Il cinema italiana

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Progetto TEMATICA:IL CINEMA ITALIANA

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ProgettoTEMATICA:IL CINEMA ITALIANA

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I primi film sono documentari, filmati di pochi secondi nei quali coraggiosi pionieri (primo fra tutti un ex-cartografo dell'Istituto Geografico Militare di Firenze, nonché inventore, operatore e regista, Filoteo Alberini) riprendevano con una semplice cinepresa a manovella fatti e personaggi del loro tempo, perlopiù regnanti, imperatorie papi. In Italia, Alberini aveva brevettato nel 1895 il «Kinetografo», un apparecchio cinematografico simile a quello divulgato sei mesi dopo dai fratelli Lumière.

Tra i primi cineasti italiani attivi nel paese vanno citati almeno Vittorio Calcina, Rodolfo Kanzler, Italo Pacchioni, Roberto Omegna, Giuseppe Filippi, Luigi Sciutto,Giovanni Vitrotti.

I primi film (1896-1902)

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Inizio dell'industria del cinema (1903-1909) Nel periodo 1903-1909 il cinema, sino allora considerato alla stregua di

un fenomeno da baraccone e presentato da girovaghi in spettacoli itineranti insieme ai circhi ed alle giostre, si organizzò come industria, con case di produzione nei principali capoluoghi: soprattutto Torino con la Società Anonima Ambrosio, Aquila Film e la Itala Film, Roma con la Cines, Milano con gli studi meglio attrezzati dell'epoca edificati dal produttore Luca Comerio che fondò una società di produzione con il suo nome poi denominata Milano Film, Napoli con la Partenope Film e la Dora Film, Venezia quindi una rete sempre più capillare di sale cinematografiche nei centri urbani delle città.

Questa trasformazione portò alla produzione dei film a soggetto, che per gran parte del periodo muto affiancarono il filmato documentario fino a sostituirlo quasi completamente all'inizio della prima guerra mondiale.

Il primo film a soggetto venne realizzato sempre da Alberini nel 1905, lo storico agiografico La presa di Roma, ma i generi che attecchirono presso il pubblico furono i drammi, passionali e storici, seguiti dalle comiche finali, come già da decenni avveniva negli spettacoli teatrali.

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La grande crisi e l'avvento del sonoro (1919-1930) Dopo la fine della Grande guerra, il cinema italiano attraversò un fortissimo

periodo di crisi, dovuta soprattutto al proliferare di piccole case di produzione che fallivano generalmente dopo pochi film, e da alcune scelte organizzative sbagliate come l'arresto dello sviluppo tecnico, la perdita dei mercati esteri e soprattutto il fatto che il cinema è ancora dominato dalla parola più che dall’immagine.

Il fascismo, salito al potere tra il 1922 e il 1925, si preoccupò di rilanciare una cinematografìa in declino sempre più costante e fondò nel 1924 l'Istituto Luce. Verso la fine degli anni venti, fecero il loro esordio due futuri protagonisti dell'era dei telefoni bianchi: Alessandro Blasetti, con Sole del 1928, e Mario Camerini, con il notevole Rotaie del 1929, quest'ultimo uscito prima come film muto ed in seguito ridistribuito in versione sonora nel 1931.

Nel 1930 venne infatti distribuito nelle sale cinematografiche il primo film sonoro italiano: La canzone dell'amore diretto da Gennaro Righelli ed interpretato da Dria Paola, Elio Steiner ed Isa Pola (che furono così i primi attori parlanti del cinema italiano): il film ottenne prevedibilmente un grandissimo successo e diede inizio alla rinascita del cinema italiano.

Così come accaduto anche ad Hollywood, con il passaggio al sonoro la maggior parte degli attori italiani del cinema muto non riesce più a trovare lavoro anche se alcuni di essi riescono a riciclarsi come registi o produttori, facendo dunque spazio a numerosi nuovi interpreti.

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Il cinema sociale e politico I movimenti studenteschi, operai ed extra-parlamentari della fine degli 

anni sessanta e quelli del decennio successivo influenzano anche il cinema, che, oltre al filone della commedia, si sviluppa anche in un genere più impegnato socialmente e politicamente.

In questo contesto nuovi registi continuano e potenziano l'opera iniziata già anni prima tra gli altri da Francesco Rosi autore di film come Salvatore Giuliano, che narra la storia del famoso bandito siciliano del 1961 e Le mani sulla città, film che denunciava la proliferazione della speculazione edilizia, del 1963.

Tra i film più importanti si ricordano Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri, con la notevole interpretazione di Gian Maria Volontè l'interprete-simbolo del cinema d'impegno civile, la trasposizione cinematografica del romanzo di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta (1967) e il successivoConfessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica (1971), entrambi di Damiano Damiani.

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Il cinema di genere italiano Accanto al cinema neorealista, degli autori, della commedia all'italiana,

politico e di denuncia sociale a partire dal secondo dopoguerra nacque anche un cinema italiano più popolare che se da una parte fu snobbato ed osteggiato dalla critica cinematografica dell'epoca, che lo liquidava come un Cinema di serie B (anche se recentemente c'è stata una generale rivalutazione di queste pellicole), da un altro venne invece molto apprezzato dal pubblico, anche internazionale, facendo rientrare di diritto anche questi film nella storia della cinematografia italiana.

Dopo aver toccato il proprio culmine negli anni sessanta e settanta del Novecento, Il cinema di genere italiano entrò in declino a metà degli anni ottanta per due motivi principali: da una parte la grave crisi che aveva colpito tutto il cinema italiano in quel periodo e dall'altra l'affermazione della televisione commerciale, che in pochi anni lo privò del suo pubblico; il cinema di genere italiano è poi scomparso completamente nei primi anni novanta.

