Il diritto all’acqua - unipd.it DIRITTO ALL... · dell’autonomia, dell’indipendenza e della...
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Mario Giagnorio
General Course “Diritti Umani e Inclusione”
A.A. 2016/2017
Il diritto all’acqua: elemento essenziale per una società inclusiva
Prof.ssa Laura Nota
Prof.ssa Lea Ferrari
Prof. Marco Mascia
Prof.ssa Gioia Grigolin
“Non c’è vita senz’acqua. L’acqua è un bene prezioso,
Indispensabile per tutte le attività umane”
Carta europea dell’Acqua
1. Il diritto alla vita e all’acqua: pre-condizioni per l’inclusione
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di
coscienza, e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza1”.
Con questo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, il primo, possiamo avviare
una riflessione sulla necessità di una dimensione inclusiva dell’agire umano. Questi valori,
sviluppati ulteriormente nell’articolo 3 della stessa Carta, in cui sono richiamati il diritto alla
vita, alla libertà e alla sicurezza2, possiamo fondare la scelta dell’inclusione in una scala di valori
che non rientrano solo all’interno della sfera etica, circoscritta al singolo, ma diventano un
manifesto politico. Un sistema politico, se si accetta l’accezione data da David Easton, “è un
insieme di interazioni attraverso le quali sono effettuate le assegnazioni di valori sociali”3
.
Questi valori assumono un carattere più o meno cogente, in base allo strumento in cui sono
sanciti o proclamati: trattandosi della Dichiarazione universale dei diritti umani, tutto quello che
vi è inserito si legittimamente considerare come un programma d’intenti che gli Stati parte
s’impegnano a rispettare. Sebbene sia sotto gli occhi di chiunque che vi sia una diffusa, e
qualche volta addirittura sistematica, violazione di diritti umani sul piano globale, la loro
proclamazione non è da sottovalutare. L’esistenza di valori e impegni rende imputabile a chi si
sottrae al loro rispetto le mancanze e le violazioni, che in questo caso hanno una diretta
ripercussione sul diritto della persona alla realizzazione di sé.
Dal punto di vista delle scienze politiche, l’inclusione è strettamente legata al processo di
partecipazione. Secondo la professoressa Nota, la partecipazione consiste nel “coinvolgimento in
situazioni di vita all’interno dei diversi contesti, così come ai fattori contestuali ovvero quelle
situazioni che facilitano le esperienze di vita, lo svolgimento di compiti e livelli di
partecipazione, sia ciò che invece si caratterizza come barriera, rendendo più difficile tutto
ciò4”. Tutto ciò che non permette alla singola persona di poter accedere all’allocazione dei valori
sociali della comunità, o alla rivendicazione dei propri diritti, e quindi a una piena partecipazione
politica viola pertanto gli impegni che la comunità internazionale (composta sia da stati che dalle
persone, organizzate e non). Questi impegni hanno come scopo il “rafforzamento
dell’autonomia, dell’indipendenza e della possibilità di effettuare scelte; e alla possibilità di
1 Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 1 2 Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 3: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. 3 M. Mascia, Le relazioni internazionali nell’era dell’interdipendenza e dei diritti umani, pp. 79, CEDAM, 2012 4 L. Nota, “Società complessa e idee d’inclusione”, pp. 18
partecipare effettivamente al vita sociale, di prendere decisioni e di esercitare un controllo sulla
propria vita5”.
Tuttavia, come abbiamo appena accennato, adoperarsi per realizzare li condizioni atte a
permettere ciò spesso non rientra tra le priorità di chi ha una responsabilità politica. Questo
accade soprattutto di fronte a quel tipo di obblighi, definiti “positivi”, che richiedono un
particolare intervento statale. L’intervento statale si traduce con l’emanazione di norme, e
quando si tratta di disciplinare o normare sulla cosiddetta “libertà negativa” (ossia sulla non
interferenza dello Stato o di terzi sulla sfera privata del singolo, come nel caso della libertà di
pensiero o di culto), le difficoltà e l’impiego delle risorse da parte dello Stato non risulta
particolarmente gravoso. Gli obblighi positivi dei diritti sociali, quelli che obbligano lo Stato a
creare le condizioni per creare un’uguaglianza che non sia solo formale, intervenendo per
rimuovere tutti quegli ostacoli, di ordine economico e sociale, che limitando effettivamente la
libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono che la persona umana si sviluppi appieno. Si
tratta del cosiddetto Welfare State, lo Stato sociale, espressione che indica l’accettazione che lo
Stato deve impegnarsi per garantire un reddito minimo garantito, salute, istruzione, l’abitazione,
l’accesso alle risorse culturali e la difesa dell’ambiente. Questo superamento dello Stato non-
interventista, generalmente accettato nell’area europea ma messo in crisi dalla crisi economica,
comporta un prelievo fiscale sempre maggiore quanto più sono i servizi garantiti. Per essere
sostenuti, hanno bisogno di una particolare cultura, messa in discussione dal neoliberismo, che
assume come condizione di efficienza il non-intervento dello Stato. Spesso si è cercato, nella
scuola liberale, di subordinare i diritti politici a quelli sociali, soprattutto nel periodo della
Guerra Fredda, nella quale gli Stati occidentali erano più attenti ai diritti di libertà e la fazione
socialista ai diritti sociali: basti vedere che, all’indomani della Dichiarazione universale, per dare
copertura normativa i diritti e i doveri sanciti dalla stessa, si dovette redare due distinti “patti”,
uno per i diritti civili e politici e uno per diritti economici, sociali e culturali6. Con la
Dichiarazione di Vienna del 1993, però, fu sancito il principio dell’universalità, indivisibilità,
interdipendenza e interconnessione dei diritti umani, ponendo fine (dal punto di vista teorico) la
5 L. Nota, “Società complessa e idee d’inclusione”, pp. 18 6 La Commissione dei diritti umani in seno all’ONU, dopo la stesura della Dichiarazione universale, ricevette dal Consiglio economico e sociale il compito di elaborare un trattato idoneo a rendere oggetto di obbligazioni formali il contenuto della Dichiarazione, che non ha natura vincolante se non per consuetudine. L’Assemblea generale si pronunciò a favore dell’elaborazione di due trattati distinti, i Patti del 1976, uno riguardante i diritti civili e politici e l’altro quelli economici, sociali e culturali. La divisione nacque dalla consapevolezza che, data la diversità delle materie trattate e la contrapposizione tra Occidente e U.R.S.S., gli Stati non avrebbero mai aderito a un singolo Patto onnicomprensivo, e che i diritti umani non sarebbero diventati oggetto di obblighi per gli Stati.
discussione sulla gerarchia dei diritti umani, vista l’urgenza di rendere cogente l’osservanza di
questi obblighi soprattutto nei Paese poveri che, oltre alle condizioni di svantaggio, soffrono
degli abusi di privati e dello scarso coinvolgimento politico, sia locale che internazionale.
