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Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatorifiniscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
José Saramago
Pubblicazione realizzata per il 150° anniversario della fondazione dell’Istituto……
Redazione…
Fotografie…
Progetto grafico…
Stampa…
150 anni di storia del Liceo Fogazzaro
IL futuroNEL CuorE
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I l f u t u r o n e l c u o r e
futuroal presente
L’annuario che viene realizzato per celebrare i 150 anni dell’Istituto segue, dopo 25
anni, la pubblicazione di un altro annuario, voluto dal Preside prof. Mario Trevisan.
Tale annuario faceva emergere in maniera molto significativa l’identità dell’Istituto,
riconducendola al forte profilo del fondatore, il prete patriota “don Giuseppe Fogazzaro”,
ma anche riscontrandola nel dinamismo sperimentale dell’istituto, proiettato verso un
profilo più moderno della figura professionale di riferimento, il “maestro”, ma anche verso
professionalità nuove proprie di una società più complessa.
Era obbligo, pertanto, pensare ad un annuario per i 150 anni; si sottolinea che il 2012
consente non solo la celebrazione del momento fondativo dell’Istituto, che si fa risalire
all’attivazione di una sezione di preparazione dei maestri nel 1862, ma segna il centenario
di un passaggio significativo della storia dell’Istituto: con decreto del 1912 la scuola,
precedentemente comunale, diventa statale.
Un annuario celebrativo tuttavia non può nascere solo per calcolo matematico di una
ricorrenza. L’Istituto ha sicuramente consolidato negli ultimi 25 anni la sua identità, ne
è testimonianza la crescita dei consensi che ha portato il numero degli iscritti dai circa
novecento degli anni Ottanta agli attuali millequattrocento; si sta vivendo tuttavia una
fase di profonda trasformazione, sia della società, con una crisi economica che pone dei
grossi interrogativi sul futuro professionale e lavorativo dei giovani, sia della scuola che
sta affrontando i nuovi curricoli di una riforma nata dopo un lungo e travagliato periodo di
ricerca e di dibattito.
La recente conclusione delle manifestazioni indette per la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità
d’Italia ha tuttavia permesso di superare incertezze e timori, sia nella preparazione
dell’annuario sia nella realizzazione di altre iniziative celebrative: si è visto, in tale occasione,
che i giovani e la scuola credono nei valori della storia unitaria e ne traggono stimolo e
fiducia per affrontare le sfide e le difficoltà del presente. Il nostro Istituto, sia per la data di
nascita, che precede di qualche anno l’annessione del Veneto all’Italia, sia per la “mission”
che l’ha caratterizzato, facendone l’Istituto che con la formazione dei maestri poneva al
centro della propria attenzione l’educazione dei cittadini della nuova Italia, non poteva non
esser coinvolto in maniera particolare e specifica nella più generale ricorrenza nazionale.Presentazione del Preside prof. Pietro Pasetto
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Lo stile della celebrazione non può essere quello trionfalistico, che esalta una continuità
tra un passato di cui si è fieri e un futuro garantito dalla forza della tradizione. L’attuale
crisi economica e le trasformazioni sociali e culturali, con il diffuso precariato giovanile,
proiettano infatti ombre preoccupanti sul sistema scolastico, che ha come fine
l’inserimento dei giovani in un contesto di cittadinanza consapevole e di realizzazione
professionale corrispondente alle loro aspirazioni. Non solo lo stile dell’annuario e delle
celebrazioni doveva essere più dimesso, ma anche il centro della riflessione non poteva
non essere il futuro: da questo è nato il titolo dell’intero progetto, “Futuro al presente”.
L’annuario ripercorre il passato, quello remoto con la figura di Mons. Fogazzaro, alla cui
statura etica e civile si ispirò Antonio Fogazzaro promovendo l’intitolazione della scuola
allo zio, la fase del primo Novecento che potrebbe esser definito l’età aurea dell’Istituto,
il passato recente con le sperimentazioni e i tentativi di andare verso professioni che
potremmo definire “oltre il maestro”. Tuttavia la parte centrale è affidata agli studenti, che
incontrano ed interrogano ex alunni, alcuni diventati celebri in carriere e professioni anche
molto diverse da quella istituzionale, oppure ex docenti o genitori, per riflettere insieme sul
futuro. Anche il corredo fotografico è in buona parte dovuto all’iniziativa degli studenti, che
hanno cercato di documentare il loro modo di vivere la scuola.
Certamente le interviste evidenziano una molteplicità di punti di vista, di rapporti con
la scuola e di scelte professionali, che rischia di lasciare indeterminata l’identità di una
scuola che è ancora definita spesso, anche nelle comunicazioni ufficiali, come “ex Istituto
magistrale”. E chi legge l’annuario può avere difficoltà sia a cogliere la continuità tra la
realtà scolastica odierna, caratterizzata da quattro Licei del nuovo ordinamento della
Riforma Gelmini, e il vecchio ordinamento magistrale chiuso con Decreto Ministeriale del
1997, sia a cogliere il denominatore comune degli stessi quattro Licei attivati: Liceo delle
Scienze umane, Liceo Linguistico, Liceo delle Scienze applicate, Liceo economico sociale.
Se si osserva con attenzione la storia dell’Istituto, sia dal lato di chi l’ha vissuta e la vive,
sia dal lato delle trasformazioni dei curricoli e degli ordinamenti, si vede che l’elemento
che poteva essere causa di crisi e di disaffezione, e cioè la preannunciata chiusura
dell’Istituto magistrale con il passaggio all’Università della formazione dei maestri, è
stato un forte stimolo alla sperimentazione di nuovi percorsi; la consolidata attenzione e
riflessione sui processi formativi ha consentito all’Istituto di porsi in prima fila nel processo
di ammodernamento del sistema scolastico nazionale. In altre parole l’aver tolto lo sbocco
professionale proprio dell’Istituto si è rivelato come elemento di forza ed ha permesso
l’emergere di potenzialità prima compresse. Ciò che caratterizza l’Istituto è una licealità
concreta e pragmatica, che consente di affrontare e risolvere i problemi partendo dalle
competenze che provengono dal possesso di un ricco patrimonio culturale.
Quel patrimonio culturale, prevalentemente storico ed umanistico, che il maestro d’un
tempo trasmetteva in maniera un po’ ingessata alle nuove generazioni, si è trasformato
in un patrimonio moderno e dinamico di competenze flessibili, che consentono di trovare
sbocchi professionali non solo nella gestione dei sistemi formativi ma anche nei più ampi e
complessi sistemi relazionali della società attuale.
In tal senso l’annuario vuol trasmettere non solo la consapevolezza dell’importante
percorso compiuto, ma anche la certezza di essere nella strada giusta, che porterà
i giovani studenti non solo a risolvere al meglio i loro progetti di vita, ma anche a dare
un contributo decisivo per diradare le nebbie che avvolgono l’immediato futuro.
Colgo l’occasione per ringraziare quanti hanno collaborato alla realizzazione dell’annuario,
i cui nominativi sono indicati nelle pagine che seguono; in particolare voglio segnalare il
prezioso e coinvolgente coordinamento della partecipazione studentesca affidato alle prof.
sse Luisa Tellaroli e Giorgia Caleari.
Aggiungo, dal momento che il compimento dei 150 anni coincide con la conclusione per
limiti di età della mia più che ventennale esperienza alla guida dell’Istituto, un augurio di
buon lavoro alla nuova Dirigente, dott.ssa Maria Rosa Puleo, che con entusiasmo e con
la freschezza dei vincitori del recente concorso ha assunto la dirigenza del nuovo Liceo.
Interviste
118 Presentazione
120 Fernando Bandini
121 Renata Bedin
122 Antonio Cattivera
124 Cristina De Rosso
125 Chiara Magaraggia
127 Daniele Marini
128 Luca Mascia
129 Sergio Merlo
131 Margherita Nardi
132 Carla Pellegrini
133 Paola Pizzeghello
134 Laura Stocco
136 Discorso ai bambini della pianura di Fernando Bandini
Caro Fogazzaro
86 Anna Cocco
88 Luisa Quirici Frigo
90 Giovanni Azzolin
90 Urbano Bonato
91 Barbara Mignoni
91 Ada Strada
95 Luciana Chittero Villani
95 Umberto Nicolai
96 Marta Zanetti
96 Dorothy Bellin
97 Alberta Ruzzene
98 Marina Carta
99 Sabrina Buratti
100 Adelina Galvan
MusICa e LaboratorIo teatraLe
102 prof. roberta Marchini Il laboratorio teatrale, oggi
105 proff. bellotto e ruaro La tradizione musicale
atLetICa-Mente
106 prof. anna Maria Lampedecchia Ginnastica, Educazione fisica, Scienze Motorie: passato, presente, futuro!
108 Federica Del buono Scuola e sport: impegni che aiutano a crescere
110 I docenti, presidi, amministrativi e ATA del Liceo Fogazzaro
Le sCIenze uMane sI raCContano
66 prof. antonella Poncato La novità della riforma Gelmini
70 prof. Luciano De Giorgio Le scienze umane nel Liceo delle Scienze Umane e nel Liceo Linguistico
Le sCIenze aPPLICate sI raCContano 74 prof. Gianna arzenton L’anima scientifico-tecnologica
76 prof. rossana Magro Il Gruppo H
78 proff. Laura Leone e annamaria ronchin Immaginando il Fogazzaro: il progetto “formelle”
16 prof. Chiara Magaraggia Storia di Don Giuseppe Fogazzaro 1813 - 1901
28 prof. erminio Villani I verbali delle “Adunanze dei professori” dal 1890 al 1946
42 prof. renata bedin Un incontro con la storia
46 prof. erminio Villani Gli albori del percorso teatrale
50 prof. angelo Giusto Le sperimentazioni e il rinnovamento della didattica dal 1975 al 2000
IL LInGuIstICo sI raCConta
54 prof. Franca Milan La lingua, una porta verso il mondo
56 prof. anna Maestro Gli scambi culturali
58 prof. Deborah ellis Un rapporto con la lingua aggiornato, contemporaneo e consistente
60 prof. elisabetta Facco Progetti linguistici con metodologie didattiche innovative
62 prof. Graziella Gregori Francese: progetto ESABAC
64 prof. Laura Pellizzari Lo spagnolo: una novità vecchia di mille anni
indice
idee e progetti
ricordi ed emozioni
passato e futuro
Perché duri ne’ posteri perenne ricordanza di Mons. Giuseppe Fogazzaro, primo fondatore e direttore della Scuola magistrale femminile vicentina da lui generosamente sovvenuta di denaro di consiglio di opera, pubblico decreto del Comune, segna con grato animo questa memoria
idee e progetti
1716
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La ricorrenza dei 150 dalla fondazione dell’Istituto superiore a lui intitolato rende più che mai opportuno e doveroso un ricordo di don Giuseppe Fogazzaro: troppo spesso la sua figura è ignorata, addirittura confusa con quella del più celebre nipote, lo scrittore Antonio. Basti pensare che l’unica sua biografia è quella scritta da Sebastiano Rumor nel 1902, un anno dopo la sua morte. Collegato alla ricorrenza del centenario dell’unità nazionale, è da evidenziare il ruolo di spicco da lui rivestito nelle gloriose giornate vicentine del 1848, la sincera adesione alle idee risorgimentali e le sue, per certi aspetti sorprendenti, istanze antitemporalistiche nei riguardi del potere del papa; da approfondire è il suo ruolo di educatore, ispirato alle correnti pedagogiche allora innovative di Ferrante Aporti e, a chiusura delle celebrazioni dedicate ad Antonio Fogazzaro nel primo centenario della sua scomparsa, il posto centrale e speciale da lui rivestito nella crescita affettiva, umana, culturale dell’illustre nipote.
Don Giuseppe Fogazzaro (1813 – 1901)Patriota, sacerdote, educatore
1918
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Giuseppe Fogazzaro nasce a Bergamo nel 1813 da Maria Teresa Innocente Mazzi e da Antonio, che, per motivi di lavoro collegati al commercio, si trovava lì per affari, ma la sua vita è legata a Vicenza, dove egli si trasferisce in via Carpagnon a quattro anni e dove cresce con i tanti fratelli e sorelle ( 15 in tutto, nati dai due matrimoni del padre), fra cui Mariano – il padre del romanziere. Educato dapprima da precettori privati, dal 1831 entra nel seminario vescovile; ordinato sacerdote a 22 anni, l’anno successivo, nel 1837, consegue la laurea in teologia a Padova. Il vescovo Cappellari, che sempre lo gratificherà della sua stima e della sua piena fiducia, lo nomina poi insegnante di dogmatica presso il nuovo seminario vescovile della nostra città, che lo stesso vescovo aveva voluto edificare in contrà Santa Lucia su progetto dell’architetto Malacarne. Gli impegni della docenza e la passione sempre forte per gli studi filosofici non gli impediscono, in anni tanto cruciali, di appassionarsi alla vita civile, tanto che, insieme al fratello Mariano e al collega docente di filosofia don Giovanni Rossi, fratello del futuro industriale Alessandro, si entusiasma per le idee risorgimentali, fino a rivestire un ruolo importante nella rivoluzione vicentina di quell’anno 1848 che egli stesso definirà “il termine sacro, la pietra miliare da cui prese le mosse l’Italia dell’avvenire”
Pervenuta la notizia dei moti di Vienna e della rivolta di Venezia sotto la guida di Manin e Tommaseo, anche Vicenza insorge. Il “ dì memorando” è il 24 marzo, quando gli austriaci abbandonano la città e subito, in poche ore, si forma il Comitato Provvisorio, presieduto dal podestà Gaetano Costantini e da una ventina di vicentini appartenenti ai vari ceti sociali ( ceto borghese, nobiltà, clero, popolari), fra cui Sebastiano Tecchio, Giampaolo Bonollo, don Giovanni Rossi, don Giuseppe Fogazzaro, Giovanni Tognato, di professione macellaio. Il nome di
“gli occhi scuri, vivi, dolci austeramente, pronti a colorarsi
di ogni baleno”
don Giuseppe appare tra le firme del primo documento ufficiale rivolto alla popolazione vicentina .Non è qui la sede per rievocare le vicende di quei tre mesi e la resistenza che hanno fatto guadagnare al gonfalone del Comune di Vicenza la sua prima medaglia d’oro, alla disputa fra favorevoli alla Repubblica Veneta e favorevoli a Carlo Alberto, all’entusiasmo per la partecipazione dei crociati inizialmente ispirati a Pio IX, ma rimasti anche dopo l’allocuzione papale; ci interessa piuttosto sottolineare che il ruolo di don Giuseppe è sempre stato attivo , tanto che, in un ultimo tentativo di salvezza della città, si era recato a Roma, per ottenere per le province rioccupate dall’Austria l’aiuto di papa Pio IX. Al ritorno delle truppe del maresciallo Radetzsky, sarà protagonista anche della drammatica resa della città dopo la resistenza del 10 giugno.
Don Giuseppe rimarrà sempre fedele alle idee liberali, pagando dignitosamente con l’esilio la sua fede patriottica. Al suo ritorno a Vicenza, più di un anno dopo, viene privato della cattedra in seminario e vivrà, tra speranze e delusioni, il lungo periodo del decennio di preparazione, sempre sorvegliato dalla polizia austriaca. In città il tricolore è assolutamente tabù; basta il nome Italia imposto a una bambina a far scattare l’accusa di sovversione. Ma, nonostante lo strettissimo controllo, le notizie degli avvenimenti del ’59 – 60 circolano con rapidità e ricchezza di particolari. I controlli si fanno più serrati e per don Giuseppe, dopo un’ulteriore perquisizione, si prepara l’amara esperienza del carcere, prima San Biagio a Vicenza, poi quello di San Severo a Venezia; per intervento del Patriarca sarà poi relegato nel Convento dell’isoletta di San Michele, dove rimarrà fino al 18 maggio. A ciò si aggiunge la tristezza per la morte in quei giorni del vescovo Cappellari che sempre l’ha protetto, così che, rientrato a Vicenza al seguito di un’amnistia, a don Giuseppe viene proibita perfino la predicazione. In questo
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periodo di amarezza, gli è di grande consolazione la vicinanza del nipote Antonio; anche quando il giovane vive a Torino, inquieto studente di giurisprudenza, i frequenti rapporti epistolari rendono palese l’affettuosissima complicità che lega zio e nipote.Ed è un’impronta, quella di don Giuseppe, destinata a rimanere indelebile nello scrittore. È questo un periodo di isolamento forzato, mitigato dai frequenti soggiorni nella prediletta villa di Montegalda, oggi villa Fogazzaro- Roi - Colbachini, che il padre Antonio aveva fatto ampliare su disegno dell’architetto Caregaro Negrin. È lui, don Giuseppe, a realizzare lo splendido parco all’inglese, lasciandone una parte allo stato selvatico dove circolavano ancora liberamente daini, volpi e pernici. In una pagina del romanzo “ Piccolo Mondo Moderno (1900) Antonio Fogazzaro ci lascerà un efficace e commosso ritratto dello zio nel personaggio di don Giuseppe Flores, ambientando la scena dell’incontro con il protagonista, l’inquieto Piero Maironi, proprio nella villa di Montegalda: “Era un nobile viso, dove le linee maschie delle ossa inferiori e il grande arco del naso compievano degnamente, per così dire, l’alta parola della fronte ampia, solenne; e gli occhi scuri, vivi, dolci austeramente, pronti a colorarsi di ogni baleno, di ogni fiamma, di ogni ombra dello spirito, dicevano la calda purezza interna, la soavità recondita di quella parola maestosa.” (Piccolo Mondo Moderno, inizio cap. 2^)
Molto tempo è dedicato intanto agli amati studi filosofici, sempre più influenzati dal pensiero e dalle opere di Antonio Rosmini, già conosciuto e ammirato fin da giovane. Culturalmente curioso e aperto, legge con interesse gli scrittori stranieri fra cui Emile Zola, il padre del romanzo naturalista; nei riguardi del darvinismo, lontano dalla chiusura di Giacomo Zanella, si esprime con atteggiamenti di grande equilibrio e apertura. Non tralascia
comunque di prendere posizioni decisamente coraggiose nei riguardi di una questione che comincia a infiammare e a dividere gli animi dei cattolici liberali italiani, ovverossia la questione del potere temporale dei papi. Una risonanza regionale ha in quegli stessi anni il documento del sacerdote bellunese don Angelo Volpe, ostile non solo alla dominazione straniera, ma anche alla continuazione dello Stato Pontificio, che fa venire a galla, sotto l’apparente tranquillità, un nutrito drappello di clero veneto apertamente ostile al potere temporale. L’episcopato triveneto reagisce in modo intransigente, condannando senza appello le idee di don Volpe e pretendendo dai sottoscrittori una sconfessione scritta; nella diocesi vicentina 14 religiosi rifiutano e la lista dei loro nomi è vergata di proprio pugno dal vescovo Farina: fra essi, uno dei pochi residenti a Vicenza è il “canonico della cattedrale” don Giuseppe Fogazzaro, di fede rosminiana e unitaria.
Nel 1866, unito finalmente il Veneto all’Italia, don Giuseppe ha la soddisfazione di poter ritornare attivamente all’impegno civile , eletto nelle prime elezioni amministrative del Comune di Vicenza e di riprendere l’amata cattedra di dogmatica, insieme a nuovi incarichi, quali l’ufficio di vice – rettore dei chierici esterni del Seminario, di catechista dei giovani traviati e di rettore della Congregazione di mutua carità fra i sacerdoti. È soprattutto nell’attività educativa che, proseguendo nell’opera iniziata dai tempi in cui era un giovane prete di 25 anni, don Giuseppe Fogazzaro investe le sue energie migliori. Venuto a conoscenza, ancora a fine anni Trenta, di un innovativo esperimento educativo attuato da Ferrante Aporti a San Martino dell’Argine, nel Mantovano, poi a Cremona, Milano e Brescia, incontra più volte il fondatore, di cui è tra i primi a condividere appieno il progetto di assistere l’infanzia più disagiata, di curarne la salute, preservarla dai pericoli del degrado, impartirle le prime norme dell’educazione, nella convinzione che la miseria e l’ignoranza siano la causa prima dei mali dell’uomo. A Vicenza, superando numerose resistenze e di mentalità e economiche, compreso il reperimento di spazi adeguati, con ambienti ariosi, luminosi, aperti, avvalendosi del contributo economico a titolo gratuito di un centinaio di cittadini e dell’opera di tante donne di differente condizione sociale ed età che,nelle strade e bussando di porta in porta, cercano di convincere i genitori di affidare i bambini a partire dai tre anni, riesce ad istituire a palazzo Chiericati il primo Asilo ( con la A maiuscola) per bambini poveri nella nostra città. Alla sua apertura, nel luglio 1839, ben 40 bambini e bambine riempiono gioiosamente i nuovi spazi, meritandosi l’elogio dello stesso Aporti, lieto che “la città aggiungesse al decoro di tanti monumenti d’ingegno e di buon gusto la nuova istituzione diretta a tutelare l’innocenza degli infanti”. Successivamente, finanziato dal nipote Antonio, anche Velo d’Astico avrà il suo asilo per bambini poveri. L’istituzione degli “asili d’infanzia” anticipa di alcuni anni i giardini d’infanzia di Froebel. È senz’altro interessante, ascoltare quanto don Giuseppe ha riferito un anno dopo, nel 1840, ai sostenitori dell’opera dell’Asilo: “Voi che li conosceste com’erano, non vi chiedete certo esitando se la vostra carità fu ben collocata. I pochi bambini accolti da principio erano tali da far concepire scarse speranze di presto miglioramento: infermicci, deboli, sparuti, tardi ad ogni movimento con un guardare malinconico ben dicevano da quali case, da quali tane erano usciti; i capelli trasandati annidarvisi mille immondezze, i corpi e le vesti incredibilmente sudice dicevano che impotenza o la pigrizia dei parenti aveva loro diniegate, e quella fronte così di rado spianavasi a quel sorriso che ne’ bamboli è natura… Che se il miglioramento ottenuto parve meraviglioso, siffatte meraviglie non ci dovevamo aspettare solo dall’aria libera che qui si respira, dal cibo…ma, vorrei aggiungere anche dallo sviluppo dato dalle menti e dalla nuova piega operata sugli animi, perché se la condizione del corpo influisce fortemente sullo spirito, credo che la condizione dello spirito non valga meno a rimontare i corpi.”
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***La lunga esperienza negli asili fa ben presto maturare in lui la necessità di preparare educatrici all’altezza dell’impegnativa professione di insegnare.Il suo nome è appunto legato soprattutto alla scuola per maestre, a quello che diventerà poi l’Istituto Magistrale. Nel 1862 nasce a Vicenza la Scuola di Metodica, annessa all’Imperial Regia Scuola Maggiore Femminile e situata in contrà Santi Apostoli. Si tratta di una quarta classe elementare che dà l’abilitazione a insegnare nei primi anni dell’istruzione primaria e comprende lezioni di pedagogia, aritmetica, scienze e disegno. Quando nel 1866 il Veneto entra a far parte del Regno d’Italia, don Giuseppe è chiamato dal Regio Direttore scolastico per la provincia di Vicenza Paolo Lioy a dirigere sia la Scuola Maggiore sia la Scuola di Metodica, incarico che svolgerà con entusiasmo e che terrà ininterrottamente per vent’anni, fino al 1886; nel frattempo l’istituto si ingrandirà con l’aggiunta di un Corso superiore per insegnare anche negli ultimi anni delle elementari, cambiando il suo nome in Scuola Normale Magistrale. È questa una sua creatura, per la cui istituzione versa di tasca propria al Municipio l’ingente cifra di dodicimila lire e alla quale devolverà in totale discrezione tutti i suoi stipendi di professore di morale e filosofia , diplomando tante ragazze, protagoniste poi dell’alfabetizzazione di Vicenza e provincia. Nei vari discorsi con cui inaugurava gli anni scolastici dice fra l’altro: “Sia la maestra custode gelosa della sua dignità, dignità di madre nel senso più alto della parola, che è quella di allevatrice di menti e di cuori, dignità di cittadina, dignità di cristiana; e di queste dignità deve inorgoglirsi, misurando i suoi doveri e pensando di adempierli”. E ancora: “La maestra con la descrizione trova il modo di rendere piacevoli gli esercizi scolastici, massime tenendo di continuo sveglia l’attività delle fanciulle nelle loro facoltà fisico-intellettuali – morali”. Sulle sua proverbiale dedizione alla scuola il biografo Rumor ci racconta gustosi aneddoti. Mi piace raccontarne uno. È una fredda giornata dell’inverno 1881 e nevicava da giorni. Le aspiranti maestre si accorgono che il professore arriva a scuola tutto bagnato, restando per ore nel suo studio. Una di esse prepara un cuscino di lana che viene messo in Direzione. Così reagirà don Giuseppe: “Oh, com’è possibile che una signorina butti via tempo e denari, pazienza in un magnifico lavoro per gettarlo ai piedi a me? A me? “Quando a Vicenza arriverà l’ispettore ministeriale, la relazione che fotografa la situazione della scuola vicentina è piuttosto severa, tuttavia il funzionario scrive: “Sento il dovere di fare lodevoli eccezioni… Dell’esimio direttore di queste scuole, don Giuseppe, mi dispenso di parlare, essendo da tutti conosciuto il suo vivo interesse per la popolare istruzione”. Niente male per essere nel periodo del governo di impronta anticlericale della Sinistra storica, in pieno clima post non expedit!La lucidità, la serenità d’animo lo accompagneranno fino agli ultimi giorni. È con composta mestizia che Antonio Fogazzaro annuncerà la morte dello zio, l’11 agosto 1901, all’età di 88 anni: “Compio il doloroso dovere di annunciare… a nome dell’intera famiglia, che il santo sacerdote don Giuseppe Fogazzaro morì nel Signore iersera alle ore 21”. Paolo Lioy, allora Provveditore agli Studi della provincia di Vicenza, dichiara: “ Con lui è scomparso il Vecchio di casa, l’anziano sacro per tutte le famiglie, il consigliere sicuro e fido, il santo che sapeva compatire e amare”. Sarà sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale di Vicenza, dove, dieci anni dopo, sarà raggiunto dal nipote Antonio.
***
L’anno successivo, nel 1902, il Consiglio Provinciale decide di intitolare a lui la Scuola Normale (“da lui creata ed amorosamente sempre tenuta, diretta per una lunga serie di anni” si scrive nella motivazione) e, nel corso di
L’istituzione degli “asili d’infanzia”
anticipa di alcuni anni
i giardini d’infanzia di Froebel
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una solenne cerimonia, il 22 marzo viene scoperto il busto marmoreo nella scuola, allora ubicata nel Palazzo Cordellina di contrà Riale. Il periodico “ Provincia di Vicenza” ce ne lascia una cronaca dettagliata, che ci permette di rivivere qui, ora, quella mattina alla scuola magistrale di più di cento anni fa.“Prima delle 11 cominciarono ad affluire nell’ampio atrio della Scuola Normale femminile le autorità e gli invitati per assistere alla solenne inaugurazione della lapide e del busto marmoreo a Don Giuseppe Fogazzaro... Lo scoprimento del ricordo marmoreo venne accolto da prolungati applausi. Il busto assai somigliante, in marmo di Carrara,opera dello scultore Brustolon, posa sopra una colonna di marmo di Chiampo, recante una targa in bronzo con la seguente iscrizione:
A DON GIUSEPPE FOGAZZARO ONDE HA NOME
ED EBBE PATERNO AFFETTO SAPIENTE QUESTA SCUOLA
LA RAPPRESENTANZA PROVINCIALE POSE 1902
Paolo Lioy, prima di parlare […] pronunciò qui il discorso commemorativo. Le ispirate parole, ascoltate con fervida attenzione e spesso interrotte da applausi, furono salutate alla fine da una vera ovazione, lunga, insistente.Subito dopo lo scoprimento della lapide murata ai piedi dello scalone, che porta la seguente iscrizione:
Perché duri ne’ posteri perenne ricordanza / di Mons. Giuseppe Fogazzaro / primo fondatore e direttore / della Scuola magistrale femminile vicentina / da lui generosamente sovvenuta / di denaro di consiglio di opera / pubblico decreto del Comune / segna con grato animo questa memoria.
Fu una festa gentile e cara, di una intimità affettuosa e solenne, una vera festa dei cuori.”
E la lapide è ora qui, nell’Aula Magna dell’Istituto di contrà Burci, a ricordarci quel giorno di quasi 110 anni fa, per tenere ancora vivo il nome di don Giuseppe e, con lui, rendere memoria a tutte le tante, tantissime, sconosciute maestre e ai tanti maestri che da qui sono partiti per alfabetizzare la provincia di Vicenza. Se si considera che al momento dell’unificazione con l’Italia nel Vicentino si contava ancora il 70% di analfabeti e che, agli inizi del Novecento, essi erano già scesi sotto il 50% si può avere la percezione del lavoro compiuto. Forse per molti di noi anche questo è un motivo in più per essere fieri di essere stati ed essere alunni, collaboratori, insegnanti, dirigenti di una scuola pubblica che, ancora adesso, diventata Liceo dai tanti indirizzi, a 150 dalla sua fondazione,continuerà ancora a denominarsi “ Liceo don Giuseppe Fogazzaro” di Vicenza.
prof. Chiara Magaraggia
Insegnanti del Regio Istituto Magistrale Don G. Fogazzaro. La foto è anteriore al 1938, quando Laura Lattes, terza seduta da sinistra, venne allontanata dall’insegnamento in seguito alle leggi fasciste sulla razza
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registro dei processi verbali del consiglio degli insegnantidall’A.S.1890-91 all’A.S.1897-98
Verbale del 13 ottobre 1890 Consiglio degli insegnanti della SCUOLA NORMALE FEMMINILE di Vicenza
Direttrice: Carolina Maccagnini.
Ordine del giornoTra i libri adottati si nota:
autore, titolo, prezzo
DANI, Corografia vicentina, lire 1,25
Verbale del dicembre 1892In incipit di seduta la Direttrice riferisce che:
“IL CONSIGLIO DEGLI INSEGNANTI trova essere cosa buona e necessaria che ogni docente
osservi le QUALITA’ fisiche, intellettuali e morali delle singole alunne per comuni-
carle poi alla direttrice in seguito al consiglio stesso”.
Verbale del 16 luglio 1898Viene data lettura di un Telegramma ministeriale con il quale
“SI DISPENSA DAL TIROCINIO per quest’anno le allieve della la terza classe normale
di scuole governative e pareggiate alle quali, superato l’esame di licenza, si con-
cederà il diploma SENZA L’ANNO DI PROVA”.
adunanze del consiglio degli insegnanti della scuola normale femminileVerbali dal 1915 al 1918
Verbale del 15 maggio 1915Seduta straordinaria per deliberare la punizione di un’alunna che ha “infilato un ago
sulla polttrona del Docente di Scienze durante l’intervallo precedente la lezione”.
Verbale del 31 luglio 1915 (chiusura anno scol.)Si rileva il riferimento, per due volte, al fatto che la chiusura ANTICIPATA (causa
guerra) delle lezioni ha impedito lo svolgimento dei programmi e del tirocinio se-
condo il piano prefissato.
Verbale del 30 settembre 1915 (apertura a.s.I9I5-19I6)La Direttrice informa il collegio dei professori di avere avvertito l’ingegnere pro-
vinciale sui punti del nostro edificio che possano offrire più sicuro RIPARO CONTRO
L’EVENTUALE SCOPPIO DI BOMBE NEMICHE”. La Direttrice conclude la seduta “con un sa-
luto e un AUGURIO CHE DAI PRESENTI VA SOPRATTUTTO AL NOSTRO ESERCITO VALOROSO TRION-
FANTE SICURAMENTE E SPERIAMO PROSSIMAMENTE SULLE ARMI NEMICHE. CONSERVIAMO IN NOI
Il presente lavoro nasce dal proposito di conoscere una parte della storia della SCUOLA NORMALE FEMMINILE prima, dell’ISTITUTO MAGISTRALE “Don G. Fogazzaro” poi, attraverso i verbali delle “Adunanze dei professori”.L’indagine di archivio si muove lungo i 55 anni che vanno dal 1890 al 1945.La disponibilità di materiale cartaceo originale ha permesso di illuminare un cinquantennio di storia dell’Istituto con le parole di Direttrici, Presidi e Professori che hanno animato le riunioni plenarie ed i consigli di classe.Si è avuto modo, perciò, di entrare nel “nucleo pensante” della scuola in un periodo di grande interesse storico-politico-sociale che va dall’età umbertina alle soglie della Repubblica, passando per la Prima guerra mondiale, il Fascismo e la Seconda guerra mondiale. Questi tre “quadri” coprono uno spazio notevole e fortemente significativo dei verbali delle adunanze dei professori. I contenuti ed il “tono” di questi verbali permettono di seguire l’evoluzione del “Fogazzaro” lungo un filo cronologico che attraversa l’intera prima metà del 1900. Il materiale qui proposto deriva dalla lettura di verbali originali riportati sia integralmente sia in sintesi. Sono presenti, qua e là, brevi note esplicative.
scuola normale Femminile - Istituto MagistraleDon G. Fogazzaro - VicenzaVerbali delle Adunanze - Collegi dei docenti dal 1890 al 1946
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E NELLE NOSTRE ALUNNE QUELLA SERENITA’ CHE E’ NECESSARIA AL PROFITTO DEGLI STUDI E
PIU’ ALL’ALTEZZA MORALE RICHIESTA DAL MOMENTO PRESENTE E DAL VOLGERE DEGLI EVENTI”.
