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w w w . e d it .h r/ l a v o c e A n n o I II n . 7 M e r c ole d ì, 11 l u g li o 2 0 0 7 mare DEL POPOLO DEL POPOLO PRIMA COLONNA di Ivo Vidotto I segreti del mare Ci sono, sui fondali marini, migliaia di relitti che giacciono come muti testimoni di vicissitudi- ni drammatiche, recenti e remo- te, raccontando la propria storia soltanto a pochi eletti. Tra loro ci sono quelli che la vogliono “legge- re”, capire, studiare, ma purtrop- po è numerosa la schiera di quel- le persone a cui interessa soltanto “rubare la storia”, saccheggian- do sia le navi antiche, con i loro carichi di anfore, sia le “tombe d’acciaio” di epoche più recenti. I relitti più antichi erano riusciti a conservare per secoli, addirittura millenni, i loro segreti, cioè fino a quando l’uomo non ha trovato il modo per immergersi a grandi pro- fondità. È iniziata allora la profa- nazione di questi relitti, una vera devastazione del patrimonio ar- cheologico sommerso. Soltanto ne- gli ultimi decenni è stato posto sot- to regime di tutela a livello istitu- zionale e anche... fisica. I saccheg- gi hanno risparmiato pochissimi siti sottomarini e in molti casi gli studiosi sono arrivati dopo l’azio- ne dei razziatori del mare. Ma non tutto è perduto. Negli ultimi tempi sono state scoperte delle nuove località, rima- ste miracolosamente intatte, come ad esempio il relitto di un’imbar- cazione greca, che al momento dell’affondamento era carica di anfore, scoperto al largo della co- sta umaghese. Per evitare ulteriori saccheggi, tutto il sito archeologi- co è stato “ingabbiato”, ossia re- cintato con pesanti reti metalliche che impediscono qualsiasi tenta- tivo di furto. La Croazia è stata la prima a introdurre un metodo di tutela dei siti con l’utilizzo di gab- bie d’acciaio. I sub possono acce- dere al relitto, ammirarlo da tutti i lati, fotografarlo, ma non possono prendervi niente. Attualmente, ol- tre alla nave greca scoperta al lar- go dell’albergo “Moj Mir”, ci sono altre sette-otto navi ingabbiate. I veri appassionati possono comun- que soddisfare la loro curiosità utilizzando, a pagamento, deter- minati servizi e una parte di questi introiti viene utilizzata proprio per i programmi di tutela dei relitti. Se per i siti antichi ci sono le gabbie, a proteggere i tesori dai ladri, per le grandi navi d’acciaio il discor- so è diverso, ed esistono numero- se navi che non sono istituzional- mente sotto tutela e che come tali vengono sistematicamente deva- state, come nel caso della “Baron Gautsch”, che prima di ottenere uno status adeguato è stata lette- ralmente ripulita dai “pirati”. Il problema maggiore è rappresenta- to dall’impossibilità di controllare il comportamento dei sub. Purtrop- po, chi decide di rubare... ruba, e le devastazioni non sono altro che la conseguenza della mancanza di un sistema di sorveglianza laddove non ci sono le “gabbie” a far de- sistere i malintenzionati. Sono ra- rissimi i casi come quello del sito rinvenuto a 20 metri di profondità a Pago, segnalato immediatamente dallo scopritore, di modo che il re- litto è oggi ingabbiato con tutto il suo carico di anfore. A parlare di questo argomen- to, nelle pagine centrali, è Danijel Frka, appassionato “cacciatore” di relitti e studioso della loro sto- ria, ma anche disegnatore di questi relitti, molti dei quali non possono venir fotografati a causa delle loro dimensioni. Vedremo, così, come possono convivere la “caccia” ai relitti, la passione per la storia e un innegabile talento per il dise- gno. Dal mare si può imparare moltissimo. Il mare racchiude più sapere di qualsiasi altra cosa sulla terra, se sei capace di farlo parlare. Conosce tutti i vecchi segreti, perché lui stesso è così antico, più antico di tutto. Peter Lagerkvist

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voce Anno III • n. 7 • Mercoledì, 11 luglio 2007

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DEL POPOLODEL POPOLO

PRIMA COLONNAdi Ivo Vidotto

I segreti del mare

Ci sono, sui fondali marini, migliaia di relitti che giacciono come muti testimoni di vicissitudi-ni drammatiche, recenti e remo-te, raccontando la propria storia soltanto a pochi eletti. Tra loro ci sono quelli che la vogliono “legge-re”, capire, studiare, ma purtrop-po è numerosa la schiera di quel-le persone a cui interessa soltanto “rubare la storia”, saccheggian-do sia le navi antiche, con i loro carichi di anfore, sia le “tombe d’acciaio” di epoche più recenti. I relitti più antichi erano riusciti a conservare per secoli, addirittura millenni, i loro segreti, cioè fino a quando l’uomo non ha trovato il modo per immergersi a grandi pro-fondità. È iniziata allora la profa-nazione di questi relitti, una vera devastazione del patrimonio ar-cheologico sommerso. Soltanto ne-gli ultimi decenni è stato posto sot-to regime di tutela a livello istitu-zionale e anche... fisica. I saccheg-gi hanno risparmiato pochissimi siti sottomarini e in molti casi gli studiosi sono arrivati dopo l’azio-ne dei razziatori del mare. Ma non tutto è perduto.

Negli ultimi tempi sono state scoperte delle nuove località, rima-ste miracolosamente intatte, come ad esempio il relitto di un’imbar-cazione greca, che al momento dell’affondamento era carica di anfore, scoperto al largo della co-sta umaghese. Per evitare ulteriori saccheggi, tutto il sito archeologi-co è stato “ingabbiato”, ossia re-cintato con pesanti reti metalliche che impediscono qualsiasi tenta-tivo di furto. La Croazia è stata la prima a introdurre un metodo di tutela dei siti con l’utilizzo di gab-bie d’acciaio. I sub possono acce-dere al relitto, ammirarlo da tutti i lati, fotografarlo, ma non possono prendervi niente. Attualmente, ol-tre alla nave greca scoperta al lar-go dell’albergo “Moj Mir”, ci sono altre sette-otto navi ingabbiate. I veri appassionati possono comun-que soddisfare la loro curiosità utilizzando, a pagamento, deter-minati servizi e una parte di questi introiti viene utilizzata proprio per i programmi di tutela dei relitti. Se per i siti antichi ci sono le gabbie, a proteggere i tesori dai ladri, per le grandi navi d’acciaio il discor-so è diverso, ed esistono numero-se navi che non sono istituzional-mente sotto tutela e che come tali vengono sistematicamente deva-state, come nel caso della “Baron Gautsch”, che prima di ottenere uno status adeguato è stata lette-ralmente ripulita dai “pirati”. Il problema maggiore è rappresenta-to dall’impossibilità di controllare il comportamento dei sub. Purtrop-po, chi decide di rubare... ruba, e le devastazioni non sono altro che la conseguenza della mancanza di un sistema di sorveglianza laddove non ci sono le “gabbie” a far de-sistere i malintenzionati. Sono ra-rissimi i casi come quello del sito rinvenuto a 20 metri di profondità a Pago, segnalato immediatamente dallo scopritore, di modo che il re-litto è oggi ingabbiato con tutto il suo carico di anfore.

A parlare di questo argomen-to, nelle pagine centrali, è Danijel Frka, appassionato “cacciatore” di relitti e studioso della loro sto-ria, ma anche disegnatore di questi relitti, molti dei quali non possono venir fotografati a causa delle loro dimensioni. Vedremo, così, come possono convivere la “caccia” ai relitti, la passione per la storia e un innegabile talento per il dise-gno.

Dal mare si può imparare moltissimo. Il mare racchiude più sapere di qualsiasi altra cosa sulla terra, se sei capace di farlo parlare. Conosce tutti i vecchi segreti, perché lui stesso è così antico, più antico di tutto. Peter Lagerkvist

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2 mare Mercoledì, 11 luglio 2007

di Leo Vidal

La particolare situazione del mar Mediterraneo, circondato da gran-di masse di terra, fa sì che le burra-

sche che si verifi cano in questa zona siano più frequenti, più repentine, e spesso molto meno prevedibili che non in Oceano. Que-sto vale soprattutto per l’Adriatico. Gene-ralmente in estate si può godere di bel tem-po per intere settimane, ma si deve tener conto che si possono verifi care improvvisi temporali con vento con forza di burrasca. È quindi molto importante ascoltare rego-larmente il bollettino meteorologico.

In luglio e agosto lungo la costa fa mol-to caldo, con temperature che possono ar-rivare fi no ai 38° C. Il periodo migliore per non soffrire troppo la calura sono i mesi di giugno e settembre, e, sulla costa dalmata, anche maggio e ottobre. Sulle isole la tem-peratura è un po’ più bassa nel cuore del-l’estate, e un po’ più alta rispetto alla terra-ferma all’inizio dell’anno e in autunno.

