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1 I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI PROJECT WORK a.a. 2007/2008

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I QUADERNI DEL MUSEC

RACCOLTA DI PROJECT WORK

a.a. 2007/2008

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Realizzazione della Casa-Museo di Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado (A.P.): SWOT Analysis (Corinna Barchetta) ..................................................... 3 Un museo per il Castello di Bagnara di Romagna (Ra): posizionamento strategico (Maria Cristina Beltrani) .................................................................. 12 Museo Civico “A. Giacomelli”, i servizi educativi: Business plan (Nancy Boscolo) ........................................................................................................... 29 Ipotesi di pianificazione strategica del Sistema Museale dell’Università di Bologna (Cristina Caretti) ................................................................................ 40 I Servizi Educativi del Museo della cartapesta di Lecce: analisi dei costi (Mariangela Cerbino)....................................................................................... 53 Il bilancio di responsabilità sociale del Museo civico di storia naturale di ferrara (Carla Corazza) ................................................................................... 61 Programmazione economica per l'iniziativa “Fumetto in teoria e in pratica” a Reggio Emilia (Pietro Corradini)...................................................................... 79 Un business plan per un ecomuseo sulla “Carrese” a San Martino in Pensilis (CB) (Pietro Di Zillo) ........................................................................................ 87 Il Museo degli Affreschi di Verona: un piano di comunicazione per la valorizzazione (Beatrice Magalini) .................................................................. 93 Un piano strategico per il Palazzo San Giacomo di Russi (RA) (Emanuele Morigi) .............................................................................................................. 99 Esposizione temporanea “Pasolini, Callas e Medea”a Ravenna: analisi dei costi (Ilaria Siboni) ......................................................................................... 107

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Realizzazione della Casa-Museo di Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado (A.P.): SWOT Analysis (Corinna Barchetta) Obiettivi. La S.W.O.T. Analysis rappresenta una cerniera tra l’analisi interna dell’azienda (di cui analizzo STRENGHTS: forze e WEAKNESSES: debolezze) e l’analisi dell’ambiente esterno (di cui analizzo OPPORTUNITIES: opportunità di mercato e THREATS: minacce dei concorrenti). Scandagliando quindi l’azienda, il settore e il macroambiente attraverso i miei indicatori SWOT, ottengo un FIT. Il mio obiettivo è identificare il miglior FIT possibile per l’azienda. Nel caso della Casa-Museo Licini, cioè di una istituzione che ancora deve nascere, crescere ed affermarsi, la SWOT Analysis assume una funzione preventiva. Analizzare le sue forze e debolezze significa riflettere sulla sua identità, intrecciarle con opportunità e minacce, valutarne la realizzazione. 1_Identità: un processo che si svolge in due direzioni, una orientata alla ricognizione delle caratteristiche che già contraddistinguono la Casa-Museo Licini, l’altra espansa alla tipologia della Casa-Museo e alle sue specificità. Visitare una casa diventata museo è un’esperienza diversa rispetto al visitare un qualunque altro museo; il patrimonio contenuto non è solo materiale o visibile, ma soprattutto immateriale e allusivo. 2_Realizzazione: si confrontano le peculiarità della Casa-Museo con gli elementi presenti all’esterno, poi si compongono a formare il FIT ideale per questo tipo di istituzione. Con l’analisi del FIT si potrà quindi comprenderne meglio il grado di fattibilità. Contesto di riferimento e situazione attuale. Attualmente la casa natale di Osvaldo Licini appartiene al Comune di Monte Vidon Corrado, un paese di 800 abitanti della provincia di Ascoli Piceno, è stato classificato bene culturale ai sensi dell’art. 5 comma 5 della legge 490/99. Il problema principale è il suo pessimo stato di conservazione e la mancanza di fondi per realizzarne il recupero. L’edificio è puntellato per assicurarne l’agibilità e il tetto è permeabile alle piogge. Un secondo aspetto fondamentale è l’intenzione del Comune a renderla una Casa-Museo, poiché oltre ad essere interessante strutturalmente e a conservare due pitture murali dell’artista, contiene numerosi beni appartenuti all’artista. Nonostante le sue condizioni è visitabile e ad occuparsene è il ‘Centro Studi Osvaldo Licini’, un’associazione senza fini di lucro composta da membri delegati dal Comune. Dal 18/04/08 è in svolgimento una mostra sul pittore e per l’occasione, insieme all’esposizione di alcune opere, sono stati previsti degli orari fissi di apertura per la casa. Il Comune di M. V. Corrado appartiene ad un insieme di piccoli comuni uniti in un progetto di reciproca promozione chiamato ‘La terra dei cinque nodi’. Oltre a questa esperienza non esiste nessun altro tipo di contatto con realtà museali limitrofe, anche perché lo stato corrente dell’edificio rende difficile una programmazione organica più articolata. Metodologia. L’analisi di strenghts e weaknesses del progetto Casa-Museo Licini ha come riferimento la direttive dell’ICOM sull’istituzione Museo e le indicazioni DEMHIST per lo specifico della Casa-Museo. Alle due indicazioni precedenti si aggiungono quelle consigliate dagli standard museali della Regione Marche, accettati nell’ambito di una ricognizione del proprio patrimonio museale. Si considera

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elemento di forza ciò che converge con questi contenuti e, debolezza quello che manca all’adeguamento con tali dati. L’impatto dell’ambiente esterno sull’iniziativa è calcolato sulle opportunità offerte dal mercato e sulle minacce costituite dai concorrenti. In particolare si valuta se esista un effettivo interesse sociale, culturale ed economico per l’iniziativa e con quale concorrenza debba confrontarsi. Attraverso un dialogo con il Comune, il ‘Centro Studi Osvaldo Licini’, i volontari del servizio civile e altre persone coinvolte si ricavano le informazioni sulla struttura e l’organizzazione che è in parte già esistente ed attiva. A questi elementi si integrano nella composizione del FIT quelli necessari ad un futuro risultato ottimale. Per valutare Opportunities e Threats si esaminano istituzioni simili presenti sul territorio, l’attrattività registrata e il modo in cui questo interesse incida sullo sviluppo del territorio stesso. Le attività presenti nel territorio sono considerate anche come possibili alleate nella promozione delle attività della Casa-Museo o come ostacoli alla sua diffusione. I dati raccolti convergono nel FIT finale dove, intrecciando alle caratteristiche reali un margine di miglioramento, alle sollecitazioni esterne dei tentativi di crescita, si mostra il posizionamento più opportuno per la Casa-Museo. Sviluppo della sperimentazione. Al riferimento costituito dalla definizione ICOM di Museo Il museo è un istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che fa ricerca sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le raccoglie, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, educazione e diletto. si aggiunge anche una riflessione sulle specificità della Casa-Museo E’ possibile definire casa (dimora) museo ogni realtà contraddistinta dal legame indissolubile tra il contenitore (casa che può essere palazzo o appartamento, a cui spesso si associano spazi verdi, diversamente destinati, che risultano talvolta altrettanto, se non più importanti, dell’edificio a cui sono annessi) ed il suo contenuto (arredi, decori, collezioni), e per lo più distinta dal suo carattere abitativo (talvolta con finalità più pubbliche e di rappresentanza, talaltra più personali e familiari)1. SWOT Analysis Analisi interna dell’azienda considerando i suoi punti di forza e le sue debolezze. Forza ▪L’edificio. (1926-1958) L’abitazione è una dimora padronale settecentesca su due piani, posizionata nel centro storico e adiacente all’edificio comunale. Appartenuta per generazione alla famiglia del pittore, è uno degli edifici di maggiore interesse storico nel Comune di M. V. Corrado. Acquisita dal Comune lentamente attraverso atti di permuta e scambio con Caterina Celi Hellström (figlia del pittore), nel marzo 2004 verrà completamente acquistata. ▪Materiale di proprietà dell’artista. Nel biennio 2007/2008 con un progetto curato dal Comune, finanziato dalla Provincia di Ascoli Piceno, sono stati catalogati i beni appartenuti all’artista che al momento della cessione ancora

1 DEMHIST, Comitato Internazionale Dimore Storiche Museo ICOM.

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rimanevano intatti all’interno della casa. Da questa catalogazione risultano sia gli arredi ceduti per intero, sia diversi oggetti di uso quotidiano: Accessori (cappelli, bastoni, cravatte …) Indumenti (giacche, pantaloni, frac … ) Materiali per pittura e disegno (cavalletti, tubetti di colore, telai, …) Materiale vario (sigarette, sigari …) Manifesti (manifesti elettorali …) Mobili Oltre agli oggetti appartenenti alla quotidianità che ritrovano l’esperienza più intima e il gusto del pittore, sono particolarmente importanti le uniche due pitture murali eseguite dall’artista: una posizionata sul soffitto del vano delle scale, l’altra nella camera da letto. L’affresco sul soffitto era stato ideato per coprire i danni del terremoto del 3 ottobre 1943, rappresenta alcune linee dai colori freddi con traiettorie astratte. L’altro esempio di pittura murale si trova nella stanza da letto, un’archipittura in arancio e nero dietro la testata del letto dipinta su un modulo triangolare che richiama le facce del poliedro di vetro del lampadario. Sono inoltre state catalogate alcune opere inedite: 63 disegni, 2 tele, 1 lapide funeraria, 1 testa in gesso, 2 disegni a matita. ▪Il ‘Centro Studi Osvaldo Licini’. Il Centro Studi Osvaldo Licini è nato su iniziativa del Comune, con delibera del Consiglio Comunale n. 16 del 31.01.1986, grazie anche all'intervento della Regione Marche. Non ha fini di lucro ed ha lo scopo di promuovere ed attuare ricerche, studi, convegni, seminari, lezioni, pubblicazioni ed altre iniziative culturali, anche per conto terzi, tendenti a favorire la conoscenza e la valorizzazione dell'opera di Osvaldo Licini e dell'arte contemporanea. Il comitato di coordinamento è composto da undici membri, nominati recentemente nel 2007 che rimarranno in carica per cinque anni. Biblioteca. Attualmente il centro studi possiede una serie di volumi generali dedicati alla storia dell’arte, ed una raccolta bibliografica particolare dedicata a Licini, entrambi consultabili su richiesta. Tra la sua collezione spicca la corrispondenza epistolare con le famiglie Catalini e Dania ed una raccolta di foto inedite. Conserva poi cataloghi di mostre collettive, monografie, tesi di laurea, documenti dell’archivio di stato su Licini sindaco, articoli di quotidiani e riviste dal 1958. Cineteca. Video e documentari. Ricerca e studio. Oltre ad organizzare ed ampliare la biblioteca e la cineteca, cura pubblicazioni, raccoglie interviste ed intrattiene rapporti con le gallerie che espongono Licini. Si occupa di scambi di informazioni e volumi con associazioni interessate al fine di integrare la raccolta bibliografica. Nel biennio 2007/2008 organizza la catalogazione degli oggetti nella casa. Promozione. Organizza eventi, concerti, mostre temporanee, letture. Attività didattiche. Laboratori con scuole elementari e medie. Cura e Conservazione. Facendo capo al Comune di M. V. Corrado, come organo competente cura e conserva la collezione di disegni, carte e scritti (63 nel complesso) donati da Caterina Celi Hellström e l’epistolario originale tra Licini e la famiglia Catalini (57 cartoline, 21 lettere). Accoglienza visitatori e vigilanza. Dispone di 2 operatori culturali entrambi qualificati che offrono un servizio di guida turistica sia per la visita all’abitazione che per l’esposizione permanente composta dalla collezione dei 63 disegni. ▪Flusso di visitatori.

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Dal 2004 sono stati eseguiti vari interventi di tamponamento strutturale sull’edificio, insufficienti ad assicurarne una solidità duratura, tuttora è puntellato per permettere agli interessati una breve visita. Considerando questa situazione e l’assenza di bigliettazione, risulta difficile stimare il numero esatto di visitatori che comunque gli addetti attestano intorno ai 300 annui. Apparentemente un dato debole, ma interessante valutando le condizioni della casa e l’orario di apertura effettuato nel corso dell’anno: su prenotazione e sabato 10,30-15,00. A questi dati si aggiungono quelli attuali relativi alla mostra temporanea allestita per il cinquantennio della morte di Licini (nell’ambito del progetto antologico Errante, erotico, eretico, in collaborazione con la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno): Osvaldo Licini da Monte Vidon Corrado. La stagione dei paesaggi: i dipinti, i disegni, l'epistolario. Il posseduto dal Comune, abitazione e 63 disegni, si integra con la presenza di venti opere prestate dal museo di Ascoli Piceno. L’esposizione (visitabile dal 18/04/08 al 09/07/08, dal 20/08/08 al 04/09/08 sabato, domenica, festivi 10,00-12,30/15,18,30 e feriali 15,00-18,30) dall’apertura al 30/05 ha registrato 1200 visitatori, calcolati sulla totalità dei biglietti emessi. ▪Contesto territoriale: ‘La terra dei cinque nodi’. Interessante notare l’esigenza di rafforzare la propria identità culturale attraverso un progetto, ‘La terra dei cinque nodi’ che lega il Comune di M. V. Corrado ad altre quattro realtà locali (Servigliano, Falerone, Massa Fermana, Montappone), simili per territorio, storia e tradizioni. I cinque comuni del progetto si confrontano ed integrano il proprio patrimonio artistico, ricondotto alla comune origine picena, organizzandolo in un sistema economico, territoriale, turistico più vasto. Servigliano: identificabile nel particolare impianto urbanistico Settecentesco quadrangolare e nella vivace attività culturale concentrata sulle rievocazioni storiche. Falerone: conserva il teatro romano voluto da Tiberio Claudio nell'anno 43, a cui unisce l’attività del locale Museo Archeologico. Massa Fermana: conserva presso la chiesa dei S S Lorenzo e Silvestro il polittico di Carlo Crivelli del 1468 che le ha permesso di inserirsi nel triennio ‘95-’97 all’interno del Progetto ‘Crivelli e le Marche’, strutturato come una mostra diffusa sul territorio e finalizzato a riunire simbolicamente i lavori dell’artista veneto presenti nei comuni marchigiani. Montappone: con una identità culturale segnata dalla tradizionale produzione di cappelli, raccolta e raccontata nel ‘Museo del Cappello’. Monte Vidon Corrado, si inserisce nel progetto legando la propria identità alle vicende di Licini. Trova così una propria peculiarità e un ponte con il suo passato, anche in relazione all’impegno che il pittore ancora in vita, esercitò nell’attività politica ed amministrativa del paese natale. D’altra parte, avere la possibilità di osservare nelle stesse condizioni i paesaggi vicini all’artista, consente al visitatore di avere una comprensione diversa e più profonda dei suoi lavori. Per Licini il dialogo con il territorio è di vitale importanza, ciò è visibile nei primi lavori figurativi in cui ritrae paesaggi, alberi e colline, e in seguito con il ciclo delle Amalassunte, figure di vergini e lune che trovano nella Sibilla appenninica la loro origine. Debolezza. ▪Degrado dell’edificio. L’ostacolo maggiore all’attuazione del progetto è lo stato dell’edificio. Il Comune non ha sufficienti risorse economiche per attuare un progetto di ristrutturazione e messa a norma, e fin dalla data dell’acquisizione si è concentrato, in collaborazione con il ‘Centro Studi Osvaldo Licini’, sul reperimento dei fondi necessari ad effettuare il restauro. Sono stati interpellati diversi enti privati che non hanno mostrato interesse a supportare l’intervento. Allo stesso tempo sono state richieste diverse forme di finanziamento pubblico: -22/07/2002 DOC.U.P. Obiettivo 2. Fondo europeo di sviluppo regionale. È stato richiesto un contributo pari a 340.000,00 euro per la realizzazione del progetto ‘Museo O. Licini’.

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-18/09/2008 Richiesta al Servizio Interventi Sismici e di Elettricità, Protezione Civile, Forestazione di Ascoli Piceno, per il ripristino e il consolidamento del tetto della casa natale di Osvaldo Licini. -2005, 2006, 2007, 2008 Accesso al fondo del 5 per mille Irpef destinato ai beni culturali per l’iniziativa ‘Recupero e restauro casa natale Osvaldo Licini luogo di memoria storico - culturale’. Nessun progetto è stato approvato, ciò introduce una seconda problematica: ▪Difficoltà nel reperimento fondi. ▪Mancanza di progetti sistematici. Dai dati raccolti è evidente la mancanza di progetti sistematici a lunga scadenza che sappiano integrare le attività di servizio al pubblico, ricerca, promozione, tutela. La mancanza di operatività della sede Casa-Museo crea una situazione limitante anche per le attività del ‘Centro Studi’ che opera in luoghi espositivi frazionati all’interno del centro storico. La presenza di attività promozionali si scontra con la mancanza di una programmazione organizzata e costante nel corso dell’anno. Operazione auspicabile e funzionale alla creazione di un possibile riferimento culturale per lo stesso contesto locale o dimensione più ampia. L’insufficienza di programmi che per quanto possibile, sappiano creare un raccordo con le diverse realtà locali, specialmente quelle comprese ne ‘Il territorio dei cinque nodi’. L’esperienza di questa collaborazione è ferma al piano ideale, non esistono collaborazioni tra i vari musei ed operazioni culturali di reciproca promozione. ▪Gestione. La dipendenza del progetto dall’amministrazione comunale crea una situazione di incertezza, delegando il destino di un bene di interesse comune ai cambiamenti politici e affidando le sorti del ‘Centro Studi’ alla scelta di un ristretto gruppo amministrativo. Opportunità del Settore. ▪ Interesse sociale. La popolazione è particolarmente legata alla figura di Osvaldo Licini che a M. V. Corrado è ricordata e apprezzata non solo per la sua attività artistica, ma anche per quella politica e sociale degli anni ‘40. ▪ Interesse culturale (artista e Casa-Museo). Nell’ambito della rassegna Errante, erotico, eretico sono state organizzate due mostre: ad Ascoli Piceno (Osvaldo Licini dalle Marche all’Europa) e nel suo paese natale (Osvaldo Licini da Monte Vidon Corrado. La stagione figurativa, i rapporti con il territorio). Nel complesso hanno registrato circa 4000 visitatori nei due mesi di apertura, rispettivamente 3000 e 1200, dati importanti se relazionati all’affluenza tipo per iniziative simili. È stata inoltre attuata una agevolazione per i visitatori che applica una riduzione sul costo del biglietto a chi scelga di visitare prima l’una poi l’altra esposizione. I dati documentano un interesse per Osvaldo Licini che può essere connesso anche al desiderio di conoscerne l’aspetto più intimo, privato. Ritrovare le tracce della sua opera nell’ambiente in cui visse è un’esperienza coinvolgente sia per un pubblico informato ed interessato, sia per un pubblico meno esperto che riuscirebbe nella fruizione della Casa-Museo ad avvicinare – conoscendo la quotidianità dell’artista, il vissuto prima che la figura standardizzata dalla critica – una poetica artistica non di immediato approccio. ▪ Creazione di reti sinergiche. L’opportunità di incrementare il colloquio con altre realtà simili per tradizioni e risorse.

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▪ Prima fra tutti l’incentivazione di rapporti di scambio con la Galleria di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno che possiede la maggior parte delle opere dell’artista, oltre ad alcuni dipinti di Fontana, de Pisis, Severini. ▪ Alcune possibilità interessano l’area dei ‘Cinque Nodi’, quindi Servigliano, Falerone, Massa Fermana e Montappone. Ognuno dispone di singoli elementi importanti che potrebbero rafforzarsi in un sistema integrato di servizi. ▪ Per altro verso è ipotizzabile un collegamento tra le Case-Museo della provincia di Ascoli Piceno: Montefiore dell’Aso (Sala ‘Adolfo De Carolis’) Ripatransone (Pinacoteca Civica-Gipsoteca ‘U. Gera’) ▪ Oppure pensare lo stesso collegamento e reciproca collaborazione con istituzioni simili nel territorio adiacente di Macerata: Cingoli (Museo Pio VIII Castiglioni) Corridonia (Raccolta ‘F. Corridoni’) Matelica (Pinacoteca Comunale ‘R. Fidanza’) Monte San Giusto (Centro Studi ‘A. Maggiori’) Recanati (Museo ‘B. Gigli’, Casa-Museo ‘G. Leopardi’ e ‘B. Biagetti’ ) Tolentino (Museo della Basilica di S. Nicola) ▪ Un altro possibile raccordo, con iniziative e contesti esterni, riguarda la partecipazione all’insieme delle attività sull’arte contemporanea svolte nella zona territoriale condivisa . del Macroambiente ▪ Dati dell’apporto economico nel settore turismo 2007. Rispetto al 2006, l'incremento degli arrivi di turisti italiani nella Regione Marche è stato pari a 7.556 unità (+1,7%), si riscontra un incremento maggiore nel turismo straniero (arrivi +11,0%, presenze + 7,3%). Il fatturato è stato pari a 1482 milioni di euro (da gennaio ad agosto) di cui 298 milioni derivanti dalle presenze straniere. In termini assoluti sono arrivati nelle Marche 503.715 turisti mentre le presenze sono state 5.514.390. A questi dati segue l’indotto delle strutture alberghiere e delle attività commerciali. I dati che riguardano Ascoli Piceno, sono leggermente sotto alla media rispetto a quelli della Regione nel complesso, riportano un aumento negli arrivi del + 0,3% e del +0.3% nelle presenze. I dati confermano una certo interesse per le mete non tradizionali del turismo e simmetricamente documentano la necessità di creare attrattive che incuriosiscano il visitatore. ▪ Ricchezza culturale. Un’analisi del contesto territoriale evidenzia la scarsezza di iniziative rivolte a promuovere l’arte contemporanea e di centri che siano o un riferimento, o delle istituzioni attive nel divulgare tutti quei fenomeni innovativi emergenti in ambito culturale. La Casa-Museo Licini rafforzando quest’ultimo aspetto, ha la potenzialità di differenziarsi rispetto alle offerte culturali presenti nell’area e aggiungerebbe ai propri contatti, nuovi referenti, come, ad esempio, la vicina Accademia di Belle Arti di Macerata. Minacce del Settore. ▪ Autoreferenzialità del progetto. Uno dei maggiori problemi per la Casa-Museo Licini è la difficoltà ad emergere dal contesto locale. Tra le motivazioni la scarsità di mezzi economici del Comune di M. V. Corrado per attuare una efficace politica di promozione, ma anche un pubblico di nicchia come principale destinatario. Il progetto rischia, quindi, di riflettere le esigenze di un ristretto gruppo di interessati, allontanandosi dall’obiettivo di un più ampio coinvolgimento sociale. ▪ Dimensione.

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Vista la minirealtà di riferimento, un ulteriore rischio è il ripiegamento di questa piccola istituzione in se stessa. Il problema coinvolge la disponibilità di personale, le risorse economiche per la normale attività di mantenimento e per gli eventi collaterali di promozione, divulgazione. del Macroambiente ▪ Economiche. La povertà di risorse economiche in parte è proporzionale alle dimensioni del Comune di M. V. Corrado, ma anche dovuta ai limitati finanziamenti destinati al settore cultura nella Regione Marche. Inoltre è stata riscontrata una certa difficoltà, che si unisce poi allo scarso interesse degli enti privati coinvolti, nel coinvolgere aziende private verso una sponsorizzazione o una partecipazione attiva nella sovvenzione del progetto. ▪ Posizione geografica. M. V. Corrado dista 63 Km da Ascoli Piceno, 38 Km da Macerata, 26 Km Fermo e 40 Km circa dalla costa adriatica. Anche se la viabilità è sufficientemente sviluppata, difficilmente M. V. Corrado può considerarsi una meta di facile individuazione. Non appartiene a circuiti turistici consolidati e, l’affluenza di visitatori deriva o da un interesse mirato o da un esplorazione dell’entroterra collinare.

Cartina geografica della Regione Marche, il quadratino colorato segna la posizione di M. V. Corrado.

Fit ▪ Formare una politica di ristrutturazione e ideazione della Casa-Museo sul modello indicato dagli standard museali, approfittando delle esperienze consolidate dal ‘Centro Studi’ che li rendono in parte già possibili: 1_Presenza di uno statuto o regolamento 2_Presenza di un documento di spesa che registri in maniera articolata le voci delle entrate e delle uscite e che abbia una programmazione annuale o biennale. 3_Delineare la struttura del museo 4_Presenza di personale nel museo tra qualificata o 5_Adeguamento alle norme di sicurezza

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6_Gestione appropriata delle collezioni (conservazione, incremento delle collezioni, documentazione, ricerca e studio) 7_Presenza di servizi al pubblico 8_ Rapporto col territorio, locale e diffuso. ▪Applicare una politica di Fund raising più incisiva. ▪Rendere maggiormente indipendente e responsabile il ‘Centro Studi’, diminuendo la presenza del Comune e aumentando quella di privati interessati. ▪Superare l’isolamento geografico con la creazione di reti museali o con la realizzazione di eventi condivisibili. ▪ Programmare un sistema di promozione tramite eventi ed iniziative che coinvolgano tanto l’aspetto storico quanto quello innovativo. Quindi non solo collegati alla ricerca e allo studio su Licini, ma seguirne la modernità per dare spazio ad esperienze contemporanee o inedite. ▪Promuovere la Casa-Museo in ambito locale, ma favorirne anche lo sviluppo fuori dal contesto strettamente limitrofo. Criticità Elementi critici esistono comunque nel momento di passaggio dalla progettualità alla realizzazione concreta. Nel caso della Casa-Museo Licini si sono delineate numerose incognite che possono comprometterne la realizzazione. La maggior parte dei fattori indicati nel FIT, sono più vicini all’ipotesi che a dati concreti già sperimentati o presenti. Si può tentare un percorso al contrario, verso il difetto piuttosto che verso l’eccellenza: ▪Mancanza di Standard (ciò limiterebbe i possibili finanziamenti della Regione Marche, ma offrirebbe anche un servizio al pubblico scadente e quindi una bassa attrattività.) ▪L’immobilità del fund rising o la mancanza di risposte affermative a questo tipo di sollecitazioni. ▪La gestione completamente affidata al Comune non può impedire che una nuova amministrazione poco sensibile lasci decadere il progetto. ▪Nessun collegamento con le realtà circostanti. ▪Poca partecipazione ad iniziative improntate al dialogo con i possibili visitatori. ▪La mancanza di promozione, legata in parte all’assenza di fondi, renderebbe invisibile la Casa-Museo Risultati ottenuti Non si considera questa SWOT Analysis un punto di arrivo, ma uno schema da compilare dettagliatamente. È un progetto che lascia spazio ad un approfondimento ed è espandibile a nuovi argomenti. Il suo valore è nella ricognizione, nella sistematizzazione di elementi raccolti dalla fonti più diverse: dai dati chiari dei progetti concessi in visione dal Comune di M. V. Corrado, alle informazioni di persone ed operatori appassionati, dalle esperienze dei volontari del servizio civile, ai siti web delle organizzazioni coinvolte. Si pensa al FIT ottenuto come alla base su cui iniziare a costruire le fondamenta per un business plan più dettagliato, proiettato sul lungo periodo, ideato in collaborazione con una equipe di esperti (architetto, storico dell’arte, responsabile politico-amministrativo, educatore, …) Le difficoltà maggiori sono derivate dal reperire dati esatti, momento fondamentale per lo sviluppo del Project Work, sui quali poi si poggerà e plasmerà la proposta finale o l’idea adatta che necessita di innovatività, ma soprattutto di adeguatezza rispetto alla struttura e all’ambiente. Personalmente credo che in questa appena percepibile esperienza museale, abbia vinto l’iniziativa del singolo, l’entusiasmo della persona invece che l’esigenza o il richiamo ad una collaborazione tra diverse parti. È una vittoria solo in apparenza, perché penso che soltanto con l’unione delle

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competenze e con il dialogo tra le istituzioni si ottenga la sopravvivenza di queste piccole realtà culturali. Sviluppi Futuri Si considerano gli sviluppi futuri in dipendenza della situazione ottimale indicata nel FIT e relativamente alle criticità emerse.

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Un museo per il Castello di Bagnara di Romagna (Ra): posizionamento strategico (Maria Cristina Beltrani)

GLI OBIETTIVI Il progetto di musealizzazione della Rocca Sforzesca di Bagnara di Romagna, sede del Municipio dal 1962 al 2007, perno e fulcro del piano di riqualificazione finalizzato alla valorizzazione del centro storico in chiave turistico-culturale fortemente voluta dall’attuale Amministrazione Comunale (Sindaco Dott. Ing. Giovanni Ciarlariello), si concretizza quale risposta politica, gestionale e formale ad una necessità di crescita civile e sociale della comunità: progettare uno spazio per raccontare e condividere la storia del borgo e del suo territorio, a suggello dell’identità locale e del senso di appartenenza. Un raro esempio di memoria storica cittadina, traccia fondamentale del nostro passato, con un afflato sovraterritoriale che ne consenta l’elezione a centro di documentazione e studio sul periodo medievale, auspicabile punto di riferimento per tutti i Comuni della Bassa Romagna2 ed eventualmente delle Provincia di Ravenna, secondo la logica della “città diffusa”, con riferimento ai rinvenimenti archeologici, agli studi legati al Medioevo, alle rocche e ai castelli. A questo scopo il fortilizio è stato oggetto di recente studio e di indagine storico-stratigrafica in collaborazione con l’Università di Bologna, i cui risultati costituiranno parte rilevante dell’apparato didattico del Museo del Castello e confluiranno nel Centro di Documentazione sul Medioevo e sull’incastellamento ubicato all’interno del mastio. Questa indagine, che rientra nel progetto di ricerca finalizzato alla realizzazione di un Atlante dei beni archeologici della Provincia di Ravenna, nasce dalla collaborazione tra la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna - Sede di Ravenna - e il Sistema Museale Provinciale. L’imminente inaugurazione del complesso museale rende quindi necessaria una possibile identificazione delle linee di “prodotto”, ovvero delle attività considerate strategiche che auspicabilmente consentano il perseguimento di un vantaggio competitivo sostenibile, attraverso un percorso di differenziazione consapevole che apporti valore nella più ampia accezione e valenza del termine (etico, culturale, sociale, educativo, estetico ma anche economico, cioè in grado di innescare processi nelle dinamiche volte alla soddisfazione dei bisogni umani), grazie al quale l’istituzione possa essere riconoscibile e distinguersi dalle altre, acquisendo un proprio ruolo sul territorio. Credo fermamente che il museo debba proporsi quale attore di uno scenario sociale che necessita la ridefinizione di una identità non circoscritta, bensì in continuo divenire, per poter giungere ad una esaltazione delle proprie peculiarità e dunque al rinnovamento e alla diversificazione. In quanto frutto del proprio tempo, esso è sempre e comunque una dichiarazione provvisoria, supportato dalla consapevolezza della propria missione e del messaggio culturale che intende trasmettere proponendosi sul mercato e al contesto sociale. IL CONTESTO DI RIFERIMENTO E LA SITUAZIONE ATTUALE Il Comune di Bagnara di Romagna, tra i più piccoli della Provincia di Ravenna avendo da poco superato i 2000 abitanti (n. 2067 al 01/V/2008), si connota quale realtà a vocazione prettamente agricola con un indotto artigianale-commerciale in espansione. Ubicato all’incrocio fra le direttrici che da Bologna portano al mare e da Ravenna verso il bolognese, si rivela essere un crocevia di intersezione tra i centri collinari di interesse turistico e quelli balneari della provincia di appartenenza, collocandosi all’interno di un territorio provinciale a vocazione fortemente turistica che presenta un’offerta estremamente ampia ed eterogenea di eventi, itinerari e percorsi culturali, ambientali, turisitici, musicali, letterari ed eno-gastronomici. Pur privilegiando prioritariamente le località turistiche della riviera e le rotte più tradizionali, quali Ravenna, risulta infatti essere in aumento la propensione alla mobilità verso il territorio interno e la

2 Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Massa Lombarda, Fusignano, Russi, S. Agata su Santerno.

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collina. Dunque un “turismo itinerante”, sempre più attratto dal patrimonio culturale e paesaggistico dell’entroterra ravennate. In tale contesto va ricordato che l’Ente è riconosciuto “comune di interesse turistico” dalla L.R. n. 28/93, come altresì ribadito dall’art. 7 dello Statuto comunale. I dati pubblicati dalla Provincia sono eloquenti: mentre nel 2005 si è rilevata la presenza di 6.591.011 turisti - di cui 1.165.767 stranieri -, nel 2006 è stato registrato un trend di crescita degli arrivi sul territorio provinciale pari al 3,79% con 6.840.965 presenze - di cui 1.259.585 stranieri -. Non risultano ancora disponibili i dati relativi all’anno 20073. L’intento di assegnare una destinazione prettamente culturale ai luoghi più suggestivi all’interno del centro storico di Bagnara, in particolare Rocca e Torrioncello, costituisce uno degli elementi fondanti di un ampio disegno di riqualificazione urbana. Fu Barnabò Visconti nel 1354 a dotare la località del sistema difensivo ancora oggi visibile. L’attuale Rocca fu costruita nel corso del XV secolo sulle rovine della precedente eretta alla fine del XIII secolo, e completata per volere di Caterina Sforza: a quel periodo risalgono infatti l’imponente mastio e l’elegante loggiato che percorre quasi i tre quarti dell’intera cortina muraria. Molteplici i soggetti coinvolti che hanno interagito alla definizione del progetto, sunto di una proficua combinazione di ruoli ed esperienze. L’Ente ha intuito l’opportunità di eleggere il monumento sicuramente più rappresentativo della storia di Bagnara a “contenitore” delle tracce di quella storia e di altre, che travalicano il perimetro comunale, locale, territoriale. L’Università degli Studi di Bologna - Sede di Ravenna - e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna hanno declinato le sintesi storiche e archeologiche del territorio in linguaggi e tecniche narrative comprensibili al grande pubblico. L’Istituto per i Beni Culturali, Ente vigilante e supervisore scientifico, e la Provincia di Ravenna, hanno supportato il percorso di sviluppo e di valorizzazione dell’istituzione museale, nell’ambito di un processo di crescita progressiva ed integrata di tutte le realtà culturali provinciali. La redazione del Piano Museale Provinciale su base triennale (2004-2006; 2007-2009)4 ha scandito le fasi di intervento nell’ottica di un recupero, razionalizzazione e sviluppo degli spazi eletti. Lo studio Bartolini Fiamminghi architetti associati (Firenze), ha tradotto in forme museografiche i contenuti di questo racconto, sulla base di quanto elaborato dal gruppo di lavoro nominato dalla Giunta comunale5. Il progetto prevede la realizzazione di un percorso museale articolato in più sezioni: - La sezione geografica, collocata nella sala principale al piano primo, dedicata al territorio di Bagnara di Romagna e all’area circostante (la Bassa Romagna), con una particolare attenzione ai rinvenimenti locali, dalle fasi pre-protostoriche al primo Medioevo; - La sezione storica, collocata nel mastio centrale, illustra le varie fasi storiche con riferimento al fenomeno dell’incastellamento, con uno sguardo particolarmente attento alla realtà locale. All’interno della famiglia dei borghi fortificati - ovvero dei “castelli” - sorti nella pianura romagnola e bolognese tra XI e XIV secolo, Bagnara costituisce infatti uno degli esempi meglio leggibili nell’insieme. La struttura urbanistica è ben conservata nei suoi elementi fondamentali (l’intero sistema difensivo inperniato sulla rocca sforzesca - cinta muraria, porta civica, terragli, fosse -, l’impianto degli isolati, la compattezza della trama edilizia) e le trasformazioni otto-novecentesche non hanno inciso sostanzialmente sulla fisionomia dell’antico nucleo. Rispetto ai vicini centri di fondazione medievale, sia dell’area imolese che faentina-ravennate, l’integrità del binomio castello-rocca conferisce a Bagnara il privilegio di rappresentare nel modo più immediato questa tipologia insediativa basilare per la riurbanizzazione del territorio di pianura nell’epoca della cosiddetta “rinascita” dopo l’anno mille.

3 Rapporto Annuale 2006 - Assessorato al Turismo Statistica - Provincia di Ravenna 4 L.R. 18/2000 5 Soggetti coinvolti: Giovanni Ciarlariello (Sindaco); Cristiano Ercolani (Assessore alla cultura); Marco Mordenti (Segretario-Direttore generale); Danilo Toni e Vilma Dal Bosco (Responsabili dei settori competenti); Arch. Maurizio Gordini e Arch. Giuseppe Bartolini (tecnici incaricati della progettazione rispettivamente dei lavori e degli allestimenti); Chiara Guarnieri (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna); Andrea Augenti (Università degli Studi di Bologna); Fiamma Lenzi (IBC); Eloisa Gennaro (Sistema Museale Provinciale); Giuseppe Masetti (Coordinamento Istituzioni Culturali della Bassa Romagna)

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Un laboratorio didattico (Memo-Lab), ubicato al III piano del mastio, consentirà, anche grazie all’ausilio di strumenti multimediali, una possibile rielaborazione delle sensazioni e delle percezioni derivate dall’esperienza diretta della visita appena compiuta. Gli spazi espositivi sono stati pensati per fare convivere il più ampio numero di strumenti di comunicazione: i reperti saranno accostati alla virtualità delle riscotruzioni multimediali, immagini, testi, documenti, video; suoni e tracce del passato sono parte di un unico linguaggio che accompagnerà il visitatore dall’inizio alla fine del percorso. Due ulteriori sezioni di prossimo allestimento (la piccola Pinacoteca del Museo nel torrione visconteo, dove saranno esposti alcuni preziosi dipinti di scuola bolognese del Seicento e del Settecento, e l’archivio storico fotografico collocato al piano superiore del mastio), completeranno un percorso storico ideale che dalle prime fasi di antropizzazione del territorio giunge così all’età moderna. Al piano terra è prevista la presenza di una struttura di ricezione per l’accoglienza dei visitatori e il monitoraggio delle presenze (l’ingresso al museo è infatti gratuito, in conformità a quanto concordato con gli altri Comuni della Bassa Romagna) ed un’area adibita a bookshop. L’ampia sala attigua, prospicente la corte interna, attualmente destinata a Sala del Consiglio, ospiterà mostre temporeanee, convegni e conferenze. Il piano sotterraneo sarà in parte adibito ad ambiente di supporto per la realizzazione di mostre temporanee ed eventi, mentre due settori indagati archeologicamente nel corso del 2005 saranno musealizzati in situ, con possibilità di visite guidate all’area. Si tratta di alcune strutture pertinenti l’edificio esistente e di una pavimentazione in cocciopesto riferibile ad una fase precedente. Parte dei materiali ceramici rinvenuti in occasione delle indagini é già stata musealizzata. In quest’area è altresì prevista l’attivazione di un ulteriore laboratorio didattico e di una zona visitabile che fungerà da deposito, con una selezione di reperti rinvenuti nel territorio. L’inaugurazione del Museo del Castello, nella sua veste ampliata, è prevista entro il corrente mese di Giugno. Una prima Sala Archeologica, ubicata nel locale un tempo adibito ad ufficio anagrafe al piano terra dell’edificio, è infatti fruibile al pubblico dal novembre del 2005. L’attestazione della presenza antropica nel territorio si snoda attraverso un breve percorso archeologico costituito da 5 vetrine, con una selezione di materiali databili dall’Età del Bronzo al periodo post-medievale. Una sezione è stata allestita con reperti rinvenuti in località Prati di S. Andrea, una motta di forma ellittica ubicata 800 m circa a sud-est dell’attuale centro urbano all’interno di un’area di proprietà comunale, che conserva le vestigia del precedente nucleo insediativo di età altomedievale. L’area, adibita a discarica negli anni ’80 del secolo scorso ed in seguito risanata, è oggetto di indagine archeologica dall’estate del 2005. Le ricerche, effettuate sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, proseguono annualmente secondo i più moderni criteri stratigrafici. Nel corso del 2006 la Sala Archeologica è stata visitata da 2.400 persone; nell’anno 2007 si è registrato un discreto incremento, con un’affluenza di 2.800 visitatori. L’apertura, ogni domenica mattina (9,00 – 12,30), con ulteriore possibilità di visite guidate alla rocca nel pomeriggio dell’ultima domenica di ogni mese (15,00 – 18,30), è garantita dal’impegno dei volontari dell’Associazione Archeologico-Culturale Silva Bagnaria. Visite guidate sono altresì possibili grazie alla disponibilità della Pro Loco, anche previo appuntamento (2.000 visitatori nell’anno 2005, incrementati a 2.400 nel corso del 2006). L’altro punto nevralgico del piano di riqualificazione urbana è costituito dal Torrioncello, piccolo bastione di nord-ovest lungo la cinta muraria, per il quale sono attualmente in corso alcuni lavori di ristrutturazione che ne consentiranno a breve la destinazione a sede della biblioteca pubblica, mentre la torre ospiterà l’archivio storico. Il progetto di recupero, curato dall’architetto Pier Luigi Cervellati, comporterà il ripristino generale dell’edificio secondo elevati standard qualitativi mediante l’utilizzo di materiali propri della bioarchitettura, quali il legno, i mattoni in cotto e le malte naturali. LA METODOLOGIA L’analisi che mi appresto a sviluppare è finalizzata alla identificazione delle linee di “prodotto”, ovvero delle attività considerate strategiche che auspicabilmente consentano all’azienda museo il

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perseguimento di un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo, grazie al quale l’istituzione possa essere riconoscibile e distinguersi dalle altre, acquisendo un proprio ruolo sul territorio. A tale scopo si rende necessaria l’individuzione delle opportunità e delle minacce che interessano - o in prospettiva possono interessare - l’istituzione culturale (analisi esogena) e dei punti di forza e di debolezza dell’organizzazione (analisi endogena). La combinazione dei quattro fattori caratterizzanti fornisce il quadro di sintesi della situazione esistente che alimenta la fase di formulazione delle strategie, le quali dovrebbero essere definite in modo tale da enfattizzare i punti di forza, contenere i punti di debolezza minimizzando le minacce e cogliere le opportunità, facendo leva sui punti di forza coerenti con le tendenze evolutive dell’ambiente. Trattandosi di una realtà in itinere, auspico che questo lavoro non risulti una mera valutazione di una situazione di fatto, pur essendo conscia che l’efficacia di un’analisi di supporto quale quella obiettivo del presente progetto é legata in maniera diretta alla esaustività dell’indagine “preliminare” e ad una chiara visione dello scenario di riferimento, elementi che difficilmente potranno emergere in modo esaustivo da un’analisi ex ante, sebbene frutto di un’osservazione “partecipata”. Ho ritenuto indispensabile partire da una esplicitazione delle finalità istituzionali che l’Ente si propone, conditio sine qua non per poter giungere ad una formulazione coerente delle strategie di posizionamento che, in questa fase, potranno essere solamente deliberate, non avendo possibilità di verifica dell’implementazione delle stesse in corso d’opera (strategie emergenti). Per i motivi sopra esposti sarebbe forse più opportuno parlare di “intenzione strategica”. Segue un’analisi del contesto sociale, finalizzata alla individuazione della molteplicità di soggetti portatori di interesse alla realtà di riferimento, fino a questo momento fattivamente rappresentata dalla presenza della Sala Archeologica inaugurata all’interno della rocca sforzesca nel novembre del 2005 e dalle ricerche condotte sul territorio dal Gruppo Archeologico-Culturale Silva Bagnaria in collaborazione e con il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. Chiaramente alcune categorie non sono risultate individuabili - o quantomeno indagabili - in questa fase (leggasi risorse umane, se non per ciò che attiene alla presenza dell’associazionismo). Ho poi proceduto ad una breve disamina delle altre realtà di richiamo culturale e ambientale che connotano il contesto locale, cui ha fatto seguito una panoramica sul territorio della Bassa Romagna, necessario alla luce dell’afflato sovraterritoriale espressamente esplicitato nella missione del Museo e nella visione programmatica di cui l’Ente si è dotato. Ho quindi focalizzato l’attenzione sul contesto competitivo esterno, in particolare su alcune realtà storiche omogenee a quella in esame ubicate nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna, ed accomunate dalla presenza di una rocca sforzesca rifunzionalizzata ai fini museali e dunque di pubblica fruizione. Ho infine ritenuto opportuno menzionare le progettualità future che, pur non costituendo parte integrante della realtà esistente, andranno ad implementarla e ad arricchirla grazie a progetti di medio-lungo corso. Ciò allo scopo di poter usufruire di tutti gli elementi disponibili in grado di consentirmi un tentativo di elaborazione di un’analisi S.W.O.T., sunto di questo lavoro e punto di partenza per lo sviluppo degli obiettivi che ritengo essere perseguibili a seguito dell’indagine stessa. LO SVILUPPO DELLE SPERIMENTAZIONE: CONTENUTI E FASI 1) IDENTITA’ DEL MUSEO Assetto istituzionale e governance “Il Museo non ha personalità giuridica propria, bensì costituisce un’articolazione organizzativa all’interno del Comune di Bagnara di Romagna, gestita direttamente dall’Amministrazione Comunale, in particolare dall’Ufficio Servizi socio-culturali, posto all’interno dell’Area contabile. Organi di governo del Museo sono il Sindaco, il Consiglio Comunale e la Giunta, che si avvalgono della collaborazione sul piano programmatico della Commissione consiliare eventualmente istituita.