Verbale del 28 dicembre 1915:Nel corso della seduta una professoressa chiede alla Direttrice di far suonare la
campana un po’ prima delle 17.00 perché a causa del buio non possono muoversi age-
volmente. La direttrice risponde raccomandando un po’ di pazienza finché tutte le
aule saranno fornite di luce elettrica. Inoltre, informa i docenti che “LE NUOVE
DISPOSIZIONI PREFETTIZIE PER GLI ALLARMI in caso di segnalazione di AEROPLANI NEMICI
impongono vi sia la soppressione della luce elettrica; perciò provvederà a fornire
le aule di PICCOLE CANDELE...”.
Verbale del 31 maggio 1916: “La Presidente comunica che il superiore Ministero, sollecitato dal nostro
R.Provveditore come da altri della zona di guerra, concesse ai Provveditori stessi
la facoltà di chiudere le scuole medie della Provincia ove il provvedimento appaia
opportuno o necessario. La nostra scuola, benché visitata da competenti ufficiali
dell’esercito, è per ora lasciata libera; epperò non solo potremo far qui,è spera-
bile, scrutini ed esami, ma delle nostre aule usufruiranno in questo periodo anche
professori e allievi di altri istituti (già chiusi per esigenze belliche)
“La Sig. Direttrice legge poi il decreto luogotenenziale degli esami e lo illu-
stra. Là dove è detto che le materie a più prove saranno classificate con un solo
voto complessivo la prof.ssa di Lettere del corso normale B molto SI RAMMARICA DEL-
LA DISPOSIZIONE non mai adottata fin qui per l’italiano perché INCONTESTABILE E’
LA GRAVITA’ DELLE CONSEGUENZE CH’ESSA PUO’ APPORTARE QUANDO SI PROMUOVANO,COME SI
PROMUOVERANNO,FACENDO LA MEDIA FRA SCRITTO E ORALE, ALUNNE NON PREPARATE ALLA CLASSE
SUPERIORE... E ANCHE PIU’ SI DUOLE CHE SIA CONCESSO l’ESONERO dall’esame a chi abbia
ottenuto 7/10 in condotta, ch’ella giudica votazione molto bassa, VERAMENTE INDEGNA
DI PREMIO”.
anno sCoLastICo 1916-1917
Seduta iniziale del 30 settembre 1916 (è ospitata nella Sala maggiore del COLLEGIO alle GRAZIE).
“La Direttrice ringrazia l’Amministrazione dell’Istituto che con signorile larghezza
ci ospita quest’anno all’inizio dei lavori scolastici, come ci ospitò nell’estate
del ‘15; con elevata parola si rivolge ai presenti. Come allora,queste sale accolse-
ro quanti di noi vi convennero con animo trepidante ma piena di alta speranza e di
fiducia incrollabile nelle sorti dei nostri fulgidi destini,così ora esse si riaprono
ad accogliere noi che ci aduniamo con non minore speranza, con fede avvalorata nelle
sorti d’Italia, che di nuova luce circonfonde il sangue dei mille caduti gloriosamen-
te per lei...... saluto quanti combattono; saluto i presenti tutti,i nuovi arrivati,
quelli che se ne andarono o se ne andranno dalla nostra scuola, in altre città, lon-
tane e vicine, ma sempre unite a noi nel pensiero, nell’affetto, nell’opera: ché da
per tutto ove risuoni la nostra lingua, è Italia, è patria, è fratellanza...
La Direttrice comunica poi che le “lezioni si terranno nella Scuola elementare di S.
Biagio, edificio difettosissimo, senza dubbio, ma il solo che stato possibile adattare
alle esigenze della nostra scuola; la quale per gli orari e per il locale PASSERA’
ANCHE QUEST’ANNO UN PERIODO VERAMENTE DI GUERRA”.
VIGILIA DI CAPORETTOVerbale del Collegio degli Insegnanti del 23 ottobre 19I7Nei giorni immediatamente precedenti la cosiddetta “Rotta di Caporetto” e le sue conseguenze, gli Insegnanti della R.Scuola Normale Femminile di Vicenza sono riuniti in adunanza, sotto la presidenza della Sig.ra Magrini, per discutere dei temi da trattarsi al prossimo Congresso per la riforma magistrale...”. Con la guerra ormai in casa i professori della Scuola Normale Femmile di Vicenza si intrattengono a discutere di quella riforma che di lì a non molto avrebbe segnato il passaggio dalla tradizione all’innovazione.
anno sCoLastICo 1920-21
Verbale del Collegio degli insegnanti del 30 settembre 1920La Direttrice, prof.ssa Magrini, saluta e dà il benvenuto alle nuove insegnanti. Si
compiace del ritorno in questa scuola della prof.ssa LATTES.
Nel corso del Collegio la direttrice afferma: “Pare che le lezioni possano finalmen-
te, dopo lunga serie di anni, cominciare all’epoca stabilita dalla legge; esprime la
speranza che questo ritorno alla regolarità faciliti anche il ritorno all’ordine,
alla disciplina, alla consapevolezza del dovere ... verso cui, del resto, la scuola
era avviata e aveva mirato anche durante gli anni di maggiori turbamenti generali e
locali” (= durante la guerra).
Verbale del Collegio degli Insegnanti del 14 dicembre 1920Tra i punti all’ordine del giorno figurano la lettura e la discussione dei programmi
didattici delle insegnanti.
Viene letto e discusso il programma di italiano della prof.ssa Laura Lattes, unani-
memente approvato perché ritenuto “chiaro, serìo, elevato, completo”.
Continuando, la Direttrice “coglie l’occasione per raccomandare che la correzione
(dei lavori) sia diligente, oculata, efficace, e che ANCHE QUANDO ESSA NON ABBIA PO-
TUTO ESSER FATTA A TUTTI I LAVORI, ALLE ALUNNE DI UNA CLASSE SI VEDA DI DARE L’IM-
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PRESSIONE CHE OGNI VOLTA SARA’ CONTROLLATO E GIUDICATO IL LORO LAVORO PERCHE’ ABBIANO
INCITAMENTO A FAR DEL LORO MEGLIO SEMPRE”.
anno sCoLastICo 1920-1921
Verbale della seduta del CONSIGLIO DI DIREZIONE del IO giugno 1921Nel corso di questa seduta la Direttrice comunica che “molti insegnanti in questi
giorni sono in agitazione..., e consiglia di desistere dal movimento soprattutto
per ragioni morali, e anche perché coloro che aderiscono alle agitazioni potrebbero
essere puniti.
L’Insegnante +++ risponde che “il rischio di una punizione non impedirà di manife-
stare il proprio dissenso; quindi continuerà ad aderire al movimento di agitazione”.
Siamo nel cosiddetto BIENNIO ROSSO.
Verbale del 18 giugno 1921CONSIGLIO DI DIREZIONE.Il Consiglio si riunisce anche per decidere sul comportamento “deplorevole nella
Scuola e fuori” di un’alunna ritenuta anche “pericolosa per l’influenza da lei eser-
citata su alcune compagne di altre classi”. Il Consiglio decide di “SOSPENDERE l’a-
lunna dalle lezioni degli ultimi otto giorni di scuola,togliendole il beneficio delle
ultime ripetizioni e dell’ultima votazione trimestrale e obbligandola in tal guisa
a sostenere tutti gli esami”.
Verbale della seduta di Consiglio di Direzione del 12 novembre 1921La Direttrice comunica che “La Signorina MARIA FOGAZZARO, benemerita della città e
della Patria per moltissime opere di illuminata carità, ha offerto alla Scuola Nor-
male la cessione della BIBLIOTECA CIRCOLANTE
da lei istituita..., a patto che possano continuare a usufruirne oltre che le alun-
ne della Scuola stessa, anche le ex alunne e le allieve del Ginnasio e della Scuola
Professionale...”.
Il Consiglio accetta l’offerta “intitolando la nuova raccolta di libri BIBLIOTECA
MARIA FOGAZZARO”.
NOTE:I) Nella seduta plenaria dei professori del 23 marzo 1922 risultano presenti le prof.
sse CUMAN PERTILE E LATTES.
2) Fino al verbale di riunione del 16/12/1922 NON CI SONO RIFERIMENTI ESPLICITI AGLI
AVVENIMENTI POLITICO-SOCIALI Di QUESTO PERIODO ( “Marcia su Roma” e Avvento del Fa-
scismo).
anno sCoLastICo 1922-1923
Verbale della seduta plenaria dei professori del 30-1-1923La Presidente porta a conoscenza che è in vendita il CALENDARIO STORICO DELL’ITALIA
VITTORIOSA.
Il Consiglio approva l’acquisto di 2 copie di questo calendario PER DAR MODO A TUTTE
LE ALUNNE DI AVERE SOTT’OCCHIO GIORNALMENTE UNA DATA GLORIOSA DELLA NOSTRA EPOPEA
NAZIONALE”.
Nota: Si rileva un adeguamento del linguaggio ai mutamenti politici in atto (affermazione
del Fascismo).
Verbale della seduta plenaria dei professori del 15-2-1923“La Direttrice invita a prendere in considerazione la possibile formazione di un
GRUPPO D’AZIONE PER LA SCUOLA DEL POPOLO, che abbia per centro la SCUOLA NORMALE di
Vicenza. Ricorda come sia (già) sorto il Gruppo d’azione di Milano...
Viene approvata la proposta che la Scuola diventi CENTRO PRINCIPALE di un GRUPPO
D’AZIONE VICENTINO...”.
Nota: Si vedono i segnali del nuovo “clima politico”.
anno sCoLastICo 1922-1923
Verbale del Consiglio plenario dei professori del 25 luglio 1923DALLA SCUOLA NORMALE ALL’ISTITUTO MAGISTRALE.
Nella fase finale della seduta la Direttrice Ada Magrini “rivolge un commosso saluto
a tutti gli insegnanti. Questa adunanza, Ella dice, assume un significato particolar-
mente solenne: è L’ULTIMA ESPRESSIONE DELLA SCUOLA NORMALE così come per tanti anni
l’abbiamo amata.
La certezza che un più severo indirizzo educativo consenta una migliore preparazione
alla vita, se illumina il sacrificio, non toglie la tristezza di quest’ora d’addio. E’
questo, per quei tutti, un momento di incertezza penosa, ma insieme grave di respon-
sabilità. Elevandosi al di sopra di ogni contingenza, d’ogni interesse particolare
dell’ora che passa, con parola grave che calma gli spiriti commossi, ESPRIME LA SUA
FEDE NELLE SORTI DELLA SCUOLA, augura che nel nuovo ISTITUTO MAGISTRALE l’ordinamento
degli studi resti, vivificatore lo spirito che ha animato tutti sin qui...”.
La seduta si chiude con una calda manifestazione di stima nei confronti della Diret-
trice che viene onorata con un mazzo di fiori, “omaggio devoto delle allieve”.
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anno sCoLastICo 1928-29
Verbale della seduta del I9 febbraio 1929-VIIAppare la DOPPIA INDICAZIONE dell’anno: d’ora in poi, cioè, si dovrà indicare anche
l’anno dell’ERA FASCISTA partendo dal 1922.
Verbale dell’adunanza del 26 marzo 1929-VII“SUL VESTIRE DELLE INSEGNANTI E DELLE ALLIEVE”.
La Preside Magrini “legge la circolare n. 35 sul VESTIRE delle Insegnanti
e delle allieve nelle scuole. Nel nostro Istituto, aggiunge la Preside, è sempre
stato così vivo il senso del decoro, della dignità, della responsabilità dell’ufficio
di educatori ed educatrici che non si è ritenuto necessario introdurre l’uso del
grembiule per le insegnanti; d’ora innanzi SI OTTEMPERERA’ alla PRECISA ED ESPLICITA
DISPOSIZIONE MINISTERIALE.
Dalla circolare in questione sarebbe prescritto il grembiule scuro per le allieve...
Il colore da noi adottato è il bianco; si ritiene di poterlo conservare: NON E’ TINTA
VIVACE e garantisce una maggiore pulizia”.
SEDUTA di scrutinio trimestrale del 20 aprile 1929-VIILa Signora Preside richiama l’attenzione dei professori sulla circolare ministeriale
del 29 giugno 1925 che DETERMINA IL CRITERIO DI SCELTA DEI LIBRI DI TESTO: CONFOR-
MITA’ ALLE DIRETTIVE DELLO STATO FASCISTA.
La Preside ricorda che entro il 25 maggio si dovrà eseguire la revisione dei libri
di testo in uso e si dovranno far conoscere immediatamente al Ministero i libri che
fossero ritenuti NON CONFORMI alle direttive su esposte...”.
anno sCoLastICo 1929-1930
Adunanza del Collegio dei Professori del 16 settembre 1929-VIINella fase iniziale della seduta la Preside raccomanda ed “invita a INTENSIFICARE LA
VIGILANZA perché L’ACCRESCIUTO NUMERO DI ALLIEVI MASCHI lo esige. NON SIANO LASCIA-
TI MAI SOLI...”. Più avanti la Preside “ribadisce che tutta l’azione educativa deve
condurre a quell’armonia di intenti che, a sua volta, promuove la consapevolezza
dei valori umani ... Non ho bisogno di rilevare che tra i maggiori (valori umani) è
la COSCIENZA NAZIONALE... Il collegio dei professori è a conoscenza dell’ADUNATA a
Udine e ad Aquileia. Questa scuola vi fu rappresentata dalla prof.ssa..+++, la quale
porta negli occhi e nel cuore la visione di superbe grandezze, di glorie immortali,
di comunicazione fraterna di spiriti INTORNO AD UN CAPO che ha l’ambizione del bene
Seduta del 10 ottobre 1929-VIIIl giorno 15 ottobre sarà inaugurato ufficialmente il nuovo anno scolastico. “ L’ora-
tore trarrà dalla RIEVOCAZIONE DELLA GRANDE GUERRA E dalla celebrazione della RIVO-
LUZIONE FASCISTA incitamenti alla disciplina, al lavoro, al SACRIFICIO GIOIOSO...”.
Adunanza del 24 febbraio 1930-VIII“La Signora Preside domanda agli insegnanti quale opera siano disposti a svolgere con
i giovani ISCRITTI ALLE ASSOCIAZIONI FASCISTE. Nota con soddisfazione che il numero
degli alunni aderenti alle organizzazioni va tutti i giorni aumentandop questo NON
PER COERCIZIONE che annullerebbe il significato dell’adesione, ma per COMPRENSIO-
NE sempre maggiore del FASCISMO, comprensione favorita dall’opera persuasiva della
scuola e degli avvenimenti politici che a tutti si impongono con la forza della loro
grandezza”.
Seduta plenaria di chiusura dell’anno scol. Del 25 giugno 1930-VIIIAll’interno della sintesi delle attività svolte durante l’anno,una professoressa
“DICHIARA d’avere seguito nell’assegnazione dei compiti e nelle interrogazioni le
istruzioni venute dal Ministero: d’avere ispirato tutto il suo insegnamento alla
formazione della coscienza nazionale, all’ossequio alla Monarchia e al Regime... Ha
anche favorito la propaganda per la Croce Rossa e la Celebrazione del Pane, la comme-
morazione delle date più solenni della vita nazionale e della RIVOLUZIONE FASCISTA”.
anno sCoLastICo 1930-1931
Nella seduta di apertura del nuovo anno la Preside “OSSERVA che il giorno 20 cor-
rente è la GIORNATA DELL’ALA; come è noto, SARA’ INAUGURATO L’AEROPORTO DAL MOLIN
con l’intervento di S.Ec. BALBO, S.Ec.Marconi e del Gen.Vaccari. E’ necessario che
i giovani possano partecipare alla cerimonia pel loro godimento e per la FORMAZIONE
SPIRITUALE...”.
Adunanza dei professori del 5 dicembre 1930In apertura “la Preside rivolge un saluto deferente e cordiale insieme ai REVERENDI
SACERDOTI che PER LA PRIMA VOLTA partecipano alle adunanze venendo così a far parte
anche più intima della famiglia scolastica cui già da tempo danno il loro sapiente
contributo di azione formativa dello spirito”.
Nota: i Patti Lateranensi del 1929 cominciano ad avere applicazione pratica in via uffi-
ciale.
Adunanza del 16 dicembre 1930Comunicazioni della Preside:
“Il R.Provveditore... invita a intensificare l’azione di PROPAGANDA fra gli studenti,
consigliandoli ad avvicinarsi maggiormente alla grande famiglia dell’OPERA NAZIO-
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NALE BALILLA così che la NOBILE REGIONE VENETA dia un nuovo vigoroso impulso alla
patriottica istituzione. La Signora Preside rileva con soddisfazione che l’adesione
dei nostri allievi alle alle ORGANIZZAZIONI GIOVANILI FASCISTE va continuamente au-
mentando...”.
anno sCoLastICo 1932-1933
Adunanza del 15 maggio 1933-XIQuasi l’intera seduta è dedicata ad una serie di comunicazioni che ben riflettono il
clima generale della “cultura facista”.
LIBRI DI TESTO : la Preside “comunica l’ORDINE DI S.E. IL MINISTRO DI NON ADOTTARE
la Storia dai tempi più remoti fino ai nostri giorni
di P.Fornasi.
Comunica, inoltre, la disposizione ministeriale di SOSTITUIRE al nome Basilicata
quello di LUCANIA.
Segue la segnalazione di alcune pubblicazioni, tra le quali vengono raccomandate:
- CIVILTA’ FASCISTA
- LA RIVOLUZIONE FASCISTA
- RIVISTA DELLE COLONIE ITALIANE - LA STORIA DI ROMA.
Adunanza del 2 giugno 1933-XILa Preside informa gli insegnanti che “il R.Provveditore avverte che per disposizione
ministeriale E’ VIETATA L’ADOZIONE DEL DIZIONARIO SCOLASTICO DELLA LINGUA ITALIANA
DI G.M.GATTI non rispondendo, come risulta dalle voci Fascismo e Socialismo alle di-
rettive del Governo Fascista.
Adunanza finale del 24 giugno 1933-XIIn chiusura di seduta viene comunicato che
“CON DECRETO 5/XI/I93I SUA MAESTA’ IL RE aveva conferito alla Signora Preside, Ada
Magrini, DIPLOMA DI BENEMERENZA con facoltà di fregiarsi di MEDAGLIA DI BRONZO”. La
consegna di queto riconoscimento avviene in coincidenza del 25° anno di Presidenza
della Signora A.Magrini.
anno sCoLastICo 1934-1935
Adunanza del 10/4/1935La Preside comunica che una circolare ministeriale “Stabilisce l’istituzione di COR-
SI DI LAVORI FEMMINILI (cucito, maglia) per le classi femminili parallele alle classi
maschili che frequenteranno i corsi di CULTURA MILITARE”.
Adunanza del 25 settembre 1935-XIIIIl nuovo Preside si rivolge ai sigg.Insegnanti e li invita a “cogliere ogni occasione
per far sentire che ogni azione, attività della vita scolastica e anche privata si
collega e ci collega tutti con l’IDEA DI PATRIA... la quale deve rimanere, in ogni
settore e momento della nostra educazione, il focolare dal quale irradia tutta la
nostra opera”.
Proseguendo nel suo intervento, il nuovo Preside afferma: “E’ NECESSARIO ESSERE SE-
VERI, anzi MOLTO SEVERI. I giovani amano inconsciamente la severità, anzi non amano
che la severità e non stimano che la severità. Unica CONDIZIONE di questa severità
è l’ASSOLUTA E RIGOROSA GIUSTIZIA”.
Seduta del 18 novembre I935-XIIIIl Signor Preside ricorda anzitutto “QUESTO GIORNO DEL XVIII novembre 1935 desti-
nato a rimanere una data storica nella vita e nella memoria del popolo italiano :
OGGI, infatti, LE NAZIONI EUROPEE INIZIANO UN ASSEDIO ECONOMICO che pretenderebbe di
SPEZZARE IL DESTINO della Nazione italiana e UMILIARLA PER SEMPRE. Tutta la Nazione
è in piedi, IN RANGHI SERRATI pronta a tutte le privazioni e a tutti i sacrifici per
resistere con tutte le sue forze. Noi, come italiani e come educatori, abbiamo doppi
motivi... per curare maggiormente la gioventù che ci è stata affidata, gioventù che
dovrà approfittare dell’ORA STORICA CHE PASSA per MATURARE più rapidamente, limpida-
mente e fortemente il suo SPIRITO AI MAGGIORI CIMENTI”.
Il Preside, successivamente, rende conto dell’iniziativa presa spontaneamente da tre
allieve di CONSEGNARE ORO ALLA PATRIA, affidando oggetti di ornamento femminile al
Capo d’Istituto PER AUMENTARE LA RESISTENZA FINANZIARIA DELLA NAZIONE.
Questa iniziativa sarà seguita da molte altre simili.
Il Governo fascista tenta di reagire al blocco antitaliano con l’AUTARCHIA.
Adunanza del 14 settembre 1936-XIVTra le comunicazioni del Preside spicca quella relativa alla NUOVA SEDE DELL’ISTITU-
TO: “Il NUOVO EDIFICIO per il nostro Istituto sta per sorgere. Il Comune ha ottenuto
il credito di 1.200.000 lire. Manca ancora l’approvazione del Consiglio dei Ministri
... La costruzione durerà oltre un anno,così che per due anni resteremo nell’edi-
ficio attuale”. Il Preside comunica,inoltre,che “ a fine anno sono stati raccolti i
lavori preparati dalle nostre allieve nelle ore di CUCITO. Sono stati versati al
FASCIO FEMMINILE 230 indumenti,cifra non indifferente e che DOVRA’ ESSERE SUPERATA
QUEST’ANNO...”.
Adunanza del 6 novembre 1936-XIVNel corso della seduta “il Preside passa a parlare dell’AZIONE DIDATTICA comincian-
do col ricordare che la finalità della Scuola è quella di formare il carattere, la
salda spiritualità dei giovani, la coscienza della realtà, la coscienza morale, la
Verbali delle Adunanze - Collegi dei docenti dal 1890 al 1946
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coscienza nazionale... Questo si ottiene suscitando in loro la DEVOZIONE ALLA PATRIA
e insegnando loro il VERO MODO DI VITA FASCISTA, ammaestrandoli nella pratica delle
virtù fasciste enunciate dal DUCE e precisamente nel CREDERE-OBBEDIRE-COMBATTERE,
nella tenacia nel lavoro, nella estrema parsimonia del gesto e della parola, nel co-
raggio fisico e morale, nell’odio per i nemici della Rivoluzione e della Patria....
Le lezioni siano LUCIDE, PRECISE, INTERESSANTI, MOVIMENTATE...
ESIGERE la più assoluta disciplina e essere assolutamente severi, ma giusti e insieme
animati da simpatia e affetto per tutti gli alunni.
Come dire: AMORE ARMATO!
Essere parchi di punizioni materiali: chi più punisce meno insegna e meno educa...
Esigere ordine interno ed ordine esterno: UBI ORDO DEFICIT NULLA VIRTUS SUFFICIT!
Più avanti il Preside si concede a qualche raccomandazione “linguistica” : “La lingua
che si insegna a scuola non può venire pronunciata con l’accento e le inflessioni del
dialetto veneto. ATTENTI alle S (sorde e sonore), e alle Z (sorde e sonore), alle L
e ai raddoppiamenti...”.
Adunanza straordinaria del 22 dicembre 1936-XIVLA SCUOLA E LA FONDAZIONE DELL’IMPERO.
Il Preside espone il contenuto della circolare n°23 di S.E.il Ministero dell’Edu-
cazione riguardante “le direttive perché TUTTA LA VITA DELLA SCUOLA SIA PORTATA SUL
PIANO DELL’IMPERO... Il Preside legge e commenta la MERAVIGLIOSA CIRCOLARE mettendo
in evidenza la necessità che la scuola sia tutta pervasa, illuminata dalla superiore
visione dell’IMPERO verso cui si orienta energicamente la vita di tutta la Nazio-
ne...”.
anno sCoLastICo 1938-1939
Seduta del 10 dicembre 1938NUOVO PRESIDE, NUOVO EDIFICIO.
Il nuovo Preside, Armando Picone, comunica che “il Podestà assicura per l’anno sco-
lastico venturo 1939-1940 il completamento del NUOVO EDIFICIO CON LOCALI SUFFICIENTI
A QUATTRO CORSI COMPLETI ed un eventuale concorso alle spese per l’IMPIANTO RADIO-
FONICO CENTRALIZZATO”.
NOTA: sembra esserci un “salto di adunanze” tra maggio e settebre 1940. Va ricordato che
nel giugno 1940 l’Italia entrava nella 2^ guerra mondiale.
Adunanza del 15 settembre 1940-XVIIINel corso della seduta c’è un breve riferimento alla guerra in atto: “Il Preside Pi-
cone, porgendo un saluto agli Insegnanti, ricorda loro i compiti particolari della
Scuola Fascista in questo MOMENTO STORICO nel quale tutte le attività devono essere
orientate ad una fattiva collaborazione per il raggiungimento della VITTORIA”.
anno sCoLastICo 1940-1941
Adunanza del 29 ottobre 1940-XVIIIIl Preside, dopo numerose comunicazioni relative al Sabato Fascista pl controllo
delle divise degli alunni, all’obbligo di certificato medico per le assenze dalle
attività del Sabato fascista, SOLLECITA i Professori a “presentare la loro adesione
per le attività della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) e ad iscriversi con
prontezza alle organizzazioni fasciste della Scuola e dei docenti.”
Il Preside, infine, invita i professori ”all’uso del TU o, in dannata ipotesi, del
VOI“.
Adunanza del 5 novembre 194-XVIII“ESPERIMENTI DI LAVORO” nelle aziende del territorio.
Il Preside convoca alcuni professori “per discutere uno schema di esperimenti di la-
voro per l’anno 1940-1941 presso le classi del Corso superiore e proporre un elenco
di aziende che possano essere con profitto visitate dagli allievi. Tali aziende sono:
OFFICINE DEL GAS - CENTRALE DEL LATTE - OSPEDALE CIVILE - ASILO NIDO della Croce
Rossa - FONDERIE BELTRAME - ARTI GRAFICHE DEZIE VENEZIE - FABBRICA PRODOTTI CHIMICI
fam.Zambon - FILANDA SPEROTTI - LANIFICIO ROSSI — COTONIFICIO ROSSI - ISTITUTO IN-
DUSTRIALE ROSSI.
Riunione dei Professori di classe (coordinatori) del 19 nov. 1940La seduta è indetta dal Preside “per discutere un PIANO DI ATTIVITA’ FASCISTA dell’I-
stituto nel quadro della GUERRA INTEGRATA, secondo le istruzioni del Ministro. Si
decide che dal giorno 21 c.m. alle ore 9.30 sarà iniziato un ciclo di RADIOCONVERSA-
ZIONI affidate ad alcuni professori”. I temi saranno relativi alla GUERRA, AL VALORE
DELL’ESERCITO, ALL’EGEMONIA ITALIANA SUL MEDITERRANEO, ALLA SCUOLA SUSCITATRICE DI
ENERGIE, ALLA DONNA ITALIANA NELLA GUERRA.
Adunanza del 23 maggio 1941-XIXNella Scuola si sono verificati alcuni casi di grave indisciplina;
il collegio si riunisce per analizzare, valutare e giudicare*
Si inizia con il caso dell’allievo... ; imputato di avere scassinato il cassetto
della cattedra del prof.+++ per prendere visione dei voti segnati nel registro... Il
secondo allievo è imputato di avere cooperato col citato compagno per far scomparire
le tracce del forzamento predetto, nonché di aver cancellato con la scolorina due
4 da lui riportati in francese orale e di averli sostituiti con 7 e 7 e mezzo nel
registro personale della prof.ssa+++. Il terzo allievo è accusato dal compagno..+
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di essersi profferto per l’alterazione dei voti predetti in favore di... , DIETRO
EVENTUALE COMPENSO DI LIRE 20...”. Dopo ampia discussione il Collegio perviene alle
seguenti decisioni: Il PRIMO allievo è escluso dalla promozione senza esami; il SE-
CONDO è sospeso fino al termine delle lezioni con effetto retroattivo dal corrente 10,
con conseguente esclusione dalla promozione senza esami; il TERZO subisce la medesima
punizione del secondo.
anno sCoLastICo 1941-1942
Adunanza del 21 ottobre 1941Il Preside ribadisce le indicazioni principali dell’INDIRIZZO DIDATTICO-DISCIPLINARE
dell’anno precedente.
Fornisce delle comunicazioni,tra le quali:
- “Tutti gli insegnanti,secondo quanto sarà prescritto,svolgeranno nel corso della
settimana brevi conversazioni rivolte a illustrare l’andamento della guerra;
- prossimamente si effettuerà un esperimento di SFOLLAMENTO... I professori sono pre-
gati di prendere visione diretta della ubicazione dei rifugi. I capisquadra (alunni
designati) a turno si recheranno nei rifugi per impratichirsi.”
Adunanza del 13 novembre 194I-XIXIl Preside procede alla “illustrazione delle precise direttive che
il R.Provveditore ha impartito. Tra queste spicca “L’ILLUSTRAZIONE DELL’ORA PRE-
SENTE. La parola illuminata e serena dell’insegnante è la più idonea a perseguire
lo scopo di rafforzare nell’animo dei giovani la certezza sull’esito della lotta.
Pertanto OGNI LUNEDI’ dovrà avere luogo un esauriente commento dei principali fatti
militari e avvenimenti nazionali settimana precedente: Il Preside comunica, inoltre,
che “nella Provincia sono già in corso di creazione ORTI DI GUERRA...”.
Viene, infine, raccomandata la RACCOLTA DI RIFIUTI, “cioè di tutte quelle cose che
possono essere trasformate, riprodotte o riutilizzate dalle industrie”.
anno 1943
Seduta preliminare degli esami di 2^ sessione, 15 settembre 1943È la prima seduta dopo i “fatti” del 25 luglio 1943 ai quali non si fa alcun rife-
rimento.
“Il Preside comunica che il Ministero ha rinviato a data da stabilirsi l’inizio della
2^ sessione d’esame. Ad ogni modo egli stabilisce i turni di assistenza e i giorni
delle prove orali e ricorda le vigenti disposizioni per L’ANNULLAMENTO DELLE PROVE
SCRITTE durante gli EVENTUALI ALLARMI AEREI”.
NOTA: nei verbali delle adunanze successive mancano riferimenti al “nuovo corso” della
storia italiana dopo il luglio e settembre 1943.
anno sCoLastICo 1944-1945
Adunanza del 15 dicembre 1944Il Collegio dei professori si riunisce nella SALA DEI Proff., del Liceo CLASSICO
“A.Pigafetta” (l’edificio del “Fogazzaro” è stato bombardato).
Il Preside dà alcune comunicazioni sugli allarmi aerei.
NOTA: nei verbali che vanno dal 20 giugno 1945 al 3 ottobre 1945 non sono presenti riferi-
menti agli eventi bellici e sociali degli ultimi mesi (morte di Mussolini, fine della
guerra...).
anno sCoLastICo 1945-1946
Adunanza del 24 ottobre 1945La seduta è presieduta dal Preside supplente, prof. Nicolli. Il Preside precedente,
prof. A.Picone, non è più presente.
“Il Preside supplente porta a conoscenza degli insegnanti le disposizioni prese per
l’inaugurazione dell’anno scolastico... Il Preside, inoltre, invita gli insegnanti
a prendere attenta visione dei NUOVI PROGRAMMI”.
Si cambia pagina!
Verbali delle Adunanze - Collegi dei docenti dal 1890 al 1946
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Ho vissuto per vent’anni la mia attività di insegnante di Materie letterarie presso l’istituto Fogazzaro e di questa comunità scolastica conservo un ricordo vivissimo per intensità, passione, vivacità intellettuale, stima e affetto nei rapporti umani. Tante sono state, nel corso degli anni, le attività culturali organizzate, più o meno pubblicizzate a livello cittadino, ma un evento, particolarmente significativo, ricordo con forte emozione e commozione anche a distanza di anni: l’incontro con Elisa Springer
Nel 1999, l’Istituto Fogazzaro ha organizzato un incontro indimenticabile con Elisa Springer, sopravvissuta ai campi
di sterminio nazisti e autrice del libro “Il silenzio dei vivi”, in cui racconta le vicende da lei vissute come vittima.
