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il flauto magico

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Rendere accessibile l'opera lirica adun pubblico ampio e non di soliesperti; valorizzare i teatri storicicosiddetti "minori" della nostra Re-

gione come beni architettonici di rilievoculturale delle Comunità locali e comecentri di sviluppo e di promozione ancheturistica del territorio; valorizzare gli in-terventi di restauro e riuso funzionalerealizzati grazie a Regione Lombardia e,più precisamente, all'Assessorato alleCulture, Identità e Autonomie da me di-retto su alcuni dei teatri che ospitanoquesta ambiziosa iniziativa (è il caso, peresempio, del San Domenico a Crema edel Teatro Sociale di Stradella). Sonoquesti i principali obiettivi e, contempo-raneamente, i punti di forza dell'innova-tivo progetto Pocket Opera, promosso dalCircuito Lirico Lombardo, con il soste-gno dell'Assessorato alle Culture, Identi-tà e Autonomie della Lombardia.Questo circuito regionale di opere di re-pertorio in formato tascabile, ridotte cioènell'impianto e nell'organico orchestrale,si propone ovviamente altresì di far rina-scere la tradizione dell'opera lirica inquei teatri minori con un modello gestio-nale innovativo, riducendo i costi di pro-duzione e consentendo quindi anche alpubblico di accedere agli spettacoli pro-posti a prezzi contenuti.Così, avvalendosi come complesso stru-mentale della prestigiosa collaborazionedell'Orchestra dei Pomeriggi Musicali, èprevista nei teatri coinvolti in questa fasedi avvio (Cantù, Crema, Lecco, Monti-chiari, Ostiglia e Stradella), supportaticome direzione artistica dal Circuito Li-rico Lombardo e come ente organizzato-re dalla Associazione Lirico Concertisti-ca (As.Li.Co.), la rappresentazione di seirecite del Flauto Magico di W. A. Mozart(1756-1791), in occasione delle celebra-zioni per il duecentocinquantesimo an-

niversario della nascita, e del Falstaff diGiuseppe Verdi (1813-1901).La riuscita del progetto - di intuizione eimpianto moderno e straordinariamentevivace, ma che ora naturalmente attendeil responso dei cittadini per i quali, in-nanzitutto, è pensato - si basa sui treprincipi fondamentali di progettualità,sussidiarietà e partenariato. Alla basedell'azione di governo regionale già dal-l'avvio della VII Legislatura (2000-2005)appena conclusa e confermati come talianche per questa VIII Legislatura (2005-2010) che prende avvio, essi sono infattii capisaldi attorno ai quali si articola ilrapporto, imprescindibile, con il territo-rio. Proprio il coinvolgimento delle Co-munità territoriali, attraverso le intesecon le Amministrazioni locali e i teatri,costituisce infatti la caratteristica por-tante di questo progetto, in un'ottica chevede Regione Lombardia, Province e Co-muni impegnati fianco a fianco a recu-perare il ricco patrimonio artistico e ar-chitettonico dei loro teatri e a farlo vive-re attraverso l'opera lirica.L'auspicio per questo progetto alla suaprima, attesissima edizione, è che essopossa estendersi in futuro anche ad altricentri della Regione e ai loro teatri, con-tribuendo così a rafforzare il ruolo dellacultura anche come strumento di promo-zione territoriale e, soprattutto, come fat-tore di sviluppo civile e morale, maanche sociale ed economico, a vantaggiodell'intera Lombardia e delle sue Comu-nità.

EttoRE a. alBERtoNiAssessore regionale alle Culture, Identitàe Autonomie della Lombardia

Promosso da

Direzione artistica e produzione

Ente organizzatore

Con il contributo di

Comune diStradella

Comune diOstiglia

Comune diCantù

Conte GaetanoBonoris di

Montichiari

Teatro Sociale

Comune diLecco

Teatro San Domenico

Crema

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Due bauli colmi di oggetti e scintillanti costumi di scena, una scena semplicema efficace che si monta e rimonta in poche ore, una piccola compagnia af-fiatata di cantanti, tecnici e musicisti, leggii e strumenti al seguito… Questa laformula del progetto di Pocket opera, erede di una tradizione teatrale antica,

quella delle compagnie itineranti che dal ‘600 in avanti sbarcavano il lunario pro-prio portando il teatro – spettacoli di orsi o acrobati, ma soprattutto commedia del-l’arte, opera lirica, pastiches musicali – nei piccoli centri ai confini dell’impero asbur-gico o del Regno di Napoli. Una formula, dunque, nel pieno della tradizione delmelodramma, che trae vitalità e si rinnova proprio nelle trame della cultura popo-lare più alta. Segno tangibile di quella vitalità proprio i piccoli teatri storici dellaLombardia, gioielli architettonici che costellano la campagna padana, di recenterestaurati e pronti ad aprire il sipario ed a risuonare degli applausi del pubblico. Mozart e Verdi sono i padrini di Pocket opera, che inaugura la propria attività condue capisaldi del repertorio operistico, Flauto magico e Falstaff. Entrambe in versione‘tascabile’, appunto, ma in senso volutamente inverso: se Falstaff è il ‘solito’ Falstaffsul palcoscenico, Flauto lo è in buca. Ovvero: il Falstaff che ascolteremo è proprioquell’opera che tutti conosciamo, consegnataci da Verdi e Boito nel 1893, ma con unimpasto timbrico completamente rinnovato ed affidato ad un’orchestra di soli stru-menti a fiato. L’orchestra mozartiana classica, invece, accompagna un Flauto, ‘magi-camente’ reinventato sul palcoscenico con una drammaturgia in italiano snella edaltrettanto efficace. Due alchimie affidate a due navigati compositori, Carlo Ballari-ni ed Alfonso Caiani, che mai tradiscono lo spirito autentico dell’opera. Opere pocket, dunque, ma perfettamente riconoscibili e fruibili dagli spettatori.Opere ‘travestite’, in una nuova rielaborazione musicale e drammaturgica, che spe-riamo sappiano rinnovare l’incantesimo tra pubblico e palcoscenico…

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Regina e I DamaPamina e II DamaPapaghena e III DamaPapaghenoTamino e MonostatoSarastro

Kelly Mc ClendonJulija SamsonovaAlessia NadinAlessio PotestioAlessandro LucianoGabriele D. G. Bolletta

Realizzazione scenePasquale Di iorioSceneBonvecchi alberto s.r.l.Attrezzeriaas.li.co.Realizzazione costumiDina BorghettoCostumiSartoria arrigo di milano as.li.co.Calzaturectc PedrazzoliIlluminotecnicacD'c allestimentiTrasportileccese

Maestri collaboratoriDebora chiantella federica falasconi

Direttore di scenaRei ota

AttrezzisteRoberta marinovich federica Parolini Elisabetta Santoro

Macchinistileandro Bruno Daniele PusterlaCapo elettricistaandrea girettiElettricistaDaniele molteni

SartaSara Bartesaghi gallo TruccatriceBianca Perugini

Opera tedesca in due atti. Musica di Wolfgang amadeus mozart. Libretto di Johann Emanuel Schikaneder.

Traduzione italiana di Alberto Jona, Maria Antonietta Nigro, Francesco Pettinari.

il flautomagicoWolfgang Amadeus Mozart

DirettoreCarlo Tenan

Gruppo strumentale de I Pomeriggi Musicali di Milano

RegiaCristina Pietrantonio

Light designerMariano De Tassis

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amoRE E lEggEREZZadi Cristina Pietrantonio

