Il brivido sportivo n. 10 del 13 marzo 2012

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O’ PrOfessOredi Saverio Pestuggia

DIRETTORE RESPONSABILELuca [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

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FOTO La Presse

La 25a oradi Luca Caneschi

Col ritorno alle origini e col 4-3-3 tante occasioni, ma chi sbaglia pagaSABATO TUTTO GIRA INTORNO A JOVETIC

Doveva capitare anche questo, in un’annata a tinte fosche come quella che la Fiorentina sta vivendo. Doveva capitare la partita che gli avversari vincono con mezzo tiro in porta, grazie ad un rigore regalato non dall’arbitro ma da un difensore esper-to come Gamberini e, soprattutto, dopo aver fallito occasioni

da rete in serie nella prima parte della gara. La sintesi della partita di Catania è roba già vista e rivista nel calcio, ma fino ad oggi mancava alla collezione del campionato viola. Si potrebbe dire che c’è del buono in una partita così, soprattutto se si considera che a De-lio Rossi mancavano i suoi giocatori migliori o più in forma (ma le assen-ze in questo periodo dell’anno fanno parte del gioco di ogni compagine), ed in effetti i segnali positivi ci sono stati. Senza il conforto del risultato e con una classifica che fa sempre più tristezza, però, è difficile esprimere comunque positività, anche perché si ha la sensazione che la formazione vista a Catania, soprattutto per motivi

di ordine tattico, sarà difficilmente riproponibile con il ritorno a disposizione di Jovetic, che sul suo profilo facebook scriverebbe che con il 4-3-3 ha una… relazione complicata. La sensazione di una navigazione a vista è quindi corroborata non soltanto dal fatto che la squadra è composta in larga parte da calciatori per i

quali ipotizzare un futuro a Firenze è un azzardo, ma anche da un’idea tattica che manca anche al suo allenatore dell’oggi e del domani, quale è giusto considerare Delio Rossi, che fino ad ora si è aggrappato più all’emergenza che non alla strategia. Cer-to, sarebbe paradossale che il giocatore di maggior talento della squadra diventasse, a livello tattico, un problema e sinceramente non capisco perché ad uno come Jovetic non si debba dare una maglia e lasciarlo libero, come si fa con i grandi campioni tra i quali il montenegrino è senza dubbio da annoverare. Fatto questo si dovrà cercare una coesistenza con Cerci e con Amau-ri, due giocatori uniti da un fatto davvero curiosi. In settimana, infatti, si è dato per scontato il passaggio del primo al Torino, cosa che Ventura vorrebbe addirittura ratificata prima della sua firma del rinnovo del contratto sulla panchina granata come rac-conta La Stampa, ed il ritorno del secondo al Parma, città dove lo scorso anno segnò a raffica nelle poche partite che giocò. Se non ce ne fosse già abbastanza, questo acuisce il senso di precarietà della Fiorentina attuale, una squadra che potremmo definire di Co.Co.Pro. se alla base ci fosse un progetto. Con-soliamoci, comunque: un’altra partita è passata, ne manca una di meno alla fine del campionato. “Consolamose con l’aglietto”, dicono a Roma quando bisogna accontentarsi di poco. E più aglietto di così...

Altra sconfitta (e sono 7 in 17 partita con Rossi in panchina ndr) della Fiorentina che a

Catania ha giocato bene, almeno per un tempo, ma non ha concluso in rete le molte azioni che l’hanno vi-

sta andare vicino al gol. Nel calcio esiste una legge non scritta che ricorda a tutti, giocatori e tifosi, che chi sbaglia troppo in attacco alla fine finisce col pagare e perdere la partita. Così è stato per la Fiorentina punita da un Catania raramente perico-loso che ha capitalizzato al massimo lo sciagurato intervento di Gamberini su Bergessio in area di rigore. Dopo il gol subito i viola si sono ammosciati sia fisicamente che psicologicamente e a nulla sono valsi i cambi fatti dal tecnico Rossi. Tatticamente la gara di Catania ha visto il ritorno alle origini e a quel 4-3-3 con cui era stata iniziata la stagione e che era stato abbandonato da Rossi per idiosincrasia con il modulo in que-stione del gioiellino Jovetic, confinato sulla fascia e costretto a spremersi in inutili rincorse a terzini dagli ampi polmoni e dalla scarsa tecnica. Ma senza JoJo, Cerci e Vargas assumo-no importanza per il gioco offensivo viola e loro due danno il

massimo sulle fasce di competenza proprio con il 4-3-3. La domanda nasce spontanea, dunque: cosa succederà con-tro la Juventus? Se il talento montenegrino non dovesse scen-dere in campo sabato sera Rossi sarà obbligato ad insistere con il modulo adottato in Sicilia. Altrimenti ci sarà un ritorno alle due punte (Amauri e Jovetic) con il sacrificio di Cerci, a meno che il tecnico non rischi (ma sarà veramente difficile) il 4-2-3-1 che potrebbe vedere in campo Jovetic insieme al trio visto domenica pomeriggio. Più facile invece pensare ad un modulo che occupi al meglio le fasce visto che la Juventus, anche se un po’ appannata, sfrutta al meglio le corsie esterne con continui raddoppi. Un modulo attendista per aspettare i bianconeri e colpirli in contropiede con la potenza di Vargas e la velocità di Cerci oppure con la tecnica sopraffina di Jovetic. Qualunque sarà il modulo scelto da Rossi i viola dovranno sputare sangue perché ai tifosi fiorentini non resta che la sod-disfazione di vincere contro gli odiati ‘gobbi’. Solo così la sta-gione dei viola potrebbe essere non tutta da dimenticare.

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Alla fine la qualità emerge sempre, soprattutto nelle situazioni più difficili. E i giocatori più dotati tecnicamente diventano indi-spensabili per raggiungere i traguardi prefissati. Juan Manuel Vargas, alla ventunesima presenza in campionato, ha vissu-to finalmente la sua domenica di gloria al Massimino, nel suo vecchio stadio contro la squadra con la quale aveva debuttato in serie A nella stagione 2006/07. Delio Rossi gli ha dato nuo-vamente fiducia sin dal primo minuto come del resto aveva già fatto mercoledì sera a Parma. Questa volta, però, in un ruolo diverso. Non più da interno sinistro come al Tardini (fino all’in-gresso in campo di Cerci nella ripresa), ma come attaccante esterno al fianco di Amauri nel 4-3-3 (come nel finale della gara in Emilia) e quindi con maggiori possibilità di spingersi in avan-ti. Questa posizione è molto più congeniale alle caratteristiche tecniche del giocatore peruviano che ha ripagato il suo allena-tore con una prestazione decisamente positiva. Vargas ha po-tuto sprigionare tutta la propria forza fisica e mettere in mostra le sue grandi qualità davanti ai suoi vecchi tifosi che lo hanno applaudito sin dall’ingresso sul terreno di gioco per le fasi di riscaldamento. Soprattutto nel primo tempo, ma anche per buo-na parte della ripresa, Vargas ha creato grosse difficoltà all’ex juventino Motta (lo aveva già fatto impazzire l’anno scorso a To-rino nel match contro i bianconeri finito uno a uno) che staziona-va dalla sua parte. Spesso partiva da dietro e correva lungo la

fascia per cercare il cross o la verticalizza-zione per i compagni. Un compito dispendioso il suo. Così negli ultimi venti minuti la stanchezza si è fatta sentire. E ne aveva tutto il diritto visto che non era più abituato a giocare due partite intere nello spazio di appena quattro giorni da tempo immemorabile. Certo è che alcune sue giocate sono state davvero straordinarie. In particolare l’assist offerto a Cerci nel primo tempo, ma non sfruttato adeguata-mente dall’ex romanista, è stata una delle cose più belle viste nel corso della partita. Quella del Massimino resta sicuramente una delle migliori prestazioni, se non la migliore in assoluto, del giocatore peruviano nel corso di questa stagione. E ciò è davvero confortevole. Il fatto quindi che Vargas stia tornando ad esprimersi ad alti livelli – la sua prova era stata positiva sia con il Cesena quando era entrato all’inizio del secondo tempo che a Parma – è un’arma in più importantissima a disposizione di Delio Rossi per le ultime undici giornate di campionato. Biso-gnerà vedere semmai, con il ritorno in campo di Jovetic, quale sarà la collocazione tattica del giocatore peruviano. Ma ciò ha un valore relativo. L’importante è che Vargas, che finalmente ha raggiunto una condizione fisica accettabile, parta titolare. La Fiorentina per raggiungere la salvezza ha più che mai bisogno di un elemento così a prescindere dal ruolo effettivo che andrà ad occupare.

L’UOmO in Piùdi Ruben Lopes Pegna

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Un errore così è stato davvero da principianti. Un conto è se lo commette un ragazzino, un elemento giovane che gioca in Prima-vera. Ma da uno come Alessandro Gamberini, il difensore più esperto e più affidabile della Fiorentina, non ci si aspettava proprio. Fa ancora più rabbia, bisogna ammetterlo. Un fallo da rigore inu-tile, perché da quella posizione – defilata rispetto alla porta - Ber-gessio non sarebbe andato da nessuna parte. Bastava restargli a fianco e accompagnarlo verso la linea di fondo, alla quale tra l’altro nel momento dell’impatto era già molto vicino. Tutt’al più ne sareb-be scaturito un calcio d’angolo. Punto e basta. Ma non sarebbe successo altro. E invece il ‘Gambero’ al Massimino ha commesso un errore davvero imperdonabile, stendendo il centravanti argen-tino. L’arbitro non ha potuto fare altro a quel punto che applicare il regolamento e decretare il giusto penalty. D’altronde come si sa-rebbe dovuto comportare Doveri? Il fatto poi che abbia ammonito

giustamente Gamberini e non lo abbia invece espulso rafforza la nostra tesi, ovvero che Bergessio nella circostanza non aveva una chiara occasione da gol. Altrimenti per il capitano della Fiorentina sarebbe scattato direttamente il cartellino rosso. La rabbia per il gesto del ‘Gambero’ è ancora maggiore, perché in fondo è quello che purtroppo ha finito con il determinare la sconfitta dei viola. Il Catania fino a quel momento non aveva creato grosse occasioni da gol e stava giocando sicuramente peggio della formazione gi-gliata. E i meriti di tutto ciò erano stati anche di Gamberini che con l’ausilio degli altri difensori aveva bloccato le iniziative offensive degli etnei. Insomma le possibilità che la squadra di Delio Ros-si tornasse a casa quanto meno con un pareggio erano davve-ro concrete. Poi, però, il capitano della Fiorentina ha commesso un’ingenuità gigantesca e la partita ha preso purtroppo una svolta negativa. Il difensore, però, saprà certamente reagire a questo

errore che può capitare a chiunque, sia detto chiaramente. Non lo si può crocifiggere per questo. La sua stagione fino ad ora è stata tutto sommato discreta. L’importante quindi è che non si abbatta e si riprenda immediatamente. In fondo – ribadia-molo – si tratta di un semplice incidente di percorso. E la Fiorentina ha bisogno più che mai del suo capitano in queste undici difficili partite che restano da qui alla fine. Mol-te di queste saranno delle autentiche battaglie. E allora ci vuole un combattente puro quale è appunto Gamberini. E di una cosa perciò siamo sicuri: sabato contro la Juventus ci metterà ancora più grinta del solito e magari cercherà di realizzare anche il suo secondo gol stagionale dopo quello messo a segno alla Roma nel dicembre scorso.