Perché questo titolo? Questa donna all’apparenza fragile, ma in realtà fortissima nel carattere e nel fisico, ha taciuto
per cinquant’anni la sua crudele esperienza di ebrea deportata, umiliata, offesa nel pudore, ferita nella dignità. Ha
coperto con un cerotto il n. A-24020 inciso sul braccio sinistro, chiudendosi nel silenzio. Le persone non capivano,
“qualcuno rideva” ed Elisa non voleva sentirsi osservata. Decise allora che avrebbe tenuto solo per sé il suo
passato e non ne parlò più, perché lo scherno e l’indifferenza degli altri la ferivano. “Sentivo di non essere libera.
Quell’inchiostro sul mio braccio non poteva in nessun modo essere cancellato, rimosso. Pochi potevano leggere
attraverso quell’inchiostro il significato di quel marchio impresso nella carne. Sulle nostre braccia, nelle nostre carni
è raccontata la vita che ci era sfuggita, l’amore sottratto dei nostri cari, la disperazione della solitudine, i nostri sogni
diventati fumo” (da “Il silenzio dei vivi”, Marsilio editori, 1997, p. 74).
Ricordo il primo incontro con questa donna straordinaria. Alla fine di ottobre, un pomeriggio, ci eravamo recate,
la prof.ssa Chiara Magaraggia, la prof.ssa Giovanna Lavanese ed io, a Cassola, nel Bassanese, per ascoltarne la
testimonianza. Lei era lì: una donna ottantenne, minuta, elegante, gentile, riservata, bella, gli occhi velati di tristezza
ma vivi, e ci incontrò con il figlio Silvio, che l’accompagnava nelle sue peregrinazioni di testimone.
Prendemmo accordi per un incontro presso il nostro istituto. Da quel momento è nato un sentimento di simpatia,
un incontro con la storia
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amicizia, affetto che ci ha portato a incontrarci più volte nel corso degli anni e a mantenerci in contatto, anche dopo
la morte improvvisa di Silvio.
Poco più di tre settimane dopo, con uno sforzo notevole per l’organizzazione scolastica, con il contributo
dell’Assessorato ai Servizi culturali del Comune di Vicenza, con l’attivazione di iniziative anche da parte del preside,
della prof.ssa Giovanna Vigili De Kreutzenberg e anche dei nostri familiari, Elisa Springer è arrivata a Vicenza una
domenica pomeriggio. Nevicava, faceva freddo, ma Elisa diceva di non soffrirlo più: dopo il gelo patito nei campi di
sterminio, qualunque temperatura le sembrava sopportabile.
L’incontro pubblico, con studenti e docenti dell’istituto, ma aperto alla cittadinanza era fissato per le ore 16 di lunedì
22 novembre al teatro Astra.
Chi vi ha partecipato, ed eravamo tanti a riempire ogni posto del teatro, non può dimenticare quel pomeriggio: in
un silenzio assoluto del pubblico attento, commosso, partecipe, con sullo sfondo le immagini atroci dei campi di
sterminio commentate inizialmente dal figlio Silvio, per oltre due ore e mezzo è risuonata solo la voce di Elisa.
Lei ha rievocato la sua vita di ragazza ventiseienne nella sua Vienna, la città legata all’infanzia, ai genitori, agli
affetti più cari, alla sua bella casa. E poi ha raccontato le lunghe peregrinazioni dall’Austria alla Cecoslovacchia alla
Bulgaria fino all’Italia, dopo uno straziante addio alle persone più amate e mai più riviste. E poi ha ricordato paure e
speranze della sua vita di ebrea clandestina a Milano, il tradimento della donna che l’ha denunciata determinando
la sua cattura da parte dei fascisti, l’internamento in varie carceri, fino al trasbordo in uno dei convogli ferroviari
tristemente famosi che il 2 agosto 1944 raggiunsero il lager di Auschwitz-Birkenau da Verona attraverso il Brennero.
Con voce commossa, a volte rotta ma decisa, Elisa ha rievocato le umiliazioni, le aberrazioni di quell’inferno, che ha
attraversato sempre animata da una eccezionale volontà di vivere, da una fede e da una forza d’animo che hanno
colpito, turbato e commosso gli ascoltatori, sempre più assorti in un attento silenzio.
E ha ricordato le tappe della sua atroce odissea: dopo Auschwitz, Bergen Belsen e Teresin, fino alla ‘resurrezione’ in
un campo della Croce Rossa internazionale dove, ricoverata in condizioni disperate per aver contratto il tifo e ridotta
a pesare solo ventisette chili, ricominciò con fatica e tenacia il lento cammino verso la vita.
Elisa ha poi spiegato le ragioni della scelta del silenzio: l’indifferenza, la voglia di dimenticare degli altri, la difficoltà
di trovare parole adeguate per trasmettere l’orrore dei lager a chi non ne ha fatto esperienza e, nello stesso tempo,
la convivenza implacabile con il ricordo delle sofferenze morali – quelle fisiche si possono superare -, la sensazione
di mancanza di libertà, l’impossibilità di essere se stessa, il sentirsi non compresa, nella presenza costante di ferite
impossibili da rimarginare.
Perché, dopo cinquant’anni Elisa ha deciso di parlare? Per amore del figlio Silvio, che ‘doveva’ conoscere la storia
di sua madre, per capirla nella sua interezza. E la pericolosa diffusione di teorie revisioniste e negazioniste, volte a
ridimensionare o addirittura a negare la Shoah, ha impresso una svolta nella vita di questa donna schiva e le ha fatto
rompere il muro del silenzio.
Da allora, dopo la pubblicazione del libro nel 1997, Elisa Springer ha percorso la penisola per incontrare i giovani,
la speranza del futuro, per dialogare con loro, per rispondere a tante domande, chiedendo in cambio il dono del
silenzio, nell’ascolto, come tangibile segno di affetto.
Nel 2003, questa donna speciale ha pubblicato un altro libro, “L’eco del silenzio” (Marsilio Editori) in cui racconta la
sua vita di testimone instancabile, i suoi incontri con la gente comune, con i giovani e cita alcune testimonianze di
chi ha potuto ascoltare la sua voce. Tutte spiegano bene l’effetto e l’intensità degli incontri.
Tra queste, Elisa ha riportato anche la seguente, che riporto integralmente: “Il preside del Liceo magistrale
Fogazzaro di Vicenza, Pietro Pasetto, diceva in una sua bella lettera del 10 dicembre 1999, dopo una mia visita
all’istituto: ‘Si è trattato di uno dei momenti più intensi della storia recente del nostro Istituto, e di una lezione di
coraggio e speranza profondamente apprezzata da studenti e docenti. Ringrazio anche il figlio, Silvio Sammarco,
per aver dato voce ai fatti e alle immagini, con la sua densa e toccante espressione’.”(p.60).
Il destino ha voluto colpire ancora duramente Elisa, questa volta come madre: il figlio Silvio è morto
improvvisamente un pomeriggio, mentre si preparava ad accompagnarla a un altro incontro di testimonianza. Lei è
sopravvissuta anche a questo dolore, forte della sua fede in Dio.
E poi è stata colpita a sua volta da un male incurabile. Pur limitata dalla sua condizione fisica, ha testimoniato fino
alla fine la sua esperienza.
Chiara Magaraggia, Giovanna Lavanese ed io, con i nostri familiari l’abbiamo incontrata l’ultima volta a Thiene, l’8
febbraio 2004: ancora forte e determinata a continuare la sua missione.
“Allora io, voce della Memoria, ricordo agli altri il dovere di non tacere, ricordo perché gli altri non dimentichino. E ai
ragazzi dico: ‘Cercate Voi di costruire ciò che l’uomo ha voluto distruggere: la Speranza, la Pace, la Fratellanza, un
Mondo migliore!’
È questa la Memoria. È questo il significato del 27 gennaio, Giornata della Memoria! “
(dalla Lettera di Elisa Springer ai giovani).
Elisa è morta il 20 settembre 2004.
prof. renata bedin
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Questa è la prima documentazione scritta relativa ad una rappresentazione teatrale pensata ed eseguita dagli studenti del “Fogazzaro”. È Il 1936. Ed è frutto di una “simpatica iniziativa” di un gruppo di allievi della Scuola. Da qui ha inizio il dipanarsi del lungo “percorso teatrale” dell’Istituto Magistrale di Vicenza che, ad oggi, supera i 75 anni. Gli “Aquilotti” del 1936 non voleranno per molto tempo: il cupo orizzonte delle controversie internazionali preannuncia i tragici eventi che conosciamo; un’altra guerra si avvicina. Molte città italiane saranno bombardate, gli edifici scolastici non sfuggiranno: anche il nuovo edificio dell’Istituto Magistrale Fogazzaro viene colpito. È il maggio del 1944. Professori e alunni traslocano. In una condizione di precarietà e di grande disagio prende, tuttavia, corpo un’idea che si rivelerà un vero colpo di teatro. Ecco la testimonianza di un allievo del “Fogazzaro” di quegli anni: il dott. Mariano Santin. “Il Fogazzaro, costruito negli anni trenta e considerato un “gioiello” edilizio, è stato bombardato nel maggio 1944 e da allora noi poveri studentelli siamo ospitati, con orari impossibili, quasi sempre di pomeriggio, nelle aule del Fusinieri, in via S.Marcello. Non bastano la buona volontà e la fantasia per rendere gradevoli o luminosi quei locali, vecchi e in parte fatiscenti. Ma la “dura realtà” non ferma la 4^B, al solito l’unica classe mista, che può contare sull’esperienza di alcuni allievi più “anziani”, provenienti da corsi di studi diversi e interrotti dai drammatici eventi bellici della 2^ guerra mondiale. Il glorioso “Fogazzaro” non può e non vuole essere la cenerentola della città: un guizzo d’orgoglio e un gruppo di ragazzi e ragazze si organizzano e si trasformano in attori, organizzatori, impresari, costumisti. Cercano un “regista” e lo trovano in un ex allievo che mette a disposizione la sua esperienza attoriale ed entra addirittura nel gruppo, quasi un segno di continuità dell’Istituto. Quattro mesi di prove, in locali rimediati, al freddo, in orari impossibili,
Gli albori del percorso teatrale
Adunanza del Collegio degli Insegnanti dell’Istituto Magistrale “D.G. Fogazzaro” del 22 dicembre 1936,14° dell’Era fascista:Il Preside dà notizia dell’avvenuta rappresentazione del dramma AQUILOTTI da parte degli alunni dell’Istituto; rileva l’ottima riuscita dei generosi sforzi, loda l’eccellente preparazione e la magnifica esecuzione del lavoro, facendo notare la simpatica iniziativa degli studenti...; eccepisce alquanto sulla comprensione del pubblico”
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e la compagnia del “Fogazzaro” è pronta ad affrontare il pubblico. Ci troviamo, eccitati, impauriti ma decisi, sul palcoscenico dell’Astra a presentare LA NEMICA di Dario Niccodemi, davanti ad un pubblico di studenti di tutta la città (anche qualche genitore) pronti ovviamente agli “sfottò” verso quegli avventurosi e velleitari loro colleghi. Non va così. Il gruppo, con le inevitabili piccole cadute e alcune incertezze, conclude lo spettacolo fra gli applausi di compiacimento degli spettatori. Ci guardiamo in faccia. Siamo stati su un palcoscenico da “grandi”, con un testo da “grandi” e abbiamo vinto la nostra battaglia. Quando, qualche mese dopo, il bell’edificio di via Burci ci viene riconsegnato, abbiamo un motivo in più per “sentirlo” più grande, più bello, più nostro. Orgogliosi di essere del FOGAZZARO.” Le esperienze di attività teatrale al “Fogazzaro” supereranno ben presto la fase “episodica” e “spontaneistica” per assumere il carattere di lavoro “sussidiario e complementare all’attività didattica propriamente detta” (R. Masera). Già sotto la presidenza del prof. G.Mori nasceva il “CORSO DI DIZIONE, DRAMMATIZZAZIONE, RECITAZIONE” che avrà subito favorevole accoglienza da parte degli studenti. Il risultato di questo entusiasmo fu la partecipazione al Concorso teatrale intitolato INVITO ALLA PROSA prima, TEATRO DALLA SCUOLA poi. Con questo titolo ancora oggi il concorso è organizzato dall’ASSOCIAZIONE TEATRALE CITTA’ DI VICENZA. All’interno di esso l’istituto Magistrale ha occupato e tuttora occupa un posto di prima fila: perché ha partecipato ininterrottamente a tutte le edizioni della manifestazione e perché, nel corso degli anni, ha vinto numerosi e prestigiosi premi a livello provinciale e regionale. Ci si può fare un’idea del grande numero di studenti del “Fogazzaro” che dal 1936 al 2012 hanno calcato le tavole del palcoscenico! Un palcoscenico di tutto rispetto quando si pensi che ad ospitare le rappresentazioni teatrali dell’Istituto sono stati e sono due dei teatri più noti di Vicenza: il teatro Astra e il S. Marco. È evidente che, a supporto e guida delle centinaia di studenti appassionati
di teatro, hanno agito gli organi ed i docenti interni della scuola. Almeno fino ai primi anni novanta del 1900 il lavoro legato al teatro è stato tutto in mano a professori dell’Istituto i quali hanno gettato le basi per il passaggio da un’attività teatrale fatta di talento, di competenza e di appassionata partecipazione ad un vero e proprio “laboratorio teatrale”. Per la lunga prima “fase” va ricordato, con il rilievo che merita, l’apporto fondamentale della prof.ssa R.Masera. Ecco le sue parole: “ Nelle scelte dei testi da interpretare l’Istituto Magistrale si è sempre attenuto ai grandi autori del teatro mondiale: Shakespeare, Sofocle, Aristofane, Jonesco, Garcia Lorca,0’ Neill, Goldoni...Ma non sono mancati esperimenti di drammatizzazione condotta su testi di narrativa, con riduzioni da G. Parise, G. Marotta, G. Guareschi, A. Campanile, Cechov; e non mancarono neppure i testi inventati e stesi dagli stessi studenti in particolari momenti di euforia creativa.” Dagli anni novanta ad oggi la “produzione teatrale” del “Fogazzaro” si è aperta ai contributi esterni, cioè al supporto di “esperti teatrali”, prevalentemente attori, attrici di compagnie note in città. Lo scopo è quello di strutturare un “laboratorio” all’interno del quale studenti-attori, docenti-coordinatori, altre componenti della scuola ed esperti esterni tendono a costituire un organismo armonico e fortemente motivato. L’attività teatrale è considerata vera azione didattica che richiede tempi giusti e coerenti, un progetto da concepire, sviluppare e portare a conclusione insieme, valorizzando tutti gli elementi del gruppo. Tutti, infatti, contribuiscono all’individuazione di una idea portante che possa concretizzarsi in un testo da mettere in scena (anche quando ci sia già un autore, un’opera di riferimento). Infine, il laboratorio è fortemente rappresentativo dell’intero Istituto perché ragazzi e ragazze provengono da tutte le classi e da tutti gli indirizzi della scuola. Proprio per questo il preside Pietro Pasetto ed il collegio dei docenti, dimostrando apertura didattica ed educativa, hanno sempre sostenuto l’attività del laboratorio teatrale, anche attraverso il considerevole impegno economico. In questo periodo lavora al “Fogazzaro” l’attrice della Piccionaia Patricia Zanco, coadiuvata dai docenti interni F. Guerrini e M.G. Naldini; lavora, successivamente, l’attrice-regista drammaturga Ketti Grunchi (Piccionaia) coadiuvata dai docenti interni M.G. Naldini, E. Villani, S. Lievore, S. Mano, R. Marchini. Per completare il corredo di informazioni, va ricordato che nei primissimi anni del 2000 al “Fogazzaro” operò un secondo laboratorio curato dal compianto prof. F. Bonaguro. Attraverso l’attività del laboratorio teatrale il nome dell’Istituto Magistrale di Vicenza è stato ed è tuttora “veicolato” e reso noto a livello regionale veneto. Negli ultimi cinque anni ha anche superato i confini nazionali partecipando a manifestazioni con gruppi teatrali di altre scuole europee ( Germania, Repubblica Ceca). È opportuno ricordare che nel corso del decennio 2000-20I0,per più volte il laboratorio teatrale del “Fogazzaro” è stato impegnato contemporaneamente in due concorsi: “Teatro dalla scuola” (regionale) e “Piccoli palcoscenici” (interregionale) organizzato dal comune di Venezia presso il Teatro del Parco di Mestre. Tra i titoli dei tanti spettacoli prodotti dal “Fogazzaro” nella fase più recente merita senza dubbio una citazione ACQUAGRANDA, lavoro del 2006, premiato nei due concorsi sopra citati e replicato per quattro volte. La forza di coinvolgimento della storia rappresentata, l’alluvione di Venezia del 1966,la densità interpretativa degli studenti del “Fogazzaro” e la loro appassionata tenacia nell’impegno, la competenza della regista K.Grunchi hanno fatto di questo spettacolo un evento di memorabile sintesi artistica ed emotiva. Ma il premio più nobile che la pluridecennale attività teatrale del “Fogazzaro “ ha meritato e merita ancora di vincere è il suo essere tuttora vitale ed appassionata. L’augurio è che gli anni che verranno siano sempre animati da geniali COLPI DI TEATRO.
prof. erminio Villani
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1) nascita degli indirizzi sperimentali e fine dell’Istituto Magistrale
A partire dalla metà degli anni Settanta la mancata riforma dall’alto della scuola secondaria superiore, per molti aspetti ferma alla riforma Gentile, e l’esigenza da parte di molti docenti e dirigenti scolastici di un rinnovamento curricolare e didattico costituiscono delle spinte fondamentali che, nell’arco di pochi anni, porteranno a profonde trasformazioni, che incideranno in modo significativo nel nostro Istituto e nella scuola secondaria superiore italiana.In particolare vanno sottolineate la peculiarità e l’anomalia dell’Istituto Magistrale, che, a differenza di tutte le altre scuole superiori, ha una durata quadriennale e una scansione 1+3 (con un anno di collegamento al posto del biennio). Per accedere a tutte le facoltà universitarie l’alunno che esce dall’Istituto Magistrale deve frequentare un quinto anno integrativo, che di fatto risulta avulso dal percorso educativo precedente.Nel corso dell’anno scolastico 1977/78, sotto la presidenza del prof. Michelon, vengono effettuate numerose riunioni per materie e collegiali per elaborare proposte di rinnovamento curricolare e didattico.L’anno successivo, sotto la presidenza della prof.ssa Nani, parte la sperimentazione, con un indirizzo socio-pedagogico quinquennale, articolato in biennio e triennio, con tre sotto indirizzi (antropologico, artistico e linguistico), con maturità magistrale quinquennale.La sperimentazione, che arriverà a maturità nell’anno scolastico 1982/83, mette in atto soprattutto il tentativo di ammodernare l’Istituto Magistrale e di fornire agli studenti una preparazione pedagogica che consenta loro di svolgere il compito di insegnante elementare con maggiori competenze, fra le quali l’insegnamento di una lingua straniera.Alcuni anni dopo, a partire dall’anno scolastico 1986/87, con il preside Trevisan, l’esperienza accumulata in circa dieci anni di sotto indirizzo linguistico, porta alla nascita dell’indirizzo linguistico, con maturità linguistica, che si affianca all’indirizzo socio-pedagogico, dal quale scompaiono i sotto indirizzi, con maturità magistrale quinquennale.Tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta si fa sempre più forte l’esigenza di ampliare l’offerta educativa e curricolare. Nel 1988 era stata istituita la commissione Brocca, che concluse i suoi lavori nel 1992, per la revisione dei programmi della scuola secondaria superiore; i cosiddetti programmi Brocca prevedevano un biennio unitario articolato e un triennio che, nell’istruzione liceale, prevedeva un’ampia offerta curricolare.Risale all’anno scolastico 1988/89, sotto la presidenza del prof. Trevisan, la prima proposta di un indirizzo scientifico. Nell’anno scolastico 1991/92, sotto la presidenza del prof. Pasetto, matura un’ipotesi di sperimentazione scientifica, che l’anno seguente diventa una proposta, presentata al Ministero della Pubblica Istruzione, di indirizzo scientifico-tecnologico, che prende l’avvio l’anno successivo, 1993/94.Alcuni anni dopo il decreto del 15 marzo 1997 pone fine definitivamente all’ordinamento dell’istituto magistrale. A partire dall’anno scolastico 1997/98 non si formano nuove classi dell’ordinamento tradizionale, così che l’Istituto diventa completamente a carattere sperimentale. Nel corso dello stesso anno scolastico nasce l’ipotesi di sperimentazione del Liceo delle scienze sociali, che verrà attuato a partire dall’anno successivo.Così, nell’anno scolastico 1998/99, l’offerta formativa dell’Istituto comprende:a) un Liceo socio-psico-pedagogico secondo i programmi Brocca;b) un Liceo linguistico secondo i programmi Brocca;c) un Liceo scientifico-tecnologico secondo i programmi Brocca;d) un Liceo delle scienze sociali secondo il progetto dell’autonomia scolastica.
L’Istituto come si presenta oggi, con la sua offerta curricolare e l’organizzazione dell’insegnamento, eredita una serie di mutamenti e trasformazioni che si verificano
principalmente negli ultimi venticinque anni del Novecento.
Tre gli aspetti che emergono:1) nascita degli indirizzi sperimentali
e fine dell’Istituto Magistrale;2) rinnovamento della didattica;3) informatizzazione dell’Istituto.
Dal 1975 al 2000
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2) rinnovamento della didattica
La sperimentazione si caratterizza, fin dall’inizio, come tentativo di continuo rinnovamento dei metodi, dei contenuti e dei mezzi per l’insegnamento.Da questa esigenza scaturisce la necessità di realizzare momenti di incontro, fra i docenti sperimentatori, per scambiare le valutazioni sulle esperienze acquisite e per programmare un’azione comune.A partire dagli anni Novanta questo assume ulteriore importanza, in vista della nuova normativa sulle autonomie scolastiche, che attribuirà ai Collegi Docenti nuove e importanti responsabilità.L’esigenza di innovazione porta anche ad un confronto con altri Istituti della provincia che, a partire dagli anni Ottanta, hanno portato avanti progetti di sperimentazione.L’Istituto si fa promotore di una giornata di incontro sulla sperimentazione, che si svolge il 10 marzo 1990, alla quale intervengono i presidi delle scuole sperimentali della provincia e numerose autorità, per approfondire i problemi giuridici, economici ed organizzativi degli istituti sperimentali.Da questo incontro scaturiscono anche alcuni aspetti significati delle innovazioni che la sperimentazione ha portato nell’ambito della didattica.Ad esempio l’elaborazione collegiale dei percorsi didattici, realizzata attraverso un confronto che parte da riunioni per aree disciplinari e finisce per coinvolgere l’intero corpo docente, e la programmazione di piani di lavoro multidisciplinari con l’elaborazione di prove di verifica multidisciplinari.Significative sono anche le innovazioni apportate dalla sperimentazione nell’ambito della valutazione degli alunni. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta vengono introdotte, accanto alle tradizionali pagelle quadrimestrali, schede di valutazione bimestrali, che ai voti uniscono un giudizio e che permettono di monitorare in modo più continuo il percorso di apprendimento.A partire dal 1983, quando giunge a compimento il primo quinquennio sperimentale, si sperimenta anche una nuova formula di esame di maturità.Le innovazioni più significative sono una terza prova scritta di carattere multidisciplinare e il colloquio su tutte le discipline, che si svolge a partire da un argomento approfondito dal candidato.L’approfondimento, come stabilito dagli sperimentatori a partire dall’anno scolastico 1986/87, ha carattere multidisciplinare e coinvolge quattro materie, sia dell’area comune che dell’area di indirizzo.Così ogni consiglio di classe elabora, all’inizio dell’anno scolastico, dei nodi multidisciplinari che verranno approfonditi nel corso dell’anno scolastico.La preparazione di un approfondimento porta a significative innovazioni sul piano didattico: oltre alla realizzazione di una didattica multidisciplinare, particolare importanza viene data, in tutto il triennio, alla metodologia della ricerca.
3) Informatizzazione dell’Istituto
Nell’anno scolastico 1984/85, sotto la presidenza del prof. Trevisan, su iniziativa di alcuni insegnanti, vengono introdotti i primi computer per la didattica. Viene acquistato il primo personal computer, un Olivetti M24. A partire dal mese di novembre del 1986 alcuni docenti danno vita ad un corso di informatica elettivo per gli alunni,
uno dei primi ad essere realizzato in una scuola ad indirizzo liceale.Nel corso dell’anno scolastico 1986/87 il Ministero della Pubblica Istruzione, con Circolare Ministeriale n. 26/29 gennaio 1987, sceglie l’Istituto come scuola base per l’insegnamento dell’informatica nell’ambito del Piano Nazionale Informatica (PNI).L’anno successivo il Collegio Docenti approva la richiesta di sperimentazione di informatica.L’informatica e l’uso del computer si estendono sempre di più, in particolare nell’ambito della didattica multimediale, dell’insegnamento delle lingue straniere, della musica, della fisica e della matematica.Questo porta all’esigenza di aumentare il numero di computer a disposizione per la didattica. Nasce così, nel corso dell’anno scolastico 1987/88, su iniziativa del preside, prof. Trevisan, il primo laboratorio multimediale di informatica, con un’unità centrale e dieci terminali, che verrà sempre più usato dai docenti e dalle classi.L’anno scolastico seguente parte la sperimentazione di informatica nelle classi prime e seconde.A partire dall’inizio degli anni Novanta, prima con il preside Trevisan e poi con il preside Pasetto, si amplia l’informatizzazione dell’Istituto: si attua l’informatizzazione della segreteria, che porterà gradualmente a produrre gran parte dei documenti in formato elettronico; si attua l’informatizzazione della biblioteca, con collegamento alla Biblioteca Bertoliana. Su iniziativa del preside Pasetto viene effettuata la messa in rete dei computer dell’Istituto.Nell’anno scolastico 1993/94, con la nascita dell’indirizzo scientifico-tecnologico, viene introdotto l’insegnamento dell’informatica come disciplina curricolare.
prof. angelo Giusto
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Testa Cuore Occhi… lavoro da molti anni al Fogazzaro come insegnante di tedesco e devo dire che il titolo di questo annuario
sintetizza pienamente la mia esperienza professionale in questa scuola. Dicono che il mestiere di insegnante può essere noioso
perché si ripetono sempre le stesse cose, magari nello stesso periodo dell’anno, per anni e anni….
Non è affatto così e ogni docente potrà confermarlo: la nostra testa, il nostro cuore e i nostri occhi si spalancano ogni mattina che
entriamo in classe, quando incontrano altre teste, altri cuori e altri occhi e cercano di entrare in sintonia con loro e di comunicare.
Ogni istante diventa diverso e ogni mattinata imprevedibile. La lingua è comunicazione per eccellenza, ci apre spiragli, finestre e,
finalmente, porte verso mondi diversi.
Quando arrivai al Fogazzaro incontrai subito un gruppo di colleghi molto attivo: era una scuola che, quasi pionieristicamente,
aveva aperto per prima nel panorama vicentino agli scambi con l’estero. C’erano classi che erano state a Leningrado (proprio
così, “Leningrado” si chiamava allora San Pietroburgo….) in Danimarca, in Ungheria… La cosa mi affascinava molto e la piccola
“dote” che portai con me al Fogazzaro fu il contatto con il Reuchlin-Gymnasium di Pforzheim, la città gemellata con Vicenza.
Con l’appoggio entusiasta del Preside Pasetto iniziammo una serie ininterrotta di scambi che continuano proficuamente fino
ad oggi. Jakob-Brücker-Gymnasium di Kaufbeuren, Otto-Hahn-Gymnasium di Karlsruhe, Leopoldinum di Passau, Sportovni
Gymnazium di Jablonec nad Nisou sono i partner storici della nostra scuola per il tedesco. Con loro abbiamo scambiato idee,
amicizie e progetti. Già …sempre Testa Cuore Occhi. Ci fu un anno in cui organizzammo uno scambio di insegnanti con la
scuola di Kaufbeuren e un folto gruppo di noi, credo una trentina o poco meno, con il preside, ci recammo nella cittadina
tedesca per un seminario di aggiornamento. La lingua? Nessun problema! Gli insegnanti del Fogazzaro dimostrarono risorse
sorprendenti e inesauribili ed ognuno di noi portò a casa (e a scuola!) stimoli nuovi. Altro momento particolarmente significativo
fu la realizzazione del progetto Comenius Grenzenloses Theater, ovvero Teatro senza confini. E così è stato: nel giro di due anni
abbiamo “movimentato” un’ottantina di ragazzi, che a gruppi si sono incontrati in Germania e in Repubblica Ceca per elaborare
insieme una performance teatrale, per poi convergere tutti a Vicenza in una grande festa al Teatro Astra, con una rappresentazione
in tre lingue diverse. Lingua veicolare il tedesco naturalmente, ma hanno partecipato anche ragazzi del sociale e del pedagogico.
Come facevano a capirsi? Beh… credo che si siano capiti benissimo, visto le amicizie e gli amori che sono nati…..
Gli scambi rappresentano solo un aspetto del mio lavoro al Fogazzaro, ci sono stati e ci sono ancora tanti progetti, tante idee di
cui varrebbe la pena di parlare. Voglio però ricordare e sottolineare la premessa, la condizione fondamentale per la realizzazione
personale e professionale: è la buona qualità del rapporto con chi ci sta attorno, la condivisione, la collaborazione, l’amicizia,
la stima reciproca, il poter contare su… Io ho avuto la fortuna di incontrare colleghi che sono diventati amici, un preside cha ha
saputo guardare lontano e in profondità, ragazzi e famiglie pronte ad accogliere ogni iniziativa o di stimolo per altre. Tutte rose
e viole? Ovvio che no, ma il bello è proprio lì: nella capacità, che si acquisisce lentamente, giorno dopo giorno, con qualche
contrasto, qualche fatica, qualche “non ne posso più”, di superare, ricalibrare, modificare le proprie idee e le proprie aspettative.
Testa Cuore Occhi come si diceva all’inizio…
prof. Franca Milan
IL LInGuIstICo sI raCConta
La lingua, una porta verso il mondo
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Ho scelto di insegnare tedesco perché è una lingua di cui mi sono innamorata già dall’età di 11 anni. L’ho studiata alle scuole
medie e mi ha appassionato; successivamente ho avuto occasione di fare un viaggio in Germania con i miei genitori e da allora
ho deciso che il tedesco sarebbe stata una lingua da imparare e da insegnare per trasmettere la mia stessa passione ad altri.
A scuola ero una ragazza diligente, rispettosa delle regole, brava nelle materie letterarie e meno in quelle scientifiche (devo anche
dire che fui scioccata da un insegnante di matematica, che ci tirava le orecchie, nel senso più concreto dell’espressione, tutte le
volte che facevamo degli errori...).
Gli scambi linguistici sono iniziati nel 1988. Quando sono arrivata al Fogazzaro, il collega che già insegnava qui aveva in programma
l’avvio di scambi ma non sapeva come mettersi in contatto con una scuola tedesca. Io ho trascorso 6 mesi in Germania, dove ho
conosciuto una ragazza tedesca che studiava Italiano, con la quale è nata un’amicizia che è durata nel tempo e ci ha permesso
di iniziare gli scambi culturali.
Devo dire che tra gli insegnanti di tedesco dell’Istituto ci sono sempre state una grande collaborazione e comunione di intenti.
La prima esperienza di scambio ci ha coinvolto tutti a 360°, insegnanti e studenti; tanto lavoro e tanta collaborazione. Ma alla
fine anche tanta soddisfazione!!!
Il primo scambio ha creato un po’ di “scompiglio” nella scuola; la novità doveva essere accettata anche dagli altri insegnanti che,
inizialmente, lo hanno vissuto quasi come un elemento di disturbo delle normali attività. Ma poi, col tempo, tutti hanno capito e in
seguito molti ci hanno sostenuto e aiutato. Oggi gli scambi al Fogazzaro sono parte integrante dell’attività didattica. E il confronto
con modi di vita diversi dal nostro è una esperienza irrinunciabile per gli studenti e molto utile anche per gli insegnanti.
Se la scuola riesce a trasmettere esperienze positive ai ragazzi anche al di fuori dell’ambito prettamente scolastico, crea nuovi
stimoli che possono aiutare i ragazzi anche nell’affrontare positivamente e costruttivamente il loro futuro.
prof. anna Maestro
IL LInGuIstICo sI raCConta
Gli scambi culturali
Ho iniziato a lavorare al Fogazzaro nel 1988. La scuola era triste nell’aspetto
e molto meno confortevole di adesso
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Insegno al Fogazzaro da 12 anni. Quando ha superato il concorso per insegnare in Italia, poiché provenivo dall’insegnamento in Inghilterra, ero
decisamente pessimista: mi aspettavo una scuola governata dalla burocrazia
nella quale fosse difficile esprimersi come insegnante. Invece ho trovato
un ambiente stimolante e più libero e sorprendente rispetto a quanto pensassi
Credo però che questa sia una caratteristica del Fogazzaro, non della scuola italiana in generale; qui l’ambiente non è competitivo
né cattedratico; il rapporto tra insegnanti e tra insegnanti ed allievi è molto positivo e costruttivo e fa sì che si lavori bene e si viva
bene la vita della scuola.