In luglio e agosto sull’Adriatico piove raramente e per breve tempo, ma in mag-gio, giugno e settembre possono cadere più

frequentemente violenti piovaschi, soprat-tutto nel canale della Morlacca e sulle iso-le. Da circa metà ottobre il tempo diventa più variabile su tutto l’Adriatico. Solo nel-la zona delle isole più esterne e nella Dal-mazia del sud ci sono ancora occasional-mente lunghe fasi di bel tempo.

Ma ritorniamo all’estate, visto che ci stiamo apprestando ad affrontare le vacan-ze. Durante i mesi estivi nelle acque del-l’Adriatico soffi ano venti relativamente deboli. Nella statistica si trovano i dati ri-guardanti la frequenza della forza dei venti per il mese di luglio. Questi dati si riferi-scono tuttavia all’Adriatico aperto e pos-sono essere applicati solo con grossi limi-ti alle zone vicino alla costa, poiché qui le

differenze dovute alla zona o al momento del giorno sono grandi.

Burrasca in arrivoNei numeri precedenti abbiamo dedi-

cato particolare attenzione ai venti più fre-quenti e “popolari”, e cioè alla bora, allo scirocco e al maestrale, ma ce n’è un altro che, pur non essendo altrettanto “popola-re” e frequente come i venti appena elen-cati, anche nell’area alto-adriatica può ri-servare sorprese piuttosto sgradite. Stiamo parlando del Libeccio, anche detto Africo o Garbino, oppure Garbin, come viene co-munemente chiamato in dialetto istro-ve-neto. Ci sono più ipotesi sul nome: la più diffusa, è che derivi dal fatto che nell’isola di Creta, presa come punto di riferimento per la denominazione dei venti, il Libeccio spira dalla Libia (antico nome del conti-nente africano). L’altra, accreditata presso i linguisti, è che derivi dall’arabo lebeg. Il nome Garbino è utilizzato nell’area orien-tale dell’Emilia Romagna e nel nord del-le Marche. In Friuli, nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia è chiamato Garbin. Porta umidità e precipitazioni sulle coste balcaniche e sulle regioni tirreniche, dove può raggiungere velocità elevate creando pericoli per la navigazione, essendo di-rettamente esposte. Sul lato adriatico ita-liano, molto meno esposto, causa, invece, “föhn”, caldo e bel tempo, perché scarica la sua umidità sugli Appennini.

«Esportatore» di sabbia del Sahara

Il libeccio è un vento di burrasca che soffi a dalle direzioni comprese tra sud e ovest. D’estate dura mediamente da un’ora e fi no a un massimo di due e raggiunge quasi subito forza 8, a volta fi no a forza 11 e oltre. Questo vento di burrasca di bre-ve durata, che quasi sempre accompagna un temporale, si forma in conseguenza di una zona di alta pressione nell’area sud del mar Mediterraneo, mentre un’ampia de-pressione in Europa centrale o nell’Italia settentrionale si muove verso est. Quan-do il fronte fresco di questa depressione raggiunge il caldo dell’Adriatico, la con-seguenza è il Garbin, conosciuto special-mente sulla costa occidentale dell’Istria.

Il libeccio è quindi un vento umido, e violento ed è molto temuto per gli effetti che può provocare, in quanto genera spes-so forti mareggiate, condizioni di burrasca e piogge molto intense. Si tratta di un ven-to di caratteristiche particolari perché, pur essendo un vento di mare, ha poche carat-teristiche di tali venti. Generalmente nasce molto velocemente, sviluppandosi fi no a

raggiungere una potenza eccezionale, per poi calmarsi con la stessa rapidità con cui è nato. È il vento che segue le perturbazio-ni per cui cessato il suo effetto, di solito si ha un innalzamento della pressione con conseguente arrivo di tempo buono e cie-lo sereno.

Per essere più precisi il Garbino è il vento caldo che “porta a largo”, che sof-fi ando da sud-ovest porta la pioggia dal deserto, una pioggia che lascia un residuo rosso sulle superfi ci su cui ristagna (sab-bia del Sahara in sospensione nelle gocce d’acqua) e che periodicamente si manife-sta anche nelle regioni dell’Alto Adriatico che sono ben lontane dal deserto del Saha-ra. Il Garbin è anche un vento che rovina i vini artigianali, alzandone le temperature e portandoli a rifermentare (sviluppo di aci-do acetico). Oltre ad essere un vento non sicuro, è anche incostante e soffi a con for-ti raffi che.

I segnali premonitoriIl Garbin viene preceduto da chiari se-

gni premonitori, ma con breve tempo di preavviso. Il barometro scende improvvi-samente. Il vento è da debole a moderato, per lo più da est. Da una striscia di foschia si sviluppa improvvisamente, sulla par-te ovest dell’orizzonte, un muro di nuvo-le, chiaramente delimitato verso il basso. Il muro di nuvole avanza con una veloci-tà variabile tra i 15-20 nodi. Una volta ar-

rivato sopra la barca, scoppia la burrasca, con raffi che violente e pioggia. Nel suo corso sull’Adriatico il Garbin provoca un forte moto ondoso e spesso danni pesanti. In giugno, luglio e agosto, o anche in pri-

mavera e autunno, può capitare di averci a che fare, ma in questo periodo dell’an-no può essere anche molto gradito, spe-cialmente dai diportisti, che lo incontre-ranno più frequentemente nell’Adriatico meridionale che in quello settentrionale. Appartenendo al gruppo dei venti pri-maverili e autunnali, accompagnati dalla pioggia e dall’atmosfera umida, il libec-cio non è molto frequente d’estate. Qua-lora si presentasse, può essere riconosciuto dalle seguenti caratteristiche: il vento sof-fi a, rinforzandosi progressivamente, senza sosta, creando delle onde bellissime e lun-ghe, che ondeggiano senza produrre fi schi e schiuma, e soltanto, durante il libeccio molto forte, sbattono sulla costa ritirandosi verso il mare aperto con i sibili. Creando le onde uniformate e avendo forza e direzio-ne costanti, il libeccio offre un’esperien-za particolare della navigazione dinamica lungo il mare, con le vele piene di un ven-to costante che permette alla barca di rag-giungere le velocità molto alte.

Dalle nostre parti ci sono anche alcu-ni proverbi che fanno riferimento a que-sto vento: Febraio curtin, piova o vento de garbin, oppure La bava de garbin xe el pèso vento che ga in càneva el Signor, e ancora Se ti vol veder el tempo fi n, a la sera siroco e la matina garbin.

Libeccio, il vento che viene dall’Africa

METEOROLOGIA Dalle nostre parti è comunemente chiamato «Garbin»

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mare 3Mercoledì, 11 luglio 2007

MONDO SOMMERSO Al sicuro le anfore scoperte a Salvore

di Franco Sodomaco

Il turismo archeologico ha il futuro assicu-rato dopo le recenti scoperte fatte lungo la costa umaghese. In modo particolare gli ar-

cheologi subacquei giudicano di enorme interes-se l’ultimo relitto scoperto al largo dall’albergo “Moj Mir”. Si tratta di un’imbarcazione greca che al momento dell’affondamento era carica di anfore. Tutto il sito archeologico, già meta dei pirati subacquei, è stato recintato dai sommoz-zatori inviati dal Ministero della Cultura con delle pesanti reti metalliche, che impediscono qualsiasi tentativo di furto. L’intera area è stata messo “off limits” per qualsiasi tipo di immer-sione non autorizzata e guidata nel raggio di trecento metri.

Coordinatore dell’intera operazione di tu-tela del sito, nonché esecutore dei lavori, è sta-to l’umaghese Milan Vukšić, il quale crede nel futuro del turismo archeologico, perché i turi-sti non si accontentano più di godersi il mare sotto l’ombrellone o pescando su uno sgabello per tutto il pomeriggio. Oggi ci sono sempre più persone che vogliono godersi il mare in barca a vela o ispezionando i fondali con le bombole in spalla.

La nave greca, affondata molto probabil-mente dalla bora, si trova a 700 metri dalla costa su un fondale di 15 metri. Si tratta di una nave “standard” per quell’epoca, che ave-va una lunghezza di poco superiore ai 20 me-tri. Trasportava 250-300 anfore piene di vino. Stando agli esperti si tratta di una scoperta eccezionale, forse la più importante dell’Al-

to Adriatico degli ultimi anni. Costruire la gabbia subacquea per proteggere il sito dove si trovano le anfore è costato alla Sovrain-tendenza più di 200.000 kune, cifra in parte assicurata anche dalla Città di Umago, dal-l’Ente per il turismo di Salvore e da parec-chi sponsor.

Milan Vukšić, il sommozzatore che ha scoperto il sito archeologico marino e Mario Jurišić, sono convinti che la scoperta contri-buirà a dare slancio al cosiddetto turismo archeologico, anche perché tutta la costa di Umago e Salvore è disseminata di piccoli siti di epoca romana, dove si trovano resti di an-fore, ma non solo.