Ti auguro con tutto il cuore ciò che ogni giorno,

mattina e sera, ti desidero: salute, vita lunga e

un cuore allegroWolfgang Amadeus Mozart

Mozart scrive il Flauto a trentacinque anni, con una carriera fallita alle spal-le, senza una lira, la salute traballante. Le sue prospettive di lavoro sono adir poco incerte: il nuovo imperatore Leopoldo II non ha alcun interesse perla musica. È frustrante: Mozart ha ancora così tanto da dire! Ed è curioso

che nel momento in cui le vie più ufficiali appaiono precluse, una nuova opportuni-tà gli venga offerta dall’impresario di un piccolo teatro di periferia. Non pare casuale, dunque, inaugurare Pocket Opera con il Flauto Magico nei teatridi provincia…Si tratta di un’opera misteriosa, di cui sono ignote le circostanze concrete che con-dussero alla composizione. Una favoletta abbastanza banale viene trasformata daMozart in un’operazione stranissima: da una parte il dispiegamento di tutto l’appa-rato teatrale barocco, con tanto di macchine per il volo, magie, scimmie, leoni e ser-penti, con un libretto «che offende l’intelletto e fa arrossire la critica» (come si scris-se); dall’altra la messa in musica dei riti massonici, in un momento in cui le logge ve-nivano chiuse d’autorità ed additate fra i responsabili della Rivoluzione francese. Unatto d’amore, da parte di Mozart per un modo di pensare libero, per un’idea di fra-tellanza tra gli uomini che per lui era diventata poco meno che una nuova religione. Per il pensiero alchemico e massonico l’unione tra uomo e donna è un momento sim-bolico importantissimo, poiché rappresenta il congiungimento tra il principio ma-schile e quello femminile, forze motrici dell’universo. Questa unione può avveniresoltanto dopo un ciclo di aggregazione e disgregazione: il dolore, le prove che la vitainevitabilmente propone, sono uno strumento per comprendere se stessi e l’altro, mal’amore è più forte di tutto ed è destinato alla vittoria. I massoni, comunque, non ap-prezzarono affatto di vedersi raffigurati in una terra fuori dal tempo, dove gli anima-li ballano ed i fanciulli volano! Nell’allestimento che vi proponiamo, al centro della scena c’è un piccolo teatrino dilegno, semplice e spoglio, dove tutto, con un po’ di fantasia, può accadere e dove glioggetti, come per magia, si riempiono di luce. Mozart, che da bambino aveva scritto «Viviamo in questo mondo per illuminarci l’unl’altro», alla fine della sua vita continuava a credere che l’amore avrebbe salvato ilmondo: questa innocenza, questa incrollabile, fanciullesca fiducia, questa leggerez-za nell’attraversare la vita sono gli ingredienti principali, che abbiamo cercato diconservare nel riproporre la ricetta del Flauto in versione ‘extra-light’!

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la tRama

atto PRimo

Il principe Tamino, disarmato, è inseguito da un serpente; sfi-nito, cade svenuto. Dal tempio escono tre dame che uccidonoil serpente e, dopo aver ammirato la bellezza del volto del gio-vane principe, si allontanano per informare della sua presen-

za la loro signora, Astrifiammante, Regina della notte. Tamino,ripresi i sensi, crede di dovere la propria salvezza a un curiosopersonaggio comparso nel frattempo: è Papageno, un uccellatorevagabondo vestito di piume, che canta accompagnandosi con unpiccolo flauto di Pan. Papageno conferma le supposizioni di Ta-mino, ma è subito smascherato e punito per la sua menzognadalle tre dame, che gli chiudono la bocca con un lucchetto d’oro;poi le fanciulle mostrano al principe il ritratto di Pamina, figliadella Regina della notte: il giovane se ne innamora all’istante.Appare nel cielo Astrifiammante che spiega a Tamino che la fi-glia le è stata rapita dal malvagio Sarastro e gli chiede di liberar-la, promettendogliela in sposa. Le dame donano al giovane, chesi è offerto di salvare Pamina, un flauto d’oro dai poteri magici;liberato Papageno dal lucchetto, consegnano anche a lui in donoun carillon fatato e gli ingiungono di accompagnare Tamino nel-l’impresa. Pamina, che ha tentato di fuggire dal moro Monostatos, viene ri-condotta indietro da costui con la forza. Sopraggiunge Papageno,e Monostatos, spaventato dal suo strano aspetto, fugge. Papagenorivela alla fanciulla di essere stato inviato dalla Regina dellanotte, insieme con un giovane principe che l’ama, per liberarla.I due, pieni di speranza, esprimono la loro fede nella forza del-l’amore e si allontanano. Tamino giunge dinanzi al tempio e, rivolgendo il suo pensiero aPamina, trae fuori il suo flauto e suona. Risponde dall’internoPapageno col suo piccolo flauto: si cercano a vicenda senza tut-tavia riuscire a incontrarsi. Compare Sarastro con il suo seguito:la giovane gli chiede perdono per la fuga, spiegandone i motivi;Sarastro glielo concede di buon grado, ma rifiuta di lasciarla tor-nare presso la madre. Tamino viene trascinato da Monostatos da-vanti a Sarastro: il principe e Pamina si riconoscono al primosguardo e si gettano l’uno nelle braccia dell’altra. Sarastro ordi-na che Monostatos venga punito per avere insidiato la fanciullae fa condurre Tamino e Papageno al tempio dell’iniziazione. Ilcoro inneggia alla divina saggezza di Sarastro, mentre Tamino ePamina sono costretti a separarsi.

atto SEcoNDo

Sarastro chiede ai sacerdoti degli iniziati di accogliere Tami-no nel tempio, dove verrà sottoposto alle prove che gli con-sentiranno di appartenere alla schiera degli eletti e di spo-sare Pamina. Tamino viene sottoposto alla prima prova:

mantenere il silenzio qualunque cosa accada. Con lui Papagenoè spaventato e recalcitrante: solo la velata promessa di ottenere fi-nalmente una compagna riesce in parte a convincerlo. Ma i ten-tativi delle tre dame, inviate dalla Regina della notte per costrin-gerli a parlare, sono respinti. Nonostante il silenzio imposto, Pa-pageno inizia a conversare con una vecchia che, con fragore dituono, non appena egli le domanda quale sia il suo nome, si tra-sforma nella bella e giovane Papagena, scomparendo però nonappena egli cerca di abbracciarla. La Regina della notte, accom-pagnata dalle tre dame, chiede alla figlia di uccidere Sarastro,per colmare la sua sete di vendetta.Sopraggiunge Pamina: alla sua gioia di rivedere l’amato, Taminonon può rispondere, e tace. Disperata, Pamina crede di non esse-re più amata e desidera la morte. Sarastro esorta i due innamora-ti a pazientare, poiché le prove supreme del fuoco e dell’acqua liattendono. A Pamina, sopraggiunta nel frattempo, è consentito diaccompagnare Tamino nelle prove che, al suono del flauto magi-co, vengono superate. Nel giardino, Papageno si dispera perchéPapagena è scomparsa. I tre fanciulli gli suggeriscono di suonareil carillon magico: la fanciulla riappare e lo abbraccia. Felici, idue progettano una stirpe di Papageni. Si celebra finalmente lavittoria della luce sulle tenebre e dell’amore sul male.

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il flauto magicoOpera tedesca in due atti. Musica di Wolfgang amadeus mozart. Libretto di Johann Emanuel Schikaneder.

Traduzione italiana di Alberto Jona, Maria Antonietta Nigro, Francesco Pettinari.

Prima rappresentazione Vienna, Theater Auf der Wieden, 30 settembre 1791

Personaggi

LA REGINA DELLA NOTTE sopranoPAMINA sopranoPAPAGHENA sopranoPRIMA DAMA sopranoSECONDA DAMA sopranoTERZA DAMA mezzosopranoPAPAGHENO bassoTAMINO tenoreSARASTRO bassoMONOSTATO tenorePRIMO ARMIGERO tenoreSECONDO ARMIGERO bassoTRE FANCIULLI soprano

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atto primo

Scena iTamino, poi le tre Dame

TAMINOAiuto! Aiuto! O sono perduto!Eletto per preda del rettile astuto.Salvatemi, o dei! È qui, sopra a me. Mi afferra ormaiSalvatemi, salvate, aiuto aiuto ahime! Aiuto aiuto per pietà!(cade svenuto)

TRE DAMEMorte a te per nostra man!Così è morto il mostro fatal!Salvato egli è, libero egli è, La forza nostra trionfò.

PRIMA DAMASoave giovin che beltà.

SECONDA DAMASì gran beltà mai giunse qua.

TERZA DAMASì, sì così è un vero bijoux.

TRE DAMEVivesse il cuore solo d’amor,Costui sarebbe il suo signor.Su presto andiam Astrifiammante Ad informar su presto, andiamo.Chissà che questo giovin qua,La pace a lei ancor darà.

PRIMA DAMAAndate pure voi,Io invece resto qua.

SECONDA DAMANo, no, partite voi,Io veglio qui per lui.

TERZA DAMANo, no, questo non va,Io accanto gli starò.

PRIMA DAMAIo invece resto qui.

SECONDA DAMAIo veglio qui per lui.

TERZA DAMAIo accanto gli starò.

PRIMA DAMAIo resto.

SECONDA DAMAIo veglio.

TERZA DAMAIo anche.

DAMEIo, io, io!Io via di qui? Ah, ah, vedremchi mai vi resterà?Restare sole qui vorran,Con lui vorran.No, no, no, no, no. Non va non va(una dopo l’altra poi tutte e tre insieme)Del mondo inter mi priverei,Potess’io vivere con lui.Tutto per me io lo vorrei, io lo vorreiNon se ne van; così non va.Che altro far? Allor io vo.Tu caro amato giovinePer te è questo mio adieufinché ti rivedrò.