Secondo Pariotti, “le teorie odierne più attente al tema della giustizia distributiva globale
riconducono il mancato raggiungimento del livello essenziale nelle prestazioni relative ai diritti
sociali alla violazione del diritto alla sussistenza, che peraltro oltrepassa la tradizionale
divisone dei diritti in civili e sociali, ponendosi in profondità ponendosi in profonda continuità
con il diritto alla vita7”. Il diritto alla vita, pertanto, diventa il punto di riferimento per l’azione
dei governi e la rivendicazione delle persone; il diritto alla vita chiede il riconoscimento della
dignità indisponibile di ogni essere umano, l’abbattimento degli ostacoli che impediscono il
rispetto di tale dignità. Tutto ciò coincide perfettamente con quanto esposto dalla professoressa
Laura Nota sull’inclusione: realizzare il diritto alla vita significa perseguire il valore
d’inclusione. L’inclusione diventa, in virtù del suo legame con la vita, un obiettivo dei sistemi
politici che si fondano, o proclamano di fondarsi, sul rispetto di questa. La vita e l’inclusione,
però, devono essere sostenute non solo nel corso della vita di ciascuna persona, ma anche nella
loro dimensione di pre-condizione al godimento di questi diritti universali. Questa
considerazione, per certi aspetti banale o addirittura scontata, deve essere ricordata perché è
spesso quella sistematicamente ignorata o violata, spesso con la scusa che gli interventi mirati a
rendere possibili le pre-condizioni alla vita sono per loro natura graduali, o troppo costosi. Se da
un lato è innegabile che i diritti sociali siano graduali e costosi, dall’altro essi rappresentano la
priorità per il singolo Stato e per la comunità internazionale, spesso silente. E’ il caso della
catastrofe umanitaria del Sahel, annunciata dal 2012, dovuta alla siccità, ma che non ha riscosso
l’attenzione degli Stati. Unita ai conflitti interni che vivono proprio alcuni paesi del Sahel, come
la Nigeria, sta portando alla morte circa sette milioni di persone8, tra cui circa 515mila bambini
solo nella regione del Lago Chad.
Questi motivi, insieme alla recente emergenza siccità che ha colpito il Nord Italia, ha portato alla
riflessione su come il diritto di accesso all’acqua ricopra un’importanza vitale, pur essendo al
contempo non riconosciuto nella sua specificità. Lo scopo di questa trattazione sarà presentare il
diritto all’acqua come elemento essenziale per una società inclusiva, che permetta a ciascuna
persona di essere rispettata nella sua dignità. Studieremo le condizioni del nostro “oro blu”,
7 E. Pariotti, I diritti umani: concetto, teoria, evoluzione, CEDAM, 2013, pp. 63 8https://www.avvenire.it/mondo/pagine/carestia-il-sahel-muore-e-il-mondo-non-si-muove (sito consultato in data 07/06/2017).
estremamente provato da una gestione poco accorta e lungimirante da parte della società.
Saranno analizzate le diverse legislazioni statali, le Costituzioni e i progetti internazionali che si
propongono di promuovere il diritto di accesso all’acqua come un diritto umano.
2. Lo stato dell’acqua
Se si considera il diritto alla vita nella dimensione delle pre-condizioni alla vita, l’accesso
all’acqua ricopre una posizione di rilevo negli obiettivi da realizzare: l’accesso all’acqua potabile
è essenziale per la sopravvivenza e per le attività umane. Nonostante questa consapevolezza, la
maggior parte di esse comporta un enorme spreco di acqua, e questo avviene soprattutto nei
paesi più sviluppati, i quali, secondo il report del 2017 dell’Unesco, la restituiscono all’ambiente
senza gli adeguati trattamenti9.
Solo il 3% di tutta l'acqua presente sulla superficie della Terra è “dolce”, ossia presente in bacini
interni derivati dallo scioglimento di ghiacciai e dall’acqua piovana, e caratterizzata da un basso
livello di salinità. L’acqua dolce direttamente accessibile al consumo dell’uomo è inferiore all’1
% della disponibilità idrica a livello mondiale10
. Più dei due terzi di questa percentuale si trova
sotto forma di ghiaccio: di conseguenza, le acque dolci non sono distribuite uniformemente sulla
superficie terrestre, essendo abbondanti in alcune regioni geografiche e pressoché assenti in altre
in base al clima. A differenza del cibo e del petrolio, poi, l’acqua non e facilmente trasportabile
in grandi quantità: per il soddisfacimento dei bisogni primari delle persone è necessario puntare
alla disponibilità e all’accesso a livello locale11
.
Per essere definita potabile, secondo la legge italiana, essa deve “essere limpida, incolore,
inodore e insapore, non deve contenere sostanze chimiche dannose per la salute e deve essere
microbiologicamente pura, cioè senza microorganismi (batteri) dannosi12
”. L'acqua destinata al
consumo umano è regolamentata dal Decreto Legislativo del 2 Febbraio 2001 n.31 (in vigore dal
25 Dicembre 2003) che recepisce nella legislazione nazionale (DPR 236/88) le prescrizioni della
direttiva dell'Unione Europea 98/83/CE relative alla qualità' delle acque destinate al consumo
umano13
. Vi sono parametri specifici per la presenza di cloruri (CL), solfati (SO4), nitrati (NO3),
nitriti (NO2) e il sodio (NA). Per la durezza, cioè il contenuto di sali di calcio e di magnesio
espressa in gradi francesi14
, non esiste un limite di legge, ma un intervallo consigliato compreso
9 http://www.unesco.org/new/en/natural-sciences/environment/water/wwap/wwdr/2017-wastewater-the-untapped-resource/ (sito consultato in data 04/06/2017) 10 Carenza idrica e siccità nell’Unione Europea, UE, 2011, pp. 1. 11 Legambiente, Profughi ambientali: cambiamento climatico, acqua e migrazioni forzate, 2013, pp. 19. 12 L. Leopardi, M. Gariboldi, “Il libro delle scienze”, Garzanti Scuola, 2005, pp. 11 13 http://www.cheacquabeviamo.it/details.htm (sito consultato in data 05/06/2017). 14Il grado francese (°f) è un'unità di misura della durezza dell’acqua. Il grado francese esprime tale contenuto salino riferendosi all'equivalente di Carbonato di Calcio (CaCO3) presente in un volume unitario di acqua.
fra 15 e 50°F . Le persone sane e di qualunque età possono bere acque con tali valori di
durezza15
.