Duemila anni fa il commercio si svolgeva sia via mare che via terra. Per questa ragio-ne, particolare importanza veniva dedicata agli impianti portuali, come quelli di Salvore, Umago, Carigador e San Lorenzo. Impianti che oggi si trovano sotto il livello del mare e sono ben visibili. A proposito vengono men-zionati Silbo, San Giovanni della Cornetta e Catoro, che erano dotati di tutti gli impianti necessari per lo scarico e carico delle merci, come possiamo dedurre dai resti di tanti ma-gazzini risalenti alla prima fase di costruzione dell’abitato di Sipar, sull’omonima penisola, rivolti al mare.

I resti trovati in mare, sia di carcasse di navi che di anfore, dimostrano che le avarie a causa della bora in quella zona erano molto frequenti, percorso ancora oggi segnato come pericoloso e dove, sul promontorio di Salvore, è stato costruito il più alto faro dell’Istria.

Una gabbia subacquea contro i «pirati»

Importante ritrovamento archeologico al largo dell’albergo «Moj mir»

Milan Vukšić e Mario Jurišić

Sommozzatori all’opera

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direttamente dal Ministero della Cultura. direttamente dal Ministero della Cultura. Questa nave è piuttosto lontana dalla co-Questa nave è piuttosto lontana dalla co-sta, a circa 8 miglia dall’isola di Premuda, sta, a circa 8 miglia dall’isola di Premuda, e non ci sono club vicini interessati a pre-e non ci sono club vicini interessati a pre-stare servizio di appoggio in questa zona. stare servizio di appoggio in questa zona. Tutto sommato, credo che queste misure di Tutto sommato, credo che queste misure di tutela siano suffi cienti. Esistono numerose tutela siano suffi cienti. Esistono numerose navi che non sono istituzionalmente sotto navi che non sono istituzionalmente sotto tutela e che come tali vengono sistemati-tutela e che come tali vengono sistemati-camente devastate. È il caso della “Baron camente devastate. È il caso della “Baron Gautsch” che prima di ottenere uno status Gautsch” che prima di ottenere uno status adeguato è stata privata di tutto negli anni adeguato è stata privata di tutto negli anni ‘70 e ‘80. Hanno prelevato tutto quello che ‘70 e ‘80. Hanno prelevato tutto quello che si poteva togliere o rimuovere. Ancora oggi si poteva togliere o rimuovere. Ancora oggi è possibile trovare su internet oggetti con è possibile trovare su internet oggetti con lo stemma imperiale presi da questa nave e lo stemma imperiale presi da questa nave e che vengono messi in vendita”.che vengono messi in vendita”.

Salvare ciò che è rimastoSalvare ciò che è rimastoOggi si sta facendo abbastanza per sal-Oggi si sta facendo abbastanza per sal-

vare ciò che è rimasto?vare ciò che è rimasto?“Penso di sì – risponde Frka – e per “Penso di sì – risponde Frka – e per

certi versi ritengo che si stia esagerando. certi versi ritengo che si stia esagerando. Secondo me è eccessivo doversi rivolgere Secondo me è eccessivo doversi rivolgere ai centri autorizzati per ogni immersio-ai centri autorizzati per ogni immersio-ne. Forse sarebbe suffi ciente che le perso-ne. Forse sarebbe suffi ciente che le perso-ne intenzionate a scendere sott’acqua nelle ne intenzionate a scendere sott’acqua nelle zone dei siti protetti lo facciano sapere alle zone dei siti protetti lo facciano sapere alle autorità. Quindi sarebbe compito degli or-autorità. Quindi sarebbe compito degli or-gani competenti controllare che tutto sia gani competenti controllare che tutto sia in regola. Se qualcuno si immerge senza in regola. Se qualcuno si immerge senza aver avvisato chi di dovere, possono scat-aver avvisato chi di dovere, possono scat-tare le sanzioni. Tanto più se si è prelevato tare le sanzioni. Tanto più se si è prelevato qualcosa”.qualcosa”.

Il problema consiste proprio nell’im-Il problema consiste proprio nell’im-possibilità di controllare il comportamento possibilità di controllare il comportamento dei sempre più numerosi sub, da quelli in-dei sempre più numerosi sub, da quelli in-teressati all’esplorazione dei siti archeolo-teressati all’esplorazione dei siti archeolo-gici a quelli che si occupano di pesca subac-gici a quelli che si occupano di pesca subac-quea. Come ci ha spiegato lo stesso Frka, il quea. Come ci ha spiegato lo stesso Frka, il programma di tutela e controllo si basa su programma di tutela e controllo si basa su singole azioni specifi che come quelle in cui singole azioni specifi che come quelle in cui vengono “setacciati” tutti i club alla ricer-vengono “setacciati” tutti i club alla ricer-ca di qualcosa.ca di qualcosa.

“Chi decide di rubare ruba, lo fa in un “Chi decide di rubare ruba, lo fa in un museo e può farlo sott’acqua. Sia nel pri-museo e può farlo sott’acqua. Sia nel pri-mo che nel secondo caso occorre dispor-mo che nel secondo caso occorre dispor-re di un servizio di vigilanza effi ciente. Il re di un servizio di vigilanza effi ciente. Il malintenzionato può studiare i movimen-malintenzionato può studiare i movimen-ti della polizia o della Capitaneria e capi-ti della polizia o della Capitaneria e capi-re qual è il momento giusto per agire. Le re qual è il momento giusto per agire. Le devastazioni non sono altro che la conse-devastazioni non sono altro che la conse-guenza della mancanza di un sistema di guenza della mancanza di un sistema di sorveglianza”.sorveglianza”.

I rischi sono pochi I rischi sono pochi se ci si attiene alle regolese ci si attiene alle regole

Come la “Szent Istvan”, che negli ul-Come la “Szent Istvan”, che negli ul-timi dieci anni non ha subito dei cambia-timi dieci anni non ha subito dei cambia-menti visibili, tutte le navi d’acciaio sono menti visibili, tutte le navi d’acciaio sono destinate a sgretolarsi con il processo di destinate a sgretolarsi con il processo di corrosione, lento, inarrestabile e irreversi-corrosione, lento, inarrestabile e irreversi-bile. A 66 metri di profondità con la chiglia bile. A 66 metri di profondità con la chiglia rivolta verso la superfi cie, l’ammiraglia rivolta verso la superfi cie, l’ammiraglia austro-ungarica resterà per molti decenni, austro-ungarica resterà per molti decenni, o forse secoli, alla portata di ricercatori e o forse secoli, alla portata di ricercatori e curiosi, ma non di tutti. Ci sono pericoli in curiosi, ma non di tutti. Ci sono pericoli in agguato per chiunque decida di affrontare agguato per chiunque decida di affrontare la profondità e qualcuno in più per chi vo-la profondità e qualcuno in più per chi vo-lesse avventurarsi all’interno di una nave.lesse avventurarsi all’interno di una nave.

“Il vero pericolo è la profondità, soprat-“Il vero pericolo è la profondità, soprat-tutto se si scende sotto i 40 metri, quando tutto se si scende sotto i 40 metri, quando

l’ossigeno da solo non basta più. Sotto l’ossigeno da solo non basta più. Sotto questo livello non parliamo più di attivi-questo livello non parliamo più di attivi-tà sportiva. Le spedizioni subacquee in tà sportiva. Le spedizioni subacquee in cui è necessario proseguire verso il basso cui è necessario proseguire verso il basso impongono l’impiego di attrezzature e di impongono l’impiego di attrezzature e di misure di sicurezza maggiori, come le mi-misure di sicurezza maggiori, come le mi-scele d’aria per evitare una serie di conse-scele d’aria per evitare una serie di conse-guenze sull’equilibrio psicofi sico. Quando guenze sull’equilibrio psicofi sico. Quando ci immergiamo non lasciamo nulla al caso. ci immergiamo non lasciamo nulla al caso. Ogni cosa viene pianifi cata nei minimi det-Ogni cosa viene pianifi cata nei minimi det-tagli e poi il piano stabilito viene rigorosa-tagli e poi il piano stabilito viene rigorosa-mente rispettato. L’improvvisazione può mente rispettato. L’improvvisazione può rendersi necessaria, ma solo nel momento rendersi necessaria, ma solo nel momento in cui qualcosa dovesse non funzionare. Il in cui qualcosa dovesse non funzionare. Il solo fatto di stare sott’acqua a profondità solo fatto di stare sott’acqua a profondità considerevoli determina dei rischi e questi considerevoli determina dei rischi e questi aumentano nel momento in cui si devono aumentano nel momento in cui si devono compiere altre operazioni, dalle riprese fo-compiere altre operazioni, dalle riprese fo-tografi che o video, anche all’interno delle tografi che o video, anche all’interno delle navi”.navi”.

Ordigni disinnescati Ordigni disinnescati dal tempo e dalla corrosionedal tempo e dalla corrosione

Ci sono state situazioni veramente ri-Ci sono state situazioni veramente ri-schiose?schiose?

