nello sperimentare gli effetti delle proprie azioni).

� Nel secondo e terzo anno di vita i bambini sviluppano un forte desiderio di voler fare qualcosa da soli.

• Fornire agli studenti gli strumenti intellettivi, le convinzioni e le abilità autoregolatorie che servono loro per autoistruirsi tutta la vita

• Gli studenti devono sviluppare le abilità necessarie per regolare le determinanti motivazionali, emozionali e sociali del loro funzionamento intellettivo oltre agli aspetti cognitivi

• Chi si autoregola efficacemente matura le proprie conoscenze e abilità e sviluppa interesse intrinseco per le attività intellettuali, chi ci riesce poco ha una crescita personale limitata

OBIETTIVI DELLA SCUOLA

Attenzione, motivazione e comprensione

La motivazione è  sempre  un’interazione  tra  il  soggetto  e  l’ambiente  circostante.  

Il soggetto per eseguire il compito deve: • essere in grado di farlo; • dare  valore  all’attività  da  svolgere;   • possedere una serie di convinzioni positive su se  stesso  e  sull’apprendimento.  

Anche la motivazione, per essere adeguata, necessita di adeguati processi cognitivi:

• l’alunno  che  non  ha  sufficiente  motivazione  molto  spesso  non  riesce a mettere in atto tali elaborazioni cognitive in modo efficace:

• individuazione di mete da raggiungere; • adeguata valutazione di probabilità di successo/insuccesso; • coerente alternanza degli scopi nel tempo; • corretta attribuzione delle cause che determinano i risultati (qual è

la causa responsabile degli eventi); • efficiente valutazione delle conseguenze dei propri comportamenti; • sufficiente capacità di perseverazione per il raggiungimento dello

scopo

Attenzione, motivazione e comprensione

le ragioni per cui certi alunni non mostrano una motivazione dipendono da tre ordini di fattori:

• a volte sono presenti dei comportamenti oppositivi per cui  c’è  un    rifiuto  deliberato  ed  intenzionale  a  svolgere  il  compito;

• in altri casi sono presenti delle difficoltà cognitive che impediscono  all’allievo  di  raggiungere  un’adeguata  motivazione;

• in altri casi ancora le modalità di presentazione delle attività didattiche non riescono a suscitare negli alunni alcun interesse.

Attenzione, motivazione e comprensione

La motivazione e la comprensione sono dei potenti  modulatori  dell’attenzione,  in  particolare quella mantenuta: non esistono dei tempi fissi e costanti di span attentivo che variano  con  l’età,  ma  l’attenzione  dipende  molto spesso dalla comprensione di ciò che dice  l’insegnante  e  da  come  è  riuscito  a  innalzare il livello di motivazione presentando la lezione seguendo determinati accorgimenti.

Attenzione, motivazione e comprensione

LINEE GUIDA PER FAVORIRE LA META-

ATTENZIONE: ATTIVITÀ SPECIFICHE

• sviluppare  conoscenze  relative  all’attenzione  (domande di metacognizione)

• insegnamento di strategie di problem-solving e autoistruzioni

• esercizi  di  monitoraggio  dell’attenzione  attraverso riflessioni metacognitive e attribuzionali sui successi e fallimenti dei processi attentivi

• ACCORGIMENTI DA ADOTTARE PER GESTIRE E PRESENTARE LE ATTIVITÀ

• Controllo della comprensione, • uso delle autoistruzioni, • orientamento  preventivo  dell’attenzione, • modalità  per  ottimizzare  l’attenzione  degli  alunni  

(suddivisione delle unità didattiche, selezione delle informazioni rilevanti, alternanza delle proposte, arricchimento del divertimento legato alla materia, disposizione della classe, interattività con gli studenti, giochi di ruolo)

LINEE GUIDA PER FAVORIRE LA META-

ATTENZIONE:

Se si vuole ottenere qualche risultato positivo con gli alunni disattenti è opportuno ricordare qualche accorgimento:

Catturare  l’attenzione • Porre una domanda interessante su cui si possa speculare,

mostrando una figura o raccontando una breve storia collegata all’argomento  da  spiegare  e  che  possa  innescare  la  discussione.

• Essere  un  po’  attori,  aggiungendo  mimica,  teatralità  e  humor  alle  proprie spiegazioni.

• Aggiungere una dose di mistero agli argomenti che devono essere spiegati,  utilizzando  oggetti  (scatole  o  borse)  dove  viene  “nascosto”  il  concetto  principale  dell’argomento  della  lezione.