Il nostro Liceo ha anche il pregio di dare ampio spazio alle innovazioni: un progetto che abbiamo proposto e nel quale si
colloca l’insegnamento di una materia curricolare in lingua, il progetto CLIL, è nato dalla necessità di caratterizzare ed arrichire
l’insegnamento della lingua. L’apprendimento di una lingua dipende dall’immersività; con soltanto tre o quattro ore alla settimana
a disposizione, questo risulta davvero difficile. Ma noi siamo un Liceo linguistico ed il nostro obiettivo è quello di dare uno
strumento linguistico adeguato e completo ai nostri studenti nell’arco di cinque anni. Per questo, a progetti come il CLIL, abbiamo
affiancato progetti di full immersion: per una intera settimana gli studenti affrontano in lingua straniera un tema trasversale alle
diverse discipline; sono stati realizzati incontri, durante i quali la lingua entrava a scuola dall’esterno, per esempio attraverso il
teatro. Grazie a queste attività abbiamo cercato di rendere più aggiornato, contemporaneo e consistente il rapporto con la lingua.
Ciò che spero i ragazzi portino con sé nel loro cammino verso il futuro, è proprio il clima che si vive al Fogazzaro.
Vivere la scuola in modo serio, scolasticamente parlando, ma anche umano: essere guidati nell’affrontare gli anni dell’apprendimento
con un giusto equilibrio tra insegnamento e rapporti interpersonali, è un valore e costituisce un’opportunità che spero i ragazzi
prendano quale bagaglio personale, soprattutto nel modo consapevole di affrontare gli studi futuri, come strumento di crescita
personale, ma anche come possibilità di relazione con le persone e con il mondo del lavoro.
Per diventare cittadini e cittadine europei, e del mondo, è fondamentale aprirsi a più lingue e culture: se penso al cambiamento
che riscontriamo nei ragazzi dopo solo una settimana di viaggio all’estero, non posso che sottolineare quale arricchimento potrà
derivare loro da soggiorni all’estero prolungati, siano essi per motivi di studio, di lavoro o anche turistico-culturali.
prof. Deborah ellis
un rapporto con la lingua aggiornato, contemporaneo e consistente IL LInGuIstICo sI raCConta
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IL LInGuIstICo sI raCConta
Progetti linguistici con metodologie didattiche innovative
Inoltre, negli ultimi anni sono stati organizzati dei corsi di lingua che sono al contempo anche soggiorni estivi in Gran Bretagna,
trovando ottime scuole di lingua inglese riconosciute dal British Council e dotate di personale molto preparato e sensibile alle
esigenze dei nostri studenti quali, appunto, i percorsi di certificazione.
Infine,quest’anno abbiamo deciso di iniziare a partecipare al progetto della Comunità Europea denominato “Leonardo” (prevede
quattro settimane di permanenza all’estero con la modalità studio-lavoro durante il mese di giugno), che consideriamo importante
sia per la crescita linguistica dei ragazzi che per allargarne gli orizzonti. É fondamentale che i ragazzi di oggi, durante il periodo
di formazione scolastica, comincino a guardare il mondo vedendolo da vicino e in una dimensione almeno europea. Il futuro va
affrontato in una dimensione transnazionale, la dimensione nazionale è importante per la costruzione dell’identità, ma troppo
ristretta in termini di crescita e sviluppo anche professionale.
Ritengo che il Fogazzaro proponga un ambiente sereno ed un modo di vivere la scuola non ansiogeno ed impositivo; i ragazzi
hanno così lo stimolo per saper cogliere questa opportunità e porsi nei confronti dello studio in modo consapevole e costruttivo.
Il mio auspicio è che tutti i nostri studenti diventino consapevoli di quanto il nostro Liceo può offrire loro e continuino a chiedere
alla scuola di realizzare nuovi progetti accrescendo e aggiornando così la propria formazione.
prof. elisabetta Facco
Insegno al Fogazzaro dal 1992. Quando ho iniziato in questa scuola avevo già alcuni anni di esperienza alle spalle.
Poiché ho sempre il desiderio di provare nuovi percorsi, nel 2005 ho affrontato insieme a Deborah Ellis l’esperienza di un corso
di specializzazione presso l’Università di Cà Foscari di Venezia per poter insegnare utilizzando la metodologia più adatta alla
realizzazione di progetti CLIL (Content and Language Integrated Learning): questa sfida ci ha permesso di dare maggior attualità
ai nostri metodi di insegnamento, legando l’insegnamento della lingua con i contenuti che proponiamo agli studenti.
Questa specializzazione e l’esperienza fatta in parecchi anni di lavoro mi permettono di proporre nuovi progetti ed affrontarli con
un metodo strutturato; quest’anno, ad esempio, in una seconda del Liceo linguistico sto affrontando insieme ad una collega di
contenuto la Storia, come materia curricolare, ma in Inglese. La classe, inizialmente, ha avuto una forte resistenza, perché si è
trovata impegnata nel doversi proporre attivamente nei confronti dei contenuti, poiché non è più semplicemente l’insegnante
che spiega ma si lavora con dei piccoli gruppi con il metodo chiamato “cooperative learning”. Però il risultato è stato molto
soddisfacente, sia per noi insegnanti che per gli studenti, che ne hanno ricavato un forte arricchimento personale ed hanno
rafforzato la loro conoscenza della lingua .
Da parecchi anni la nostra scuola ha intrapreso il percorso delle certificazioni internazionali di lingua per i livelli B1, B2 e C1
riconosciuti dalla Comunità Europea, grazie al quale gli studenti possono veder raggiunto un ulteriore risultato concreto del loro
lavoro scolastico.
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Con una classe terza del nostro Liceo, lo scorso anno, è già iniziato un percorso per una sezione binazionale che prevede il
potenziamento delle competenze linguistiche, lo studio della letteratura francese e della storia in lingua, in vista di un esame finale
in quinta che permetterà agli alunni di conseguire un doppio certificato: il diploma italiano e il baccalauréat francese.
L’obiettivo è di sviluppare una competenza comunicativa per favorire relazioni interculturali più complete attraverso uno studio
comparato della letteratura dei due Paesi e l’approccio alla storia in francese.
L’apprendimento procede in modo interdisciplinare, coinvolgendo il professore di italiano e di storia, per sviluppare percorsi di
studio di dimensione interculturale e mettere in luce gli apporti reciproci fra le due culture.
Gli alunni verranno resi consapevoli delle affinità della civiltà europea, formando la responsabilità dell’essere cittadino d’ Europa.
Il diploma di Baccalauréat rilasciato dallo Stato francese, con il superamento dell’Esame ESABAC, ha valore pari a quello che si
consegue nei licei francesi.
Il diploma consente l’accesso alle Università francesi.
ESABAC è un’iniziativa di prestigio ed innovativa che dà avvio ad un’apertura della formazione interculturale sempre più
indispensabile per i giovani del nostro nuovo secolo.
scambio culturale con Versailles - Parigi
Dallo scorso anno scolastico, proprio per la classe coinvolta nel progetto ESABAC è stato avviato uno scambio culturale con la
Francia.
Si è creato un legame con il lycée La Bruyère di Versailles, nella città sede della magnifica Reggia di Re Sole.
La meta già da sola crea l’ambiance per l’entusiasmo dei ragazzi. Essi hanno l’occasione di una apertura umana e culturale
d’eccezione.
È prevista una settimana in cui i corrispondenti francesi, ospitati nelle famiglie dei nostri studenti, restano a Vicenza per conoscere
il nostro sistema scolastico e le abitudini dei loro coetanei.
Segue una fase di accoglienza di otto giorni a Versailles per i nostri alunni, che hanno modo di scoprire la civiltà straniera nei suoi
aspetti socioculturali con il contatto diretto della realtà scolastica e familiare.
Per entrambi i gruppi è un’ottima occasione per visitare le rispettive città e centri regionali, con tutto il contesto storico ed artistico
che il territorio locale può offrire.
Per la classe francese il programma del soggiorno prevede le escursioni giornaliere a Venezia, Verona e a Padova, mentre per la
nostra classe alcune giornate sono dedicate interamente a visitare Parigi e i suoi monumenti.
prof. Graziella Gregori
Un accordo tra il Ministero dell’Istruzione francese e quello italiano ha proposto un percorso di formazione integrata
per il rilascio del doppio diploma dell’esame di Stato e del Baccalauréat.
Esso si colloca nella continuità della formazione generale europea, per un arricchimento reciproco fra Italia e Francia
IL LInGuIstICo sI raCConta
Francese: progetto esabaC
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Parlato oggi da circa 500 milioni di persone, lo spagnolo è, per numero di parlanti la quarta lingua al mondo dopo il cinese,
l’inglese e l’hindi. È invece la seconda lingua più usata nelle comunicazioni internazionali, preceduta solo dall’inglese, e
la seconda più studiata al mondo. Nata in Spagna, nella regione della Castiglia, questa lingua ha subito una straordinaria
espansione geografica come conseguenza di importanti vicende storiche, in particolare la scoperta e la colonizzazione
dell’America. L’attuale diffusione dei mezzi di comunicazione globali sta contribuendo a potenziare questa tendenza verso
l’espansione. Attualmente lo spagnolo è lingua ufficiale in ben 21 stati, ma un altissimo numero di parlanti se ne serve anche
in altri paesi, in cui non ha un riconoscimento ufficiale, come negli Stati Uniti, dove si contano circa 32 milioni di ispanofoni.
Accanto ai numeri che oggi descrivono l’importanza dello spagnolo come lingua delle comunicazioni internazionali, esiste una
tradizione letteraria lunga dieci secoli, che ha avuto grande influenza nelle letterature occidentali, ma che spesso non ha goduto
del giusto riconoscimento nella scuola italiana. Quando, tre anni fa, i docenti del Liceo Fogazzaro hanno deciso di accogliere
lo studio di questa lingua all’interno del POF dell’Istituto, hanno quindi operato una scelta indubbiamente lungimirante, che ha
trovato pronta risposta da parte dei fruitori della nostra provincia, visto che sono già 17 le classi in cui si affronta lo studio di
tale lingua, distribuite in due indirizzi del Liceo (il Liceo Linguistico ed il Liceo Economico Sociale).
L’introduzione dell’insegnamento dello spagnolo evidenzia la capacità di analisi del mondo contemporaneo che caratterizza
una scuola come il Liceo Fogazzaro mosso, nel corso dei suoi 150 anni, dalla continua volontà di offrire ai suoi studenti nuove
chiavi di lettura per il loro futuro.
prof. Laura Pellizzari
In una scuola chiamata a preparare gli studenti
ad affrontare la realtà esterna alle sue quattro mura,
lo studio della lingua spagnola rappresenta indiscutibilmente
un’occasione di successo in più
IL LInGuIstICo sI raCConta
Lo spagnolo: una novità vecchia mille anni
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La riforma Gelmini ha introdotto un’importante novità nella ridefinizione dei licei del sistema scolastico italiano: l’insegnamento
delle scienze umane, novità che, per il Liceo Statale “Fogazzaro” di Vicenza, ha rappresentato in realtà un cambiamento nella
tradizione perché, fin dalla sua fondazione come Istituto Magistrale, già proponeva un piano dell’offerta formativa con un
chiaro orientamento psico-pedagogico. Successivamente, negli anni ‘90, l’offerta formativa è stata articolata e potenziata dalle
sperimentazioni previste dal Progetto Brocca: all’Istituto Magistrale subentrano il Liceo socio-psico-pedagogico e il Liceo delle
Scienze sociali, con un consistente monte ore settimanale dell’insegnamento della disciplina Scienze sociali.
Se è vero che, come affermava il filosofo medievale Bernardo di Chartres “Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che
possiamo vedere più lontano di loro non grazie alla nostra statura o all’acutezza della nostra vista, ma perché stiamo più in
alto di loro...”, allora il Liceo delle Scienze umane e quello Economico-Sociale (LES), così ridenominati dalla riforma, poggiano
su fondamenta solide e, nell’Istituto Fogazzaro, gli alunni possono usufruire di un capitale di esperienze, conoscenze, tecniche
operative e didattiche e di metodologie educative accumulato nel corso di una storia iniziata centocinquanta anni fa.
Un merito della recente riforma è aver riunito sotto un’unica denominazione le diverse discipline (Psicologia, Pedagogia, Sociologia,
Antropologia culturale,...) che costituiscono le Scienze umane, definendo così meglio ciò che le accomuna: l’interesse per
l’esperienza umana individuale e collettiva, passata e contemporanea, apparentemente estranea perché lontana culturalmente e
geograficamente oppure ritenuta ovvia perché banalmente quotidiana.
In realtà, tutte le scienze umane perseguono la finalità di comprendere, di capire, di spiegare l’agire umano: perché è così difficile
fare la scelta giusta, quali sono le motivazioni dei comportamenti delle persone, come si sviluppano le relazioni interpersonali,
come funziona un gruppo, da che cosa è determinata l’aggressività, perché le persone si formano idee tanto diverse sulle
medesime cose... È così che l’antico invito di Socrate, “Uomo, conosci te stesso”, si ripresenta ancora una volta con impellente
urgenza. Infatti coloro che si interessano alle scienze umane non si occupano di qualcosa di diverso da sé, ma della propria
natura e dei propri simili: cercano l’umanità in se stessi e negli altri.
Nel corso della storia, questa predisposizione verso la comprensione dell’umano ha determinato effetti sostanziali e duraturi, che
hanno orientato e determinano le scelte formative e progettuali del Liceo Fogazzaro. Si è affermata una impostazione che valorizza
le potenzialità degli studenti, ma soprattutto si fa carico delle loro difficoltà e criticità, sempre secondo un progetto educativo e
mettendo in atto le strategie più inclusive, perché la risposta punitiva da sola non risolve e l’esclusione fa inevitabilmente soffrire!
Il Progetto “Studiare bene per vivere meglio”, da realizzare nelle classi del biennio dagli insegnanti di Scienze umane, è
un’applicazione di questa impostazione formativa. Specialmente gli studenti delle classi prime possono incontrare difficoltà
a sviluppare un senso di appartenenza al gruppo-classe e a prevedere e organizzare modi e tempi dello studio. Il Progetto
si propone di prevenire l’insuccesso scolastico e di promuovere un atteggiamento collaborativo tra compagni di classe e tra
studenti ed insegnanti. Per questo la metodologia scelta è mirata al coinvolgimento e alla partecipazione attiva di tutti gli studenti
con l’utilizzo di prove di auto-valutazione. L’obiettivo non è insegnare un metodo strutturato valido per tutte le discipline, ma
di rendere consapevoli gli studenti della necessità di dotarsi di un efficace e personale metodo di studio, di conoscere i punti
di forza e di debolezza delle strategie operative messe in atto, di conoscere le modalità personali con cui essi affrontano i loro
compiti scolastici (stile cognitivo) e l’influenza della dimensione emotiva/motivazionale sul processo di apprendimento. Infatti le
ricerche sperimentali sull’apprendimento scolastico hanno dimostrato che, se esercita un controllo attivo sul proprio processo
di apprendimento, lo studente impara meglio e di più perché si sente protagonista responsabile del proprio cambiamento e
miglioramento.
Le sCIenze uMane sI raCContano
La novità della riforma Gelmini
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Se prosegue su un solco già tracciato, l’insegnamento delle Scienze umane nei Licei della riforma in atto deve però necessariamente
sintonizzarsi con ciò che accade nella società e quindi essere di volta in volta aggiornato in modo da offrire nuovi e più adatti
strumenti per comprendere i veloci cambiamenti spesso contraddittori della post-modernità. E allora, il continuo riferimento ai fatti
dell’attualità, e al dibattito che su di essi si accende nella società civile, è una delle condizioni necessarie per dare significatività
all’insegnamento delle Scienze umane. Per questo il Liceo Fogazzaro già da alcuni anni attua il Progetto “Il quotidiano in classe”,
che prevede la lettura in classe, una volta la settimana, di giornali quotidiani, locali e nazionali, con l’insegnante della disciplina.
Attualmente questa attività si avvale della presenza in aula della LIM, la quale permette di collegarsi ad Internet tutte le volte
che si rende necessario. In questo modo è possibile disporre di molte e diverse fonti d’informazione e dati sempre aggiornati.
L’integrazione e il confronto tra la consultazione dei siti Internet e la lettura sulla carta stampata delle notizie permettono agli
studenti di cogliere la specificità dei diversi linguaggi comunicativi di massa e di assumere un atteggiamento critico rispetto alla
selezione e alla verifica delle informazioni accessibili. D’altra parte, il dibattito in classe permette agli studenti di riconoscere
la complessità della realtà, superando una interpretazione semplificata e banale dei fatti. Il sapere delle Scienze umane che
l’insegnante mette loro a disposizione si dimostra allora una risorsa fondamentale, perché offre teorie e paradigmi interpretativi
per decifrare la realtà e motiva all’approfondimento autonomo.
Di fronte all’apertura di orizzonti conoscitivi sempre più vasti, l’insegnamento delle Scienze umane deve dunque assumere
un approccio pluridisciplinare e interdisciplinare. In particolare, nel Liceo economico-sociale le Scienze umane, l’Economia e
il Diritto, pur mantenendo le loro specificità, devono cercare una integrazione sia nei contenuti che nelle metodologie. Come
afferma l’economista F. Silva, professore presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca, l’insegnamento dell’Economia nel
Liceo non riguarda le teorie e le applicazioni (economics), ma l’osservazione di quanto succede nell’economia reale (economy).
Le problematiche economiche di un territorio in una determinata epoca storica possono quindi essere descritte e comprese solo
con una lettura complessa e globale, cogliendo cioè le relazioni tra i diversi aspetti della realtà: economico, sociale, antropologico,
psicologico, politico, giuridico, culturale. Uno degli strumenti validi a questo scopo è la statistica, il cui insegnamento è inserito
nella programmazione didattica proprio delle scienze umane nel LES.
Per evitare il rischio di trasformarsi in una torre d’avorio in un deserto, impermeabile alle richieste e ai cambiamenti del mondo
esterno, gli insegnanti di Pedagogia e Psicologia nel Liceo psico-socio-pedagogico e di Scienze sociali nel Liceo delle Scienze
sociali, hanno da sempre riconosciuto la necessità di aprirsi alla realtà extrascolastica. Hanno da molti anni, prima della riforma
Gelmini, investito energie, risorse e un notevole impegno nell’organizzare esperienze di stage per gli studenti sia durante il
periodo delle vacanze estive sia durante l’anno scolastico (Progetto stage in rete).
Il patrimonio di conoscenze e pratiche acquisite sarà perciò prezioso per la programmazione degli stage previsti per gli studenti
del triennio del Liceo delle scienze umane e del LES.
L’ esperienza di stage è una valida e insostituibile possibilità per gli studenti di impiegare le competenze acquisite con lo studio
e favorisce l’attività di riflessione, di progettazione in gruppo e di realizzazione in diversi ambiti professionali. Esso si propone
come un percorso di natura “formativa”, non “professionalizzante”, perché : un Liceo non prepara all’immediato ingresso nel
mondo del lavoro; l’esperienza pratica di osservazione e attività in un ambiente di lavoro si configura pertanto come occasione di
comprensione della natura teorico-pratica delle Scienze umane e di (auto)verifica e (auto)valutazione delle competenze raggiunte
in tutte le discipline del curriculum scolastico.
L’esperienza dello stage è anche un’occasione di riflessione da parte degli studenti sulla propria scelta formativa e permette la
manifestazione delle proprie attitudini, in vista del futuro orientamento, nel proseguimento degli studi o nell’ingresso del mondo
delle professioni, scelta di per sé complessa e delicata, soprattutto per l’attuale critica situazione economica ed occupazionale.
Poiché i licei riformati hanno concluso solo il secondo anno di attuazione, non sono disponibili dati sulle opzioni effettuate a
conclusione del ciclo di studi. Tuttavia, si può affermare che, in qualunque orientamento universitario e professionale, gli studenti
del Liceo delle Scienze umane e del Liceo economico-sociale, potranno usufruire di competenze indispensabili in qualsiasi
ambito lavorativo, specialmente in un mondo del lavoro flessibile e precario come quello attuale.
Lo studio delle Scienze umane mira a promuovere, infatti, l’auto-riflessione e la conoscenza dei propri limiti e delle proprie
potenzialità per la progettazione di una formazione permanente. Potenzia l’attenzione alle esigenze degli altri, senza rinunciare
all’affermazione delle proprie, e un atteggiamento collaborativo, aperto al confronto con gli altri. Sviluppa inoltre competenze
relazionali e comunicative, come la capacità di adattare il proprio comportamento ai diversi ruoli nel rispetto delle norme e
del proprio stile personale, e promuove anche la comprensione delle dinamiche socio-economiche e storico-culturali in cui
contestualizzare le proprie e altrui esperienze, perché nella nostra società post-moderna e ‘liquida’, secondo la definizione del
sociologo Z. Bauman, qualsiasi professione richiede evolute e altrettanto necessarie competenze, per affrontare le piccole e
grandi sfide della nostra vita quotidiana.
prof. antonella Poncato
“Dice il proverbio che quelli che abitano in una casa di vetro, soprattutto se vi abitano con altri, dovrebbero
pensarci bene prima di tirarsi dei sassi. ”Gregory Bateson
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Quando si parla di Scienze Umane, ci si riferisce a tutte quelle scienze che
hanno per oggetto di studio l’uomo ed i suoi rapporti con l’ambiente.
Tra le scienze umane si trovano l’antropologia, la psicologia, la sociologia, la pedagogia, la metodologia della ricerca
sociale; anche il diritto fa parte delle scienze umane, così come l’economia, la politica,
la morale, la gestione aziendale, che poi sono “scienze umane” applicate ai
comportamenti collettivi
Prima di addentrarsi nello specifico delle scienze umane, è opportuno ricordare come nel corso di questi 150 anni, l’Istituto
Fogazzaro, come Istituto Magistrale prima, e come Liceo delle Scienze Umane oggi, abbia da sempre cercato di fornire agli
studenti gli strumenti culturali per poter decodificare in modo corretto i vari elementi di cui ogni processo di trasformazione è
portatore. La scuola, utilizzando le categorie proprie della pedagogia, della psicologia, della sociologia, ha sempre tenuto conto
delle condizioni di esercizio esterne (territorio, famiglia, …) e delle condizioni di esercizio interne (alunni, docenti, scuola …) nella
programmazione annuale delle discipline psico-pedagogiche, al fine di dare risposte sempre più mirate e, soprattutto, più vicine
ad una società in cambiamento.
L’Istituto, che fino a qualche anno fa era visto come la scuola per la formazione delle maestre, oggi è un liceo che, grazie alla
presenza delle scienze umane, prepara i ragazzi ad affrontare la complessità. Si tratta di una abilità trasversale, utile nei vari
campi della vita e, quindi, necessaria a tutti per poter essere soggetti attivi, in una società che richiede capacità di programmare,
di progettare e di progettarsi. Quest’aria di apertura all’Altro da sé e di educazione alla vita che si respira all’interno della scuola
ha delle ricadute positive anche sugli altri indirizzi presenti nell’istituto e si offre, quindi, come valore aggiunto alla preparazione
di tutti gli studenti.
La pedagogia - scienza della formazione continua
Da sempre quando si parla di pedagogia, si pensa inevitabilmente al bambino, nella convinzione che solo il fanciullo necessiti di
un’educazione specifica, per poter affrontare correttamente il mondo sociale. Se questo poteva trovare una certa fondatezza in
una società semplice, dove tutto risultava caratterizzato da una certa staticità, appare inaccettabile nella società complessa, qual
Le sCIenze uMane sI raCContano
Il Fogazzaro e le scienze umane: un liceo per la lettura della complessità
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è la nostra, dove il processo metabletico continua a fare da padrone. Il costante cambiamento, infatti, fa sì che l’uomo si trovi
sempre di fronte a delle novità che deve affrontare in modo adeguato. Il nuovo, l’imprevisto, lo sconosciuto creano nell’individuo
uno stato di crisi, causato dal timore di “non essere in grado di…” e questo, a sua volta, diventa fonte di stress.
La pedagogia - scienza della formazione continua – di fronte alla complessità riflette sul fatto educativo (teoria), per progettare
e realizzare, attraverso gli strumenti e i percorsi migliori, l’educazione, ossia la prassi. Teoria e prassi dialogano fra di loro, allo
scopo di creare le condizioni migliori, affinché l’uomo (e non solo il bambino) possa vivere nel suo ambiente sapendo gestire
la complessità, la novità, il cambiamento. Sollecitare competenze in tal senso, significa anche creare una disposizione mentale
capace di gestire gli elementi del contesto in modo efficace ed efficiente. Si tratta di abilità trasversali utili all’uomo in tutti i campi
della vita, dal pedagogista all’impiegato, dal contabile all’addetto alle relazioni al pubblico, dal dirigente di azienda all’addetto al
settore imballaggi…
Anche se da poco si parla di pedagogia come scienza della formazione continua, non si deve dimenticare la lungimiranza del
grande Comenio che già nel Seicento affermò la necessità di un’educazione per tutti dalla culla al sepolcro.
La Psicologia
La psicologia è la scienza che studia il comportamento dell’uomo messo in relazione con i processi mentali e con l’ambiente
circostante. Si parla di scienza, in quanto la disciplina utilizza il metodo scientifico sperimentale e gli strumenti della scienza. È
proprio questo aspetto che dà alla psicologia quella specificità che la distingue dalla psicologia del senso comune. Studiare
psicologia significa, infatti, non solo capire come funziona la mente, ma anche come l’uomo interagisce con gli elementi del
contesto e questo sulla base di studi e di ricerche effettuate in laboratorio e sul campo, i cui risultati, proprio perché scientificamente
provati, possono essere generalizzati. Allo scopo di rispondere sempre più alla complessità, ecco che la psicologia ha iniziato
a ampliare i propri campi di specializzazione; dalla psicologica generale si sono staccati vari ambiti di studio quali la psicologia
dell’età evolutiva, la psicologia del lavoro, la psicologia della comunicazione, la psicologia sociale … permettendo così agli
individui di gestire meglio non solo se stessi, ma anche le risposte degli altri. Le competenze in ambito psicologico, infatti,
consentono di prevedere quali potrebbero essere le risposte dell’uomo, una volta posto in determinate situazioni. Si comprende
bene che trattasi, anche in questo caso, di abilità trasversali utilizzabili sia nella quotidianità, sia nella vita lavorativa.
La sociologia
La linea di demarcazione fra psicologia e sociologia potrebbe sembrare agli occhi del profano molto labile, dal momento che
entrambe le discipline, spesse volte, si trovano ad avere il medesimo oggetto di studio. Le cose, però, non stanno proprio così,
in quanto diverso è l’approccio con il quale viene effettuata l’analisi delle situazioni. Il dialogo tra psicologia e sociologia è di
fondamentale importanza, per comprendere meglio gli aspetti legati, ad esempio, alla socializzazione, alle norme, alle istituzioni,
etc. L’uomo di oggi non può non avere una preparazione anche in ambito sociologico, se non vuole ritrovarsi ai margini di una
società che, approfittando della sua “ignoranza” in materia, potrebbe manipolarlo a proprio uso e piacimento. Essere soggetti-
agenti rappresenta uno dei doveri principali dell’uomo contemporaneo, il quale deve avere le competenze per poter interagire
con la complessità e diventare parte attiva nella costruzione della società e dei fatti sociali.
L’antropologia
Per ultimo, ma non certo per importanza, si vuole evidenziare come lo studio dell’antropologia, costituisca la conditio sine
qua non, per comprendere meglio quello che siamo, anche sulla base di quello che siamo stati e di quello che gli altri sono.
L’antropologia è, infatti, la scienza che studia l’uomo dal punto di vista culturale, sociale e fisico. La società di oggi caratterizzata
dalla multiculturalità, pone l’uomo di fronte ad un mondo-altro, fino a qualche tempo fa conosciuto solo per sentito dire.
L’interagire con l’altro, con il diverso da sé pone all’individuo l’obbligo di una conoscenza ad un livello superiore, se vuole
comprendere, rispettare ed essere rispettato. La consapevolezza di sapere che accanto alla propria cultura esistono altre culture,
la consapevolezza di saper che accanto ai propri valori, ne esistono altri - dando vita ad un mondo in cui il “relativismo” costituisce
l’ago della bilancia - consente di scoprire un orizzonte di senso in cui l’apertura all’Altro non rappresenta negazione dei propri
valori, ma accoglimento, comprensione, convivenza.
Le scienze umane nel Les - Liceo economico sociale
Fermo restando quanto già specificato sulle singole discipline nel Liceo delle scienze umane, nel LES è doveroso fare un discorso
a parte circa il rapporto esistente fra le scienze umane, ossia tra la psicologia, la sociologia, l’antropologia e il diritto e l’economia.
Lo studio delle suddette materie, infatti, non può assolutamente essere disgiunto, in quanto il dialogo interdisciplinare costituisce
la condizione necessaria per un’analisi economico-giuridico-sociale oggettiva e meno basata su pregiudizi. I modi con i quali
gli individui si comportano, non sono un qualcosa che rientra solamente nella sfera personale di ciascuno, in quanto questi,
con il passare del tempo, finiscono con il trasformarsi in veri e propri comportamenti economici, condizionando il mercato. Si
pensi solo, ad esempio, come la convivenza rispetto al matrimonio, abbia avuto delle ricadute sul mercato delle bomboniere,
dei fiori, dell’oreficeria, dei ristoratori …, così come il prolungarsi dell’età media di permanenza nella famiglia di origine, abbia
condizionato il mercato immobiliare, il mercato mobiliare, etc. Comportamenti psicologico-sociali e comportamenti economico-
giuridici risultano, quindi, strettamente connessi fra loro.
Gli studi sul rapporto interdisciplinare, oggi, hanno portato alla nascita di una nuova categoria concettuale: il diritto psicologico.
Questa categoria nasce dalla considerazione che la giurisprudenza ha sempre fatto riferimento all’aspetto psicologico. Si pensi,
ad esempio, all’art. 133 del codice penale che invita il giudice a stabilire una pena che tenga conto del carattere del reo. Questa
specificazione “psicologica” non è di secondaria importanza, in quanto i reati devono essere valutati considerando la capacità
intellettiva e motivazionale del soggetto che agisce. La norma invita anche a valutare se l’azione è stata commessa in buona o in
mala fede, se il comportamento è doloso o colposo…
Il percorso del LES consente, quindi, allo studente di acquisire competenze utili per decodificare la realtà, non in modo settoriale,
ma sulla base delle categorie proprie della psicologia, della sociologia, del diritto e dell’economia. Si tratta di una disposizione
mentale importante, in quanto risponde appieno a quelle che sono le richieste trasversali che il mondo del lavoro e la società
tutta richiede ai giovani.
prof. Luciano De Giorgio
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Il Liceo Fogazzaro ha da sempre prestato particolare attenzione alla sfera scientifica. Basti pensare che già nel vecchio Istituto
Magistrale fu avviata una minisperimentazione informatica, e nel successivo Liceo sociopsicopedagogico furono inseriti, nei
programmi degli ultimi due anni, argomenti di matematica non tradizionalmente oggetto di studio, come il calcolo delle probabilità,
che sarebbero stati successivamente ripresi praticamente da tutti gli indirizzi sperimentali del Liceo scientifico.
L’anima scientifica dell’Istituto è certamente cresciuta a partire dal 1993, quando, come prima scuola di Vicenza, l’Istituto ha
avviato il Liceo scientifico tecnologico Brocca. L’allestimento e il potenziamento dei laboratori di chimica, fisica e informatica
si è rivelato una scelta vincente anche per gli altri indirizzi della scuola che ne hanno usufruito. Inoltre la presenza di studenti
prevalentemente maschi che da sempre ha caratterizzato l’indirizzo ha portato equilibrio in una scuola che si distingueva invece
per una netta prevalenza femminile.
L’indirizzo scientifico tecnologico è cresciuto negli anni, formando studenti che hanno affrontato con disinvoltura tutte le facoltà
universitarie scientifiche, anche se non è raro vedere studenti che imboccano strade diverse (filosofia, storia, psicologia, per fare
degli esempi), come del resto qualunque buon indirizzo liceale deve saper garantire.
Da sempre gli studenti del Liceo scientifico tecnologico prendono parte ad iniziative promosse a livello provinciale, regionale,
nazionale o talvolta di Istituto, di carattere scientifico, quali le Olimpiadi della Matematica (progetto nazionale nel quale gli studenti
si cimentano nella soluzione di quesiti e problemi, accedendo eventualmente alle fasi provinciali, regionali e nazionali), il progetto Il
Cielo come Laboratorio, promosso dal corso di laurea in astronomia dell’Università di Padova, che prevede lezioni teoriche tenute
da insegnanti della scuola, osservazioni sperimentali presso l’osservatorio astrofisico di Asiago e, per gli studenti più meritevoli,
uno stage osservativo all’osservatorio di Asiago dove si svolge un lavoro di ricerca che viene presentato all’Università di Padova
e pubblicato su una rivista scientifica di prestigio.