“Le prime spedizioni riguardanti la “Le prime spedizioni riguardanti la ‘Szent Istvan’ forse lo sono state, in quanto ‘Szent Istvan’ forse lo sono state, in quanto si era scesi a 66 metri con le normali bom-si era scesi a 66 metri con le normali bom-bole d’aria. Non c’erano ancora a disposi-bole d’aria. Non c’erano ancora a disposi-zione le miscele e nemmeno sub abilitati al zione le miscele e nemmeno sub abilitati al loro uso. Negli ultimi dieci anni si sono for-loro uso. Negli ultimi dieci anni si sono for-mati alcuni team che utilizzano le miscele e mati alcuni team che utilizzano le miscele e oggi collaborano con il Ministero nelle va-oggi collaborano con il Ministero nelle va-rie ricerche. Per la realizzazione di ripre-rie ricerche. Per la realizzazione di ripre-se all’interno della nave, inoltre, l’opera-se all’interno della nave, inoltre, l’opera-tore è dovuto entrare togliendosi di dosso tore è dovuto entrare togliendosi di dosso le bombole rimanendo attaccato al respi-le bombole rimanendo attaccato al respi-ratore con un lungo tubo. L’ingresso nel ratore con un lungo tubo. L’ingresso nel salone era possibile attraverso una picco-salone era possibile attraverso una picco-la apertura dove non si passa con le bom-la apertura dove non si passa con le bom-bole. Le bombe e le granate che si possono bole. Le bombe e le granate che si possono trovare non rappresentano un pericolo se trovare non rappresentano un pericolo se non andiamo a toccarle. Gli ordigni vanno non andiamo a toccarle. Gli ordigni vanno semplicemente lasciati in pace affi dando semplicemente lasciati in pace affi dando il compito di disinnescarli al tempo e alla il compito di disinnescarli al tempo e alla corrosione”.corrosione”.

Condono per chi possiede Condono per chi possiede delle anforedelle anfore

I fondali fi no a 30 metri di profondità I fondali fi no a 30 metri di profondità ormai sono stati setacciati e i relitti ritro-ormai sono stati setacciati e i relitti ritro-vati completamente o parzialmente deva-vati completamente o parzialmente deva-stati dal popolo dei sub, che non è mosso stati dal popolo dei sub, che non è mosso solo da motivazioni oneste o dall’entusia-solo da motivazioni oneste o dall’entusia-smo. “C’è un’eccezione a questa regola smo. “C’è un’eccezione a questa regola ed è quella del sito rinvenuto nel 2005 a ed è quella del sito rinvenuto nel 2005 a Pago, a poco più di 20 metri di profon-Pago, a poco più di 20 metri di profon-dità. A scoprirlo è stato Dražen Peranić, dità. A scoprirlo è stato Dražen Peranić, oggi vicepresidente della Regione della oggi vicepresidente della Regione della Lika e Segna, trovandolo perfettamente Lika e Segna, trovandolo perfettamente intatto. È un vero miracolo che nessuno intatto. È un vero miracolo che nessuno vi sia arrivato prima. Non manca nem-vi sia arrivato prima. Non manca nem-meno un’anfora. Sarà perché la zona meno un’anfora. Sarà perché la zona non è molto accessibile e perché non vi non è molto accessibile e perché non vi si può arrivare in macchina. Tutto è ri-si può arrivare in macchina. Tutto è ri-masto come nel momento del naufragio, masto come nel momento del naufragio, avvenuto tra il secondo e il primo seco-avvenuto tra il secondo e il primo seco-lo a.C.. Attualmente il relitto è ingabbiato lo a.C.. Attualmente il relitto è ingabbiato con tutto il suo carico di anfore. Lo stes-con tutto il suo carico di anfore. Lo stes-so anno, a 30-35 metri, vicino all’isola di so anno, a 30-35 metri, vicino all’isola di Arbe era stato scoperto un altro sito con Arbe era stato scoperto un altro sito con

numerose anfore, da cui mancano po-numerose anfore, da cui mancano po-chi pezzi. Anche in questo caso il relitto chi pezzi. Anche in questo caso il relitto è stato protetto con la gabbia d’acciaio. è stato protetto con la gabbia d’acciaio. A quanto pare i sub locali sapevano già A quanto pare i sub locali sapevano già della sua esistenza, mantenendo il segre-della sua esistenza, mantenendo il segre-to per qualche tempo. Alla fi ne hanno de-to per qualche tempo. Alla fi ne hanno de-ciso di renderlo noto alle autorità. Queste ciso di renderlo noto alle autorità. Queste due realtà ci lasciano qualche speranza due realtà ci lasciano qualche speranza che ci siano ancora dei relitti antichi ine-che ci siano ancora dei relitti antichi ine-splorati, anche se le probabilità in questo splorati, anche se le probabilità in questo senso sono minime”.senso sono minime”.

Per chi preleva anfore, frammenti o Per chi preleva anfore, frammenti o altri oggetti dai relitti sotto tutela ci sono altri oggetti dai relitti sotto tutela ci sono multe salate che possono raggiungere al-multe salate che possono raggiungere al-cune decine di migliaia di kune. Le am-cune decine di migliaia di kune. Le am-mende non sono sempre un deterrente mende non sono sempre un deterrente suffi ciente per dissuadere i commercianti suffi ciente per dissuadere i commercianti di oggetti antichi dal devastare e depau-di oggetti antichi dal devastare e depau-perare il patrimonio storico e culturale perare il patrimonio storico e culturale che si trova in fondo al mare. È in vigore che si trova in fondo al mare. È in vigore da poco una Legge che in un certo senso da poco una Legge che in un certo senso “perdona” i possessori di anfore, a pre-“perdona” i possessori di anfore, a pre-scindere dal modo in cui vi sono arriva-scindere dal modo in cui vi sono arriva-ti. “Chi le possiede – spiega Frka – può ti. “Chi le possiede – spiega Frka – può denunciarne l’esistenza al Ministero che denunciarne l’esistenza al Ministero che si limita a registrarle e catalogarle, la-si limita a registrarle e catalogarle, la-sciandole ai proprietari, a meno che non sciandole ai proprietari, a meno che non si tratti di pezzi particolarmente preziosi. si tratti di pezzi particolarmente preziosi. Si può diventare proprietari legittimi di Si può diventare proprietari legittimi di un’anfora e disporne liberamente. Anzi, un’anfora e disporne liberamente. Anzi,

è anche consentito venderle entro i confi -è anche consentito venderle entro i confi -ni nazionali. È in vigore soltanto il divie-ni nazionali. È in vigore soltanto il divie-to di esportazione. Ad ogni modo, attual-to di esportazione. Ad ogni modo, attual-mente ci sono oltre 400 siti sotto tutela”.mente ci sono oltre 400 siti sotto tutela”.

Tanti personaggi, Tanti personaggi, un solo interpreteun solo interprete

Il nome di Danijel Frka appare in con-Il nome di Danijel Frka appare in con-testi diversi e per chi non lo conosce po-testi diversi e per chi non lo conosce po-trebbe sembrare uno dei tanti casi di omo-trebbe sembrare uno dei tanti casi di omo-nimia. Infatti, si chiama così il responsa-nimia. Infatti, si chiama così il responsa-bile del Settore sviluppo dell’azienda mu-bile del Settore sviluppo dell’azienda mu-nicipalizzata “Rijeka promet”, un noto nicipalizzata “Rijeka promet”, un noto velista di Kraljevica, un illustratore di velista di Kraljevica, un illustratore di libri e non solo e anche un appassionato libri e non solo e anche un appassionato piuttosto noto di attività subacquee e di piuttosto noto di attività subacquee e di storia. In effetti, si tratta della stessa per-storia. In effetti, si tratta della stessa per-sona, che si dedica con successo ad attivi-sona, che si dedica con successo ad attivi-tà molto diverse tra loro. Alcune di que-tà molto diverse tra loro. Alcune di que-ste sono legate tra loro, come la “caccia” ste sono legate tra loro, come la “caccia” ai relitti, la passione per la storia e un in-ai relitti, la passione per la storia e un in-negabile talento per il disegno. Abbiamo negabile talento per il disegno. Abbiamo avuto già modo di parlarne in passato, avuto già modo di parlarne in passato, quando lo avevamo presentato come il-quando lo avevamo presentato come il-lustratore partendo da una scatola della lustratore partendo da una scatola della tedesca “Revell” contenente il modellino tedesca “Revell” contenente il modellino in kit di un aereo della Seconda guerra in kit di un aereo della Seconda guerra mondiale, che avevamo notato sullo scaf-mondiale, che avevamo notato sullo scaf-fale di un negozio di giocattoli a Fiume. fale di un negozio di giocattoli a Fiume. Sotto l’illustrazione c’era il nome del-Sotto l’illustrazione c’era il nome del-l’autore e la cosa ci aveva incuriositi, no-l’autore e la cosa ci aveva incuriositi, no-tando per la prima volta questo caso di... tando per la prima volta questo caso di... omonimia. Non c’era modo migliore per omonimia. Non c’era modo migliore per scoprire l’arcano che chiederlo al diretto scoprire l’arcano che chiederlo al diretto interessato, il quale ha “confessato” tut-interessato, il quale ha “confessato” tut-to. Oltre alle scatole dei modelli di aerei to. Oltre alle scatole dei modelli di aerei e navi da comporre e colorare, Frka ha e navi da comporre e colorare, Frka ha pure illustrato il libro “Tajne Jadrana” pure illustrato il libro “Tajne Jadrana” quando non era possibile avere delle fo-quando non era possibile avere delle fo-tografi e. Una nave lunga oltre cento me-tografi e. Una nave lunga oltre cento me-tri, come la “Szent Istvan” a 66 metri di tri, come la “Szent Istvan” a 66 metri di profondità non c’è verso di fotografarla profondità non c’è verso di fotografarla per intero. Una fotocamera può produrre per intero. Una fotocamera può produrre immagini accettabili entro 10 metri di di-immagini accettabili entro 10 metri di di-stanza e quindi ne può prendere soltanto stanza e quindi ne può prendere soltanto un segmento alla volta. Nel libro questa, un segmento alla volta. Nel libro questa, come tante altre navi, appare così com’è, come tante altre navi, appare così com’è, in un immagine realistica che nessuna in un immagine realistica che nessuna tecnologia avanzata è in grado di produr-tecnologia avanzata è in grado di produr-re senza l’occhio e la mano esperta di un re senza l’occhio e la mano esperta di un illustratore. Ne vedremo delle belle anche illustratore. Ne vedremo delle belle anche nel prossimo libro.nel prossimo libro.