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Il Museo viene gestisto in conformità ai programmi e agli indirizzi stabiliti dagli organi di governo, che assegnano agli organi gestionali gli obiettivi da raggiungere e le risorse necessarie (umane, finanziarie e strumentali)”.6 Missione “Il museo del Castello di Bagnara di Romagna raccoglie, conserva, studia e divulga la “memoria” storico-archeologica ed etno-antropologica del territorio di riferimento, che coincide in generale con l’area della Bassa Romagna, con un’attenzione particolare alla storia e alla cultura di Bagnara e del suo territorio, a partire dal suo stesso contenitore: la Rocca, fondamentale testimonianza del passato che, - unitamente alle mura di cinta e al borgo fortificato - forma il Castello. Opera inoltre in una più ampia dimensione spazio-temporale per contribuire a creare in grandi e piccoli la cultura del museo, nella nostra Provincia, Regione, in Italia, in Europa e nel mondo.”7 Visione “Il Museo è un istituto culturale, scientifico, educativo, al servizio della comunità, aperto al pubblico, il cui scopo è la conservazione, la valorizzazione e la fruizione da parte dell’utenza (cittadini, visitatori, turisti e studiosi) dei beni artistici, naturalistici, archeologici, storici e documentari con riguardo al territorio del Comune di Bagnara di Romagna e all’area circostante, la Bassa Romagna, all’interno della Provincia di Ravenna del cui sistema museale fa parte integrante”8. Scelte organizzative “L’organizzazione della struttura prevede che siano assicurate in modo adeguato e con continuità le seguenti funzioni fondamentali: direzione, conservazione e cura delle collezioni e del patrimonio museale, servizi educativi e didattici, accoglienza, sorveglianza e custodia, funzioni amministrative, funzioni tecniche.”9 Sono tuttora in fase di definizione le modalità di gestione dei servizi generali (apertura e assistenza al pubblico, accoglienza, segreteria, custodia, sorveglianza delle sale espositive, manutenzione ordinaria delle strutture e degli allestimenti, attività didattica, visite guidate, allestimento mostre temporanee, collaborazione ad iniziative promozionali, editoria). L’Amministrazione propende per l’affidamento dei servizi a soggetto esterno specializzato, come previsto dal regolamento del Museo all’art. 5, in conformità all’art. 115 del D. Lgs. 42/2004, Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ed in riferimento al Regolamento dei Contratti del Comune di Bagnara di Romagna sotto il profilo delle modalità di scelta del contraente. E’ altresì contemplata la possibilità di integrazione e supporto da parte delle associazioni di volontariato locale che ne abbiano i requisiti, riservandosi l’Ente la definizione degli obiettivi, il monitoraggio dei risultati, la regolamentazione dei servizi. Dal punto di vista gestionale il museo adotta dunque una soluzione “mista”, che intreccia la forma diretta con l’esternalizzazione dei servizi a terzi, utilizzando in via sperimentale la formula dell’affidamento diretto per la durata di un anno (dal 01.07.2008 al 30.06.2009) a soggetto idoneo (individuato nella Società Coop. Sociale onlus Il Mosaico). Allo scadere della convenzione, si procederà alla scelta del soggetto gestore per il triennio successivo sulla base di gara informale, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, da determinarsi in base ai parametri congiunti della qualità e del prezzo. 2) GLI INTERLOCUTORI SOCIALI Istituzioni

- Università degli Studi di Bologna - Sede di Ravenna - - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna - Regione Emilia-Romagna

6 Regolamento del Museo del Castello, art. 4 (approvato con deliberazione di C.C. n. 16 del 03/04/2008) 7 Ibidem, art. 2.B 8 Ibidem, art. 2 A 9 Ibidem, art. 5

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- Istituto Beni Culturali e Sistema Museale della Provincia di Ravenna - Comune di Bagnara di Romagna - Biblioteca comunale - Scuole elementari, medie e superiori dell’Istituto Comprensivo di Massa Lombarda (RA)

La collaborazione con l’Università e la Soprintendenza ai Beni Archeologici, tramite consulenze ai vari progetti per i quali saranno interpellate, apporterà un maggiore riconoscimento a livello scientifico ed accademico del museo e delle sue attività. Il supporto della Provincia è importante per l’inserimento e l’attiva partecipazione dell’istituzione culturale all’interno del Sistema Museale Provinciale. Il Museo del Castello aderisce infatti al Sistema Museale della Provincia di Ravenna, organismo che - sotto la guida dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna - riunisce e valorizza in una logica integrata 37 musei dislocati omogeneamente su tutto il territorio10. Gli indicatori di qualità mostrano che, grazie ad un maggior coordinamento e alle sinergie messe a disposizione dalla rete, è stato possibile intensificare le iniziative congiunte a beneficio di tutte le strutture, elevando gradualmente il numero complessivo dei visitatori nei musei aderenti (n. 243.120 presenze nel 2005 e ben 278.670 nel 2006)11. Il Comune di Bagnara di Romagna (Assessorato alla Cultura e Assessorato alle Politiche Sociali), al fine di promuovere attività di carattere culturale e di promozione sociale, nonché azioni e programmi di studio e di ricerca atti alla valorizzazione e alla salvaguardia delle eccellenze dei singoli territori, ha siglato nell’aprile del corrente anno un Protocollo di Intesa con i Comuni di Palazzuolo sul Senio (FI), Castel del Rio (BO) e Fabbriche di Vallico (LU), antichi borghi di età medievale. Le iniziative saranno pianificate annualmente e realizzate in maniera congiunta attraverso varie forme di intervento: contributo finanziario, sponsorizzazioni, servizi. A tale scopo verrà istituito un apposito comitato tecnico-politico cui sarà delegata la pianificazione e l’organizzazione delle attività. La valorizzazione in chiave turistico-culturale risulta essere particolarmente attiva nei Comuni di Palazzuolo sul Senio, borgo del Mugello nel cuore della Romagna Toscana, e di Castel del Rio, ubicato nell’alta valle del Santerno, che si distinguono per la proposta di un ricco calendario di eventi che coniugano sapori, tradizioni, arte, letteratura, storia e archeologia. La presentazione congiunta delle iniziative costituirà una possibilità di incontro tra le realtà collinari e la pianura, foriero di proficui momenti di confronto e di condivisione, pur nel mantenimento delle singole individualità e originalità culturali. La Biblioteca comunale, gestita dalla Società Coop. Sociale onlus Il Mosaico, oltre ad espletare i servizi primari consoni all’istituto stesso, organizza corsi, letture guidate ed animate, mostre, laboratori ed incontri a tema, con forme e modalità differenziate in relazione alla fascia di età dell’utenza (bambini in età pre-scolare, scolare, adolescenti ed adulti). Numerose le iniziative rivolte al mondo dell’infanzia. Partner economici

- Finanziamenti pubblici I finanziamenti regionali vengono erogati in base alla L. R. n. 18/2000 che stabilisce norme

in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali. La redazione del Piano Museale Provinciale su base triennale (2004-2006; 2007-2009) ha scandito - come precedentemente sottolineato - le fasi di intervento nell’ottica di un recupero, razionalizzazione e sviluppo degli spazi eletti. I contributi assegnati allo scopo fino all’anno 2007 ammontano a E 45.000,00. Il progetto di riqualificazione del fossato della mura castellane sarà in parte sovvenzionato con fondi regionali (L. R. 16/2002) per un importo pari a E 95.000,00 sul totale previsto, ammontante a E 200.000,00. L’importo residuo sarà stanziato dal Comune con la contrazione di un mutuo a suo carico.

10 53 sono attualmente le realtà museali complessivamente presenti sul territorio provinciale. I musei aderenti al Sistema Museale sono ubicati in ben 15 comuni sui 18 della provincia di riferimento. 11 Statistiche del Sistema Museale-Provincia di Ravenna: anni 2005 e 2006

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Ai sensi della L. R. n. 40/1998, la Regione ha altresì assegnato nell’anno 2006 E 20.000,00 per il progetto di recupero del Torrioncello di nord-ovest. In base alla L. R. n. 18/2000 sono stati inoltre erogati per l’anno 2004 E 15.000,00 per il Piano degli archivi e complessivi E 21.000,00 per i Piani della biblioteca (triennio 2005-2007).

La Provincia, sulla base dei Piani Museali redatti in conformità alla L. R. 18/2000, partecipa in modo diretto al finanziamento del progetto: i contributi a tuttoggi assegnati ammontano a E 20.000,00.

Interventi di inventariazione, catalogazione e fornitura di attrezzature informatiche e multimediali sono inoltre attivati sia a livello regionale che provinciale. Ad oggi sono state prodotte dall’IBC n. 430 schede di catalogazione dei reperti rinvenuti.

Nel corso del quadriennio 2004-2008 l’Amministrazione comunale ha stanziato proprie

risorse per complessivi E 350.000,00 finalizzate al recupero strutturale del fortilizio e ad interventi di messa a norma della struttura, nonché alla realizzazione del percorso museale. Anche le indagini archeologiche eseguite nel triennio 2005-2007 sono state finanziate grazie ai fondi assegnati dal Comune per un totale di E 22.300,00. Ulteriori E 7.700,00 sono stati stanziati per l’anno 2007 quale residuo dei fondi destinati alla valorizzazione dell’area archeologica ubicata ai Prati di S. Andrea, ammontanti complessivamente a E 20.000,00. Si tratta del progetto di risanamento e recupero di un edificio sito in prossimità della motta altomedievale. Lo stabile, di proprietà comunale ed attualmente utilizzato per il ricovero degli attrezzi, sarà adibito primariamente a Deposito SAER, rendendo in questo modo possibile la conservazione in loco dei reperti archeologici di provenienza locale attualmente in giacenza presso vari depositi di zona, nonché di quelli di prossimo rinvenimento. Il magazzino sarà inoltre utilizzato quale area di primo intervento per il restauro e lo studio dei materiali, con possibilità di svolgere progetti finalizzati alla didattica che contempleranno la fruizione diretta dei reperti. L’ubicazione dell’edificio ben si presta ad un suo inserimento all’interno del progetto di valorizzazione dell’area archeologica che si intende perseguire nei prossimi anni. I lavori saranno realizzati tramite apposita convenzione, attualmente in fase di definizione, tra il Comune di Bagnara di Romagna e il Gruppo Archeologico-Culturale Silva Bagnaria, che si assumerà l’incarico di portare a compimento il progetto.

La Soprintendenza per il Beni Archeologici ha ottenuto dal Ministero per i Beni Culturali un

contributo di E 30.000,00 per la prosecuzione delle indagini archeologiche alla motta altomedievale ubicata ai Prati di S. Andrea.12 Il finanziamento si rivela di basilare importanza in quanto, oltre a rendere possibile l’implementazione dei dati derivanti dai futuri interventi, sancisce l’importanza del sito e l’interesse da parte della comunità scientifica.

L’Ente aderisce inoltre all’Unione dei Comuni della Bassa Romagna ed usufruisce dunque

dei finanziamenti coordinati dall’Ufficio Associato del Turismo, che definisce ogni anno in modo congiunto le iniziative di promozione turistica locale secondo quanto previsto dalla L.R. n. 7/98, grazie alla quale vengono finanziati i principali e più onerosi eventi culturali e turistici promossi od organizzati dall’Ente stesso.13 Dalle Relazioni al Conto del personale dell’Ente è stato possibile dedurre il riscontro di pubblico a queste iniziative negli anni 2005 e 2006, quantificabile rispettivamente in n. 4.000 e n. 4.4.00 persone. Nell’anno 2006 n. 1.281 visitatori sono stati accolti nelle 3 strutture ricettive presenti sul territorio14.

- Finanziamenti privati

12 Richiesta di finanziamento inserito nella Programmazione ordinaria della Soprintendenza per l’anno 2007 13 Eventi inseriti e finanziati grazie ai progetti di promozione turistica locale negli anni 2005 e 2006: n.24 e n. 26 su un più ampio e strutturato calendario di iniziative 14 Albergo ristorante “La locanda di Bagnara”, bed and breakfast I pioppi e Passo Regina

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Le Fondazioni Cassa di Risparmio di Ravenna e Cassa di Risparmio di Imola concorrono per complessivi E 60.000,00 - erogati nel biennio 2007-20008 - al progetto di recupero del Torrioncello di nord-ovest.

La Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo ha sostenuto con un

contributo complessivo di E 200.000,00 - erogati nel quadriennio 2004-2008 - gli interventi di riqualificazione del centro storico, nei quali si inserisce il progetto di musealizzazione. Ulteriori E 5.000,00 sono stati assegnati per il progetto di risanamento e recupero dell’edificio sito in prossimità della motta altomedievale ai Prati di S. Andrea.

La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Industria (CNA di

Lugo), da anni particolarmente attenta alla valorizzazione di realtà territoriali di eccellenza che coniughino tradizione, arte, storia e innovazione, ha sostenuto con un primo contributo di E 5.000,00 ricevuto per l’anno in corso, il progetto di risanamento e recupero dell’edificio ubicato in prossimità dell’area archeologica.

Associazionismo In un panaroma assai ricco e sfaccettato, rappresentato da oltre una ventina di associazioni presenti sul territorio locale, focalizzerò l’attenzione sui soggetti che maggiormente si rivelano essere portatori di interesse alla realtà di riferimento ed il cui contributo alle attività del museo può rappresentare un valido supporto per l’implementazione del consenso. - Gruppo Archeologico Culturale Silva Bagnaria Gli obiettivi dell’Associazione mirano al perseguimento di attività finalizzate alla valorizzazione delle potenzialità storiche, archeologiche, etno-antropologiche ed ambientali del territorio, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale (Ente sostenitore), la Soprintendenza per il Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e IBC. La fattiva estrinsecazione di quanto sopra esplicitato trova espressione nelle iniziative sviluppate nel corso degli ultimi anni - nella maggior parte dei casi progetti di lungo corso -, che mi limiterò a descrivere sommariamente. Progetto demo-etno-antropologico: processo conoscitivo degli elementi culturali conservati nel territorio comunale attraverso l’inventariazione, la catalogazione e lo studio delle tracce tuttora presenti ed attinenti la civiltà contadina (architettura storica, attrezzi del lavoro nei campi, racconti orali). Massima ambizione e scopo essenziale di questa iniziativa progettuale è ricostruire l’occasione per una consapevolezza nuova: la scoperta, la salvaguardia e la valorizzazione di un patrimonio finora seminascoto, ignorato e negletto, al fino di valorizzare, elevare e caratterizzare anche turisticamente un piccolo territorio comunale inserito purtroppo in un panorama contraddistinto dalla cosiddetta “banalizzazione del territorio”. “Il suolo ai tempi dei romani: distribuzione qualitativa e conservazione degli impianti rustici”: progetto di ricerca sui siti archeologici di età romana nelle centuriazione conservata all’interno dell’area comunale. L’obiettivo è verificare in modo sistematico la tipologia, la qualità e la conservazione degli aspetti strutturali di età romana in una porzione di territorio padano sviluppata a cavallo di due sistemi agrimensori parcellari facenti capo a Faventia e Forum Cornelii. Le indagini si svolgono nel mese di Agosto, previo accordi con il proprietario dell’area di interesse, e sono condotte da volontari del gruppo (tra cui 3 archeologi). “Bagnara sotto le stelle: salotto estivo nel borgo”: rassegna di conferenze estive che focalizza l’attenzione su tematiche di ambito storico, artistico, archeologico ed antropologico legate al territorio. Gli incontri rappresentano inoltre un’occasione di aggiornamento ai fini divulgativi - ma non per questo banalizzante - per la cittadinanza e la collettività sui progetti di lungo corso. Atto di convenzione con la Soprintendenza Archeologica per l’Emilia Romagna: ha durata annuale e sancisce la collaborazione e le modalità di intervento degli operatori volontari che offrono il proprio contributo all’interno dell’Associazione. Sottolineo in particolare l’attività di monitoraggio continuo sul territorio per l’eventuale aggiornamento della Carta delle potenzialità archeologiche e la segnalazione di nuovi rinvenimenti. Sondaggi nel centro storico: effettuati durante i fine settimana nell’inverno 2006-2007 allo scopo di verificare fasi cronologiche e modalità insediative all’interno dell’attuale nucleo urbano.

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Ricordo infine che volontari del gruppo partecipano alle campagne annuali di indagine archeologica in località Prati di S. Andrea. - Pro Loco Le attività dell’Associazione contemplano una variegata gamma di eventi (sagre di prodotti tipici, concerti, mostre e degustazioni) legati da un coerente fil rouge: creare momenti di aggregazione che consentano il rafforzamento del senso di appartenenza al territorio attraverso la riscoperta di sapori, melodie e riti. Le mostre organizzate negli ultimi anni si contraddistinguono per la levatura del percorso intrapreso: da “Omaggio a Giorgio De Chirico” (marzo 2006), con una selezione di 26 opere grafiche del Maestro delle Metafisica, alla più recente “Il bronzo materia dell’anima” (aprile 2008) con opere di Salvador Dalì, Franz Borghese, Pericle Fazzini, Francesco Messina, Umberto Mastroianni, Piero Strada, Carlo Zoli (questi ultimi artisti di origine romagnola), ambientate nella splendida cornice della corte della Rocca e all’interno della Sala Consiliare. Lo spazio antico, già architettonicamente perfetto, trova rivitalizzazione dal contatto con il contemporaneo e si rivela dunque ideale per ospitare mostre temporanee, complementari all’esposizione permanente. Comunità locale Al 01/V/2008 gli abitanti ammontano a n. 2.067 unità (i cittadini extracomunitari risultano 133, con una netta dominanza di presenze provenienti dal territorio albanese - pari al 60% circa - e rumeno, pari al 21% circa).15 Rispetto al 31/12/2006 si rileva un incremento della popolazione pari a 190 unità, tenendo conto del flusso di immigrazione (provenienza da altri comuni e dall’estero), emigrazione, delle nascite e dei decessi. Lo sviluppo negli ultimi anni di aree urbanizzate ai fini edilizi, ha sicuramente favorito questo processo di crescita, anche se la componente extracomunitaria non va sottovalutata. Le fascie di popolazione maggiormente rappresentate sono comprese tra i 30 ed i 50 anni di età. Cospicua la presenza di cittadini di età superiore ai 60 anni.16 La percentuale di popolazione in età scolare (scuole elementari, medie inferiori e superiori) ammonta al 13,85% del totale; quella dei giovani di età compresa tra 20-30 anni all’11,47% circa. Non mi è stato possibile procedere ad un raffronto su base anagrafica delle caratteristiche socio-culturali della popolazione (età, titolo di studio ed occupazione attuale), ma l’osservazione partecipata mi consente di esternare alcune riflessioni in merito alla risposta da parte della comunità locale alle iniziative finora proposte e precedentemente descritte. Le attività nel territorio (scavi archeologici, sondaggi nel centro storico, censimento demo-etno-antropologico) hanno suscitato forte curiosità e consenso, sia da parte del pubblico adulto che in età scolare, quest’ultimo prevalentemente attratto dalla possibilità di interagire in modo immediato e diretto con le operazioni che si stavano svolgendo (ad esempio il lavaggio e l’asciugatura dei reperti ceramici rinvenuti). La rassegna di conferenze estive, ubicate in punti nevralgici del borgo quali la corte della Rocca e la piazza, ha favorito la nascita di nuovi punti di aggregazione soprattutto per la popolazione in età matura, innescando un embrionale processo di fidelizzazione che perdura di anno in anno al rinnovarsi degli appuntamenti. Siamo ben lontani da una pianificazione efficace di strategie di offerta, ma sono convinta che queste iniziative costituiscano un banco di prova importante per testare i potenziali interessi dei fruitori locali e di una collettività che si è dimostrata ricettiva oltre il perimetro comunale, anche grazie all’utilizzo di strumenti di comunicazione (sito web del Comune, testate giornalistiche delle provincie di Ravenna e Bologna, volantinaggio), stimolata dall’opportunità di un intrattenimento formativo. 3) REALTA’ DI RICHIAMO CULTURALE E AMBIENTALE PRESENTI SUL TERRITORIO LOCALE - La canonica ed i suoi Musei: Museo storico “Pietro Mascagni” istituito nel 1975 a seguito del lascito testamentario della Sig.ra Anna Lolli, di origine bagnarese e musa ispiratrice del Maestro. Vi 15 Dati forniti dall’Ufficio Comunale per i servizi demografici e statistici 16 31-40anni: 18,30%; 41-50 anni: 16,22%; 51-60 anni: 12,46%; 61-70 anni: 10,73%; 71-80 anni: 9,05%; 81-90 anni: 6,62%

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sono custoditi il più importante epistolario del compositore (4.600 lettere circa, dal 1910 al 1944) e numerosi oggetti personali. Il Circolo Musicale Pietro Mascagni, istituito nel 1980, organizza concerti lirici intitolati al grande musicista all’interno della ex Chiesa della Natività di Maria Vergine, completamente ricostruita dopo il secondo conflitto mondiale ed adibita ad auditorium parrocchiale. Gli ambienti della canonica ospitano inoltre il Museo storico parrocchiale “Mons. Alberto Mongardi”, arciprete in Bagnara dal 1932 al 1978. Vi si conservano prevalentemente oggetti di ambito sacro e devozionale, dipinti dei secoli XVI, XVII e XVIII (tra cui una pala d’altare di Innocenzo da Imola), maioliche faentine ed imolesi (XVII-XVIII secolo), numerosi ex-voto ed il nucleo storico dell’Archivio Parrocchiale. I Musei, di proprietà della Parrocchia di Bagnara di Romanga, non aderiscono al Sistema Museale Provinciale e sono visitabili previo appuntamento (n. 700 e n. 900 persone rispettivamente negli anni 2005 e 2006). - Villa Morsiani, risalente al XV secolo, epoca nella quale l’edificio fortificato assolse anche a compiti militari e di guardia. Adattata dai Conti Morsiani a dimora gentilizia nel corso del 1700, è attualmente sede di un centro di studi internazionale per la selezione del cane di S. Bernardo e di un allevamento cinofilo di primaria importanza. La Fondazione di Studi sul Cane ospita convegni e seminari di studio sotto l’egida ed in collaborazione con le principali università italiane ed estere nonché le più importanti organizzazioni cinofile quali l’ENCI e la FCI. In queste occasioni Villa Morsiani è meta di appassionati ed allevatori provenienti da ogni parte del mondo. Grazie alla splendida ambientazione architettonica e naturalistica, i giardini della villa ospitano annualmente concerti nell’ambito degli itinerari musicali estivi dell’Emila Romagna Festival. - Fattorie Federici: Aderiscono alla rete delle Fattorie Didattiche della Provincia di Ravenna, aziende che si connotano per aver adottato da tempo tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente, quali la produzione biologica ed integrata e metodi in grado di coniugare qualità e sanità dei prodotti con la tutela delle caratteristiche del territorio, grazie anche alla presenza di aree di ripristino ambientale. Il percorso didattico proposto dalle Fattorie Federici, azienda a conduzione familiare, si snoda attraverso un itinerario che dalla campagna bagnarese (Podere Segazzano, ha 16, dove è presente anche un piccolo giardino delle erbe officinali) si inoltra nella pianura romagnola (Podere Bassi, ha 6, ubicato nel comune di Solarolo) per giungere alla media collina (Podere Cà Novina, ha 11, localizzato nel comune di Brisighella), consentendo al visitatore di cogliere le diversità bio-ambientali che connotano i diversi habitat. Vino, saba, aceto di vino, pesche, scalogno di Romagna, olio, salumi e formaggi caprini - con possibilità di vendita diretta ai visitatori - scandiscono i ritmi delle stagioni e sottolineano le peculiarità micro territoriali. Di particolare interesse un’iniziativa “eco-didattica” organizzata nel corso del 2007 in collaborazione con la Biblioteca comunale: “Pagine e pagine di tradizioni”. Tre incontri serali a tema (Le erbe in cucina, La Mora romagnola: che delizia!, Dolce pesca) con possibilità di degustazione dei prodotti oggetto del dibattito. - Il Canale dei Molini: Il comune di Bagnara aderisce al circuito degli itinerari cicloturistici della Bassa Romagna (Progetto “Biciclettando”), nel quale rientra, tra gli altri, il percorso di grande interesse storico, artistico e naturalistico “Sulle tracce dell’antico Canale dei Molini”. Opera idraulica quattrocentesca che ha alimentato parte del’economia della Bassa Romagna per secoli, esso si snoda lungo un percorso che scorre tra i comuni di Faenza, Castel Bolognese, Solarolo, Bagnara di Romagna, Lugo, Fusignano ed Alfonsine. Accanto ai quasi quaranta chilometri del canale, che portano le acque del fiume Senio dalla chiusa di Tebano al Canale di Bonifica in destra di Reno, è possibile individuare un percorso ciclabile che, salvo alcune eccezioni, lo affianca e permette di ammirare non solo i suggestivi paesaggi creati dal suo passaggio, ma anche la progressiva trasformazione degli ambienti, dalla zona collinare fino alle grandi pianure umide nei pressi di Alfonsine, costituendo un naturale trait-d’union tra il Parco della Vena dei Gessi Romagnola e il Parco del Delta del Po (Riserva naturale di Alfonsine). Antichi opifici che per secoli sono stati alimentati dalle acque del canale (alcuni dei quali versano purtroppo in condizioni di forte degrado), chiese ed oratori connatano un paesaggio rurale ancora in buona parte integro. Il Molinello di Casa Piani, ubicato nel comune di Bagnara di Romagna, ospita oggi il Ristorante-Pizzeria “La Gramola”.

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4) LA BASSA ROMAGNA L’afflato sovraterritoriale espressamente esplicitato nella missione del Museo, rende necessaria una rapida panoramica sulle realtà di richiamo culturale e ambientale che connotano i Comuni aderenti all’Unione.17 Otto dei dieci comuni dell’Unione Bassa Romagna aderiscono al Sistema Museale Provinciale18; si tratta di un patrimonio museale assi ricco e differenziato, con collezioni di natura estremamente variegata. Analogamente, i contenitori che li ospitano sono di natura diversissima: antiche rocche e palazzi di pregio, case natali di personaggi noti, edifici scolastici, industriali e rurali adattati alla nuova funzione espositiva, costruzioni sorte appositamente allo scopo. Dalla Casa Museo Vincenzo Monti e dal Museo della Battaglia del Senio ad Alfonsine, al Centro Culturale “Le Cappuccine” di Bagnacavallo articolato in varie sezioni (di particolare interesse il Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne, che conserva un notevole fondo di grafica incisoria), all’Ecomuseo della Civiltà Palustre di Villanova di Bagnacavallo. Il Comune ha affidato alla Società per gli Studi Naturalistici della Romagna la gestione operativa e scientifica di un vero e proprio museo naturalistico all’aperto: si tratta del “Podere Pantaleone”, un’area di riequilibrio ecologico dell’estensione di 6 ha circa, spontaneamente rinaturalizzata. La Società gestisce inoltre la Sezione Naturalistica del Museo Civico delle Cappuccine. Cito ancora il Museo Civico di Cotignola, sede di una raccolta di reperti in prevalenza di età romana rinvenuti nel territorio, ed il Museo Civico “San Rocco “ di Fusignano, dove è esposta una peculiare collezione di targhe devozionali in ceramica. Inoltre la Casa Museo Francesco Baracca di Lugo ed il Museo Civico “C. Venturini” di Massa Lombarda, che ospita una collezione antiquaria di grande eterogeneità donata dal Venturini al Comune oltre 1 secolo fa. Infine Russi, nel cui Museo Civico sono esposti i reperti rinvenuti nella Villa Romana, una delle più importanti strutture abitative e produttive rinvenute nell’Italia centro-settentrionale. Sono inoltre presenti il Museo dell’Arredo Contemporaneo e il Museo della vita contadina in Romagna. 5) IL CONTESTO COMPETITIVO Realtà storiche concorrenti: le rocche sforzesche. - Riolo Terme (RA): la restaurata rocca, trecentesca roccaforte militare della Valle del Senio riaperta al pubblico nel 2005, ospita dal 2006 il Museo del Paesaggio dell’Appennino Faentino e il Museo del Territorio, quest’ultimo allestito in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. In particolare il Museo del Paesaggio si propone come vero e proprio ecomuseo dell’Appennino, ivi compresa la Vena del Gesso Romagnola, area di estremo interesse e suggestione. Nel Museo del Territorio sono esposti reperti archeologici databili dal periodo preistorico all’età medievale rinvenuti nell’area di Riolo Terme. Di particolare interesse i rinvenimenti provenienti dalle varie grotte presenti nella zona, nelle quali la frequentazione antropica è attestata a partire dall’età neolitica. Vengono inoltre proposti percorsi e approfondimenti sulle fasi costruttive della fortezza e sulle tecniche di difesa e offesa nel periodo medievale. A mio avviso discutibile il percorso dedicato alla figura di Caterina Sforza, “I misteri di Caterina”, ubicato al piano terra del mastio, un’installazione sonora dedicata alla vita, alle gesta ed agli amori della nobildonna. Aderisce al Sistema Museale Provinciale. Gestione esternalizzata dei servizi: Soc. Coop. Atlantide. Progetti didattici sono rivolti alle scuole, con possibilità di laboratori e attività educative su temi storici e naturalistici. Tariffe: E 3,00 (intero); E 2,00 (ridotto per bambini dai 6 ai 12 anni e over 65). Ingresso gratuito per bambini fino ai 6 anni, disabili e residenti. Apertura: Orari e giornate sono diversificati a seconda dei periodi stagionali. - Forlimpopoli (FC): Il fortilizio, eretto nella seconda metà del XIV secolo, sorge sulle rovine di un’antica cattedrale. La demolizione del mastio e il riempimento di parte delle fosse castellane risultano essere le modificazioni più vistose apportate all’edificio nel corso dei secoli. La rocca è 17 Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano Massa Lombarda, Russi, S. Agata su Santerno 18 Ad eccezione di Conselice e S. Agata sul Santerno

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stata ristrutturata nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso: l’ala nord è sede degli uffici comunali; nell’ala sud è il teatro, costruito nei primi decenni del XIX secolo. Sei suggestivi ambienti al pianterreno costituiscono la sede del Museo Civico Archeologico, che raccoglie documenti provenienti in gran parte dagli scavi archeologici effettuati nel territorio comunale e nelle aree limitrofe. La raccolta museale è andata via via arricchendosi dall’anno della sua costituzione (1961), grazie soprattutto ai cospicui rinvenimenti nell’area urbana risalenti al periodo romano. Il percorso espositivo é suddiviso in varie sezioni, secondo un ordinamento che tiene conto della provenienza dei reperti (locale o aree circostanti) e che documenta le varie fasi di antropizzazione del territorio, dal Paleolitico alla fase post-medievale. Apertura: sabato: 16.00 - 18.00; domenica: 10.00 - 12.00 / 16.00 - 18.00 L’accesso è gratuito. Esternalizzazione dei servizi: apertura, visite guidate e didattica (Soc. Coop. Amphora). - Dozza (BO): L’aspetto attuale della rocca, ricostruita per volere di Caterina Sforza sulle rovine di un edificio del XIII secolo, è il frutto della trasformazione in palazzo signorile completata dai Marchesi Malvezzi Campeggi nel corso del XVI secolo. Acquistata dal Comune nel 1960 a seguito dell’estinzione dell’ultimo erede, è attualmente gestita dalla Fondazione Dozza Città d’Arte, istituita dall’Amministrazione comunale per garantire il pieno godimento del borgo antico (sede della Biennale d’arte del “Muro Dipinto”, rassegna istituita nel 1960), della rocca (il piano nobile presenta arredi di gusto rinascimentale e barocco) e della Pinacoteca d’arte contemporanea ospitata al suo interno, dove sono esposti alcuni “strappi” degli affreschi più significativi realizzati sui muri del borgo nel corso delle varie edizioni. Sono inoltre conservate opere d’arte contemporanea della donazione “Norma Mascellani”. Nel piano interrato ha sede l’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna. Esternalizzazione dei servizi: apertura, visite guidate alla rocca e laboratori didattici (Soc. Coop. Artemisia). Apertura: martedì-sabato: 10.00 - 12.30 / 15.00 - 18.30 Festivi: 10.00 - 13.00 / 15.00 - 19.00 Tariffe: E 5,00 (intero); riduzioni: E 4,00 (gruppi superiori a 20 persone); E 3,00 (studenti e over 65); E 1,00 (scolaresche e residenti); gratuito per bambini fino a 9 anni, disabili e accompagnatori. E’ altresì attiva una convenzione con l’Enoteca Regionale che prevede l’accesso alla Rocca con uno sconto di E 1,00 sul biglietto. - Imola (BO): Fondata nel corso del XIII secolo, costituisce uno splendido esempio di architettura fortificata tra Medioevo e Rinascimento. Impreziosita da ambienti residenziali durante il dominio degli Sforza, fu prevalentemente destinata ad uso carcerario tra XVI e XX secolo. Riaperta al pubblico nel 1973, conserva al suo interno una cospicua collezione di armi bianche, difensive e da fuoco e una collezione di ceramiche, restituite dal corpo della rocca durante gli interventi di recupero dell’edificio a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. L’allestimento evidenzia i vari contesti di rinvenimento - il mastio con i i suoi due pozzi, quello d’acqua e quello da “butto”, e le sue segrete - e rappresenta una tangibile testimonianza della vita all’interno della fortezza (dal XIV al XIX secolo). Apertura: sabato (7 h) e domenica (4 h pomeridiane), con orari diversificati a seconda dei periodi stagionali. Apertura infrasettimanale su richiesta. Nelle serate del mese di Agosto la splendida Corte Maggiore ospita la rassegna “Rocca d’Estate: il cinema!”, con la proiezione di pellicole della stagione cinematografica appena conclusa. Il calendario di eventi estivi prevede inoltre rassegne musicali (Crossover Jazz Festival, concerti nell’ambito degli itinerari musicali dell’Emilia Romagna Festival), spettacoli teatrali e balletto. La gestione è diretta (Settore Cultura del Comune di Imola), con esternalizzazione dei servizi: apertura, visite guidate e laboratori didattici (Associazione Culturale Artena). I Musei Civici di Imola comprendono inoltre : - Il Museo di San Domenico (Pinacoteca civica e Museo G. Scarabelli, Sezione Archeologica): Edificio conventuale di origine duecentesca ubicato nel centro storico della citta. Il Museo è in corso di realizzazione e le due collezioni sono attualmente esposte in un allestimento temporaneo. A progetto ultimato, la struttura accoglierà il Museo G. Scarabelli, il Museo Archeologico del territorio imolese e la Pinacoteca, alla quale verranno affiancate le altre collezioni storico-artistiche. Il Museo Scarabelli, dedicato alla figura dell’iniziatore degli studi di preistoria italiana e pioniere della geologia, raccoglie alcune pregevoli collezioni naturalistiche, arricchite successivamente da

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altre di archeologia preistorica, etnografia, zoologia, geologia e paleontologia, botanica, culture extraeuropee. Il museo è stato riaperto al pubblico nel 1995 dopo lavori di catalogazione e restauro, condotti nel rigoroso rispetto dell’interessante allestimento museografico ottocentesco di matrice positivistica. La Pinacoteca raccoglie dipinti di varie epoche e scuole; comune denominatore il provenire dalla città di Imola. - Palazzo Tozzoni: Museo civico dal 1981, per volontà dell’ultima discendente della nobile casata. La residenza, ottimamente conservata nella sua consistenza architettonica, offre un ricco percorso espositivo che comprende un’importante quadreria, oggetti d’arte applicata, arredi, ricordi di famiglia ed una raccolta di materiali etnografici. Aperture: sabato e domenica, con orari diversificati a seconda della struttura e dei periodi stagionali. L’apertura infrasettimanale è prevista su richiesta. Tariffe: E 3,00 per ogni sede museale (intero); E 2,00 (ridotto per over 60, gruppi di 20 o più persone, soci Touring club, studenti con tessera universitaria, titolari Carta Amicotreno). Ingresso gratuito per scolaresche, giornalisti con tessera dell’ordine, Ispettori di Musei e Soprintendenze, membri di ICOM, guide turistiche. Sono previste riduzioni per pacchetti cumulativi che includano la visita a più sedi museali dei Civici Musei. 6) PROGETTUALITA’ FUTURE - Completamento del progetto di valorizzazione del centro storico Molteplici gli interventi finalizzati a questo obiettivo: - Riqualificazione del fossato delle mura castellane, oggi costituito da un insieme disordinato e frammentario di verde comunale e privato, dove, in assenza di un piano di valorizzazione unitario, hanno trovato posto molte superfetazioni di varia natura e passi carrai. Il progetto, curato dall’architetto Pier Luigi Cervellati e in parte sovvenzionato con fondi regionali di cui alla L. R. 16/2002, prevede la realizzazione di una passeggiata protetta intorno all’antico vallo sfruttando ed integrando l’alberatura esistente. Una passerella in legno di larice permetterà l’avvicinamento, nonché grazie alla presenza di rampe e scalette, anche l’accesso all’area verde, mantenendo allo stesso tempo un distacco ed una distanza di rispetto verso le mura storiche della città. Allargamenti in concomitanza di alberi esistenti inviteranno, con panchine studiate appositamente, alla sosta ed al riposo. E’ inoltre previsto un sistema di illuminazione al recinto murario. - Riqualificazione dei manti stradali Negli anni passati è stata individuata una nuova pavimentazione nella piazza centrale, che ha portato al ripristino dell’acciottolato presente fino agli anni ’60 del secolo scorso. Altri interventi di pavimentazione dovranno estendere questi risultati a tutto il centro, completando così l’opera di storicizzazione delle coperture stradali. - Razionalizzazione delle vie di accesso al centro storico e inserimento di elementi di arredi urbano: un “totem” triangolare, posto in punti strategici, informerà i visitatori e la popolazione locale in merito ad eventi particolari. - Creazione di un Parco Archeologico in località Prati di S. Andrea Un ulteriore obiettivo finalizzato alla valorizzazione dell’area arecheologica, prevede la ricostruzione di alcune abitazioni sulla base dei dati che emergeranno a seguito delle prossime campagne di indagine nell’insediamento altomedievale. Tale progetto si inserisce in un’ottica di musealizzazione in situ in grado di meglio contestualizzare i rinvenimenti, enfatizzando il connubio uomo-ambiente e consentendo al visitatore una migliore fruizione e comprensione del passato. 7) ANALISI S.W.O.T. Sunto dell’analisi preliminarmente svolta, il cui obiettivo è individuare il miglior adattamento tra le opportunità presenti nell’ambiente e i punti di forza dell’organizzazione per una possibile identificazione delle linee di “prodotto”, ovvero delle attività considerate strategiche che auspicabilmente consentano il perseguimento di un vantaggio competitivo sostenibile, grazie al quale l’istituzione culturale possa essere riconoscibile e distinguersi dalle altre, acquisendo un proprio ruolo sul territorio.

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Punti di forza Punti di debolezza

- Forte determinazione dell’Ente nel perseguire una valorizzazione in chiave culturale grazie ad un’articolata politica di rafforzamento delle Istituzione culturali

- Centro di Documentazione sul Medioevo e sull’incastellamento quale punto di eccellenza

- Valore aggiunto derivato dall’ubicazione stessa

- Integrità del binomio castello-rocca che rende Bagnara uno degli esempi meglio leggibili nell’insieme rispetto ai vicini centri di fondazione medievale

- Delibera comunale per la concessione in uso di spazi presenti in Rocca ad Enti pubblici e soggetti privati

- Appartenenza alla Rete Museale Provinciale - Presenza attiva delle Associazioni di

volontariato locale - Buona risposta di pubblico alle iniziative

finora organizzate dalle Associazioni di volontariato

- Buona sinergia tra gli Enti coinvolti (Soprintendenza, Università, IBC)

- Rischio di ripetitività dell’offerta museale

rispetto alle realtà storiche concorrenti - Limitata presenza di strutture alberghiere

e ricettive in genere - Risorse umane al momento non

analizzabili ai fini dell’esaustività dell’analisi

Opportunità Minacce

- Riqualificazione complessiva del centro storico

- Qualificazione paesaggistico-ambientale - Valorizzazione dell’area archeologica

(Prati di S. Andrea) - Realtà economica in

espansione/incremento demografico - Percorsi didattico-naturalistici (Progetto

“Biciclettando” e Fattorie Didattiche della Provincia di Ravenna)

- PSC Unione dei Comuni della Bassa Romagna (Piano Strutturale Comunale Associato)

- Protocollo di Intesa siglato nell’Aprile 2008

- Intercettazione di un “turismo itinerante” che sempre più propende verso il territorio interno e la collina

- Frammentarietà dell’offerta sul territorio,

non fruibile in modo integrato - Realtà storiche concorrenti: le rocche

sforzesche

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POSSIBILI LINEE DI INTERVENTO: LE CRITICITA’ EMERSE E I RISULTATI OTTENUTI Come più volte evidenziato, lo scenario attuale non consente un’indagine esaustiva, essendo quest’ultima limitata all’analisi di una realtà in via di definizione, che ancora non opera ed interagisce in modo compiutamente fattivo con il contesto endogeno ed esogeno. L’articolata politica di rafforzamento delle istituzioni culturali nel territorio perseguita in questi ultimi anni dall’Amministrazione comunale grazie agli interventi precedentemente delineati e descritti, unitamente alle percezioni affioranti dall’analisi del contesto ambientale, consentono tuttavia - a mio avviso - l’identificazione delle peculiarità locali che potranno connotare la marcata individualità dell’istituzione museale in esame, collocandola auspicabilmente in modo attivo nei processi di sviluppo e valorizzazione delle risorse insite in loco. L’ubicazione geografica del Comune di Bagnara si rivela strategica, rappresentando un punto di intersezione tra i centri collinari di interesse turistico e quelli balneari della costa limitrofa. Ciò emerge sia dal raffronto con il contesto competitivo, rappresentato da alcune realtà di interesse storico ubicate nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna, caratterizzate dalla presenza di una rocca sforzesca rifunzionalizzata ai fini museali e da un vasto indotto di iniziative ed eventi ad essa correlate, sia dall’ampia eterogeneità del patrimonio storico, artistico, eno-gastronomico e ambientale diffuso nel territorio della Bassa Romagna ed oltre. Ritengo che il rischio di ripetitività dell’offerta museale rispetto alle realtà storiche concorrenti sia inesistente, in quanto peculiari ed interagenti con il tessuto storico ed ambientale locale. L’affinità derivante dall’ambientazione comune all’interno di un fortilizio sforzesco si rivela, a mio parere, un valore aggiunto, e la creazione di un circuito che consenta la fruizione congiunta di queste realtà limitrofe costituirebbe un’opportunità intrinseca di valorizzazione e non una minaccia. E’ quindi auspicabile uno sviluppo delle potenziali sinergie in grado di collegare centri urbani, comunità e paesaggi nell’ottica della diversificazione, che trova alimento ed espressione nella preservazione e valorizzazione delle specifiche originalità culturali locali. L’appartenenza alla Rete Museale Provinciale può certamente favorire le possibilità di coordinamento delle attività in una logica integrata, unitamente ad una maggiore concertazione condivisa che veda il coinvolgimento degli enti e delle istituzioni presenti nei singoli territori per la “messa a sistema” dei vari puzzles in una logica di valorizzazione. Se “l’arroccamento” nelle proprie “individualità” è, fuori di metafora, atteggiamento contrario ad una dinamica di confronto e di sviluppo sociale ed economico, è altresì vero che ogni istituzione museale dovrebbe salvaguardare la propria identità culturale onde evitare l’omologazione e il rischio di ripetitività dell’offerta, favorendo dunque una segmentazione “naturale” dell’utenza grazie all’attivazione di percorsi tematici verticali offerti dalla molteplice varietà delle proposte nei singoli territori, sia per ciò che attiene al patrimonio storico-artistico che a quello ambientale, in grado di suscitare nel visitatore ”errante” che sempre più propende verso il territorio interno e la collina, interessi diversificati che possano stimolarlo ad una più prolungata permanenza. E’ innanzitutto auspicabile l’attivazione di un dialogo con le realtà di richiamo culturale e ambientale presenti sul territorio locale, finalizzato alla creazione di pacchetti cumulativi che incentivino il visitatore ad una fruizione complessiva ed integrata del patrimonio, o che quanto meno lo pongano nella condizione di poter operare una scelta trasversale sullla base della propria sensibilità e propensioni. La visita al Museo del Castello dovrebbe così poter contemplare la fruizione congiunta - tramite apposita convenzione - del Museo storico “Pietro Mascagni” e del Museo storico parrocchiale, ubicati all’interno della canonica della Chiesa Arcipretale, a pochi passi dal fortilizio sforzesco. All’interno del percorso “Sulle tracce dell’antico canale dei Molini” potrebbe essere previsto un servizio di noleggio biciclette, prenotabili direttamente all’interno del Museo del Castello, essendo Bagnara ubicata in una posizione centrale rispetto all’estensione del circuito. Lo stesso dicasi per la proposta di un pacchetto che preveda la visita ad alcune Fattorie Didattiche presenti nei vari territori. Le Fattorie Federici ben si prestano allo scopo, consentendo la fruizione di un variegato itinerario bio-ambientale che dalla campagna bagnarese si inoltre nella pianura (Solarolo) per giungere a Brisighella, splendido borgo collinare dell’Appennino romagnolo. Nel contesto locale occorre innescare processi che portino ad una implementazione della qualità e alla diversificazione dei servizi: le strutture ricettive (ristorazione e alberghi) risultano al momento

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ancora limitate; la piazza, cuore del borgo vestita a nuovo grazie ai recenti interventi di riqualificazione, necessita di nuova linfa per acquisire vitalità. Una struttura di pregio, prospiciente la piazza e recentemente restaurata, ospita oggi l’albergo ristorante “La locanda di Bagnara”. Si tratta di Palazzo Fabbri, edificio risalente al XIX secolo e meta prevalente di un turismo d’élite in transito. La proprietà si è recentemente attivata per l’organizzazione di alcune serate di degustazione a tema all’interno della corte della Rocca: ritengo che queste iniziative debbano essere ulteriormente incentivate19 e diversificate, affinché il Museo possa acquisire valenza di forum, luogo aperto oltre i limiti del borgo ove avvengono incontri, scambi di idee e competenze, punto di aggregazione e integrazione. Gli eventi “fuori orario” (cicli di conferenze, letture e proiezioni, concerti, performances teatrali, mostre fotografiche e quantaltro) coniugheranno educazione ed intrattenimento. Un percorso inverso consentirà di portare il Museo “fuori di sé”, affinché la piazza stessa recuperi il significato che intrinsecamente le è proprio fin da epoca arcaica, abolendo quelle barriere architettoniche - e mentali - che limitano la fruizione del museo stesso ad uno spazio conchiuso. Tengo a sottolineare che un indicatore qualitativo non può essere costituito dall’incremento numerico tout court dei visitatori: l’ottica individualistica comporterebbe, a mio avviso, una polverizzazione delle iniziative eventualmente proposte, limitando di fatto l’accessibilità al messaggio culturale nel caso in cui l’offerta non venga adeguata alle specificità dei vari pubblici. Allo stesso modo il Museo si proporrà a più interlocutori: all’esperto e al visitatore preparato e attento consentirà l’approfondimento grazie all’attivazione del Centro di Documentazione sul Medioevo curato dall’Università degli Studi di Bologna - Sede di Ravenna -; al bambino proporrà un’interazione attiva e stimolante con materiali e processi di realizzazione grazie alla presenza di ben due laboratori didattici ubicati all’interno del percorso museale, cui si aggiungerà il Deposito archeologico in prossimità della motta altomedievale ai Prati di S. Andrea; all’adulto consentirà di soffermarsi; al visitatore “errante” e distratto offrirà possibili sintesi delle sensazioni e delle percezioni derivanti dalla visita grazie all’ausilio di strumenti multimediali. Un target di particolare rilevanza è rappresentato dal segmento didattico dell’utenza, per un rilancio del ruolo formativo del museo coerentemente alla missione espressa dall’Ente, grazie all’attivazione dei laboratori didattici e dell’attività educativa, concordata annualmente con gli insegnanti. L’interazione con il mondo scolastico, interlocutore naturale con il quale intrattenere un dialogo costruttivo, rappresenta dunque una priorità, senza per questo precludere la possibilità di un’educazione permanente rivolta agli adulti per la conoscenza storica del territorio e per il recupero di abilità. La gestione congiunta del Museo e della Biblioteca da parte della Società Cooperativa Sociale onlus Il Mosaico sarà, a mio avviso, foriera di nuovi stimoli, alla luce delle sinergie che dovrebbero caratterizzare le attività di questi due Istituti culturali. Occorre altresì rendere partecipe la cittadinanza e la collettività dei risultati che di anno in anno andranno ad implementare le conoscenze dell’area archeologica indagata ai Prati di S. Andrea, percorso solo parzialmente attivato grazie alle conferenze estive organizzate dal Gruppo Archeologico-Culturale Silva Bagnaria. La pubblicazione annuale di un “Quaderno degli scavi” a cura del Museo (disponibile on line e su supporto cartaceo) potrebbe rivelarsi un efficace strumento di comunicazione. Mi si consenta un’ultima “suggestione”. Nell’ambito del Piano strutturale comunale (PSC) che unificherà i piani regolatori dei Comuni della Bassa Romagna, è stata approntata una mappatura archeologica al fine di meglio delineare le aree passibili di interventi di edificazione. La schedatura dei siti archeologici e delle aree a concentrazione di materiali, affidata dalla Soprintendenza a 4 archeologi (tra cui la scrivente), ha richiesto un’accurata consultazione di fonti bibliografiche ed archivistiche nonché la verifica dell’eventuale presenza di materiali inediti in giacenza presso alcuni depositi archeologici della Regione (Bologna, Faenza, Lugo). Il pensiero corre al deposito SAER di prossima realizzazione ai Prati di S. Andrea e alla possibilità di rendervi fruibili i materiali provenienti dal territorio della Bassa Romagna, eleggendo Bagnara a punto di riferimento per la conservazione degli stessi, ad efficace riscontro dell’afflato sovraterritoriale espressamente esplicitato nella missione del Museo e nella visione programmatica di cui l’Ente si è dotato. 19 La delibera comunale recentemente siglata per la concessione in uso di spazi presenti in Rocca ad Enti pubblici e soggetti privati costituisce una facilitazione in tale senso

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GLI SVILUPPI FUTURI La Rocca ed il suo Museo, unitamente alle mura di cinta e al borgo fortificato, gli scavi alla motta altomedievale in località Prati di S. Andrea e il Deposito Archeologico/Laboratorio di prossima realizzazione, le evidenze che di anno in anno andranno emergendo grazie ad un progetto di studio dilatato nel tempo e che porterà ad un auspicabile censimento dei rustici d’età romana nel territorio. Il visitatore vi si potrà immergere, “toccando” con mano una realtà diffusa nello spazio e nel tempo. Una tridimensionalità metaforica che vede nell’attenzione al paesaggio e all’ambiente circostante non solo un richiamo letterario retorico, bensì la crescita di una nuova museografia del territorio sottesa ad un sempre più accentuato radicamento nel locale e dunque alla capacità di coniugare la tradizione con il nuovo; memoria e contemporaneità per una risignificazione del passato e per contribuire all’instaurarsi di una coscienza condivisa, eredità per le future generazioni Riqualificazione complessiva del centro storico ed in particolare dei punti nevralgici individuati nella Rocca e nel Torrioncello, valorizzazione del sito archeologico e qualificazione ambientale: la scenografia in allestimento deve ora acquisire vita grazie ad attori consoni alla parte. Ci attende una sfida impegnativa e stimolante.

