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LA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ WWF Italia - onlus Via Po 25/c - 00198 Roma Tel 06844971 - Fax 0684497352 www.wwf.it p’artners I Partner della Conservazione Ecoregionale Ecoregioni Mediterraneo e Alpi Foto in copertina: © Archivio WWF Alpine Programme / A. Vorauer Comprensorio Val di Non Regione Liguria Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territio e del Mare PROVINCIA DI ROMA Assessorato dell’Agricoltura e dell’Ambiente e della Protezione Civile Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Realizzato con il contributo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca nell’ambito delle iniziative per la diffusione della cultura scientifica (Legge 6/2000): PROVINCIA DI COMO

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La Convenzione europea deL paesaggio e La Conservazione deLLa biodiversità

WWF italia - onlusVia Po 25/c - 00198 RomaTel 06844971 - Fax 0684497352

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Ministero dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca

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Realizzato con il contributo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca nell’ambito delle iniziative per la diffusione della cultura scientifica (Legge 6/2000):

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La biodiversità in Italia ha subito negli ultimi 50 anni una fortissima riduzione, in particolare a causa del consumo del suolo. Alcuni ambienti, come le zone umide e i boschi di pianura, sono stati particolarmente colpiti, compromessi da fenomeni di frammentazione che ne hanno deteriorato la qualità. Durante questo periodo in Italia si sono persi, sotto asfalto e cemento, 3 milioni di ettari di territorio ricco di biodiversità. L’Italia rischia così di raggiungere il preoccupante primato del valore medio del 10% del territorio sottratto alla natura ed utilizzato dall’uomo per le sue attività. Il WWF Italia in più occasioni ha sostenuto ed argomentato la tesi della stretta correlazione tra la pianificazione paesaggistica e la conservazione della biodiversità, puntando soprattutto, come indicato anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio, sul coinvolgimento degli attori sociali ed economici che vivono ed operano sui territori nel processo di pianificazione e definizione dei piani di azione, per rendere i piani per la tutela del paesaggio e della biodiversità cogenti, efficaci, e concretamente operativi a scala locale. La Conservazione Ecoregionale è il nuovo approccio alla conservazione della biodiversità su area vasta promosso dal WWF Internazionale, basato sull’utilizzo della miglior conoscenza scientifica disponibile e sul coinvolgimento degli attori sociali ed economici per la definizione e attuazione di piani di azione a scala locale. Le relazioni tra Conservazione Ecoregionale e Convenzione Europea del Paesaggio risultano evidenti proprio nella centralità dei processi partecipati per il coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte di governo del territorio.

•  IL CONCETTO DI PAESAGGIO•  L’UOMO NEL PAESAGGIO •  IL PAESAGGIO IN ITALIA ED EUROPA •  IL PAESAGGIO VEGETALE D’ITALIA•  IL CONSUMO DEL SUOLO •  CONSERVAZIONE ECOREGIONALE E PAESAGGIO•  PAESAGGIO E PARTECIPAZIONE

Enzo VeniniPresidente WWF Italia

ideazione e testi:I testi riportati all’interno di questo opuscolo sono tratti dal Volume “Riconquistare il Paesaggio. Convenzione Europea del Paesaggio e la Conservazione della Biodiversità in Italia”, realizzato dal WWF-Italia con il contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito delle iniziative per la diffusione della cultura scientifica (Legge 6/2000). In particolare sono stati ripresi i contributi dai seguenti capitoli:•  “Il Paesaggio nella Convenzione Europea e nel Codice dei Beni culturali e del Paesaggio: tra compatibilità e divergenze”,

di Stefano Ficorilli •   “Giurisprudenza del Paesaggio: concetti, norme, prospettive”, di Stefano Leoni•   “Paesaggio e Paesaggi: tante definizioni per una parola sola”, di Maddalena Gioia Gibelli•   “Costruire nel Paesaggio: l’uso dei materiali naturali nella storia e nella geografia” di Fulco Pratesi•  “Il Paesaggio vegetale d’Italia: evoluzione o degrado?” di Franco Pedrotti•  “Il futuro del Paesaggio: tra urban sprawling e sviluppo sostenibile” di Bernardino Romano e Serena Ciabò•  “Paesaggio e biodiversità: la Conservazione Ecoregionale, le reti ecologiche e il governo del territorio” di Franco Ferroni•  “Paesaggio e biodiversità: percorsi di partecipazione” di Mario Sartori e Chiara Pirovano

riconquistare il paesaggio. La Convenzione Europea del Paesaggio e la Conservazione della Biodiversità in Italiaa cura di Corrado Teofili, Rosa Clarino - Direzione Conservazione WWF Italia

