Il Fino - Dicembre 2012

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Periodico di attualità, cultura, sport e approfondimento sulla Valle del Fino Anno 13º N. 58 Dicembre 2012 Il Fino Copia gratuita

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Il Fino - numero di dicembre 2012

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Periodico di attualità, cultura, sport e approfondimento sulla Valle del Fino

Anno 13º N. 58 Dicembre 2012 Il FinoC o p i a g r a t u i t a

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E d i t o r i a l ESommario Ci donano abbandono

3 la sErranda ChE non si alza più di Evelina Frisa

4 assistEnza domiCiliarE a risChio di Evelina Frisa

5 attualità di AA.VV.

6-7 l’orto sinErgiCo quEsto sConosCiuto di Cristiano Del Toro e Federica Iannacci

8 attualità di Evelina Frisa

10 attualità E tradizioni di AA.VV.

13 opinioni di Alfredo Granelli

14 brEvi di AA.VV.

15 sport di Emiliano Di Rocco

Direttore responsabile:Evelina [email protected]

reDazione: Ottavia Crudeli Walter D’AgostinoRoberto D’Intino Cristiano Del ToroCorinna Di DonatoBenedetta Di Giacobbe Erica Di Muzio Emiliano Di Rocco Antonio Di VittorioFrancesca GaspariCarlo Giannascoli Alfredo Granelli

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Foto:Antonio Angelozzi Rossano BuffalmanoEmiliano Di RoccoEvelina Frisa Rocco Oronzostampa: EditPress 0861/230092

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Il Fino Periodico di attualità, cultura, sport e approfondimento

Anno XIII numero 58 - Dicembre 2012Registro stampa Tribunale di Teramo N. 05 del 2003. Fondato da Filippo Lucci nel 2000 sotto la guida di Vincenzo Angelico

Parlava di povertà e di solitudine Charles Dickens nel suo noto romanzo Canto di Natale (A Christmas Ca-rol). Era il 1843, un libro per certi versi sempre attuale, sempre rispondente a numerosi temi e problemi so-ciali: assenza di lavoro, di servizi, povertà che avanza, malattie e quindi solitudine. La ragione dell’aver scelto questo riferimento per il nu-mero natalizio di questo trimestrale non nasce da un vuoto buonismo, ma dalla constatazione dei fatti. La perdita di lavoro, anche in vallata, è una costante che spaventa, lo svuotamento delle tasche dei cittadini è una realtà difficile cui far fronte e poi ci sono i servizi che - sempre a causa della crisi - vengono tolti. E’ il caso degli uffici postali: chiusi quelli di Appignano e Villa San Romualdo. Fatto ancor peggiore è, però, l’assenza di assistenza per i malati gravi che in questo periodo, a causa di contratti non rinnovati ai preca-ri della Asl, non potranno beneficiare di servizi vitali, come i prelievi a domicilio. E’ come se a decidere il nostro presente e il nostro futuro fosse l’avaro protagonista dell’opera di Dickens, Scrooge, troppo preso dal denaro e dai suoi interes-si e incapace di apprezzare le piccole cose, il calore della sua famiglia e quindi, nel nostro caso, i bisogni della collettività. A salvarlo tre fantasmi che gli cambieranno la vita e debelleranno il suo egoismo. Sperare che il Natale cambi le cose è solo un’illusione, non sarà così, ma questo giornale vuole fare la sua parte. Arrivare nelle mani di chi decide, di chi sceglie. Vogliamo avere l’am-bizione di essere uno di quei fantasmi di Dickens e far riflettere chi forse ha perso il contatto con la realtà. Questo il nostro augurio per tutti i tantissimi lettori di questo periodico. Che le cose cambino e che questa vallata possa finalmente ricevere l’attenzione che me-rita. Buone feste a tutti!!!

Evelina Frisa

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Serrande abbassate nell’ufficio postale di Appignano e Villa San Romualdo, serran-de che non si alzeranno più come stabilito dal piano di razionalizzazione delle Poste Italiane. Ad Appignano la protesta si è fat-ta sentire in modo particolare, una frazione che ha ora perso uno degli ultimi servizi rimasti. Un servizio che da più di un secolo ha age-volato la vita degli abitanti della piccola frazione di Castiglione Messer Raimon-do. Dalla fine del mese di novembre, dopo un periodo nel quale è stato attivo solo un giorno alla settimana, è cessato completa-mente creando ulteriori disagi ai circa 500 cittadini che vivono nel piccolo centro del-la vallata del Fino. Una frazione che, qualche anno fa, era considerata alla pari di un paese. Benzi-naio, alimentari, negozi di abbigliamento, erano solo alcune delle attività commercia-li che animavano Appignano. C’era anche la scuola, sia quella elementa-re che materna. Adesso non c’è più nulla. Solo un bar è rimasto aperto nello sconfor-to dei cittadini che non hanno esitato a farsi sentire. Dora Chiavone è una donna che ha iniziato la sua battaglia da qualche anno, da quando il piano di razionalizzazione de-

gli uffici postali ha iniziato a farsi sentire. Ha anche raccolto le firme per evitare che questo servizio cessasse di esistere. «Qui siamo tutte vedove - spiega, - non abbiamo macchine, siamo anziani, non c’è neanche

l’autobus che ci porta a Castiglione dove si trova l’ufficio postale più vicino. Dobbia-mo chiedere ai nipoti, quando possono, di accompagnarci, ma questo era un servizio essenziale. «Qua non c’è rimasto niente - dice un’altra donna

- per prendere il latte devo fare sette chilo-metri di curve e mi devono accompagnare, adesso anche pagare le bollette e ritirare la pensione sarà complicato. Non lo dove-vano chiudere. Ora ci hanno davvero tolto tutto». Si sentono in qualche modo vittime di un furto gli utenti di questo ufficio. Ne parlano quotidianamente passeggiando per le vie. Spesso le signore si soffermano pro-prio davanti a quella serranda. Incredule, sbalordite. Come se guardare la seracinesca che non si alza più faccesse capire che è successo davvero. Fino all’ul-timo hanno sperato che non accadesse. «Io non ci posso credere - dice ancora Dora - anche un giorno alla settimana bastava, in-vece ci hanno tolto un servizio che per noi era anche un luogo d’incontro».

Ci donano abbandono

la serranda che non si alza più appignano e Villa s. romualdo priVati dell’ufficio postale

di Evelina Frisa

Ufficio postale di Appignano.