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Museo Civico “A. Giacomelli”, i servizi educativi: Business plan (Nancy Boscolo)

INTRO -ABSTRACT L’elaborazione di un business plan riferita ad un’istituzione pubblica di utilità socio-culturale come un museo non è cosa semplice, non solo perché non sono applicabili le procedure di studio codificate nell’analisi aziendale, che si innestano su una visione imprenditoriale di prodotto in cui i profitti sono il primo obbiettivo da raggiungere, ma anche perché riferendosi ad una realtà locale di piccole dimensioni non sempre reperire adeguate informazioni risulta agevole o pregnante. In tale cornice si è cercato di sviluppare un’idea e di articolare un progetto sulla base delle effettive possibilità offerte dall’”azienda- museo” di Montagnana, proponendo da un lato lo sviluppo di attività già presenti come i Servizi Educativi e i Laboratori didattici attivati presso il museo ma affidati in gestione alla Pro Loco di Montagnana, quindi basati su un servizio di volontariato; dall’altro di delineare un possibile modo di gestione che tenga conto delle peculiarità delle risorse e che possa creare basi adeguate per sviluppare un “sistema territoriale” di valorizzazione e tutela incentrato sulla collaborazione tra le diverse realtà del territorio e sulla condivisione delle risorse e del Know- How per una migliore conservazione e divulgazione dei Beni culturali e delle attività ad essi legati. Innanzitutto il Business Plan è portatore di una visione, di un obbiettivo a cui l’istituzione deve tendere, in questo caso il potenziamento dei Servizi didattici in un’ottica di gestione interna e di conseguenza il raggiungimento di una maggiore visibilità all’interno del contesto sociale che possa portare alla promozione di una serie di attività culturali parallele e legate alle collezioni ma soprattutto alla cittadinanza. Infatti, le raccolte mussali non sono che una parte minore, seppure importante, delle emergenze storico-artistiche della città, che rispecchiando in scala la realtà italiana, è fatta di una rete, di un sistema ambientale e culturale integrato, di cui fanno parte la cinta muraria, la Rocca degli Alberi, il Castel San Zeno (che ospita le collezioni); il Duomo e non ultimo il Palazzo Pisani del Palladio. Ad un primo approccio è subito emerso come nella concezione comune, e dunque anche in quella di gestione, il museo sia visto come una “scatola chiusa” un mondo a sé, slegato dagli eventi cittadini, ciò che colpisce è che questa concezione è tanto più forte negli addetti ai lavori, eppure tutti gli apparati didattici sono nuovi, le vetrine che ospitano reperti che vanno dall’epoca del bronzo alla ceramica rinascimentale sono ben articolate e organizzate, gli ambienti spaziosi, puliti appena ristrutturati e l’allestimento chiaro e ben disciplinato. L’idea stessa dei Laboratori didattici come qualcosa di riservato alle classi delle scuole dell’obbligo non risponde a mio avviso al concetto di promozione territoriale e di messa in luce delle capacità del personale di cui avrebbe bisogno una realtà come questa. Fissato dunque come obbiettivo quello di promuovere la conoscenza e le attività del museo si è analizzato in primis l’istituzione, con le sue regole e i suoi statuti, e la storia della stessa per comprenderne sia la genesi sia “l’impronta sociale” sulla comunità, in secondo luogo le collezioni che hanno naturalmente portato a studiare le attività sviluppate in loco e ad esse correlate. Un secondo step dunque è stato individuare il target di riferimento, non solo a chi si rivolge il museo con i suoi servizi, dicevamo prima le scuole, ma a chi si potrebbe rivolgere, a chi potrebbe interessare. Per valutare l’efficacia della scelta di segmentazione della domanda si è analizzato l’ambiente, in particolare quali sono gli attori che entrano in scena se si considera un territorio più vasto, quali altri musei sono presenti, che attività svolgono e soprattutto che genere di relazioni si instaurano tra questi e il Museo di Montagnana, informazioni utili anche per determinare in che modo si possa realizzare sul lungo periodo un sistema di conservazione, valorizzazione e gestione integrato e concertato tra queste diverse realtà. A questo punto ci si è dedicati alla parte economico- finanziaria del piano, riferendosi al Peg del triennio 2005-2007 del Comune di Montagnana ed ai relativi consuntivi corredati dalle relazioni del capo- area Servizi Culturali e ai rendiconti finanziari annuali della Pro Loco, riportando anche dati non direttamente documentabili e facenti parte di un’attività “sommersa” legata ai prestatori d’opera. Da qui si è ipotizzato un piano economico che copra e sostenga i progetti educativi e di rilancio dell’immagine, individuando canali di finanziamento e di promozione

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adeguati. In ultimo si sono analizzate le innumerevoli fragilità del Business Plan, in relazione agli indicatori di efficacia, efficienza ed economicità, considerando con obbiettività la realtà locale.

DEFINIZIONE DEGLI OBBIETTIVI: PROMOZIONE DEI SERVIZI DIDATTICI E DEI

LABORATORI ARTICOLAZIONE DEL LAVORO NELL’OTTICA DI UN SERVIZIO ALL’INTERA COMUNITA’ NON SOLO ALLE SCUOLE, VISIBILITA’ DEL COMPLESSO, COLLEZIONI ED INIZIATIVE.

ARTICOLAZIONE, PROMOZIONE E GESTIONE DEI SERVIZI DIDATTICI.

Ad oggi i servizi educativi del Museo di Montagnana non esistono. O meglio non esistono istituzionalmente, infatti il museo “A. Giacomelli” non contempla nel proprio organigramma una sezione specificatamente legata alla didattica e all’educazione, tanto più che se si considerano solo le voci di bilancio sembra che i finanziamenti erogati dal Comune a favore del settore cultura siano sbilanciati verso la promozione della Sezione museale dedicata ai tenori Martinelli e Pertile, con l’istituzione ad esempio del Concorso Lirico Internazionale arrivato ormai alla sua sesta edizione. Ma vi è tutta una serie di attività promosse e realizzate dai giovani volonterosi della Pro-Loco che si indirizzano proprio all’accoglienza degli studenti delle classi elementari e medie inferiori, e che prendono avvio dalla visita guidata alla città, compresi alcuni dei suoi monumenti principali come il Duomo e la Rocca degli Alberi e si concludono con la visita guidata al Museo. Il lavoro dell’équipe delle guide montagnanesi non si ferma però alla lezione frontale e nel corso del periodo scolastico, in particolare per l’anno 2007-2008 sono stati realizzati cicli di laboratori dove i più piccoli potessero creare oggetti rifacendosi ai reperti conservati in museo e sviscerare le tecniche di lavorazione artigianali dei secoli passati dalla lavorazione del ferro e del bronzo, alla ceramica, alla preparazione dell’affresco. Una tale varietà di temi e di laboratori, della durata di un paio d’ore ciascuno circa ha attirato un discreto numero di scolaresche che concludevano la giornata al museo di Montagnana dopo la visita al Castello di Bevilacqua.

Gli obbiettivi di questo lavoro sono: Analizzare la situazione dei Servizi Didattici. Nonostante l’impegno il coinvolgimento di

numerose scuole del territorio, della Regione e provenienti da Regioni vicine (scuole elementari della provincia di Brescia e Ferrara) le occasioni di didattica restano esperienze isolate che non offrono una continuità educativa ai ragazzi che vi partecipano.

Coordinare i laboratori didattici all’interno di un progetto di rilancio dell’immagine del Museo. A partire da una corretta collaborazione con le scuole del territorio sarebbe interessante proporre una nuova immagine di museo come luogo dell’integrazione inter- generazionale, promuovendo ad esempio “Cicerone per un giorno” una manifestazione in cui gli studenti diventano loro stessi “guide del museo e della città” per le loro famiglie; e luogo dell’integrazione inter- culturale promuovendo a diversi livelli cicli di approfondimento sui modelli d’inumazione antichi e delle diverse religioni contemporanee. A contribuire alla nuova immagine del Museo nuovi eventi legati alle tradizioni dei “nonni” confrontati con le organizzazioni sociali dei Paleoveneti. Sarebbe interessante elaborare un percorso di studio sulle strategie di combattimento nel Medioevo utilizzando il sapere del Centro Studi sui Castelli in Castel San Zeno e sviluppando un laboratorio di gioco interattivo in cui “smascherare” le grossolane interpretazione di alcuni giochi multimediali, all’vanguardia nella grafica ma non nei contenuti storici. Altri laboratori sull’alimentazione dall’età del bronzo fino ai nostri giorni possono offrire spunti corretti, utilizzando figure professionali come il Dietista e il Nutrizionista per una corretta educazione alimentari degli studenti di oggi. Inoltre si dovrebbe considerare il fatto di avere classi multietniche come un importante spunto per creare un dialogo partendo dalla storia tra diverse culture e religioni, analizzando la figura del pellegrino.

Descrivere come attivare i progetti dal punto di vista delle risorse finanziarie. Dare dei riferimenti sulle istituzioni a cui rivolgersi per chiedere dei finanziamenti.

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DESCRIZIONE DEI LABORATORI “Montagnana Museo Vivo”

I laboratori si suddividono in tre sezioni maggiori corrispondenti alle tre sezioni museali: arte paleoveneta, arte romana e arte medievale. Ogni momento operativo prende spunto da uno o più oggetti appartenenti alla collezione ecco perché un momento fondamentale della didattica è la visita guidata al museo( antecedente al laboratorio) in cui gli studenti hanno un primo diretto approccio con reperti. La sezione dei Paleoveneti permette di articolari diversi tipo di laboratori incentrati sull’artigianato antico, un primo esempio è il laboratorio sulla tessitura che permette di riprodurre un tessuto con dei telai di legno e il telaio didattico. Un secondo laboratorio si incentra sulla realizzazione di una situla sbalzata in rame, esattamente uguale a quella presente in museo, riproducendo la medesima tecnica artistica antica. Il laboratorio di ceramica è molto interessante e interattivo, si sviluppa in diverse fasi, dalla creazione del vaso con la tecnica del colombino, alla decorazione dello stesso “a stampiglia”. Un laboratorio per i più piccoli intitolato “Forme curiose in museo” permette attraverso una sorta di caccia al tesoro, di associare conoscenze e contenuti agli oggetti conservati nelle vetrine; in un secondo momento si avrà una verifica dell’apprendimento invitando i piccoli alla ricomposizione di puzzle a partire dall’immagine scomposta di un reperto. Per la sezione dedicata all’arte romana si organizza un interessante laboratorio sulle monete, in cui l’alunno è invitato a realizzare la propria moneta romana apprendendo così le caratteristiche estetico- formali della numismatica antica. Il laboratorio “Fiori e animali nell’arte dei romani” si incentra sulla riproduzione in piastrelle d’argilla delle decorazioni che impreziosiscono le steli del lapidario. I laboratori organizzati a partire dai reperti della sezione medievale, attivi già dal 2005 sono incentrati sulle tecniche artistiche : l’alunno si fa “copista”; “frescante”; o “pittore”. La scrittura e l’immagine prodotto dell’arte trecentesca sono il veicolo per apprendere come si diffondeva e strutturava la conoscenza nel Medioevo. I costi dei laboratori variano da 55 a 80 Euro, anche la durata del laboratorio oscilla tra un’ora e mezza e tre ore (per i laboratori medievali, in cui i tempi di asciugatura delle tavole permettono degli intermezzi didattici e interattivi molto efficaci). La visita guidata al Museo dura circa un’ora ed ha un costo di 1 euro a bambino se si associa alle attività di laboratorio, (il prezzo intero per un bimbo è di 1,60 euro). Tutti gli oggetti che vengono creati di bambini restano a loro, non solo come ricordo di un’esperienza ludica e divertente, ma come prodotto tangibile di una giornata di conoscenza fuori dagli schemi e dalle aule e all’interno del museo.

Se i laboratori così impostati offrono un approccio più diretto alle raccolte e cerano occasioni di apprendimento e riflessione restano però episodi una tantum del panorama educativo e non hanno ancora la forza di proporsi come valido e continuativo supporto educativo ai programmi del Ministero dell’Istruzione. Eppure esiste un Accordo quadro fra il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e il Ministero della Pubblica Istruzione, che sottolinea la necessità di una collaborazione continuata per rispondere alle nuove esigenze pedagogiche dei ragazzi secondo un rapporto redatto dall’ UNESCO. Vi si legge che i principali obbiettivi dell’educazione sono: imparare a conoscere, a fare, a vivere con gli altri, ad essere. Tutti questi obbiettivi formano il pensiero e la coscienza del nuovo cittadino e anno direttamente o indirettamente a che fare con ciò che i suoi antenati hanno fatto, sviluppato e pensato, ecco dunque che il Museo come luogo della testimonianza storico- estetica può divenire laboratorio di conoscenze teoriche, pratiche, interdisciplinari e multietniche, e scientifiche.

Già a partire dal prossimo anno scolastico sarebbe interessante mettere a punto dei programmi metodologici e organizzare un ciclo di incontri con gli insegnanti del territorio e con la cittadinanza. Sarebbe a mio avviso importante coinvolgere anche alcune cooperative che lavorano nel sociale in modo da creare sinergie di lavoro che aiutino a comunicare il patrimonio anche ai cittadini meno abbienti o diversamente abili. Dopo aver presentato il progetto con le linee di intervento definite da una scansione precisa di tempi e budget si potrebbe fare una ricognizione tra le diverse Istituzioni e Amministrazioni anche nei comuni limitrofi per creare delle sinergie. Infatti il Programma Operativo Regionale approvato dalla commissione europea con decreto CE n° 4247 del 7 settembre 2007 indica esplicitamente:”Interventi a favore dell’innovazione e dell’economia della conoscenza nel settore della cultura. Realizzazioni di reti tra operatori del Settore Culturale al fine di favorire la messa a sistema di conoscenze “antiche”(sapienze) e nuove” In questo atto programmatico si legge a mio avviso il desiderio delle istituzioni di coinvolgere nel lavoro di

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valorizzazione culturale i primi veri artefici della conservazione del patrimonio culturale italiano vale a dire le Associazioni di Storia patria e le Pro Loco. PROFESSIONALITA’

Lo staff della Pro Loco che si occupa del Museo e delle Visite alla Città è composto di tredici guide e un coordinatore. Le guide hanno la funzione di accompagnare gruppi e singoli in visita alla città, al Duomo, al Museo e Mastio di Ezzelino e alla Rocca degli Alberi; si occupano altresì di assicurare l’apertura delle sale del museo nei giorni prefestivi e festivi. Quattro delle tredici persone che per volontariato e senza scopo di lucro cercano di presentare e incrementare l’offerta culturale di Montagnana a cittadini e turisti, organizzano, gestiscono e realizzano i laboratori didattici. Il coordinatore oltre a sbrigare tutte le pratiche amministrative della Pro Loco, si occupa del Front Office dello IAT, gestisce le visite e stabilisce i turni per le guide ed è referente informale ma principale per tutte le attività legate al museo. Il coordinatore e più della metà delle guide turistiche di Montagnana sono iscritte all’Albo delle Guide Turistiche della Provincia di Padova, in particolare tre guide sono anche Accompagnatrici Turistiche di Professione e realizzano pacchetti e promozioni per la scoperta della città e dei territori limitrofi sia per Associazioni No- Profit che per Agenzie di Viaggi. La grande professionalità degli addetti è assicurata dal livello di istruzione, i ¾ delle guide turistiche sono laureate in materie umanistiche: storia dell’arte e architettura, inoltre partecipano annualmente a corsi di perfezionamento e giornate di studi sulla didattica museale, come quelli organizzati dalla Provincia di Padova, oppure le iniziative promulgate dal Museo Omero di Ancona, per la didattica delle persone ipovedenti o diversamente abili. VERSO UNA COORDINAZIONE DEI PROGETTI

Se l’assessorato ha riconosciuto il merito e l’importanza del lavoro svolto dai volontari della Pro- Loco concedendo un finanziamento per l’anno 2007 di 4.500 euro (si consideri che un finanziamento destinato ai materiali necessari per i Servizi Educativi del Museo montagnanese era stato erogato dal Comune nel 2002 e ammontava a 400 euro), significa che il processo avviato non solo è virtuoso ma promette ulteriori sviluppi. Anche considerando l’ipotesi che il settore beni Culturali del Comune di Montagnana non possa farsi carico direttamente della gestione dei Servizi Educativi per problemi amministrativo- organizzativi e di personale, il finanziamento alla Pro- Loco testimonia dell’interesse per lo sviluppo della cultura locale e per la valorizzazione del patrimonio conservato, in modo da sfruttarne se non altro le possibilità educative. Gli interessi del settore cultura si intrecciano fortemente con quelli del settore turismo, ecco perché le stesse persone che offrono il servizio di accompagnamento alla visita della città e le informazioni all’Ufficio IAT hanno pensato di attivare e realizzare dei laboratori per studenti che unissero qualità dell’apprendimento a momento ludico. Considerando però le numerose attività in cui è impegnato l’associazione Pro- Loco, dall’organizzazione delle feste e manifestazioni alla promozione del territorio dal punto di vista turistico ed enogastronomico, sarebbe auspicabile una separazione se non di competenze almeno di gestione tra le attività ordinarie dell’associazione e i servizi educativi specificamente attivati grazie alle collezioni museali.

Infatti, una separazione di competenze porterebbe ad interrogarsi sulla qualità dei progetti attuati, che indubbiamente è alta, e con più forza ad agire verso un target sempre maggiore elaborando progetti che interessino non solo la scuola dell’obbligo, ma anche le scuole superiori, le famiglie, e gli anziani. Si potrebbero attivare programmi giornalieri di visita e attività nelle domeniche per la comunità locale, organizzare cicli di approfondimento aperti alla cittadinanza e tenuti da docenti esperti anche delle limitrofe università venete, coordinare gli eventi locali in modo da mettere in luce la straordinaria sede del museo, la sua sistemazione e il pregio delle sue testimonianze. Ma perché questa serie di attività siano possibili è necessario far crescere la realtà che i giovani accompagnatori della Pro- Loco hanno costruito dal nulla. Questo processo non può più solo avere il benestare delle istituzioni a cui si riferisce ma deve averne il riconoscimento esplicito, attraverso l’erogazione di fondi, il sostegno attivo, l’inserimento in circuiti di promozione più ampi, che esistono già e che non sarebbero sfruttabili come vettori comunicativi senza un intervento istituzionale.

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In un secondo momento i Servizi Educativi così sviluppati potrebbero, con professionalità attente e preparate “fare sistema” con le realtà locali. Infatti sebbene il patrimonio del Museo “A. Giacomelli” non sia affatto trascurabile compete in zona con altre raccolte e collezioni di pregio, primo fra tutti il Museo Archeologico Nazionale di Este, ma anche il Museo Civico di Cologna Veneta (in provincia di Verona); il Museo Fioroni di Legnago (in provincia di Verona); senza considerare i siti in cui la cultura PaleoVeneta si è insediata oltre alla zona della Bassa padovana dove si trova Montagnana. Se esistono percorsi turistico- culturali attivati dalle province e dalla regione non esiste nessun coordinamento a livello dei musei locali e delle relative attività didattico- educative. Si corre il rischio di proporre attività simili, di svuotare di contenuti i laboratori facendo leva più sulla parte ludica che su quella cognitiva, ma soprattutto di creare una concorrenza spietata di offerta tra istituti che hanno loro malgrado molti problemi nella sopravvivenza senza aprire un nuovo campo di battaglia quale potrebbe essere la competizione nell’offerta educativa. Il fatto che le Istituzioni citate abbiano statuti e regolamenti diversi o che appartengono ad amministrazioni territoriali diverse non deve essere considerato un ostacolo insormontabile. Concertando le forse e le risorse, soprattutto professionali la realtà educativa che potrebbe scaturire da un patrimonio così articolato potrebbe essere senz’altro un punto di eccellenza per l’intera regione.

ANALISI DEL MUSEO:

o TIPO DI ISTITUZIONE, STATUTO E REGOLAMENTO o COLLEZIONI o ATTIVITA’ DEL MUSEO

“Il Museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del

suo sviluppo, aperta al pubblico, che ha come obbiettivo l’acquisizione, la conservazione, la ricerca, la comunicazione e l’esposizione per scopi di studio, di educazione e di diletto, delle testimonianze materiali dell’umanità e dell’ambiente”20 La definizione messa a punto dall’ICOM e accolta seppur parzialmente nella legislatura italiana ha messo in luce una serie di aspetti e caratteristiche che deve avere una raccolta o collezione per divenire Museo. Grazie a questa definizione si è aperto un dibattito a livello internazionale su come determinare la qualità dei servizi e delle collezioni offerti dai musei attraverso degli standard applicabili uniformemente, che permettano una visione panoramica e di insieme delle molteplici e variegate realtà museali e ne promuovano il miglioramento continuo. Il lento cammino che ha portato la fondazione del museo di Montagnana, il processo dialettico fra le parti chiamate in causa dal rinvenimento dei beni, alla loro collocazione ed esposizione finale nella sede di Castel San Zeno, rispecchia in un contesto locale ciò che a livello internazionale e macro-teorico si cerca di fare a livello di conservazione e tutela dei Beni Culturali.21 Già dal 1933 sono stati rinvenuti attraverso scavi fortuiti alcuni oggetti di rilevante interesse archeologico nella zona del Montagnanese e della Scodosia, l’istituzione provvisoria del museo risale però al 1974, quella formale avviene nel 1980 assicurando un’apertura al pubblico che comunque si verifica nel 1986, con un’inaugurazione a cui non fu presente nemmeno il Soprintendente. Il locali che ospitano le collezioni, le sale di Castel San Zeno vengono restaurate verso la fine del 1992, quando il Comune fa richiesta formale di un allestimento delle collezioni, che non trovando più una sede adeguata erano state imballate e richiuse in magazzino.

Tra il 1996 e il 2000 fu necessario sospendere l’attività del museo appena inaugurato e riaperto per consentire la sistemazione e il completamento del restauro del Castello, le collezioni vengono dunque trasferite presso i magazzini del museo atestino. La progettazione del luogo tiene conto dell’esigenza fondamentale di riunire Archivio, Biblioteca e Museo in modo da offrire alla cittadinanza un unico centro polivalente di studi e un’occasione per ripensare la funzione del castello che tanta parte aveva avuto nella storia cittadina rendendolo fulcro delle attività legate al Settore Beni Culturali del Comune e della promozione dell’immagine della città. In quest’occasione si affianca una nuova sezione alle collezioni archeologiche e di ceramiche medievali e moderne,

20 Statuto ICOM (International Council of Museum) 2001, art.2. 21 Appendice A: Storia del Museo “A. Giacomelli” di Montagnana, estratto da Tesi di Laurea in Scinze dei Beni Culturali, Università di Padova, a cura della Dott.ssa Elisa Rubino.

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vale a dire la Pinacoteca. Il lustro della nuova sede e l’allestimento curato dalla Soprintendenza persuadono gli eredi delle famiglie Martinelli e Pertile (famosi tenori montagnanesi di inizio 900) a donare alcuni costumi, foto e testimonianze preziose legate ai due cantanti, che vengono organizzate in una sala attrezzata in cui durante la visita tra le vetrine e i cimeli si può godere del saggio canoro dei due protagonisti grazie ad un dispositivo audio appositamente installato. La sezione musicale in realtà era già stata predisposta tra la fine degli anni Ottanta e i primi del Novanta ma è al volgere del 2000 che la collezione si arricchisce di nuovi materiali, in particolari dei costumi donati dal Metropolitan di New York e utilizzati dai due tenori per i loro spettacoli più rappresentativi.

Il Museo che si propone come raccolta e contenitore delle testimonianze della storia e della cultura locale è così organizzato: nella prima sala sono ospitati i materiali di età preistorica e protostorica (lame di pugnale dell’età del bronzo, urne dalle necropoli del Cognaro e di Borgo San Zeno, vasi triconici e scodelle che testimoniano delle attività artigianali del tempo, perline decorative, fibule e strumenti di caccia, necropoli dei Paleoveneti nel territorio); la seconda sala ospita i reperti delle Sepolture romane, mentre nel Lapidario sono conservate le steli funerarie della Gens Vassidia; le sale successive al primo piano raccolgono le testimonianze della lavorazione della ceramica nel Medievo e nel Rinascimento in relazione al polo ceramico che in quei periodi aveva trovato una propria espansione e un proprio mercato tra Este, Monselice e Montagnana. La sezione moderna ospita alle pareti anche degli affreschi strappati ritrovati durante la sistemazione del Castello databili verso la fine del XVI secolo e oli provenienti dalle sale delle amministrazioni civiche del XVIII e XIX secolo. Infine la sala musicale e la ricostruzione di un interno veneziano del XVIII secolo che ospita i trofei delle varie edizioni del “Palio dei 10 Comuni del Montagnanese”. E’ possibile concludere la visita salendo al mastio che consente una panoramica dall’alto del borgo medievale e della struttura della cinta e delle fortificazioni medievali.

Durante l’allestimento del Museo e quindi nella scelta del materiale da esporre le Dottoresse Ericani e Pizzini della Soprintendenza ai Beni Culturali, il Dottor Baccini istruttore tecnico dell’Ufficio Beni Culturali e l’Assessore espressero di concerto una sorta di obbiettivo che il Museo doveva porsi, una mission: “ Il Museo è (…) un vero e proprio campus culturale che dovrà [oltre a dare testimonianza delle attività locali e della storia del territorio in cui si inserisce e di cui “dovrebbe essere il perno”] in futuro dare avvio ad interessanti percorsi di ricerca interdisciplinari”22. Si volle, come sottolineano argutamente alcuni studi successivi, far sentire il Museo “A. Giacomelli” un’opera nata direttamente dalla menti e dai cuori dei montagnanesi. L situazione ad oggi è la medesima il percorso espositivo si articola tra piano terra e primo e secondo piano del castello nelle sezioni sopra descritte. La visita nei giorni feriali è consentita dal mercoledì al venerdì alle ore 11 mentre nei giorni prefestivi e festivi sono le guide turistiche della Pro Loco che garantiscono l’apertura del museo con 4 turni di visite a diverse ore della giornata. Lo staff Pro Loco si occupa dell’Ufficio Informazioni Turistiche (IAT) dove si trova la biglietteria e l’unica pubblicazione interamente dedicata al museo che riguarda la Sezione Archeologica e il Lapidario Romano, realizzata a cura della Soprintendenza Archeologica del Veneto. La gestione dell’esposizione è affidata all’istruttore amministrativo dell’Ufficio Beni Culturali, Dott. Baccini, senza l’appoggio e la supervisione della Commissione di consulenza prevista dal regolamento del Museo. I visitatori sono circa 2200 l’anno escludendo le visite degli alunni della scuola dell’obbligo. PART 2:

ANALISI DI SETTORE: COMPETITORI ALTRI MUSEI: MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO DI ESTE, CASTELLO DI BEVILACQUA, MUSEO ARCHEOLOGICO DI COLOGNA VENETA, MUSEO FIORONI DI LEGNAGO

Nei paesi limitrofi a Montagnana sono presenti altre interessanti realtà culturali che si

articolano in raccolte e collezioni museali ed emergenze architettoniche di particolare pregio. Una delle più vicine appartenente a quest’ultima categoria è Il Castello di Bevilacqua23 a Bevilacqua

22 GHIDOTTI R., E’un campus culturale, Il Mattino di Padova, 28 novembre 1997 23 www.castellodibevilacqua.it

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(Vr) la cui gestione è interamente privata e affidata alla fam. Nella sede del Castello, che ha origini antiche ma che l’ultimo incendio nella seconda metà del XX secolo aveva pesantemente danneggiato, obbligando i proprietari ad una massiccia ricostruzione; sono ospitati un ristorante e una sala convegni, un albergo e i servizi educativi legati al sito. La strategia degli organizzatori nella proposta dei laboratori didattici si incentra sulla promozione, essi sfruttano al di fuori dei confini regionali anche la vicinanza con Montagnana e la sua intatta cinta muraria. Grazie a risorse economiche non indifferenti e ad uno spazio all’aperto e al chiuso liberamente sfruttabile (sena bisogno di ottenere autorizzazioni da qualsivoglia ente) propongono giornate intere di didattica ludica per le classi della scuola dell’obbligo. Attività come il “Tiro con L’Arco” o la “Caccia ai fantasmi del Castello” sono sicuramente molto divertenti e apprezzate ma la loro qualità pedagogica è discutibile, anche perché il momento dell’esperienza è completamente slegato dal momento della conoscenza non essendoci il supporto di una collezione di Beni Culturali.

L’immagine e la struttura di Montagnana viene sfruttata a scopo didattico anche da ArcheEd S.r.l., società di Padova, che, grazie ai finanziamenti della Fondazione Cariparo, attiva nel quadro delle attività scolastiche promosse dalla Fondazione, un Modulo Didattico intitolato “ Il Dentro e il Fuori” con una lezione frontale in classe di 2 ore e una visita guidata alla città di 4 ore.24

Altra realtà limitrofa e molto importante per ciò che riguarda l’Archeologia del territorio veneto è il Museo Archeologico Nazionale di Este che ha avuto un ruolo fondamentale nella fondazione del Museo di Montagnana e ancora conserva tutti i reperti scoperti nel montagnanese che non hanno trovato un adeguato spazio espositivo nella creazione del nuovo allestimento museale. E’ indubbio che l’importanza e il pregio della collezione atestina è ineguagliabile ma quanto mai bizzarra è la gestione di alcune attività didattiche promosse dal museo di Este nella sede del Castel San Zeno di Montagnana per le scuole primarie cittadine. Le attività didattiche in questione si svolgevano nell’arco di una settimana ed erano rivolte solo alle scuole primarie montagnanesi, alcuni archeologi esperti proponevano lezioni frontali e visite ai reperti del Museo di Montagnana, oltre che laboratori interattivi durante il periodo estivo. Questo genere di iniziativa, che per aver smosso la situazione dormiente del Museo montagnanese è sicuramente degno di plauso ha il grave limite di essere estemporanea (offrendo dunque divulgazione più che educazione)25 visto che si concentra in una settimana all’anno e di essere slegata al territorio proponendo laboratori che si rifanno ad oggetti conservati a Este e non a Montagnana. L’attività della Pro Loco montagnanese negli ultimi anni ha scatenato un contenzioso con gli archeologi atestini che ritengono di essere i soli referenti di diritto per qualsiasi attività didattica nel territorio, in particolare in virtù della loro formazione scolastica e professionale. Sembra che ogni collaborazione sia preclusa e quindi la situazione si sviluppa in binari paralleli con l’istruttore amministrativo che invita i Servizi Educativi di Este a Montagnana, senza curarsi di coordinare e sviluppare ciò che i volontari della Pro Loco realizzano ogni anno.

Nei comuni limitrofi vi sono altre raccolte archeologiche di pregio dal Museo Civico Archeologico di Cologna Veneta (Vr) o la raccolta archeologica di Badia Polesine (Pd) a quello demo-etnoantropologico di Casale di Scodosia (Pd); vi è altresì la Fondazione Fioroni e l’Ecomuseo di Legnago (Vr); vi sono come testimonianze architettoniche di pregio l’Abbazia di Carceri (Pd) e la Villa Pojana a Pojana Maggiore (Vi) del Palladio. Il parco dei Colli Euganei è meta naturalistico ambientale molto famosa e dista una 20 di Km dalla città. Insomma la situazione di Montagnana rispecchia in piccolo la macro realtà italiana dove il tessuto territoriale è talmente ricco che creare un sistema integrato è molto più efficace che competere direttamente come in un libero mercato. A questo proposito la L. R. n° 33 del 4 novembre 2002 cioè il testo Unico delle leggi regionali in Materia di Turismo promuove la creazione di sistemi turistici locali26 dunque se un sistema culturale integrato non è fondabile visto che i diversi attori del sistema non riescono a dialogare sullo stesso piano forse attivando una coordinazione di tipo turistico si può fare un passo avanti verso la creazione di un sistema consapevole di valorizzazione culturale.

24 www.fondazionecariparo.it 25 VISSER TRAVAGLI A.M., Le Professioni della didattica museale, in La didattica Museale a cura di ZERBINI L., pp. 13 e ss. ( in particolare pg.19!!!) 26 L. R. Veneto n° 33 del 04/11/2002, Capo II, Sezione I, Art.13.

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PIANO OPERATIVO:

Prima di attivare nuovi percorsi o laboratori didattici è opportuno fare il punto della situazione, certo si auspica che nel prossimo quinquennio si riesca ad incrementare la domanda al punto da dover creare un nuovo gruppo di lavoro per la messa a punto di nuove strategie di educazione culturale collettiva e coordinata, e che stavolta non sia un gruppo di volontari. Ancorandoci alla realtà abbiamo scoperto che i laboratori a Montagnana esistono e funzionano, si scontrano e non si coordinano con i servizi educativi offerti dalle strutture o dagli enti limitrofi e soprattutto non esistono indicatori di qualità che possano offrire un quadro preciso ad esperti e non del tipo, e del modo di pensare e fare Didattica Museale. Esistono consistenti limiti finanziari che si riverberano in particolar modo a mio avviso sulla promozione e sul Marketing, il cui piano è inesistente per ciò che riguarda il Museo di Montagnana. I buoni risultati riscontrati alla conclusione dell’anno scolastico 2008 fanno pensare che si è comunque sulla buona strada per ciò che riguarda l’evoluzione dell’offerta didattica ma se si pensa alla coordinazione di un progetto di più ampio respiro sono ben altri scogli e più radicati problemi che si devono affrontare. A partire dalla Mission del Museo e dalla sua Vision, e soprattutto a partire dalla sensibilizzazione delle persone che vi lavorano transitoriamente ( Assessore ai Beni Culturali) o in maniera permanente ( istruttore tecnico in collaborazione con i funzionari della Soprintendenza).

Lavorando a questo progetto mi sono resa conto che la barriera da superare non è quella della scarsità finanziaria o comunque non è la più tragica, la cosa davvero difficile è lo sblocco di un certo sistema di pensiero che rimane legato alla “sindrome della minuteria preziosa”. Vale a dire che se da un lato le istituzioni sono orgogliose del proprio “scrigno museale” e riversano fiumi di parole culturali sulla carta stampata dall’altro pensano che una piccola realtà sia destinata comunque all’oblio. Non è certo la presenza di un direttore che fa la qualità di un museo, sono le collezioni ma ancora di più è il come queste collezioni arrivano esteticamente e storicamente alla mente della gente. Ecco perché talvolta sfugge quanto gli aspetti culturali e di identità territoriale siano intimamente legati, e come sia articolatamente finanziata la valorizzazione dell’identità veneta attraverso la cultura.27

RISORSE DI FINANZIAMENTO:

Il Comune potrebbe e dovrebbe essere il primo finanziatore, come in effetti è stato nel Preventivo approvato nel dicembre 2006, di qualsiasi attività didattico- educativa e di valorizzazione del patrimonio che interessi il Museo di Montagnana. Ciò nonostante è chiaro che la gestione diretta dei Servizi Educativi ( e anche dei servizi di Sala e Bookshop) da parte dell’Assessorato ai Beni Culturali comporta un onere di spesa, soprattutto per ciò che riguarda il personale e la gestione, a cui il Comune non riesce a far fronte. Inoltre i lavori di scavo e sistemazione del ponte di Porta Padova incorporato a Castel San Zeno stanno richiedendo un impegno finanziario non indifferente da parte del Comune, Settore Lavori Pubblici e Infrastrutture, anche se lo stesso ha deciso, a fronte della scoperta del Ponte tardo rinascimentale costruito dai veneziani di compiere solo un rilevamento come prescritto dal codice e di ricoprire il tutto, in un secondo momento, procedendo ad una nuova pavimentazione. I dati dei finanziamenti sono disponibili nell’ultima parte di questo lavoro. Per ciò che riguarda l’attivazione dei progetti un interlocutore privilegiato potrebbe essere la Fondazione Cariparo che non solo finanzia già un progetto gestito da un’impresa privata che coinvolge la città ma è impegnata nell’educazione alimentare e in quella musicale, interessante sarebbe elaborare a questo punto un progetto che coinvolga la Sala musicale del castello.

La Regione Veneto, nella sezione riservata ai servizi alla persona e nella sezione cultura ha pubblicato la programmazione comunitari approvata fino al 2013 in cui con un Programma operativo di competitività regionale e occupazionale (CE 4247/2007) si stanziano € 69.713.990 per interventi di valorizzazione strutturale e di servizi culturali e per la creazione di reti tra operatori del settore con un budget totale di € 452.688.244.

27 Si confrontino i contenuti della L. R. n° 3/2003 art. 22 “Iniziative di promozione e valorizzazione dell’identità veneta”

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Dello stesso progetto fa parte un finanziamento per la realizzazione congiunta i iniziative ed eventi culturali con la Regione Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia con un finanziamento di € 38.279.931 a fronte di un budget totale di € 136.714.036.

La Provences Alpes Cote d’Azur gestisce un altro progetto comunitario sulla gestione comune del patrimonio culturale transnazionale del Mediterraneo e lo sviluppo di un turismo regionale eco sostenibile in cui sono a disposizione € 25.655.572 a fronte di un budget fino al 2013 dell’ammontare di € 256.617.688.

Inoltre il Programma Cultura 2007/2013 adottato con Decisione n° 1855/2006/CE del 12 dicembre 2006 e che ha come principi guida la valorizzazione del settore cultura oltre che la rivalutazione e riscoperta di radici e valori culturali comuni finanzia imprese e associazioni senza scopo di lucro oltre agli Enti Locali per un totale di € 400.000.000 ripartiti progetti di cooperazione pluriennali, raccolta delle informazioni e cooperazione culturale europea in progetti speciali.

La Deliberazione della Giunta Regionale n° 1157 del 26 maggio 2008 che ha per oggetto la Tutela, la valorizzazione e la promozione del patrimonio linguistico e culturale del Veneto, rifacendosi alla L.R. n° 8/2007 fissa le regole per ottenere dei contributi annuali e triennali, pari al 50% del costo del progetto.

Di particolare importanza il Dgr n° 2034 del 03 maggio 1993 “ Interventi della Regione per lo sviluppo e la diffusione delle attività culturali, per le indicazione sulle richieste di contributi e la Deliberazione della Giunta n° 4087 del 30 dicembre 2005 in cui vengono assegnati € 100.000 ai gruppi veneti di Rievocazione Storica. Il Dgr. 202 del 7 febbraio 2006 fissa i criteri per la concessione dei contributi previsti dalla L.R. n° 49 del 8 settembre 1979 per l’organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale.

Altri finanziamenti possono essere richiesti alla Provincia di Padova nel quadro dei Fondi Strutturali a disposizioni dell’Ufficio Relazioni Europee con cui negli scorsi anni si sono promossi i recuperi del complesso museale “Cava Bomba e di “Villa Beatrice

E’ possibile reperire dei finanziamenti anche grazie alle Leggi che agevolano l’Imprenditoria femminile se il Gruppo Guide Turistiche di Montagnana fondasse una S.r.l. (le agevolazioni per le Onlus sono le stesse contemplate per i gruppi Pro Loco).

L’art. 5 dell’Accordo quadro tra Ministero dei Beni Culturali e ambientali e il Ministero della Pubblica Istruzione recita testualmente: “Gli oneri relativi al funzionamento dei Servizi Educativi presso le Soprintendenze (..) graveranno su specifici capitoli di bilancio del Ministero per i Beni Culturali. L’art. 2 dice “ L’Istituendo Centro Nazionale per i Servizi Educativi del Museo e del Territorio fornirà il supporto necessario di informazione, consulenza assistenza e monitoraggio.”

PART 3:

ANALISI DELLA SITUAZIONE ECONOMICO- FINANZIARIA: Il Museo Civico “ A. Giacomelli” afferisce direttamente all’Ufficio Beni Culturali del Comune di

Montagnana e da esso è gestito direttamente e finanziato per ciò che riguarda le spese della struttura ospitante, le collezioni dal punto di vista della tutela e conservazione, l’allestimento museale (i cui pannelli didattici e didascalie sono stati messi a punto dalla Soprintendenza della Regione Veneto); per ciò che riguarda la sicurezza e le relative assicurazioni. Il servizio di biglietteria e Bookshop è dato in concessione all’Associazione Pro Loco di Montagnana, il personale di guardia alle sale dal mercoledì al venerdì è lo stesso della Biblioteca Civica, anch’essa ubicata in Caste San Zeno a Montagnana (stipendiato dal Comune), mentre nei giorni prefestivi e festivi è affidato ai volontari della Pro Loco.

Il Rendiconto annuale del Comune negli anni 2005/2006/2007 giustifica le spese affrontate per il Settore 5 – Beni Culturali, e per il Settore 7 – Turismo attraverso tabelle di verifica e le Relazioni annuali dei capi aerea sulle attività svolte.28

28 Disponibili in Allegato nella loro versione sintetica.

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Rendiconto gestione esercizio

2005 2006 2007

Spese Comune di Montagnana 12.586.123,39 € 12.783.600,00 € 9.219.533,00 € Spese Settore 5 - Beni Culturali 294.304,00 € 302.974,00 € 326.491,00 € Spese Settore 7 - Turismo 101.913,00€ 104.607,00 € 83.885,00 €

0

2000000

4000000

6000000

8000000

10000000

12000000

14000000

EURO SPESI

ANNO

RAPPORTI DI SPESA 2005/2006/2007

2 2

La spesa percentuale affrontata dal Comune per l’intero settore dei Beni culturali è pari a circa il 2% del totale, il settore turismo riceve un altro 1% negli anni 2005/2006, la percentuale aumenta di un punto se si considera il rendiconto 2007 ma solo perché la spesa totale diminuisce mentre i finanziamenti ai beni Culturali e al turismo restano invariati. Ogni cittadino montagnanese spende per il proprio settore culturale circa 31 euro l’anno ( media dei tre anni considerati) e circa 11 euro per il settore turismo. A fronte di un finanziamento complessivo ai Beni Cultural di 302.974 euro la Pro Loco ha ricevuto per l’attivazioni dei Servizi Educativi del Museo 4.500 €, un altro finanziamento era stato concesso nel 2002 sempre solo per i Servizi Educativi dell’ammontare di 400 euro. Durante il 2007 l’oculata gestione del Coordinatore Guide turistiche Pro Loco ha saputo risparmiare circa la metà del finanziamento, nonostante l’attivazione di sei nuovi laboratori e un incremento di visite stimato al 150% in più nell’anno scolastico 2007/2008 confronto all’anno precedente.

Il Settore culturale ha così suddiviso i contributi destinatigli dal comune (dati rendiconti gestione esercizio del triennio considerato):

Rendiconto gestione esercizio Settore 5- Beni culturali

2005 2006 2007

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Personale (2 unità)

55.118,00 56.366,00 60.000,00 Personale in convenzione 17.351,00 13.277,00 15.523,00 Acquisto libri e abbonamenti 5.991,00 4.715,00 4.955,00 Acquisto beni di consumo 73.668,00 66.133,00 3.801,00 Spese per convegni mostre conferenze ed eventi 55.033,00 39.281,00 60.660,00 Prestazione servizi 41.500,00 45.900,00 98.993,00 Interessi passivi e oneri finanziari 5.793,00 3.802,00 1.679,00 Contributi 39.850,00 73.500,00 80.880,00 Totale Spese 294.304,00 302.974,00 326.491,00 Questi sono i rapporti di spesa del Settore andare più in dettaglio per determinare quanto

effettivamente venga devoluto al museo e alle sue attività non è stato possibile più per questioni di tempo e pazienza che per mancanza di dati. Si evince da questi rapporti che la struttura museale sebbene molto costosa non è la voce di spesa principale del Settore beni Culturali anche perché credo che la struttura sia da considerare appartenente al patrimonio e quindi afferente ad un altro settore. Altri dati interessanti possono essere reperiti dalle Relazione dei Capi area dei lavori pubblici per il trienno 2005/2007; purtroppo i Piani Risorse e Obbiettivi (ex-PEG) del 2005/2007 sono in corso di rilegatura quindi non ancora disponibili. Si conta di integrare i dati al più presto per fare un bilancio preciso dei costi del Museo.

CRITICITA’: Le criticità di questo Business Plan sono innumerevoli, in primis non è un vero Business Plan

dal momento che manca tutta la parte di stima dei risultati attesi dai progetti e le tempistiche di realizzazione dei progetti stessi. Inoltre questo lavoro di troppo ampio respiro talvolta si scosta dalla realtà effettiva in cui dovrebbe concretizzarsi, in cui l’interesse al Museo è spesso aleatorio e il massimo dell’entusiasmo manifestato dalle Istituzioni e Associazioni è l’indifferenza.

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Ipotesi di pianificazione strategica del Sistema Museale dell’Università di Bologna (Cristina Caretti) OBIETTIVI La scelta di dedicare questo lavoro al tema della pianificazione strategica di un’organizzazione quale il Sistema Museale dell’Università di Bologna nasce dalla personale esigenza di proporre un percorso che, attraverso l’applicazione delle logiche manageriali e di economia aziendale, possa condurre al superamento di una gestione dell’organizzazione incentrata sul raggiungimento di risultati a breve termine e offrire l’opportunità di riflettere sull’identità attuale dei musei universitari bolognesi per proiettarla nelle sue realizzazioni future. L’Ateneo di Bologna, in linea con gli obblighi normativi, ha fatto della pianificazione strategica una chiara scelta gestionale, considerandola un’importante occasione di miglioramento organizzativo e “... una bussola per orientare le scelte di ogni settore, di ogni area, di ogni struttura.”. Le università stanno fronteggiando un periodo di profondo mutamento e il Sistema Museale, centro di servizi con autonomia amministrativa e contabile, è parte integrante di questa dinamica realtà e ha il dovere di chiedersi che posizione occupa nell’Organizzazione complessiva dell’Ateneo. Cercherò di esplorare l’ambiente all’interno del quale i musei universitari operano per individuare le opportunità e le minacce emergenti. Successivamente, prenderò in esame le competenze e le capacità distintive proprie del Sistema Museale sotto i profili operativi, strutturali e di impiego delle risorse al fine di poter fornire una rappresentazione dei punti di forza e di debolezza che lo caratterizzano. Utilizzando la matrice S.W.O.T proporrò soluzioni in grado di sfruttare i punti di forza per difendersi dalle minacce esterne e individuare strumenti utili per evitare che queste stesse minacce acuiscano i punti di debolezza. Le collezioni storico scientifiche custodite dall’Università di Bologna costituiscono una testimonianza straordinaria per la storia della scienza e del pensiero scientifico dal XVI secolo ai giorni nostri e il Sistema Museale da anni ne promuove, secondo quanto previsto dallo Statuto d’Ateneo, la tutela e la valorizzazione. Le origini, la consistenza e la natura di questo patrimonio sono sinteticamente illustrate nella pubblicazione che allego o reperibili agli indirizzi http://www.sma.unibo.it e http://www.museopalazzopoggi.unibo.it IL CONTESTO DI RIFERIMENTO E LA SITUAZIONE ATTUALE I valori, i principi guida del S.M.A. sono enunciati nel suo Regolamento di costituzione e funzionamento: “Il Sistema Museale di Ateneo sostiene e promuovere le strutture museali ed archivistiche nello svolgimento dei loro compiti istituzionali di ricerca scientifica, di promozione della cultura, di conservazione, restauro, catalogazione ed ostensione di reperti, documenti e cimeli, di incremento delle collezioni, di attività espositiva, di sostegno all’attività didattica dell’Università e delle scuole di ogni ordine e grado. Obiettivo del S.M.A. è la progressiva integrazione del complesso dei Musei ed Archivi universitari, allo scopo di ottimizzare l’uso delle risorse, nonché di costruire un itinerario ideale che colleghi lungo un’unica traccia le multiformi espressioni della memoria storica e della ricerca in atto". Afferiscono alla Struttura il Museo virtuale del IX Centenario, il Museo della Specola, l’Archivio del Dipartimento di Astronomia, il complesso museale di Via Selmi con i Musei di Zoologia, Anatomia Comparata e Antropologia, l’Orto Botanico, l’Erbario e il Museo Botanico, il Museo di Fisica, i Musei di Geologia e Mineralogia, il Museo delle Cere Anatomiche, i musei e le raccolte della Facoltà di Medicina Veterinaria, il Museo dell’Informatica. Hanno chiesto l’afferenza l’Orto Agrario e il nuovo Museo di Chimica “G. Ciamician”. - ORGANIZZAZIONE Il Regolamento prevede un organo monocratico, il Direttore, nominato tra il personale docente dal Rettore su proposta del S.M.A., cui compete la rappresentanza della struttura e la realizzazione delle attività sulla base dei programmi e progetti deliberati dai due organi collegiali, il Comitato di Gestione (organo eventuale composto da tre membri, non insediato) e il Comitato Tecnico-Scientifico. Il Comitato Tecnico Scientifico è costituito dal Direttore che lo presiede, dai Responsabili delle strutture museali e da esperti cooptati, in numero non superiore a tre. Il Comitato Tecnico Scientifico ha il compito di definire le linee generali di sviluppo del S.M.A;

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approvare il bilancio preventivo ed il conto consuntivo; deliberare l’adesione a convenzioni e progetti territoriali, regionali, nazionali, comunitari, internazionali; esprimersi sulla correttezza scientifica e museologica delle convenzioni a cui il S.M.A. partecipa; stabilire i criteri per l’utilizzazione delle risorse; definire l’orario minimo di apertura al pubblico delle strutture museali afferenti; designare il Direttore e proporne al Rettore la nomina. Il Segretario Amministrativo, nel rispetto delle funzioni attribuitigli dalla Legge e dalle norme di applicazione dello Statuto di Ateneo, prende parte alle sedute con funzione consultiva e di verbalizzazione. - ATTIVITA’ - Didattica museale – Dal 1987, a fronte di una specifica convenzione sottoscritta con il Comune di Bologna, prestano servizio nei principali musei universitari insegnanti di scuola primaria (attualmente 18 unità). Nell’anno scolastico 2007-2008 oltre 40.000 alunni hanno frequentato le aule istituite nei musei di Zoologia, Anatomia Comparata, Antropologia, Palazzo Poggi, Specola, Geologia, Orto Botanico. L’approccio alle collezioni è quindi mediato da operatori culturali con specifica competenze pedagogiche e si configura come parte integrante della formazione scolastica. Il personale distaccato presso il laboratorio informatico predispone sussidi multimediali interattivi a supporto di queste attività. - Servizi al pubblico - Dall’ottobre 2006 grazie al contributo dei volontari in servizio civile è possibile garantire l’apertura al pubblico anche il sabato e nei giorni festivi. Numerose sono le attività di divulgazione scientifica e storico-scientifica rivolte alle diverse fasce di utenza (pubblico generico, famiglie e turisti): i corsi per bambini di cartonage, terre cotte, disegno libero organizzati nel complesso museale di Via Selmi 3, il corso di disegno per adulti sulle piante officinali, le iniziative divulgative e ludico-didattiche promosse al Museo di Geologia: “Il Sabato del Cappellini”, “La Tombola dei dinosauri” (con l’ausilio di un maxi schermo i bambini possono conoscere i rettili più famosi della storia) e “A nanna con Dino”, una notte in museo sotto la pancia del Diplodoco. - Progetti specifici. Ricerca – Nel corso del 2007 lo S.M.A. ha potuto contare sul contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna a sostegno dei progetti “Attività di Educazione ambientale pensata per le scuole” e “Congresso Internazionale per le celebrazioni Linneane”, sul finanziamento MIUR (accertato nel dicembre 2006) deliberato quale contributo al progetto “Multimedialità per la diffusione della cultura scientifica” presentato nell’ambito della Legge 6/2000 e che ha visto coinvolti i Musei di Geologia e Fisica, su un ulteriore contributo della Fondazione del Monte a favore delle iniziative promosse dal Museo delle Cere Anatomiche “L. Cattaneo” nell’ambito del secondo centenario della nascita di Luigi Calori. L’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna ha poi co-finanziato le attività di divulgazione storico-scientifica intraprese in collaborazione con l’Associazione Collegio di Cina nell’ambito del progetto “Medicine and Life Sciences in Pavia and Bologna: History and Legacy. Tongji University, Shanghai”. - Attività editoriale – Nel corso del 2007 sono stati realizzati i seguenti volumi: Luigi Calori. Una vita dedicata alla scienza. Medimond edizioni; Medicine and life sciences in Pavia and Bologna: history and legacy (bilingue inglese e cinese); Bologna. Il Museo della Specola. Editrice compositori (bilingue italiano e inglese); Museo del IX Centenario. DVD Video. Eurovideo (multilingue); La Patologia veterinaria nel museo “Alessandrini – Ercolani” dell’Università di Bologna. Bononia University Press (bilingue italiano e inglese).