I generi cinematografici prodotti in Italia furono molteplici (variando a seconda dei decenni) e molte volte si mischiarono tra loro (attraverso varie commistioni); ecco una breve lista dei generi cinematografici che conobbero, in periodi diversi, maggior successo.

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Musicarelli La cinematografia italiana non ha (quasi) mai investito nel

genere del musical (l'unico film italiano ascrivibile al genere è Carosello napoletano del 1953 interpretato tra gli altri da Sophia Loren). A partire dalla fine degli anni cinquanta e fino a tutti gli anni settanta tuttavia riscossero notevole successo i cosiddetti musicarelli, ovvero quei film - quasi sempre commedie a carattere sentimentale - che avevano come protagonisti i cantanti italiani più in voga di quegli anni (Little Tony, Rita Pavone, Gianni Morandi, Caterina Caselli, Domenico Modugno, Claudio Villa, Bobby Solo, Iva Zanicchi, Al Bano, Adriano Celentano, Mina e molti altri) i quali, tra una scena e l'altra, cantavano i loro successi del momento (spesso questi film erano le trasposizioni cinematografiche delle loro canzoni). Tra i titoli più famosi si ricordano In ginocchio da te con Gianni Morandi e Rita la zanzara con Rita Pavone.

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Gli attori italiani Accanto ai registi ed ai generi cinematografici altro elemento che ha fatto

la fortuna del cinema italiano nel '900 sono stati sicuramente i vari divi nostrani; il fenomeno del divismo italiano si sviluppò negli anni dieci grazie ad attori come Mario Bonnard ed Emilio Ghione ed attrici come Francesca Bertini e Lyda Borelli; alla fine degli anni venti con la crisi che l'opprimeva, il nostro cinema non seppe produrre nuovi divi che soppiantassero quelli del muto ed il divismo nostrano riprese quota soltanto nel decennio successivo: a partire dal 1939 per via del regime fascista che di fatto bloccò la distribuzione dei film americani in Italia, si dovettero non solo produrre più film ma anche lanciare nuovi volti che sostituissero nell'immaginario collettivo le star hollywoodiane e che avessero caratteristiche che esaltassero la bellezza, la virilità e la superiorità d'animo della razza italiana: ecco che così tra gli uomini conobbero successo Massimo Girotti, Amedeo Nazzari, Mario Ferrari, Rossano Brazzi, Raf Vallone ed Osvaldo Valenti mentre tra le donne si fecero notare Isa Miranda, Clara Calamai, Alida Valli, Valentina Cortese, Elsa Merlini,Doris Duranti, Maria Denis, Anna Magnani e Luisa Ferida. Alcuni di questi furono notati anche all'estero ed ebbero anche parentesi hollywoodiane tutte di breve durata e poco fortunate.

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………………………………………... Arrivano anche i primi riconoscimenti; nel 1955 Anna Magnani vince

l'Oscar come migliore attrice protagonista per il film La rosa tatuata e sette anni dopo nel 1962 anche Sophia Loren si aggiudica la statuetta per la sua interpretazione nel film La ciociara (il premio Oscar dato alla Loren fu storico perché per la prima volta venne premiata un'interpretazione che non fosse in inglese). Negli anni sessanta alle maggiorate si aggiungono Claudia Cardinale e Virna Lisi e tra gli uomini attori più impegnati come Gian Maria Volontè e Franco Nero e negli anni settanta si fanno conoscere anche Giancarlo Giannini,Mariangela Melato accanto a questi trovano successo attori di genere ovvero tutti quegli attori che erano legati ad un preciso genere commerciale.A partire dagli anni ottanta e per tutti gli anni novanta il nostro cinema non è stato più capace di lanciare nuovi attori che si siano distinti anche fuori dall'Italia per via della crisi dell'industria cinematografica che non consentiva più una facile distribuzione dei film nostrani all'estero fatta eccezione per Roberto Benigni (vincitore nel 1998 dell'Oscar come migliore attore protagonista per La vita è bella) e Massimo Troisi. Solo ultimamente con la ripresa dell'industria cinematografica italiana nuovi attori italiani si stanno facendo notare anche a livello internazionale un esempio è Elio Germano vincitore della palma d'oro a Cannes nel 2010 come migliore attore protagonista per il film La nostra vita o anche Monica Bellucci notissima a livello internazionale che molto spesso lavora a dei film girati in Francia o ad Hollywood.

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Anna Magnani Vittorio Gassman

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Gabriele Salvatores Federico Fellini

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Il nuovo millennio Nel 2001 Nanni Moretti si aggiudica la Palma d'oro al festival di

Cannes con La stanza del figlio, mentre Ermanno Olmi dirige Il mestiere delle armi che ottiene un buon successo.

Marco Bellocchio, definitivamente archiviata la sua discussa collaborazione con lo psicanalista Fagioli, produce due acclamati lungometraggi: L'ora di religione(2002) e Buongiorno, notte (2003) dedicato al rapimento di Aldo Moro.

Gabriele Salvatores dopo alcuni lavori interlocutori torna alla ribalta internazionale con Io non ho paura (2003), tratta dal libro di Niccolò Ammaniti.

Marco Tullio Giordana ottiene consensi con I cento passi (2000), incentrato sulla figura di Peppino Impastato e soprattutto con l'opera fiume La meglio gioventù (2003) che attraverso le vicende di una famiglia italiana, ripercorre la storia contemporanea della nazione dagli anni sessanta del Novecento alla contemporaneità.