mareMercoledì, 11 luglio 2007 Mercoledì, 11 luglio 2007

A colloquio con Danijel Frka, membro del team per le ricerche sottomarine e la tutela del patrimonio archeologico

Il mare, muto testimone di storie segrete

di Lucio Vidottodi Lucio Vidotto

Giacciono sui fondali marini, come iacciono sui fondali marini, come muti testimoni di vicissitudini muti testimoni di vicissitudini drammatiche, recenti e remote, drammatiche, recenti e remote,

raccontando solo a pochi eletti frammen-raccontando solo a pochi eletti frammen-ti della loro storia. Nel Mediterraneo ci ti della loro storia. Nel Mediterraneo ci sono, secondo stime molto approssimati-sono, secondo stime molto approssimati-ve, circa ventimila relitti, risalenti a tut-ve, circa ventimila relitti, risalenti a tut-te le epoche, vittime di battaglie oppure te le epoche, vittime di battaglie oppure delle ire del mare, di avarie o di collisioni. delle ire del mare, di avarie o di collisioni. Le più antiche sono riuscite a conservare Le più antiche sono riuscite a conservare per secoli i loro segreti, cioè fi no a quan-per secoli i loro segreti, cioè fi no a quan-do l’uomo non ha trovato il modo per im-do l’uomo non ha trovato il modo per im-mergersi a grandi profondità profanando mergersi a grandi profondità profanando e saccheggiando sia le navi antiche con e saccheggiando sia le navi antiche con i loro carichi di anfore di oltre duemila i loro carichi di anfore di oltre duemila anni, sia le “tombe d’acciaio” di epoche anni, sia le “tombe d’acciaio” di epoche più recenti.più recenti.

Un tempo venivano scoperte e razziate Un tempo venivano scoperte e razziate senza controllo e soltanto negli ultimi de-senza controllo e soltanto negli ultimi de-cenni sono state poste sotto regime di tute-cenni sono state poste sotto regime di tute-la a livello istituzionale e, come vedremo, la a livello istituzionale e, come vedremo, sotto protezione “fi sica”. Ormai nell’oblio sotto protezione “fi sica”. Ormai nell’oblio della storia continuano a rivelare miste-della storia continuano a rivelare miste-ri comparendo a sorpresa in luoghi in-ri comparendo a sorpresa in luoghi in-sospettati quando si è ormai convinti che sospettati quando si è ormai convinti che ogni metro dei fondali marini sia ormai ogni metro dei fondali marini sia ormai stato setacciato.stato setacciato.

In Croazia esiste oggi un team specia-In Croazia esiste oggi un team specia-lizzato per le ricerche sottomarine e la tu-lizzato per le ricerche sottomarine e la tu-tela del patrimonio archeologico. Ne fa tela del patrimonio archeologico. Ne fa parte anche il nostro interlocutore, Da-parte anche il nostro interlocutore, Da-nijel Frka, che vi è entrato pur senza es-nijel Frka, che vi è entrato pur senza es-sere uno storico o un archeologo di pro-sere uno storico o un archeologo di pro-fessione. È un semplice appassionato di fessione. È un semplice appassionato di storia della marineria e curioso sub che storia della marineria e curioso sub che grazie all’unione di due dei suoi numerosi grazie all’unione di due dei suoi numerosi hobby è diventato un punto di riferimento hobby è diventato un punto di riferimento per le istituzioni.per le istituzioni.

«I segreti dell’Adriatico»«I segreti dell’Adriatico»“Da molti anni mi immergo e cerco tra “Da molti anni mi immergo e cerco tra

i relitti. Come sono solito a fare, anche in i relitti. Come sono solito a fare, anche in quest’attività ho avuto fi n dall’inizio un quest’attività ho avuto fi n dall’inizio un approccio serio. Non mi sono limitato a approccio serio. Non mi sono limitato a osservare i resti di navi, bensì ho voluto osservare i resti di navi, bensì ho voluto sempre scoprire in che modo siano arri-sempre scoprire in che modo siano arri-vati in fondo al mare. Ho cercato negli ar-vati in fondo al mare. Ho cercato negli ar-chivi e nelle riviste specializzate per arri-chivi e nelle riviste specializzate per arri-vare a conoscere le cause dei naufragi e il vare a conoscere le cause dei naufragi e il contesto storico in cui sono avvenuti. Mi contesto storico in cui sono avvenuti. Mi sono fatto un catalogo personale con una sono fatto un catalogo personale con una classifi cazione dei vari ritrovamenti. Ho classifi cazione dei vari ritrovamenti. Ho iniziato a collaborare con il Ministero del-iniziato a collaborare con il Ministero del-la Cultura e più precisamente con il Di-la Cultura e più precisamente con il Di-partimento per l’archeologia che si occu-partimento per l’archeologia che si occu-pa delle ricerche e della salvaguardia del pa delle ricerche e della salvaguardia del patrimonio che si trova sui fondali mari-patrimonio che si trova sui fondali mari-ni. Confrontando i dati in mio possesso e ni. Confrontando i dati in mio possesso e

quelli di cui disponeva l’allora Istituto per quelli di cui disponeva l’allora Istituto per la tutela del patrimonio culturale, si è ca-la tutela del patrimonio culturale, si è ca-pito che per i relitti più recenti, dal XVIII pito che per i relitti più recenti, dal XVIII secolo in poi, disponevo di un catalogo più secolo in poi, disponevo di un catalogo più completo. Sono stato accolto come colla-completo. Sono stato accolto come colla-boratore esterno, tra l’altro, nel momento boratore esterno, tra l’altro, nel momento in cui le ricerche e i programmi di tute-in cui le ricerche e i programmi di tute-la dei resti antichi erano ormai termina-la dei resti antichi erano ormai termina-ti. Sono stato incluso nelle varie spedizio-ti. Sono stato incluso nelle varie spedizio-ni e come risultato è arrivata, nel 2002, la ni e come risultato è arrivata, nel 2002, la pubblicazione di un libro, “I segreti del-pubblicazione di un libro, “I segreti del-l’Adriatico” (“Tajne Jadrana”), realiz-l’Adriatico” (“Tajne Jadrana”), realiz-zato assieme a Jasen Mesić, una specie zato assieme a Jasen Mesić, una specie di guida tra i relitti lungo la nostra co-di guida tra i relitti lungo la nostra co-sta. Si tratta di un lavoro che continua e sta. Si tratta di un lavoro che continua e che dovrebbe portare alla pubblicazione che dovrebbe portare alla pubblicazione di un secondo volume all’inizio dell’anno di un secondo volume all’inizio dell’anno prossimo”.prossimo”.