TAMINO Dove sono? Sogno o son desto? Quale forza sublime mi ha salvato?Come? Il terrifico drago morto ai mieipiedi? Cos’è? Un suono?... Dove sono? Che terra è questa? Ah, una figura scendee si avvicina.

Scena iiPapagheno e Tamino

PAPAGHENO (zufola da lontano)L’acchiappatordi ecco qua, Che canta e balla hopsasa.Già tutti sanno dove va, Dai vecchi ai giovin qua e là.Richiami e fischi so usar, Con tutti posso cinguettar,

E allegro e lieto andar potrò, E tutti i tordi prenderò.L’acchiappatordi ecco qua, Che canta e balla hopsasa.Già tutti sanno dove va, Dai vecchi ai giovin qua e là.Fanciulle afferar vorrei, E mille e mille già ne avrei,E in gabbia tutte chiuderò, Fanciulle e uccelli tutti avrò.Se fanciulle e uccelli tutti avrò, Dolci e miele sempre lor darò,Colei che cara mi sarà, Un bacio e un dolce da me avrà.E così un bacio schioccherò, Così, suo sposo io sarò.Al mio fianco lieta sognerà, E in dolce abbraccio dormirà.

TAMINOEhilà!

PAPAGHENO Ah?

TAMINOEhi! Simpaticone! Dimmi, chi saresti?

PAPAGHENO Chi, io? Che domanda scema! Sono uno come te; e tu, chi sei?

TAMINO Principe è il mio genitor, su molti popoli eterre egli regna. Ergo io pure son dettoprincipe.Ordunque ti domando...

PAPAGHENO Ohé, che hai da guardare così?

TAMINO E che... che non mi sembri un essereumano.

PAPAGHENO Eh?

TAMINO Con tutte queste piume sembri più...

PAPAGHENO ... mica un uccello? Sta’ lontano, bada,

se ho qualcuno tra le mani, mi viene unaforza da gigante.

TAMINOUna forza da gigante? Tu dunque, il mio salvatore! Tu, il valoro-so vincitore del malefico drago?

PAPAGHENO Drago? Oooh!

TAMINO Amico, in nome del cielo, come hai avutola meglio su un simile mostro! Non haiarmi!

PAPAGHENONon mi servono! La stretta delle mie maniè più forte di un’arma!

Scena iiiLe tre damigelle, detti.

DAME (minacciano e gridano insieme)Papagheno!

PAPAGHENO Ah, ce l’hanno con me! Girati amico!

TAMINO Chi sono queste dame?

PAPAGHENO Io acchiappo molti uccelli per la ReginaAstrifiammante e le sue dame; così miguadagno ogni giorno da mangiare e dabere.

TAMINO La Regina Astrifiammante?

DAME (minacciando)Papagheno!

PAPAGHENO Eccovi gli uccelli, bellezze!

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PRIMA DAMAPer la prima volta la nostra Regina oggi,al posto del vino solito, ti manda ... del-l’ottima acqua.

SECONDA DAMAE io per suo ordine, invece del marzapa-ne, ti porto questa pietra. Buon pro’ tifaccia!

PAPAGHENOChe? Dovrei mangiare sassi?

TERZA DAMAE io, al posto dei fichi dolci ho l’onore dichiuderti la bocca con questo lucchettod’oro.

PRIMA DAMADi’ un po’! Hai ucciso tu il drago?

(Papagheno nega a gesti)

SECONDA DAMAChi allora?

(Papagheno fa cenno di non saperlo)

TERZA DAMASiamo state noi giovanotto a liberarti!Non temere, ti attendono gioie e delizie.Ecco, l’eccelsa Regina ti manda questo ritratto di sua figlia. Se questo volto non tiè indifferente, fortuna, onore e gloriaavrai in sorte. Così ha detto. Arrivederci!

SECONDA DAMAAdieu monsieur Papagheno!

PRIMA DAMANon bere troppo in fretta!

Scena iVTamino solo

TAMINOUn volto raro di beltà,Tal sguardo chi mai più vedrà.Già sento il mio cuoreDi palpiti nuovi già vibrar.Cos’è io dir no, non saprei,

Ma brucia qual fiamma direi.Forse è amor che sento?Sì, sì, l’amore è così.L’amore, l’amore è così.Ah, dove mai or ritrovarla!Ah, fosse qui ed incontrarla!Vorrei, vorrei, dolce amor, Che mai vorrei?Vorrei abbracciarla, pieno d’ardore,Su questo petto palpitante,E sempre, sempre mia sarà.

Scena VLe tre damigelle, detti

TERZA DAMAGiovanotto, armati di forza e di coraggio! La Regina mi incarica di dirti che aperta èormai la via per la tua felicità: «Se questogiovane ha tanto valore e coraggio quantoè tenero il suo cuore - così ha detto - mia fi-glia Pamina è già salva».

TAMINOSalva?

TERZA DAMAUn potente demone malvagio l’ha rapita asua madre.

TAMINOPamina sia salvata! Muoia l’infame permia mano. Lo giuro sul mio amore e sulmio cuore.(tuono)Santi numi! Cos’è?

TERZA DAMAÈ segno che arriva la nostra Regina.Eccola! È lei. Arriva.

Scena ViLa Regina, detti.

REGINA DELLA NOTTEAh, non tremar caro figliuol.Tu hai virtude, forza, cuor

E giovin quale sei potrai salvareIl cuore rattristato d’una madre.

Mi strugge, mi strazia il doloreDa che la figlia mia sparì.Con lei svanì ogni mia gioia,Un perfido me la rapì.Io vedo ancor il pianto,Il tremito, lo schianto;Lo sguardo d’orrore,Lo spasmo, il dolore.D’innanzi a me mi fu rapitaAhimè! Ahimè!, null’altro dir potè.E il grido vano risuonò,Il mio soccorso ahimè fallì.Tu sarai suo salvatoreTu libertà le darai, sì!E se vittoria alfin avraiLa mano sua tu stringerai, e tua sarà.(parte con le tre damigelle)

Scena ViiTamino, Papagheno

TAMINOÈ vero quel che ho visto? O mi tradiscono isensi?

PAPAGHENO (indica triste il lucchetto sul muso)Hm! Hm! Hm! Hm! Hm!

TAMINOParlar non può, è la sua pena,Poiché la lingua sua zittì.

PAPAGHENOHm! Hm! Hm! Hm! Hm!

TAMINONulla poss’io se non compianger,Ché debol son non so che far.

PAPAGHENOHm! Hm! Hm! Hm! Hm!

Scena ViiiLe tre damigelle, detti PRIMA DAMA (a Papagheno)Ti grazia la Regina or.La pena toglie a chi sbagliò.(gli toglie il lucchetto dal muso)

PAPAGHENODi nuovo Papagheno parla!

SECONDA DAMASì, parla! Ma mentir non devi!

PAPAGHENOMentir mai più, mai più no, no.

DAMETi possa il ferro rammentar.

PAPAGHENOMi possa il ferro rammentar.

DAMESì, rammentar! Ti possa rammentar.

TUTTIUn ferro tal per i bugiardiSempre sarà da ricordar.Non odio, pena e nera bile,Ma fratellanza e amor sarà.

PRIMA DAMADa me or prendi il dono, giovin,Ch’è la Regina ad inviar.(dà a Tamino un flauto d’oro)Il magico flauto ti protegga,Nei guai più grandi ti sostenga.

DAMECon esso tutto potrai fare,Le umane pene tramutare.L’afflitto cor lieto sarà,L’odio in amor cambiar potrà.

TUTTIO un simil flauto Val più ancor di serti d’orSe grazie a lui si gioiràE l’amor trionferà.

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PAPAGHENOOra care damigelle, voglio… Posso andarmene?

DAMECongedarti tu puoi sempre…Ma comanda la Regina:Senza indugio con il giovinDa Sarastro tu ti rechi.

PAPAGHENONo, no grazie non ci sto.Se voi stesse raccontasteChe una tigre orribil è.Se mi piglia son spacciato, Da Sarastro impanato,Mantecato, gratinato;Ed ai can mi getterà!

DAMEIl prence ti proteggerà, Sarai così suo servitor.

PAPAGHENO (fra sé)Vada il prence alla malora!La vita amo ancor.Poi questo qui taglia la cordaE mi frega, lo so!

PRIMA DAMA (gli porge un marchingegno simile ad uno strumento d’acciaio)Su prendi questo carillon.

PAPAGHENOEhi, ehi! Che cosa suona qui!

DAMEVi sono dentro i campanelli.

PAPAGHENOCosì suonar potrò io quelli?

DAMESì! Sissignor! Sì sissignor!