L’Istituto Fogazzaro si è distinto con studenti che hanno conquistato questa ambita possibilità, presentando con successo i loro
lavori presso l’Università.
Anche il progetto Lauree Scientifiche, di carattere regionale, ha visto protagonisti gli studenti del Liceo scientifico tecnologico
dell’Istituto. Si tratta di un progetto nato nel 2005 con l’intento di incrementare le iscrizioni degli studenti alle facoltà scientifiche di
Matematica, Fisica, Chimica e Scienza dei Materiali, visti i cali di iscrizioni che caratterizzavano tali facoltà negli anni precedenti.
I ricercatori delle Università di Padova e Venezia hanno messo a punto, in collaborazione con insegnanti delle scuole superiori
del Veneto, inclusi alcuni insegnanti del Fogazzaro, iniziative di vario genere: approfondimenti di argomenti di matematica
non affrontati in ambito disciplinare, esperienze di laboratorio di fisica particolarmente interessanti, costruzione di veri e propri
dispositivi, come celle solari o batterie al litio in laboratorio, iniziative che coinvolgessero gli studenti e li portassero ad una
profonda riflessione sul senso della ricerca scientifica, possibilmente invogliandoli ad affrontare percorsi di carattere scientifico
nelle loro scelte universitarie. Tale progetto continua ad esistere con successo.
Anche le iniziative a livello di Istituto non sono mancate: sono state proposte agli studenti interessanti lezioni, talvolta tenute da inse-
gnanti della scuola e talvolta da insegnanti universitari, sulle geometrie non euclidee e sulla teoria della relatività, per fare degli esempi.
Il piano orario e la programmazione che caratterizzano il Liceo scientifico tecnologico Brocca hanno davvero consentito agli
studenti di raggiungere buoni livelli di preparazione in ambito scientifico, e non ci sembra un caso che la riforma Gelmini abbia
conservato, tra gli indirizzi previsti, un Liceo scientifico delle Scienze Applicate che ne ricorda aspetti e caratteristiche.
Il Liceo Fogazzaro conserva pertanto la sua importante eredità anche in ambito scientifico.
Il Liceo si caratterizza per una particolare attenzione alle esigenze e alle problematiche degli studenti, in coerenza con la natura
pedagogica che da sempre ne è l’anima.
Gli alunni sono considerati persone, prima ancora che studenti semplicemente da istruire e valutare.
prof. Gianna arzenton
Le sCIenze aPPLICate sI raCContano
L’anima scientifico-tecnologica
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Il gruppo di sostegno del “Fogazzaro” si propone di accogliere quei ragazzi che più degli altri necessitano di un accompagnamento,
con l’obiettivo primario di ascoltarli e di sviluppare i loro talenti.
La scuola per loro non è soltanto possibilità di istruzione, ma anche la loro vita, il modo in cui riescono a staccarsi dalle famiglie,
come cominciano a relazionarsi con i loro pari e con altri adulti.
Rappresenta un piccolo scenario del mondo che troveranno alla fine di questo percorso.
Al di là dei supporti didattici, delle strategie individualizzate, si è sempre cercato di incentivare le relazioni o le diverse attività.
Una delle esperienze maggiormente significative è stata la danceability, realizzata in una classe: la danza ha una funzione sociale
perché implica la partecipazione degli altri, la relazione tra chi danza e chi partecipa, per creare un contatto immediato e suscitare
un’emozione. L’obiettivo è quello di riuscire a mettere in relazione fra loro tutti gli studenti della classe, per rendere possibile una
diversa forma di comunicazione e creare un intero con la ricchezza delle diversità. La classe è stata suddivisa in vari gruppi ed
ha lavorato svolgendo ricerche sulla danza e partecipando ad una esperienza di danza condotta da una esperta di danceability:
sebbene all’inizio siano emerse difficoltà legate alla novità e particolarità dell’esperienza, il dialogo e il confronto hanno permesso
di esprimere dubbi, perplessità e aspettative. Sollecitati dalla musica e dalle indicazioni dell’esperta, i ragazzi hanno svolto
l’attività tutti insieme, dando vita ad una situazione nella quale le differenze non erano più le stesse e le possibilità di ciascuno
potevano esprimersi al meglio.
È stato commovente, per tutti.
La classe, nel suo insieme ha dialogato in maniera diversa: tutti hanno potuto riflettere su cosa significhi essere diversi, e sulla
reale possibilità di utilizzare canali alternativi per cercare di avvicinare il più possibile mondi che sembrano così distanti.
prof. rossana Magro
La danza ha una funzione sociale perché implica la partecipazione degli altri,
la relazione tra chi danza e chi partecipa
Il Gruppo H
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Il progetto 30X30 - Il fondatore nell’arte e nella storia nasce dall’idea di attualizzare la personalità e l’operato di Don Giuseppe
Fogazzaro, al quale dal 1902 è dedicata la denominazione dell’omonimo liceo di Vicenza.
Nato a Bergamo 6 novembre 1813, studiò teologia a Padova e fu ordinato sacerdote nel 1936. Convinto dell’importanza sociale
dell’educazione dell’infanzia e sensibile alla condizione dei bambini abbandonati, si avvicinò all’esperienza che in quegli stessi
anni fece il Sacerdote Ferrante Aporti, padre fondatore degli Asili d’Infanzia nel Lombardo – Veneto. Don Giuseppe Fogazzaro
cercò in Vicenza amici e sostenitori, finché ottenne dal Comune un locale in Piazza dell’Isola, che con finanziamenti liberali dei
benefattori riuscì ad inaugurare il 20 luglio 1839.
Don Giuseppe Fogazzaro non desistette dall’impresa etica e civile nemmeno negli anni della repressione asburgica che lo
costrinsero all’esilio nell’Isola di Murano nel 1860, a seguito dei controlli della Delegazione Austriaca. Infatti, in questo periodo
nacque a Vicenza la “Scuola di Metodica e Catechismo” (1862), in cui Don G. Fogazzaro ebbe la cattedra di pedagogia e morale.
La durata era di quattro anni e conferiva l’abilitazione all’insegnamento elementare dopo un esame di Metodica. Due anni dopo
fu nominato Rettore del Collegio femminile “Levis Plona”. Il 21 ottobre 1866 venne rinnovato il plebiscito per i vicentini che sancì
l’annessione del Veneto all’Italia e il Municipio di Vicenza offerse a Don Giuseppe Fogazzaro la direzione della “Scuola Maggiore
Femminile”, cui era annessa la Scuola di Metodica. Le sue lezioni e i suoi manoscritti servirono da sapiente guida per numerose
maestre. Egli fissava la gradualità dell’insegnamento, determinava il metodo per la geografia, per la storia e per il comporre,
escludendo perentoriamente la dettatura e l’imitazione.
Con lo stesso spirito interdisciplinare, le docenti curatrici hanno invitato gli studenti a realizzare pannelli artistici della misura 30 x
30 cm per ricordare la figura del fondatore e per interpretare, con tecniche espressive libere, la storia del liceo e il suo contesto
urbano.
Al fine di dare agli studenti una serie di strumenti propedeutici alla elaborazione delle formelle, sono state approfondite, con la
collaborazione della storica d’Arte Moderna e Contemporanea Maria Lucia Ferraguti, le principali tecniche dell’Arte: collage,
foto, fotogrammi, arte povera, acquerello, tempera, olio, optical art, computer-grafic. Gli studenti si sono ispirati a testi poetici, a
documenti storici o a manufatti.
Al progetto hanno aderito 93 allievi, di 20 classi e le formelle realizzate sono state collocate nell’atrio, di fronte all’Aula Magna dalla
Falegnameria Zanchetta di Vicenza. La struttura accoglie 70 formelle, alcune sono vedute reali, altre sono scorci astratti della città
di Vicenza che illustrano frammenti di storia risorgimentale. L’insieme è un mosaico di colori brillanti e di originali ispirazioni, che
denotano l’entusiasmo e il coinvolgimento degli studenti. Il risultato è sorprendente, capace di stabilire un inaspettato dialogo
con il pubblico.
Nell’intenzione delle curatrici, Laura Leone Anna Maria Ronchin, il pannello non dovrà essere un’opera in sé conclusa, ma potrà
proseguire, nel corso del tempo e trasformare l’armonia degli elementi plastici e figurativi.
proff. Laura Leone e annamaria ronchin
Immaginando il Fogazzaro:il progetto “formelle”
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ricordi ed emozioni
Persone che hanno vissuto e vivono tuttora il Fogazzaro, raccontano la loro esperienza, richiamando pensieri ed emozioni, ricordando persone, luoghi e tempi.Con uno sguardo anche al futuro
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Il primo a sinistra è il prof. Bruno Pellegrini, docente al Fogazzaro
dal 1939 al 1975, con i colleghi e le alunne della classe IV A nel 1962
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Caro Fogazzaro,
mi fa piacere presentare i miei ricordi scolastici, ancora vivi dopo cinquant’anni, del quadriennio magistrale, frequentato all’istituto Don Giuseppe Fogazzaro.La foto che ho tolto dal mio album ritrae la mia classe, quasi al completo, nel maggio del 1961 alla vigilia dell’esame finale. Io sono la terza da sinistra. Eravamo in 24 della sez. C (quel giorno mancavano all’appuntamento con la foto ricordo Lia de Toni e Carlo Peressoni): tutte rigorosamente in grembiule, non tutte femmine, qui, le future insegnanti! I maschi, all’Istituto Magistrale erano rari. Nessuna… distrazione, storie sentimentali, gelosie interne, dunque. Le più “evolute” , poche, erano talvolta attese fuori dal fidanzatino, ma non ne facevano una bandiera. Alcune erano davvero carine; un terzetto, le più alte, erano anche le più belle e vivaci. Io le ammiravo, ma badavo soprattutto ai miei risultati. Non mi sentivo un granché, ma mi impegnavo con regolarità. C’era poco da scherzare con i nostri professori: nella foto, seduti da sinistra, sono i professori Devoti, insegnante di Scienze, Enrico Nicolini di Italiano, Michelon, di Latino e Storia; poi le professoresse Herta Telk, di Matematica e Fisica, la bella signora Novarino, di Ed. Fisica, la signora Emma Leoni, di Filosofia e la signora Villa, di Musica. Mancavano quel giorno la signora Canella, di Ed. Artistica e il sacerdote don Rodighiero. Le ultime persone a destra sono le due Segretarie e il Custode che, invitati, si sono volentieri uniti a noi per il saluto di fine corso.
Già dalle loro pose (espressioni di viso, busto, mani e gambe) qualcosa traspare del loro carattere e del rapporto con noi. Col prof. Devoti le lezioni di scienze erano un po’ movimentate ma interessanti, piacevoli, quasi una pausa rilassante tra le altre. Era uno scapolo, e stava volentieri anche lui con noi a parlare dei suoi interessi, specie di geologia e di chimica. Anche con la paziente a pacata signora Villa avremmo voluto rimanere più a lungo a solfeggiare e a cantare. Ma era specialmente nella signora Novarino che trovavamo un esempio moderno e dinamico di donna: con lei era facile scambiare qualche sorriso e una battuta fra un esercizio ritmico e l’asse di equilibrio. Basta guardarla lì, elegante, serena e sicura di sé. Faceva però anche lei i tre salutari profondi respiri prima di chiedere udienza all’ufficio del Preside Rosario Russo – siciliano - quando doveva conferire con lui di qualche questione. Tale era l’uomo, e l’autorità!Noi, quei tre profondi respiri, li abbiamo fatti spesso, su suo suggerimento, prima di uscire dal banco per un’interrogazione alla lavagna con Nicolini o Michelon. Però era la Telk lo spauracchio, per via della sua materia, sì, ma anche per la sua mole, i suoi occhi grigi, la sua pronuncia tedesca. Nessuna poteva essere esentata da due interrogazioni consecutive se usciva lo stesso numero dal suo sacchetto della tombola. Ci teneva così sempre sotto tiro, preparate. Era l’unica, però, a spaziare dallo zero al dieci nell’uso dei voti!
Il “Mario” (Michelon) era un vero gentiluomo, formale, corretto, riservato ma capace di
sorrisi soddisfatti per le nostre migliori performances, specie in latino. Non concedeva confidenza, ci dava del Lei, ma ai colloqui con in nostri genitori si mostrava affabile, gentile. Professore nato, preciso, amava spiegare, attualizzare, e scoprire le nostre personali conoscenze nelle sue materie.
Il prof. Nicolini era il più mutevole, esprimeva il suo umore, polemico su questioni politiche e sulle beghe di Istituto. Da buon toscano, ci dilettava con le sue storielle, che sembravano così originali. Era uno studioso molto più che un insegnante; i pur buoni testi in dotazione, per lui non erano sufficienti per farci scoprire – nessi e connessi – il valore letterario dei brani che ci presentava. Così imparammo presto a consultare i critici letterari in Biblioteca Bertoliana: Fubini, Momigliano, De Sanctis. Aveva una grande cultura, che balenava nei suoi frequenti “fuori pista”. Alla fine, quando usciva al suono della campanella, aveva un’espressione dubbiosa sulla nostra comprensione! Ma non mi ha aiutato ad apprezzare davvero Dante. E, da un toscano mi era incomprensibile dover accettare una certa trascuratezza. C’era riuscita invece la nostra bravissima insegnante di lettere delle medie (la signora Salin): per lei e per il nostro poeta ci eravamo sobbarcate la fatica e il piacere di imparare a memoria, e con espressione partecipe, i canti di Ulisse e Manfredi. Con Nicolini, a memoria , niente! Eppure, come ritornano belle e consolanti, oggi, tante espressioni che abbiamo impresso in anni lontani! Io ho seguito il suo esempio e ne sono stata appagata.
Caro Fogazzaro
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I l f u t u r o n e l c u o r e
L’insegnante che non è riuscita a tracciare un segno profondo nella nostra personalità è stata la signora Leoni, la “filosofa”, che spiegava passeggiando avanti e indietro, a grandi linee i temi indagati da pensatori, dagli intellettuali del passato. È rimasto in tutte noi o il disagio verso il pensiero filosofico o il bisogno di apprendere da altre fonti i contenuti più interessanti e specifici di grandi filosofi. E in quarta, in vista degli esami, occorreva avere ben chiaro lo sviluppo delle indagini sulla conoscenza e sulle possibilità date alla mente umana. Io ne feci un ripasso meno superficiale, studiando in gruppo con una guida ben preparata … e mi laureai poi proprio con una tesi sui principi della conoscenza nella filosofia di Rosmini. Forse la signora Leoni aveva avvertito il mio bisogno, mi stimava e cercava di soddisfare la mia curiosità. La signora è scomparsa per prima, seguita da Devoti, dalla signora Villa e dalla signora Telk (erano i più anziani). Da pochi anni è mancato il prof. Michelon. Rimane ancora viva la signora Novarino, che – pur anziana – spende le sue energie per il mantenimento in forma degli anziani.Anche tra le ex allieve della foto ci sono dei vuoti; ma quando ci si incontra fra noi è bello scambiare una parola cordiale, consolandoci un po’: siamo state “la generazione fortunata” dell’Italia in ascesa, del lavoro stabile, della carriera, forse non luminosa ma appagante, fra scuola e famiglia.
anna Cocco, ex studentessa
Caro Fogazzaro,
è successo tutto “per caso”…Una domenica mattina dello scorso marzo ho attraversato Piazza dei Signori e ho notato, all’angolo verso Piazzetta Palladio, una lunga fila di persone in attesa con un biglietto in mano. Il tutto era “controllato e ordinato” da alcune ragazze sui 18 anni e la mia curiosità mi ha fatto avvicinare ad una di esse.“Cosa succede?”“Oggi c’è una visita gratuita all’interno della Basilica Palladiana appena restaurata. Guidiamo noi, studentesse del Liceo Psico-pedagogico Fogazzaro”.Ho chiesto:“Ma il Liceo ecc. ecc. non è come le “vecchie Magistrali”?”“Sì, ma…”Allora l’onda, anzi lo tsunami dei ricordi è arrivata!
Il 1° ottobre 1952, poco più che tredicenne (perché la mamma maestra mi aveva portata a scuola a 5 anni) in grembiule nero e colletto bianco, piuttosto intimidita, ero entrata per la prima volta in quella scuola … il Fogazzaro. Le “Magistrali” a quel tempo, forse perché erano
di soli quattro anni, erano considerate quasi una scuola di serie B, molte mie compagne delle Scuole Medie di via Riale (allora a Vicenza ce n’erano soltanto due) naturalmente erano passate al Ginnasio o al Liceo. Io le avevo invidiate un po’, ma mi ero rassegnata: bisognava fare presto per aiutare i miei genitori, dato che io ero la maggiore di 6 fratelli.
Le mie compagne di classe venivano quasi tutte dalla Provincia: alcune vivevano in collegio dalle Canossiane, altre si alzavano all’alba, percorrevano chilometri in bicicletta, con ogni tempo, poi salivano in corriera o sui treni locali. Le ammiravo molto e mi ritenevo fortunata: io salivo in autobus in viale Verona, scendevo al Duomo, poi a piedi arrivavo in via Burci.
L’edificio era diviso fra “Magistrali” a destra dell’atrio e Scuola Media P. Fanton. C’erano soltanto quattro sezioni: A, B,C,D. Solo la B era mista, tutte le altre rigorosamente femminili. Io ho frequentato la sezione C.
Ricordo tutti i miei insegnanti: nome e cognome, il volto, le caratteristiche, di alcuni risento persino la voce… In ciò sono sicuramente aiutata dalle foto di classe scattate nel cortile e che ho conservato con ogni cura. Ricordo che, tra noi ragazze, li chiamavamo per nome: Marieto, la Herta, la Emma, Calandra, l’Agrario…Ogni anno cambiavamo qualche insegnante, solo pochi ci hanno accompagnato per più anni: Herta Telch, bravissima e severissima … “La te varda co’ i so’oci, la te dise che te boci!”. E poi Mario Michelon, Lidia Pedrina, Maria Antonietta Villa, insegnante di musica che una volta si infuriò perché le avevamo spedito una cartolina indirizzata a “Claudia Villa”. Era stato un lapsus, ma le era sembrata un’offesa!Sono purtroppo tutti scomparsi: credo viva soltanto Lidia Martelli, insegnante di Educazione Fisica.
Ricordo anche il Preside di allora, Rosario Russo, di origine siciliana. Era molto severo, con un’espressione sempre corrucciata. Abitava all’ultimo piano dell’edificio scolastico, sopra la Presidenza e la Segretaria. Aveva un figlio universitario che chiamavamo “il civetto”, forse perché stava spesso alla finestra per farsi ammirare.Altro personaggio indimenticabile è stato il bidello Luigi, con un occhio di vetro, che all’intervallo vendeva profumati panini con la mortadella.
A tutti i miei insegnanti va un grazie affettuoso!Sono diventata anch’io un’insegnante, di scuola elementare. Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto essere ricordata dai miei alunni con la stessa riconoscenza ed affetto con cui ho sempre ripensato ai miei insegnanti delle “Vecchie Magistrali”.
Luisa Quirici Folco, ex studentessa
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Caro vecchio Fogazzaro,
in questi ultimi vent’anni ho rivisto il mio istituto due o tre volte. Ho saputo che ora si chiama Liceo. Negli ultimi mesi due brave alunne che lo frequentano hanno voluto “intervistarmi”, forse perché tra gli insegnanti in pensione più anziani.Le domande che mi fecero erano intelligenti e interessanti: ma i ventisette anni passati colà mi distraevano. Il cumulo dei ricordi è alto e quasi tutti cari. Rivedo il cortile al piano terra. Il primo giorno di scuola gli studenti, divisi per classe, si disponevano sulle scalinate. Quelli “nuovi” osservavano, un po’ tesi, per capire l’insegnante che li attendeva. Quelli “vecchi” facevano lieti segni di saluto.Mi scorrono davanti volti e nomi di presidi: Mori, Michelon, Nani, Trevisan, Pasetto; di colleghi che non ci sono più: Signori, Perazzalo, Lomazzi. Persone dotte, filosofi come Signori, artisti come Lomazzi. Li penso e li seguo ancora.Rivedo e risento molti miei studenti, parecchi già in pensione, alcuni nonni felici.Mi ricordo anche dei bidelli, gentili e pronti a fornire fotocopie, una carta geografica.Rivedo le prime aule assegnatemi, già appartamento del preside. Sulle pareti di una, la ex cucina, c’erano ancora spruzzi i minestrone … !Mi vengono in mente, e ora sorrido, le “malefatte” più gravi come quella di Mario che usciva a far la spesa e ritornava in classe senza che alcuno ne avvertisse l’assenza.Indimenticabile mi è rimasta l’iniziativa di una 3^F che, compatta, una domenica andò a vendemmiare presso una compagna che aveva il padre ammalato. Eravamo in 28. A mezzogiorno tutta l’uva era nei tini.Nel mio “Istituto Magistrale G. Fogazzaro” , ora Liceo, ho insegnato Italiano e Storia per molti, molti anni: forse anche bene, sempre sereno e contento tra i giovani.
Giovanni azzolin, ex docente
Caro Fogazzaro*,
con i professori del Fogazzaro ho avuto sempre buoni rapporti, naturalmente c’era la “guida spirituale” che era il professore di lettere. Ho avuto infatti la fortuna di avere come insegnante una persona eccezionale , che probabilmente qualcuno ricorda ancora: Giovanni Azzolin. È stato un autentico maestro di vita, oltre che di scuola. È stato talmente influente con la sua capacità di coinvolgimento, che con un gruppo di amici un anno lo abbiamo seguito anche in ferie. Lui era straordinario, sapeva entrare nell’animo, non si limitava solamente alla prestazione professionale, ma riusciva a stabilire un contatto umano talmente forte che ancora oggi ci troviamo. Il prof. Azzolin ora è ottantenne, risponde sempre quando lo chiamiamo. Nel 2009 abbiamo fatto una festa per i quarant’anni che eravamo usciti dal Fogazzaro: c’era ancora tutta la
classe e lui è venuto. È stata veramente una persona che ci ha segnato la vita”.
urbano bonato, ex studente
* Testo tratto dall’intervista realizzata dagli studenti nell’a.s. 2011-2012
Caro Fogazzaro,
la sezione D, in prima era solo “Femminile”.Il prof. Godi ci chiamava “signorine” per rispetto e si rivolgeva ad ognuna di noi usando il “lei”.Grazie alla prof.ssa Piuma abbiamo imparato buona parte della produzione poetica del Pascoli e tutto della sua vita.Il prof. Lomazzi ci chiedeva di usare riga e squadra, ma non “coi gesti delle lavandaie”.Il prof. Pegoraro tesseva tanti ragionamenti che, come per magia, si completavano allo scadere della sua ora di lezione.La prof.ssa Pasoli era attentissima a cogliere momenti di disagio, che sembravano meno pesanti parlando un po’ con lei tra un esercizio e l’altro di educazione fisica.Poi sono arrivati “i maschi” e la sezione D è diventata Mista.Il prof. Stella ha continuato ad essere modello di pazienza infinita, il prof. Godi ha iniziato a rivolgersi anche ai “signorini”. Il prof. Sgarrito e la prof.ssa Masera, a seconda di quanto veniva loro riferito, si sono dimostrati instancabili nel ricordare alla classe, a gruppetti di noi o a qualcuno in particolare: obblighi, doveri e atteggiamenti responsabili verso lo studio.Eravamo vivaci, attenti al nostro star bene insieme, impegnati a diversi livelli fuori e dentro la scuola.Gli scherzi erano all’ordine del giorno: a volte erano un modo per prendersi cura di qualcuno e piacevano anche a chi li riceveva.Tra di noi c’era chi aveva scelto “le Magistrali” come scuola di passaggio, ma la maggioranza sperava di superare il Concorso da maestro… da Dirigente scolastico, forse.
barbara Mignoni, ex studentessa
Caro Fogazzaro,
ero quattordicenne quando, accompagnata dal mio papà, tra i rami del viale alberato, ti ho visto come una signora un po’ di età, solitda nella struttura, severa, elegante e signorile. Mi hai accolto nell’atrio, situato a fianco di un bel giardino erboso e circondato da ortensie. Assieme a me c’erano tanti altri ragazzi. Un gruppo di insegnanti, dopo aver fatto l’appello, mi ha assegnata alla sezione D e poi accompagnata in classe.
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Passano gli anni e le consuetudini. A cavallo del 1970 si abbandonano i grembiuli. La foto a destra ritrae la
sezione D che di lì a poco diventerà mista (la prima a sinistra in seconda fila
è Barbara Mignoni)
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Tra le tue braccia ho iniziato il percorso formativo che mi ha portato a raggiungere il diploma Magistrale.Ho iniziato anche a plasmare la mia esuberanza motoria e, guidata dall’indimenticabile insegnante di educazione fisica, ho iniziato a canalizzare le mie potenzialità verso alcuni sport, particolarmente verso l’atletica leggera. Davanti alla “palestrina”, nel minuscolo ma completo campo di atletica di quel tempo, mi sono preparata per le varie gare studentesche ed ho sviluppato la mia passione sportiva.
Nel 1962, appena diplomata, ti ho lasciato per raggiungere a Roma l’Istituto Superiore di Educazione Fisica e per diventare insegnante di educazione fisica.
Dopo tre anni, nel 1965, ventenne e … “titolata”, sono tornata da Te con orgoglio ed ho iniziato la mia professione, nella mia scuola: il Fogazzaro. Quanta emozione e quanta paura ho provato nell’entrare in classi formate da ragazzi quasi coetanei! Pianino mi sono rafforzata e non ti ho più lasciato fino al triste giorno del pensionamento.
Dentro le tue mura la passione ha preso corpo ed assieme a tanti alunni, con l’aiuto dei dirigenti edei colleghi si sono sviluppate nuove forme di movimento: ginnastica espressiva, ginnastica jazz, danza jazz, balli folkloristici; nuove forme di aggregazione come i gruppi di lavoro autonomamente costituiti e organizzati; nuove attività motorie sviluppate in chiave interdisciplinare assieme agli insegnanti di musica, arte, teatro, lettere …
Rimarrà indelebile il ricordo della trasferta a Roma con il gruppo di ginnastica espressiva per partecipare al concorso Nazionale indetto dall’Unesco sul tema: Libere attività complementari a scuola. L’accurata preparazione, lo spirito innovativo, l’entusiasmo e l’affiatamento, in quell’occasione (1980), hanno consentito l’assegnazione del primo premio e, più tardi, la possibilità di partecipare alla “Gymnaestrada mondiale” ad Herning in Danimarca. Non potranno essere dimenticati i Saggi di fine anno quando genitori e amici potevano apprezzare il risultato del lavoro dei ragazzi e l’impegno degli insegnanti.
Molti di quei ragazzi ora occupano professioni importanti in tutti i campi.
Caro Fogazzaro, ho trascorso con te una grandissima fetta della mia vita, quasi mezzo secolo, mi hai fatto crescere come persona, come professionista, mi hai dato opportunità, mi hai sostenuto nei momenti di difficoltà, mi hai dato affetto perché ancor ora molti colleghi sono tra i miei più cari amici e gli alunni che incontro ovunque, quasi quotidianamente, ne sono una cara testimonianza.
Molte grazie!ada strada, ex studentessa ed ex docente
Caro Fogazzaro,
non puoi immaginare quanto tu sia stato importante nella mia vita. Ti ho incontrato per la prima volta nel gennaio del 1962. Frequentavo la seconda classe e provenivo dall’Istituto Magistrale “ Eleonora d’Arborea” di Cagliari. Per vicissitudini familiari, non avevo frequentato il primo trimestre e con grande trepidazione il sette gennaio varcai il tuo ingresso. Ad essere sincera in un primo momento rimasi delusa: mi aspettavo una scuola intitolata ad Antonio Fogazzaro, di cui avevo letto “Piccolo mondo antico”, invece mi trovai dinanzi a un “Don Giuseppe Fogazzaro”. “Chi mai è costui?” mi chiesi allora. L’avrei scoperto e ben conosciuto negli oltre venticinque anni trascorsi, prima come allieva poi come docente, tra le tue mura. Infatti quando, entrata in ruolo, mi fu assegnata la sede definitiva, senza esitazione scelsi di insegnare nella scuola da cui ero uscita. Così mi ritrovai collega di alcuni miei professori: il prof. Angelo Grillo (filosofia), la prof. Magda Pasoli (ginnastica - la materia da me più temuta), il prof. Lorenzo Perazzolo (latino). All’inizio mi sentivo un po’ imbarazzata, ma la sollecitudine e la cordialità con cui mi accolsero, trattandomi da pari a pari, mi rinfrancarono e mi spinsero a fare sempre del mio meglio per motivare le classi allo studio. Questa estate ho accompagnato il mio nipotino al mare ed ho scoperto che Claudio Berto, direttore della Casa per ferie che ci ospitava, è stato mio alunno, proprio in quel mio primo anno, da docente, al Fogazzaro. Frequentava l’ultimo anno ed io ero subentrata al prof. Signori, andato in pensione: era molto stimato e amato dalla IV B, per cui il confronto fu per me senz’altro arduo. La IV B era una classe vivace e intelligentemente ironica e per la cena finale aveva composto la canzoncina che recita: “C’erano venti Nani (prof. di latino) che andavano cantando Lodi (prof. di italiano) in un bosco Scuro (prof. di didattica) una volta eran Signori (ex prof. di filosofia) ora son Villani (nuova prof. di filosofia)”. A quei tempi non essendo ancora subentrato il nuovo diritto di famiglia (1985) le donne sposate assumevano il cognome del marito. Caro Fogazzaro, tanti sono i ricordi che affiorano alla mente, tante sono le persone care che da te ho incontrato, impossibile parlare di tutti in questo breve spazio, in un libro ... forse.... chissà!
Luciana Chittero Villani , ex studentessa ed ex docente
Caro Fogazzaro,
se devo fare un bilancio dalla mia frequentazione del Fogazzaro in avanti, ritengo che la mia vita sia stata positiva. Ho amato lo sport grazie alla mia passione e agli insegnamenti dei prof. di Educazione Fisica del Fogazzaro, in particolare il prof. Donà. Quindi, dallo sport scolastico allo sport agonistico, l’Isef a Milano, per arrivare a fare il Coordinatore dell’attività sportiva scolastica provinciale in Provveditorato. Da vent’anni sono il Presidente provinciale del CONI e sono stato chiamato dal Sindaco Achille Variati a
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ricoprire il ruolo di Assessore allo Sport.La cosa più bella che ho avuto dal Fogazzaro è stata mia moglie, lei faceva la 3^E, io la 4^E. Ci siamo sposati tre anni dopo e sono quarant’anni che siamo insieme.Il Sindaco* era in classe con me ed è sempre stato molto bravo. Io rappresentavo la contestazione, lui i bravi ragazzi studiosi e quasi perfetti.
umberto nicolai, ex studente
* Achille Variati, attuale Sindaco di Vicenza
Caro Fogazzaro,
la scuola grande, enorme, mi sembrava impossibile non perdersi.Ventinove ragazze chiuse dentro un’aula per una mattina e forse ora capisco l’ “aprite le finestreeee!” detto dai prof. delle ultime ore.Il mitico Corradin che capiva l’inglese solo se lo leggeva lui e me lo ha insegnato con le canzoni dei Beatles e Jesus Christ Superstar.La mia compagna di banco di tutti e cinque gli anni, Silvia, che mi ha salvato più e più volte.Tutte le scuse più assurde per motivare il mio non aver studiato matematica, dal femore rotto della nonna all’incendio della scrivania.Lo scambio culturale con la Danimarca per scoprire che lì a merenda andavano al bar a farsi una birra.Le corse per arrivare primi al bancone dei panini.Le ore passate in bagno (rigorosamente in due).Fare le imitazioni di tutti, partendo dal preside per finire con i compagni.Trovarsi dopo le vacanze per raccontarsi le avventure dell’estate, un po’ vere un po’ sognate.Non vedere l’ora che sia finita e non riuscire ad immaginare come sarà dopo.Non vedere più le tue compagne, con le quali avevi diviso TUTTO per cinque anni: poi incontrarle, per caso, dopo molto tempo e ricominciare da dove le avevi lasciate.