Scandagliando fondali Scandagliando fondali e archivie archivi

Frka continua a scandagliare i fonda-Frka continua a scandagliare i fonda-li e gli archivi per conto proprio mentre li e gli archivi per conto proprio mentre il Ministero conduce le proprie ricerche a il Ministero conduce le proprie ricerche a livello istituzionale: “Negli ultimi anni ci livello istituzionale: “Negli ultimi anni ci sono state alcune azioni molto importan-sono state alcune azioni molto importan-ti condotte dal Ministero, come il recupe-ti condotte dal Ministero, come il recupe-ro della statua dell’Apossiomene vicino a ro della statua dell’Apossiomene vicino a Lussinpiccolo, oppure le ricerche sul re-Lussinpiccolo, oppure le ricerche sul re-litto della corazzata “Re d’Italia” nelle litto della corazzata “Re d’Italia” nelle acque di Lissa, affondata in battaglia nel acque di Lissa, affondata in battaglia nel 1866. A questa spedizione hanno parteci-1866. A questa spedizione hanno parteci-pato anche ricercatori francesi. C’è quin-pato anche ricercatori francesi. C’è quin-di l’operazione sulla “Szent Istvan” con-di l’operazione sulla “Szent Istvan” con-dotta tra il 1995 e il 2000 in collaborazione dotta tra il 1995 e il 2000 in collaborazione con gli ungheresi, con quattro spedizioni con gli ungheresi, con quattro spedizioni in cui sono state stabilite le misure di sal-in cui sono state stabilite le misure di sal-vaguardia del relitto. Sono stati messi in vaguardia del relitto. Sono stati messi in atto dei nuovi metodi per tutelare i siti”.atto dei nuovi metodi per tutelare i siti”.

I saccheggi a cui facevamo riferimento I saccheggi a cui facevamo riferimento hanno risparmiato pochissimi siti sottoma-hanno risparmiato pochissimi siti sottoma-rini in cui tante volte la scoperta da parte rini in cui tante volte la scoperta da parte dei ricercatori è avvenuta dopo l’azione dei dei ricercatori è avvenuta dopo l’azione dei razziatori del mare. Cos’è rimasto?razziatori del mare. Cos’è rimasto?

“Negli anni ‘60 e ‘70 con l’avvento delle “Negli anni ‘60 e ‘70 con l’avvento delle attività subacquee sportive molti siti sono attività subacquee sportive molti siti sono stati letteralmente devastati. Tutto quello stati letteralmente devastati. Tutto quello che non era nascosto sotto i fondali fangosi che non era nascosto sotto i fondali fangosi è stato saccheggiato. Da un punto di vista è stato saccheggiato. Da un punto di vista archeologico questi siti hanno perso buona archeologico questi siti hanno perso buona parte del loro valore. Negli ultimi quindi-parte del loro valore. Negli ultimi quindi-ci anni sono state scoperte delle nuove lo-ci anni sono state scoperte delle nuove lo-calità rimaste miracolosamente intatte. La calità rimaste miracolosamente intatte. La Croazia è stata la prima a introdurre un Croazia è stata la prima a introdurre un metodo di tutela dei siti con l’utilizzo di metodo di tutela dei siti con l’utilizzo di gabbie d’acciaio. I sub possono accedere gabbie d’acciaio. I sub possono accedere al relitto, ma non possono prendere nulla. al relitto, ma non possono prendere nulla. Oggi ci sono sette-otto navi ingabbiate. Ol-Oggi ci sono sette-otto navi ingabbiate. Ol-tre a essere effi cace, questa misura è anche tre a essere effi cace, questa misura è anche

molto più economica di quanto lo sareb-molto più economica di quanto lo sareb-be il recupero di tutto il materiale e la sua be il recupero di tutto il materiale e la sua tutela in superfi cie. La conservazione e il tutela in superfi cie. La conservazione e il restauro, come pure l’esposizione di tutti i restauro, come pure l’esposizione di tutti i reperti recuperati, sarebbe estremamente reperti recuperati, sarebbe estremamente dispendiosa. Sono stati creati così dei veri dispendiosa. Sono stati creati così dei veri musei subacquei che possono venir visitati musei subacquei che possono venir visitati in modo legale”.in modo legale”.

In vendita su Internet In vendita su Internet i reperti saccheggiatii reperti saccheggiati

Esiste una Legge che regola in modo Esiste una Legge che regola in modo anche piuttosto rigoroso il segmento del-anche piuttosto rigoroso il segmento del-le attività subacquee attraverso i centri e i le attività subacquee attraverso i centri e i club autorizzati all’assistenza e guida nel-club autorizzati all’assistenza e guida nel-le immersioni. I sub della domenica posso-le immersioni. I sub della domenica posso-no soddisfare la loro curiosità utilizzando, no soddisfare la loro curiosità utilizzando, a pagamento, determinati servizi e una par-a pagamento, determinati servizi e una par-te degli introiti viene predisposta per i pro-te degli introiti viene predisposta per i pro-grammi di tutela dei relitti. Se per i siti an-grammi di tutela dei relitti. Se per i siti an-tichi ci sono le gabbie, a proteggere i tesori tichi ci sono le gabbie, a proteggere i tesori dai ladri, per le grandi navi d’acciaio il di-dai ladri, per le grandi navi d’acciaio il di-scorso è diverso.scorso è diverso.

“A proteggerle ci sono le leggi che non “A proteggerle ci sono le leggi che non consentono le immersioni nelle zone pro-consentono le immersioni nelle zone pro-tette senza l’assistenza dei centri autoriz-tette senza l’assistenza dei centri autoriz-zati. Per andare a visitare la “Szent Istvan” zati. Per andare a visitare la “Szent Istvan” non ci sono centri abilitati per cui le licenze non ci sono centri abilitati per cui le licenze in questo caso specifi co vengono rilasciate in questo caso specifi co vengono rilasciate

MONDO SOMMERSO

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Danijel Frka, alle volte è diffi -cile distinguere i suoi disegni dal-le fotografi e

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6 mare Mercoledì, 11 luglio 2007

Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, prima di tuffarsi in una nuova avventura di Coppa America, lo aveva detto chiaramen-te: “Uno dei miei principali obiettivi, nei prossimi anni, è quello di rivincere il tro-feo”. Il suo sogno adesso è divenuto realtà. Nato a Roma, il 22 settembre 1965, una lau-rea a Harvard, Bertarelli vive in Svizzera fi n da quando era bambino. Subito dopo avere concluso gli studi è stato costretto a fare le veci di papà Fabio, l’uomo che aveva co-struito una fortuna dopo che nel 1949, nei suoi laboratori, si era scoperto che dall’uri-na delle donne in menopausa, grazie a una sostanza (la gonadotropine), si poteva rica-vare una medicina contro la sterilità.

Bertarelli senior riesce a individuare la preziosa sostanza dall’urina delle suore di clausura dei conventi romani; è a quel pun-to che comincia la scalata della Serono, l’azienda di prodotti biotecnologici destina-ta a diventare un vero e proprio colosso, che Ernesto Bertarelli eredita negli anni ‘90. Con lui alla guida, la Serono decolla, tenen-do testa ai colossi farmaceutici statunitensi. Bertarelli diventa il 76.esimo uomo più ric-co del mondo, secondo un’indagine di For-bes, la sua Serono fattura uno-due miliardi di euro all’anno, poi Bertarelli dice basta e vende tutto.

L’azienda di famiglia lo scorso anno passa nelle mani della tedesca Merck per la cifra di 6,7 miliardi di euro. Bertarelli dice: “Da disoccupato posso dedicarmi intera-

mente ad Alinghi e alla Coppa America”. Già, Alinghi. Il nome del primo consorzio svizzero che si è aggiudicato una manife-stazione velica così importante nasce per gioco. Anzi, è un gioco. Alinghi è un amico inventato dei fratellini Bertarelli, Ernesto e Donatella (anche lei velista), che giocavano con questa parola durante le vacanze a Por-to Ercole, nell’Argentario. I piccoli Berta-relli avevano chiamato perfi no un canotto con il nome di Alinghi, poi arrivò la barca di Bertarelli senior e anche quella diventò una “Alinghi”, per volere dei piccoli. Lo-gico, dunque, che lo scafo per l’assalto alla Coppa America del 2003 venisse chiamato Alinghi.

L’avventura di Bertarelli in Coppa Ame-rica nasce qrazie a un’intuizione: l’ita-lo-svizzero capisce che ci sono un uomo, Russell Coutts, e un team (quello neoze-landese), imbattibili in questa classe: li in-gaggia in blocco e va a vincere nel mare di Auckland. Poi arriva la rottura con il santo-ne Coutts, il grande divorzio induce i soloni della vela a sentenziare che, senza di lui, la storia non sarebbe stata la stessa e che Ber-tarelli avrebbe dovuto dare l’addio alla cop-pa. Adesso che Alinghi e Bertarelli hanno trionfato ancora, in tanti dovranno rivede-re le proprie opinioni e magari, chissà, es-sere meno severi nei confronti di un uomo che ha cambiato la storia, portando la mitica brocca d’argento in un Paese dove non c’è il mare. Già questo sa tanto di miracolo.

L’America’s cup entra in una nuova era: quella delle barche con una lunghezza di 27 metri. Dalla vittoria su Team New Zea-land erano trascorse meno di 48 ore, ma Alinghi aveva già

presentato il protocollo della 33.esima America’s cup. Il regolamen-to della prossima edizione è stato redatto insieme agli spagnoli di De-safío, che è il nuovo Challenger of the record, ossia il primo sfi dante e il rappresentante degli altri sindacati. La novità più importante è che si regaterà con barche più lunghe, mentre rimane invariato il formato del-la manifestazione. Non sono state comunicate la data e la sede in cui si disputerà la prossima edizione del trofeo.