DAMECampanelli, flauti belli,Necessari per salvarvi.Bién, adieu! Dobbiam andar,Bién, adieu! Ci rivedrem!

TAMINO e PAPAGHENOCampanelli, flauti belli,necessari per salvarci.Bién, adieu! Dobbiam andar,Bién, adieu! Ci rivedrem!(tutti fanno per andarsene)

TAMINOMa, belle dame, dite ancor...

PAPAGHENO... come il castello ritroviam?

TAMINO e PAPAGHENOCome il castel noi ritroviam?

DAMELassù, un due tre, bimbi saggi,Su voi dall’alto veglieranno.La vostra guida lor saran,Saggi seguite il lor cammin.

TAMINO e PAPAGHENOSon loro, un due tre, son saggi,Su noi dall’alto veglieranno.

DAMELa vostra guida lor saran,Saggi seguite il lor cammin.

TAMINO e PAPAGHENOAndiam andiam, ci rivedrem.

DAMEAndiam andiam ci rivedrem.(escono tutti)

Scena iXMonostato, Pamina

MONOSTATOO mia colomba vieni qua.

PAMINAO che tormento, per pietà!

MONOSTATOPerduta è la tua vita!

PAMINANon tremo per la morte,Solo mia madre di dolor morrà, Distrutta certo morirà.

MONOSTATOCon le catene strette Non temi la mia rabbia.

PAMINAO lasciami morire, Pietà, crudel, non sai cos’è!

MONOSTATOE via e via! Or non mi graffi più!

Scena XPapagheno, detti

PAPAGHENO (dapprima non visto)Dov’è che son? Che posto è?Ah ah, c’è della gente, E via qui entrerò(entra)Fanciulla giovin sei Più bianca della creta.

PAPAGHENO e MONOSTATO(si vedono, si spaventano l’uno dell’al-tro)Hu! Chi è costui un demone!Ti prego risparmiami! Hu! Hu! Hu!(corrono via entrambi)

Scena XiPapagheno, Pamina, poi Tamino

PAPAGHENOChe scemo a spaventarmi! Se ci sono almondo uccelli neri, ci sono pure uominineri, no?Ah, guarda qua! La ragazza del ritratto,la figlia di Astrifiammante, la Reginadella notte...

PAMINARegina della notte? Chi sei tu?

PAPAGHENOPapagheno. Per servirla. Ciao bella, come va?

PAMINA Allora tu conosci maman, la mia buona ecara madre?

PAPAGHENO Se sei tu la figlia della Regina della notte,allora sì!

PAMINA Oh, sì, sì, lo sono.

PAPAGHENOVediamo se è vero! Gli occhi neri - sì, neri- labbra rosse - rosse - capelli biondi -biondi... Mi torna tutto, Ah! E i piedi? Secondo il ritratto, non dovresti averepiedi: qui non ci sono! Proprio no!

PAMINA Permetti? - Sono proprio io. Come è finitonelle tue mani?

PAPAGHENOTua madre ha regalato il tuo ritratto a untizio che si fa chiamare principe e gli haordinato di liberarti. Non se l’è lasciatodire due volte. Amore a prima vista, nonc’è che dire!

PAMINAAll’uomo che amor già sente Bontà risplende nel suo sen.

PAPAGHENOI dolci desideri d’amore Dovrà la donna assecondarInsieme gioir d’amor vogliamSolo l’amor desideriam.

PAMINA L’amore addolcisce ogni affannoE gli esseri tutti a lui si danno.

PAPAGHENOCondisce, alletta i giorni e gli anniE può l’ardore risvegliar.

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PAMINA e PAPAGHENOPiù nobil fine no, non v’èFelicità per lui e lei.Paradiso alfin vedran.

PAMINA È vero, basta innarmorarsi per sentirsi...

PAPAGHENO…migliori.

PAMINAMa perché il principe tarda tanto a liberarmi dalle mie catene?

TAMINOO eterna notte, tu finirai?Quando la luce alfin vedrò?

PAPAGHENOÈ qui l’intoppo! Tre fanciulli ci dovevanoindicare la strada, come avevano detto ledame.

PAMINA E ve l’hanno indicata?

PAPAGHENO Macché! Manco uno se ne è visto! Comun-que, per sicurezza, sua signoria il principeè stato così delicato - prego, grazie! primalei!- da mandare avanti me per annunciar-ti il nostro arrivo, diciamo così!

PAMINAAmico, hai osato molto! Se Sarastro ti dovesse vedere...

PAPAGHENO...mi risparmierei il viaggio di ritorno!

PAMINA La tua morte sarebbe una tortura senzafine.

PAPAGHENO Ne faccio a meno volentieri! Ohi, ohi! Vediamo di squagliarcela!(escono entrambi)

Scena XiiTamino solo

TAMINOQual suono dolce e magico,Oh, nobil flauto, da te sgorga,Che le fiere fa mansuete.Ma sol Pamina qui non v’è.Pamina, odi? Odimi!Invan, invan!Ma, ma, or dove sei?Ah, è di Papagheno il suon!Pamina forse ritrovò.A Pamina ei mi guiderà.Il suon a lei mi guiderà.

Scena XiiiPapagheno, Pamina

PAPAGHENO e PAMINAAli ai piedi, via di qua.Odio, invidia noi fuggiam.Ritroviam Tamino presto,Altrimenti ricadremo in schiavitù.

PAMINAGiovane eroe…

PAPAGHENOZitta, zitta… guarda qui, dai!(zufola; Tamino risponde col suo flauto)

PAMINA e PAPAGHENOQuale gioia è più grande Ché Tamino ci sentì.Ecco qua del flauto il suon.Gioia avrò se or lo vedoDai corriamo in fretta.(vogliono andare)

Scena XiVMonostato, detti

MONOSTATO (schernendoli)Dai corriamo, dai corriamo.Ah! Presi nel sacco, giù!Or portate le cateneVi spedisco dai miei mori

Di Monostato burlarvi!Or portate corde e ceppiE voi schiavi presto a me.

PAMINA e PAPAGHENOAh, per noi la fin è ormai.

MONOSTATOE voi schiavi presto a me!

PAPAGHENOLepre no, meglio leon!Suona dai, tu carillonCampanelli, din din din dinE le orecchie lor stordite.(batte sul suo strumento)

MONOSTATO e ARMIGERIChe note, che incanto,Che trilli, che suonLalalala, lalalala...Mai visto, né uditoun tal tintinnarLalalala, lalalala...(si allontanano danzando)

PAMINA e PAPAGHENOAh potesse un carillon Ogni uom trovareI nemici in verità Potrà sbaragliareE potrebbe in fede miaViver ben in armonia.Solo vera armoniaVince ogni guerraSenza tale simpatiaNon v’è gioia in terra.

PAPAGHENO Che cosa vuol dire? Io tremo! Io fremo!

PAMINAAhimè più nulla si può far,Arriva or Sarastro qui!

PAPAGHENOSe un topo fossi io,Di corsa me ne andreiSe fossi una lumaca, Nel guscio fuggirei,

Che dir, bambina, a lui possiamo?

PAMINAIl vero! Il vero!Se anche a morte andiamo.

Scena XVSarastro, detti

PAMINA (in ginocchio)Ah! Signor, io son colpevoleSfuggir io volli al tuo poter.Ma sol la colpa mia non è.Il moro vil bramava amore,Così signor fuggii da te

SARASTROOrsù, il ciglio rasserena,O cara senza interrogartiSo ben conoscere il tuo cuor,E molto ami un altro tu.Costringerti all’amor non voglioMa libertà non ti darò.

PAMINAMi chiama già il mio doverperchè mia madre...

SARASTROSta in mio poter!Felicità tu perderaiSe nelle braccia sue andrai.

PAMINAAhimé, della madre il dolce nomeMa lei, ma lei...

SARASTRO… folle donna è.Dee l’uomo il vostro cuor guidare,E senza lui la donna devia Dal cammin e dal dovere.

Scena XViMonostato, Tamino, detti

MONOSTATOAh! Stolto giovin vieni qua,È qui Sarastro il mio signor!

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PAMINAÈ lui! Lo credo appen.

TAMINOÈ lei! Sognar non è.

PAMINA e TAMINOEd abbracciarlo/la posso alfin!La morte può ora venir!

MONOSTATOMa come osate voi?Ognun da solo e via da qua!(li separa; s’inginocchia)Lo schiavo ecco ai tuoi piedi,Che il scellerato sia punito.Giovane astuto questo è:Con l’uccellaccio lui volea,Volea Pamina a te rapireE sol scovarlo io potei.Ben sai che solerzia ho.

SARASTROUn premio grande meritòOr date a questo galantuom...

