Il fatto quotidiano

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Mercoledì 2 dicembre 2009 – Anno 1 – n° 61 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Pd, che brutta svolta di Antonio Padellaro dc È difficile che il fuorionda di Gianfranco Fini possa peggiorare i suoi già pessi- mi rapporti con Silvio Berlusconi. Ve- dremo come giornali e giornalisti pa- dronali (“alani da riporto” li ha definiti Eu- genio Scalfari) ne approfitteranno per az- zannare il presidente della Camera che ha comunque il merito di non nascondere la propria crescente disistima nei confronti del premier. Sia sotto voce che ad alta voce. Parole e comportamenti che colpiscono di più se paragonati alle parole e ai compor- tamenti che giungono dai vertici del Pd, da quello che cioè dovrebbe essere il principa- le partito dell’opposizione. Il condizionale (sull’opposizione) è obbligato dopo le obli- que affermazioni di Enrico Letta, pronta- mente vidimate dal segretario Bersani che autorizzano Berlusconi a difendersi “dai” processi e non “nei” processi. Come dire: una sorta di licenza a scappare dai giudici quando e come meglio desidera. Una svolta sconcertante nella linea del Pd, adottata da Bersani e Letta dopo un colloquio con il pre- sidente Napolitano e senza alcuna discussio- ne interna. A questo punto crediamo che gli elettori del Pd abbiano diritto a più di una spiegazione e a più di una risposta. Il garan- tismo di nuovo conio nei confronti dell’im- putato Berlusconi risponde (come sostiene il Foglio) a una esplicita richiesta del Qui- rinale? Esso spiana la strada a un’intesa con il Pdl sulle cosiddette riforme della giustizia: il superinciucio auspicato da Sergio Romano e Piero Ostellino sul Corriere della Sera? E’ in nome di questa conversione a U ( anzi a B.) che Bersani e il nuovo gruppo dirigente non battono ciglio di fronte a un riformatore del- la tempra di Renato Schifani, oggi presiden- te del Senato e ieri avvocato di fior di mafiosi (trascorsi leciti, per carità, ma che poco si addicono alla seconda carica dello Stato)? Del tutto pleonastico a questo punto chie- dere e chiedersi come mai Bersani e il nuovo gruppo dirigente del Nazareno abbiano de- ciso di disertare la piazza antiberlusconiana del 5 dicembre. Insomma, cari amici del Pd, il nostro titolo di oggi su Fini capo dell’op- posizione è davvero così assurdo? Scriviamo ciò senza alcun intento polemi- co. Sappiamo che molti dei nostri lettori vo- tano per il Pd. E anche chi scrive non si ver- gogna certo di aver partecipato con passio- ne a tutte le primarie che da Prodi a Veltroni a Bersani hanno contribuito a radicare il nuovo partito nelle speranze di tante per- sone. E poiché non viviamo sulle nuvole ci rendiamo anche conto delle necessità della politica. Ma oggi nel Pd accade qualcosa che ci sfugge. E che non ci piace per niente. FINI CAPO DELL’OPPOSIZIONE In un fuorionda parla di Berlusconi e Spatuzza Parole pesantissime che il Partito democratico non osa dire Fuorionda in casa pd di Marco Travaglio D opo il fuorionda di Gianfranco Fini che, al Premio Borsellino, elogia i ragazzi di “Ammazzatecitutti” e commenta le rivelazioni dei pentiti, il Fatto è entrato in possesso di una conversazione rubata ad alcuni dirigenti del Pd al Premio Maria Angiolillo. Massimo: “…e poi, diciamo, ci sono questi preti antimafia che ci accusano di trascurare la questione morale. Pensassero a dare le estreme unzioni come una volta, invece di impicciarsi di politica. Lo Stato è laico, diciamo”. Pierluigi: “Soccmel, sono poco riformisti, non dialogano. E poi sempre contro, sempre anti: mi sa che al nostro tavolo per il dialogo fra mafia e antimafia non ci vengono…”. Giorgio: “State buoni, se potete. E i giudici devono starsi zitti”. Massimo: “Sì, grazie nonno, adesso però lasciaci lavorare…”. Enrico: “Ora ci si mettono pure i ragazzi antimafia di ‘Ammazzatecitutti’…”. Massimo: “Li chiamerei Limortacciloro, diciamo. Sono i nipotini di Micromega, quelli che mi fecero saltare la Bicamerale. Ah i Latorre, i Velardi, i Rondolino: quelli erano ragazzi giudiziosi”. Pierluigi: “Non sono cattivi, ma soccmel, non dialogano, sono poco riformisti. Sempre lì a difendere la Forleo e De Magistris”. Massimo: “Possibile che i genitori non gl’insegnino a farsi i fatti loro e che la piazza è un brutto posto?”. Enrico: “Già fatichiamo a educare i nostri elettori al garantismo e al diritto a difendersi dai processi. E quelli ce li scatenano contro, così poi votano Di Pietro…”. Pierluigi: “Però pure tu, Enrico, soccmel. Chi te l’ha fatto fare di dire quelle cose al Corriere? Non l’hai ancora capito che i panni sporchi si lavano al Quirinale, non sul giornale?”. Enrico: “Lascia perdere, me l’ha già detto lo zio Gianni: stava andando tutto così bene, ci eravamo accordati per salvare Silvio dai processi, poi tu e Violante andate a vantarvene in piazza”. Luciano: “Già, e mica son fesso: se non andavo a dire a Ballarò che per salvare la democrazia bisogna salvare Berlusconi, il merito se lo prendeva qualcun altro. Invece l’idea è mia, il pacco a Natale spetta a me…”. Giorgio: “State buoni, se potete. E i giudici devono starsi zitti”. Massimo: “Ok, nonnetto, ora lasciaci lavorare. Ma li hai sentiti, quei facinorosi? Dicono che nessun politico è eterno. Ma parlassero per sé: io sono qui da quando avevo i calzoni corti e qua resto per i prossimi cent’anni”. Pierluigi: “Solo se Silvio resiste, soccmel! Metti che salti e arrivi Fini: e chi ci vota più senza la paura dell’uomo nero? Manco col fucile puntato alla nuca ci rivotano”. Luciano: “Mica son fesso: apposta ho proposto di immunizzare le alte cariche. Manca pure che si dimetta Silvio e ci lasci qua con le pezze al culo”. Pierluigi: “Figurati che i nostri rimpiangono persino Prodi, solo perché ha battuto Berlusconi due volte su due, soccmel”. Massimo: “Bella forza: intanto lui sta a casa e noi che abbiamo sempre perso siamo sempre qui, freschi come rose”. Enrico: “Ma come si fa con Spatuzza e Ciancimino? Parlano e i giudici li lasciano parlare…”. Massimo: “Dai retta a chi sta qua dai tempi dell’asilo. Basta fare come me quando mi han beccato al telefono con Consorte: ho lasciato il Pd a Walter per due anni in prestito d’uso, e quando la gente s’è dimenticata tutto me lo sono ripreso. Andreotti faceva così e s’è sempre trovato bene”. Enrico: “Ma si parla di trattative Stato-mafia durante le stragi”. Massimo: “Trattative, che paroloni. Si dice ‘dialogo’: vedi che suona subito meglio? A proposito: devo lasciarvi, mi vedo con Cuffaro per dialogare con l’Udc”. Giorgio: “Ecco, ragazzi, dialogo. E i giudici devono starsi zitti”. Enrico: “Veramente non osano più nemmeno respirare”. Massimo: “Fa niente. Zitti e muti a prescindere. E zitti pure voi: se no gli elettori capiscono che non siamo come Fini, che dice in privato quel che dice in pubblico. Poi vengono a cercarci a casa e ci tocca iscriverci al Popolo della Libertà”. Il No B. day del 5 dicembre si farà a San Giovanni, la piazza più grande di Roma. Buon segno. Bersani ci sarà? U di Gianni Barbacetto SMOG, INDAGATI F ORMIGONI E LA MORATTI E ccolo, eccolo. Il tanto desi- derato, agognato, scongiu- rato avviso di garanzia al presi- dente Roberto Formigoni è ar- rivato”. Il “Celeste” dà l’annun- cio con enfasi, sventolando il fo- glio arrivato dalla Procura di Mi- lano. pag. 5 z Il viceministro Castelli chiede l’inserimento della croce nella bandiera italiana. L’idea di crocifiggere il tricolore poteva venire solo a un leghista (Bandanas) CATTIVERIE Elvira Savino (FOTO ANSA) TERNI x La vittima è un operaio ALLA THYSSEN SI CONTINUA A MORIRE U di Gian Carlo Caselli FALCONE, I PENTITI E I POTENTI C i risiamo. Finché indaghi su Riina o Provenzano vai bene. Ma quando – facendo il tuo dovere – passi a occu- parti, ricorrendone i presup- posti in fatto e in diritto, an- che di imputati “eccellenti”, devi mettere in conto che co- minciano i guai. pag. 18 z n democratici Giustizia: Tonini contro Enrico Letta Telese pag. 7z n fiat La rivolta di Termini Imerese Franchi pag. 11z A due anni dal rogo di Torino, un giovane ucciso dalle esalazioni nello stabilimento umbro dell’azienda Reguitti pag. 9 z ANTIMAFIA x Conti fittizi per Savino e Began Riciclaggio: coinvolte a Bari le amiche del cavaliere Massari pag. 5 z “Il premier confonde il consenso con l’immunità. Si crede un monarca, ma gli ho detto: ricordati di quelli a cui hanno tagliato la testa” “Quel pentito è una bomba atomica”. Berluscones all’attacco: il presidente della Camera è un ingrato, ora deve chiarire pag. 3 z Sabina Began y(7HC0D7*KSTKKQ( +;!=!$!"!?

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Page 1: Il fatto quotidiano

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

M e rc o l e d ì 2 dicembre 2009 – Anno 1 – n° 61Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Pd, che bruttasvolta

di Antonio Padellarodc

Èdifficile che il fuorionda di GianfrancoFini possa peggiorare i suoi già pessi-mi rapporti con Silvio Berlusconi. Ve-dremo come giornali e giornalisti pa-

dronali (“alani da riporto” li ha definiti Eu-genio Scalfari) ne approfitteranno per az-zannare il presidente della Camera che hacomunque il merito di non nascondere lapropria crescente disistima nei confrontidel premier. Sia sotto voce che ad alta voce.Parole e comportamenti che colpiscono dipiù se paragonati alle parole e ai compor-tamenti che giungono dai vertici del Pd, daquello che cioè dovrebbe essere il principa-le partito dell’opposizione. Il condizionale(sull’opposizione) è obbligato dopo le obli-que affermazioni di Enrico Letta, pronta-mente vidimate dal segretario Bersani cheautorizzano Berlusconi a difendersi “dai”processi e non “nei” processi. Come dire:una sorta di licenza a scappare dai giudiciquando e come meglio desidera. Una svoltasconcertante nella linea del Pd, adottata daBersani e Letta dopo un colloquio con il pre-sidente Napolitano e senza alcuna discussio-ne interna. A questo punto crediamo che glielettori del Pd abbiano diritto a più di unaspiegazione e a più di una risposta. Il garan-tismo di nuovo conio nei confronti dell’im -putato Berlusconi risponde (come sostieneil Foglio) a una esplicita richiesta del Qui-rinale? Esso spiana la strada a un’intesa con ilPdl sulle cosiddette riforme della giustizia: ilsuperinciucio auspicato da Sergio Romanoe Piero Ostellino sul Corriere della Sera? E’ innome di questa conversione a U ( anzi a B.)che Bersani e il nuovo gruppo dirigente nonbattono ciglio di fronte a un riformatore del-la tempra di Renato Schifani, oggi presiden-te del Senato e ieri avvocato di fior di mafiosi(trascorsi leciti, per carità, ma che poco siaddicono alla seconda carica dello Stato)?Del tutto pleonastico a questo punto chie-dere e chiedersi come mai Bersani e il nuovogruppo dirigente del Nazareno abbiano de-ciso di disertare la piazza antiberlusconianadel 5 dicembre. Insomma, cari amici del Pd,il nostro titolo di oggi su Fini capo dell’op -posizione è davvero così assurdo?Scriviamo ciò senza alcun intento polemi-co. Sappiamo che molti dei nostri lettori vo-tano per il Pd. E anche chi scrive non si ver-gogna certo di aver partecipato con passio-ne a tutte le primarie che da Prodi a Veltronia Bersani hanno contribuito a radicare ilnuovo partito nelle speranze di tante per-sone. E poiché non viviamo sulle nuvole cirendiamo anche conto delle necessità dellapolitica. Ma oggi nel Pd accade qualcosa checi sfugge. E che non ci piace per niente.

FINI CAPO DELL’OPPOSIZIONEIn un fuorionda parla di Berlusconi e Spatuzza

Parole pesantissime che il Partito democratico non osa dire

Fuorionda in casa pddi Marco Travaglio

Dopo il fuorionda di Gianfranco Fini che, al PremioBorsellino, elogia i ragazzi di “Ammazzatecitutti” ecommenta le rivelazioni dei pentiti, il Fatto è entratoin possesso di una conversazione rubata ad alcuni

dirigenti del Pd al Premio Maria Angiolillo.Massimo: “…e poi, diciamo, ci sono questi pretiantimafia che ci accusano di trascurare la questionemorale. Pensassero a dare le estreme unzioni comeuna volta, invece di impicciarsi di politica. Lo Stato èlaico, diciamo”.Pierluigi: “Soccmel, sono poco riformisti, nondialogano. E poi sempre contro, sempre anti: mi sache al nostro tavolo per il dialogo fra mafia eantimafia non ci vengono…”.Giorgio: “State buoni, se potete. E i giudici devonostarsi zitti”.Massimo: “Sì, grazie nonno, adesso però lasciacil avo ra re …”.Enr ico: “Ora ci si mettono pure i ragazzi antimafia di‘Ammazzatecitutti’…”.Massimo: “Li chiamerei Limortacciloro, diciamo. Sonoi nipotini di Micromega, quelli che mi fecero saltare laBicamerale. Ah i Latorre, i Velardi, i Rondolino: quellierano ragazzi giudiziosi”.Pierluigi: “Non sono cattivi, ma soccmel, nondialogano, sono poco riformisti. Sempre lì adifendere la Forleo e De Magistris”.Massimo: “Possibile che i genitori non gl’insegnino afarsi i fatti loro e che la piazza è un brutto posto?”.Enr ico: “Già fatichiamo a educare i nostri elettori algarantismo e al diritto a difendersi dai processi. Equelli ce li scatenano contro, così poi votano DiP i e t ro …”.Pierluigi: “Però pure tu, Enrico, soccmel. Chi te l’hafatto fare di dire quelle cose al Corriere? Non l’haiancora capito che i panni sporchi si lavano alQuirinale, non sul giornale?”.Enr ico: “Lascia perdere, me l’ha già detto lo zioGianni: stava andando tutto così bene, ci eravamoaccordati per salvare Silvio dai processi, poi tu eViolante andate a vantarvene in piazza”.Luciano: “Già, e mica son fesso: se non andavo a dire aBallarò che per salvare la democrazia bisogna salvareBerlusconi, il merito se lo prendeva qualcun altro.Invece l’idea è mia, il pacco a Natale spetta a me…”.Giorgio: “State buoni, se potete. E i giudici devonostarsi zitti”.Massimo: “Ok, nonnetto, ora lasciaci lavorare. Ma lihai sentiti, quei facinorosi? Dicono che nessunpolitico è eterno. Ma parlassero per sé: io sono qui daquando avevo i calzoni corti e qua resto per iprossimi cent’anni”.Pierluigi: “Solo se Silvio resiste, soccmel! Metti che saltie arrivi Fini: e chi ci vota più senza la paura dell’uomonero? Manco col fucile puntato alla nuca ci rivotano”.Luciano: “Mica son fesso: apposta ho proposto diimmunizzare le alte cariche. Manca pure che sidimetta Silvio e ci lasci qua con le pezze al culo”.Pierluigi: “Figurati che i nostri rimpiangono persinoProdi, solo perché ha battuto Berlusconi due volte sudue, soccmel”.Massimo: “Bella forza: intanto lui sta a casa e noi cheabbiamo sempre perso siamo sempre qui, freschicome rose”.Enr ico: “Ma come si fa con Spatuzza e Ciancimino?Parlano e i giudici li lasciano parlare…”.Massimo: “Dai retta a chi sta qua dai tempi dell’asilo.Basta fare come me quando mi han beccato altelefono con Consorte: ho lasciato il Pd a Walter perdue anni in prestito d’uso, e quando la gente s’èdimenticata tutto me lo sono ripreso. Andreottifaceva così e s’è sempre trovato bene”.Enr ico: “Ma si parla di trattative Stato-mafia durante lestra gi”.Massimo: “Trattative, che paroloni. Si dice ‘d i a l o go ’:vedi che suona subito meglio? A proposito: devolasciarvi, mi vedo con Cuffaro per dialogare conl’Udc”.Giorgio: “Ecco, ragazzi, dialogo. E i giudici devonostarsi zitti”.Enr ico: “Veramente non osano più nemmenore s p i ra re ”.Massimo: “Fa niente. Zitti e muti a prescindere. E zittipure voi: se no gli elettori capiscono che non siamocome Fini, che dice in privato quel che dice inpubblico. Poi vengono a cercarci a casa e ci toccaiscriverci al Popolo della Libertà”.

Il No B. day del 5 dicembre si farà a San Giovanni, lapiazza più grande di Roma. Buon segno. Bersani ci sarà?

Udi Gianni Barbacetto

SMOG, INDAGATIF ORMIGONIE LA MORATTI

E ccolo, eccolo. Il tanto desi-derato, agognato, scongiu-

rato avviso di garanzia al presi-dente Roberto Formigoni è ar-r ivato”. Il “Celeste” dà l’annun -cio con enfasi, sventolando il fo-glio arrivato dalla Procura di Mi-lano. pag. 5 z

Il viceministro Castelli chiedel’inserimento della croce nellabandiera italiana. L’idea dicrocifiggere il tricolore potevavenire solo a un leghista

(Bandanas)

C AT T I V E R I E

Elvira Savino (FOTO ANSA)

TERNIx La vittima è un operaio

ALLA THYSSENSI CONTINUA A MORIRE

Udi Gian Carlo Caselli

FALC ONE,I PENTITIE I POTENTI

C i risiamo. Finché indaghisu Riina o Provenzano vai

bene. Ma quando – fa c e n d oil tuo dovere – passi a occu-parti, ricorrendone i presup-posti in fatto e in diritto, an-che di imputati “eccellenti”,devi mettere in conto che co-minciano i guai. pag. 18 z

ndemocratici

Giustizia:Tonini controEnrico Letta

Telese pag. 7z

nfiat

La rivoltadi TerminiImerese

Franchi pag. 11z

A due anni dal rogo di Torino,un giovane ucciso dalleesalazioni nello stabilimentoumbro dell’azienda R eg u i t t i pag. 9z

ANTIMAFIAxConti fittizi per Savino e Began

Riciclaggio: coinvolte a Barile amiche del cavaliere

Massari pag. 5z

“Il premier confonde ilconsenso con l’immunità. Sicrede un monarca, ma gli hodetto: ricordati di quelli a cuihanno tagliato la testa”

“Quel pentito è una bombaatomica”. Berlusconesall’attacco: il presidentedella Camera è un ingrato,ora deve chiarire pag. 3z

Sabina Began

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pagina 2 Mercoledì 2 dicembre 2009

Palermo, il concorso

esterno di Dell’Utri

e il superpentito

È di concorso esterno inassociazione mafiosa l’accusa chepesa su Marcello Dell’Utri

nell’ambito del processo d’Appello che si stacelebrando a Palermo. In primo grado ilsenatore del Pdl è stato condannato alla penadi nove anni di reclusione. Ed è proprio nelprocesso Dell’Utri che sarà chiamato a

deporre il superpentito Gaspare Spatuzza, cheha fornito nuove rivelazioni sulla trattativa traCosa Nostra e lo Stato e sui referenti deiboss.In particolare di fronte ai magistrati dellaProcura di Firenze – che indagano sui mandantiesterni degli eccidi del ‘93 a Roma,Firenze e Milano – il pentito ha sostenuto che

tra i boss di Brancaccio, Giuseppe e FilippoGraviano, Berlusconi e Dell’Utri, ci furono“contatti diretti” per avere una sorta dicopertura politica dei piani stragisti.Spatuzza parlerà venerdì 4 dicembre a Torino.La decisione di ascoltare Spatuzza nelcapoluogo piemontese è stata decisa dallaCorte per motivi di sicurezza.

DALLA STRAGI AL “GRANDE PATTO”:IL BUCO NERO CHE INCHIODA B.

Venerdì il pentito è in aula: “Giuseppe Graviano mi disse:quelli sono affidabili e ora abbiamo il paese nelle nostre mani”di Marco Lillo

Quel pentito è una bomba.Parola di Gianfranco Fini.Le parole del collaboratoredi giustizia che tira in ballo

Berlusconi e Dell’Utri su una pre-sunta trattativa con Cosa nostra,per il presidente della camera“devono essere verificate”. Altroche “pentito ridicolo che lanciasolo accuse infamanti”, come di-ce il ministro degli esteri FrancoFrattini. Basta un fuori onda cheriporta per una volta nel dibatti-to politico un lampo di verità persuscitare un vespaio in un mon-do abituato alle bugie. Per la ter-za carica dello stato le parole diGaspare Spatuzza, il collaborato-re che parla di Berlusconi, nonsono necessariamente false. Adue giorni dall’audizione delpentito, il fuori onda di Fini fun-ziona da detonatore per la “bom -ba atomica” che continua a tic-chettare sotto la politica italia-na.Per capire perché non c’è altromodo per definire i verbali delcollaboratore basta leggerli e in-quadrarli nel contesto. Spatuzzanon è un picciotto di mezza tac-

ca ma il braccio destro dei bossprotagonisti della stagione dellestragi al nord nel 1993: Giuseppee Filippo Graviano. E’ lui l’uomoche ha organizzato l’ondata disangue nel continente: Firenze(via dei Georgofili, 5 morti); Ro-ma (basilica di San Giovanni echiesa del Velabro) e Milano (pa-diglione di arte contemporaneaa via Palestro, 5 morti). Quellastagione di sangue doveva servi-re per obbligare la politica ascendere a patti con la mafia peraddolcire il regime di isolamentodei boss carcerati. Prima delgrande botto finale, la strage

dell’Olimpico che doveva esser-ci durante una partita a fine gen-naio del 1994 e che poi saltò, Spa-tuzza viene convocato a Roma albar Doney di via Veneto da Giu-seppe Graviano. Il boss aveva in-contrato qualcuno prima di lui enon stava nel cappotto blu dallagioia. Racconta Spatuzza: “e ra

euforico e gioioso. Sprizzava fe-licità. Di solito era controllato edera difficilissimo che si lasciasseandare in quel modo”. SecondoSpatuzza, Graviano gli parlò del-la trattativa con il gruppo Berlu-sconi: “mi disse: ‘tutto si è chiusobene, abbiamo ottenuto quelloche cercavamo. Le persone che

VOCI FUGGITE

DA BUTTIGLIONE A LATORRE: INTERCETTAZIONI E PIZZINI

Gaspare Spatuzza (FOTO ANSA)

GUERRA A DESTRA

hanno portato avanti la cosa nonsono come quei quattro ‘c ra s t i ’(furbetti, in dialetto sicilianondr) dei socialisti che prima cihanno chiesto i voti e poi ci han-no venduti. Queste sono ‘per so-ne affidabili’”. E chi sono gli in-terlocutori affidabili dei boss?“A quel punto”, prosegue Spa-tuzza, “Graviano mi fa il nome diBerlusconi e mi conferma, a miadomanda, che si tratta di quellodi Canale 5; poi mi dice che c’èanche un paesano nostro e mi fail nome di Dell’Utri. Poi mi diceche comunque occorre fare l’at -tentato all’Olimpico perché ser-ve a dare il ‘colpo di grazia’ e af-ferma anche che ‘ormai abbianoil Paese nelle mani’”. Spatuzza,per dare credibilità alle sue affer-mazioni aggiunge: “ef fettiva-mente ho poi verificato che que-sti imprenditori sono entrati inpolitica però al momento del col-loquio non avevo conoscenza diquesto dato”. Il pentito verbaliz-za anche una sua deduzione:“non so come Graviano potesseessere entrato in contatto conquesti personaggi. Deduco che ilcontatto ci fosse pensando a vi-cende quali la Standa” (tre super-

mercati palermitani della cate-na, allora di Berlusconi, secondoSpatuzza, come abbiamo rivela-to su “Il Fatto Quotidiano”, ave-vano sede in palazzi di un presta-nome dei Graviano Ndr). Secon-do Spatuzza, Graviano parlò didell’Utri come di un “paesanon o s t ro ” intendendo “che nonera un semplice conoscente mauna persona che, anche se nonaffiliata, è vicinissima a cosa no-s t ra ”.L’obiettivo delle parole di Gra-viano, era convincere il suo brac-cio operativo dell’utilità dellestragi, per la prima volta organiz-zate non contro magistrati in Si-cilia ma al nord e contro obiettivicivili. Spatuzza fa notare al boss:“lì non c’è c’è la ’mentalita ma-fi o s a ’”. Ma Graviano, secondolui, replica che “le stragi non so-no un suo capriccio e che egli haun accordo politico e che le stra-gi devono andare avanti”. Spa-tuzza aveva già parlato con Gra-viano qualche settimana primadell’incontro al Doney. Lui e ilboss erano a Campofelice di Roc-cella in Sicilia. E il resoconto delboss nell’incontro romano eraun aggiornamento della situazio-ne. Come Spatuzza spiega ai pmdi Firenze: “Berlusconi eDell’Utri per quel pò che Gravia-no mi ha detto, e che io non sonopoi andato troppo a scavare, so-no i nostri interlocutori. E se aCampofelice (settimane primandr) c’era una trattativa, a Roma(quando ne riparlano al DoneyNdr) era chiuso tutto”. Ai pm chegli contestano la vaghezza delleparole di Graviano, il pentito of-fre una lezione di mafiosità: “Vo -glio precisare che forse puo ap-parire strano il fatto che questicolloqui vengano effettuati a‘mezze frasi’. Ma queste sono leabitudini di Cosa nostra, un’or -ganizzazione nella quale attra-verso le mezze frasi si fanno i pa-lazzi”. O si distruggono le vite emagari anche gli stati.

di Silvia D’Onghia

I n principio fu Rocco Buttiglione, ex lea-der del Ppi, quando nel 1994, prima di uno

speciale del Tg4 sul dopo elezioni, proposead Antonio Tajani, Forza Italia: “Voi dovetefare un’alleanza. Dobbiamo fare un partitonon con Fini, con noi”. Così Fini “per unverso si ridimensiona, per l’altro fa la puliziache deve fare. Adesso è troppo forte e trop-po sporco”. Affermazioni intercettate da Str i-scia la notizia e mandate in onda. Da allorafuorionda, intercettazioni e “pizzini” hannomietuto molte vittime, e non soltanto nelc e n t ro d e s t ra .Un anno dopo, primo febbraio 1995, l’an-cora per pochi giorni ministro della Giusti-zia Alfredo Biondi, forzista, fu sorpreso men-tre si confidava con Vittorio Sgarbi: “OdioAndreatta, un fesso qualunque, Montanelli èun cretino, Berlusconi non è una cima”.Nel 1997 sempre Striscia la notizia riporta leparole dell’ex ministro Franco Frattini all’exsindaco craxiano di Milano Piero Borghini:“Ho sentito tanta gente del Ccd, sono deic i a l t ro n i ”. E, a proposito di Dini e di Rin-novamento italiano: “Ha preso il 2,2. È mor-to”.Ma la lunga lista comprende anche gli sfo-ghi dei leader con i collaboratori. Nel 1999l’allora presidente del Consiglio MassimoD’Alema, poco prima del suo discorso a retiunificate sull’intervento dell’Italia al fiancodella Nato in Kosovo, inveisce contro il suoportavoce dell’epoca, Claudio Velardi: “Haiscelto male il posto! Questa sedia è flo-scia”.Nel 2005 Maurizio Gasparri, Ignazio LaRussa e Altero Matteoli, intercettati in unacaffetteria davanti ad un cappuccino, defi-nirono “bollito” proprio Gianfranco Fini.11 febbraio 2006, aula Giulio Cesare delCampidoglio, Roma. Giornata del ricordo inmemoria delle vittime delle Foibe. Sulloscranno più alto, l’allora sindaco della ca-

pitale Walter Veltroni; alla sua de-stra, il presidente della Camera,Pier Ferdinando Casini. In aula,una folla di esuli.A un certo punto i giornalisti no-tano che tra i due inizia uno scam-bio di messaggi su un foglio dicarta intestata del Campidoglio.Corrispondenza rapida, che vaavanti per qualche minuto. Dopoun’ora, la cerimonia finisce e idue se ne vanno. Ma quel fogliet-to, caduto a terra, viene raccoltoda un giornalista del Corriere dellaS e ra e il giorno dopo fa il suo bello sfoggio sulgior nale.Comincia Veltroni: “Come sono i sondaggiper te?”. Risponde Casini: “Mi sembrano de-centi. Ma non mi faccio illusioni. Prendere il5-6% senza preferenze e con la polarizza-zione che c’è è già un mezzo miracolo. Qualè invece il vero sondaggio destra-sinistra?”.Veltroni: “Mi dice Fassino + 5 per il cen-trosinistra. Comunque sono tutti matti. E ilPaese, comunque, non uscirà dai guai. Nécon Caruso né con Borghezio. È il momentodi scelte alte, coraggiose. Ma non mi sembraquesto lo ‘spirito del tempo’”. Infine Casini:“Fino al 9 aprile non può succedere nulla didiverso. Poi vedremo. Perché se il centro-destra migliorerà un poco ancora (-3 per es.)il Senato sarà imballato”. Roba da compagnidi scuola.Ma il “pizzino” che rimarrà nella storia èforse quel suggerimento del senatore Pd Ni-cola Latorre al deputato Pdl Italo Bocchino,durante una puntata della trasmissione Om-nibus, su La7. Novembre 2008: accanto a La-torre, l’Idv Massimo Donadi attacca la mag-gioranza per la mancata elezione di LeolucaOrlandi alla Vigilanza Rai. Latorre vede forseBocchino in difficoltà e gli “sugger isce” unarisposta: “Io non lo posso dire. E la CorteCostituzionale? E Pecorella?”. Il dibattito ès a l vo .