Le barcheCome era nelle previsioni, la prossima America’s cup si disputerà

con barche più lunghe e veloci. Gli scafi da 18 metri, con cui si rega-ta dal 1992, vanno in pensione. Le nuove imbarcazioni avranno una lunghezza di 27 metri e un pescaggio di 6,5 metri. Le nuove regole di stazza saranno fi ssate entro il 31 dicembre e i nuovi yacht non saranno utilizzati in regate uffi ciali prima di 18 mesi.

La Rolex sostituisce Luois VuittonIl format della Coppa America non cambia. Anche la prossima

edizione sarà preceduta dai pre-act, in cui saranno utilizzate le vec-chie barche. La competizione entrerà poi nel vivo con la selezione degli sfidanti, che però non si chiamerà più Louis Vuitton cup. La casa di moda francese non rinnoverà la sponsorizzazione e dovreb-be essere sostituita dalla Rolex. Il challenger che vincerà questa competizione sfiderà Alinghi nell’America’s cup.

Alinghi non ha invece annunciato quale città ospiterà la pros-sima Coppa America. La sede sarà scelta a dicembre e ci sarebbe-ro molte candidature oltre a Valencia. In pratica ci sarà un asta al rialzo per ospitare la manifestazione. Gli spagnoli si sono garantiti l’edizione appena conclusa staccando agli svizzeri un assegno da 90 milioni di euro. Secondo alcune voci la base di partenza per as-sicurarsi la 33.esima America’s cup sarà di 120 milioni di euro.

La scelta della sede influenzerà la data in cui si svolgerà la ma-nifestazione. Se la Coppa rimarrà a Valencia, la 33.esima edizio-ne dell’America’s cup si disputerà nel 2009. Se Alinghi opterà per un’altra città, tutto slitterà al 2010 o, al massimo, al 2011. La sede e la data della prossima Coppa America saranno comunicati entro il 31 dicembre di quest’anno.

Nella stesso giorno sarà comunicati anche il calendario degli act preliminari, della competizione tra gli sfidanti (la ex Louis Vuitton Cup) e del match finale di Coppa America.

COPPA AMERICA I neozelandesi falliscono l’«operazione rimpatrio»

Alinghi apre le porte di una nuova eraDopo il trionfo della barca svizzera, presentato a Valencia il protocollo della 33.esima America’s cup

Il miracolo velico di patron BertarelliUna favola cominciata per gioco

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mare 7Mercoledì, 11 luglio 2007

PESCE AMBIENTEIl Palombo, poco popolare ma saporito

Uno squalo da gustareIl Palombo (Mustelus Mustelus), dalle nostre

parti comunemente chiamato can, appartiene alla famiglia degli squali ed è un predatore – caccia e si nutre di crostacei, molluschi e piccoli pesci – ma non è pericoloso per l’uomo. In cucina è abbastan-za apprezzato per le sue carni, piuttosto digeribili e quindi indicate nella dieta dei bambini.

Ama vivere a contatto con il fondo (meglio se fangoso o detritico), a una profondità che varia dai 5 ai 50 metri, in piccoli branchi con compagni di avventura della sua stessa razza. Nell’Adriatico esiste un altro squaletto chiamato palombo – Mu-stelus Asterias, o palombo nocciolo – le cui carni però sono meno apprezzate. La principale differen-za è la colorazione del corpo: il palombo nocciolo ha infatti numerose chiazze bianche sui fi anchi, del tutto assenti in Mustelus Mustelus.

Il corpo è affusolato, il muso lungo e arroton-dato. Può raggiungere 160 cm di lunghezza, ma generalmente misura tra i 60 e i 120 cm. Le pinne dorsali sono due, di forma triangolare, la seconda è leggermente più piccola della prima. Come in tutti gli squali, lo scheletro è cartilagineo e non osseo. Dorso e fi anchi sono grigio-cenere, il ventre è bian-castro. La bocca è munita di denti piccoli e corti.

La specie è vivipara: dopo una gravidanza di 10 mesi (da giugno a marzo), la femmina parto-risce da 4 a 15 piccoli palombi di circa 20-25 cm di lunghezza. Il Palombo è presente in tutto il ba-

cino Mediterraneo, nell’Adriatico e nell’Atlantico orientale. La cattura avviene principalmente con reti a strascico e palangari di profondità. Si pesca tutto l’anno, in particolare nei mesi estivi.

Per i meno esperti, non è facile distinguere il palombo dagli altri numerosissimi squali, soprat-tutto dopo che il pescivendolo li ha ridotti in tran-ce. Un aiuto può venire dalla forma della vertebra sezionata: quella del palombo è a croce di Malta. Le carni, più che discrete, oggi non sono più molto popolari, ma quando la cultura del pesce nelle città non marinare era poco diffusa, il palombo riscuo-teva grande successo perché non richiedeva una grande preparazione ed era economico, pratica-mente senza scarti.

CURIOSITÀ Il recupero di un relitto

La maestosa prua vichinga

Mille anni fa, sulle coste dell’Irlanda, l’antico popolo dei Vichin-ghi costruiva un veliero dal destino singolare. La nave, la più impo-nente mai costruita, salpò verso il fi ordo di Roskilde, in Danimarca, e lì fece naufragio, durante un combattimento contro la fl otta norvegese. Oggi, dopo secoli di riposo, la maestosa prua vichinga torna a solcare le onde, in ricordo dell’epoca lontana in cui fu regina dei mari.

Un’équipe di specialisti, costruttori e restauratori danesi, norve-gesi e islandesi ha ripristinato la funzionalità dell’imbarcazione, con-servando integralmente circa un quarto dell’originale. Per il resto, le tecniche dei maestri vichinghi sono state l’unico manuale di istruzioni per il recupero dello scafo. Ora, il veliero “The Havhingsten fra Glen-dalough” può fi nalmente fare ritorno a casa, attraverso le gelide acque del Nord, custodi di memorie millenarie. Il viaggio prevede sette set-timane di navigazione a remi, equipaggio misto, con 20 donne, e una buona dose di adattabilità da parte dei componenti, considerati gli spa-zi ristretti e l’assoluta mancanza delle moderne comodità.

Al termine della traversata, che si concluderà il 14 agosto a Du-blino, la splendida nave sarà ospite del National Museum of Ireland, dove sarà esposta fi no alla primavera del 2008.

Sperimentazione di un gel repellenteUn incubo chiamato medusa

Come ogni estate, si ripresenta il problema delle meduse, terrore dei bagnanti, che preferendo vivere in acque poco profonde e non fredde trovano nelle acque del Mediterraneo il loro habitat natura-le. Negli ultimi anni, inoltre, con l’aumento della temperatura delle acque marine la loro presenza si è accentuata.

Ogni anno vi sono zone che più di altre subiscono delle vere e proprie invasioni di meduse e quest’anno è toccato alla Spagna il cui governo è stato addirittura costretto ha lanciare un Piano medu-sa con uno stanziamento di 400.000 euro.

Nelle nostre acque a provocare qualche fastidio a chi fa il bagno è sempre lo stesso tipo di medusa, la Pelagia noctiluca, una delle specie più abbondanti del Mediterraneo e che ha la caratteristica di essere luminescente nel buio.

In altri mari del mondo però vi sono meduse che possono esse-re ben più pericolose, alcune specie perfi no letali. In Israele e negli Stati Uniti, ad esempio, per evitare il contatto stanno sperimentan-do un particolare gel repellente con buoni risultati. Il componente principale di questa crema antimedusa è lo stesso che usa il pesce pagliaccio per vivere indisturbato in mezzo alle attinie urticanti.

Densità infl uenzata dalla pioggiaI coralli per studiare gli uragani

Per conoscere la storia degli uragani basta studiare i coralli. Questo è quanto emerge da uno studio effettuato da ricercatori del Geological Survey of Sweden che ha preso in esame lo scheletro delle barriere coralline del nord est dei Caraibi. Secondo lo studio, che è stato pubblicato su Science, la densità con cui si formano le barriere coralline è infl uenzata dalla quantità di pioggia caduta la quale, a sua volta, dipende dagli uragani.

La quantità di pioggia che cade in mare infl uenza la salinità del-l’acqua e questo porta a delle modifi cazione nel modo in cui i co-ralli costruiscono la loro struttura calcarea. Il corallo poi crescendo ogni anno forma un nuovo anello e infatti, così come avviene per gli alberi è possibile conoscere l’età del corallo prendendo in conside-razione il numero degli anelli.

I coralli della barriera esaminati dai ricercatori svedesi hanno più di 200 anni. Si è potuto stabilire, quindi, che dal 1760 la fre-quenza degli uragani è diminuita fi no agli anni ottanta dei nostri giorni. La frequenza poi è risalita fi no a raggiungere un picco nel 2005, anno in cui si sono registrati i terribili uragani Rita e Katrina. Secondo gli studiosi che hanno studiato i coralli, l’aumento di fre-quenza degli uragani registrati negli ultimi anni non è altro che un ritorno al passato.