La versione PDF del volume è disponibile sul sito www.wwf.itIl volume è disponibile, a richiesta, anche nelle versioni elettroniche adatte per ipovedenti e non vedenti. Per informazioni: [email protected] - +390684497445

Coordinamento editoriale: Ufficio Editoria multimediale e advertising WWF ItaliaGrafica: P’artners Srl - Concept e Visual CommunicationStampa:

paesaggioLa Convenzione europea deL paesaggio e La Conservazione deLLa biodiversità

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In epoche lontane il paesaggio era già ben conosciuto e rappresentato in pittura, anche se non ancora identificato da un termine preciso. Basti ricordare Vitruvio, che nel suo trattato “De Architettura” consigliava affreschi di paesaggi, i topoi, (dal greco topos, cioè “luogo”) sulle pareti dei corridoi per allargarne la prospettiva.

Il termine “paesaggio” pare sia stato introdotto per la prima volta in Italia da Tiziano Vecellio nel 1552, o, forse, dal mercante d’arte veneziano Michiel, già nel 1521, parlando di quadretti fiamminghi. 

Il vocabolo risulta essere la traduzione di “paysage”, coniato dal poeta francese Jean Molinet nel 1493 che lo impronta sullo stampo fonetico dell’italiano “paese”, di leonardesca memoria, e su quello semantico dell’olandese “landskip”: il termine usato era diverso, ma il concetto il medesimo, legato alla interpretazione e rappresentazione di parti del mondo conosciuto.

In seguito le questioni si sono complicate. Tema centrale è il cambiamento culturale che ha portato, a partire dal XVII secolo, alla divisione delle discipline, alla conseguente settorializzazione della conoscenza, determinando grandi diversità nelle concezioni di paesaggio. In particolare ci si riferisce al dualismo che ha visto la contrapposizione tra gli approcci umanistici e quelli ecologici, rendendo estremamente difficile un approccio completo ad un tema tanto complesso quale il paesaggio.

In un territorio come l’Italia, che conosce e soffre la presenza umana da decine di migliaia di anni, l’evoluzione del paesaggio non può assolutamente prescindere dall’opera dell’uomo.

Ad iniziare dai 30.000/50.000 abitanti, quanti ne contava il nostro Paese diecimila anni fa, alla fine del Neolitico, fino a giungere agli oltre 60 milioni di oggi (194 persone per Km²), i segni della presenza antropica si sono pesantemente sovrapposti all’originario paesaggio naturale, che era costituto in massima parte da foreste, salvo i monti al di sopra dei 2000 metri e le lagune salmastre.

Dai primi tratturi in terra battuta che portavano le greggi dagli Appennini e dalle Alpi ai pascoli invernali lungo le pianure costiere, e dai dolmen e menhir della prima Età del Bronzo alle capanne dell’Età del Ferro, il paesaggio naturale è infarcito delle tracce della presenza umana che si sono moltiplicate e diffuse fin da molti secoli prima di Cristo.

Ancora pochi decenni fa si potevano osservare le tipiche capanne coniche “a tolos”, fatte di frasche su una base di terra battuta, per non parlare di capanne sull’esatto modello di quelle del periodo Villanoviano ancora visibili in molte parti d’Italia agli inizi del ‘900.

Masserie fortificate, cascinali isolati, abbazie e monasteri, torri costiere, castelli e fortezze, stazioni di posta e ponti, stalle e fienili, malghe e masi, baite e stazzi, blockhaus contro i briganti ottocenteschi e ricoveri per il bestiame, muretti a secco e basolati, silos e capanne, staccionate e pagliai, edicole sacre e cappelle votive, mulini e fornaci per la produzione di calce viva, rappresentano gli immobili e multiformi sigilli creati dall’uomo per marcare il suo dominio sul territorio e sull’ambiente naturale, spesso infesto e temuto.