Calcolo dell'incremento degli orari di apertura al pubblico dei principali musei dovuto alla presenza dei volontari

MUSEI 2005 2007 (nr. 27 volontari) INCREMENTO IN NR. ORE

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lunedì- venerdì

sabato-domenica

lunedì-domenica

lunedì- venerdì

sabato-domenica

lunedì-domenica

lunedì- venerdì

sabato-domenica

lunedì-domenic

a

Palazzo Poggi* 20 12 32 20 12 32 0 0 0

Specola 8,5 5 13,5 20 12 32 12 7 19

Zoologia* 45 16 61 47,5 16 63,5 3 0 3

Anatomia Comparata 15 chiuso 15 29 6 35 14 6 20

Antropologia 20 chiuso 20 35 6 41 15 6 21

Mineralogia "Bombicci" 20 chiuso 24 20 4 24 0 4 0

Geologico "Capellini" 17,5 chiuso 17,5 17,5 16 33,5 0 16 16

Orto Botanico 35 5 40 35 5 40 0 0 0

Erbario 20 chiuso 20 20 4 24 0 4 4

Fisica ** 17,5 chiuso 20 17,5 3,5 21 0 4 1

Cere Anatomiche "L.Cattaneo" 20 chiuso 20 27,5 0 27,5 8 0 8

Anatomia degli animali domestici Chiuso 30 0 30 30 0 30

TOTALE GENERALE ORE 238,5 38 283 319 84,5 403,5 80,5 47 121 INCREMENTO TOTALE IN % 33,8% 122,4% 42,6%

* L’apertura al pubblico in assenza di volontari in servizio civile era affidata ad agenzia di servizi. ** Ci si riferisce alla sola apertura dell’aula didattica poiché il museo è chiuso per ristrutturazione. - PERSONALE Il personale docente, Responsabile di museo, afferisce ai singoli dipartimenti. Personale tecnico amministrativo: nr. 17 unità complessivamente. Personale insegnante di scuola primaria: nr. 18 (l’Ateneo sostiene il 50% dei loro costi stipendiali, secondo quanto previsto nel “Protocollo d’Intesa tra l’Università ed il Comune di Bologna relativo allo sviluppo edilizio dell’Ateneo ed ai servizi agli studenti”), nr. 1 unità di categoria C (operatore culturale). Volontari in Servizio Civile: nr. 27 (progetto approvato dall’Ufficio Nazionale Servizio Civile nell’agosto 2007) relativamente al periodo dicembre 2007 – novembre 2008. Studenti part-time: nr. 43 per Anno Accademico (150 ore L. 390/91 “Diritto allo Studio”). Uffici amministrativi: Nr. 1 unità Responsabile gestionale – Area Tecnica Nr. 1 unità cat. D Area Amministrativo – Gestionale Nr. 1 unità cat. C Area Tecnica Nr. 1 unità cat. B Area Amministrativa Nr. 1 unità cat. B Area Servizi Generali Nr. 1 unità cat. C Operatore culturale. Comune di Bologna Nr. 2 volontari in servizio civile Museo virtuale del IX Centenario: Nr. 1 unità cat. D Area Tecnica Museo della Specola: Nr. 4 unità personale insegnate (le attività didattiche sono in comune con il Museo di Palazzo Poggi) Nr. 2 volontari in servizio civile (a cui si aggiungono 3 unità in Palazzo Poggi) Laboratorio informatico delle aule didattiche: Nr. 1 unità cat. B Area Servizi Generali Nr. 5 unità personale insegnate, nr. 1 volontario in servizio civile Museo di Zoologia: Nr. 2 unità personale insegnate, nr. 3 volontari in servizio civile Museo di Anatomia Comparata: Nr. 1 unità personale insegnate, nr. 2 volontari in servizio civile Museo di Antropologia: Nr. 1 unità personale insegnate, nr. 2 volontari in servizio civile

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Museo Geologico “G. Capellini”: Nr. 1 unità cat. EP Area Tecnica (curatore) Nr. 1 unità cat. B Area Servizi Generali Nr. 2 unità personale insegnate, nr. 3 volontari in servizio civile Museo di Mineralogia “L. Bombicci”: Nr. 1 volontari in servizio civile Orto Botanico: Nr. 2 unità cat. B Area Servizi Generali Nr. 4 unità cat C Area Tecnica Nr. 1 unità cat EP Area Tecnica (curatore) Nr. 3 unità personale insegnate, nr. 2 volontari in servizio civile Erbario e Museo Botanico: Nr. 1 unità cat. D Area Tecnica (curatore) Nr. 2 volontari in servizio civile Museo delle Cere Anatomiche “L. Cattaneo”: Nr. 2 volontari in servizio civile Museo di Fisica: Nr. 1 volontario in servizio civile Museo di Anatomia degli Animali domestici: Nr. 1 volontario in servizio civile - SPAZI: Sede Amministrativa mq. 191 Museo della Specola mq. 230 Museo di Zoologia mq. 3.140 Museo di Anat. Comp. mq. 1.000 Museo di Antropologia mq. 647 Erbario - M. Botanico mq. 150 Museo di Geologia mq. 1.487 Museo di Mineralogia mq. 1.032 M. di Anatomia Umana mq. 186 M. Animali domestici mq. 217 M. Anat. Patol. Vet. mq. 300 Laboratorio informatico mq. 89 Totale mq. 8.669 Orto Botanico (superficie esterna) 2 ettari RENDICONTO FINANZIARIO 2007 – DATI DI SINTESI I dati rappresentati nel rendiconto finanziario dell’esercizio 2007 (il secondo ad essere predisposto secondo il principio di competenza) sono la sintesi di un bilancio così strutturato: - A.52 Sistema Museale d’Ateneo: fondi destinati a coprire le spese generali (utenze, pulizie, part-time studentesco), quelle proprie del laboratorio informatico delle aule didattiche e degli uffici amministrativi, nonché quelle da sostenersi per la realizzazione di iniziative specifiche comuni a più musei; - 16 Centri di Responsabilità, corrispondenti alle 16 strutture afferenti; - Progetti specifici. Tabella dimostrativa dell’avanzo di amministrazione al 31.12.2007 (Progetti specifici + CDR) Avanzo di amministrazione anno precedente 671.829,10 +

Accertamenti anno in corso 244.687,96

Impegni anno in corso 350.830,10

-106.142,14 +

Variazione residui attivi 0,00

Variazione residui passivi 600,03

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600,03 +

TOTALE AVANZO DI AMMINISTRAZIONE LORDO (comprensivo dei riporti) 566.286,99 -

Di cui

- Somme vincolate riportate all’esercizio successivo 271.316,01 -

- Somme utilizzate per il pareggio E.F. 2008 191.309,80 -

AVANZO DI AMMINISTRAZIONE NETTO 103.661,18 =

ENTRATE CORRENTI

CONTRIBUTI DELL'ATENEO Contributi ordinari 96.000,00 Finanziamento part-time studentesco* 48.375,00

CONTRIBUTI DA ENTI PUBBLICI Regione Emilia-Romagna 7.500,00

CONTRIBUTI DA PRIVATI Fondazione Del Monte 63.000,00

ATTIVITA' COMMERCIALE Vendita opuscoli e pubblicazioni 3.662,45 Riscossioni IVA 591,59 Riscossioni conguaglio IVA 2.904,01

RECUPERI E RIMBORSI Cessione a Facoltà copie pubblicazione 3.000,00

REDDITI E PROVENTI Interessi attivi 6.391,44

ENTRATE IN CONTO CAPITALE RICERCA FINANZIATA DAL MUR 10.000,00

PARTITE DI GIRO 3.263,47

TOTALE ACCERTAMENTI 2007 244.687,96

SPESE CORRENTI **

Convegni e ralazioni pubbliche 5.545,72 Attività editoriale 31.375,20

Altre spese per attività istituzionali (quote associative, missioni, attività web, formazione personale) 24.786,09 Acquisto beni e servizi 53.141,25 Spese telefoniche 2.482,85 Gestione spazi (pulizie, manutenzioni ordinarie locali) 21.844,40 Part-time studentesco* 57.412,50 Spese attività commerciali 3.337,66

SPESE IN CONTO CAPITALE

Acquisto attrezzature e mobili, manutenzioni straordinarie 64.984,29

Materiale bibliografico, acquisto e restauro arredi antichi e collezioni 16.073,09

PROGETTI SPECIFICI

Celebrazioni dedicate a Luigi Calori 12.714,35 Celebrazioni Linneane 22.032,83 MUR - Multimedialità per la diffusione della cultura Scientifica 31.836,40

PARTITE DI GIRO 3.263,47

TOTALE IMPEGNI 2007 350.830,10 * dal prossimo esercizio finanziario l'Area del Diritto allo Studio non trasferirà più i fondi necessari alla liquidazione del part-time studentesco, provvedendo direttamente ai pagamenti. ** sono escluse le spese per il personale strutturato e le principali utenze (a carico dell'Amministrazione generale).

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METODOLOGIA Il lavoro è stato sviluppato secondo un modello teorico che, partendo dalla definizione di Missione, Visione e valori dell’Organizzazione, si struttura nelle quattro fasi di diagnosi, progettazione, attuazione del piano e monitoraggio. La logica seguita è stata quella dell’analisi S.W.O.T, secondo le quattro prospettive delle minacce, delle opportunità, dei punti di forza e dei punti di debolezza. L’attenzione è focalizzata sulla sola fase di diagnosi, sebbene siano presenti riferimenti alla successiva fase progettuale. Vision e Mission I valori, i principi guida del S.M.A. sono enunciati nel suo Regolamento di costituzione e funzionamento: “Il Sistema Museale di Ateneo sostiene e promuove le strutture museali ed archivistiche nello svolgimento dei loro compiti istituzionali di ricerca scientifica, di promozione della cultura, di conservazione, restauro, catalogazione ed ostensione di reperti, documenti e cimeli, di incremento delle collezioni, di attività espositiva, di sostegno all’attività didattica dell’Università e delle scuole di ogni ordine. Obiettivo del S.M.A. è la progressiva integrazione del complesso dei Musei ed Archivi universitari, allo scopo di ottimizzare l’uso delle risorse, nonché di costruire un itinerario ideale che colleghi lungo un’unica traccia le multiformi espressioni della memoria storica e della ricerca in atto.” Il S.M.A. ha il compito di: curare la conservazione del patrimonio museale dell’Ateneo promuovere e sostenere i progetti di sviluppo museale, anche in nuove sedi curare e coordinare le attività espositive permanenti e le esibizioni temporanee promuovere e sostenere i programmi di nuove acquisizioni e di restauro di reperti promuovere e sostenere i programmi di catalogazione delle collezioni curare la produzione di cataloghi ed altre pubblicazioni museologiche, sia scientifiche che divulgative promuovere e coordinare l’attività didattica in ordine alla conoscenza del patrimonio museale rivolta alle scuole di ogni ordine e grado promuovere e curare la partecipazione dell’Università a progetti museologici locali, regionali, nazionali, comunitari e internazionali organizzare la formazione del personale necessario alla realizzazione di queste finalità in conformità al piano di formazione approvato dagli Organi Accademici per il personale in servizio fornire, nel limite delle risorse affidategli, la migliore assistenza ai musei ed agli archivi dell’Ateneo. Ritengo necessario riportare la definizione di Museo elaborata da ICOM (International Council of Museums) nel 1996: “Un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto” perché racchiude e sintetizza gli obiettivi che il S.M.A. ha in questi anni perseguito. Mappatura degli stakeholder Visitatori. 78.000 presenze. Nell’anno scolastico 2007/2008 43.000 ragazzi hanno usufruito dei servizi didattici offerti (4% scuole materne, 61% scuole primarie, 24% scuole medie di I° grado, 11% scuole medie di II° grado). Il numero dei visitatori individuali è stimato in 35.000, sarebbe comunque opportuno disporre di dati analitici, la voce comprende infatti cultori della materia, turisti,

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famiglie, circoli aziendali, studenti universitari. L’apertura anche pomeridiana, il sabato e la domenica ha notevolmente incrementato il numero di questa fascia di utenza. Occorre creare sempre nuove occasioni di incontro e confronto, anche su specifiche tematiche di attualità legate all’ambiente. Organi Accademici. Deliberano la destinazione delle risorse (umane e finanziarie) alle Strutture e, quindi, ai loro intendimenti si deve porre la massima attenzione. Il Piano strategico d’Ateneo 2007-2009 articola la mission dell’Università di Bologna secondo quattro prospettive: ricerca, formazione, risorse umane e responsabilità sociale. E’ in quest’ultima prospettiva che le Autorità collocano lo S.M.A, le cui spese gravano sul Settore “Cultura e Comunicazione” che conta la presenza di Archivio Storico, Museo di Palazzo Poggi, Direzione Cultura e Comunicazione, Fondazione “Federico Zeri” e Osservatorio “Magna Carta”. Dipartimenti. I musei universitari sono nati con la discipline scientifiche di riferimento ed è inscindibile la relazione tra le collezioni e gli scienziati che le hanno raccolte a fini di studio e ricerca. Tuttora forte è il legame che unisce i singoli docenti al “loro” museo. Se molto è stato fatto dal S.M.A. per fare uscire il museo universitario dal solo ambito accademico e aprirlo all’intera comunità, occorre oggi restituire valore proprio all’aspetto originario che ha reso possibile la nascita, la crescita e la conservazione delle raccolte e forte è la spinta al cambiamento in questa direzione. A ciò si aggiunge che la maggior parte delle collezioni, inventariate nei registri delle strutture scientifiche di riferimento, sono collocate in edifici dipartimentali. Facoltà. I musei possono essere sedi di tirocini curriculari e/o post-laurea. I contenuti delle singole collezioni consentono studi in diversi settori scientifico disciplinari (Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali; Lettere e Filosofia; Medicina Veterinaria; Scienze della Formazione, ecc). L’esperienza maturata in questi anni dal S.M.A. nella didattica museale consente inoltre di collaborare alla realizzazione di progetti di ampio respiro promossi dalla Facoltà di Scienze della Formazione che di recente ha costituito al suo interno proprio un Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio. Strutture d’Ateneo appartenenti al Settore Cultura. Archivio Storico e Museo di Palazzo Poggi, pur attuando programmi e progetti nell’ambito della loro autonomia amministrativa-contabile e sulla base delle riscorse finanziarie e umane di cui dispongono, afferiscono al S.M.A. e sono rappresentati negli organi collegiali della Struttura. Altre strutture di servizio. Area della Ricerca, Servizio Portale d’Ateneo, Centro di sviluppo dei servizi informatici, Area dei Contratti, Area della Ragioneria. Queste realtà, in fase di profonda riorganizzazione, secondo le linee del Piano strategico 2007-2009 dell’Università, mettono a disposizione le loro competenze specifiche sulla base di programmi comuni. Dipendenti. Se è nella condivisione dei valori di fondo dell’Istituzione da parte dei dipendenti che si costruisce una fattiva cultura aziendale, occorre porre in atto misure che consentano la valorizzazione delle professionalità esistenti e favoriscano la partecipazione alle scelte gestionali operate dalla Direzione. Ufficio Nazionale Servizio Civile: valuta annualmente il progetto presentato dalla struttura per poter disporre di volontari in servizio civile (nel corrente mese di maggio ha approvato il finanziamento di 31 unità di personale volontario per il periodo ottobre 2008-settembre 2009). Il S.M.A. può contare su questa importante risorsa dall’ottobre 2006. Volontari in servizio civile. Questi giovani hanno scelto di fare un’esperienza di cittadinanza attiva nei musei universitari sulla base del programma formativo e di crescita professionale e umana che il S.M.A. ha garantito loro nel progetto approvato dall’Ufficio Nazionale Servizio Civile. Occorre rispettare l’impegno preso, sia per limitare le rinunce sia per evitare feedback negativi. Volontari Associazione Inpdap Oltre: nr. 15 unità di personale volontario costituito da dipendenti pubblici in pensione da alcuni mesi collaborano all’apertura dei musei il sabato e alla domenica. Si tratta di una risorsa preziosa e le motivazioni che hanno spinto questi cittadini a scegliere di dedicare parte del loro tempo libero ai nostri musei devono essere soddisfatte. Comune di Bologna. Secondo l’accordo di programma tra Università e Comune nr. 18 unità di personale insegnante comunale prestano servizio nei principali musei universitari a cui si aggiunge nr. 1 unità di cat. C, operatore culturale (l’Università sostiene il 50% del costo stipendiale). Finanziatori esterni (pubblici e privati): MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, ecc.

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LA SWOT ANALYSIS Punti di forza - Ricchezza e unicità del patrimonio storico scientifico custodito nei musei universitari. Vicinanza spaziale delle principali sedi museali. Il complesso dei musei e delle raccolte non solo testimoni dell’evoluzione del pensiero scientifico, ma si configurano come efficaci strumenti per comunicare un ideale di scienza prezioso per affrontare i problemi legati alla conservazione del nostro pianeta e dei suoi abitanti. Con l’eccezione dei musei della Facoltà di Medicina Veterinaria, ubicati nella sede della Facoltà medesima ad Ozzano dell’Emilia, tutte le collezioni sono allestite in edifici della zona universitaria compresa tra Via Irnerio e Via Selmi. L’itinerario ideale che collega in chiave storica musei e raccolte trova quindi corrispondenza nella contiguità fisica delle strutture. - Forte legame con gli enti locali In sinergia con il Settore Cultura del Comune di Bologna e l’Assessorato alla Cultura della Provincia vengono realizzati opuscoli e guide al sistema dei musei cittadini e provinciali. - Radicamento nel sistema scolastico locale. I percorsi didattici proposti dalle sezioni didattiche istituite nei principali musei universitari sono oltre 70 e consentono agli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado di coniugare le attività svolte in classe con la visita alle collezioni che nella specifica realtà dei musei universitari e civici bolognesi sono parte integrante dei programmi curriculari. - Orari di apertura estesi al sabato e alla domenica e, in media, pari a 36 ore a settimana. Si tratta di un importante risultato raggiunto grazie alla scelta di investire sui volontari in servizio civile. - Attività specifiche capaci di coinvolgere le diverse fasce di utenza I destinatari di queste iniziative sono visitatori individuali e nuclei familiari. Mentre i più piccoli vengono coinvolti in attività ludico-didattiche pensate appositamente per loro, i genitori possono partecipare ad incontri tematici divulgativi dedicati alla storia del pensiero scientifico, alle scienze delle terra, alla biodiversità. - Condivisione da parte di interlocutori esterni (fondazioni bancarie cittadine, associazioni di categorie) della politica culturale fatta propria dal S.M.A. e rivolta alla collettività. Da alcuni anni l’Associazione Commercianti sostiene finanziariamente iniziative culturali volte a rivitalizzare la zona universitaria e, più in generale, il centro storico. Fondazioni bancarie cittadine e associazioni di categoria hanno nel corso del 2007 risposto in modo positivo alle richieste di finanziamento che lo S.M.A. ha inoltrato loro sulla base di specifici progetti. I contributi ricevuti hanno peraltro consentito studi e ricerche sui materiali, l’allestimento di mostre temporanee e la pubblicazione di cataloghi. - Autonomia amministrativa contabile L’autonomia amministrativa contabile consente non solo di allocare le risorse finanziarie (contributi d’Ateneo, contributi di enti esterni, entrate da attività commerciale) secondo le scelte gestionali degli organi collegiali della Struttura, ma anche di attuare una politica di fund raising mirata. Di competenza dell’Ateneo è invece la definizione della pianta organica e le spese stipendiali per il personale. Punti di debolezza - Organizzazione priva di un coerente sistema delle responsabilità. Il Regolamento dello S.M.A, in vigore dal 1997, è strutturato allo scopo di garantire la partecipazione attiva di tutte le componenti istituzionali coinvolte nel funzionamento della struttura. Esso non distingue tra responsabilità “politiche” e responsabilità “gestionali”, principio vigente nella Pubblica Amministrazione dal 2001 (D. Lgs. 165/2001). Da segnalare che con l’entrata in vigore del Nuovo Regolamento per le Spese in Economia (marzo 2008) l’Università ha inteso superare le lacune regolamentari di molte strutture assegnando alla figura del Segretario Amministrativo, funzionario con competenze gestionali e amministrative, sia la responsabilità di dare attuazione alle scelte politiche degli organi sia la responsabilità sui procedimenti posti in essere per realizzarle. Occorre recepire a livello regolamentare le nuove disposizioni.

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- Figura di direttore di museo “non istituzionalizzata” Il Responsabile di museo, secondo quanto previsto dal Regolamento di costituzione e funzionamento del SMA, è designato dalla struttura dipartimentale cui il museo è collegato. Questa figura, generalmente un rappresentante del corpo docente impegnato nella ricerca e nella didattica della disciplina di riferimento, esercita poteri di controllo sull’attività del personale, risponde della conservazione delle collezioni, è preposto alla sicurezza. Ha compiti di grande responsabilità che svolge però nell’ambito di un doppio incarico. - Sottodimensionamento dell’organico L’autonomia amministrativa e contabile implica l’assunzione di oneri gestionali e di attività specifiche: bilancio finanziario (preventivo, gestione, consuntivo), predisposizione e/o gestione progetti, supporto tecnico e operativo alle iniziative poste in essere dai musei afferenti, verbali organi collegiali, decreti del direttore, circolari, gestione personale afferente (presenze, permessi, malattie, buoni pasto, indennità), tutoraggio volontari in servizio civile, inventario beni mobili, gestione e liquidazione studenti part-time, protocollo, gestione entrate e spese (incassi, ordini, contratti, pagamenti fatture, missioni, fondo economale), gestione rapporti con l’Istituto cassiere, gestione vendite materiali didattici e pubblicazioni, ecc. Risulta evidente che con l’organico della segreteria amministrativa (si veda sezione “Personale” pag. 3) è difficile sostenere con efficacia azioni specifiche collegate alle mutevoli dinamiche che coinvolgono l’organizzazione e di cui il S.M.A. intende essere parte attiva. Conservatori. Tra le strutture afferenti solo l’Erbario, l’Orto Botanico e il Museo Geologico “G. Capellini” dispongono di personale tecnico di elevata competenza scientifica. Personale di custodia. Solo il Museo Geologico “G. Capellini” ha in organico un’unità di personale di categoria B. Nelle altre realtà il controllo degli accessi coincide con quello posto in essere dai dipartimenti o e affidato agli studenti part-time e ai volontari in servizio civile. - Sistema contabile e gestione delle risorse economiche Il Bilancio, secondo quanto previsto dallo Statuto d’Ateneo, è redatto secondo il principio della competenza finanziaria ed è strutturato in 16 Centri di Responsabilità (corrispondenti ai musei afferenti) e in Progetti. Il capitolo ne è l’unità elementare, le scritture contabili si articolano in un bilancio annuale di previsione e in un conto consuntivo, le entrate e le spese sono classificate in titoli e categorie. Le risorse finanziarie allocate alla Segreteria amministrativa coprono le spese generali (utenze, pulizie, part-time studentesco), quelle proprie del laboratorio informatico delle aule didattiche e degli uffici amministrativi, nonché quelle da sostenersi per la realizzazione di iniziative specifiche comuni a più musei. Risulta urgente ridefinire il sistema di allocazione delle risorse fra i 16 centri di responsabilità autonomi che sino ad oggi ha caratterizzato la struttura, eccessivamente frammentato per consentire una programmazione organica e centralizzata delle attività. Inoltre la ripartizione di singole e minime dotazioni nei diversi conti contabili di ciascun Centro produce facili errori di valutazione nell’allocazione delle risorse in fase preventiva e impone frequenti storni di bilancio, peraltro non significativi a livello complessivo, che necessitano di idonea delibera e rallentano la gestione. Occorre tenere presente che la scelta a suo tempo operata di affidare ai singoli responsabili la titolarità dei fondi ordinari loro assegnati in sede di bilancio preventivo è oggi superata dal nuovo Sistema delle Responsabilità, recepito dalla normativa d’Ateneo, che individua nel Direttore di Struttura e nel Responsabile di Gestione le figure di riferimento. L’elevato ammontare dell’avanzo di amministrazione lordo è in parte dovuto a questa frammentazione, in parte è legato alla logica, condivisa dal Comitato Tecnico Scientifico, incentrata sull’opportunità di accantonare somme rilevanti per dar corso a progetti pluriennali anche di ampio respiro. Da segnalare, in relazione a tale gestione, un significativo prelievo straordinario deliberato dagli Organi Accademici a valere sul 2008 per tutte le strutture autonome e calcolato in percentuale sul risultato di amministrazione al 31.12.2006. - A livello di Ateneo è in avanzata fase di studio la revisione del piano dei conti. Il nuovo modello supera la classica distinzione tra spese correnti e in conto capitale, individua unità elementari di bilancio più ampie rispetto agli attuali capitoli rendendo più flessibile la gestione, agevola il collegamento tra le rilevazioni di contabilità finanziaria e quelle di contabilità economica attraverso la scomposizione della spesa per natura economica. L’adozione di questo nuovo strumento

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prevede la modifica del Regolamento di contabilità e l’adeguamento del sistema informativo, sarà comunque illustrato ai Responsabili gestionali delle strutture autonome nel prossimo mese di luglio. Minacce: - Riduzione dei finanziamenti ordinari da parte dell’Ateneo L’Università di Bologna sta assistendo ad una divaricazione tra risorse trasferite dal Ministero e risorse entranti dalle tasse universitarie e i crescenti impegni di spesa per mantenere la struttura esistente e la necessità di fare investimenti. Ha perciò avviato una specifica politica per la razionalizzazione delle spese. Dal 2005 ad oggi queste le risorse finanziarie trasferite al S.M.A: E. F. Assegnazione Integrazione Totale Note 2005 180.000,00 156.000,00 336.000,00 Integrazione di Euro 50.000,00 per allestimento deposito Museo di Fisica; di Euro

100.000,00 per la riqualificazione spazi e servizi espositivi; di Euro 6.000,00 per attività nel Museo Cappellini.

2006 120.000,00 0,00 120.000,00 -- 2007 96.000,00 0,00 96.000,00 Il SMA è inserito all’interno del settore “Cultura e Comunicazione” che conta la

presenza di Archivio Storico (Euro 128.000,00), Musei di Palazzo Poggi (Euro 184.000,00), Direzione Cultura e Comunicazione (Euro 503.003,84), Fond. “Federico Zeri” e Osservatorio “Magna Carta”

2008 96.000,00 0,00 96.000,00 All’interno del settore “Cultura e Comunicazione”: Archivio Storico (Euro 128.000,00), Musei di Palazzo Poggi (Euro 184.000,00), Direzione Cultura e Comunicazione (Euro 670.203,84), Fond. “Federico Zeri” e Osservatorio “Magna Carta”

- “Concorrenza” Come risulta dalla tabella sopra riportata dal 2007 in sede di bilancio preventivo l’Università ha scelto di aggregare le strutture autonome per “settore”, in prospettiva di analisi macro organizzativa. La scelta può essere considerata una “minaccia” per il sotteso rischio di omogeneizzazione di strutture con competenze specifiche e, quindi, richiede la messa in atto di azioni mirate. Come cercherò di porre successivamente in evidenza è però di forte stimolo al miglioramento gestionale. - Personale insegnante in diminuzione Le aule didattiche sono attualmente sette: Museo di Palazzo Poggi, Specola, Orto Botanico, Museo Geologico “G. Capellini”, Museo di Zoologia, Museo di Anatomia Comparata, Museo di Antropologia. Il prossimo anno andrà in pensione l’unica insegnante dell’aula di Antropologia (con conseguente sospensione del servizio) e n. 3 insegnanti del Laboratorio informatico. L’anno scorso per analogo motivo è venuta meno l’attività dell’aula di Fisica (oggi sostenuta con personale esterno). L’Assessorato Scuola, Formazione e Politiche della differenza del Comune di Bologna ha avviato di recente il progetto “Bologna città educativa” con l’obiettivo, tra gli altri, di ridisegnare il quadro dell’offerta formativa interdisciplinare. Occorre partecipare in modo attivo alle scelte che saranno effettuate. - Normativa Servizio Civile Nazionale Nel 2007 sono stati finanziati progetti per complessive 45.000 unità di cui 29.250 da destinare a progetti presentati dagli enti iscritti all’albo nazionale (l’Università di Bologna si avvale della collaborazione di ARCI Servizio Civile, ente accreditato all’albo nazionale) e 14.750 ai progetti presentati dagli enti iscritti agli albi Regioni e delle Province autonome; Nel 2008 sono stati finanziati progetti per complessive 32.053 unità (-28,77% rispetto all’anno precedente), di cui 17.309 da destinare a progetti presentati dagli enti iscritti all’albo nazionale (-40,82%) e 14.744 ai progetti presentati dagli enti iscritti agli albi Regioni e delle Province autonome (-0,04%). Non è noto se il Governo assegnerà ulteriori risorse a sostegno dei progetti esclusi dal finanziamento tra i quali il progetto presentato dal Sistema Bibliotecario d’Ateneo per il 2008-2009. Preciso che questi dati, che ho estrapolato da una prima lettura dei bandi dell’Ufficio Nazionale del Servizio Civile, devono essere meglio verificati. Ritengo comunque che debba essere operata un’analisi approfondita sia sui criteri adottati per la valutazione dei progetti sia delle dinamiche sottese alle scelte operate a livello governativo. Opportunità: - Know how professionale d’Ateneo

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Occorre tenere presente che l’Università, nell’ambito della sua politica di riorganizzazione e razionalizzazione delle risorse disponibili, può sostenere con specifiche competenze le attività progettuali di strutture autonome nel campo dell’Information Tecnology, del Fund raising, del Controllo di Gestione e della Ricerca. - Settore Cultura e comunicazione L’auspicio è che Sistema Museale, Archivio Storico e Museo di Palazzo Poggi possano condividere risorse in chiave di razionalizzazione dell’organizzazione complessiva del settore. Processi di questa natura sono già stati avviati a livello d’Ateneo, mi riferisco alla nascita del Complesso di San Giovanni in Monte e all’accorpamento dei servizi amministrativi e tecnici dei tre dipartimenti che lì hanno sede (Archeologia, Discipline Storiche, Paleografia e Medievistica). - “Bologna Città educativa” Il progetto, promosso dal Comune di Bologna con la collaborazione delle Facoltà di Scienze della Formazione, Agraria, Lettere e Filosofia, Giurisprudenza, ridisegna il sistema delle aule didattiche decentrate (70 unità di personale insegnante complessivamente), in futuro non più al servizio delle sole scuole del territorio ma aperte anche a giovani, adulti ed anziani. Da segnalare la scelta di avvalersi della collaborazione di Agenzie culturali esterne opportunamente accreditate. Particolare rilievo è posto all’esigenza di proporre esperienze educative orientate alla messa a punto di competenze critiche legate alla storia della scienza, al dibattito contemporaneo sul rapporto tra cultura e scienza, tra scienza e tecnica, tra cultura e tecnica. IPOTESI STRATEGICHE PUNTI DI FORZA OPPORTUNITA’ Ricchezza e unicità delle collezioni e vicinanza spaziale delle sedi Legame con gli enti locali Radicamento nel sistema scolastico Ampi orari di apertura al pubblico Attività specifiche rivolte alle diverse fasce di utenza Condivisione da parte di interlocutori esterne dei progetti proposti Autonomia amministrativa e contabile

Know how professionale d’Ateneo: ICT, Ricerca, Fund rising, Controllo di gestione, ecc. Settore Cultura e comunicazione (servizi comuni): Palazzo Poggi, Archivio Storico Progetto Bologna Città educativa: Comune di Bologna, Facoltà

PUNTI DI DEBOLEZZA MINACCE Organizzazione priva di un coerente sistema delle responsabilità Sottodimensionamento dell’organico Sistema contabile e gestione delle risorse economiche Figura del direttore di museo non istituzionalizzata

Riduzione dei finanziamenti dell’Ateneo “Concorrenza” interna Diminuzione personale insegnante per pensionamento Normativa Servizio Civile

I risultati dell’analisi condotta possono essere utilizzati per definire un’ipotesi strategica secondo la matrice di riferimento:

Analisi Interna Forze Debolezze

Analisi esterna

Opportunità Strategie S-O Punti di forza/Opportunità Perseguire le opportunità coerenti con i punti di forza.

Strategie W-O Punti di debolezza/Opportunità Superare i punti di debolezza per sfruttare le opportunità.

Minacce Strategie S-T Punti di forza/Minacce Sfruttare i punti di forza per difendersi dalle minacce.

Strategie W-T Punti di forza/Minacce Mettersi al riparo da minacce associate a punti deboli.

Superare i punti di debolezza per sfruttare le opportunità, mettersi al riparo da minacce associate a punti deboli - I musei universitari devono dotarsi di una struttura organizzativa e gestionale che consenta di migliorarne l’efficienza complessiva, ridurre i costi e ampliare la gamma delle azioni da perseguire per difendersi dalle minacce esterne e rispondere agli stimoli provenienti da più parti. Nel 2006 il Comitato Tecnico Scientifico dello S.M.A. ha ottenuto dagli organi accademici l’impegno di avviare un processo di aggregazione tra Sistema Museale, Museo di Palazzo Poggi e Archivio storico che, nel rispetto delle specificità delle singole strutture, potesse portare in questa direzione. A due anni di distanza altre priorità hanno impegnato l’Amministrazione generale, tra queste la definizione del

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nuovo Settore Organizzazione e Sviluppo con il compito specifico di curare analisi ed interventi nelle strutture autonome per migliorare i servizi e ridefinire i modelli organizzativo/gestionali nel rispetto dei ruoli della componente accademica e di quella tecnico-amministrativa (responsabilità di indirizzo e responsabilità di gestione). Di fronte alla riduzione dei finanziamenti ordinari, alla costante diminuzione delle dotazioni di organico (personale insegnante e tecnico-amministrativo), alle variabili esterne che condizionano i servizi di apertura, al ruolo propulsivo dato al settore della didattica museale dal Comune di Bologna, non è oggi più possibile procrastinare il cambiamento. Gli obiettivi minimi da perseguire nell’ambito della cooperazione culturale prospettata per i musei e gli archivi universitari posso essere: - Integrazione tra interventi conservativi, divulgativi ed espositivi - Potenziamento delle attività di ricerca - Potenziamento delle attività di fund Raising - Sostegno alle attività didattiche dell’Università e delle scuole primarie e secondarie - Miglioramento dei servizi - Riassetto organizzativo Non è possibile giungere a delle conclusioni generali, tuttavia occorre porre in evidenza la necessità di: - dare maggiore autorevolezza alla componente tecnica. La professionalità del conservatore in ambito universitario è scarsamente riconosciuta. I tecnici laureati, sulla base della normativa vigente e delle specifiche competenze scientifiche maturate nelle attività del museo, spesso scelgono la carriera accademica. Occorre invece che ciascun museo abbia una figura di riferimento a tempo pieno (direttore/conservatore) cui affidare la responsabilità della cura e valorizzazione delle collezioni in modo permanente. - costituire un polo di servizi integrati con l’obiettivo di razionalizzare il lavoro in relazione al perseguimento degli obiettivi, offrendo strumenti comuni utili ai musei per lo svolgimento delle attività. Il Polo potrebbe prevedere un Comitato di Direzione composto dai Direttori del Sistema Museale d’Ateneo, di Palazzo Poggi e dell’Archivio Storico, ossia dalla componente accademica cui compete la definizione delle linee di indirizzo e da un Dirigente cui compete la responsabilità di attuare le linee di indirizzo individuate dall’organo politico e la gestione del polo. DIRIGENTE DI POLO Servizio Amministrazione

Attività: gestione presenze, gestione entrate e spese, gestione contabile attività commerciale, supporto alla gestione di bilancio, inventario beni mobili.

4 unità + 1 coordinatore

Servizio Informazione e Comunicazione

Attività: aggiornamento del Portale (anche in collaborazione con il Servizio Portale d’Ateneo), Ufficio stampa (anche in collaborazione con il Settore Cultura e Comunicazione), Segreteria del Comitato di Direzione, invio circolari, comunicazioni, protocollo, servizio posta

2 unità + 1 coordinatore

Servizio Progetti – Fund raising

Attività: fornire supporto alla predisposizione di progetti capaci di attingere a nuove forme di finanziamento (anche in collaborazione con l’Area della Ricerca), monitorare le possibilità di finanziamento esistenti a livello nazionale ed internazionale, fornire assistenza ai Musei nella realizzazione di iniziative comuni (mostre, eventi speciali)

4 unità + 1 coordinatore

Servizio tecnico, gestione spazi

Attività: garantire il corretto funzionamento degli impianti tecnici (anche in collaborazione con l’Ufficio Tecnico) e informatici (anche in collaborazione con il Centro di Sviluppo dei Servizi Informatici), garantire il supporto tecnico alle attività di approvvigionamento di beni e servizi, garantire la sicurezza degli spazi (anche in collaborazione con il Servizio di Medicina del Lavoro)

2 unità + 1 coordinatore

Servizio didattica Attività: gestione bandi per borse di studio, supportare gli studenti impegnati in tirocini, supportare le attività delle aule didattiche anche in collaborazione con il Comune di Bologna

2 unità

Tot. 18 unità Si tratta naturalmente di una mera ipotesi, formulata nell’ambito del presente project work. L’analisi delle esigenze potrà essere condotta solo da un gruppo di lavoro definito a livello d’Ateneo e dovrà articolarsi in tutta la sua complessità, soprattutto in relazione alla specificità delle singole strutture e alle caratteristiche professionali delle unità di personale attualmente presenti. In tale ambito i contenuti della Carta Nazionale delle Professioni Museali possono essere considerati punti di

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riferimento “ideali” dai quali far discendere un primo assetto di base, capace di sostenere il cambiamento. Mi preme tuttavia evidenziare, al di là dei numeri proposti, che le attività sono state individuate sulla base delle esigenze emerse nell’analisi oggetto del presente lavoro. I RISULTATI OTTENUTI Il lavoro si è rivelato un’importante occasione per riflettere sulla struttura organizzativa del S.M.A (reale e potenziale), sulle procedure che si è dato (o deve darsi) per guidare, svolgere e controllare la propria attività, sui processi intesi come il modo concreto con cui vengono espletate attività e procedure. Dato il sottodimensionamento dell’organico da questa prima indagine risulta che molto è stato fatto per rispondere alle esigenze degli interlocutori sociali, soprattutto in tema di valorizzazione. Tuttavia, con le risorse di cui dispone, difficilmente lo S.M.A. sarà in grado di sostenere il cambiamento. SVILUPPI FUTURI L’auspicio è che il Governo dell’Università sostenga le istanze dei musei universitari investendo risorse nel suo personale. Solo partendo da una struttura organizzativa coerente con gli obiettivi proposti saranno possibili azioni volte a misurarne l’efficacia, intesa come capacità di raggiungere i risultati, e l’efficienza, ossia la capacità di raggiungere detti risultati nei tempi e con le risorse date.

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I Servizi Educativi del Museo della cartapesta di Lecce: analisi dei costi (Mariangela Cerbino) Premessa: Negli ultimi anni il dibattito sui musei, sulle loro funzioni, sul loro status giuridico e sui modi di gestione si è fatto sempre più serrato ed è aumentato l’interesse da parte del pubblico nei confronti di queste istituzioni. Il museo, specchio e metafora della società, sta assumendo delle trasformazioni nella sua missione, che lasciano ampio spazio ai servizi educativi nei confronti di un pubblico sempre più variegato. E’ diventato un luogo d’incontro e una presenza concreta nella cultura contemporanea. Infatti, l’ultima definizione adottata dall’ICOM fornisce la parola chiave per comprendere questa evoluzione: “Il museo è una istituzione permanente, senza scopi di lucro, al servizio della società e al suo sviluppo, aperto al pubblico e che svolge ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e de suo ambiente, le acquista, le conserva, le trasmette o più propriamente le espone a fine di studio, di educazione e di diletto”. Da mero luogo deputato alla conservazione della memoria storica, il museo diventa soprattutto un ambiente stimolante di apprendimento e di riappropriazione dell’identità storica; una realtà educativa, destinata alla pubblica fruizione e rivolta ad una molteplicità di relazioni con il mondo esterno per diventare epicentro di un compito culturale. In tal senso, si è ritenuto opportuno, svolgere un project work rivolto ai servizi educativi. Secondo la riforma scolastica in atto in Italia, la scuola primaria e secondaria devono intrattenere relazioni sempre più vitali con il territorio e le sue risorse culturali, introducendo il museo nel progetto educativo attraverso una serie di esperienze formative. La richiesta di servizi educativi e di divulgazione è dunque, crescente e sempre più esigente: si è reso pertanto necessario, presentare un insieme di offerte variegate di servizi educativi, ideate sulla base delle differenti tappe che caratterizzano il percorso formativo di un individuo, partendo dalle prime esperienze della scuola del’Infanzia, passando attraverso il primo e secondo ciclo dell’Istruzione, fino alla formazione professionale e ai licei, per arrivare alla formazione continua degli adulti. Già l’esposizione stessa và considerata una funzione educativa ma è importante sviluppare un percorso museale interattivo, in grado di analizzare il messaggio, per avvicinare i diversi pubblici ai linguaggi e alle pratiche dell’arte al fine di favorire una “abitudine” al museo, nella convinzione che una consapevole esperienza all’arte fornisca nuovi strumenti di lettura e comprensione del mondo. Il progetto analizza varie proposte di servizi educativi: percorso museale, visite guidate, pannelli illustrativi, didascalie, percorsi tematici, attività ludico-ricreative, laboratori, percorsi territoriali, mostre temporanee, conferenze e audio-guide all’interno del museo. Si propone, anche, la realizzazione di materiale cartaceo (catalogo, guida breve) da supporto per il visitatore. Contemporaneamente alla realizzazione dei servizi educativi, il progetto analizza l’analisi dei costi tenendo conto del concetto di efficacia, efficienza ed economicità. Obiettivi: Il Museo della cartapesta è un progetto finalizzato alla realizzazione di un’attività museale con connotati altamente didattici ai fini di una promozione e rivalutazione della cultura e della tradizione leccese della cartapesta. Un progetto che nasce da una nuova filosofia museale tesa a superare una visione chiusa e cristallizzata della cultura e della tradizione, con l’obbiettivo di rivitalizzare i luoghi e i valori identificativi del nostro territorio, attraverso oggetti e manufatti della cultura materiale sottratti al silenzio della memoria collettiva, in un nuovo rapporto tra il patrimonio culturale del territorio e l’utenza, tra l’opera artistico - artigianale ed il vivere quotidiano, tra il recupero del modello antico, delle capacità e delle manualità artigiane e la contemporaneità. L’idea è quella di creare non un museo concepito come solo deposito di materiali, o esposizione permanente di manufatti con la sola valenza conoscitiva ma, al contrario un contenitore inteso

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come luogo in cui applicazioni tecnico - laboratoriali e tecnologico- multimediali avanzate saranno in grado di soddisfare tre esigenze primarie:

ri-presentare la storia della cartapesta nel tempo, evidenziando la differenza tra la realtà leccese e gli altri territori;

ri-proporre mediante attività didattiche diversificate a seconda degli attori sociali interessati, la tecnica utilizzata nella lavorazione della cartapesta e le varie fasi d’esecuzione;

interazione tra il museo e il territorio.

Inoltre, l’attività del museo – laboratorio si svolgerà con l’obiettivo di promuovere quattro principali aspetti: l’indagine e la conoscenza attraverso la tradizione con tutte le sue implicazioni culturali e

antropologiche; la formazione; la comunicazione; il turismo.

