I Grandi Vini - Maggio-Giugno 2013

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Con il numero di maggio-giugno, I Grandi Vini festeggia la primavera

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CANTINA RAUSCEDOFriulipag. 47

ANTICA MASSERIA

JORCHEPuglia

pag. 59

TRAVAGLINIPiemontepag. 52

CANTINE BARSENTO

Pugliapag. 58

LE MANZANEVenetopag. 80

L’APPARITAToscanapag. 72

COLLE MASSARIToscanapag. 64

SATORToscanapag. 68

LO SPERONE Toscanapag. 70

TENUTE MOKARTASiciliapag. 33

MONTE VALENTINOUmbriapag. 75

CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANOOlio | Toscana pag. 88

AZIENDA AGRICOLA GIOVANIOlio | Toscana pag. 89

PIERA MARTELLOZZOFriulipag. 44

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Giovanni PellicciDirettore Responsabile

“Fare squadra” è il nuovo mantra del mondo del vino. Lo invocano tutti e, condivi-dendolo, aggiungiamo anche:

se il rilancio dei consumi di vino in-terni passasse anche attraverso una più convinta politica a sostegno dei flussi enoturistici? A metà di un 2013 ancora tutto da decifrare quanto a trend economici (la crisi morde ancora), andamento dell’export (difficile ripetere un 2012 da record) e andamento polit-ico nazionale (abbiamo un Governo ma sarà sicuramente a corto raggio), l’unica certezza si chiama infatti tur-ismo del vino. Lo confermano i nu-meri dell’ultima edizione di Cantine Aperte, nonostante le bizze del meteo e le ristrettezze economiche.E allora perché non elaborare un mix di strumenti in grado di arrivare all’Expo 2015 con una vera offerta (eno)turistica nazionale? Sarebbe il miglior modo per fare sistema (o squadra come è più politically cor-rect dire ora). Gli esempi non mancano. Uno da cui prendere spunto arriva dall’Australia, da sempre regina nelle politiche turistiche, dove sono stati stanziati 140 miliardi di dol-lari australiani per incentivare il turismo del vino, facendo confluire le forze delle principali cantine con quelle dell’agenzia di promozione Tourism Australia. Si tratta di risorse che non possono certo essere par-agonate a quelle che l’Italia può met-tere in campo - come d’altronde non si può mettere sullo stesso livello la qualità dei vini australiani con i nos-tri! - ma si tratta di un segnale che fa capire in quale direzione sta andando il mondo. Allora ben vengano azioni virtu-ose come quella decisa da 12 grandi marchi italiani del vino che si pre-senteranno sotto l’insegna “Italia del Vino-Consorzio” al Vinexpo di

Bordeaux. Dentro ci sono griffe del calibro di Banfi, Cantine Ferrari, Sartori, Zonin, Giv, Gancia e altri an-cora e la loro decisione fa capire che è davvero possibile mettere da parte campanili e invidie, giocando per un unico obiettivo comune. Specie in trasferta. Il tutto mentre ci continuiamo ad interrogare su come riuscire a porre un freno all’emorragia di consumi interni e un’altra mazzata, in tal senso, è dietro l’angolo con il sempre più possibile nuovo aumento dell’Iva, destinata a salire fino al 22%.Come leggerete nelle prossime pag-ine con L’Inchiesta e I Grandi Vini Tour, noi siamo convinti che una soluzione sia più a portata di mano di quanto si pensi. I numeri più che positivi – conditi da anche da una sempre maggiore propensione all’acquisto di souvenir da mangiare o sorseggiare – che ar-rivano dal turismo enogastronom-ico possono infatti rappresentare una miccia da innescare nel nostro Paese per dare il là ad una concreta politica in grado di investire risorse a favore della valorizzazione del patrimonio di eccellenze dell’agroalimentare italiano. Anche come motivazione di viaggio.Nell’agenda programmatica stilata dal Premier Enrico Letta si trovano ampi riferimenti a questa intenzione e, nonostante un mandato a tempo determinato che difficilmente andrà oltre il 2014, possono esserci i mar-gini per fare qualcosa. Nelle prossime pagine entreremo nelle tante realtà produttive italiane all’interno delle quali ogni giorno è dedicato alla tutela della qualità produttiva e alla voglia di emergere nel panorama mondiale. Ancora una volta l’assenza di sistema è avver-tita come causa del mancato decollo di un fenomeno che ha le carte in regola per andare ben oltre la nic-

chia. In questo numero siamo stati in Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, e poi Toscana e Calabria raccogliendo spunti, idee, critiche, riflessioni, progetti che hanno tutto per essere vincenti.L’altra partita fondamentale continua a giocarsi all’estero, dove l’Italia è chiamata a tentare il miracolo di fare bene almeno come lo scorso anno. Non sarà facile, ma anche qui le carte sono tutte in regola e gli strumenti ci sono. A partire dal nuovo bando della Ocm Vino che mette a disposizione la bellezza di oltre 100 milioni di euro di co-finanziamenti per il bien-nio 2013-14. C’è tempo fino al pros-simo 28 giugno per avanzare progetti che vedranno innanzitutto le Regioni capofila (il 70% delle risorse fa in-fatti capo a loro). Poi la procedura porterà il Ministero delle Politiche Agricole ad esprimersi sui quelli più efficaci entro il prossimo 5 agosto. La tendenza sembra quella di puntare i fari dell’export su mercati esteri strategici ma finora meno battuti, ovvero quelli emergenti che rispon-dono ai nomi di Brasile, Cina (qui sta subentrando il rischio di nuovi dazi doganali pesantissimi), Russia (vera rivelazione del primo semes-tre 2013 con numeri di esportazioni made in Italy record) e Sudafrica, senza ovviamente trascurare quelli più consolidati, ma investendo anche a favore dell’incoming in Italia di operatori esteri, incentivati a toccare con mano tutta la nostra qualità. Sarà fondamentale fare ricorso sistematico alle nuova modalità di comunica-zione (smartphone e social network sono ormai imprescindibili anche in cantina), nell’obiettivo di ripetere i successi dei passati bandi, che hanno contribuito in modo determinante al boom di export in mercati come quello a stelle e strisce. Allora, facciamo squadra?•

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Fare squadra e puntare sull’enoturismo

EditoreCluster Editori

Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005

Direzione e RedazioneVia dei Termini 72a – 53100 – SienaTel. 057745561 – Fax 0577270774

[email protected]

Direttore ResponsabileGiovanni Pellicci

Direttore EditorialeFabrizio Barbagli

Coordinamento EditorialeStefania Abbattista

Segretaria di RedazioneClaudia Cataldo

Traduzioni a cura diMariavera Speciale

Hanno collaborato a questo numeroStefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Francesca Droghini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Marta Mecatti, Laura Morelli, Mariavera Speciale

Art DirectorLinda Frosini

StampaPetruzzi – Via Venturelli, 7

Città di Castello (PG)

Concessionaria PubblicitàCluster Editori

Via dei Termini 72a – 53100 – SienaTel. 0577 45561 – Fax 0577 270774

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Direttore commercialeLaura Dami - [email protected]

AccountMax Brod – [email protected] D’Urso – [email protected]

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Marta Mecatti – [email protected]

Responsabile sviluppo abbonamenti: Claudia Cataldo

per abbonarsi scrivere a [email protected] oppure [email protected]

Anno IX • Numero 72 • Maggio/Giugno 2013www.igrandivini.com

In copertina Celestino Gaspari foto di Stefano Gasparato

Associato a: Aderente al Sistema Confindustriale

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SOMMARIOCOVER STORY • ZYMÈ LA FATTORIA DI SAN QUINTINO

PUNTA SUL SAN TORPÈ

SATOR • VINO COME PURA ESPRESSIONE DEL TERROIR

DELICATA ARMONIA DI NOTE ROSATE • L’APPARITASUVERAIA, PERLA ROSA DELLA TOSCANA

CANTINE APERTE IN UMBRIA:

LA DESCRIZIONE DI UN SUCCESSO

MONTE VALENTINO: UN VERO SOLLUCCHERO!

AL ROCOL, SCOPRI LA FRANCIACORTA

PROFUMO DI LEGNO E FIORI: BENVENUTI A CAMIGNONE PROSECCO: UN VINO GIOVANE DI ANTICHI NATALI

LE MANZANE, VERSIONE 20.10

SCELTI PER VOI • (i vini)

BOLLICINE NEWS

EXTRAVERGINE NEWS

I GRANDI OLI • CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANOSCELTI PER VOI • (gli oli)

FOOD AND BEVERAGENDA

CALICI IN CINA

PELLICOLE DI GUSTO

IL VINO NEL BRIC

DISTILLATI & CO.

A TUTTA BIRRA

IL LIBRO

VINONLINE

NEWS BIO & GREEN

VIGNA & CANTINA • MACCHINE PER L’ENOLOGIA

REFRIGERAZIONE • ZANOTTI WINEBLOCK

GESTIONALE • GIAS CANTINE DI AGRONICAPRESSE • VACUUM SYSTEM DI SIPREM INTERNATIONALTAPPI • GRUPPO TAPPI SINTETICI ESPANSI SINTESIROTOGRAF VARESE • NOI BADIAMO ALL’ETICHETTA

MAGUGLIANI, IL MEGLIO DELLA TECNOLOGIA

COLOMBARDO • LA DEFOGLIATRICE

A VERDE PER VIGNETO

ENÒ, LE BIOTECNOLOGIE NUOVA FRONTIERA

BARTOLI PACKAGING PER FAR LA SCATOLA CI VUOLE IL SARTO

AEDES MACCHINE AGRICOLE

TECNICA INNOVATIVA PER LA VITICOLTURA

NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE

L’EDITORIALE

SOMMARIO

ULTIME DAL MONDO DEL VINO

VINITALY STORY

NASCE “I GRANDI VINI TV”

FACCIA @ FACCIA CON… RICCARDO COTARELLAL’INCHIESTA • ENOTURISMO

CHEF • NORBERT NIEDERKOFLERLA POLITICA NEL VINO

COVER STORY • ZYMÈTENUTE MOKARTA, SICILIANI FRA PASSATO E FUTURO

CANTINA ENOTRIA • DALLA MAGNA GRECIA A OGGI

CONSORZIO VINO E OLIO CESENA: L’UNIONE FA LA FORZA

CONSORZIO VINI DOC COLLI PIACENTINI:

È TEMPO DI FARCI SENTIRE

TONINO LAMBORGHINI • TALENTO DA BERE

TENUTA BIODINAMICA MARA • PRODURE IL VINO PER

“EMOZIONE”

FRESCA, GIOVANE, BRILLANTE: COME LE SUE PERLE. PIERA MARTELLOZZOCANTINA RAUSCEDO,

LE RADICI DEL VINO (E NON È UNA FRASE FATTA)

UN SORSO DI GATTINARA. NON CHIEDO DI PIÙ

TESTIMONI DEL PASSATO CON LO SGUADRO AL FUTURO •

CANTINA DI GATTINARATRAVAGLINI. QUELLA BOTTIGLIA INIMITABILE

UN VINO SINCERO COME QUELLO DI UNA VOLTA.

VILLA REMOTTIEOLO SCUOTE IL VIGNETO PUGLIA

CANTINE BARSENTO: VINI DAL CARATTERE PUGLIESE

ANTICA MASSERIA JORCHE. IL SALENTO, NEL BICCHIERE

LA CARICA DELLA COSTA TOSCANA

MAREMMA WINE FOOD SHIRE

TASTE TRENTINO

CLAUDIO TIPA: COSÌ NASCE COLLE MASSARILA FATTORIA DI SAN QUINTINO PUNTA SUL SAN TORPÈ

SATOR • VINO COME PURA ESPRESSIONE DEL TERROIR

UNA NUOVA SFIDA CHIAMATA LO SPERONE

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Il mondo del vino piange la scom-parsa di Franco Biondi Santi, il Si-gnore del Brunello di Montalcino, scomparso il 7 aprile 2013 all’età di 91 anni. Franco Biondi Santi – che anche I Grandi Vini ama ricordare da-vanti al suo focolare domestico durante una delle interviste che ci ha rilasciato in questi anni, sempre con grande disponi-bilità e signorilità – era alla guida della Tenuta Greppo di Montalci-no dagli anni ‘70. Profondissimo il suo legame con la terra del Bru-nello. Basti ricordare che nel 1934 il nonno Ferruccio Biondi Santi fu riconosciuto dal MAF come “l’in-ventore del Brunello”. Tantissimi i riconoscimenti a livello mondiale, tra cui quello di Decanter nel 1994 che assegnò 10/10 (ovvero la

perfezione) all’annata di Brunello 1891, vino che allora aveva 103 anni. Nel 1999 Wine Spectator

annoverò la Riserva 1955 tra i “migliori 12 vini prodotti al mon-do nel XX secolo”. Tra i tanti messaggi di ricordo e cordo-glio, riprendiamo un passaggio della nota diffusa il giorno stes-

so della morte di Franco Biondi Santi da parte del Presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. “È scomparso uno dei simboli della qualità e dell’eccellenza del vino italiano nel mondo, sicuramente uno dei più importanti artefici del successo del Brunello di Mon-talcino a livello internazionale. Grazie a lui il Brunello è uno dei marchi più noti e apprezzati del

made in Italy. Con lui, il Consorzio e tutto il territorio, oltre a perdere un grande produttore, perdono un grandissimo uomo, dalla pro-fonda sensibilità e umanità. A lui dobbiamo molto e siamo sicuri che il suo esempio e la sua bra-vura saranno portati avanti da coloro che gli succederanno alla guida dell’azienda”. Il testimone dell’azienda passa al figlio Jaco-po Biondi Santi che ha già ribadito la volontà di proseguire sulla stra-da della difesa della tradizione, tracciata con grande determina-zione e fedeltà dalle precedenti generazioni.

Arrivano dagli antociani le risposte che il mondo del Brunello di Montalcino chiedeva alla scienza in termini di tracciabilità. Dal recente convegno “Tracciabilità del Sangiovese a Montalcino: ricerche e sperimentazioni per l’identificazione dell’origine”, promosso dal Consorzio del Vino Brunello, è infatti emerso che il metodo cosiddet-to degli “antociani” (e non quello del DNA come finora si pensava) è quello più efficace e sicuro per tracciare l’origine del vino contenuto in ciascuna bottiglia di Bru-nello. Dalle evidenze emerse è infatti il metodo del profilo antocianico, cui si affianca per una ulteriore definizione territoriale quello degli isotopi stabili, a far dormire son-ni tranquilli ai produttori ma soprattutto al consumatore, indicando la presenza del vitigno in purezza. Questo me-todo è risultato più attendibile rispetto a quello del DNA, che attualmente non consente risultati scientificamente riproducibili per un controllo sicuro ed esteso su tutta la produzione e soprattutto non è sufficiente a stabilire la purezza di un vino (se è cioè monovitigno nel caso del Brunello), ma solo se quel tipo di varietà (in questo caso Sangiovese) è presente, senza escludere quella di altri. Ovviamente il discorso si fa più complesso in caso di blend.“Ringraziamo innanzitutto i ricercatori che hanno con-tribuito, con la loro esperienza e la loro serietà, a ren-dere possibile questo nostro sogno, che coltiviamo da molto tempo, di individuare un metodo scientifico per la tracciabilità del vino - ha commentato il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci. Crediamo sia un importante risultato, non solo per il pa-norama italiano ma anche per il settore enologico interna-zionale. Il merito va tutto ai ricercatori che hanno lavorato ai progetti, ma siamo fieri e orgogliosi di aver creato un “precedente” e contribuito, anche se indirettamente, allo sviluppo di un metodo di riferimento”. Al convegno sono intervenuti anche il Presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro e Oreste Gerini in rappresentanza della Direzione Nazionale dell’ICQRF del Ministero delle Politi-che Agricole, Alimentari e Forestali.

E’ il metodo del profilo antociano quello più efficace per accertare l’origine del vino in ciascuna bottiglia prodotta a Montalcino

PERSONAGGI

QUALITà L’ADDIO A FRANCO BIONDI SANTI

ARRIVANO DAGLI ANTOCIANI LE RISPOSTE SULLA TRACCIABILITà DEL BRUNELLO

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Il Signore del Brunello

di Montalcino ci ha lasciati

il 7 aprile 2013 all’età di 91 anni

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Nasce (by Nomacorc) la prima chiusura per vino al mondo a zero emissioni di carbonio. Si chiama Select Bio ed è realizzata dall’azienda leader nella produ-zione di tappi per vino alternativi con polimeri a base vegetale derivati dalla canna da zucchero. Si tratta di chiusura progettata per essere la soluzione migliore per le cantine sostenibili ed i loro vini. Select Bio è ri-ciclabile al 100% e realizzata con materiali rinnovabili d’origine vegetale. Che, oltre a ridurre al minimo l’im-patto ambientale dei vini, ne impedirà il deterioramen-to e la perdita a causa di difetti come l’ossidazione e la riduzione. “Select Bio è una pietra miliare nella lunga storia di Nomacorc di leader del settore della ricerca e dell’innovazione - spiega Lars von Kantzow, presiden-te & CEO, Nomacorc LLC - Non solo siamo in grado di servire aziende vinicole che cercano una soluzione di

imballaggio più affidabile e sostenibile, ma possiamo ridurre la nostra impronta di carbonio aziendale com-plessiva muovendo un primo importante passo verso il nostro obiettivo di ridurre al minimo in tutta la nostra intera gamma di prodotti l’uso di materiali e fonti fossili di energia”. Select Bio è particolarmente adatto per i vini biologici e biodinamici che minimizzano l’uso di solfiti per la conservazione del vino. Attraverso il pro-cesso di co-estrusione brevettato Nomacorc, Select Bio ha la capacità di controllare l’ingresso di ossigeno in bottiglia, riducendo la suscettibilità di un vino a de-terioramento a causa di una cattiva gestione dei gas, migliorando l’invecchiamento in bottiglia. La Cantina San Polo di Montalcino, di proprietà della famiglia Alle-grini, è tra le primissime aziende italiane a dotarsi della nuova chiusura firmata Nomacorc.