Questo, almeno fino ad un secolo fa, prima che l’uso del cemento armato e di altre tecniche costruttive moderne si diffondesse con imperiosa invadenza.

“Della voce paesaggio si fa largo uso, e forse anche abuso. Ma nel parlar comune, il senso ne rimane un po’ vago, e del resto la parola è stata assunta nel linguaggio artistico, tecnico e scientifico (…) con sfumature diverse di significato.”

“La fase elementare del paesaggio è una “veduta” panoramica, ossia l’immagine da noi percepita di un tratto di superficie terrestre quale può abbracciarsi con lo sguardo da un determinato punto di vista” (…) “In una seconda fase il concetto di paesaggio si libera da quello di una veduta determinata, diventa una sintesi di vedute reali o possibili (…) non ci si riferisce più ad una singola immagine legata alla tirannia di un punto di vista determinato, ma a tutta una sequenza di immagini associate, ciascuna delle quali ripete certi elementi fondamentali in una costante o caratteristica coordinazione”.

Aldo Sestini,”Il Paesaggio” TCI 1963

il concetto di paesaggio

L’uomo nel paesaggio

articolo 9 della Costituzione La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

“Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, cosi come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.

Convenzione Europea del Paesaggio, cap. I, art. 1, comma a

© wwf-canon / m. gunther © archivio wwf / f. bulgarini © wwf european Alpine Progr / A. Weissen

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il paesaggio in italia e in europa

© wwf-canon / m. terrettaz

La Convenzione europea sul paesaggio (Cep) Sottoscritta a Firenze il 20 ottobre del 2000, la CEP impegna gli Stati firmatari ad adottare politiche volte alla promozione e alla tutela della qualità del paesaggio estesa all’intero territorio nazionale,

coinvolgendo le popolazioni locali nei processi decisionali ed attuativi.Ogni parte si impegna ad attivare gli strumenti di intervento volti alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione dei paesaggi

La strategia pan-europea sulla diversità biologica e paesaggistica (pebLds) Nel 1996 il Consiglio d’Europa, insieme ad UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), ed ECNC (Centro Europeo per la Conservazione della Natura) approva

la Strategia Pan-Europea sulla Diversità Biologica e Paesaggistica, che propone un uso sostenibile della diversità biologica e paesaggistica con programmi che toccano i settori della ricerca, dell’informazione, dell’educazione e dell’economia.

Attraverso l’evoluzione giurisprudenziale la nozione di paesaggio ha subito rilevanti

modifiche, passando da un’originaria concezione meramente culturale ed estetica

per giungere ad una elaborazione più complessa, che include elementi naturali

(foreste, coste, laghi, fiumi, etc.) e le relazioni con le comunità locali..

iL paesaggio e L’europa

1905La Legge n. 411 del 1905: Tutela della Pineta di Ravenna.

1972/1977i decreti del presidente della repubblica n. 8/72 e n. 616/77: - Negli anni settanta furono emanati alcuni decreti presidenziali per definire la ripartizione delle competenze tra le Regioni a statuto ordinario e lo Stato centrale. Tali atti non potevano non riguardare, tra le tante materie, anche quella della tutela del paesaggio; il comma 7 dell’art. 9, del D.P.R. n. 8/72 al punto 1 stabilisce che “...siano identificate le linee fondamentali dall’assetto del territorio nazionale, con particolare riferimento alla articolazione territoriale degli interventi statali o di rilevanza nazionale, alla tutela paesistica, ambientale ed ecologica del territorio ed alla difesa e conservazione del suolo”.

2006Legge n. 14 del 2006 - Ratifica italiana della Convenzione Europea del Paesaggio.

1985La Legge n. 431 del 1985 (Legge galasso) - Questa legge ha imposto il vincolo paesistico a vaste aree di territorio, caratterizzate non tanto da elementi culturali o estetici, bensì da fattori prettamente naturali (territori costieri, fiumi, montagne, foreste, zone umide, ghiacciai, vulcani, ect.).

1999d.lgs. 490 del 1999 - Testo unico compilativo delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali.