LEGITTIMI IMPEDIMENTI di Carlo Tecce

Silvio capostazionein versione Bolt

Q uel povero uomo che scappadai processi, costretto a volare

in Bielorussia (il lunedì sera) e apranzare in prefettura a Milano (ilmartedì mattina), presto correràpiù forte della luce. Ecco a voi SilvioB. Il cognome puntato sta per Bolt, ilprimatista dell’atletica leggera. Nonper Berlusconi.

Chi ha ammaestrato la velocità,riuscendo a mescolare trapiantidi capelli con il botulino alleguance, riesce anche a rallenta-re. Nel momento opportuno. Sa-bato l’aspettano per l’inaugura-zione della linea che collega Mi-lano con Torino: in Frecciaros-sa, un viaggetto di un’ora scar-

sa.L’avvocato Ghedini è in cerca delcodice civile in uso ai Maya: avrannopredetto un lieto evento o una cata-strofe per il 5 dicembre! “No B. day”a parte. Oppure c’è il piano B di Bon-di: assaggiare l’Italia reale, riesuma-re il presidente capostazione, lan-ciare rose rosse dai finestrini.L’emergenza s’affronta di petto.Con un’attraversata olimpionica daSiracusa a Milano – venti ore più ri-tardo fisiologico – sui sedili sventra-ti dell’Espresso Trinacria: accanto aipendolari del meridione, tra le zec-che – animali protetti dalle Ferroviedello Stato – e i cessi inondati. E poigiù, sino alle valli di Torino.

A c c o rd i c c h ipolitici,sondaggi esuggerimentiagli avversari:tutti i “ live”smascherati

Le bombe del‘93, i contattie queglii m p re n d i t o r ialla fineentrati inpolitica

Nicola Latorre

Page 3: Il fatto quotidiano

Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 3

di Sandra Amurri

N ino Di Matteo, titolare delleindagini sulla trattativa e pm

nel processo Cuffaro, nel suo in-tervento al convegno “incr imi-nato” ha definito sorprendentile dichiarazioni di autorevoliesponenti istituzionali secondocui indagare su certi fatti costi-tuisce uno spreco di risorse, ag-giungendo che è un dovere im-prescindibile accertare se loStato e la mafia - due entità chedevono sempre restare con-trapposte - in alcuni momentistorici abbiano dialogato e stret-to patti. Parole seguite all’inter -vento di Fini: ricordare Borsel-lino è un vuoto esercizio reto-rico se non si parte da una con-siderazione: essere grati alla ma-

gistratura e a ciò che oggi sta fa-cendo per continuare la suaopera. Al convegno seduto ac-canto a Fini c’era il procuratorecapo di Pescara, Nicola Trifuog-gi, con cui il presidente della Ca-mera ha scambiato le battute fi-nite nel fuorionda.Una conversazione tra amiciè divenuta di dominio pubbli-co. Sorpreso? Amareggiato?“In verità era la prima volta cheincontravo il Presidente Fini.Non siamo amici? - precisa ilProcuratore che con gentilezzaparla per ristabilire la verità deifatti e non apparire come il de-positario di un disegno politico -.?Prima del dibattito abbiamoavuto una piacevole conversa-zione sullo stato della crimina-lità e della corruzione nella pub-blica amministrazione, e gli hospiegato che esisteva un premiointitolato a mia figlia, morta dueanni fa di cancro. Poi mi sonotrovato seduto al suo fianco e Fi-ni ha fatto delle considerazionirispetto a ciò che ascoltavamo.Sono sorpreso che siano statecaptate dai microfoni, parlavacosì a voce bassa che a malape-na riuscivo a sentirlo. Si è trat-tato di una conversazione riser-vata che correttezza e anche co-dice penale avrebbero impostoche restasse tale e non perchéFini mi abbia fatto alcuna con-

fidenza. Dal video invece vienefuori un ragionamento, mentreerano riflessioni a ciò che dice-vano i relatori - soprattutto il col-lega di Palermo - che Fini ha par-ticolarmente apprezzato”.Augurandosi che le indaginisulle stragi vadano a buon fi-ne ...“Sì. Ho condiviso la necessitàche si faccia chiarezza perché ilPaese non può più conviverecon questi dubbi”.Nel video trasmesso non c’è,ma Fini ha anche detto: “Sefosse per me non farei votarele regioni del sud”.?“Di fronte al quadro che emer-geva dagli interventi si è trattatodi una battuta quasi scontata. Seè per questo ha anche aggiuntoche occorre rifiutare i voti ap-poggiati dalle orga-nizzazioni criminali?Si può, forse, noncondividere che lapolitica debba rifiu-tare i voti mafiosi?”Al termine del conve-gno, ci racconta unaragazza delle associa-zioni antimafia, Fini èandato a stringere lamano a Di Matteo in-vitandolo a continua-re con la tenacia e ladeterminazione diun vero pm.

Da Mills ai diritti Mediaset

fino alle ombre di mafia:

i guai del premier

D ovunque si giri, lato penale e lato civile(lodo Mondadori), Berlusconi ha guaigiudiziari. Lato penale: è imputato di

frode fiscale al processo Mediaset sui presunti costigonfiati per l’acquisto dei diritti tv. Per l’accusasarebbero stati accantonati soldi in nero all’estero esarebbe stata falsata l’immagine della società peragevolare la quotazione in Borsa, nel ‘96.

In questo processo si è “tolto” altre imputazionicon una delle leggi ad personam: ladepenalizzazione del falso in bilancio. Prescrizione(grazie all’ex Cirielli), aprile 2012. Da una costoladell’inchiesta “Mediaset” è nata “Mediatrade-Rti”.Si aspetta l’avviso di conclusione delle indagini, cheè l’anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. Ilpremier è anche imputato, per corruzione in atti

giudiziari. È accusato di aver comprato il testimoneDavid Mills, già condannato, per lui il lodo Alfanonon era compreso, in primo grado e in appello.Prescrizione a marzo 2011. Il timore più grossoper il Cavaliere arriva dalle Procure di Firenze,Palermo e Caltanissetta che stanno indagandosulle stragi del ’92-’93 e sulla trattativa Stato-CosaNostra.

“L’AT O M I C A” DI FINIIl fuorionda: esplosive le dichiarazioni di Spatuzza“Il premier confonde il consenso con l’immunità”

di Alessandro Ferruccie Carlo Tecce

Siamo a Pescara. È il 6 no-vembre. Si celebra la gior-nata conclusiva del “P re -mio Borsellino”. Sala gre-

mita, clima rilassato, un nugo-lo di telecamere (due di PacotVideo), pacche sulle spalle eampi sorrisi: al tavolo della ce-rimonia il presidente della Ca-mera, Gianfranco Fini, siedeaccanto al procuratore dellaRepubblica, Nicola Trifuoggie al sindaco di Pescara, LuigiAlbore Mascia. Ma l’attenzio-ne dell’ex leader di Alleanzanazionale è dedicata soprat-tutto al primo, con il quale par-la, scherza, ricorda, si confron-ta. Rivela.Fini: “A Scampia c’è un altrosacerdote che si chiama DonAniello e di cognome Manca-niello, ed è un personaggio co-me questo (Don Luigi Merola,sul legio in quel momento,ndr). Una volta è venuto unguappo e lui gli ha detto 'Ionon sono un prete, so un man-caniello!’”Applausi nella sala

Fini: “Qualche giorno fa rileg-gevo un libro sull'Italia giolit-tiana. E a Giolitti, che era con-siderato il ministro della mala-vita, un oppositore gli disse:'Lei rappresenta lo Stato... par-ticipio passato del verbo esse-re'. Efficace, no?"Trifuoggi: “Potrebbe esserer iesumata”Fini:“Infatti non escludo difarlo, citando la fonte... primao poi lo faccio”Pausa nella conversazione

Fini: “Lui è un creativo nato (siriferisce ad Aldo Pecora, inquel momento sul legio, ndr),perché il movimento lo hachiamato 'Ammazzateci tut-ti'... e sì... il talento è quello”Pe c o r a nel suo discorso affer-ma: “Noi siamo di passaggio...qua nessuno è eterno, non sivive in eterno”Fini commenta: “... se ti senteil Presidente del Consiglio siincazza”Altra pausa

Fini: “Sono un ragazzaccioio... come dicevano i greci...poco se mi giudico molto semi confronto... è così, sembrauna battuta invece è una mas-sima di vita. È l'umiltà e nellostesso tempo la consapevolez-za di vivere”SilenzioFini: “Per i ragazzi come que-sti (e indica ancora Pecora,ndr) .. è chiaro che una delu-sione a 23 anni, non alla nostraetà, ti toglie qualunque possi-bilità di credere nella vita”Tr i f u og g i scuote la testa e an-nu i s c eFini, rivolgendosi a Pe c o r a -che ha appena finito il suo di-scorso: “Con la giacca e la cra-vatta sei ancora più bravo”Fini ad Albore Mascia: “È che

con i ragazzi non parli con leparole ma con gli esempi”

Fini:“Il riscontro delle dichia-razioni di Spatuzza (il pentitoGaspare Spatuzza, ndr) ... spe-riamo che lo facciano con unoscrupolo tale da... perché èuna bomba atomica”Tr i f u og g i : “Assolutamentesì... non ci si può permettereun errore neanche minimo”Fini: “Sì perché non sarebbesolo un errore giudiziario, èuna tale bomba che... lei lo sa-prà .. Spatuzza parla aperta-mente di Mancino (riguardo aquesto passaggio, ieri il porta-voce di Fini ha specificato: “Siriferiva a quanto emerso sullastampa relativamente alle di-chiarazioni di Brusca, Cianci-mino e Spatuzza, ndr) che èstato ministro degli Interni, edi ... uno è vice presidente delCSM e l'altro è il Presidente delC o n s i g l i o . . .”Tr i f u og g i : “Pare che basti,n o . . .”Fini:“Pare che basti”Tr i f u og g i : “Però comunque sidevono fare queste indagini”Fini:“E ci mancherebbe altro”Fini continua: “No ma lui,l’uomo confonde il consensopopolare che ovviamente ha eche lo legittima a governare,con una sorta di immunità neiconfronti di... qualsiasi altraautorità di garanzia e di con-

trollo... magistratura, Cortedei Conti, Cassazione, Capodello Stato, Parlamento... sic-come è eletto dal popolo...”Tr i f u og g i : “È nato con qual-che millennio di ritardo, vole-va fare l’imperatore romano”Fini:“Ma io gliel'ho detto...confonde la leadership con lamonarchia assoluta.... poi inprivato gli ho detto... ricordatiche gli hanno tagliato la testaa... quindi statte quieto”.

Il video galeotto - e soprattuttol’audio - provengono dagli stu-di di Vincenzo Cicconi, titola-re di “Pacot Video”. Quel gior-no del “Premio Borsellino”,Cicconi era munito di due te-lecamere, una (con microfo-no) era fissa su Fini. Quando ilcontenuto registrato vienescaricato e montanto, quindialmeno quattro giorni dopo ilconvegno, Cicconi s’accor gedel fuori onda, della “bomba”.Avverte il presidente del “P re -mio Borsellino”, Leo Nodari e,dopo aver consultato gli avvo-cati, decidono di diffondere ilvideo. Prima, però, vengonotagliati una trentina di secondiche contengono frasi di Finiche non riguardano Berlusco-ni. Nodari ammette la censu-ra: “Non è il video integrale, èstato filtrato, ma ci sono le frasipiù significative e talvolta sim-p a t i ch e ”.

IL RICORDO DEL PROCURATORE

TRIFUOGGI E LA FRASE SUL VOTO MAFIOSO

GUERRA A DESTRA

Il presidentedella Camerain un convegno:il pentitocoinvolge ancheMancino. Poila precisazione

Un momento del colloquiotra Gianfranco Fini

e Nicola Trifuoggie (

Il magistratoera al fiancodell’ex leaderdi An: “Nonfarei votarele regionidel sud”

L’ira del capo: orabasta, deve spiegaredi Wanda Marra

“S ono contro le intercettazioni, figuriamoci se commento ifuor ionda”. Parere insolitamente sobrio quello di Giorgio

Stracquadanio, tra i più fedeli pasdaran di Berlusconi. In effettile dichiarazioni “r ubate” di Fini sembrano fare più effetto diquelle pubbliche e sparigliare la guerriglia tutta interna al Pdl.Fino a che punto, resta da capire. Anche se dopo il vuoto didichiarazioni che colpisce nel pomeriggio, il partito, attraver-so il portavoce Capezzone, fa un passo avanti. I fuorionda, nonsi commentano, recita un comunicato, uscito da una serie diriunioni dei vertici già previste, capitate però al momento giu-sto, ma il Presidente della Camera a questo punto deve spie-gare. “Nell’ultimo ufficio di presidenza del Pdl ci siamo espres-si all’unanimità sull'utilizzo dei cosiddetti pentiti, sull'uso po-litico della giustizia, sul tentativo in atto di ribaltare il risultatodelle ultime elezioni politiche. Quel documento per tutti noiesprime la linea di fondo del Pdl. Tocca ora al presidente dellaCamera spiegare il senso delle sue parole e se con quelle ra-gioni è ancora d’accordo". Tradotto: non andiamo dietro a con-versazioni private, ma Fini deve dire se è ancora d’accordo conla linea del partito. "Tirando in ballo Mancino - dà invece voce aisospetti il deputato del Pdl Giancarlo Lehner - Fini dimostra disapere cose sconosciute ai comuni mortali sulle accuse di Spa-tuzza". Nessun commento ufficiale da parte di Berlusconi, cheperò secondo chi gli è vicino sarebbe “nauseato” e avrebbeoscillato per tutto il giorno tra la voglia di far esplodere la rab-bia, soprattutto per il tono confidenziale usato dalla terza ca-rica dello Stato nel criticarlo con un procuratore della Repub-blica, e la consapevolezza di dover andare avanti. Tace anche ilPresidente della Camera, e lascia parlare il suo portavoce Fa-brizio Alfano (“Fini dice in privato esattamente quanto affermapoi pubblicamente"). Nessuna reazione alla richiesta ufficialedi chiarimento da parte del suo partito. Ma in difficoltà soprat-tutto i finiani. Granata si rifugia sottolineando l’”assoluta di-mostrazione di coerenza” da parte di Fini”. E Della Vedova: “Sequalcuno volesse strumentalizzare le parole rubate e proces-sare su questa base il presidente della Camera, dimostrerebbe

di non avere a cuore né le sor-ti del governo né il futuro delPdl". Chi prova a tirare acquaal suo mulino è Di Pietro, chesi spinge a dire “p re n d i a m oatto che anche il presidentedella Camera, in privato, dicequello che l'Idv da sempre stadicendo in pubblico”. Unaprovocazione che fa un certoeffetto mentre cresce la di-stanza tra dipietristi e Pd(“Niente di nuovo”, dichiarasolo Bersani). Come dire, cheFini è ormai praticamente inforza all’opposizione.

Page 4: Il fatto quotidiano

pagina 4 Mercoledì 2 dicembre 2009

avendo più referenti politiciin Rai rischiava di pagare acaro prezzo la concorrenzasui palinsesti.Sono d’accordo solo in partecon questa ricostruzione. Co-me ho detto prima, la politica èsomma di interessi e vale ancheper l’ingresso in politica di Ber-lusconi. Certo, lui aveva interes-si da tutelare e non avendo piùpunti di riferimento si è espostopersonalmente per creare un“cordone sanitario” per il suogruppo. Ma io credo che Berlu-sconi volesse davvero fare qual-cosa di politico, occupare unospazio vuoto, e possibilmenteentrare nella storia d’Italia. E gliultimi quindici anni dimostranoche, bene o male, ce l’ha fatta.Con conseguenze spesso nega-t i veTra inchieste giudiziarie e li-tigi interni alla maggioranza,ritiene che anche la stagionedi Berlusconi stia finendo?Questo francamente credo chenon possa dirlo nessuno. Siamocertamente verso il giro di boa.

Presi 11 Provenzano

boys sulla “rotta”

Palermo-Spagna

P resi 11 presunti affiliati alla famigliamafiosa di Bagheria. L’operazione è stataportata a termine dai carabinieri del

reparto operativo del Comando provinciale di Palermoe da agenti della Squadra Mobile della Questura. Iprovvedimenti restrittivi, che colpiscono esponenti diCosa Nostra riconducibili alla rete di favoreggiatori delboss Bernardo Provenzano, sono stati firmati dal gip

Piergiorgio Morosini, su richiesta della DirezioneDistrettuale Antimafia di Palermo. Gli arrestati devonorispondere, a vario titolo, di reati che vannodall'associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, alladetenzione di armi, all'intestazione fittizia di beni.Il personaggio di maggiore spicco coinvoltonell'inchiesta è Simone Castello, 60 anni, di Villabate(Palermo), già condannato per associazione mafiosa

e sottoposto a misure di prevenzione, che è statoarrestato in Spagna, nei pressi di Madrid, dallaGuardia Civil in collaborazione con i carabinieri.Nelle penisola iberica Castello gestiva una società diimport-export di frutta e ortaggi, del valore di 2,5milioni di euro, che è stata sottoposta a sequestropreventivo. Simone Castello è stato condannato permafia con sentenza definitiva nel 2005

Quando Silvio invocava i processie Bettino sibilò: “Anche i suoi?”

BOBO RICOSTRUISCE I RAPPORTI TRA CRAXI E BERLUSCONI

L a Commissione europea ha deciso di in-vestire 64 milioni di euro fino al 2013

per riconvertire a fini sociali i beni confiscatialle organizzazioni criminali. Tracciando una li-nea molto precisa e controcorrente rispetto aquella del Governo italiano, che preferisce met-terli all'asta. L’idea dell'Ue è che il recupero deibeni inneschi un circolo virtuoso, coinvolgen-do associazioni e cooperative, e abbia anche unvalore simbolico oltre che materiale. Gli euro-parlamentari Luigi de Magistris e Rita Borsellinocondividono la posizione. “Il bene riconvertito

a finalità sociali – dice de Magistris – comesosteneva Pio La Torre offre possibilità pre-ziose di lavoro in terre spesso martoriate dalcrimine oltre ad inviare un messaggio socia-le di speranza”. La Borsellino parla anche di

“uno schiaffo da parte dell’Ue controchi, in Italia, lavora per mettereall’asta e riconsegnare ai boss un pa-trimonio sottratto alla criminalità”.

BENI CONFISCATI ALLA MAFIA

L’Ue: riconvertirlia fini sociali

di Francesco Bonazzi

Una volta, di fronte a SilvioBerlusconi neo-premierche invocava “la celebra-zione dei processi”, a Bet-

tino Craxi scappò una battutafulminante: “Anche i suoi?”. Suofiglio Bobo, ex sottosegretarioagli Esteri nell’ultimo governoProdi, ha accettato di risponde-re alle domande del “Fa t t o ” sullanascita di Forza Italia.E di fronte alle nuove inchiestedi Milano ha una posizione “lai -ca”: “Mi sembrano comunqueun segno positivo, come la vo-glia di sobrietà che c’è nel Pae-se”.Allora, davvero il 4 aprile del1993 Craxi incitò Berlusconia creare un nuovo contenito-re politico, in grado di attira-re gli ex elettori del penta-par tito?Questa è la ricostruzione conte-nuta nei libri di Ezio Cartotto,che oggi viene rimessa in circo-lazione per affermare una qual-che primogenitura di BettinoCraxi sulla nascita di Forza Ita-lia. Per quanto ricordo io, ForzaItalia è stata solo il frutto del suofondatore unico. Quindi ci puòstare, a distanza di anni, di soste-nere che mio padre non scorag-giò Berlusconi. Ma non era affat-to convinto che avrebbe avutosuccesso, e in questo caso devodire che la sua previsione poli-tica si è poi rivelata errata. E poiguardi che Forza Italia non èspuntata dal nulla. Prima c’è sta-to tutto un clima favorevole allasua nascita.C’è stata Mani Pulite, a par-tire dal ’92. Le televisioni diBerlusconi cavalcarono am-piamente quella stagione eforse suo padre si sentì tradi-to dall’amico SilvioNon parlerei di tradimento, madi colpevole inerzia e di oppor-tunismo. Nel Paese stava cre-scendo un clima anti-partiti e

c’era la sensazione diffusa che leinchieste di Tangentopoli go-dessero di un ampio consensopopolare. A parziale difesa dellaFininvest, va detto che all’epocanon era neppure lontanamenteimmaginabile un qualche equi-librio di potere, anche mediati-co, tra le ragioni dell’accusa equelle della difesa, e quindi ca-valcarono l’onda montante.I telegiornali dell’epoca peròse li ricorda. Non erano quel-li berlusconiani a tirare la vo-lata ai Pm?Me li ricordo eccome. La Rai persua natura è più graduale neisuoi spostamenti, e anche inquell’occasione si mise a ventocon maggior lentezza rispetto

alle tv commerciali. Giornalisticome Brosio e Pamparana di-vennero famosi. Ma non furonosolo i telegiornali ad asseconda-re quel clima. La medesima ariatirava in programmi di punta co-me Striscia la notizia e neglishow di Gianfranco Funari. Lostesso avvenne nei settimanalidella Mondadori e ricordo anco-ra una copertina di Sorrisi&Can-zoni che diceva “Di Pietro vaiava n t i ”.Scusi l’insistenza, ma suo pa-dre non si sentì traditodall’amico Berlusconi,che in fondo molto gli do-

vev a ?Guardi, in politica il tradimentoè una categoria che non esiste,quanto all’amicizia quella èun’altra cos . Certo, sino alla finesi sentì deluso. Ci sono gli inte-ressi e la politica è anche sommadi interessi e quelli del gruppoBerlusconi sono molto corposi.La Fininvest aveva ed ha rappor-ti con tutti, perfino con il Pci econ il Pri, che stavano all’oppo -sizione. Insomma con BettinoCraxi c’era un rapporto di ami-cizia, ma non era un rapportoe s cl u s i vo .Va bene, suo padre non sisentì tradito perché era unuomo che conosceva le rego-le del gioco, ma non gli scap-pò mai neppure una battutasull’amico Silvio, duranteMani Pulite?Ricordo una volta che di fronte aun Berlusconi neo-primo Mini-stro che invocava la celebrazio-ne dei processi, mio padre sibilò“Anche i suoi?”. Ma a parte que-sto, non possiamo nasconderciil fatto che quando poi diventòlui il presidente del Consiglio, imagistrati iniziarono a prender-lo di mira. E anche questo è sin-go l a re .Insomma, alla fine che idea siè fatto della nascita di ForzaItalia? Se non è nata per mo-tivi “politici” e su consiglio disuo padre, sarà stata creataper tutelare gli interessi diun’azienda in difficoltà comela Fininvest? Un’azienda cheaveva un mare di debiti e non

GUAI DEL PREMIER

L’I N T E R RO G ATO R I O

CIANCIMINO JR E QUEI NUOVI “PIZZINI” SUL SENATORE

di Andrea Cottone

I pizzini di Provenzano e le let-tere di Don Vito in cui si fa

riferimento a Dell’Utri. Massi-mo Ciancimino è tornato a par-lare con i magistrati sicilianiconsegnando nuovi documentiprovenienti dalla cassetta di si-curezza di famiglia nel Lichtein-stein.Un interrogatorio durato oltretre ore dove il figlio dell’ex sin-

daco di Palermo condannatoper mafia è stato sentito dai pmpalermitani e nisseni che inda-gano, rispettivamente, sullatrattativa Stato-Cosa nostra esulla strage di via d’Amelio.All’interrogatorio erano pre-senti il procuratore capo di Cal-tanissetta, Sergio Lari, gli ag-giunti Domenico Gozzo e Ame-deo Bertone, i sostituti Nicolò

Marino, Stefano Luciani e Gio-vanni Di Leo, oltre il sostitutodella Dda di Palermo, AntoninoDi Matteo.Erano presenti anche ispettoridella Dia di Caltanissetta impe-gnati nel riscontro della dichia-razioni di Ciancimino ma anchedi quelle del superpentito Ga-spare Spatuzza.Le carte affidate alle mani deimagistrati sarebbero un’i n t e-grazione dei documenti depo-sitati nelle scorse settimane inprocura e coperti da segreto.Documenti “simili” ai prece-denti, in cui Vito Cianciminochiama in causa un “s e n a t o re ”al quale il boss Provenzanoavrebbe chiesto una sorta di“amnistia”.L’ipotesi è che il politico in que-stione possa essere proprio

Marcello Dell’Utri, già condan-nato in primo grado a 9 anni perconcorso esterno in associazio-ne mafiosa e il cui processod’appello vedrà la testimonian-za, venerdì prossimo a Torino,di Gaspare Spatuzza.Ciancimino jr ieri si è sofferma-to anche su alcuni investimentiimmobiliari fatti a Milano nelperiodo degli anni settanta e ot-tanta che vedono protagonistiAntonino Buscemi e Franco Bo-nura, costruttori a loro voltacoinvolti proprio in inchiestedi mafia.Intanto, a Palermo, le indagi-ni sulla trattativa proseguono eincassano i primi riscontri sulledichiarazioni di Ciancimino eSpatuzza. I pm palermitani, do-po la “visita” al comando gene-rale del Ros dei carabinieri a Ro-

ma e al centro dei servizi di in-formazione, attendono chequesti ultimi sciolgano la lororiserva sulla consegna di una se-rie di documenti richiesti daimagistrati per avere ulteriori ri-scontr i.Ad avvalorare l’impianto delleindagini, però, potrebbe essereproprio l’assenza di alcuni do-cumenti dagli archivi.

Ci sarebberoriferimenti a unpolitico referentedi ProvenzanoIl ruolo di Dell’Utri

Berlusconi, con la sua persona-lizzazione della politica e il rap-porto diretto con l’e l e t t o ra t o ,mediato solo dai mezzi d’infor -mazione, ha fatto scuola in tuttol’Occidente. Quanto alle vicen-de giudiziarie del premier, nonvoglio entrare nel merito. Peròprendiamo anche solo tutto iltormentone delle ragazze.Ecco, prendiamoloNon sono storie che mi appas-sionino, però credo che abbia-no risvegliato nella gente comu-ne una certa voglia di sobrietà.Intanto a Milano sono tornatia fioccare gli avvisi di garan-zia. Solo ieri, Formigoni, Po-destà e la Moratti. Per nonparlare dell’inchiesta sulle

bonifiche. Siamo a un passoda una nuova Tangentopoli?Potrei dirle che stando a Romanon posso certo annusare l’ar iache si respira a Milano, che co-munque è fetida in tutti i sensi...Ma non voglio sottrarmi alla do-manda. Siamo alla vigilia delleRegionali ed è naturale che tuttal’attenzione sia sui politici loca-li. In più, con la crisi economicain atto, i veri centri di spesa or-mai sono le Regioni. Però credoche sia ancora presto per parla-re di una nuova Tangentopoli.Le ripeto, sento che il Paese oraha voglia di una maggiore so-brietà nei comportamenti equeste inchieste mi sembranocomunque un segno positivo.

“Non hascoraggiatola nascita diForza Italia, manon era convintoche avrebbeavuto successo”

Bobo Craxi(FOTO GUARDARCHIVIO)

Massimo Ciancimino (FOTO ANSA)

Il figlio di don Vitoieri 3 ore davantiai magistrati: haconsegnato nuovidocumenti

Page 5: Il fatto quotidiano

Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 5

Le donne di Berlusconi

tra matrimoni

e feste a Villa Certosa

D ella parlamentare del Pdl,Elvira Savino, Berlusconi èstato testimone di nozze.

Con l’altra donna coinvolta nell’inchiestabarese, l’attrice di fiction televisiveSabina Beganovic, ha condiviso feste ecapodanni, incluso un “memorabile”2008, tra Villa Certosa e Palazzo

Grazioli. Entrambe, poi, sono moltoamiche di Gianpaolo “Gianpi” Ta r a n t i n i ,l’uomo che presentò al premier l’ormaifamosa Patrizia D’Addario. I nomi dellaSavino e della Beganovic compaiononell’indagine dell’antimafia firmata dal pmdella dda barese Elisabetta Pugliese. Ilnome della Beganovic spunta anche in

un’altra inchiesta, quella che vedevaindagato il direttore di Rai Fiction,Agostino Saccà: il nome dell’attricecompariva in un appunto nel quale sisegnalavano alcune raccomandazioni.Inchiesta – nella quale la Beganovic nonrisultava indagata –, che si concluse conl’archiviazione .