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Ci donano abbandono

Offrire cure sanitarie e socio-assistenziali nel domicilio delle persone che per diffi-coltà invalidanti non possono accedere a strutture ambulatoriali presenti sul territo-rio. Questo lo scopo dell’A.D.I., Assisten-za Domiciliare Integrata, un obiettivo che però viene disatteso a causa della mancata stabilizzazione dei precari. Succede nella Asl di Teramo, dove sono sei i distretti sa-nitari e in ciascuno di questi molti colla-boratori andranno a casa lasciando senza servizi essenziali le famiglie che hanno necessità. Nel distretto di Atri il servizio prelievi da metà dicembre è rimasto sen-za operatore. A segnalare la problematica è Sandra Rommelli, figlia di una donna di 86 anni - Allegrina Trippetta - che nella sua casa di Appignano di Castiglione Messer Raimondo, sino ad ora, ha ricevuto servizi per lei vitali. Servizi a cui probabilmente dovrà rinunciare. Allegrina è una delle tan-te persone che dovranno affrontare questo grave problema. «Sono circa 40 i malati

che hanno bisogno di servizi domiciliari e quindi hanno diritto all’ADI nella valla-ta del Fino, - spiega Sandra - mia madre è una di queste, ma se consideriamo tut-to il distretto sanitario di Atri sono quasi 2000. E’ un servizio troppo importante e non possiamo trovare una soluzione logica noi famiglie da sole e a questo punto ab-bandonate». C’è amarezza, indignazione e sconforto nelle parole di Sandra e anche in quelle di sua madre che sa che per lei la vita sarà più dura nei prossi-mi giorni. «Mamma - aggiunge Sandra - quando ha saputo che con ogni proba-bilità dovrà andare lei a farsi prelevare il sangue per le ana-lisi a Bisenti, che è a 15 km di distanza, affrontando il freddo

e le sue difficoltà fisiche, ha detto: “Vo-gliono farmi morire prima”. Come darle torto. Non sappiamo cosa fare. Dovrò pagare qualcuno che verrà a fare questi prelievi? Pagare un’ambulanza che la tra-sporti all’ospedale per farli? Sono cose as-surde. Non si può risparmiare sulla salute dei cittadini». Il rischio è che molti malati non potranno più beneficiare dei prelievi a domicilio e della fisioterapia. Tra questi ci sono malati terminali, invalidi, molte an-che in stato vegetativo e quindi allettati. Allegrina ha avuto un ictus e ha problemi cardiaci. A questo si aggiunge una recente

frattura al femore. «Le spettava un fisio-terapista - aggiunge Sandra - per aiutarla a camminare, ma questo servizio nella no-stra zona non è più disponibile perchè ci sono stati tagli ai centri di riabilitazione convenzionati, io ho quindi chiamato un terapista a pagamento e con la pensione ci facciamo uscire anche questo, ma per gli esami del sangue la cosa è ancora più se-ria. Mia madre fa un esame che si chiama P.T. che individua il tempo di coagulazione del sangue. Il prelievo va fatto, quando va bene, ogni 15 giorni, ed è utile anche per le dosi di un medicinale per lei vitale, il Coumadin. Abbiamo le scale in casa, farla uscire è davvero un grosso problema. Bi-sogna fare qualcosa, non ci stanno toglien-do semplicemente un servizio, ma il diritto alla vita».

disabili, assistenza domiciliare a rischio

di Evelina Frisa

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Anche quest’anno il gruppo Ana Valfino di Bisenti e la sezione Ana di Arsita si sono impegnati nella raccolta alimentare ottenendo ottimi risultati nelle attività com-merciali coinvolte. La solidarietà dei cittadini è stata alta - come sottolineato dagli organizzatori - pasta, legumi e omogeneizzati i prodotti che sono stati offerti in grandi quantità. Nella sola Arsita sono stati donati 3 quintali e 50 kg di prodotti. Grazie alla generosità di 5 milioni di italiani, tra questi gli abitanti della nostra vallata, che hanno partecipa-to alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, lo scorso 24 novembre sono state raccolte 9.622 tonnellate di alimenti, che la Rete Banco Alimentare sta attualmente distribuendo alle oltre 8.600 strutture caritative convenzionate. (e.f.)

Attualutà

Un assegno di 2.500 euro è stato conse-gnato alla sede dell’Anfass di Teramo dai ragazzi della Pro Loco di Bisenti.

Una cifra importante frutto di una rac-colta fondi effettuata nell’abito del IV Memorial Serena Scipione, la ragazza di Bisenti che ha perso la vita nelle macerie della sua casa aquilana durante il terremo-to del 6 aprile 2009. Numerose sono state le squadre che hanno partecipato a questa edizione del torneo di beach volley che si è svolto, come sempre, nel parco giochi di Bisenti. La cifra donata è servita alla Fondazione per acquistare preziosi ausili medico-riabilitativi. La cerimonia di consegna si è svolta il 12 ottobre scorso nella sede Anffas di

Sant’Atto alla presenza dei ragazzi dell’as-sociazione e di tanti amici che non dimen-ticheranno mai Serena.

(e.f.)

banca del cuore, 2500 e all’anffas in memoria di serena

colletta alimentare la generosità dei cittadini

Le hanno dato della pazza, della bugiarda, della malata immaginaria. Quasi due anni passati tra visite mediche accompagnate da fortissimi dolori ai quali i medici non credevano. Una situazione che l’ha portata a pensare al suicidio fino a quando la por-ta giusta si è aperta. E’ quanto successo a Fiorella De Flaviis, una donna di 40 anni di Bisenti che dal gennaio 2011 ha inizia-to a convivere con bruciori insopportabili alle parti intime. Iniziano le prime viste dai ginecologi, le prime terapie, ma nes-suna soluzione. Anzi, dei peggioramenti dovuti a cure sbagliate. «Ho speso oltre 13 mila euro in visite e controlli - raccon-

ta Fiorella - è stato un inferno che aveva anche il suo risvolto psicologico. I medi-ci dicevano che inventavo tutto. Frasi che mi sono sentita dire da luminari». Non le credevano i medici, ma il marito non ha mai perso la fiducia. Ed è stata una sua mail a salvarla. «Mio marito con tenacia ha fatto tutto, faceva ricerche su Internet e spesso, sostituendosi a me, scriveva a vari medici descrivendo i sintomi, finchè una ha risposto e siamo andati da lei». Era una dottoressa di Roma che ha capito tutto e le ha dato i contatti giusti per venirne fuori. «La malattia si chiama neuropatia cronica del nervo pudende - spiega Fiorella - una

patologia rara che è stata scoperta da un medico greco nel 2001. Si tratta di un ner-vo della vagina che se infiammato provoca questi dolori. Ora sono in cura da un me-dico di Roma. Non si potrà guarire, anche perché le cure sbagliate hanno peggiorato la situazione, ma la mia vita sta miglioran-do. Non smetterò mai di ringraziare mio marito per non avermi fatto arrendere, i miei familiari per l’aiuto economico. Mi fa rabbia la scarsa professionalità e sensibi-lità dei medici che mi hanno visitata. Non denuncerò nessuno, ma voglio raccontare la mia storia perché potrebbe aiutare altre donne a evitare il mio calvario».

