IL FINANZIERE DI DIO

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Un intrigo finanziario che rimbalza tra Milano, Vienna e Londra. Una trama oscura da cui sbucano faccendieri, truffatori, millantatori, strani personaggi. Un incubo, che si chiude con un orribile omicidio nella campagna di Parma. Il viaggio in fondo al tunnel di Gianmario Roveraro non segue un percorso logico. È preceduto da un ubriacante vortice di quattrini, contatti, bugie, minacce. Sullo sfondo un miraggio: ottenere, con un modesto investimento in una società inglese, stratosferici guadagni grazie alla complicità di una finanziaria austriaca. Ma qualcuno, convinto che Roveraro nel corso dell'operazione non sia stato ai patti, lo uccide

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Nell’estate 2006, due notti prima della finale dei mondiali dicalcio tra Italia e Francia, nella campagna emiliana, GianmarioRoveraro viene ucciso. La sua morte violenta è l’ultimo atto diun rapporto d’affari finito male. E di un mistero irrisolto. C’è unconsulente finanziario di Parma che si sente tradito e che quellanotte perde la testa. C’è un gruppo di creditori che al consulenteha prestato tanto denaro e lo rivuole indietro. C’è una societàaustriaca, guidata da una persona con precedenti per truffa, chepromette guadagni stratosferici. Ce n’è un’altra, inglese, acqui-stata da Roveraro, che attraverso un fiduciario svizzero stipulaun contratto con la società austriaca nella convinzione di incas-sare davvero profitti incredibili. E poi, nel mezzo, personaggiimprobabili, strani faccendieri, millantatori, un via vai di avvo-cati, commercialisti, docenti universitari. Tutti insieme si affac-ciano o prendono parte a un intrigo finanziario dove il nome diRoveraro viene utilizzato per dare maggiore credibilità: ma è unimbroglio, una grossolana presa in giro. Nonostante questo,Roveraro accetta di partecipare all’affare, che tanto assomigliaalla favola delle monete che Pinocchio sotterra pensando divederne germogliare delle altre. Come mai questo è possibile?Chi sono il gatto e la volpe? Che cosa ha convinto Roveraro aprendere parte a un’operazione così rischiosa e poco plausibile?

Infatti, Roveraro non è uno qualunque, ma uno dei più stima-

Introduzione

‹‹Non sono io il ladro, ma ammazzerò chi ha derubato me (...) prega Dio perché la gente mi diaquel denaro. Allora non mi sporcherò le mani di sangue;

ma se non me lo daranno... ne correrà››(Dmitrij Karamazov,

“I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij)

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ti finanzieri italiani. La sua storia, che comprende gli anniOttanta a capo della investment bank pubblica Sige e poi ilperiodo alla guida di Akros finanziaria, è costellata di momentiche hanno segnato l’economia nazionale. Roveraro gioca unruolo importante nelle grandi manovre dei più significativi grup-pi industriali, stringe rapporti stretti con i potenti dell’economiatricolore: Raul Gardini, Michele Ferrero, Calisto Tanzi. In unacerta fase il finanziere è addirittura considerato l’alternativa aEnrico Cuccia di Mediobanca, anche se resta un outsider e perquesto osservato con distacco da una parte del sistema bancario.Figura carismatica, emblema di serietà personale e professiona-le, Roveraro è affiliato all’Opus Dei e questo contribuisce adaccrescerne la fama, oltre che di rappresentante della cosiddettafinanza cattolica, anche di protagonista enigmatico. D’altraparte, in linea con quanto insegnato nell’opera religiosa,Roveraro è inaccessibile alle confidenze: la riservatezza è asso-luta, quasi ossessiva. Nessuno, neanche gli amici, sa oltre l’indi-spensabile. La sua vita ha un perimetro rigido e gelosamente pro-tetto: la famiglia, il lavoro, la dedizione all’Opus Dei.

Ecco perché appare ancor più incomprensibile la vicenda che,a partire dal 2002, lo trascina in un mondo nel quale sarebbestato impossibile immaginarlo. E che ha lasciato tanti a boccaaperta, increduli di ciò che è accaduto. Da tempo Roveraro si eraritirato dalle luci della ribalta. Dopo il 1997 con il precipitosoaddio dalla Akros, fino al 2004 del finanziere non si parla quasipiù. Poi arriva il crac Parmalat, che inizialmente lo vede coinvol-to con l’accusa di aver contribuito al dissesto. Ma il peggio deveancora arrivare. Infatti, è proprio tra il 2004 e il 2006 che l’affa-re tra la società inglese di Roveraro e quella austriaca si disvelaper quello che è: un flop. All’inizio sembra solo una perdita didenaro, tutto sommato contenuta. Senonché, uscire dal circuitodi relazioni in cui il finanziere è finito si rivela meno facile delprevisto, anche per il fatto che esiste un vortice di quattriniinghiottiti chissà dove. Come formiche impazzite, tutti gli attoriin campo cominciano a rimpallarsi le responsabilità, a scaricaregli errori, a minacciare, a scappare. Il consulente di Parma alla

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fine si convince che il colpevole delle sue disgrazie è Roveraro,lo accusa di gravi mancanze, e la vicenda si tramuta in tragedia.Non del tutto chiara: restano zone d’ombra, ambiguità, contrad-dizioni. La magistratura milanese, che indaga sulla morte delfinanziere, scopre un groviglio di interessi poco limpidi, di sog-getti equivoci e di vicende parallele che allargano la prospettiva.Vengono evocati anche l’Opus Dei e il Vaticano. Tutti si chiedo-no: che cosa è accaduto veramente a Roveraro? Quali ipotesi sipossono fare sull’intrigo finanziario? Tra le molte persone checompaiono nella storia, chi mente e chi dice la verità? Che cosaha portato l’assassino a premere il grilletto della pistola quellanotte a ridosso della finale dei mondiali di calcio? Questo librocerca di mettere insieme i pezzi del puzzle.

F.S.

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