L’acqua, però, è anche una risorsa economica, ossia una delle parti della dotazione terrestre di
forme biologiche e minerali che la società utilizza, in modo diretto o indiretto16
. Essa è
indispensabile per tutti i settori dell’economia, dal settore agricolo a quello dei servizi. Secondo
il rapporto Unesco del 2017, “water demand is predicted to increase significantly over the
coming decades. In addition to the agricultural sector, which is responsible for 70% of water
abstractions worldwide, large increases in water demand are predicted for industry and energy
production17
”.
Tali attività, però, non hanno un impatto estremamente dannoso solo sulla quantità d’acqua
disponibile, ma anche sulla sua qualità. Secondo l’Unesco, “the most important water
contaminants created by human activities are microbial pathogens, nutrients, oxygen-consuming
materials, heavy metals and persistent organic matter, as well as suspended sediments, nutrients,
pesticides and oxygen-consuming substances, much of it from non-point sources. Heat, which
raises the temperature of the receiving water, can also be a pollutant. Pollutants are typically
the cause of major water quality degradation around the world18
”.
Secondo il Dipartimento della Protezione Civile, gli scarichi industriali contengono una grande
quantità di inquinanti, le cui sostanze tossiche spesso rinforzano reciprocamente i propri effetti
dannosi, con un danno complessivo maggiore della somma dei singoli effetti19
. Ai prodotti di
scarto dell’industria si aggiungono poi i fertilizzanti chimici e i liquami degli allevamenti, ricchi
di sostanze organiche che si riversano nelle falde acquifere o nei corpi idrici superficiali. Questi
prodotti inducono al processo di eutrofizzazione, ossia a quel “processo degenerativo
dell’ecosistema acquatico dovuto all’eccessivo arricchimento in nutrienti (in questo caso fattori
limitanti - sali di fosforo e azoto) dell’ecosistema stesso tale da provocarne un’alterazione
dell’equilibrio20
”. Ciò porta a un enorme sviluppo di alghe microscopiche, di piante acquatiche e
nelle acque marine costiere, perché i nitrati (cioè i composti di azoto) e i fosfati (i composti di
fosforo) costituiscono il loro nutrimento, e la sua abbondanza provoca una riproduzione
15 http://www.publiacqua.it/node/188 (sito consultato in data 05/06/2017) 16 G. Salviullo, M. De Marchi, General course “Diritti umani e inclusione”: Ambiente e natura per tutti” 17Unesco, Wastewater: an untapped resource, 2017, pp. 1 18 http://www.unesco.org/new/en/natural-sciences/environment/water/wwap/facts-and-figures/all-facts-wwdr3/fact-15-water-pollution/ (sito consultato in data 06/06/2017) 19 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/inquinamento_acque.wp (sito consultato in data 06/06/2017) 20http://www.primolevi.gov.it/public/transfert/Borghi/5%5E%20TCA%20-%202014/Eutrofizzazione%20algale/eutrofizzazione.pdf (sito consultato in data 06/07/2017)
incontrollata degli organismi vegetali. Una volta morte, le piante sono decomposte da batteri che
consumano l’ossigeno presente nelle acque, sottraendolo agli animali. Queste condizioni sono
sfavorevoli per i pesci, i crostacei e i molluschi, i quali vanno incontro alla morte.
L'inquinamento dei bacini di acqua dolce, secondo la Protezione civile, si verifica soprattutto
dove non possono essere presenti sistemi di bonifica, come ad le imbarcazioni antinquinamento.
I laghi sono soggetti al fenomeno dell'inquinamento a causa dell'intenso traffico di imbarcazioni,
compresi i servizi di linea di traghetti medio grandi, l'elevato traffico di imbarcazioni private e
non, e a causa delle stazioni di rifornimento carburanti e siti industriali lungo le coste21
.
Risulta chiaro che ci deve essere un cambiamento nella gestione delle risorse idriche,
evidentemente non adatto a garantire lo sviluppo dell’economia in modo sostenibile. Lo sviluppo
sostenibile si propone di mantenere o aumentare il patrimonio disponibile per le future
generazioni e le risorse naturali sono una parte consistente di questo patrimonio22
. La gestione
delle risorse naturali, soprattutto di quelle come l’acqua, che possono rigenerarsi in quantità e
qualità molto lentamente (“risorse scarse”): se la siccità è una riduzione relativamente
temporanea delle risorse idriche, quasi sempre indipendente dalla responsabilità degli esseri
umani, la carenza idrica si manifesta quando la domanda d’acqua supera la quantità d’acqua
disponibile, e quindi è immediatamente legata alle attività umane.
Uno dei casi più eclatanti di pessima gestione delle risorse idriche è quello del lago d’Aral, un
lago salato di origine oceanica che si estendeva per circa 68.000 km2, tra Uzbekistan e
Kazakistan. Era il quarto lago più grande del mondo, formatosi 5,5 milioni di anni fa. Una
combinazione tra la grande evaporazione cui è sottoposto, non sufficientemente compensata dai
due immissari Amu Darya e Syr Darya, e le strategie di coltura intensiva del regime sovietico
hanno portato a un disastro ambientale senza precedenti. Il piano sovietico prevedeva
l’estrazione dell’acqua dai due affluenti del lago per incrementare la produzione agricola e la
produzione di cotone, per renderne l’U.R.S.S. una delle maggiori esportatrici23
. Già dagli anni
’50 del secolo scorso si potevano registrare anomali abbassamenti del livello dell’acqua, dovuti
all’eccessiva estrazione e a un sistema di canali estremamente inefficiente. A quanto sembra,
secondo il New York Times, il piano prevedeva il prosciugamento dl lago, che sarebbe stato
utilizzato come terreno coltivabile. Questo progetto fu molto contestato dagli scienziati, e nel
21 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/inquinamento_acque.wp (sito consultato in data 06/06/2017) 22 G. Salviullo, M. De Marchi, General course “Diritti umani e inclusione”: Ambiente e natura per tutti” 23 https://www.newscientist.com/article/mg12416910.800-soviet-cotton-threatens-a-regions-sea--and-its-children/ (sito consultato in data 07/06/2017)
1964 l’esperto dell’Hydroproject Insitute Aleksandr Asarin previde la catastrofe. Purtroppo,
come disse lo scienziato ''it was part of the five-year plans, approved by the council of ministers
and the Politburo. Nobody on a lower level would dare to say a word contradicting those plans,
even if it was the fate of the Aral Sea24
”.
La miopia della gestione provocò già negli anni ’60 la riduzione della superfice lacustre del 60%.
La carenza idrica rese indispensabile l’uso massivo di fertilizzanti, i quali aumentarono il livello
d’inquinamento. Nel 2004, il lago ormai si estendeva solo per 17.000 kim2, e nel 2014 il bacino
orientale era ormai completamente prosciugato, come riportato da Philip Micklin, geografo della
Western Michigan University, per il quale è la prima volta in 600 anni, e mai a questi livelli25
.