guarisce da una malattia rara la storia di fiorella

di Evelina Frisa

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6Dicembre 2012

Attualità

l’orto sinergico… questo sconosciuto

di Cristiano Del Toro, Federica Iannacci

Spesso quando pensiamo all’agricoltura diamo per scontato che, tutto somma-to, non ci sia più tanto da dire, accettan-do l’idea che gli attuali modelli agricoli

siano gli unici possibili. Tuttavia, basta guardarsi intorno per scoprire l’esistenza di mondi nuovi. Fra i metodi agronomici alternativi l’agricoltura sinergica è sicu-ramente un bel mondo da scoprire. Si trat-ta di un nuovo metodo di coltivazione che prevede il rispetto della struttura fisica e biologica del terreno. E’ stato elaborato dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip che, sul finire degli anni ‘70, ha adatta-to per l’ambiente mediterraneo i principi fondamentali dell’agricoltura naturale, che il celebre microbiologo Fukuoka in-

dividua in Giappone negli stessi anni. Sostanzialmente, l’agricoltura convenzio-nale fa ampio ricorso alla monocoltura in-tensiva, prevede arature profonde, utilizza fertilizzanti chimici, diserbanti sulle pian-te indesiderate, pesticidi contro insetti e parassiti, tutte tecniche colturali che però hanno l’effetto collaterale di essere inva-sive e spesso distruttive della parte viva del terreno. L’agricoltura sinergica al contrario pro-muove meccanismi di auto-fertilità del terreno, senza arature né concimazioni, attraverso la coltivazione delle piante su bancali permanenti. L’agricoltura siner-gica ci offre la possibilità di concepire e fare l’orto in un modo del tutto diverso. La principale caratteristica del metodo si-nergico è che lo si realizza allestendo del-le strutture permanenti: i bancali, larghi circa 120 cm e alti massimo mezzo metro. A questi si alternano i percorsi. Il terreno si lavora una volta sola al momento della realizzazione, che consiste nello scavare la terra dai percorsi e disporla sui ban-cali; non viene praticata la monocoltura, al contrario si dovrà garantire una ricca presenza di specie vegetali (ortaggi, fiori, piante aromatiche, alcune piante sponta-nee, ecc.), che si svilupperanno in manie-ra consociata, cioè l’una accanto all’altra. Il metodo sinergico unisce diversi van-

taggi: consente di ottenere un orto a bas-sissima manutenzione che non ha biso-gno di essere concimato, lavorato in alcun modo se non nella fase del suo allestimen-to, ha la capacità di migliorare il terreno evitando l’erosione del suolo e la perdita di fertilità nel tempo. Consente inoltre di ottenere ortaggi sani e particolarmente sapidi e ricchi sotto il profilo nutritivo ed energetico. E’ infine un orto produttivo: poche decine di metri quadri sono sufficienti a garantire il fab-bisogno di verdura fresca di una famiglia di 4 persone in maniera continuativa e scalare per tutto l’anno. Per poter godere dei vantaggi della coltivazione sinergica bisogna però rispettare alcune semplici regole: nessuna lavorazione del suolo - in un orto sinergico non siamo noi a dover lavorare il terreno, ma saranno le radici delle diverse piante a lavorare, dissodare e arieggiare gli strati profondi, creando nel tempo un ambiente ricco di vita, favoren-do la formazione dell’humus. nessun compattamento del suolo - i ban-cali non saranno mai calpestati, si cammi-na esclusivamente nei passaggi scavati tra essi al momento della realizzazione. nessun apporto di fertilizzanti e tratta-menti chimici di sintesi - un orto siner-gico richiede di fatto un regime di agri-coltura biologica, dove è quindi escluso

Attualità

Orto sinergico di Eleonora e Cristiano a Castiglione, dopo un anno.

Orto sinergico di Eleonora e Cristiano a Castiglione, appena allestito.

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l’utilizzo di prodotti di sintesi petrolchi-mica. L’orto infatti si nutre con la biomas-sa degli scarti del terreno (radici morte, essudati radicali, scarti vegetali), che una volta decomposti rilasciano sostanze nu-tritive disponibili, grazie all’azione di mi-crorganismi, batteri, funghi e lombrichi. Copertura permanente del suolo - come in natura il terreno vivo è sempre prov-visto di uno strato protettivo, allo stesso modo dobbiamo far sì che i nostri banca-li siano pacciamati, cioè ricoperti di uno strato di materiali organici (paglia, sfalci di erba, foglie, scarti di cucina, ecc.) che protegge il suolo dall’azione erosiva di pioggia e vento e in più migliora il mi-croclima sulla superficie del bancale. Un aspetto molto importante da osservare in un orto di questo tipo, dove le piante col-tivate si avvantaggiano della reciproca vi-cinanza, riguarda le consociazioni. Perciò, vanno piantate l’una accanto all’altra (a 30-40 cm di distanza) piante appartenenti a generi diversi in modo che queste non entrino in competizione tra loro, ma al con-trario, si aiutino reciprocamente nella crescita (azione sinergica). Sullo stesso bancale vanno col-tivate in successione piante azo-tofissatrici come le leguminose (fave, piselli, fagioli, ceci, ecc) che hanno la capacità di rigene-rare la terra esplorandola in pro-fondità, in associazione a piante che consumano più energia per crescere (pomodori, peperoni, cavoli, broccoli, ecc.) e a piante ad azione repellente e insettifu-ga come le liliacee (aglio, cipolla, porro, erba cipollina, ecc). Inoltre s’inseriscono tra gli ortaggi fiori e piante aromatiche, che attirano insetti utili e sprigionano oli essenziali, repellenti per molti insetti dan-nosi. Con tale metodo le colture seguono delle successioni dinamiche, in quanto nello stesso bancale convivono piante con diversi periodi di sviluppo che ven-gono sostituite singolarmente con altre