Questi quattro elementi rappresentano un polo strategico soprattutto in relazione a politiche di rilancio e di promozione della cultura e della tradizione locale attraverso l’arte della cartapesta. Si prevede, inoltre, che la realizzazione del complesso museale all’interno del castello Carlo V, possa avere un impatto notevole sul territorio e sulla valorizzazione con ripercussioni e benefici sull’economia locale, intesa anche in termini di turismo. Il contesto di riferimento e la situazione attuale: La realizzazione di un museo della cartapesta a Lecce mediante l’ accordo di programma quadro tra Ministero dei Beni e Attività Culturali, Regione Puglia e Comune di Lecce, offre un momento di notevole importanza per la città che si distingue per la lavorazione e produzione di manufatti in cartapesta. Nel Salento e, per lo più a Lecce, qualificate maestranze hanno lasciato una consistente eredità di opere che ormai fanno parte della nostra storia e sono da considerare documentazione artistico - artigianale degna di considerazione e meritevole fruizione. I manufatti in cartapesta altro non sono che manifestazioni delle tradizioni, del nostro passato, in rapporto alla storia locale, ai costumi, alla fede popolare; basti pensare alle numerose figure di santi realizzate nel rispetto di antiche iconografie, che si sono tramandate nel corso dei secoli, alle figure caricaturali, documenti di usi e costumi popolari. Abbiamo, dunque, il dovere di conservare tali testimonianze artistico - artigianali preoccupandoci della loro “integrità fisica” e, di conseguenza, della ottimale diffusione di questi manufatti che rientrano nella nuova visione di bene culturale inteso come testimonianza di civiltà passate e che in qualche maniera, riescono a far sentire, sempre più intensamente, il suono profondo della loro eco. A Lecce prende il via nel Settecento una “scuola” colta e raffinata di produzione statuaria in cartapesta, spesso ad opera degli stessi artisti che lavoravano la pietra (come nel caso di Mauro Manieri che domina le scene del barocco leccese agli inizi del secolo). E’ una tradizione artistica che si ancòra più intensamente all’arte popolare per quel legame fra bisogni spirituali collettivi e funzionali. Ma è soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento che il fenomeno assume una grande rilevanza sia per la quantità di statue prodotte che per la qualità raggiunta. Tra i maestri cartapestai si ricordano: Luigi Guacci, Giuseppe Manzo, Andrea De Pascalis, Antonio Maccagnani, Achille De Lucrezi, ecc. Da loro, prende il via una generazione di giovani allievi che nei primi decenni del Novecento seppero raccogliere la raffinata eredità, rinvigorendo e continuando la tradizione. Particolarmente degno di nota, è il contro soffitto della chiesa di Santa Chiara a Lecce, realizzato interamente in cartapesta, nel 1738 con una estensione di 300 mq. La sua estensione, nonché, la tipologia d’esecuzione lo rende unico esempio presente sul territorio nazionale. L’intero Salento ma in particolar modo, la città di Lecce, si distingue per i suoi monumenti, frutto di quel barocco leccese che ha fatto della città un polo sempre più diffuso di attrazione turistica. La proposta di un Museo della cartapesta come conservatore e comunicatore di una tecnica che appartiene calorosamente ai salentini, all’interno del castello Carlo V, è un modo per divulgare e difendere la tradizione.

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La metodologia: “Stiamo oggi assistendo ad un radicale mutamento culturale, che scuote le fondamenta sulle quali i musei hanno poggiato così a lungo e così saldamente”.29 La museologa britannica Eilean Hopper-Greenhill con tali parole, pone l’accento sul cambiamento del ruolo del museo nel corso degli anni. Da contenitore “chiuso”, dedito alla sola conservazione del patrimonio culturale, il museo si apre a nuove prospettive, riconoscendo alla funzione didattica un ruolo di primaria importanza. Diventa, dunque, un “lifelong learning”, centro privilegiato di educazione permanente che garantisce l’accesso alla conoscenza e alla cultura ad un pubblico sempre più variegato, preoccupandosi di conoscerlo e, pertanto, di interagire con esso. I beni culturali, complessi nella loro natura, sono portatori di una molteplicità di significati, capaci di coinvolgere l’interdisciplinarietà della materia. Risulta, pertanto, di primaria importanza il compito affidato ai servizi didattici che spaziando da ogni ambito di apprendimento, svolgono il ruolo di educare per una migliore comprensione e godimento del bene, rendendo attivo quel processo emozionale e conoscitivo che rappresenta il presupposto indispensabile per una piena comprensione e valorizzazione del museo. In questa nuova prospettiva metodologica si inserisce la realizzazione del project work. Dopo una pianificazione, utilizzata per analizzare la situazione attuale, per definire le decisioni sugli obbiettivi e sulla progettazione, si è passata alla fase di programmazione. Da un’analisi “esterna” sono emersi gli attori sociali da coinvolgere nei servizi educativi e le modalità di esecuzione. Il museo, pertanto, si rivolge ad ogni fascia d’età; è orientato verso la Scuola, la Comunità locale, il turismo e individua nel suo programma d’azione, i possibili soggetti finanziatori e le associazioni con le quali stringere accordi con il comune di Lecce, a cui spetta la gestione del Museo. La realizzazione di un percorso museale e dei servizi educativi, è di competenza come da accordo di programma quadro tra Ministero dei Beni e Attività Culturali, Regione Puglia e Comune di Lecce, della Soprintendenza BAPPSAE per le Provincie di Lecce, Brindisi e Taranto che si occuperà della scelta dei manufatti da esporre, del rispettivo restauro, dell’allestimento e del percorso museale e della realizzazione di servizi educativi che il comune di Lecce affiderà in gestione esterna a cooperative, società ed associazioni. Si è ritenuto opportuno, sviluppare una didattica per i musei che partendo dallo stesso, interagisca con la Scuola di ogni ordine grado e con tutti i possibili segmenti di pubblico. Il primo momento in cui si esplica la funzione educativa del museo coincide con la realizzazione di un percorso museale che nell’esporre i manufatti, dopo un selettivo criterio di valutazione e con l’ausilio di didascalie e altri sussidi alla visita, interagisce sulla sfera emotiva o su quella cognitiva - razionale del visitatore. Procedendo con le attività didattiche, si è reso necessario considerare sia modalità di apprendimento formale, all’interno di percorsi didattici strutturati che informale, rivolti a singoli individui, con la messa a disposizione di strumenti per sostenere l’autoapprendimento. Per l’espletamento delle attività didattiche è auspicabile la presenza di spazi adeguati all’interno del museo (aule didattiche, laboratori, ecc.). Lo sviluppo della sperimentazione: contenuti e fasi: Per quanto riguarda l’attività didattica - educativo del museo, si richiede di predisporre un piano di attività annuale che consideri: - l’utenza in particolar modo; - le iniziative (conferenze, laboratori d’arte e atelier di animazione, visite guidate, corsi di

formazione/aggiornamento, produzione di materiale audiovisivo e cartaceo, ecc.); - le risorse da utilizzare e un’analisi preliminare dei costi;

29 E. HOOPER- GREENHILL, Nuovi valori, nuove voci, nuove narrative: l’evoluzione dei modelli comunicativi nei musei d’arte, in Il museo relazionale. Riflessioni ed esperienze europee, Bodo S. (a cura di), Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2000, p.3.

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Per garantire una qualità del servizio didattico - educativo è importante che la programmazione dell’attività preveda le seguenti fasi: Fasi di lavoro:

o Determinare il campo d’azione: la prima operazione interesserà la scelta delle opere su cui

si vuole incentrare la proposta didattica, tenendo conto di criteri quali la comprensibilità e leggibilità delle opere da parte dei potenziali fruitori, così come la collocazione nello spazio del museo;

o Osservare e studiare le opere in oggetto: uno studio preliminare delle opere scelte, mediante le schede di catalogo e la bibliografia specifica con riferimenti all’artista o agli artisti, con un inquadramento storico in cui hanno operato, conoscendone le relazioni con il mondo dell’arte;

o Scegliere una tipologia di percorso: si deve scegliere una tra le tante tipologie di percorso possibili. Si può optare per un itinerario tematico, iconologico, storico, relativo all’autore o al periodo artistico; oppure elaborare percorsi che aiutino nella lettura dell’opera e dei suoi elementi linguistici costitutivi;

o Individuare le relazioni con il contesto territoriale: l’opera musealizzata non è mai isolata dal contesto territoriale. Occorre analizzare le possibili interrelazioni con il territorio (presenza di altre opere affini per autore, epoca, tecniche, e materiali, ecc), per creare un legame che prescinde dalle sole opere esposte;

o Specificare l’azione del museo: Il museo dovrà avere una parte essenziale nel promuovere la conoscenza della propria peculiarità. Il progetto didattico dovrà specificare le azioni che prevedono il coinvolgimento del museo;

o Identificare i potenziali destinatari: E’ fondamentale identificare a quali utenti è indirizzato l’intervento, specificandone l’età e la classe;

o Indicare gli obbiettivi didattici e gli obbiettivi educativi;

o Stabilire i prerequisiti in termini di competenze e abilità da parte dei fruitori;

o Specificare il metodo didattico da utilizzare: durante la fase progettuale è indispensabile delineare la metodologia didattica che si vuole applicare: se prediligere la lezione frontale o stimolare uno svolgimento interattivo con l’operatore, piuttosto che sviluppare la creatività, dando spazio alla libera espressione o all’aspetto ludico;

o Organizzare il piano della comunicazione: è necessario descrivere e definire i contenuti che si vogliono comunicare. Dovrà essere stilato un piano di comunicazione che informi il target designato, con la collaborazione del responsabile della comunicazione e l’interessato al marketing ai fini di una promozione;

o Definire ogni passaggio del percorso, quantificandolo in termini di tempi d’esecuzione e costi: affinché si possano valutare i materiali, gli strumenti necessari con i relativi costi;

o Formare i formatori (insegnanti, educatori, operatori sociali, operatori museali): è indispensabile dedicare ampio spazio alla formazione degli operatori;

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Dopo aver analizzato le fasi di analisi preliminare per la realizzazione dei servizi didattici, si passa ad una breve descrizione di quello che si intende attuare. Descrizione di un percorso didattico accessibile ad un visitatore che entra nel Museo della cartapesta.

Una volta superato il punto di informazione, il fruitore si troverà di fronte il percorso delle sale espositive che preceduto da una saletta allestita da significativi documenti (fotografie, reperti cartacei, strumenti di lavoro, le varie fasi di lavorazione della cartapesta, ecc.), introdurrà il viaggio dei visitatori nel mondo della cartapesta. Si tratta di un primo approccio alla materia, linea guida nel percorso museale che avvalendosi di didascalie, panelli illustrativi, fornisce elementi utili per un primo apprendimento. Il problema che emerge nell’organizzazione delle sale e nel percorso espositivo per il visitatore è: come restituire la tradizione e il patrimonio tecnico della cartapesta, la sua inattualità, alla sensibilità contemporanea? Le opere create in origine per un luogo ben preciso, si trovano ad abbandonare la loro collocazione originaria per essere inserite in un ambiente totalmente diverso. Tali oggetti e manufatti, eseguiti secondo una volontà di committenza ben precisa, sono entrati omogeneamente in ambienti che sia nel caso della chiesa che faceva loro da cornice, sia nel caso dell’arredamento dei salotti nei palazzi, testimonianza dell’uso teatrale e scenico della cartapesta, sono stati per secoli i contenitori per eccellenza. Operato, dunque, un distacco profondo dai contesti originari, i modi della collocazione museale sono tuttavia indicati dal carico dei significati dei manufatti stessi. La declamazione retorica delle pose dei Santi, caratterizzati da precise annotazioni quali, le ferite, il dolore delle Madonne, il corpo dei Crocefissi, cosi come la ricchezza degli elementi decorativi, cornici, capitelli, cariatidi, realizzati con la povertà di una materia che travestendosi e senza mai rinunciare alla parodia, sconfina nel meraviglioso e nel magico, trascinando il visitatore nell’irrealtà delle scene. Quasi che la cartapesta in chiave storica - narrativa con la povertà della sua materia, volesse invitare il visitatore nelle diverse scene del suo teatro, accogliendolo e rendendolo sempre più partecipe. L’itinerario attraverso le sale del museo deve riflettere, così come avviene a teatro, questi cambi di scena, dove gli oggetti e i manufatti con i loro conseguimenti pratico - utilitari vivono di richiami, rinvii, citazioni, ibridazioni, riprese, dove i vari pezzi ora sono accomunati da un uso concreto, ora si aprono a esiti e avventure completamente diverse. Con la cartapesta l’identità della materia povera si avvia attraverso il sapere manuale ad una alterità, a un’infinita vita di relazioni che cattura lo sguardo del visitatore e lo sconfina nell’incantamento. La tradizione della cartapesta, sottratta al declino e ad una memoria storica museificata, si riattualizza e crea una nuova strategia di incontro tra il suo patrimonio e l’utenza, perché nel cambiare la visione cambia l’oggetto e con l’oggetto, restituito ad un nuovo tragitto creativo, rivive la materia con le sue infinite manipolazioni. Dopo aver deciso i criteri da utilizzare nel percorso museale, arricchito da pannelli illustrativi e didascalie con indicazioni di tipo generale, non ancora “mirate” sulle diverse fasce di pubblico, si passa ad un apprendimento informale, mediante l’utilizzo dell’audio-guida, che consente al singolo individuo di ascoltare anziché leggere, non distogliendo il suo sguardo dalle opere e permettendo di scegliere i manufatti sui quali desidera ricevere approfondimenti. Le nuove tecnologie hanno ampliato le possibilità di adattare la comunicazione alle esigenze individuali, graduando i livelli di approfondimento, di fornire informazioni in modo più compatto, così da non interferire con l’allestimento, e soprattutto di stimolare il coinvolgimento. Inoltre, il Museo disporrà di guide a stampa, che se non usate come accompagnamento alla visita, servono al pubblico per prolungare l’esperienza con il ricordo e per fissare le conoscenze; di servizi di visita guidata, condotti da personale altamente qualificato. L’identificazione degli utenti in: GIOVANISSIMI appartenenti a scuole dell’infanzia (4-5 anni), primarie primo ciclo (6-8 anni), primarie secondo ciclo (9-11 anni), secondarie primo grado (11-13 anni); GIOVANI secondarie secondo grado(14-18 anni), università; ADULTI: pubblico generico, turisti (italiani, stranieri), terza età e DISABILI: con deficit visivi, auditivi, motori, psichici, permetterà un intervento didattico specifico per ogni singolo caso. Per i giovanissimi è previsto un laboratorio d’arte che propone visite animate e applicazioni tecniche per rendere l’esperienza del museo piacevole e stimolante. L’attività della visita animata favorisce, attraverso il dialogo e l’incontro con l’opera d’arte, una lettura immediata e originale del testo artistico e un

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apprendimento che supera gli stereotipi visivi e critici, inoltre, riveste un ruolo determinante perché incoraggia un rapporto creativo con l’opera, una valutazione attiva dei contenuti e grazie alla sperimentazione, consente la rielaborazione personale. Il laboratorio si avvarrà della collaborazione di un maestro della cartapesta e di responsabili ai servizi educativi. I Giovani, pubblico maturo ad acquisire competenze più specifiche, sarà coinvolto in percorsi tematici secondo un tema specifico, che collega le attività svolte in classe, la visita al museo e l’esperienza diretta con il patrimonio culturale e ambientale. Sono previste, inoltre, visite ai laboratori dei maestri cartapestai presenti nel territorio salentino, al fine di un apprendimento efficace e stimolante sulla tecnica di lavorazione. Dal museo alla bottega, un’interazione con il territorio e con i Maestri che hanno fatto della carta un’arte, altamente apprezzata che diventa peculiarità di un territorio. Agli adulti si possono offrire variegate attività: dalla visita guidata, all’audio-guida, ai percorsi territoriali, conferenze, ecc. Anche ai disabili verranno offerte proposte alternative alla sola visita guidata: la manipolazione di manufatti per gli ipovedenti, all’audio-guida, ecc. Alcuni spazi del castello Carlo V, ospitante il Museo, saranno adibiti a sala conferenze e ad allestimento di mostre temporanee. In questo modo il Museo della cartapesta con una struttura capace di interagire con il territorio, nel rivitalizzare le tradizioni e la cultura del passato, rappresenterà un nuovo centro propulsivo, ideale per favorire manifestazioni ed eventi culturali, in grado di generare forti effetti di risonanza su un vasto ambito territoriale. Analisi dei costi: Dopo aver delineato le possibili proposte didattico - educative per il museo, si passa ad un’analisi dei costi preliminare del materiale da utilizzare e delle risorse umane indispensabili per la buona riuscita delle attività. Un progetto di questo tipo, piuttosto complesso nelle sue varie fasi, comporta diverse voci di costo che in questa fase, si possono riassumere in: - Costi per i materiali utili per l’espletamento delle attività didattiche (pannelli illustrativi, didattici,

supporti per didascalie all’interno delle vetrine, poltroncine per sala multimediale, stazioni multimediali, totem multimediali, pedana e tavolo conferenze, materiale cartaceo: catalogo, guida breve e materiale per i laboratori, ecc.). Spese a carico della Soprintendenza BAPPSAE per le Provincie di Lecce, Brindisi e Taranto che utilizzerà i fondi ministeriali;

- Costi in termini di risorse umane (responsabili servizi educativi, guide, ecc), a carico del Comune di Lecce a cui spetta la gestione del Museo.

Mi occuperò di analizzare solamente i costi dei beni di consumo, ammortamenti che rientrano nel budget a disposizione della Soprintendenza, a cui spetta la direzione del Museo.

Costo dei materiali da supporto per i servizi didattici:

MATERIALE QUANTITA’ COSTO

Fornitura in opera di panelli illustrativi

25 3 0000,00

Fornitura in opera di pannelli didattici

10 800,00

Fornitura arredi e dispositivi

multimediali: poltroncine per sala

multimediale

20 5 000,00

Pedana per tavolo conferenze

1 1 000,00

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Tavolo conferenze 1 3 200,00 Poltroncine per

tavolo conferenze 5 750,00

Sistemi per proiezioni

6 500,00

Stazioni multimediali

3 6 000,00

Totem multimediali 2 15 200,00 Realizzazione

prodotto multimediale

didattico

1 7 000,00

Redazione materiale cartaceo didattico (catalogo, guida breve, ecc.)

Catalogo (500,00 copie) Guida breve

(1000,00 copie)

12 000,00

Acquisto materie prime da utilizzare nei

laboratori didattico-educativi (carta, pennarelli, matitte, cartoncini, forbici,

matite,ecc.)

2 500,00

Totale: 89 950,00

I costi di funzionamento della struttura ed in particolar modo, quelli derivanti dal personale (Educatore dei Servizi Educativi, Guide e Operatori preposti ai vari servizi) verranno gestiti dal Comune di Lecce, con l’ausilio di cooperative, società o associazioni. Dunque si tratterà di costi di prestazione. Le criticità emerse: Da un’analisi preliminare finalizzata alla realizzazione dei servizi educativi sono emersi sia i“punti di forza” che i “punti di debolezza”. Punti di forza:

qualità delle collezioni da esporre; competenza del direttore e dei curatori; la collocazione del Museo all’interno del castello Carlo V di Lecce; l’importanza che riveste la cartapesta nel territorio salentino.

Punti di debolezza:

carenza al momento di stakeholder; poche aule disponibili per lo svolgimento di eventuali attività didattiche; il museo riceve opere da terzi in comodato d’uso;

Gli sviluppi futuri: I servizi educativi per elevarsi ad un livello di qualità ottimale, necessitano di personale altamente qualificato. Pertanto, si prevede nella programmazione annuale delle attività, riservare ampio

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spazio alla formazione degli operatori. E’ indispensabile che il responsabile dei servizi educativi risponda ai requisiti del Museo. In questo caso è necessaria la figura di uno storico dell’arte o un laureato in conservazione dei beni culturali, provvisto di competenze pedagogiche, psicologiche e didattiche. Nello svolgimento del processo di fruizione, dunque, alla dimensione estetica, incentrata su reazioni di tipo sensoriale ed emozionale, deve accompagnarsi una dimensione cognitiva, basata sugli stimoli di ordine intellettuale e culturale che le opere sono in grado di trasmettere. Secondo tale prospettiva, un museo ha il dovere di essere un’istituzione attiva nei circuiti diffusivi del sapere e di trarre da tali attività la sua legittimazione culturale e sociale. Dopo aver sperimentato i programmi annuali offerti dai servizi didattici, è utile al fine di un miglioramento degli stessi, proporre all’utenza la compilazione di alcuni questionari. Un monitoraggio continuo è indispensabile sia all’utenza che esprime liberamente la sua opinione sia all’istituzione museale che conosce i suoi interlocutori e migliora, così, i servizi offerti.

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Il bilancio di responsabilità sociale del Museo civico di storia naturale di ferrara (Carla Corazza) Introduzione

La situazione economica globale, che presenta un evidente spostamento di risorse verso aree del mondo diverse da quelle che tradizionalmente hanno trascinato l’economia fino agli ultimi decenni del XX secolo, pone in modo imperativo il problema della riduzione della disponibilità finanziaria nei Paesi occidentali: sono così giunti al pettine nodi che si erano formati molto addietro negli anni, comportando l’urgente necessità di una razionalizzazione della spesa e della riduzione degli sprechi.

Questo bisogno è particolarmente accentuato per le Aziende del settore pubblico, che devono rispondere del loro operato nei confronti di tutti i cittadini, i quali chiedono una riduzione delle spese degli organi che amministrano il territorio e quindi della contribuzione fiscale e, al tempo stesso, un miglioramento continuo dei servizi forniti.

Le “aziende” del comparto della Cultura, intendendo il termine “azienda” nell’accezione più ampia di soggetti che “compiono azioni economiche”, pur occupando un ruolo fondamentale in Italia in quanto motore del turismo culturale, soffrono spesso di scarsa considerazione non solo da parte dei comuni cittadini ma, talvolta, anche e soprattutto dagli stessi amministratori della cosa pubblica: non sempre il “valore” culturale prodotto e ridistribuito viene compreso e spesso, in tempi di ristrettezze economiche, esse diventano le prime vittime dei tagli ai bilanci. Più difficile ancora è il ruolo di un museo scientifico in una città d’arte, che ancora mantiene una distinzione fra cultura umanistica e scientifica, sottostimando la seconda.

Il presente lavoro è nato quasi obbligatoriamente da uno spunto emerso durante la tavola rotonda di apertura del corso MuSec, in cui si è evidenziata la responsabilità di chi gestisce un museo nel far conoscere alla collettività tutto ciò che un museo fa per il vantaggio di tutti. Obiettivo del presente lavoro è esaminare le attività condotte dal Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, il valore culturale da esse generate e gli strumenti di ridistribuzione di tale valore presso i vari interlocutori individuati, confrontando il tutto con le risorse, in senso lato, che il museo ha a disposizione. Il lavoro punta ad essere prima di tutto uno strumento di autovalutazione utile per il miglioramento funzionale del museo. In particolare, l’attenzione viene posta sul 2007, anno complesso e particolarmente significativo: quasi tutto l’anno, infatti, è stato dedicato ad una serie di manifestazioni riunite sotto l’egida delle celebrazioni per i vent’anni della Stazione di Ecologia del Territorio. Metodologia adottata

Si è proceduto prima di tutto alla definizione dell’identità del Museo, ripercorrendone la storia e tratteggiandone la visione strategica complessiva e la missione istituzionale, il patrimonio che custodisce, la struttura dell’edificio che necessariamente influenza il modo in cui si realizzano le attività, la dotazione strumentale, l’assetto istituzionale, la struttura aziendale, la dotazione organica l’assetto finanziario.

Si è passati poi alla descrizione degli strumenti adottati nel 2007 per la ridistribuzione del valore culturale generato, esaminando l’offerta culturale dell’anno che hanno consentito di definire e descrivere l’ampio spettro dei “portatori di interesse” che già interagiscono con il museo, individuando anche qualche assenza. accennando al regolamento ed alla carta dei servizi.

Si è fatto un quadro delle aree nelle quali maggiormente sono stati indirizzati gli sforzi del museo e poi, sono stati esaminati questionari di gradimento compilati dal pubblico, per valutare il grado di soddisfacimento delle esigenze del pubblico e altre informazioni.

Si è poi tratto un bilancio complessivo, valutando la posizione strategica nel panorama complessivo del “mercato culturale” ferrarese e, con una S.W.O.T. analysis, si è cercato di evidenziare punti di forza e debolezze, opportunità e minacce da tenere presente nella definizione di nuove strategie di affermazione.

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IDENTITA’ LA STORIA DEL MUSEO. Il museo nasce subito dopo l’unità d’Italia, come raccolta di sostegno didattico alla cattedra di Anatomia Comparata della Civica Università di Ferrara.

Nel 1864 il Consiglio Comunale affidò la direzione del nuovo museo e la cattedra di Storia Naturale a Galdino Gardini, già insegnante presso scuole superiori: il 26 maggio del 1872, il Museo di Storia Naturale di Ferrara veniva inaugurato nei locali dell'ex Convento delle Martiri di Via Roversella, di cui occupava tre sale. La dotazione di materiali continuò a crescere nei vent’anni successivi grazie agli apporti di donatori e benefattori: nel 1892, il museo raccoglieva più di 74.000 esemplari di zoologia, mineralogia, geologia, paleontologia ed etnografia. I molti reperti esotici conferirono al museo una notevole particolarità, ancora attuale. Il 1892 fu anche l’anno del pensionamento di Gardini e della chiusura al pubblico. Nel 1923, con la riforma Gentile, la Civica Università passò allo Stato, mentre il Museo rimase Comunale.

Nel 1937, le collezioni, già in parte smembrate, vennero riunite e trasferite nella centralissima nuova sede, dove si trova ancora oggi, facente parte di una sorta di "foro della cultura" fortemente voluta dall'amministrazione fascista per esigenze di prestigio. Il museo riacquistò vitalità soltanto nel dopoguerra, quando l'incarico di direzione e la docenza di Zoologia e Anatomia Comparata furono affidate al veneto Mario Francesco Canella. Egli concepì per il Museo un ordinamento improntato ai criteri di classificazione sistematica. Fece costruire nuovi espositori, recuperò i reperti ormai trascurati, li integrò con acquisti di nuovi esemplari e di modelli, taluni di grande impatto come il calco di Plesiosauro e del cranio di Tirannosauro, e inserì un apparato didascalico. Il "nuovo" Museo fu inaugurato nel 1952 e Mario Francesco Canella ne resse le sorti fino al 1978.

Nel 1982 subentrò l’attuale direttore, Fausto Pesarini, naturalista e biologo, specializzato in entomologia. Nel 1987 venne inaugurata la Stazione di Ecologia del Territorio, insediata in un edificio-laboratorio adiacente al corpo principale del museo: essa conduce indagini sul territorio e gestisce la redazione di una rivista scientifica specializzata, i "Quaderni della Stazione di Ecologia". Dal 1990 è gestita dall’autrice di questo project work, Ricercatrice laureata in Biologia ad indirizzo ecologico-sistematico.

Sempre nel 1990 veniva assunto il Conservatore per la Zoologia dei Vertebrati, al quale, nel 1996 si è affiancato il Conservatore per la Geopaleontologia. Nello stesso anno il museo fu dotato di connessione internet. Nel frattempo si andava strutturando anche la Sezione Didattica, che si avvale ora di un'associazione specializzata che opera in regime di convenzione, coordinata da una responsabile interna. Nel 1999 venne inaugurata la nuova sezione espositiva "Ambiente Terra" sulla lettura e l'evoluzione dell'ambiente, interamente progettata dal personale scientifico del museo e allestita con criteri museografici non convenzionali; venne messo in rete il sito Internet ufficiale del Museo, curato sempre dall’autrice di questo scritto; infine, vennero avviati una serie di corsi di perfezionamento nel riconoscimento tassonomico degli invertebrati terrestri, rivolti ad un utenza universitaria e post-universitaria. L’allestimento di Ambiente Terra ha comportato la riorganizzazione, non ancora ultimata, dell’altra parte del percorso espositivo, che mantiene un criterio di tipo sistematico.

Dal 2002 in poi si è avuto un rinnovato impulso alle attività di ricerca sul campo e sulle collezioni ed alla catalogazione del patrimonio librario grazie al miglioramento delle condizioni logistiche avvenuto con l’assegnazione al Museo di un mezzo fuoristrada in uso esclusivo ed all’avvio dei progetti di Servizio Civile Nazionale. Anche il sistema informatico del Museo è stato progressivamente potenziato, con l’incremento delle postazioni computerizzate e collegate in rete. LA VISIONE STRATEGICA E LA MISSIONE ISTITUZIONALE DEL MUSEO. Attualmente, non esiste un documento che asserisca in modo ufficiale la visione strategica e la missione istituzionale del Museo: esse possono essere dedotte attraverso un cammino a ritroso, partendo dalle azioni svolte. Il museo si occupa di: tutelare il patrimonio ereditato dal passato, incrementare le collezioni, in particolare quelle legate al territorio regionale grazie a ricerche sul campo ed all’acquisizione di reperti per donazione o acquisto, mettere le conoscenze scientifiche del proprio personale a disposizione di vari interlocutori esterni, istituzionali e non, collaborare alla crescita della cultura scientifica nella cittadinanza, avvicinare i giovani alle carriere scientifiche, svolgere azioni di sensibilizzazione e ricerca sulle problematiche ambientali legate alla conservazione della

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natura. L’insieme di tutto ciò costituisce senz’altro la missione del museo e la valutazione ex post mette in luce una notevole coerenza fra le varie azioni intraprese.

Rispetto alle sue origini, il museo ha affiancato al ruolo esclusivamente didattico la ricerca scientifica su collezioni e territorio. Si è definito il contesto territoriale di riferimento, che si estende all’intera Emilia-Romagna o, per quanto riguarda la geopaleontologia, al vicino Veneto, anche se non mancano azioni di interesse nazionale o addirittura internazionale. Il museo è senz’altro la più importante realtà naturalistica emilano-romagnola, punto di riferimento per molti progetti regionali. La conoscenza e la tutela della diversità biologica e dell’ambiente sono sicuramente il filo conduttore di tutte la azioni svolte dal museo: questi elementi delineano la sua visione strategica. L’ASSETTO ISTITUZIONALE. Attualmente, il museo è un Ufficio del Servizio Musei e Centri di Documentazione del Settore Attività Culturali; il Settore è a sua volta incluso all’interno di un Dipartimento Servizi alla Persona; il dirigente di questo dipartimento non è ancora stato individuato (16/4/2008). Il museo ha ancora un proprio direttore che è anche il Dirigente del Servizio sovraordinato di appartenenza; l’altro ufficio del Servizio è il Museo del Risorgimento e Centro Etnografico Ferrarese – Centro di Documentazione del Mondo Agricolo. IL PATRIMONIO: le collezioni. Nel complesso, comprendono circa 500.000 reperti.

Le collezioni geo-paleontologiche contano circa 18.600 esemplari. La maggior parte appartiene al nucleo storico: infatti, rimangono ancora 15.000 reperti fossili di Monte Mario (Roma), soprattutto molluschi, e alcuni piante e pesci fossili di Bolca (Verona). I materiali sono stati integrati negli anni ’50 con pezzi di grande rilievo museografico quali i calchi dello scheletro di Plesiosauro (Thaumatosaurus victor) e del cranio di Tyrannosaurus rex ed i modelli dei crani di Ominidi fossili.

Dal 1996 sono riprese le acquisizioni con la collezione di fossili “Tchaprassian” (circa 3500 pezzi tra cui reperti provenienti da Prealpi Venete, Colli Euganei, Brasile) e di minerali “Dalrio” (solo 40 esemplari, interessanti per la presenza di alcuni rari esemplari provenienti dalle ofioliti del bolognese e del modenese).

Le collezioni zoologiche raggruppano ormai più di 320.000 esemplari. Le collezioni ornitologiche contano circa 1900 esemplari in rappresentanza di 100 famiglie di uccelli di tutto il mondo, suddivisi come segue: nucleo storico 541 esemplari, spesso di provenienza esotica; collezione “Landi”, circa 1100 esemplari di specie prevalentemente emiliano-romagnole, acquisita negli anni ‘90; collezione “Galli”, 278 esemplari di un prestito temporaneo dal Corpo Forestale dello Stato derivato da un sequestro degli anni ’90.

Le collezioni di Mammiferi raccolgono 1726 reperti di cui 214 pezzi storici, con molti esemplari esotici, e 1512 pezzi acquisiti negli ultimi 18 anni attraverso indagini sul territorio regionale.

Le collezioni erpetologiche contano 1500 esemplari circa, derivanti per lo più da indagini degli ultimi vent’anni sul territorio non solo regionale più alcuni pezzi esotici del nucleo storico.

Le collezioni malacologiche comprendono circa 106200 pezzi di cui circa 50 esemplari storici di varia provenienza geografica e due collezioni acquisite negli anni ’90: collezione “Lazzari” , con oltre 105.000 esemplari appartenenti a circa 3000-3500 specie, in particolare terrestri e dulciacquicole del Paleartico e Australia, con serie russe, pirenaiche e italiane (in particolare Sicilia e Adriatico); collezione “Antichi”, donata dagli eredi, di 1166 esemplari di Coni (Molluschi Gasteropodi), appartenenti a 635 specie.

Le collezioni entomologiche sono state acquisite tutte a partire dagli anni ’80, a parte alcuni diorami didattici; contano circa 225.000 esemplari suddivisi in: collezione "Fanciulli" di Insetti Collemboli, 162 individui di circa 42 specie, pari al 10% del totale delle specie italiane; collezione “Grillenzoni”, 1099 individui di 414 specie; collezione “Pesarini”, 3500 Coleotteri Carabidi; altri Coleotteri, 10.000 esemplari; collezione “Campadelli”, 1000 scatole entomologiche per circa 200.000 esemplari, acquisita nel 2002-03; collezione "Bortolotti" di Lepidotteri: circa 300 esemplari; collezione di Imenotteri: 358 individui di 92 specie delle famiglie Mutillidae e Sphecidae.

Le raccolte ecologiche sono composte dai campioni derivati da indagini sugli invertebrati terrestri (insetti, ragni, molluschi, isopodi, eccetera) condotte tra il 1990 e il 2007 in varie zone naturalisticamente interessanti del territorio provinciale ferrarese (Valli di Comacchio, Bosco della Panfilia, Oasi Valentini, Bosco della Mesola, Isola Bianca, Bosco di Porporana) e in due zone

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limitrofe della provincia di Bologna (Valle la Comune e Valle Ercolana): tutte queste zone sono attualmente classificate come Siti di Interesse Comunitario (SIC) o Zone di Protezione Speciale per gli Uccelli (ZPS) nella rete europea “Natura 2000”. In anni recenti, si sono aggiunti i materiali provenienti da siti non inclusi in Natura 2000 appartenenti al territorio comunale di Ferrara. Complessivamente, si tratta di circa 1000 campioni grezzi suddivisi poi in circa 10.000 sottocampioni, per svariate migliaia di esemplari conservati per lo più in alcool 70°.

L’Erbario officinale ferrarese comprende 98 tavole di piante essiccate predisposte nel 1987-89 da Raffaele Curti; è catalogato in cartaceo.

Lo stato di catalogazione è buono per le collezioni geopaleontologiche, per quelle erpetologiche e teriologiche, è in fase avanzata quella delle collezioni malacologiche, in progress quella delle collezioni entomologiche, buona anche quella delle raccolte ecologiche. Le condizioni di conservazione dei reperti geologici sono nettamente migliorate nel 2006-07 con l’acquisto di armadi appositi; altrettanto è vero per le collezioni entomologiche a secco; non sono invece soddisfacenti le condizioni di conservazione di tutti i materiali in alcool (anfibi, rettili, raccolte ecologiche), che sono depositati negli stessi locali adibiti a laboratori in normali armadi da ufficio. IL PATRIMONIO: le Banche dati. Banca dati e l'atlante degli Anfibi e dei Rettili dell'Emilia-Romagna: è un archivio informatizzato costituito da varie migliaia di segnalazioni ottenute da rilevamenti sul campo effettuati nel corso di un decennio coinvolgendo varie decine di collaboratori; ha permesso di pubblicare un atlante erpetologico dell'Emilia-Romagna corredato di mappe di distribuzione delle specie, che ha costituito il primo esempio nazionale di questo genere; Banca dati e l'atlante dei micromammiferi dell'Emilia-Romagna. Questo progetto, in corso di realizzazione e che coinvolge vari istituti universitari e musei regionali, permetterà la stesura di un atlante che farà luce sulla distribuzione e l'ecologia di Insettivori e Roditori ancora poco conosciuti e sugli effetti ecologici dei cambiamenti climatici. Banca dati ed catalogo dei Coleotteri Carabidi dell'Emilia-Romagna. Questa ricerca ha avuto inizio nel 1995 in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna. I Coleotteri Carabidi sono un gruppo di Insetti terrestri, prevalentemente predatori, motlo considerati come indicatori ecologici, dotati anche di importanza agraria. Attualmente comprende 87000 record ancora su cartaceo. Archivi informatizzati della Stazione di Ecologia che raccolgono dati relativi a presenza, distribuzione, abbondanza di numerosi taxa, nello spazio e nel tempo. Queste informazioni, raccolte soprattutto per esigenze di ricerca di base, sono utilizzabili anche per la gestione ambientale. Banca dati georeferenziata dei biotopi del comune di Ferrara: raccoglie informazioni su circa 500 maceri ancora esistenti, su boschetti, siepi, incolti e siti di interesse comunitario situati sui 404 chilometri quadrati del comune di Ferrara; si è sviluppata a partire dal 2003-2004 grazie anche ad uno specifico progetto di Servizio Civile. IL PATRIMONIO: la biblioteca e l’archivio fotografico. Il Museo dispone di una piccola biblioteca ad elevata specializzazione, con circa 4000 titoli di libri, 2000 estratti e 300 testate di riviste scientifiche. Il museo pubblica due riviste scientifiche specializzate, grazie alle quali vengono mantenuti attivi i rapporti di scambi librario con altri istituti analoghi, in Italia ed Europa: gli scambi sono vitali per il continuo arricchimento della biblioteca museale, mentre gli abbonamenti sono ormai una quota del tutto trascurabile. Dal 1989, la biblioteca è sempre stata aperta al pubblico con orari regolari; oltre alla consultazione in sede, per alcune centinaia di titoli collocati in una apposita sezione è stato istituito anche il servizio di prestito, ma si tratta di testi ormai spesso obsoleti. La catalogazione digitale del patrimonio è iniziata tre anni fa ed è attivo il collegamento in rete con le biblioteche di Ferrara e provincia attraverso il Catalogo On Line: http://opac.unife.it/sebina/opac/ase: le richieste di fotocopie e di prestiti sono aumentate.

L’archivio fotografico è composto da almeno 10.000 immagini di reperti, ambienti, esemplari in natura, con un notevole incremento dovuto, naturalmente, all’introduzione della fotografia digitale. Una vera e propria catalogazione riguarda però solo circa 3000 immagini degli anni ’90 e quelle relative alle banca dati dei biotopi comunali (circa 2000). LE RISORSE STRUMENTALI: Gli edifici. Il museo è collocato in un edificio a 4 piani per una superficie complessiva 1100 metri quadri circa.

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Al piano terra, su 350 mq, si trovano: ingresso visitatori e biglietteria, bookshop, punto ristoro, sala conferenze, auletta didattica, ripostiglio, uscita secondaria di sicurezza, sala per esposizioni temporanee, prima sala del percorso espositivo permanente, deposito e laboratorio di studio delle collezioni geopaleontologiche, deposito archivio documentale, piccolissimo sgombero, servizi igienici.

Il primo piano è occupato per intero dal percorso espositivo permanente (mq 350 circa). Il secondo piano di 350 mq ospita uffici adibiti a: direzione, segreteria di direzione e

gestione personale, area amministrativa, logistica e promozionale, sede operativa per la didattica, ufficio coordinamento didattica, coordinamento Stazione di Ecologia, coordinamento collezioni zoologiche, coordinamento collezioni geopaleontologiche, laboratorio entomologico, biblioteca con depositi librari.

Il terzo e ultimo piano, (circa 50 mq), è interamente occupato dalle collezioni entomologiche.

I locali del secondo e terzo piano sono dotati di impianti di climatizzazione. Ne sono sprovvisti invece il piano terra e metà del primo piano, cioè la maggior parte degli spazi destinati al pubblico.

Il Museo non è dotato di ascensore: solo i locali del piano terra sono liberamente accessibili ai disabili; per l’accesso ai piani superiori non ci sono soluzioni funzionali.

Le sale espositive del piano terra necessitano da anni di interventi strutturali di risanamento per macroscopici problemi di umidità. La parte tradizionale del percorso espositivo, dopo 9 anni dall’inaugurazione di Ambiente Terra, non è ancora del tutto risistemata e adotta ancora le vetrine degli anni ’50.

Sul retro dell’edificio principale, al di là di un piccolo cortile interno, è presente una costruzione di circa 80 metri quadri, suddiviso in tre locali principali e 2 accessori. Nel 2005, a seguito di una riorganizzazione generale degli spazi, i locali principali sono stati adibiti a laboratorio per lo studio delle collezioni zoologiche e laboratorio della Stazione di Ecologia; i locali accessori sono stati variamente occupati dalle collezioni zoologiche in alcool, da strumenti per indagine e per conservazione di reperti congelati o refrigerati. Non c’è impianto di climatizzazione. Nel corso del 2007, ha cominciato a rivelarsi insufficiente per sovrapposizione di attività di ricerca e didattiche.

Ci sono poi due piccoli ripostigli, sempre nel cortile, adibiti uno a deposito dei materiali per pulizie e l’altro a materiali chimici: lo stoccaggio di questi ultimi non è ottimale e sono in corso procedure per lo smaltimento dei prodotti ormai inutili. Il laboratorio è unito all’edificio principale dal locale-caldaia.

Il deposito del museo è costituito da un magazzino prefabbricato recente, situato a 7 chilometri dal museo, nella periferia sud della città; il Comune ne paga l’affitto; il locale occupato dal museo ha una superficie di circa 350 metri quadri e accoglie reperti zoologici per lo più storici, archivio cartaceo, vetreria di consumo, materiali vari per allestimenti temporanei. Sullo stesso piano ci sono i depositi archivistici di altri servizi comunali, al piano terra ci sono gli uffici del Patrimonio. Saltuariamente, il conservatore per la zoologia attua interventi di disinfestazione contro i parassiti.

Sicuramente, i locali non sono idonei alla conservazione, seppure si tratti di una collocazione migliore delle due precedenti avute in passato. LE RISORSE STRUMENTALI: Le attrezzature. La dotazione hardware è ormai molto ampia ed aggiornata, con 20 postazioni complete, 4 postazioni ad interattività limitata dirette ai visitatori, 4 computer portatili. Tutte le postazioni fisse sono collegate in rete fra loro e con il web. Tuttavia, da molto tempo non si acquistano software specifici, dai costi elevati. Quasi tutte le postazioni utilizzano software con licenza; un solo computer portatile ha installato software open source.

Nei laboratori sono presenti quattro stereomicroscopi professionali da dissezione più due microscopi biologici per l’esame di preparati sottili; uno di questi due microscopi è dotato anche di un sistema a luce polarizzata per usi in geologia. Si tratta di strumenti di fascia elevata. La sezione didattica può avvalersi invece di circa dieci microscopi didattici. Ci sono due congelatori orizzontali ed un piccolo frigorifero per lo stoccaggio di reperti non tassidermizzati. E’ presente una cappa aspirante in muratura di fattura artigianale, tavoli in muratura piastrellati e lavabi per il risciacquo dei materiali: nel complesso, si tratta della dotazione minima necessaria per studi di tipo faunistico.

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Le collezioni entomologiche e quelle geopaleontologiche sono custodite in armadi e cassettiere apposite e ci sono strumenti per la realizzazione di sezioni geologiche. Invece, i reperti zoologici in alcool e in pelle derivati da ricerche sono collocati in normali armadi da ufficio.

Il deposito è dotato di armadi, cassettiere e scaffalature, ma non appositamente concepite per la conservazione. LA STRUTTURA AZIENDALE Nel 2007 il museo aveva 5 aree di attività ben definite:

1) Conservazione e ricerca zoologica ed entomologica 2) Conservazione e ricerca geopaleontologica 3) Ricerca ecologica 4) Didattica 5) Attività di animazione culturale non convenzionale, promozione, organizzazione logistica e

del personale L’area amministrativa e di gestione personale e logistica sono trasversali non solo all’interno

del museo ma anche all’intero Servizio Musei sovraordinato. Vari progetti intersecano due o più aree di attività: la struttura aziendale può quindi definirsi “a

matrice”. A titolo esemplificativo, si possono considerare progetti come le mostre temporanee, che comportano in genere un intreccio fra almeno una delle aree scientifiche con l’area didattica, quella amministrativa, quella logistica e quella promozionale.

La dotazione organica del museo comprende: 1 Direttore – Dirigente Servizio Musei e CD , laureato in Scienze Naturali e Biologiche

1 staff di Servizio composto da: 1 Istruttore amministrativo C1 addetto al bilancio, 1 Istruttore amministrativo C1 addetto alla gestione del personale, 1 funzionario D5 addetto alle aree Promozione e Organizzazione; le ultime due figure sono in possesso di laurea 2 Funzionari Culturali di categoria D5, addetti rispettivamente a ricerca ecologica, questioni ambientali e gestione del sito internet e conservazione e ricerca geopaleontologica, laureati in Scienze Biologiche e Geologiche (quest’ultimo con titolo di dottorato) 1 Funzionario Culturale D4 per conservazione e ricerca sui Vertebrati, laureato in Scienze Naturali 1 Funzionario Culturale D3 per la didattica, laureata in Psicologia 1 Istruttore direttivo culturale D1 bibliotecario, in possesso di cultura universitaria 6 persone addette al servizio di guardiasala

Come già detto, l’istruttore amministrativo si occupa anche di pratiche relative all’intero servizio di appartenenza. L’addetta alla didattica segue molte pratiche amministrative connesse alla propria attività, l’addetta alla promozione e organizzazione ha anche il compito di ideare ed organizzare eventi innovativi per il pubblico.

L’organigramma del museo ha quindi una sorta di conformazione “a clessidra”, in cui molti funzionari gravano su una sola figura addetta alla gestione amministrativa dei fondi assegnati, mentre c’è poi un larga base di figure a bassa qualifica rappresentate dai guardiasala.

In seguito ad un pensionamento avvenuto a fine 2005, manca del tutto un tecnico in grado di affiancare conservatori e ricercatore nelle proprie attività, in particolare nella manutenzione delle collezioni e nelle indagini sul campo. Un tecnico allestitore viene “prestato” per le mostre dai Musei di Arte Antica.

Per le caratteristiche del personale non di ruolo si rimanda alla sezione Stakeholder.

LA DIMENSIONE ECONOMICA

L’ASSETTO FINANZIARIO. Il museo è gestito direttamente dall’Ente proprietario in economia e non ha un bilancio proprio, anche se sono individuabili nel bilancio del Comune i diversi capitoli di spesa che contengono i fondi a disposizione del museo stesso: infatti, fino al 2007 il museo è stato “centro di costo”. Non c’è pertanto alcuna relazione positiva o negativa diretta fra gli introiti derivanti da vendita di biglietti, servizi e bookshop e il budget complessivo assegnato al museo dal bilancio preventivo comunale.

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La gestione del bilancio è di tipo finanziario; da pochissimi anni è stata affiancata una gestione di tipo economico per obiettivi, ancora in fase di implementazione e condivisa con tutti gli altri uffici comunali, ma sempre subordinata all’approccio finanziario.

Uscite 2007 Nella Tab. I relativa alle uscite sono state evidenziate le spese per personale (P), e quelle

destinate alla valorizzazione culturale (C), intesa come attività che redistribuiscono il valore culturale generato. Le fonti di uscita nel 2007 sono state:

USCITE stanziato impegnato pagato

Spese personaleP 462.579,9

4 491.347,9

6 481.311,1

3 Acquisti manutenzione 1000 1000 0 Massa vestiarioP 1153 404 96 Acquisti beni e bibliotecaC 7400 7764,96 3.449,28 Trasferte personaleC 1800 2787,53 1910,22 Manutenzione locali 10000 3000 0 Conto vendita bookshopC 2790 2790 1251,31 Prestazioni di servizio per attività e progetti (legato entrate)C 2500 500* 0 Incarichi e consulenze (legato entrate)C 0 4000* 0 Prestazioni di servizio per progetti (legato entrate)C 2000 1960* 200 Luce 11825 11825 8795,97 Acqua 425,07 425,07 145 telefono 1158 1158 741,63 Riscaldamento 29775 29775 16888,9 Servizio di pulizie 10227 9691,28 6496,27 Gestione del patrimonioC 1107,07 11987,99 2614,19 Servizi didattici aggiuntiviC 4545 4545 2995,63 Spese rappresentanzaC 450 450 320 Incarichi e consulenzeC 2250 1050 400 Servizio guardiania aggiuntivaP 17700,15 11.694,68 7675,72 Trasferimenti per divulgazione ambientaleP 11000 11000 0 Interessi passivi e oneri 2792,96 2703,97 2703,97 Investimenti (totale) 34.000,00 25.000,00 0

Totale 618.478,1

9 636.860,4

4 537.995,2

2 Tab. I. P: spese per personale; C: spese per valorizzazione culturale; *: contributi esterni

(dati al 17/4/2008) l calcolo delle uscite è stato fatto in base agli importi effettivamente impegnati. La voce

“Trasferimenti per divulgazione ambientale” è stata conteggiata fra le voci di personale, così come le spese di guardianìa aggiuntiva.