Questa ulteriore essicazione, secondo l’esperto, è stata provocata dall’assenza di neve e piogge:
la scomparsa del lago ha infatti provocato un cambiamento del clima dell’area, con inverni freddi
e lunghi ed estati estremamente più calde e secche. Gli ecosistemi del lago d'Aral e dei suoi
immissari sono stati pressoché distrutti, soprattutto a causa dell'elevata salinità. Il lago,
ritirandosi, ha lasciato scoperta una vasta pianura ricoperta da depositi di sale e prodotti chimici
tossici, ciò che resta della sperimentazione di armi, dei progetti industriali, del dilavamento di
fitofarmaci e fertilizzanti. La sabbia è diventata perciò tossica, con gravi danni per la
popolazione e la fauna26
.
Negli ultimi tempi, inoltre, a causa del cambiamento climatico, sono state registrate notevoli
variazioni nella distribuzione delle piogge e delle precipitazioni nevose, necessarie per
mantenere costanti le riserve di acqua dolce. Questo fatto, aggiungendosi all’inquinamento delle
acque, aggrava l’emergenza idrica che sta divenendo sempre più difficile da risolvere.
Nell’orizzonte europeo la siccità e la carenza d’acqua stanno rischiano di diventare sempre più
strutturali, mentre prima erano considerate degli eventi eccezionali. Come riportato nel
documento “Carenza idrica e siccità nell’Unione europea”, nel quale sono raccolti i casi di
scarsità d’acqua che hanno colpito l’unione europea dai primi anni del nuovo millennio, siamo
ormai oltre il carattere dell’eccezionalità: negli anni 2002 e 2003, la carenza di piogge e le
elevate temperature avevano colpito la regione scandinava e l’Europea orientale, nel 2005 aveva
interessato l’area occidentale, e nel 2007 e nel 2008 l’Europa centro-meridionale. Abbiamo il
24 http://www.nytimes.com/2002/12/09/world/grand-soviet-scheme-for-sharing-water-in-central-asia-is-foundering.html (sito consultato in data 05/06/2017) 25 https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=84437 (sito consultato in data 05/06/2017) 26 https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_d%27Aral (sito consultato in data 05/06/2017)
caso già accennato della siccità nel Nord Italia, dove i grandi fiumi Adige, Po e Tagliamento
stanno conoscendo una secchezza senza precedenti, dovute alle scarsissime precipitazioni nel
periodo invernale; si aggiunge poi la Francia, la quale l’anno scorso ha conosciuto anche il quasi
totale essicamento del fiume Varo27
, ma che dal 2005 è colpita da un aumento delle temperature
e da un parallelo calo delle precipitazioni estive28
. Secondo il documento “Carenza idrica e
siccità nell’Unione europea”, dal 1980, il numero dei casi di siccità in Europa ha registrato un
aumento e un aggravarsi degli episodi, che hanno comportato costi stimati in 100 miliardi di euro
negli ultimi trent’anni. La siccità del 2003 ha coinvolto un terzo del territorio dell’UE e oltre 100
milioni di persone, ed è considerato uno dei casi più gravi. Negli anni tra il 1976 e il 2006, il
numero delle aree e degli abitanti colpiti da siccità è salito all’incirca del 20 % e il costo medio
annuale è quadruplicato29
. Le previsioni dicono che le regioni meridionali, soprattutto Francia,
Italia e Spagna, sono a rischio di episodi di siccità sempre più frequenti e gravi30
, accompagnati
da incendi forestali. Il Mediterraneo si sta trasformando in una regione arida, il che lo rende
ancora più vulnerabile di fronte alla siccità e agli incendi boschivi. D’altro canto, l'Europa
settentrionale sta diventando molto più umida e le alluvioni invernali potrebbero diventare un
fenomeno ricorrente, provocando quindi penormi danni per il problema opposto a quello del Sud.
Secondo il già citato rapporto dell’Unesco, “two thirds of the world’s population currently live
in areas that experience water scarcity for at least one month a year. About 500 million people
live in areas where water consumption exceeds the locally renewable water resources by a
factor of two. Highly vulnerable areas, where non-renewable resources (i.e. fossil groundwater)
continue to decrease, have become highly dependent on transfers from areas with abundant
water and are actively seeking affordable alternative sources31
”.
L’inquinamento, poi, crea un circolo vizioso con la siccità, rendendo i due problemi tutt’altro che
paralleli: l’acqua evaporata è fortemente influenzata dalla presenza in atmosfera di residui delle
attività industriali, che fanno sì che l’acqua rimanga più a lungo allo stato di vapore. Di
conseguenza l’acqua è trattenuta in enormi quantità nell’atmosfera, e si riduce quella disponibile
sulla superficie terrestre. La percentuale di acqua in atmosfera, poi, sta aumentando per via
dell’estrazione di acque sotterranee e fossili, amplificando la rottura dell’equilibro del ciclo
27 http://www.meteogiornale.it/notizia/44708-1-sud-francia-e-dramma-siccita-e-incendi (sito consultato in data 06/06/2017) 28 https://www.climatechangepost.com/france/droughts/ (sito consultato in data 06/06/2017) 29 Carenza idrica e siccità nell’Unione Europea, UE, 2011, pp. 2. 30 https://www.climatechangepost.com/france/droughts/ (sito consultato in data 06/06/2017) 31 Unesco, Wastewater: an untapped resource, 2017, pp. 2
dell’acqua32
. A coronare il tutto, vi è il problema dello scioglimento dei ghiacciai, dovuto al
surriscaldamento globale, che provoca la dispersione delle riserve d’acqua dolce e l’impossibilità
di immagazzinarne nuovamente, almeno nei tempi sufficienti a soddisfare la domanda d’acqua e
favorendo il processo di desertificazione dei terreni coltivabili, che diventeranno aridi e
provocheranno la morte degli ecosistemi. Senza pioggia, il problema delle polveri sottili33
peggiorerà, con l’aumento dei disturbi polmonari e delle vie aeree. La ridotta capacità delle
riserve idriche a lungo andare comporterà l’inquinamento biologico delle acque, facendo
proliferare di batteri portatori di malattie gravi, quali il colera, o la scabbia e il tracoma, che
potrebbero essere combattute con una semplice buona igiene34
. La prevedibile conseguenze sarà,
in un futuro molto prossimo, l’impossibilità per intere comunità di avere sul proprio territorio le
risorse per una vita dignitosa, con un aumento esponenziale del fenomeno della migrazione verso
luoghi sicuri.