2004d.lgs. 42 del 2004 (Codice urbani) - Codice dei beni culturali e del paesaggio (e successive modifiche del 2006 e del 2008). Il legislatore italiano provvede alla definizione giuridica di paesaggio e a sancirne la sua autonomia rispetto ai concetti di “bellezze naturali” della legge n.1497 del 1939 (e ancor prima dalla legge n.778 del 1922), o di “beni ambientali” della legge n. 431 del 1985, come trasfusi nel Testo unico del 1999 (d.lgs. n. 490).

1922La Legge n. 778 del 1922 - Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico.

1939La Legge n. 1497 del 1939 - Questa legge all’art.1 recita: Sono soggette alla presente legge a causa del loro notevole interesse pubblico:1. le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;2. le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d’interesse artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza;3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale;4. le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

1948art. 9 della Costituzione: Il nostro Paese, a differenza di molti altri, ha posto la tutela del paesaggio nella Carta Fondamentale. Tra i Principi Fondamentali della Costituzione Italiana all’articolo 9, 2°, infatti, viene proclamato che la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

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Il paesaggio vegetale è il risultato di determinate condizioni ecologiche sulle quali interferisce l’uomo con la sua attività; sono le relazioni tra uomo e natura che modellano il paesaggio. Nel corso dei secoli il paesaggio vegetale ha subito diverse trasformazioni, che si possono così brevemente riassumere:

riduzione delle aree con paesaggi vegetali naturali e aumento delle aree con paesaggi culturali. Il territorio dell’Italia è ricoperto per una superficie di circa 11 milioni di ettari - pari a circa un terzo del territorio nazionale - da paesaggi vegetali che possiedono sufficienti caratteristiche di “naturalità”, caratterizzati da foreste, macchie, praterie, paludi, dune, ect.

il paesaggio vegetale in italia

Le cause di trasformazione del paesaggio vegetale

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Il paesaggio vegetale dell’Italia è caratterizzato da un’alta biodiversità, dovuta alla posizione geografica della penisola, alla geomorfologia e alle condizioni climatiche generali e locali. In tutta la penisola prevale una vegetazione climax di tipo forestale, infatti le condizioni ambientali sono tali per cui, in assenza di intervento dell’uomo, sarebbe presente ovunque la foresta, che in termini ecologici è l’espressione più alta e complessa dell’ambiente, ed è in grado di automantenersi. Ciò è valido in tutta l’Italia, ad eccezione della vegetazione prevalentemente erbacea che si sviluppa sulle montagne oltre i 2000 m e di pochi altri ambienti come laghi, lagune e dune costiere. Così inteso, si tratta di un paesaggio naturale di cui oggi in Italia si trovano pochi esempi significativi, in quanto la presenza dell’uomo quasi ovunque ha provocato la formazione di paesaggi vegetali secondari, sovente degradati ma molte volte di grande valore estetico, come i paesaggi culturali di origine antropica.

La parte rimanente del territorio è occupata da paesaggi vegetali modificati dall’attività dell’uomo nel corso dei secoli, che ha ricavato aree agricole, edificate, aree verdi urbane, vie di comunicazione. Questi paesaggi sono caratterizzati da una vegetazione “sinantropica” formata di specie cosmopolite, comuni e nitrofile, la cui diffusione è favorita direttamente o indirettamente dall’uomo. Benché banali dal punto di vista botanico ed ecologico, questi paesaggi, noti come paesaggi culturali, possiedono spesso una grande valenza estetica.

Frammentazione. Consiste nella frammentazione delle aree con paesaggi vegetali naturali in aree di limitata estensione e isolate le une dalle altre a causa della progressiva antropizzazione.

diminuzione e scomparsa. Negli ambienti quasi completamente urbanizzati dall’uomo, come le pianure, e negli ambienti ecologicamente specializzati come stagni, paludi, laghi, dune costiere; si sono sviluppate associazioni vegetali strettamente condizionate dalle condizioni ambientali e quindi molto fragili, difficili da mantenere. Ne consegue che alcuni tipi di paesaggi vegetali sono quasi scomparsi in Italia e i lembi tuttora esistenti sono gravemente minacciati.

degenerazione e regressione. Si tratta di processi evolutivi in senso negativo che interessano molti tipi di associazioni vegetali, tra cui le foreste; in queste ultime può andare perduta la struttura (con la trasformazione in boschi cedui) e la composizione floristica, con la scomparsa di specie del sottobosco e invasione di specie estranee. La regressione porta invece alla scomparsa della foresta e delle associazioni sostitutive fino a provocare la desertificazione.

successione secondaria. In questo caso di tratta di processi evolutivi in senso positivo, perché permettono la neoformazione delle associazioni forestali nelle località ove erano state eliminate e quindi il ritorno del bosco.