GAmBERINI: il suo un errore da principiante e inaspettato

VARGAS: che prestazione a Catania! È lui l’arma in più per il finale di stagione…

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Cesare Prandelli e Firenze, una storia d’amore infinita, incancellabile, inossidabile. Se non fosse stato per quel contatto, poi, chissà come sarebbe finita. Ma quel contatto con la Juventus c’è stato e, come ogni terzo incomodo, ha rotto un rappor-to che sembrava dovesse durare in eterno. Nelle vesti di un amante scoperto, l’interesse della Ju-ventus ha creato la spaccatura nel matrimonio tra l’attuale ct azzurro e Diego Della Valle. Una fiducia tradita, poi, è difficile da restituire. E quando l’orgoglio gira più forte del battiti del cuore, diventa addirittura impossibile.DI FATTO, UN BIANCONERO. Quando Cesare Prandelli è arrivato a Firenze nella stagione 2005-06, la città lo ha ac-colto come era giusto che venisse accolto: un ottimo allena-tore, il migliore sulla piazza per prendere in mano le redini di

una Fiorentina che si era appena salvata dalla retrocessione e che stava improntando il futuro, un ciclo lungo e ricco di soddisfazioni, con nuovi volti in ogni reparto: dirigenza, cam-po e panchina. In molti hanno ricordato - e quindi ancora più apprezzato - Prandelli come colui cha aveva rinunciato ad al-lenare una squadra importante come la Roma per amore. Una scelta di vita, di cuore, umana. Così come tutti hanno apprez-zato la sua classe e la sua diplomazia, oltre alla sua indubbia e riconosciuta conoscenza calcistica. In pochi, però, quando è arrivato, si sono ricordati del suo passato bianconero e in pochi hanno mal digerito la sua fraterna amicizia con Antonio Cabrini, per esempio. Forse perché nell’immaginario collet-tivo, Prandelli non è mai stato “gobbo”, forse perché non ha mai inciso sul campo in qualche sfida al cardiopalma tra viola e bianconeri. Eppure c’era. Eppure faceva parte della Juven-tus e nella Juventus c’è rimasto per 6 stagioni (dal 1979-80 al

1984-85) durante le quali, pur non trovando mai continuità, ha vinto tre scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia. Era un mediano, Prandelli, ma non un titolare di quella Juve con la quale ha comunque collezionato in campionato 89 presenze e 6 reti. Pur non essendo l’Antonio Conte della situazione, Cesare è stato “gobbo” - non è esente da questa etichetta, almeno negli anni in cui ha gioito delle vittorie bianconere - ed ha fatto parte a tutti gli effetti di quella squadra composta tra gli altri da Zoff, Scirea, Furino, Tardelli, Rossi e dall’‘odiatissimo’ Bettega; una squadra che scippò lo scudetto ad Antognoni & Co. nella stagione 1981-’82. Insomma, quando l’ex direttore del Brivido Sportivo, Paolo Melani, coniò il motto “Meglio secondi che ladri” in quel momento si riferiva anche a Pran-delli perché, volente o nolente, figurava anche il suo in quella rosa bianconera. INNAMORATO DI FIRENZE. Se nella sua carriera di calcia-tore, il top lo ha raggiunto vestendo la maglia della Juventus, da allenatore non ci sono dubbi che, in attesa di vedere l’esito dell’esperienza da ct della Nazionale italiana, i migliori risultati li ha conseguiti a Firenze. È arrivato nel 2005 grazie ad una scelta ponderata della famiglia Della Valle che, insieme a Cor-vino, aveva individuato (a ragione) proprio in Prandelli il timo-niere di una grande crociera viola. E con Cesare Firenze ha ri-preso a sognare raggiungendo traguardi importanti, tornando a calcare i campi europei, riabbracciando campioni di qualità. Cinque lunghi anni di gioia e di rapporti intensi, di totale stima reciproca (tra l’altro) tra il tecnico viola e la proprietà. I Della Valle (che avevano affidato le chiavi e le responsabilità del progetto alla coppia Prandelli-Corvino) non hanno mai messo bocca sulle scelte e sull’operato dell’allenatore concedendo-gli fiducia illimitata, e Cesare ha saputo ripagare sul campo a suon di risultati quella stessa fiducia. C’era sintonia, c’era feeling. Sembrava che gli strumenti accordati di un’orchestra perfetta, dovessero non scordarsi mai. Prandelli si era inna-morato di Firenze e della Fiorentina. Sembrava che Cesare potesse seguire le orme di Alex Ferguson e diventare il primo allenatore-manager della serie A italiana. Poi il fattaccio, il contatto che ha rotto l’incantesimo… LA ROTTURA DELL’INCANTESIMO. “Pensiero stupendo – cantava Patty Pravo – E tu, e noi, e lei fra noi… Vorrei, vor-rei, e lei adesso sa che vorrei Prima o poi, poteva accadere sai, si può scivolare se così si può dire, questione di cuore ”.

Potrebbe essere la colonna sonora ideale del triangolo amoroso che ha visto pro-tagonisti Prandelli, Diego Della Valle e la Juventus. Tutti ricordano quel giorno in cui il patron viola sbottò: <Nell’uovo di Pasqua i tifosi si aspettano una letterina in cui Prandelli dica che non va alla Juve. Alla Fiorentina c’è l’abitudine di rispettare i contratti. Lui ne ha uno che scade a giugno 2011>. Una di-chiarazione che fece sbandare Firenze, incredula, incapace di capire cosa fosse successo. Era il 26 marzo del 2010 quan-do il patron della Fiorentina fece uscire su un noto giornale nazionale questa ‘bomba’ ad orologeria. Nella quiete genera-le, disturbata solo dall’eliminazione dalla Champions, queste parole di Della Valle destabilizzarono l’ambiente e alzarono un polverone intorno alla squadra condito da velenosi botta e risposta. La cronaca racconta di Diego Della Valle che, venuto a conoscenza del fatto che la Juventus si fosse fatta avanti per ingaggiare Prandelli il quale si sarebbe detto disponibile ad una nuova avventura (il tutto certificato da una cena con un dirigente bianconero), ci sarebbe rimasto talmente male dal comportamento ‘carbonaro’ del suo allenatore da decidere di metterlo con le spalle al muro. Di scoprire le sue carte davanti ai tifosi viola. Dal canto suo, Prandelli ha sempre smentito un accordo con la Juventus ma mai di aver avuto contatti col club bianconero. La sensazioni è che il tecnico di Orzinuovi fos-se tentato da un’avventura sulla panchina bianconera, anche perché a Firenze era finito il suo ciclo e si andava incontro ad un autofinanziamento a lui poco gradito (avrebbe voluto cre-scere e con l’autofinanziamento, per come vengono gestite ancora adesso le cose in Italia a livello di diritti televisivi e col bacino d’utenza fiorentino non sarebbe stato possibile). E che per un ‘dispetto’ o un ‘favore’ (a seconda dei punti di vista) Diego Della Valle lo ha spinto verso la panchina della Nazio-nale (certamente prestigiosa, ma meno remunerativa e an-che meno musa di appagamenti per un tecnico come Cesare abituato ad insegnare calcio sul campo, giorno dopo giorno). In azzurro avrebbe potuto arrivarci successivamente, dopo essersi tolto altre grandi soddisfazioni in una squadra di club, magari vincendo qualcosa di importante. Invece Della Valle lo ha “sterzato” da questa possibilità: <Ho avuto la certezza che Prandelli voleva andare alla Juve. Ci sono rimasto male, soprattutto dopo il rapporto che si era instaurato - ha dichiara-to ancora il 5 novembre del 2010 - Ho fatto un grande sforzo a comportarmi come mi sono comportato in quella vicenda sapendo che se ne voleva andare dalla porta di servizio. Ho dovuto trovare un modo elegante per “fermare le macchine” e l’ho salvato da un errore grande, quello della Juve>. E se non lo avesse fermato?E SE OGGI FOSSE LUI IL TECNICO BIANCONERO? C’è una parte di Firenze che non ha percepito le ragioni di Diego Della Valle, un’altra parte che ha iniziato ad avere dubbi e ombre su Prandelli. C’è chi dice che ha sbagliato il patron a non lasciare che il tecnico si accomodasse sulla panchina bianconera in modo da ‘smascherare’ la sua natura juventina e farlo tornare da dove era venuto. C’è chi invece giura che Prandelli, anche se fosse tornato a Firenze da allenatore della Juventus, non sarebbe mai stato fischiato ma anzi applau-dito. Ci sono diverse fazioni di pensiero. Ognuno crede alla sua verità, ma ce n’è una che le raccoglie tutte: la Juven-tus, di fatto, è stata l’artefice della trasformazione da amore in odio (professionale s’intende) tra la Fiorentina e Prandelli. È stata la causa della rottura di una serenità e di un’armonia che aveva creato invidia calcistica in tutta Italia. E poi un’altra piccola verità che racconta di un Cesare che non potrà mai dimenticare gli anni bianconeri, gli amici e i compagni delle vittorie sul campo, così come non scorderà Firenze, il “suo” Franchi e la “sua” panchina. Un cuore diviso a metà il suo e non potrebbe essere altrimenti. Ma se oggi fosse stato lui il tecnico bianconero, come avrebbe realmente reagito la città? Di sicuro non ci sarebbero stati finti parrucchini sugli spalti, ma sarebbe stato curioso riscoprire la sua natura bianconera e anche il suo comportamento in caso di torto arbitrale a favo-re (per esempio). Noi del Brivido Sportivo avremmo voluto fargli comunque perdere lo scudetto (che è l’auspicio di quello che potrebbe accadere battendo la squadra di Conte sabato), non avremmo fatto sconti e non ci saremmo fatti intimorire da un antico amore. Perché in fondo, se uno nasce tondo, non può morire quadrato.