32 Legambiente, Profughi ambientali: cambiamento climatico, acqua e migrazioni forzate, 2013, pp. 20. 33 34 Legambiente, Profughi ambientali: cambiamento climatico, acqua e migrazioni forzate, 2013, pp. 20
3. I conflitti legati all’acqua
Non si può certamente definire il problema dell’acqua come un’emergenza recente, cui non si è
mai pensato. E’ dato fin troppo per scontato che l’acqua sia la base della vita e, come disse nel
1995 Ismail Serageldin35
, vicepresidente della Banca mondiale, un tragico scenario di future
guerre per le ricorse idriche non è così surreale come si potrebbe pensare. Tratteremo qui di
alcuni casi significativi, recenti o che hanno gravi ripercussioni nel presente.
Il primo è quello del fiume Senegal: questo fiume, che si estende per 18.000 km, tocca i territori
della Guinea, del Mali, della Mauritania e del Senegal, regioni che soffrono molto a causa
scarsità d’acqua e di gravi siccità. Il governo senegalese, nel 1989, decise di avviare un progetto
di deviazione delle acque del fiume per sviluppare l’agricoltura nell’entroterra, sollevando molte
proteste in Mauritania. Ci furono gravi episodi di violenza. La prima rinuncia al progetto da parte
del Senegal pose fine alle tensioni, che però riaffiorarono dieci anni dopo, quando il progetto fu
riproposto. Il governo della Mauritania, come contromisura, obbligò cittadini senegalesi presenti
nel Paese ad andarsene, provocando la migrazione forzata di oltre 70.000. Allo stesso tempo,
10.000 mauritani furono costretti a scappare dal Senegal. Per evitare una vera e propria guerra i
due Paesi hanno intrapreso la via diplomatica, ma pur riuscendo a far diminuire le tensioni, ma il
problema è sempre pronto a riemergere.
L’acqua continua oggi a rappresentare un fattore di contesa soprattutto tra Israele e i palestinesi.
Sembra che sin dalla fine del XIX secolo il movimento sionista avesse già delineato, nel progetto
di fondare nella regione uno Stato nazionale ebraico, la volontà di acquistare terre e di
concessioni idriche per lo sviluppo agricolo e la produzione di energia idroelettrica. Nel periodo
mandatario e soprattutto negli anni Trenta, gli arabi e gli ebrei lavorarono a piani idraulici per
l’uso delle acque del Giordano e, nel 1937, la Commissione britannica si pronunciò a favore di
una divisione territoriale della Palestina in due Stati (arabo ed ebraico). Nel progetto era prevista
un’indagine sulle risorse idriche, per poterne studiare tutte le potenzialità. Il progetto, fallito,
delineava una politica idrica che soddisfacesse i desideri di entrambe le comunità. Gli ebrei
avrebbero dovuto privilegiare l’estrazione dell’acqua del Giordano per irrigare terre pianure
costiere, mentre gli arabi avrebbe dovuto concentrarsi sull’uso intrabacinale, per lo sviluppo
della valle del Giordano. Gli arabi, però, rifiutarono la divisione, e la contesa sulla disponibilità
di acqua divenne sempre più grave con la proclamazione dello Stato di Israele (1948). Negli anni
35 Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, nel 1995 affermò: “Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l'acqua. Fonte: Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_all%27acqua (sito consultato in data 09/06/2017)
Cinquanta gli Stati Uniti, intenti a prevenire un’ingerenza sovietica nella regione, svilupparono a
una strategia economica basata sulla ripartizione equa delle risorse idriche tra Israele e gli Stati
arabi del Giordano. Il fallimento fu dovuto soprattutto alla Siria, e l’insorgere del deficit idrico e
della guerra del 1967 permisero a Israele di ottenere il controllo della maggior parte delle risorse
idriche della regione36
. L’idrodiplomatico Aaron Wolf, in un intervista al Corriere della Sera,
spiega che dai negoziati di pace del 1994 è stato raggiunto un accordo sulla gestione dell’acqua:
ogni anno, durante l’inverno, l’acqua arriva dalla Giordania in Israele, è poi immagazzinata nel
lago di Tiberiade e viene rispedita indietro durante l’estate37
. Nella stessa intervista, si parla del
Nepal, dell’India e del Bangladesh, i quali stanno litigando intorno ai fiumi che nascono dalla
catena montuosa dell’Himalaya. Allo stesso tempo, si riporta, Tagikistan e Turkmenistan
vorrebbero edificare enormi infrastrutture sui corsi d’acqua, che costituiscono minacce
estremamente gravi per i Paesi a valle, come l’Uzbekistan, già provato dalla crisi del lago d’Aral,
di cui abbiamo già parlato.
Un altro conflitto degno di nota è quello tra Uruguay e Argentina per l’inquinamento del Rio de
la Plâta. Nel 2006, infatti, sono cominciate le proteste argentine contro la Metsä-Botnia, colosso
finlandese della produzione di cellulosa. La fabbrica è situata sulla sponda uruguaiana ma,
secondo l'Argentina, i suoi scarichi devastano il già inquinato ecosistema fluviale38
. La disputa è
finita davanti alla corte internazionale di giustizia, la quale si è pronunciata nel 2010, stabilendo
che i livelli di contaminazione non fossero stati modificati da Botnia, e che non sarebbe stato
previsto alcun compenso finanziario per l’Argentina39
. L’Uruguay aveva effettivamente violato
gli impegni procedurali di cooperazione previsti dal Trattato del 1975, il quale prevede che due
paesi abbiano l’obbligo di informare lo stato confinante in caso realizzassero opere lungo il tratto
comune del fiume; tuttavia , le norme sulla tutela dell’ambiente previste dal Trattato non erano
state violate. Di conseguenza, la Corte non ha ritenuto necessaria la chiusura dello stabilimento.
Nell’agosto 2010 i rapporti tra i due paesi sul problema dell’inquinamento del fiume si sono
placati e, tramite un accordo siglato a Montevideo, è stata istituita una Commissione
36 http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=925 (sito consultato in data 09/06/2017). 37 http://www.corriere.it/esteri/15_marzo_09/expo-inchiesta-guerra-acqua-f21b9c22-c66d-11e4-80fc-ae05ebe65fb1.shtml?refresh_ce-cp (sito consultato in data 09/06/2017). 38 http://archivio.antimafiaduemila.com/notizie-20072011/33-terzomillennio/11584--cartiera-la-guerra-infinita-tra-uruguay-e-argentina.html (sito consultato in data 09/06/2017) 39 http://asud.net/cartiera-sul-rio-uruguay-sentenza-della-corte-dellaia/ (sito consultato in data 09/06/2017)
amministratrice per monitorare i livelli di inquinamento del fiume e controllare le attività che si
sviluppano lungo il suo corso40
.