Risulta che solo il 5% delle spese, pari a €. 31.375,48 sono destinate alla valorizzazione del patrimonio e solo il 2% alle spese di investimento

Da notare che, come è caratteristico di una gestione di tipo finanziario, ancora al 17 aprile 2008 non era possibile stabilire l’effettiva entità degli importi realmente spesi nel 2007.

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Mancano da questo calcolo le spese di tipo economale (costi di gestione dell’automobile fuoristrada in dotazione, costi per materiale di cancelleria, per realizzazione di stampe presso la Stamperia Comunale, interventi di facchinaggio, spese di spedizione postale, gestione dei servizi informatici, l’aggiornamento del personale, rinnovo delle dotazioni hardware e per l’affitto del deposito): tutti questi costi vengono sostenuti con capitoli di bilancio afferenti ad altri Settori e non è facile venirne a capo, anche se i vari responsabili si sono detti disponibili.

Ripartizione uscite 2007 dei fondi assegnati a bilancio (contributi esclusi)

514446,64; 83%

31375,48; 5%

59578,32; 10%

12.500,00; 2%

Totale Personale Totale culturale Totale Altre spese Totale investimenti

Entrate proprie 2007

ENTRATE 2007 Accertato Sponsorizzazioni (MIUR) 1.960,00 Proventi bookshop 3.953,68 Contributi provinciali 500,00 Trasferimenti regionali (L.18, IBC, Serv. Parchi) 21.500 Biglietti ingresso 4.728,00 Fondazione Carife* 12.000,00 Taxocorso** 6.000,00 Compensi volontari 23.815,00 Totale 74.456,68

Le entrate da biglietti e vendita bookshop vengono introitate dalla Ragioneria comunale;

quindi, le entrate di cui il museo ha effettivamente potuto disporre per le proprie iniziative culturali sono stati di €. 29.460,00. I €. 12.000,00 erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara a sostegno delle attività culturali e di ricerca del 2007 sono pervenuti solo nel 2008: questi fondi non sono stati fatti transitare attraverso le casse della Ragioneria comunale ma sono stati versati direttamente al Consorzio Ferrara Ricerche (vedi oltre), per garantire una modalità di gestione assai più flessibile.

Il Consorzio ha gestito nel 2007 anche € 6.000,00 provenienti dalle quote di iscrizione di un corso di perfezionamento organizzato dal Museo; €. 12.500,00 sono giunti dalla Regione Emilia-Romagna per spese di investimento in virtù della Legge Regionale 18 sui musei; €. 3.500,00 sono stati spesi direttamente dall’IBC per finanziare un volume sugli studi erpetologici, €. 5.500,00 sono trasferimenti dal Servizio Parchi regionale come compenso (contributo) per la redazione dei testi di un volume divulgativo sulla fauna minore.

A tutto questo, vanno aggiunti i finanziamenti ottenuti attraverso i progetti di servizio civile volontario nazionale: ogni volontario percepisce dalla Stato €. 433,00 netti al mese. Nel 2007, su

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tre differenti progetti, il museo ha avuto in servizio 10 volontari per un totale di 55 mensilità pagate, pari a €. 23.815,00.

Le entrate totali 2007 sono quindi suddivise come indicato nel grafico sotto riportato. Le attività culturali 2007 hanno apportato al museo €. 74.456,68, una cifra pari al 137% di quanto impegnato sul bilancio finanziario per la valorizzazione. Direttamente usufruibili dal museo (tolti biglietti e bookshop) sono 65.775,00. La cifra complessiva a disposizione del museo per la valorizzazione (entrate usufruibili + bilancio) è stata quindi di €. 103.610,48.

IL BILANCIO DEI SERVIZI DIDATTICI AGGIUNTIVI. E’ una voce di redditività che entra solo

marginalmente nel bilancio del Museo: infatti, le scuole versano il compenso per le attività guidate direttamente all’Associazione convenzionata Didò che, a sua volta, versa poi al museo una royalty del 3% più IVA per l’utilizzo del percorso espositivo.

Ripartizione Entrate 20071960; 3%

3953,68; 5%

500; 1%

21.500; 29%

4728; 6%12.000,00; 16%6.000,00; 8%

23.815,00; 32%

Sponsorizzazioni (MIUR) Proventi bookshop

Contributi provinciali Trasferimenti regionali (L.18, IBC, Serv. Parchi)

Biglietti ingresso Fondazione Carife*

Taxocorso** Compensi volontari

Totale: € 74.456,68

Il museo mette a disposizione dell’Associazione un contributo di €. 4.545,00, i locali per le

attività e per l’amministrazione, tramite economato fornisce tutto il materiale di consumo e il servizio fotocopie. L’associazione propone ben 99 diversi moduli didattici, dalle scuole materne alle scuole superiori, per un costo medio a modulo di 5,15 euro. Il costo del modulo è stabilito in base alla complessità dell’impegno per gli operatori e alle esigenze strumentali: i moduli più costosi sono quelli per le scuole superiori, che possono arrivare ai 15 euro per studente. La maggior parte degli studenti appartiene però alla fascia fino alle medie inferiori.

Nel 2007, gli studenti che hanno usufruito del servizio di visite guidate sono stati 3228, L’associazione organizza poi, sempre a pagamento, pomeriggi di animazione culturale per famiglie (Apprendisti scienziati) e compleanni in museo (al costo di 90,00 euro cadauno). L’introito complessivo è stato di € 17.110,40.

Nel 2007 il museo ha ospitato anche un evento multiculturale di degustazione tè cinesi organizzato in collaborazione con l’ Associazione Culturale Serpente Bianco, che ha introitato le quote relative di € 5,00 a persona, un evento per l’Associazione Arcobaleno che si propone di prevenire il disagio giovanile di cui mancano i dati, e un evento di animazione teatrale per due classi di scuola media superiore finanziato dall’Associazione FIDAPA con € 1.500,00. Infine, il museo ha ospitato in ottobre 2007 una mostra per le scuole realizzata da un imprenditore privato per festeggiare il ventennale del proprio negozio dedicato a giochi naturalistico-scientifici, incaricando sempre l’associazione Didò per il completamento dell’esperienza attraverso la visita guidata la museo.

Servizi Didattici Aggiuntivi

N. utenti singoli Incasso totale €

Convenzione Base - 4.545,00 Studenti 3228 11.603,90

70

Apprendisti scienziati 1261 4.413,50 Compleanni 243 1093,50 Attività sponsor FIDAPA 50 1500,00 Degustazione tè 30 150,00 Totale 4762 23.305,90

La redditività complessiva dei Servizi Didattici aggiuntivi è quindi stimata in €. 23.305,00

circa; le iniziative pomeridiane per famiglie, introdotte nella seconda metà del 2004, si vanno via via affermando e avrebbero fortissime possibilità di espansione, impedite però dall’assoluta carenza di spazi: la realizzazione di laboratori per scuole e altri utenti comporta, in determinati periodi dell’anno, la sospensione dell’attività di ricerca e catalogazione delle collezioni perché i locali utilizzati sono comuni. Sono sorti anche problemi di conflittualità fra la coordinatrice della didattica e quella degli eventi di animazione (vedi oltre).

Sommando anche questa voce ai fondi che sono usufruibili dal museo (compreso bilancio), si raggiunge nel 2007 una movimentazione complessiva di €. 120.455,48 ai fini delle valorizzazione e ridistribuzione culturale, pari al 15-19% del costo totale (presunto) di esercizio.

Riepilogo Fondi disponibili per valorizzazione

Fondi sul bilancio 31.375,48 Entrate usufruibili 65.775,00 Entrate Servizi Didattici Aggiuntivi 23.305,00 Totale movimentato 2007 120.455,48

LA DIMENSIONE AMBIENTALE

Il museo deve compiere uno sforzo di adeguamento a standard di rispetto ambientale che si manifesti nella quotidianità, migliorando l’attenzione in particolare agli sprechi energetici, di plastica e di carta: è necessario anche per coerenza con la sua visione strategica e la missione istituzionale. IL MUSEO E I RAPPORTI CON LA COLLETTIVITÀ IL MUSEO COME SERVIZIO AL PUBBLICO: Il Museo è aperto al pubblico tutti i giorni tranne il lunedì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00 con orario continuato. La biblioteca è aperta al pubblico con il seguente orario: martedì: 10.00 - 13.00 e 14.00 - 17.00, mercoledì: 10.00 - 13.00 , giovedì: 10.00 - 13.00 e 14.00 - 17.00, venerdì: 10.00 - 13.00.

Il costo del biglietto di ingresso è contenuto: 3 euro l’intero e 2 euro il ridotto, previsto per maggiori di 65 anni, accompagnatori di gruppo, studenti universitari, gruppi organizzati di almeno 10 persone. L’ingresso è del tutto gratuito per minori di 18 anni, militari, guide turistiche, giornalisti, una persona ogni 15 di gruppi organizzati, scolaresche e insegnanti accompagnatori.

Il personale scientifico del museo è a disposizione dei cittadini per consulenze legate di solito al riconoscimento di esemplari zoologici ma anche geologici; spesso sono enti pubblici e privati che indirizzano i cittadini verso il museo o si rivolgono ad esso direttamente per riconoscimenti attendibili. Le consulenze sono di solito gratuite, tranne il caso in cui vengano richieste da imprese private.

Un’importante interfaccia con gli utenti è rappresentata dal sito internet del Museo: on line dal 1999, ad aprile 2007 è stato completamente rinnovato nella grafica e revisionato nei contenuti, adottando un sistema di programmazione che lo ha reso compatibile con i requisiti stabiliti dalla Legge Stanca per l’accessibilità dei siti delle pubbliche amministrazioni. Un conteggio efficace dei

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contatti è iniziato solo a fine 2007: i primi 5 mesi del 2008 hanno registrato in media 3000 visitatori unici. Con il nuovo sito è stato avviato un servizio di newsletter che viene spedita mensilmente ai cittadini che si sono iscritti per informarli su eventi del museo e altre iniziative. Conta attualmente 137 aderenti, in linea con le altre della Rete Civica comunale. Il sito è concepito in modo tale da permettere, volendo, l’avvio di altri servizi interattivi.

E’ in corso di approvazione il nuovo regolamento del museo, in sostituzione di uno storico, redatto negli anni ’60. Il nuovo regolamento consentirà di ottemperare agli standard museali necessari per l’accreditamento presso la Regione Emilia-Romagna. E’ un processo di iniziato ormai quattro anni fa che dovrebbe arrivare in dirittura fra poche settimane, assieme a quello degli altri musei civici ferraresi. La Direzione non lo ha messo a disposizione il documento per questo lavoro poiché non ancora approvato.

Nel 2007 è stato elaborato un pieghevole di accoglienza dal titolo “Benvenuti al Museo di Storia Naturale” che non è però una vera e propria Carta dei Servizi, che verrà prodotta in futuro. LA RIDISTRIBUZIONE DEL VALORE CULTURALE: LE INIZIATIVE 2007 PER IL PUBBLICO. L’anno culturale è iniziato a febbraio, come da recente tradizione, con le manifestazioni per il Darwin Day: due conferenze e una tavola rotonda gratuita con i maggiori esperti di teorie evoluzionistiche rivolta alle scuole medie superiori, un laboratorio dedicato ai bambini e alle loro famiglie.

Hanno fatto seguito, in marzo, la XVII settimana della Cultura Scientifica con proposta di 3 laboratori dedicati a scuole e famiglie: 1) I Geni in bottiglia; 2) L'impronta digitale del DNA; 3) Il DNA dei vegetali, e un’iniziativa promozionale di una giornata presso il più grande centro commerciale cittadino denominata “Scienza...un'offerta speciale!", un laboratorio aperto e gratuito per avvicinare grandi e piccini alle tematiche naturalistiche e scientifiche, attraverso la scoperta del mondo degli insetti.

Come già accennato, il periodo aprile 2007-gennaio 2008 è stato dedicato alle celebrazioni del ventennale della Stazione di ecologia del museo. Il ciclo di manifestazioni era denominato “La diversità della vita” ed è iniziato ad aprile 2007 con la mostra temporanea ad ingresso gratuito “Testuggini e Tartarughe”, sunto di oltre dieci anni di indagini del museo nel Parco regionale del Delta del Po. A seguire, fra maggio e giugno, un ciclo di 5 conferenze serali gratuite sui temi della conoscenza e tutela della biodiversità i vari ecosistemi del mondo, dal Mediterraneo all’Artico, dalla Tanzania all’Amazzonia. Il 5 giugno 2007, Giornata Mondiale per l’Ambiente e anniversario dell’inaugurazione della Stazione ecologica, un convegno scientifico a partecipazione gratuita dal titolo “Ambiente, Biodiversità, Monitoraggio”, che ha visto la folta adesione di ricercatori (italiani e stranieri) e di pubblico, e un’interessante tavola rotonda finale alla quale hanno partecipato alcuni fra i maggiori rappresentanti dell’ecologia scientifica nazionale. In serata, per il pubblico, la proiezione a pagamento in un cinema d’essay del film “Diamante bianco” di Herzog, in collaborazione con ARCI Ferrara.

A luglio 2007, si è tenuto il 4° Corso intensivo di perfezionamento post-universitario nel riconoscimento degli invertebrati terrestri, facente parte di una serie che, dal 1999, caratterizza in modo netto la Stazione di ricerca ecologica del Museo a livello nazionale. Come sempre, 20 iscritti da tutt’Italia hanno seguito, pagando una quota di 300 euro, le lezioni di vari esperti entomologi per 5 giorni consecutivi.

Ad ottobre, fuori programma ma ben accolta, la mostra temporanea “Il gioco e la scienza”, durata circa 10 giorni ed organizzata in museo in collaborazione con il titolare di un negozio cittadino specializzato nella vendita di giochi e gadget scientifici, per celebrare i loro vent’anni di attività. La mostra era ad ingresso gratuito, integrata da visite guidate al museo finanziate dall’imprenditore. Sempre in ottobre, presentazione ad ingresso gratuito del volume “Herp-Help”, sintesi di 10 anni di indagini scientifiche su anfibi e rettili nel delta del Po.

A novembre, inaugurazione della mostra “Le stagioni dei maceri”, per la divulgazione delle indagini sui biotopi comunali, accompagnata dalla presentazione della brochure divulgativa “Fauna minore dell'Emilia-Romagna”, scritta, fuori dal programma degli obiettivi, in convenzione con il Servizio Parchi della Regione Emilia-Romagna. La visita alla mostra era compresa nel prezzo di ingresso al museo; tutti i visitatori hanno ricevuto gratuitamente una copia della a brochure. A seguire, fra novembre e gennaio 2008, un ciclo di 6 conferenze serali gratuite sulle caratteristiche e prospettive dell’industria canapicola attuale, sul valore di maceri, stagni e, in generale, zone

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umide d’acqua dolce per la difesa della biodiversità e per la divulgazione del progetto di rete ecologica provinciale, già adottata come variante al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia.

In parallelo, si sono tenute varie iniziative non racchiuse nelle celebrazioni del ventennale: a febbraio, un’iniziativa di animazione culturale per due classi di scuola media superiore sponsorizzata dall’Associazione FIDAPA; in maggio, presentazione del volume “Ambra, il fascino di una gemma tra mito, scienza e vanità”, catalogo dell’omonima mostra allestita dal museo nel 2004, e una “Giornata musicale”, sempre ad ingresso gratuito, in collaborazione con il Conservatorio Statale ed il Teatro Comunale di Ferrara con brani ad argomento “zoologico”. A settembre, un’attività di animazione per la conoscenza del patrimonio museale in collaborazione con l’Associazione Arcobaleno che a Ferrara opera in convenzione con i Servizi Sociali dell'ASL e con il Centro dei Servizi alla Persona del Comune di Ferrara, per prevenire l'emarginazione, il disagio sociale e la devianza minorile: il museo ha offerto una visita animata ad un gruppo di ragazzi seguiti dall’associazione. Ad ottobre, un pomeriggio di degustazione di tè cinesi in collaborazione con l’Associazione culturale “Serpente Bianco”, che ha introitato la quota di partecipazione ( 5 euro).

Infine, in parallelo per tutto l’anno, i cicli invernale, primaverile, estivo e autunnale di “Apprendisti Scienziati”, ovvero laboratori scientifici a pagamento per bambini accompagnati dai genitori nei pomeriggi di sabato e domenica, e i compleanni in museo su richiesta.

GLI STAKEHOLDER I visitatori del 2007. I dati complessivi dei visitatori sono stati forniti dall’Ufficio

Organizzazione in questo modo:

Non è indicato in quale totale siano stati conteggiati gli utenti di conferenze e convegni gratuiti.

Nella tabella seguente invece è riportato il dettaglio delle attività per le famiglie e per le scuole fornito dall’Ufficio Didattica:

2007

N. utenti singoli

categoria

Visite libere didattica 597

Scuole Moduli didattici 3228 Il gioco e la scienza 1806 Darwin Day 243 Totale 1 5874 Apprendisti scienziati 1261

Famiglie Compleanni 204 Scienza…un'offerta speciale 300 Totale 2 1765 Totale complessivo 7369

Visitatori paganti 1732 Non paganti 8908 Totale 1 10640 Visitatori Museo 9845 Visitatori mostre gratuite 3925 Totale 2 13770

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I dati non sono di facile lettura: tralasciando le mostre gratuite, il pubblico scolastico dovrebbe rappresentare il 55% dell’utenza del museo. Gli utenti appartenenti alla tipologia “famiglie”, sono 1765. Considerato però che, fra i paganti, circa 400 hanno avuto il biglietto ridotto, si può ipotizzare che altri 800 utenti (1 adulto più 1 bambino) possano rientrare nella categoria famiglie, che raggiunge così il 24%. Il restante pubblico costituisce un non trascurabile 21% del totale dei visitatori.

Nel 2007, è iniziato anche un processo di monitoraggio del grado di soddisfazione che ha visto la somministrazione di questionari a vari utenti. Riportiamo qui i risultati di un sottocampione di 75 questionari, scelti perchè più articolati, compilati in occasione di mostre tematiche o visite

guidate, quindi non dai visitatori del percorso espositivo permanente e dalle scuole. Tra i visitatori che si recano liberamente al museo, colpisce l’elevata richiesta (22%) di

escursioni guidate in natura che, al momento, il museo non soddisfa, ma invece ha fornito in passato. Il pubblico è giovane (75% ha meno di 50 anni) e di cultura medio-alta (78% di diplomati e laureati). Più della metà è lavoratore attivo, solo il 17% è composto da studenti (come già detto, non sono qui considerate le classi portate in visita dalle scuole).

Le mostre organizzate dal museo hanno sempre un taglio fortemente didattico e sono sollecitate dal 21% dei visitatori: i dati sembrano suggerire che i cittadini chiedano al museo di fornire informazione scientifica di base.

Possiamo aggiungere che quasi tutti gli utenti hanno cittadinanza italiana, non c’è differenza fra i sessi, e due terzi provengono dal comune stesso di Ferrara. Il grado di soddisfazione è coerente con quello espresso nel totale dei questionari somministrati (262). L’analisi è ovviamente molto parziale ma costituisce una buona base per indagini più approfondite. Soprattutto, dovrebbe essere organizzato un sistema di ascolto del pubblico scolastico; auspicabile anche l’adozione di strumenti per la misura dell’efficacia divulgativa, almeno salturiamente. I Settori e i Servizi del Comune di Ferrara. Il museo interagisce ovviamente con gli interlocutori del Settore Attività Culturali preposti a compiti di tipo amministrativo e quelli appartenenti agli altri Settori del Comune (Settore Opere Pubbliche, i Servizi Economali, la Ragioneria del Comune,

Grado di soddisfazione

1%27%

72%

per niente abbastanza molto

Età dei visitatori

44%

31%

13%12%

<34 35-49 50-64 >65

Titolo di studio

10%12%

37%

41%

Elementari Medie infMedie sup Laurea

Iniziative richieste8%

14%

8%

10%21%

11%

22%6%

Conferenze e convegni Viste guidateAnimazione Ricerca scientificaMostre Laboratori didatticiEscursioni naturalistiche Laboratori artistici

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eccetera). Il Settore è portatore di una logica di tipo autorizzativo ed.esercita soprattutto una forte azione di controllo.

In altra ottica invece va sottolineata l’interazione biunivoca con gli uffici del Settore del Territorio, per la precisione Servizio Ambiente e Servizio Pianificazione Territoriale, e con i Servizi e Sistemi Informativi e con l’Ufficio di Servizio Ciivle: questi servizi danno supporto al museo nella gestione delle attività interne ma, al tempo stesso, grazie al museo, portano a compimento progetti di rilevanza esterna che sono di loro competenza.

Nel corso del 2006-2007 la Stazione di Ecologia ha collaborato in termini tecnici e progettuali con il Servizio Ambiente del Comune per la gestione di fondi (circa 37.000 euro) forniti al 70% dalla Regione Emilia-Romagna e destinati ad interventi naturalistici (monitoraggi ed gestione) in un’oasi del Comune all’interno di un sito di rete Natura 2000. Il Servizio Pianificazione Territoriale dà supporto cartografico digitale alla Stazione di Ecologia e al tempo stesso fruisce di consulenza naturalistica e delle banche-dati territoriali che il museo produce; i Servizi Informativi danno il supporto tecnico informatico ma, al tempo stesso, grazie alla gestione interna al museo del proprio sito internet, mantengono attiva una parte del sistema di Rete Civica del Comune, e la stesso reciproco vantaggio si ha con l’Ufficio di Servizio Civile.

A fine 2007, il Comune ha finalmente assegnato la delega per la cultura ad uno specifico assessore, dopo che, per due anni, essa era stata trattenuta dal Sindaco: questo nuovo amministratore si sta attivamente impegnando a favore del Museo.

Alcuni uffici circoscrizionali si stanno avvicinando al Museo per stabilire collaborazioni: nel 2007 sono stati presi accordi con la Circoscrizione Nord Ovest per la realizzazione di un percorso espositivo permanente all’interno di una ex-scuola che verrà adibita a centro visite, aula didattica naturalistica e sede associazionistica legata al sito di Rete Natura 2000 “Fiume Po da Stellata a Mesola e Cavo Napoleonico”, in un’ottica di valorizzazione delle risorse naturalistiche del territorio. La Provincia di Ferrara. Con questo Ente la collaborazione è frequente e spesso vengono concessi al Museo contributi di entità limitata per le iniziative di divulgazione. Nel 2007, il contributo è stato di soli 500,00 euro. Comunque, nel corso del 2007 si è manifestata un’interazione non solo con il Servizio Provinciale Protezione Flora e Fauna (che afferisce all’Assessorato all’Agricoltura), con il quale il Museo interloquisce ormai da anni, ma anche con l’Ufficio di Piano, impegnato nella stesura del progetto di Rete Ecologica provinciale: si è verificato uno scambio non oneroso di banche-dati, su base volontaria e non disciplinata da contratti, più per lentezze burocratiche che per reale “generosità”. Positive sono anche le interazioni con l’Assessorato Ambiente provinciale che appoggia pubblicamente molte iniziative museali.

La Provincia è interlocutore fondamentale per quel che riguarda la predisposizione di richieste contributi all’IBC e per il coordinamento delle attività bibliotecarie, ed è anche l’organo che autorizza i progetti di indagine ecologica sul campo. La Regione Emilia-Romagna. Il museo interagisce ormai da vent’anni sistematicamente con la Regione Emilia-Romagna, intesa sia come Istituto per i Beni Artistici, Culturali ed Naturali (IBC), una realtà dalla quale il Museo ha ricevuto in più occasioni notevole supporto finanziario per investimenti, sia come Servizio Parchi e Risorse Forestali, con il quale è attivo un rapporto continuativo di collaborazione scientifica.

Nel 2007, il Museo ha pubblicato, grazie ad un finanziamento di €. 3.500,00 gestito direttamente dall’IBC, il volume 17 dei Quaderni della Stazione di Ecologia, che riportava gli esiti di 10 anni di indagini sulle comunità di Rettili ed Anfibi nel Parco Regionale del Delta del Po, e ha avuto un cofinanziamento al 50% di €. 12.500,00 per spese di investimento destinate a potenziare gli arredi dei laboratori e quelli per la gestione delle collezioni geopaleontologiche.

Nel 2006-2007, il museo ha partecipato a titolo gratuito alle discussioni tecnico-scientifiche organizzate dal Servizio Parchi che hanno portato all’approvazione della Legge regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della Fauna Minore in Emilia-Romagna”, con successiva collaborazione volontaria per la redazione dell’elenco delle specie particolarmente protette. Nel 2007 ha ricevuto dallo stesso Servizio un contributo di €. 5.500,00 per la stesura del testo di una piccola guida divulgativa sulla fauna minore che la Regione stessa ha stampato in 50.000 copie.

Altro interlocutore abituale per il Museo è il Parco Regionale del Delta del Po: da oltre dieci anni vengono condotte indagini sulle popolazioni di anfibi e rettili del parco, che ha finanziato per

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molti anni ma non nel 2007, e non è mancato, in passato, lo studio anche della componente ad invertebrati.

Fino al 2002, il museo era accreditato presso la Regione come Centro di Educazione Ambientale, in quanto capofila di un “multicentro” che riuniva altri soggetti ferraresi attivi nel settore: in quell’anno, il Comune ha preferito far accreditare un’altra struttura di sua proprietà. L’Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente. Il museo ha interagito negli ultimi anni anche con la sezione ferrarese dell’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia-Romagna, in particolare per un progetto che intende sviluppare l’uso di certi insetti (i Ditteri Sirfidi) come indicatori dello stato di conservazione della biodiversità, in aree protette e non.

Nel corso del 2007 però il ruolo di ARPA Ferrara nel campo degli ecosistemi naturali si è molto affievolito, in seguito a decisioni della Direzione Generale di Bologna e il Museo (Stazione di Ecologia) ha proseguito il progetto in autonomia. Il Consorzio Ferrara Ricerche. Si tratta di un ente senza fini di lucro, che riunisce 24 enti pubblici e privati, capeggiato dall’Università di Ferrara, nato nel 1993 e comprendente dal 1994 anche il Comune di Ferrara. Il Consorzio, per statuto, si occupa di ricerca e formazione. I rapporti con questo ente sono stati allacciati per la prima volta proprio nel 2007: al Consorzio è stata affidata la gestione amministrativa delle quote di iscrizione e dei compensi ai docenti della quarta edizione del Corso di riconoscimento invertebrati terrestri, per ovviare a difficoltà contabili. La collaborazione con il Consorzio è destinata a diventare via via più organica dato che consente di evitare molte difficoltà burocratiche e per una straordinaria coincidenza di intenti fra i due soggetti: nel corso del 2007 il Consorzio è stato indicato come gestore amministrativo di un contributo, liquidato poi nel 2008, concesso a favore del Museo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara. L’operazione è onerosa ma in modo contenuto, poiché il Consorzio trattiene l’8-10% della cifra che gestisce a fronte dello svolgimento dei compiti amministrativi connessi. I fondi depositati presso il consorzio vengono gestiti per attività e non per tipologia di spesa e, per l’esecuzione di ordini di spesa, basta la firma del responsabile scientifico dell’attività su semplici moduli, senza altre procedure autorizzative. Il Consorzio potrebbe dare sostegno anche nella gestione di progetti nazionali ed europei. Il mondo bancario La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara è uno dei principali sponsor del museo: infatti, concede di solito contributi rilevanti per iniziative di divulgazione e chiede in cambio la riproduzione del logo su tutto il materiale promozionale. Nel corso del 2007 ha concesso 12.000,00 euro per le celebrazioni del Ventennale della Stazione di Ecologia e, in via del tutto inusuale, per la conduzione di ricerche ecologiche.

Contributi di minore entità (1000-2000 euro) vengono concessi spesso anche dalla banca Cassa di Risparmio di Ferrara: si tratta di un soggetto con fini di lucro e pertanto la riproduzione del logo può essere effettuata senza oneri fiscali per il Museo solo sui materiali promozionali che non sono destinati alla pubblica affissione.

Altro interlocutore è la Fondazione della Cassa di Risparmio di Cento: anche questo ente spesso da contributi minori per le iniziative di divulgazione: non ha però collaborato nel corso del 2007.

I tentativi di coinvolgere altri Istituti bancari non hanno mai dato esiti positivi. Gli altri Musei e le Università, gli studenti, i ricercatori. Nel 2000, il Museo è stato accorpato ad altri musei comunali di Ferrara, considerati “minori”, nel Servizio Musei e Centri di Documentazione. Nel 2007, dopo chiusura degli altri “uffici museali” rimaneva nel Servizio, oltre al Museo di Storia Naturale, solo il museo del Risorgimento – Centro Etnografico - Centro di documentazione del mondo agricolo. I rapporti di collaborazione non sono facili, e non si è mai avuta una progettazione congiunta, seppure possibile su molti temi: si sconta il fatto che l’operazione di accorpamento è stata imposta dall’alto con perdita dell’autonomia assoluta di cui entrambi i Musei avevano in precedenza goduto. In città esistono altre importanti realtà museali scientifiche, tutte universitarie: da un lato, ci sono rapporti di collaborazione (ad esempio, le visite guidate all’orto botanico vengono condotte dalla stessa associazione che cura i percorsi entro il Museo); dall’altro, i musei universitari aspirano a riunirsi in un grande museo della scienza per il quale è già decisa, e piuttosto

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prossima, la collocazione alquanto prestigiosa all’interno del Palazzo Turchi di Bagno, situato dirimpetto alla Pinacoteca e Galleria di Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti. Un progetto di realizzazione museale congiunta Comune-Università che doveva realizzarsi nella stessa sede, a fondo studiato, è sfumato per la sostanziale opposizione dei docenti universitari maggiormente toccati dall’operazione. Per ora, comunque, esistono buoni rapporti di collaborazione con la Facoltà di Scienze, sanciti anche da apposita convenzione, nell’organizzazione di eventi congiunti, per alcune analisi genetiche e nell’appoggio dato alla progettazione per il Servizio Civile Volontario nazionale attraverso la concessione di crediti formativi.

Decisamente migliore e quasi mai problematica è invece la situazione che riguarda i rapporti con gli altri musei naturalistici sparsi sul territorio nazionale e anche provinciale: il museo dal 2006 è rappresentato nel Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici dal Conservatore per la Zoologia. Spesso si verificano scambi non onerosi di ricercatori e di materiali espositivi per l’organizzazione di eventi di divulgazione.

Il museo però non è in rete con le altre realtà analoghe della provincia. Numerosi sono i tesisti e i tirocinanti che vengono ospitati dal museo e, in tal senso,

esistono convenzioni anche con altre università italiane e, ultimamente, anche straniere. Negli ultimi tempi, però, i problemi logistici stanno gravando sulle attività, impedendo anche in questo caso ulteriori ampliamenti e consigliando addirittura un ridimensionamento.

Il museo è da 18 anni punto di riferimento per vari studiosi che pubblicano articoli scientifici sulle 2 riviste museali e con i propri corsi di tassonomia degli invertebrati terrestri fornisce alla comunità scientifica nazionale un servizio unico nel suo genere. Il Ministero dell’Università e Ricerca. Negli ultimi anni, dietro presentazione di appositi progetti curati dalla sezione didattica su bandi a favore di musei scientifici ed orti botanici, il MIUR ha finanziato alcune iniziative didattiche. Nel 2007, ha concesso 2000 euro per un progetto relativo all’evoluzione umana. I Privati. Nel 2007, i fornitori sono stati rappresentati per lo più da tipografie coinvolte nella stampa delle riviste e dei materiali promozionali del museo, ditte per servizi di catering e di ditte fornitrici di piccola strumentazione scientifica., un disegnatore, un esperto entomologo. Talvolta il museo fa ricorso a tassidermisti, a ditte che realizzano modelli naturalistici, a ditte di arredamento e progettazione di interni.

Normale è il ricorso a sponsor “in natura”, che prestano materiali per l’allestimento di mostre o scambiano servizi in cambio della promozione pubblicitaria che il museo può fornire: si tratta in genere di prestiti e servizi di valore ridotto. Fra i privati è presente anche la Banca Cassa di Risparmio di Ferrara. La stampa del logo di un soggetto con fini di lucro sui materiali destinati all’affissione comporterebbe per il museo il dovere di versare imposte sulla pubblicità piuttosto elevate, tali da annullare, nella maggior parte dei casi, il vantaggio della sponsorizzazione: così, la visibilità data agli sponsor è limitata, certamente non invogliandoli a dare sostegno al museo.

Il rapporto con le Associazioni esterne è sporadico: nel 2007, il museo ha collaborato con il Fotoclub Ferrara e con il Rotaract per le mostre. Con l’Associazione Recupero Essenze Autoctone c’è una collaborazione informale, avviate in seguito ad interazioni progettuali del 2006-2007, per la gestione del Bosco di Porporana. Storicamente, le Associazioni naturalistiche, chiedevano spazi di aggregazione che il museo non riesce a concedere. Il personale non di ruolo. Si tratta di volontari di servizio civile, dei collaboratori esterni, degli operatori dell’associazione Didò e del personale di guardiania aggiuntiva.

I volontari del Servizio Civile, dal 2002, vengono assegnati al museo per la realizzazione di progetti precisi, che vanno dalla gestione delle collezioni e dell’archivio informatico della biblioteca alla ricerca sul campo. Nel 2007, sono “transitati” su tre diversi progetti 10 volontari, tutti laureati o laureandi in scienze naturali o biologiche. Il museo adotta una politica ben precisa: i volontari vengono impiegati esclusivamente per mansioni legate ai progetti al quale sono stati assegnati e non vengono mai adibiti allo svolgimento di compiti amministrativi, quindi non c’è alcun paragone tra il modo in cui vengono impiegati i volontari e il modo in cui venivano usati a suo tempo gli “obiettori di coscienza” e i ragazzi ricevono un’importantissima formazione. Non esiste però ancora un quadro degli sbocchi professionali correlati.

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C’è stato poco spazio per gli incarichi esterni: nel 2007 un unico collaboratore è stato impegnato in indagini entomologiche in zone Natura 2000 della provincia, e un disegnatore è stato incaricato per alcune tavole necessarie per il volume sulla fauna minore e per la mostra temporanea autunnale.

Infine, i volontari IBO sono impiegati in supporto ai guardiasala quando ce n’è necessità. Figura come IBO anche una persona entrata in origine come volontaria nel 2002 e rimasta poi sempre nell’orbita del Museo per mansioni organizzative, promozionali e tecniche.

I dipendenti del Museo. Questo punto viene tenuto per ultimo perchè molto delicato: il clima interno non è ottimale, e nel 2007 si sono avuti episodi estremi di incompatibilità fra alcuni soggetti, dovuti a quelle che sono state percepite come reciproche invasioni del campo d’azione. Probabilmente però, le cause del disagio hanno radici molto antiche e complesse, e sono state acuite dai cambiamenti organizzativi avvenuti a partire dall’anno 2000.

I principali difetti che posso segnalare in questa sede, per quella che è la mia percezione, sono: lo spiccato individualismo di alcuni soggetti che, da sempre, non condividono notizie di cui vengono a conoscenza o ne strumentalizzano altre per procurarsi un vantaggio personale; la ridottissima circolazione delle informazioni; in generale, scarsa comunicazione; rivalità professionali che sfociano in ripicche; rarità delle interazioni con il dirigente; talvolta, solitudine dei funzionari come esito estremo dell’enorme loro autonomia; impossibilità di generare una programmazione delle attività che vada al di là del periodo di sei mesi -un anno, con continue rincorse degli obiettivi all’ultimo minuto.

Il 2008 è un anno per così dire “sospeso”, e molto dovrà necessariamente cambiare nell’organizzazione, dato il trasferimento ad altro museo di una figura importante.

A questo si aggiunge, come ulteriore fonte di disagio, il fatto che le due ultime legislature sono state caratterizzate da un Sindaco al quale è stato più volte rimproverato di essere estremamente distaccato dai dipendenti comunali: è sorprendente come l’atteggiamento di un’unica persona posta al vertice possa influire sullo stato d’animo di un’intera organizzazione che conta più di 1400 dipendenti. CONCLUSIONI

Il museo è sicuramente una struttura molto dinamica, che offre alla comunità locale, regionale e nazionale, molte opportunità, spesso gratuite, per la crescita culturale.

Il museo si è sviluppato enormemente, negli ultimi 18 anni, e sicuramente è ancora dotato di una notevole forza propulsiva che consentirebbe una crescita ulteriore, su tutti i fronti (incremento del patrimonio e dello stato di catalogazione delle collezioni, sviluppo di linee di ricerca, organizzazione di iniziative di formazione ed animazione culturale, rafforzamento dei rapporti con il territorio, supporto decisionale ad altri enti, eccetera). L’espansione però è frenata da limiti strutturali, in senso figurato e in senso materiale.

Anche il mercato culturale a Ferrara è in forte crescita: il bilancio sociale di mandato del Comune di Ferrara 2004-2007, pubblicato a metà giugno, parla di un aumento del 32% di visitatori per tutti i musei civici ferraresi, giunti a 199.842, mentre gli spazi espositivi hanno addirittura raddoppiato gli utenti, passando da 120.000 a 249.000 circa: il museo occupa quindi una piccola fetta (5,3%) di un mercato in espansione.

Si è tentata perciò una S.W.O.T. analysis del museo, che ha portato ai seguenti risultati preliminari:

Punti di forza sono sicuramente la particolarità e la molteplicità delle “aree strategiche di affari”, ineguagliata sull’intero territorio regionale; l’elevato grado di specializzazione dei funzionari e la dinamicità di molti di loro; il desiderio di tutto il personale (salvo minime eccezioni) di portare il museo ad incidere maggiormente sulla società; la combattività di molti funzionari; la tradizione, la storia, il patrimonio, in gran parte mai svelato al pubblico; gli ottimi rapporti con assessorati provinciali e regionali; un ruolo leader su certe tematiche che viene riconosciuto a livello nazionale; un piccolo nucleo di utenti fidelizzati; il rapporto consolidato con le scuole; la progettazione del Servizio Civile, in cui il Museo eccelle assieme al resto del Comune.

Debolezze sono invece uno scarso coordinamento interno e con gli uffici di Settore; l’esiguità della base finanziaria per il funzionamento fornita dal Comune; gli spazi insufficienti, le barriere architettoniche, i locali inidonei e in parte addirittura fatiscenti; la scarsa propensione al

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lavoro di gruppo; l’assenza di una figura tecnica in presenza stabile; l’incapacità di fare sistema sia con gli altri musei civici che con quelli analoghi presenti sul territorio provinciale; il debole rapporto con le associazioni di cittadini; la gestione di tipo finanziario; la lentezza nel portare a termine gli obiettivi che non prevedano un riscontro immediato per interlocutori esterni; l’incapacità pressoché totale di proporre una programmazione che vada al di là del periodo di sei mesi-un anno; uno staff amministrativo ridotto ai minimi termini; l’impossibilità di proporre una progettazione europea; l’assenza di metodi di ascolto per le scuole; l’”originalità” del personale di accoglienza al pubblico.

Opportunità: la grande crescita del mercato culturale a Ferrara; la possibilità che il Comune, vista tale crescita, si renda conto dei vantaggi che si otterrebbero risolvendo i problemi strutturali che mettono a rischio il patrimonio e ostacolano la piena fruizione dell’edificio; alcuni percorsi turistici concepiti come rete di musei che si vanno delineando a livello provinciale; la buona disponibilità di alcuni politici che credono nella valorizzazione naturalistica del territorio come strumento di crescita culturale ed economica e nello sviluppo della cultura scientifica come indispensabile per lo sviluppo; la nascita dei progetti di rete ecologica, se verrà maggiormente riconosciuta la competenza che il museo può mettere a disposizione; paradossalmente, la generale riduzione di risorse che sempre più obbligherà gli Enti locali ad assolvere a determinati obblighi di legge senza conferire incarichi esterni; auspicabilmente, le prossime elezioni amministrative, previste per l’aprile 2009;

Minacce sono punte di individualismo esagerate e ridottissimi scambi di opinione fra colleghi; la perdita, avvenuta nel corso del 2007, di una figura chiave per l’organizzazione e il rischio che anche un’altra figura analoga possa venire a mancare poiché non adeguatamente retribuita; la reticenza dei dipendenti nel mettere in comune le conoscenze e le informazioni puntando al vantaggio personale; un clima interno di generale insoddisfazione; la concorrenza di musei scientifici universitari, a loro volta in crescita, anche se distinti come “area strategica d’affari”, e molto agguerriti e meglio finanziati; l’insufficiente retribuzione degli operatori didattici; il Settore Attività Culturali che si pone più come rigido controllore che come supporto alle iniziative; la generale indifferenza della classe politica italiana ai problemi della ricerca scientifica; la tendenza di alcuni politici nel voler negare l’indipendenza culturale dei musei e a considerare gli aspetti della tutela naturalistica poco più che “folklore”, o addirittura un fastidio; l’esclusione dal filone dei finanziamenti europei che pure coinvolge altri Settori del Comune; la convinzione diffusa in varie aree del Comune che la ricerca scientifica non debba essere competenza dei Servizi di proprietà comunale; la possibile stanchezza degli operatori del museo.

E’ una fase critica, in cui il museo potrebbe crescere ulteriormente, ma potrebbe anche arretrare: è necessaria una migliore definizione delle strategie, che siano condivise e partecipate dal personale.

Lo sviluppo o la revisione della strategia dovrà tener conto dell’analisi di punti di forza e debolezze, opportunità e minacce: quanto qui presentato costituisce solo uno spunto per ulteriori approfondimenti.

Ringraziamenti Si ringraziano per la gentile collaborazione: F. Pesarini, Direttore del

Museo; i colleghi E. Cariani, S. Cattabriga, L. Galtarossa, B. Morsiani, S. Vallardi; I. Bambini di “Didò”.

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Programmazione economica per l'iniziativa “Fumetto in teoria e in pratica” a Reggio Emilia (Pietro Corradini). INTRODUZIONE: L’associazione “Abitanti del villaggio” nasce nell’estate del 2007 con la precisa finalità di diffondere e promuovere la cultura del fumetto. Questa vision è scaturita dalla comune convinzione dei soci fondatori che il fumetto sia espressione viva e dinamica dell’arte contemporanea e allo stesso tempo manifestazione “spontanea” di arte popolare. Questa duplice natura lo rende un mezzo privilegiato per incentivare scambi culturali, momenti di aggregazione e d’integrazione. Il carattere “popolare” del fumetto, che si riscontra sia dal punto di vista economico che puramente strutturale, basti notare l’indubbio legame esistente tra la figura dell’eroe del fumetto tradizionale e quello della fiaba e della paraletteratura o fra l’organizzazione delle immagini del fumetto e il montaggio del cinema, così come il legame esistente tra il fumetto e le leggi del mercato che ne influenzano in modo diretto sia la realizzazione grafica che i contenuti, come avviene per la stampa dei periodici e dei quotidiani, fa si che se adeguatamente sfruttato più che un debole segmento, ulcerosa perdita di tempo e denaro per la società, possa trasformarsi in una vera e propria risorsa culturale ed economica. Nell’ambito dei primi anni di vita l’associazione intende agire principalmente nel territorio provinciale di Reggio Emilia per acquisire una fisionomia stabile e per divenire punto di riferimento nel settore. In particolar modo l’associazione intende compiere questa mission creando dei corsi e delle conferenze: infatti, la crescente domanda di simili percorsi culturali porta a credere che siano ottimi strumenti per la persecuzione del fine dichiarato e per recuperare fondi in previsione di successive manifestazioni. Tali corsi vogliono non solo addestrare nell'uso della matita e del pennello, come avviene nei corsi già avviati dalle altre associazioni presenti sul territorio, bensì dare un inquadramento teorico e storico al fumetto per iniziare appassionanti e neofiti a un diverso livello di consapevolezza e comprensione. L'associazione si avvale, infatti, della consulenza di Corradini Pietro, dottore in conservazione dei beni culturali, che da anni si dedica allo studio scientifico del fumetto, il che permette, quale competenza individuale, di sviluppare un vantaggio strategico difendibile, in altre parole una differenziazione del prodotto sul mercato, come vedremo meglio in seguito. Un altro punto di forza dell’associazione è la sua diretta connessione col negozio “Villaggio del Fumetto”, questo non solo permette di avere un partner commerciale sempre pronto a supportare le manifestazioni allo scopo di farsi pubblicità, ma anche un valido sostegno logistico e di connessione con alcuni stakeholder, in altre parole i clienti-appassionati. IL MERCATO Fino a pochi anni fa l’interesse della società verso il fumetto è stato a dir poco discontinuo: se da un lato si possono osservare manifestazioni d’indubbio successo come “Luccacomics” o, in misura minore il felsineo “Bilbolbul” e “Riminicomix” (tutti patrocinati da diversi enti) e i numerosi eventi commerciali, veri e propri “mercatini”, che si rincorrono durante l’anno da città a città, dall’altro si può notare che in Italia il fumetto sia visto e vissuto solo come un “fenomeno da ragazzini o da fanatici”, tanto che è usuale definire una cosa da poco, comica o irrilevante “da fumetto”. Questo fa si che anche in Emilia Romagna solo associazioni private (“Comixcommunity”, “Anafi”, “Scuola internazionale di Comics”) o casi sporadici di associazioni a carattere pubblico (“Flashfumetto” patrocinato dal comune di Bologna) si dedichino alla promozione e alla valorizzazione di questa forma artistica che in realtà smuove un ingente mercato; Nonostante tutto qualcosa sta cambiando: basti notare il successo delle case editrici del settore e l’ingente presenza nelle nostre città di “Fumetterie”, veri e propri nuovi tipi di negozi nati grazie all’avvento del mercato dei comics. Interessante è anche notare che il fumetto genera un notevole interesse in fasce di utenti che normalmente non sono, almeno in buona parte, interessati ad altre manifestazioni culturali: i ragazzi iniziano a leggere i fumetti proprio nel periodo delle scuole superiori nel quale, secondo gli

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ultimi studi, avviene una flessione nella lettura “tradizionale”. L’invito alla lettura del fumetto sarebbe quindi oltremodo utile se promosso nelle scuole quale sprone alla consapevolezza che esistono mezzi di comunicazione e di cultura ben diversi sia dai canonici libri scolastici sia dall’ottundente televisione. L’interesse verso questo segmento si è oltremodo accentuato negli ultimi anni grazie alle trasposizioni cinematografiche di diversi fumetti, che hanno avuto un notevole successo e che hanno fatto conoscere autori del calibro di Frank Miller (Sin City, 300) e Alan Moore (V for Vendetta), oltre che i fumetti “mainstream” come L’Uomo Ragno, Batman e gli X-Man, al grande pubblico. Possiamo quindi affermare che il settore sia in una fase di crescita e che l’associazione, poiché appena nata, si trova in una condizione di question marks secondo la matrice BCG. LA CONCORRENZA In questo momento, tre associazioni operano nello stesso campo d’interesse nel territorio provinciale di Reggio Emilia. Si va da ”Anafi” sostenuta dall’Arci a “Comicscomunity” vera e propria picaresca associazione di volontari, alla neonata “Scuola internazionale di Comics”. Indichiamo di seguito l’analisi effettuata dei punti di forza e di debolezza dei concorrenti: - Anafi Si tratta dell'associazione di più lunga tradizione a Reggio Emilia, nata nel 1992 come erede dell'Anaf, ed è la più radicata nel territorio. Il suo punto di forza sta nella sua connessione con l'Arci e con le strutture a essa legate, oltre che la sua reputazione quasi ventennale. I corsi di fumetto tenuti da quest’associazione, ed in particolare da Luciano Bottaro, sono incentrati sullo studio del disegno e sono quindi riservati ad aspiranti disegnatori. - Comics Comunity (Proprio “Comunity”, nome scelto per differenziarsi da un’altra associazione dal nome simile) È un'associazione che predilige il collezionismo e il recupero di vecchi fumetti, e la pubblicazione di strisce sui giornali locali. Al momento non organizza corsi e addirittura ha espresso la volontà di coadiuvare l'associazione “Gli Abitanti del Villaggiio” per i nuovi progetti. Infatti, semplicemente coinvolgendo i suoi soci nel lavoro e citandoli quali partner, si è offerta di mettere a disposizione la propria sede per le lezioni. - Scuola internazionale dei Comics Dall'autunno del 2008 questa prestigiosa scuola del fumetto apre i battenti a Reggio Emilia, sfruttando la sua indubbia e rinomata visibilità e propone diversi corsi tenuti da professionisti affermati dai nomi altisonanti, quali Camuncoli e Casali. I corsi però sono dedicati anche in questo caso solo ad aspiranti disegnatori, comunque già formati, e si tratta di percorsi che richiedono una partecipazione notevole, quindi escludono a priori quegli appassionati che si vogliono avvicinare al mondo del fumetto non con un'ottica professionale. GLI STAKEHOLDER In primo luogo l’associazione intende rivolgersi a quegli appassionati che intendono acquisire maggiori conoscenze sul fumetto, si tratta in principale misura di ragazzi tra i sedici e venticinque anni che iniziano a interessarsi all'arte sequenziale e quegli appassionati di più navigata esperienza che intendono ampliare le loro conoscenze. Allo stesso tempo l’associazione intende rivolgersi a quegli appassionati di fumetto che vorrebbero cimentarsi in prima persona nella realizzazione di un fumetto, anche dal punto di vista grafico, ma che non hanno alcuna preparazione. A questi soggetti sono rivolti i corsi e le eventuali manifestazioni organizzate dall'associazione, quali mostre di artisti, incontri con gli autori, concorsi, ecc. In seconda battuta l’associazione intende rivolgersi alle istituzioni, e in particolar misura il comune di Reggio Emilia,

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l’assessorato alla cultura e quello alla formazione per organizzare progetti culturali da compiere nelle scuole, così come all’”Università della terza età” e altri enti che potrebbero essere interessati. GLI OBIETTIVI Come già accennato, s’intende operare sul territorio attraverso l’istituzione di un corso intitolato “Fumetto in teoria e in pratica” che, come abbiamo fino ad ora solo abbozzato, presenta caratteristiche che lo distinguono in maniera evidente dagli altri percorsi culturali presenti sul territorio. S’intende quindi per prima cosa fornire uno strumento utile per la diffusione e la comprensione del fumetto e delle sue dinamiche. Oltre a questo si vuole fornire prova di professionalità e di preparazione per riuscire a dialogare in futuro con altre realtà, principalmente istituzionali. Il corso, per la sua natura di divulgazione, è aperto a chiunque desideri partecipare e paghi la quota di partecipazione, che comprende tra l'altro l'affiliazione all'associazione. Una volta effettuati il primo corso, e testate le reazioni dei partecipanti, l’associazione prevede di realizzare altri due corsi nei due anni successivi. SWOT ANALYSIS Prima di andare oltre occorre analizzare il settore di mercato, e in particolar modo i corsi che le altre associazioni culturali producono, sia nel territorio di Reggio Emilia, che nel resto d’Italia, per poter meglio avere consapevolezza dei punti di forza e delle debolezze dell’iniziativa. Vista la vasta e difforme offerta riporterò i più rilevanti.