Marta zanetti, ex studentessa
Caro Fogazzaro,
mi è stato gentilmente chiesto di scriverti questa lettera in quanto ex studentessa … Ah, quale nostalgico tuffo nel passato!È particolarmente piacevole per me ritracciare con la memoria un periodo così bello e intenso che rappresenta per me quello trascorso tra le vecchie mura e le grandi finestre
della scuola che ha accompagnato il susseguirsi degli anni più formativi e importanti della mia giovinezza.Gioco del destino ha voluto che mia figlia decidesse di frequentare il medesimo istituto, cosicché ho avuto la possibilità di ripercorrere quei lunghi corridoi intrisi di ricordi, di chiacchierate, risate e ansie da interrogazione tra noi compagne; quelle scale percorse di corsa al suono della campanella per la ricreazione, per raggiungere veloci l’angolo adibito a vendere patatine e panini freschi, divorati al volo tra un compito di matematica e una lezione di inglese. Ma, al di là delle gite organizzate con cura e sempre in luoghi interessanti e ricchi di stimoli culturali, i ricordi sicuramente più profondi provengono da alcuni miei ex insegnanti che hanno lasciato tracce indelebili, non solo nella mia formazione culturale, ma – aggiungerei – anche in quella personale e umana. Sono fermamente convinta che le colonne portanti dell’apparato scolastico siano rappresentate proprio dagli insegnanti, figure-chiave nel rapporto spesso complesso con i ragazzi, che hanno bisogno, oggi come allora, di preparati professionisti in grado di trasmettere loro le nozioni adeguate, ma anche e soprattutto di punti di riferimento stabili, al di là della propria cerchia familiare.Mia cara vecchia scuola, ti ringrazio vivamente di avermi dato la possibilità di conoscere alcuni insegnanti di questo tipo, docenti che hanno saputo donarmi non soltanto sapere, ma anche ascolto, interesse, passione e intensi stimoli ad amare ed apprezzare la cultura nella sua interezza.Lezioni che mi hanno accompagnata, in seguito, in quello strano e imprevedibile labirinto che è la vita.Un caro abbraccio
Dorothy bellin, ex studentessa
Caro Fogazzaro,
Sono entrata al Fogazzaro come studentessa; poi, nel periodo dell’Università ho potuto fare alcune supplenze in questa scuola (allora era possibile, durante gli studi universitari, fare supplenza).Lo stesso giorno in cui mi sono laureata ho ottenuto un incarico di 3 mesi al Fogazzaro. Poi ho insegnato altrove fino all’anno scolastico 1983-84, quando venni trasferita al Fogazzaro, da dove non mi sono più mossa.A dire il vero, se si considera questo edificio sono entrata ancora prima; un tempo, infatti, l’attuale struttura della scuola era destinata al Fogazzaro solo nella parte a destra dell’ingresso; la parte di edificio a sinistra, rispetto all’attuale ingresso, era la sede della scuola media Scamozzi, dove io ho frequentato, appunto, le Medie. Sono quindi entrata in questi stessi corridoi all’età di 11 anni.Quando mi sono iscritta io, dopo la metà degli anni ’60, la scuola aveva un numero molto elevato di iscritti; le sezioni arrivavano alla P. La scuola era già mista, quindi non più
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esclusivamente femminile, anche se la mia classe, in particolare, era composta di sole ragazze.Un ricordo speciale degli anni degli studi magistrali lo porto per la bidella Stefania che, per noi, era come una seconda mamma. A parte il servizio che aveva organizzato nella sede distaccata, dove sono stata io, portando le merende per la ricreazione, era davvero un punto di riferimento cui rivolgerci ogni qualvolta avessimo bisogno di una parola, di un consiglio.Una Professoressa che ricordo con particolare piacere è la Professoressa Corà, la mia Professoressa di Lettere del biennio. Tra l’altro ha insegnato qui anche il figlio, Prof. Strazzabosco, che adesso è in distacco per Dottorato.Negli anni in cui ho insegnato qui ho assistito e partecipato a numerosi cambiamenti della scuola: inizialmente era un Istituto Magistrale con sperimentazione linguistica; poi si è passati alla maxi sperimentazione per poi diventare un Istituto con metodo Brocca. Infine, adesso, siamo a questa nuova forma di Liceo conseguente alla riforma Gelmini.Fino al ’98 l’Istituto Magistrale abilitava direttamente all’insegnamento nella scuola Elementare; usciti dalla scuola si partecipava ai concorsi e si poteva insegnare senza aver frequentato l’Università. Occorre dire che allora c’era richiesta di insegnanti per la Scuola Elementare.Io scelsi di frequentare l’Università perché desideravo approfondire le lingue, il Francese in particolare; ho scoperto il desiderio di insegnare durante i miei anni di Università.Un aspetto su cui ho puntato molto fin dal ’97-’98 è quello degli scambi culturali; già a partire da quell’anno scolastico la scuola si è gemellata con un Liceo di Annecy e fin da allora ho cercato di far capire ai ragazzi che viviamo in Europa e questo richiede un’apertura mentale e di atteggiamento che vada oltre i confini nazionali. Rimanere radicati nelle proprie origini, ben calati nella propria identità, ma, contestualmente, aperti verso gli altri, verso le altre culture, le differenti identità. Ben al di là di ideologie e pregiudizi, la capacità di dialogare è ciò che maggiormente unisce.Anche i ragazzi sono cambiati, così come peraltro sono cambiata anch’io. Non posso dire che i ragazzi di una volta fossero migliori rispetto ai ragazzi di oggi; semplicemente sono cambiati, così come è cambiata la società. Ci si evolve.Io ho molta fiducia nei giovani e credo che oggi ci siano molti bravi giovani che devono credere nel futuro, nonostante ci troviamo in un periodo molto difficile e di crisi economica e dei valori. I giovani, oggi, hanno gli strumenti e la capacità di lottare per costruirsi e costruire un futuro migliore, superando le difficoltà contemporanee.
alberta ruzzene, docente
Caro Fogazzaro, vorrei dirti che …
La mia vita professionale è partita proprio da qui, dal Fogazzaro e qui terminerà.Detto così sembra quasi un cerchio che si chiude (e forse lo è), ma in mezzo c’è un
percorso che, pur unendo due estremi, è stato - per certi versi – diverso sia dagli inizi che dal termine.La scuola che ho conosciuto da alunna, nella seconda metà degli anni sessanta, era molto diversa da quella di oggi: più austera, più severa, più bacchettona, ma attraversata da correnti di cambiamento che sfociarono negli anni ’67 e ’68 in assemblee arruffate, disorganizzate ma piene di futuro diverso soprattutto per le donne, non più relegate al ruolo tradizionale di casalinghe o, al massimo, di lavoratrici part- time, quali erano a quei tempi le maestre elementari.E oggi? oggi c’è una scuola confusa, come confusa è la società odierna; una scuola che non ha chiaro il proprio progetto e in cui pochi si interrogano sul suo valore, persi come sono in un presente preoccupato e nebuloso.Ma ieri come oggi la scuola è popolata dai giovani che hanno il compito di costruirlo il futuro.Io vorrei che tu, caro Fogazzaro, che hai saputo nel passato preparare centinaia di giovani alle sfide del loro tempo, preparassi anche questi ragazzi a non subire i cambiamenti, ma a comprenderli e governarli.Questo è stato il compito che hai svolto nei 150 anni della tua storia e questo è quello che devi proporti per i prossimi.
Marina Carta, docente
Caro Fogazzaro,
Insegno inglese al Fogazzaro da vent’anni. Quando mi chiedono perché io sia rimasta nella stessa scuola per così tanto tempo rispondo che il coinvolgimento emotivo è sempre stato molto forte e per me questo aspetto è fondamentale. Mi piace accompagnare i miei studenti nel loro percorso formativo non solo tra i banchi di scuola, ma in attività pomeridiane, scambi culturali, soggiorni-studio all’estero, e la mia scuola ha sempre privilegiato questo modo di lavorare, anche grazie al sostegno del nostro Preside.Per tanti anni ho dedicato un pomeriggio la settimana ad attività teatrali in lingua inglese; agli albori ho collaborato con l’attrice Glenn Younger e, successivamente, con Teresa Brett, che, nel corso degli anni, è diventata una mia carissima amica. Abbiamo messo in scena musical creati da lei che abbiamo rappresentato a scuola a fine anno scolastico. Abbiamo trascorso veramente tante ore insieme agli studenti, a parlare solo in inglese! Insieme agli allievi ho preso parte, inoltre, a scambi culturali con svariati Paesi. Sono stata a Kaufbeuren, Karlsruhe, Pforzheim, Annecy e infine … Londra, presso la Whitgift school.D’estate, inoltre, ho accompagnato tanti studenti all’estero ed insieme abbiamo analizzato le differenze tra i Paesi, i punti di forza e le fragilità.In tutti questi momenti i miei ragazzi mi hanno dato molto e sono loro grata per ciò che mi
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hanno regalato: entusiasmo, freschezza, fiducia, solidarietà.Da parte mia spero di aver trasmesso loro la curiosità, il gusto della condivisione, l’amore verso il proprio lavoro e l’idea che solo se c’è coinvolgimento emotivo ci si appassiona e si è gratificati. Una delle ultime esperienze è stata il CLIL. Nel mio caso ho insegnato storia in lingua inglese insieme al mio collega Busolo Cerin. All’inizio ero terrorizzata e affascinata al contempo, ma ho voluto provare e mi sono messa in gioco. Penso sia stata una grande lezione per i ragazzi. Hanno visto i loro insegnanti timorosi e insicuri, ma al contempo con tanta voglia di sperimentare ed imparare.Cosa aggiungere… Abbiamo mille progetti in cantiere, come quelli da realizzare con colleghi stranieri (quest’estate in Inghilterra ne ho conosciuti almeno cinque, provenienti da svariate nazioni, con tanta voglia di lavorare insieme). Nella nostra scuola quel che abbiamo sempre voluto trasmettere è che la lingua straniera deve servire per comunicare, scambiare esperienze, per condividere emozioni, per creare ponti. I ragazzi di tutti i Paesi hanno tanto da dare e da insegnare, credo valga la pena ascoltarli …
sabrina buratti, docente
Caro Fogazzaro,
sono ” l’Adelina, la “bidella”, ho 52anni e ne ho passati 31 a “lustrarti “i pavimenti, i bagni, e i vetri…Il mio ingresso nel settembre 1981 è stato alquanto comico: appena varcata la portineria, sono stata investita da un imperativo: ”Non passare sul pavimento bagnato”, lanciato dal “generale bidella Stefania”.Giunta al primo piano e bussato alla porta della Segretaria, ho ricevuto un secco: ”Signorina, la segreteria didattica è in fondo al corridoio”.Entrambe mi avevano scambiata per una tua allieva, visto che ne ero coetanea, invece due giorni dopo avrei preso servizio in qualità di ausiliaria.Il “Fogazzaro” era l’unico istituto superiore di Vicenza ad avere il personale ausiliario dipendente del Comune di Vicenza e ciò comportava il “privilegio”, poiché c’erano gli esami di maturità, di non andare in estate nei “palazzi” (Chiericati, Trissino…) o nei parchi giochi a sostituire nelle pulizie i colleghi che andavano in ferie.Pulizie pesanti però si facevano anche al “Fogazzaro”. I primi anni, con le famose “saponate della Stefania”: secchi d’acqua con detersivo a volontà sui pavimenti, sfregati poi con la scopa ed asciugati con la segatura; la sera sui palmi delle mani uscivano le “vesciche”. Non mancava mai, durante le pulizie di giugno, chi si ricordava, munita di un panno umido, di arrampicarsi sul piedistallo del busto del “tuo fondatore” per spolverargli il cranio,
mormorando: “Ecco Bepi, adesso ti si a posto anca ti”.All’inizio un’ala della scuola era occupata dall’Istituto Montagna, poi, con il dilagare delle sperimentali (5 anni) a discapito del “tradizionale”( 4 anni), abbiamo occupato tutto l’edificio; ed una decina di anni fa il preside prof. Pasetto mi ha mandato a “colonizzare” le sedi staccate di S. Chiara, in Via Cappellari (sopra “Da Schio”) e di S. Caterina (sopra il “Lampertico”). Per un periodo di tempo abbiamo avuto tre sedi.Prendere servizio al “Fogazzaro” per me è stato un “privilegio”, per l’articolazione dell’orario di servizio antimeridiano: a differenza dei colleghi delle scuole elementari, che effettuavano turnazioni settimanali pomeridiane, ho potuto seguire i miei due figli nelle loro attività ed ora i miei genitori anziani.Il “Fogazzaro” mi ha dato il “privilegio” di crescere e di diventare adulta in una grande famiglia composta da una moltitudine di persone, fatta di presidi, segretarie, professori, bidelli, alunni e genitori, alcuni dei quali non ci sono più, tante persone che in 31 anni hanno varcato i portoni di questa “fucina di vita”.Ho avuto sempre un rapporto straordinario con i ragazzi che spesso incontro fuori dalla scuola: li chiamo le “me tose” e i “me tosi”. Proprio ieri in un mobilificio, dove volevo acquistare un divano, ho incontrato un ragazza uscita nel 2000.Ho ascoltato i loro sfoghi, le loro preoccupazioni, le loro lamentele, ma anche gioito per i loro successi, i loro amori, ho sorriso per le loro bravate, per le motivazioni sulle giustificazioni, ho dato anche delle belle lavate di capo e perciò forse a qualcuno sarò pure stata poco simpatica.Per ricordarli tutti dovrei scrivere un libro, che magari potrebbe diventare un best seller! Cito, per concludere, le “sorprese“ che mi hanno fatto i miei ragazzi: uno di loro è diventato parroco nella mia parrocchia, mi hanno invitata spesso alle cene di 5^, mi hanno citata persino sul papiro di laurea...Riforme pensionistiche permettendo, dovrei passare al “Fogazzaro” ancora una decina d’anni e mi sa che ne vedrò ancora delle belle!!!
adelina Galvan, collaboratrice scolastica
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Chi casualmente dal mese di settembre il venerdì pomeriggio si imbattesse in una atmosfera fatta di musica ritmata che proviene
dalla piccola palestra del Liceo Fogazzaro, e si affacciasse al suo ingresso, potrebbe rimanere alquanto stupito nel vedere gruppi
di ragazzi correre all’impazzata, mimare strani duelli con armi magiche immaginarie, farsi le boccacce, urlare a squarciagola e
cose di questo genere.
Ma non deve allarmarsi né pensare di essere entrato in uno strano manicomio: è il nostro laboratorio teatrale.
Il laboratorio di teatro è una delle attività del Liceo che ha una più lunga tradizione.
Prende avvio solitamente nel mese di settembre con incontri settimanali e si conclude a maggio con lo spettacolo al teatro Astra
a cui partecipano alunni, genitori e amici.
Ho avuto la fortuna di essere per due anni responsabile del laboratorio e di aver condiviso con i ragazzi momenti indimenticabili.
La regista ormai da quasi dieci anni è Ketti Grunchi, appartenente della cooperativa teatrale “La Piccionaia”, che ci sa stupire con
la sua capacità di creare spettacoli sempre nuovi e inaspettati.
È lei l’artefice del cosiddetto “riscaldamento” che, come anticipato sopra, impone ai ragazzi di esercitare la voce, il corpo, la
postura e che sicuramente ad un profano sembrerebbero a dir poco bizzarri. Anche per me, devo dire, risultavano inizialmente
di difficile comprensione.
Le prove si susseguono per settimane e settimane, con grande sforzo da parte di tutti, ma, al momento di andare in scena, tutto
diventa più chiaro: ogni singolo gesto, movimento, espressione della voce viene a definirsi in modo funzionale alla costruzione
dello spettacolo.
Ed è proprio qui, sul palcoscenico, che i ragazzi diventano degli ottimi interpreti di quello che hanno appreso e prende un senso
tutto il lavoro di preparazione che Ketti attua nei mesi precedenti la stesura del copione.
I giorni che precedono lo spettacolo sono i più intensi, si vive in un mondo parallelo tra il palco e le quinte del teatro Astra.
Tutti collaborano per la riuscita della performance, l’aria diventa elettrica e si può percepire la tensione che è presente negli animi
e nei corpi.
La regista diventa una perfezionista che non lascia correre niente, le scene vengono provate fino allo sfinimento; non mancano
litigi e pianti, che in questi momenti, si sa, fanno parte del gioco.
Poi, finalmente, lo spettacolo. Di fronte al pubblico, è il momento da tutti tanto atteso, l’adrenalina è a mille, ma tutto procede
bene e gli applausi ripagano di ogni sacrificio fatto.
Tra il pubblico si mescola la giuria del concorso teatrale “Teatro dalla scuola” a cui il Liceo Fogazzaro partecipa, riuscendo sempre
ad aggiudicarsi qualche premio in ambito regionale.
L’anno scorso inoltre i ragazzi del laboratorio teatrale sono stati invitati a Firenze al Festival d’Europa, in cui hanno realizzato una
performance teatrale con una scuola tedesca ed una della Repubblica Ceca nell’ambito delle iniziative legate al Progetto Europeo
Comenius.
MusICa e LaboratorIo teatraLe
Il laboratorio teatrale, oggi
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L’Istituto Fogazzaro, nato come Istituto Magistrale, ha sempre proposto lo studio della musica e l’educazione alla
musica. Originariamente volta a formare futuri insegnanti, l’Istituto ha saputo valorizzare nel tempo l’accostamento a
quest’arte.
Nel succedersi degli anni la didattica promossa dai vari docenti è stata al passo con i tempi e ha seguito le nuove
proposte dei pedagogisti, che anche in campo musicale hanno definito tecniche d’insegnamento adatte all’evoluzione
delle generazioni.
Grazie a corsi pomeridiani extra curricolari, nel Liceo Fogazzaro si è potuto “fare” musica di generi diversi, offrendo
inizialmente lezioni di pianoforte, flauto dolce e chitarra, per poi aprirsi anche ad altri strumenti, quali violino, percussioni,
clarinetto e flauto traverso.
Negli ultimi anni alle attività strumentali si è aggiunta l’attività corale facendo nascere il “Coro d’Istituto” che ha coinvolto
molti studenti e che ha regalato talvolta delle splendide voci soliste.
Al Fogazzaro la musica c’è sempre stata e non potrà mai mancare, nonostante i nuovi programmi ministeriali dei suoi
Licei l’abbiano tolta come materia curricolare.
La musica è una forma di comunicazione che penetra nel profondo dell’animo umano, è arte. La sua forza è così
esplosiva che non v’è nulla in grado di fermarla. Il Fogazzaro lo dimostrerà, mantenendosi sempre fedele alla sua
tradizione musicale.
proff. nicoletta bellotto e sereno ruaro, ex docenti
La promozione della cultura teatrale è obiettivo fondamentale per il mondo della scuola, per la funzione educativa e
sociale riconosciuta al suo linguaggio, per la sua particolare capacità di valorizzare eccellenze e peculiarità degli alunni
e, non ultimo, in quanto sorgente di sano divertimento e di ispirazione e accrescimento culturale.
In questa ottica e ad integrazione delle funzioni svolte dal Laboratorio Teatrale, il Liceo Fogazzaro mette in campo altre
iniziative, quali:
− “Andiamo a teatro”: selezione delle più interessanti proposte dalle principali rassegne teatrali, locali e non, che
prevedano repliche mattutine per le scuole con partecipazione delle classi aderenti secondo modalità compatibili con
il regolare svolgimento dell’attività didattica.
− “A teatro con il prof”: nuova iniziativa in fase di progettazione, che prende spunto da esperienze già realizzate in altre
scuole. Essa intende proporre agli alunni e alle loro famiglie pacchetti per alcuni spettacoli teatrali serali, selezionati dalle
principali rassegne teatrali vicentine.
− “Il teatro a scuola”: brevi rappresentazioni teatrali, lezioni-spettacolo, incontri con attori e/o registi nell’aula magna
della sede centrale o presso le strutture della vicina Università di Vicenza.
prof. roberta Marchini
MusICa e LaboratorIo teatraLe
La tradizione Musicale
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Un lungo percorso scolastico: dalla marcia, all’attività fisica, motoria e
sportiva; dalla tecnica di base alla scienza del movimento. La ginnastica
è una forma dell’Educazone fisica e l’ Educazione fisica è una branca
dell’educazione generale che studia, ricerca ed applica la motricità
educativa ad efficace contributo della personalità dell’individuo.
Secondo l’endocrinologo Pende, la personalità si costruisce all’apice di una piramide la cui base è rappresentata dagli elementi
ereditari genetici e le facce laterali dagli aspetti morfologico, temperamentale, caratterologico e psichico. L’Educazione fisica,
attraverso le sue molteplici forme di ginnastica, gioco, sport, attività in ambiente naturale, agisce sui quattro aspetti della
personalità. Infine le Scienze Motorie partono dal benessere psicofisico vissuto come un diritto-dovere e considerano la pratica
dello sport una sana abitudine di vita! Nella scuola, con gli anni, hanno trovato cittadinanza i concetti di coordinazione dinamica
generale, schemi motori di base, informazione medico-scientifica, sano agonismo educativo e l’attenzione per il diversamente
abile.
Il nostro Liceo, a cavallo tra presente e futuro, rispetta le moderne progettazioni educative, è attento alla formazione e al rispetto
della personalità degli studenti e sviluppa progetti culturali trasversali intra-extra-pluridisciplinari. Infatti docenti universitari quali
il Prof. Gaetano Thiene (progetto ”Il cuore ci sta... a cuore”), il Prof. Maurizio Schiavon (progetto ”Doping-Sport pulito”), il Dr.
Silvio Maraffon (progetto ”Il trapianto è vita”), il Prof. Carlo Foresta (progetto “Androlife”) e molti altri (Dr. D. Corrado, Dr. R.
Scognamiglio, Dr. M. Bettin, Dr. V. Poli, Dr. D. Cirillo) hanno fatto tappa per un incontro, una serie di conferenze, un percorso
informativo, una lectio magistralis.
Personaggi del giornalismo sportivo nazionale quali Bruno Pizzul (progetto ”Il respiro etico dello sport”) sono stati chiamati a
collaborare per progetti sportivi.
Il Liceo Don G .Fogazzaro è molto attivo anche sul piano delle attività sportive: atletica, basket, calcetto, tennis, tennis tavolo,
nuoto, sci e attività per diversamente abili. Agli studenti-atleti di tutti i tempi vanno il mio grazie, a nome del Dipartimento, in qualità
di Responsabile dei GSS (Giochi Sportivi Studenteschi) e Referente del CSS (Centro Sportivo Scolastico), e quello dell’Istituto
Magistrale prima e dei Licei Sperimentali e Liceo Statale Don Giuseppe Fogazzaro poi.
Grazie, calciatori, tennisti, cestisti, che, partecipando a gare e tornei, avete portato sul podio il nome del vostro istituto,
dimostrando quello spirito di appartenenza necessario per fare “squadra”, orgogliosa d’indossare la maglietta d’istituto.
Pertanto grazie, cara Margherita Nicolussi, ostacolista dal carattere combattivo; grazie, Giacomo Sartori, mezzofondista serio e
malinconico; grazie, Marta Marchetti, sciatrice provetta dal temperamento peperino; grazie, Lorenzo Roncaccioli, giocatore di
hockey, simpatico e guascone; grazie, Federica Del Buono, alteta eccezionale e determinata; grazie, Veronica Carlan e Chiara dal
Santo, bravissime cestiste; grazie, Alberto Tecchio e Andrea Rubello, pongisti (ping-pong) esperti, vincitori di ”coppe e medaglie
e di medaglie e coppe”; grazie, Federica Modegan, elegante e raffinata tennista: hai portato la squadra d’istituto ai Campionati
Italiani, e, grazie ancora alle squadre di volley femminile e maschile, di calcetto, di basket, di atletica, di nuoto, che hanno molto
lottato per salire sul podio, grazie di cuore! Un ultimo ringraziamento a Pietro Pasetto, perché negli anni ho apprezzato la sua
discrezione, la sua mediazione, la non comune comprensione degli eventi, la velata ironia e il sorrisetto beffardo, ma anche la
dichiarata soddisfazione per un lavoro ben svolto o per una sapiente organizzazione e, perché no, per una vittoria sportiva!
prof. anna Maria Lampedecchia
atLetICa-Mente
Ginnastica, educazione fisica, scienze Motorie: passato, presente, futuro!
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Gli antichi romani usavano dire: “Mens sana in corpore sano” ed oggi si può senza dubbio affermare
che avevano ragione. In passato la scuola era piuttosto contraria allo sport, vedendolo come
strumento di distrazione dallo studio e di danneggiamento del profitto scolastico; oggi, oramai
non è più così. Lo sport e la scuola camminano a braccetto. Tutti i più grandi atleti olimpici sono
stati o sono ancora studenti e, nonostante i numerosi allenamenti che effettuano nell’arco della
settimana, riescono ugualmente ad ottenere ottimi risultati negli studi. Un atleta che si deve allenare
quotidianamente sa che deve organizzarsi in maniera precisa . Ci si concentra maggiormente e
non ci si lascia far prendere la mano da continue distrazioni. Il corpo allenato ed energico risponde
bene alla concentrazione richiesta dallo studio ed il rendimento, oltre ad essere superiore, ha anche
dei tempi di studio più rapidi. Per quanto mi riguarda, devo dire, che da quando ho cominciato ad
allenarmi giornalmente, il mio rendimento scolastico è migliorato. Quando non mi allenavo, sapevo
che, per studiare, avevo tutto il pomeriggio a disposizione e me la prendevo con comodità: avevo meno concentrazione nel fare i
compiti e molte volte li eseguivo in maniera meno soddisfacente, adesso le cose sono cambiate. Certo, la scuola è fondamentale,
va messa al primo posto e non va di certo trascurata per gli impegni sportivi, ma, a dir la verità, non è neanche giusto rinunciare
ad appuntamenti importanti per non fare assenze scolastiche. Nella mia classe i professori hanno sempre gratificato la mia
voglia di far sport, premiandomi e sostenendomi anche se a volte mi capitava di saltare qualche lezione per andare alle gare.
Hanno perfettamente capito che tali esperienze sarebbero state fondamentali per la mia crescita . Come diceva Aristotele “Tutti
gli uomini per loro stessa natura desiderano imparare” . Penso che questa frase vada a braccetto sia con l’idea di scuola che di
sport, perché con queste parole, a mio parere, egli intendeva dire che tutti noi vogliamo fare le nostre esperienze e imparare e
questo non lo si fa solo attraverso lo studio dell’aspetto teorico a scuola, ma anche con grandi esperienze di vita vissuta che si
ottengono anche attraverso un sano impegno sportivo. La scuola e lo sport aiutano ognuno di noi a crescere interiormente, sia
dal punto di vista educativo che formativo.
Come diceva Pontiggia “L’essenziale non è quello che si sa, ma quello che si è” ed io ringrazio sia i professori che gli allenatori
che mi hanno aiutata molto a maturare e a farmi diventare quella che sono oggi. Sono orgogliosa di ciò ed i miei professori sono
stati i primi a farmi capire che la vita non è soltanto casa e scuola, non si impara solo dai libri, ma anche dal mondo esterno,
impegnandosi in serie esperienze. Lo sport insegna che per ottenere grandi risultati bisogna rimanere concentrati, determinati
e bisogna impegnarsi con molta serietà; tutto ciò si rispecchia anche in vari aspetti delle vita fra i quali la famiglia, il lavoro, la
scuola e gli amici. Fare sport in giovane età penso sia molto importante. Molti mi chiedono come faccia ad allenarmi e a studiare
ogni giorno e la mia risposta è sempre la stessa, ovvero: “Adesso che mi alleno maggiormente rispetto a prima riesco a studiar
meglio”; sembra una contraddizione, ma provare per credere.
Federica Del buono, studentessa
atLetICa-Mente
scuola e sport: impegni che aiutano a crescere
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AD01 sostegno accardo Palumbo
salvatore
49 Matematica alberio enzo
19 Diritto allevato Francesco
50 Lettere amato roberto
60 Scienze angona Carmela
49 Matematica arzenton Gianna
49 Matematica balbo annamaria
346 Inglese barone Claudia
60 Scienze battilana Marta Giustina
51 Lettere-lat. battistolli barbara
50 Lettere berto Patrizia
51 Lettere-lat. bertoldi silvia
51 Lettere-lat. bianchin Lucia
60 Scienze boatta Giovanna
29 Ed. fisica bogotto Laura
51 Lettere-lat. bragantini Michele
49 Matematica brunello Marta
346 Inglese buratti sabrina
37 Filosofia busolo Cerin antonio
r Religione Caleari Giorgia
49 Matematica Camarda antonella
29 Ed. fisica Capasso Gaetano
36 Pedagogia Cappellari Vania
36 Pedagogia Capuzzo antonio
37 Filosofia Carella Concetta
29 Ed. fisica Carletto Michela
36 Pedagogia Carli eddj
25 Arte Carretta Claudia
36 Pedagogia Carta Marina
36 Pedagogia Cavaliere Matilde
49 Matematica Cazzola Filippo
246 Francese Cenci Chiara
cl-conc materia cognome nome cl-conc materia cognome nome cl-conc materia cognome nome cl-conc materia cognome nome
Docenti Fogazzaro 2011-12
36 Pedagogia Cengarle annamaria
49 Matematica Centomo ruggero
60 Scienze Ciccone tiziana
346 Inglese Cocco Chiara
49 Matematica Colombara raffaella
49 Matematica Cossu anna Pia
60 Scienze Cracco amelia
51 Lettere-lat. Dal Molin silvia
AD02 sostegno De Francesco orazia serena
36 Pedagogia De Giorgio Luciano
51 Lettere-lat. de Kreutzenberg
Giovanna
50 Lettere De Vito Debora
37 Filosofia Di Paola Claudia Fiorella
346 Inglese ellis Deborah Joanne
346 Inglese Facco elisabetta
49 Matematica Favero Luca
19 Diritto Fiore Mario
346 Inglese Fiorentini Francesca
r Religione Franceschin renzo
60 Scienze Galetta Maria Giuseppa
r Religione Galvanin anna
60 Scienze Galvanin Franca
246 Francese Garavelli Claudia
346 Inglese Garruto Gerarda
346 Inglese Gentilin roberta
36 Pedagogia Giacomello elisabetta
51 Lettere-lat. Giacomello Lucia
246 Francese Gregori Graziella
29 Ed. fisica Iotti Fernanda
51 Lettere-lat. Iovino Milena
29 Ed. fisica Lampedecchia anna Maria
51 Lettere-lat. Lazzaro Giuliana
AD01 sostegno Lecce Leandro
29 Ed. fisica Leonardi Ignazia
25 Arte Leone Laura
646 Spagnolo Lo Porto Valeria Maria rita
42 Informatica Lumetti ettore
546 Tedesco Maestro anna
49 Matematica Magrelli Giorgio
AD02 sostegno Magro rossana
346 Inglese Malosto tiziana Valentina
51 Lettere-lat. Marchini roberta
49 Matematica Mariani Maria teresa
r Religione Martinello elena
51 Lettere-lat. Marzot Livia
3c Francese - lett. Mattana Françoise
51 Lettere-lat. Matteazzi Irene
346 Inglese Matteazzi Lida
42 Informatica Mattiolo simonetta
36 Pedagogia Micheli Ivana
546 Tedesco Milan Franca
3c Inglese - lett. Miller Denise Marie
51 Lettere-lat. Minniti rosanna
50 Lettere Miotti anna
AD02 sostegno Mita rita
346 Inglese nardello Giuliana
51 Lettere-lat. nardi Margherita
60 Scienze naseddu Laura
346 Inglese orlando annamaria
29 Ed. fisica orlando rossella
246 Francese Panico Giuseppina
AD01 sostegno Papa alessio
51 Lettere-lat. Passaggi andrea
49 Matematica Pellegrini Carla Gabriella
19 Diritto Pellegrini orazio
646 Spagnolo Pellizzari Laura
50 Lettere Pelosi andrea
36 Pedagogia Peruffo Manuela
AD02 sostegno Peruzzi Valentina
36 Pedagogia Poncato antonella
36 Pedagogia Pontello Vittorio
60 Scienze Quaglio raffaela
546 Tedesco reghelin Catterina
3c Tedesco - lett. reidel Gudrun
50 Lettere ronchi alessandra
50 Lettere ronchin anna Maria
246 Francese ruzzene alberta
3c Spagnolo sambastian rosana alejandrina
51 Lettere-lat. sartori Paola
36 Pedagogia scaramuzza Maria stella
51 Lettere-lat. sidoti adalgisa
51 Lettere-lat. simoni renata
36 Pedagogia tellaroli Luisa
19 Diritto tescari Gabriella
51 Lettere-lat. todescato Giovanni
51 Lettere-lat. tognato Davide
246 Francese tonin alessandra
51 Lettere-lat. tresso Paolo
49 Matematica trivisonno Danilo
346 Inglese zaccaria antonia
25 Arte zaccaria emanuela
Don Giuseppe Fogazzaro dalle origini al 1885-86
Carolina Maccagnini dal 1886-87 al 1900-01
Sofia Passerini Beltrame dal 1901-02 al 1907-08
Ada Magrini dal 1908-09 al 1935-36
Enrico Quaresima dal 1936-37 al 1937-38
Armando Picone dal 1938-39 al 1944-45
P. Nicolli dal 1945-46 al 1947-48
Rosario Russo dal 1948-49 al 1962-63
Romano Favaron dal 1963-64 al 1964-65
Giuseppe Mori dal 1965-66 al 1974-75
Mario Michelon dal 1975-76 al 1977-78
Carla Nani dal 1978-79 al 1982-83
Gino Bellato nel 1983-84
Mario Trevisan dal 1984-85 al 1990-91
Pietro Pasetto dal 1991-92 al 2011-12
Presidi Fogazzaro
r i c o r d i e d e m o z i o n i
113112
I l f u t u r o n e l c u o r e
Personale ausiliario, tecnico e amministrativo 2011/2012
1 alberti alfredo
2 augusto Maria Giuliana
3 baldin Giancarla
4 bonora tiziana
5 buonocore Pasqualina
6 burato andrea
7 Cavinato Luca
8 Cordella alberto
9 De Vivo Carmina
10 Dipietro Maria
11 Facchin Patrizio
12 Falbi rita
13 Fuscalzo Francesco
14 Gaglio Giuseppina
15 Galvan adelina
16 Girardi Daniela
17 La Porta Maria rosa
18 Mech Mauro
19 Monfreda anna
20 Muraro albertino
21 novello Patrizia
22 orfano’ stefano
23 Prezzi eliana
24 resente Patrizia
25 riccio antonietta
26 romio Fabrizio
27 talpo Franca
28 trecco Gabriella
29 zorzetto Maria Grazia
N. cognome nome
r i c o r d i e d e m o z i o n i
Il mondo degli adulti risponde alle domande dei ragazzi ricordando il proprio vissuto di adolescenti o docenti del Fogazzaro. Una riflessione su come la scuola sia cambiata e su come dovrebbe essere oggi, per il domani, passato e futuro
passato e futuro
119118
I l f u t u r o n e l c u o r e
storie di vita e vita di una scuola
L’idea di intervistare ex docenti ed ex studenti del Fogazzaro è nata dalla volontà di creare un reale collegamento fra il passato, il presente e il futuro della nostra scuola, attraverso l’incontro e il dialogo fra persone che lo hanno vissuto in tempi e modi diversi.