LINEE GUIDA PER FAVORIRE LA META-

ATTENZIONE:

• Variare il tono della voce alternando momenti in cui si “tuona”  o  si  sussurra  una  frase  che  si  vuole  far  cogliere  agli  alunni.

• Dare segnali chiari che richiamino in modo inequivocabile l’attenzione  “…aprite  bene  le  orecchie…ora  state  tutti  molto  attenti perché quello che dirò è fondamentale per capire il resto…ora  nessuno,  dico  nessuno,  deve  essere  distratto…”

• Utilizzare gessi colorati per scrivere alla lavagna. • Creare aspettativa ed entusiasmo per la lezione che deve

essere spiegata. • Utilizzare molto spesso il contatto oculare, soprattutto con gli

alunni più disattenti. • Focalizzare  l’attenzione

• Essere sempre visibili a tutti gli studenti. • Assicurarsi sempre che la propria voce raggiunga perfettamente

tutti gli alunni. • Controllare eventuali fonti di rumore che possano interferire con la

propria voce. • Far sedere gli alunni più disattenti nei primi banchi in modo che

siano  più  visibili  all’insegnanti  e  guardino  meno  i  compagni. • Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. È

fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni di un compito; per essere sicuri di ciò si possono fare ripetere le consegne (“…Cosa  devi  fare?”).

• Inserire il maggior numero di esemplificazioni e dimostrazioni pratiche durante le proprie spiegazioni.

• Utilizzare un fascio di luce, o un pointer a laser rosso, da indirizzare verso gli stimoli a cui bisogna prestare particolare attenzione.

• Utilizzare il più possibile supporti visivi: parole chiave colorate sulla lavagna, semplici schemi, oggetti interessanti, gesti esemplificativi.

• Illustrare, illustrare, illustrare: disegnare alla lavagna i concetti chiave della lezioni, anche se le proprie abilità grafiche non sono particolarmente brillanti.

• Nel caso non sia disponibile altro materiale scritto, insegnare agli studenti a scrivere brevi, ma essenziali, note della spiegazione orale.

• Per aiutarli nella comprensione del testo è opportuno pianificare una serie di attività preparatorie alla lettura: analizzare attentamente le figure, dare una veloce scorsa ai titoli dei paragrafi e alle parole evidenziate per “indovinare”  l’argomento  del  brano,  recuperare  le  conoscenze  relative  all’argomento  del  brano,  fare  ipotesi circa il contenuto del testo, discutere sul testo da leggere, interrompere, ogni tanto la lettura per chiedersi come procede la comprensione e fare degli schemi dei brani letti.

Mantenere  l’attenzione • Muoversi  all’interno  della  classe  per  essere  sempre  

visibili. • Essere moto preparati sulla lezione da spiegare ed evitare

“tempi  vuoti”. • Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le

attività giornaliere. • Utilizzare domande che presuppongono risposte aperte,

su cui effettuare un certo ragionamento e che lascino spazio a risposte diversificate al fine di mantenere la discussione tra gli studenti.

• Ridurre il più possibile il tempo della propria spiegazione orale e lasciare più spazio ai commenti degli studenti e alle dimostrazioni pratiche.

• Strutturare le lezioni in modo da favorire il lavoro per piccoli gruppo (vedi apprendimento cooperativo e peer tutoring).

• Il  richiamo  verbale  dell’insegnante  (“…Francesco, stai attento; non distrarti…”)  deve essere immediato all’evento  negativo,  altrimenti,  a  causa  dei  loro  problemi  motivazionali e di memoria, gli alunni disattenti non riescono a capire la ragione e il senso del richiamo.

• Utilizzare il nome degli studenti distratti per la spiegazione.

• Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.

• Controllare costantemente la chiarezza delle istruzioni impartite.

• Assicurarsi che tutti gli studenti abbiano veramente capito qual è il loro compito prima di lasciarli lavorare da soli.

• Assicurarsi in anticipo che il lavoro assegnato è congruo con il tempo a disposizione, soprattutto per gli alunni più disattenti.

• Dare agli studenti un segnale (un cartoncino colorato con una scritta)  che  possono  utilizzare  per  richiedere  l’aiuto  dell’insegnante  nei  momenti  di  difficoltà.

• Rinforzare e gratificare regolarmente per un determinato numero di compiti svolti con una certa accuratezza e impegno (soprattutto per i più disattenti e meno motivati).

• Utilizzare  un  sistema  di  “perdita  di  privilegi  o  premi  promessi”  (costo della risposta) nel caso in cui lo studente non sia orientato al compito e sia stato precedentemente avvertito delle conseguenze di tale comportamento.

Prima  di  iniziare  a  lavorare…

• Quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti è importante che l'insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino. In generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare  l’attenzione  del  bambino.

• Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. È fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni di un compito; per essere sicuri di cio' si possono  fare  le  consegne  (“cosa  devi  fare?”).

• Una volta dato un testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni è opportuno aiutare il ragazzo disattento ad individuare (sottolineandole con diversi colori) le parti importanti del testo.

Anche  l’organizzazione  della  classe  puo’  aiutare…

• A prescindere dal fatto che la migliore collocazione è a discrezione  dell’insegnante…è  opportuno  controllare  le  fonti  di  distrazione  all’interno  della  classe:   – non è indicato far sedere il ragazzo vicino alla finestra, al

cestino, ad altri compagni rumorosi o ad altri oggetti molto interessanti.

– Non  è  ugualmente  produttivo  collocare  l’allievo  in  una  zona completamente priva di stimolazioni in quanto egli diventa più iperattivo perchè va alla ricerca di situazioni nuove e interesssanti.

• Disporre  i  banchi  in  modo  che  l’insegnante  possa  passare  frequentemente in mezzo ad essi, in modo da controllare che i più distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione e stiano eseguendo il lavoro assegnato.

Alcuni suggerimenti per la gestione delle lezioni…

• Accorciare i tempi di lavoro. Fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi.

• Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità: i ragazzi hanno peggiori prestazioni quando i compiti sono noiosi e ripetitivi (ad esempio un brano di un libro viene compreso meglio se contiene delle figure. Anche il ritmo della voce dell'insegnante quando spiega  puo’  incidere  sulla  capacità  attentiva  degli  studenti).

• Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli studenti.

• Fare in modo che gli allievi debbano rispondere frequentemente durante la lezione.

• Utilizzare il nome degli studenti distratti per la spiegazione.

• Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.

• Utilizzare il gioco di ruoli per spiegare concetti storici, sociali in cui siano coinvolti vari personaggi.

• Abituare il ragazzo impulsivo a controllare il proprio lavoro svolto.

Anche  l’ordine  puo’  aiutare… • È importante stabilire delle attività programmate e

routinarie in modo che il ragazzo impari a prevedere quali comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.

• È importante definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi dello studente (questo lo aiuta anche ad orientarsi meglio nel tempo).

• Aiutare  l’allievo  iperattivo  a  gestire  meglio  il  proprio  materiale:  l’insegnante  dovrebbe  dimostrare  che  dà  importanza  all’organizzazione  lasciando  5’  al  giorno  per ordinare il proprio materiale.

• Proporsi come modello per mantenere in ordine il proprio materiale e mostrare alcune strategie per fare fronte alle situazioni di disorganizzazione.

• Aiutare il ragazzo ad applicare (o inventare) delle strategie per tenere in ordine il proprio materiale.

• Premiare il banco meglio organizzato del giorno. • Utilizzare il diario per la comunicazione

giornaliera con la famiglia (non per scrivere note negative sul comportamento).

L’IMPOTENZA  APPRESA  (Seligman) DA DOVE DERIVA IL CONCETTO DI IA: Sulla base di esperimenti effettuati, dapprima in laboratorio con dei

roditori e in seguito confermata da ricerche in ambito umano, Seligman riscontrò come individui posti continuamente in condizioni sulle quali ritengono di non potere in alcun modo intervenire per controllarle e modificarle, tendono a sviluppare un senso  di  impotenza  che  può  anche  estendersi  oltre  l’evento  specifico sperimentato.

Ad  esempio,  l’  impossibilità  da  parte  dei  soggetti  di  ridurre  i  rumori  fastidiosi a cui erano sottoposti, si poteva estendere, in due terzi dei soggetti  testati,  alla  incapacità  di  regolare  l’intensità  luminosa  di  fonti di luce, anche se avevano la possibilità di farlo, in quanto ritenevano di essere impotenti ad agire.

• Approfondendo  l’osservazione  sul  comportamento  degli  individui testati, Seligman suddivise gli stessi in due categorie: quella degli ottimisti e quella dei pessimisti nei quali si era manifestato il senso di impotenza, ed i cui pensieri, nei confronti delle esperienze indesiderate, contenevano tre elementi chiave del loro modo di essere:

1. la tendenza ad incolpare se stessi per gli accadimenti avversi 2. il considerare queste condizioni durature nel tempo 3. la convinzione che il loro comportamento inadeguato avrebbe

potuto portarli, in futuro, verso ulteriori fallimenti

L’IMPOTENZA  APPRESA  (Seligman)

l’acquisizione  del  controllo  da  parte  dell’uomo,  inizia  sin dalla primissima infanzia allorché il comportamento della madre sa rispecchiare e rispondere alle azioni del suo piccolo (sorride al suo sorriso…  lo  consola  quando  piange,  lo  alimenta  quando  ha  fame…)  ed  è  proprio  attraverso  questa  reciproca danza di manifestazioni che il bambino impara ad acquisire il controllo delle situazioni. Il contrario di quanto avviene in quei piccoli che, ricoverati in istituti, pur ricevendo cibo e cure ad orari stabiliti e con modalità standardizzate, ma non affetto, cadono preda della depressione anaclitica che può portare anche alla morte.