MONOSTATOMi onora già il tuo pensier.

SARASTROTrecentotre colpi sul groppon.

MONOSTATOAhi, ahi! Signor, Un premio tal per me?

SARASTRONon più! È questo il mio voler.(Monostato viene condotto via)

COROEvviva Sarastro, il saggio sublime,Ei premia, punisce d’equanime gesto.

SARASTROEd ora conduceteliNel tempio delle prove lor.Coprite i loro capi e poiChe sian purificati allor.

Da qui ha fine la favola.Da qui ha inizio la realtà.

PAMINAAh, dunque mai ti rivedrò?

SARASTROFelice un dì sarete voi!

PAMINAMortal pericolo ti attende.

TAMINOIl cielo mi proteggerà.

SARASTROIl cielo ti proteggerà.

PAMINALa morte tu non vincerai!Presentimento orribil è.

TAMINO e SARASTROMa degli dei questo è il volere,fedele lo rispetterò/rispetterai

PAMINASe amassi me, com’io ti amotal calma non avresti tu!

TAMINO e SARASTROEgual affetto per te sento/per te sente,Sarò/sarà per sempre a te fedel.

SARASTROIl tempo vola andar conviene.

PAMINA e TAMINOAmaro, triste è questo addio.

SARASTROTamino devi ora andar, Or devi andar.

TAMINOPamina devo ora andar, Or devi andar.

PAMINATamino devi ora andar, Or devi andar.

PAMINA e TAMINOSempre, sempre, sempre t’amerò.

SARASTROIn fretta su! Ti chiaman già!

PAMINA e TAMINOO cara pace, torna torna ancora.

SARASTROÈ tempo già: ci rivedremo.

PAMINA e TAMINOPer sempre, addio!

atto secondo

Scena iSarastro

SARASTROO voi servitori della Luce! Con animo purodichiaro che l’assemblea di oggi sarà da ri-cordare: Tamino, figlio di re, nel ventesimoanno della sua vita, vaga alla porta setten-trionale del nostro tempio. Vegliare suquesto virtuoso e tendergli una manoamica, sia oggi il nostro maggior dovere.Ardue le prove che lo attendono. Il silen-zio. La fame. La Natura. Troppo per ungiovane principe.Ma egli è di più - è un uomo!

O Luce di saggezzaDona ai giovin cuor la tua virtùGuida i lor passi vagabondiNon li lasciar nell’oscurità.Saggi la prova alfin li rendaMa se la morte vien tremendaRicompensata sia la virtùE la tua luce splenderà

Scena iiTamino, Papagheno

PAPAGHENOChe terribile notte! Tamino ci sei?

TAMINOSssst….

SARASTRODa questo momento in poi sarete soli. Nondimenticate: silenzio!

Scena iii Dame, detti

DAMEVoi, voi, voi? Qui nei luoghi del terror?No, no, no,Mai più felici allor!

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Tamino, tu ti appresti a morte!Tu Papagheno sei perduto!

PAPAGHENONo, no, no, è troppo ahimè.

TAMINOPapagheno, zitto tu!Vuoi tu infrangere il divietoDi parlare con le donne?

PAPAGHENONon senti che spacciati siam.

TAMINOZitto, dico, zitto tu!

PAPAGHENOSempre zitto, sempre zitto… zitto tu!

DAMEÈ la Regina presso a voiNel tempio già vuol penetrar.

PAPAGHENOChi, che? Verrà nel tempio qui?

TAMINOZitto, dico, zitto tu!Vuoi tu ancora qui ciarlando,Il divieto infranger tanto!

DAMETamino odi, sei perduto.Alla Regina pensa ancor!E si sussurra e già si diceDel tempio tuo la falsità.

TAMINOUn saggio sa, distinguer puòIl vero dalla falsità.

DAMEChi giura al tempio fedeltàNell’infernal sprofonderà.

PAPAGHENOE alla malora, alla malora, Alla malora, che cos’è?Dì, su Tamino quest’è ver?

TAMINODi donne ciance queste son,D’ipocrisia, di falsità.

PAPAGHENOMa la Regina dice che…

TAMINOÈ donna e tal è il suo pensier!E zitto, su! Ti basti ormai!Pensa al dover, e saldo sta!

DAMEPerché sei tu così crudeleTu Papagheno, dai, su parla!

PAPAGHENOBen lo vorrei, ma…

TAMINONo!

PAPAGHENOVorrei ma non si può…

TAMINONo!

PAPAGHENO e TAMINOChè non poss’io/puoi tu così parlareÈ una disgrazia, sì, per me/te.

DAMEDobbiamo andar sì vergognoseCon noi parlar nessun vorrà.(Le tre dame fanno per andare)

TAMINO e PAPAGHENODovete andar sì vergognoseCon lor parlar nessun vorrà.

TUTTIUn uom di ferma volontàRivela sempre il suo pensier!

COROViolate le porte del tempioScacciate le donne all’Inferno

DAMEAhimé! Ahimé! Ahimé!(sprofondano nella botola)

PAPAGHENOAhimé! Ahimé! Ahimé!(cade a terra)

Scena iV Tamino, Papagheno

PAPAGHENOTamino!

TAMINOSst!

PAPAGHENOBella vita davvero! Rivoglio la mia capan-na e miei boschi!

TAMINOSst!

PAPAGHENONon posso neanche parlare da solo? Parliamo in due, allora. Rispondi tu ai miei fischi.

O sposa o morosaVuol Papagheno, sì!Oh dolce colombellafelice fammi qui!Mi piace mangiare e trincareE posso coi principi andare.La vita da saggio vorreibeato e contento sarei.O sposa o morosaVuol Papagheno, sì!Oh dolce colombellafelice fammi qui.Nessuna di queste fanciulle, amore mi può donar dunqueaiuto a chi mai chiederò,così infelice morròO sposa o morosaVuol Papagheno, sì!Oh dolce colombellafelice fammi qui.Se amore nessuna regala La fiamma d’ardore mi ammala.

Un bacio, uno sol, chiederò,E sano per sempre sarò.

Che sete… questa gente non ti dà nemmenouna goccia d’acqua, figurati il resto.

Scena VLa Vecchia, Papagheno

PAPAGHENOÈ per me?

DONNASì, angelo mio.

PAPAGHENOTutto qui? Dimmi, bellezza d’altri tempi, ecosì che trattate gli ospiti da queste parti?

DONNACerto, angelo mio.

PAPAGHENOCi credo. Vieni, vecchina, siediti qui, vicinoa me. Oggi il tempo non passa mai. Dimmi un po’, quanti anni hai?

DONNADiciott’anni e due minuti.

PAPAGHENOChe giovane angioletto! E il fidanzatino ce l’hai?

DONNACerto che ce l’ho.

PAPAGHENODev’essere un amore. E il suo nome?

DONNAPapagheno.

PAPAGHENOVa là, pazzerella.

DONNASe prometti di essermi sempre fedele,vedrai con quanta tenerezza ti amerà latua sposina...

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PAPAGHENOPiano, piano, non correre, angelo caro.Prima di un passo simile, bisogna pensarcibene.

DONNAAscolta, Papagheno, non starci a pensaretroppo. La tua mano, o starai per semprein questa prigione.

PAPAGHENOQui?

DONNADovrai vivere a pane e acqua, senza amiciné amiche, rinunciando a tutto.

PAPAGHENOBere solo acqua? Rinunciare a tutto? No,meglio la vecchia che niente. Qua, ecco lamia mano. Giuro di esserti sempre fedele(tra sé) finché non ne adocchio una piùbella.

DONNALo giuri?

PAPAGHENOSì, lo giuro(la donna si trasforma in una giovane vesti-ta come Papagheno)Pa... Papaghena... la mia Papaghena! (fa per abbracciarla).

Scena ViPamina, Regina, Dame

PAMINAMamma!

REGINANon toccarmi!

PAMINAMadre! Madre!

REGINADov’è il giovane che ho mandato a salvarti?

PAMINAMadre, egli non appartiene più al mondo eagli uomini.

REGINAInfelice figlia, dunque perduta per sempre!

PAMINAPerché perduta, mamma? Madre cara,Sarastro è uomo saggio.

TERZA DAMAScandalo! Non puoi difendere questi bar-bari, non devi amare uno di loro.

REGINAPrendi questo pugnale, è per Sarastro.

TERZA DAMAUccidilo e ridarai a tua madre il potere.

PAMINAMa, madre cara...

REGINA E TERZA DAMAZitta!

