IL DESIGN TRA STORIA E TEORIA – II PARTE Brani citati LEZIONE... · Casa e oggetti per la casa...

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Lezione 02 IL DESIGN TRA STORIA E TEORIA II PARTE Brani citati Brani citati Corso di Laurea in Design, Dipartimento di Architettura Universita' degli Studi “ G. d’ Annunzio” di Chieti e Pescara CORSO DI STORIA DEL DESIGN Prof. Raffaele Giannantonio

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Lezione 02

IL DESIGN TRA

STORIA E TEORIA

– II PARTE

Brani citatiBrani citati

Corso di Laurea in Design, Dipartimento di Architettura

Universita' degli Studi “ G. d’ Annunzio” di Chieti e Pescara

CORSO DI STORIA DEL DESIGN

Prof. Raffaele Giannantonio

“Va rifutata la ricerca, a qualsiasi costo, dinuove forme, in quanto non derivano dallacosa stessa. E così pure si rifutal’applicazione di ornamenti puramentedecorativi, siano essi storici o frutto diinvenzione (...). La creazione di ‘tipi’ per glioggetti di uso quotidiano è una necessitàsociale. Le esigenze della maggior partedegli uomini sono fondamentalmenteuguali. Casa e oggetti per la casa sono unproblema di bisogno generale, e la loroprogettazione riguarda più la ragione che ilsentimento. La macchina che produce deglioggetti in serie è un mezzo effcace diliberazione dell’uomo, tramite l’impiego diforze meccaniche come il vapore ol’elettricità, dal lavoro necessario alsoddisfacimento dei bisogni vitali; unmezzo per procurargli i vari oggetti, ma piùbelli e più a buon mercato di quelli fatti amano. E non si tema che la tipizzazionepossa coartare l’individuo; come non si puòtemere che un ordine sancito dalla modapossa portare alla completa uniformazionedell’abbigliamento”. [W. Gropius, Grundsätze der Bauhausproduktion (Principidella produzione del Bauhaus), 1925]Walter Gropius (1883–1969)Walter Gropius (1883–1969)

1. IL BAUHAUS: la direzione di Walter Gropius (1919-28)

Hannes Meyer (1889 –1954)

1. IL BAUHAUS: la direzione di Hannes Meyer (1928-30)

Prima di assumere la direzione HannesPrima di assumere la direzione HannesMeyer scrive: “Meyer scrive: “L’isterica irrisolutezzaL’isterica irrisolutezzadell’arte applicata è proverbialedell’arte applicata è proverbiale. Non. Nongravate invece da pretese classiche, négravate invece da pretese classiche, nédalla confusione dei concetti artistici,dalla confusione dei concetti artistici,né da infltrazioni dell’arte applicata,né da infltrazioni dell’arte applicata,

sorgono al suo posto le testimonianzesorgono al suo posto le testimonianzedi una nuova epoca: feredi una nuova epoca: fere

campionarie, silos, music-hall,campionarie, silos, music-hall,aeroporti, sedie per uffcio, merciaeroporti, sedie per uffcio, mercistandardstandard. . Tutte queste cose sonoTutte queste cose sono

prodotto della formula: funzione xprodotto della formula: funzione xeconomia. Non sono opere d’arteeconomia. Non sono opere d’arte. (…). (…)Costruire è un processo tecnico, nonCostruire è un processo tecnico, non

estetico e l’idea di funzionalità di unaestetico e l’idea di funzionalità di unacasa è in contrasto con lacasa è in contrasto con lacomposizione artisticacomposizione artistica.”.”

Hannes Meyer porta al Bauhaus lo spirito della rivista svizzera“ABC. Beiträge zum Bauen” (“Contributi alla costruzione”)

che rappresentava il funzionalismo tecnico-produttivistico in contrasto con il funzionalismo tecnico-formalistico

imperante nel Bauhaus.