Tali trasformazioni sono tutte avvenute in epoca storica ed oggi non si può che prenderne atto e tentare di trovare delle soluzioni per il loro recupero, e dove possibile metterlo in atto. Ma dall’ultimo dopoguerra in poi, sia sui paesaggi naturali che su quelli culturali, si è scatenata una nuova ondata di massicci interventi edilizi e infrastrutturali che hanno determinato un’antropizzazione generalizzata del territorio con un rapido peggioramento della situazione, sia dal punto di vista ecologico che estetico.

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I dati relativi alla crescita urbana su base nazionale negli ultimi 30-50 anni sono molto carenti. I data base delle regioni vanno comunque incrementandosi in quantità e qualità a ritmo molto elevato e, nell’arco di qualche anno, sarà possibile avere informazioni importanti sull’evoluzione del problema. Qualche sperimentazione recente, basata sull’elaborazione GIS delle estensioni urbanizzate del 1956, ha però prodotto qualche risultato interessante. Ad esempio la regione Molise, una delle

più piccole d’Italia con 446.000 km2 di superficie, ha visto il proprio territorio urbanizzato crescere dai 2.330 ha del 1956 ai quasi 12.000 ha del 2005, con un incremento del 500% in cinquant’anni. Considerando che questa regione, collocata nel centro-sud del paese, ha una dinamica sociale ed economica piuttosto modesta, è plausibile pensare che nelle altre regioni, nelle quali l’energia economica è molto maggiore, l’incremento delle superfici urbanizzate nello stesso periodo sia stato di gran lunga superiore.

il consumo del suolo

Quando finisce l’Italia? È questa la domanda solo apparentemente paradossale che cominciano a

porsi urbanisti, ambientalisti, statistici eccetera, quando riflettono sul ritmo accelerato con cui,

nella confusione delle leggi e nell’incapacità di pianificare, andiamo consumando quel

bene prezioso, limitato e irriproducibile che è il territorio. Antonio Cederna

per saperne di più- Battisti C., Romano B., 2007 -

Frammentazione e connettività, dall’analisi ecologica alla pianificazione ambientale. Città Studi Ed.

- European Commission, 2006 - Urban Sprawl in Europe: the Ignored Challenge. EEA Rep

Il problema dello sprawl urbano: negli ultimi cinquanta anni il paesaggio italiano è stato profondamente modificato dalla evoluzione urbana

© archivio wwf / f. cianchi © archivio wwf © wwf-canon © homo ambiens / a. cambone - r. isotti © archivio wwf / r. molinari

Secondo l’ISTAT, in base ai dati raccolti nell’ultimo censimento del 2002, ai 57 milioni di abitanti del paese corrispondevano 13 milioni di edifici nei quali erano ospitate 27 milioni di abitazioni. I valori medi sono piuttosto significativi: 4,38 persone per edificio e 2 abitazioni per edificio.

© wwf-canon

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Alcune parti di territorio sono più sensibili di altre alla distruzione del suolo, come le pianure dove si concentra quasi il 60% delle aree urbanizzate nazionali.

L’enorme sviluppo dei trasporti automobilistici ha comportato una grande dispersione sul territorio delle funzioni residenziali e produttive con enormi consumi di suolo, perdita di habitat e biodiversità e dispendio energetico. La sofferenza del paesaggio dovuta a questi fenomeni è del tutto evidente in Italia e l’attenzione da parte della Pubblica Amministrazione è ancora carente rispetto alla gravità del problema.Oltre ad alterare i caratteri percettivi, lo sprawl insediativo (l’espansione delle aree urbanizzate) se incontrollato danneggia i caratteri ecosistemici del paesaggio in maniera irreversibile, pur se attualmente sono disponibili efficienti tecniche per evitare  i problemi più gravi.