NASCE IL PRIMO TAPPO AD EMISSIONI ZERO

NOVITà

La chiusura di Nomacorc rispetta l’ambiente ed è ideale per vini bio e biodinamici

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Dopo il grande successo ottenuto a Vinitaly da Giul-lare e Cantastorie, vini da uve Pignoletto nella versio-ne frizzante e superiore, l’Azienda Vinicola Nugareto è pronta per presentare, alla fine di giugno, il Monel-lo, un Rosso Bologna Doc. Questo,interprete virtuoso del nuovo disciplinare dei Colli Bolognesi, il prossimo anno sarà poi seguito dal Sapien-te e dallo Speziale, etichette che completeranno la gamma biologica proposta dall’azien-da, caratterizzata da nomi le-gati alla Bologna medioevale. Nugareto continua così il pro-prio progetto enologico,che

prevede anche la nascita di una cantina e il passaggio da una produzione di 13 mila bottiglie del primo anno a 20

mila. Nella tenuta di 100 ettari, a quindici minuti da Bologna, sarà inaugurata a settembre

una sala di degustazione e di accoglienza, che sarà anche punto di partenza per passeg-giate immerse nella natura tra i boschi circostanti e che sarà affiancata nei prossimi anni da un agriturismo, un museo didattico e da un frantoio, che servirà anche da servizio per il territorio. Così l’enologia si fonde alla natura e Nugareto diventa un luogo di pace, be-nessere, boschi e vigne.

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Saranno tradizione e innovazione le parole chiave del 68^ Congresso na-zionale di Assoenologi, in programma dal 4 al 7 luglio ad Alba. “Cinquant’an-ni di doc: il territorio, il vino e l’eno-logo” è il titolo generale dell’evento che prevede anche tre interessanti sessioni di lavoro tra confronti, rela-zioni e dibattiti su temi tecnici e com-merciali. In particolare il focus sarà su “L’approccio al mercato del vino. Le esperienze di Piero Antinori, Angelo Gaja e Angelo Maci”, “Il Piemonte il suo territorio i suoi vini” e “La viti-

coltura del nuovo Mondo alla luce delle recenti condizioni climatiche. Le esperienze di Bob Bertheau, Alberto Antonini, Len Knoetze e Heinè Janse van Rensburg”. Assoenologi torna in Piemonte per la terza volta nella sua storia, proprio laddove l’Associazione degli Enologi Enotecnici Italiani nac-

que nel 1891, ben 122 anni fa. Il Con-gresso sarà anche il battesimo uffi-ciale per la nuova governance che, oltre al confermato Giuseppe Martelli nel ruolo di Direttore Generale, vede come nuovo Presidente Riccardo Cotarella per il triennio 2013-15. Co-tarella, che raccoglie il testimone da Giancarlo Prevarin, sarà coadiuvato da Emilio Renato Defilippi (riconfer-mato) e da una new entry, quella di Filippi Stephan.

E’ Adua Villa l’Ambasciatrice del Ver-mentino 2013. Durante la quarta edi-zione di Benvenuto Vermentino, che si è svolta a Castelnuovo Magra in provincia di La Spezia, la bella som-melier abruzzese, cliccatissima sul web e volto noto della televisione, ha ricevuto il premio di Ambasciatore del Vermentino. Premi a livello mondiale anche per altri sommelier made in Italy. Il toscano Luca Martini è infatti il nuovo miglior sommelier del mondo secondo Ais, dopo una lunga sfida con tanti agguerriti colleghi che si è svolta a Londra, mentre Paolo Basso, nato in Svizzera ma di chiare origini italiane, è il migliore secondo la rigida selezione internazionale Asi, che riu-nisce le organizzazione mondiali nel campo della Sommellerie.

Dal 4 al 7 luglio la 68^ edizione del Congresso ad Alba

L’azienda dei Colli Bolognesi porta avanti il suo progetto enologico, insieme a quello per la valorizzazione del territorio in cui è immersa

La giovane abruzzese, noto volto televisivo, premiata come Ambasciatrice del Vermentino

SEMINARI

PERSONAGGI

NUGARETO PRESENTA GIULLARE, CANTASTORIE E MONELLO

EMILIA ROMAGNA

ASSOENOLOGI A CONFRONTO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

ADUA VILLA, PAOLO BASSO E LUCA MARTINI: SOMMELIER SUGLI SCUDI

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Leggi l’intervista completa al nuovo Presidente di Assoenologi nel Faccia@Faccia

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Vi aspettiamo presso Drinktec Monaco(16-20 Settembre 2013):

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Quello 2013 è stato un Vinitaly di gran-de successo. Non era affatto scontato.

Basta ricordare le premesse di grande incertezza che avevano accompagnato la vigilia. Ma, al momento di alzare il sipario, i timori legati alla crisi econo-mica, hanno lasciato il posto ad una leggera ventata di otti-mismo. Le presenze in crescita (più di qualità del passato), i tanti operatori stranieri “asse-tati” dei nostri vini (specie la giornata del lunedì, in alcu-ni stand, è stata da record), i cauti, ma incoraggianti, sorrisi

dei produttori e la sensazione diffusa che, proprio dal vino, l’Italia abbia tutte le carte in regola per ripar-tire. La fiducia, in questi casi, può davvero fare la differenza e il post Vinitaly ha lasciato sensa-zioni positive tra gli addetti alla filiera. I piedi vanno mantenuti ben piantati per terra, anche perché nei pros-simi mesi sarà difficilissimo riuscire a confermare i numeri

record dell’export 2012, ma il Belpaese si conferma estrema-mente all’altezza rispetto agli

altri competitor. Anche l’organiz-zazione di Verona Fiere si merita un voto positivo. I parcheggi, la mobilità e la con-nettività inter-na ai padiglioni hanno registrato un miglioramen-to rispetto al

2012. Niente di straordinario, sia chiaro, perché altrove tut-to ciò è scontato. Ma gli an-

nunciati miglioramenti della vigilia sono stati confermati dai fatti che hanno permesso a tutti gli operatori di lavorare in buone condizioni durante la 4 giorni di fiera. I costi degli alberghieri e quelli necessari per gli allestimenti degli stand restano, invece, le note dolenti e, vista la concorrenza sem-pre più serrata di altre fiere a partire dalla Prowein, occor-rerà fare una riflessione seria. Intanto l’appuntamento 2014 è fissato dal 6 al 9 aprile con l’esordio di VinitalyBio che sarà allestito in collaborazione con FederBio. •

Il sistema Italia ha le carte in regola

per ripartire. Dal vino

I numeri di Vinitaly 2013

148 mila presenze totali - +6% rispetto al 201253 mila operatori stranieri - +10% rispetto al 2012120 i paesi rappresentati dagli operatori 4.200 aziende presenti2.643 giornalisti presenti da 47 paesi del mondo

Vinitaly col segno +di Giovanni Pellicci foto di Pamela Bralia

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Sarà che la congiuntura economica è quella che è, ma nei padiglioni di Vini-taly quest’anno il mercato

è sembrato tutt’altro che depresso. Per la 47^ edizione, ancora una volta è andata in scena l’Italia mi-gliore, quella che davanti all’effi-ciente Germania, alla blasonata Francia, all’ambiziosa e dilagante Cina, sfodera il suo patrimonio più convincente. Quello del gusto e del ritorno alle origini, con tutti gli autoctoni da riscoprire e ai fornelli per spadellare accompagnamenti. Quest’anno c’era anche Master-Chef Italia, simbolo un po’ abusato della cucina che non sa fare più a meno della televisione, con Ba-stianich produttore da un lato e la vincitrice della seconda edizione Tiziana Stefanelli dall’altro, a cuci-nare live nello spazio dell’azienda toscana Campo alla Sughera. Gli autoctoni, dicevamo, ovvero: iden-tità nazionale e terroir. Se ne parla tanto, perché nulla come il terroir può distinguerci dal resto del mon-

do, e dai tentativi di imitazione sempre più scandalosi (Coldiretti aveva appositamente allestito un “angolo della vergogna”, con tanto di wine kit in bric, Primitivi sve-desi e Barbera rumeni, e trovarselo davanti ci ha fatto un certo effetto).L’orgoglio è forte, quasi quasi saltando di stand in stand ci si dimentica dello spread e anche della congestionata Verona, che puntualmente collassa sulle strade intasate. Abbiamo gli autoctoni ma la fluidità è una chimera.Per fortuna, gli scambi di impres-sioni con i produttori hanno evi-denziato tanta motivazione e sor-presa per il successo di visite; non di rado ho raccolto un “Non me lo aspettavo, questo Vinitaly è anda-to oltre le previsioni”. Quasi che le aziende di casa nostra, partite un po’ in sordina, abbiano ripreso man mano fiato e coraggio. Adesso, a luci spente, ognuno a modo raccoglie i frutti. E tutti aspettano un aiuto concreto dal nuovo Ministro (finalmente).

( IL MIO VINITALY )di Stefania Abbattista

Gli assaggi

VERONA PREMIA IL VERDICCHIO FIRMATO MONCARO

L’Oscar è “il nuovo acquisto” dell’azienda friulana, di proprietà della famiglia vicentina Cielo. Par-liamo dell’enologo Gianni Menotti, Oscar del Vino 2012 di Bibenda, che ha messo la sua firma sui vari Sauvignon Sobaja, Gaiare e tutta la gamma, a partire dalla vendem-mia 2012. La degustazione con-dotta proprio da Menotti a Vinitaly è stata l’occasione di scoprire questi bianchi friulani, di personalità ed eleganza. Forse ancora poco conosciuti, non troppo blasonati,

come il territorio da cui arrivano, le Grave. “Questa parte del Friuli ha delle potenzialità ancora ines-presse”, ammette Menotti nel clas-sico turn over di assaggi davanti ai giornalisti.Tutte le etichette hanno evidenzia-to la mano dell’enologo, dimostran-do complessità aromatica, finezza, equilibrio. Di lui, oltre alla passione con cui parla dei suoi vini, ci è pi-aciuta l’umiltà. Non è cosa da tutti gli Oscar.

( PER PRADIO, FRIULANI DA OSCAR )

( )Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è tra i bianchi che stanno ris-cuotendo maggior successo. Ormai sono diverse le aziende marchigiane in grado di interp-retare al meglio il vitigno, tirando fuori prodotti dal gusto moderno, fresco, di carattere. Tra queste c’è sicuramente Moncaro. L’azienda di Montecarotto, vicino Ancona, si è aggiudicata con il suo Verdic-chio Riserva Docg Vigna Novali 2010 la Gran Medaglia D’Oro al 20° Concorso Enologico Inter-nazionale di Vinitaly, nella catego-ria “vini bianchi affinati in legno”. Il nostro assaggio in compagnia dell’enologo Giulia-

no D’Ignazi ha ribadito alla prova dei fatti la persistenza aromatica e il corpo di questo vino, affinato in legno solo per il 20%. Questo per-ché, per la filosofia aziendale, la barrique deve avere un’impronta leggera, non deve coprire ma “in-crementare quelli che sono già gli anticorpi del vino stesso”. La degustazione verticale ha visto protagoniste, oltre all’annata 2010, la 2007, 2001 e 1997. Sor-prendente il viaggio negli anni, che ha confermato un vino eccel-lente e capace di invecchiare alla pari di un rosso strutturato. Ab-b i a m o assaggiato le quattro

annate insieme a piatti sostenuti, a cui il bi-anco marchigiano ha tenuto testa: riso sel-vaggio con gambe-retti in salsa tartufata e chitarrine cacio e pepe con baccalà. Sapori preparati da Andrea Angeletti, una stella Michelin col ristorante “Le Busche”.

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La fiera di Verona è solo una delle anime di Vinitaly ma in realtà il progetto è ben più ampio: se già con Vinitaly International le barriere nazionali erano state oltrepassate, quest’ultima edizione ha visto il debutto di vinitalyclub.it, sito di e-commerce, ma anche blog e wine club. E si sa, se lo fa Vinitaly, pioniere indiscusso nella promozione del comparto vino, non c’è che da riflettere e allinearsi. Cercare una chiave di lettura in una fiera così vibrante è consigliato se non addirittura indispensabile; la mia, chiama-tela deformazione professionale, è stata la comunicazione. Per guardare commercial-mente lontano, le nuove frontiere della co-municazione sono sul web: se qualche anno fa le aziende del vino sono state chiamate a dotarsi di un sito internet, adesso sono le logiche del web 2.0 a fare da padrone, an-che se il settore non sembra ancora averlo capito. Nei convegni Digital Media Tecnology & Wine Series questo tema è stato affrontato secondo diverse angolazioni: l’importanza dei social network per raggiungere i così detti millennium, il diffuso utilizzo dei siti e-commerce, l’importanza di fidelizzare il cli-ente investendo risorse per dare al proprio marchio credibilità e riconoscibilità. Anche perché ogni sforzo – se ben fatto– nella rete, per quanto difficile da valutare in termini di Roi, ha una risonanza immediata che non ha

eguali per numero di potenziali clienti rag-giunti: basti pensare al colosso cinese Ten-cent, che conta 300 milioni di users da 20 Paesi diversi. Accanto al “come”, il contenuto veicolato mantiene un ruolo primario: ecco che progetti come “Mediterranean Wines”, oltre a rappresentare un bell’esempio di sin-ergia inter – stato, creano una base culturale comune che può essere la giusta leva per la promozione. Il progetto, presentato nella conferenza stampa presso il Padiglione 1, vede la collaborazione di Emilia Romagna, Peloponneso e Tracia che uniti si propon-gono di diffondere lo stile di consumo dei Paesi mediterranei, puntando sulla tipicità e sui valori condivisi. Anche la degustazi-one organizzata da Veronafiere e Civiltà del Bere è andata in questa direzione: “Wine is more” è stata l’occasione per assaggiare ot-timi vini e riscoprire la vocazione etica che forse la viticoltura ha sempre avuto. Argiolas, Tasca d’Almerita, Zonin, Allegrini, Lungarotti, Antinori, Villa Russiz, Michele Chiarlo, San Patrignano e Masi, insieme per raccontare i propri impegni sociali. Come a dire: c’è un messaggio nella bottiglia, che va oltre al buon tannino o al corpo rotondo dei nostri prodotti. Insomma, il vino italiano è ricco di storia, entusiasmo e valori, e Vinitaly lo ha ancora una volta confermato. Il resto, è digi-tal!

di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Martedì 9 aprile si è svolta “La festa Italiana” di Tinazzi: un evento tutto italiano, attraverso la musica e l’enogastronomia del Bel-paese. A fare da cornice all’evento è stata Tenuta Valleselle di Bardolino, di proprietà della famiglia Tinazzi, immersa tra i vigneti del Lago di Garda. La nuova comunicazione ideata per questa ed-izione di Vinitaly ben descrive gli intenti aziendali: “Open Tinazzi, Open Italy” vuole sottolineare lo stretto legame con le tradizioni del nostro Paese, attraverso l’uso di immagini simbolo e icone di stile. (c.c.)

È stata Marilisa Allegrini a fare gli onori di casa nella splen-dida cornice di Villa della Torre, nella serata più glamour fra gli appuntamenti collaterali al Vinitaly. Fra gli ospiti Matteo Renzi, il sindaco di Verona Flavio Tosi, Oscar Farineti in veste di produttore con il suo “Vino Libero”, Ettore Riello (presidente di Verona Fiere)

e Paolo Bedoni (presidente di Cattolica Assicurazioni). Nei calici, i protagonisti indiscussi sono il famoso Chateau Musar e l’Amarone della Valpolicella, abbinati ai piatti del 3 stelle Michelin “Da Vittorio”. Per l’occasione si festeggia anche il 30^ anniversario de La Grola, con un’etichetta speciale dis-egnata da Milo Manara. (c.c.)

I PASSI DA GIGANTE DELLA PUGLIALa regione, inserita tra le Top Wine Destinations a livello mon-diale, conferma la sua costante crescita qualitativa all’insegna della riscoperta degli autoctoni

Tra le regioni più dinamiche viste a Vinitaly 2013 c’è stata sicuramente la Puglia, capace di mettere in vetrina tutte le sue eccellenze enogas-tronomiche. Una progressione positiva, quella del comparto vitivinicolo pugliese, che va di pari passo con la valorizzazione del territorio regionale, con notevoli ricadute positive nel turismo. La parola enoturismo rappre-senta l’unicum, non a caso, capace di portare la regione ad essere inserita tra le dieci mete top a livello mondiale, secondo la prestigiosa rivista Wine Enthusiast. Azzeccata, in tal senso, anche la formula “Taste, Press & Blog”, iniz-iativa promossa dal Movimento Turismo del Vino Puglia e giunta alla quarta edizione, che ha permesso ai media di confrontarsi con gruppi selezionati di produttori, in modo tale da poter degustare, senza la tipi-ca frenesia di Vinitaly, alcune delle etichette made in Puglia. Una sorta di faccia a faccia che ha messo in evidenza la grande crescita quali-tativa che i viticultori pugliesi stanno portando avanti con passione, determinazione e lungimiranza, valorizzando una forte identità territo-riale vissuta all’insegna della consapevolezza e dei vitigni autoctoni. Sei, nel mio caso, le aziende “degustate”: Valle dell’Asso (con due diverse interpretazioni di Negroamaro Salento Rosso Igt: Negroamaro 2010 bio e Piromàfo 2008); Libera Terra Puglia (realtà confiscata alle mafie con Alberelli de la Santa Negroamaro Rosato Salento Igt 2012; Renata Fonte Negroamaro Salento Igt 2011 e Antò Primitivo Puglia Igt 2011); Cantina di Copertino (Copertino Riserva 2007 da uve Negroa-maro, Malvasia Nera e Montepulciano e Spinello dei Falconi Salento Rosato Igt da uve Negroamaro); Torrevento (Bacca Rara Puglia Igt Bianco 2011 da uve 50% Bombino e 50% Chardonnay; Veritas Cas-tel del Monte Bombino Nero Docg 2012 e Vigna Pedace Castel del Monte Doc Riserva da uve Nero di Troia); Masseria L’Astore (Krita Salento Igt 2012 da uve Malvasia Bianca e Alberelli di Negroamaro 2008 da un vitigno originario del 1947) e Bonsegna (Primo Rosso Igt Salento e Danze della Contessa Nardò Rosato Doc). (g.p.)

Le cene più glamour di Vinitaly

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Vinitaly, fiera del vino. Certo ma non solo e la cucina diventa una fedele compagna del divino nettare anche quando si parla di accordi commerciali e listini. Dimentichiamo quindi i tempi nei quali l’unico alimento a sostenere, tra un bicchiere e l’altro, importatori, ristoratori e giornalisti era un triste gris-sino o qualche pezzo di formaggio. Le aziende e i consorzi, consci proba-bilmente dell’inarrestabile fenomeno d’interesse intorno agli chef, si sono at-

trezzati allestendo delle vere e proprie cucine all’interno dei propri stand, or-ganizzando cooking show e ospitando cuochi di fama, come attrazione della giornata.Che MasterChef sia il programma cu-linario dell’anno e, oltre alla vincitrice Tiziana Stefanelli, era impossibile pas-sare di fronte allo stand dell’azienda friulana di Joe Bastianich senza non notare la folla che si creava intorno al severo giudice di MasterChef. Solo il

meglio per Arnaldo Caprai, che ha of-ferto ai propri clienti un pranzo esclu-sivo preparato dallo stellato Gennaro Esposito, all’interno del MotorHome. Confortante la proposta gastronomica che è stata offerta alla presentazione della monografia “Lambrusco Filosofia Frizzante”, alla presenza del filosofo Carlo Sini e del giornalista Giorgio Me-landri, nello stand del Consorzio emil-iano. Forse scontato ma di sicura rius-cita l’immancabile abbinamento con un assaggio di un ottimo cotechino.Cala la sera e gli chef continuano a

essere i protagonisti di feste e cene. D’altronde, il matrimonio tra cibo e vino non è da sempre il più riuscito? (m.c.)