REGINA DELLA NOTTEAstrifiammante arde di vendetta!Morte e sterminio, Colmano il mio cuor.Se questo acciar Sarastro non ferisceNo, non sarai tu figlia più per me!Scacciata sì, per sempre,Per sempre abbandonata,Perduta e disprezzata,e il mondo fuggirai.Scacciata, perduta, disprezzataE il mondo fuggirai, fuggirai,tutto il mondo fuggirai!Se tu non vuoi Sarastro alfin colpireVa’, va’, va! La vendetta…va’ or va’ compir!

Scena ViiTamino, Pamina(Tamino appare suonando il flauto)

PAMINATamino! Ma che hai, sei triste? Non dici

nulla alla tua Pamina?

(Tamino sospira e le fa cenno di an-darsene)

PAMINAVuoi che me ne vada? Non mi ami più?

(Tamino sospira)

PAMINATi prego, non ferirmi. Sono venuta a cer-care conforto e aiuto e tu mi respingi. Nonm’ami più?

(Tamino sospira)

PAMINAAh fuggir, svanir per sempre,Ah, d’amor le gioie e i dì.Di piacer le dolci oreQuando al cuore torneran?Sí, Tamino il mio piantoPer te solo sgorgherà.Nostalgia, d’amor rimpiantoSolo morte calmerà.

Scena ViiiSarastro

SARASTROLa luce e la tenebra si sono incontrate.Mondi diversi, lingue sconosciute.Morte sembra essere l’unica parola chiara.Eppure da qui può nascere l’armonia.Il cammino è arduo; molte le prove.Per giungere alla pace.

Scena iXPamina, Tamino, Armigeri

ARMIGERIChi questa strada seguirà Di gravi penePurezza avrà da fuoco acqua e terra.E se sfidar potrà la morte e il timorPer lui la terra come il ciel sarà.La verità sol nella luce avràE della notte il velo egli sperderà.Colei che morte può sfidar,

È degna ed il sol vedrà.

PAMINATamino mio, qual gioia alfin!

TAMINOPamina mia, qual gioia alfin!Di qua l’orribil portaminaccia morte ognor.

PAMINAIn mezzo alla sventura.Al fianco tuo sarò.Ed io ti guiderò.L’amor ci guiderà!Di rose s’apre a noi il camminMa spine pur le rose han.Il flauto magico suona tu,E ci proteggerà ancor!Un dì di magico mistero, mio padreDalle nere fronde Di quercia antica lo tagliòFra lampi e tuoni di terror.Or vieni e suona il flauto tu,Ci guiderà sul nostro cammin.

TAMINO e PAMINAEd al poter del flauto andiam,Ma lieti in buia notte mortal.

ARMIGERIEd al poter del flauto andran,Ma lieti in buia notte mortal.

TAMINO e PAMINAAndammo fra le fiamme ardenti,Sprezzammo forti il timor!Nell’acqua il flauto ci protegga,Sì come nelle fiamme or or.La luce splende or per noiA noi donata alfine fu!

Scena XPapagheno, poi i tre fanciulli

PAPAGHENOPapagheno! Papaghena!Sposa, cara, amorosa.Invano ah, e l’ho perduta!

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Io sono nato sfortunato.E chiacchiera, chiacchieraE questo è mal!Ed ora piango e ben mi sta!Da che il vino io provai,Da che la bella incontrai,Brucia nel cuor un pizzicorPizzica qui, pizzica là!Papaghena, mia morosaPapaghena, cara sposa!No non va, l’ho già perduta.Stanco sono della vita.Il morir concluderàDell’amor le avversità.Ecco dove è destinatoIl mio collo da impiccato,Chè la vita m’ingannò,Buona notte, me ne vò!Con me perfida sei stata,Né una sposa mi hai trovata.Resto qui... e morirò!A me pensa, bella, un po’!Vuol salvarmi una sola,Prima che io penda e muoia?Per ‘sta volta accetterò!Dica sol, un sì o un no!Tutte sorde, tutte zitte, Tutte, tutte zitte?Dunque è quello che volete?Papagheno forza daiQui finisce e te ne vai!Ma… aspetta un po’, e sìAspetta un po’…Ora conto: un due tre!Uno, due, tre!E così io me n’andròChè nessun qui mi fermò.Buona notte al sognator!

TRE FANCIULLIChe fai? Che fai?O Papagheno cosa fai?Vivi una volta E più non torni mai!

PAPAGHENOBen voi parlate e scherzate,Ma se in voi ardesse un cuoreVi lagnereste poi d’amor.

TRE FANCIULLIE fai suonar il carillon, dai!

E la morosa qui ti appare!

PAPAGHENOChe sciocco ad essermi scordatoIl carillon che è fatato.O campanelli su trillate,E la morosa venga qua!Trilla, campanello,Bella vieni qua!Trilla campanello,Vien accanto a me!

TRE FANCIULLISu Papagheno guarda qua!

PAPAGHENO e PAPAGHENAPa pa pa pa pa…

PAPAGHENOSei tu ora tutta mia!

PAPAGHENASei tu ora tutto mio!

PAPAGHENOOra sei la mia colomba.

PAPAGHENAOra son la tua colomba.

PAPAGHENO e PAPAGHENAQuale gioia è per noiSe gli Dei ci voglion bene.Tanti bimbi noi faremoTanti bimbi in quantità,Noi farem, noi farem…Faremo bimbi in quantitàEcco un primo Papagheno,Ecco una bella Papaghena,Ecco un altro Papagheno,Ecco un’altra Papaghena,Papagheno, Papaghena!E che felici e che contentiSe tanti tanti Papagheno…I genitori festeggeran!

COROÈ forte l’amore!E premio saràBellezza, saggezzaPer l’eternità.

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caRlo tENaN - Direttore

Nato nel 1969, si è diplomato in oboe, pianoforte ed in direzio-ne d’orchestra, perfezionandosi in seguito con Hans Elhorst,Franco Scala, e in composizione con Claudio Scannavini. Dal1989 al 2004 ricopre la carica di primo oboe al Teatro Comuna-le di Bologna, collaborando, inoltre con la Filarmonica dellaScala di Milano. In seguito si dedica assiduamente alla direzio-ne d’orchestra perfezionandosi con Gustav Kuhn, Jansug Ka-khizde e Daniele Gatti. Nel 2002 risulta unico italiano tra i fina-listi del primo concorso internazionale per direttori d’orchestra‘Maazel/Vilar’ : qui viene notato da Lorin Maazel che lo scegliecome preparatore ed assistente in occasione di alcuni concerti te-nuti dall’Orchestra Filarmonica Toscanini, con cui ha collabora-to più volte. Ha diretto I Filarmonici di Bologna, l’Orchestra Sin-fonica di Lecce, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orche-stra del Teatro Comunale di Bologna, I Virtuosi Italiani con ilCoro Ars Cantica, l’Orchestra da camera di Padova e del Veneto,

l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra Sinfonica del Maggio Musicale Fiorenti-no. In veste di assistente, ha partecipato ad alcune produzioni dirette da Mtislav Ro-stropovitsch (Orchestra Teatro Comunale Bologna), Lorin Maazel (Filarmonica To-scanini di Parma). Ha recentemente diretto al Duomo di Bologna la Messa in do mi-nore di Mozart con l’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, replica diun concerto diretto dal Mo. Neville Marriner, che lo ha accolto con grande soddisfa-zione.

cRiStiNa PiEtRaNtoNio - Regista

Dopo essersi laureata con lode in materie letterarie a Bologna, hastudiato come direttore di scena ed assistente alla regia a Veneziae Milano, diplomandosi inoltre in canto a Verona. Ha lavoratocome assistente alla regia, direttore di scena e maestro collabora-tore presso diversi enti e teatri italiani, quali il Teatro Comunaledi Ferrara, il Rossini Opera Festival di Pesaro, l’Arena di Verona,collaborando con artisti quali Claudio Abbado, Johnathan Miller,Franco Zeffirelli, Giuliano Montaldo, Denis Krief, Dario Fo. Hainoltre affiancato come aiuto regista Maurizio Nichetti, ToninoConte, Ugo Chiti, nelle loro incursioni nella regia operistica. Dal1995 al 2001 è stata consulente per la Stagione Lirica del CentroServizi Culturali S. Chiara di Trento ed attualmente vi segue iprogetti di formazione del pubblico. Ha recentemente avviatouna collaborazione per un progetto di spettacoli lirici ed ineren-ti azioni didattiche sul territorio con il Coordinamento Teatrale

Trentino. Come regista ha firmato nuovi allestimenti per il Teatro Vittorio Emanue-le di Messina, la Fondazione Arena di Verona, il Teatro Sociale di Trento, il TeatroComunale di Modena, il Teatro dell’Opera di Stato di Smirne. I titoli sino ad ora af-frontati, oltre a numerosi concerti-spettacolo ed alle prime assolute di Teatramanti diGiannantonio Mutto, Messer Lievesogno di Carlo Galante, Nevebianca di Marco Bettasono: La Serva padrona di Pergolesi, La Dirindina di Scarlatti, L’impresario delle Ca-narie di Martini, Bastien und Bastienne e Le nozze di Figaro di Mozart, Il Barbiere diSiviglia di Rossini, Rita di Donizetti, Rigoletto e La Traviata di Verdi, La Bohème eTosca di Puccini, The Golden Vanity di Britten, Il Segreto di Susanna di Wolf Ferrari,Il Telefono di Menotti.