R I C I C L AG G I O :COINVOLTE A BARILE AMICHE DI SILVIO

Intestatarie di conti fittizila Savino (indagata) e la Began

O rmai gli omofobi non hanno pauraneanche dei testimoni. L’altra sera,

a Milano, un uomo di 47 anni è statopicchiato e insultato da tre ragazzi all’in-terno di un fast food. Lo avevano notatomentre, con la sua auto, si era fermatonel piazzale del cimitero di Bruzzano,luogo in cui si prostituiscono gli uomini.Avevano tentato di fermarlo già lì, ac-cendendo gli abbaglianti. Di fronte alla

sua fuga, anziché demordere, lo han-no inseguito fin dentro il McDo-nald’s di via Rubicone, che era pienodi clienti. Lo hanno fermato, preso a cal-ci e pugni in faccia e gli hanno urlatoinsulti omofobi. L’uomo è riuscito a sal-varsi rifugiandosi nell’ufficio del diret-tore. Senza vergogna.

OMOFOBIA di Silvia D’Onghia

Big Maccon gli insulti

di Antonio Massari

Due donne molto vicineal premier Silvio Berlu-sconi avevano accesodei conti correnti ban-

cari fittizi: in realtà erano uti-lizzati da un esponente dellamafia pugliese. Nelle 1600 pa-gine dell’ordinanza, firmatadal gip Giulia Romanazzi, cheieri ha portato all’arresto di 83persone, la parlamentare PdlElvira Savino risulta indagataper aver agevolato il riciclag-gio. Più defilata la posizionedell’attrice di Fiction SabinaBeganovic, che non risulta in-dagata, ma era intestataria, se-condo l’accusa, di “uno dei seiconti correnti nella filiale diBari-Palese della banca Anton-ve n e t a ”. L’inchiesta dell’Anti-mafia ha rivelato un sistema diriciclaggio pari a 220 milionidi euro, risultato del trafficointernazionale di droga e inve-stito in 35 società sparse in tut-ta Italia e ben 680 conti corren-ti. Due conti correnti fittizi, in-testati alla Savino e alla Bega-novic, erano utilizzati da Mi-chele Labellarte, imprendito-re da poco scomparso, ritenu-to dalla pm Elisabetta Puglieseuna sorta di cassiere di SavinoParisi, noto alle cronache giu-diziarie come “S av i nu c c i o ”,boss dello storico clan mafio-so Parisi. Secondo l'accusa, laSavino era conoscenza deiprecedenti penali, per reati dibancarotta, di Labellarte: “El-vira Savino”, scrivono gli in-quirenti, “nel momento in cui

ha acconsentito all'intestazio-ne fittizia del conto corrente10024G della banca Antonve-neta, di fatto nella disponibili-tà del Labellarte, ben conosce-va i problemi giudiziari neiquali era stato coinvolto que-st’ultimo ed era perfettamenteconsapevole, anche perchè ri-baditoglielo dallo stesso inte-ressato, che l'imprenditorenon poteva esporsi diretta-mente nella conduzione degliaf fari”.La parlamentare era quindiconsapevole e riceveva un“cor rispettivo”: “la concessio-ne della carta di credito Ame-rican Express collegata allapromozione Alitalia con adde-bito sul conto di Michele La-bellar te”, per esempio, oppu-re “aiuti finanziari” per 3.500euro, alcune “ricariche telefo-n i ch e ” e persino il pagamentodel biglietto aereo per il voloAirOne “Roma-Bar i”. Intercet-tando Michele Labellarte edElvira Savino, gli inquirentisentono parlare di una Sabina,quandoi due discutono dellachiusura di un conto corrente:“Ma un'altra cosa, siccome ioquesta raccomandata ce l'hoqui per Sabina”, dice la Savino.“Tu l'hai presa per Sabina?”,chiede Labellarte. “No, per-chè io ho solo la cartolina cheserve a ritirare la raccomanda-ta”, risponde la Savino.Michele Labellarte non era unpersonaggio secondario dellamala barese. Al contrario. Ba-sti dare un'occhiata alle inter-cettazioni ambientali tra il

boss Savino Parisi e ai capi diimputazione, nei quali si parladi “stabile inserimento nell'or-ganigramma del soldalizio Pa-r isi-Stramaglia”. Il ruolo di La-bellarte è finanziario: "Nel cor-so della loro ancestrale e pre-stigiosa carriera criminale, Sa-vino Parisi e Angelo Stramagliahanno accumulato un patri-monio discretamente cospi-cuo; in parte reinvestito inproprietà immobiliari; in par-te costituito in denaro contan-te affidato a Michele Labellar-te. Scelta determinata anchedal suo incisivo inserimentonel tessuto socio politico edeconomico locale".Inserimento che non riguardasoltanto la Savino, ma ancheun ex esponente del Csm, no-to avvocato vicino al centrosi-

FORMIGONI E LO SMOGPROVE TECNICHE DI INDAGINE

nistra, Gianni Di Cagno, inda-gato per impiego di denaro diprovenienza illecita, per avercoperto, in qualità di legale diLabellarte, alcune sue opera-zioni. Esattamente come perl'avvocato Onofrio Sisto, ex vi-cepresidente della Provincia(Pd), fratello del parlamentarePdl, nonché avvocato difenso-re del ministro Raffaele Fitto,Francesco Paolo Sisto. Label-larte stava puntando a un nuo-vo, lucroso affare, che miravaalla costruzione di un villaggiouniversitario per 3.500 stu-denti. Anche un imprenditore

POLITICA E AFFARI

di Gianni Barbacetto

E ccolo, eccolo. Il tanto desiderato,agognato, scongiurato avviso di ga-

ranzia al presidente Roberto Formi-goni è arrivato”. Il “Celeste” dà l’an-nuncio con enfasi, sventolando il fo-glio arrivato dalla Procura di Milano.Lo agita platealmente, tenendolo condue dita, in piedi, davanti ai giornalisticonvocati d’urgenza per un’i m p rov -visata conferenza stampa. Poi si siede,per le spiegazioni e per le polemichedel caso. Ma è sorridente, ironico, sol-levato. Era ben altro l’avviso di garan-zia a cui tutti avevano pensato: è loscandalo delle bonifiche a far tremareda settimane la politica lombarda, do-po l’arresto, il 20 ottobre scorso,dell’imprenditore Giuseppe Grossi.Invece l’avviso ricevuto ieri dal pre-sidente della Regione Lombardia, maanche dal sindaco di Milano LetiziaMoratti e dal presidente della Provin-cia Guido Podestà, riguarda l’ar ticolo674 del codice penale: “Getto peri-coloso di cose in luogo pubblico”, di-ce sprezzante Formigoni,cercando di buttarla inbarzelletta. In veritàquell’articolo riguarda,più in generale, l’inquina-mento del suolo edell’aria e allora l’av v i s odi garanzia è un atto do-vuto dal momento cheRegione, Provincia e Co-mune non hanno fatto

nulla per impedire il superamento deilimiti di smog previsti dalla legge.Ma il Formigoni-show è stato fattoavendo presente ben altro che l’espo-sto del Codacons all’origine di questainchiesta. Il “Celeste” ha fatto la provagenerale di altre vicende, ha messo lemani avanti su ben altre questioni. “Fi -nalmente hanno trovato il modo diincastrare il presidente della Regione.Vuoi vedere che è perché siamo incampagna elettorale?”. Altro che pol-veri sottili, però.La conferenza stampa era tutta gio-cata sull’anticipo delle eventuali ri-percussioni sul Pirellone dello scan-dalo Grossi. Una vicenda di aree in-quinate con bonifiche fatte tardi e ma-le, con fatture false e gonfiate chehanno prodotto 22 milioni di fondineri, e soprattutto con una corona dipolitici di cui si devono capire le re-sponsabilità. Già coinvolto, anche seformalmente non indagato, uno degliuomini più vicini a Formigoni, il par-lamentare Pdl Giancarlo Abelli, tito-lare con la moglie, Rosanna Garibol-

di, di un conto aMontecarlo su cuipassavano i soldi diG ro s s i .Ora gli investigatoristanno cercando dichiarire le tante coseche non quadrano,nella storia delle bo-nifiche. Perché laRegione intervienepiù volte in sostegnodi Grossi. Per l’a re aSisas di Rodano-Piol-tello, Formigoni e ilsuo assessoreall’Ambiente Massi-mo Ponzoni garanti-scono uno stanzia-

mento di 44 milioni. Per l’area SantaGiulia di Milano fanno anche di me-glio. I terreni erano stati venduti daEdison spa all’immobiliarista LuigiZunino con l’impegno che sarebbestato il venditore, cioè Edison, a so-stenere i costi di bonifica. Zunino ave-va subito girato l’affare all’amicoGrossi. Edison era tranquilla: aveva inparte già ripulito l’area. Ma quandoZunino presenta il suo piano al Co-mune di Milano, gli entusiasmi si ge-lano: l’ufficio bonifiche comunale fapresente che nel frattempo la norma-tiva è cambiata e i parametri da ri-spettare sono diventati più rigorosi.Dunque è tutto da rifare: il lavoro e,soprattutto, i conti.A questo punto, interviene però laRegione Lombardia: stabilisce cheper Santa Giulia non si devono ap-plicare le nuove regole. È sufficientenon una vera bonifica di tutta l’a re a ,ma un semplice “piano scavi”, che ri-guarda solo il terreno smosso dai la-vori. E questo alla faccia dei parametripiù rigorosi entrati nel frattempo invigore e dei veleni accumulatinell’area, dove la Montedison ha pro-dotto per anni pesticidi e prodotti al-tamente inquinanti. La Regione diFormigoni salva Edison e Zunino danuovi esborsi per mettere in sicurez-za Santa Giulia. E Grossi, l’uomo chechiama “Rober to” il presidente dellaRegione, può così proseguire tran-quillo la sua corsa.A queste vicende, non alle polveri sot-tili, pensava forse Formigoni svento-lando il suo nuovo avviso di garanzia.E alla Lega, che assiste impassibile alloscandalo: se il presidente fosse coin-volto nelle indagini, si riaprirebbe lapossibilità per Umberto Bossi di avereun candidato leghista alle elezioni re-gionali anche in Lombardia.

molto vicino a Massimo d'Ale-ma, Enrico Intini (non indaga-to), aveva tentato di entrare inaffari con Labellarte, con ilquale "aveva condotto trattati-ve personalmente".Ma chi è davvero Labellarte?Gli indagati lo definiscono un"diavolo" e lo stesso Parisi sem-bra temere per il proprio pa-trimonio affidato all'ex im-p re n d i t o re .La guardia di Finanza intercet-ta una conversazione tra ilboss e l'imprenditore: "Perchètu forse non lo sai ma la vita tuaè la vita nostra ... noi non pos-

siamo pensare un male per te... noi vogliamo la vita lunga",gli dice Parisi. Il motivo è sem-plice: "Labellarte", scrivonogli inquirenti, "rappresentaper il clan una figura di vitaleimportanza. (...) Stramagliaavrebbe consegnato a Label-larte circa sei miliardi di vec-chie lire (...)". Ma non solo. La-bellarte avrebbe dovuto "resti-tuire ‘r ipuliti’ tre milioni di eu-ro a Parisi" e contava di farloanche attraverso "l'affare dellasua vita", ovvero "l'affare uni-versitario". La sua posizione ètalmente rilevante che un gior-no, il boss Parisi, parlando conun "luogotenente", si chiede:"Ma se succede qualcosa a lui achi ci dobbiamo rivolgere ...".E' a quest'uomo che la Savino ela Began concedevano l'aper-tura di conti correnti fittizi. Unuomo che aveva conoscenzeai vertici della mafia e della po-litica locale. E non disdegnavadi frequentare l'enfant prodi-ge delle scalate sociali in salsapugliese: Gianpi Tarantini,amico della Savino, della Be-gan, e dello stesso Berlusconi.

Avvisi anche a Moratti e PodestàPer il Governatore in arrivoun avviso di garanzia da L’Aquila

A destra, Sabina Began. Sopra, Elvira Savino (FOTO GUARDARCHIVIO)

Page 6: Il fatto quotidiano

pagina 6 Mercoledì 2 dicembre 2009

di Stefano Ferrante

L e riforme devono essere condivisedalla più ampia maggioranza parla-

mentare. È questo il punto di sovrappo-sizione della mozione di Pdl e Lega e diquella del Pd che oggi vengono illustratein Senato. Per i democratici il fatto che ilcentrodestra abbia messo nero su bian-co che non intende cambiare le regoledel gioco da solo, a spallate, è un risul-tato politico, il segno del prevalere dellecolombe sui falchi della maggioranza. Ipontieri di centrodestra e centrosinistrahanno lavorato limando i testi perché inAula non sia impossibile arrivare aun’astensione incrociata, con quelli delPdl e della Lega che non votano contro ildocumento del Pd e viceversa.Negli stringati testi delle mozioni peròle riforme sono tutte da declinare, i con-

torni da definire e da riempire: la mag-gioranza mette l’accento sul rafforza-mento dei poteri dell’esecutivo, sul fe-deralismo fiscale e sulla riforma dellenorme della Costituzione sulla giustizia;i democratici – che si richiamano allabozza Violante- sul superamento del bi-cameralismo perfetto, e sulla riduzionedel numero dei parlamentari. Ma oggi laprima preoccupazione del Pd è allonta-nare lo spettro dell’”inciucio”. L’inter vi-sta a Enrico Letta che ha definito legit-timo per il premier difendersi dai pro-cessi lo ha evocato, imbarazzando Ber-sani. Per il segretario del Pd quella delsuo vice è un’inattesa accelerazione, unpiccolo strappo che complica le cose. Enon solo perché presta il fianco agli at-tacchi della minoranza interna, veltro-niani in testa, che è tornata a farsi sen-tire. Quelle parole sui guai giudiziari di

Berlusconi, arri-vate proprio men-tre il Pd del nuovocorso vola altoparlando di rifor-me, rischiano dirinnovare il so-spetto di unoscambio inconfes-sabile sulla giusti-zia, di dare un aiu-to al concorrenteDi Pietro a pochigiorni dalla mani-festazione di piaz-za contro il Cava-liere che i verticidemocratici han-no disdegnato.Non è un caso cheanche l’Idv - deci-sa a non lasciare alPd la ribalta parla-mentare - ieri ab-bia riunito in quat-tro e quattr’otto il

suo ufficio di presidenza e presentatouna sua mozione sulle riforme. “Siamopronti a parlarne” – spiega Di Pietro, madetta le sue quattro condizioni impos-sibili. Primo: non si toccano le regolesulla magistratura. Secondo: non si rein-troduce l’immunità parlamentare. Ter-zo: mai più i condannati in Parlamento.Quarto: una nuova legge sul conflittod’i n t e re s s i .Perciò la parola d’ordine del Pd è oppo-sizione durissima, senza sconti, al dise-gno di legge abbrevia - processi, su cui –ripetono i democratici - “non c’è nessu-na possibilità di dialogo”. Perché non sipossono concedere vantaggi a Di Pietro,mentre le inchieste giudiziarie conti-nuano a squassare le regioni. I bersania-ni ragionano: “Noi non possiamo ap-piattirci sull’Idv, dobbiamo parlare ai cit-tadini, fare le riforme, ma il centrodestradeve togliere di mezzo la abbrevia-pro-cessi”.Berlusconi prende tempo. Vuole capirese dal Pd c’è un’apertura, se davvero sipuò parlare di giustizia e trovare uno spi-raglio per un salvacondotto per il pre-mier, magari ampliando l’ambito del le-gittimo impedimento per ragioni istitu-zionali che gli consentirebbe di puntarealla prescrizione. Così il presidente del-la commissione giustizia del Senato Fi-lippo Berselli annuncia: “L’approvazio -ne della legge sul processo breve slitteràall’inizio del 2010”.

Regionali: le condizioni

dei centristi in Puglia

e in Piemonte

L e alleanze per le prossimeRegionali sono una delle primeprove del Pd di Bersani. E in

alcune Regioni l’alleanza con l’Udc potrebbeessere l’ago della bilancia. D’Alema la scorsasettimana aveva invitato a stringere unaccordo con i centristi in Lombardia ePuglia, pur con il sacrificio dei governatori

uscenti, la Bresso e Vendola, posto comecondizione dal partito di Casini.La Bresso, invece, sembra tuttoraintenzionata a ricandidarsi, e ha resistito alpressing del suo partito. Contro di leidovrebbero correre il leghista Cota e forse aquesto punto anche Vietti dell’Udc. Mentre inPuglia la partita è aperta, tra il Pd che vuole

candidare Emiliano (il quale incasserebbel’appoggio di Udc, Io Sud e Idv) e Vendola chenon intende fare un passo indietro e resistenell’autocandidatura, nonostante le pressionidello stesso Emiliano ad appoggiarlo. Dalcanto suo, l’Udc sarebbe pronta a sfilarsisenza l’impegno comune di Emiliano eVe n d o l a .

Il Pd, l’Udce il caso Cuffaro

VERSO L’ALLEANZA NELLE MARCHEMA CASINI DIFESE TOTÒ

di Sandra Amurri

Le Marche fanno da apri-pista all’alleanza del Pdcon l’Udc in vista delleprossime Regionali. Pa-

rola di Enrico Letta: “Ripor ta-re tutti i nostri a votare non ba-sta per vincere, più riusciamoa fare un’intesa con l’Udc piùsi concretizza l’alternativa aBerlusconi. Non andiamo conil cappello in mano da nessu-no ma stare con l’Udc è impor-tante”. Verrebbe da dire, con ilcappello in mano, no, ma nep-pure con i “cannoli” con cuiTotò Cuffaro ha festeggiato lacondanna in primo grado a 5anni “solo” per aver favoritosingoli boss e non Cosa No-stra, come sostenuto nel rin-vio a giudizio. Casini a Ballaròlo commentò così: “Posso sba-gliare ma, nella mia responsa-bilità politica, ritengo che Sal-vatore Cuffaro sia una perso-na perbene e dunque lo can-dideremo alle elezioni”. Cuf-faro fu eletto senatore e l’Udcanche grazie ai suoi voti siedein Parlamento. Riconoscenzadi cui Cuffaro gli ha subito da-to atto: “Ringrazio Casini perla passione che ha messo neldifendermi. Non posso accet-tare lezioni di morale da nes-suno”. Chi conserva ancora ilvizio della memoria ricordaanche che Casini da presiden-te della Camera, mentre erariunita la Camera di Consiglioche condannò Dell’Utri a 9 an-ni per concorso esterno in as-sociazione mafiosa, telefonòal senatore per esprimergli “ipiù profondi sensi di stima eamicizia”. Parole gradite aDell’Utri: “Provo affetto perPier Ferdinando, gli voglio be-ne, si è esposto manifestando-mi solidarietà in modo spon-taneo, sincero, disinteressa-to”. Casini disse anche: “Noi,al contrario della sinistra, dob-biamo vincere le elezioni, la si-

nistra o le vince o le vince atavolino con i ribaltoni o conl’intervento del potere giudi-ziario che il più delle volte in-terviene a fiancheggiarla. Lavera anomalia italiana non èBerlusconi ma il fatto che For-lani sia ai servizi sociali. Ri-spetto a questo, la proprietà diMediaset è un dettaglio trascu-ra bile”. Ma Casini è lo stessoche in una riunione del partitoha detto: “Dobbiamo liberarcidei corrotti, dei riciclati e dichi ha condiviso le dimissionidi Cosentino. Premesso che ri-spondere “esiste la presunzio-ne di innocenza fino a giudiziod e fi n i t i vo ” non possa averevalenza politica, premessoche i comportamenti dei lea-der non sono indifferenti inpolitica, la domanda resta. Edè: il Pd, che rivendica la difesadella legalità e la necessità del-la questione morale, non do-vrebbe pretendere da Casini

un ripensamento pubblico sucerte frasi e coerenza tra ciòche dice oggi e ciò che ha det-to, o non detto, ieri tenendopresente che la neutralità difronte a un’ingiustizia vuol di-re scegliere l’oppressore, perdirla con il vescovo sudafrica-no Desmond Tutu, premioNobel per la Pace? “I voti Cuf-faro li prende in Sicilia e noicon quelli non abbiamo nullaa che fare”, chiarisce Rosy Bin-di che da presidente del Pdnon va al No B. day mentre co-me Rosy Bindi potrebbe an-darci. “Noi non ostentiamo si-curezza o autosufficienza. Fa-remo alleanze dove ci sarannole condizioni”. Sostanza con-divisa dalla Finocchiaro: “Nonmi pare che Cuffaro sia unastro nascente del’Udc, cheoccupi politicamente un po-sto centrale, che sia l’asse at-torno al quale valutare l’alter-nativa se consegnare i governi

Prove di accordo sulla giustiziaOGGI LE MOZIONI IN SENATO CON LO SPETTRO DELL’ INCIUCIO

delle regioni al Pdl. Avere unalettura manichea dell’Udc sa-rebbe ingeneroso,sbagliato enon veritiero. È ovvio che lapolitica dell’Udc è a geome-trie variabili, è chiaro che nonsi deve essere di bocca buonama neppure discriminare inassoluto ma si deve valutarescegliendo di governare suuna serie di posizioni condivi-se”. Mentre a dissentire è Bru-no Tabacci, uscito dall’Udcper fondare con Rutelli “Al-leanza per l’Italia”: “Occor rescrivere un rigoroso codiceetico, nuove regole del gioco,impegnarsi a rispettarle e nonsolo a farle rispettare. È un’esi-genza del Pd e dell’intero si-stema politico italiano” ch econ chiaro riferimento al pre-mier ma anche a Letta aggiun-ge: “A Cuffaro va dato atto cheha accettato di farsi processa-

re, di difendersi nel processoe non dal processo”. E alla pro-posta di Dell’Utri di “m o d i fi -c a re ” il concorso esterno ri-sponde: “La forza della mafiasta anche nel poter contare sucomportamenti ambigui, nontrasparenti di pubblici ufficia-li e politici”. A proposito delracconto dell’ex moglie delsenatore del Pdl D’Alì dice:“Uno spaccato sconcertante,ne sono rimasto stordito” de-finendo il silenzio seguito del-le forze politiche di opposizio-ne “il risultato di un paese con-fuso dalle escort dai trans, dal-le leggi ad uso personale cheormai digerisce tutto, un pae-se malato che non è più in gra-do di indignarsi”. Ma anche diuna politica cinica che “cono-sce il prezzo di tutte le cosema non il loro valore” per dirlacon Oscar Wilde.

Pier Ferdinando Casini e Totò Cuffaro (FOTO ANSA)

ARRESTI DOMICILIARI

CASTELPORZIANO, L’OASI DORATA DI TRIPODIÈ finito agli arresti domiciliari sotto

l’accusa di avere intascato 4 milioni dieuro dal Colle, Luigi Tripodi, fino al primosettembre a capo del servizio Tenute e Giardinidella Presidenza della Repubblica, direttore diCastelporziano, “tenuta presidenziale” sullitorale romano, 59 km quadrati di verde, dalleparti dove sbarcò Enea. Tripodi secondo laProcura di Roma aveva trasformato quest’oasidorata in una (sua) miniera. Il parco l’acquistòil parsimonioso Quintino Sella nel 1872 dalduca Grazioli (quello del palazzo diBerlusconi). Ed è una delle residenze esternedei presidenti. Un cespite per arricchire ildirettore è stato l’abbattimento dei cinghiali, e

anche frutta e verdura rivendute per canaliirregolari, un cassiere ha confessato. Tripodi hacostruito sopra a un rudere anche un villone.Ma il segretario generale, Donato Marra,insediatosi nel 2006 con Napolitano, haspulciato i bilanci, e denunciato nero su biancoalla Procura. Lo chiarisce una nota delQuirinale, che tace, però, su un imbarazzanteterremoto: Tripodi è imparentato con GaetanoGifuni, segretario generale sotto Scalfaro eCiampi. Non l’ha assunto lui il nipote dellamoglie: c’era già dai tempi di Leone. Però ilbilancio rosso delle tenute ogni anno venivaripianato con un decreto firmato da Gifuni.Che infatti a fine serata si scopre indagato.

OPPOSIZIONE?

I democratici fermi sulno al processo breve, ilpremier cercaun’apertura sullegittimo impedimento

il fatto politicodc

Pr o b l e m i ,Tr e m o n t i ?

di Stefano Feltri

É ancora troppo prestoper delineare un

bilancio politico dellaFinanziaria ora indiscussione alla Camera.Ma è già chiaro che ilgoverno comincia aessere in difficoltà, oalmeno quella parte diesecutivo che vorrebbemodificare la legge diBilancio 2010. Acominciare dal ministrodell’Economia. GiulioTremonti ha già dovutoincassare la bocciaturanel passaggio al Senatodell’emendamento cheintroduceva la Banca peril Mezzogiorno, l’istitutocardine della politicatremontiana per il Sud.

Q uell’emendamento –riproposto alla Camera

dal fedelissimod e p u t a t o - c o n s i g l i e reMarco Milanese – o rasalta di nuovo, almeno inparte. Ma al Senato si eratrattato di uno stop quasipreventivato, perché,avendo saltato ilpassaggio incommissione,l’emendamento potevaessere approvato solosenza l’ostruzionismo delPd. Che invece si èopposto. Questa volta,invece, sono saltati 6commi su 22, perchérelativi a “nuove modalitàdi finanziamento degliistituti di creditoc o o p e ra t i vo ” ma“dovendo essere inseritenella legge finanziaria,non possono che definireuna disciplina essenzialedella materia”.

T radotto: non si puòstravolgere con un

emendamento il sistemacreditizio italiano. Unabocciatura che non è soloprocedurale, ma mina allabase il progettotremontiano. Ed è unostacolo che ha ancheuna rilevanza negliequilibri interni dellamaggioranza. Perchéproviene dal presidentedella commissionebilancio GiancarloGiorgetti, primopensatore economico diquella Lega Nord che èora il partito piùfi l o - t re m o n t i a n o .

S u 14 emendamentiproposti dal governo,

sei sembrano senzasperanza e altri seiibernati in attesa diparziali modifiche e diulteriori passaggiparlamentari. L’i n t e ramaggioranza, quindi, haqualche problema nelmodificare in corsa lapolitica economica. Ma sealla fine la Banca delMezzogiorno dovesseproprio scomparire,sarebbe soprattutto laposizione del ministroTremonti a complicarsi.

Page 7: Il fatto quotidiano

Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 7

“Il diritto di Berlusconi”

quell’inter vista-choc

del numero due del Pd

U na intervista al Corriere della sera cheprefigura un cambio di linea sullagiustizia? E’ stato lo stesso Enrico

Letta, vicesegretario del Pd a prefigurare questaintepretazione, nel suoi colloquio con Paola DiCaro: “Non si cercheranno più, come pure èavvenuto in passato - ha spiegato infatti Letta -scorciatoie per far cadere il governo e liberarsi di

un Berlusconi”. Ma il passaggio più fortedell’intervista, ovviamente, è un altro: il Pd, spiegail dirigente della nuova maggioranza, non porrà difatto obiezioni al ricorso al legittimo impedimento.Non solo: “Come ha detto Bersani - prosegueLetta - consideriamo legittimo che, come ogniimputato, Berlusconi si difenda nel processo e dalprocesso. Certo, legittimo non vuol dire né

opportuno, né adeguato al comportamento di unos t a t i s t a . . .”. Ecco perché, aggiunge il vicesegretariodel Pd, non utilizzerà come arma letale eventualiavvisi al Cavaliere: “Il capo dello Stato ha ricordatoche un governo, finché ha i numeri e la fiducia dellasua maggioranza, governa. Noi ci atteniamo aquesto»”. Quanti nel Pd concordano con questalinea?

“LETTA, NIENTE SVOLTE”Il veltroniano Tonini: “Non sono d’accordo con lui.

Il premier non deve difendersi ‘dal’ p ro c e s s o ”di Luca Telese

Chi conosce l’abituale pa-catezza di Giorgio Tonini,senatore veltro-cattolico(numero due del Pd ai

tempi in cui il leader era l’exsindaco di Roma) resterà stupi-to per questa intervista. Senzaalzare di un filo il suo abitualetono di voce, infatti, Toniniesprime grande preoccupazio-ne per una svolta nel Pd sui te-mi della giustizia “nessun orga-nismo dirigente ha discusso,né votato”.Dopo l’intervista di Enrico Let-ta al Corriere della Sera, il sena-tore più vicino a Veltroni spie-ga: “Non si può accettareil principio che l’oppo -sizione debba risolve-re i problemi e i pro-cessi di Berlusconi”:E poi, a riprova chenon si tratta di un se-gnale isolato ag-giunge: “Quelloche accade in

Puglia sulla candidatura di Ven-dola non va bene. Noi siamo na-ti come il partito delle prima-rie, ce lo abbiamo scritto nellostatuto, non possiamo rinun-ciare a questa scelta per nessuncalcolo politicistico”. E’ un se-gnale forte, un doppio affon-do: dopo il congresso, i primipassi di Bersani provocano deidissensi.Senatore Tonini, cosa succe-de nel Pd sulla giustizia?Mi piacerebbe saperlo. Certo,il tema è tornato al centro deldibattito. Non per colpa no-stra, ma per via dei procedi-menti su Berlusconi.

Qualcuno – anche a sinistra– dice che è in atto un con-flitto istituzionale.La tesi non mi convince. Fral’altro tutto è iniziato con unpronunciamento istituzionalesul lodo Alfano, il processo Mil-ls, e solo poi con i pentiti di ma-fi a .Cosa deve fare il Pd?Rompere l’incantesimo per cuida 15 anni si parla di giustizia,ma il servizio giustizia erogatoai cittadini peggiora.C’è un problema fra i magi-strati e il premier?No. Vorrei ricordare a Berlu-sconi che il centrodestra havinto in Abruzzo dopo un’in -chiesta su Del Turco. E che lostesso Del Turco, dopo un an-no e mezzo di inchiesta, aspet-ta ancora il dibattimento: inquesto caso il problema sono itempi. E’ difficile parlare di to-ghe rosse!Il Cavaliere dice che cel’hanno solo con lui.“Il governo Prodi, di fatto, è ca-duto per la crisi innescatadall’avviso di granzai a SandraMastella. Non non abbiamo gri-

dato al golpe. Ma dov’è alloraquesta giustizia a senso uni-co?Ma il centrodestra dice:ridurre i tempi dei pro-cessi.