Story

La novità de I Grandi Vini per Vinitaly 2013 è stata il lancio del nuovo format IGRAN-DIVINI TV. Abbiamo infatti approfittato dell’evento per lanciare sul web il nostro

nuovo canale di informazione video, mettendo a frutto le competenze e la creatività di tutto lo staff della nostra redazione. Gli espositori sono stati entusiasti della novità, e in molti hanno accolto la nostra proposta: raccontarsi in prima persona, sen-za filtri, davanti ad una telecamera. È stato parti-

colarmente interessante anche per noi notare come i produttori, stimolati dai microfoni, ma “costretti” dai tempi televisivi, abbiano tirato fuori il meglio di sé, ovvero il concentrato, il nettare (per dirla come Bacco) della loro attività. Vedere per credere, si di-rebbe, e allora non resta che invitarvi a cliccare sul nostro portale enogastronomico, o sul canale you-tube de I GRANDI VINI TV, per degustare con gli occhi i racconti delle migliori aziende vitivinicole italiane. (m.b.)

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Vinitaly e fornelli

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Con Riccardo Cotarella, neo eletto Presidente di Assoenologi, tracciamo un quadro tra il presente e il

futuro della professione dell’enologo e quindi della viticoltura.@ Quali sono i principali obiettivi che si pone nel suo mandato da Presidente?“Fermo restando i capisaldi imprescindibili della nostra Associazione che sono sempre stati l’alto livello di competenza tecnica e l’affermazione della centralità della figura professionale nel processo produttivo, lavoreremo sul consolidamento della conoscenza dei mercati nazionali ed esteri e la comunicazione, elementi ormai strategici. In particolare per le nuove generazioni di colleghi è, e sarà, sempre più importante, saper comunicare i nostri territori, le nostre uve, le nostre tradizioni e soprattutto i risultati delle nostre ricerche scientifiche che hanno svelato un’Italia vitivinicola che nessuno conosceva”.@ E’ una donna la nuova guida del Ministero delle Politiche Agricole. Come Presidente di Assoenologi, enologo e produttore cosa si aspetta dal neo Ministro Nunzia De Girolamo? Le sembra la figura giusta per guidare un settore chiave come l’agroalimentare?“Vorrei che l’Onorevole De Girolamo si impegnasse affinché l’Agricoltura riesca finalmente ad assumere la rilevanza e la centralità che le spetta nel Sistema Paese, dove l’intero comparto ha dimostrato una capacità di reazione nei confronti della crisi certamente superiore a quella di molti altri settori della nostra economia.

Detto questo, il Ministro, essendo Donna, possiede la tenacia che è una caratteristica indispensabile per poter rappresentare in maniera egregia le istanze del mondo agroalimentare ed ha in più la mia fiducia perché proviene dalla Campania, una regione che io amo particolarmente ed in cui, grazie anche alla sensibilità dei produttori, sono riuscito a scrivere pagine importanti della mia vita professionale”.@ Il tema dei consumi interni tiene ancora banco. Secondo lei conviene insistere nell’individuare la formula giusta per un loro rilancio o concentrarsi su di una ancora più efficace azione all’estero?“Il mercato del vino è in continua evoluzione e le aziende devono essere sempre pronte a riposizionarsi, modificando le strategie produttive e commerciali in uno scenario in cui il consumo interno soffre di un continuo e strutturale calo mentre si registrano crescite a due cifre in alcuni paesi extraeuropei. In questo contesto la conoscenza dei mercati, a cui accennavo prima, è fondamentale perché consente, soprattutto in quello domestico, di individuare le esigenze

e di anticipare le nuove tendenze. I dati dell’ultimo biennio indicano sos t anz ia lmen te come ormai metà del vino prodotto in Italia venga consumato all’estero e se consideriamo che 20 anni fa oltre il 60% dell’intera p r o d u z i o n e nazionale era

destinata al mercato interno appare evidente come il futuro del vino italiano sia sempre più legato al mercato estero”.@ In Italia ci sono ancora aree vitivinicole da scoprire a fondo e dalle quali immaginare grandi risultati

produttivi e qualitativi?“Sotto questo punto di vista devo dire che in Italia dal 1980 al 2000, soprattutto dagli enologi e dalle Università, è stato svolto un grande lavoro

di ricerca che tra le altro cose ha portato alla classificazione di un patrimonio di più di 500 vitigni attivi e di circa 300 cultivar. Se consideriamo poi che circa il 40% delle denominazioni (334 DOC e 73 DOCG) fanno riferimento alle sole regioni del Nord direi che, più che da scoprire, c’è da valorizzare al meglio quelle regioni che fino agli anni ’80 erano considerate a scarsa vocazione vinicola e che si trovano

maggiormente al Centro e al Sud”.@ Gettando lo sguardo verso il futuro, per il vigneto Italia che sensazioni ha?“Nell’ultimo decennio il Vigneto Italia ha perso in media ogni anno circa 10 mila ettari di superficie vitata. Se a questo aggiungiamo l’impatto del cambiamento climatico che, nell’ultima vendemmia, ci ha visto anticipare la raccolta con circa un mese di anticipo rispetto a 30 anni fa ed ottenere vini con gradazione alcolica mediamente superiore di un grado rispetto ai disciplinari, ritengo che dobbiamo iniziare a meditare su un ripensamento complessivo della viticoltura nel nostro Paese in cui la figura dell’enologo assume sempre più un ruolo chiave nel processo produttivo. La tendenza generale al consumo di vini meno alcolici ci spinge inevitabilmente alla ricerca di soluzioni agronomiche che comporteranno tra l’altro maggiori oneri in termini economici, dall’anticipo di vendemmia all’irrigazione, dalle potature verdi alla vendemmia notturna. In tutto questo dovremo essere affiancati da una legislazione più flessibile che, fatta sempre salva la qualità, ci venga sempre più incontro. Sul fronte della chiarezza e della semplificazione normativa Assoenologi è impegnata attivamente da anni ma recentemente in Francia, dove opero da anni, quando ho letto che i nuovi protocolli che regolano lo Champagne e ne garantiscono la qualità, stabiliscono anche cosa possono e non possono fare i produttori in caso di variazioni climatiche ho pensato su quanta molta strada ci sia ancora da fare”.•

Con Riccardo Cotarella, neo Presidente di

Assoenologi, viaggio in una professione in continua evoluzione

Enologo fa rima con comunicazione, valorizzazione e semplificazione

Riccardo Cotarella • Presidente Assoenologi

Riccardo Cotarella, miglior enologo

secondo gli Oscar del Vino Ais 2013

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Enoturismo: quel turismo che non teme la crisiIl prodotto agroalimentare diventa souvenir e, al nord come al sud, la

“ricerca di emozioni” e la comunicazione social sono fattori con potenzialità ancora inespresse su cui vale la pena lavorare

?L’INCHIESTAENOTURISMO

di Claudia Cataldo e Marina Ciancaglini

Con la crisi economico – finan-ziaria i consumi non necessa-riamente si contraggono, ma come nel caso dei prodotti

agroalimentari semplicemente cambia-no. Questo è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sul rapporto presentato dall’Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), nel quale si legge che, sebbe-ne negli ultimi 5 anni la contrazione dei consumi turistici sia stata del -6,7%, il settore agroalimentare sia uno dei pochi a tenere, con ben 10,1 miliardi di euro spesi in prodotti tipici (+43%). L’ennesi-ma conferma che il turismo enogastrono-mico piace e ed è capace di muovere un importante giro d’affari. Ne parliamo con Lorenzo Bazzana di Coldiretti. Grazie inoltre ai contributi dei MTV Piemonte e Puglia, abbiamo voluto tracciare un quadro più ampio del fenomeno, facendo il punto della situazione e individuando i prossimi obiettivi.

Perché la spesa per i prodotti enoga-stronomici registra un trend positivo nel complesso dell’impatto economi-co del turismo in Italia?“Se guardiamo agli ultimi 4 anni (2008 – 2012) possiamo osservare che il settore ricettivo e quello relativo alla ristorazione sono altalenanti, più o meno è lo stesso anche per attività ricreative, culturali e di intrattenimento. Il dato che invece merita attenzione è l’andamento discendente di abbigliamento e calzature, sostituito in valori percentuale da quello agroalimen-tare: formaggi, vini, salumi, prodotti tipici diventano souvenir che il turista sceglie di portarsi a casa. Forse in tempi di crisi si ritiene preferibile spendere per un pro-dotto a cui si riconosce maggiore utilità e concretezza, territorialmente connotato e quindi comunque legato al ricordo della vacanza”. Quali sono le ricchezze che l’Ita-lia possiede per giocare la carta

dell’enoturismo?“Il nostro è un Paese estremamente ricco dal punto di vista enogastronomico. Basti pensare che se si va negli Stati Uniti, an-che percorrendo 500 chilometri, spesso la cucina e l’alimentazione restano invaria-te; in Italia, invece, è sufficiente spostarsi di 15 – 20 chilometri per imbattersi in scenari gastronomici del tutto nuovi. E questo non è ad esclusivo retaggio di una regione: certo, ci sono regioni e province più conosciute che fungono da traino, ma ci sono tante realtà minori che hanno co-munque molto da offrire”. Quali sono le criticità e cosa si può migliorare?“Possiamo ancora fare molto. Ad esempio puntare di più sulla territorialità: esistono realtà in cui si tende ancora a proporre una cucina e dei vini di stampo interna-zionale, mentre l’offerta dovrebbe essere maggiormente legata al luogo di appar-

tenenza. Bisognerebbe inoltre potenziare il contatto diretto, che è il momento più importante per comunicare al visitatore le caratteristiche del prodotto, la storia e le tradizioni di una terra. Al contatto di-retto dovrebbe poi far seguito un’adeguata comunicazione online, con strumenti di e-commerce per proseguire l’acquisto anche da distanza. Altro punto fondamentale ri-guarda l’educazione: al turista dovrebbero essere forniti gli strumenti per difendersi da agropiarateria e contraffazione”.Che consiglio darebbe agli attori dell’enoturismo?“Far vivere al turista un’esperienza com-pleta, creare un ricordo. La sehnsucht, come la chiamano i tedeschi (nostalgia, ndr), è una delle leve più potenti per sti-molare questo tipo di turismo. Questo vale per le grandi realtà, ma anche per i picco-li centri che sempre più devono cogliere queste nuove opportunità”.•

Quali sono i punti di forza Movimento del Tu-rismo del Vino del Piemonte?“MTV Piemonte è costituito da aziende molto at-tente al rapporto con l’enoturista. Siamo convinti che una comunicazione efficace sia importante per la valorizzazione del prodotto e per la promozione dei principali eventi che organizziamo nel corso dell’anno, da Cantine Aperte a Benvenuta Vendem-mia. E oggi, i canali attraverso cui fluiscono le infor-mazioni sono i più disparati, dai media tradizionali, ai social network.”.Il vino e il cibo possono essere un’attrattiva che determina la scelta tra una regione e l’al-tra?“È indubbio che la grande ricchezza dell’Italia risiede proprio nell’estrema varietà di offerta eno-gastronomica. Il Piemonte si pone come una delle regioni più quotate per questo tipo di proposta, ma non solo: si tratta di una regione estesa, ciò com-porta grandi differenze da provincia a provincia. Il turista può degustare vini differenti e ammirare diversi paesaggi, secondo che visiti il Monferrato, le Langhe o altre zone della regione”.Le istituzioni sono state un supporto?“Si sa che la difficile congiuntura economica che stiamo vivendo, non solo in Italia, condiziona in ma-niera rilevante anche il sostegno che le istituzioni sono in grado di offrire. Fermo restando il manteni-mento di rapporti improntati all’apertura, alla colla-borazione e alla sinergia di intenti e obiettivi con gli esponenti della cosa pubblica, cerchiamo di essere autonomi e di camminare con le nostre gambe”.Quali sono gli aspetti principali che ricerca un turista che viene in questa regione?“Il vino è senza dubbio il plus ricercato dal turista che viene da noi, ma sarebbe sbagliato ritenere che sia tutto lì. Il turista moderno è affamato di espe-rienze ed emozioni, cerca storie, aneddoti, curiosi-tà. Vuole conoscere i volti, le persone che si cela-no dietro a un’etichetta. Essenziale diventa allora il rapporto, il contatto umano che si costruisce tra il produttore e il turista. Raccontare e raccontarsi, parlare di sé, della propria azienda, della storia e della cultura del territorio è il vero valore aggiunto”.Può tracciare un profilo medio del vostro tu-rista?

“Si tratta di un pubblico decisamente trasversale per quanto riguarda età, gusti ed interessi. Il prin-cipale tratto comune è probabilmente la curiosità, la voglia di scoprire e capire. Se tutto ciò, inoltre, è vero per i turisti italiani, lo è ancora di più per gli stranieri”.Quali sono i suoi prossimi obiettivi in qualità di Presidente?“Sicuramente allargare la base associativa, coinvol-gere in maniera sempre più forte e attiva le aziende associate e allargare il ventaglio di eventi rilevanti nel corso dell’anno. A differenza che in altre regio-ni, in Piemonte troppi enoturisti fanno coincidere il Movimento Turismo del Vino con Cantine Aperte e poco altro. È chiaro che i produttori di vino hanno molto più da offrire e raccontare, anche negli altri periodi dell’anno”.Come Movimento organizzate anche molti corsi di formazione. Ritiene che sotto l’aspet-to dell’enoturismo ci siano ancora degli aspetti da migliorare?“ Il nostro Movimento adotta una standard di qua-lità per quanto riguarda l’accoglienza in cantina e devo dire che la media delle cantine piemontesi as-sociate è molto buona. Ovviamente, c’è sempre da migliorarsi e imparare; per quanto mi riguarda, sono convinto che ci sia molto da fare sul versante del know how nella comunicazione e nella promozione, attraverso tutti i canali oggi disponibili”.Esistono delle applicazioni per le Strade del Vino. Il futuro del turismo è sempre di più verso queste tecnologie o rimangono sempre fondamentali gli strumenti più tradizionali, come guide, uffici del turismo, ecc…?“I canali tradizionali rimarranno ma le nuove tec-nologie acquisiranno un peso sempre maggiore. La diffusione dei dispositivi mobile e il loro utilizzo sempre più diffuso, hanno rivoluzionato l’approccio che il turista ha con il territorio. La geolocalizzazio-ne, i concetti di marketing di prossimità, reputazio-ne on line, comunicazione social, non possono veni-re ignorati da chi fa enoturismo. Essere aggiornati è l’unico modo per cogliere le grandi opportunità of-ferte da mobile e web 2.0. Come sempre, chi prima arriva, meglio alloggia. Noi di MTV Piemonte stia-mo lavorando molto proprio in questa direzione”.

Enoturismo al nord e al sud: analogie o differenze?La ricchezza dell’offerta enoturistica è trasversale al Paese: ogni regione italiana, indipendente-mente dalla latitudine, ha il suo paniere di eccellenze, i suoi centri culturali, le sue bellezze pae-saggistiche e tradizioni culinarie. Ma quali sono le analogie, le differenze, le criticità? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Vellano, Presidente Movimento Turismo del Vino Piemonte e a Sebastiano De Corato, Presidente Movimento Turismo del Vino Puglia. Il comune denominatore: fare siste-ma e un uso sempre più massiccio delle nuove tecnologie.