specie che iniziano il loro ciclo vitale in corrispondenza della fine delle preceden-ti. Insieme ad altri giovani abruzzesi, ap-plicando queste semplici regole, abbiamo iniziato a sperimentare questo nuovo me-todo di agricoltura sostenibile, ottenendo in pochi mesi un “tecnosistema” a eleva-ta biodiversità, cioè un sistema artificiale creato dall’uomo a imitazione di un ecosi-stema naturale, che funziona proprio per-ché imita la natura, di cui rispetta le leggi fondamentali. Nel maggio del 2011, dopo l’esperienza teorica e pratica nella proget-tazione e realizzazione dell’orto sinergico a Montebello di Bertona (PE), grazie alla collaborazione dell’Accademia Italiana di Permacultura, abbiamo iniziato a rea-lizzare diversi orti sinergici in Abruzzo, anche in vallata a Castiglione Messer Rai-mondo e prossimamente a Bisenti. Noi, salvatori di semi, appassionati della terra, alla ricerca di nuove soluzioni per una coltivazione naturale e lo sviluppo

di nuove tecniche per l’autosufficienza, favorendo il recupero e la conservazione delle antiche varietà locali, abbiamo scel-to di coltivare in modo diverso lasciando fare alla terra, prendendo parte alla rea-lizzazione partecipata di diversi orti si-nergici, per vivere insieme giornate di be-nessere e socializzazione, creando nuovi ecosistemi agricoli, con tanta voglia di condividere esperienze e conoscenze.

Il risultato del lavoro di tutti, lo scambio dei semi, la cura e il rispetto di questi va-lori, ci hanno permesso di iniziare a vi-vere l’orto in maniera diversa, come un luogo in cui è possibile davvero recupe-rare un rapporto equilibrato tra l’uomo e la natura, andando al ritmo con la stessa e osservandone attentamente i cambiamen-ti, in cui è possibile riscoprire ogni giorno un legame con gli odori e i sapori della

terra, girovagando lungo i percorsi dell’orto con nuove percezioni, sen-sazioni ed emozioni. E’ stato bello ascoltare le parole di una nostra amica che, dopo qualche mese dalla realizzazione di un orto sinergico, ci disse: “quando torno a casa delusa o arrabbiata con questo mondo che non va, vado nell’orto e nel giro di mezz’ora tutto mi passa”. A proposito di questo anche la Col-diretti, dopo aver elaborato dei dati ISTAT, dice che “per passione, con-tro lo stress o per risparmiare sui prodotti della spesa, quattro italiani adulti su dieci si dedicano alla cura

dell’orto, nel giardino o sul terrazzo”. Scegliere un orto sinergico permanente può essere una soluzione interessante. per saperne di più: pagina Facebook “orto sinergico in abruzzo” www.agricolturasinergica.it www.permacultura.it per info e contatti: [email protected] [email protected]

Orto Sinergico di Ewa e Antonino, in c.da Selva a Castiglione M. R.

Orto Sinergico “Az. Agricola Gioia” di Cellino Attanasio.

Attualutà

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castilenti: nuoVo parco giochi di Evelina Frisa

Attualità

Scivolo, tunnel, dondoli e altalene, sono solo alcuni dei giochi presenti nel nuovo parco giochi del Comune di Castilenti. La nuova area è stata allestita nel giardino della scuola materna e consente ai bam-bini di giocare in tutta sicurezza in una zona recintata e protetta. L’area è dotata anche di tavoli per pic-nic e tanto verde ed è inoltre accessibile in qualunque mo-mento. Un motivo di orgoglio per l’am-ministrazione comunale che ha risposto così alla petizione presentata qualche tempo fa da un cittadino che lamentava la scarsa sicurezza del parco giochi esisten-te in precedenza. Il vecchio parco si trova in un’altra area del paese. Per realizzare il nuovo parco giochi - come sottolinea l’assessore comunale ai lavori pubblici,

Terigio Perrone - è stato effettuato un lavoro attento ai bisogni della popolazio-ne: «A questi lavori vanno aggiunte altre iniziative sempre per offrire nuovi servizi ai ragazzi e alle famiglie. Abbiamo infatti dotato le scuole di ulteriori personal com-

puter per garantire un miglior insegna-mento dell’informatica. Le elementari hanno ora due pc in più, mentre i ragazzi delle medie ne hanno altri dieci. Il costo dei lavori è stato di circa 20mila euro».

«Nei locali attigui al nuovo parco - ag-giunge Perrone - verrà presto aperta una ludoteca, così come richiesto da alcu-ni genitori che si occuperanno della sua gestione». Tra le iniziative dell’ammini-strazione c’è, inoltre, l’installazione dei pannelli fotovoltaici che a breve saranno sui tetti di muncipio, cimitero, sala poli-funzionale e due edifici scolastici.

Ha aspettato che il supermercato stesse per chiudere, che la porta laterale restas-se l’unico accesso al locale per entrare in azione. Ha scelto questa strategia un malvivente che un lunedì di fine novem-bre, intorno alle 19:40, è entrato con una pistola in mano, che poi si è rivelata una scacciacani, nel supermercato Todis di Castiglione. L’uomo, con il volto co-perto da un passamontagna, ha intimato alla proprietaria del market di conse-gnare l’incasso della giornata. Al rifiuto della donna ha sparato un colpo in aria. L’iniziale incredulità degli ultimi clienti rimasti nel negozio, e in fila proprio alla cassa, si è trasformata in paura. La pro-prietaria ha consegnato l’incasso, poco

più di mille euro, e l’uomo è scappato. La macchina era parcheg-giata accanto alla porta. Una Fiat Panda risultata rubata a Pescara. Con quell’auto, il malviven-te è fuggito percorrendo circa un chilometro. In direzione San Giorgio l’auto è stata abbando-

nata e l’uomo è salito su un’altra vettura facendo perdere le proprie tracce. “Aveva il volto coperto, ma si intravede-va la barba, non era molto alto e la corpo-ratura era robusta. Parlava un finto dialet-to napoletano, ma sembrava abruzzese”. Queste le impressio-ni dei clienti presen-ti. Dopo la rapina la proprietaria è uscita fuori, ha visto l’auto e ha scritto la targa.Nel negozio ol-tre alla titolare era presente una del-le figlie, peraltro minorenne, che ha

assistito alla scena, alla pistola puntata verso la madre. Una situazione che l’ha scossa molto. Stesse sensazioni di paura e impotenza sono state provate dai clienti. C’erano circa sei persone, tra questa an-che una donna anziana. “Mia moglie ha consegnato l’incasso, - racconta il titolare dell’attività che non era presente al momento della rapina - e ha fatto bene. Ha raccontato di aver avuto paura per lei, per nostra figlia e per i clienti. Ser-ve sicurezza in questo territorio dove si ha sempre la sensazione che queste cose non possano accadere. Invece succedono anche qui”. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Bisenti. (e.f.)