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Sabato sera andrà in scena la partita che i fioren-tini considerano dell’anno: quella contro la Juven-tus. Un match molto sentito a Firenze e al quale tutta la città si prepara con almeno un paio di set-timane di anticipo. Una rivalità, quella tra fiorentini e juventini, che dura da anni e che non intende affievolirsi. Un vero e proprio derby, che riesce a radunare al Franchi una buona parte della città e che spesso riempie lo stadio completamente. Una gara che quest’anno sarà sentita in modo particolare anche dall’attaccante viola Amauri Carvalho de Oliveira, approdato alla Fiorentina proprio dalla Juventus solo due mesi fa. L’italo-brasiliano ha indubbiamente il dente avvelenato nei confronti della società bianconera che lo ha sedotto e poi abbandonato. Una partita che per Amauri potrebbe essere quella della rivalsa nei confronti della squadra e dei dirigenti che, come dichiarò pochi mesi fa in un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport-Stadio: <Mi hanno impedito di fare il mio lavoro…>. L’occasione per ‘vendi-carsi’ nei confronti di quella società che gli ha sbattuto la porta in faccia è arrivata. L’obiettivo di Amauri sarà indubbiamente quello di riuscire a colpire nel profondo la Juventus, magari segnan-do riuscendo a portarle via quel sogno chiamato scudetto. Sì, perché la squadra di Conte è secon-da in classifica a soli quattro punti dal Milan, ma se perdesse o pareggiasse a Firenze, la distanza tra i bianconeri e i rossoneri potrebbe allungarsi e per la Juve sarebbe molto complicato riuscire a riavvicinarsi alla vetta. L’italo-brasiliano tenterà in ogni modo di andare a rete e portare la sua squa-dra alla vittoria in modo da regalare un momento di gioia e felicità, oltre che a se stesso, anche ai tifosi viola che sentono questa partita in modo particolare. ODIO ET AMO. Una storia quella tra Amauri e la Juve che inizia nella stagione 2008-2009, quan-do la società bianconera acquista l’attaccante dal Palermo per 22,8 milioni di euro, offrendo all’italo-brasiliano un contratto quadriennale a 3,5 milioni di euro a stagione. Nel suo primo anno con la maglia bianconera colleziona, tra Coppe e

campionato, 44 presenze mettendo a segno un totale di 14 gol. Anche nella stagione successiva si rende protagonista, indossando anche la ‘sua’ maglia numero 11 dopo il ritiro dal calcio di Pavel Nedved: pochi i gol messi a segno dall’attaccan-te, solo 7 tra campionato e Coppe, ma molte le presenze in campo, 40. Il 2010-2011, però, non comincia nel migliore dei modi per Amauri che ad inizio campionato si vede recapitare dalla FIGC una multa di 50.000 euro per alcune irregolarità ri-guardanti i suoi trasferimenti (dal Chievo al Paler-

mo e da quest’ultimo alla Juve) e per premi in sol-di ricevuti dall’attaccante in maniera non regolare. Con la maglia bianconera inizia il declino anche a causa di un paio di infortuni che lo costringono a rimanere per un po’ lontano dal campo. Le sue presenze in campionato, nella prima parte di sta-gione, sono appena 9 e nella sessione invernale di calciomercato, l’attaccante decide di andare a giocare altrove: a Parma. L’approdo nella citta-dina emiliana è un vero e proprio toccasana per l’italo-brasiliano: in sole 11 gare mette a segno 7

reti, riuscendo così a salva-re la squadra del presidente Ghirardi dalla retrocessione in se-rie B. Tornato a Torino Amauri, convinto del fatto che con il nuovo tecnico Conte avrebbe potuto trovare spazio, decide di rifiutare ogni tipo di offerta messa sul piatto da altre squadre e di rimanere in bianconero. Una scelta che gli si ritor-ce contro visto che la società e l’allenatore della ‘Vecchia Signora’ lo reputano in sovrappiù rispet-to ad una rosa di giocatori ormai ben definita e lo mettono fuori squadra, togliendogli addirittura il ‘suo’ numero di maglia. Un vero e proprio divorzio annunciato, al quale consegue l’inizio di una vita da separati in casa. Sei mesi di stop agonistico per l’attaccante che, nonostante continuasse ad allenarsi con la Primavera della Juventus, ha vis-suto molto male, sentendosi tradito e abbando-nato dalla squadra alla quale sentiva di aver dato tanto. Poi la svolta: l’approdo alla Fiorentina che in lui ripone tutte le speranze per un finale di sta-gione all’altezza del blasone viola.ADDIO ALLA FIORENTINA? Amauri è arrivato a Firenze nel mercato invernale, dopo l’addio di Al-berto Gilardino alla Fiorentina. Un acquisto voluto e cercato da Pantaleo Corvino che seguiva l’italo-brasiliano già dai tempi in cui giocava nel Chievo Verona. Passato a titolo definitivo alla Fiorentina per 500.000 euro, l’attaccante viola ha firmato un contratto che lo lega alla società dei fratelli Del-la Valle solo fino alla fine di questo campionato. Successivamente Amauri deciderà cosa fare: rimanere alla Fiorentina oppure scegliere di an-dare a giocare altrove. Questa seconda opzione pare sia la più gettonata dal giocatore che sem-bra aver fatto una mezza promessa al presidente del Parma, suo grande estimatore. Insomma, per quanto riguarda il futuro dell’italo-brasiliano, do-vremo attendere la fine della stagione, ma adesso la Fiorentina ha bisogno di lui e possibilmente dei suoi gol, che stentano ad arrivare. Se riuscisse a sbloccarsi proprio contro la sua ‘acerrima nemi-ca’, la Juve, per lui dopo, probabilmente, sarebbe tutto molto più facile.

AmAURI SOGNA lA VENdETTAProverà ad infrangere il sogno scudetto della Juve

iL PersOnaggiOdi Cristina Mattioli

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C’era una volta un giovane di-fensore, timido, fisicamente molto

dotato, ma ancora immaturo, da far crescere… Potrebbe realmente essere l’inizio

di una favola, in realtà è la storia di Giorgio Chielli-ni, a suo tempo giovane esordiente in serie A con la maglia viola e ormai sempre più leader bianconero.UN PALLINO DI CAPELLO. Quando Chiellini è ar-rivato a Firenze, a soli 20 anni, aveva alle spalle l’e-sperienza con la maglia del Livorno, in serie C ma soprattutto in B. Nato a Pisa, ma cresciuto calcisti-camente proprio con gli odiatissimi cugini labronici, Chiellini è stato uno dei protagonisti della storica scalata che ha visto il Livorno conseguire due pro-mozioni (dalla C1 alla serie A) in tre anni (2001-02/2003-2004). Una volta conquistata la massima serie, però, il giovane difensore toscano ha lasciato Livorno perché pronto per il grande salto. Il primo a mettere gli occhi su di lui fu l’allora tecnico della Roma, Fabio Capello. Infatti fu la società gialloros-sa la prima a presentarsi dal presidente Spinelli per acquistare la metà del suo cartellino nel 2003. Poi, però, nel mese di giugno del 2004 la Juventus si fece sotto in ma-niera convincente per acquistare le prestazioni di Chiellini. Die-tro a questa volontà ancora l’ombra di Capello che nel frattempo era diventato l’allenatore della Juventus tra mille polemiche che, però, non riguardavano le vicende di casa viola. Così Spinelli, d’accordo col club bianconero, prima riscattò il giocatore alle bu-ste a dispetto della Roma per una cifra pari a 3 milioni di euro, poi lo cedette alla Juventus. A quel punto, la società torinese pensò di non perdere tempo e mandarlo un anno in prestito a Firenze a farsi le ossa in A: di qui il suo arrivo in viola nella stagione 2004/2005, la prima nella massima serie per la Fiorentina sotto la gestione Della Valle.CAPRO ESPIATORIO IN VIOLA, STIMATO DA LIPPI. Chiellini, ragazzo dal volto ingenuo e dall’espressione timida, è arrivato a Firenze con la speranza di mettersi in evidenza e disputare un buon campionato di serie A, ma il suo anno in viola non è stato dei più semplici soprattutto nel rapporto con i tifosi che hanno visto in lui una sorta di capro espiatorio e lo hanno eletto spesso principale ‘colpevole’ degli errori della difesa viola. Non è un caso che si verificarono anche episodi poco piacevoli nei suoi confron-ti: per esempio la mente ricorre a quando un gruppetto di tifosi viola si recò ad aspettare il giocatore dopo un allenamento e nella circostanza qualcuno allungò anche le mani, un paio di pacchine, niente di più, però significative. L’ex livornese era poco più di un ragazzo e un gesto simile avrebbe potuto influire negativamente a livello psicologico sul suo percorso di crescita, quantomeno con la maglia della Fiorentina.Ma facciamo un piccolo passo indietro: il tecnico che lo ha fat-

to esordire nel massimo campionato italiano risponde al nome di Emiliano Mondonico, all’epoca condottiero viola. L’esordio di Giorgione (è così che lo chiamavano simpaticamente i tifosi della Fiorentina considerata la sua stazza fisica) è datato 12 settembre 2004, stadio Olimpico, Roma-Fiorentina). In quel match Chiellini fu protagonista di un’espulsione ai danni di Cassano, reo di aver-gli rifilato una manata sul volto (fallo di reazione) forse perché stanco di ricevere ripetuti e continui falli dal difensore avversario. La partita finì 1-0 per la Roma, ma il suo esordio non fu affatto negativo. Il ruolo che ha ricoperto per tutta la stagione in maglia viola è stato quello di terzino sinistro (ovvero lo stesso che ave-va ricoperto a Livorno, dopo che all’età di 13 anni aveva giocato come esterno di centrocampo) e, a dispetto dei suoi detrattori, è giusto ricordare che a Firenze Chiellini ha disputato un buon campionato mettendo in evidenza tutte le sue già evidenti doti atletiche, fisiche e offensive (diventando spesso pericoloso sot-toporta e sfornando diversi assist importanti dalla fascia), ma certo evidenziando pure quelli che ancora (e non poteva essere diversamente vista la giovane età) erano i suoi limiti. Chiellini era ancora un po’ sgraziato e talvolta troppo sfarfallone in fase di-fensiva, ecco perché spesso la Fiorentina veniva infilzata dalla sua parte. Il giovane difensore soffriva in maniera particolare i giocatori rapidi e veloci pur cercando sempre di contrastarli in un modo o nell’altro. Magari non sempre riuscendoci però non mollando mai. I limiti mostrati all’esordio nella massima serie (e le critiche piovutegli addosso a Firenze) non hanno però inciso in negativo sulla sua stagione: per gli addetti ai lavori Chiellini era comunque dotato dei cromosomi del difensore di razza, grintoso