Maurizio Vellano, Presidente Movimento Turismo del Vino Piemonte

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Quali sono i punti di forza MTV della Puglia?“Il MTV Puglia, oltre a condividere e a portare avanti le politiche di promozione dell’enoturi-smo proprie del MTV nazionale, rappresenta da anni un luogo di confronto e di collabora-zione tra le aziende vinicole pugliesi, oltre 50, che ne fanno parte e che hanno deciso poco più di un anno fa di dargli la forma di con-sorzio”. Secondo lei il vino e il cibo può essere un’attrattiva che determina la scelta tra una regione e l’altra?“Non so se determinante, ma certamente in-fluente. Il vino e il cibo sono certamente ele-menti molto caratterizzanti di un territorio e sempre di più interessano il turista consapevo-le che non limita più la propria esperienza di vacanza al solo relax, magari in spiaggia, ma cerca di cogliere tutte le emozioni, in primis quelle enogastronomiche, che la meta da lui scelta può offrire”.La Puglia è una regione in forte cresci-ta sia turistica, sia da un punto di vista di comunicazione sui propri vini, che in passato non hanno goduto della rilevan-za di altre regioni vinicole . Un aspetto può aver influenzato l’altro?“La Puglia sta certamente vivendo un momen-to felice nella costruzione di un’ immagine positiva generale che si riflette nella crescita

del turismo. Gli sforzi nella comunicazione sui nostri vini da un lato beneficiano di tutto que-sto, dall’altro contribuiscono alla causa. Siamo nel pieno vortice di un circolo virtuoso, una volta tanto. E dobbiamo saperne approfittare”!Le istituzioni sono state un supporto?“I circoli virtuosi non si innescano per caso e né i privati, seppur volenterosi, possono avere la forza di farlo. In effetti, da diversi anni l’As-sessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia ha compreso l’importanza del comparto vitivinicolo regionale per le ricadute positive su tutto il territorio e ha quindi inve-stito in maniera decisa sulla promozione. Ma soprattutto ha compreso l’importanza del dia-logo con gli operatori che si battono tutti i gior-ni nelle proprie cantine, ma anche sui mercati di tutto il mondo per l’affermazione dei loro vini e indirettamente del loro territorio. Riu-scire a concertare le iniziative di promozione sulla base delle reali esigenze di mercato è forse il risultato più importante di questa col-laborazione”.Quali sono gli aspetti principali che ri-cerca un turista che viene in Puglia?“Potrei fare riferimento alle spiagge, ai trul-li, alle cattedrali, alle bellissime campagne e all’enogastronomia, ma forse l’aspetto che più attira e rimane nel cuore del turista e che fa da cornice alle attrazioni cui facevo riferi-mento è la “pugliesità” intesa non tanto come folklore, che pure funge esso stesso attrattiva, ma come spirito solare, positivo e accogliente della popolazione che ci viene riconosciuto e che è un plus spontaneo e naturale che fa la differenza”. Può tracciare un profilo medio del vo-stro turista?“Direi che ci sono almeno un paio di profili differenti, ma complementari, che si alterna-no a seconda dei periodi dell’anno. Al turista

Sebastiano De Corato, Presidente Movimento Turismo del Vino

Cantine Aperte: l’evento più “enoturistico” dell’anno

Il tempo non è stato dei migliori ma certo non ha fermato gli 800 mila visitatori che hanno preso parte all’edizione numero 21 di Cantine Aperte. Si è chiuso anche il sondaggio online indetto da MTV: la Toscana si conferma la regione più visitata (21%), con la migliore offerta enoturisti-ca (26%), seguita dal Piemonte a pari merito con la Puglia e poi dal Friuli. Tra i territorio emer-genti spicca l’Irpinia, forte del recente successo dei vini campani nelle guide internazionali.

vacanziero, tra i 30 e i 50 anni e solitamente con famiglia che frequenta i mesi estivi e che sceglie una località visitandone i dintorni, si è aggiunto il turista visitatore, principalmente straniero e mediamente di età più avanzata, che gira la regione, spesso in gruppo e nei mesi primaverili o autunnali prestando grande atten-zione agli aspetti culturali e enogastronomici.” Ci sono degli aspetti che si potrebbero ancora migliorare nella vostra regione per quanto riguarda le infrastrutture e i servizi turistici?“Le infrastrutture sono molto migliorate negli ultimi 10 anni e, per quanto tutto è migliorabi-le, non possiamo lamentarci. Dobbiamo invece secondo me fare molta attenzione a elevare la professionalità dell’offerta turistica, quella ri-cettiva in particolare. I turisti sono sempre più esigenti e, in particolare quelli stranieri, hanno tante altre destinazioni da scegliere per i loro viaggi. La professionalità è necessaria per con-solidare la Puglia come meta affascinante, ge-nuina, ma anche di qualità e far si che il turista torni o inneschi il passaparola che è la forma migliore di promozione”.Esiste una App per le Strade del Vino pu-gliese. Il futuro del turismo è sempre di più verso queste tecnologie o rimangono sempre fondamentali gli strumenti più tradizionali?“Si, esiste una App avente questo oggetto, svi-luppata da una giovane realtà imprenditoriale pugliese. L’utilizzo delle nuove tecnologie per la promozione e la divulgazione dell’offerta tu-ristica è fondamentale perché facilita, in una cornice di professionalità, la fruizione del bene turistico e diventa uno dei tanti elementi di qualificazione dello stesso”.Quali sono i suoi prossimi obiettivi in qua-lità di Presidente?“Certamente continuare il cammino di collabo-razione con le istituzioni e far si che i produtto-ri diventino sempre più consapevoli che con la collaborazione possiamo raggiungere risultati che pochi anni fa, a causa dell’individualismo, erano impensabili”.•

Enoturisti…di professione

I Grandi Vini in tour non è che questo: diventare enoturisti, oltre che per passione, anche per pro-fessione. Raccontare in prima persona le realtà enologiche italiane, incontrando gli attori del terri-torio, assaggiando le eccellenze locali, fotografan-do scorci e panorami mozzafiato. Perchè l’averne avuto esperienza diretta, rende più facile e “vero” il racconto: nelle prossime pagine non mancheran-no consigli utili e suggerimenti per il lettore, che sia amante del vino per passione…o professione!

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Vi siete mai chiesti come cambia cucinare, e quindi mangiare, in alta quota? Intorno ai 3 mila metri cambiano tanti aspetti: non solo

la temperatura che percepiamo, ma anche elementi come la pressione atmosferica, la quantità di ossigeno nell’aria e, se si tratta di far bollire dell’acqua in una pentola, il tempo che occorre. Fattori indispensabili nel creare il perfetto equilibrio che regola la preparazione di un piatto. Un’altra variabi-le è ovviamente l’incedere delle stagioni e quindi i diversi tipi di prodotti che possono essere utilizzati. Elementi, questi, che han-no un impatto fondamentale nel lavoro quo-tidiano di uno chef e, sopratutto, su ciò che potrà cucinare. Messi alle spalle freddo e neve dell’inverno 2013, ci tuffiamo nell’estate in compagnia di Norbert Niederkofler, 2 stelle Michelin e Executive Chef del St. Hubertus, ristorante

da soli 9 tavoli del Rosa Alpina, splendido Hotel e Spa a San Cassiano in Alta Badia. Per un cuoco per il quale il metodo della cottura giusto è praticamente un dogma, ca-librare i giusti tempi in base all’altitudine è un aspetto fondamentale.Come cambia cucinare in alta quota?“Cucinare in alta quota è molto difficile per-ché manca un elemento indispensabile: l’os-sigeno. L’ho fatto perfino a 5 mila metri in Nepal, e devo dire che è stato tutto molto di-

verso. Nel preparare piatti come la pasta o il riso va fatta molta attenzione, perché l’acqua bolle già a 70-80° C, a seconda dell’altitudi-ne, anziché a 100° C. Quindi anche la cot-tura cambia completamente. A modificarsi è però anche la percezione del consumatore: ho cucinato per una compagnia aerea e ci siamo interrogati se a cambiare fosse il cibo o il palato. Non è semplice trarre conclusio-ni ben precise ma sicuramente ci sono delle differenze”.Un altro fattore fondamentale in mon-tagna sono le stagioni. Come cambia il suo lavoro?“Nel mio ristorante, già dallo scorso anno, abbiamo cambiato metodo di lavoro, utiliz-zando esclusivamente prodotti di montagna che ci arrivano da un ristretto gruppo di for-nitori della filiera locale. Dobbiamo impo-stare la nostra cucina con anticipo, perché poi con il freddo e la neve sarà impossibile

Con lo chef stellato Norbert Niederkofler esaltiamo profumi e colori dell’estate in montagna

Cucinare in alta quota

di Giovanni Pellicci

Chefreperire certi prodotti. Ad esempio già a marzo scorso ho concluso l’ordine di tut-te le verdure che mi occorreranno per la prossima stagione invernale, in modo tale che i contadini possano impostare semine e culture sulla base di ciò che ci dovranno fornire. Ovviamente però tutto dipenderà dalla natura e dagli scherzetti che potranno verificarsi durante i mesi estivi. Lo scorso inverno abbiamo lavorato senza mai utiliz-zare il pomodoro: ciò porta alla realizzazio-ne di una cucina innovativa ma molto fe-dele al territorio regionale e soprattutto alle stagioni”.Quale sarà l’ingrediente protagonista nella sua cucina nell’estate 2013?“In montagna i prati che si trovano appena fuori dai boschi diventano veri e propri cam-pi da gioco con la bella stagione. In questa stagione è fondamentale lavorare con ingre-dienti freschi per dare vita a piatti verdi, colorati, capaci di inspirare e sprigionare tutti gli aspetti che caratterizzano l’estate. Anche avvalendosi di specifiche tecniche. Per questo la mia cucina valorizza molto le verdure e in questo periodo potrò contare molto sulle carote, sulle erbette e proprio sul pomodoro che tornerà grande protago-nista. Grazie al nostro fornitore, possiamo contare su quasi 25 diverse specie di pomo-doro. Nel frattempo, già nei mesi primave-rili abbiamo impostato il lavoro per quando tutto ciò sarà più difficile, ovvero l’inverno, preparando alcuni ingredienti, marinando e mettendo da parte ciò che ci tornerà utile”.Per quanto riguarda la sua carta dei vini qual è la geografia delle etichette proposte?“Al numero uno c’è l’Alto Adige, poi l’Italia e la Francia. La novità è la grande attenzio-

ne che abbiamo deciso di dedicare ai Rei-sling, con la selezione di 240 etichette pro-venienti da Germania, Austria e Italia. Si tratta di un vitigno eccezionale che permet-te tantissimi tipi di abbinamento, senz’altro ideale per la nostra tipologia di cucina”.L’attualità del momento parla di crisi economica e di boom degli show te-levisivi dedicati alla cucina. Cosa ne pensa?“In questa fase il nostro lavoro deve esse-re sempre più onesto, pulito, trasparente e rispettoso della filiera. Non si possono più raccontare balle perché il consumatore è anche disposto a spendere ma desidera mangiare ciò che vuole. I clienti sono più attenti e preparati: nel nostro caso è piaciu-ta molta l’esperienza di portare in evidenza le storie di tanti piccoli produttori locali che lavorano quotidianamente. Lo step suc-cessivo deve puntare a portare questo tipo di educazione alimentare all’interno delle scuole, educando i bambini quali nostri clienti del futuro. Stiamo lavorando ad un progetto che punti a garantire un insegna-mento sui prodotti e sulla materia a favore dei più piccoli che devono riscoprire certi sapori”.E del fenomeno dei cuochi in tv cosa ne pensa?“E’ sicuramente la moda del momento ma in televisione si può avvicinare la gente alla cucina ma certo non educarla ad un consumo consapevole. In cucina è fonda-mentale poter toccare, annusare, gustare e quindi assaggiare ciò che viene preparato. Per questo è importante ripartire dagli asi-li per educare i consumatori di domani su cosa quali siano le differenze tra un pesce pescato o allevato”. •

Massimo Bottura al terzo posto dei World’s 50 Best Restaurant

El Cellar di Girona (Spagna) è il miglior ristorante al mondo

Spagna, Danimarca e Italia questo il podio della nuova edizione del premio “World’s 50 Best Restaurant” organizzato da San Pellegrino a Londra. Nella top 10 sempre più global (3 spagnoli ai vertici ma anche Usa, Germani, Austria, Brasile e Regno Unito), El Celler di Girona, guidato dai 3 fratelli Joan, Josep e Jordi Roca a due passi da Barcellona, è il miglior ristorante al mondo, capace di spodestare il Noma di René Redzepi, dopo tre anni di regno incontrastato. Il ristorante spagnolo si è guadagnato la propria fama mondiale grazie alla combinazione di cucina catalana, tecniche all’avanguardia e passione per l’ospitalità. L’Italia si piazza al terzo posto con l’ascesa del 3 stelle Michelin Massimo Bottura dell’Osteria Frances-cana che, dopo il quinto posto dell’edizione 2012, sale al terzo posto. Tra i primi 50 altri 3 cuochi e ristoranti italiani, con la conferma di Massimo Alajmo che con il suo Le Calanche di Rubano (Padova) si trova al 27^ posto. Le new entry sono Davide Scabin del Combal.Zero di Rivoli, in provincia di Torino, e Enrico Crippa del Piazza Duomo ad Alba. L’Italia è premiata anche con la tristellata Nadia Santini dell’Osteria Il Pescatore di Canneto sull’Oglio incoronata come miglior chef donna dell’anno. (g.p.)

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Settimane agitate nel cuore della Valpoli-cella. Tra i produtto-ri dell’Amarone si è

scatenata una vera e propria “guerra” dialettica sulle novità volute dal Cda del Consorzio e che hanno portato alla modifica di alcune norme del discipli-nare produttivo, in particolare quella che risale al 1968 ed era descritta al comma 2 dell’arti-colo 4 (ovvero escludendo “dal-la produzione i vigneti impian-tati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle” a favore, esclusivo, di quelli in collina, dai 300 metri in su) abrogata dall’assemblea con-sortile con voto a maggioranza il 10 maggio scorso. Di modifiche introdotte ce ne sono anche altre (tra cui la pos-sibilità di utilizzare il tappo a vite per Valpolicella Classi-co, Superiore e Valpantena; l’obbligo del 4^ anno di età del vigneto per poter produrre Amarone e Recioto) ma è stata l’estensione dei terreni voca-ti all’Amarone a scatenare le reazioni. Specie da parte delle aziende che compongono l’As-sociazione Famiglie dell’Ama-rone (che riunisce 11 marchi storici come Allegrini, Masi,

Tedeschi, Nicolis, Tommasi, Venturini e altri ancora), bat-tagliere nel tutelare la qualità a scapito della quantità, conti-nuando a produrre solo con uve dai terreni collinari (i vigneti più pregiati sfiorano i 450 mila euro di valore ad ettaro). “La modifica è nata dalla vo-lontà di garantire una maggiore coerenza fra il disciplinare e la fotografia reale dei vigneti, dato che altrimenti circa i 2/3 della produzione rischiavano di non essere certificati. – è la spie-gazione di Christian Marche-sini, Presidente del Consorzio Valpolicella – Questo non vuol dire ampliare la zona di produ-

zione, perché il Valpolicella, l’Amarone e il Recioto conti-nueranno ad essere prodotti dove lo sono stati finora”. Di tutt’altro avviso le Famiglie dell’Amarone. “Con la modifi-ca – spiega la Presidente Ma-rilisa Allegrini – si decreta l’omologazione tra tutte le aree produttive della denomina-zione. Basti pensare che solo nel 2008 il Consorzio aveva riconosciuto la diversità di zo-nazione, attribuendo alla colli-na il 53%, il 23% alla fascia pedecollinare e il 24% alla zona di fondovalle. La notizia che il Consorzio convocherà un tavolo interprofessionale

è il segno che, forse, qualche problema all’interno della denominazione c’è. Il nostro obiettivo non è quello di po-lemizzare ma ribadire con fer-mezza la nostra idea di ‘bene per la Valpolicella’. Il dibattito è segno di democrazia e anche di intraprendenza imprendi-toriale”. Sullo sfondo, inoltre, la diatriba tra grandi e piccoli produttori e quindi deleghe e voti in seno al Consorzio che, per certi aspetti, ricorda le re-centi schermaglie nel Brunello di Montalcino per la modifica (poi respinta) del disciplinare produttivo. “Certi temi così importanti andrebbero spie-gati e discussi prima dell’as-semblea. Noi chiediamo anche chiarimenti sulla costituziona-lità dell’articolo 16 dello Sta-tuto del Consorzio su deleghe e voti – afferma Alessandro Castellani, a nome dei Vigna-ioli Indipendenti della Valpo-licella (Fivi) che riunisce 30 aziende – perché, di fatto, crea un cartello che taglia fuori i piccoli dai processi decisio-nali”. Basterà adesso il tavolo interprofessionale, auspicato dall’Assemblea dei soci del Consorzio, a ricompattare tutte le anime della Valpolicella? •

Amarone in pianura? E’ guerra in Valpolicella

di Giovanni Pellicci

Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a [email protected]

Su Twitter @giopellix

E’ scontro tra il Consorzio le Famiglie dell’Amarone per le modifiche introdotte

al disciplinare produttivo che adesso contempla anche vigneti sotto

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Conoscere e parlare di vino con Celestino Ga-spari vuol dire mettere da parte i soliti canoni,

entrando in una dimensione più consapevole, che esalta il rap-porto con madre natura e quindi con la terra, anche come filoso-fia di vita quotidiana. I vini che prendono forma nella sua azien-da agricola Zýmē, a San Pietro in Cariano in Valpolicella, sono come un libro, in cui le pagine si compongono appunto dall’incre-dibile alchimia che l’imprevedi-bilità della natura e la passione dell’uomo possono comporre as-sieme. Il suo legame con il mondo del vino nasce in Val d’Illasi circa 40 anni fa. Quale ricor-do in particolare conserva di quel suo primo contatto?“Fin da piccolo il legame perso-nale con il mondo della natura è stato più forte di qualsiasi al-tro facente parte il cerchio del nostro esistere. Non è mai stato importante lo specifico segmento all’interno del comparto agricol-tura ma ciò che veramente era unico per me era appunto dedi-carmi ad essa. Non sono nato in una famiglia di viticoltori poiché all’epoca i miei genitori si dedi-cavano alla zootecnia, provenen-

do da generazioni che vivevano in montagna; ma la cura della vite vi entra a partire dagli anni ’70. Fu quindi l’incontro con Maria Rosa, figlia più giovane di Giuseppe Quintarelli e che poi divenne mia moglie, a intro-durmi definitivamente nel setto-re viticolo-enologico, ove sono ormai da trent’anni, prima nella veste di vignaiolo appunto con Giuseppe Quintarelli, poi di eno-logo-consulente per altre aziende

e infine, per lo meno fino al pre-sente, imprenditore (vitivinicolo) a 360 gradi con Zýmē. La passio-ne quindi, il prendere il proprio lavoro come missione utile e pos-sibile nel teatro della vita è stata, ed è, ciò che muove tutto quello che mi ruota attorno. Per prin-cipio reputo che come vignaiolo ho il dovere di conoscere il mio mestiere, di rispettare e custodi-re il mio territorio e di esprimere e far apprezzare il frutto della

nostra terra e del nostro lavoro. “Conoscere il mio mestiere” si-gnifica creare un rapporto con il territorio, ovvero relazionarsi con le caratteristiche che lo rendono unico: la terra, il clima, la varietà del vitigno, la gente che ci vive e lavora, rispettarlo e custodirlo è una conseguenza della cono-scenza dei miei limiti e virtù e in-fine farlo apprezzare perché solo amandolo si sviluppa la sensibi-lità e il rapporto continuativo con esso. Per me questi sono i valori, i cardini di una logica sostenibile che non si limita a dare per avere ma crea ed accompagna conti-nuamente un territorio oggi ma anche domani. Ora che sono im-prenditore a tempo pieno, il rap-porto che io voglio avere con la vigna e il suo contesto e l’essere impresa mettono in prim’ordine la volontà che ogni cosa abbia un senso, sia motivo di riflessione e che ogni persona che fa parte del progetto si senta autore e parte determinante per se stessa e per il domani dell’azienda”. Qual è la sua opinione sulle recenti diatribe all’interno del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella?