rapina al todis di castiglione paura per titolare e clienti

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Nel mondo contadino di una volta, il padre veniva chiamato TATA’ dai figli mentre i nipoti chiamavano il nonno TATUCCH e a volte anche TATONE. Questo modo diverso di chiamare il padre e il nonno, era uno delle tante differenze che si riscontrava, tra gli abitanti del paese, la maggior parte dei quali erano artigiani, e coloro che invece abitavano in campagna cioè i conta-dini. Purtroppo, questo dava luogo a una vera e propria discriminazione. Ed infatti, chi usava Tatà al posto di papà e Tatucch al posto di nonno veniva considerato una persona appar-tenente ad una classe sociale inferiore! E’ pur vero che, a differenza dei contadini, coloro i quali abitavano all’interno di un paese erano più a contatto con il mondo culturale come gli insegnanti, il parroco e altri professionisti, usufruivano di servizi come l’elettricità nelle case, illuminazione pubblica, ufficio postale, fontane per acqua potabile. Ma ritenere inferiore una persona solo perché abitante a qualche centinaio di metri dal centro perché usa delle parole diverse per esprimersi, è una dimostrazione di come la disparità di classe si annidi facilmente nelle persone. Ieri come oggi. Da precisare che, il nonno veniva chiamato anche in altri modi: Parus, Pa-parus, Papucch e Patin il padre. Altro modo che marcava la differenza tra il mondo contadino e quello del paese emergeva quando due persone che si ritrovavano dopo del tempo chiedevano notizie dei familiari dell’al-tro. Gli abitanti della campagna non chiedevano “come sta la famiglia” ma “come sta la parte”. Per i cittadini che abitavano nel centro storico, quella espressione era considerata cafonesca. Anche in questo caso, era un modo come un altro per marcare la differenza tra i due mondi ovvero la dimostrazione che, ieri come oggi, c’è sempre qualcuno che si ritiene superiore a un altro.

Anche quando si ballava vi erano dei comportamenti diversi da parte dei contadini rispetto agli abitanti del paese. Da far presente che una volta, nelle case dei contadini, specie dove vi erano ragazze da maritare, si ballava spesso e vi partecipavano anche i giovani del paese. Al contrario, quando si ballava in qualche casa del centro storico, i giovani contadini non vi par-tecipavano in quanto si trattava di festini privati riser-vati a una limitata cerchia di amici del paese e dove difficilmente erano invitati. Soltanto in occasione dei veglioni, quin-di a pagamento,

l’ingresso era per tutti. Per quanto riguarda le diversità tra il modo di danzare di un ballerino del paese e quello del contadino, ne risaltava specialmente uno in quanto era anche… sonoro. Infatti mentre ballava, con una donna, il contadi-no ogni tanto batteva forte un piede sul pavimento. Un colpo secco ed improvviso che coincideva con la cadenza del tempo musicale. Il colpo di… piede non veniva ef-fettuato durante i balli lenti ma con quelli veloci come le mazurke e le polke. Quel battere il piede era con-siderato il massimo della cafoneria quindi assolutamente bandito dai ballerini del centro storico.

Fabrizio, un nome importante il suo, una sorta di eredità da portare sulle spalle. Una eredità fatta di musiche, parole, pensieri, emozioni, gli elementi caratterizzanti la fi-gura di Fabrizio De Andre’. Ingredienti questi che fanno parte appieno della sua vita. Si tratta di Fabrizio Trignani, cantautore di Arsita che di recente ha inciso il suo primo album “Live in England”. Otto brani inediti in edizione limitatissima che parlano di lui, del suo modo di vedere la vita, il suo delicato osservare le situazioni e tradurle in parole. Fabrizio con il violini-sta di Loreto Aprutino, Daniel Tonello, ha formato un trascinante duo. Chitarra, voce e violino producono con la loro bravura un giusto mix gradevole all’ascolto e efficace dal punto di vista emozionale. Tanti i loro concerti nei locali della vallata del Fino e non solo. Posti sempre pieni di persone che apprezzano il genere e che sostengono que-

sti due artisti come fan assidui e presenti. Sono pochi quelli che non conoscono i testi di Fabrizio. Molti grazie alla loro orecchia-bilità sono diventati dei tormentoni per gli appassionati di questo duo. Messaggi si speranza, storie d’amore, di nostalgia, di amicizie e legami affettivi. Questi i temi dei suoi testi. Da “Take it easy” a “Il folle gioco” quello che passa è una componen-te emozionale forte. Fabrizio ha la musica nel sangue, eredità dovuta alla passione di suo padre Amedeo, scomparso da un anno a causa di un tragico incidente stradale. E’ stato lui ad avvicinarlo alla musica, ai can-tautori e a trasmettergli lo sguardo attento e profondo verso ciò che lo circonda, il resto lo ha fatto da solo. Seguendo la sua passione, credendoci fino in fondo. E’ andato in Inghilterra, ha inci-so un disco, partecipa a concorsi per far-si notare e a tutto questo alterna lo studio all’Università. Un ragazzo semplice, riser-vato, attento, sensibile. Questi gli aspetti

del suo carattere che si colgono facilmente e in modo immediato. Poche parole per de-scrivere la sua arte che ne fanno emerge-re la purezza e la sua semplicità d’animo: “Sono certo della provenienza di quello che faccio - spiega Fabrizio - viene dritto dal cuore”. Emozioni che si sentono e il riscontro che sta avendo attraverso chi lo segue non lo ha cambiato, anzi. La riconoscenza gli ap-partiene ed una cosa che riesce a trasmette-re sempre. Una riconoscenza che nei suoi concerti emerge in più punti. Al termine di ognuno, non a caso, saluta i suoi spettatori con un noto pezzo de I ratti della Sabina Il Funambolo. “Signori spettatori lo spettaco-lo è finito, vi saluto con l’inchino, sempre in bilico sull’orlo del destino e un sorriso avrò per tutti voi, che vediate nel funambo-lo un buffone o che vediate in lui un artista e ringrazio chi ha disegnato questa vita mia perché mi ha fatto battere nel petto il cuore di un equilibrista”.