Page 7: I segreti qualsiasi altra cosa sulla terra, se sei i ... · I segreti del mare Ci sono, sui fondali marini, migliaia di relitti che giacciono come muti testimoni di vicissitudi-ni

8 mare Mercoledì, 11 luglio 2007

quanto scrisse il poeta inglese: “Confi ccando i primi pali nella sabbia, quegli uomini non pensa-vano certo che i loro fi gli sareb-bero stati dominatori dei mari ed avrebbero innalzato palazzi di cui sarebbero stati tanto orgogliosi”. Tra i pali e i palazzi, annota anco-ra Fiori, i veneziani posero spes-so un diaframma litico, fatto di pietra d’Istria: “milioni di metri cubi di calcare, un’isola istriana andata alla deriva, naufragata nella laguna veneta. La bellez-

za senza tempo delle architettu-re veneziane galleggia sopra una zattera calcarea, un’ulteriore te-stimonianza dei rapporti tra le due sponde dell’Adriatico”. Trat-ti di congiunzione emblematizza-ti dalla stessa geologia che vuole collegata, per esempio, la cupola calcarea del promontorio Conero con le prospicienti terre dalmate: “Un vero e proprio frammento superstite dell’altipiano dalma-ta, sprofondatosi nell’Adriatico, un’altra terra sommersa dalle acque, un’altra versione dell’an-tichissimo mito di Atlantide”.

Da Rimini a LoretoNella pietra istriana è scolpita

pure una parte della storia di Ri-mini, dove troviamo le cinque ar-cate del ponte di Tiberio risalen-te al I secolo, detto pure il “ponte

del diavolo” sopravvissuto a ri-petuti tentativi di distruzione di eserciti stranieri ma anche alle frequenti piene rovinose del fi u-me Marecchia. La pietra istriana, sempre a Rimini, servirà a Leon Battista Alberti per trasformare la chiesa gotica di San Francesco in uno splendido tempio rinasci-mentale.

La medesima pietra sarà scel-ta nel XVIII secolo da Luigi Van-vitelli per completare e abbellire il campanile del Duomo di Lore-to, che racchiude la Sacra Casa di Nazareth, quella che una tradizio-ne vuole sia stata trasferita dagli angeli dapprima sul colle di Ter-satto, a Fiume, e poi, dopo alcu-ni mesi di riposo, trasportata sul-l’opposta sponda dell’Adriatico. Quando Vanvitelli lavorò al cam-panile, la Serenissima Repubbli-ca di Venezia e lo Stato del Va-ticano attraversavano una fase di ostilità, sicché i “paroni” istriani furono costretti a contrabbanda-re la pietra, scaricandola diretta-mente sul molo di Recanati. In tempi di guerra o di pace, poi, le genti delle coste orientali si sono recate a Loreto in pellegrinaggio, e pellegrinaggi sono stati regi-strati nei secoli anche dall’altra sponda a Tersatto, dove regna la

Regina dell’Adriatico, Maria. Al ritorno dalla battaglia di Lepanto, nel 1571, gli equipaggi cristiani delle sue sponde sostarono sul-le spiagge marchigiane per rin-graziare la Madonna di Loreto. I cristiani liberati successivamente dai Turchi portarono a Loreto le loro catene, dalla cui fusione fu-rono costruite le cancellate della navata centrale.

Non c’è porto dell’Adriati-co centro-settentrionale, picco-lo o grande che sia, diremo col Fiori, che non abbia almeno un tratto di banchina o una bitta in pietra istriana. Della stessa pie-tra sono perimetrate le fi nestre delle semplici case della costa veneta, giuliana, istriana e dal-mata, come lo sono tante vere da pozzo ed eleganti fontane. Sono fatte di questa calcarea pietra ri-cavata dalle cave di Orsera, di Rovigno e dei dintorni di Pola le cornici delle fi nestre delle case dell’isoletta di Unie ma anche i templi romani di Pola e la sua maestosa arena, quasi tutti gli approdi, le banchine e i murazzi alle foci dei fi umi e nelle lagune della costa italiana, dal promon-torio del Gargano fi no a Venezia che è pressoché interamente co-struita in pietra d’Istria.

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MARE [email protected] esecutivo: Ivo Vidotto / Impaginazione: Daria Vlahov HorvatCollaboratori: Danilo Prestint, Giacomo Scotti, Lucio Vidotto, Franco SodomacoFoto: Ivo Vidotto, Lucio Vidotto, Franco Sodomaco

Anno III / n. 7 11 luglio 2007

Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n. 1868 del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato fi nanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.

STORIA Adriatico, un mare che unisce i popoli (10 e continua)

Venezia, un’isola istrianaE

fu la ricchezza di queste cave a dar vita a una scuo-la scultoria istriana (sul-

la quale peraltro esercitò un be-nefi co infl usso Ravenna); a essa dobbiamo un cospicuo corredo di sculture italo-bizantine dovu-te all’operosità dei lapicidi che numerosi operarono nelle città e nelle campagne della penisola e al di là del mare.

L’abbondanza e la qualità del-la pietra istriana fecero dell’Istria la “terra delle basiliche”, fra le quali risplende l’Eufrasiana di Parenzo, seguita dal Duomo di Pola e dalle basiliche di Capo-distria, Pirano, Cittanova, San Lorenzo del Pasenatico e infi ne di Muggia. Nei successivi secoli troveremo i “tagliapietra” istria-ni sparsi un poco ovunque, ma soprattutto a Venezia, “ove non vi fu costruzione di qualche mo-numento, pubblica o privata, sa-cra o profana nella quale non ci entrasse la mano d’opera d’un artista istriano”; e ovviamente, ancora una volta, la pietra veni-va dall’Istria. Dice, infatti, il Be-nussi: “Ma non solo colla sua arte e coll’opera dei suoi arti-sti concorse l’Istria a formare di Venezia la splendida regina del-l’Adriatico, ma vi contribuì an-che coi materiali che servirono all’arte ed agli artisti”.

Se Venezia dovesse restituire all’Istria tutto il legname

e tutte le pietre...Ne fanno fede i documen-

ti sull’esportazione delle pietre dai porti istriani verso l’opposta sponda, i numerosi atti notarili che si riferiscono a quelle costru-zioni, la storia delle chiese e dei palazzi di Venezia tutti indistin-tamente nati dalle cave istriane e dai boschi istriani, sicché, “se oggi Venezia dovesse restituire all’Istria tutto il legname e tutte le pietre da questa ricevute per le sue chiese, per i suoi palazzi, per le sue fondamenta e per le sue palafi tte, molta parte di quel-la città dovrebbe esulare dalle Lagune per ritornare alle nostre rive d’onde n’erano originaria-mente dipartite”.

La stessa cosa avvenne per Trieste quando l’Istria passò al-l’Austria. L’esportazione del-la pietra istriana continua anco-ra oggi, ma ha una dimensione mondiale.

Il maggiore e più lussuoso al-bergo di Sarajevo, costruito alla vigilia delle Olimpiadi invernali del 1984, l’“Holiday Inn”, è tutto di pietra e marmo istriani. Deci-

ne e decine di alberghi sorti negli ultimi decenni del Novecento da Portorose a Budua e Ragusavec-chia hanno facciate, scalinate e pavimenti di marmo istriano. Di pietra istriana sono centinaia di monumenti e sculture sparsi un poco ovunque o concentrati nei “Parchi scultorei” di Dubrova presso Albona, di Fiesso presso Portorose e di Cornaria presso Buie dove ogni anno, in diversi mesi, si riuniscono scultori di di-versi paesi di vari continenti, op-pure a Colmo, e a Rozzo.

Il viaggio nel mondo della pietra istriana

Il trenta per cento della pietra e del marmo istriani va all’estero. Al primo posto fra i paesi impor-tatori è l’Italia ma vanno inten-sifi candosi le esportazioni anche in altri paesi dell’Europa, del-l’Africa e dell’Asia, dall’Olanda alla Francia, dalla Libia ad alcu-ni paesi del Medio Oriente, fra cui gli Emirati Arabi Uniti. Così la “pietra d’Istria” che già fece splendida Venezia continua il suo viaggio nel mondo, resistente a tutti i climi, a tutte le intemperie.

Venezia e l’Istria, grazie alla pietra, sono anche oggi sorelle. Da qualche anno, stando a un accordo stipulato con la città dei dogi che va risanando le ferite in-fertele dal tempo, vengono forni-ti migliaia di metri quadrati di la-stre di marmo per la copertura di

facciate di palazzi, per banchine e scalinate; ogni mese dalle cave istriane vengono estratti cento metri cubi di pietra pregiata per Venezia; una particolare pietra da restauro viene fornita dalle cave di Val di Torre presso Cittanova.

I primi pali nella sabbia...

Le pietre di Venezia, cantate da John Ruskin, provenivano per la gran parte della penisola istria-na, conferma il Fiori, ricordando

Venezia

Pirano

Il castello di Miramare

Il Duomo di Loreto

di Giacomo Scotti