JuliJa SamSoNoVa - Soprano

Ventitreenne, è nata in Lituania dove ha conseguito il diploma indirezione corale a Vilnius, studiando in seguito a Pesaro, con ilmezzosoprano Evghenia Dundekova e frequentando degli stagesall’As.Li.Co con Tiziana Fabbricini, Giuseppe Sabbatini, RobertKettelson e Giulio Zappa. Si è distinta in diversi concorsi a Vil-nius, Minerbio, e nel 2005 è idonea del 56° Concorso As.Li.Co.per il ruolo di Susanna (Le Nozze di Figaro). Le sue prime espe-

rienze professionali avvengono nel 2001 in Lituania dove interpreta la parte di Bess(Porgy & Bess) con l’Orchestra e il Coro della Accademia Nazionale della Musica diVilnius, proseguendo la sua attività concertistica in Italia. Nel 2005 interpreta ilruolo di Gilda (Rigoletto) a San Marino, canta la Heiligemesse di J. Haydn con il CoroFilarmonico di Pesaro e l’Orchestra Sinfonica di Pesaro diretti da Patrick Doumang.Al Rossini Opera Festival, debutta il ruolo di Corinna (Il Viaggio a Reims) con l’Ac-cademia Rossiniana diretta da A. Zedda.

KEllY mcclENDoN - Soprano

Si è laureata in canto lirico alla Texas Tech University con MaryGillas, seguendo i corsi di danza e drammaturgia con John Gil-las. Nel periodo statunitense ha cantato i ruoli di Adina (L’Elisird’Amore), Monica (The Medium), Mabel (The Pirates of Penzancedi Gilbert e Sullivan), Madam Silberklang (L’Impresario Teatrale),oltre a Adele (Il Pipistrello) all’Opera Del Llano.Dopo aver vintouna borsa di studio della Fondazione Plum in Calilfornia nel

1998, è stata invitata in Germania presso il Teatro Statale di Kassel, per interpreta-re i ruoli di Blumenmaedchen (Parsifal) e di Jane nel musical Chess di B. Andersson& B. Ulvaeus. Dal 2002 vive in Italia, dove ha studiato a Cesena con Carla Chiara,perfezionandosi poi con Katia Ricciarelli, Christian Papis, Bernhard Lang e WilliamMatteuzzi. Il suo repertorio comprende ruoli quali Amina (La Sonnambula), Gilda(Rigoletto), Olympia (I racconti di Hoffmann), Lakmé, Les mamelles di Tirésias di Pou-lenc, La Regina della notte (Il Flauto Magico), Cunegonda (Candide ). Vincitrice delConcorso Nazionale di esecuzione musicale Riviera Etrusca a Piombino e del Con-corso Nazionale Dino Caravita a Fusignano, svolge intensa attività concertistica inItalia e all’estero con repertori lirici e cameristici.

alESSia NaDiN - Mezzosoprano

Ventiquattro anni, Alessia Nadin ha studiato al Conservatorio diVenezia con il mezzosoprano Stella Silva e si è perfezionata conMaurizio Arena. Nel 2003 ha debuttato a Venezia al Teatro del-l’Arsenale nel ruolo di Apollonia (La Canterina di Haydn) e nelruolo di Lisetta (Il Caffè di Campagna di Galoppi, a Ca’ Rezzoni-co). Nel 2004 è finalista al Concorso “Comunità Europea” per

giovani cantanti lirici di Spoleto. Ha cantato nel ruolo di Ines (Trovatore a Pordeno-ne), Livietta (La partenza e il ritorno dei marinai di galoppi) e Zayda (Don Sébastien,concerto conferenza al Teatro Donizetti di Bergamo), Giovanna (Rigoletto per il Cir-cuito Lirico Lombardo). Tra i prossimi impegni: Stabat Mater di Pergolesi ad Ostra-va, Requiem di Mozart a Gorizia.

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gRuPPo StRumENtalE DE i PomERiggi muSicalE Di milaNo

Violinicarmelo Bisignanolarisa alimanalberto martinellicarlo D'alessandroElena Bassi

Violececilia musmeciSandro mascaro

VioloncelloEliana gintoli

Contrabbassoluciano molteni

Flautoalessandro longhi

OboeDomenico lamacchia

ClarinettoRiccardo maffeis

Trombaghiotti

Cornofabio chillemi

Fisarmonicaaugusto comminesi

Percussioniantonio Scotillo

gaBRiElE D. g. BollEtta - Basso

Nato a Torino nel 1979, ha iniziato giovanissimo gli studi delcanto, debuttando nel 1996 nel ruolo di Colline (La bohème).Fino al 2001 ha collaborato con la Compagnia Lirica Piemonte-se per la messa in scena di Tosca, Don Pasquale, e Nabucco, svol-gendo attività concertistica come solista in Piemonte. Dal 2001al 2002 ha collaborato con l’Ensemble Coro Euphon, costituito

da elementi del ex Coro Nazionale della Rai di Torino per l’esecuzione di opere diBrahms, Rossini, Palestrina e Vivaldi. Nel 2003 interpreta Oroveso (Norma) sotto ladirezione di Achille Lampo nel Teatro Civico Superga di Nichelino. Nel frattempo,portando avanti gli studi scientifici, consegue una laurea in fisica a Torino con unatesi di cibernetica. Dal 2003 collabora con l’Associazione Lirica Orpheus svolgendointensa attività concertistica. Nel 2004 gli è stato conferito presso il Conservatorio diTorino il premio ‘Club Lirico Amici di R. Bruson’, quale migliore promessa torinese.Nel 2005 ha partecipato a L’amore delle tre melarance di Prokof’ev nell’ambito delprogetto Opera domani dell’As.Li.Co., interpretando il re e la cuoca Creonta. Attual-mente si sta perfezionando sotto la guida della signora Aida Claretto Prestia.

alESSio PotEStio - Baritono

Nato a Roma nel 1977, studia con Paolo Silveri e si diploma incanto al Conservatorio di S. Cecilia, dove studia parallelamentecomposizione sperimentale. Prosegue attualmente lo studio delcanto con il baritono Roberto Frontali. Nel 2003 debutta nelruolo di Pancrazio (L’avaro di Gasparini, Festival Internaziona-le di Sarre). Si distingue in diversi concorsi nazionali ed interna-

zionali (Città di Bacoli, As.Li.Co., Anselmo Colzani, Orvieto, Mario Lanza). Recente-mente è stato selezionato per il ruolo di Don Alvaro (Il viaggio a Reims dell’Accade-mia Rossiniana di Pesaro). Tra i prossimi impegni: Happy (Fanciulla del West a Ge-nova), Sid (Fanciulla del West a Palma de Majorca) e La lupa di Marco Tutino per ilTeatro Sociale di Rovigo.

alESSaNDRo luciaNo - Tenore

Nato a Roma nel 1980, inizia gli studi pianistici all’età di ottoanni con la concertista bulgara Assia Varbanova, ma successiva-mente scopre la sua predisposizione al canto ed inizia gli studisotto la guida di Romualdo Savastano, perfezionandosi di recen-te con Giuseppe Sabatini e Robert Kettelson. Si diploma pressol’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, iniziandoun’intensa attività teatrale che lo porta nei maggiori teatri italia-

ni con opere di Pirandello, Aristofane, Plauto, Beckett, Cechov. Nel 2000 ha cantatoall’Accademia di S. Cecilia nei Gurrelieder di Schoenberg, con il Coro e l’Orchestradi Santa Cecilia diretti da M.W.Chung. Partecipa nella duplice veste di tenore e vocerecitante a Le Voci della Scena di Andrea Moretti a Prato. Successivamente interpre-ta l’Ode a Napoleone Bonaparte op.41 di Schoenberg, con l’Orchestra Regionale diRoma e del Lazio, diretta da Lu Jia, presso l’Auditorium-Parco della Musica diRoma, dove canta anche ne Il Mistero del Corporale di Alberico Vitalini. Nel 2004 aPrato interpreta il ruolo di Ecclitico (Vado, vado, volo, volo… Da Gorgonia alla Lunadi Haydn). Nel 2005 ha interpretato i ruoli del Principe (L’Amore delle tre melaran-

ce di Prokof’ev) e Don Chisciotte (Don Chisciotte di Paisiello-Henze), oltre che di DonBasilio e Don Curzio (Le nozze d Figaro per il Circuito Lirico Lombardo).