il “folle” gioco di fabrizio primo album del cantautore di arsita

di Evelina Frisa

Attualità e Tradizioni

costumi nel mondo contadinodi Ernesto Di Nicola

10Dicembre 2012

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12Dicembre 2012

Attualità

La storia di un quadro Una mostra di pittori diversi, fe-sta di San D o n a t o , Castiglio-ne Messer R a i m o n -do. Fin qui tutto nella

norma, se non per qualche diverbio sull’al-lestimento; pareri diversi su come posi-zionare i quadri e cose di questo genere, ma ancora tutto nella norma! Finché arriva Ernesto che da tempo mi aveva proposto di poter esporre un quadro realizzato dal no-stro carissimo e indimenticabile Ercolino. Tutti lo ricordiamo come una personalità poliedrica: scriveva poesie, cantava, suo-nava, cuciva, faceva foto e chissà quante altre cose! Ma che sapesse anche dipingere non è cosa nota a tutti. Era avvolto in un involucro, tenuto tra le braccia, un telo di pezza, forse una vecchia tovaglia, cucita da una parte a punti lunghi a mo’ di custodia, come per proteggere un

capolavoro. Con stupore ho scoperto che c’era veramente un capolavoro!! Il perso-naggio ritratto è uno del paese, vissuto tanti anni fa di nome Alessandro, ma conosciu-to come Zi Lisandre Caiazze. Una grande emozione rivedere quest’uomo semplice, che abitava in una piccola casa di una sola stanza, immortalato in un quadro con vetro e cornice, come un personaggio storico. E’ proprio lui, Caiazze, con la sua bisac-cia di stoffa, l’ombrello sotto il braccio che partiva a piedi senza meta, alla ricer-ca di qualcosa da riportare alla sua amata Carmela. E lei, in silenzio, in quella casa di una sola stanza, aspettava il ritorno dell’uomo che amava sempre con qualcosa da condividere. Ma la ricordo bene quel-la casetta a pietra con una scala fuori e un grande Fico a fianco che oltre a dare ombra dava i suoi frutti in certi periodi dell’anno. Chi l’avrebbe mai detto che un uomo così semplice, vissuto ai margini, riscuotesse tanto interesse. Infatti tutti quelli che lo hanno conosciuto, hanno raccontato un aneddoto o una picco-la storia su come viveva questa coppia in fondo al paese, verso le coste. Zi Carmela è vissuta di più, è rimasta sola in quella casa

senza fine-stre, ma con tanta luce e poesia. E’ vissuta qua-si cent’anni grazie alle premure dei vicini che si sono de-dicati a lei negli ultimi anni della sua vita e lei si è fatta coccolare, cullare come una bambina sen-za famiglia. Gesti d’amore che non aveva più da tempo, zi Lisandre non tornava più a casa a riportare qualcosa. Ho portato un fiore sulla tomba di zi Carmela, lei era abi-tuata a ricevere qualcosa, ma non ho trova-to Zi Lisandre! Chissà dove si trova, con la sua bisaccia a tracolla tra i sentieri del cielo a cercare qualcosa che porterà alla sua Carmela. Sembra una cosa da niente appendere un quadro e invece…. si è aper-to un mondo lontano, ma ricco di poesia e d’amore.

La notizia è girata veloce, nel giro di po-chissimo tempo tutti sapevano quello che era successo, e tutti, in modo diverso, si sono sentiti in lutto. La sera del 30 novem-bre scorso ad Arsita, intorno alle 17, l’at-mosfera è cambiata, un dispiacere diffuso si percepiva nell’aria. L’incidente avvenuto nella mattinata che aveva coinvolto Filome-na Lanari, la mamma del sindaco del paese, Enzo Lucci, era stato più grave di quanto si potesse immaginare. Filomena, che aveva 89 anni, non ce l’ha fatta e il suo cuore ha smesso di battere nell’ospedale di Teramo dove era stata por-tata dall’ambulanza del 118 di Bisenti, im-mediatamente intervenuta. Una notizia che ha scosso tutti in paese, dove Filomena era molto conosciuta. Spesso al mattino faceva delle passeggiate, ancor di più il giovedì, giorno di mercato. Così come successo il 30 novembre. Si trovava a poca distanza dalla zona belvedere, in viale Roma, nei pressi della cabina dell’Enel sulla strada che porta

a Befaro, quando è stata investita da un’au-to guidata da V.D.M., un uomo di 82 anni del posto. Un impatto che chi era presente non descrive violento. Anzi. Il conducente dell’auto è generalmente molto prudente, guida piano ed era ripartito probabilmente da poco. In auto con lui viaggiava anche la moglie e hanno subito prestato soccorso. Filomena sembra aver perso molto sangue cadendo con il volto rivolto verso terra, ma, - stando a quando raccontano alcuni testi-moni - sarebbe rimasta vigile e cosciente. Sul posto sono arrivati molti cittadini, i carabinieri di Bisenti e il 118 che l’hanno portata nell’ospedale di Teramo dove per la donna non c’è stato nulla da fare. Filomena, ha sempre vissuto ad Arsita, paese dove è nata e dove ha creato la sua famiglia. Vedova da qualche anno, viveva con la famiglia della figlia Elena, dove vive anche il nipote Alessandro, molto conosciu-to in paese perché da anni veste la maglia dell’Arsita calcio. L’altro figlio, il sindaco

Enzo Lucci, viveva a poca distanza, con la moglie e i suoi due figli: Luca e Stefano. Filomena aveva un legame forte con tutti loro, era presente, attenta e sempre disponi-bile. In paese la ricordano come una «dolce nonnina, gracile, minuta, molto religiosa e buona». Frequentava molto la chiesa. Una d o n n a serena e sorriden-te. Ama-va il suo paese, le sue mon-tagne, la vita fatta di picco-li riti e de l ica te abitudini e tutti le volevano bene.

incidente ad arsita inVestita muore la madre del sindaco lucci

di Evelina Frisa

la storia di un quadro di Pia Mingione

Zi Carmela.