E’ curioso. Finora halavorato per aumenta-re cavilli ed eccezio-ni, per dilazionare iprocessi di Berlusco-ni. Poi per cancellarei procedimenti conle prescrizioni...Letta dice: Berlu-sconi ha diritto a

difendersi “dal”p ro c e s s o.

Questo lo trovo inaccet-tabile. Il processo non è

un complotto “c o n t ro ”qualcuno.

Il ragionamento è: se si risol-vono i problemi giudiziaridel premier è meglio ancheper l’opposizione .“Mi spiace ma non può essereuna via. Ha presente san Tom-maso? Non si può fare un maleper ottenere un bene. E poi...”.Cosa?Per salvare Berlusconi non sipuò devastare la giustizia.Si parla di riforme condivi-se .Si può ragionare di diverse ga-ranzie in un pacchetto com-plessivo di riforme, che oranon vedo. Ma una norma sal-va-premier è inaccettabile.Il Pd sta cambiando linea?Noi non ne abbiamo discusso.Sarebbe auspicabile, di fronte aun cambiamento, assumerse-ne almeno la responsabilità. Sesi vuole questo serve una di-scussione trasparente in segre-teria e in direzione.Letta l’ha già prefigurato?“Se è così non sono d’a c c o rd o .Non è la strada. E non condivi-do neanche un’altra afferma-zione di Enrico.Quale?Quella secondo cui in passatosi è pensato a una soluzionegiudiziaria del problema Berlu-sconi. Di che parla Letta? Noinon l’abbiamo mai pensato. Epoi...Di cosa è preoccupato?Ho visto un’intervista di Ven-

Quando i democratici attaccavano: Berlusconi vada in TribunaleFINO A POCHI GIORNI FA LA POSIZIONE DEL PARTITO ERA CHE “TUTTI SONO UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE”

OPPOSIZIONE?

dola che mi ha colpito: si appel-lava alle primarie.Vogliono farlo ritirare...Questo è incredibile. L’ideache qualcuno nel nostro parti-to, che è nato per le primarie,gli neghi il diritto di sottoporsialle elezioni e addirittura dica:togliamo Vendola di mezzo...

Dicono che è il prezzo perl’alleanza con l’Udc .Se fosse così sarebbe un prezzotroppo alto. Anche perché, l’al -tra volta, Vendola vinse le pri-marie contro le segreterie. Epoi vinse anche le elezioni.Stiano attenti a non fare calcolisba gliati.

di Stefano Caselli

A ltro che riforma della giustizia. Il verocoronamento dell’era berlusconiana

sarebbe la riforma del vocabolario. Enon c’è dubbio che i consensi arrive-rebbero un po’ da tutti gli schieramenti.Un solo articolo sarebbe sufficiente:“Tutte le parole – e il loro contrario –possono avere significati diversi a se-conda delle circostanze e delle oppor-tunità, anche se pronunciate a brevis-sima distanza di tempo".Una norma ad hoc che risolverebbemolti grattacapi ad alcuni esponenti delPd, impegnati a difendersi dall’i m b a ra z-zo per quanto dichiarato da Enrico Lettaal Corriere della Sera: “Come ha detto Ber-sani, consideriamo legittimo che, comeogni imputato, Berlusconi si difenda nelprocesso e dal processo”. Affermazioniche, a vocabolario attuale vigente, ap-paiono in netto contrasto con frequentiprese di posizione di ben altro segno.

Stano, infatti, che sia d’accordo anchePier Luigi Bersani, perché appena di-ciotto giorni fa, il 13 novembre 2009, ilneo segretario del Pd aveva così com-mentato la sentenza della Corte costi-tuzionale che bocciava il lodo Alfano:“Per il Pd l’unica strada per ristabilire laserenità nel paese è che Silvio Berlu-sconi si faccia processare, essendo im-pensabile che ci sia qualcuno al di sopradella legge”.Sembrava avere le idee chiare anche An-na Finocchiaro. Il 20 maggio 2009, com-mentando l’intenzione del premier diriferire in Parlamento sul caso Mills, cosìdichiarava a Repubblica: “Berlusconi nonsi fa processare, ma in compenso pro-cessa i suoi giudici. Un ribaltamento diun sacro principio costituzionale: la leg-ge è uguale per tutti”. Quindi, alla do-manda se ritenesse opportuno chiederele dimissioni del premier in caso di con-danna, rispondeva: “Le chiederei solo difronte a una sentenza definitiva, qui sia-

mo di fronte a un giudizio di primo gra-do. Non è che tifiamo per la condanna,chiediamo solo che si possa celebrareun giudizio”. Dose rincarata l’8 luglio2009, a lodo Alfano in gestazione: “Cieravamo illusi per un attimo quandoBerlusconi aveva detto che si sarebbedifeso nel processo e mai avrebbe usatola norma salva-processi; ora è evidenteche le sue parole erano fumo negli oc-chi degli italiani”. Durissimo, poi, ilcommento del capogruppo del Pd

all’indomani della bocciatura del lodoAlfano: “Il presidente del Consiglioadesso vada a processo. Non possonoesserci scialuppe di salvataggio per lui.Non gliele costruiremo certo noi. Il Par-tito democratico si occupa di cose se-r ie”.Anche l’ex segretario Franceschini ave-va sentito il bisogno di chiosare il di-battito sull’affaire Mills invitando il Ca-valiere “a rinunciare al lodo Alfano e afarsi giudicare come ogni altro cittadi-no”. Particolarmente incisiva, infine,era stata il 28 ottobre Rosy Bindi: in-cassata la carineria del “Più bella chei n t e l l i ge n t e ” a Porta a Porta, l’ex ministrodella Salute aveva nuovamente incrocia-to il premier (ovviamente via telefono)durante Ballarò: “Lei ha un solo modoper dimostrare la legalità (a propositodel caso Mills, ndr) che continua ad af-fermare: sottoporsi come qualunquecittadino al giudizio della magistratu-ra ”.

BERSANI“Tutti i cittadini sonouguali di frontealla legge e quindiil premier devesottoporsi a giudizio”13 novembre 2009

F I N O C C H I A ROBerlusconi non si faprocessare, ma processai suoi giudici. Unribaltamento di un sacroprincipio costituzionale20 maggio 2009

FRANCESCHINI“Berlusconi dovrebberinunciare al lodoAlfano e farsi giudicarecome ogni altrocittadino”20 maggio 2009

BINDI“C’è un solo modo perdimostrare la legalità:sottoporsial giudiziodella magistratura”28 ottobre 2009.

“Nuova lineasulla giustizia?Non se n’èdiscusso. Chi lavuole lo dica inmodo chiaro”

Un dietrofrontinaspettato: “Nullada obiettareal legittimoimpedimento”

Giorgio Toninivisto da Manolo

F u c e c ch iÈ uno degli uomini

di puntadei veltroniani:

“Non ci sonocomplotti delle

toghe rosse”

Page 8: Il fatto quotidiano

pagina 8 Mercoledì 2 dicembre 2009

Da Andrea Rivera

a Dario Fo

Tutti gli interventi

I l No Berlusconi Day ieri ha incassatoieri l’adesione anche di CarloLucarelli, “il mitico Lucarelli” s c r i vo n o

su Facebook. Lo scrittore si unisce alle altreadesione illustri incassate finora: Dario Fo eFranca Rame, Ascanio Celestini, DanieleSilvestri, Antonio Tabucchi, Mario Tozzi, MoniOvadia, Dario Vergassola. Si inizia a delineare

anche una scaletta degli interventi dal palco.Di certo parleranno Salvatore Borsellino, ilmagistrato Domenico Gallo, “I ragazzi diCorleone”, il comitato “No ponte”, idipendenti Eutelia, un “giornalista”(probabilmente un corrispondente di unatestata straniera) uno “studente e unap ro fe s s o re s s a ”. Per la parte artistica si aspetta

la conferma di Roberto Vecchioni chedovrebbe suonare dal palco mentre sonocerti gli interventi di Fo e Rame, J-Ax degliArticolo 31, Moni Ovadia, Andrea Rivera,Stefano Disegni, l’autrice satirica FrancescaFornario. Beppe Grillo ha assicurato la suapresenza anche se non sarà sul palco ma inpiazza.

No B.Day alzail tiro: “Tu t t ia San Giovanni”

Il corteo finirànella piazza più grande

di Federico Mello

Il dado è tratto e la decisionepresa: si va a Piazza San Gio-vanni, la piazza romana pereccellenza della sinistra ita-

liana. Il No B. Day ha scelto: ilcorteo che chiederà le dimis-sioni di Silvio Berlusconi (“De -ve dimettersi e difendersi, co-me ogni cittadino, davanti aiTribunali della Repubblica perle accuse che gli vengono rivol-te”) partirà come previsto daPiazza della Repubblica, manon si concluderà a Piazza delPopolo - “è troppo piccola” di -cono dall’organizzazione - manella piazza del Primo Maggio edei Girotondi. Il confronto conla mobilitazione animata daNanni Moretti nel 2002 è ine-vitabile. “Le prenotazioni - di-chiarò il regista a una settimanadall’evento - e i segnali che ar-rivano da tutta Italia ci hannoconvinto che serviva un luogopiù grande”. Anche la grande

piazza dei Girotondi virò daPiazza del Popolo a Piazza SanGiovanni. Solo che i girotondi,allora, avevano spalle più gros-se: in piazza c’erano i banchettidel sindacato, mentre PieroFassino, segretario Ds, dichia-rò: “Cari amici sarò con voi aPiazza San Giovanni e con mesaranno moltissimi iscritti, elet-tori e dirigenti Ds”.Discorso diverso per il No Ber-lusconi Day, che non ha padrifamosi se non la maschera diSan Precario che ieri ha preci-sato su Facebook: “Ho saputoche all’Infedere di Gad Lernerdefinendomi l’anonimo fonda-tore del No-B Day. Vorrei soloprecisare che, tecnicamente,non sono anonimo ma sempli-cemente incorporeo (cometutti i santi del resto)”. Non han-no, i ragazzi del No B. Day, l’ap -poggio del Pd che pur espri-mendo in molti casi simpatia ri-mane su posizioni ondivaghe:“Se non fossi presidente del Pd

andrei in piazza” le parole diRosy Bindi. Non solo. Anche sela mobilitazione incassa l’ade -sione di importanti dirigentidella Cgil, Marigia Maulucci,Carlo Podda, Gianni Rinaldini eNicola Nicolosi, il sindacatonon si è mosso con la sua famo-sa macchina organizzativa cheha sempre garantito piazze pie-ne. Netta comunque la presa diposizione degli esponenti Cgil:“L’alterazione dei rapporti tra ipoteri dello Stato il perenneconflitto tra esecutivo e magi-stratura, la proposta di legge sulprocesso breve, sono un attac-co palese alla democrazia ed al-la libertà di questo Paese. Taleattacco attraversa anche gli as-setti economici e sociali”.Gli organizzatori comunquevanno avanti per la loro strada.Sono forti dei numeri, assicura-no che 700 autobus stannoscaldando i motori (“sono giàpa gati”) e che è pronto ancheun traghetto dalla Sardegna e al-

La manifestazione dei Girotondiin piazza San Giovanni a Roma

(FOTO ANSA)

Le tangenti di Romiti diventano il premio di produzioneL’EX PRESIDENTE FIAT E L’EX DIRETTORE FINANZIARIO MATTIOLI DEVONO RISARCIRE CENTO LAVORATORI

cuni treni speciali dal Nord edalla Sicilia. Ieri, inoltre, hannoincassato la copertura in direttadell’evento da parte di RaiNe-ws24 e SkyTg24. Ma a loro de-nunciano “I telegiornali ci stan-no oscurando” in un volantinodistribuito ieri pomeriggio da-vanti alla sede Rai di Viale Maz-zini: “Perchè ha più importanzaun convegno di partito al qualepartecipano 20 persone comecapita continuamente che unamanifestazione autorganizzatacon già più di 300.000 aderen-ti?”. Chiedono un incontro aMasi: “Non è in palazzo” r i-spondono in portieneria. Scen-de a parlare con loro Carlo Ver-na, del sindacato dei giornalistiRai: “Sono disgustato di ciò chesuccede al Tg1” dice.Almeno è sventato il Sì Berlu-sconi Day. L’avevano lanciato ildue onorevoli Pdl Valducci eStraquadanio sempre per il 5 di-

cembre, anche questo in piazzadella Repubblica. Ora Valduccidice ha Libero che l’evento è ri-mandato per “evitare problemidi ordine pubblico” dopo le mi-nacce ricevute. Straquadranio,invece, in tv ammette che la lo-ro era “un’iniziativa dadaista”.Scherzetti da parlamentari chenon turbano i No B. Day ormaiusciti ufficialmente dal virtualee in attesa del verdetto dellaPiazza. Di Piazza San Giovanni.

CRONACHE

NVIOLENZE

21enne violentataa Milano

U na ragazza di 21 anniè stata aggredita e

violentata lunedì aMilano. La giovanesarebbe stata avvicinatada uno straniero,rapinata e costretta ad unrapporto orale. “Lemisure mediaticheadottate dal ministroCarfagna si dimostranoinsuf ficienti”, ladenuncia dell’Ar cigay.

INFLUENZA

Muore bimbodi due anni

U n bambino di dueanni, affetto

dall’influenza A, èmorto l’altra sera aLecce. Il piccolo avevamanifestato i primisintomi venerdìscorso, sabato era statoricoverato in ospedale.Secondo i medici ilbambino non soffrivadi altre patologie.

CAMORRA

Sgominatoclan Terracciano

S ono stateuf ficialmente

chiuse le tendopoli aL’Aquila. Ieri laProtezione civile hasistemato in albergo gliultimi 13 sfollati delterremoto del 6 aprile.Il ritardo nellosmantellamento (ilgoverno aveva parlatodi fine settembre),secondo ildipartimento per leemergenze si deve adun migliaio dicittadini, che harifiutato le soluzionipr oposte.

CIRCO TOGNI

“M a rc e re m ocon gli elefanti”

L a concessione nonarriva, ma arriva la

minaccia: “Marcer emosu Roma con 20elefanti, 50 cavalli econ tigri e cammelli”.Parola del circo Togni,che si è visto negarel’autorizzazione amontare il tendone apiazzale Clodio, aRoma, per motivi dicongestionamentodell’area. Minaccia cuiil sindaco Alemannoha rispostopr ontamente:“Troveremo un’altraarea idonea”. Almenoagli animali saràrispar miataun’ulteriore fatica.

l 27 novembre la Cassazione ha con-dannato definitivamente l’ex presi-dente della Fiat Cesare Romiti e l’exdirettore finanziario Francesco PaoloMattioli in sede civile a pagare1508,78 euro (più interessi legali) aciascuno dei cento lavoratori dell’A l-fa Romeo e della Fiat che avevanofatto causa all’azienda per danni mo-rali e materiali nel processo di Torinoper le tangenti e i bilanci falsi delgruppo. Tutto nasce dalle indaginidel pool Mani Pulite su alcune so-cietà della holding di Agnelli nel1992-’93. L’inchiesta poi passa percompetenza alla Procura di Torino.

Qui, il 9 aprile 1997, il gip FrancescoSaluzzo, con rito abbreviato, con-danna Romiti a 1 anno e 6 mesi eMattioli a 1 anno e 4 mesi per falso inbilancio e finanziamento illecito aipartiti. Il 28 maggio 1999 la Corted’appello conferma le condanne, ri-ducendo quella di Romiti a 11 mesi e20 giorni e quella di Mattioli a 1 mese“in continuazione” con i 20 mesi pat-teggiati a Milano per le mazzette del-la CogefarImpresit sugli appalti dellametropolitana. Il 19 ottobre 2000 laCassazione mette la parola fine alprocesso Fiat, rendendo definitiva lacondanna di Romiti e dichiarandoprescritto il reato per Mattioli. Con-fermata anche la condanna a risar-cire i danni morali e patrimoniali ailavoratori degli stabilimenti Fiat e Al-fa di Arese, Pomigliano, Torino, Ter-moli e Modena (parti civili con gliavvocati Lamacchia, Giannangerli,Marpillero e Bonetto) e i danni pa-trimoniali a un medio azionista (as-sistito dall’avvocato Andrea Galas-so). Danni “da liquidarsi in separatasede”, cioè davanti al giudice civile.Poi, nel 2002, il governo Berlusconidepenalizza di fatto il falso in bilan-cio. I legali di Romiti chiedono ai giu-dici di Torino di cancellare la con-danna del loro assistito e il 4 dicem-bre 2003 la Corte d’appello di Torinoè costretta a prendere atto che “il

fatto non è piú previsto dalla leggecome reato”. Il falso in bilancio at-tribuito a Romiti era pari allo 0,08%del patrimonio netto della Fiat e allo0,7% dell’utile: la nuova legge ha le-galizzato i falsi in bilancio che nonsuperino l’1% del patrimonio netto oil 5% dell’utile. Ma tutto questo, al-meno in sede civile, non conta. In-fatti prima il Tribunale civile (31 di-cembre 2002) e poi la Corte d’a p-pello civile di Torino (2 dicembre2003) condannano Romiti e Mattiolia risarcire gli operai dell’Alfa: il pre-mio di produzione della Fiat, all’e p o-ca dei fatti, era agganciato all’a n d a-mento del bilancio aziendale, dun-que era stato decurtato per effettodei falsi in bilancio provocati dai fon-di neri accantonati dalla Fiat per pa-gare le tangenti. Il 5 ottobre scorso lacausa è approdata alla III sezione ci-vile della Cassazione. Romiti e Mat-tioli erano difesi dagli avvocati Fran-zo Grande Stevens, Anita De Luca edEdoardo Pontecorvo, che hannochiesto di cancellazione della sen-tenza d’appello.Ma il loro ricorso è stato respinto:hanno vinto i lavoratori dell’Alfa edella Fiat, difesi dagli avvocati La-macchia e Marpillero. “Questa sen-tenza – commenta lo Slai-Cobasdell’Alfa di Arese - ci dà più forza nel-la battaglia che stiamo conducendo

con tutti i lavoratori del gruppo Fiatcontro licenziamenti, cassa integra-zione continuata, chiusura di stabi-limenti, precariato, salari da fame esupersfruttamento. Lo stabilimentodi Arese non deve chiudere. Chie-diamo alle istituzioni e alla magistra-tura di non voltare le spalle alle lotteoperaie: come è possibile che la Fiat,dopo non aver pagato una lira perl'Alfa, dopo aver avuto solo per Arese2 mila miliardi di lire di soldi a sbafodallo Stato, oggi ‘ve n d a ’ Arese but-tando sulla strada gli ultimi mille di20 mila operai e contemporanea-mente rimanga proprietaria dellastessa area dell'Alfa, il tutto per in-cassare un'altra caterva di soldi pub-blici con Alfa Romeo-Expo 2015?”.Lo Slai-Cobas critica poi aspramenteSergio Marchionne, “il cui pianoavallato anche dalla ‘s i n i s t ra ’ si è ri-velato per quello che è: la fabbrica difatto è chiusa da tempo e ora si parladella Panda al posto delle vetture Al-fa. Il ‘gra n d e ’ Marchionne non fa checopiare Romiti, quando portò adArese la Y10 al posto delle vettureAlfa e fu l’inizio della fine”. Lunedì 7dicembre, lo Slai-Cobas di Arese or-ganizza una manifestazione alla Scaladi Milano “con i lavoratori dell’A l faRomeo e delle altre fabbriche, con igiovani, gli studenti e i centri socia-li”. (m. trav.)

Sabatoarriveranno700 autobus,un traghettodallaS a rd e g n ae treni speciali

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Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 9

Intanto prosegue

il processo

per il rogo di due anni fa

I l processo per la strage dell’acciaieriaThyssenKrupp, il rogo che la notte del6 dicembre 2007 provocò a Torino la

morte di sette operai, dovrebbe – s a l vosorprese – arrivare a sentenza entro laprimavera del 2010. L’imputato numero uno èl’ad di Thyssen Italia Harald Esphenan,imputato di omicidio volontario con dolo

eventuale. Il manager, interrogato lo scorso 4novembre, ha sostanzialmente ammesso di nonaver investito nelle strutture dello stabilimentotorinese – in procinto di essere chiuso etrasferito a Terni – un milione e mezzo di eurogià stanziati nel bilancio 2006/07. Di fronte allaCorte d’Assise è ora in corso l’esame dei testidella difesa, quattro dei quali – peraltro – finiti

nel registro degli indagati per falsatestimonianza lo scorso 17 novembre. Ieri hadeposto il medico aziendale Nizai Mansour.Secondo la sua deposizione la Thyssen diTorino era uno stabilimento dove siprendevano provvedimenti di prevenzione esicurezza ambientale “senza risparmiare unalira”.

STESSA AZIENDA, NUOVO DRAMMA:UN MORTO ALLA THYSSEN DI TERNI

Proclamato oggi lo sciopero di 24 ore nello stabilimento

di Elisabetta Reguitti

Ventiquattro ore di asten-sione, oggi, dalle attivitàproduttive nella Thys-senKrupp acciai specia-

li di Terni dopo la morte diDiego Bianchina (31 anni) av-venuta ieri alle 12. Una de-cisione presa dagli stessi col-leghi di lavoro dopo l’incon-tro avuto con la proprietà chesi è svolto ieri sera, dopoun’intera giornata di presidiodell’industria. I compagnidell’operaio hanno aspettatodi sapere cosa fosse esatta-mente accaduto al dipenden-te. A una prima ricostruzionedei fatti, raccontata al Fa t t oQuotidiano da AlessandroRampiconi della Fiom Cgil,sembrerebbe che i vertici del-lo stabilimento abbiano am-messo la loro responsabilità.Che Diego stesse svolgendoun’attività “straordinar ia” diprelievo di acido cloridrico

da uno dei contenitori che,erroneamente, conteneva an-cora piccole quantità di un’al-tra sostanza. Una combina-zione di due elementi chimiciche ha provocato una terri-bile reazione e la conseguen-te esalazione che ha portatoalla morte per soffocamentodi Diego, soccorso da altridue lavoratori finiti in ospe-dale. Subito dopo l’accaduto isuoi compagni hanno imme-diatamente deciso di iniziareun presidio: quattrocentooperai dello stabilimentoThyssen di Terni (dove lavo-rano in oltre 2 mila) sonousciti dalla fabbrica e hannooccupato la strada. Un gestoper richiamare l’attenzionedell’intera opinione pubblicaoltre che la volontà di espri-mere la piena solidarietà per ifamiliari del giovane uomo.Perché è ingiusto morire la-vorando: una vera ingiustiziamorale e civile che il padre di

un bambino di un anno nonfaccia più ritorno a casa. Ma èaltrettanto grave che qualcu-no usi e strumentalizzi l’ar go-mento della crisi per spostarel’attenzione dal tema della sa-lute e sicurezza sul lavoro,per abbassare la guardia e illivello d’attenzione.Intanto, però, ieri è toccato aDiego che alla Thyssen di Ter-ni lavorava al reparto depu-razione dove confluisconotutti i liquidi di scarto dellalavorazione siderurgica. Ac-que sporche, sostanze oleosee acidi che prima di esseresmaltiti vengono trattati. Mal’incidente di Diego è acca-duto all’esterno dello stabili-

mento siderurgico dove si èsprigionato l’infernale mixchimico. Nessuna fiamma,nessun incendio come inve-ce è tragicamente accaduto,alla fine del 2007, ai colleghidella sede “distaccata” dellaThyssen di Torino. Terni in-fatti è la casa madre. Oltre unsecolo di attività nel settoredegli acciai inossidabili. Daqui escono gli enormi rotolidi materiale utilizzato un po’per tutto: dall’arredo urbanoagli elettrodomestici. Chi co-nosce lo stabilimento diceche negli ultimi anni sono sta-ti effettuati investimenti e am-modernamenti. Ma ciò nontoglie che sul tema della si-

curezza il livellodi attenzione de-ve essere sem-pre mantenutoalto. Molto altorincara il segre-tario provincialedella Fiom Cgildi Terni AttilioRomanelli. “Seogni giorno ac-cadono gravi in-

cidenti e se gli operai conti-nuano a morire significa chec’è qualcosa che non funzio-na”. Romanelli parla della ne-cessità di ripensare alla rior-ganizzazione del lavoro. “Latutela della salute andrebbecostruita giorno dopo giornocosì come la cultura della si-c u re z z a ”. La crisi invece haeliminato persino il dibattitopubblico e politico sul tema.E sono in molti, all’indomanidi una nuova tragedia, a chie-dersi quanto fosse necessarioindebolire il nuovo Testo Uni-co sulla sicurezza – frutto dellavoro dell’allora ministro Ce-sare Damiano – sul versantesanzionatorio. Cosa che, inqualche modo, deresponsa-bilizza manager e imprendi-tori sul versante della tuteladella sicurezza dei propri la-voratori. Intanto il contatoredelle vittime del lavoro, pub-blicato da Articolo21, prose-gue la corsa: 964 morti,964.254 infortuni e 24.106invalidi dall’inizio dell’annofino a ieri sera. Con la mortedi Diego.

Gli operai di Terni in protesta, ieri, dopo la morte del loro collega (FOTO ANSA)

Diego Bianchina,31 anni, soffocatoda esalazioni di acidocloridrico e altresostanze chimiche

CRONACHE

In Finanziaria spunta “Difesa spa”LA SOCIETÀ POTRÀ GESTIRE AREE DEL DEMANIO MILITARE PER IMPIANTI ENERGETICI, NUCLEARE COMPRESO

di Antonio Massarie Carlo Tecce

A vevano tentato a luglio la via or-dinaria del disegno di legge per

consultare il Parlamento, poi la re-tromarcia improvvisa, eppure ilprogetto era scritto e già benedettoda Ignazio La Russa. Il passaggiodella Finanziaria al Senato, supera-te le forche caudine della Commis-sione e l’opposizione del Pd, spaz-za via qualsiasi dubbio: si può fare,entro dicembre sarà costituita la so-cietà “servizi Difesa spa”. Nel testoora in discussione alla Camera, pri-ma dell’approvazione definitivadella legge di bilancio, all’articolo 2il progetto è descritto senza vela-ture: “Ai fini dello svolgimento

dell’attività negoziale diretta all’a c-quisizione di beni mobili, servizi econnesse prestazioni strettamentecorrelate allo svolgimento dei com-piti istituzionali dell’a m m i n i s t ra-zione della difesa e non direttamen-te correlate all’attività operativadelle forze armate, compresa l’A r-ma dei carabinieri, da individuarecon decreto del ministro della Di-fesa di concerto con il ministrodell’Economia e delle Finanze...nonché delle attività di valorizza-zione e di gestione, fatta eccezioneper quelle di alienazione, degli im-mobili militari, da realizzare ancheattraverso accordi con altri soggettie la stipula di contratti di sponso-rizzazione, è costituita la societàper azioni denominata “Difesa Ser-

vizi Spa”, con sede in Roma. Il ca-pitale sociale della società di cui alpresente comma è stabilito in 1 mi-lione di euro e i successivi even-tuali aumenti del capitale sono de-terminati con decreto del ministrodella Difesa, che esercita i dirittidell’azionista”. Questa è la struttu-ra portante, semmai dei ritocchipotrebbero cambiarne la fisiono-mia, ma nella sostanza siamo dinan-zi a una spa con azioni interamentesottoscritte dalla Difesa, ma con unvero consiglio di amministrazione– di nomine ministeriali – con unostatuto più o meno variabile. Daquel cda passeranno contratti disponsorizzazione, compravenditaimmobiliare, conversione a nuovouso di aree militari dismesse, pe-

nitenziari abbandonati. Circa cin-que miliardi di euro da amministra-re. Quel che preoccupa, e chel’onorevole Rosa Villecco Calipariha denunciato in commissione, ri-guarda la possibilità di gestire inaree di demanio militare – quindisottratte al controllo di organi am-ministrativi e istituzioni – impiantienergetici: ovvero centrali nuclearie termovalorizzatori. E in tema diprivatizzazioni, almeno in sensogiuridico, nel prossimo Consigliodei ministri sarà approvato il de-creto legge che istituisce la Prote-zione civile spa. La bozza è stataconsegnata ieri a Palazzo Chigi.Tutto pronto. Nonostante il mini-stro Tremonti sia scettico sull’o p e-ra z i o n e .