40 http://www.treccani.it/enciclopedia/il-contenzioso-tra-argentina-e-uruguay_%28Atlante-Geopolitico%29/ (sito consultato in data 09/06/2017)
4. Il diritto all’acqua nelle Costituzioni
Vi sono molte costituzioni al mondo che prevedono esplicitamente il diritto all’acqua come
diritto di cui assicurare il pieno godimento. Si sancisce che lo Stato deve garantire l’accesso di
tutti a questo bene, assicurandone la buona qualità e la disponibilità per la popolazione. In altre
costituzioni, invece, il diritto all’acqua si fa discendere dal diritto a un ambiente salubre e alla
salute, rendendolo solo un estensione interpretativa di questi diritti estremamente collegati.
Seguendo il documento “Legal Resources for the Right to Water and Sanitation” del 2008,
pubblicato dal C.O.H.R.E41
., vedremo alcune delle costituzioni nazionali che riportano
esplicitamente il diritto di accesso all’acqua42
:
CONGO (Democratic Republic of the Congo – Kinshasa)
Constitution of the Democratic Republic of the Congo, 2006 (Unofficial
translation)43
Article 48
The State guarantees the right to a decent dwelling, access to potable water and
electricity.
ECUADOR
Constitution of the Republic of Ecuador, 1998 (Unofficial translation44
)
Article 23
Without prejudice to the rights established in this constitution and the effective
international instruments, the State shall recognise and guarantee to the people the
follwing: ...
(20) The right to a quality of life that ensures health, feeding and nutrition,
potable water, a clean environment, social education, work, recreation, housing,
clothing and other necessary services.
41 Il C.O.H.R.E., Centre on Husing Rights and Evictions, era un’organizzazione internazionale non-governativa, con sede a Ginevra, fondata nel 1994, ma con sedi anche in Ghana, Sud Africa, Sri Lanka Cambogia, Brasile e Stati Uniti. Il cuore dei suoi programmi erano il diritto alla casa, alla restituzione delle terre, alla salute e all’acqua. Non è più operativo da 2012. 42C.H.O.R.E., Legal Resources for the Right to Water and Sanitation pp. 59-62 43 Si può consultare la versione francese al sito: http://www.presidentrdc.cd/constitution.html. 44 Versione spagnola disponibile a: http://www.mmrree.gov.ec/refugiados/cons1998.pdf.
Article 249
The State shall be responsible for the provision of public drinking water and
irrigation services ... The State may provide those services directly or by means of
delegation to mixed public-private companies or private companies, through
concession, association, capitalisation, or other contractual forms. The contractual
conditions may not be unilaterally modified ...
The State shall guarantee that public services, supplied under its control and
regulation, conform to the principles of efficiency, responsibility, universality,
accessibility, continuity and quality; and shall safeguard that their rates or tariffs are
equitable.
La costituzione dell’Uruguay è estremamente interessante, in quanto articolata e attenta ai diversi
problemi che possono presentarsi, inclusa la scarsità d’acqua e come il Parlamento è autorizzato
ad agire. Qui l’accesso all’acqua è considerato un diritto umano fondamentale, che lo sviluppo
deve avvenire in spirito di solidarietà verso le generazioni future. Le acque sotterranee e di
superfice sono dichiarate parte del dominio dello Stato.
Constitution of the Republic of Uruguay, 1967, as last amended 31 October 2004
(Unofficial translation45
)
Article 47
Water is a natural resource that is essential for life. Access to drinking water and
access to sanitation constitute fundamental human rights.
1) National Water and Sanitation policies will be based on:
…
b) the sustainable management, in solidarity with future generations, of the water
resources and the preservation of the water cycle, which constitute issues of public
interest. Users and civil society shall participate in every step of planning,
management and control of water resources; hydrographic basins are being
established as basic units;
45 Versione spagnola disponibile a: http://www.parlamento.gub.uy/constituciones/const004.htm.
c) the establishment of priorities for the use of water by regions, basins or parts of
these, whereby the first priority will be the provision of drinking water to the
population.
d) the principle according to which in the provision of drinking water and
sanitation services social grounds must prevail over economic grounds. Any
authorisation, concession or permission that in any way violates the above
provisions is without effect.
2) Surface waters as well as subterranean waters, with the exception of rain water,
integrated into the water cycle constitute a unitary resource that is subject to the
public interest, which, as the public hydraulic domain, forms part of the public
domain of the State.
3) The public service of sanitation and the public service of water provision shall
exclusively and directly be provided by legal persons of public law.
4) The provision of water to another country can be authorised by law, adopted with
a three-fifths majority of all members of each chamber, in case this [country] is
without sufficient supplies or for reasons of solidarity.
Tuttavia, il riconoscimento costituzionale di questo diritto non è sufficiente ad assicurare che lo
Stato si occupi effettivamente di realizzare la possibilità di goderne, di assicurarne la qualità e la
disponibilità per tutti coloro che si trovano sul suo territorio.
Per il nostro studio è utile riportare il caso del Sudafrica, la cui costituzione stabilisce che
ciascuna persone ha diritto a sufficiente quantità d’acqua. Tuttavia, in un’importante sentenza del
2009, la Corte Costituzionale ha affermato che “la previsione del diritto non implica la fornitura
di un minimo quantitativo di acqua cui lo Stato è obbligato ed il dettato costituzionale deve
essere interpretato nel senso di un dovere alla progressiva realizzazione del diritto attraverso
ragionevoli strumenti legislativi e per mezzo di successive revisioni46
”.
La legge deve pertanto implementare e attuare i dettami costituzionali, ma anche nell’assenza di
norme di pari rango si può intervenire per disciplinare la gestione dell’acqua pubblica.
In Australia, lo “Utiliies Act” prevede che in contratti stipulati sulla gestione idrica debbano
prevedere costi ragionevoli, e che lo Stato intervenga economicamente in caso di difficoltà
46 F. Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà e tariffa, 2011, Università degli Studi di Macerata.
finanziarie per garantire l’accesso all’acqua per tutti. Nel Regno Unito, il “Water Industry Act”
prevede che lo Stato si accolli il pagamento dell’acqua per particolari categorie di persone (per
anzianità, malattie o disabilità47
). Nella stessa legge, è specificato che l’acqua non possa essere
razionata per usi legati agli ospedali, alle scuole e alle istituzioni pubbliche in generale48
. Il
Regolamento n°23/2006 dell’Indonesia considera un fabbisogno minimo di acqua (dieci litri per
ogni membro della famiglia per un mese, o sessanta litri per persona nell’arco di una giornata)
non debbano superare il 4% dell’acqua totale pagata49
.