Nome del corso e Associazione Ore Prezzo (Euro)

Laboratorio del Fumetto - Anafi 35 180

Fumetto - Scuola internazionale dei comics tre anni, frequenza bisettimanale, ogni lezione dura circa 3 ore 2470

Fumetto - SCUOLA DEL FUMETTO snc - Milano

tre anni, frequenza bisettimanale, ogni lezione dura circa 2 ore 1500

Corsi di Fumetto ed illustrazione - Pmg Bologna

72 440

Corso di Fumetto - Scuola di Fumetto di Venezia 168 900

Corso di Fumetto - Accademia del fumetto e delle arti figurative di Reggio Calabria 120 550

Corso di Fumetto - ADA Milano 324 900 Corso di Fumetto - Scuola del Fumetto di

Pescara 30 250

Fumetto - Accademia Nemo 150 1100 PROGETTO: svolgimento e punti di forza Il corso sarà organizzato in due moduli, entrambi costituiti da venti lezioni di quarantacinque minuti con una cadenza settimanale e prova finale. Ogni modulo sarà gestito da un diverso docente. Il primo modulo, quello di Teoria, sarà curato dal dottor Pietro Corradini e avrà il seguente programma:

1. Prima del fumetto 1(Legame tra fumetto e fiaba, mito e letteratura popolare).

2. Prima del fumetto 2(Legame tra fumetto e fiaba, mito e letteratura popolare).

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3. Il fumetto come mezzo 1 (Caratteristiche strutturali del Fumetto).

4. Il fumetto come mezzo 2 (Caratteristiche strutturali del Fumetto).

5. Il fumetto nel suo mercato 1 (Caratteristiche del mondo del fumetto).

6. Il fumetto nel suo mercato 2 (Caratteristiche del mondo del fumetto).

7. Il fumetto americano dalle origini agli anni 60(Storia del fumetto americano).

8. Il fumetto americano dagli anni 60 ai giorni nostri(Storia del fumetto americano).

9. Il fumetto italiano 1 (Storia del fumetto italiano).

10. Il fumetto italiano 2 (Storia del fumetto italiano).

11. Il fumetto franco-belga 1 (Storia del fumetto Franco-belga).

12. Il fumetto franco-belga 2 (Storia del fumetto Franco-belga).

13. Il fumetto giapponese dalle origini alla Bubble economy (Storia del fumetto giapponese).

14. Il fumetto giapponese dalla bubble economy ai giorni nostri (Storia del fumetto giapponese).

15. I generi del fumetto 1.

16. I generi del fumetto 2.

17. Teoria e pratica di sceneggiatura 1 (questa lezione sarà condotta con Claudio Sacchi).

18. Teoria e pratica di sceneggiatura 1 (questa lezione sarà condotta con Claudio Sacchi).

19. Creazione di una sceneggiatura e discussione (questa lezione sarà condotta con Claudio

Sacchi).

20. Conclusione del corso e prova finale.

Il secondo modulo, tenuto dall’artista Emanuele Sferruzza, sarà così suddiviso:

1. Anatomia 1

2. Anatomia 2

3. Prospettiva 1

4. Prospettiva 2

5. Ambientazione

6. La tavola 1

7. La tavola 2

8. Composizione 1.

9. Composizione 2.

10. Uso del bianco e nero 1

11. Uso del bianco e nero 2

12. Panneggio Inchiostrazione 1

13. Panneggio Inchiostrazione 2

14. Uso dei retini 1.

15. Uso dei retini 2.

16. Studio dei personaggi 1.

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17. Studio dei personaggi 2.

18. I balloons e gli effetti sonori.

19. Creazione di una tavola e discussione.

20. Conclusione del corso e prova finale.

Come si può ben notare i corsi hanno la caratteristica di essere introduttivi, potremmo dire divulgativi, e allo stesso tempo forniscono spunti di ragionamento e temi atti ad allettare chi già ha una certa preparazione fornita dalla passione. Il corso è volutamente dedicato ai non professionisti, infatti, come accennato, questi già possono rivolgersi ad altre associazioni e ad altri percorsi culturali. Il corso si caratterizza come propedeutico a chi, escluso o non ancora pronto per tali lezioni, intende approcciarsi gradualmente alla produzione del fumetto. In questo modo si vuole raggiungere un maggior numero d’interessati. Le lezioni si svolgeranno nel periodo da fine settembre 2008 a gennaio 2009. Il calendario sarà reso definitivo una volta raccolte le adesioni. A questo fine si attuerà un programma di comunicazione dalla fine di giugno 2008 in modo da pubblicizzare adeguatamente l’evento. S’inizierà con volantinaggio per opera dei soci dell’associazione e affiggendo il manifesto presso le bacheche pubbliche oltre che nei negozi di fumetti. In concomitanza poi con la festa estiva “Notte Bianca in via De Gasperi” (5 Luglio) si presenterà il corso durante l’iniziativa “Il fumetto al trancio”. Durante l’estate saranno organizzate altre conferenze-dibattito allo scopo di agganciare nuovi corsisti e riallacciare il rapporto di fidelizzazione con chi verrebbe comunque. Il materiale illustrativo, il pieghevole a due ante utilizzato per il volantinaggio, è l’importante strumento che si è scelto di utilizzare per promuovere il corso. Le attività dell’associazione, e il corso di conseguenza, sono anche esposte in rete su diversi portali gratuiti. L’associazione per ora non è fornita di un proprio sito ma sfrutta diversi canali gratuiti quali Myspace, Facebook, Blogspot e Forumfree. Si è deciso, per cercare di catturare il maggior numero d’interessati, di mantenere il prezzo dei moduli il più basso possibile. Ci si è orientati sulla cifra di 50 euro per modulo. Confrontato con i costi rilevati nel mercato, si nota che questo è un punto di forza ineguagliabile. Criticità: Certamente essendo la prima volta che si va a verificare quanto interesse susciti allestimento di un simile percorso di lezioni è essenziale anzitutto una programmazione attenta e realistica. Infatti, una volta realizzate le condizioni preliminari (stampa dei manifesti, delle brossure e dei volantini, organizzazione delle conferenze dibattito, ecc.), bisogna verificare anticipatamente. la disponibilità e le adesioni, poiché il rischio maggiore in queste situazioni è quello di ritrovarsi davanti ad un numero esiguo di persone. Si presuppone dunque di prendere accordi anticipatamente per cercare di garantire la partecipazione maggiore possibile. Grande risorsa per comunicare l’iniziativa è parlare con il responsabile del servizio accordandosi per realizzare una presentazione presso la Biblioteca Panizzi. La Biblioteca diventerebbe un serbatoio potenziale davvero rilevante per avvicinarsi ai singoli e suscitarne la curiosità. Per questo si è già fatta richiesta di un incontro con Franco Piccinini.

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La stessa richiesta si farà ai responsabili dei comuni limitrofi in modo da poter presentare il corso a un numero maggiore di possibili interessati. Un altro problema da valutare attentamente è la scelta della sede per la realizzazione delle lezioni. L’affitto di una sala conferenze nella provincia si Reggio Emilia si aggira sulle 70 euro (media) a serata.

Sala conferenze Superficie utile (mq.) Dotazioni Tariffe

(Euro)

Sala "Cesare Zavattini" di via F.lli Cervi n°70 235 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 77

Sala "Casetta a scacchi" di via Zambonini - PEEP Pieve 45 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 36

Sala riunioni Centro Polivalente di via Adige - Pieve 78 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 46

Sala del Consiglio di via Gandhi 75 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea telefonica 46

Sala civica di via S.Ambrogio - Rivalta 150 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea telefonica 66

Sala riunioni di via Portella delle Ginestre - Villaggio Catellani 75 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 46

Sala riunioni c/o Centro Sociale di via Compagnoni 65 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 41

Sala del Consiglio di via Wybicki 45 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea telefonica 36

Sala riunioni del Mauriziano 50 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea telefonica 49

Sala del Consiglio di via Adua n°57 (Villa Cougnet) 65 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 41

Sala Conferenze di via XX Settembre (c/o ex Foro Boario) 120 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 61

Sala riunioni presso edificio “ex Casa dello Studente” di via Abbadessa n°8, 110 Lavagna a fogli mobili, amplificatore con radiomicrofono, linea

telefonica 118

Sala Convegni Istituto Tecnico Industriale Statale Leopoldo Nobili - Aula Magna 147 lavagna luminosa, schermo VPR Philips compatibile con PC

portatile, microfono, videoproiettore e Tavolo per 6/7 relatori 150

Sala presso Parrocchia S. Agostino 56 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

120

Sala Convegni Camera di Commercio 38 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

130

Sale Convegni Ente Fiera 55 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

130

Sala per Convegni Nova Hotel 54 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

150

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Sala per Convegni Matilde di Canossa 98 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

100

Sala Meeting Airone 35 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

65

Sale per Convegni del Palazzo del Capitano

57 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

250

Sala Meeting Park Hotel 41 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

200

Sala per Convegni Mercure Grand hotel Astoria

25 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

210

Sala per convegni Classic Hotel Best Western

40 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

150

Spazio Congressuale - Hotel Ramada Emilia****

60 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

120

Sala Conferenza - Hotel Tricolore*** 30 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

130

Sale per Convegni Hotel Cristallo 38 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

100

Sale per Convegni e congressi Simonazzi 60 Lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili, amplificatore con

radiomicrofono, linea telefonica, connessione ADSL e Internet Wi-fi

140

Anche ipotizzando di riuscire a prenotare per tutte e venti le giornate la sala più economica (36 Euro) si dovrebbe tener conto di una speda di 720 Euro. L’associazione Comics Comunity si è offerta, però, di sostenere tale onerosa spesa mettendo a disposizione la propria sede in cambio di una partnership nella realizzazione del corso. Occorre quindi scegliere tra l’indipendenza e una maggiore economicità. Trattandosi dei primi corsi tenuti dall’associazione “Abitanti del villaggio”, si è pensato di accettare l’offerta potendo così contenere i costi e di conseguenza venire incontro ai corsisti (come abbiamo detto stimati tra i giovani e quindi con pochi soldi a disposizione) mantenendo il contributo per l’iscrizione notevolmente basso riguardo ai prezzi indicati in precedenza. PREVISIONE DI SPESA:

- La maggior spesa prevista è fornire un rimborso spese ai docenti, calcolabile in 15 euro l'ora, considerando le ore di lezione e un egual numero di ore di preparazione. Il corso, come già detto, sarà costituito da venti lezioni di quarantacinque minuti per modulo. Quindi si tratta di un esborso per l'associazione di 900 euro.

- Si deve tenere presente un costo per il materiale utilizzato per la comunicazione (Stampa dei manifesti, delle brossure e dei volantini) di 42 euro.

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- Si deve considerare il costo dei materiali messi a disposizione nel secondo modulo (cartellina e blocco personalizzati, matita, gomma, pennino, china, album da disegno) pari a 180 euro.

Il corso quindi dovrà, come già detto, avere un costo di 50 euro per modulo e avrà effettivamente luogo con un minimo di 15 partecipanti per modulo (numero già ampiamente raggiunto nelle preiscrizioni). METODI DI CONTROLLO: Per tenere sotto controllo la situazione, se davvero si ottengono i risultati previsti, oltre che l’immediato responso determinato dal numero dei partecipanti, e dei partecipanti che verranno alle successive edizioni del corso, si è pensato di far compilare ad ogni partecipante un questionario volto a verificare quanto le lezioni siano state metabolizzate dai corsisti e quanto sia loro piaciuto il corso, sia per quanto riguarda i temi delle lezioni, sia per quello che riguarda gli insegnati. Oltre tutto la “prova finale” consente di dare una maggiore serietà all’iniziativa, sia nella percezione dei corsisti, sia degli altri stakeholder. GLI SVILUPPI FUTURI Come già accennato il risultato di questa iniziativa, che determinerà il cammino della stessa nei prossimi anni, se positivo sarà sprone alla creazione di altri corsi da parte dell’associazione in collaborazione con le istituzioni culturali reggiane. Infatti, per la prima attività dell’associazione, si è pensato di lavorare in autonomia, o quasi, vista la partnership con “Comics Comunity”, per testare le capacità e il feedback degli stakeholder prima di avvicinare e chiedere contributi istituzionali. Questa linea a basso profilo è sembrata vincente perché permette un’effettiva libertà d’azione e una reale comprensione del mercato in cui si va a inserirsi. CONCLUSIONI L’interesse che, anche durante la fase di organizzazione, questa iniziativa suscita nei molti appassionati che hanno confermato il loro interesse, anche fornendo aiuto e possibili soluzioni ai problemi, ci porta a pensare di aver effettivamente individuato un segmento scoperto e quindi di poter raggiungere un vantaggio strategico difendibile che potrà diventare punto di partenza per il radicamento dell’associazione nel tessuto culturale reggiano.

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Un business plan per un ecomuseo sulla “Carrese” a San Martino in Pensilis (CB) (Pietro Di Zillo) Il Molise è una delle regioni, che per l’aspetto paesaggistico, naturalistico, geografico, storico e archeologico non ha nulla da invidiare ad altre aree del territorio nazionale. I nostri prodotti enogastronomici, oltre ad essere di eccellente qualità, sono il risultato di pratiche che vengono da lontano, di una tradizione frutto di un’evoluzione di migliaia di anni. Un’altra caratteristica tipica della nostra regione è l’allevamento dei bovini e degli ovini. I bovini erano allevati per la carne e il latte, ma soprattutto erano utilizzati nel lavoro dei campi. Resti archeologici, rinvenuti a Larino, con bassorilievi ornati con una benda, “l’infula”, una striscia di lana bianca che cingeva la testa delle vittime sacrificali, collegano nel lontano passato la nostra cultura a quegli animali domestici. In alcuni paesi del Molise e in uno della Puglia (Chieuti), i buoi sono legati alle tradizioni popolari tipiche della zona: a San Martino in Pensilis si pratica la “carrese” (antica corsa di carri trainati da buoi), mentre a Ururi, Portocannone e Chieuti è detta “corsa dei carri”. A Larino la corsa dei carri ha anche assunto, nel corso degli anni, una valenza religiosa. Negli ultimi anni la nostra regione sta puntando su nuovi settori di sviluppo, tralasciando sempre più le proprie peculiari tradizioni; ciò comporterà, nel medio e lungo periodo, la perdita di molte delle proprie usanze popolari. Lo scopo di questo progetto è quello di conservare e perpetuare certe antiche tradizioni, prima fra tutte la “carrese”. Al fine di salvaguardare le tradizioni nasce l’idea dell’istituzione di un ecomuseo che permetta non solo la conservazione della memoria storica delle singole comunità rurali, ma che consenta di promuoverla anche al di fuori del territorio locale. 1. Contesto di riferimento Per raggiungere i comuni di San Martino, Portocannone, Ururi, si può percorrere la SS. 16 e l’autostrada A14 (uscita Termoli). I tre paesi in provincia di Campobasso, si trovano in un comprensorio turistico, che va dagli impianti sciistici di Campitello Matese alle Isole Tremiti e al Parco Nazionale del Gargano. San Martino in Pensilis30 sorge sulle colline del basso Molise, in mezzo al verde delle vigne e degli oliveti con le sue antiche abitazioni di mattoni rossi, un tempo prodotti dalla fornace locale. Al centro del paese si trova la bella chiesa barocca di San Pietro, costruita nel 1700 sulle antiche strutture gotiche di cui conserva alcuni preziosi reperti; questo è il monumento più importante del paese. Vi è conservato il corpo di San Leo, qui portato il 2 maggio 1728 da un’altra chiesa, quella di Santa Maria che l’aveva custodito sin dal Medioevo. San Leo, raffigurato in un pregevole dipinto del primo settecento dal pittore napoletano Nicolò Malinconico, è il Protettore di San Martino e in suo onore i carri ripercorrono la strada dal luogo dove sorgeva il convento di San Felice, in cui visse, al paese. La carrese La corsa dei carri31 richiede una preparazione minuziosa durante l’intero anno ed impegna notevoli risorse economiche da parte dei sostenitori più attivi. Gruppi di cittadini si riuniscono a costituire dei “partiti” (attualmente due), ciascuno dei quali ha i suoi “carrieri”effettivi e i simpatizzanti, che sostengono il proprio partito con un tifo accanito, sia durante la gara che nelle discussioni che precedono e seguono la gara.

30 Masciotta Giambattista: San Martino in Pensilis in “Il Molise dalle origini ai nostri giorni” – (Vol.IV) Cava dei Tirreni, 1952. Il nome San Martino è certamente quello avuto da una chiesa, che formò il primo nucleo dell’abitato. La parte aggiunta “in Pensilis”, secondo il Tria, indicava la sua posizione sulla collina, che si eleva ripida fra i piani ubertosi di Campomarino ad oriente e Larino dal lato opposto. 31Doganieri Domenico, Giovanni: la corsa dei carri in “San Leo nella storia e nel folklore” – Arti Grafiche Landolfi, Termoli, 1992.

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Ogni partito ha la sua denominazione (giovani e giovanotti), il proprio carro dipinto con i colori del partito: giallo/rosso per i giovanotti, bianco/celeste per i giovani e i buoi che devono essere veloci e robusti. Essi, infatti, durante l’anno non svolgono il normale lavoro dei campi, ma vengono allenati alla corsa per sviluppare la massima velocità, vengono alimentati con sostanze altamente energetiche e vengono periodicamente sottoposti a controllo veterinario. Soprattutto nel mese precedente la gara, gli allenamenti sono più frequenti, la rivalità tra i partiti aumenta, e le discussioni diventano più accese. Alla sera della vigilia, il 29 aprile, i rappresentanti dei due carri, accompagnati dai simpatizzanti si recano dietro la porta della chiesa di S. Pietro, dove è venerato S. Leo e cantano la “carrese”, canto popolare che inneggia alla primavera e chiede grazie al Santo protettore. La mattina del 30 i carri destinati alla gara, e tutti i partecipanti alla competizione, si recano davanti alla chiesa per essere benedetti dal sacerdote. Ciò fatto, i carri si avviano lentamente verso il punto di partenza. Una volta giunti a destinazione, i carri si dispongono a venticinque metri l’uno dall’altro, secondo l’ordine d’arrivo dell’anno precedente, i buoi hanno la testa rivolta verso il mare, quando il Sindaco ordina la partenza, i carri vengono girati di peso e i buoi partono di corsa. Il carro è governato da due cavalieri, entrambi collocati sul carro muniti di un lungo pungolo. La direzione è indicata dal “cateniere” che tira una corda legata al giogo, mentre un gruppo di cavalieri a cavallo accompagna e sollecita i buoi. Spettacolare è il cambio dei buoi, che avviene a circa metà percorso e consente di rimpiazzare le bestie affaticate con delle altre più fresche. L’arrivo in paese avviene tra l’eccitazione indescrivibile della folla, che è disposta lungo tutto il percorso della gara (8,5 km.). Il carro vincitore avrà l’onore di portare in processione il busto d’argento di San Leo. Infatti il 2 maggio, festa di San Leo, si tiene, nel pomeriggio una solenne processione a cui partecipano tutti i fedeli. La processione è preceduta dai due carri parati a festa, seguito ciascuno dai propri affiliati, e percorre le strade del paese fra il suono della banda, lo sparo dei petardi e i canti dei fedeli. La corsa dei carri nei paesi albanesi La corsa dei carri si svolge anche nei tre paesi di Chieuti, Portocannone e Ururi. La tradizione locale vede nella corsa la rievocazione della diaspora albanese, della fuga dalla patria e dello sbarco sulle coste molisane nel XV sec32. Tuttavia gli storici che, nei primi decenni del 1700, parlano delle “carresi” di Larino e di San Martino non menzionano affatto quelle dei paesi albanesi. Bisogna supporre quindi che queste siano posteriori alla soppressione del culto greco-ortodosso (XVIII sec.) e coincidano invece con la successiva integrazione degli Albanesi nelle tradizioni religiose e popolari locali. A Ururi la corsa è forse nata con l’istituzione della festa del Legno della Croce, reliquia della croce di Gesù portata in Italia da Sant’ Elena. E’ difficile stabilire se la corsa dei carri di Ururi sia frutto di questa festa religiosa o se invece, non sia nata in seguito a una fase di emulazione e si sia poi collegata alla festività del Legno della Croce. La festa nel paese ricorre il 4 Maggio. Presenta, comunque, le stesse caratteristiche della “carrese” di San Martino. Il percorso è lungo 4 Km e la partenza avviene presso la Fattoria Pontoni. Dal 1974 vengono impiegati due buoi invece di quattro. La distanza fra i carri alla partenza è di 20 metri. Il carro che giunge per primo in paese è obbligato a percorrere via del Piano e via Tanassi. Vince il carro che imbocca con metà timone via Commerciale, vicolo che conduce alla chiesa di S. Maria delle Grazie. Anche per il popolo di Portocannone la corsa dei carri simboleggia la rievocazione della scelta della nuova dimora fatta dai buoi indomiti gudati dall’ icona della Madonna di Costantinopoli, portata dai profughi albanesi. La corsa avviene il Martedì dopo la Pentecoste. Non si riesce a collegare la nascita della corsa dei carri ad un evento specifico, quale quello dell’ istituzione sincrona della corsa e della festa della Madonna. Questo fatto rafforza l’ipotesi che nei paesi albanesi la corsa dei carri sia nata – nel secolo scorso – per uno spontaneo processo di emulazione della “carrese” di San Martino.

32 Doganieri Domenico,Giovanni.

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La corsa a Portocannone parte dal Vallone delle Canne, dura 3 km; la distanza di avvio fra i carri è di 25 metri. Si aggiudica la vittoria il carro che per primo passa l’arco davanti alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo, nel borgo di Costantinopoli. A Chieuti (nella confinante Puglia) nei giorni 21-22-23 aprile si svolge la festa patronale di S. Giorgio Martire, cui è legata la tradizione della corsa dei carri e del lauro. Il pomeriggio del 21, verso le 17.00, i quattro carri, denominati “Giovani, Giovanissimi, Cittadella e Collefinocchio”, trainati da buoi entrano in paese, portando grandi e frondosi rami di alloro, che andranno ad ornare in segno di gloria la facciata dell’abitazione prospiciente la chiesa in onore del Santo Patrono. Altri rami, invece, vengono distribuiti a tutte le famiglie, che adornano con essi le porte delle proprie abitazioni. Il giorno 22, i carri che hanno portato il lauro prendono parte alla tradizionale corsa dei carri. La mattina, i componenti di ciascun carro, carrieri e cavalieri, partecipano alla celebrazione eucaristica per chiedere protezione e benedizione al Santo. La partenza avviene a 5 km dal centro abitato in contrada “Giumentareccia”, dove i carri sono sistemati a 20 m l’uno dall’altro, pronti per il via che viene dato dal sindaco. I carri sono guidati da due “carrieri” e da un gran numero di cavalieri, che, muniti di pungolo, incitano i buoi alla corsa e spingono il carro. Vince la corsa il carro che giunge per primo davanti alla chiesa di San Giorgio; per il vincitore non è stabilito alcun premio, se non il privilegio di portare sulle spalle la statua del Santo Patrono il giorno 23. Questa tradizione è stata conservata anche a Larino dove ogni anno si svolgeva la corsa dei carri trainati dai buoi, così come, in occasione delle feste patronali, si correva a San Martino in Pensilis, Ururi, Portocannone, Chieuti33. L’usanza di tenere queste corse è collegata all’esigenza di allestire meglio le feste patronali, che si svolgevano nell’antichità in varie località, a partire dal XIII secolo fino ed oltre il XVIII, da Roma a Napoli e in tutti i paesi principali dell’Italia centro-meridionale e del Regno delle due Sicilie. Sappiamo che alla vigilia delle feste patronali si effettuavano anche delle fiere e dei mercati che duravano diversi giorni. In queste fiere c’era grande competizione e vi si correvano i palii e, Palio significa palma, panno, drappo, manto o premio che viene dato a chi vince una gara, soprattutto quando è di tipo equestre (come a Siena) nel nostro caso dei carri trainati dai buoi. A Larino si festeggia San Pardo e si celebrano due feste: una per la sua Traslazione (il 26) e l’altra in ottobre (il 17) per il suo Natalizio. Sono notizie del Pacichelli34e del Polidori35. Notizie più precise della Festa di San Pardo e in particolare della corsa dei buoi le troviamo in quella fonte inesauribile e monumentale che è il Tria nel 1944. Se è vero quindi che la Festa di San Pardo era preceduta da una corsa dei carri, questi dovevano compiere necessariamente un percorso, prima di giungere alle porte della città: probabilmente si trattava di Largo Garibaldi o della Vecchia Taverna. Pochi sono i documenti in proposito: l’unico toponimo di cui si ha ancora traccia è la Carriera San Pardo al bivio di Ururi, che và verso la Fontana La Francesca (circa 1600 metri di lunghezza). In tutte le fonti fino ad ora esaminate non si fa cenno al numero dei carri e nemmeno alla modalità della corsa o della sfilata nella processione. E’ difficile dire quando si è passati dalla corsa dei carri alla processione; l’ipotesi potrebbe essere la seguente: si sa che a San Martino in Pensilis, come nei paesi albanesi di Ururi, Portocannone e Chieuti, chi vince la corsa ha diritto a portare le reliquie o il busto del Santo, mentre a Larino al vincitore della corsa, come dice il Tria, veniva attribuito un premio in denaro a spese pubbliche. Quindi l’eliminazione della corsa a Larino può essere avvenuta più o meno alla metà dell’800, imposta o dettata da ragioni e questioni di ordine pubblico. 2. Problematica avvertita La corsa dei carri è una delle tradizioni più belle del basso Molise. Essa oltre a rievocare il Santo protettore, è ancora oggi il punto d’unione di tutti gli abitanti di San Martino in Pensilis.

33 Pinto S., vedi in Magliano G.e A., “Larino – Considerazioni storiche sulla città di Larino”, Campobasso 1895, p.275. 34 Pacichelli G.B., “Il Regno di Napoli in prospettiva”, Napoli 1703, p. 105. 35 Polidori G.B., “Vita ed antiqua movimenta Sancti Pardi episcopi, et confessoris in Cattedrali Tempio Larinensi quiescenti”, 1741 in Tria G.A., op. cit. 1744.

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Attualmente, questa tradizione rischia di perdere le motivazioni attraverso le quali si propone di essere un momento esaltante di culto e di fede. Tutti sentono l’esigenza di perpetuare questa manifestazione, in quanto a livello culturale non c’è nulla di simile che possa mantenere e promuovere le altre culture. I giovani non sono più motivati come i loro padri, i loro nonni, i loro bisnonni; questo perché la regione sta attraversando dei momenti di difficoltà economica. Prima di tutto occorre una valorizzazione territoriale e ciò deve essere fatto gradualmente, con un controllo maggiore degli enti locali. Dopo di ciò è necessario far interagire il turismo con le realtà locali che offre la regione. Si dovrebbe cominciare a migliorare questo territorio e successivamente portare cambiamenti al sistema turistico. Si potrebbe iniziare a parlare di ecoturismo, offrendo al turista nuove opportunità e interessi, ad es., attraverso la riscoperta dei paesi locali, che sono caratterizzati da tradizioni particolari. Questo è quello che hanno già operato con successo molte regioni, favorendo un turismo legato all’ambiente, alle proprie tradizioni: in questo modo si valorizzano e si tutelano le caratteristiche peculiari di una zona. 3. Strategia Nel basso Molise, secondo il mio punto di vista, si deve utilizzare al meglio il territorio attraverso il recupero delle tradizioni peculiari della zona come l’allevamento dei bovini, i prodotti derivanti dagli animali e tutto ciò che è legato all’allevamento. Sappiamo che i bovini non solo erano utilizzati per produrre latte, formaggi e altri prodotti, ma erano impiegati anche come mezzi per coltivare la terra, tirando l’aratro. Nel paese di San Martino in Pensilis si ripropone ogni anno la tradizione della “carrese”, una corsa di carri che vede protagonisti proprio i buoi lungo un percorso prestabilito. Il progetto in esame ha lo scopo di permettere la conservazione di questa tradizione peculiare della zona conosciuta come “La Carrese”, di contribuire alla possibilità di uno sviluppo territoriale, culturale e turistico, attraverso l’istituzione di un ecomuseo. Tale idea è in linea con la Regione Molise che incentiva l’istituzione degli ecomusei sul proprio territorio per recuperare, testimoniare e valorizzare: la memoria storica la vita le figure i fatti le relazioni tra ambiente naturale ed ambiente antropizzato le tradizioni le attività il modo in cui l’insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio e del territorio regionale. L’opportunità di sviluppare un progetto relativamente innovativo da un evento già dotato di propria notorietà, offre le migliori basi di partenza. Una delle prime valutazioni da fare è quella di verificare la disponibilità delle possibili fonti finanziarie. A tal fine bisognerà coinvolgere la comunità, gli enti (comuni, regioni, associazioni). Sicuramente un ente che è interessato alla conservazione della tradizione e a uno sviluppo culturale e turistico è la “Pro Loco”, un’ associazione culturale della zona , che organizza da anni la manifestazione e la “carrese”. Inoltre, da quattro – cinque anni, alcune agenzie di Termoli (CB), cittadina limitrofa balneare, hanno inserito nelle proposte vacanziere dei turisti una giornata a San Martino in Pensilis, dove possono apprezzare la corsa dei carri che avviene, come abbiamo già detto, anche nei paesi limitrofi. Un’ agenzia viaggi, la “Miramed Travel”, che organizza varie escursioni nel basso Molise e nell’ alto Molise, ha inserito nel suo pacchetto vacanze questi paesi; quindi potrebbe essere interessata a sostenere la nascita di un’ istituzione di questo tipo. Un’altra agenzia che potrebbe aderire a questo progetto potrebbe essere la “Travel BooK”, che organizza molte escursioni in Molise, alle Isole Tremiti e nei dintorni.

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Altra fase importante è quella di trovare un sito adeguato per realizzare la struttura museale. Dopo un’indagine della zona, si è individuato un sito adatto in località Tratturo, a pochi passi dal paese, che presenta, per la vicinanza al paese e alle principali vie di comunicazione, gli ampi spazi adiacenti per un’agevole sosta e per la presenza di una vecchia struttura in disuso da poter eventualmente ristrutturare, tutte le caratteristiche necessarie. La struttura prevista sarà composta dai seguenti spazi funzionali: 1 ingresso di 25 mq; 1 sala da 150 mq adibita ad esposizione; 1 sala da 100 mq adibita a didattica e multimedialità; 1 sala da 200 mq adibita a laboratorio e magazzino; 1 area di 30 mq per i servizi; 1 area di 40 mq per la ricreazione; 80 mq per i corridoi 1 area di 60 mq per l’area amministrativa; 1 sala di 20 mq per attrezzature varie; 1 locale di 20 mq per gli impianti primari. Occorrono almeno 725 metri quadri e quindi una cifra intorno ai 700 – 800.000€. 4. Beneficiari La costruzione di un ecomuseo gioverebbe innanzitutto alla popolazione, perchè permetterebbe il mantenimento delle tradizioni culturali della zona e sarebbe un insegnamento per i giovani, che potrebbero essere nuovamente interessati. L’afflusso dei visitatori aumenterebbe le possibilità di creare nuove opportunità di lavoro nell’ambito dei servizi turistici. Gli enti stessi avrebbero dei vantaggi finanziari e sarebbero più invogliati ad organizzare la “carrese” e a sviluppare nuove iniziative culturali. Altri beneficiari saranno sicuramente tutte quelle aziende che vorranno partecipare in modo diretto all’iniziativa o che sfrutteranno la notorietà data dalla stessa. 5. Obbiettivi Per realizzare il progetto saranno necessari 3 – 5 anni. Questo periodo comprende sia le fasi preliminari (studio di fattibilità, ricognizione e progettazione della struttura ), sia la fase realizzativa (costruzione della struttura e reperimento dei materiali da esporre), che quella gestionale (piena e autonoma operatività). Le figure lavorative previste sono: - un direttore - un conservatore/curatore - un responsabile - un esperto in comunicazione - un funzionario amministrativo - un responsabile tecnico - un responsabile della sicurezza - un assistente al pubblico - un addetto alla sorveglianza e vigilanza L’ecomuseo dovrà essere aperto al pubblico quotidianamente, eccetto un giorno alla settimana di riposo. Si possono coinvolgere le scuole, organizzando delle visite guidate dai professori; in questo modo i ragazzi potrebbero imparare qualcosa in più della loro regione, facendo un’esperienza reale in una struttura museale. Sarà indispensabile reperire fonti storiche sulla “carrese”, articoli di giornale e tutto ciò che si può recuperare, essendo legato all’evento. Una delle attività che dovrà avere maggiore attenzione sarà quella pubblicitaria. Si contatteranno tutti i possibili media che potranno offrire la massima visibilità sia a livello locale che nazionale.

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Una particolare figura lavorativa avrà il compito di integrare tutte le iniziative e le offerte dell’ecomuseo in un sito internet che rappresenta sicuramente il mezzo più diffuso di comunicazione. 6. Valutazione finanziaria Bisogna fare un piano finanziario adeguato delle spese necessarie per sostenere il progetto. I fondi necessari saranno così divisi: costi iniziali costi della struttura 725.000€ costi degli impianti 125.000€ costi di allestimento 250.000€ costi del magazzino 50.000€ 1.150.000€ costi gestionali annuali costi dei servizi 25.000€ costi del personale 324.000€ costi di editoria 7.000€ costi di pubblicità 10.000€ 366.000€ I fondi per la realizzazione iniziale dell’ecomuseo dovranno essere reperiti principalmente presso le strutture regionali e il ministero dei beni culturali. Altri finanziamenti in misura minore potrebbero venire dagli enti locali sia in forma monetaria che mediante concessioni agevolate del territorio. Forme di finanziamento potrebbero arrivare da fondazioni e banche locali, nonché da donazioni anche di privati. 7. Risultati attesi La realizzazione di un ecomuseo potrebbe creare un nuovo interesse verso la cultura e le tradizioni della zona, favorendo nuove proposte per il turismo, grazie anche all’intervento delle agenzie di viaggi, che potrebbero fare da indotto. Ciò potrebbe creare la nascita di bar, ristoranti, o agriturismi nella zona. Le stesse scuole sarebbero interessate, favorendo gite scolastiche con l’intento di far conoscere ai ragazzi come era la vita contadina di un tempo, attraverso un’esperienza reale. Si potrebbe iniziare a creare scambi culturali con le altre regioni, promuovendo conferenze sul tema, seminari, visto che in zone come la Toscana, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia, il Trentino Alto Adige sono nati molti ecomusei. 8. Conclusioni In conclusione credo che questo progetto rappresenti la miglior iniziativa possibile per lo sviluppo economico e culturale della zona. L’interesse che susciterà l’iniziativa consentirà di coinvolgere in modo attivo la popolazione locale nella conservazione delle proprie tradizioni popolari, nella tutela anche del proprio patrimonio rurale. Nello stesso tempo si consentirà lo sviluppo di tutte quelle iniziative atte ad arrestare il progressivo esodo dei giovani verso luoghi che hanno maggiori possibilità lavorative.

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Il Museo degli Affreschi di Verona: un piano di comunicazione per la valorizzazione (Beatrice Magalini) PREMESSA TEORICA E’ unanimemente riconosciuto il nesso che esiste tra patrimonio artistico e culturale e lo sviluppo di un territorio o di una città, così come consolidata è una visione più ampia riferita ai Musei e più in generale ai beni culturali. Le risorse rispetto all’ampiezza del patrimonio storico-artistico sono ancora molto limitate ma sono cresciute rispetto al passato, soprattutto si sono affacciati sulla scena nuovi importanti attori, come i privati e le Fondazioni ex bancarie. I consumi culturali che riguardano il godimento delle opere d’arte, delle testimonianze di storia e di civiltà sono straordinariamente cresciuti negli ultimi anni. L’obiettivo comune è quello di soddisfare le esigenze e l’arricchimento culturale di un sempre più alto numero di persone nella salvaguardia del patrimonio. In questo modo si diffonde cultura, si forniscono risorse per il mantenimento, si crea occupazione e professionalità, si stimola la ricerca, si soddisfano bisogni di divertimento intelligente. In riferimento a questa nuova prospettiva determinanti risultano le tecniche di marketing applicate alle organizzazioni museali, senza scopo di lucro, vincolate comunque alle esigenze non solo del mercato ma anche a quelle della cultura e della conservazione. Valore da perseguire diventa la soddisfazione del visitatore e importante risulta la conoscenza dei suoi bisogni, nonché la comunicazione con tutti gli attori che interagiscono con il Museo e la promozione delle attività. Non si deve dimenticare il fattore principale: il prodotto, che nel caso del Museo risulta essere l’esperienza della visita e la conoscenza del mercato, cioè delle persone da avvicinare al Museo o di quelle che già lo frequentano per rinnovare in loro l’interesse. METODOLOGIA Il piano di comunicazione è il documento base nella programmazione delle attività di comunicazione di un’azienda, nel nostro caso il Museo. Esso serve a definire quattro elementi fondamentali: 1) gli obiettivi che si vogliono raggiungere; 2) i pubblici ai quali ci si rivolge; 3) le attività e gli strumenti da adottare; 4) i metodi di verifica e misurazione dei risultati raggiunti. OBIETTIVI Identità del Museo Il Museo degli Affreschi, dedicato a G.B. Cavalcaselle (Legnago VR 1819-1891) storico dell’arte e dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione che pose le basi dell’attuale sistemazione storica e critica della pittura italiana dalle origini al Cinquecento e di un moderno concetto di restauro, si trova all’interno di un ex convento dei Frati Cappuccini e conserva notevoli testimonianze della pittura veronese civile e religiosa a fresco. Tali dipinti sono stati staccati da edifici in demolizione e testimoniano l’esistenza della cosiddetta “urbs picta”, di quell’immagine che Verona, dal Rinascimento, secondo le testimonianze, doveva dare di città affrescata. Il primo nucleo del Museo fu istituito da Licisco Magagnato direttore dei Musei d’arte del Comune di Verona, che nel 1973 ottenne i consensi e i finanziamenti per aprire il Museo. L’intento è quello di offrire al visitatore l’immagine di Verona com’era, caratterizzata da palazzi con facciate dipinte, che colpivano i viaggiatori soprattutto stranieri (Jacob Burckahard, storico dell’arte svizzero nel suo Cicerone, 1855, dedica alcune pagine alle facciate affrescate veronesi). Dipinti che già alla fine dell’Ottocento si trovavano in uno stato di degrado (come è testimoniato in una monografia fatta redigere dal prefetto Sormani-Moretti alla fine dell’Ottocento), pitture murali che vengono descritte come un fenomeno peculiare di Verona. Esiste pure un documento di Piero Nanin del 1864, i Disegni da varie dipinture a fresco che sono in Verona che testimonia lo stato

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degli affreschi esterni delle abitazioni alla metà dell’Ottocento, una serie di tavole acquerellate che riproducono le principali facciate dipinte cittadine oggi scomparse, dove è possibile ricostruire la cromia originaria. Comunicare l’identità Partendo da questa peculiarità di Museo dedicato agli Affreschi staccati da edifici ormai scomparsi si può rendere partecipe il visitatore, cittadino o turista che sia, del valore di testimonianza del patrimonio rimasto, di un’immagine di Verona diversa dall’attuale. Di ridare attraverso una ricostruzione ideale la vita che le opere, un tempo appartenute ad un palazzo o ad una chiesa hanno perso. Il Museo degli Affreschi viene definito come monumento/museo, una struttura “ibrida” nella quale si trova il museo e la cosiddetta “Tomba di Giulietta” che funge da polo di attrazione per i turisti. ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO E SITUAZIONE ATTUALE Il Museo degli Affreschi fa parte dei sistema Musei Civici di Verona e si trova nel complesso conventuale di S. Francesco al Corso, detto anche delle “Franceschine”, un’istituzione della Repubblica Veneta creata nel 1548 per le donne da ricondurre sulla retta via. L’accesso al Museo si trova in Via del Pontiere 25 dove è posta l’insegna indicativa “Tomba di Giulietta”. Ha una superficie espositiva di 325 mq, lo spazio esterno (chiostro) è di 500 mq, sono esposti 50 affreschi, 22 grandi tele, 7 sculture. Dopo aver superato un viale di ippocastani, ci si trova davanti al muro appena restaurato del Convento e purtroppo anche ad un antiestetico banco di un venditore ambulante. Il luogo ha mantenuto senz’altro un’ aura che porta il visitatore a ripercorrere le vicende della tragedia di Romeo e Giulietta, ed ad immergersi in un’atmosfera atemporale propria del mito. Questo dovuto senz’altro alla sistemazione del luogo fatta da Antonio Avena, mitico direttore dei Musei Civici veronesi e deus ex machina della fortuna e dell’uso turistico dei luoghi shakespeariani. Lungo il percorso sono collocate da Avena delle fontanelle, dei sedili (realizzati con antiche pietre), delle statue. Solo dopo il viale sulla porta di ingresso del convento si trova l’indicazione del Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, con gli orari di apertura (da Mart. a Dom. dalle 8.30 alle 19.30, il Lun. dalle 13.30 alle 19.30). Si entra in un pergolato sostenuto da colonne dove negli ultimi anni è stato collocato un busto di Shakespeare ed una lastra di marmo con una citazione dalla scena III di Romeo e Giulietta. E poi ancora sacelli e statue antiche. Dopo l’ingresso dell’edificio, a sinistra, si trova il bel Giardino- Lapidario, il cui accesso è libero, creato nel 2006 per contribuire a riqualificare lo spazio urbano circostante, vuole essere sia una citazione dei giardini cinquecenteschi, annessi ai palazzi gentilizi ornati da statue e iscrizioni antiche sia una pausa al percorso museale. Il materiale esposto è stato scelto per presentare alla cittadinanza un patrimonio lapideo, in parte sconosciuto proprio della Verona medioevale e moderna che presenta notevoli aspetti storici, economici ed artistici. Le iscrizioni raccontano aspetti della vita economica, dal Medioevo al Settecento, del quartiere Filippini, sede della dogana delle merci che provenivano dalla Germania e dal Trentino Alto Adige. Da sottolineare l’iscrizione della Congregazione dell’Arte della Lana, la cui produzione fu determinante per lo sviluppo economico e sociale della Verona comunale e signorile. Tale produzione fu sostituita nel Cinquecento da quella serica, che permise l’ascesa della borghesia mercantile, come ricorda la lastra tombale di Fiorio della Seta. Gli affreschi del suo Palazzo al Ponte delle Navi sono conservati nelle sale superiori del Museo degli Affreschi. Nel giardino si trova inoltre un Atlante di Orazio Marinali (Bassano del Grappa 1643-Vicenza 1720) che sosteneva in origine una statua di Guerriero, telamoni simili ornano ancora i palazzi cittadini, come Palazzo dei Puoti in Via San Cosimo o palazzo Orti Manara in corso Porta Palio. Attualmente nel giardino è esposta, dal 2005, un’opera della scultrice Piera Legnaghi (Verona 1945), dal titolo A cuore aperto.

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Esistono altri reperti lapidei (relativi all’Adige, a palazzo Bevilacqua, ecc.) che potranno essere collocati nell’ambito dello stesso complesso museale quando verrà intrapreso il restauro dell’ala meridionale, comunque in attesa di essere destinate al Museo della Città in Castel San Pietro. Le insegne e le didascalie spiegano in modo chiaro e comprensibile la storia dei reperti indicando inoltre gli intenti e le finalità della raccolta museale, con “la funzione di memoria storica anche di un aspetto culturale e sociale come quello religioso che ha influenzato in modo determinante la comunità veronese”. A fianco dell’ingresso del Giradino-Lapidario si trova la biglietteria: da questo punto si può scegliere se visitare il Museo degli Affreschi, al primo piano o dopo aver oltrepassato il chiostro la “Tomba di Giulietta” collocata in uno dei due vani sotterranei. Una cripta dal gusto medievale su una struttura tardo rinascimentale, creata per accogliere il sarcofago dell’eroina, in realtà una vasca rettangolare di marmo rosso di Verona di grezza fattura. La sistemazione come oggi la vediamo, è opera di A. Avena che nel 1937, in seguito al successo del film di George Cukor, Giulietta e Romeo, rilancia il mito anche sul piano internazionale come elemento di spicco dell’immagine della città. E’ proprio grazie a questa operazione di “ricostruzione” di un luogo immaginario, dal gusto scenografico, che permetterà la sopravvivenza del luogo stesso, sia durante la seconda guerra mondiale sia in seguito con la creazione del Museo degli Affreschi. Grazie a Giulietta fu creato il Museo degli Affreschi, grazie ad essa trovano visibilità le memorie cittadine. Contemporaneamente alla sistemazione della Tomba fu ricostruita anche la Casa di Giulietta, in Via Cappello, che risulta essere il luogo di Verona internazionalmente più noto. La musealizzazione dunque ha inizio nel 1935 con la sistemazione dell’arca di “Romeo e Giulietta”. Prosegue nel 1975 con il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, allestito nell’ala prospiciente il chiostro. Nel 1987 la chiesa di San Francesco restaurata è adibita a Pinacoteca Dopo la biglietteria, salendo la scala si accede alle sale del Museo dove sono esposti gli affreschi staccati a partire dal 1876 dal conservatore Carlo Alessandri e dall’ispettore Lorenzo Mattoni. Verranno aggiunti quelli staccati dalle case demolite per i lavori di arginatura dell’Adige, tra il 1891 e il 1894, dopo l’inondazione del 1882. Sono conservati gli affreschi staccati dalla grotta dei Santi Nazaro e Celso, un antico sacello situato nel quartiere di Veronetta a poca distanza dall’omonima chiesa. Troviamo poi gli affreschi staccati dalla facciata del palazzo situato vicino a Ponte Navi di Fiorio della Seta, decorato da Domenico Brusasorci (considerato da molti il suo capolavoro) e da Bernardino India. Di grandi dimensioni, isolato, dipinto sulle quattro facciate, il palazzo nel 1553 era l’esempio più clamoroso di palazzo affrescato veronese. Si tratta di monocromi in terra verde raffiguranti divinità pagane: Venere con Amore e Vulcano, Apollo e le Muse, Saturno, Giove, Marte e Giunone; il soggetto si basa su un poema mitologico in latino, intitolato Benacus che celebrava il lago di Garda. Un altro importante gruppo di affreschi conservati sono quelli provenienti da Palazzo Guarienti ai Filippini, da un sala probabilmente dedicata alla Musica, dipinti da Paolo Farinati nel 1560. i dipinti rappresentano fine architetture nelle quali si inseriscono figure allegoriche e mitologiche. La sala ricostruita è concepita come una loggia aperta verso l’esterno con aperture reali ed illusionistiche. In questa sala si celebrano matrimoni civili e si tengono conferenze. Un’altra preziosa testimonianza conservata è quella dei disegni con medaglioni dei Cesari, dipinti ora perduti e attribuiti ad Altichiero, nei sottarchi della Loggia di Cansignorio. Nel Museo degli Affreschi sono esposte diverse sculture dell’Ottocento, realizzate da Innocenzo Fraccaroli e Torquato della Torre. Nel 1967 durante gli scavi per la sistemazione dell’ edificio adiacente alla chiesa di San Francesco al corso, fu rinvenuto un vasto deposito di anfore romane, a cui ne seguì un altro in un momento successivo. Le anfore furono collocate nel seminterrato del Museo dove tuttora si trovano. La Chiesa di San Francesco ospita dipinti di scuola veronese di grandi dimensioni, tele di artisti vissuti tra il Cinquecento e il Seicento tra i quali Domenico Morone, Girolamo Monsignori, Gianfrancesco Caroto, Antonio Palma, Pasquale Ottino, Louis Dorigny. Nel complesso si trovano parte dei depositi dei Musei Civici, centinaia di opere in attesa di avere una degna collocazione e sono allestiti laboratori di restauro.