e di qualità, insomma un giocatore di spessore tanto da conquistarsi la fiducia dell’allora ct azzurro Marcello Lippi che lo convocò e lo fece esordire in Nazionale nell’amichevole Italia-Finlandia giocata il 17 novembre del 2004 (dopo appena due mesi di serie A). La stima di Capello e Lippi erano insomma garanzie per il futuro del ‘Chiello’ .LEADER IN BIANCONERO. Alla fine della stagione 2004-05, dopo 37 presenze in A e 3 gol (1 segnato al Lecce, 1 al Parma e 1 in un rocambolesco ed en-tusiasmante match interno con la Juventus finito 3-3) Chiellini torna alla base, ovvero agli ordini del suo estimatore Capello in bianconero. Dall’esordio di un giovane difensore timido e sfarfallone in viola alla con-sacrazione di uno dei difensori più forti d’Italia, nonché ormai leader indiscusso della retroguardia juventina e di quella italiana con 50 presenze all’attivo, il passo è stato breve. Certo, sono passati degli anni, sono cambiati gli allenatori e anche i ruoli da lui ricoperti. Per esempio Claudio Ranieri (il tecnico che dal ritor-no in A della Juve fino almeno al campionato scorso ha ottenuto i migliori piazzamenti, ovvero un 3° po-

sto nel 2007-08 e un 2° posto nel 2008-09) aveva intuito che Chiellini sarebbe potuto diventare un eccellente centrale di di-fesa. Così, con il cambio di ruolo, Giorgione ha assimilato un ulteriore punto di forza personale: quello di poter offrire ai suoi tecnici (nella squadra di club e in Nazionale) il proprio contributo in due diversi ruoli, a seconda delle necessità. Antonio Conte, infatti, visto l’ottimo rendimento di Barzagli che per la maggior parte della stagione ha fatto coppia in difesa con Bonucci, ha pensato di riportare Chiellini sulla fascia sinistra. Insomma, ora il ‘Chiello’ è diventato un giocatore più completo, maturo, esperto, agonisticamente più cattivo e soprattutto leader (per-fino laureato visto che ha conseguito la Laurea di primo livello in Economia e Commercio) di una squadra importante come la Juventus. Sono pochi i senatori che lo superano nelle gerarchie societarie e nel cuore della gente: il primo è Gigi Buffon, capita-no della squadra, e l’altro è Alex Del Piero, bandiera ormai sem-pre più ai margini del gruppo. Ma il nuovo simbolo della Juve è diventato proprio Chiellini da Livorno, questo grazie alle sue 239 presenze con la maglia della Juventus (tra serie A, serie B e coppe varie), ma se vogliamo grazie anche a quell’anno difficile ma allo stesso tempo importante passato in riva all’Arno. Un po’ di merito (piccolo piccolo) del successo personale di Giorgione, in fondo, è anche di quella maglia viola che gli ha dato i natali calcistici. Che lo ha ‘svezzato’ e senza remore, a 20 anni, gli ha affidato una maglia da titolare in A. Questa è la storia semplice di Giorgio Chiellini che da ‘rospo’ fiorentino si è trasformato in principe bianconero con la semplicità e l’umiltà che da sempre lo ha contraddistinto.

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Giorgio Chiellini, storia di un ‘rospo’ viola dIVENUTO PRINCIPE BIANCONERO

Quella vittoria schiacciante che costrinse i ‘gobbi’ a riportarE indiEtro lo champagnE…

amarcOrddi Ruben Lopes Pegna

La partita con la Juventus è il derby che Firenze non ha. La gente in riva all’Arno tifa viola e contro i bianconeri. E’ così da sempre. Basta sentire i discorsi nei bar o sugli autobus il lunedì mattina. Il campionato sembra che lo giochino solo la Fiorentina e la Juve. Di quello che fanno le altre squa-dre importa il giusto. Ecco perché non è una partita come tutte le altre quella con i bianconeri. Per Firenze e i tifosi viola è la partita più attesa dell’anno, quella con la P maiuscola, quella da vincere a tutti i costi. Le sfide con i bianconeri sono sentite in modo straordinario anche da chi segue con distacco le vicende della Fiorentina. E così le gare con la Juve, anche a distanza di anni, sono bene impresse nella mente di tutti i supporter gigliati. Quella disputata al Comunale l’11 maggio

1975, il giorno del sesto anni-versario della conquista del se-condo scudetto (contro i bian-coneri a Torino per ironia della sorte) per la penultima giornata di campionato, è una di queste.Piove a dirotto quel giorno ma il manto erboso del Comunale tiene benissimo. I tifosi bianco-neri calano a frotte a Firenze. Sono tantissimi, soprattutto quelli toscani, mescolati ai sup-porter gigliati. Se la squadra di Parola pareggia conquista, infatti, lo scudetto con un turno d’anticipo. I dirigenti bianconeri hanno portato da Torino le cas-se di champagne per celebrare

la festa. Al bando la scaramanzia! Loro non vogliono farsi trovare impreparati in caso di trionfo. La Fiorentina tra l’altro vive una stagione nell’anonimato e ristagna a metà classifica. Per i tifosi viola le soddisfazioni sono state davvero scarse. C’è da sperare solo nella Coppa Italia che poi comunque i gigliati vinceranno. Per di più per la sfida con la Juve l’allenatore Nereo Rocco deve fare i salti mortali per allestire la difesa. Numerosi sono gli assenti per infortuni e squalifiche. Il Paròn non può contare su Galdiolo, Roggi e Brizi. Così, nei giorni precedenti il match, decide di provare l’attaccante Speggiorin, bravo nel gioco aereo, come stopper su Bettega. Speggiorin, però, si rifiuta di giocare in un ruolo che non è il suo. Rocco comunque non lo punisce e lo manda in panchina. E’ assente inoltre Merlo, uno dei perni del centrocampo. In campo va così la seguente formazione: Superchi; Beatrice, Lelj; Rosi, Pellegrini, Della Martira; Desolati (Speggiorin dal 70’), Caso, Casarsa, Antognoni, Saltutti. L’unico reduce del trionfo di Torino di sei anni prima è il portiere Franco Superchi. La Juve, dal canto suo, mette paura con i suoi campioni come Zoff, Cuccureddu, Gentile, Scirea, Causio, Capello e Bettega. La Fiorentina, comunque, controlla molto bene la partita. E dopo trentaquattro minuti passa in vantaggio grazie a un autogol di Zoff. La rete galvanizza i viola e cinque minuti più tardi Antognoni raddoppia. I tifosi gigliati non credono ai loro occhi. Mai la squadra in quel campionato ha giocato così bene. Nella ripresa la Juve si getta in avanti alla ricerca del gol, che trova al sedicesimo grazie a una deviazione del centrocampista viola Rosi nella porta di Superchi. La partita a quel punto si riapre. I bianconeri intravedono la possibilità del pareggio e insistono ad attaccare. In questo modo, però, lasciano ampi spazi ai contropiedi viola che, al ventisettesimo, si procurano un calcio di rigore. E’ il centravanti Casarsa, con la sua classica battuta da fermo senza rincorsa, a trasformarlo battendo Zoff. E’ il gol del 3-1 che manda in delirio il Comunale. La Juve insiste in avanti ma è Caso al trentatreesimo a firmare la rete del definitivo 4-1. Per i tifosi gigliati è un gior-no di festa in un grigio campionato. E la gioia è ancora più grande perché costringe i bianconeri a rimandare la loro festa e a riportare a Torino le casse di champagne, che saranno comunque aperte la settimana successiva.

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Brio tifa per il rientro di Antognoni in Fiorentina e sogna Jovetic... “E’ Il CAmPIONE CHE mANCA AllA JUVE”

L’escLUsivadi Alfredo Verni

Di sfide tutte grinta e cuore tra Fiorentina e Juventus Sergio Brio ne ha vissute diverse a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta (243 presenze e 16 gol per lui con la maglia biancone-ra): lui con la Juve del Trap contro la Fiorentina dei grandi cam-pioni, tanto per fare un esempio di sfide clou. Gare all’insegna dell’agonismo, ma anche della lealtà, dove la storica rivalità tra le tifoserie è andata sempre più a incrementarsi. L’ex difensore della squadra bianconera ci svela quali saranno gli uomini par-tita del big match della prossima settimana che andrà in scena al Franchi e non nasconde un pizzico di nostalgia al ricordo di quelle sfide che hanno caratterizzato i suoi giorni da calciato-

re. E poi non cela la stima nei confronti dell’amico Giancarlo Antognoni (lo vorrebbe vedere in Fiorentina) e per Jovetic…Brio, iniziamo dal tecnico bianconero, colui che tra l’altro sarà maggiormente preso di mira sabato al Franchi dai tifo-si viola. Quali sono i pregi di Antonio Conte? Rappresenta in tutto e per tutto l’idea dell’allenatore bianconero?«Può diventare l’allenatore giusto per la Juve. La volontà, il la-voro e il modo con cui trasferisce le sue idee di gioco alla squa-dra sono i suoi pregi più evidenti. E’ un motivatore».Con lui la Juve ha le carte in regola per tornare la “Vecchia Signora” di una volta?«Questo sarà solo il tempo a dirlo, mancano ancora dei cam-pioni per ottenere successi importanti. Ad oggi è un buon col-lettivo».Prandelli è stato un sogno non realizzato per la panchina bianconera, Conte è stato l’uomo sorpresa: ci descrive le analogie e le diversità tra i due tecnici?«Prandelli è stato un mio compagno di squadra, Conte invece ho avuto il piacere di allenarlo (Brio è stato vice allenatore di Trapattoni ndr) e lo ricordo come un ragazzo dedito al lavoro giorno per giorno. Prandelli era un giocatore posato, pondera-va con attenzione ogni situazione di gioco, a Conte riconosco grande carisma».Sabato al Franchi ci sarà Fiorentina-Juventus, una gara che per tanti anni ha suscitato grandi emozioni. Alla luce del campionato viola che ha deluso le attese, può essere per gli uomini di Delio Rossi la partita salva-stagione?«Assolutamente sì. Vincendo la partita salverebbero una sta-gione al di sotto delle potenzialità di una squadra con obiettivi decisamente diversi ad inizio stagione. La rivalità che c’è tra le due squadre è storica, i tifosi aspettano tutto l’anno questa par-tita. Inoltre per la Fiorentina potrebbe rappresentare un doppio successo…».Parla dell’imbattibilità della Juve?«Esattamente. Inoltre la Fiorentina con un eventuale successo potrebbe ridurre le possibilità della squadra bianconera di vin-cere il campionato. Sarebbe un grande colpo per i viola».Chi saranno gli eventuali match winner delle due squadre?«Amauri per la Fiorentina. Ha tanta voglia di rivincita e sono certo che combatterà fino alla fine. Matri per la Juve».Si parla molto, in chiave mercato, di Jovetic: può essere un giocatore da Juventus?«Si è un grande giocatore e può diventare ancora più forte. Potrebbe essere il campione che manca alla squadra bianconera».