Di particolare interesse può essere il caso dei Paesi Bassi, dove è stato adottato un modello
sostenibile chiamato “water system approach50
”, che si fonda sulla volontà di evitare un uso
eccessivo delle risorse naturali, e sulla convinzione che ogni settore interessato dal ciclo idrico
debba adottare questo approccio alla gestione delle ,materie prime, in un’ottica di responsabilità
e di cooperazione51
. Il governo e le province, che realizzano il governo regionale, sono tra i
principali soggetti istituzionali che si occupano della politica idrica: questa viene formulata in
delle linee giuda governative, il governo centrale è responsabile per l’amministrazione dei corsi
d’acqua nazionali e per le opere primarie di difesa delle alluvioni. I Paesi Bassi hanno sviluppato
un’infrastruttura unica che accorpa centri di ricerca, statali e privati, istituti tecnologici e di
formazione e le università. Insieme al Dipartimento per i Lavori Pubblici e delle Risorse Idriche,
vi sono i “water boards” (comitati/consigli per l’acqua), che hanno il compito di monitorare la
disponibilità dell’acqua e, se necessario, le acque di scarico52
. Il “Water Act” del 2008 ha
unificato i modi di gestione regionali, e prevede l’integrazione di molte linee guida dell’Unione
europea. L’unificazione ha migliorato la gestione, e tra gli obbiettivi inseriti vi è la prevenzione
della scarsità d’acqua. L’Act rappresenta un significativo strumento per una nuova politica idrica
in Olanda, che mira a realizzare gli standards di potenza ecologica nel settore idrico53
.
47 C.H.O.R.E., Legal Resources for the Right to Water and Sanitation, pp. 77 48 C.H.O.R.E., Legal Resources for the Right to Water and Sanitation, pp. 78 49 C.H.O.R.E., Legal Resources for the Right to Water and Sanitation, pp. 78 50 F. Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà e tariffa, 2011, Università degli Studi di Macerata, pp. 177. 51 F. Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà e tariffa, 2011, Università degli Studi di Macerata, pp. 177. 52 Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà e tariffa, 2011, Università degli Studi di Macerata, pp. 179. 53 Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà e tariffa, 2011, Università degli Studi di Macerata, pp. 182.
5. Il diritto all’acqua nella comunità internazionale
Nel panorama internazionale, il riconoscimento di un vero e proprio diritto all’acqua non è
ancora avvenuto, non essendo riusciti a dotarlo di una propria autonomia. Conseguentemente, la
creazione di un sistema globale di gestione e regolamentazione dell’acqua rappresenta una realtà
estremamente complessa e difficile da concretizzare.
La prima conferenza in materia di acqua, fu quella del 1977, svoltasi in Argentina (Conferenza di
Mar del Plata), ma il primo importante passo per promuovere il diritto all’accesso all’acqua
come un diritto umano è avvenuto nel luglio 2010, grazie a una risoluzione dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Essa non ha alcun valore giuridico, per cui non assume un valore
vincolante tra gli Stati membri, ma è un manifesto in cui si fa presente l’urgenza di un’azione
condivisa. Nel documento l’Assemblea:
1. Declares the right to safe and clean drinking water and sanitation as a human right
that is essential for the full enjoyment of life and all human rights;
2. Calls upon States and international organizations to provide financial resources,
capacity-building and technology transfer, through international assistance and
cooperation, in particular to developing countries, in order to scale up efforts to
provide safe, clean, accessible and affordable drinking water and sanitation for all;
3. Welcomes the decision by the Human Rights Council to request that the
independent expert on the issue of human rights obligations related to access to safe
drinking water and sanitation present an annual report to the General Assembly, and
encourages her to continue working on all aspects of her mandate and, in
consultation with all relevant United Nations agencies, funds, and programmes, to
include in her report to the Assembly, at its sixty-sixth session, the principal
challenges related to the realization of the human right to safe and clean drinking
water and sanitation and their impact on the achievement of Millennium
Development Goals54
.
54 http://contrattoacqua.it/public/upload/1/2/tab_elms_docs/1329480887risoluzione-assemblea-onu-a_64_l.63.pdf (sito consultato in data 10/06/2017)
Alla base di questa risoluzione vi è il riconoscimento del fatto che una gestione corretta
dell’acqua debba necessariamente accordarsi con un modello di sviluppo sostenibile, in cui lo
sfruttamento della risorsa non danneggi la comunità umana nei suoi bisogni essenziali,
rischiando di danneggiare anche le generazioni future. Nel 2012, a Rio de Janeiro, si è tenuta a
Conferenza RIO+20, promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di
verificare, gli impegni previsti dalle diverse convenzioni e sottoscritti dagli Stati e da tutti i
settori della società civile. Nel documento finale, si proclama che:
We (the nations55
) recognize that water is at the core of sustainable development as it
is closely linked to a number of key global challenges. We therefore reiterate the
importance of integrating water in sustainable development and underline the critical
importance of water and sanitation within the three dimensions of sustainable
development56
.
Il Comitato italiano del Contratto Mondiale dell’Acqua, sezione dell’organizzazione
internazionale che elaborò il Manifesto dell’acqua57
, c’informa però che ciò è stato ostacolato
sia dal Regno Unito che dal Canada, al quale si sono associati gli Stati Uniti e lo stato d’Israele, e
che solo la mobilitazione dei Movimenti per l’acqua ha impedito che l’argomento fosse
trascurato dalle grandi potenze (che, come ricordato nella prima parte, sono restie ad assumersi
impegni e a garantire diritti che richiedono un ampio uso di risorse economiche). Il Comitato
riscontra infatti che i governi non avevano intenzione di assumersi l’impegno per garantire il
diritto all’acqua e ai servizi igienici. Fa poi notare l’assenza dell’acqua come argomento chiave
nella Dichiarazione, potendo trovarne riferimenti al riconoscimento al diritto all’acqua e ai
servizi igienici solo all’interno del capitolo riguardante il cibo.
Il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite pone attenzione all’emergenza idrica sin dal 2009,
e la risoluzione più recente (del 2016) si esprime il rammarico per l’impossibilità, per quasi 100
milioni di persone, di poter godere dell’acqua corrente e dei servizi igienici che essa permette;
constata che l’accesso all’acqua è influenzato dalle discriminazioni che avvengono sulla base del
sesso, dell’etnia e della religione. Pertanto, si afferma la stretta relazione tra salute e accesso
55 Aggiunta dell’autore 56 Dichiarazione finale dell’Assemblea Rio+20, articolo 119. 57 Il Manifesto mondiale dell'acqua venne redatto nel settembre 1998, e si basava sull’idea che l’acqua sia la fonte insostituibile della vita, che l’accesso all’acqua è un diritto umano e che la gestione della proprietà e dei servizi sia una questione di qualità della democrazia.
all’acqua potabile, e si invita a far sì che chiunque possa godere di questi diritti senza alcuna
discriminazione58
. Tuttavia, la comunità degli Stati nel suo insieme non sembra porre la
questione al centro della diplomazia e delle strategie politiche.