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per saperne di piùhttp://www.europafacile.net/Formulari/POLITICHE/Ambiente/PianoAzioneBiodiversità/Strategia.pdfhttp://ec.europa.eu/environment/nature/home.htmhttp://www.europafacile.net/Formulari/POLITICHE/Ambiente/PianoAzioneBiodiversità/COM(2006)216.pdf

Articolo 6 della CBD: ...ogni parte contraente: a) elabora strategie, piani o programmi nazionali volti a garantire la conservazione e l’utilizzazione durevole della diversità biologica oppure adatta a questo fine le strategie, i piani o i programmi esistenti ....; b) integra, per quanto possibile e opportuno, la conservazione e l’utilizzazione durevole della diversità biologica nei suoi piani, programmi e politiche settoriali o plurisettoriali pertinenti.

La Carta ecosistemica

Progetto “ECOMAP”: al fine di contribuire concretamente allo sviluppo di modelli concettuali funzionanti ad un approccio ecosistemico per la pianificazione territoriale, il WWF Italia in collaborazione con l’Università dell’Aquila ha avviato un progetto di ricerca per la definizione di una “Carta ecosistemica”, un sistema informativo territoriale di convergenza, catalogazione, aggiornamento e confronto di tutti i dati che intervengono nella definizione delle relazioni e delle interferenze tra le diverse componenti biotiche e antropiche, consentendo, mediante un opportuno e mirato set

di indicatori, di attuare operazioni di monitoraggio e la costruzione di scenari previsivi.

per saperne di più:http://www.planeco.org

Conservazione ecoregionale e paesaggio

La relazione tra biodiversità e paesaggio viene espressamente richiamata in numerosi accordi internazionali: nel preambolo della Convenzione Europea del Paesaggio, facendo riferimento ai testi giuridici esistenti a livello internazionale nei settori della salvaguardia e della gestione del patrimonio naturale e culturale e della pianificazione territoriale; nella nuova Strategia dell’Unione Europea, che fornisce un quadro nel quale sviluppare le politiche e gli strumenti comunitari al fine di applicare la CBD (Convenzione sulla Diversità Biologica). Il documento dell’Unione Europea tiene anche conto degli obiettivi della Strategia paneuropea per la diversità paesaggistica e biologica.

Un’adeguata e corretta attuazione a scala nazionale e locale di questi accordi internazionali e del documento d’indirizzo dell’Unione Europea deve riconoscere la stretta correlazione tra biodiversità e paesaggio.

Il WWF Italia ha per questo in diverse occasioni, sostenuto l’esigenza di includere gli obiettivi di conservazione della biodiversità negli strumenti di governo del territorio (come i piani paesaggistici) in conformità con l’art. 6 della CBD.È indispensabile per questo avviare un confronto metodologico e tecnico, ma anche politico, sulla pianificazione paesaggistica per assicurare una gestione del territorio che individui tra i suoi obiettivi strategici anche la conservazione della biodiversità.

© archivio wwf oasi / a. loddo© b. petriccione© archivio wwf / f. cianchi

La “Conservazione Ecoregionale” è una metodologia proposta dal WWF per definire strategie globali di conservazione della biodiversità partendo dall’analisi di un insieme di indicatori relativi alla distintività biologica complessiva di un’area ed all’analisi delle minacce e dello stato di tutela, per individuare, su sistemi biogeografici omogenei, gli obiettivi di conservazione e le aree prioritarie su cui intervenire attraverso specifici piani di azione. 

L’elemento di novità è rappresentato dall’intero processo ecoregionale che prevede, attraverso una progettazione partecipata, la redazione di una Biodiversity Vision, che costituisce uno scenario di medio e lungo termine dello stato della biodiversità, individua gli obiettivi strategici per la conservazione di aree prioritarie, specie focali e processi ecologici e la successiva elaborazione ed attuazione di “Piani di Azione” per conseguirli.