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L’ ala sud del chiostro si trova in evidente stato di degrado e richiederebbe un repentino restauro anche per un adeguata collocazione delle opere del museo e dei servizi collegati. Nel 2007 è stato avviato un progetto di allestimento per il restauro in collaborazione con C.d.R. Edilizia Pubblica. ANALISI DEI VISITATORI A Verona, come in molte altre città italiane, l’arte è “diffusa “ in tutto il centro storico e il visitatore appare soddisfatto di tale situazione così da entrare al Museo solo nel caso di una forte proposta, unica e con una scadenza temporale. Nel caso del Museo degli Affreschi, la maggiore attrattiva è rappresentata dalla Tomba di Giulietta, per i turisti, mentre i cittadini veronesi in molti casi non conoscono la struttura e il valore dei dipinti conservati. Da un fondamentale studio sui Musei veronesi, Il Museo come azienda, a cura di Angela Rancaccioli, 1996, si evince che dal 1985 al 1992 il Museo degli Affreschi/Tomba di Giulietta presenta una perdita costante di visitatori (si passa dalle 82.120 unità nel 1985 alle 40.116 del 1992) dovuta in quegli anni alle continue variazioni di orario dovute alla carenza di personale, sia con la posizione periferica della sede rispetto agli itinerari turistici cittadini. Nel biennio 1993-94 c’è una inversione di tendenza (+ 4,76%), con un aumento dei visitatori legato all’aumento dei turismo che si verifica in generale in Italia, legato alla svalutazione della lira. L’aumento della domanda è legato anche all’iniziativa “Il premio di Giulietta” istituita dal 1993 dal Club di Giulietta. Disponiamo inoltre dei dati del Museo relativi agli anni 2004-2007. Nel 2004 il numero di visitatori è di 57.199 unità al terzo posto dopo il Museo di Castelvecchio (89.128) e il Museo Archeologico/Teatro Romano (59.061). Nello stesso anno viene creato il biglietto cumulativo Casa di Giulietta + Tomba e viceversa per favorire la visita al Museo degli Affreschi. Nel 2005 i visitatori sono stati 51.372 ed è stato introdotto un aumento nel prezzo da 2,60 a 3,00 euro mentre il biglietto cumulativo risultava di 5 euro. Nel 2006 il numero dei visitatori è aumentato (67.089 unità) secondo solo al Museo di Castelvecchio (105.390). Nel 2007 riscontriamo un lieve aumento di visitatori (68.657), la biglietteria è gestita da personale esterno (Ingegneria della Cultura). Gratuità sono concesse nella prima domenica del mese. Il Museo offre un’attività didattica gestita da terzi Nel 2004 i percorsi didattici, affidati alla Società Aster srl sono stati 25 e i laboratori di classe 4. Nel 2005 i percorsi all’ interno del Museo sono stati 21 mentre non ci sono stati laboratori di classe. Nel 2006 l’attività didattica è diminuita considerevolmente, per un totale di 3 percorsi al Museo e di 15 laboratori in classe. Nel 2007 i percorsi al Museo sono stati 8 mentre i laboratori in classe 28. Sostanzialmente i visitatori del Museo degli Affreschi sono turisti che visitano la Tomba di Giulietta. Mentre in un’ottica di un Museo che incontra il suo pubblico, in questo caso il pubblico cittadino, il visitatore diventa protagonista di un processo che genera soddisfazione per una determinata esperienza culturale. E’ una sfida per i Musei, ai quali è riconosciuto un ruolo fondamentale, quello di sollecitare interessi, coinvolgimento sensoriale ed emotivo, per affermare una propria identità, di una memoria collettiva che oggi si misura con altre culture e altri mondi. Il pubblico potenziale è il pubblico giovanile o adulto che non viene al Museo, il qual deve diventare l’obiettivo da raggiungere, attraverso diversificate strategie di comunicazione e coinvolgimento. Interessante potrebbe essere l’ipotesi di fornire il Museo degli Affreschi di soluzioni multimediali (un video in ogni sala dell’edificio) per la ricostruzione dei palazzi dai cui sono stati staccati gli affreschi o di simulazioni a video dei dipinti conservati. In modo da rendere partecipe l’utente del percorso museale. REALIZZAZIONE DI UN PIANO DI INFORMAZIONI ESTERNO I destinatari della comunicazione sono i cittadini di Verona. Il messaggio per essere efficace dovrà avere qualità di: obiettività, riconoscibilità, accessibilità, essere cioè comprensibile a tutti, persuasività e chiarezza, poiché attraverso di esso il Museo darà un’immagine di sé. Facendo leva su un insieme di emozioni, la comunicazione può trasmettere

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l’idea di poter vivere un momento unico e di valore, poiché il “prodotto” dell’azienda Museo è l’esperienza della visita. Un’efficace attività di comunicazione deve discendere da una strategia complessiva che componga gli obiettivi, i pubblici da raggiungere e gli strumenti da utilizzare. Si possono impiegare tecniche, mezzi e strumenti nuovi da affiancare alla pubblicità classica. PUBBLICITA’ stampa quotidiana e stampa periodica

Annunci (b/n e colore, di vario formato) Distribuzione come allegati di dèpliant e opuscoli Televisione e radio, spot, promozioni, sponsorizzazioni Cinema Affissioni, manifesti, poster Internet, Banner,

UFFICIO STAMPA Agenzie, Quotidiani, Periodici, Tv, Radio, Media on-line comunicati stampa, video-comunicati, conferenze stampa, interviste, rassegne stampa

EVENTI Comunicazioni verbali Seminari, tavole rotonde, presentazioni, inaugurazioni, riunioni

COMUNICAZIONE DIRETTA Direct mail, indirizzi (data base) Lettere, coupon

PRODOTTI EDITORIALI Prodotti cartacei, riviste periodiche, cartelli, illustratori, depliant, manifesto, newsletter, opuscoli Monografici, volantini

PRODOTTI AUDIOVISIVI Video didattici FIERE E MANIFESTAZIONI Stand dove esporre le comunicazioni inerenti al Museo INTERNET Sito dedicato, portale, reti civiche Importante risulta il potenziamento del sito internet (che già esiste ma l’accesso è attraverso il sito del Museo di Castelvecchio, così come per gli altri Musei Civici) che permette al fruitore di relazionarsi in modo indipendente e attivare una serie di servizi, come l’acquisto di biglietti, o poter esprimere elogi e critiche ed entrare nella mailing list o altri ancora. INDIVIDUAZIONI DELLE VOCI DI COSTO In riferimento agli obiettivi che il piano di comunicazione si propone (rendere manifesta l’identità del museo a livello cittadino) si potrà fare una valutazione del budget da stanziare. Spesso le risorse dedicate alla comunicazione sono esigue, penalizzando un momento, quello della diffusione delle notizie, che potrebbe assicurare un esito di successo. Per un progetto di questo tipo ci sono varie voci di costo e corrispondono ai singoli interventi che si vogliono attuare per realizzare la comunicazione riguardo al Museo. RISULTATI OTTENUTI Per valutare i risultati ottenuti sarà opportuno ascoltare e valutare le reazioni del destinatario. È un’azione "circolare" che distingue le attività di comunicazione da quelle d'informazione. Attivare questa sorta di dialogo tra il Museo e i suoi diversi pubblici diventa un elemento decisivo per una buona comunicazione. La verifica del risultato rappresenta il "momento della verità" di ogni attività di comunicazione. È indispensabile per capire quale impatto il messaggio abbia suscitato, per individuare la differenza tra quello che si era pensato e il risultato finale, per raccogliere elementi importanti da utilizzare nelle successive azioni di comunicazione. Non è facile trovare i gli strumenti per misurare il grado di conoscenza e gradimento intorno al Museo. Uno strumento valido è il sondaggio, fatto tramite questionario, da distribuire alla fine

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dell’azione comunicativa. Altri strumenti possono essere la risonanza sui media e sui quotidiani locali, il numero di visitatori partecipanti, il numero di visitatori sul sito internet. CRITICITA’ EMERSE Il presente lavoro rimane attualmente un’ ipotesi per un progetto futuro.

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Un piano strategico per il Palazzo San Giacomo di Russi (RA) (Emanuele Morigi)

Gli obbiettivi

Lo scopo del presente lavoro è quello di stabilire il recupero e la valorizzazione dell’antico Palazzo San Giacomo di Russi (Provincia di Ravenna), definendo le modalità e l’ordine delle procedure da intraprendere. Le esigenze espresse dall’Amministrazione comunale riguardano due obbiettivi particolari: la restaurazione e la valorizzazione dell’antico Palazzo San Giacomo. La soddisfazione di questi obbiettivi dipende strettamente da capienti investimenti economici, insostenibili per le casse del Comune di Russi, e da un progetto di valorizzazione che rispecchi le potenzialità del territorio. I due elementi portanti dell’intervento progettuale proposto devono necessariamente essere considerati complementari. L’individuazione e lo sviluppo di un’idea progettuale inerente le possibili funzioni d’uso degli spazi, dovrà inserirsi in un percorso strategico coerente e sostenibile, sia dal punto di vista dei contenuti proposti sia in relazione ad una stima credibile degli aspetti economico-finanziari dell’operazione. Il semplice recupero strutturale e artistico del Palazzo, che richiede un ingente investimento economico, non determinerebbe la fine delle problematiche conservative dell’edificio, che per il suo mantenimento strutturale vedrebbe l’investimento, in futuro, di ulteriori fondi. A questo però si aggiunge l’eterno dilemma dell’Amministrazione comunale che da decenni si interroga su come utilizzare Palazzo San Giacomo, in rapporto anche alle possibilità di investimento economico del Comune. Quindi secondo una logica filosofica ma realistica il modo migliore per tutelare un bene culturale è quello di saperlo valorizzare e costruire così, intorno ad esso, lo sforzo collettivo per preservarlo. In questo senso dovrà essere stabilita come priorità un progetto di riqualificazione dell’edificio e degli spazi verdi circostanti in rapporto all’ambito territoriale. Gli obbiettivi possono riassumersi nell’elaborazione di una idea progettuale mirata a stabilire una o più precise funzioni degli spazi di Palazzo San Giacomo, e nell’elaborazione di una strategia di costante incremento finanziario, che consenta alle casse del piccolo Comune di coprire i costi futuri di mantenimento. Non dimentichiamoci che le maggiori difficoltà, nonché le perplessità, relative alla fattibilità di tutela e valorizzazione di Palazzo San Giacomo riguardano appunto la monumentale differenza tra il potenziale culturale della struttura e le capacità ma soprattutto le esigenze del piccolo contesto comunale che la ospita. Quindi qualsiasi intervento che si pianifichi non può prescindere assolutamente nel rivestire il Palazzo di una veste di importanza che ancora non ha trovato; una veste appunto che ne garantirà la sopravvivenza e determinerà per il Comune la definitiva risoluzione di quello che fin dal principio è sempre stato considerato un elemento indesiderato.

Il contesto di riferimento e la situazione attuale

Palazzo San Giacomo, maestosa dimora situata in prossimità dell’argine destro del fiume Lamone, presenta al suo interno un ciclo pittorico che molto probabilmente costituisce il più vasto apparto decorativo privato e gentilizio realizzato in Romagna fra Seicento e Settecento. Il Palazzo fu costruito per volere di Carlo Guido Rasponi sulle tenute di Madrara e Raffinara, acquistate dai canonici di Porto nel 1664, e rispondeva alla duplice esigenza delle finalità produttive di una grande azienda e di rappresentanza della nobile famiglia (vi erano infatti chiesa, granai, cantine, scuderie, officine, stalle, molini, forni, pasticcerie, liquorerie, peschiere, giardini, orti, serre e persino un teatro all’aperto). Verso la metà del Seicento, le ville iniziarono a nobilitare i complessi fondiari delle famiglie più influenti del patriziato delle legazioni settentrionali dello Stato ecclesiastico, ponendosi come centri di perfetta integrazione fra le necessità organizzative della tenuta, di cui rappresentavano il centro nevralgico, ed il perpetuarsi della fortuna della casa.

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Vi è motivo di credere che la vera e radicale trasformazione del Palazzo in residenza principesca, fra il 1695 ed il 1705, si debba alle esigenze di rappresentanza del figlio di Carlo Guido, Filippo, che aderì pienamente a quella cultura dell’abitare in villa che si stava diffondendo fra i membri più influenti delle famiglie ecclesiastiche bolognesi. Nel 1756, infine, Cesare Rasponi dispose che i legati ed i cardinali di Ravenna ed i vescovi di Faenza potessero villeggiare a San Giacomo a proprio piacimento; Palazzo San Giacomo divenne così la più grande dimora di villeggiatura della Romagna. Nel 1975 il Palazzo fu acquistato malvolentieri dal Comune di Russi che divenne proprietario di una fatiscente struttura minata dal degrado e dall’abbandono. Seriamente minacciati e in parte danneggiati risultavano gli apparati pittorici conservati all’interno. Attualmente, il complesso è per quanto riguarda le aree residenziali proprietà del Comune, mentre la restante parte, ovvero la chiesa, proprietà della Diocesi. Grazie ad un serie di finanziamenti, a partire dal 1978 ad oggi, il Palazzo è stato consolidato esternamente e nelle fondamenta, e sembra sia stato evitato il degrado delle pitture ad opera del tempo e di atti vandalici, anche se quello che ne è rimasto necessita comunque di un restauro di recupero. Per molti anni però gli interventi mirarono soltanto a frenare lo stato di degrado e abbandono. Solo negli anni ’90, a seguito di un convegno dal titolo “Salvaguardia e riuso dei giacimenti culturali: il caso di Palazzo San Giacomo” furono avanzate proposte di valorizzazione dell’area: si pensò inizialmente di trasformare il Palazzo in un centro di studi di iconologia cristiana, poi in una sede universitaria dell’ateneo bolognese, su modello della Rocca di Bertinoro. Ma tali progetti non ebbero mai seguito. Nel 2002 l’iniziativa Help San Giacomo propose di coinvolgere soggetti privati nella valorizzazione del patrimonio, ad esempio attraverso la costituzione di una fondazione, o di una società pubblico/privata, che avesse come capitale iniziale la proprietà di Palazzo San Giacomo. La proposta riguardava la costituzione di un centro di rappresentanza nel cuore economico dell’Italia, che fosse fruibile a tutti i soggetti aderenti alla fondazione e che, dopo i primi investimenti, riuscisse a sostenersi autonomamente producendo ricchezza. L’idea iniziale prevedeva un intervento volto a ricavare una foresteria nelle ali esterne del palazzo ed al piano terra sale di ristorazione e rappresentanza. Negli anni successivi si prevedeva la possibilità di utilizzare i restanti ampli locali per altre destinazioni: scolastiche, turistiche e culturali. Sulla scia di questa proposta, Federculture ha di recente proposto all’amministrazione Comunale una indagine territoriale sulle opportunità del territorio finalizzata a sviluppare una idea progettuale relativa all’attività di valorizzazione del complesso San Giacomo. Il quadro che ne è emerso ha orientato le scelte di progetto su una riqualificazione a funzione extraculturale dell’area. E’ stata ipotizzata la creazione di un centro congressi dotato di foresteria, ristorazione e sale espositive. Tale scelta sembra essere stata dettata soprattutto dall’esigenza di conservare ai posteri l’imponente edificio e al contempo alleggerire il Comune di spese dirette di gestione e mantenimento, che da sempre vanno oltre la portata delle casse dell’Ente locale. Ora, i dati raccolti da Federcultura a sostegno dell’ipotesi di trasformazione di Palazzo San Giacomo in un centro congressuale e di ricevimento di grande capienza, per quanto ben strutturati peccano però a nostro avviso di una eccessiva fiducia nella fattibilità di convergere sul luogo frequenti attività di convegno. Dalle analisi emerge che nella sola regione Emilia-Romagna sono presenti ben 495 strutture destinate a tale scopo e nelle immediate vicinanze di palazzo San Giacomo esistono già edifici di pregio storico artistico che ospitano convegni e ricevimenti, ad esempio Villa Rota, il teatro Rossini di Lugo, il Cardello, ecc. le cui medie di eventi annui non superano, nella migliore delle ipotesi, le 25 giornate. Poco convincenti, inoltre, è l’idea che attraverso una mirata attività di promozione si possa raggiungere tranquillamente numeri di presenze convegni sufficiente a sopperire le spese e a determinare un guadagno economico per l’Amministrazione. Peraltro, in questo modo Palazzo San Giacomo perderebbe l’idea delle sua rilevanza storico-culturale, fondamento per cui ci si adopera tanto per la sua conservazione. Recentemente, però, si è presentata l’occasione di un cospicuo finanziamento per il recupero della struttura ricavabile su una parte dei fondi destinati alla realizzazione di una centrale bio-masse nell’area dell’ex zuccherificio Eridania, che dista poche centinaia di metri da San Giacomo. Sulla base di questa ipotesi si è cercato di stabilire un nuovo percorso, che parta da una nuova idea di valorizzazione e destinazione d’uso dell’edificio e ne pianifichi il piano strategico di realizzazione.

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La metodologia

Formulare un piano strategico incentrato sul recupero e la valorizzazione di un monumentale complesso architettonico come quello di San Giacomo, localizzato all’interno di una realtà comunale che non supera gli 11.000 abitanti, significa fare riferimento non solo al contesto territoriale dell’Ente locale, ma considerare le potenzialità di un territorio più grande, come l’intera provincia ravennate, e sviluppare un progetto che ridimensioni il ruolo di San Giacomo alla grandezza monumentale e culturale che lo rappresentano. La pianificazione strategica si incentra su una nuova idea concreta di destinazione d’uso, senza l’applicazione di modelli o metodologie prestabilite. Si è cercato di dare ordine a questa idea facendo affidamento alla creatività e alla possibilità di adattamento del progetto al territorio destinato. Il tutto si è svolto principalmente con il supporto di diversi dati; molte delle informazioni utilizzate nella realizzazione del progetto provengono sia da un dialogo diretto con l’Amministrazione comunale, in particolare nella persona della Dott.ssa Marcella Domenicali, sia da un precedente progetto di valorizzazione realizzato da Federcultura. In particolare, sulla falsa riga di quanto elaborato da Federcultura, si è cercato di formulare i passi da compiere a sostegno di un ipotesi di valorizzazione incentrata in modo particolare sulla riqualificazione socio-culturale di Palazzo San Giacomo al fine di restituire alla collettività l’uso diretto di un bene che gli appartiene. L’analisi dell’offerta condotta da Federcultura teneva conto di svariati campi di indagine: cultura, natura, ricettività, tempo libero, formazione/ricerca, convegnistica, servizi alle imprese. I risultati sono riportati in Tabella 1.

Attività a contenuto extra-culturale Attività a contenuto culturale maneggio analisi, studio e ricerca attività congressuali archivio beauty centre biblioteca centro sportivo centro di alta formazione centro termale concerti corsi di cucina, di degustazione ecc. concorsi musicali e cinematografici fiere corsi di alta specializzazione marketing territoriale corsi di formazione, master e stage matrimoni didattica meeting documentazione presentazioni aziendali escursioni guidate produzione alimentare eventi culturali ricettività alberghiera eventi sportivi ricevimenti privati festival ristorazione e catering mostre servizi per aziende museo sfilate proiezioni cinematografiche e video shops e uffici pubblicazioni visite esclusive rappresentazioni teatrali workshop rassegne seminari spettacoli visite ed escursioni

Tabella 1 (Fonte Federcultura)

Gli elementi di questa lista sono stati confrontati con le potenzialità già espresse dal territorio, eseguendo così una cernita delle attività perseguibili. Il risultato costituisce però una appendice secondaria al progetto di seguito esposto, la cui valenza non ha confronti con quanto ideato fino ad oggi.

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Lo sviluppo della sperimentazione: contenuti e fasi

Fase 1: Definire la destinazione d’uso di Palazzo San Giacomo (Vision) Da alcuni decenni, l’Amministrazione comunale di Russi ed in particolare la Pro-loco si interrogano sulla corretta riqualificazione di Palazzo San Giacomo. Questo enorme edificio contrasta notevolmente per grandezza ed importanza storico-artistica con la misura economica del territorio che lo ospita. Nella fattispecie, il Comune di Russi si estende per una superfici di circa 46 km² e non supera gli 11.000 abitanti; è quindi una realtà che non può assolutamente farsi carico, da un punto di vista economico, del mantenimento e della gestione di questo antico Palazzo. Lo studio di riqualificazione proposto da Federcultura mira a trasformare Palazzo San Giacomo in un centro congressuale di grande capienza. Le analisi territoriali proposte a sostegno dell’iniziativi sono molto valide ma alla luce di recenti valutazioni lasciano aperti dubbi e perplessità. Prima di tutto perché è in fase di progettazione a Bologna la realizzazione del più grande centro congressuale d’Italia, che si aggiungerebbe in maniera dominante alle tante realtà del genere già presenti in regione. Peraltro, in questa veste Palazzo San Giacomo perderebbe l’idea delle sua rilevanza storico-culturale, fondamento per cui ci si adopera tanto per la sua conservazione. L’introito economico che verrebbe però dalla futura costruzione di una centrale bio-masse all’interno del Comune di Russi, in zona limitrofa a Palazzo San Giacomo, ha permesso all’Amministrazione di ricevere fondi per il suo restauro. Ovviamente, questa improvvisa ricchezza che informalmente dovrebbe aggirarsi sull’ordine di 1 milione di euro, serve ad addolcire il contrasto di quei cittadini che hanno già dato vita ad una serie di iniziative di protesta contro la costruzione della centrale. Ecco che nella fattibilità dell’evento, che a discapito delle lamentele sembra fortemente portato alla sua realizzazione, non tutto il “male” viene per nuocere; da questa situazione ci sembra possibile trarne un vantaggio e su di esso dare vita alla nuova visione di Palazzo San Giacomo: la creazione di un centro, nel cuore della provincia ravennate, che risponda ai cittadini su tutte le problematiche ambientali, dal monitoraggio, alla educazione, alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio. Un Centro studi ambientali, che coinvolga a pieno titolo la cittadinanza e fornisca la garanzia di un completo interesse al futuro ambientale della collettività. Palazzo San Giacomo diventerebbe così il perno su cui ruotano tutti gli interessi di carattere ambientale della Provincia. Ora, nel dettaglio le specifiche funzioni dovranno essere concordate da una apposita Commissione di esperiti, ma le fondamenta di tale processo non dovranno prescindere assolutamente da alcune precise considerazioni:

- stretto rapporto di collaborazione con l’intera cittadinanza ravennate; - il ruolo educativo della struttura; - la garanzia di un corretto operato; - la valorizzazione paesaggistica e ambientale del territorio provinciale.

Fase 2: Definizione delle risorse Nel valutare le possibili risorse che permettano di realizzare in maniera concreta e decisiva la nostra strategia di valorizzazione dell’area è bene suddividere il potenziale inespresso in due tipologie:

1) Risorse culturali Palazzo San Giacomo è senza dubbio la risorsa culturale di primaria importanza sia per la sua monumentalità architettonica e storica sia per le pitture in esso conservate sia per la sua collocazione paesaggistica. E’ per questo un bene da conservare in rapporto non solo alla legge di tutela stabilita dal Codice dei Beni Culturali, ma anche in rapporto ad una comunità come quella di Russi che si è sempre fatta carico di trasmettere ai posteri l’importanza del contesto, forse perché soggiogata dalla bellezza del luogo e dal legame affettivo che ha per esso. Non si capisce infatti come alcuni contadini riuscirono a salvare l’edificio corrompendo i soldati chiamati a minarlo durante la II Guerra Mondiale con la donazione di poche bottiglie di vino, mentre attraverso i vari strumenti di tutela presenti oggi si fatica a preservare quello che tutti considerano un bene culturale a tutti gli effetti.

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La realtà storico-culturale del Comune di Russi non si ferma però a San Giacomo. Sono presenti sul territorio quattro musei (di cui uno privato), il sito archeologico della Villa Romana e la sua area di Riequilibrio Ecologico, nonché un teatro, un centro culturale polivalente che ospita un auditorium (40 posti), la biblioteca comunale, una sala convegni (80 posti), un centro espositivo. Esiste inoltre un importante centro per l’alta formazione e la ricerca scientifica dedicato agli animali acquatici, Aquae Mundi, nonché la Fattoria didattica Artemisia, gestita all’Assessorato Agricoltura Regione Emilia Romagna in collaborazione con le amministrazioni provinciali e con il supporto tecnico ed organizzativo dell’Osservatorio Agroambientale, che propone esperienze di pratiche agronomiche e biologiche. Ora, tutte queste realtà godono di un buon funzionamento sul territorio. Fanno eccezione però i musei comunali che negli ultimi anni hanno subito un notevole calo di presenze (cfr. Tabella 2). In un ottica di maggiore afflusso, di risparmio economico e di conformazione agli indirizzi di gestione proposti da ICOM, è suggeribile il trasferimento del Museo Civico e del Museo della Vita Contadina all’interno degli spazi di San Giacomo. In questo modo si garantirebbe un legame più diretto con la Villa Romana, i cui reperti sono appunto custoditi nel Museo Civico e con l’area di Riqualificazione Ambientale, localizzati nelle prossimità di Palazzo San Giacomo.

Museo Numero di visitatori 2003 2004 2005 2006

Museo Civico 1.875 1.924 1.947 1.169 Museo dell’Arredo Contemporaneo 4.065 1.500 1.976 700 Museo della Vita Contadina 1.734 1.400 1.235 855

totale 7.674 4.824 5.158 2.724

Tabella 2 (Fonte: elaborazione dati comunali di Federcultura)

2) Risorse economiche

Già Federcultura ha proposto un valido piano di foundraising che fa capo ad almeno 7 opportunità di finanziamento di provenienza sia pubblica, ovvero dalla Legge regionale 16/2002, dai Fondi del Gioco del Lotto, dai Fondi otto per mille, sia privata, ovvero Fondazione Flaminia, Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Arcus s.p.a. Maggiori opportunità, però, potrebbero venire dall’introito economico della futura centrale a bio-masse. Anzi è proprio sulla costruzione di quest’ultima che si regge l’intero lavoro presentato, sia da un punto di vista finanziario sia da un punto di vista ideologico. E’ stato proposto all’Amministrazione una ingente somma di denaro, informalmente pari a circa 1 milione di euro, per la restaurazione e la riqualificazione di Palazzo San Giacomo. Noi crediamo che nonostante la cifra sia piuttosto interessante, non risolva per intero la gestione futura della struttura. Primo perché i soldi determinerebbero un restauro completo ma lascerebbero l’Amministrazione completamente scoperta per qualsiasi intervento futuro. Secondo perché, se alla luce dei nuovi dati il progetto di creare un centro congressi proposto da Federcultura non darà esito agli introiti ipotizzati il Comune si troverebbe in mano una struttura inutilizzata ed insieme a questa un accumulo di spese annue praticamente insostenibili. Ora, noi crediamo che un unico finanziamento, per quanto consistente, serva solo a rimandare nel tempo il problema. Difficile è stabilire l’introito economico medio prodotto da una centrale a bio-masse sia perché varia dal tipo di materiale bruciato sia perché nel conteggio dei ricavi si deve aggiungere il risparmio energetico da parte di altre forme di sostentamento. Comunque, gli introiti possono esser ipotizzati approssimativamente nell’ordine compreso tra i 5 e 10 milioni di euro annui. Meglio sarebbe, alla luce della destinazione d’uso sopra descritta, contrattare per la destinazione di una piccola percentuale degli utili ad opere di carattere ambientale e al

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sostentamento di un Centro, appunto Palazzo San Giacomo, destinato a gestire queste attività. Ne è un esempio, in tal senso, la centrale in costruzione di Santa Caterina Valfura (Valtellina) dove la Società che gestisce l’opera verserà al Comune un importo pari al 5% degli incassi purché sia utilizzato in interventi di carattere ambientale e forestale. La cifra da destinare a san Giacomo si aggirerebbe così tra i 250.000 e i 500.000 euro annui. Non sono da escludere comunque una riserva di introiti sul modello proposto da Federcultura, ovvero destinando una parte degli spazi ad attività di tipo congressuale, di esposizione temporanea e di ricevimento privato (come ad esempio i matrimoni). Queste aggiunte dovranno però essere determinate attraverso un preciso piano economico-finanziario che tenga conto dell’effettivo ricavo in rapporto alla scelta dell’ordine degli spazi destinati a questi scopi e dei costi fissi ascrivibili alle voci relative al personale, alle utenze imputabili all’intero esercizio, ai costi di manutenzione ordinaria e ai costi relativi alla propaganda pubblicitaria.

Fase 3: Istituire un apposita commissione Stabilita la funzione specifica verso cui orientare Palazzo San Giacomo si renderà necessario definire in maniera concreta gli sviluppi e i metodi di realizzazione della nuova visione. Questo può essere fatto solo attraverso la formazione di un comitato promotore di natura tecnica scientifica, che potrà assumere da subito forma e consistenza di una fondazione. Tale fondazione dovrà predisporre la necessaria rete di relazioni culturali ed accademiche su cui potrà essere avviata la costruzione del Centro, nonché degli altri possibili indirizzi di carattere culturale ed extra-culturale sopra indicati. Si chiameranno a far parte della fondazione personaggi qualificati, cui spetterà il compito di disegnare gli indirizzi di sviluppo dell’ente, i metodi operativi, le iniziative di proposta e, soprattutto di realizzare l’indispensabile collegamento con l’Università, in particolare la Facoltà di Scienze Ambientali di Bologna (sede Ravenna), e le istituzioni culturali che possono fornire sostegno scientifico all’iniziativa. Qualora si scelga di trasferire il Museo Civico e il Museo della Vita Contadina all’interno degli spazi del Palazzo, e di investire su attività di ricevimento, congressuali ed espositive (sia all’interno che all’esterno dell’edificio), sarà opportuno che la Commissione definisca in maniera concerta anche le modalità di realizzazione di queste attività. In particolare per i musei sarebbe opportuno non limitarsi alle leggi esistenti ma orientarsi verso le direttive proposte da ICOM che, con molta probabilità, dovrebbero rappresentare i futuri intenti legislativi in materia di musei e servizi culturali. Tutto questo presenta dei costi e dei ricavi che inevitabilmente influenzeranno le scelte delle possibili attività. Quindi la fattibilità delle esigenze espresse dalla Commissione dovranno confrontarsi con un effettivo calcolo dei costi e dei ricavi che la stessa Commissione sarà incaricata ad effettuare. Ecco che, oltre a figure di spicco nell’ambito tecnico scientifico e culturale la Commissione dovrà essere composta da anche da contabili che definiscano il costo di tutte le attività. Fase 4: Definire le modalità di gestione L’edificio è un bene che per buona parte appartiene al Comune (la chiesa appartiene alla Diocesi) e tale deve restare, ma se l’intento è quello di cerare un Centro Ambientale che si rapporta non solo con la realtà comunale di Russi ma con l’intera collettività provinciale e difficile pensare ad una gestione che ricada esclusivamente sulle spalle del Comune. L’idea è quella di coinvolgere più servizi territoriali in una forma gestionale autonoma che possa essere strumentale alla visione strategica condivisa dell’Ente locale e che dia vita da una struttura aperta tramite appalti e contratti di servizio, all’apporto e al ruolo del privato, motivato e sollecitato da una spinta innovativa all’investimento e alla promozione del paesaggio e delle emergenze che lo distinguono. La composizione di questa struttura potrebbe essere costituita dai vari Comuni della Provincia, dalla Provincia stessa e da tutti quegli organi statali che hanno interessi nella tutela dell’ambiente e del turismo. Fase 5: Creazione di un progetto di restauro architettonico adeguato

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Stabilite le varie destinazioni d’uso del Palazzo e il suo ruolo specifico in ambito territoriale, occorre definire nel dettaglio il progetto di recupero strutturale. Nel corso degli ultimi decenni, Palazzo san Giacomo è stato vittima di notevoli spogli strutturali; i più evidenti riguardano l’asportazione della scala centrale interna e dell’intera pavimentazione misteriosamente scomparsa a seguito di alcuni lavori di restauro. Purtroppo, manca una documentazione dettagliata che permetta di definire lo stile e le forme delle parti mancanti. A questo si aggiunge che il Palazzo ha subito nei secoli diverse trasformazioni strutturali, basti pensare che quella che oggi costituisce la facciata d’ingresso un tempo costituiva il retro dell’edificio. Quindi, prima di intraprendere qualsiasi lavoro di ripristino è bene affidare ad esperiti un piano di ricerca stilistica e formale, in modo da intervenire in maniera mirata e soddisfacente. Il progetto di restauro dovrà inoltre essere strutturato per fasi successive, in rapporto alle risorse economiche disponibili. Anzi, è bene valutare che l’effettivo sostentamento economico proposto sarà disponibile ad un anno dall’entrata in funzione della centrale a bio-masse, quindi in tempi che si prospettano ancora lontani. Dovranno quindi essere stabilite le priorità in termini di conservazione, in particolare delle pitture conservate all’interno, e verificare la necessità o meno di un intervento immediato. L’immediatezza dell’intervento avrebbe come conseguenza l’immediata ricerca di fondi, magri a prestito bancario, con la garanzia di un rientro effettivo nei tempi della costruzione della centrale.

Le criticità emerse Il progetto è estremamente ambizioso e la sua dimensione sociale non interesserebbe soltanto il Comune di Russi ma avrebbe un importante ricaduta sull’intero tessuto sociale ravennate. Da un certo punto di vista porterebbe ad una riqualificazione, non soltanto della struttura architettonica di San Giacomo, ma anche dell’intero Comune che, data la sua posizione centrale all’interno della provincia, diverrebbe cuore non soltanto geografico ma anche di sviluppo territoriale di aggregazione sociale, culturale e ambientale. Il progetto però si regge sul convincimento a destinare parte degli utili della centrale alla valorizzazione di Palazzo San Giacomo. Difficile è pensare che la collettività e forse l’Amministrazione stessa non abbia interesse ad indirizzare simili risorse verso attività amministrative differenti e con una funzione di maggiore utilità pratica come ad esempio la costruzione o l’ammodernamento delle infrastrutture. Però, è anche vero che quella parte di cittadinanza contraria alla centrale potrebbe trovare un convincimento nel progetto da noi proposto, più che in un vantaggio materiale a discapito dell’idea di un peggioramento della salute ambientale. In pratica, io cittadino sono disposto ad ospitare un inceneritore, ma in cambio pretendo un serio monitoraggio dell’ambiente in cui io possa mettere naso ed uno sviluppo territoriale, anche in termini paesaggistici, che argini la svalutazione economica immobiliare per la presenza della centrale.

I risultati ottenuti Gli effettivi risultati di questa progettazione saranno verificabili solo nel momento in cui l’Amministrazione deciderà di procedere in tal senso. Da un lato è importante sottolineare come la formula proposta costituisce un recupero storico del vero spirito con cui fu costruito Palazzo San Giacomo e cioè luogo di villeggiatura estiva e fulcro di una comunità rurale perfettamente in equilibri con l’ambiente circostante. Il valore socio-culturale di Palazzo San Giacomo starebbe nel suo divenire struttura vigile della salute dei cittadini, centro ludico-educativo della formazione di una coscienza ambientale e luogo specifico del recupero paesaggistico del territorio.

Gli sviluppi futuri Gli sviluppi futuri dipenderanno strettamente dalle scelte di impostazione della Commissione. Sicuramente una attività di didattica non può prescindere dallo studio effettivo sulle modalità di

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realizzazione del modello di apprendimento e sul coinvolgimento completo delle scuole presenti in tutta la provincia. Lo scopo del Centro Ambientale proposto dovrà essere quello di finanziare attività di ricerca e di sviluppo territoriali in ambito ambientale e paesaggistico, quindi, coperte le spese di gestione e mantenimento, i fondi recuperati annualmente dalla centrale dovranno essere così reinvestiti. Il capitale che se ne ricaverà sarà di tipo socio-culturale.

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Esposizione temporanea “Pasolini, Callas e Medea”a Ravenna: analisi dei costi (Ilaria Siboni)

Introduzione

“Pasolini, Callas e Medea” fotografie di Mario Tursi in esposizione dal 13 giugno al 19 luglio presso Corridoio Grande di Istituzione Biblioteca Classense in via Baccarini a Ravenna. Fondazione Ravenna Manifestazione è la struttura che organizza Ravenna Festival, manifestazione incentrata su spettacoli teatrali, musicali e di danza che pone attenzione alla cultura in genere e quindi anche alle arti figurative. Ogni anno durante lo svolgimento di Ravenna Festival vengono allestite una o più esposizioni, in genere legate al tema del festival e per l’immagine del catalogo viene scelto il lavoro di un artista. Il titolo di quest’anno “Erranti, erotiche, eretiche…” pone l’attenzione su particolari personaggi femminili, eroine, sante, artiste che vengono rievocate da attrici, musicisti, danzatrici, in questo contesto il direttore artistico ha scelto di inserire l’esposizione della ricca selezione di fotografie di Mario Tursi che mostrano il suggestivo set del film “Medea” realizzato nel 1969 da Pier Paolo Pasolini e ambientato in Turchia, Italia e Siria. Medea è interpretato da Maria Callas così il “mostro sacro” della lirica internazionale, su un soggetto studiato appositamente per lei, interpreta il personaggio mitico di Medea.

Contesto di riferimento

Il contesto di riferimento Fondazione Ravenna Manifestazioni ha nella sua assemblea dei soci il Comune di Ravenna, la Provincia, la Regione Emilia Romagna, l’Archidiocesi di Ravenna e Cervia, diversi altri enti, fondazioni e associazioni, usufruisce inoltre di sponsorizzazioni private. La struttura della fondazione risulta piuttosto complessa ed articolata: soci, consiglio di amministrazione, sovrintendente, consiglieri, segreteria generale, responsabile amministrativo, revisori dei conti, diversi settori (spazi teatrali, marketing e ufficio stampa, editing e ufficio stampa, sistemi informativi e archivio fotografico, impaginazione e grafica, promozione, segreteria, coordinamento biglietteria, biglietteria e promozione, ufficio produzione, segreteria e contrattualistica, amministrazione e contabilità, segreteria, servizi tecnici) e un presidente e due direttori artistici per Ravenna Festival. Lo spazio espositivo prescelto è Istituzione Biblioteca Classense, quindi si realizza la collaborazione tra un’istituzione pubblica e una fondazione mista pubblico-privata. L’Istituzione Biblioteca Classense ha organizzato una serie di incontri in biblioteca correlato al tema di Ravenna Festival e quindi alla mostra “Pasolini, Callas e Medea” intitolati “Donne mitiche” che si svolgeranno durante il periodo del festival. Lo spazio espositivo utilizzato è all’interno dell’ex-convento Istituzione Biblioteca Classense, in specifico il corridoio grande al primo piano. Il corridoio grande e la cosiddetta manica lunga vengono abitualmente utilizzate come contenitore di mostre, sia promosse direttamente dall’istituzione che da esterni, ma la biblioteca è carente di una vera e propria struttura espositiva e soprattutto dell’illuminazione adeguata. La mostra è stata progettata dalla casa editrice FMR di Bologna di Franco Maria Ricci in collaborazione con la Galleria Ta Matete (sempre del gruppo FMR) e Cineteca di Bologna, a cura di Roberto Chiesi. La proprietà delle foto (che sono in vendita) è rimasta del fotografo Mario Tursi.

Obiettivi

Gli obiettivi del project work sono innanzitutto fare una stima dei costi sostenuti per un’esposizione temporanea da una struttura come Fondazione Ravenna Manifestazioni, che inserisce una mostra all’interno di Ravenna Festival, progetto principalmente teatrale

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e musicale, ma che diventa quindi progetto culturale nel senso più ampio del termine. Altro punto di interesse è la collaborazione economico-organizzativa con l’istituzione ospitante l’esposizione, Istituzione Biblioteca Classense.

Metodologia

La metodologia utilizzata è stata la collaborazione diretta con la fondazione promotrice dell’evento. Il compito assegnato riguardava la collaborazione nell’organizzazione dell’esposizione dagli accordi con gli avente titolo sulla mostra, ai rapporti con i referenti dell’istituzione ospitante, al trasporto, l’allestimento fino all’inaugurazione, questo ha permesso la raccolta dei dati, anche se parziali, necessari all’analisi dei costi.

Sviluppo della sperimentazione

Fasi preliminari: rapporti con gli avente titolo sulla mostra, casa editrice FMR rapporti con referenti Istituzione Biblioteca Classense sopralluogo per verificare la struttura di allestimento verifica inadeguatezza struttura di allestimento disponibile sia come supporto vero

e proprio che come illuminazione indagine studi di progettazione che operano nell’ambito di allestimento esposizioni richiesta preventivi struttura allestimento/illuminazione valutazione impatto economico accordo con l’istituzione ospitante di suddivisione delle spese suddivisione mansioni tra Fondazione Ravenna Manifestazioni e Istituzione

Biblioteca Classense accordi con casa editrice FMR per il prestito della mostra e l’acquisto dei cataloghi accordi con il fotografo-proprietario per il prestito della mostra

Fasi esecutive suddivise tra gli enti organizzatori dell’evento Istituzione Biblioteca Classense:

disponibilità spazio espositivo assicurazione da chiodo a chiodo presa in consegna del materiale da esporre e cataloghi presa in consegna struttura di allestimento disponibilità schermo e lettore DVD (per la proiezione del film “Medea” di Pier

Paolo Pasolini per tutta la durata della mostra) organizzazione catering per l’inaugurazione comunicato stampa e pubblicazione sul sito internet spedizione inviti via posta e via e-mail affissione locandine vendita cataloghi della mostra.

Fondazione Ravenna Manifestazioni suddivise per settori operativi. Direzione artistica:

organizzazione generale richiesta preventivi preliminari accordi consegna materiale da esporre e cataloghi selezione azienda che realizzi struttura di allestimento sopralluogo spazio espositivo e verifica struttura di allestimento/illuminazione richiesta preventivi definitivi

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gestione e supervisione realizzazione struttura di allestimento a noleggio (progetto struttura, testi, grafica, didascalie, materiali, illuminazione, consegna), in allegato pianta e renders del progetto di allestimento

fornitura DVD del film “Medea” di Pier Paolo Pasolini coordinamento e supervisione montaggio e allestimento.

Ufficio stampa: grafica e stampa di inviti e locandine (consegna a istituzione ospitante) comunicato stampa e pubblicazione sul sito internet affissione locandine spedizione inviti via posta e via e-mail.

Biglietteria: vendita cataloghi.

Analisi dei costi L’analisi dei costi trattandosi di un evento collaterale a progetti molto più ampi quali Ravenna Festival e “Donne mitiche” incontri in Classense ed essendo organizzato da due strutture così complesse non può essere specifica in tutte le sue parti in quanto diversi costi non possono essere quantificati in specifico riferimento alla mostra. La struttura di allestimento nonostante sia realizzata specificatamente per la mostra sarà solo noleggiata, quindi non possono essere considerati costi di ammortamento. Entrambe le strutture organizzative usufruiscono di personale che ha inserito i compiti, riguardanti la mostra, nelle sue normali mansioni, inoltre non vi è stata necessità di personale di sorveglianza e accoglienza aggiuntivo per l’esposizione in quanto il luogo risulta sicuro, adeguatamente sorvegliato, l’ingresso alla mostra è gratuito e la vendita dei cataloghi sia in biblioteca che presso la biglietteria di Ravenna Festival è delegata a personale già dedicato a tale mansione. Istituzione Biblioteca Classense:

per tutto quello che riguarda il funzionamento della struttura (luce elettrica, personale apertura/chiusura) lo spazio espositivo fa parte della biblioteca quindi è normalmente funzionante negli orari della biblioteca che sono gli stessi in cui è possibile visitare la mostra

la biblioteca, ospitando abitualmente mostre temporanee, usufruisce di un’assicurazione in cui vengono inserite le specifiche (da chiodo a chiodo) di volta in volta per ogni esposizione senza costi aggiuntivi

spedizione e affissione sono costi compresi all’interno dell’evento “Donne mitiche”.

Fondazione Ravenna Manifestazioni: il personale di direzione artistica, ufficio stampa e biglietteria fa parte dei settori

normalmente operativi all’interno della fondazione le spese di grafica e stampa sono state accorpate alle spese sostenute per

Ravenna Festival DVD del film in proiezione durante l’esposizione, nessun costo spese di spedizione e affissione non risultano essere spese aggiuntive.

ISTITUZIONE BIBLIOTECA CLASSENSE struttura di allestimento/illuminazione 9000€ catering per inaugurazione 500€

TOTALE 9500€

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FONDAZIONE RAVENNA MANIFESTAZIONI costo cataloghi 4800€ compenso fotografo utilizzo mostra 3000€

TOTALE 7800€ COSTO TOTALE ESPOSIZIONE Istituzione Biblioteca Classense 9500€ Fondazione Ravenna Festival 7800€

TOTALE 17300€

Criticità emerse

Le criticità emerse si sono verificate durante la fase iniziale di progettazione dell’evento riguardo la suddivisione delle competenze economico-organizzative tra le due strutture partecipanti al progetto. Durante la realizzazione della mostra le maggiori criticità hanno riguardato la gestione dell’esternalizzazione della struttura di allestimento della mostra. La costante collaborazione con l’azienda di progettazione e il monitoraggio dei tempi di consegna hanno permesso di risolvere le varie problematiche emerse.

Risultati e sviluppi futuri

L’esposizione ancora attualmente in corso sta avendo buoni risultati per quanto riguarda il numero dei visitatori (per i quali vengono compilati dei registri dal personale della biblioteca) e il gradimento, sono stati venduti alcuni cataloghi, ma i risultati reali sarà possibile verificarli solo al termine della mostra. In allegato fotografie dell’esposizione realizzata. I possibili sviluppi futuri si possono considerare tramite la visibilità ottenuta sia da Fondazione Ravenna Manifestazioni che da Istituzione Biblioteca Classense e quindi sulla futura espansione dell’utilizzazione dello spazio Biblioteca come spazio espositivo. Inoltre il possibile maggior investimento economico-organizzativo di Fondazione Ravenna Manifestazioni come ente promotore di esposizioni temporanee contestualizzate all’interno di Ravenna Festival o in altri contesti promossi dalla fondazione sarebbe un altro auspicabile sviluppo futuro.