Celestino Gaspari, vignaiolo per missione

La filosofia dell’azienda agricola Zýmē, nel cuore della Valpolicella, esalta il rapporto tra la natura e la passione dell’uomo

Le parole chiave di ZýmēZýmē è un laboratorio dove la ricerca e la sperimentazione non si fermano mai. Tre sono i fronti su cui lavoriamo:1. la proposta che ci fa madre natura attraverso eventi o singole variabili come può essere una mutazione genetica “albina” (From black to white); la rielaborazione di vitigni lasciati in disparte per caratteristiche considerate generalmente difficili come Oseleta (Oz); l’unione di molti vitigni in un unico vino (Kairos e Harlequin).2. lo studio delle reazioni fisico-chimiche date dall’unione di fattori quali diversi vitigni, appassimento, fermentazione e affinamento, dove a seconda della combinazione e del momento si può arrivare a risultati completamenti differenti.3. ma non ultimo, le persone che compongono la realtà Zýmē; questa è un’altra chiave molto importante al pari della selezione e vinificazione; la sensibilità, il rispetto, la passione di considerarsi determinanti per il successo dell’azienda come successo personale sono doti fondamentali.

di Giovanni Pellicci

Cover Story

“La Valpolicella ancora oggi vive il travaglio di essere un territo-rio ricco per le sue risorse: dal vino, al marmo, all’arte, lasciate in eredità da chi ci ha preceduto, e allo stesso tempo ha la fortuna di essere riconosciuta a livello mondiale. Dall’altra parte però la sua gente spesso si rivela miope, senza progetti che abbiano la co-scienza di ciò che ha ricevuto e la responsabilità di conservarlo per chi viene dopo. Questa di fatto è la preoccupazione più grande ol-tre che per me anche per gli altri, ma purtroppo siamo in pochi a pensarla allo stesso modo e spes-so poco organizzati per fare grup-po. E’ di questi mesi la diatriba apertasi all’interno del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella nel-la chiamata a modifica di alcuni articoli del disciplinare, ed è ve-ramente svilente la differente vi-sione degli argomenti da parte dei numerosi consorziati. Si stanno creando correnti nuove, talvolta in sovrapposizione o comunque di differente visione dei problemi, ma ciò che ancora una volta con-ferma il nostro essere cittadini in Italia è il già noto atteggiamento di “distruggere per ricostruire”. Ciò che veramente mi sembra di vista corta, seppur ripetendomi, è la mancanza di coscienza dell’es-sere tutti uguali, che abbiamo tutti delle qualità e dei limiti, e mi chiedo continuamente perché quindi non considerare che assie-

me potremmo fare molto di più e, per stare nel contesto attuale del forte momento di crisi, anche con costi molto più bassi?”.Come definisce la sua inter-pretazione di Amarone della Valpolicella?“Pensando al progetto vino nel si-gnificato generale del termine, ma ancor più a determinati vini come il nostro Amarone, il mio concetto è che questo si deve poter leggere esattamente come un libro, cioè ogni elemento che lo compone deve avere un posizionamento al suo interno ben definito e para-dossalmente separato dagli altri. Per l’Amarone è necessario avere ancora più rispetto del normale ciclo, in quanto pretende cono-scenza nel saper fare selezione già in vigna, richiede capacità nell’accompagnare poi il processo di trasformazione e professiona-lità nella sua definizione: questo vino è infatti il frutto della capaci-tà di saper coniugare le bizzarrie delle stagioni, la genetica dei viti-gni che lo compongono e la com-plessità aggiunta dal processo di appassimento. Per il vino fresco, giovane, semplice la capacità sta nell’abilità di esprimere o meno il carattere della materia prima, in termini non solo di leggibilità bensì di definizione del partico-lare sapendo gestire un passaggio molto rapido e delicato tra uva, mosto, vino, qui si vede quindi la pretesa del vignaiolo stesso. Tutto

sta nel saper cogliere, dividere, esprimere e realizzare”.Quali sono i nuovi mercati esteri a cui guarda con inte-resse per l’export dei suoi vini, oltre ai classici contesti di riferimento?“I nostri mercati sono ormai nu-merosi: Europa, Usa, Canada, Giappone, Cina, Russia, fino ad arrivare talvolta in Israele e Au-stralia, esportando quasi l’85% del nostro fatturato. Non ho par-ticolari interessi verso un merca-to specifico rispetto ad altri, ciò che per me è importante è avere la maggiore visibilità possibile e quindi maggior distribuzione. Anche qui però bisogna consi-derare la veloce evoluzione in atto, il sistema sta rapidamente cambiando: da un lato noi pro-duttori assieme ai consumatori

finali vorremmo tagliare i costi in termini di tempo, tassazione e ricarico, dall’altro i vari importa-tori non si limitano più a lavorare nella propria area di mercato ma cercano di spingersi in qualsiasi altra parte del mondo pur di ven-dere, e questo a breve aprirà a scenari sicuramente nuovi, come effettivamente già sta avvenendo. L’Italia come primo paese produt-tore di vino al mondo in termini di quantità e secondo come valore aggiunto sta investendo molto nel settore viticolo, sia nelle singo-le aziende che nelle varie forme consortili, rimanendo sempre difficile comunque la capacità di fare squadra proprio per la natu-ra di essere italiano. Non bisogna drammatizzare perché in effetti e soprattutto per la promozione all’estero l’aggregazione c’è ma preferibilmente facente parte di diverse aree italiane piuttosto che essere unitaria e specifica di una singola zona. L’attuale OCM stes-sa sta favorendo gli investimenti di tutto ciò che è comunicazione, anche se è una realtà che l’Italia rimanga sempre un paese svilup-pato da Nord a Sud”. •

AZIENDA AGRICOLA ZYME’ S.S. DI CELESTINO GASPARIVia Ca’ Del Pipa, 137029 San Pietro in Cariano (VR)Tel 045 7701108Fax 045 6831477www.zyme.it

Marta Gaspari (figlia) Perito Agro-Industriale, responsabile produzione

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To know Celestino Gaspari and talk with him about wine is a journey beyond the canons into a more con-scious reality where nature and the land are daily partners. The labels produced at Zýmē, in San Pietro in Cariano, in Valpolicella, are like a book whose pages are made by the incredible alchemy that nature and human passion compose together. Your bond with wine-making begins in Val d’Illasi about 40 years ago, which particu-lar memory do you associate to your first contact with this world? Since I was a child I have had the feeling that our bond with nature is stronger than any other one in our life. It didn’t matter which field of agriculture I could deal with, what was important for me was the possibility to devote myself to it. I wasn’t born in a family of vine-growers, my parents worked in zootechnics and came from genera-tions that used to live on the moun-tains. Vine-growing become part of our story in the ’70. Then I met

Maria Rosa, Giuseppe Quintar-elli’s younger daughter, who later became my wife and introduced me in the world of wine-making. Now 30 years have passed and I have become vine-grower first, with Giuseppe Quintarelli, then oenolo-gist and adviser for other wineries, and now entrepreneur with Zýmē. Passion and the idea that this work is first of all a mission is what has leaded and still leads me and de-termines everything that surrounds me. I think that as a vine-grower I must know well my activity and I have the duty to respect and pro-tect my territory, and also to exploit and promote the fruit of our land and of our work. To know my job means to create a bond with this territory, that is, to understand the peculiarities that make it unique: the soil, the climate, the grape va-rieties, the people who lives in it. To respect and to protect it is only a consequence of this understand-ing. My mission is to let people to know and appreciate it, because sensibility and respect comes from

love. These values are the basis of a philosophy that cannot be reduce in a “do ut des” attitude but cre-ate and follow a territory day by day. Now that I am a full-time entrepreneur, the relationship that I want to have with the vineyards and their surroundings is the result of reasoned choices that involve ev-ery person who is part of the project and understands that its contribu-tion is important for the future of the winery. What’s your opinion on the re-cent quarrels in the Consorzio di Tutela Vini Valpolicella?Valpolicella’s trouble is its richness: from wine to marble, to art it’s a territory that enjoys plenty of re-sources that are also acknowledged at an international level. But its people reveal often blind, project-less and irresponsible: they show to be unaware of their patrimony and of the importance to protect it for the future generations. This is my principal worry but only few of us agree about it and often we are not able to work together as a team. In these last months inside the Con-sorzio a quarrel started about the possibility to modify some articles of the disciplinary and on that oc-casion we had to notice that the partners have very different ideas and visions of our work. It was re-ally depressing. New currents are emerging, overlapping sometimes, but it’s the typical Italian attitude to “destroy to reconstruct”. What seems to me particularly short-sighted is the non-consciousness that we are all equal, that everyone has its qualities and limits. Togeth-er we could do much more than this in the contest of the current crisis, even with lower costs, so why not considering the possibility of a bet-ter teamwork?How would you define your interpretation of Amarone della Valpolicella?Thinking about the project of wine in the most general meaning of this word, and most of all about some particular wines like our Amarone, my idea is that one could be able to read it as a book: every element that composes it must be recogniz-

able and well defined. For what concerns Amarone, it is necessary a peculiar respect for the natural cycle, because it requires a wise se-lection in the vineyard, skillfulness during the production process and professionalism in the last phases: this wine is the result of the ability to manage the capricious seasons, the genetics of the grape varieties that compose it and the complexity of the drying process. For a fresh and young wine, the ability of the oenologist lies in his/her capac-ity to let it express the character of the raw material, managing well a delicate and rapid passage from grape to must to wine, and here is the ability of the vine-grower too. Everything lies in the ability to understand, divide, express and realize. Which are the new interna-tional markets you are look-ing to with interest?Our foreign markets are now Eu-rope, Usa, Canada, Japan, China, Russia, and also Israel and Aus-tralia. We export about a 85% of our prodution. I’m not interested in a foreign market more than in the others, what’s important for me is to get the best visibility and distri-bution. But even in this field it is necessary to consider how the sys-tem is changing: on one hand, the producers and consumers would like to reduce the costs in terms of time, taxes and markup, on the other, the importers don’t operate only in their own areas but they try to conquer always new markets opening new scenarios. Italy as the first producer of wine in the world in terms of quantity and second in term of surplus value is investing many resources in this field, both privates and consortiums, but it is still very difficult to operate to-gether as a team, due to the Italian character. Anyway, we should not dramatize, because for what con-cerns the promotion abroad of the Italian products there is a form of aggregation, even if it’s regional and not unitary. OCM is investing in communication but it’s a fact that Italy is still a developed coun-try from North to South.

Celestino Gaspari, vinegrower for missionThe philosophy of Zýmē, from the heart of Valpolicella, exalts the relationship between nature and human passion

Sono gli anni della Prima Guerra Mondiale quan-do la siciliana Tenute Mokarta viene alla luce.

Gestita dalla famiglia Favuzza, oggi a tenerne le redini è il gio-vane Mario Emanuele, che ha saputo conferire alle procedure aziendali un’impronta moderna e all’avanguardia. A rendere più facile il lavoro è sicuramente l’alta qualità delle uve, di buo-na acidità e alcolicità e con un corredo aromatico unico che, una volta ceduto al vino, ricorda il calore e i profumi di questa bella isola. Il portafoglio pro-dotti è ampio: ogni vino ha un suo carattere, ma non dimentica mai le sue origini. Ad esempio il Grillo in purezza, floreale e con note esotiche. Il Cataratto Char-donnay, passato in barrique, fre-

sco e armonico. Oppure i rossi, primo fra tutti il Nero d’Avola, vitigno principe di questa regio-ne: accanto alla versione base, la Selezione è una vera limited edition, con sole 516 bottiglie numerate, frutto delle sole uve migliori e tecniche innovative in fase di vinificazione. Vera chic-ca di Tenute Mokarta è lo Zibib-bo secco, ovvero vinificato come vino da tavola: perfetto come aperitivo, per accompagnare il pasto o per il dopo cena, è un vino trasversale, aromatico e fresco. Un’ottima intuizione, as-solutamente da provare. Sempre 100% Moscato d’Alessandria, lo Zibibbo Ambrosia è invece il vino da dessert che ci aspet-tiamo, ma con un profumo e una dolcezza che difficilmente si di-menticano. (c.c.)•

Sicilia

Tenute Mokarta was founded in the years of the First World War. Managed by the Favuzza family, nowadays the winery is leaded by the young Mario Emanuele who is giving it a modern and up with the times style. What makes his job easier is the high quality of his grapes, with a good acidity and alcohol con-tent, and unique aromas that give to the wine warmth and perfume. The range of products proposed by this winery is wide but always bonded to this wonderful territory. An exam-ple of it is Grillo in purity, a flowery wine with exotic inklings. Then a fresh and harmonic Cataratto Chardonnay, aged in barrique. Or the red wines, Nero d’Avola first of all, the main grape variety of this region: beside the basic version the winery proposes also a lim-ited edition la Selezione: 516 numered bottles, fruit of the best grapes processed with innova-tive techniques. The purest jewel of Tenute Mo-karta is a dry Zibibbo, vinified as table wine: ideal as aperitif, as well as with every dish or after dinner, a versatile, fresh and aromatic wine. An excellent intuition that no taster should miss. Naturally, there is also Zibibbo Ambrosia, 100% Moscato d’Alessandria, the typical dessert wine that we can expect but with unforgettable perfumes and sweetness.•

Siciliani, fra passato e futuro

Sicilians, between past and futureTenute Mokarta, from Salemi, shows the many different faces of the Sicilian wine. And who tells that Zibibbo is only a sweet wine?

Tenute Mokarta, nel territorio di Salemi, racconta i diversi volti della Sicilia enoica. E chi l’ha detto che lo Zibibbo è solo vino dolce?

TENUTA MOkARTA SRLC.da San Ciro 48791018 Salemi (TP)Tel./Fax. +39 0924 1855124Cell. 3343633792www.tenutemokarta.it

[email protected]

Exellent wines in Italy

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Percorrendo la 106 Jonica senza avere fretta, passando tra gli sva-riati paesini che costeggiano il mar Ionio, si raggiunge, nel Crotonese,

una delle zone della Doc Cirò (comprensiva di quattro comuni: Crucoli, Melissa, Cirò e Cirò Marina, queste ultime due denominate “zone Classiche”). Arriviamo a Cirò Marina, dove si trova la sede della Cantina Enotria. Con il Presi-dente della Cantina, Gaetano Cianciaruso, facciamo un viaggio nella storia della viti-coltura calabrese: “Le civiltà come i Fenici

e poi i Greci – ci racconta - sbarcarono sulla costa Jonica colonizzando questo territorio, e introdussero la cultura della vite. In un secondo momento si accorsero che quella terra era effettivamente molto vocata”. Oggi il nome Enotria identifica la fascia che da Sibari arriva a Reggio Calabria.Qui la vite rappresenta l’economia prima-ria del territorio. “La provincia di Crotone – continua Cianciaruso - essendo priva di un’economia trainante ha fortunatamente l’agroalimentare come risorsa unica, per soddisfare le esigen-ze della zona”.La Cantina nasce nel 1970 dall’ impegno di un gruppo di produttori agricoli. Negli anni ’80 è stato edificato il comples-so aziendale, che oggi, con mo-dernità di attrezzature e funzio-

nalità, rappresenta una delle maggiori realtà vitivinicole della Calabria.Sono oltre 130 gli ettari vitati, ubicati nei vari comuni della Doc, dove si coltivano principalmente vitigni autoctoni. Il Gagliop-po è il vero principe a bacca rossa, insie-me al Greco nero al Calabrese (detto Nero d’Avola) usati per il taglio, mentre il Greco Bianco è quello più usato a bacca bianca.Diversi i vini prodotti: Cirò Rosso Classico, Cirò Rosato, Cirò Bianco, Melissa Rosso

Viaggio in una terra, la Calabria, dove la vite ha origini antichissime

Testo e foto di Pamela Bralia

Cantina Enotria: dalla Magna Grecia a oggi

Cantina Enotria: from Magna Grecia to our timesA journey into a land where vine has an-cient origins: Calabria

Driving slowly through 106 Ionic, passing by many small villages that overlooks the sea we reach the Doc Cirò area, in the province of Crotone (made of four municipalities: Cru-coli, Melissa, Cirò and Cirò Marina – the last two ones called “the Classic areas”). In Cirò Marina, rises Cantina Enotria. The president of the cooperative Gaetano Ciancia-ruso tells us the story of vine-making in Ca-labria: “When Phoenics and Greeks arrived on the Ionic shore to colonize it, they intro-duced vine-growing and soon they discovered that this territory was particularly suited for it.”. The name Enotria identifies an area that spreads from Sibari to Reggio Calabria.Here vine-growing is the most important ele-ment of the local economy: “The province of Crotone – says Cianciaruso – lacks a driv-ing economy but fortunately has a flourishing agricultural and food sector that satisfies the

needs of the area”. Cantina Enotria was founded in 1970 thanks to the efforts of a team of producers. In the 80s the winery has built its seat, that is now equipped with modern systems and technolo-gies. It represents one of the most important realities of the region.

It controls more than 130 hectares of vine-yards in the municipalities of the Doc area, where grow autochthonous grape varieties. Gaglioppo is the most important red vari-ety together with Greco Nero and Calabrese (called Nero d’Avola) used for blending, while Greco Bianco is the white berry vari-ety. The winery produces Cirò Rosso Clas-sico, Cirò Rosato, Cirò Bianco, and Melissa Rosso “Petelia”, all aged in steel. The range is completed by Novello Rosso IGT and Friz-zante Bianco.The buttonhole is Cirò Rosso Classico Su-periore Riserva “Piana delle Fate”: a short passage in barrique, after a careful selection of the grapes, makes a wine with a warm per-fume and a structured taste that is worth win-ning athletes. •

CANTINA ENOTRIA S.S 106 Jonica, Loc. S.Gennaro88811 Cirò Marina (KR) Tel. +39 0962 371181 Fax +39 0962 370327www.cantinaenotria.com

[email protected]

CalabriaCalabria

Il marchio in etichetta raffigura un atleta greco, per ricordare che il vino di Krimisa (oggi Cirò), ai tempi della Magna Grecia veniva offerto in dono agli atleti vittoriosi dei gio-chi olimpici.

“Petelia”, tutti con vinificazione in acciaio. Completano la gamma anche un vino Novel-lo Rosso IGT e un Frizzante Bianco.La massima espressione, però, è il Cirò Ros-so Classico Superiore Riserva “Piana delle Fate”: un breve passaggio in barrique, dopo un’accurata selezione delle uve, consente di ottenere un vino dal profumo caldo e dal sapore autorevole, “degno degli atleti vitto-riosi”.•

Gaetano Cianciaruso Presidente e Saverio Calabretta Tecnico Responsabile dell’azienda.