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13 Dicembre 2012

quisisana (ma Ci vuolE paziEnza)

Questa storia (vera) è successa ad una persona che conosco e che, per comodità, chiameremo Arturo. In una gelida matti-na d’inverno, Arturo si mette in macchina per accompagnare la sua anziana madre in ospedale, dove deve essere sottoposta ad un piccolo intervento chirurgico in day-hospital. L’appuntamento è fissato per le 7 del mattino, per cui occorre partire verso le sei, quando le strade sono ancora ghiac-ciate. Ma basta andare piano e usare tanta prudenza, per arrivare, senza troppi intop-pi, all’orario prestabilito. La paziente viene accolta e… parcheggiata in sala di attesa per un paio d’ore. Verso le nove, arriva un’infermiera con una pillola, che va presa prima dell’intervento. Come si prende una pillola? Con un po’ d’acqua in un bicchiere! Ma il bicchiere non c’è! Bisognava portarselo da casa… Arturo va al bar e si procura il bicchiere, così la pil-lola va giù. Quello che non va giù è il motivo (ignoto) per cui si è dovuti arrivare all’ospedale con due ore di anticipo. Due ore che diventa-no quattro, perché dell’intervento vero e proprio si incomincia a parlare solo verso le undici. Sorge spontanea la domanda: “Non sarebbe stato preferibile consegnare la pillola alla paziente qualche giorno pri-ma, così da farla presentare direttamente in ospedale alle undici?” - Risposta: “Ma, per definizione, il paziente è tale, per cui deve sopportare rassegnato, senza porsi troppe

questioni”. D’altro canto, chiunque abbia, direttamente o indirettamente, avuto modo di frequentare un ospedale sa che gli orari praticati lì dentro poco o nulla hanno a che vedere con gli orari applicati nella norma-le vita, vissuta al di fuori del nosocomio. In ospedale ci si sveglia all’alba, si pran-za prima di mezzogiorno, verso le diciotto viene servita la cena e alle ventuno si dovrebbe andare tutti a nanna. Perché tutto ciò? Quale sarà mai l’ar-cana ragione per cui in un luogo che dovrebbe servire per far star meglio le persone, costoro vengono invece sottoposte ad un regime orario degno di un pollaio? Mistero! Qualcuno ha provato a spiegarmi che la stranezza è intimamente collegata ai turni che svolgono il personale medico e quello paramedico. Sarà pure… Ma perché in una struttura dedicata alla cura del malato è costui che deve adeguarsi agli orari di chi lo assiste e non viceversa? Personalmen-te, sarei molto più ben disposto ad una pronta guarigione, se potessi vivere una vita simile a quella che di norma conduco, invece di dover sottostare ad uno stravolgimento globale dei miei tempi fisiologici. E, si badi bene, nessuno pretende che in ospedale si gozzovigli e si faccia-no le ore piccole. Ma, semplicemen-te, sarebbe gradito potersi svegliare alle otto, piuttosto che alle sei e poter consumare i pasti a quelle che sono le

ore canoniche per le persone sane, vale a dire verso le tredici e verso le venti! Più di centosettanta anni fa, le stesse riflessioni le fece pure il grande poeta romanesco Giu-seppe Gioacchino Belli, che nel decimo verso del suo sonetto “L’Ammalaticcio” scrisse chiaro e tondo quello che pensava degli ospedali.

quEstionE di privaCy Il Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003 disciplina la pri-vacy dei cittadini italiani. L’art. l del D. Lgs. recita testualmente: “Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo ri-guardano”. Tale diritto pertiene i diritti della personalità. Il diritto alla riservatezza è diverso rispetto al diritto sui propri dati perché non riguarda solamente informazioni circa la propria vita priva-ta, ma più in generale ingloba ogni informazione relativa ad una persona, pure se non coperta da riserbo (sono dati personali ad esempio il nome o l’indirizzo della propria abitazione). Insomma, lo scopo della legge è quello di evitare che il trattamento dei dati avvenga senza il consenso dell’avente diritto. Uh che bello!!! Allora però, qualcuno mi deve spiegare come mai ricevo continuamente, a mezzo posta ordinaria, comunicazioni pubblicitarie non richieste e non desiderate e come mai, pur non avendo dato alcun consenso, il mio indirizzo di posta elettronica è subissato da ogni genere di messaggi… Il mio numero di telefono fisso non è presente nell’elenco degli abbonati; ma, ciò nonostante, di quando in quando, c’è chi mi chiama per interviste, proposte commerciali e rotture varie. E lo stesso dicasi per il telefono cellulare.

Se vado su Internet (alla pagina di Google) e digito il mio nome, escono fuori tutta una serie di notizie sul mio conto, per cui anche il mio peggior nemico può sapere quanti capelli ho in testa. C’è anche scritto dove sta la tomba di Alfredo Granelli e per fortuna che è solo quella del mio omonimo nonno, deceduto nel lontano 1938, quando la legge sulla privacy non c’era, per cui non può la-mentarsi se adesso tutti sanno dove riposa in pace. E la chiamano pace??? Ebbene sorge spontanea la domanda: “Hai visto mai che questa Privacy” è soltanto una grandiosa presa in giro?

(Alfredo Granelli)

Opinioni

in direzione ostinata e contrariadi Graal

l’ammalitiCCio (G. G. Belli, 13 gennaio 1837)

«Come va, ssor Loreto?» «Sempre male: pòi bbuttamme per terra cor un deto». «Ma, in zostanza, c’avete?». «Eh, lo spezziale disce ch’è un male che sse chiama abbèto»1.

«Ve dà ffastidio de salí le scale?» «Antro si mme lo dà! cce vo l’asceto»2 «Ebbè, affare de nerbi, sor Loreto, tutt’affetto der tempo. E a lo spedale

ce sete stato?» «A mmé?! ddímme cojjone!3 Nun zai c’a lo spedale sce se more?» «Avete mille e ppoi mille raggione.

Lassate fà, lassate fà ar Ziggnore; e vvederete a la bbona staggione si ttornate a ddà ssú mmejjo d’un fiore»4.

1(diabete) 2aceto, per rinvenire dopo lo stress 3mi prendi er stupido! 4tornerete a star bene come un fiore

13 Dicembre 2012

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14Dicembre 2012

“Fonte addò na sere”, è questo il titolo della canzone vincitrice

del concorso di canzoni dialet-tali “Premio A. Di Francesco” che si è svolto anche quest’anno a Bisenti. Si tratta di un premio che vede la partecipazione dei maggiori compositori e poeti della regione. I brani vengono eseguiti dalla corale Lamberto De Carolis di Bisenti e valutati da una esperta giuria.

Il 28 dicem-bre si terrà nel ristoran-te L’Amici-zia di “Bi-senti” una serata danzante per raccogliere fondi per i bambini bisognosi del Burundi. L’even-to è stato organizzato dall’asso-ciazione Progetto sviluppo Val-fino presieduta da Luca Salini e dalla locale Pro Loco.

Storico tra-guardo per il periodico La Voce di Pasqualino, d e d i c a t o alla figura del giovane seminarista di origini bisentine Pasqualino Canzii. Quest’anno il giornale, diretto da Gabriele Salini, ha compiuto 10 anni.

Marisa D’Orazio, volontaria del gruppo CRI Valfino è stata pre-miata con la Croce di Anzianità

per i 15 anni di attività in Croce Rossa. A Marisa le congratula-zioni della nostra redazione.