L’IMPOTENZA  APPRESA  (Seligman)

• In condizioni di difficoltà si manifesta ansia nella ricerca di controllare la situazione imprevedibile, poi in carenza di tale controllo, subentra la passività, e il comportamento depresso che ne deriva troverà auto-alimentazione in se stesso.

L’IMPOTENZA  APPRESA  (Seligman)

Lev Vygotskij: potenziamento dello sviluppo prossimale

processo che agisce nei termini di un cambiamento pervasivo, cioè come un cambiamento qualitativo o di struttura: quando un ragazzo impara, in altri termini, diventa capace di fare cose prima impossibili; l’apprendimento  è  cioè  il  passaggio  da  ciò  che  si è potenzialmente in grado di fare a ciò che si è effettivamente capaci di fare. Il ruolo della scuola è qui fondamentale

La scuola amplia la zona di sviluppo prossimale

lo sviluppo dei circuiti cerebrali è legato alla programmazione genetica (cioè alle istruzioni contenute nel DNA di ogni individuo) e alle esperienze postnatali. Nel 2007 la biologia molecolare ha scoperto e fotografato il meccanismo di sviluppo prossimale, cioè quella plasticità neuronale che permette alle cellule nervose di modificarsi in reazione agli stimoli ambientali.

come si modifica la struttura biologica dell’apprendimento  durante  il  processo  educativo (moltiplicazione dei dendridi), nel nostro caso, a scuola, mentre impariamo a fare ciò che prima non sapevamo fare

neuroni inattivi

neuroni che reagiscono a stimolazioni sensoriali e cognitive

• Il cervello, quindi, non può non imparare. Il punto è perciò non come insegnare ai ragazzi, ma come facilitare il loro apprendimento.

Qual  è  il  ruolo  dell’insegnante  con  i  suoi  allievi,  inclusi i ragazzi con difficoltà? Un catalizzatore

chimico! • esempio  di  un  catalizzatore  chimico  d’uso  

quotidiano: il cucchiaino Il gesto di girare il caffè con il cucchiaino per zuccherarlo  consiste  appunto  nell’utilizzare  un  catalizzatore chimico, cioè un oggetto (il cucchiaino) capace di rompere le molecole e aggiungerle (zucchero+caffé). Se non ci fosse questo catalizzatore chimico ad accelerare la fusione tra i due elementi che giacciono nella tazzina, il caffè si zucchererebbe in 3 anni.

il catalizzatore chimico in ambito scolastico è l’insegnante,  perché  è  lui  che  accende la funzione: come mostrato dalle immagini l’apprendimento  può  aumentare  il  30%  dei  dendridi.

Insuccesso scolastico • Le  ricerche  evidenziano  che  l’insuccesso  scolastico  è  molto  

alto e tende ad aumentare avanzando nei livelli di studio. Perché ?

• la risposta non è biologica, ma psicologica. • La scuola impone sempre più strettamente percorsi che

costruiscono  l’immagine  dello  studente,  in  particolare  la  valutazione  …,  come  mostra  l'introduzione  degli  INVALSI  e  di  tutti i test che introducendo nella scuola l'ossessione della valutazione per rilevare gli apprendimenti ostacolano di fatto la loro acquisizione, determinando il noto fenomeno dell’impotenza  appresa  una sindrome psicologica che blocca i meccanismi  neurobiologici  dell’apprendimento,inceppandone  le  normali  modalità  di  espressione.  Si  tratta  dell’unico  meccanismo capace di contrastare il normale funzionamento della funzione biologica.

• l’apprendimento  è  ostacolato  da  una  funzione  biologica in conflitto con esso: la paura. L’impotenza  appresa  è  dunque  un  meccanismo alimentato dalla paura, la paura di sbagliare che cresce insieme al senso di inadeguatezza che colpisce i “cattivi  studenti”  nel momento in cui [dimenticandoci che sono qui per apprendere, non per essere pesati e misurati ogni 3 minuti] sono sottoposti a test.

Il meccanismo della paura

Grazie  per  l’attenzione….  

https://youtu.be/vSy60Is4Wqo