Il Cai di Novellara, favola di oggi che a dire il vero ... · È una favola di oggi che, a dire il...

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volontariato & solidarietà il borgo 162 17 elle favole, si sa, c’è sempre un lieto fine, dove tutti vivono felici e conten- ti. E un lieto fine non poteva mancare neanche in questa nostra favola così strana, almeno in apparenza. È una favola di oggi che, a dire il vero, favola non è. È la storia del Cai della Bassa scritta dalle mani di alcune persone, aiutate a loro volta dalle mani di altre persone, che a loro volta sono state aiutate dalle mani di... insom- ma, meglio finirla qua e dire, semplicemen- te, che è una storia scritta da un gruppo di mountain lover (per citare C. F. Meade) e in modo concertato. Tutti sanno che la sede del Cai della Bassa c’è ed è a Novellara, e che è raggiungibile da ogni altro luogo percorren- do strade dall’anima comune, come quella di terra, e dalla forma nodosa, come quella dei tralci di vite (forieri nelle valli di un impre- scindibile elisir). Molte cose sono successe nella nostra favola: importanti o no lo lasciamo decidere a chi ci ha seguito fino a questo momento. C’è chi, diventandone così un protagonista, ha passeggiato lungo i sentieri dell’Appen- nino, incontrando immortali contesse, cime desiderate e calanchi contemplativi. Chi invece, altro protagonista, ha scalato montagne innevate, ha arrampicato pareti strapiombanti, ha attraversato verdi colline trovando, comunque e ovunque, lo stesso istintivo sollievo, quello della bellezza. Poi altre cose sono successe nella nostra fa- vola: sono state organizzate serate culturali, come quella con l’alpinista Barmasse, con il regista Scillitani, con il fotografo Carnevali. E poi ancora: la mostra di Fausto De Stefani, la lezione di storia matildica, i consigli in salute. E di nuovo ancora: l’aperitivo con Brenno (il poeta della bassa), la cena con Canossini (la guida espertissima), il concerto rockeggiante (di un gruppo forse un po’ retrò, ma che c’im- porta). «Sai, – dice Charles Francis pensando alle sue escursioni col Cai di Novellara – ne è valsa sempre la pena. Luoghi bellissimi, silenzi tangibili e incontri fortunati.» In questi giorni successivi ai fatti di cui si è parlato, si stanno organizzando altre inizia- tive, che poi sono le favole di domani che, a dir il vero, favole non saranno. Saranno realtà. Nell’esperienza di vita del Cai di Novellara, ancora breve ma già ricca di incontri e di conoscenze, tutti hanno avuto a che fare con il lato più bello del Club Alpino Italiano, che non è il lato “b” a cui sicuramente state pen- sando (“b” di bello, intendo) ma è il lato “c”, quello della condivisione e non della compe- tizione, della condivisione grande come una montagna, e anche due o tre insieme. «Il Cai mi piace – dice ancora Charles Fran- cis – perché mette al primo posto il rapporto tra le persone e l’amicizia e perché col Cai mi diverto.» Chi è Charles Francis? Ma come, non sapete chi è Charles Francis? Beh! Mi sembra una ragione in più per frequentare il Cai e così conoscerlo. Marina Davolio Il Cai di Novellara, favola di oggi che a dire il vero favola non è N

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volontariato & solidarietàil borgo 16216 1716

elle favole, si sa, c’è sempre un lieto fine, dove tutti vivono felici e conten-ti. E un lieto fine non poteva mancare neanche in questa nostra favola così

strana, almeno in apparenza.

È una favola di oggi che, a dire il vero, favola non è. È la storia del Cai della Bassa scritta dalle mani di alcune persone, aiutate a loro volta dalle mani di altre persone, che a loro volta sono state aiutate dalle mani di... insom-ma, meglio finirla qua e dire, semplicemen-te, che è una storia scritta da un gruppo di mountain lover (per citare C. F. Meade) e in modo concertato. Tutti sanno che la sede del Cai della Bassa c’è ed è a Novellara, e che è raggiungibile da ogni altro luogo percorren-do strade dall’anima comune, come quella di terra, e dalla forma nodosa, come quella dei tralci di vite (forieri nelle valli di un impre-scindibile elisir).

Molte cose sono successe nella nostra favola: importanti o no lo lasciamo decidere a chi ci ha seguito fino a questo momento. C’è chi, diventandone così un protagonista, ha passeggiato lungo i sentieri dell’Appen-nino, incontrando immortali contesse, cime desiderate e calanchi contemplativi. Chi invece, altro protagonista, ha scalato montagne innevate, ha arrampicato pareti strapiombanti, ha attraversato verdi colline trovando, comunque e ovunque, lo stesso istintivo sollievo, quello della bellezza.

Poi altre cose sono successe nella nostra fa-vola: sono state organizzate serate culturali, come quella con l’alpinista Barmasse, con il regista Scillitani, con il fotografo Carnevali.

E poi ancora: la mostra di Fausto De Stefani, la lezione di storia matildica, i consigli in salute.

E di nuovo ancora: l’aperitivo con Brenno (il poeta della bassa), la cena con Canossini (la guida espertissima), il concerto rockeggiante (di un gruppo forse un po’ retrò, ma che c’im-porta). «Sai, – dice Charles Francis pensando alle sue escursioni col Cai di Novellara – ne è valsa sempre la pena. Luoghi bellissimi, silenzi tangibili e incontri fortunati.»

In questi giorni successivi ai fatti di cui si è parlato, si stanno organizzando altre inizia-tive, che poi sono le favole di domani che, a dir il vero, favole non saranno. Saranno realtà.Nell’esperienza di vita del Cai di Novellara,

ancora breve ma già ricca di incontri e di conoscenze, tutti hanno avuto a che fare con il lato più bello del Club Alpino Italiano, che non è il lato “b” a cui sicuramente state pen-sando (“b” di bello, intendo) ma è il lato “c”,

quello della condivisione e non della compe-tizione, della condivisione grande come una montagna, e anche due o tre insieme. «Il Cai mi piace – dice ancora Charles Fran-cis – perché mette al primo posto il rapporto tra le persone e l’amicizia e perché col Cai mi diverto.» Chi è Charles Francis? Ma come, non sapete chi è Charles Francis? Beh! Mi sembra una ragione in più per frequentare il Cai e così conoscerlo.

Marina Davolio

Il Cai di Novellara, favola di oggi che a dire il vero favola non è

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