Dopo aver parlato del presente, un tuffo nel passato: delle tante sfida da lei giocate, quale ricorda con più piacere?«Si ricordano sempre le vittorie o le gare in cui fai gol, i tifosi della Fiorentina non me ne vogliano. Ho bellissimi ricordi di que-sta grande sfida, non potrò mai dimenticare le partite contro i vari Graziani, Passarella, Galli, Antognoni, campioni che hanno scritto pagine della storia viola. Erano tutte sfide roventi, ma all’insegna della grande lealtà e grande correttezza in campo. Ho tanti amici di quegli anni della Fiorentina».A proposito di Antognoni: secondo lei meriterebbe un posto dirigenziale all’inter-no della società viola?«E’ stato un simbolo per Firenze, uno tra i più gran-di giocatori della Fiorentina, non capisco come persone che fanno bene al calcio si-ano ai margini delle società».

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Jovetic e la Juve: Firenze, l’ombra di Baggio E l’INCUBO dI RIVIVERE ATTImI dI GUERRIGlIA

Intrecci di mERCATOdi Alessandro Latini

Tanto tuonò che piovve, dice un antico adagio toscano. A Firenze in particolare i tifosi viola possono cominciare a fare gli scongiuri, per-ché l’argomento che stiamo per trattare è di quelli delicati, da maneggiare con cura. Il fu-turo di Stevan Jovetic ha comin-ciato a far drizzare le antenne ai tifosi da qualche settimana, quan-do sono cominciate a circolare voci di grosse (anzi, grossissime) offerte provenienti dall’Inghilterra e non solo. Il Chelsea sembra il club più agguerrito, ma sul fuoriclasse della Fiorentina c’è praticamente mezza Europa che conta. Il mer-cato insegna che quando le voci si fanno così insistenti qualcosa di vero c’è, con buona pace di chi su quel numero 8 costruirebbe vo-lentieri il futuro della Fiorentina. I presupposti però non lasciano pen-sare ad un addio imminente, anche perché solo poche settimane fa la società ha blindato il suo gioiello con un contratto quinquennale e lo stesso Jovetic non ha lesina-to parole d’amore nei confronti di Firenze e dei tifosi viola, oltre che della società stessa. Andrea Della Valle, dal canto suo, non ha man-cato di far notare uno sforzo eco-nomico importante per assicurarsi la firma di Jo-Jo e, nell’ultimo suo incontro con i giornalisti, ha fatto chiaramente intendere che il nuovo ciclo della Fiorentina non può pre-scindere dalle giocate e dai gol di Stevan. Fin qui i fatti, ma i prossimi mesi saranno comunque conditi da voci e insinuazioni, indiscrezioni e presunte trattative proprio intorno al nome di Jovetic. A destabiliz-zare ulteriormente l’ambiente ci

sono anche alcune dichiarazioni che arrivano direttamente dal Montenegro e sono scandite da uno che di talenti se ne intende davvero. Dejan Savicevic, Presidente della Federcalcio montenegrina, ogni volta che viene interpellato

sull’argomento, gela Firenze: «La Fiorentina non ha la forza economica di tenere Jovetic, a fine stagione se ne andrà». Questo il succo di un discorso nemmeno poi troppo azzarda-to, anche se i tifosi non hanno preso bene (per

usare un eufemismo) tali dichiara-zioni. Tanta arrabbiatura da parte della piazza può voler dire solo una cosa: il terrore di perdere Jovetic c’è davvero. Ed è pur vero che la Fiorentina avrebbe enormi difficol-tà a rispondere picche ad un’offer-ta importante (tra i 25 e i 35 milioni di euro, tanto per intenderci).L’INCUBO PIU’ GRANDE. Se da una parte i fiorentini digerirebbero male un addio di Jovetic, dall’altra non potrebbero mai accettare un passaggio del montenegrino alla Juventus. I giorni dell’addio di Bag-gio tornano alla mente come se fossero stati vissuti pochi mesi fa. Gli incidenti in piazza Savonarola, i cassonetti in fiamme e i pezzi di cemento per aria fanno ancora rumore: Firenze non ha nessuna voglia di rivivere giorni del genere. E’ vero che la passione e la ten-sione sembrano essersi smorzate nel corso degli anni, ma un affron-to del genere potrebbe risvegliare istinti sopiti fra i tifosi. Perché sia-mo ricorsi a questo ingombrante paragone? Perché l’interesse della Juventus per Jovetic è concreto e tangibile. Antonio Conte strave-de per il montenegrino e l’idea di ricomporre la coppia della Nazio-nale con Mirko Vucinic lo stuzzica e non poco. Jovetic, tra l’altro, ha messo in mostra tutte le sue quali-tà proprio nella partita d’andata allo Juventus Stadium, quando realiz-

zò un gol capolavoro da fuori area, anche se alla fine si rivelò inutile. La notizia di un forte interesse bianconero ha ricominciato a circolare proprio nella settimana che conduce al sentitissimo match di sabato sera, ragion per cui ha fatto ancora più rumore. La sensazione però è che i bianconeri non siano in primissima fila, con i club inglesi largamente avvantaggiati da una disponibilità economica maggiore in un’even-tuale (ed ipotetica, per ora) corsa al giocatore della Fiorentina.NO ALLA CLAUSOLA. La mancanza di una clausola rescissoria nel contratto di Jovetic mette al riparo comunque la Fiorentina da brutte sorprese. Per intenderci, nessuno potrà versare una cifra nella casse viola ed essere sicuro di prendersi il cartellino del giocatore. Non ci sarà un nuovo ‘caso Felipe Melo’ e i viola avranno la possibilità di contrattare un’e-ventuale cessione. Richieste e lusinghe a par-te, speriamo proprio che la Fiorentina riesca a resistere alle offerte indecenti che arriveranno da qui a giugno. L’impressione, piuttosto diffu-sa, è che la proprietà abbia intenzione di rilan-ciare il progetto in maniera importante (lo sta-dio nuovo avrà un ruolo fondamentale), ma un nuovo ciclo senza il fuoriclasse di Podgorica potrebbe davvero rivelarsi un buco nell’acqua. Gli apprezzamenti dei grandi club fanno piace-re a tutti, purché siano destinati a rimanere tali e non si concretizzino in una cessione tremen-damente dolorosa.

E ripiove! Nemmeno ‘n Sicilia, terra di’sole, dell’arance e di cieli azzurri, e si troa un po’ di sereno. E sembraa d’essere ‘n Islanda! E allora anche la viola icche tu volei che la raccattasse? Broccoli!Broccoli e son ma quelli che si vestan con le nostre groriose maglie! Pe’ l’occasione e gli erano anche gialle pe’ somiglia’ di più alle zampe de’ polli che son fra tutti. Davanti e un marcan nem-meno se gni spalancan le porte. Tutti cicisbei, pallonetti, scartini! Ma tiraela dentro ni’ bucagigi, maremma sudiciona, che quello che conta ni’ carcio gli è la palla ‘n rete, miha tanti discorsi. Questa vorta e ci siamo anche andai vicino, ma andacci vicino e conta poco, e bisogna rivoga-gnene dentro, come alle… a chi? Un me lo rihordo, e ci ho un’amnesia.‘N compenso appena e si po’ e s’allarga le cianche noi. Anzi, pe’ esse’ più sihuri che un ni sba-glino e gni si fa mettere i’pallone su i’ dischetto di’ rigore, fermo, così e possan piglia’ meglio la mira. Ora ditemi voi se vu’ avete un figliolo che gioha ne’ giovanissimi e fa un fallo come quello di’ Gambero, se quando sorte dalla doccia un vu’ gni tirate un par di scapaccioni! “O bischero, o ‘ndo tu volei che l’andasse che gli staa pe’ sorti’ fori da sé? O un tu gni eri accanto? O icche t’è venuo ‘n mente di potallo?” Tutti ‘nterrogativi legittimi, anche tra e giovanissimi e magari tra gli esordienti. Sì, ma a noi e ci sono costati tre punti tra questo qui e quell’artro di mercoledì di quell’artro genio che gli ha preso la formichina pe’ la maglia ‘n un’artra situazione a periholo zero, sotto gli occhi di’ becco di turno! Tanto e se n’ha dimorti di punti! E siam qui a contalli, a mettili uno sopra quell’artro come le monete di Pinocchio, e poi una manaa e via tre ‘n fogna!I’nonno e gli è vicino alla disperazione, mentre e s’avvicina i’grande mecce di’ quale e vi parlerò quest’artra vorta perché ora e un n’ho core. Pensiamo a qui’ poco di bono che si riporta dalla Sicilia. Una cesta di tarocchi, du’ cassate (di quelle con la “zeta” anche di più), ma soprattutto, venendo alle cose serie, l’Inca che migliora, Lazzaro che gli ha riaperto un occhio, i’portiere che, se tu eviti che tiri co’ piedi gli è una sicurezza, e poi? Speriamo che Nasello ritorni anche se, sapendo quanto gli è calìa i’nonno e ci ha e su’ dubbi, speriamo che torni lo svizzero, che vorrà giohare anche con le grucce e speriamo che Eupalla e ci voglia bene. Anche a Catania un tu ce n’ha vorsuo miha tanto. Forse e tu l’avei messo da parte pe’ sabato. Se gli è così e ti perdono perché sabato, anche pe’ motivi familiari, vincere e conta pe’ tre! Emozionato e vo’ alla boccia, Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

I’ nonno PiLadedal nostro

inviato in cantina

Anche ‘n Sicilia S’è RACCATTAHO

BROCCOlI...

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Ha già preso il parrucchino per sabato? «Francamente ancora no, però devo dire che la trovata è dav-vero bellina».Stefano Sartoni, ex presi-dente del Collettivo Autonomo Viola (scioltosi l’anno scorso), ride di gusto all’idea che sta dilagando fra i tifosi gigliati: accogliere l’allenatore del-la Juventus presentandosi tutti sugli spalti col toupet. L’attesa per la sfida con i bianconeri sembra più vi-

brante rispetto alle ultime stagioni, che eppure su sponda viola assomigliano molto a quella attuale. Ma allora che c’è di nuovo rispetto all’anno scorso, cos’è che stuzzica più che mai la vivacità dei fiorentini? «Innanzitutto c’è lui, Antonio Conte. Rispecchia proprio la Juven-tus, è un ‘nemico’ in panchina, dal punto di vista sportivo ovvia-mente, così come lo è stato in campo. Quelli della mia generazio-ne non hanno scordato l’anno in cui si mise a sventolare la bandie-rina del calcio d’angolo sotto al settore ospiti di Torino, dove c’e-ravamo noi tifosi viola. Segnò il gol decisivo, quello del 2-1 per la Juventus; un gol che già di per sé ci faceva rabbia perché era arri-vato a tre minuti dalla fine e tagliava un po’ le gambe all’ottima sta-gione della Fiorentina. Immaginati poi a vedere quella scena…». Era la 30ª giornata della stagione 1998-99, che aveva visto la Fiorentina campione d’inverno e terza classificata alla con-clusione del campionato. «Sì, esatto. Ma quest’anno non c’è solo Conte secondo me». Che altro c’è di nuovo rispetto agli ultimi anni? «La Juventus, come noi, aveva fatto stagioni piuttosto anonime.