La proposta è stata accolta dagli studenti con entusiasmo e curiosità: sentir parlare della loro scuola da persone che l’hanno vissuta in un tempo più o meno distante dal loro ha offerto chiavi di lettura della realtà scolastica anche attuale ed ha permesso un proficuo confronto fra esperienze.
Le domande sono state preparate dai ragazzi e le interviste sono state da loro stessi videoregistrate: ne sono state trascritte alcune parti, scelte dagli studenti perché particolarmente significative.
Sono stati intervistati anche due genitori, il Presidente del Consiglio d’Istituto e del Comitato Genitori: ne è emerso come
e quanto il contributo della famiglia all’azione educativa della scuola sia diventato nel tempo sempre più determinante per la partecipazione dei genitori alle iniziative e la condivisione degli obiettivi da raggiungere.
Le domande che i ragazzi hanno rivolto agli intervistati li hanno portati a ricordare il loro vissuto di adolescenti o docenti del Fogazzaro, ma anche a riflettere su come la scuola sia cambiata e su come dovrebbe essere oggi, per il domani.
Le interviste sono state realizzate da:
Sonia BusattaLaura CarolloGiulia GagliardoLaura GhiottoCostanza IuratoBeatrice LassatiFrancesca MarchianiFederica Moresco
Chiara MunerolAnna NovelloGiuseppe PadolanoGiuseppe PezzaSara PeruffoElisabetta PomiPietro RechValentina Righi
Mattia RigonJessica RizzottoBarbara RobertoIrene StefaniMaria TressoLucia TrevisanCamilla Vedovato
p a s s a t o e f u t u r o
121120
I l f u t u r o n e l c u o r e
Fernando bandini,ex studente
Come si fa a rendere nero su bianco
ciò che è così astratto nel nostro
pensiero, soprattutto in una lingua
che è diversa dalla nostra?
“Beh, è una domanda giusta! Dunque,
come si faccia, non lo so come si faccia!
Bisogna scriverla, per prima cosa;
e si può decidere se valeva la pena
scriverla o no solo dopo averla scritta.
Questa è una cosa maestra. Poi, con
una lingua straniera, non è importante
riuscire a tradurla o scrivere una poesia
traducendola, anche se la traduzione è
uno degli atti più importanti dello stile
poetico. L’ideale è scrivere di primo
getto, senza tentare una traduzione.
Poi il problema di come si scrivono le
poesie è sempre un problema grosso
perché non si riesce mai a trovare
qualcosa da insegnare agli altri. Cioè
se volessi mettere su una scuola io non
riuscirei a fare niente.”
Qual è la poesia che lei ha scritto e
che le è rimasta più a cuore?
“Vi dò la risposta, ma vi metterete a
ridere: la ciupinara! La conoscete?
È troppo lunga, se no la reciterei”.
Che scuola era il Fogazzaro degli
anni ‘50?
“Era una scuola severa nel senso
dei comportamenti. Una volta sono
andato su per Monte Berico con una
mia compagna e questa era figlia di un
preside di un’altra scuola e uno mi disse:
“Ti ho visto passeggiare con la... (non mi
ricordo neanche più come si chiamava);
devi sposarla adesso, sai?!”
“Come devo sposarla?!” dissi io. Rimasi
un po’ impressionato e lui rispose:
“Certo! Se lo viene a sapere suo padre
devi sposarla!.”
Questa era Vicenza?
“Sì sì, questa era Vicenza.”
Com’è stato vivere a Vicenza?
“Intanto un mio grande amico di
quegli anni era Goffredo Parise e lui
rappresentava la Vicenza diversa, a
parte il fatto che aveva un vero e proprio
talento per la scrittura, gradatamente si è
anche devicentinizzato perché è andato
a vivere prima a Milano, poi a Roma. Ma
Vicenza era una città veramente strana
dove succedevano cose incredibili, ad
esempio, dove ora c’è il Monte di Pietà,
c’era la sede del Partito Liberale Italiano
e nel primo dopo guerra c’era una sala
da ballo che era fortemente osteggiata
dal vescovo, che ne aveva anche
diritto, non lo critico certo per questo.
A quell’ora la gente doveva andare
alle funzioni, quelle della domenica (i
vespri) e non a ballare. Io ero consigliere
comunale e mi ricordo le pressioni che
venivano fatte dalla curia perché venisse
chiusa questa sala da ballo.
Durante la festa dei miei ottant’anni
ho ricordato questo avvenimento e
un cittadino mi ha scritto dicendo che
diffondevo notizie false, perché lui aveva
tanto ballato a Vicenza nella vecchia
sede del partito che era un partito laico e
che aveva accettato di ospitare la sala da
ballo la domenica pomeriggio.”
Le è mai stata stretta Vicenza?
“No, perché ho subito individuato i
punti giusti che bisognava frequentare.
Ad esempio, da ragazzo, sono stato
alla casa di cultura il cui presidente era
Licisco Magagnato, storico dell’arte.
Quello era un luogo di libertà, di grande
intelligenza, di presenza intellettuale. Poi
sono diventato presidente della scuola
libera popolare e si sono dimenticati di
avermi eletto presidente! Infatti, quando
avevo circa 60 anni, uno mi ha chiesto
chi era il presidente ed io dissi: “Sono io il
presidente!”. Anche questo è tipicamente
vicentino.”
Com’è cominciata la sua
partecipazione politica a Vicenza?
“È iniziata nel ‘55 come consigliere
comunale. Ero il più giovane consigliere
d’Italia. Lì è stata un’esperienza davvero
interessante perché sono stato molto
attivo e ho promosso, attraverso
varie congiure politiche, la nomina a
sindaco di Giorgio Sala. Il consiglio
comunale era una bella cosa, seria,
tutta fatta di persone che non avevano
mai frequentato una scuola, ma erano
saggi e straordinari, facevano degli
interventi memorabili. Ricordo ancora
che c’erano tramvieri, ferrovieri, operai e
i Democristiani erano molto bravi anche
loro. Erano avvocati ecc., tutti uomini
politici di una volta, che facevano la
politica degna di essere vissuta”.
renata bedin, ex docente
Come vede la scuola nel futuro, in
particolar modo il Fogazzaro?
“Il Fogazzaro sono i ragazzi, sono
gli alunni. Il lavoro d’insegnante si fa
con voi. Io ho sempre pensato che
questa scuola sia molto valida e io
spero proprio che continui con questa
tradizione . Il Fogazzaro rappresenta
una pagina della storia di Vicenza .
L’alfabetizzazione nelle province vicentine
è stata possibile proprio grazie alle
maestre che sono uscite dal Fogazzaro,
ed ha rappresentato un momento
fondamentale.
Oggi va molto di moda parlare di
“competenze” di “preparazione tecnica”
tuttavia io credo nella formazione
umanista, globale. È necessario acquisire
un metodo di studio, una capacità critica
nel senso di saper scegliere e giudicare,
non soltanto mettere in discussione
le cose. Le materie umanistiche
permettono di acquisire elasticità
mentale e gli strumenti utili per adattarsi
alle diverse situazioni. Ad esempio,
pensate all’importanza di riuscire a
mettersi nell’ottica di una persona e
capirla, di essere capaci di cambiare
prospettiva nel valutare le situazioni, di
entrare in un mondo diverso dal proprio
ed uscire così dall’egocentrismo. Tutte
queste acquisizioni sono fondamentali
per potersi confrontare con le altre
persone, gli altri sistemi e le diverse
tecnologie.
Io credo nel Fogazzaro, ci sono rimasta
per vent’anni... e per libera scelta!
Un ricordo piacevole che mi è rimasto
è di aver fatto con il dipartimento
di Italiano una serie di incontri di
autoaggiornamento, durati molti anni. Mi
trovavo assieme a un gruppo di colleghi
qui in biblioteca, studiavamo degli
autori e preparavamo delle dispense.
Si era creato proprio un bell’ ambiente
d’amicizia, dei gran bei momenti, molto
significativi.
Un altro momento molto significativo
è stato quando abbiamo invitato qui
al Fogazzaro Elisa Springer e Antonia
Arslan: siamo stati i primi nel Vicentino
ad organizzare questi incontri. Il
Fogazzaro in questi anni si è dimostrato
molto aperto a iniziative interessanti.
Ricordo sempre con piacere i miei anni
al Fogazzaro, perché qui mi sono trovata
proprio bene, sia con i colleghi sia con la
materia e naturalmente con voi ragazzi..
e certo lasciarvi mi è dispiaciuto, ma ho
dovuto fare una scelta”.
Che cosa pensa di aver lasciato ai
suoi alunni?
“La voglia di conoscere e di leggere.
Spero inoltre di aver stimolato la vostra
curiosità. Ragazzi, studiare può essere
divertente e dare molte soddisfazioni.
Ragazze voi sapete che io in fondo sono
umanista... Come diceva Pico della
Mirandola: ‘Tu potrai decidere se elevarti
o restare tra i bruti’.
L’importante è il rispetto della dignità
dell’uomo”.
Bedin: «Come diceva Pico della Mirandola: “Tu potrai decidere se
elevarti o restare tra i bruti”. L’importante è il rispetto della dignità
dell’uomo»
p a s s a t o e f u t u r o
123122
I l f u t u r o n e l c u o r e
antonio Cattivera, Presidente del Comitato genitori
benvenuti, oggi siamo qui in una
classe della nostra scuola con il
presidente del Comitato genitori
antonio Cattivera, che abbiamo
messo sui banchi per fargli qualche
domanda.. e vediamo se si sente a
suo agio. si sente a suo agio?
“Diciamo che è una situazione
abbastanza particolare, non sono più
abituato, ma vedrò di trovarmi al meglio
insomma; vediamo come ci si sente a
stare da questa parte della barricata.”
eh noi sappiamo bene come ci si
sente… allora iniziamo con qualche
domanda, vediamo cos’ha da dirci.
La prima domanda è questa, può
spiegarci le funzioni del Comitato
genitori e magari dirci come sta
andando la situazione quest’anno?
“Il Comitato genitori non è un organo
ufficialmente riconosciuto dalla scuola,
perché gli organi istituzionali sono il
Consiglio d’Istituto e il Collegio docenti. Il
Comitato genitori è un’entità che nasce
e si affianca alla scuola per coadiuvarla
nelle attività che sono specifiche dei
genitori; quindi non entra nelle questioni
didattiche, ma affianca la scuola per
cercare di risolvere alcuni problemi
che la scuola e i ragazzi si trovano ad
affrontare. Ci occupiamo di un po’ di
tutto, dal verificare se i ragazzi trovano
problemi a scuola, quindi cercare di
aiutarli con l’aiuto di una psicologa,
sportello Scuola D +, che sono stati degli
elementi portati avanti sia dai genitori
che dai professori. Ci occupiamo anche
di questioni più semplici, come ad
esempio la scelta della maglietta che vi
viene data ad inizio anno con cui fate
ginnastica per 5 anni; ci occupiamo di
organizzare a fine anno o all’inizio del
nuovo anno la festa dei nuovi diplomati,
di acquistare beni che la scuola non può
comprare: quest’anno per esempio la
fornitura di attrezzature sportive, oppure
materiale tecnico. Ci stiamo occupando
dell’informatizzazione della scuola, del
regolamento del Consiglio d’Istituto.
Siamo poi a disposizione dei professori
e delle loro necessità nel corso dell’anno
per collaborare alla realizzazione dei
corsi di teatro, di musica e di lingue.
Contribuiamo alla istituzione di borse di
studio, offrendo una somma cospicua agli
studenti meritevoli del nostro istituto.”
rispetto all’informatizzazione,
il Comitato genitori ha avuto un ruolo
nella recente installazione
di numerose LIM?
“Quello delle LIM è un progetto
nazionale, che prevede l’acquisizione
delle LIM e il loro posizionamento
all’interno della scuola. Noi abbiamo
spinto molto come Comitato genitori
affinchè venissero acquistate in numero
cospicuo, perché riteniamo che siano
uno strumento didattico utile sia ai
professori che ai ragazzi: apre nuove
possibilità in diverse materie, ovviamente
non solo scientifiche, ma anche
linguistiche e richiede un modo diverso
per insegnare e apprendere.
Quando parliamo di informatizzare la
scuola, pensiamo di rendere più fluidi
certi passaggi, di aiutare la scuola a
essere più moderna e quindi a snellire
certe procedure dal punto di vista
amministrativo e burocratico, anche per
quanto riguarda voi ragazzi.”
Quindi anche il registro elettronico?
“Si, è un sistema per permettere un
miglior, maggior contatto fra la scuola
e i genitori, non è un controllo di noi
genitori verso i ragazzi: riteniamo che
i ragazzi debbano continuare a fare il
loro cammino di crescita in autonomia,
ma riteniamo che sia un sistema che
permetterebbe sia alla scuola, sia
ai genitori sia ai ragazzi di potersi
confrontare anche in tempi molto più
brevi. Un voto che arriva nell’arco di due/
tre giorni alla famiglia permetterebbe
di affrontare le situazioni di disagio dei
ragazzi alla famiglia di intervenire in modo
molto più veloce, non nel senso del
controllo.”
Perché ha deciso di aderire al
Comitato e poi di candidarsi come
presidente?
“La carica di presidente del Comitato
genitori è elettiva, ma è uno di quegli
incarichi che nessuno vorrebbe, quindi
alla fine a qualcuno tocca. Qui entra
in gioco la dimensione personale, che
vorrei evitare. Sono stato negli ultimi
quindici anni sempre all’interno del
mondo della scuola, dalla materna alle
superiori: probabilmente è l’amore per
i figli e il desiderio di fare qualcosa di
buono per tutti i ragazzi. Io rappresento
tutti i genitori, non solo quelli all’interno
del Comitato, anche quelli che non
possono partecipare per motivi di tempo
e che ci danno comunque un contributo.
Noi lo facciamo perché vogliamo bene
ai nostri ragazzi e vogliamo bene alla
scuola.”
Quali sono le principali difficoltà che
il Comitato genitori incontra durante
l’anno?
“Anzitutto è difficile trovare un po’ di
tempo per poter partecipare alle varie
attività e alle riunioni, poi molti di noi
sono abituati a lavorare in tempi rapidi:
si decide una cosa, la si organizza, si
trovano i soldi e le risorse e la cosa viene
fatta. All’interno della scuola non sempre
ciò è possibile: ci sono dei passaggi , la
scuola ha i suoi tempi e i suoi modi, non
sempre i nostri tempi corrispondono a
quelli della scuola, per cui noi “tiriamo”
la corda dalla nostra parte ma non
sempre riusciamo a ottenere quello che
vogliamo. Qualche difficoltà da questo
punto di vista in questi anni l’abbiamo
trovata. Il compito del presidente del
Comitato Genitori è quello di fare da
collante tra chi “tira” da una parte chi
cerca di fare resistenza dall’altra.”
Ci dica tre cose che secondo lei non
vanno bene nella scuola attuale, in
generale.
“Io credo soprattutto che ci vogliano
delle risorse mirate a far sì che i corsi
di studio vi rendano più autonomi
e vi diano le competenze che sono
necessarie; bisognerebbe che anche
la scuola fosse più snella, anche io non
sono uno di quelli che pensa alla scuola
come azienda privata perché la scuola è
pubblica e pubblica deve rimanere.”
Può dirci tre aspetti negativi
dell’Istituto Fogazzaro?
“Noi avevamo fatto alcune proposte
che adesso sono ferme, abbiamo
proposto e presentato dei progetti come
Comitato genitori - l’informatizzazione,
di cui abbiamo già parlato -: abbiamo
presentato alcuni progetti per la
sistemazione del giardino, perché ci
piacerebbe anche che la scuola si
presentasse in maniera più bella e
fosse maggiormente fruibile da voi
ragazzi nei bei spazi che ci sono e poi
abbiamo presentato un altro progetto
per l’illuminazione di alcune zone della
scuola, come i corridoi che sono bui.
Anche da quel punto di vista siamo un
fermi, la scuola sta valutando quello che
si deve fare.”
Può dirci invece tre aspetti positivi
del Fogazzaro e in generale?
“Della scuola in generale.. ci siete
dentro voi, per i ragazzi già quello è un
aspetto positivo! Una cosa che mi è
sempre piaciuta molto del Fogazzaro
dall’inizio, quando sono andato con
mia figlia nelle varie scuole, è che è una
scuola che aspetta molto i ragazzi, non
li sopraffà, ma li aspetta, forse anche
troppo, e questo permette alla maggior
parte di voi, anche se ci sono esigenze
specifiche, di avere un percorso di
crescita sereno. Non è una scuola
aggressiva e questa credo sia una cosa
importantissima.”
Cosa pensa degli studenti d’oggi
rispetto al suo passato?
“Io sono uno di quelli che si ricorda
com’era da ragazzo, io vi vedo sempre
belli: uno dei motivi per cui rimango
sempre all’interno della scuola è perché
mi piace stare a contatto con voi. Vedo
le difficoltà che avete e le vedo proiettate
anche verso il futuro, però a me piacete
da morire, non ci posso fare niente
hahaha.......”
Cattivera: «È una scuola che aspetta molto i ragazzi, non li sopraffà,
ma li aspetta, forse anche troppo, e questo permette alla maggior parte
di voi, anche se ci sono esigenze specifiche, di avere un percorso
di crescita sereno»
p a s s a t o e f u t u r o
125124
I l f u t u r o n e l c u o r e
Quali dofferenze rileva fra la scuola
del presente e la scuola del passato?
“Probabilmente il tipo d’insegnamento, il
tipo di rapporto che si crea fra voi ragazzi
e i docenti: c’è una maggiore maturità da
parte vostra e c’è una maggiore maturità
da parte loro. È vero che la maggiore
maturità e le maggiori esigenze che avete
voi comportano anche maggiori difficoltà
nella relazione con i docenti. Noi con i
professori dovevamo tenere una certa
linea , il professore era il professore e lo
studente faceva lo studente: oggi questo
spazio si è ridotto, ma non è detto che
sia un bene. In ogni caso è questo ciò
che succede oggi.”
ultima domanda: può anticiparci
qualche iniziativa riguardo l’anno
prossimo?
“Come genitori stiamo partecipando
alla preparazione per le iniziative del
150: abbiamo proposto il Concorso
“L’officina delle idee”, che è un bellissimo
progetto che vede coinvolti voi ragazzi
in prima linea: concorso letterario e di
arti figurative. È un’ iniziativa che noi
vorremmo preoseguisse negli anni a
venire. Stiamo programmando anche
degli incontri per i genitori su argomenti
specifici per cercare di portare il più
possibile i genitori a scuola.”
Grazie mille!
“Grazie a voi e buona scuola.”
Cristina De rosso, Presidente del Consiglio d’Istituto
Perché ha deciso di candidarsi a
Presidente del Consiglio d’Istituto?
“Da un po’ di tempo nel direttivo del
Comitato genitori si parlava del fatto che,
negli anni precedenti, si era notato un
certo “scollamento” tra Comitato genitori
e rappresentanti dei genitori in Consiglio
d’Istituto: non vi era identità di vedute,
ma soprattutto non si lavorava in sinergia
per portare avanti alcuni progetti condivisi
dai due organismi. Di qui la necessità
di presentare una lista di candidati per il
Consiglio di Istituto che fosse una diretta
diramazione del Comitato genitori. In
Consiglio di istituto, a parere nostro,
sarebbero dovuti essere presenti genitori
attivi nel Comitato, per essere veramente
rappresentativi del volere dei genitori e
non del volere dei singoli.
Così decisi di candidarmi, insieme ad
altri genitori che ora sono con me in
Consiglio d’Istituto, proprio per essere
veramente il “braccio operativo del
Comitato genitori”, nell’unico organismo
collegiale riconosciuto dalla scuola.”
Può raccontarci della sua esperienza
nel Comitato genitori?
“Ho iniziato ad interessarmi della
scuola fin dai primi anni in cui mia
figlia è entrata nel mondo scolastico.
Sono stata rappresentante dei genitori
durante gli anni della scuola secondaria
di primo grado. Durante quei tre anni
sono entrata in Consiglio d’Istituto per
la prima volta. Si trattava di una scuola
paritaria, dove di fatto i genitori erano
solo una figura “obbligatoria”, ma di
scarso peso nelle decisioni. Già da
questa prima breve esperienza avevo
avuto la netta sensazione che le decisioni
prese erano espressione del singolo e
non espressione di tanti genitori e non
la trovavo una cosa corretta. Quando
mia figlia ha iniziato il suo percorso al
Fogazzaro, ho iniziato fin da subito ad
interessarmi del Comitato genitori.
Sono entrata nel direttivo e ho iniziato a
seguire il tavolo di lavoro “Scuola D +”.
Vista la mia precedente esperienza, è
stata una scelta naturale la candidatura
in Consiglio d’Istituto. Avendo lavorato
per un paio d’anni in Comitato genitori,
ho ritenuto giusto impegnarmi in prima
persona e partecipare alla stesura della
nostra lista di candidati.”
Ha intenzione di ricandidarsi?
“Mia figlia sta frequentando il 4° anno,
l’anno prossimo per lei spero sarà
l’ultimo. Il mio mandato in Consiglio
d’Istituto si concluderà l’anno prossimo:
direi che come tempismo, è perfetto…
Però, avendo un’altra figlia che
l’anno prossimo frequenterà la scuola
secondaria di primo grado, non si può
mai dire!”
Cosa pensa del Fogazzaro?
“È una scuola “storica”, con un lungo
percorso alle spalle.
A mio parere, dovrebbe essere un po’
“ringiovanita” e dovrebbe dotarsi di
nuove tecnologie che consentano una
maggiore trasparenza e partecipazione.
Credo ci siano ampi spazi di
miglioramento.”
Cosa pensa non funzioni più di tutto?
“Dal punto di vista dei genitori, credo
che la comunicazione sia il problema
cruciale della nostra scuola. Forse vi è
poca partecipazione, perché c’è poca
comunicazione. Ci sono delle bellissime
iniziative che la scuola intraprende,
ma spesso noi genitori non ne siamo
informati. L’anno scorso ho avuto modo
di assistere allo spettacolo teatrale,
bellissimo e ben strutturato, che credo
abbia richiesto un notevole impegno agli
studenti e ai docenti di riferimento. Io
sapevo che c’era un progetto teatrale,
ma non sapevo che fosse di così alto
livello. Un vero peccato che i genitori
non siano adeguatamente informati
e pertanto non siano in platea ad
applaudire, al di là della partecipazione o
meno dei propri figli al progetto …
E come questo ci sarebbero moti altri
esempi…”
Progetti realizzati?
“Una grande vittoria dei genitori è stata la
riunificazione in un’unica sede staccata,
quella di S. Caterina: abbiamo lavorato
molto, insieme alla scuola, in sedi
istituzionali per ottenere questo risultato.
Altra questione: da molti anni lavoriamo
per poter vedere applicata l’informatica
come soluzione dell’ annoso problema
della comunicazione scuola – famiglia…
Per questo ci vorrebbe un impegno
maggiore, in Comitato genitori prima e in
Consiglio d’Istituto poi: non si è ancora
riusciti a portare avanti questa iniziativa
come si voleva e sperava.
Colgo l’occasione per tranquillizzare gli
studenti: l’obiettivo non è il “controllo” da
parte dei genitori, bensì una maggiore
partecipazione delle famiglie alla vita della
scuola.”
a questo proposito, cosa pensa della
partecipazione dei genitori alla vita
scolastica?
“Ci sono poche persone che si
impegnano molto, ma tante, purtroppo,
che lo fanno poco o per niente. Non ne
conosco il motivo, ma questa evidente
scarsa partecipazione di molti è un dato
di fatto, è una statistica reale, rilevata
anno per anno.
Forse noi del direttivo Comitato genitori
non abbiamo saputo coinvolgerli
abbastanza, e tenerli informati.
Speravamo appunto con l’informatica di
migliorare, ma purtroppo non abbiamo
potuto ancora vedere concretizzate le
nostre proposte di miglioramento in tale
senso.
Dobbiamo comunque insistere e cercare
di coinvolgere più genitori possibile,
dimostrando con i fatti che i genitori ci
sono e vogliono “vivere” la scuola perché
è il luogo dove i nostri figli crescono,
diventano gli adulti di domani.”
Chiara Magaraggia,ex docente
Quale è stata la sua personale
interpretazione del Fogazzaro, prima
con gli occhi di una studentessa e
successivamente dal punto di vista
di una professoressa?
“Allora... io sono entrata piccoletta
e sono uscita quasi vecchietta dal
Fogazzaro. Quando sono entrata,
devo dire, che la mia scelta era diretta:
mi hanno consigliato il Pigafetta, ma
io volevo fare questa scuola e sono
stata pienamente soddisfatta della mia
scelta! Dunque, tenete conto che io
ho frequentato il Fogazzaro quando la
durata era ancora di 4 anni ed erano anni
molto caldi, cioè gli anni del terrorismo,
delle prime stragi, gli anni dei fermenti
del ‘68, appunto, anni molto bollenti,
anche dal punto di vista storico e dei
cambiamenti nell’ambito della scuola.
Quindi, devo dire che questi anni mi
hanno fatto maturare molto, anche
a livello di lettura della realtà storica
che stava cambiando: ad esempio,
ricordo che gli scioperi erano qualcosa
p a s s a t o e f u t u r o
127126
I l f u t u r o n e l c u o r e
di impensabile, fino a qualche mese
prima, sembrava inconcepibile che una
scuola scioperasse. Poi, ho avuto dei
professori che mi hanno segnato molto
e mi piace ricordarli visto che, appunto,
ricordiamo i 150 anni della scuola: la
professoressa Perti di italiano, grazie
alla quale credo di aver vissuto di
rendita fino all’ultimo giorno in cui ho
insegnato per merito delle sue lezioni;
poi volevo ricordare la Professoressa
Stocco che mi ha regalato l’amore per
l’arte e a cui, per questo, sono molto
grata; poi mi ricordo del professore di
latino, che ho avuto per poco tempo,
ma che ci ha dato una impostazione
talmente solare, anche se rigorosissima,
facendoci recitare commedie di Plauto in
latino, che la passione per la letteratura
latina non mi ha più abbandonata; infine,
devo ricordare l’ultimo professore di
filosofia che ci ha aperto la testa e ci ha
affascinati con la sua materia.
Il mio primo anno al Fogazzaro come
insegnante, invece, sono arrivata per
sbaglio e, naturalmente, avevo una
classe di maturità: giusto per cominciare
subito con le emozioni e con i patemi
d’animo! Da allora, mi sono fatta dall’85
fino all’anno scorso (2011)...insomma, è
stata la mia casa, non solo la mia scuola,
perché io sono cresciuta come ragazza!
Sono entrata da bambinetta, 14 anni, e,
qui, ho fatto appunto la mia maturazione
umana perché è stato un grande
percorso culturale, imparando anno
dopo anno e la mia maturazione sociale
giacché ho avuto molto colleghi e quelli
degli ultimi anni devo metterli veramente
al vertice e poi…. gli alunni! Con i ragazzi
si sta bene!
Ho visto crescere questa scuola perché,
dal Tradizionale di 4 anni, ho vissuto
tutti i momenti delle sperimentazioni:
quando si è introdotto non solo il
5° anno, ma tutto un percorso di
sperimentazione liceale, quella che
veniva chiamata “maxisperimentazione”
e la sperimentazione Brocca, anche se
mi sono risparmiata la sperimentazione
Gelmini.
Ho cambiato anche preside perché
sono arrivata con il Preside Trevisan,
che era un tipo molto sul duro, un
burbero benefico di goldoniana memoria,
capace però di capire i cambiamenti:
ha intuito che la vecchia Magistrale
era da cambiare e ha avviato questa
sperimentazione. Poi, sono durata tutto
il ventennio di Pasetto...se pensiamo
che quando è arrivato il Preside Pasetto
gli indirizzi erano solo Pedagogico e
Linguistico mentre, in seguito, sono
stati raddoppiati, è possibile rendersi
conto della dimensione del lavoro…
credetemi, un grande lavoro! Mi
ricordo che quando stava sparendo
il Magistrale di 4 anni tutti dicevano:
“Vabbè ma il Fogazzaro chiuderà! Chi
andrà lì adesso che il diploma non
basterà più per insegnare? Chi andrà a
fare una scuola del genere?”… Invece,
credo, siamo la scuola più frequentata
di Vicenza: questo non succede mai
per niente! Penso che ci sia stata una
grande capacità da parte della dirigenza.
Inoltre credo che al Fogazzaro ci sia
un clima difficilmente esportabile: con
tutti i suoi difetti e i limiti che la scuola
ha, al Fogazzaro c’è sempre stata
un’aria un po’ speciale, come dire...
che mette la persona al primo posto!...
D’altra parte questa scuola è nata per
formare i maestri: prima di essere alunni,
scolari, studenti siete esseri umani e
quindi mai etichettabili con un numero,
mai etichettabili con un primo giudizio
perché, questo, snaturerebbe la scuola.
Credo che, in questa scuola, voi vi
sentiate persone e sapete anche che
non in tutte le scuole il clima è questo....
Se, poi, ho contribuito un pochino,
almeno nell’ambito delle classi, a creare
questo clima, sarebbe una delle cose più
belle che potrei mettere nel bilancio dei
miei anni di insegnamento.”
In questi ultimi anni si sono potuti
notare alcuni cambiamenti come, ad
esempio, nuovi indirizzi, metodologie
didattiche centrate sulle cosiddette
“competenze”, supporti tecnici
informatizzati (LIM).
Viste queste premesse, quale sarà a
suo parere, il futuro della scuola?
“Allora, logico che per me è stata
abbastanza difficile esprimermi
in questo, perché solo il discorso
dell’informatizzazione è stato all’inizio,
per certi aspetti, una violenza che ho
dovuto fare a me stessa, perché vengo
da una generazione in cui non esisteva
l’informatica e quindi, il dover accettare,
il dover calarmi in questo, è stato difficile.
Quale sarà il futuro della scuola? Io...
non lo so... credo che, certamente, la
scuola debba adattarsi ai cambiamenti e
i cambiamenti sono talmente veloci che
facciamo fatica a starci dietro; penso che
l’anno scorso la percezione della crisi
che c’è oggi non l’avesse nessuno di noi,
quindi, è chiaro che sia faticoso per una
istituzione poter adattarsi con velocità ai
cambiamenti, sono talmente rapidi che
quello che due anni fa consideravamo
nuovo, oggi è già irrimediabilmente
vecchio. Dunque, certamente la scuola
dovrà adeguarsi anche alle tecnologie:
è inevitabile e giusto, altrimenti la scuola
rischia di diventare un ramo morto
del mondo e questo non è possibile,
proprio perché la scuola si rivolge ai
giovani e deve in qualche modo proporsi
anche come novità, anche se ciò non
è semplice. Tuttavia io ribadisco un
discorso: in Italia, il legame con la cultura
classica è la nostra ancora di salvezza; ci
ho sempre creduto e ci crederò sempre!