1. IL BAUHAUS: la direzione di Hannes Meyer (1928-30)

Dopo il suo allontanamento Meyer scriveinvece: “Teorie incestuose impedivano ogniaccesso alla fgurazione orientata ai bisogni

della vita; il cubo era l’asso di briscola, e le suefacce erano gialla, rossa, blu, bianca, grigia,

nera. Questo cubo del Bauhaus veniva dato aibambini per giocarci e agli snob del Bauhaus

per trastullarvisi nelle loro sperimentazioni. Ilquadrato era rosso. Il cerchio era blu. Il triangolo

era giallo. Ci si sedeva e si dormiva sullageometria colorata dei mobili (...)

Così mi trovai in una situazione tragicomica:nella mia qualità di direttore del Bauhaus

combattevo lo stile del Bauhaus.”

Hannes Meyer (1889 –1954)

03. LA SCUOLA DI ULM

Negli anni Quaranta il good design americano trova un equivalente in Europa nellaconcezione della gute Form, il cui principale esponente fu il designer svizzero Max Bill.Tra tutti gli allievi del Bauhaus, Bill è stato colui che ne ha saputo portare l’orientamentoestetico-formale fno alle estreme conseguenze, sia dal punto di vista teorico che pratico.

Max Bill (1908-1994)

La posizione di Max Bill sullo styling: “A paragone dei beni di produzione, i beni diconsumo sono oggi assai più soggetti alla moda di una volta. È questo un ambito che si è allargato fno a comprendere i mobili e le automobili. Il consumo è più rapido. E così, automaticamente, si abusa della forma, facendone un fattore diincremento delle vendite. Questo pericoloso svilupposi manifesta chiaramente nello stile streamlining che oggi prende il posto una volta tenutodall’ornamento. E se dunque oggi, per motivi estetici,reclamiamo nuovamente delle belle forme, nonvorremmo essere fraintesi: si tratta sempre di formevincolate alla qualità e alla funzione dell’oggetto. Si tratta di forme oneste, non di invenzioni perincrementare la vendita di prodotti dalla foggiainstabile, soggetta alla moda”.

06. IL DISEGNO INDUSTRIALE NEL TERZO MONDO06. IL DISEGNO INDUSTRIALE NEL TERZO MONDO

La questione industriale dei paesi del Terzo Mondo è stata al centro della controversia sullastrategia della modernizzazione in quei paesi. Molto spesso il risultato è stato fortemente

negativo. Non solo il decollo non ha avuto luogo, ma il trasferimento a casaccio di tecnologieavanzate ha generato nuove forme di sottosviluppo e dipendenza, i cui effetti sono stati ancorapiù devastanti. Di conseguenza alcuni studiosi hanno elaborato proposte alternative incentratesul concetto di “tecnologie appropriate” delle quali la più radicale ipotizza il rifuto di tutte le

tecnologie avanzate e prospetta il ricorso alle tecnologie autoctone, semplici ed elementari(“povere”). Negli anni Settanta il modello delle “nuove tecnologie intermedie” tenendo contodella variegata realtà del sottosviluppo cerca di prospettare “risposte fessibili” che tentano dispezzare il circolo vizioso della dipendenza (“rottura selettiva”) individuando settori prioritari

in cui il trasferimento di tecnologia può essere avviato senza sconvolgere l’equilibriocomplessivo del sistema (“tecnologia autocentrata”). In tale ambito, l’unica possibilità per un

progettista è ripiegare su un disegno povero nell’ottica delle tecnologie povere.

La Qualità totale (“Total quality management”, “Gestione totale della qualità”) èun modello organizzativo adottato da tutte le aziende leader mondiali e

rappresenta una svolta importante nella gestione della qualità. Secondo questoapproccio, nato in Giappone e diffuso negli Stati Uniti verso gli anniCinquanta, tutta l’impresa deve essere coinvolta nel raggiungimentodell’obiettivo (mission). Ciò comporta anche il coinvolgimento e la

mobilitazione dei dipendenti e la riduzione degli sprechi in un’ottica diottimizzazione degli sforzi.