I grandi vigneti baciati dal sole

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United we standConsorzio Vino e Olio di Ce-sena: young and enterprising winery that promote a not yet very well know territory with a great potential

On the hills of Cesena, once fa-mous more for its fruit production than for wine-making, a true re-naissance of oenology is happen-ing , thanks to a group of wineries that have started to work in syner-gy. Consorzio Vino e Olio di Cese-na was created in 2010 to promote this initiative: the group gathers 13 producers of this area and is managed by the young president Alessandro Giunchi. Hte first aim of the Consorzio is to promote a ter-

ritory with a great potential that isn’t very well known yet. Its alti-tude is variable: from 100 metres a.s.l., where grow the vineyards for the production of fresh and young wines, to 400 metres, in the south-ern part of the territory, where the grapes give more complexity to the wine. Here Sangiovese, Trebbiano, Albana, Pagadebit, and other In-ternational grape varieties, have found their ideal habitat. Olive oil has its place in the production too, and is characterized by delicate and fresh fruity inklings. The wineries that compose the Consorzio have a peculiar com-mon characteristics: the pursuit of quality first of all (many labels have received important acknowl-

edgments), but also a sustainable management of the territory, the presence of women young entre-preneurs and a peculiar attention to oenoturism. “The cooperation between the partners – says Ales-sandro Giunchi – is the strength point of our work. It’s the result of a synergy that springs from a shared vision of some market-ing policies: working together we can be stronger, our potential as a group is undoubtedly greater and it represent an incentive to improve our quality but also to promote our territory”.The Consorzio organizes many tasting and events: the most await-ed is the second edition of Cesena Wine Festival, that will take place

in December. During the last edi-tion, Sangiovese di Romagna has challenged Chianti and in the next one it will be compared to the Sangiovese from another area of Tuscany. The Consorzio is also working to face the International markets with its competitive and high quality products, thanks to an Ocm financing program. •

* Le aziende del Consorzio: Altavita, Galassi Maria, Il Glicine, La Castellana, La Gritta, La Montagnola, Podere Palazzo, Tenuta Casali, Tenuta Neri, Tenuta San Martino, Terre della Pieve, Valmorri, Zavalloni Stefano.

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Nelle colline di Cese-na, un tempo famo-se soprattutto per il comparto frutticolo e

dove la coltivazione della vigna era secondaria, si sta assisten-do a una vera e propria rina-scita della viticoltura, grazie a un determinato gruppo di can-tine. Per rappresentarlo, nasce nel 2010, il Consorzio Vino e Olio di Cesena, di cui fanno parte tredici produttori della zona, guidato dal giovane Pre-sidente Alessandro Giunchi. L’obiettivo è di far emergere un territorio che per anni è stato poco conosciuto ma che inve-ce, per le caratteretteristiche pedoclimatiche, ha una voca-zione naturale alla viticoltura.

L’altitudine varia dai circa 100 metri s.l.m., dove si ottengono vini freschi, da bersi giovani, fino a quasi 400 m, andando verso sud, dove invece i vini acquisiscono una complessità maggiore. I vitigni che qui han-no trovato il loro habitat ideale sono il Sangiovese, il Trebbia-no, l’Albana, il Pagadebit, oltre agli internazionali. Anche l’olio trova un suo posto d’onore tra le produzioni, caratterizzato da delicatezza e da sentori fruttati.Tra tutte le cantine che fan-no parte del Consorzio ci sono punti in comune, ovvero la qua-lità dei vini prodotti, molti dei quali insigniti di riconoscimen-ti importanti, un’impronta verso la sostenibilità ambientale, la

presenza di imprenditoria al di sotto dei 40 anni o femminile e l’avere delle strutture attrezzate per l’accoglienza. “Il dialogo e la collaborazione reali tra le

aziende associate - sottolinea Alessandro Giunchi - sono il nostro vero punto di forza. Il ri-sultato della messa in rete delle cantine, la condivisione di al-

Consorzio Vino e Olio di Cesena: giovane e intraprendente per comunicare un territorio ancora poco conosciuto ma dalle grandi potenzialità

L’unione fa la forzadi Marina Ciancaglini foto di Pamela Bralia

CONSORZIO DEI PICCOLI PRODUTTORI DI VINO E DI OLIO DELLE COLLINE CESENATIVia Tranzano 82047521 Cesena (FC)Tel. 0547 645996Fax 0547 645996

[email protected]

cune politiche commerciali e la capacità di muoverci insieme è maggiore della somma delle singole potenzialità di ciascun socio e rappresenta sempre una spinta preziosa per migliorarci e, allo stesso tempo, contribuire sempre più alla valorizzazione del nostro territorio”.Il Consorzio è molto attivo sul territorio, con degusta-zione ed eventi, il più atteso dei quali, a dicembre 2013, è la II edizione del Cesena

Wine Festival, con convegni e banchi d’assaggio. Nella pas-sata edizione il Sangiovese di Romagna ha voluto “sfidare” il Chianti e, nella prossima, si preparerà a incontrare il Sangiovese di un’altra zona toscana. Il Consorzio si sta organizzando per affrontare i mercati esteri, programman-do anche un progetto di fi-nanziamento Ocm, forte di un portafoglio di prodotti compe-titivi e di qualità.•

Il Presidente del Consorzio, Alessandro Giunchi

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Lasciata la città di Pia-cenza, bastano pochi minuti di auto e lo sce-nario cambia radical-

mente. Siamo in compagnia di Roberto Miravalle, presidente del Consorzio Vini Doc Col-li Piacentini. Quattro valli, tre Doc, tre “principesse”, come

le chiama Roberto, riferendo-si ai vitigni che qua vengono maggiormente coltivati: Barbe-ra, Croatina (localmente detta Bonarda) e Malvasia di Candia, l’unica delle 17 Malvasie italia-ne ad essere aromatica. La Val Tidone è l’area del piacentino maggiormente dedicata alla vi-ticoltura e dai suoi dolci declivi proviene circa il 55% delle uve. Qua incontriamo ad esempio Ziano Piacentino, uno dei co-muni italiani maggiormente vitati (e basta uno sguardo per averne la conferma). La Val Trebbia, invece, dicono esse-re una delle valli più belle del nord Italia e, assieme a Val Nure e Val d’Arda, si caratterizza per una confromità più boschiva e selvaggia: zone in cui si coltiva meno vigneto ma con risultati eccellenti. Piacenza è terra di confine, da sempre crocevia di popoli: parlando di viticoltura, non ha mai raggiunto i volumi

che caratterizzano l’Emilia ma da questa ha ereditato la pro-duzione di vini frizzanti, mentre per base ampelografica e cer-ti caratteri di austerità ricorda il vicino Piemonte. Dai 6 mila ettari produttivi, circa 320 mila ettolitri confluiscono nelle Doc, mentre solo 70 – 80 mila ettoli-

tri diventano Igt o vino da tavo-la. Gran parte delle uve, quin-di, sono destinate a far parte di una delle tre Doc tutelate dal Consorzio: Gutturnio, Ortrugo e Colli Piacentini, denominazio-ne ombrello con un alto nume-ro di sottozone. Il Gutturnio lo troviamo in versione frizzante, Superiore e Riserva; l’Ortrugo è un vitigno autoctono estre-mamente versatile, solitamente spumantizzato o frizzante, pia-cevole, profumato, con un carat-teristico retrogusto amarognolo. “Dopo anni di silenzio, è giunto il momento di dare voce a que-sta terra generosa, diffondendo conoscenza e reputazione. I vini dei Colli Piacentini hanno da sempre riscontrato un tale successo nelle zone limitrofe da non aver avvertito la neces-sità di promuoversi altrove. Ma questo oggi non è più pensabile. Ecco che il Consorzio ha deciso di guardare oltre”. •

Una terra generosa, dove si mangia e si

beve bene, emiliana ma con influenze

piemontesi. Dove la vite ha radici antiche

e i vini personalità molto diverse. A raccontarcela è

Roberto Miravalle

di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Consorzio Vini Doc Colli Piacentini: è tempo di farsi sentire

Consorzio Vini Doc Colli Pia-centini: it’s time to rise our voiceA generous land, where food and drink are excellent, with a soul from Emilia but also with influences from Piedmont, a place where vines have deep roots and wines have different personalities. Roberto Miraval-le talks about it

Few minutes after leaving the city of Piacenza, the landscape chang-es completely. We are in company with Roberto Miravalle, the presi-dent of Consorzio Vini Doc Colli Piacentini. Four valleys and three Doc, three “princesses”, as Roberto says when he talks about the grape varieties that grow here: Barbera, Croatina (called Bonarda) and Malvasia di Candia, the only aro-

matic one among the 17 kinds of Italian Malvasia. Val Tidone is the most suited area for wine-making in the surrounding of Piacenza: 55% of the grapes come from its sweet hills. Here we discover Ziano Piacentino, a municipality that can boast the Italian suprem-acy for the extension of vineyards (and a look is enough to have a confirmation of it). Val Trebbia is, instead, one of the most beautiful valley in Italy, together with Val Nure and Val d’Arda: it’s charac-terized by a wild and woody land-scape. It’s an area where vineyards are less diffused but with excellent results. Piacenza is a border land, and a crossroad of civilizations. In terms of vine-growing it has never reached the volumes of Emilia but it has inherited from it the predi-lection for sparkling wines, while

from an ampelographic point of view it reminds Piedmont. From its 6,000 productive hectares of land, about 320,000 hl of must become Doc wine, while only 70–80,000 become Igt or table-wine. The greatest part of the grapes become one of the three Doc pro-tected by the Consorzio: Gutturnio, Ortrugo and Colli Piacentini, a denomination that includes many

areas. Gutturnio have three ver-sions: sparkling, Superiore and Riserva; Ortrugo, a versatile au-tochthonous grape variety is spar-kling pleasant and perfumed, with a typical bitter aftertaste. “After a long period of silence it’s time to give voice to this generous land, promoting it and giving its prod-ucts their proper place in the oe-nological survey. The wines from Colli Piacentini have always had a great success in the surround-ing areas and for this reason the producers have never had the ne-cessity to promote them abroad. But times have changed and the Consorzio now looks beyond our borders”. •

CONSORZIO VINI DOC COLLI PIACENTINIStrada Valnure, 3 29122 Piacenza (PC)Tel. 0523 591720Fax: 0523 592564www.piacenzafoodvalley.it

[email protected]

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“Puro talento italiano”, questa è la frase che, racchiudendo quel mix di lusso e di artigianali-

tà, esprime al meglio il progetto legato al vino di Tonino Lambor-ghini, rappresentante di uno dei marchi portavoce del Made in Italy e da sempre appassionato di enologia. La filosofia, da cui tutto è nato,

è stata quella di selezionare le migliori produzioni vinicole italiane e da questo produrre un qualcosa di unico, che rap-presenti l’eccellenza dell’Italia nel mondo, sotto la supervisione del wine expert Stefano Agazzi e dell’enologo Marcello Galetti. La gamma aziendale è composta da due marchi, le cui etichette hanno un forte legame con il ter-ritorio emiliano e con i migliori terroir della nostra penisola. Il brand Sangue di Miura, che prende il nome dalla più ag-gressiva e celebre razza di tori da combattimento, comprende il Supertuscan, il Vigna delle Rose ( a base di uve “brachet-to miliardi” vinificato in rosso, non frizzante quindi unico nel suo genere), il Merlot umbro, la Malvasia di Candia secca, il Vermentino maremmano e il Metodo Classico, un brut a base di Pinot Nero e Chardonnay di

grande eleganza, prodotto esclu-sivamente in magnum. Di Pa-lazzo del Vignola, nome che deriva dalla cinquecentesca vil-la che oggi è sede della Tonino Lamborghini Spa, fanno parte il Cabernet Sauvignon, il Gut-turnio e il Sauvignon dei Colli Piacentini, il Chianti, il Monte Rosso Val d’Arda e uno Charmat

di Pinot Nero e Chardonnay. A questa selezione si sono aggiun-ti gli ultimi tre nati sotto il mar-chio Sangue di Miura, i vini che più di ogni altro rappresentano la qualità e proprio per questo soprannominati “Superitaly”: l’Amarone della Valpolicella, il Barolo e il Brunello. Anche le etichette sono un qualcosa di unico, realizzate in ceramica naturale, fatte a mano, rendono ogni bottiglia una piccola opera d’arte. Lo scorso anno sono state prodot-te solo cinquantamila bottiglie per pochi selezionati clienti nel mondo, in mercati come Cina, Corea, Brasile, Stati Uniti e Russia. Tutti i vini della Tonino Lamborghini infatti godono di un alto posizionamento e di una distribuzione molto selettiva, dedicata a ristoranti, lounge ed enoteche più esclusivi in tutto il mondo. •

Sangue di Miura e Palazzo del Vignola, i marchi vinicoli di

Tonino Lamborghini che rappresentano

l’eccellenza italiana nel mondo

di Marina Ciancaglini

Talento da bere

A glass of talentSangue di Miura and Palazzo del Vignola: Tonino Lambor-ghini’s oenological brands that represent the Italian ex-cellence in the world

“Pure Italian talent”: this phrase that encloses a mix of lush and craftsmanship express at best Tonino Lamborghini’s oenological project. In fact he is a wine lover and connoisseur and represents one of the best expressions of Made in Italy.His philosophy leaded him to select the best oenological pro-ductions and promote them in the world, under the supervi-sion of the wine expert Stefano Agazzi and of the oenologist

Marcello Galetti. The range of products that Lamborgini pro-motes includes two brands that expresses a strong relationship with the Emilia and the most interesting terroirs of Italy. Sangue di Miura, a brand that takes its name from a famous and strong breed of bulls in-cludes Supertuscan, Vigna delle Rose (made of “brachetto mili-ardi” vinified in red; a not spar-kling wine and for this reason unique), Merlot from Umbria, a dry Malvasia di Candia, Ver-mentino from Maremma and Metodo Classico brut based on Pinot Nero and Chardonnay, an elegant wine that is pro-posed only in magnum bottles. Palazzo del Vignola, a brand

whose name comes from the XIV century villa that nowa-days is seat of Tonino Lambo-rghini Spa, proposes Cabernet Sauvignon, Gutturnio, Sauvi-gnon dei Colli Piacentini, Chi-anti, Monte Rosso Val d’Arda and a Charmat made of Pinot Nero e Chardonnay. Beside this selection, there are the three last born by Sangue di Miura, wines that are synonymous of the Italian quality in the world, called for this reason “Superi-taly”: Amarone della Valpoli-

cella, Barolo e il Brunello. Labels too are unique master-pieces: made of white natural handmade ceramic, they makes every bottle a little work of art. Last year only 50,000 bottles have been produced, a jewel for selected collectors from China, Chorea, Brazil, USA and Rus-sia. Tonino Lamborghini’s wines enjoy a selected high quality market and distribu-tion: only the most exclusive restaurants, lounge bars, and winehouses.•

OFFICINA GASTRONOMICA SRL TONINO LAMBORGHINI SPAvia Funo 41 - Funo di Argelato (BO)Tel. 051 862628 - Fax. 051 864956

[email protected]

Official Distributor:IMEDHIA GESTIONI srlVia Verdi 46/a (PC)Tel +39 335 5646108

[email protected]

Veduta di Villa Oppi, sede di Imedhia Gestioni, distributore ufficiale dei vini Palazzo del Vignola e Sangue di Miura

Il Magnum Sangue di Miura aperto con la sciabola

Le etichette in ceramica naturale delle linee Palazzo del Vignola, Sangue di Miura e Superitaly. Il Comm. Tonino Lamborghini

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Quando un impren-ditore di successo – come spesso accade – decide di mettersi

a produrre il vino, può farlo per due scopi: business o passione.

Andando a visitare la Tenuta Biodinamica Mara, scoprire-te che Giordano Emendatori (l’imprenditore di successo di cui sopra), è riuscito a trovare

un movente ancora più alto: lui il vino lo fa per l’“emozione”. A spiegarci il motivo di questa scelta è l’amministratore-vigne-ron Leonardo Pironi: “Quando raggiungi col vino il massimo della sua qualità, bisogna ren-derlo oltre che buono, soprat-tutto emozionante, per renderlo unico”. Così nasce l’azienda in quel di San Clemente (Rimini) grazie anche all’aiuto dell’agro-nomo biodinamico Leonello Anello. Per scelta nessun in-tervento da parte di “enologi di grido” che hanno il vizio di fare i vini tutti uguali. Tenuta Mara fa crescere l’uva in un ambiente il più possibile ricco di biodiversità e, ovviamente, suggestioni: dei 3,5 ettari vi-tati (che a breve diventeranno 6), una parte ascolta musica classica 24 ore su 24. I vigneti sono costellati di cassette per far nidificare gli uccelli, con punti di proliferazione per gli insetti (soprattutto gli imenotte-ri antagonisti dei parassiti del-la vite), una parte dell’azien-da (che conta 17 Ha totali)

ospiterà un parco naturale, e sono già pronti i ricoveri per i cavalli: la grande passione di Giordano Emendatori. La cura della vite segue le prassi bio-dinamiche, che hanno lo scopo di “rendere elevata la vitalità della pianta” come ci spiega Pironi mostrandoci le due se-lezioni massali di Sangiovese, dalle quali si produce l’unico vino dell’azienda: “Maramia”. La vendemmia si fa a mano, in un clima di festa che coinvol-ge amici e parenti (anche voi potreste partecipare, facendo richiesta sul sito dell’azienda), l’uva viene selezionata su più di sei metri di tavolo di cerni-ta (con oltre 16 selezionatori) in modo che caschino nel tino (per gravità) solo i chicchi perfetti. In cantina la fermen-tazione è spontanea, ad opera dei lieviti presenti sulla ricca buccia dell’uva, e non c’è im-pianto di refrigerazione, perché la fermentazione raggiunge da sola il suo equilibrio termico; non pressano le vinacce perché vogliono che solo il mosto fiore

continui il suo viaggio per di-ventare un grande vino. Tutto il processo procede senza additi-vi (ad esclusione di una piccola quantità di SO2 indispensabile a non far diventare il vino, ace-to) fino all’imbottigliamento. Assente anche la filtrazione, il vino decanta naturalmente du-rante l’affinamento in botti, ton-neux e barriques. La vendem-mia 2011 è già stata decretata “miglior biodinamico d’Italia” da Luca Maroni (Annuario Vini 2013), e come potrete immagi-nare le bottiglie di Tenuta Mara vengono vendute in un batter d’occhio, soprattutto sui mer-cati esteri dove la sensibilità ai temi della biodinamica è mag-giore. Ma i progetti di Emen-datori non finiscono qui: è in costruzione una “cantina d’au-tore” direttamente collegata ad un resort per l’ospitalità di ami-ci e clienti. Un obiettivo ambi-zioso, che una volta concluso, accompagnerà degnamente le suggestioni che suscita il suo Sangiovese e, ancora una volta, ci farà emozionare.•

Un viaggio nell’universo della Tenuta

biodinamica Mara, dove Giordano Emendatori fa

crescere la vite in un habitat unico, che dona al vino

caratteristiche suggestive

di Max Brod

Produrre il vino per “emozione”Produrre il vino per “emozione”

Making wine for “the emotion” it givesA journey into the univer-se of Tenuta Biodinamica Mara, the winery where Giordano Emendatori let grow the vines in a unique habitat that gives to the wine suggestive peculiarities

When a successful entrepre-neur decides to join the world of wine-making either it’s a matter of business or passion. At Tenuta Biodinamica Mara, Giordano Emendatori has been able to find an even higher aim: he makes wine for the emotion it gives. It’s the vigneron-man-ager Leonardo Pironi who ex-plains us what it means: “When you reach the top you have to make your wine not simply good but moving. That’s what makes it unique”. This is the leading philosophy of this win-ery from San Clemente (Rimi-ni), that gains excellent results also thanks to the biodynamic agronomist Leonello Anello.