Il 15 e 16 dicembre a Elice si è svolta la seconda edizione del mercatino di Natale organizza-

to dall’amministrazione comu-nale. Numerosi gli espositori che hanno raggiunto il paese. I visitatori hanno trovato una calda atmosfera natalizia con castagne, vin brulè, arrosticini e il suono delle zampogne.

Il pros-simo 26 dicembre torna la rappresen-tazione teatrale “La Buona No-vella” ispirata all’opera di Fa-brizio De Andrè e sceneggiata da Alfredo Granelli. Quest’an-no si svolgerà nel teatro comu-nale di Bisenti alle ore 21.

Lutto a Bisenti per la scom-parsa del re-duce Antonio M a l a s c o r t a molto cono-sciuto e stima-to in paese. Ha in più occasioni raccontato, specie in incontri organizzati dall’Ana di Bisenti di cui faceva parte, tristi pagi-ne della nostra storia e della seconda guerra mondiale. La redazione de Il Fino si stringe al dolore della sua famiglia in particolare al nipote, il vice sindaco Roberto Malascorta.

Il 7 novembre è nata la pic-cola Ameliè Ronca. Augu-ri a mamma Pierina, papà Fabio e al fra-tellino Pablo dalla nostra redazione.

Il 13 dicembre 2012 Gloria Aielli si è brillantemente lau-reata in Giurispudenza. Alla neodottoressa gli auguri

più sinceri da mamma, papà, il fra-tello Andrea e da tutta la redazione de IlFino.

Il gruppo S o c c o r s o Emergen-za Radio Abruzzo di Elice, ha attivato un proget-to che riguarda i ragazzi delle scuole. “I nostri volontari - spiega il presidente Alessandro Contini - stanno tenendo del-le lezioni di soccorso di base nelle scuole medie del paese per sensibilizzare i ragazzi. Al termine sarà donato un defi-brillatore all’istituto e ci sarà una formazione specifica per quanti dovranno essere in gra-do di utilizzarlo in caso di ne-cessità”.

E’ tornata all’an-tico splendore la statua della Ma-donna del SS. Rosario della chiesa di Scorra-no (Cellino At-tanasio). Il restauro delle parti in cartapesta è stato eseguito a Roma, mentre il vestito è stato ricamato da Lucia D’Evange-lista, originaria di Montefino

dove ha frequentato la scuola di ricamo della maestra Maria Pompetti-De Petris.

Il direttore della Biblio-teca M. Del-fico di Te-ramo, Luigi Ponziani, ha ottenuto il riconoscimento del Premio Misantone, dedicato alla figura del medico e poeta dialettale di Montefino. Il pre-mio, istituito dalla locale Ass. Culturale Mons Siccus, è alla VI edizione e quest’anno ri-corre il 50° anniversario della scomparsa di Misantone.

Il carro del-l’Associazio-ne culturale “Quasi Adat-ti” ha vinto la 38ª edizione del Revival dell’uva e del vino montonico di Bisenti. I ragazzi hanno messo in scena un divertente sketch ripropo-nendo un elefante in cartape-sta a grandezza naturale con sopra Annibale, il conquista-tore cartaginese intenzionato a impadronirsi di Bisenti e a schiavizzare i suoi abitanti. A farlo desistere dal suo intento il buon vino e l’ospitalità dei bisentini.

Brevi

Tanti musicisti si sono alternati sul palco della sala polifunzio-nale di Arsita domenica 18 no-vembre per la prima edizione del Dlen Dlen Festival. La manifestazione è stata orga-nizzata dai ragazzi del posto per ricordare Amedeo Trignani a un anno dalla sua tragica scomparsa, avvenuta a causa di un incidente stradale. Trignani nella sua vita ha fatto moltissimo per il paese, tra le altre cose è stato presidente della Pro loco.

Un personaggio unico che è stato ricordato con la sua passione: la musica. Sul palco hanno suonato musicisti della zona, ma anche band con maggiore esperienza. Il tutto anche per aiutare Emer-gency.

Il 19 ottobre scorso Loreto Del Papa e sua moglie Maria Ra-vicini hanno raggiunto il tra-guardo delle nozze d’oro. Alla coppia gli auguri dei famiglia-ri e della nostra redazione.

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15 Dicembre 2012

Sport

Karate a castiglione più di 200 atleti per esibizioni ed esami regionali

Circa 220 atleti hanno preso parte alla manifestazione di Karate che è stata organizzate da Comitato Regionale FIJLKAM Abruz-zo settore Karate, A.S.D. Castelfino e A.S.D. Vestina Karate Club nel palasport comunale in c.da Piano S. Donato di Castiglione M. R. gestito dalla Coop. Castelfino. Il 1° e il 2 dicembre ci sono sta-

te esibizioni di Kata e Kumite dimostrativi per ragazzi e bambini e poi gli esami. Presenti i ragazzi nati tra il 2001 e il 2006 facenti parte di associazioni provenienti da: Castiglione M. R., Lanciano, Chieti, Manoppello, Spoltore, Roseto, Teramo, Penne, Avezzano, sei dei quali associati all’A.S.D. Castelfino con sede a Casti-glione M. R. Gli esami di gradazione hanno riguardato invece 50 atleti.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Castelfino, Domenico Di Rocco, “Tra gli intenti della cooperativa - ha spiegato - c’è anche l’impegno di promuovere la pratica spor-tiva e diffondere l’importanza dello sport in particolare nella vallata”. Emiliano Di Rocco

Torna anche quest’anno il Torneo della Befana orga-nizzato nella palestra di Castiglione M.R. dall’Asd Castiglione Valfino. Quest’anno l’evento, che è giunto alla 5°edizione, ha carattere regionale, sono infatti coinvolte società sportive di tutte e quattro le provincie abruzzesi. Dal 27 al 29 dicembre e dal 3 al 5 gennaio, tantissimi ragazzi, circa 500, appartenenti a 36 squadre diverse si sfideranno giocando a calcio. Grande la soddisfazione del responsabile delle attivi-tà di base Matteo Di Norscia che ha parlato con orgo-glio dell’importanza dell’essere riusciti a coinvolgere così tante realtà sportive e di poter quindi regalare ai ragazzi dei giorni di gioco, divertimento, ma soprat-tutto di condivisione.

La pluricampionessa del mondo di pattinaggio artistico a rotelle, Debora Sbei, originaria di Giulianova, lo scorso 18 dicembre ha incontrato i ragazzi della vallata del Fino nella palestra di Castiglione. Un incontro emozionante per gli appassionati di questo sport che hanno potuto confrontarsi con un’atleta valida e capace che continua a collezionare meritatamente titoli su titoli.

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