7. IL DESIGN E IL PROGRAMMA DELLA QUALITÀ TOTALE

A. Nella norma UNI EN ISO 9004:2000 (e 9001:2008) sono stati defniti gli ottoprincipi di gestione per la qualità:

7. IL DESIGN E IL PROGRAMMA DELLA QUALITÀ TOTALE

B.1.Orientamento al cliente2.Leadership3.Coinvolgimento del personale4.Approccio per processi5.Approccio sistemico alla gestione6.Miglioramento continuo tramite:

aggiornamento, rapporto diascolto con il cliente, ognipiccolo miglioramento là dovesia possibile, controllo deiprocessi, innovazione.

7.Decisioni basate sui dati di fatto:analisi vendite, statistiche eanalisi di marketing, feedbackdai clienti, indicatori macro emicro economici.

8. Rapporti di reciproco benefciocoi fornitori.

C.Una strategia improntata allaQualità totale ha come obiettivo lasoddisfazione di tutte le partiinteressate (clienti, fornitori e partisociali, maestranze, management eazionisti). L’output aziendale non èpiù solo il prodotto/servizio:l’azienda produce qualità.

Un’azienda che intraprende la strada della Qualità totale hadavanti a sé due possibilità di scelta: modifcare i sistemioppure modifcare la cultura. L’intervento sui sistemiimplica il rispetto dei requisiti fssati dallo standard ISO9000, attraverso documentazione sistematica emonitoraggio continuo. L’intervento sulla culturaimplica invece la defnizione di una “missione aziendale”e di alcuni “"valori guida”, che stimolino unatteggiamento nuovo verso il lavoro e verso i clienti, inaltre parole di una cultura della qualitànell’organizzazione.

Tra i valori guida vi sono: l’attenzione al cliente; l’aumento diresponsabilità dei collaboratori e il miglioramento continuo(introduzione di team e gruppi di lavoro per la soluzionedei problemi, con il miglioramento costante dei prodotti edei servizi); il miglioramento del processo produttivo conmetodi rigorosi di controllo statistico (non selezionando ifornitori in base al prezzo, ma facendo formazione sulcampo); la ridefnizione del ruolo della supervisionemigliorando il sistema nell’aiutare macchine e persone(dando ai supervisori la possibilità di indicare almanagement i problemi da eliminare).

I dipendenti devono inoltre sentirsi liberi di fare domande e di mettere in discussione i metodi dilavoro, lavorare in squadra nell’interesse dell’azienda, eliminando la concorrenza interna.

7. IL DESIGN E IL PROGRAMMA DELLA QUALITÀ TOTALE

7. IL DESIGN E IL PROGRAMMA DELLA QUALITÀ TOTALE

Nell’agosto 2016 Toyota Motor Corporation ha installato un sistema di celle acombustibile per la generazione stazionaria di energia nell’impianto di Honsha presso

Toyota City, nella prefettura di Aichi. Nell’impianto sono state avviate anche altreiniziative come la gestione autonoma, da parte di ogni singolo dipendente, dell’aria

condizionata e dell’illuminazione e l’invito ad utilizzare il più possibile illuminazione edaerazione naturali. Secondo le previsioni, già soltanto queste buone abitudini

contribuiranno a dimezzare i consumi e le emissioni di CO2.

Progetto Toyota “Plant Zero CO2 Emissions Challenge” annunciato al Toyota Environmental Forum nel 2015

L’energia rinnovabile utilizzata dall’impianto è assicurata dall’installazione dicelle a combustibile da 3,5 kW e da un sistema di gestione energetica che

sfrutta l’energia solare immagazzinandola in batterie rigenerate provenientidalle vetture ibride (prevalentemente Prius).

Grazie a questo sistema è possibile stimare la quantità di energia necessaria alfunzionamento dell’impianto, la stessa che viene poi generata in parte dalle

celle a combustibile e in parte dall’energia solare. L’energia termica in esubero viene poi destinata al sistema di climatizzazione.

Schema del sistema di gestione dell’energia presso l’impianto di Honsha