Here there are no famous oe-nologists, that sometimes make one-style wines. Tenuta Mara let its grape to grow in a bio-logically and “culturally” rich environment: in a peculiar area of its 3.5 hectares (that soon will become 6), the vines enjoy classical music 24 house a day. Also, in the vineyards there are small structure that can host bird-nests and proliferation points for insects (in particu-lar the antagonists of the vine parasites). Soon another area of the estate (which consists in

17 ha in total) will be a natu-ral park with shelter for horses, another Giordano Emenda-tori’s great passion. Vineayards are managed according to a biodynamic philosophy with the intention of increase the vigour of the plants” as Pironi says, showing the two massal selections of Sangiovese, that composes “Maramia”, the only label of this winery. Harvest is manual and family members and friends are invited to enjoy its merry athmosphere (the win-ery welcomes also all the guests

who wish to take part in it). Then the bunches are selected on a 6 metres table (with more than 16 selectors) to let drop in the vinification vats only the best grapes. In the cellar, fer-mentation is spontaneous and there is no refrigerating system because it reaches naturally it thermal balance. Marc is not pressed to let the must to con-tinue its slow process and be-come a great wine. No additives are employed (except a neces-sary small quantity of SO2) until the bottling. Even filtra-tion is avoided, wine decants naturally during the ageing in tonneux barrels and barriques. 2011 harvest has already ap-pointed by Maroni as the best Italian biodynamical wine, and as you can probably imag-ine, the bottles branded Tenuta Mara are almost immediately sold out after their launch-ing, most of all in the foreign markets where the demand for biodynamical products is high. But Emendatori has other new projects in his mind: an “author cellar” connected with a resort to welcome friends and custom-ers. An ambitious project that will give new emotions .•

TENUTA BIODINAMICA MARAVia Ca’ Bacchinno s.n. 47832 San Clemente (RN) ItalyTel: +39 0541 859607

[email protected] www.tenutamara.it

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Anche nel vino si può essere mar-ket oriented, lavorare bene in termini di comunicazione, ma non per questo abrogare la legge

(non scritta) della qualità: questa sembra essere la formula – assolutamente vincente – di Piera Martellozzo e del-la sua azienda friulana. E i suoi vini, belli e ricercati nell’estetica, non de-ludono mai al bicchiere, raccontando la tipicità del territorio attraverso persona-li interpretazioni dei vitigni autoctoni. Op-pure aprendosi ad ispirazioni internazionali. Dalle bollicine ai grandi rossi, passando per bianchi vivaci e beverini: la linea di prodotti è ricca e varia e soddisfa ogni gusto e occa-sione di consumo. Su queste terre ciottolose Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Refosco dal Peduncolo Rosso trovano il loro habitat naturale, ma anche Sauvignon, Traminer e Pinot Grigio si sentono ormai a casa. Molta attenzione è rivolta verso l’estero, con Paesi consolidati e nuovi acquirenti, come Cina, Messico, Perù, Paesi dell’Est europeo, In-donesia. Qua, racconta Piera, l’importante è capire quali siano gli stili di vita, l’arte culi-naria e i gusti, fare molta formazione, affian-care la forza vendita. Proprio la formazione è un altro punto su cui l’azienda ha sempre investito, anche rivolgendosi al consumatore finale, organizzando ad esempio da tre anni (da ottobre a giugno) un ciclo di incontri de-

nominato “Scuola di Vino”. In attesa della stagione estiva, non possiamo che consi-gliare le colorate “Perle di Piera”: bollici-ne piacevoli, fresche, che hanno raccolto il

plauso straniero con premi da San Francisco e Hong Kong. Per chi sceglie “bio”, consigliamo invece

la linea “Giade” , che con il restyling ha acquisito nuova veste: “il biologico ha spes-so un’immagine agreste, invece può anche essere elegante”, dice Piera. Questa ne è la prova, e il Prosecco Frizzante con chiusura a spago sprigiona sentori di acacia, glicine e buonumore.•

Così è l’azienda Piera Martellozzo, che punta

molto su formazione, comunicazione, apertura

verso nuovi mercati. Ma al primo posto c’è

sempre la qualità

di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Fresca, giovane, brillante: come le sue Perle

As fresh young and brilliant, as her “perls”Piera Martellozzo’s winery bets on trai-ning, communication and new markets but first of all there’s always quality

Even wine can be market oriented, that means working hard in terms of commu-nication but nonetheless looking always for quality. That’s Piera Martellozzo’s win-ning philosophy: her wines are fine and aesthetically refined but they never leave the taster disappointed and tells the stories of the territory of Friuli through personal interpretations of autochthonous grape va-rieties, or propose her aperture to interna-tional inspirations. From sparkling wines to important red wine, passing through lively and easy-to-drink white wines: the range of products proposed by her winery is rich and satisfy different demands. On this stony soils grow Ribolla Gialla, Mal-vasia Istriana and Refosco dal Peduncolo Rosso beside Sauvignon, Traminer and Pi-not Grigio. A peculiar attention is reserve to the foreign markets, such as China, Mexico, Perù, East European countries and Indonesia. Here, Piera says, it is very important to under stand the ways of life, the local cuisine, the tastes and combine training and bargaining power. The win-ery has in fact invested very much in train-ing, involving also the final consumer: an example of it is the cycle of seminar-ies called “Wine School” that take place from October to June. Waiting for the sum-mer we cannot but think about the colour-ful “Perle di Piera”: pleasant and fresh sparkling wines that have been awarded

in many foreign countries from San Fran-cisco to Hong Kong. For those who prefer organic wines, there is the line “Giade” , with a brand-new packaging: “Organic products are often associated with country-

style but they can be very chic too” says Piera. And these wines are a proof of it: a fresh sparkling Prosecco Frizzante chord-tied with perfumes of acacia, wisteria and happiness. •

PIERA MARTELLOZZO SPA Via Pordenone, 3333080 San Quintino (PN)Tel. +39 0434 963100Fax +39 0434 963115www.pieramartellozzo.com

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“L’acqua divide gli uo-mini, il vino li unisce”. Con questo motto è nata la Cantina Rauscedo 60

anni fa. Oggi una delle realtà rappresentative del Friuli viti-vinicolo. Staff giovane (età me-dia 35 anni), mentalità im-prenditoriale e moderna, come dimostra anche l’eleganza es-senziale di tutte le etichette. I terreni vitati hanno caratteri-stiche straordi-narie: posti tra i fiumi Meduna, Cellina e Tagliamento. L’acqua si infiltra nel sottosuolo e riaffio-ra più a sud con le risorgive. Il suolo è perciò composto dal se-dimento lasciato dai fiumi negli anni: ciottoli bianchi lungo i fi-lari “quasi a contrastare il verde delle piante di vite nel periodo estivo”. Non dimentichiamoci

che questo è anche il territorio che ha preservato la vite europea dalla fillossera. Oggi Rauscedo è di diritto “capitale mondiale del-la barbatella”. Tra i vini in gamma, la varietà di punta è il Sauvignon: con un

attento lavo-ro di squadra e grazie alle e s c u r s i o n i termiche tra giorno e notte, sa restituire aromi inedi-ti, freschi e piacevoli. Il progetto per il futuro ce lo racconta Mi-

chele Leon (che di Rauscedo è anche Sindaco): “Entro 2 anni vogliamo diventare l’azienda di riferimento per la zona Dop Friuli Grave, innalzando anco-ra la qualità in un connubio tra eccellenza negli aromi prima-ri delle uve e del vino, nome e packaging della bottiglia”. La Cantina vanta anche 4 punti

vendita diretta in cui i vini vengono abbinati alle Dop dell’agroalimentare locale, e nel periodo della vendem-mia resterà aperta per le visite guidate. Porte aperte per scoprire un patrimonio unico al mondo (s.a.). •

“The water divides men, while wine unites them”. With this motto Cantina Rauscedo started its activity 60 years ago. Nowadays it’s one of the most representative realties of the Friuli wine-making. The staff is young (average age 35), modern entrepreneur-ial attitude, as shown by the minimalist style of the labels. Here grapes grow in an ex-traordinary position: between the rivers Meduna, Cellina and Tagliamento. Water per-meates the soil and pours in the southernmost sources. For this reason, the soil is made of sediments and we can no-tice white pebbles alongside the rows of vines that create a beautiful contrast of colours in the summer when the vines flourish. We should remember that this territory is the one that protected the European vines from the phylloxera. In fact, Rauscedo can be de-fined the capital of vine-roots. Among the range of wines pro-posed by this winery, the but-tonhole is Sauvignon, created thanks to a good team-work that combined to the natural high temperature range can give to the wine its excellent aromas. Michele Leon (major of Rauscedo too) tells about the projects for the future: “In two years we aim to become the point of reference for the Dop Friuli Grave area, improving quality and combining excel-lence of grapes and wine with a charming packaging. This winery can boast also 4 shops where wines are matched with the local Dop products. Also, during the harvest, the winery will welcome all guests who wish to know better a unique patrimony. •

Cantina Rauscedo, the ro-ots of wine (and it’s not a cliché)A journey into a unique ter-ritory, where modern tech-nique meets the history of wine-making

Viaggio in un territorio unico, dove la tecnica

moderna si intreccia alla

storia della vite

Alfredo Bertuzzi, Presidente di Cantina Rauscedo da oltre 13 anni

CANTINA RAUSCEDO S.C.A.Via del Sile, 16 33095 Rauscedo (PN) Tel. +39 0427 94020 Fax +39 0427 94374www.cantinarauscedo.com

[email protected]

Cantina Rauscedo, le radici del vino

(e non è una frase fatta)

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La sua produzione è consentita solo nel comune omonimo, in provincia di Vercelli: stiamo parlando del Gattinara Docg,

la cui base ampelografica – come da Disciplinare – è per minimo il 90% Nebbiolo, chiamato localmente Span-na. Un grande protagonista della viti-coltura piemontese, modesto solo per estensione territoriale e numero di bottiglie ma non certo per carattere. A scriverne fu anche Mario Soldati, “in-ventore” (fra le altre cose) nel 1956 del format del “reportage enogastronomi-co” pensato per la neonata televisione. Scrive Soldati, ne “La messa dei villeg-gianti”: “Meglio un Gattinara cat-tivo che un Chianti buono!” grido allora io, arrabbiato. È mia ferma opinione, infatti, che si debba sem-pre, fin che si può, mangiare e bere del paese in cui ci si trova, o almeno dei luoghi più vicini. E ancora: Un sorso di Gattinara. Purchè vero. Non chiedo di più. I vigneti del Gat-tinara seguono la conformazione colli-nare della zona e affondano le radici in terreni argillosi, limosi, sabbiosi, in al-cune zone estremamente rocciosi, con una composizione mineralogica che è

quella delle Alpi. La posizione delle vigne, ai piedi della catena del Mon-te Rosa, spiega lo scheletro del suolo e il particolare microclima, con forti escursioni termiche soprattutto nei mesi di agosto e settembre. Allo stes-so tempo, accantonando per un attimo gli aspetti più tecnici, contribuisce al fascino di questi – poco meno di 100 – ettari vitati. In cantina, il vino atto a divenire Gattinara Docg deve riposare 35 mesi, di cui almeno 2 anni in botti di legno. Tempi ancora più lunghi sono quelli richiesti per fregiarsi della dici-tura Riserva: 47 mesi, di cui almeno 3 anni in legno, e un titolo alcolometrico naturale più elevato. La zona di Gatti-nara ha una lunga storia enologica alla sue spalle: la timeline inizia col II se-colo a.C., quando i Romani piantarono i primi vigneti, e approda al 1990, con il riconoscimento della Denominazio-ne. Una storia importante, condizioni pedoclimatiche ottimali per il Nebbio-lo, produzioni legate alla tradizione e orientate alla qualità si materializzano nel bicchiere con un vino di grande corpo, struttura, ricco di profumi e intensità, apprezzabile ora come dopo anni. •

Nel ricco panorama enologico piemontese, questa piccola denominazione rischia spesso

di finire in una zona d’ombra. Ingiustamente. Espressione di un grande

Nebbiolo, dal carattere montano

di Claudia Cataldo

Un sorso di Gattinara. Non chiedo di più

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Storia dell’uomo e storia del vino: un intreccio affascinante che passa anche attraverso realtà come quella della Cantina di Gattinara. Nata nel 1908

con l’intento di salvaguardare la viticultura gattinarese, oggi grazie a 40 soci “per passio-ne tramandata” ha mantenuto la sua coerenza. A difesa della tradizione, al riparo dalle mode del momento. Oggi, dopo oltre 100 vendemmie, la Cantina è una delle realtà enologiche più rappresentati-ve della zona. La punta di diamante è il Gattinara Docg. Un vino (e una filosofia produttiva) fedele a se stes-so. Le tendenze commerciali lo vorrebbero più ruffiano, invece qui di ruffiano non c’è niente: lo stile è classico e puro, il vino invecchia a lungo in botti di rovere, senza uso di barriques, ha un carattere austero e un po’ “scontroso”. Per farsi apprezzare chiede tempo. Come nel ciclo della vite, è il tempo dell’attesa e della pazienza, della giusta meditazione che pre-

cede qualcosa di grande. Non è un veloce aperitivo e va assaggiato insieme a piatti for-ti della tradizione piemontese. Nel bicchiere, lentamente si aprono i profumi delle colline pedemontane, della terra e della roccia da cui nasce, dei ripidi pendii che richiedono auda-cia e tenacia per essere coltivati.La Cantina di Gattinara organizza anche escursioni sui sentieri che conducono dal bor-go di Gattinara alla vetta del Monte San Lo-renzo lungo i vigneti. Dopo, la degustazione è d’obbligo, per scoprire che tutta questa bel-lezza è possibile, ma solo a patto di non avere fretta. (s.a.)•

When men’s story merges with the story of wine: a charming combination as it is for Cantina di Gattinara. Founded in 1908 to save the vine-growing tradition of Gattinara, nowadays the cooperative counts 40 passionate partners but it’s first target is to protect tradition from short-lived fashions. After 100 harvests, the winery is one of the most representative realities of this area. The buttonhole of the production is obvi-ously Gattinara Docg: a winery that mirrors a productive philosophy alias coherent. In spite of the markets trends, this wine remains hon-est and rich of personality: its style is classic and pure; it ages in oak barrels for a long time (no barriques are employed) and has a severe

and a bit “rough”. To be appreciated, it needs time. As well as the natural cycle of vine, wait and patience, meditation, leads to something great. It’s not suitable for a quick aperitif but it has to be tasted with the typical structured tra-ditional dishes of piedmont. In the glass, it re-veals slowly characteristics perfumes of its hills and land, of the rocks and steep slopes where it springs. Cantina di Gattinara organizes also tours on the mountain paths that lead from the village of Gattinara to the top of Mount San Lorenzo, alongside the vineyards. After such an amazing trip, a tasting is the ideal conclu-sion, to discovery that all this beauty is pos-sible only when one forgets hurry. •

Witnesses of the past that looks towards the futureSlow gestures that have been repeated for more than 100 years make an impor-tant wine: that’s the secret of Cantina di Gattinara

Gesti lenti e ripetuti da più di 100 anni per un vino di spessore. Ecco il segreto della Cantina di Gattinara

CANTINA SOCIALE DI GATTINARA SCRL Via Monte Grappa, 6 - 13045 Gattinara (VC) - Tel. +39 0163 833568 - Fax +39 0163 826302

[email protected] - www.cantinagattinara.it

Testimoni del passato, con lo sguardo al futuro

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Correva l’anno 1958 e Giancarlo Travaglini aveva un sogno. Quello di rinunciare alle grandi quantità per una viticoltura d’eccellenza,

riponendo grandi speranze in questa terra e nel suo vitigno principe, il Nebbiolo. Questo sogno, oggi, è l’azienda che ne porta il nome: frutto di una visione lungimirante e non subito compresa, di dedizione, tradizione, valori, poi raccolti dalla figlia Cinzia e da Massimo, suo marito. Dei 100 et-tari della produzione della Docg Gattinara, 59 sono di proprietà dell’azienda. Si colti-

va solo Nebbiolo, la cui grande finezza e mi-neralità vanno ricercate nelle forti escursioni termiche – siamo ai piedi delle Alpi – e nel-la composizione rocciosa dei terreni, fatti di porfido, granito e ferro. Nelle migliori annate e solo dalle migliori posizioni di ogni vigne-to vengono selezionate le uve che danno vita

al Gattinara Docg Riserva, vinificato in vasche d’accia-io e poi affinato per almeno tre anni in legno, riconosciu-to da Luca Gardini come uno dei mi-gliori 100 vini del mondo. L’eleganza, la finezza, la grande struttura che si ac-

compagna alla facilità di beva, sono il deno-minatore comune dei tre Gattinara Travaglini: accanto alla Riserva, una versione base e il Tre Vigne, imbottigliato per la prima volta nel 1997 dall’assemblaggio di tre vigneti storici. “E poi c’è Il Sogno – racconta Cinzia – il vino dedicato a papà. Fu lui stesso ad iniziare que-sto progetto nel 2004, qualche mese prima di venire a mancare. Abbiamo voluto continuare quello che aveva iniziato, senza ben sapere quale sarebbe stato il risultato. Le uve, dopo la raccolta, vengono messe sui graticci fino a gennario e poi affinate in legno per quattro anni: il vino mantiene le caratteristiche del Gattinara, la sua complessità e mineralità, ma con un finale leggermente dolce”. Anche con l’attuale generazione, l’ago della bussola punta sempre verso la qualità: continuano le sperimentazioni e gli studi (ne è un esempio l’impianto di 300 viti di Co Bianco, un nuovo clone di Nebbiolo), così come le migliorie in vigna e in cantina (il sesto di impianto nelle nuove vigne è di 5.500 viti per ettaro). Ma c’è un elemento, inequivocabile, che identifica l’azienda: la bottiglia “storta”, disegnata nel 1958 dallo stesso Giancarlo a mo’ di piccolo decanter e ancora oggi inimitabile e conosciu-ta in tutto il mondo. •