Ora invece è tornata ai vertici, è tornata la vecchia Juve, anche a livello di antipatia. In parole povere, una Juve che vince sta ancora più sui cogl…».Cogliamo l’occasione per non farle vincere lo scudetto? «Questa è l’ultima e unica soddisfazione che ci possiamo togliere nella stagione attuale; fermo restando che bisogna salvarsi, ov-viamente. Quando lotti per altri traguardi, come la qualificazione Champions, tutte le partite diventano importanti. Quando invece vivi un’annata anonima, ti resta questa partita, che diventa la partita importante. Se poi può essere decisiva per non far vincere lo scu-detto ai bianconeri, tanto meglio. Batterli addolcirebbe la stagione». La addolcirebbe ma non la salverebbe? «Assolutamente no. Questa stagione la salveresti solo a vincerle tutte da ora in poi! Una vittoria sabato sarebbe un dolcettino all’in-terno di un’annata amara». E qual è stato il ‘dolcettino’ più prelibato fra i tanti Fiorentina-Juventus che ha visto?

«I successi contro la Juve sono troppo pochi e tutti indimenti-cabili. Fra le vittorie in casa, ricordo quella in cui Nicola Berti segnò il 2-0 all’ultimo minuto e il tecnico Agroppi gli corse die-tro per abbracciarlo (nel 1986), o quella per 3-0 (nel 1998) con Firicano che aprì le marcature di testa. Ma la giornata del 6 aprile 1991 mi è rimasta veramente nel cuore: la coreografia dei monumenti, la vittoria per 1-0 con gol di Fuser, il ritorno di Baggio da avversario che rifiutò di battere il rigore (parato da Mareggini a De Agostini) e uscì con una sciarpa viola in mano quando venne sostituito… Erano gli anni d’oro del Collettivo, seguito da tutta la curva, io fui l’ideatore di quella coreografia insieme a Dimitri (altro esponente del Collettivo). Ci provammo e venne bene».Altro che bene, fu uno splendore indescrivibile. Ma perché è sempre più difficile vedere coreografie a Firenze? «Perché è cambiato tutto. Considera che non abbiamo mai avu-to, nel corso dei decenni, finanziamenti dalla società. A volte abbiamo provato a chiederli, ma inutilmente. Così, per fare le coreografie abbiamo sempre utilizzato il ricavato della vendi-ta del materiale: le sciarpe del nostro club, i cappelli, i gadget ecc. Adesso, allo stadio, la gente compra molto meno di que-ste cose. Guarda il giorno della partita: ora c’è una bancarella di sciarpe ogni dieci ‘paninai’, prima era l’opposto. Per fare una coreografia servono almeno tremila euro, e dove li tro-vi? Se vincessi al superenalotto li metterei volentieri io, ma altrimenti… Non vedo altre soluzioni, le coreografie in altri stadi esistono grazie agli aiuti economici delle società. Prendi Milano, dove la curva non è da 12mila posti come a Firen-ze, ma da 25mila. Una coreografia del Milan o dell’Inter, a starci stretto, costa sette-ottomila euro. E ripeto, ci sto stretto». Il pubblico viola invece starà stretto, Sartoni compreso, sabato sera sui gradoni del Franchi. Il ‘dodicesimo’ gremirà lo stadio e darà prova del suo attaccamento intramontabile alla maglia. Tanto di cappello, cari tifosi. E per l’occasione… tanto di toupet.

Fiorentina-Juventus: FINAlmENTE ‘NEmICI’ COmE PRImA!

Ventiquattro ore nell’Olimpo del set-

tore giovanile calci-stico italiano. E’ durata

poco, ma grazie alla vittoria della Primavera per 2-0 contro

il Grosseto, agli Allievi Nazionali in testa al loro girone e ai Giovanissimi Naziona-li, detentori dello scudetto 2011, e adesso al vertice della classifica, la Fiorentina ha avuto

tutte le squadre giovanili in testa ai campionati Nazionali. Ventiquattro ore dicevamo, perché nel campio-nato Primavera la Juventus ha giocato domeni-ca mattina contro l’Empoli e, vincendo 1-0, si è ripresa il primo posto in classifica del girone A, davanti di due punti proprio alla Fiorentina. E’ ripreso alla grande, dunque, dopo Viareggio Cup e Coppa Italia, il campionato della Prima-vera di Leonardo Semplici. Le due vittorie nelle

ultime due partite, pur con av-versari non irresistibili, proietta-no i baby viola immediatamente dietro la capolista bianconera. Terzo classificato il Livorno, a 6 punti di distacco, dopo la vittoria per 1-0 contro il Torino. Aggiun-giamo che i viola devono recu-perare ben due partite, contro la Sampdoria ed il Genoa, e appare chiaramente all’orizzonte la pos-sibilità di finire il campionato in testa al girone. Tuttavia Semplici in questo periodo sta facendo a meno anche di Maxwell Acosty, convocato in prima squadra da Delio Rossi per la partita di Ca-tania (dove tra l’altro ha giocato degnamente un breve spezzone di partita). Allo stesso tempo, fi-nalmente, si vede la crescita di altri giocatori, sinora un po’ in ombra. Campanharo per esem-pio, che è stato l’autore del pri-mo gol della Fiorentina contro il Grosseto: frut-tando un ottimo cross di Empereur sul secondo palo, il giovane brasiliano ha insaccato di testa. E ancora Ashong, che in difesa ha svolto un ottimo lavoro di copertura e di recupero palloni. Peccato per il giovane difensore che sia arriva-to al secondo tempo a corto di fiato. Infine Da Silva Beckham, anch’egli come Campanharo brasiliano classe 1994, e autore del gol della tranquillità: è stato bravissimo a sfruttare un retropassaggio sbagliato di un difensore gros-setano e a scartare il portiere per il 2-0. Nota di merito anche per Zohore. L’attaccante danese purtroppo palesa ancora qualche difficoltà, la sua partita dura soltanto un tempo, ma quei quarantacinque minuti sono di buon livello: ap-poggia, tira di testa, sfrutta gli spazi. Insomma non può che migliorare e allora dopo potrà di-ventare un’arma in più per Semplici. Da ricordare che la prossima partita di cam-pionato, la diciannovesima, si giocherà sabato prossimo contro il Siena.

Classifica Primavera: Juventus 40; Fiorentina 38; Livorno 32; Sampdoria 31; Empoli, Novara 30; Torino 29; Genoa 26; Sassuolo 23; Parma 21; Modena, Siena 18; Cagliari 16; Grosseto 11. Buon week-end anche per gli Allievi Nazionali di Guidi che si sono imposti per 4-0 nel recupero di campionato contro il Modena. Le reti portano la firma di Gondo (sempre più cannoniere del cam-pionato con 11 reti), Rosagastaldo, Costanzo e Gulin, tutti giovani che il prossimo anno molto probabilmente vedremo in Primavera. Con que-sta vittoria gli Allievi consolidano la loro posizione al primo posto in classifica a 38 punti, seguiti dal-la Juve a 33. Gli Allievi regionali di Stefano Ca-robbi sono partiti sabato notte per il Qatar dove lunedì e mercoledì giocheranno due amichevoli di lusso contro la squadra locale. Altro successo anche per i Giovanissimi Nazionali nel sentitissi-mo derby contro l’Empoli. I gigliati si sono imposti per 3-0 grazie alla doppietta di Iacuzio e il gol di Sagnini. Proprio le due squadre toscane sono in testa alla classifica a pari merito a 57 punti.

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Il viola domina nei CAmPIONATI GIOVANIlI

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Ci sono certi giocatori che hanno il posto da titolare a prescin-dere, viste le loro qualità. Altri, che ‘portano legna’ e sono uti-lissimi all’idea di gioco di un allenatore. Altri ancora che, no-nostante le qualità tecniche o fisiche, non puoi fare a meno di schierare in campo perché non hai alternative. Neanche mezze fotocopie sbiadite. E poi c’è Alessio Cerci. Arrivato dalla Roma per una cifra importante visto che a giugno sarebbe andato in scadenza, con il Manchester City che, la leggenda narra, lo vo-leva soffiare proprio alla Fiorentina. Buon sinistro, con cui ha

fatto vedere delle cose pregevoli specie nel finale della passata stagione, destro non pervenuto. Forse non lo usa neanche per scendere dal letto la mattina quando si alza. Diventa da subito il grattacapo dell’allenatore, visto che il suo stare in campo non fa parte di quel gioco di squadra che dovrebbe essere il calcio. Così, fin dalle prime giornate da quando indossa la maglia vio-la, arrivano anche i primi fischi. Il pubblico non apprezza il suo continuare ad avere la palla tra i piedi, il fatto che se la perde mai torna ad inseguire l’avversario, così come stare alto lassù

quando tutti rientrano per aggiustarsi il cerchietto nei capelli, i calzettoni o gli scarpini. Ecco, il rapporto comincia subi-to ad incrinarsi, nel mentre nascono altre storie. Quelle fuori dal campo di follie di un giocatore mai amato. C’è la storia del gatto che viene portato al guinzaglio, poi prontamente smentita dal giocatore stesso. Così come i parcheggi nei posteggi riservati ai vigili e le risposte poco gentili.A Firenze, alla fine, tutto questo non interessa e fa solo co-lore, cornice intorno ad un giocatore che doveva arrivare per risolvere i problemi e invece ne ha causati parecchi. Perché tatticamente si sposa male con ogni schema che non sia il 4-3-3 e allora bisogna inventarlo mezzo tornante, mezza punta, mezzo trequartista. Nel finale della passata stagione però ecco che arri-va il riscatto. Diversi gol, belle giocate e i tifosi gli dedicano anche un coro, tra il serio e il faceto: ‘Alessio Cerci è il nostro Messi’. Apprezza e ringrazia e continua a segnare. Forse fa come quel-la vecchia canzone e come le bambine si sveglia a primavera. Infatti, anche questa stagione rimarca quelle note.Parte bene, poi un vistoso calo e il cambio dell’allenatore. De-lio Rossi lo prova in diversi ruoli, il 4-3-3 non c’è più e lui in campo non riesce più a starci. Fino all’infortunio di Jovetic, il ritorno al 4-3-3 e il gol di Parma (già nel finale contro la Lazio a Roma aveva riacceso la partita e segnato un gol annullato per fuorigioco ndd). Di quella partita, di un mercoledì di marzo, si ricorderà delle statistiche, del pareggio e del gol mangiato da Lazzari nel finale. Poi l’esultanza di Cerci proprio sotto e per i suoi tifosi, beh, è un gesto da ricordare.Così, ci si avvia ad un altro finale di stagione, ancor più tribo-lato della precedente. Cerci dice che tra lui e i tifosi non c’è mai stato niente e che spera possano sempre sostenerlo. I tifosi, dal canto loro, spe-rano possa segnare tutte le domeniche da qui fino alla fine del campionato, magari iniziando proprio sabato con la Juventus. Così che poi del gatto, dei ritardi ad entrare in campo e della Lamborghini, non se ne ricorderà nessuno.