Contemporaneamente, si è sviluppata una rete di organizzazioni internazionali che possono dar
voce alla società civile. Merita considerazione il Consiglio mondiale dell’Acqua (World Water
Council), che dal 1997 organizza, con cadenza triennale, i Forum Mondiale dell’Acqua. Esso
rappresenta il più grande congresso internazionale in materia. Esso ha lo scopo di promuovere
consapevolezza e l’impegno politico per dare soluzione ai problemi di tutti livelli inerenti
all'acqua. L'organizzazione si propone di sostenere le pratiche di conservazione, protezione,
sviluppo e gestione dell'acqua secondo un modello di sviluppo sostenibile. Il prossimo Forum si
terrà nel 2018 a Brasilia. Nella strategia elaborata dal Consiglio per gli anni 2016-201859
, si
considerano le sfide dell’urbanizzazione e dei problemi demografici, del cambiamento climatico,
dello sviluppo sostenibile e dell’equa distribuzione dei poteri: gli Stati e gli altri attori
internazionali, incluse le banche, stanno infatti inserendo l’acqua nelle loro strategie per potersi
garantire una futura sostenibilità. Se non controllata, questa corsa all’acqua potrebbe risultare a
esclusivo vantaggio dei paesi sviluppati. Pertanto, si chiede ai leaders mondiali d’inserire
nell’agenda politica la prevenzione tutto quello che può causare una crisi idrica nei prossimi
trent’anni60
.
Nel panorama europeo, Consiglio d’Europa trattò per la prima volta tali problemi nel 1968, con
la promulgazione della Carta europea dell’acqua. Per quanto riguarda l’Unione, in tre legislature
il Parlamento europeo ha recepito molte delle richieste e dei principi sanciti in occasione dei
Forum mondiali sull’Acqua, riconoscendo il diritto all’acqua quale diritto umano fondamentale e
sulla sua natura di bene comune dell’umanità e, in occasione del 5° Forum, che possa essere
gestita solo da un servizio pubblico61
. Queste posizioni sono però state ignorate in parte dalla
Commissione Europea e, soprattutto, dal Consiglio dei Ministri.62
Il 22 marzo si festeggia la giornata mondiale dell’acqua.
58 http://contrattoacqua.it/public/upload/1/2/tab_elms_docs/1484757847risoluzione-urc--33_10-2016-en.pdf 59 WWC strategy 2016-2018, Secure, adapt, sustain 60 http://www.unric.org/it/attualita/27744-scarsita-e-degrado-del-suolo-e-dellacqua-una-minaccia-crescente-per-la-sicurezza-alimentare (sito consultato in data 11/06/2017) 61 http://contrattoacqua.it/public/upload/1/2/tab_elms_docs/13278297535-risoluzione-parlamento-europeo-v-forum-mondiale.pdf (sito consultato in data 11/06/2016) 62 http://contrattoacqua.it/public/upload/1/2/tab_elms_docs/13278296761-acqua-e-pe.pdf (sito consultato in data 11/06/2017)
6. L’acqua e l’inclusione
Per concludere, ricordiamo come l’acqua, in quanto elemento fondante della vita, sia alla base di
una vera azione inclusiva.
Come è proclamato nel Manifesto per l’acqua, essa “è patrimonio dell’umanità. La salute
individuale e collettiva dipende da essa. L’agricoltura, l’industria e la vita domestica sono
profondamente legate ad essa. Il suo carattere « insostituibile » significa che l’insieme di una
comunità umana – ed ogni suo membro – deve avere il diritto di accesso all’acqua, e in
particolare, all’acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle
attività economiche”.
Accedere all’acqua potabile è la condizione essenziale per godere di una vita dignitosa, in cui
sono rispettati tutti i diritti con i quali nasciamo, inalienabili e universali. Se siamo uguagli in
dignità, è allora necessario poter accedere alle condizioni che rendono effettivo questo principio,
pena la sua violazione. Ciò si riflette anche nel diritto alla salute, perché i servizi igienico-
sanitari coinvolgono l’acqua, che deve essere salubre.
L’assenza di acqua provoca le migrazioni forzate. Quando una migrazione è costretta da cause
ambientali, verso le quali non si è voluto intervenire, essa provoca disagi per chi è obbligato a
partire e per chi deve accogliere un numero sproporzionato di profughi ambientali. L’assenza
d’acqua può anche generare conflitti: gli Stati del Medio Oriente, aldilà delle difficoltà nel
mantenere il tessuto sociale coeso, hanno conosciuto i gravi recenti conflitti proprio a causa della
prolungata siccità che sta coinvolgendo l’area africana. La gestione comune delle risorse idriche
potrebbe rafforzare i processi di pace e di buone relazioni internazionali, come la gestione
condivisa del carbone e dell’acciaio ha portato a una sempre più grande integrazione europea.
La presenza dell’acqua, la sua cura e la gestione condivisa sono quindi una condizione essenziale
per la pace, la quale non è solo assenza di conflitti, ma anche una condizione caratterizzata dalla
presenza della giustizia. La giustizia trova origine, secondo il mio punto di vista, nel rispetto
radicale per la persona umana e la sua dignità, ed esige il rispetto dell’uguaglianza e la
promozione della convivenza pacifica, allo sviluppo dell’autonomia e della capacità di realizzare
il proprio progetto di vita. La sua promozione come diritto umano, da difendere e tutelare, è un
passo indispensabile per una società globale inclusiva.
Bibliografia
Documenti:
C.H.O.R.E., Legal Resources for the Right to Water and Sanitation
Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull’acqua, Manifesto dell’Acqua
Dichiarazione Finale Assemblea Rio+20
Dichiarazione Universale dei diritti umani
F. Testella, Diritto all’acqua e statuto della risorsa idrica, con particolare riguardo a proprietà
e tariffa
E. Pariotti, I diritti umani: concetto, teorie, evoluzione
L. Leopardi, M. Gariboldi, “Il libro delle scienze”
Legambiente, Profughi ambientali: cambiamento climatico, acqua e migrazioni forzate
M. Mascia, I diritti umani nell’era dell’interdipendenza e dei diritti umani
Unesco, Wastewater: an untapped resource
Unione Europea, Carenza idrica e siccità nell’Unione Europea
WWC Strategy 2016-2018: Secure, adapt, sustain
Sitografia
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https://www.avvenire.it/mondo/pagine/carestia-il-sahel-muore-e-il-mondo-non-si-muove