Voi, quando uscirete da qua, verrete
sballottati in un mondo dove non
saprete se fare gli idraulici, i medici o le
commesse...non lo saprete! Ma davanti
a queste inevitabili tempeste, a queste
“selve oscure”, che dovrete purtroppo
attraversare, abbiamo la fortuna di avere
il puntello di una cultura classica, di una
humanitas e, tornando al discorso di
prima, di una capacità di porre l’uomo
al primo posto, grazie alle quali dovreste
essere forniti di un’attitudine che vi
permetta di volare in alto, anche se il
mondo vi fa sprofondare in basso.
Credo, infine, la scuola debba fare
questo, cioè collegarsi al mondo del
lavoro. Deve anche dirvi, al di là delle
illusioni, cosa succederà dopo esser
usciti dalla scuola. Credo che, su questi
pilastri, la scuola italiana non debba mai
fare passi indietro.”
Daniele Marini, sociologo
secondo lei un ragazzo deve seguire
le sue passioni o tenere i piedi per
terra?
“Entrambe le cose, nel senso che ciò
che è importante è andare dove ci porta
il cuore (per usare un titolo del libro della
Tamaro), cioè bisogna capire quali sono
le proprie passioni, ma queste passioni
devono essere allo stesso tempo il più
possibile coerenti con la realtà. Senza
lasciare che questo frustri i nostri sogni.
Bisogna saper sognare e in questo
sogno però essere anche determinati,
perchè oggi bisogna avere la capacità di
pensare in modo laterale, cioè, di fronte a
un problema, si deve provare a vedere le
cose in modo diverso: affrontare ciò che
accade da più punti di vista, per giungere
a vedere che le soluzioni ci sono, e
questo può aiutarci ad assecondare
anche i nostri sogni.
In questo la scuola dovrebbe essere
più d’aiuto, perchè la scuola purtroppo
non insegna a lavorare in gruppo: non si
può tenere conto solo delle competenze
personali nel mondo del lavoro, nel
nostro mondo funzionano molto le
competenze di gruppo, le competenze
di team, le competenze di rete,
esattamente come nella navigazione
in internet. Ci muoviamo in una rete
e, attraverso la contaminazione dei
saperi, noi aumentiamo il nostro sapere:
per questa ragione c’è bisogno che la
scuola aiuti di più i ragazzi a studiare e
a lavorare in gruppo. Per fare questo
l’idea di scuola che abbiamo oggi
andrebbe profondamente trasformata.
Con i miei colleghi ho messo a punto
un programma di studi magistrali non
“a canne d’organo”, con argomenti
Magaraggia: «Credo che al Fogazzaro ci sia un clima difficilmente esportabile:
con tutti i suoi difetti e i limiti che la scuola ha, al Fogazzaro c’è sempre
stata un’aria un po’ speciale, come dire... che mette la persona
al primo posto!
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separati, ma per moduli: gli studenti
affrontano quattro o cinque materie
tutte insieme e questo vuol dire che se
io che insegno Sociologia dei processi
economici, una collega insegna Analisi
delle organizzazioni e un altro insegna
Tecniche di ricerca sociale, ci riuniamo e,
partendo da un caso, programmiamo un
itinerario integrato, mantenendo lo stesso
filo conduttore, che però analizziamo
da tre punti di vista, toccando schemi
cognitivi diversi.
Questo modo di procedere si adatta
perfettamente alla mentalità degli
studenti di oggi, ma la scuola si deve
ancora rinnovare.
Insomma voi siete più avanti degli
insegnanti.”
Luca Mascia, ex studente
tu hai avuto l’occasione di vedere
da vicino il mondo della recitazione.
sapresti dire quali sono le principali
differenze fra un attore di teatro e
uno di cinema?
“Su questo argomento si potrebbe
dire di tutto e di più, ma io direi
soprattutto questo: recitare in teatro, è
esistere. Esistere in quel momento. La
recitazione in teatro ha senso solo se
c’è un pubblico e se non ci sono filtri.
L’unico filtro forse potrebbe essere la
famosa “quarta parete”, quella barriera
immaginaria fra il pubblico e l’attore, ma
da qualche anno è stata oltrepassata
anche quella dato che ci sono registi
che fanno spettacoli nel pubblico, con
il pubblico ecc. Nel teatro lo spettacolo
esiste in quel momento e in nessun altro
momento. Una volta che lo spettacolo
in teatro finisce, non resta nulla, niente
di niente. Puoi fare video, promo,
recensioni, ma quel momento umano,
vero, vissuto fra l’attore e il suo pubblico
non torna. E questo è una ricchezza
inimmaginabile, forse inconcepibile dal
mondo di oggi che è legato al concreto,
al tangibile. Un attore oggi è un attore
solo se lo posso rivedere al cinema,
nel web, solo se mi lascia qualcosa di
concreto. Il cinema è così, è un’altra
forma d’arte, ma manca quel contatto
diretto con il pubblico, che sembra una
cosa banale ma è il fulcro del teatro. E
poi, ricordiamoci che c’è una macchina,
una macchina che filtra. Ed è tutto
diverso.”
se qualcuno volesse come te
intraprendere la carriera di attore
qual è il consiglio più grande che
potresti dargli?
“Questo è un periodo molto, molto,
molto cupo per quello che riguarda la
cultura in generale in Italia. Chi pensa
di fare questo lavoro lo deve fare per
necessità propria. Puoi fare l’attore di
teatro solamente se stai male a casa.
Devi avere qualcosa che ti rode dentro,
che non è solo rabbia, ma qualcosa, che
ti fa smuovere. Si tratta veramente di un
lavoro-contro. Non è un lavoro come gli
altri. Devi sapere che non è un lavoro per
chi si adagia, ma deve partire da te. Se
capisci questo, si può affrontare tutto.”
Qual è stato un momento divertente,
fra quelli che ti ricordi, di quando eri
qui a scuola?
“Mi ricordo che una volta fui interrogato
in filosofia, e dopo circa...venti minuti di
sproloquio fra risate, lazzi, merletti ecc,
la professoressa mi disse “Bravo Luca,
sei davvero un bravissimo attore. Adesso
rispondi alla mia domanda però.”
C’era qualcuno quando eri a scuola
che ti sosteneva nella tua scelta di
fare l’attore? Genitori, professori?
“Si, già allora qualche insegnante mi
sosteneva, pur avendo solo una vaga
idea di ciò che sarebbe stato fare
l’attore. Mia madre... assolutamente era
contraria. Ma... chissene frega! Anche
lei non aveva idea di cosa fosse quella
carriera, penso. E invece io ho capito
che era un’occasione. Quando sono
uscito dal Liceo non avevo ben chiaro
nemmeno io cosa volesse dire ‘lavorare’.
Per cui a mia volta in questa scelta, ho
detto “mah, proviamo!” Mi sono un po’
fatto trasportare dall’arte. Però mi è
andata bene tutto sommato. Ho fatto
la scelta giusta, ho seguito quello che
volevo fare io. Sai quando si dice “devi
seguire il tuo cuore”, “devi trovare la tua
strada”. La strada non è mai disegnata
bene per terra (a parte per gli ingegneri.
Ma quelli sono un caso particolare!!!)
Quindi un po’ te la devi fare tu.
Pensi che vuoi arrivare là, e intanto vai.
Poi dopo si vedrà.”
sergio Merlo,ex studente
Quanto la sua formazione all’istituto
Fogazzaro ha influenzato la sua
carriera? Ci sono stati dei docenti
che l’anno indirizzata a questa
professione?
“Ricordo che durante la scuola è stato
realizzato un corso in collaborazione
con la biblioteca Bertoliana, che mi ha
permesso di scoprire un mondo che
effettivamente mi interessava, più legato
ai libri che al materiale archivistico. Poi,
una volta arrivato qui, le cose hanno
preso una piega diversa e ora mi occupo
anche di archivi e di manoscritti.
La scelta del mio lavoro è frutto di
una decisione presa dopo la mia
esperienza all’Istituto Fogazzaro, quindi
non posso dire che qualche docente
mi abbia indirizzato verso questa
professione, però sicuramente quel
corso di formazione ha influito, perché
mi ha fatto scoprire un mondo, quello
della biblioteca, che avevo frequentato
come studente, ma che non avevo mai
considerato come un luogo dove poter
lavorare.”
tre aspetti positivi e tre negativi della
sua esperienza al Fogazzaro…
“Direi che tra gli aspetti positivi c’era
il fatto che venivo da una scuola
totalmente maschile e mi sono trovato
improvvisamente catapultato in una
scuola che, a quel tempo, aveva
solo 80 maschi su 800 iscritti. Poi
direi che sicuramente mi piacevano il
tipo di insegnamento e le materie di
studio. Infine il fatto che, nel periodo
in cui frequentavo l’Istituto, siano stati
introdotti i primi organi collegiali, quindi
la possibilità di partecipare alla vita
scolastica, anche sotto il punto di vista
della responsabilità degli studenti che si
mettevano a disposizione della scuola.
Per quanto riguarda invece gli aspetti
negativi, non mi sentirei di dire niente in
Mascia: «Mi ricordo che una volta fui interrogato in filosofia, e dopo circa...venti minuti di sproloquio fra risate, lazzi,
merletti ecc, la professoressa mi disse: Bravo Luca, sei davvero un bravissimo
attore. Adesso rispondi alla mia domanda però»
Marini: «Bisogna saper sognare e in questo sogno però essere
anche determinati, perchè oggi bisogna avere la capacità di pensare
in modo laterale, cioè, di fronte a un problema, si deve provare
a vedere le cose in modo diverso»
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particolare.”
Cosa può dire a noi alunni del
Fogazzaro: c’è una prospettiva
di lavoro nel settore della
conservazione di materiale
archivistico, di cui lei si occupa, o è
difficile entrare in questo ambiente?
“Entrare nell’amministrazione pubblica
è comunque sempre complicato,
quindi non solo per il settore della
conservazione del materiale archivistico,
ma in generale. È chiaro che ci sono
degli studi specifici da intraprendere per
chi vuole, in prospettiva, poter accedere
ad un posto del genere. Esistono da
10/20 anni anche dei corsi universitari
specifici che riguardano la conservazione
del materiale librario e archivistico, che in
passato non esistevano. È sicuramente
un percorso interessante sia dal punto
di vista dello studio che lavorativo, nel
momento in cui si riesca ad accedervi.”
La prossima è una domanda un po’
più personale: ci può parlare del
suo rapporto con i suoi compagni
di classe durante l’esperienza
all’istituto Fogazzaro?
“Eravamo una classe allegra, nel senso
che avevamo un bel rapporto tra di noi
e ci siamo mantenuti in contatto nel
tempo. Eravamo una classe molto unita,
dove anche la parte preponderante
femminile era “solidale” con noi pochi
maschi presenti in classe. Insomma
una bella classe, ho bei ricordi della mia
esperienza scolastica in questo senso.”
Che effetto le fa quando degli alunni
del Fogazzaro si presentano qui da
lei?
“Quando succede, ritorno un po’ con
la memoria all’Istituto, poi la cosa si
ferma un po’ lì perché comunque devo
tenere una lezione o un incontro. Resta
sempre un riferimento, un legame, anche
se il Fogazzaro è molto cambiato da
quando lo frequentavo io. Anche se ci ho
passato solo tre anni, è stato un periodo
molto importante della mia vita. Poi mi
fa sempre piacere che ci siano degli
studenti del Fogazzaro che frequentano
la biblioteca, per conoscere ciò che ho
imparato e che mi piace comunicare.”
un’ultima domanda. Cosa pensava, a
suo tempo, che si potesse migliorare
della scuola? È una domanda che noi
studenti ci poniamo: era lo stesso
anche per voi?
“Dal momento in cui, come ho detto
prima, abbiamo iniziato a “prendere
possesso” della scuola, una delle prime
esigenze è stata quella di rendere la
scuola un po’ più funzionale, anche
perché noi non eravamo molti e
sfruttavamo solo un’area della struttura,
mentre oggi è utilizzata completamente.
Quindi una delle esigenze più importanti
era, appunto, avere più spazio, anche
per le attività. Poi, per quanto riguarda
l’insegnamento, personalmente ho
dei bei ricordi, tra l’altro una delle mie
ex insegnanti, che ora è in pensione,
frequenta spesso la Bertoliana, quindi c’è
questa sorta di rapporto un po’ strano
da ex insegnante a mia utente; insomma
ci siamo un po’ scambiati i ruoli. Sono
passati ormai 35 anni da quando mi
sono diplomato, quindi ho i ricordi un po’
annebbiati, però credo che quello dello
spazio sia stato il problema più grande
che abbiamo cercato di risolvere.”
Margherita nardi,docente
Può raccontarci il suo percorso
scolastico e la sua carriera
lavorativa?
“Io ho frequentato il Liceo classico al
Pigafetta e dopo ho deciso di studiare
all’Università Lettere classiche, quindi
anche latino e greco. In seguito ho
proseguito nello studio del tedesco,
che avevo dovuto iniziare a studiare
per scrivere la tesi di laurea. Questo mi
ha portato, dopo la laurea, a sostenere
una serie di esami per poter avere la
massima qualificazione di tedesco per
stranieri.”
Quali erano le sue materie preferite?
“Quando ero al Liceo erano italiano,
latino, greco e geografia.”
Da quanti anni è al Fogazzaro?
“Compreso anche il periodo di
supplenza, insegno in questa scuola da
27 anni. Sono collaboratrice del preside
da circa dieci anni e dall’anno scorso
sono vicepreside.”
La sua esperienza da studentessa le
è servita nel lavoro?
“Sì, ho una buona memoria e cerco di
ricordarmi come mi sentivo io quando
stavo dall’altra parte della barricata.”
Quale aspetto le piace di più del suo
lavoro?
“Ce ne sono tanti. Un aspetto è
sicuramente il fatto che trovo che
l’insegnamento sia qualcosa di molto
stimolante se lo si affronta con una
volontà di comunicare veramente e
di avere a che fare con i giovani; è un
lavoro che non rischia mai di annoiare
perché i ragazzi cambiano sempre e le
persone ti pongono di fronte a sfide che
non saranno mai le stesse del giorno
precedente o dell’anno precedente e
questo aiuta a trovare sempre nuovi
motivi di interesse nel lavoro. Nell’ambito
del mio lavoro come vicepreside
ho scoperto di avere delle capacità
organizzative che non sapevo di avere
e che ho scoperto dovendole mettere in
pratica.”
Quale aspetto le piace di meno del
suo lavoro?
“Quando ci si aspetta che io faccia dieci
o venti cose contemporaneamente;
lo trovo un po’ difficile e non riesco a
terminare una cosa tranquillamente
e in maniera seria perché vengo
costantemente interrotta.”
a proposito della sua capacità
organizzativa, come riesce a tenere
sotto controllo tutte le attività della
scuola?
“Ci riesco proprio perchè ho imparato
a programmare il mio tempo e so
esattamente quello che devo fare.
A dir la verità gran parte del lavoro
organizzativo lo svolgo a casa proprio
perché a scuola si viene costantemente
interrotti; ormai la vicepresidenza è
diventata una specie di porto di mare in
cui vengono tutti e secondo me è anche
giusto che sia così, perché c’è bisogno
di un luogo in cui avere un punto di
riferimento.”
noi sappiamo che lei voleva
diventare un’astronauta…
È soddisfatta adesso delle scelte che
ha fatto?
“Sì, direi di sì! Sto benissimo anche
senza essere su un’astronave! In realtà
quella dell’astronauta era una delle
tante cose che mi venivano in mente e
c’è stato un periodo in cui io cambiavo
idea su quello che volevo diventare
praticamente una volta al giorno! Mi è
rimasta la passione per la fantascienza,
così almeno nella fantasia nell’astronave
ci sono, nella realtà un po’ meno.”
Quale dovrebbe essere il fine della
scuola?
“Io credo che dovrebbe essere far sì che
gli studenti apprendano delle discipline,
che acquisiscano delle competenze, che
imparino non solo delle nozioni ma a
saper affrontare le situazioni e soprattutto
che dalle materie che loro studiano
traggano la voglia di proseguire per
conto proprio in queste materie o in altre.
Dovrebbe rimanere in loro la voglia di
approfondire, non si dovrebbero fermare
solo alla superficie.”
Come vede la gioventù di oggi?
“Cambia costantemente; non è già più
la stessa di quella di 4 anni fa. Questa
è forse la caratteristica: è una gioventù
che modifica i propri atteggiamenti, e
anche il modo di apprendere, in maniera
molto più veloce rispetto a quanto
accadesse alcuni anni fa. D’altronde è
anche logico perché noi tutti siamo un
po’ presi da un vortice di cambiamenti
continui e anche noi adulti ci troviamo
ad aver acquisito delle abitudini e ad
Merlo: «Eravamo una classe molto unita, dove anche la parte
preponderante femminile era “solidale” con noi pochi maschi
presenti in classe. Insomma una bella classe, ho bei ricordi della mia esperienza scolastica
in questo senso»
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I l f u t u r o n e l c u o r e
avere modificato in tempi brevi anche
determinati nostri atteggiamenti,
per esempio per quanto riguarda la
tecnologia. Anche noi ci adeguiamo,
dovendo vivere in queste società e
cultura che si stanno modificando molto
velocemente. I giovani, che già sono in
una fase di cambiamento per loro natura
perché è l’età in cui si deve esserlo, sono
a maggior ragione coinvolti da questo
cambiamento velocissimo.”
Ci può fare un breve commento sul
Fogazzaro?
“Io credo che sia una scuola che ha
saputo cambiare negli anni. Questo non
è più il Fogazzaro che ho conosciuto
quando sono arrivata qui ma nello stesso
tempo ha mantenuto qualche cosa di
quello che era. È riuscito a mantenere
degli aspetti positivi che erano
caratteristici del Fogazzaro di allora e pur
modificandosi profondamente rispetto
a quella che era la struttura di una volta
(anche i rapporti, poiché anche i numeri
erano molto diversi: allora erano circa
700-800 studenti, adesso siamo più di
1400), ha saputo mantenere una certa
fedeltà a quelli che erano dei valori
che aveva, ed io spero che continui a
mantenerli.”
Il professor Pellegrini raccontato da sua nipote, la professoressa Carla Pellegrini,docente di matematica
Insegno matematica al Fogazzaro dal
2000 dove mio nonno, Bruno Pellegrini
(1905-1988), è stato docente e colonna
portante dell’allora Istituto Magistrale a
partire dal 1939, fino all’anno 1975: era
una persona piuttosto seria, abitudinaria
nella sua quotidianità e severo anche
con i propri nipoti, con i quali non si
manifestava particolarmente affettuoso.
Nonostante fosse una persona
introversa, era un uomo molto buono
e disponibile, soprattutto nell’ambito
lavorativo. Provenendo da una
generazione di insegnanti e farmacisti
del paese di Pastrengo in provincia di
Verona, ha avuto la possibilità di studiare
scienze matematiche e laurearsi all’età
di ventun anni, presso l’Università di
Padova. Il professor Pellegrini è ancora
oggi molto stimato dalle persone che
hanno avuto l’opportunità di imparare
matematica grazie a lui.
Le mie scelte di studi sono state,
parzialmente, influenzate dal nonno,
o comunque dalla mia famiglia di
appartenenza, in quanto molti sono
insegnanti. Quando ho iniziato ad
insegnare presso l’istituto Fogazzaro
nel 2000, mi sono emozionata all’idea
prendere, dopo venticinque anni, la
cattedra di mio nonno.
Nel mio lavoro cerco di insegnare la
matematica come disciplina utile per tutti
nella quotidianità, in quanto sapere che
permette di utilizzare al meglio le proprie
capacità.
Inoltre da alcuni anni promuovo,
insieme al prof. Magrelli, un progetto
in collaborazione con la Facoltà di
Astronomia dell’Università di Padova. Si
tratta di un progetto per tutti gli alunni
del Liceo delle classi quarte e quinte,
che prevede la partecipazione ad un
corso di astrofisica, con svolgimento
finale di un test predisposto dai colleghi
dell’università: gli alunni migliori vengono
premiati con un soggiorno di tre giorni
presso l’osservatorio di Asiago, dove
svolgono uno stage osservativo,
effettuano un lavoro di ricerca e
producono un articolo scientifico.
Se dovessi dare un consiglio a chi
termina il Liceo ora, suggerirei a tutti gli
studenti di evadere dalla “piccola realtà”
vicentina, per intraprendere i propri
studi in altre città, o anche all’estero
dove di certo il merito è maggiormente
riconosciuto.
Il Prof. Franco Pellegrini, figlio di Bruno,
ha consegnato scritti, diplomi, fotografie
delle classi che si sono succedute nel
corso di vari anni, lettere, che potranno
essere visionati dal pubblico interessato.
Paola Pizzeghello,ex studentessa
Che indirizzo ha frequentato
quand’era al Fogazzaro?
“Ho potuto fruire del Liceo sperimentale
del Fogazzaro. Mi sono diplomata nel
1987, quando l’indirizzo era agli albori.
C’erano tre possibilità di scelta: l’indirizzo
antropologico, il linguistico e l’artistico. Io
ho frequentato l’indirizzo antropologico,
quindi avevo una forte prevalenza di
materie umanistiche.”
Ci sono ancora suoi professori al
Fogazzaro?
“Al Fogazzaro no, però ho visto che
alcuni miei professori si sono spostati al
Pigafetta.”
Dopo il diploma cos’ha fatto?
“Quando mi sono diplomata non avevo
speranze di poter insegnare; dovete
sapere che allora il diploma era già
abilitante, quindi non c’era la necessità
di effettuare la laurea per insegnare. Ma
non c’erano effettivamente possibilità
di entrare nel mondo della scuola: i
concorsi erano bloccati, così in quel
momento, avendo una preparazione
base per l’università, ho scelto di fare
l’università. Lo sconforto era tale che
ho scelto qualcosa di completamente
diverso, infatti avevo scelto la laurea in
giurisprudenza.”
Qual era la sua materia preferita qui
al Fogazzaro?
“Sicuramente la lingua italiana, ma
la preparazione che mi è stata data
nell’indirizzo sperimentale era così a
vasto raggio che ho sperimentato un
po’ di tutto: dal diritto alla psicanalisi
con il professor Giusto, all’antropologia
Pellegrini: «Nel mio lavoro cerco di insegnare la matematica come
disciplina utile per tutti nella quotidianità, in quanto sapere che
permette di utilizzare al meglio le proprie capacità»
Nardi: «Trovo che l’insegnamento sia qualcosa di molto stimolante
se lo si affronta con una volontà di comunicare veramente e di avere a
che fare con i giovani; è un lavoro che non rischia mai di annoiare perché i
ragazzi cambiano sempre e le persone ti pongono di fronte
a sfide che non saranno mai le stesse del giorno precedente
o dell’anno precedente»
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I l f u t u r o n e l c u o r e
culturale, sociologia, psicologia sociale…
Devo dire che la preparazione è stata
estremamente approfondita ed estesa.”
alcune di queste discipline le sono
forse servite per il suo lavoro attuale.
“Sicuramente, ma io oserei dire che
prima di tutto in ambito lavorativo il
Fogazzaro mi ha dato una preparazione
di base che ha permesso e apre tutt’ora
orizzonti sempre nuovi dal punto di
vista formativo. Infatti non paga di aver
già una laurea in Scienze giuridiche:
sto frequentando una laurea in Scienze
della formazione dell’infanzia e della
pre-adolescenza presso l’Università di
Padova. Quindi ancora adesso, dopo
tanti anni, la voglia di apprendere e
migliorare c’è ancora.”
ora che dirige un’istituto, le serve la
sua esperienza qui?
“Sostanzialmente sì, anche perché già
allora si dava spazio alle potenzialità
e alla personalità di ciascuno. Si
svolgevano molte attività anche a livello
pomeridiano, poiché frequentavamo per
36 ore settimanali, quindi c’erano anche
dei pomeriggi, soprattutto nei primi
due anni prima della scelta definitiva
dell’indirizzo che uno intendeva poi
approfondire.”
Il suo lavoro era un sogno che aveva
oppure è stato una casualità?
“La voglia di diventare insegnante è
rimasta nel tempo e penso che traspaia
tutt’ora nel mio lavoro.”
Questo mi fa capire che lei è quindi
soddisfatta delle scelte che ha fatto.
“Sì, sicuramente. L’esser stata
insegnante mi ha permesso di
realizzarmi e mi spinge ad approfondire
ulteriormente le mie conoscenze. La
voglia di formarmi non è terminata, non
ho visto il lavoro come un punto d’arrivo,
ma come un punto di partenza nell’ottica
della formazione continua che tanto
si sente declamare dal punto di vista
europeo o nella normativa scolastica
italiana.”
secondo lei a che cosa dovrebbe
servire la scuola?
“A dare le basi per poi volare.”
Può fare un commento generale sul
Fogazzaro?
“È una scuola che ricordo con estremo
affetto e con estrema gratitudine perché,
pur essendo stata particolarmente
selettiva (poiché l’ammissione allo
sperimentale era a numero chiuso e si
entrava con il voto di diploma di terza
media), la formazione che mi è stata
data è duratura e durevole, infatti ne
ho testimonianza anche in quest’ultimo
periodo: sto facendo un corso abilitante
per l’insegnamento della lingua inglese
nella scuola primaria e quanto la
professoressa di inglese a quel tempo mi
ha dato ritorna e riaffiora dopo anni ed
anni trascorsi. Questo dà l’idea di come
la formazione ricevuta, nonostante gli
anni passati, sia di qualità.”
Laura stocco, ex docente
Può parlarci della sua esperienza di
insegnante al Fogazzaro?
“Quando insegnavo, avevo già intrapreso
la carriera di artista: queste due
dimensioni si fondevano nel mio lavoro,
si integravano e, se a scuola mi capitava
di parlare con le mie allieve delle mie
esperienze, si creava una situazione
che oserei definire magica. Parlavo in
classe dell’arte, della vita degli artisti e
c’era sempre da parte loro un riscontro
positivo, di interesse e richiesta di
approfondimento.
Una volta una mia ex allieva, ora preside
di Liceo, mi disse che era incredibile il
modo in cui parlavo in classe degli artisti,
con passione ed entusiasmo: talvolta
forse eccedevo, ma – precisò lei, che ha
poi sposato un artista – nessuno aveva il
coraggio di interrompermi o di esprimere
il dissenso!”
Che tipo di insegnante era?
“All’inizio dell’anno preparavo un
programma, al quale avrei dovuto
attenermi, ma poi capitava che, entrata
in classe, qualcuno mi ponesse delle
domande che non potevano essere
ignorate e che mi portavano ad uscire
dagli schemi.
Accadeva anche che le allieve mi
confidassero i loro problemi, anche molto
seri: io cercavo di esserci, sono convinta
che un insegnante debba “esserci” per
i suoi studenti, deve saper dare delle
risposte. In particolare, con il corso H
– sperimentazione artistica, avevo otto
ore di lezione alla settimana, insegnando
disegno e storia dell’arte, comunicazione
visiva, urbanistica. Era quindi possibile
instaurare un rapporto intenso e
autentico con le allieve.
È stata per me una grande fortuna
parlare di arte a persone che stavano
crescendo, che si stavano formando,
anche se talvolta era difficile: c’erano
studentesse che detestavano il disegno,
perché si sentivano incapaci e soffrivano.
Io non obbligavo nessuno entro regole
rigide: cercavo di spiegare che ciò che
è importante, nell’arte, è comunicare.
Facevo ascoltare la musica e usare il
colore in maniera libera, con l’obiettivo,
soprattutto all’inizio, di lasciare che le
persone esprimessero se stesse.”
se la sente di dare un messaggio
di incoraggiamento a chi volesse
diventare artista oggi?
“Certo, anche troppo! Un collega mi
accusò di “illudere” i ragazzi orientandoli
verso l’arte, di montargli la testa, con il
rischio che diventassero degli “sballati”.
Io penso invece che l’arte sia una
straordinaria occasione di espressione
e comunicazione, che una persona può
scegliere senza necessariamente sentirsi
o diventare “artista”.
Credo che tutti possano dire qualcosa di
sé attraverso l’arte…………”
Stocco: «Accadeva anche che le allieve mi confidassero i loro problemi,
anche molto seri: io cercavo di esserci, sono convinta che un insegnante
debba “esserci” per i suoi studenti, deve saper dare delle risposte»
Pizzeghello: «Il Fogazzaro mi ha dato una preparazione di base
che ha permesso e apre tutt’ora orizzonti sempre nuovi dal punto
di vista formativo»
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I l f u t u r o n e l c u o r e
Nell’azzurro dell’alba riconosco le stelle di una volta, ne ricordo anche il nome. E ritrovo l’erbosa scorciatoia che costeggia filari di salici e canali, fino alla vecchia scuola dove un tempo ho insegnato. Al mio passaggio riesplode un frullo d’ali: dai loro folti, tremuli nascondigli di foglie, come benigni lèmuri che emergano dai miei anni sepolti, scappano cardellini.
“Abbiamo qui stamane il poeta Bandini. Ci farà un bel discorso, forse ci leggerà qualche suo verso. Un poeta, capite? Uno che mette in rima i suoi pensieri e quello che vede (o forse sogna)”. Così mi ha presentato ai suoi scolari la soave maestra Giustina Falcipieri. Io più che vergogna provo quasi rimorso a ingannare coi versi tempi di non-speranza.
Fare discorsi poi! È sempre più difficile l’arte della persuasio in specie coi bambini. Di cosa dunque parlerò? Di quanto ancora ci rimane della terra, di nevi e primavere ormai molto lontane. Comincio dalla neve: nell’aria fredda e pura degl’inverni cadeva copiosa anche in pianura come sulle montagne. Investiva i paesi rapita dentro vortici di luminosi venti boreali, cancellava le altane, accecava finestre ed abbaini. Di nevi così fitte che gonfiavano i pali del telegrafo e presto superavano in altezza i bambini ne hanno viste soltanto occhi di antiche infanzie, non ce ne sono più. Quando, cessato il nembo, neri corvi calavano planando sull’informe biancore
Discorso ai bambini della pianuradi Fernando Bandini
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I l f u t u r o n e l c u o r e
la pianura sembrava diventata più grande. Dio, che immense nevate! Somigliavano a quelle che Bruegel nel Brabante sfumava in lontananza con un vago orlo blu. Vi proietto un suo quadro: cosa c’era, vi chiederete, dietro quel confine celeste che cinge gli orizzonti color perla? Ragazzi, se sapeste! Fino ai giorni gelidi della Merla, fino alla Candelora, dietro c’erano nevi e nevi ancora.
Il primo segno della primavera una chiara mattinaera lo stillicidio dei grandi alberi: grosse gocce sonanti miste a silenziosi bioccoli di neve sfatta e a polvere di brina.
Dimoiava la bianca distesa che faceva la Padania sorella delle Fiandre di Bruegel; si scioglieva con le nevi anche il gelo
dei ruscelli e su sponde d’improvviso animate il sole risvegliava violette e salamandre. Volete adesso che ve la racconti la bella storia della salamandra che se vede nei pressi levarsi una spirale di fiamme cade in estasi, straluna gli occhi e a passo di danza entra nel fuoco senza farsi male? “No”, rispondete in coro, “non vogliamo sentirla!”. Naturale! Nessuno di voi ne ha visto una... Lo so che per la vostra gioia è più che abbastanza la primavera che vi soffia in viso dalle finestre aperte (ahimé, tardiva! il pero corvino dietro scuola è ancora brullo e inerte), e che di me pensate: “Ma da dove mai viene questo grandioso pirla?”.
Vengo da un vecchio mondo che credeva alle fate. Voi, mia vispa ciurmaglia, prestatemi attenzione: se da Ovest arriva il Demagogo
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I l f u t u r o n e l c u o r e
dai grandi denti e dalla voce roca e proclama che un tempo la pianura fu dei Celti e che presto noi, loro discendenti, diventeremo libera nazione (parla di centomila fucili pronti a scendere da non so che vallate), non credete a chi invoca improbabili origini del sangue e un sacro mito, e sogna una repubblica di traffici e di lucri! Patrie ce n’è già troppe: rivogliamo la terra di ieri e il vasto spazio delle sue primavere, dove senza neppure un giorno di ritardo come a un segnale dato dappertuttutto sbocciavano aeree fioriture, dove c’era una guerra musicale fra tordi per conquistarsi un sito nel folto dei sambuchi.
Ecco il vostro momento: è già suonata la campanella e con lieto clamore
fate ressa all’uscita. Io vi guardo scappare e vi saluto, e con voi correrei per campi e cavedagne, ragazzi miei, se avessi gambe che secondassero il mio cuore non ancora canuto.
Quattordici poesie, Edizioni L’Obliquo, Brescia 2010
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Stampato nel mese di Settembre 2012
Si ringraziano tutti coloro
che hanno collaborato
alla realizzazione
di questo volume,
in particolare
Giorgia Caleari
Roberta Marchini
Luisa Tellaroli
Paolo Tresso
Sara Nicolato
Andrea Passaggi
per la cura delle immagini
150 anni di storia del Liceo Fogazzaro
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EIl viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatorifiniscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
José Saramago