senza fiLTrOdi Federico Pettini

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ALLUMINIO

Il Giardino di

CERCI, OdI ET AmO

Abbiamo letto un’intervista alla ex-addetta stampa della Fiorentina Silvia Berti che non ci è piaciuta molto per il contenuto e per la tempistica. La signora ha interrotto il suo rap-porto con la Fiorentina a giugno del 2010 dopo le burrascose vicende dell’addio a Prandelli, pare proprio perché accusata di presunta in-fluenza sull’ex-allenatore viola o, comunque, di un comportamento, nel procelloso perio-do che ne seguì, che la società non gradiva. Nell’intervista dice infatti di essersi assunta per sé la definizione di “Mamma Ebe” con la quale Diego Della Valle apostrofò eventuale manipo-latrice del tecnico, nel suo famoso attacco di marzo. Per questo finale abbastanza brusco di un rapporto professionale che era durato sette anni, la Berti si è rivolta al Tribunale e le è stato riconosciuto, dopo patteggiamento, congruo indennizzo (trecentomila euro ndd). Proprio questa definizione è stata l’occasione sia per l’intervista che (come sembra) per un celebrativo convivio presso un famoso ristorante fiorentino cui ha partecipato lo stesso attuale allenatore della na-zionale italiana Cesare Prandelli (testimone, pare, della stessa Berti nella causa da lei portata avanti contro la Fiorentina ndd). Un evento abbastanza privato e, se si vuole, di poco momento. Ce ne sarebbe importato poco se non gli si fosse dato ampio risalto, sui giornali (vedi intervista) e su vari siti Internet. Siccome queste divulgazioni difficilmente succedono se non sollecitate, sciogliamo lo sciame delle api e se qualche puncicata arriva anche a Prandelli, pazienza. E’ sicuro che sia stato proprio corretto andare a celebrare visto quel che c’era dietro a quella di-sputa e contro chi era stata combattuta? Tutto questo can-can in un momento certo non felice e tranquillo per la Fiorentina avremmo ritenuto di buon gusto evitarlo.

CARO PRANdEllI, una puncicata

tocca anche a te…

Il Pungiglione

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Si è chiuso con la seconda e ultima prova – domenica 11 marzo presso la palestra di Sorgane – il campionato

regionale di serie B di ginnastica artistica femminile, con la squadra A del Centro Ginnastica Firenze sul terzo gradino del

podio, sia nella gara del giorno, sia nella classifica finale del torneo to-scano, con il totale di 137.251; settima la squadra B (Maristella Bonafede, Lisa Menghini e Sofia Spulcioni) della società gigliata. Tre le ginnaste, per ogni squadra, chiamate ad eseguire il proprio programma su ognuna delle quat-tro specialità della disciplina, volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero. Il CGF comincia la propria gara dall’ultimo attrezzo, in ordine di rotazione olimpica, ovvero il corpo libero, dove a salire in pedana sono Bianca Boretti, Ambra Buglioni e Sveva Caschili (atleta livornese in prestito a Firenze per il campionato cadetto) per la prima squadra, e naturalmente tutte le componen-ti la seconda squadra, composta di sole tre ginnaste che perciò eseguono il proprio esercizio su tutti e quattro gli attrezzi. Al volteggio tocca poi ancora alla Buglioni e ad Alessia Giannitrapani e Ilaria Materassi; le parallele sono per Boretti, Buglioni (suo lo score più alto alle parallele dell’intera gara, 11.10) e Giannitrapani; si chiude alla trave con Boretti, Buglioni e Caschili. In attesa delle ammissioni ufficiali alla fase interregionale del campionato di serie B fem-minile, in programma alla fine di aprile, l’attenzione si concentra sull’imminente evento del 24 marzo 2012 al Nelson Mandela Forum di Firenze, la tappa to-scana del campionato nazionale di serie A1/A2 di ginnastica artistica maschile e femminile e del campionato di Società di trampolino elastico (info e prenotazioni su www.centroginnasticafirenze.it). Mentre all’interno della società organizzatri-ce Centro Ginnastica Firenze A.S.D. fervono i preparativi per la competizione e per il Together Flic Flac Party – la cena pre-gara che si terrà presso la piscina Costoli la sera del 23 marzo – i ginnasti fiorentini Alessandro Gori e Jacopo Desolati hanno fatto il proprio debutto nella prima prova di serie A, svoltasi a Bari sabato 10 marzo, piazzandosi entrambi quinti con le rispettive squadre di appartenenza, l’Aurora Montevarchi in A2 e l’Associazione Gin-nastica Livornese in serie A1.

Jacopo desolati e Alessandro Gori impegnati a Bari nella prima prova di serie A

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Le ginnaste di serie B sul podio

Le squadre di serie B del CGF

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Ormai giunti alla diciottesima giornata di cam-pionato e a quattro dal termine si cominciano a delineare le composizioni dei gruppi per le fasi finali, con la Top League composta quasi sicuramente da Euroflorence, Galacticos, VC Alfa Cure e De Stijl. Questi ultimi sono avanti di 6 punti sul Deportivo Le Carogne, attual-mente quinti e ormai con un piede più in Gol-den che in Top. Il gruppo della Golden League sarà infatti, con molta probabilità, composto dal Dep. Le Carogne, i Purple Phanters, la Proloco Futsal Compiobbi. Lotta a 3 invece per l’ultimo posto disponibile tra Gunners, Balu Balu e Lo Real. Per i restanti un posto in Silver League.Nell’ultima giornata il fattore campo per mol-te di queste squadre non è stato per niente positivo, poiché tutte le formazioni in tra-sferta hanno portato a casa i 3 punti mentre le formazioni di casa sono rimaste a bocca asciutta.

QUESTI I RISULTATI: Lo Real–Colchoneros 4–9 Purple Panthers–Euroflorence 1–11 Balu Balu–Dep. Le Carogne 8–9 Gunners–Galacticos 5–8 De Stijl–Vc Alfa Cure 1–7 riposa: Proloco Futsal Compiobbi

Il dato: i blancos del Girone con lo sponsor “Ca-samatta” si trovano a 4 punti dall’Euroflorence attualmente primi ma con una partita da recupera-re, quindi ancora in corsa per raggiungere un tra-guardo davvero importante. La cosa che più stu-pisce è che a quattro gare dal termine i Galacticos di mister Rossi detengono attualmente la miglior difesa (con il giovane e fortissimo Matteo Cesarini in porta che ha subito solo 38 gol in 18 gare), il miglior attacco (Roberto Ricci e Duccio Niccolini le due punte di diamante) con 133 gol realizzati in totale ed anche la Coppa Disciplina con soli 6 pun-ti incassati da inizio anno. Segnale inequivocabi-le, questo, di squadra compatta, seria e corretta. Nicola Cecconi

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Emergenza alla vigilia di questa sfida vista la moria di giocatori falcidiati da infortuni e influen-ze che hanno costretto la squadra a presentarsi con soli cinque elementi fra i quali il rientrante Razvan Ciucà (dopo qualche presenza nella prima fase di stagione) ed il neo acquisto Davide Benozzi, chiamato a dar manforte ad una rosa scarna dopo diversi avvicendamenti in uscita. Emergenza che si è però trasformata in un grande trionfo che al termine della gara ha visto i verde-nero trionfare per 3-1 su Capezzoli&Cavalli, squadra che a differenza del Grioli si presentava alla sfida in maniera molto più organizzata e con ben quattro elementi in panchina per poter gestire i polmoni di tutti. Con il cuore e la grinta i verde-nero sono però andati oltre alla semplice gestione della squadra e con carattere ed ordine i cinque “battaglieri” sono stati protagonisti di una grande prova. Questi i protagonisti del match: Nocciolini fra i pali, Capac-cioli inventato difensore centrale, con Ciucà e Scalas a spingere e contenere sulle fasce e Benozzi là davanti, con Ceccarelli in panchina a dare indicazioni. La disposizione degli ele-menti è sembrata fin da subito ottima così come la qualità dei movimenti gestiti in modo da non sprecare subito tutto il fiato. L’avversario ha provato inizialmente a spingere ma il Grioli ha contenuto benissimo e dopo 10’ è riuscito a passare con la prima rete in stagione del “cioccia” Scalas, bravo ad infilare il portiere da posizione defilata. Sullo svantaggio l’avversa-rio si è scoperto e così non è trascorso molto tempo per vedere il raddoppio: su rilancio dalla difesa di Capaccioli è stato Benozzi, con genio e follia, a calciare al volo di prima intenzione un sinistro potente e preciso che ha seccato il portiere per il 2-0. Esultanza di tutta la squadra e di Benozzi, che ha potuto festeggiare il gol all’esordio. L’avversario sul doppio svantaggio è parso quasi annichilito e, trovandosi di fronte un Nocciolini insuperabile ed un Capaccioli baluardo della difesa, non ha potuto far altro che annoverare prima della fine del tempo la terza rete subita, ad opera di Ciucà che con un gran destro ha infilato il sette per il 3-0 verde-

nero! Si è andati quindi a riposo sull’insperato triplo vantaggio, consapevoli di dover stringere il coltello fra i denti per tutta la restante seconda frazione. In apertura di ripresa i C&C sono riusciti ad accorciare le distanze, ma il Grioli si è mostrato ordinato e compatto nel difendere il risultato e le occasioni non sono mancate per allargare il vantaggio che però è rimasto immu-tato e al triplice fischio i verde-nero hanno potuto festeggiare quella che per questa squadra è stata la più bella vittoria conseguita.Complimenti quindi a tutti i cinque visti in campo, che hanno dimostrato che prima delle indivi-dualità è fondamentale che ci sia una squadra compatta, con la quale sicuramente sarà pos-sibile conseguire i risultati. Sturmtruppen adesso si trova ad un punto, così come l’obbiettivo di abbandonare l’ultimo posto. Forza ragazzi, forza Grioli!Michele Ceccarelli

FC GRIOLI

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C5 femminile Girone A (Csen) - Prato Nord (37 punti) e Jolly Ferruccia (35 punti) si contendono la

vittoria del campionato: all’ultima giornata la capolista sfiderà l’ASD San Lorenzo Campi Giovani (quinta in classifica con 21 punti), mentre più agevole è l’incontro per le seconde della classe che se la vedranno con il fanalino di coda Outsiders (3 punti). Il Prato Nord pertanto ha un bel vantaggio, se non fosse che venerdì 16 marzo si recupera la gara della 12^ giornata ed il match, guarda caso, è un autentico spareggio: Jolly Ferruccia - Prato Nord, che deciderà le sorti di un’intera annata. Le due squadre vivranno così una giornata davvero particolare: la sfida, rinviata a febbraio a causa del maltempo, viene riproposta come ultimissima partita di tutto il campionato, ed al termine di quei 50 minuti si contrapporranno delusione e gioia per due squadre che hanno dato vita ad una lotta davvero appassionante. Oltre a queste due formazioni, parteciperanno alla Top League Unisports anche Florence SC e Firenze Calcio A 5, classificatesi rispettivamente al terzo ed al quarto posto, in virtù della sfida del 6 marzo vinta dal Florence SC per 5-2.