Cicinelli,funzionar iosempre inpistanonostantel’ar re sto

A volte ritornano. Comese mai fossero andati

via. Alberto Cicinelli, exdirettore generale Inail inpensione da due mesi,prepara l’ennesima appa-rizione. Sempre su poltro-ne di prestigio. Pare gra-direbbe un posticino nelCda dell’Inail o di un altroente previdenziale. Anto-nio Di Pietro e l’Italia deivalori lanciano l’allarme espediscono un’inter roga-zione al ministro compe-tente, Maurizio Sacconi.La memoria è breve, così ipeccati scompaionoall’istante. Pochi ricorda-no che il funzionario Ci-cinelli, nel pieno di ManiPulite, fu arrestato (50giorni di carcere più do-miciliari) con l’accusa dicorruzione e concussio-ne: tangenti, circa 740 mi-lioni di lire, versate da DeBenedetti (all’epoca re-sponsabile della Olivetti).La confessione di Cicinellifu immediata, non pro-prio esaustiva: lui era ilcollettore, i destinatarierano “personaggi di piùalto livello”. Nemmeno lasospensione di 5 anni, ilmassimo previsto dall’al-lora normativa, impedì aCicinelli di rigenarsi e ri-tagliarsi uno spazio nelmedesimo istituto. E’riammesso in servizio ilprima possibile, ovveronel maggio del ‘98, dal di-rettore generale pro tem-pore, Roberto Urbani: gliaffida un ruolo marginale– di studio – fin quandonel 2000 il processo è pre-scritto. Così la carriera diCicinelli prende slancio:nuovi affari da rifiutare,nuovi immobili da com-prare. Nel frattempo glivengono versati oltre 800milioni di lire per i 5 annidi “c o n ge l a m e n t o ”. A qua-ra n t ’anni dall’ingresso inInail per concorso pubbli-co, per un periodo di tran-sizione, il ministro Mauri-zio Sacconi nomina diret-tore generale l’ex funzio-nario. A settembre, a 67anni compiuti, cade l’inca-rico perché scocca l’o radella pensione. E Sacconis’affretta a sfogliare i cdadisponibili. Presto dovràrispondere all’inter roga-zione di Antonio Di Pietro(Idv) che, oltre a ricostrui-re la storia professionale egiudiziaria di Cicinelli,chiede e aspetta rispostascritta: “E’ ammissibileche il Cicinelli si stia atti-vando per essere nomina-to consigliere dell’Inail?Quali iniziative ha assuntola Corte dei conti, sapen-do che egli ha confessatole sue malvessazioni? Il mi-nistro assicuri i dipenden-ti dell’Inail: Cicinelli tornao non torna più?”.

I FAMILIARI DI TORINO di Elisa Battistini

“QUESTA È LA VERA SENTENZA”“I l processo Thyssen è finito ieri. Con

l’ottavo morto dopo i sette di Torino”.Laura Rodinò ha perso il fratello Rosario nelrogo avvenuto tra il 5 e il 6 dicembre 2007.“L’incidente a Terni – continua – è un tetroanniversario a quasi due anni da quella notte.Anni trascorsi invano. I dirigenti dell’aziendasono ancora lì, ma non dovrebbero più lavorare.Hanno un altro morto sulla coscienza: questa èla vera sentenza”. Antonio Boccuzzi, che al rogodi Torino è sopravvissuto e ora è parlamentare(Pd) rivive un momento orribile. “Provo rabbia eamarezza perché nonostante i protocolli sullasicurezza le cose non cambiano. La nostratragedia avrebbe dovuto insegnare moltissimo.

Mentre invece si fanno addirittura passi indietrosul Testo unico. Il governo Berlusconi lo harivisto, dimezzando le sanzioni anche per gliincidenti da soffocamento, come appare quellodi Terni”. E sull’azienda tedesca, Boccuzziconstata: “Ha goduto di tutte le agevolazionipreviste dalla legge sfruttando contratti diapprendistato, lavoro interinale, possibilità diprepensionamento. Ma alla Thyssen si muorea n c o ra ”. La Rodinò va giù pesante: “Ora chitestimonierà per la difesa, al processo di Torino,avrà sulla coscienza una persona in più. Anchequesto ragazzo, come mio fratello, quandoandava a lavorare era ignaro di mettere inpericolo la propria vita. Tutti i giorni”.

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pagina 10 Mercoledì 2 dicembre 2009

COMPROMESSO MONDADORIPer ora Fininvest non pagherà, ma Cir ottiene

una fideiussione che la soddisfa. Ecco le strategiedi Antonella Mascali

Tregua giudiziaria tra laFininvest e la Cir:l’azienda di Berlusconipuò continuare a non

pagare i 750 milioni che devealla società di Carlo De Ben-detti, per lo scippo dellaMondadori. Il maxi risarci-mento è stato stabilito dallasentenza di condanna, emes-sa in primo grado, dal giudi-ce del Tribunale civile di Mi-lano, Raimondo Mesiano. Ie-ri, davanti alla Seconda Corted’appello, la corazzata di av-vocati e consulenti Fininve-st, capitanata dall’ex giudicedella Consulta, Romano Vac-carella, ha tirato fuori unaproposta per non sborsarequei soldi, che non sono bru-scolini neppure per Berlu-sconi. All’inizio dell’udienza,a porte chiuse, il presidenteLuigi De Ruggiero ha chiestoalle parti di verificare se cifossero le condizioni per unaccordo sulla sospensivadell’esecutività della pena e

la difesa Fininvest ha propo-sto la concessione di una fi-deiussione bancaria per l’i n-tera somma, cioè di una ga-ranzia per la Cir di riscuotere(in caso di conferma di con-danna del Biscione) i soldidovuti, compresi gli interes-si. Pausa dell’udienza. L’a l t racorazzata di legali e periti,quella della Cir, con in testagli avvocati Elisa Rubini eVincenzo Roppo, sono uscitidall’aula senza dire una pa-rola ai giornalisti che li asse-diavano, si sono infilati in uncorridoio, hanno confabula-to per una decina di minuti esono rientrati. Hanno fattosapere che in linea generalesono disposti a non avviare laprocedura, laboriosa, per in-cassare il risarcimento, ma incambio hanno chiesto cer-tezza sulla brevità dei tempidi una sentenza nel meritodella causa civile, cosa cheha detto di volere anche ladifesa Fininvest.I giudici De Ruggiero, WalterSaresella e Cristina Pozzetti si

sono impegnati a pronun-ciarsi sulla conferma o menodella sentenza Mesiano, en-tro il 2010 e hanno già fissatoper il 23 febbraio la primaudienza di merito. Se avesse-ro dovuto seguire il calenda-rio naturale delle cause asse-gnate alla Seconda Corted’appello civile, quella Finin-vest contro Cir sarebbe statafissata nei primi mesi del2012, cioè due anni dopo.Ma il 22 dicembre prossimole parti torneranno davanti ai

GIUSTIZIA AD PERSONAM

L’ingegnere

I CONSIGLIDE L L’AVVOCATO ROPPO

Il presidente della III sezione dellaCorte d’Appello di Milano Silocchi

legge la sentenza Mondadori:un anno e 6 mesi per Previti,

Acampora e Pacifico e due anni e 8mesi per l’ex giudice Metta (FOTO ANSA)

di Alfredo Faieta

N essuna novità decisiva nell’udienza di ieri sul-la richiesta di sospensione del pagamento dei

750 milioni di euro richiesta da Fininvest dopo lacondanna per la corruzione giudiziaria nel co-siddetto Lodo Mondatori. Com’era lecito atten-dersi, la società del Biscione non scucirà neppu-re un euro per il momento, ma ha accettato dirilasciare a Cir una fideiussione per l’intera som-ma, che sarà presentata in udienza il prossimo 22dicembre per la convalida. Per sapere se effet-tivamente Fininvest dovrà pagare la somma bi-sognerà attendere il ricorso, che dovrebbe tener-si il prossimo 23 febbraio 2010. Una vittoria tat-tica per Cir, almeno secondo l'interpretazioneche ne dà l'azienda, e che si inserisce in una stra-tegia precisa, affinata nelle scorse settimane eche metteva già in conto una conferma della nonesecutività immediata della sentenza che con-danna Fininvest a pagare i 750 milioni. Ma anchela psicologia dei soggetti coinvolti conta.E ne è consapevole l’avvocato Vincenzo Roppo,difensore di Cir, che la considera uno dei fattoriper arrivare all’obiettivo strategico della confer-ma in Corte d’Appello dell'entità del risarcimen-to. Una visione che il legale ha tenuto a precisareproprio a De Benedetti in un carteggio riservatoche Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare, dove ifreddi toni legali lasciano spazio ad argomentipiù espliciti. Il legale si dimostra conscio delledelle aspettative dell'editore di Repubblica e cer-ca di rassicurarlo sull'andamento di questa ulti-ma fase di una battaglia iniziata vent'anni fa. “Ca -ro Carlo, ecco alcune considerazioni”, scriveRoppo in un appunto per una riunione che do-vrebbe tenersi nei prossimi giorni: la battagliasulla sospensiva è solo un passaggio provvisorioe concentrarsi troppo su quella non conviene,nonostante gli ottimi argomenti giuridici a favoreper ottenere il pagamento della somma. D’al -tronde la variabile legale, èquesto il pensiero chiavedell’avvocato, non è quelladecisiva in questo appello:troppo elastici e discrezio-nali i criteri e troppo sbilan-ciata su una conferma dellostatus quo la giurisprudenzapassata. A cosa servirebbeaccanirsi? Metterebbe sottoeccessiva pressione, soprat-tutto mediatica i giudicichiamati a decidere su unasomma rilevantissima - e Rai-mondo Mesiano ne sa qual-

cosa -, con il rischio che il nervosismo salga e lalucidità perda il passo: molto probabilmente ilgiudice si orienterà per la soluzione più capace disottrarlo a fattori di pressione o ansia da respon-sabilità e di lasciarlo il più possibile sereno.Non dev’essere, insomma, obiettivo di Cir for-zare lo status quo in questo passaggio interme-dio, mettendo subito Fininvest nella condizionedi dover pagare sull'unghia una cifra che cause-rebbe non pochi problemi reperire in breve tem-po. Muovere le cose è sempre più responsabi-lizzante e ansiogeno, che lasciarle ferme. Psico-logia spicciola, si dirà. Ma i giudici hanno unapsiche e anche l’avvocato Roppo ne è consape-vo l e .Secondo Roppo è meglio difendere la serenitàdei giudici con un atteggiamento più conciliantee, questa è sotto traccia l’arma psicologica deldifensore, ottenere poi un risultato finale posi-tivo grazie ad un atteggiamento più conciliantedei giudici, che potrebbero sentirsi in qualchemodo in 'debito' con Cir per aver non aver agi-tato le acque riguardo la sospensione del paga-mento. Una visione che appare sicuramentepragmatica ed eccessivamente realistica ma, edè questo il punto, il fattore psicologico dei giu-dici ha il suo peso in una vicenda che opponedue tra i più ricchi e influenti imprenditori ita-liani, uno presidente del Consiglio l'altro editoredi un quotidiano tra i più importanti. Non solo:se anche Cir avesse la cifra in mano ora, i soldisarebbero comunque di fatto bloccati fino allasentenza di appello, che potrebbe modificare itermini economici in senso peggiorativo per lasocietà di De Benedetti. Che a quel punto sareb-be costretta a ripagare parte della somma con gliinteressi legali, pari al 3 per cento, perdendociqualcosa. Insomma sarebbe stata “una vittoria diPirro – secondo Roppo – o addirittura una scon-fitta mascherata da vittoria”. A Cir resta ora dagestire quella che, nel dibattito pubblico, po-

trebbe essere letta come un in-toppo processuale, ma “l'impat -to mediatico si potrà gestire con-ve n i e n t e m e n t e ”, è l’opinionedel legale. Che preconizza, severrà confermata la sospensio-ne, almeno la richiesta di una ga-ranzia da parte di Fininvest sullasomma in discussione, per allon-tanare lo spettro di qualsiasi ma-novra del Biscione diretta a sot-trarre i propri beni al servizio deldebito Cir. Appunto, la fideius-sione concordata ieri con Finin-ve s t .

giudici perché la Cir si è ri-servata di accettare questaintesa temporanea (come haspecificato in un comunica-to), solo dopo aver letto il de-posito e le modalità di fi-deiussione. Per la Fininvest,una sospensiva temporaneadel risarcimento era stata de-

cisa il 27 ottobre scorso,dall’altro presidente di sezio-ne, Giacomo Deodato, in vi-sta dell’udienza di ieri. La so-luzione tampone della fi-deiussione, però, non è pia-ciuta per nulla a Fedele Con-falonieri. Il presidente di Me-

diaset si è lamentato dopo unincontro all’Università Catto-lica di Milano: “È una cosache comunque sia danneggiala Fininvest, che non ha piùla libertà che aveva primasotto il profilo finanziario. Lafideiussione è una garanzia ela garanzia costa, blocca lacapacità di credito per quellac i f ra ”. Per quanto riguarda leripercussioni su Mediaset,Confalonieri ha detto che laquestione è un po’ diver sa“perché Fininvest possiedemeno del 40 per cento. Co-munque danneggia”. Ma ilprofessor Vaccarella, al ter-mine dell’udienza avevaspiegato, con toni forti, chela concessione della fideius-sione è l’unico modo per“evitare uno spargimento disangue, che non è utile inquesto momento. A noi – haconcluso – interessa una de-cisione sollecita e questo in-teresse ce l’ha anche la Cir.La Corte è disponibile e pre-feriamo giocare a bocce fer-me”.

Il Cavaliere

O B I E T T I VO :RIDURRE LA CIFRAI n attesa del procedimento di appello, pre-

visto per febbraio 2010, le parti si sonoaccordate per congelare la somma con unafideiussione (si veda l'articolo qui sopra), mail team dei difensori del gruppo Fininvest è allavoro per cercare di sovvertire le tesi dellaholding di Carlo De Benedetti, la Cir, accoltedal giudice Raimondo Mesiano in primo gra-do. Non solo entrando nel merito degliaspetti legali, ma ragionando anche sulquantum, per ricostruire, e smontare, il ra-gionamento economico che ha portato allacifra contesa. E magari porre le basi per unaeventuale transazione stragiudiziale chechiuda la partita una volta per tutte. Se non sipuò evitare il risarcimento - e questo sembraquantomeno improbabile, essendoci unasentenza definitiva della Cassazione che cer-tifica l'avvenuta corruzione giudiziaria - sicercherà almeno di pagare il meno possibile,erodendo quanto più si riuscirà la somma di750 milioni di euro stabilita da Mesiano, chemetterebbe in seria difficoltà anche una so-cietà molto liquida come la holding finan-ziaria che controlla l'impero berlusconiano.Per rifare i conti la difesa del Biscione hachiamato Roberto Poli e Paolo Andrea Co-lombo, entrambi manager vicini a Silvio Ber-lusconi (il primo, attuale presidentedell’Eni, come consulente; il secondo è unmembro del consiglio di amministrazione diMediaset).A quale conclusione sono arrivati i due con-sulenti? Sono due i punti decisivi che do-vrebbero servire a smontare le tesi seguitedal Tribunale. Il prima è che, anche seguen-do il procedimento di calcolo utilizzato daigiudici, e mutuato da quello Cir, la sommaalla quale si giunge sarebbe inferiore di circa155 milioni di euro a quella stabilita. Unadecurtazione che porterebbe a 595 milionil’ammontare, dai 750 ora sta-biliti. Non moltissimo, ma ègià qualcosa. Il calcolo attuale– sostengono Poli e Colombo– non sarebbe ammissibileper la quantificazionedell’eventuale danno, perchénon terrebbe conto, secondoi consulenti, di fattori econo-mico finanziari che ben pocohanno a che fare con il pre-sunto “danno da indeboli-mento della posizione nego-ziale di Cir” citato nella sen-tenza. Tra l'inizio e la fine della

vicenda Mondadori, ovvero tra quando glieredi Formenton decidono di consegnare laMondadori nella mano di De Bendetti equando, ribaltando la propria posizione, de-cidono invece di consegnarla a Berlusconi,con tutti i successivi seguiti legali, la situa-zione economica del Paese cambia, ancheda un punto di vista macroeconomico. E diquesto bisogna tenere conto nel calcolo delr isarcimento.Da un lato, proprio in quel periodo, la guerradel Golfo del 1990 aveva depresso le pro-spettive economiche, e il crollo degli indicidi borsa ne fu testimone; dall’altro, nel trien-nio 1988-1990, le aziende oggetto dell’ac-cordo presentavano forti differenze nell’an-damento dei conti: Arnoldo Mondatori edi-tore in quel periodo aveva visto diminuiredel 40 per cento il suo margine operativolordo (da 191 miliardi di lire dell’88 a 115 del90) mentre Repubblica aveva registrato unacrescita del 40 per cento (da 57 a 80 miliardidi lire) e l’Espresso non aveva mostrato chia-ri segnali di trend, e analoghe considerazionisi possono fare per Finegil (quotidiani lo-cali). Tutte considerazioni di cui il Tribunalenon avrebbe tenuto conto in sede di quan-tificazione del danno. La conclusione, dopovalutazioni molto complesse, è che il valoredel pacchetto dell’Espresso, del 50 per cen-to di Repubblica e del 50 per cento di Finegilsarebbe stato acquisito da Cir ad un prezzoinferiore al dovuto già ai valori del 1990 -quantificato in 79 miliardi di lire – e tanto piùnel 1991, per effetto di tutte le mutazioni discenar io.Ma questa è soltanto una bozza di relazionetecnica, fatta da due manager (e non da av-vocati) e che quindi serve a confrontarsi conlo scenario peggiore, quello in cui il risar-cimento viene confermato e quindi si può

soltanto cercare di limar-lo.Ma ai piani alti del Biscio-ne non hanno perso tuttele speranze che, magaricon un miracolo, qualco-sa possa cambiare questasituazione che – come hadetto ieri il presidente diMediaset Fedele Confalo-nieri – incide in manieranon irrilevante sulla “li-bertà finanziaria” delle so-cietà berlusconiane.

(Alf. Fai.)

Confalonierinon gradisce:“Fininvestnon ha piùla libertàfinanziariadi prima ”

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Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 11

due milioni di persone. “Queidati spingerebbero qualunquegoverno responsabile a convo-care un Consiglio dei ministristraordinario – dice Donato Mo-sella dell’Alleanza per l’Italia, ilnuovo partito di Francesco Ru-telli – invece la maggioranza sichiede se sia il caso o meno dirifare il look al Tricolore”.

previsto che si deliberi sulle autorizzazioni entro60 giorni al massimo, il ministero potrebbe ser-virsi di ulteriori 30 giorni in caso di necessarieistruttorie. I tempi si allungheranno anche per-ché il commissario europeo Antitrust sta percambiare: al posto dell’olandese Neelie Kroes de-ve arrivare lo spagnolo Joaquin Almunia. Dopo ilpronunciamento europeo, anche il ministero do-vrà prendere una posizione: “Ma non è detto chea quel punto Cielo potrà andare in onda”, precisail viceministro. Lo staff di Sky è cauto: Davey silimita a ricordare che l’Agcom, authority per lecomunicazioni, ha già inviato l’autorizzazione atrasmettere il canale via satellite e che tutto è inregola dal punto di vista legale. Il responsabileprogrammi di Cielo, Riccardo Chiattelli, dice disentirsi “come uno che ha passato la giornatadavanti allo sportello del comune, ma le porte sisono chiuse quando era il mio turno. Siamodispiaciuti”. La linea di Sky è che si tratta solo diuna questione burocratica. “Perché non hannochiesto le autorizzazioni con un paio di mesi dianticipo?”, chiede Romani. Chiattelli rispondeche il tempo medio per ottenerle di solito è dicirca due settimane.Cielo, nelle dichiarazioni ufficiali, mantiene unalinea diplomatica, ma è difficile non leggere nelcomportamento del governo un altro atto dellaguerra sulle tv tra Berlusconi e Murdoch, tradigitale e satellite e – quindi – tra Rai-Mediaset eSky. Nel gruppo di Murdoch sospettano che,visti i precedenti, il conflitto d’interessi del pre-sidente Berlusconi stia tornando a pesare. Nonsarebbe la prima volta che l’attività di governoviene declinata in favore di Mediaset: basti ri-cordare il decreto “salva Rete4” del 2003; gliincentivi statali per i decoder (la società che lidistribuisce è controllata al 51 per cento daPaolo Berlusconi) del 2004; la legge Gasparridel 2005; la “ex Cirielli”, sempre nel 2005 che,tra le altre cose, consentì l’estinzione del reatoper avvenuta prescrizione nel processo “dir ittitv Mediaset” e l’ultima, in diretta concorrenzacon Murdoch, cioè la legge del 2008 che au-

TERMINI IMERESE:OPERAI IN RIVOLTACONTRO LA FIATMarchionne non cambia idea,

basta auto dal 2011

D ice l’Istat che ci sono 2 milioni di di-soccupati, un tasso di disoccupazione

dell’8 per cento. Eppure il ministro ClaudioScajola dice che stiamo meglio di altri paesi. Haragione: la media della zona dell’euro è 9,8 percento. Ma il nostro tasso di occupazione, cioè ilnumero di persone che partecipano al mercatodel lavoro, resta tra i più bassi d’Europa al 57,6per cento. Le persone attive, quindi quelle chepossono restare disoccupate, sono meno che

altrove. E soprattutto nelle statistiche sulladisoccupazione è molto difficile tenere ilconto dei precari non rinnovati, dei neolaureati che fanno stage infiniti, di quel ter-zo di Pil in nero che significa posti di lavoroe profitti che non figurano da nessuna par-te. Quindi, forse, è più corretto limitarsi adire che siamo diversi dagli altri paesi. Nonmigliori.

CRISI (IN)FINITA di S . F.

Due milionidi disoccupati

di Marco Franchi

Nell’incontro di ieri tra ivertici Fiat, i sindacati e ilgoverno, le notizie per ilavoratori di Termini ime-

rese non sono state buone.L’amministratore delegato diFiat, Sergio Marchionne diceche continuerà a confrontarsicon il ministro dello Sviluppoeconomico, Claudio Scajola,per lavorare insieme, nei pros-simi 20 giorni, alla messa a pun-to del piano industriale per l’Ita -lia. E sostiene che l’azienda to-rinese “conferma l’impegnoper il paese”. Ma le sue posizio-ni sulle fabbriche e sull’eccessodi capacità produttiva installata(600 mila veicoli all’anno fab-bricati in sei stabilimenti diver-si) non cambiano di una virgola.L’amministratore delegato diFiat ribadisce che i margini diazione sono limitati dal conte-sto competitivo in cui lavoranogli stabilimenti italiani: il Lingot-to farà dunque “il meglio” pos -sibile considerando “gli stabili-menti e le strutture che ha”.Nessuna marcia indietro, dun-que, sulla decisione di fermarela produzione di auto a TerminiImerese. La conferma di Mar-chionne che in Sicilia non si pro-durranno più automobili a par-

tire dal 2012 ha scatenato l’im -mediata reazione degli operaidella Fiat. In poche ore, circa500 lavoratori si sono radunati,nel pomeriggio, davanti ai can-celli della fabbrica per protesta-re contro la scelta della dirigen-za torinese di proseguire solo fi-no al 2011 la produzione dellaLancia Ypsilon, senza certezzesulla successiva (ed eventuale)riconversione. Il futuro di Ter-mini, denunciano i sindacati, èsempre più incerto: in caso diriconversione vi si potrebberoprodurre cabine per trattori,componentistica per auto o al-tri veicoli. Oppure potrebbe es-serci un centro di stoccaggio.Commenta così Renata Polveri-ni, segretario generale dell’Ugl:“L’impegno di Fiat per l’Italia, ri-badito da Marchionne, deve tra-dursi nella salvaguardia di tutti iposti di lavoro e delle attivitàdelle fabbriche, a partire da Ter-mini Imerese”. E ha aggiunto:“Vogliamo capire con chiarezzacome l’azienda intende incre-mentare la produzione di auto egarantire la sopravvivenza difabbriche come quelle del sud”.Un duro attacco arriva invecedal presidente della regione Si-cilia, Raffaele Lombardo: “Miaspetto che il ministro dello Svi-luppo economico Claudio Sca-

jola e il sindacato tengano duro,perché l’atteggiamento di Mar-chionne è inaccettabile”. DiceLombardo: “Se facessimo lasomma di quanto la Fiat ha in-camerato di cassa integrazionee di altro ci sarebbe da stare po-co allegri”. La strategia di delo-calizzazione dell’azienda di To-rino – che sta investendo su unostabilimento acquisito da pocoin Serbia –mira a risparmiare suicosti fissi. Oggi Fiat Group Au-tomobiles (la società che con-trolla i marchi Lancia, Alfa Ro-meo e Fiat) produce complessi-vamente circa due milioni divetture nel mondo. In Italia (cin-que stabilimenti e 21.900 di-pendenti) le auto prodotte in unanno ammontano a circa 645mila unità: il resto va suddivisoprincipalmente tra Polonia (unimpianto, 600 auto prodotte e5.800 dipendenti) e Brasile (unimpianto, 700 mila auto prodot-te e 8.700 dipendenti). E i postidi lavoro più a rischio, secondo isindacati, sono proprio quelli diTermini Imerese. Quindi lo Sta-to deve intervenire: la Fiom an-nuncia uno sciopero nazionale.Il sindacato dei metalmeccaniciha chiamato a raccolta indu-striali, commercianti, ammini-strazioni locali, e persino laChiesa per manifestare in Sicilia

CIELO: ECCO PERCHÉ IL CANALE DI SKY NON PARTIRÀIl viceministro Romani spiega che non si tratta di uno stop burocratico. Ora deve pronunciarsi anche l’E u ro p a

contro la prossima sospensionedella produzione di automobili.A lanciare la proposta è il segre-tario della Fiom di Termini Ime-rese, Roberto Mastrosimone,che ieri era davanti ai cancellidella Fiat assieme agli operaidelle aziende dell’indotto cheprotestavano. “Non possiamocaricare – dice Mastrosimone –tutto il peso di questa situazionesugli operai. Serve una mobili-tazione generale, bisogna difen-dere la fabbrica e non consen-tire alla Fiat di abbandonare unsito produttivo attorno al qualeruota l’economia di un interocomprensor io”. Le polemichepolitiche sulla Fiat e sul com-portamento che dovrebbe tene-re il governo quando, dopo il 31dicembre, si esauriranno gli in-centivi alla rottamazione, si al-lacciano ai commenti sui datidiffusi ieri dall’Istat: la disoccu-pazione in Italia riguarda ormai

Operai delle imprese dell’indotto della Fiat di Termini Imerese (FOTO ANSA)

LAVORO IN CRISI

P ro t e s t edopo l’i n c o n t rodi ieri trail numero unodel Lingottoe il ministroClaudio Scajola

di Beatrice Borromeo

I l canale Cielo, che dovrebbe (o doveva) se-gnare l’ingresso di Sky nel digitale terrestre,

potrebbe non cominciare mai le trasmissioni.L’inaugurazione era prevista per ieri, il palinsestopronto nei dettagli: serie tv, spot pubblicitari eanche le quattro edizioni giornaliere di SkyTg24,finora visibile solo sul satellite. Ma Gary Davey,manager responsabile di Cielo, si è trovato co-stretto a comunicare che “le trasmissioni del ca-nale” non sarebbero iniziate il primo dicembre“come previsto”. Il viceministro con delega alleComunicazioni, Paolo Romani, spiega al Fattoperché il ministero dello Sviluppo economiconon ha ancora concesso l’autorizzazione a Cieloper trasmettere in chiaro: “Sky ha poco da stu-pirsi, perché quando è diventato monopolista

della tv satellita-re, ha fatto un ac-cordo con l’E u-ropa per non tra-smettere sul digi-tale. Il ministero,ricevuta la ri-chiesta di Cielo,ha riscontrato unconflitto con lanormativa euro-pea, che è ora alvaglio della com-missione Anti-tr ust”. Replica ilresponsabile co-municazione PdPaolo Gentiloni:“La verifica di ta-le compatibilitàspetta ad Agcome non ai collabo-ratori politici delv i c e m i n i s t ro ”.Romani precisache, anche se è

menta l’Iva a Sky dal 10 al 20 per cento. Anchequesta volta Sky ci rimette, visti gli impegni congli inserzionisti che non potrà rispettare (Chiat-telli parla, senza dare le cifre, di un “note voleimpatto economico”). E adesso, come semprefinora, si aspetta una contromossa: sul canale nu-mero 129 del digitale – dove avrebbero dovutotrasmettere Cielo – va in onda l’invito ai tele-spettatori che vogliono “una ventata di aria frescanella tv italiana” a scrivere al ministero dello Svi-luppo economico per protestare contro la man-cata autorizzazione governativa.

Ta n z i ,Berluscon ie lepression isullaConsob

N essuna reazione. L’ex pa-tron della Parmalat Cali-

sto Tanzi nella sua deposi-zione al processo di Parma,due giorni fa, aveva lanciatoaccuse chiare: Silvio Berlu-sconi si era speso per farepressioni sulla Consob nel2003, alla vigilia dell’esplo -sione dello scandalo Parma-lat con la scoperta che i bi-lanci del gruppo alimentareerano falsi. “Riuscimmo adottenere attenzione da par-te della Consob – dice Tanzi– anche per l’interessamen -to di Gianni Letta al qualechiesi le stesse cose che ave-vo domandato a Berlusco-ni”. Da Palazzo Chigi non siregistra nessuna smentita.La Consob è ancora guidatacome nel 2003 da LambertoCardia, più volte accusatodi essere troppo indulgentecon le vicende che riguar-dano Berlusconi (come nelcaso delle dichiarazioni amercati aperti su Alitalia).Ma per la Commissione divigilanza sulla Borsa questesono storie vecchie, la ver-sione dei fatti dei controllo-ri di Piazza Affari è che, perdirla con le parole di Cardiadell’epoca, “se c’è un falsoin bilancio e qualcuno scap-pa con la cassa, non c’è re-gola che possa impedirlo”.E anzi, ci tiene a ribadire laConsob, è stata propriol’autorità di vigilanza a faremergere lo scandalo.Le parole del Tanzi del2009, che la Consob noncommenta (anche perchéha già risposto alle doman-de sulla vicenda in un’audi -zione parlamentare nel gen-naio 2004), fanno riemerge-re i dubbi che giornali e ana-listi si ponevano alla vigiliadello scandalo: perché unasocietà che dice di avere di-sponibilità liquide di 3,5 mi-liardi non le usa per ridurre isuoi 5 miliardi di debiti? Eperché a febbraio 2003 pro-va a emettere delle obbliga-zioni che poi deve ritirareperché i mercati non le gra-discono? E come mai nonarrivava quel rimborso di590 milioni dal fondo Epi-curum delle Cayman? Si ècapito troppo tardi che i bi-lanci erano falsificati e ai de-biti non corrispondevanoattivi sufficienti a evitare ilcrac. Perché la Consob, chepure è intervenuta più vol-te, soprattutto a partiredall’estate precedente alcollasso, non è riuscita a im-pedire che gli obbligazioni-sti restassero con in manoun mucchio di carta strac-cia? Adesso Tanzi suggeri-sce il complotto: la commis-sione era influenzata daBerlusconi che era riuscitoa ottenere una tregua (suf-ficiente almeno, come haraccontato di recente “Re -por t”, a dare all’azionista diriferimento di Parmalat iltempo per mettere al sicurouna parte delle sue ricchez-ze). Ma la Consob, da sei an-ni afferma la stessa versio-ne: la commissione ha fattotutto quello che era nei suoipoteri e può solo interveni-re ex post, con poche pos-sibilità di scoprire da sola ibilanci falsi. Berlusconi noncommenta.