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Il Teatro Fu-magalli (ge-stito dallaPar rocc h ia

SS.AA. Pietro ePaolo di Vighizzolo di Cantù) è statoinaugurato nel maggio del 1962, poiristrutturato all’inizio degli anni ‘90.Dal 1995 l’attività del Fumagalli si èparticolarmente distinta con la pro-grammazione di stagioni teatrali diprosa (ospitando artisti prestigiosi),rassegne cinematografiche per ra-gazzi e famiglie, concerti e altre ma-nifestazioni culturali.Il Teatro è gestito da un gruppo divolontari che si occupa dalla pro-grammazione e della gestione gene-rale; grazie alla passione di questogruppo, il Teatro Fumagalli ha creatouna propria precipua identità cultu-rale.

Il Teatro della So-cietà, progettatodall 'architettoGiuseppe Bova-

ra, secondo lo stileneoclassico, fu inaugurato il 23 ottobre1844, con l'opera Anna Bolena di Gae-tano Donizetti.L'edificio fu costruito, su richiesta diun ristretto numero di famiglie, appar-tenenti alla nobiltà e all'alta borghesiacittadina, ma da subito aperto a tutta lacittadinanza come testimonia l'aggiun-ta del "loggione" voluta dalla "Societàper l'erezione di un Teatro, a maggiorcomodo, e minor spesa di quella classedel Popolo, a cui possa sempre meglioagevolare l'ingresso alli spettacoli sottola vista del pubblico, che lasciarla not-turnamente vagare nelle appartate ta-verne".Attualmente il Teatro è il risultato diuna serie di interventi di ampliamen-to, ristrutturazione e restauro fra iquali sono da segnalare l'aggiunta del-l'ala sinistra, realizzata nel 1884, suprogetto dell'ingegner Riccardo Bado-ni, con varianti apportate dall'ingegnerAttilio Bolla; il restauro, con l'elimina-zione della veranda del caffè e l'abbat-timento dell'abside, su progetto del-l'architetto Gianni Rigoli, ultimato nel1969, l'affresco della volta, eseguitonel 1979 da Orlando Sora e i lavori diadeguamento tecnologico e di manu-tenzione straordinaria effettuati dal-l'Amministrazione Comunale, nel1986-87 e nel 1994-95.Dal 1984, il Teatro è gestito diretta-mente dal Comune e propone una sta-gione ricca di rassegne, prosa, sinfoni-ca, per le famiglie, opera e operetta,teatro e musica di Lombardia, musicajazz e popolare, teatro di ricerca e la-boratori teatrali.

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Il 26 aprile1994 l'Inge-gnere Gu-glielmo Mo-

scato, Presidentedell'Agip, ha consegnato simbolica-mente alla città di Crema, nelle manidel Sindaco, Cesare Giovinetti, l'exChiesa di S. Domenico riportata al-l'antico splendore.L'intervento dell'Agip nel restaurodel monumento riflette l'attenzioneche la Società dedica ai problemi edalla vita del territorio nel quale operae del quale, valorizzandone le risorseenergetiche, non manca di apprezza-re il patrimonio storico, artistico,culturale ed ambientale.Il giorno 27 novembre 1999 la cittàdi Crema ha inaugurato il suo nuovoTeatro. È durato oltre sessant'anni ildesiderio di veder ricostruita unanuova sala: ora finalmente la città si èdotata di un teatro, il quinto di unalunga serie. Collocato nel cuore delcentro storico, entro un complessoarchitettonico storico-culturale digrande significato, il Teatro non man-cherà di suscitare, alimentare ed ac-crescere la grande sensibilità musica-le, vocale, rappresentativa di questanostra città e di tutto il suo territo-rio.

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Page 20: il fla o magico - Pocket Operapocketopera.it/download/libretto_flauto.pdf · due capisaldi del repertorio operistico, Flauto magico e Falstaff. Entrambe in versione ‘tascabile’,

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L’internodel Tea-tro So-ciale di

Montichiari pro-viene dalla demolizione del TeatroArnoldi di Mantova che ebbe vitabrevissima e a due anni dall’apertu-ra, per varie vicissitudini, dovetteinterrompere la propria attività. Gli interni del teatro recuperati fu-rono utilizzati per il Teatro Socialedi Monticchiari. I parapetti dei palchi e delle loggesono modellati e dorati da GiovanniRossini, artista di grande ingegnoed autore di altri pregevoli lavorinel mantovano. In origine il teatro fu una donazionedel banchiere Bonoris che desidera-va ingraziarsi l’amministrazione perpoter entrare in possesso dell’anticarocca comunale e farne la propriasignorile dimora. Il 18 ottobre 1890il Teatro Sociale fu inaugurato con IlTrovatore di Giuseppe Verdi.

Il Cortile delsettecentescoPalazzo Munici-pale fu adibito a

Teatro Estivo per lastagione lirica del 1929. Aveva unacapienza di 1500 posti a sedere. Vi fu-rono rappresentate, fino allo scoppiodella seconda Guerra Mondiale, lemaggiori Opere con interpreti difama nazionale. Il pubblico provenivadai vari centri dell'Italia Settentrio-nale per assistere alla Tosca, al Lohen-grin, alla Bohème con il soprano Ro-setta Pampanini, al Rigoletto, all'Aida,alla Carmen, alla Butterfly con il sopra-no giapponese Tinay Arellano, al Tro-vatore, alla Gioconda, alla Forza del De-stino, alla Traviata, con molteplici rap-presentazioni in ogni stagione.Oggi, con il restauro di tutto il Palaz-zo, si riprende la tradizione.Palazzo Bonazzi è un edificio impron-tato a grandezza artistica: la piantagenerale, la presenza di marmi e dicolonne, lo spessore dei muri, la pa-vimentazione in cotto e in mosaicoalla veneziana, gli affreschi delle variesale, la facciata in pietra a vista ren-dono sontuoso l'edificio costruito dal1783 al 1797. Il Cortile, su un lato, siapre su un giardino all'italiana, defi-nito da una cinta muraria con grigliedi mattoni.Il Teatro estivo affianca il Teatro So-ciale, inaugurato il 1° ottobre 1839con due opere liriche: Norma e Boli-sano.

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Costruito tra il1846 e il1849 dalla"Società del

teatro" (tra i cui pro-motori figuravano Agostino Depretis eil conte Arnaboldi Gazzaniga), su pro-getto dell'architetto GiovanbattistaChiappa, il Teatro Sociale di Stradellavenne inaugurato nel 1850. La sededel teatro occupa la parte centrale diun sobrio edificio neoclassico di gran-di dimensioni con facciata intonacata emarcapiani. La facciata, concepita peressere vista dalla piazza, è tripartita,con la parte centrale lievemente rien-trante e arricchita da un balconcino abalaustrini. Notevole è il portale d'in-gresso con sovrastante bassorilievo inpietra con maschere e strumenti mu-sicali a fianco di una lira centrale. Ilteatro è organizzato con atrio d'in-gresso (da cui dipartono le due scale arampe curve che portano ai corridoid'accesso ai palchi), platea a forma diferro di cavallo e palcoscenico al pianoterreno, tre ordini di palchi con balco-nate di legno e il loggione. Originaria-mente la platea era chiusa in alto dauna cupola decorata, demolita nel1910, per costruire, su progetto del-l'architetto milanese Cesare Brotti, ilterzo ordine di palchi e il loggione. Ilsoffitto è impreziosito da un granderosone di stile neoclassico. Il ridotto sitrova all'altezza della seconda fila dipalchi. Questi ultimi sono 44, tantiquanti erano all'origine i soci della"Società del teatro", proprietari finoal 2002 dell'immobile, le cui quotesono state ormai interamente rilevatedal Comune. Il Teatro possiede un pre-zioso sipario dipinto dal milanese Feli-ce De Maurizio nel 1844, che raffigu-ra episodi dei Promessi Sposi.

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CANTù 031.270170 CREMA 0373.85418 LECCO 0341.271870MONTICHIARI 030.961115 OSTIGLIA 0386.302537 STRADELLA 0385.249238

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calendario

16 dicembre Montichiari Teatro Sociale Bonoris20 dicembre Cantù Teatro Fumagalli 11 gennaio Lecco Teatro della Società27 gennaio Crema Teatro S. Domenico30 aprile Stradella Teatro Sociale3 giugno Ostiglia Cortile Palazzo Municipale