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paesaggio e partecipazione

un percorso per la partecipazione

1. L’inventario delle risorse paesisticheIl primo passo è definire l’inventario delle risorse paesistiche presenti nel territorio; per questo, gruppi consistenti di cittadini vengono coinvolti nelle attività di segnalazione di luoghi, singoli elementi o ambiti d’interesse paesistico utilizzando mappe, schede ed altre tipologie di materiali.

2. il reportingIl passo successivo coincide con l’integrazione delle conoscenze locali con quanto emerso dagli studi e dai piani territoriali, ambientali e paesistici. Il report finale è concepito in modo da riportare, per ciascuna tematica affrontata, accanto alla sintesi dei dati e delle analisi degli esperti, una sezione che sintetizza gli elementi di conoscenza emersi dal processo partecipato.

3. inchieste sul paesaggio e incontri di vicinato

Le inchieste servono per raccogliere uno spettro ampio di segnalazioni da parte di cittadini: attraverso questionari ed interviste vengono proposte alcune domande in merito alla segnalazione di luoghi che abbiano un particolare significato, in positivo o in negativo, per l’intervistato, assieme alle sue impressioni sulle trasformazioni che gli ambienti indicati hanno subito. Oltre alle inchieste, si ricorre ai cosiddetti “incontri di vicinato”, eventi locali dove piccole comunità si trovano a parlare del loro paesaggio; l’obiettivo in questo caso è quello di promuovere un dibattito sul paesaggio letto nelle tre dimensioni fondamentali: passato, presente, futuro.

4. La lettura condivisa del paesaggio L’attività successiva riguarda l’analisi e la lettura partecipata del paesaggio nel suo complesso, prendendo in considerazione i seguenti aspetti:

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progetto trep Paesaggio Partecipato nel Parco dell’Adamello: la mappatura delle risorse paesistiche realizzata ai fini della redazione dell’inventario partecipato

Nelle esperienze partecipative condotte dal WWF si è provato a verificare quale possibilità abbiano i cittadini per far conoscere il loro punto di vista sull’ambiente in cui vivono agli amministratori locali ed ai pianificatori.

La sensibilizzazione delle popolazioni deve essere però affiancata da processi in grado di facilitare il dialogo, l’espressione dei saperi locali e che facciano emergere i legami con il territorio.

•  il profilo morfologico-strutturale, volto a mettere in evidenza i rapporti tra i diversi elementi che compongono il paesaggio, ad esempio il rapporto tra i campi coltivati e le siepi e le alberature e tra questo insieme e le costruzioni rurali;

•  la valenza paesaggistico-vedutistica, ritenuta importante al fine di registrare la gradevolezza dei luoghi e la possibilità di individuare itinerari e punti di osservazione del paesaggio;

•  il significato simbolico-culturale, tratto indispensabile e caratteristico della costruzione del rapporto con le risorse e con la propria identità.

Un tale processo consente di individuare una scala di importanza tra gli elementi del paesaggio e le relazioni più significative cercando di individuare gli elementi portanti e caratterizzanti su base condivisa.La lettura condivisa del paesaggio rappresenta dunque lo scenario delle problematiche, dei valori e delle opportunità rispetto ai quali basare le proposte d’intervento, attraverso le politiche pubbliche e le iniziative del territorio a favore del paesaggio locale, e costituisce la premessa della costruzione della Politica del Paesaggio.

eCoMusei: Uno strumento efficace per la conservazione del paesaggio e della biodiversità

Il termine “Ecomuseo” fu pensato da Hugues de Varine durante una riunione con Georges Henri Rivière, all’epoca rispettivamente direttore e consigliere permanente dell’ICOM (The International Council of Museums), e Serge Antoine, consigliere del Ministro dell’Ambiente. Fu usato per la prima volta nel 1971 in un intervento dell’allora Ministro dell’Ambiente francese, M. Robert Poujade, che l’utilizzò per qualificare il lavoro di un ministero in piena creazione. Gli ecomusei inizialmente realizzati ben prima che assumessero questa definizione, furono pensati come strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in

cui l’urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali, rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario. L’ecomuseo interviene sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico, proponendo “come oggetti del museo” non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare e le testimonianze orali della tradizione locale.

per saperne di piùhttp://www.osservatorioecomusei.nethttp://www.mondilocali.euhttp://www.ecomusei.net

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