(Ste. Fel.)

Più tardi Cieloandrà in onda,maggiore saràl’impattoeconomico.Continua laguerra delle tv

Page 12: Il fatto quotidiano

pagina 12 Mercoledì 2 dicembre 2009

Stato e governo hanno un mo-nopolio pressoché assoluto sul-la stampa?C’è qualche giornale che ha anco-ra la possibilità di circolare anchese con enormi difficoltà. Le tv so-no tutte in mano al regime, mentrele uniche radio libere sono quelleche si occupano esclusivamentedi sport o musica. Fare informazio-ne radiofonica è praticamente im-possibile.Come è esercitato il controllo?Attraverso il dipartimento ideolo-gico del governo, che analizza tut-to ciò che ha a che fare con la vita

di Stefano Citati

D entro quegli archivi c’è molto di cui conosciamo già l’ar gomentoe probabilmente qualcosa che non immaginiamo affatto. È un

regalo anche per gli storici che, come me, studiano le condizioni deiprigionieri italiani della Seconda guerra mondiale, ma non è daescludere che vi siano informazioni più recenti che possono rico-prire un’utilità politica più immediata”. Maria Teresa Giusti insegnaStoria della Russia nella Facoltà di Lettere dell’Università d’Annun -zio a Chieti e ha scritto tra l’altro “I prigionieri italiani in Russia” (ed.Il Mulino) e, oltre a notare l’irritualità del dono del presidente bie-lorusso a Berlusconi (“di solito questi ‘re g a l i ’ avvengono con ac-cordi tra direttori degli archivi”) considera di “grande interesse gliincartamenti che in modo certosino i funzionari dell’Nkvd (poiKgb)” - la grande macchina burocratico-repressiva sovietica - “han -no raccolto per anni sulle decine di migliaia di prigionieri italiani inUr ss”. In attesa di poter avere la possibilità di vedere le carte incirillico, la professoressa Giusti cerca di ricostruire i possibili con-tenuti del poderoso archivio del distaccamento di Minsk della po-lizia politica dell’Impero comunista sovietico. “Oltre alla situazionedei militari italiani - oltre 70.000 quelli censiti nei campi di prigionia,e dei quali tornarono in Italia solo in 10.032, con il più alto tasso dimortalità tra tutti i prigionieri dei sovietici - sappiamo che ci sono leschede di tanti rifugiati politici italiani degli anni ‘30-‘40, almeno400 dei quali morirono al confino. Non è poi da escludere, anche sepiù difficile, che negli archivi periferici del sistema di sicurezzaNkvd-Kgb come quello bielorusso vi siano incartamenti di epocapiù recente, dagli anni ‘50 ai ‘70, riguardanti italiani e rapporti conl’Italia, e che sono finora sfuggiti alle ricerche degli storici, con-centrate maggiormente a Mosca (e ora meno consultabili dopo lastretta sui permessi decisa dal governo Putin-Medvedev)”.Ma anche se a questa prima tranche di documenti ne seguirannoaltre, “la mole di informazioni raccolte con pignoleria dai funzionaripolitici e della sicurezza sovietici è talmente vasta e dettagliata chequesti archivi rappresentano certo solo una piccola parte del gi-gantesco sistema burocratico dell’Urss e la percentuale dei docu-menti ancora da consultare e studiare rimane preponderante rispet-to a quello finora emerso. Il sistema degli archivi è articolata e com-plessa come la rete informativa, suddivisa in istituzioni centrali eperiferiche come quello di Minsk e nei quali sono finiti le più mi-nime attività delle persone sotto controllo: per quel che riguarda iprigionieri, si ricostruivano il tipo di trattamento e la mortalità, maanche le lezioni di propaganda comunista impartite”.

intellettuale del paese. Non solo lastampa, anche l’insegnamento eogni espressione culturale, dalteatro al cinema alla letteratura:tutto è sottoposto a un’attentacensura preventiva.Quali le forme di controllo suInternet?A febbraio è stata approvata unanuova legge sui media, in base allaquale tutti (compresi i siti Inter-net) devono essere registrati, do-po essere stati analizzati diretta-mente dall’Amministrazione pre-sidenziale. La legge esiste, ma nonsempre viene applicata in modorigido, perché il regime teme chel’Ue possa tornare ad applicare lesanzioni”.Esiste una legge che puniscechi critica direttamente il pre-sidente della Repubblica?Certo, la diffamazione nei con-fronti del capo dello Stato è punitaancora con durezza. Tra le richie-ste che abbiamo fatto al terminedella nostra missione c’è propriol’abolizione di questo reato. Maabbiamo chiesto anche trasparen-za nei processi su tutti i gravi casidi aggressione nei confronti deigior nalisti.

DAL MONDO

La storica Giusti

“DAGLI ARCHIVI DI MINSK MOLTIDATI E QUALCHE SORPRESA”

Alexandr Lukashenko, 56 anni, presidente dal 1994 (FOTO ANSA)

“LIBERTÀ DI STAMPA?SÌ, SOLO SE CLANDESTINA”I guardiani dell’informazione internazionale:in Bielorussia repressione totale e sistematicadi Alessandro Oppes

Lukashenko un leader amatodal popolo?”. Sorride incre-dulo al telefono da BruxellesMarc Gruber, direttore per

l’Europa della International Federa-tion of Journalists. La dichiarazionedi Berlusconi gli appare scioccan-te. Due mesi fa, Gruber ha guidatoa Minsk una folta delegazione dirappresentanti di tutte le più im-portanti organizzazioni mondialiper la difesa della libertà di stam-pa, realizzata con l’appogg iodell’Unesco. “Come si può defini-re popolare un tiranno di dovenon esiste un processo elettoraletrasparente e dove non si rispet-tano i diritti fondamentali dellaper sona?”.L’ultima volta che è stato rie-letto, nel 2006, Lukashenko haottenuto l’80% dei suffragi. Unasituazione prossima alla ditta-tura?Non c’è alcun dubbio. Lukashen-ko governa la Bielorussia col pu-gno di ferro da quindici anni. Eproprio a partire dal 2006, i medianon ufficiali, quelli che non sonocontrollati direttamente dallo Sta-to, sono stati esclusi dal sistema didistribuzione. Questo significache, anche se esistono alcuni gior-nali che non rispecchiano la linea

del regime, non possono esserevenduti nelle edicole, hanno unadiffusione pressoché clandestina.Da diversi anni Reporters sansFro n t i è re s ha inserito Luka-shenko nella lista dei cosiddetti“p re d a t o r i ” della libertà distampa. È una definizione checondivide?Nel modo più assoluto. Negli ul-timi tempi il regime ha fatto soloqualche sforzo di cambiamentopuramente cosmetico. Ma di veriprogressi nel campo della libertàd’espressione non se ne sono vi-sti.Esiste una posizione comunedell’Unione europea di fronte aquesto stato di cose?No, esistono delle sanzioni Ue, at-tualmente sospese. Due settima-ne fa, il Consiglio dei ministri degliEsteri dell’Unione ha deciso diconfermare questa sospensione,probabilmente nella speranza chequesto possa servire a fare in mo-do che il regime di Minsk adotti de-cise riforme in senso democrati-co. Ma la strada da fare è ancoraparecchia. Non dimentichiamoche in Bielorussia viene ancora ap-plicata la pena di morte, che ci so-no prigionieri politici, che non sirispetta la libertà di culto, oltre al-le violazioni della libertà di stam-pa”.

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prima delle elezioni della scorsa primavera, mail no del referendum irlandese dell’anno scorsoha fatto nuovamente mancare l’obiettivo. Quelno è divenuto poi sì con una nuova consul-tazione ammansita dai miliardi erogati a Du-blino dalla Banca centrale di Francoforte. “Fi -nalmente”, il processo di ratifica si è alloracompletato, salvo le antipatiche esenzioni con-cesse a Regno Unito e Polonia dallaCarta dei Diritti fondamentali, checon Lisbona cessano di rappresentareun’icona morale divenendo materiagiuridica rivendicabile dai cittadinieuropei. “Una nuova era”, commentatronfio il premier svedese di turnoReinfeldt, anche se per la verità le no-vità, al di là della suddetta Carta, paio-no limitate. Un’Europa un po’ più de-mocratica, con qualche potere in piùper il Parlamento e qualche potere diveto in meno per i governi – il chevarrà però solo dal 2017. Un’E u ro p adi basso profilo, che tra un veto e l’a l-tro ha prodotto i volti sconosciuti delbelga Van Rompuy (ieri a colloquiocon Berlusconi per una prima presa dicontatto) e della britannica Ashton al-le nuove cariche di presidente delConsiglio di lunga durata e di rappre-sentante agli Esteri. A loro il compitonon solo di custodire il “numero ditelefono dell’E u ro p a ” invocato da Kis-singer, ma soprattutto di sovvertire il

corso dei nuovi fallimenti annunciati. Il pros-simo si chiama ancora “Lisbona”, ed è l’o m o-nima “Strateg ia” lanciata dieci anni fa per eli-minare la disoccupazione in Europa entro il2010. I disoccupati sono invece saliti a 22 mi-lioni e l’anno prossimo, fanno già sapere daBruxelles, anziché avvicinarsi allo 0 per centosupereranno il 10.

NECESSITÀ E FORTUNAI DUE DIFFICILI ALLEATI DI OBAMA

La scelta del presidente Usa per l’Afghanistan:più truppe (anche italiane) ma poi il ritirodi Giuseppe Cassini

Con l’annuncio di un cre-scente impegno militare ecivile in Afghanistan, sta-notte Obama ha celebrato

l’ottavo anniversario del conflit-to. I cadetti dell’Accademia diWest Point ascoltavano impettitiil Comandante in Capo ricordareche questa non è una guerra ame-ricana bensì una minaccia globa-le, non una “guerra di scelta”ben -sì una “guerra di necessità”. Invi-sibili agli occhi dei cadetti, dietrole spalle del presidente aleggiava-no A n a n ke e Tuc he, due figure fa-miliari ai condottieri dell’anticaGrecia: a sinistra A n a n ke (la Ne-cessità, l’immutabile Fato) e a de-stra Tuc he (il Caso, la Fortuna).Se nella storia d’America c’è maistato un presidente che odia le“guerre stupide” (come ha defi-nito l’avventura in Iraq), se c’èmai stato un presidente che com-prende le “ragioni degli altri” edell’Islam in particolare (comeha dimostrato nel discorso delCairo), questi è Obama. Eppurenon può svincolarsi dalla “neces -sità” di restare in Afghanistan:perché la sua militanza progres-sista e perfino il colore della suapelle lo rendono vulnerabile allafacile accusa – tra le peggiori peruno statista americano – di esserew i m py, un rammollito. Non può ri-tirarsi subito, a costo di esser tri-turato dal “complesso militare-in-dustr iale” e dalla potenza media-tica dei suoi avversari politici, te-leguidati dalla “Banda Bush” ch egli ha trasmesso la patata bollentee ora sta a vedere se si scotta ledita. Già Cheney l’ha accusato diavere la “t re m a re l l a ” nel deciderecome proseguire l’offensiva mili-t a re .A n a n ke si fa beffa di quisquilie co-me il raziocinio e il realismo, donidi cui era carente la “Banda Bush”nel 2001 quando scelse di im-piantarsi in Afghanistan, invecedi ritirarsi appena terminato il dir -ty job. Non bastava forse sfogliareun libro di storia per scoprire che

l’altopiano afgano è disseminatodi ossa di invasori stranieri? Nonbastava sfogliare un atlante perscoprire che la “re s i s t e n z a ” com -batte a proprio agio tra quellemontagne e usufruisce del “san -tuar io” pachistano come retroviasicura? Non bastava ascoltare gliesperti locali per scoprire che gliaffiliati al jihad traggono linfa dallapropria morte per moltiplicarsicome in una fissione nucleare?Per contrastare l’implacabile ne-cessità ora Obama può contaresolo sulla benevolenza di Tuc he, ilCaso, che può essere benigno omeno. Nella speranza di captarnei favori ha messo in opera una ma-novra a tutto campo: ha riunitoper nove volte a Washington ilConsiglio di guerra, ha inviato aKabul e Islamabad una decina diemissari d’alto livello, ha telefo-nato due volte a tutti i potenti del-la terra in grado di dargli una ma-no, ieri ha ascoltato i membri piùinfluenti del Congresso. Mesi emesi di fatica per soddisfare duedomande: 1) come mai un con-flitto più lungo della Secondaguerra mondiale ha prodotto ri-sultati così fallimentari? 2) qualestrategia per mettervi terminecon qualche successo?Alla prima domanda era in grado

to delle potenze circostanti.L’Italia è stata la prima – per boc-ca di Prodi e D’Alema nel 2006 – aventilare la proposta di indire unaconferenza risolutiva aperta a tut-ti i paesi della regione. L’ha ricor-dato ancora ieri D’Alema a Roma,a un seminario internazionale or-ganizzato dalla sua fondazione as-sieme all’Eni e alla Foundation forEuropean Progressive Studies. Datala qualità dei panel, ci si sarebbeaspettati di vedere in prima filamembri di governo e della mag-gioranza. Speranza vana, la poli-tica estera pare essere l’ultimodegli interessi del governo. D’al -tronde, la politica sulla questioneafgana è ingessata a una frase pro-ferita da Berlusconi all’inizio delsuo mandato: “Io sto sempre dal-la parte degli Usa ancor prima disapere come la pensano”. Quellafrase continua a rimbombare alleorecchie dei diplomatici italiani,impegnati a tutelare all’estero gliinteressi del paese; impossibili dadifendere se Berlusconi cede gra-tuitamente – per sola captatio be-n ev o l e n t i a e – il potere negozialedell’Italia (immaginereste il pre-mier spagnolo o polacco o fran-cese pronunciare una tal frase?).Coerente con questo assegno inbianco il presidente del Consi-glio, appena ricevuta la telefona-ta da Washington, ha accettato dispedire altre truppe in Afghani-stan prima ancora di conoscerela nuova strategia della Casa Bian-ca; e quindi di sapere come, dovee perché impiegarle. Una rispo-sta scontata, la sua. Già a settem-bre a New York, avendo avutomodo di sfiorare i Grandi della

terra, aveva annuncia-to di voler restare inAfghanistan “in ma-niera assolutamentedeterminata, assiemeai nostri alleati, per-ché questo ci consen-te di contare sulla sce-na internazionale”.Ecco perché arrischiala pelle dei nostri sol-dati.

Barack Obama saluta i militari (FOTO ANSA)

DAL MONDO

“Finalmente”, dopo 5 anni, ecco la nuova EuropaÈ FINITO IL “GIOCO DELL’O CA” PER FAR ENTRARE IN VIGORE IL NUOVO TRATTATO UE. ORA RESTANO I PROBLEMI

NCO N DA N N E

Il ‘banchiere delgenocidio’ ruandese

I l ruandese EphremNkezabera,

soprannominato il“banchiere delgenocidio”, è statocondannato a 30 annidalla Corte d’assise diBruxelles per i criminicommessi nel 1994.L'uomo, già direttore dellaBanca commercialeruandese, venne arrestatonel 2004.

IRAN

“I nuovi impiantisi faranno”

I l progetto di Teheran dicostruire dieci nuovi

impianti perl'arricchimentodell'uranio “non è unbluf f”. Lo ha detto ilpresidente MahmoudAhmadinejad in unaintervista alla tv di Stato.aggiungendo che l'Iranandrà avanti.

LIBIA

Carcere e multaper due svizzeri

U na condanna a 16mesi di carcere e una

multa di 2.000 dinariciascuno è stata inflitta adue svizzeri trattenuti inLibia da oltre 15 mesi perevasione fiscale. Il ‘caso’era scoppiato dopo la crisitra i due paesi scatenatadal breve arresto aGinevra, nel 2008, diHannibal Gheddafi, figliodel leader libico.

MAROCCO

Appello controil divieto minareti

I l direttoredell’Or ganizzazione

islamica per le scienze e lacultura, Abdelaziz BenOthmane Al-Twaijiri, hadefinito il divieto allacostruzione dei minaretiin Svizzera contrario aldiritto internazionale e halanciato un appello perquesto “af fronto”.Il divieto, per Al-Twaijiridanneggia gli sforzi dellacomunità internazionaleper favorire il dialogo trale religioni e le culture.

di rispondere chiunque facesseun giro in Afghanistan senza pre-concetti “occidentalizzanti”. Ilfallimento si potrebbe spiegarecon una formula di sintesi: è vanotentare la conquista del cuore edella mente degli afgani spenden-do per il loro sviluppo un decimodi quanto si spende per farli fuori.Anzi, si potrebbe andare avanticon la formula del 10 a 1: non solosi è stanziato per la ricostruzionecivile un decimo di quanto si èspeso per fare la guerra, ma diquel decimo solo un decimo è sta-to investito in progetti agricoli(unica alternativa alla coltivazio-ne del papavero). Per ogni afganola comunità internazionale hastanziato un decimo rispetto aquanto si è speso per ogni abitan-te vittima della crisi balcanica.Grazie all’inflazione indotta in Af-ghanistan dalla presenza stranie-ra, il salario medio degli afgani èoggi un decimo del più basso sa-lario percepito dai cooperantistranieri. Alle ultime elezioni soloun decimo delle schede è statodeposto nell’urna con piena li-bertà di voto, senza imposizionida parte di signori della guerra odi capi villaggio al soldo del regi-me. E per finire, solo un decimodella resistenza è composto da ta-

lebani; gli altri sono insorti pervendicare i morti del proprio clano per guadagnarsi un salario o perdifendere il territorio calpestatoda “i n fe d e l i ” in armi. Persino al difuori della vasta area a maggioran-za pashtun, la resistenza ha sapu-to imporsi come insurrezione na-zionalista piuttosto che comeun’internazionale islamista.Alla seconda domanda – qualestrategia adottare per uscire de-gnamente dalla crisi afgana –Obama ha risposto delineandoun percorso da funambolo; e dalpodio dell’Accademia di WestPoint ha cercato di venderlo alpopolo americano. Più truppeUsa e alleate (1.500 dovrebberoessere italiane) subito, da impie-gare soprattutto per rafforzarel’addestramento delle forze afga-ne. Indicazione di un orizzontetemporale, vasto ma non più in-definito, entro cui ripiegare (en-tro il gennaio 2013, ovvero subitodopo le elezioni del novembre2012, n d r, secondo affermazioni-dell’Amministrazione Obama ie-ri sera ancora anonime). Più im-pegno per lo sviluppo del paese eper la lotta alla corruzione che lodevasta. Più aiuti civili e militari alPakistan. Richiesta ai protagoni-sti regionali (Russia, Cina, Iran,India) di coinvolgersi maggior-mente nella crisi dell’AfPak. Af-Pak è una sigla di nuovo conio perfar intendere che l’Afghanistannon potrà mai essere stabilizzatosenza il Pakistan, rifugio degli isla-misti e unito al vicino – come fra-telli siamesi – da un confine ine-sistente. E la crisi dell’AfPak nonsi risolve senza un coinvolgimen-

BUONE NOTIZIE a cura della redazione di Cacaonline

PIÙ SOLE, MENO BANCHEPoveri senza sportelli, ma con smsLa maggioranza delle popolazioni povereè esclusa dai servizi bancari. Con quasi40 milioni di abitanti il Kenya ha solo400 sportelli bancari tra pubblici eprivati. In Italia ce ne sono più di 33 mila!Ma questo gap, che limita lo sviluppoeconomico, si sta colmando grazie allapossibilità di inviare e ricevere bonificidi piccole somme tramite sms.In Kenya il servizio raggiunge 3,5 milionidi persone con un giro d’affari di 290milioni di euro.Secondo uno studio realizzato da Cgap eGsma si stima che entro il 2012 i servizifinanziari in mobilità nelle economieemergenti raggiungeranno un valore

complessivo di 5 miliardi di dollari.Anche in Europa qualcosa si muove:alla fine dell’anno entrerà in vigore lanormativa europea che darà il via nei27 paesi della comunità ai sistemi dipagamento via cellulare.Baciati dal SoleIl Gestore dei servizi elettrici (Gse) hareso noto che “la potenza installatadegli impianti fotovoltaici incentivatidal Conto Energia ha superato i 700MW su tutto il territorio nazionale”.Tra vecchio e nuovo Conto Energiavengono attualmente incentivati56.285 impianti.(di Jacopo Fo, Simone Canova, Maria

Cristina Dalbosco, Gabriella Canova)

di Alessandro Cisilin

L’espressione più pertinente è stata quelladi Barroso. “Fi n a l m e n t e ”, ha detto ieri ilpresidente della Commissione europea,che in un rituale celebrato nella sua Li-

sbona ha tagliato il nastro di un Trattato attesoda un decennio. Non è un patto come gli altri.È, o vorrebbe essere, una mini-rivoluzionedell’architettura istituzionale capace di assor-bire e rendere funzionale l’Europa dei 27. Aben vedere, si tratta dell’Europa concepita dalpredecessore di Barroso, quel Romano Prodiche, dopo aver coniato l’euro, accelerò dal2004 il raddoppio dei confini europei con l’i n-gresso di altri 12 paesi. A quel processo do-vevano però corrispondere nuove proceduredecisionali: in 15 è difficile mettersi d’a c c o rd o ,ma in 27 si rasenta l’utopia. Sembrava fatta conla firma a Roma del Trattato costituzionale, manel 2005 arrivò il no referendario di Francia eOlanda e tutto andò in fumo. L’inazione mo-tivata dallo choc durò due anni, finché la can-celliera Merkel lanciò una doppia iniziativa.Una politica, con l’iniziativa europea in ma-teria di lotta ai cambiamenti climatici (anch’e s-sa in attesa di compimento curiosamente pro-prio in questo mese con l’agognato accordoglobale a Copenaghen); l’altra istituzionale,con un patto capace di oliare la macchina diBruxelles pur rinunciando alle bocciate pre-tese costituzionali. Nei suoi auspici, il Trattatodi Lisbona sarebbe dovuto entrare in vigore

La strategia della CasaBianca punta moltosulla collaborazionemilitare e civilecon Kabul

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SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

To r n a t o r eL a u re ahonoriscausaallo Iulmdi Milano

BelenFa b r i z i o( C o ro n a )mi hachiestodi sposarlo

MorattiIl patroncategorico:Balotellinon è sulmercato

WilliamsI ro n i z z aalla radiosu Rio 2016:polemichein Brasile

di Federico Pontiggia

Il postino inglese Eric Bishop(Steve Evets) è alla deriva: la mo-glie lo ha abbandonato, i figli so-no fuori controllo, la casa è undisastro. L’ultima speranza è ilsuo idolo calcistico: Eric Canto-na, ovvero Il mio amico Eric, dal 4dicembre nelle nostre sale conBim. Alla regia, Ken Loach, che a73 anni continua a offrire novitàdi pregio (la stella Cantona, in-terprete inedito per un autorerefrattario a divi e star system) ecostanti di peso: working class eaffetti. Insomma, il buon vec-chio Ken il Rosso, garanzia diqualità e sincerità cinematogra-fica, qui alle prese con una com-media (quasi) tutta da ridere:quella che gli mancava negli ulti-mi 20 anni di premiata carriera.Protagonista assoluto Eric Can-tona (strana coincidenza: i me-glio calciatori francesi, lui e Zi-nedine Zidane, hanno “mac -ch i a t o ” la propria carriera condue atti violenti: mossa di kungfu a un tifoso, il primo; la celebretestata a Marco Materazzi, il se-condo), che Loach omaggia ad-dirittura con cloni mascheratinel sottofinale: del resto, comela bandiera del Manchester Uni-ted dichiara sullo schermo, “I’mnot a man. I’m Eric Cantona”.Deliri di onnipotenza, smorzatida tanta autoironia, a parte, lapalla ideologica giocata da Loa-ch serve a finalizzare l’analog iacollettivista tra calcio, cinema evita: prima inframmezza il filmcon i gol pro Man Utd di Canto-na, ma poi il regista inglese deci-de –d’accordo con il giocatore –che la sua azione migliore è statoun assist.Scritto con il sodale Paul Laverty(collaborazione lunga novefilm), prodotto dall’abituale Pa-tricia O’Brien, Il mio amico Ericnon ha bissato a Cannes la Palmad’Oro del 2006 al drammatico“Il vento che accarezza l’erba”,ma merita un premio a furor dipopolo: per la fiducia ne “l’unio -ne fa la forza”, sul campo come

nella vita. Pur con il primo pianosui due Eric, Loach non dimen-tica la società, e davanti alla mac-china da presa continua a met-tere criminalità, disagio giovani-le e poveri cristi, smarcandosidalla prima persona singolare ditanti altri colleghi. E distanzian-doli pure, nell’intervista, pergentilezza, sensibilità e fair play:in poche parole, grande registae grande uomo.Come hai reagito quandoCantona ti ha contattato?Sono rimasto scioccato, pensa-vo fosse uno scherzo: che io ePaul (Laverty, ndr) dovessimo at-traversare la Manica per un nulladi fatto. Ma non era una presa ingiro, anzi era molto interessan-te: Eric aveva pensato a noi perun film sul suo legame con i fan,che sappiamo tutti quanto siaspeciale.E?Ci siamo presi un po’ di tempoper capire se avrebbe potutofunzionare o meno: non puoi fa-re un film solo perché provi am-mirazione per qualcuno, servo-no una storia vera e un tema por-tante. Ma poi Paul ha scritto ilpersonaggio di Eric Bishop, equella era la chiave: se Cantonaincarna il successo per antono-masia, lui è il fallimento assolu-to.Il rapporto sul set con Canto-na?Molto bello, lavorare con lui èstato semplice e divertente: nonsi è risparmiato affatto, è diven-tato parte della squadra. D’al -tronde, al cinema come nel cal-cio la mentalità è la stessa: si gio-ca in 11, non da soli.Gli hai anche rivelato la tuapassione per il Bath City, pic-cola squadra che milita nellaConference South.Finita la promozione del film,Eric è venuto a Bath per incon-trare i tifosi e raccogliere fondiper il nostro povero team: sonovenuti in tantissimi, un successosenza precedenti. Allora gli hochiesto di staccare gli scarpinidal chiodo – d’altronde, gli hodetto, hai solo 43 anni, sei anco-ra giovane! – e ritornare a segna-re per il Bath, se fossimo appro-dati al terzo turno della F.A. Cup.Ma siamo usciti con il ForestGreen Rovers: ero allo stadio, èstato un incubo, una tragedia.Devo ancora riprendermi.Panem et circenses, dicevano iromani: non teme che ancheil calcio sia una distrazionedel sistema per tenere buonoil popolo?Questione interessante. In effet-

ti, il calcio è gran parte della vitadi un tifoso, ma non credo, pur-troppo, che se glielo togliessi-mo scoppierebbe la rivoluzio-ne. Nel caso, sarei disposto a ri-nunciarvi, ma temo sia inutile,tristemente inutile.Sistema fa rima con le corpo-ration proprietarie dei gran-di club, il lato oscuro del cal-c i o.Le corporation perseguono ilprofitto e basta: soldi, soldi e an-cora soldi, e per i tifosi c’è sem-pre meno spazio. Tuttavia, il cal-cio di questi grandi club e i lorogiocatori sono i migliori al mon-do: Manchester, Liverpool,

Ritorniamo al film, Cantonanon segna, ma manda in gol ilpostino Eric: è questa la me-t a fo r a ?Certo, volevo indicare la solida-rietà quale faro del nostro vivereinsieme. “United we stand, divi-ded we fall” (l’unione fa la forza,ndr): sarà pure vecchio, ma iocontinuo a crederci. E dovrebbefarlo pure la politica: va messoda parte l’individualismo, oggialla base del consenso politico,e vanno riscoperti i benefici dellavoro di squadra.Dopo Looking for Eric (il tito-lo originale, ndr), ora è “Loo -king for Iraq”: ha in post pro-duzione Route Irish, titoloche si riferisce alla strada tral’aeroporto di Baghdad e laGreen Zone, quella che an-che il tuo connazionale PaulGreengrass porta sulloschermo con Matt Damon.Saranno due film diversi, che ap-procciano la guerra in Iraq dadifferenti prospettive. Preferi-sco parlarne dopo che l’av re t evisto, posso solo dire che i pro-tagonisti (Mark Womack e An-drea Lowe, due quasi carneadi,ndr) sono due contractor che la-vorano a Baghdad: quando unodei due muore lungo la RouteIrish, l’altro non si rassegna allaspiegazione ufficiale, e decidedi cercare i veri responsabili.Anche questo lo vedremo aCannes?Non credo sarà pronto.Venezia, dunque?Chissà…

In alto il regista Ken LoachNella foto grande

Eric Cantona (a destra)

Alla vigilia dell’uscita in sala de “Ilmio amico Eric” il regista si racconta

Il tifo, la solidarietà e “il presidente del Milan: ma come fate a sopportarlo?”Chelsea, le squadre italiane.Non ci resta che tenere separatol’amore per questo sport dallequestioni sulla proprietà deiclub. La proprietà di un impor-tante club italiano, il Milan, sichiama Silvio Berlusconi. Nonso come facciate a tollerarlo an-cora, e non intendo il presiden-te del Milan ma quello del Con-siglio: la girlfriend teenager,l’impianto di capelli, i problemicon la giustizia, di tutto e di più.Ripeto, come fate? Vistodall’estero, è semplicemente in-comprensibile, anche se il suolegame con Blair dice molto delper sonaggio.