C5 femminile Girone B (Csen) - Anche in questo raggruppamento la vittoria del campionato si deciderà all’ultima giornata: le Amiche Della Concordia sono a punteggio pieno (51 punti) dopo 17 gare, ma il Forever Gogo è distante solamente tre punti. Ed ancora, ironia della sorte, l’ultima di campionato mette difronte proprio le prime due della classe: giovedì 15 marzo si assegna il titolo di questo girone e chi vince potrà finalmente liberare l’urlo di gioia. Anche in questo caso per la formazione vincitrice sarà un autentico trionfo (considerando i numeri delle due squadre che oltre ad aver vinto contro tutte le altre compagini del girone, hanno realizzato oltre 360 reti in due e ne hanno incassate pochissime), mentre non mancheranno le recriminazioni per chi si vedrà soffiare un titolo che avrebbe allo stesso modo meritato. E’ viva anche la lotta per la terza piazza: al Ci Si Gi (34 punti) sarà sufficiente un pari per festeggiare l’accesso alla Top League Unisports, dal momento che l’ASD Boomerang insegue a tre lunghezze di distanza. Infine, riguardo alle due formazioni del Calcio Toscana impegnate in questo girone, è sicura la partecipazione del FC Athena alla Silver League Unisports, in quanto la formazione del Calcio Toscana occupa l’ultimo posto in classifica a pari merito con le Turche (7 punti). L’US Sales (14 punti) invece cercherà di scavalcare all’ultimo tuffo il Floria 2000 (15 punti) per conquistare l’ultimo posto utile per la Golden League Unisports: per la formazione del Calcio Toscana l’impresa è ardua dal momento che se la dovrà vedere col Ci Si Gi (impegnato a difendere il terzo posto), mentre il Floria 2000 sfiderà Le Turche (ultime della classe).

C5 femminile Girone C (Calcio Toscana) - Mancano due giornata al termine del campionato, e due sono le squadre rimaste in lotta per la vittoria del girone: l’ASD Firenze 2008 comanda la classifica (43 punti) con tre lunghezze di vantaggio sul Club Sportivo Firenze, ma anche con una gara in più disputata. Le due formazioni sono pertanto potenzialmente in parità, e nel caso che dovessero terminare il campionato con gli stessi punti, sarà l’ASD Firenze 2008 a far festa. La capolista infatti ha la meglio negli scontri diretti sulla formazione vincitrice degli ultimi tre campionati: l’ASD Firenze 2008 si è imposta per 5-2 nella gara di andata e la sconfitta di misura patita nel match di ritorno le permette di mantenere il primo posto in caso di arrivo a pari punti. L’ASD Firenze 2008 ha pertanto in mano il proprio destino: nelle ultime due partite sfiderà PGS Torregalli (ultima con 1 punto) e Cral Ataf Bella Vita (sesta in classifica con 21 punti). Lunedì 19

marzo (giorno della gara fra ASD Firenze 2008 e Cral Ataf Bella Vita) pertanto potrebbe essere una data storica per le ragazze dell’ASD Firenze 2008, altrimenti occorrerà attendere il giovedì successivo (22 marzo), giorno della sfida fra Club Sportivo Firenze e Smatte F.T.: scenderanno dal trono o centreranno un incredibile poker le ragazze di mister Manetti? Anche per il terzo posto la lotta è fra due squadre, ma al Cral Dipendenti Comunali Femminile (34 punti) è sufficiente conquistare un punto nelle ultime due gare per accedere alla Top League Unisports e relegare l’Aton Green (29 punti) alla Golden League Unisports: le terze della classe sono infatti in vantaggio sull’Aton Green negli scontri diretti (vinti entrambi, e senza subire reti) e riuscire ad ottenere almeno un punto contro Cral Ataf Bella Vita o ASD Grevigiana (penultima

in classifica con 5 punti) non dovrebbe essere cosa proibitiva. Per la Golden League Unisports, oltre al quasi certo accesso dell’Aton Green, si sono qualificate anche ASD Quinto Alto (28 punti, ed in svantaggio negli scontri diretti col Cral Dipendenti Comunali Femminile, in caso di un improbabile arrivo a pari punti per il terzo posto) e Cral Ataf Bella Vita, mentre l’ultimo posto utile se lo contendono due formazioni. La Pol. San Quirico (14 punti) ha sulle Smatte F.T. (12 punti) non solo un vantaggio in termini di punti, ma anche di partite giocate dal momento che deve recuperare due partite: per le Smatte F.T. pertanto, a meno di una clamorosa rimonta, si prospetta una probabile partecipazione alla Silver League Unisports, alla quale prenderanno parte anche ASD Grevigiana e PGS Torregalli. Steto

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Non stiamo più nella pelle e non

vediamo l’ora che arrivi la fi ne del cam-

pionato. Non solo perché terminerà l’ennesima stagione

triste e malinconica della Fiorentina ma, soprattutto, perché siamo curiosi di sape-re che cosa dirà Riccardo Montolivo. L’ex capitano viola, infatti, ha promesso che a fi ne stagione, prima di salutare Firenze, farà delle dichiarazioni importanti. Tutti si aspettano, a questo punto, verità clamo-rose, straordinarie, stupefacenti.

L’attesa è resa spasmodica dal fatto che anche i procuratori del giocatore lancia-no ogni tanto qualche segnale, buttano lì qualche mezza parola che fa presagire chissà quale colpo di scena. Si attendono quindi rivelazioni talmente sconvolgenti da far tremare le fondamenta del vecchio stadio Franchi. Anche perché le uniche certezze, mai smentite, che abbiamo ci dicono che la Fiorentina, per far rimanere il giocatore, abbia offerto oltre due milio-ni di euro a stagione per un po’ di anni (quattro o cinque?). Un’offerta che a prima vista era sembrata,

ai non esperti, congrua con il valore tec-nico del giocatore e anche ai limiti delle possibilità economiche della società.Perciò, adesso, tutti si aspettano da Mon-tolivo rivelazioni straordinarie, tipo che l’offerta della Fiorentina era, in effetti, di duemila euro al mese (più i premi, però) oppure che l’unica offerta fatta era quella di un contratto da magazziniere, part time. O ancora, che i Della Valle gli avevano confessato non solo di non voler costruire lo stadio, ma di voler buttare giù perfi no la copertura della tribuna. Non cada, però, il giocatore nel tranello di

voler trovare giustifi cazioni alla sua par-tenza, per provare ad addolcire l’amara pillola ai tifosi, cercando, magari, di dare responsabilità alla società. Pertanto, in assenza di rivelazioni clamorose, invitia-mo Montolivo a poche parole, semplici e un po’ ruffi ane, tipo “cari tifosi, vorrei ringraziarvi per tutto l’affetto che mi ave-te dato, vi porterò sempre nel cuore e vi giuro che non esulterò se dovessi segnare un gol alla Fiorentina”. Insomma − come si dice alla fi ne di ogni storia d’amore − “rimaniamo amici”. Facciamo fi nta che sia vero, per una volta.

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Una piccola soddisfazione? Tanti anni fa alle squadre viola minori sarebbe bastato questo, salvarsi tranquillamen-te e battere la “Vecchia Signora”. Re-centemente non era più così, nell’era Prandelli-Corvino era nata una Fioren-tina che puntava all’Europa e non alla singola vittoria. Ora che tutto questo è diventato lontano chilometri, non resta che questa ultima chance. Una gran-de partita sabato sera al Franchi per battere la Juve, per ritrovare l’orgoglio visto che non è più possibile ritrovare la classifi ca. Mettere sotto la “Vecchia Signora”, costringere in ginocchio Con-te, prendersi una soddisfazione che non salva certo la stagione ma che al-meno regala ai fi orentini una notte da fuochi d’artifi cio. È possibile? È molto diffi cile perché questa Fiorentina pare incapace di giocare una partita intera nel modo migliore. Si limita sempre a conquistare uno dei due tempi. Con la Juve non basterà però se almeno i vio-la riuscissero a trovare la rabbia di chi non ha dimenticato gli sfottò di qual-che mese fa quando furono bastonati a Torino, questo darebbe ai tifosi viola un pizzico di soddisfazione. Una sera da campioni se non è possibile una stagione da protagonisti. C’è il gran-de dubbio del recupero di Jovetic, c’è l’incertezza della possibilità di rivedere al gol Amauri, c’è il sogno della Juve di prendere il centrocampista Behrami, c’è la voglia di tornare protagonista da parte di Gamberini e di Natali battuti nella trasferta di Catania, ci sarà poi con ogni probabilità Nastasic, il ragaz-zo che almeno con i suoi gol ha dato ai viola la vittoria con il Cesena e il pari di Parma. Insomma ci sono anche i con-tenuti individuali di una squadra che fra mesi con ogni probabilità verrà azze-rata. Ma anche i protagonisti minori, quelli che quest’anno non sono riusciti a trovare il momento giusto possono sperare in un colpo solo di riprendersi il palcoscenico. Pensiamo per esem-pio a Papa Waigo, a quello che riuscì a fare con la Juve lasciando ai fi oren-tini un ricordo indelebile. Pensiamo al gol importantissimo segnato a Torino da Osvaldo chiudendo il match con i bianconeri. Un gol alla Juve vale più di ogni altro. D’altra parte è rimasto solo questo e allora tanto vale provarci. La “Vecchia Signora” ovviamente arriverà a Firenze convinta di fare della squadra viola un solo boccone. I pronostici sono tutti per i bianconeri ma anche l’Udine-se era sicura di battere il Novara e la Lazio all’Olimpico era certa di mettere sotto il Bologna. La Fiorentina prenda esempio da queste due squadre per ri-cordarsi che l’orgoglio a volte conta più di ogni altra cosa.