CINEMA

KEN IL TIFOSOMr Loach: il calcio,i soldi e Cantona

in & out

L’ aria è quella bohémien di oggi e di ieri. Ilvestito dell’imperatore, che anche deca-

duto, addobba il presente con ricercatasventatezza. Se in qualche moviola polve-rosa, si potesse riavvolgere la biografia diEric Cantona, piomberebbero commissionicensorie da ogni dove. Ingrassava e dima-griva, Eric. Al ritmo della voglia e dell’inc li-nazione. Da calciatore, non sopportaval’ipocrisia del circo. I compagni ligi alla con-segna aziendalistica (sputi e pugni, non ne-cessariamente al riparo dalle telecamere),gli arbitri curiali pronti a sventolare il car-

tellino (diti medi, squa-lifiche, multe, pubblicariprovazione), i tecnicisordi alla bellezza. DiHenri Michel, transitatosulla strada ai tempi del-la Francia, Eric vergò unindelebile epitaffio: “E’uno spaventoso coglio-ne”. Gli altri, i tanti altri

che con Eric il pazzo non legarono o pro-varono con incerti risultati a blandìrlo perrinchiuderlo in gabbia, non lo ingannaronomai. “Incompetenti”, “C i a l t ro n i ”, “M i s e ra -bili”. Il futuro, Eric, lo disegnava in solitudine.Impulso, genio, colpo di coda in fondo a unastanza annoiata. Non aveva bisogno di con-sigli, nella prateria. In quei cento metri, Can-tona era come Basquiat sulla tela. Aggredival’idea senza preoccuparsi delle conseguen-ze. Nascevano giocate sublimi e tiri alle stel-le, reti commoventi ed errori di cui assumersiil peso in prima persona. Anche risse e calci

in bocca, se provocato: “Tua madre è unatroia e tu uno schifoso francese di merda”.Perché E. C., è ovvio, non si è mai nascosto.Padrone del Manchester United e della pro-pria esistenza, anche ora che il corpo pren-de forme sedentarie e il beach soccer, comeil pallone di un tempo, è più una distrazioneche un vero mestiere. I soldi servono a nonchinare la testa e a proseguire il vagabon-daggio. Così Eric può tifare per l’Inghilterra eper Loach, autodefinirsi anarchico di destra,girare con le tasche vuote, pagare gli ali-menti a mogli e figli lasciati in disparte, ar-rivare con la carta di credito all’appunta-mento con il caffè e far scivolare tutto il nerobollente di un’esistenza intera, dipingendoquadri da autodidatta che nei detestati sa-lotti, ricchi mecenati si litigano rilanciando asei cifre. E’ carisma, fascinazione, altro dasé. “Se i gabbiani seguono un peschereccio èperché pensano che verranno gettate in ma-re delle sardine”. Eric non ignora la meta-fora e non a caso, la frase è sua. (M. P.)

Il ritratto

ERIC, IL BOHÉMIENCHE NON SOPPORTA

L’IPOCRISIA

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IL MINI CAMPIONE TRA I GIGANTI

MESSIDONA PALLONE D’OROAi primi cinque posti, tre prodigi

del Barcellona e un fuoriuscito di recente: Eto’odi Malcom Pagani

C’è sempre un prima e un

dopo, un volo e una cadu-ta, un’intuizione da per-correre, in silenziosa spe-

ranza, fino a vedere luce, dove ilbuio si dava il cambio con l’e cl i s s i .Allora, la parabola di Leo Messi,sfrondata dai cenni biografici, èsolo l’apogeo di una storia sempli-ce. Quella di una stella che avreb-be potuto essere meteora e si è tra-sformata in costellazione, esem-pio, linea retta da seguire per nondimenticare che in fondo a noia,polemiche, errori e moviole, ri-mane una poesia. È fatta di movi-menti e anticipazioni, di pensieroe azione, di una sola fuga capacedi irretire gli avversari. Paso do-ble, Milonga, Tango. Stati d’animoe desiderio di ritmo, metri rubatial destino, divertimento da perse-guire, consapevoli che l’alter nati-va, in qualunque caso, sarebbestata peggiore. Ieri a Leo Messi, 22

anni, hanno assegnato il Palloned’oro. Più di un trofeo, meno diuna certezza. Ai primi cinque po-sti, tre prodigi del Barcellona e unfuoriuscito di recente, Eto’o. I se-condi, gli alieni, dietro. In una ter-ra di mezzo lontana dall’Italia, do-ve si litiga per le briciole, si rischial’oblio e si dichiarano guerre tracalvi per un pettine. Nessun alterego all’orizzonte, ridicolizzato iltrionfatore dell’anno scorso, Cri-stiano Ronaldo, secondo senzanessuna gloria e prodotto da labo-ratorio antitetico a Messi. Leo noncolleziona fidanzate, non cambiacapigliatura (anche se un gruppodi tifosi, lo vorrebbe riccio inomaggio alla pretesa metempsi-cosi con Maradona Diego), si sen-te sprofondare all’apparire di unqualunque nastro da tagliare, ar-rossisce, combatte con l’acne, di-vora le unghie, abbassa lo sguar-do, incasella lunghi silenzi e rispo-ste elementari davanti a verbosiquesiti di gente che esige la veritàrivelata in quindici secondi. Con-vinto che la complicazione sia uninganno, Leo non finge e noncompiace. Recita se stesso. Vole-va solo correre, c’è riuscito. Nonchiede e non pretende altro. Ven-totto centimetri dopo, al terminedella notte iniziata nel 2000, puòsorridere allo sforzo compiuto. A13 anni misurava un metro e qua-ranta. L’ormone della crescita ad-dormentato. Inibito. Il tratto delpadre Jorge, impiegato in un’in -dustria siderurgica di Rosario, unsegno di matita malinconico sulmuro. Nell’angolo della cucinamisurava i quattro figli. Com-pleanno dopo genetliaco.Con Leo, aveva smesso di tentare.Consultò i medici, smontò il pre-

sente, cercò invano denaro. Chia-mò al patto familiare un’antica cu-gina della provincia di Barcellona“Arrivo, mi dai una mano?”, infilòfigli, moglie e speranza in valigia,direzione Spagna. Allora dalla cur-va delle occasioni possibili, a cam-biare segno e colore all’esistenza,dal nero e rosso del Newell’s Old

Boys indigeno all’a m a ra n t o - bl u ecatalano, giunse il direttore spor-tivo del Barcellona, Carles Rexa-ch. Un’imprenditore, più che unfilantropo. Uno che a forza di pa-sti malmangiati ed epopee tran-scontinentali con i contratti nellave n t i q u a t t r ’ore, aveva perso in-nocenza, criniera e convenevoli,

imparando a decidere in un se-condo. Vide il prodigio, deglutì,scelse, passò alla cassa. In societànon parlò a lungo. “Se non lo ac-quistiamo immediatamente, sia-mo dei coglioni”.Un bar in faccia al mare, un tova-gliolo unto, due firme, tre profili.Padre, figlio e Zio d’Amer ica.

Stretta di mano, volo. Così, dopopromesse e ritorni, abbracci e bu-rocrazie, lo imbarcarono definiti-vamente nella Casbah di “Ezeiza”,gli fecero superare oceani di dub-bi e terapie mediche a contattocon Lourdes e seduta dopo seduta(900 dollari mensili, uno scherzo)offrirono alla pulce di un’epocalontana, un vestito da uomo. Unanuova identità. Il grimaldello peril sogno. “Ho sofferto, ma al Bar-cellona devo tutto”. Lo hanno pa-gato 50 mila euro. Potrebbero di-re lo stesso. Quanto valga esatta-mente ora, non si sa. Pazienza al-lora per qualche fisiologico infor-tunio muscolare, pedaggio dellanatura per la compressione dellosforzo (persino comprensibileche il miracolato neghi un nessotra le due variabili) e per quellaclausola rescissoria fissata a 250milioni di euro, apposta soltantoper ricordare agli avvoltoi che fi-darsi è bene, ma nessuno ignorache nelle stanze dei procuratorinon si respira il fideismo di unacongrega di carmelitani.Messi è reale. Somiglia a un gio-catore da Playstation ma suda, ri-de e bara come i comuni mortali.Segna di mano e rivendica l’esul -tanza susseguente, si arrabbia senon rende come vorrebbe e met-te il muso quando incontra unostacolo. Non c’è appassionatoche non scorga in lui lo spettro delMaradona migliore, anche se il so-spetto (nonostante Leo sappiapartire, puntare un traguardo eraggiungerlo in splendida solitu-dine dopo sessanta metri) è che“Messidona” lavori alla creazionedi uno stile proprio. Una grandez-za gentile, l’inattesa grazia che permanifestarsi chiede permesso, latimidezza abbracciata per difesa,quella che secondo i suoi esegeti,più che un sentimento radicato èuna bussola. Fornisce le coordina-te per non perdersi, inteneriscegli interlocutori, dissuade i mole-statori. Quando originale e clonesi incontrano, le molecole impaz-ziscono. Uno lo incorona “De veprendersi l’Argentina sulle spal-le” e l’altro fa di tutto per deluder-lo. A modo loro, per ragioni dif-ferenti, sono due sopravvissuti.Hanno somiglianze che unisco-no, età anagrafica e inclinazioniche dividono perché Leo sarà an-che “migliore del sesso” (delicatoricamo di Diego) ma la vita cono-sce le sfumature e il recinto doveesprimersi, non è sempre un ran-ch texano . In Nazionale, da quan-do Maradona guida il Bounty, lemagie di Messi latitano. Niente ache vedere con le acrobazie senzatrapezio disegnate nel Mondialeche lo portò in prima pagina,quello Under 20. E non è solo que-stione di caratteri ma anche diaspettative, lune, momenti stori-ci. Quando cadrà il Messia di untempo, anche in patria verràl’epoca di Leo. Accadde una cosasimile anche con Maradona, chedal Barcellona passò, prima dipiangere, maledire Goicotxea,cambiare aria e inondare di ventola rivincità argentina nel 1986. Ipropri modelli non andrebberoconosciuti. Ammirati alla giustadistanza. Preservati. “Il mio gioca-tore preferito nell’infanzia? PabloAimar”. Pausa. “Non potevo nean-che sognare di essere come Die-go ”. Tra Freud ed Edipo, con lapalla tra i piedi e gli occhi al cielo.Da qualche parte, tra le nuvole,deve nascondersi la mano di Dio.

Leo Messi:uno che noncollezionafidanzate,combattecon l’acne,divora le unghiee abbassalo sguardo

Leo Messi, Pallone d’oro (FOTO ANSA)

A VOLTE RITORNANOAlice In Chains, i duri di Seattle

SECONDO TEMPO

C on i Nirvana, iPearl Jam e i

Soundgarden, sonostati fra i pionieri dellacosiddetta scenagrunge americana,quella nata negli anniNovanta a Seattleinsieme ai primimovimenti no globalche hanno visto la luce

proprio in questa cittàdello Stato diWashington. Tra tuttelereunione i ritorniannunciati, quellodegli Alice In Chains,questa sera nell’unicadata italiana di Milanoal Palalido, è senz’altr ola più inaspettata. Senon altro perché i tre

reduci(Jerry Cantrell,Mike Inez e SeanKinney) devonovedersela conl’assenzadell’anima ispiratricedi tutto quanto ilsound della band.Arrivare ari-calcareilpalcoscenico senzaLayne Staley,scomparso nel

2002perover dosedaeroina era davvero unabella sfida. Così come èstato pubblicare unalbum nuovo di zeccasenza la voce simbolodella band. Eppure,proprio il disco “BlackGives Way To Blue”uscito a fine settembre,rende, a sorpresa,onore al nome diquesta band che con iltour mondiale staraccogliendo grandesuccesso e la stessadata italiana è stataspostata in extremisdall’Alcatraz al moltopiù capiente PalaLidoper le numeroserichieste. I fan piùincalliti della band allanotizia del nuovocorso degli Alice InChains (17 milioni didischi venduti nellaloro storia) hannostorto il naso e c’era dacapirli. “Vorrei checoloro che ci criticanoascoltassero il nostronuovo disco: è davverola nostra musica, èdavvero la nostra vita,il nostro amico èmorto realmente – hadichiarato SeanKinney, batterista eportavoce della band –.Sappiamo cos’è giustoper noi, sappiamo

quanto era e quanto èforte il nostro legame.Abbiamo la totaleconsapevolezza diquello che stiamofacendo, e sappiamoche lo stiamo facendoper una causa genuina,per noi come gruppo.La gente può pensarequello che vuole.Pensa che sia per isoldi? – si domandaKinney –. Avete idea dicome gira il mondodella musica oggi? Nonc’è un soldo. La gentenon compra i dischi.Ci siamo riformati pergradi, senza l’idea diregistrare un album”.William DuVall non èLayne Staley, ma ilnuovo cantantechitarrista certononsfiguraalla prese conpezzi come”Check MyBrain”, o conballatestruggenti come”Yo u rDecision”e”When TheSun Rose Away”.Complice una certaintesa con ilchitarristaJerryCantrell, dasempreautore ecolonna portante delsound “in chains”,ancora una volta conl’occhiolino strizzatoalmetale dintorni.

Simone Mercurio

Page 16: Il fatto quotidiano

pagina 16 Mercoledì 2 dicembre 2009

TELE+COMANDO

di Paolo Ojetti

T g1Una notizia vera, dura e pura, cruda e

terribile c’era: l’Istat ha comunicato il suobollettino di guerra, i disoccupati italianihanno toccato i 2 milioni. Lo stesso istitutoaggiunge che, purtroppo, il dato compren-de anche quelli che, di lavoro precario inlavoro precario, cercano ora un’occupazio-ne appena appena stabile. Il ministro Sac-coni, una volta sensibile socialista, si mettel’elmo del pompiere e consola il pubblicopagante: siamo sotto la media europea. Cheè come dire: una bomba ha ammazzato solomille persone, poteva ammazzarne almenoil doppio, evviva, andate in pace. Invece ilTg1, nel solco della tradizione delle notizienegate e sepolte, ammorba i telespettatoricon i due detenuti ex-Guantanamo ora a SanVittore, seguiti da un blitz contro la mafiabarese, a ruota Maroni che vuole abbattere iminareti nella penisola, per arrivare a Ber-lusconi anche se non fa notizia, e al “d i a l o goe dibattito” sulla riforma della giustizia (insequenza Capezzone, Bricolo, Di Pietro)che ci assilla dai tempi delle sentenze di ReSalomone buonanima.

T g2Prima puntata del ve-

ro divertimento, il “fuor ionda” di Fini: “Berlusco-ni si crede un monarca as-soluto…ma a quelli glihanno tagliato la testa…Confonde il consensocon l’immunità assolu-ta… Spatuzza è una bom-ba” e altre confidenzescaturite dal cuore e, pur-troppo, incomprensibili.

Evviva i “fuori onda”, dovrebbero sostituirel’onda, quella televisiva, dove nessuno dicequello che pensa. Se si potessero sentire so-lo i fuori onda (chi non ricorda Scajola suBiagi “un avido rompicoglioni” che gli costòil posto di ministro degli Interni), risparmie-remmo un sacco di tempo in finti compli-menti e – per quel che riguarda la maggio-ranza dei giornalisti televisivi – in finte do-mande nelle finte interviste. Insomma, ieri,partendo dal Tg2 delle 18,30, una bella le-zione di “re a l i t y ” realissimo e godereccio.

T g3Per la precisione, il “fuori onda” è stato

diffuso dal sito Repubblica.it, certo non dal-la Rai o Mediaset e le prime reazioni cercanodi gettare acqua sul fuoco, solo l’ex - c o l o n -nello di Fini, Gasparri (ora maresciallo diBerlusconi), vuole un “chiar imento” fra idue. Roberto Toppetta intercetta anche DiPietro: “Il 5 dicembre Fini salti l’ostacolo emanifesti con noi”. Forse ci vorrà ancora deltempo. Il Tg3 sottolinea anche una notiziache – da sola – avrebbe potuto occupare laserata: dei 14 emendamenti proposti dal go-verno alla sua stessa Finanziaria, la Commis-sione Bilancio ne ha bocciati 12, un record.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

S t r ab i l i a nt eStracquadanio

di Fulvio Abbate

L unedì scorso da Gad Ler-ner, a “L’i n fe d e l e ”, su La7,

si parlava di Berlusconi, lapiazza, la mafia, il “No B.D ay ”, il potere, i giudici.C’erano i blogger organizza-tori della manifestazione disabato prossimo a Roma,c’era Angelo Panebianco,c’era Angelo Mellone di Fare-Futuro, c’era Luca Sofri, mac’era soprattutto l’onore voleGiorgio Clelio Stracquadanio,un berlusconiano, così tale daaver chiamato il suo blog ilpredellino.it, citazione berlu-sconiana, di quando Berlu-sconi appunto, come già Mus-solini sull’autoblindo di Salò,sempre lì a Milano, davanti al“Lir ico” parlò per galvanizza-re i suoi uomini, Brigate nere,Gnr e “Muti”. Berlusconi,molti anni dopo, fece invecela stessa cosa a piazza San Ba-bila, non sarà stato lo stessopunto del Duce, ma il simbo-lico c’è comunque, e non insenso della linea di successio-ne politico-culturale, semmaidegli irriducibili che in en-trambi i casi pendono dalletue labbra, ti amano, e molto,ti pretendono sempre piùspietato. Molto amato era M.molto amato è B. Stracquada-nio ne è la carta di tornasole,nel senso che l’uomo è così

berlusconiano da non esseresfiorato dal sospetto che sipossa rispondere a una do-manda, posta da mini-Sofri suuna possibile “contiguità” f rai poteri (in senso molto am-pio) e mafia. Fortuna, che Ro-sy Bindi, presidente Pd, a uncerto punto ha ricordato cheil suo partito di provenienza,la Dc, anche in fatto di col-lusione in certuni casi era riu-scito a brillare. Fortuna. Oranessuno pensi, Stracquada-nio compreso, che questeconsiderazioni abbiano unapretesa apodittica, ossia B. faschifo punto. No, provereisemmai a ragionare, provereiprima a raggiungere una di-scussione condivisa, e soprat-tutto, magari, toccare il cuoredi Stracquadanio, di quelliche la pensano, berlusconia-ni tutti di un pezzo, come lui.Proviamoci almeno. Ci puòperfino sorgere il dubbio,ascoltandolo, d’avere intuitovette, cime Coppi inarrivabi-li, di subalternità psicologica,se non di servilismo, paroleche la corte riserva al sovra-no, al nababbo? Possiamo, lìda Lerner (anche lui a trattistrabiliato da così tanta gene-rosità verso B.) avere avuto la

percezione della dissoluzio-ne d’ogni giusta proporzio-ne? Il popolo, i semplici, inquesti casi hanno semprepronta una risposta: ma seuno ti fa stare bene, ti dà isoldi, ti trova un lavoro, ti faonorevole, no, perché maidovresti trovare il pelonell’uovo? In questo generedi casi, sul predellino ci salianche tu, magari un po’ piùindietro rispetto al benefatto-re, e prendi ad applaudire pergalvanizzare il resto dellapiazza, quella di un ventilato“Sì B. Day”, tutti con Silvio.Dinanzi a una pioggia di be-nefit non c’è nulla di male. Ecosa penserà Stracquadaniodell’idea di un assessore delPdl che ha proposto di inti-tolare una strada di Roma allamamma di B, in quanto, e quisi torna a M, progenitrice diun futuro grande leader? Eche vorrà mai dire “istituzio-nalizzare il carisma”, anche inquesto caso il copyright è diStracquadanio, che ne pro-nuncia la possibilità concre-ta, se non proprio con un de-creto legge piuttosto con unnuovo applauso, ricorrendo aun tono di voce pieno, carico,davvero corposo, “B. come ilgenerale De Gaulle”, suggeri-sce il nostro. E Stracquadanioi nve c e ?

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

TG PAPI

In ondail fuori onda

Gad Lernerconduce

L’infedele sul La7

SECONDO TEMPO

Page 17: Il fatto quotidiano

Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 17

èUN BLOG PER STEFANOAPERTO DA ILARIA CUCCHIIl caso di Stefano Cucchi, il ragazzo di31 anni morto in carcere incircostanze ancora da chiarire, haavuto fin da subito l’attenzione deimedia e subito sono partite indagini eaccertamenti sul suo decesso (non fu così per FedericoAldrovandi). Per pubblicare aggiornamenti e tenere altal’attenzione sul caso, Ilaria Cucchia, la sorella di Stefano, hadeciso ora di aprire un blog:perstefanocucchi.blogspot.com. In uno dei primi postcommenta la notizia dei tre medici indagati per la morte diStefano, prima sospesi dal servizio, e ora reintegrati nelreparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma. “Sonosconcertata: parliamo di persone verso le quali si profilanopossibili reati penali” scrive Ilaria sul blog. “Ma dal Pertini –aggiunge – non mi aspettavo niente di diverso”.

Obama, X Factor 2009, MichaelJackson, Alberto Stasi. Davveroimperdibile la sezione “I loroquindici minuti di celebrità”realizzata a livello mondiale, ov-vero “I personaggi pubblici suiquali si è concentrata l’attenzio -ne nel 2009” con una postilla“anche se forse ne avrebberofatto a meno”. Al primo posto ilpiù grande truffatore di tutti itempi Bernie Madoff. Seguonoil governatore dellaSouth Carolina di-messosi dopo unoscandalo sessuale;Rod Blagojevich,l’ex governatoredell’Illinois arrestatoper frode e corruzio-ne, John Edwards,ex candidato alla Ca-sa Bianca e poi affos-sato dall’opinionepubblica perché“tradiva la mogliemalata”. Al 5 posto,invece, c’è l’uniconon americano, el’unico ancora al suoposto. E’ Silvio Ber-lusconi. Le cui gesta,evidentemente, interessano an-che Oltreoceano.

f e e d b ac k$è ANTEFATTO SUFA C E B O O KCommento allostatus“Berlusconi elogia ildittatore bielorussoLukashenko: èamato dal suopopolo.Assieme a Putin,il suo uomoideale”

Per forza... mica stiamoparlando di comunisti...(Andrea C.)

Tra dittatori si lodano!!(Giuseppe A.)

Dio li fa e poi...(Carmine S.)

Sfido qualsiasidittatore a direche il suo popoloNON lo ama(Fabio Z.)

Anche il 137% del popoloitaliano ama il suod i t t a t o re !(Massimo M.)

Non è una novità.Tutti i più cariamici di Berlusconisono dei dittatori, vediPutin e Gheddafi... glimanca solo Ahmadinejad,poi ha completatol’album!(Palma C.)

Sta bene così Berlusconi:tra le steppe o in mezzoal deserto. È quello il suoposto: giusto a quelli puòraccontare ancorac re t i n a t e ! ! !(Daniela A.)

E meno male che ilBerlusca odia icomunisti... se li amavache faceva? Lasciamoperdere va...(Gigi B.)

Il solito pagliaccio...niente di nuovo(Daniele C.)

Se sono i suoi uominiideali che si facciano unbel trenino, stile Gem Boy(Kekko D.)

Ma guarda un po’…lavorando al Parlamentoeuropeo ho scoperto cheil Parlamento bielorussonon è riconosciuto dallaUe. Magari anche in Italiaaspirano a questot r a g u a rd o ?(Luca M.)

Mah, niente di nuovo. Delresto l’anticamera deidittatori di tutto il mondoe di tutte le epoche èsempre stata affollata. DaGheddafi a Saddam, daFidel a Pinochet, passandoper Arafat, Bin Laden, ivari governi cinesi e chipiù ne ha più ne metta.Niente di nuovo sotto ilsole(Renzo G.)

Che bello!! In mezzo atutti questi dittatorelli ilBerlusca ci sguazza comeun paperello(Giacomo D. S.)

Ci scommetto che inmezzo a quei dossier delKgb ci trova qualcosa (olo inventa) per screditarequalcuno che gli stascomodo. A pensarmale ...(Elisa B.)

Il dossier ora andrà nellemani di Feltri...(Patrick R.)

MONDO WEBB. e Madoff

re degli scandaliS ocial network, e Grande Fra-

tello, ma a sorpresa anche Ve-ronica Lario e, a livello globale,Berlusconi per “15 minuti di ce-lebr ità” probabilmente non gra-diti. Questi i termini più cercatisu Internet nel 2009, in Italia. E’lo “Z e i t ge i s t ”, una parola tede-sca che significa “lo spirito deltempo” e che, nell’epoca di In-ternet, è usata da Google per in-dicare quali termini, durantel’anno, sono stati i più cercatisul motore di ricerca più utiliz-zato al mondo. Ieri è arrivatal’edizione 2009, divisa per cate-gorie e per zone geografiche. Le“parole più cercate in assoluto”in Italia, indicano l’ormai accla-rato interesse per i social net-work. I termini, nell’ordine, so-no: Facebook, YouTube, Libero(il portale di posta elettronica),Roma, Meteo, Giochi, Yahoo,Netlog (una piattaforma diblog), Msn, Wikipedia. Contie-ne delle vere e proprie sorpre-se, invece, la classifica delle ne-ws più cercate nel 2009, in Ita-lia. Dal primo posto: TerremotoAbruzzo; Sanremo 2009, Gran-de Fratello 9, Elezioni Sardegna2009, Veronica Lario, Elezionieuropee 2009, Giuramento

di Federico Mello

D AG O S P I ATRANS TRANS TRANS1) Volete ridere? Il

fratellastro di Marrazzovorrebbe tanto scrivere un libro suitrans...2) Ieri, nel ristorante romano AlMoro, l’assessore retromannianoDavide Bordoni si è fatto notare: “Seil’assessore più bello”, gli dicevano i rumorosicommensali, e giù risate. Da un tavolo vicinocommentavano seriamente la scena: “Ma che avrà daridere questo, che ha la delega al lavoro, con tutta lagente che sta perdendo il posto in questa città...”.3) Sempre su Retromanno e la sua cara Ama, quelladove il sindaco piazza gli amici di un tempo, compresiquelli che menavano di brutto i “compagni”: chissà

perché, sul Lungotevere della Vittoria, a tardasera, una fila di mezzi della nettezza urbana(troppi) si fermano davanti alle povere transche lavorano, con gli addetti dell’azienda cheammirano il traffico dei clienti. Tutto normale?Fate sapere che “la cilena” è incazzatissima,perché con tutti ‘sti monnezzari di fronte nonbatte un chiodo...4) L’unico nemico di Antonio Di Bella, almeno nelcda della Rai, e che risponde al nome di Nino RizzoNervo, ieri si è fatto notare: veniva scorrazzato perviale Mazzini a bordo di un potente suv Bmw.Evidentemente i consiglieri Rai di andare su unamacchinaitaliana non nevo g l i o n o

proprio sapere:ditelo a Luchino diM o n t e p re z z e m o l o. . .5) Avrebberofermato e portato inquestura il transChina...

èUNO SPOT CONTRO L’HIVI VIDEO VOTATI ONLINE. VINCE UN “WESTERN”L’“HIVideo Spot Award” è un premio nazionale dispot promosso dal Network italiano personesieropositive. In concorso, gli spot realizzati daautori emergenti per sensibilizzare sulla prevenzionedell’Aids e delle malattie sessualmente trasmissibili.La prima selezione dei video è avvenuta online, sulportale hivideo.it, poi la giuria composta da autori e

registi (tra questi Alex Infascelli e LorenzoMieli) il 29 novembre a Milano, hapremiato lo spot della Lila “We s t e r n ”diretto Gianni De Blasi. Lo spot è visibilesu hivideo.it e su YouTube (“spot LilaWe s t e r n ”) e verrà trasmessoprossimamente sulle televisioni nazionali.

D AG O S P I APROVENZANO SUPEREROEI misteri della logica. Manganonon ha parlato ed è un “e ro e ”perché non ha accusatoBerlusconi e Dell’Utri.Spatuzza parla e “si capisce chenon sa nulla, non dice nulla”quando tira in ballo Berlusconi

e Dell’Utri. Ma allora Mangano è un eroe perchésapeva e non ha parlato? O non ha parlato perché non sapeva? ESpatuzza non è un eroe perché non sa e parla? E se parlassero Riina eProvenzano cosa sarebbero? Supereroi o persone non informate suifatti di mafia? Il problema è che leggiamo troppi libri di mafia e siamocresciuti con le puntate della Piovra. La mafia, lo sanno tutti, nonesiste .1) Giuseppe Uva è morto il 14 giugno 2008. Da allora Lucia Uva,sorella di Giuseppe, chiede giustizia. Non soddisfatta dagli esitidell’indagine, chiede di essere ascoltata dal tribunale per chiedereconto delle condizioni fisiche del fratello, precedenti la morte.Nessuno le risponde. Il 14 novembre 2009 il Blog pubblica l’inter vistadi Lucia e Carmela Uva, e Alberto Bigiogero.Pochi giorni dopo il Tribunale di Varese ha finalmente convocato Luciae il suo avvocato per acquisire nuove informazioni sul caso dellamorte del fratello. Quando la verità è soffocata da un muro di silenzio,il Blog è meglio di un caterpillar!

è LAVORO SOLO AI 2.0UNO STUDIO MICROSOFTTra cinque anni, pre-requisitofondamentale per trovare lavoro saràun’elevata alfabetizzazione tecnologica.Questo è il risultato di uno studiocommissionato da Microsoft. Secondo ilrapporto, circa il 90 per cento dei posti dilavoro che si creeranno tra un lustro saràriservato a chi ha competenze tecniche dimedio-alto livello e, questioneinteressante, questa statistica vale perogni tipo di mansione. “Dobbiamoirrobustire la nostra forza lavoro,dotandola di competenze adeguate” hadichiarato il sottosegretario svedese alLavoro Eva Uddén Sonnegård. In questoscenario, infatti, per l’Europa il problemaè la crisi: con alti tassi di disoccupazionec’è il rischio che chi non lavora non possaaggiornare le proprie competenze equindi rimanga fuori dal mercato dell avo ro.Per l’Italia si aggiunge anche la questionebanda larga: per connessioni ad altavelocità, siamo tra gli ultimi in Europa.

SECONDO TEMPO

La classifica di Google,il sito di Totti, il blog per

Stefano Cucchi, lo spot anti HIV

è IN TILT IL SITO DI TOTTITROPPI CONTATTI E UN ATTACCOI N F O R M AT I C OTroppi contatti e l’attacco di ignoti: il sito delcapitano della Roma è rimasto online giustoqualche ora, appena in tempo perraccogliere oltre 73.000 contatti. Sul sito,bloccato, è comparso un messaggio firmatodal Capitano: “Grazie alle tempestive misuredi protezione non è stato perduto alcundato e la struttura è stata completamentepreservata. Niente può fermare ilfuoriclasse giallorosso, tanto in campoquanto su Internet :)”. Il sito, all’indirizzofrancescototti.com tornerà online a breve.

Page 18: Il fatto quotidiano

pagina 18 Mercoledì 2 dicembre 2009

PIAZZA GRANDEFalcone, la verità sui pentiti

di Gian Carlo Caselli

Ci risiamo. Finché in-daghi su Riina o Pro-venzano vai bene. Maquando – facendo il

tuo dovere – passi a occu-parti, ricorrendone i pre-supposti in fatto e in dirit-to, anche di imputati “e c-cellenti”, devi mettere inconto che cominciano iguai. Tornano in auge vec-chi ma sempre verdi ritor-nelli. Anzi, dischi rotti. Masuonati talmente a lungoda trapanare le teste. Latecnica è collaudata, unclassico. Si comincia con laricerca della verità svilita acultura del sospetto e conl’accusa di costruire teore-mi invece di prove; si pro-segue con l’insinuazione diuso scorretto dei pentiti econ la loro pregiudizialedelegittimazione (median-te aggressioni strumentaliche nulla hanno a che ve-dere con la fisiologica de-licatezza e complessità diquesto strumento d’inda gi-ne); e si finisce con le ag-gressioni contro i pm: sulbanco degli imputati, inve-ce dei mafiosi e dei lorocomplici, finiscono i magi-strati antimafia. Sulla tortacosì confezionata (maleo-dorante), ecco poi la “c i-lieg ina”, un altro classico:arruolare arbitrariamenteGiovanni Falcone per so-stenere che il suo metododi lavoro è violentato daimagistrati di oggi che osa-no indagare anche i poten-ti. Peccato che pure questasia propaganda sleale. Per-ché Falcone sapeva beneche senza pentiti un’ef fica-ce lotta alla mafia è impos-sibile. E quando – negli an-ni Ottanta – era giudiceistruttore a Palermo, spes-so si era chiesto perchémai tardasse ad essere ap-provata – nonostante lesue forti sollecitazioni –una legge sui pentiti (notabene: la legge arriverà sol-tanto dopo le stragi del ’92,ed è perciò una legge im-pregnata del sangue delle

vittime di Capaci e viaD’Amelio).Le parole di Falcone sonoilluminanti: “Se è vero, com’èvero, che una delle cause prin-cipali, se non la principale,dell’attuale strapotere dellacriminalità mafiosa risiede ne-gli inquietanti suoi rapporti colmondo della politica e con cen-tri di potere extra-istituzionale,potrebbe sorgere il sospetto,nella perdurante inerzianell’affrontare i problemi delpentitismo, che in realtà non sivoglia far luce sui troppi, in-quietanti misteri di matrice po-litico mafiosa per evitare di ri-manervi coinvolti”. Quantoall’oggi, la speranza – ov -viamente – è che i profes-sionisti delle polemichecontro i pentiti e i magi-strati che ne raccolgono esviluppano le rivelazionisiano mossi da ben diversep re o c c u p a z i o n i .

U n altro “cl a s s i c o ” sonole polemiche sul cosid-

detto “concorso esterno”.Vi si è esercitato anche ilpresidente Berlusconi, peresempio nell’intervista alperiodico inglese Spectatore alla Gazzetta di Riminidell’11/9/’03, sostenendoche “a Palermo la nostra ma-gistratura comunista, di sini-stra, ha creato un reato, un ti-po di delitto che non è nel co-dice; è il concorso esterno inassociazione mafiosa”. La ve-

rità (nonostante le tecni-che pubblicitarie di imbo-nimento organizzate perstravolgerla) è un’altra. Lafigura del cosiddetto “c o n-corso esterno” risale addi-rittura al 1875, come pro-vano le sentenze della ma-gistratura palermitana sulbrigantaggio. Poi fu impie-gata nei processi per ter-rorismo alle Br e a Pl e inquelli di mafia istruiti daFalcone e Borsellino. Lasua legittimità, infine, è sta-ta ripetutamente ricono-sciuta dalla Corte di Cassa-zione, che ha anche stabi-lito rigorosi paletti garan-tisti. Allora, tutti comuni-sti? La Cassazione, i giudicipalermitani di due secolifa, quelli che negli anni dipiombo hanno sconfitto ilterrorismo, il pool di Chin-nici e Caponnetto… tutticomunisti? Sostenerlo èpiuttosto temerario e co-munque impedisce di con-frontarsi con la dura realtàdei fatti, che il pool di Fal-cone (pag. 429 dell’o rd i-

nanza-sentenza 17 luglio1987 conclusiva del ma-xi-ter) così espone, spaz-zando via ogni dubbio:“Manifestazioni di connivenzae di collusione da parte di per-sone inserite nelle pubblicheistituzioni possono – ev e n t u a l-mente – realizzare condotte difiancheggiamento del poteremafioso, tanto più pericolosequanto più subdole e striscian-ti, sussumibili – a titolo con-corsuale – nel delitto di asso-ciazione mafiosa. Ed è proprioquesta “convergenza di inte-re s s i ” col potere mafioso…che costituisce una delle causemaggiormente rilevanti dellacrescita di Cosa Nostra e dellasua natura di contropotere,nonché, correlativamente, del-le difficoltà incontrate nel re-primerne le manifestazioni cri-minali”.A fronte di queste parole,le note scassate dei logoriritornelli sul concorsoesterno non sono altro chela replica di un film già vi-sto. Sicuramente perdenteper l’a n t i m a fi a .

il badanteÉdi Oliviero Beha

F I NA L EDA CAIMANON on so voi, ma, in particolare da qualche settimana, mi

trovo come avvolto in una nuvola nera. Per capirci, daquando dopo il lodo Alfano bocciato, il “processo breve” inagguato, i tentativi di Berlusconi di non “s u b i re ” il processo/iprocessi a qualunque costo, le rivelazioni dei pentiti che ciriportano alle stragi di inizio anni Novanta, mi sembra di stardentro al finale del film di Nanni Moretti. All’epoca misembrava un finale forzato anche se simbolico e quindimetasignificativo, una specie di post scriptum appiccicato. “IlCaimano” che viene portato via mentre il tribunale brucia…Adesso mi sento in quella scena, con i brividi. Eppure devoammettere che malgrado tutto Berlusconi è quello che mistupisce di meno. E’ un Caimano lineare, previsto, se non altroda Moretti (ma non solo). Si affida a una stagione di Eros eThanatos che teme ultima, o penultima, e combatte conqualunque mezzo la sua battaglia per la sopravvivenzapolitica ed economica senza più cura alcuna dell’immagine cuiuna volta teneva. Non era il sovrano della comunicazione difronte ai “mor tadellari”? Adesso il premier non ha piùimmagine, né il Re Sole di Arcore più ombra: coincide ormaisolo con la sua fisicità dichiarata continuamente in pericolo, esolo le sue parole in codice (mafioso? Ah, saperlo…) sidistinguono e colpiscono nell’abituale flusso indistinto diaffermazioni e smentite senza più peso. No, benché sia almomento in testa al gruppo, non è Berlusconi a colpirmi. E’piuttosto la scena corale del film di Moretti che mitramortisce, in questa nuvola nera che ci fa tossire e ciimpedisce di vedere, che non chiamo virus per nonconfonderla con quello “i m p re c i s o ” dei vaccini anti H1N1. Equi, vaccini ancora meno... Per rendere l’idea devo andareindietro nel tempo, precisamente nel 2001, nell’epoca in cuigermogliarono i primi moti di protesta girotondini purtroppopoi potati da troppi giardinieri di professione o sfioritiintrinsecamente .

È il 22 agosto quando il ministro per le Infrastrutture e iTrasporti del neonato Berlusconi bis, Pietro Lunardi,

dice le cose chiare: “Bisogna convivere con mafia e camorra”,in una specie di ineluttabilità che si vorrebbe indiscutibile.Realismo politico o conoscenza di alcune radici? Fatto sta cheimmediatamente nello scalpore generale risponde LucianoViolante, capogruppo diessino alla Camera: “Un ministro chedice queste cose non può restare al suo posto”, e ne chiede ledimissioni. Parrebbe una reazione “normale” nei confronti diun ministro “anormale”. Pareva. Oggi le cose si sonorovesciate: distinguo nella nuvola nera cresciuta a dismisura inquesti otto anni un Violante che ripetutamente in tv chiedeuno “scudo” costituzionale per Berlusconi, così da riempire ilfossato tra democrazia e legalità. Non basta. Mentretutt’intorno il Pd, erede quasi alla lettera dei Ds di allora, gli faeco, insiste: una decisione politica che permetta a Berlusconidi evitare il processo sarebbe “la prevalenza del principiodemocratico sul principio di legalità”. Trasecolo: è vero chequando sembrava possibile una sua candidatura al ColleViolante era parso disponibile nei suoi dialoghi con lacontroparte (?) di destra a far passare anche Hitler per unsimpatico imbianchino, ma pensavo che a tutto ci fosse unlimite. Che la Costituzione, sconosciuta, ostica o ritardanteper i senza memoria che si affollano in Parlamento o algoverno, restasse un baluardo quasi esistenziale e non soltantopolitico o intellettuale per uno come lui o per quelli come lui.La Costituzione è opera anche di Togliatti, se non erro. Misbagliavo, immerso come sono nella tossicità di questa nuvolanera che non fa respirare e ingoia tutto. Si rivedano in quellascena finale de “Il Caimano”, e rabbrividiranno.

Parole che fannoa pugni

di Alberto Gangemi (*)

Scrive Massimo Fini sulFatto Quotidiano: “Que-sti del Pdl ci prendonoproprio per cretini. E for-

se hanno ragione. Avendo in-tuito che a parlar di “prescr i-zione breve” col solito scopodi salvare Berlusconi – a n ch eil più sprovveduto dei citta-dini capirebbe che ciò signi-fica decine di migliaia di de-linquenti fuori di galera subi-to […], si sono buttati sul‘processo breve’. Che suonameglio”.Il fatto è che suona meglioperché funziona meglio: “P re -scrizione breve” è un mostrolinguistico (e giuridico, visti ireati a cui si vorrebbe appli-carla); “processo breve”, unamenzogna ben congegnataper nascondere il mostro. Ve-dere cosa è successo nel pas-saggio dalla prima versione al-la seconda aiuta a capire co-me questo governo pensa ecome ci parla.Prendiamo la “prescr izionebre ve”. Com’è noto, la pre-

scrizione esclude la punibilitàdel reato, una volta passatoun certo periodo di tempo.Ora, nel linguaggio comune,il termine ha assunto (ancheper colpa delle vicende giu-diziarie del presidente delConsiglio in carica) una con-notazione negativa: la non pu-nibilità si è tradotta, nel mi-gliore dei casi, in innocenza o

in volontà di sottrarsi al giu-dizio. Questo è un tratto fon-damentale per capire la rinun-cia a usarlo. Il secondo trattoriguarda il valore del tempo.La prescrizione ha a che farecon la durata, stabilisce so-glie. Se quanto si è detto de-finisce il modo in cui la pre-scrizione è generalmente per-cepita, allora più i suoi termi-ni sono lunghi e durano, mi-nori sono le possibilità perl’imputato di sottrarsi al giu-dizio. In altre parole, il signi-ficato di “prescr izione” indicail tasso di giustizia percepita,e la sua durata ce ne forniscela misura.Una “prescrizione breve” in-disporrebbe il comune senti-re .Passiamo alla seconda versio-

Il giudice uccisoa Capaci sapevabene che senzapentiti un’efficacelotta alla mafiaè impossibileE, negli anni ‘80,si era chiestospesso perchémai tardasse tantouna legge sul tema

SECONDO TEMPO

ne. La sostanza non cambia,ma la forma è molto più ecu-menica. “Processo breve” è,infatti, un’espressione che fagià parte del nostro lessicopolitico. Più o meno tutti han-no annunciato riforme dellagiustizia che rendano più“bre vi” i processi. Si dice: ègiusto un processo che si con-cluda in un tempo contenuto.Siccome questo, in Italia, nonè quasi mai vero, si tende ainteriorizzare nel significatodel termine la sua durata ec-cessiva. Anche il significato di“p ro c e s s o ” indica il tasso digiustizia percepita: manell’uso corrente, funziona inmodo esattamente contrarioa “prescr izione”. Minore ladurata, maggiore la giustizia:un “processo breve” è coe-

rente, dunque, con una “p re -scrizione lunga” (secondoquanto la legge prevede).L’avvocato Ghedini si sarà do-mandato cosa permette di ga-rantire Berlusconi e non di-spiacere l’opinione pubblica.La risposta, chiaramente, èl’avverbio: breve. Avrà notatoche nella “prescrizione bre-ve ”, vero contenuto del de-creto, l’avverbio connota ne-gativamente l’intera formula.Nel “processo breve”, invece,funziona magnificamente, haun valore positivo e piace atutti. Ed ecco, con una piroet-ta, un nome nuovo e più ap-propriato per il decreto sal-va - p re m i e r.Tecnicamente è un’o p e ra z i o -ne raffinata: si prendono dueespressioni contraddittorie,ma accomunate, casualmen-te, da uno stesso termine, e siistituisce tra loro un’analog ia,in questo caso una sinonimia,a partire dal termine che con-dividono. Il fatto che il primo“bre ve” voglia dire tutt’a l t roche il secondo non è consi-derato pertinente.

Umberto Eco chiamerebbeuna simile operazione com-mutazione ideologica di codi-ce: una frode retorica che ser-ve per mentire. Pratica in cuiil nostro governo eccelle.

(*) Dottorando in Semiotica,Università di Bologna

La prescrizioneesclude la punibilitàdel reato, una voltapassato un certotempo: più è lungo,meno il reo potràsottrarsi alla leggeEcco perchéla prescrizionebreve è (anche ) unmostro linguistico

lLA STECCA di I N D ROBerlusconi è entrato in politicacome proprietario, tra l’altro, diun’azienda per la quale glisono stati offerti 7 mila miliardi.Se abbia fatto bene a rifiutarli,non lo so. Ma che ora facciamale a usare la carica pubblicadi capo dell’opposizione percontestare alla giustizia lafacoltà di rovistare in questaimponente montagnad’interessi privati pervedere se vi sonotracce di corruzioni emalversazioni questolo so consicurezza.Oggi, 15 aprile 1998

Giovanni Falcone (FOTO ANSA)

Page 19: Il fatto quotidiano

Mercoledì 2 dicembre 2009 pagina 19

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXLa Svizzera, la Legae i minaretiDopo che la Svizzera ha boc-ciato la costruzione dei mina-reti, l’Europa e il Vaticano han-no manifestato preoccupazio-ne, mentre la Lega ha esultatoannunciando che anche in Italiadovrebbe esserci questo refe-rendum mettendoci in imba-razzo di fronte a tutto il mondo.Poi c’è stata la proposta ridicolad’inserire una croce al centrodel tricolore. In passato la Legasi era già espressa contro il tri-colore affermando che ci si po-teva pulire il di dietro, e anchecontro il nostro inno nazionale.Sono recentissime invece alcu-ne proposte razziste comequella di limitare a 6 mesi la cas-sa integrazione dei lavoratoristranieri. E come dimenticare le

nee? Basta fare una legge chedica che il Roma-Milano deveimpiegare 3 ore. Dopodiché,appena scattano le 3 ore di per-correnza il treno viene blocca-to e tutti scendono. Se non èarrivato a Milano ma si è fer-mato in aperta campagna sonole ferrovie dello Stato che sonoincompetenti. Il governo ha fat-to tutto il possibile. Miglioria-mo l’Italia, applichiamolo ovun-que!Giulio Giovannini

Anche Falconescriveva di mafia“Quelli che scrivono libri sullamafia e hanno scritto la seriedella Piovra li strozzerei”, frasedi Silvio Berlusconi pronunciatail giorno 28 novembre 2009. Loscriveva Giovanni Falcone, nelsuo libro in collaborazione conla giornalista Marcelle Padovani“Cose di Cosa Nostra”, nel ca-pitolo dedicato ai metodi che la

cupola utilizza per uccidere: “Lamafia, se può, preferisce le ope-razioni discrete che non attira-no l’attenzione. Ecco perchè lostrangolamento si è affermatocome la principale tecnica diCosa Nostra”. Non sappiamose Berlusconi lo sappia o meno,fatto sta che ieri ha espressoquesto desiderio di strozzaregli autori di film, articoli e librisulla mafia (quindi anche Gio-vanni Falcone, se fosse ancorain vita, reo di aver scritto quellibro sui metodi mafiosi). Bat-tuta o meno, l’uscita del pre-sidente mi fa vergognare di es-sere italiano.Luca Rinaldi

Le bugie di Omegaal Giornale di FeltriSu “il Giornale.it”, versione in-ternettiana del quotidiano diVittorio Feltri, a firma di GuidoMattioni, è apparso un artico-lo-intervista a Claudio MarcelloMassa, 62 anni, contitolare conLiori del gruppo Omega, in cuifra le tante panzane da controinformazione, Massa ha dichia-rato: «Perché in questo busi-ness il nostro primo competi-tor è la Fiom Cgil, che controlladiverse aziende del settore.Destabilizzi un competitor, poiquando è in difficoltà lo fai ac-quistare da un amico. Pensi cheFiom controlla anche una so-cietà che si occupa di intercet-tazioni. E non mi faccia dire al-tro». Per questa madre di tuttele menzogne dell'imprenditoreall'italiana Massa, è partita oggila querela per diffamazione daRinaldini della Cgil. Noi lavora-tori Agile, chiamati in causa,smentiamo uno per uno tutti isuoi voli pindarici sulla situazio-

ne disastrosa dell’azienda, suglistipendi e le spettanze non cor-risposti e sulla Restform, il fon-do ombra inglese, a cui farebbecapo la Omega. Nella “bella se-de Restform al centro di Lon-dra” (come la definisce Massa),c'è un “uomo di paglia” ingleseche fa da prestanome spaccian-dosi per “d i re t t o re ” della com-pagnia, a cui fa capo la Libeccioche in un giro di scatole cinesida mal di testa sarebbe la CapoGruppo di Omega.i lavoratori Agile

Diritto di ReplicaCaro Padellaro, apprendo convivo stupore di essere uno degliautori del pezzo: “ImputatoBerlusconi chi le ha dato queis o l d i ? . . .” pubblicato in dataodierna a pg. 4 del giornale da tediretto: “Il Fatto Quotidiano”.Con altrettanto vivo stuporeapprendo, sempre dal tuo gior-nale (pg. 4 ultime cinque righedell’articolo “Nascita di Finin-ve s t ”), che venerdì prossimo, 4dicembre, nella sala della Stam-pa Estera, presenterò la nuovaedizione de “L’Odore dei soldi”

insieme all’altro autore, a FurioColombo ed a Carlo Freccero.Tanto premesso ti comunico:1)non sono l’autore delle righeche hai pubblicato;2)non ho alcuna notizia di unamia presentazione de “L’O d o redei soldi”;3)la nuova edizione de ”L’Odo-re dei soldi” è avvenuta a miainsaputa con modifiche e capi-toli aggiunti non concordati conme. In proposito, ho già datomandato ai miei legali di per-seguire nelle opportune sedigiudiziarie questa pubblicazio-ne non autorizzata. Ti invito apubblicare, con ogni urgenza,questa mia precisazione, fattasalva ogni azione di legge.C o rd i a l i t àElio Veltri

Le informazioni contestate daElio Veltri ci sono state fornite daEditori Riuniti.

LA VIGNETTA

PDPIAZZA DELLA SALVEZZA

C aro Furio, succede sempre lastessa cosa. I cittadini

chiamano, i cittadini siorganizzano per trovarsi in piazzain due o trecento poi qualchemigliaia poi centomila e alla fine (5dicembre) chissà quanti per direno a Berlusconi. E subito il Pd fasapere: noi non ci saremo. Noi nonandiamo nella piazza degli altri.Ma gli altri chi? Se tutta quellagente dice no a Berlusconi, almomento delle elezioni(mettiamo le regionali di marzo)per chi dovrebbe votare? Certo senon ci si incontra in piazza, poi,forse non ci si incontra al voto. Midica che ci resta una speranzaoppure se non ci resta chepiangere .

Rodolfo

CI RESTA una speranza e netroviamo la ragione ricostruendo la vicendaPiazza Navona – 5 dicembre. E’ unamanifestazione che nasce volontaria,spontanea e fatalmente piccola. Il Pd,all’inizio, resta in sospeso perché c’è ilcongresso in corso e le primarie per lasegreteria. Il numero delle personeprobabilmente presenti cresce un po’ allavolta. Gli uni incoraggiano gli altri in gruppinati per l’occasione, che comunicano inRete. Resta in sospeso la domanda: ci saràun grande partito che ci rappresenta? Cisarà un leader che si mette alla testa del

corteo e dunque anche di una più grandeopposizione politica che può diventaregoverno? Finalmente il congresso Pd èconcluso. Il vincitore è Bersani. E il nuovosegretario del Pd dice: “No, noi nonandiamo alle manifestazioni degli altri. Noifaremo le nostre”. Inevitabile che coloro chefinora si sono dati da fare si domandino:“Ma faranno le loro manifestazioni con chi?Quelli che alla fine votano Pd, o comunquenon votano Berlusconi, siamo noi!”.Fatalmente esplode una risposta collettiva:“Noi andiamo”. “Noi” adesso vuol diretanti, perché per ogni persona che si eraimpegnata se ne aggiungono tre che si sonoarrabbiate nel sentirsi dire che devono starea casa e abbassare i toni, mentre qualcuno,che non deve avere alcun legame con glielettori di opposizione, comincia a dire“quasi quasi potremo fare le grandi riformeinsieme. I cittadini ce le chiedono”. Siccomei cittadini non lo chiedono, non questicittadini, se no starebbero con Berlusconi(che è anche conveniente), si moltiplica ilnumero di coloro che andranno in piazza. Ilrisultato, provo a dire in un momento diottimismo, è che il Pd vedrà in piazzaquanti sono (potrebbero essere) i suoielettori, si metterà alla testa del corteo, cheintanto si ingrossa. E alla fine potrebbepersino vincere. Certo, senza QUELLEriforme, salvando il paese.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

MAURIZIO BOCCADORO

“Ciao a tutti, mi chiamoMaurizio, ho 47 anni esono un vostro abbonatopreistorico, nel senso chegià lo scorso giugno hoprenotato l’abbonamento(versione pdf) che poi èstato definito a fine luglio.Sono orgoglioso e moltosoddisfatto del nostroQuotidiano. Bravi,complimenti e continuatesemplicemente estraordinariamente ap u b b l i c a rei fatti.La miaconigliettavi legge(emangia)”!

Raccontatie manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

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IL FATTO di ieri2 Dicembre 1954Per Joe McCarthy, il senatore repubblicano ossessionatodalla Red Scare, la “paura rossa”, l’uomo della più grandecaccia alle streghe negli Usa della Guerra fredda, lacarriera politica finì in quel 2 dicembre 1954 quando, dopoaverlo ritenuto responsabile di una infangante campagnacontro le istituzioni e, in primis, contro l’esercito, il Senatoamericano lo riconobbe colpevole di oltraggioall’establishment, approvando una mozione di censura per67 voti a 22. Con la Resolution 301 del Congresso, avvenutadopo una requisitoria pubblica durata 36 udienze e 187 oredi copertura televisiva, si chiudeva, con l’avallo del neoticket presidenziale Eisenhower-Nixon, l’epoca buia delmaccartismo, la stagione delle grandi purghe e dell’ister ic osospetto collettivo contro gli infiltrati comunisti, aggravata,al suo inizio, dal terrore di un complotto antidemocratico edal massiccio conformismo d’opinione. “La più violenta edannosa ondata di fascismo in terra americana”, come diràpoi Eleanor Roosevelt, in cui, tra politici, diplomatici,scienziati, attori, registi o semplici intellettuali, finirannoincriminati, imprigionati, perseguitati e ostracizzaticentinaia di cittadini in odore di progressismo.

Giovanna Gabrielli

numerosissime esternazionirazziste contro rom, gay, neri,musulmani e perfino meridio-nali come me definiti “t e rro n i ”.Oppure la vergognosa politicadei respingimenti che ci ha resifamosi (negativamente) in tuttaEuropa. Mi domando come èpossibile che in un paese de-mocratico un partito del gene-re sia al governo e cos’altro an-cora dobbiamo sopportare pri-ma di mandarli definitivamentea casa.Gino

Al Pd piaccionole leggi ad personamEnrico Letta, quello del Pd, ilnipote di Gianni, in un’inter vi-sta al Corriere ha dichiaratoche ritiene legittimo che Ber-lusconi si difenda nel processo edal processo. Ne ho lette e sen-tite tante di baggianate dette daesponenti del Pd, ma tale sfac-ciataggine è difficile da riscon-trare in altre dichiarazioni. Si-gnor Letta, anche io, sapendo diessere colpevole e di non po-termi difendere nel merito, esi-go di potermi difendere dal pro-cesso. Come la mettiamo? Ionon sono il presidente del Con-siglio, leggi che mi favoriscanonon le posso fare, non ho nean-che amici in Parlamento che le

possano proporre. E’ questo ilPd vicino ai cittadini? E’ questo ilPd a vocazione maggioritaria?Avanti così, che perderete an-che quei quattro voti che vi so-no rimasti!Davide Lombardi

Il Pdal No B. DayMentre ti cresce la speranzache qualcosa possa cambiare,ecco che si ricade nello scon-forto più intenso: basta ascol-tare le parole di Violante, diLetta e di Bersani. Invito nelgiorno del No B. Day a venire inpiazza quelli che sono iscritti alPartito democratico e che sa-ranno presenti a strappare letessere per dire Basta a questaclasse politica.Enrico

Il processo brevemigliorerà l’ItaliaIl ddl sul processo breve è sem-plicemente geniale. Seguendola stessa tecnica rivoluzionariamessa a punto da Alfano po-tremmo risolvere moltissimiproblemi in Italia. Per esempioquello dell’alta velocità. Perchésventrare le belle valli italianeriempiendole d’immense cola-te di cemento per le nuove li-

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Page 20: Il fatto quotidiano

2006

8,9 milioni

4,8 milioni

www.autostrade.it

FA R T I P E R D E R E M E N O T E M P O P O S S I B I L E S U L L’A U TO S T R A D A È I L N O S T R O L AV O R O .Il tempo è un bene prezioso, specialmente per chi lo deve sottrarre al lavoro o agli affetti. Anche per questo, dopo la privatizzazione nel 2000, ci siamo dati l’obiettivo di ridurre il numero di ore da voi perse per rallentamenti e code. Attraverso una rete di 1500 sensori e un sistema di controllo certificato siamo ora in grado di misurare la fluidità del traffico sugli oltre 2850 km della nostra rete. E oggi possiamo dire con soddisfazione che abbiamo dimezzato (-46%) le ore di tempo perse sulle autostrade che gestiamo. Questo grazie a interventi mirati come la progressiva eliminazione dei “colli di bottiglia” attraverso la costruzione di terze e quarte corsie, la diffusione del Telepass che oggi conta 7 milioni di clienti, la riorganizzazione dei cantieri di lavoro, il potenziamento di oltre 50 caselli. Tutto questo mentre il nostro impegno sulla sicurezza consentiva di ridurre del 75% il tasso di mortalità. Abbiamo lavorato tanto per farvi viaggiare più velocemente ma senza dover “correre”, perché sappiamo che ogni minuto risparmiato sull’autostrada è un minuto in più che potete dedicare ai vostri affetti.

TI ABBIAMO REGALATO PIÙ TEMPOPER I TUOI AFFETTI.

ORE TOTALI DI TEMPO PERSO*

*periodo di r iferimento annuo: gennaio - novembre

2009