Cinzia Travaglini descrive il sogno di suo

padre Giancarlo e di come oggi, quel sogno,

rappresenti più del 50% della produzione del

Gattinara

di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Travaglini, quella bottiglia

inimitabile

Travaglini, an inimitabile bottleCinzia Travaglini talks about her father’s de-ram, that now represents more than 50% of the production of Gattinara

It was 1958 and Giancarlo Travaglini had a dream: to renounce to great quantities in favour of an excellence vine-growing, that would bet on this land and on its main grape variety, Neb-biolo. This dream is now reality: a winery that has his name and is the fruit of a farsighted, and not immediately understood, devotion to the values of tradition. Nowadays Giancarlo’s spirit has been inherited by his daughter Cinzia and her husband Massimo. The winery owns 59 hectares of the 100 that compose the Docg Gattinara. Here grow Nebbiolo only, a grape variety whose great fine and mineral character is due to the high temperature range – we are at the foot of Alpi – and to the rocky composi-tion of the soil, made of porphyry, granite and iron. In the best year and only in the best areas of the vineyards, the winery selects the grapes for Gattinara Docg Riserva, a wine vinified in steel vats and refined three years in wood. This label has been acknowledged by Luca Gardini as one of the best 100 wines of the world. The el-egance, finesse and structure, together with an easy-to-drink character, are the main peculiari-ties of the three Gattinara Travaglini: beside Riserva, the winery proposes a basic version and Tre Vigne, a wine that was bottled for the first time in 1997 blend the products of three histori-cal vineyards. “And then comes Il Sogno (the

dream) – tells Cinzia – the label dedicated to my dad. He started this project in 2004, just few months before he died. We wanted to continue what he had started, but we couldn’t know the finial result. The harvested grapes are placed on the racks until January and then the wine ages in wood for 4 years: this wine has all the pecu-liarities of Gattinara, its complex and mineral inklings but with a light sweet ending”. Quality is the strength point of this new management too, together with experimentation and studies (one example of it is the planting of 300 Co Bi-anco vines, a new clone of Nebbiolo), and the continue improvements both in the vineyards and in the cellar (the new vineyards have a den-

sity of 5.500 vines/ha). But there is an element that characterizes this winery in the world: its bent bottle, designed by Giancarlo in 1958; it looks like a small decanter and it’s inimitable and well-know in the world still today. •

TRAVAGLINI GIANCARLOVia delle Vigne, 36 - 13045 Gattinara (VC) Tel. +39 0163 833588 - Fax +39 0163 826382

[email protected] - www.travaglini.it

CAMPAGNA FINANZIATA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE N 134/07

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“Questo è un vino fortu-nato, che si racconta da solo”. Dobbiamo fare un passo indietro, al 2002,

quando Raffaella Rossi e il ma-rito Riccardo ristrutturano l’ot-tocentesca Villa Remotti, a Fu-bine Monferrato, e intervengono sulle terre a questa annesse, da lunga data vocate alla viticoltu-ra. Con gli amichevoli consigli iniziali di Donato Lanati, che proprio a Fubine, due colline più in là, ha realizzato la sua “Enosis” e alla lunga esperien-za e passione del responsabile agricolo Giorgio, si comincia-no a piantare le prime vigne, cercando l’esposizione ideale, studiando il terreno, la falda di acque, il microclima. Ci si ap-proccia al vino con l’umiltà di chi ha fatto anche altro nella vita, ma con la volontà di fare le cose nel miglior modo possibile e soprattutto dando un’impronta che oggi si ritrova nel bicchiere: la Barbera deve essere vinifi-

cata nel solo acciaio, per dare vini sinceri e schietti, in me-moria della tradizione. Il resto del racconto è nelle bottiglie. “I vini sono venuti fin da subito buonissimi, con una loro perso-nalità unica. Sono espressione di queste terre, senza artifici né retorica. Frutto di un accurato lavoro in vigna, vinificazioni se-parate delle parcelle, tempi di lavoro che seguono le stagioni e il clima. Siamo partiti dal ter-reno, lo abbiamo assecondato e il risultato è stato assolutamente

straordinario”, racconta Raf-faella. E continua: “Abbiamo circa 6 ettari di vigneto, da cui otteniamo per scelta qualitati-va 25 mila bottiglie. La prima Barbera l’abbiamo chiamata Fanciot, fanciullo in dialetto monferrino ; l’altra, il Raffar-do, è l’unione dei nostri nomi. Abbiamo anche il Barbachina, una Barbera aromatizzata alla china digestivo non impegnati-vo. L’ultimo arrivato è un bian-co Chardonnay, che sarà pre-sto in commercio con il nome

di Sha’ar”. Il perché di questo nome è quanto mai affascinan-te: “La parola Chardonnay ha origini ebraiche: il vitigno ve-niva coltivato sulle pendici che portavano al tempio di Gerusa-lemme. Per questo era chiamato Shahar Adonay, ovvero la porta di Dio. Da qui Sha’ar”. Lasciare Villa Remotti e le sue vigne – che ricordano un giardino tanta è la cura – è piuttosto sugge-stivo. Una risposta italiana ai francesi chateaux, nel basso Monferrato. •

Una villa ottocentesca, circondata da

vigne – giardino. Villa Remotti

produce Barbera d’Asti Docg,

Barbachina e, l’ultimo arrivato,

lo Sha’har

di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Un vino sincero, come quello di una volta

A sincere wine… as once agoA XIX century villa, surrounded by vineyards and a garden: Villa Remotti produces Barbera d’Asti Docg, Barbachina and the last born Sha’har

“That’s a lucky wine, a wine that presents itself”. Let’s do a step back-ward: in 2002, Raffaella Rossi and her husband Riccardo restore the XIX century Villa Remotti, in Fubine Monferrato, and invest on the annexed lands, an area always suited for vine-growing. Thanks to the advises of Donato Lanati, who in Fubine, few steps far from here, has created his “Enosis” and to the long passionate experience of his vine-grower Giorgio, they start to plant the first vines, after study-ing the soil, the water resources, the microclimate and looking for the best exposure. Their approach to the world of wine-making is humble but enthusiastic: their wish is to do everything at the best of their possibility. Now we can taste a drop of this spirit in their wines: Barbera vinified in steel only, in

order to obtain sincere and frank wines, in the name of tradition. “Our wines have a unique person-ality: they are the purest expression of this land, without any trickery or rhetorical. They are the fruit of a careful work in the vineyard, of separated vinification processes, of a work that respect the natural

rhythms of seasons and climate. We started from the land, we let it express its potential and the re-sult has been extraordinary”, says Raffaella. And she continues: “We own about 6 ha of vineyards, from which we get only 25,000 bottles, due to our qualitative choices. Our first Barbera was called Fanciot, “child” in local dialect; the other one, Raffardo, take sits name from a combination of our names. Also, we propose Barbachina, a china aromatized Barbera, a pleasant digestive. The last born is a white

Chardonnay, that soon will be marketed with the name Sha’ar”. What does this name mean? The explanation is a charming one: “The word Chardonnay has Jew-ish origins. This grape variety grew on the foot of the hill where was the temple of Jerusalem. That’s why it was called Shahar Adonay, that means, the door of God. So Sha’ar”. Villa Remotti and its vineyards remind a garden cultivated with care: an Italian answer to the French chateaux, in the low Monferrato. •

VILLA REMOTTIStrada privata Remotti - 15043Fubine Monferrato (AL) Tel. +39 335 6560624

[email protected] - www.villaremotti.it

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Eolo scuote il vigneto Puglia e non è la brezza del Mediterraneo

Eolo scuote il vigneto Puglia e non è la brezza del Mediterraneo

Antonio RestAPresidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria

Tavola rotonda del 16 maggio: è soddisfatto di come è an-data? Come giudica la partecipazione degli Assessori Nardoni e Nicastro (rispettivamente di Politiche Agroalimentari e Ambiente, ndr)? “Si, sono soddisfatto e giudico positivamente la partecipazione degli Assessori Nardoni e Nicastro, che hanno risposto all’invito manifestando interesse per l’argomento. Ho sentito molto anche la vicinanza del Senatore Stefàno, che ci ha sempre seguito in questi anni, dando un grande supporto al mondo agricolo. E consenten-doci, col Primitivo, di fare un piccolo miracolo. Primitivo che oggi sta dando frutti e reddito al territorio, non dimentichiamocelo”.Qual è stato un punto saliente emerso dall’incontro, su cui secondo lei si dibatterà ancora parecchio nei prossimi mesi?“Le Istituzioni presenti alla Tavola Rotonda si sono espresse dichi-arando unitamente che, nelle zone riconosciute dal MIPAAF a Doc e Docg, non devono insistere progetti, siano essi eolici o fotovol-taici, che possano alterare il territorio in maniera preponderante”.Cosa succederà adesso? “Seguiremo con attenzione l’evoluzione della vicenda, auspicando che il buon senso prevalga sulle scelte finali”.Cosa risponde a chi dice che le pale eoliche sono energia verde e non hanno mai fatto male a nessuno?“Concordo con quanti affermano ciò, purché l’insediamento eolico vada a interessare zone sgombre e non deturpi, in maniera “selvaggia”, un territorio da sempre vocato a colture prestigiose e di eccellenza (Vino Primitivo di Manduria Doc e Docg, Olio extravergine, ecc.).”

Angelo MAciPresidente del Consorzio di Tutela del Salice Salentino

Tavola rotonda del 16 mag-gio: è soddisfatto di come è andata? Come giudica la partecipazione degli Assessori Nardoni e Nicastro? “Sono molto soddisfatto. Il territo-rio ha risposto con grande inter-esse; tanti i produttori intervenuti all’incontro, tante le autorità, un segnale forte per la politica, che ha potuto registrare un alto grado di preoccupazione. Sono grato al presidente Introna e all’assessore Nardoni poiché hanno chiarito la posizione della Regione, che solo nel 2007 ha iniziato a rego-lare la materia, e hanno preso degli impegni precisi con la platea, assicurando che le terre del Salice e del Primitivo non saranno devastate”.Qual è stato un punto saliente emerso dall’incontro, su cui secondo lei si dibatterà ancora parecchio nei prossimi mesi?“È venuto fuori con chiarezza quanto sia importante far convivere gli interessi delle aziende che investono sul territorio in energie rinnovabili con quelli di chi, qui da sempre, si occupa e si preoccupa di curare la terra. L’agroalimentare è un settore in crescita, che meno degli altri ha sentito la crisi. C’è richiesta dei nostri prodotti dall’estero e noi abbiamo bisogno che le istituzioni si facciano baluardo per difendere le nostre produzi-oni tipiche dalle aggressioni delle multinazionali. L’appello è giunto anche dal mio amico Gianni Zonin che nel corso della tavola rotonda, unendo la sua alle nostre voci, ha chiesto di lasciar libere le campagne, di non sciuparne la bellezza e magari di puntare su forme alternative di recupero energetico che siano più compatibili con la realtà locale, con le sue tradizioni e con le sue vocazioni primarie”.Quante sono all’incirca le pale che si vorrebbe installare nei vigneti vitati a Salice, e quale soluzione proporrebbe per scongiurare questa “invasione”?“Il progetto che vede coinvolto il solo territorio del Salice Salentino prevede la realiz-zazione di 27 parchi per un totale di 601 torri che svilupperebbero più di 1400 megawatt. Mi vengono i brividi al solo pensiero di dover convivere con una centrale di tale portata, soprattutto perché all’incremento di parchi eolici e fotovoltaici non corrisponde una diminuzione della lavorazione del carbone nella vicina Centrale di Cerano, che da anni è il segno di un ambiente violentato”.Cosa succederà adesso? “Abbiamo già predisposto una relazione a margine della tavola rotonda che invieremo alle province di Brindisi, Lecce e Taranto, alla Regione Puglia e per conoscenza anche ai Ministri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico. I produttori del Salento non mollano”.Cosa risponde a chi dice che le pale eoliche sono energia verde e non hanno mai fatto male a nessuno?“Noi non siamo contrari a prescindere, anzi, siamo i primi sostenitori delle energie alter-native e siamo convinti della loro bontà ed efficacia. Chiediamo solo che venga valutata con più attenzione e con più rispetto la loro collocazione”.

Il P

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Il tacco d’Italia in questi ultimi mesi è stato scosso da un vento insolito: quello generato dalle pale eoliche. Qualcuno le chiama “giganti buoni”.

Giganti senza dubbio: gli impianti sono normalmente composti da torri alte tra i 60 e i 100 metri, e anche quando si parla di “mini eolico”, si va dai 15 metri in su.Buoni, dipende. Trattasi di energia verde e pulita, si stima che nel 2013 l’energia del vento riuscirà a coprire circa il 5% del fabbisogno elettrico annuo del Paese. E già nel 2012 oltre 5 milioni di famiglie si sono

“alimentate” a energia eolica. La Puglia, insieme a Campania, Sicilia e Sardegna, è la regione maggiormente interessata. Ma una cosa è certa: non se ne può fare un uso indiscriminato, non si può prescindere dal contesto. Questo è anche il parere dei vi-gnaioli pugliesi, che da molti mesi hanno fatto sinergia contro il progetto di installare i parchi eolici proprio “a casa loro”. E per casa si intendono proprio le vigne di Primi-tivo e di Salice Salentino. Che l’unione fa la forza lo andiamo ripe-tendo spesso, e in virtù di questo principio

c’è chi ha pensato di organizzare sul tema eolico una tavola rotonda. L’obiettivo? In-tercettare le istituzioni, avere finalmente una cassa di risonanza. L’obiettivo è stato centrato. Il 16 maggio a Cellino San Marco, con Angelo Maci a fare da padrone di casa a Cantine Due Palme, c’erano tutti gli at-tori principali della vicenda, non solo pro-duttori ma anche esponenti della politica, funzionari tecnici e giornalisti. Oggi, se la minaccia “pale in vigna” non può dirsi fini-ta, di sicuro è stata allontanata.•

di Stefania Abbattista

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Da cinque generazioni, la fami-glia Gianfreda coltiva la passio-ne per il vino. E lo fa in Salen-to, su una terra rossa ricca di

ossidi di ferro e arenaria, baciata dal sole di questo angolo di Puglia e toccata dalle brezze marine. Qua nascono i vini di An-tica Masseria Jorche, tipici figli del loro passato ma con lo sguardo rivolto al fututo. La coltivazione della vite è improntata a tecniche tradizionali: le peculiarità del terroir permettono di ridurre al mi-nimo gli interventi dell’uomo, lasciando la vite libera di esperire le sue potenzialità. Sia nel vigneto di antica data e che nei sei ettari di

impianto più recente si coltivano esclu-sivamente varietà autoctone. Primitivo, ma anche Negramaro, Fiano e Bianco d’Alessano, una varietà tipica della zona che, come altre, Jorche punta a recupe-rare e valorizzare. Con la costruzione dell’attuale cantina è iniziata una nuo-

va fase nella storia di Jorche: nuovi vini e maggiore apertura com-merciale, in Italia come all’estero. Antica Masseria Jorche è anche struttura ricettiva, immersa fra mare e campagna, dove concedersi un po’ di relax e scoprire i colori e i profumi di questa terra, magari sorseggiando un buon Primitivo. (c.c.)•

La Murgia Carsica un tempo era un territorio aspro, arido e sassoso, ma grazie alla laborio-

sità dei suoi abitanti, che hanno spietrato i campi e terrazzato le colline, con i secoli si è trasfor-mata in una terra ideale per la

coltivazione della vite, carat-terizzata anche da 1600 ore di sole l’anno, da forti escursioni termiche e da una giusta ven-tilazione.Proprio nel cuore di questo ter-ritorio è nata negli anni Sessan-ta, dal sogno di Gilda e Pietro

Colucci, l’Azienda Barsento, con l’intento di produrre vini di pregio che potessero allora sostenere il confronto con quel-li più conosciuti e apprezzati delle altre regioni italiane. Il lavoro dei primi anni ha così visto impegnata l’azienda nel-la valorizzazione dei vitigni autoctoni della zona e anche Rocco Colucci, che gestisce l’azienda oggi, ha portato avanti questo progetto di qualità tota-le, vedendo i prodotti Barsento essere apprezzati da un consu-matore attento che riconosce

l’elevata qualità e che dimostra amore per un territorio comple-tamente riscoperto. I vini Barsento nascono dai vi-tigni autoctoni della zona come Primitivo, Malvasia nera e Mal-vasia bianca e loro peculiarità è quella di non essere mai passa-ti in barriques, per salvaguar-

dare le caratteristiche uniche delle uve del territorio. Prima di essere immessi nel mercato sono inoltre tenuti a riposo in una cavea carsica a 13 metri di profondità, che permette di consegnare al cliente un pro-dotto perfettamente conservato ed integro. Per degustare i vini Barsento, in azienda è presente un ri-storante, gestito da Francesco Colucci, che propone ottimi abbinamenti con la cucina del territorio e con delle ottime piz-ze. (l.m.)•

The Gianfreda family has been growing a passion for wine-making for five generations in the heart of Salento. This gen-erous red land, rich of iron and

sand, is kissed by the sun and caressed by the sea breeze. Here Antica Masseria Jorche produces the ancient typical wines of Apu-liae, always looking towards the

future. The winery manages vine-growing according to traditional methods: the peculiarities of this terroir allowed to reduce to the minimum any human interven-tion. Here vines can express their best potential without interfer-ences. Both in the eldest vineyard and in the most recent ones grow

exclusively autochthonous grape varieties such as Primitivo, but also Negramaro, Fiano and Bi-anco d’Alessano, a typical vari-ety of this area that Jorche aims to recover and exploit. With the building of the new cellar a new phases of the story of Jorche has begun: new wines and new mar-kets, both in Italy and abroad. Antica Masseria Jorche is also an agritourism plunged in a wonderful landscape between the countryside and the sea: the ideal place for a relaxing holiday and to discovery the colours and per-fumes of this land with good glass of Primitivo.•

Murgia Carsica was an arduous, stony and rugged territory, but thanks to its inhabitants’ labori-ous work, in the centuries it has become an ideal land for vine-growing, also due to its exposure to the sun for 1600 hours a day, its high temperature range and the proper airing it enjoys. Right in the heart of this territory, in the 70s was founded Gilda and Pietro Colucci’s Cantine Barsen-to, the winery that produces pre-cious wines that can compete with the most famous Italian labels. During the first year of activity, the winery has betted on the autochthonous grape va-

rieties . Rocco Colucci, who now manages the winery, has carried out this project too, and has no-ticed how these wines has been appreciated in time by the most attentive consumers, due to their quality and to the care for the territory that they show. Barsen-to’s wine are fruits of autochtho-nous varieties such as Primitivo, Malvasia Nera and Malvasia Bianca; their peculiar ageing excludes a passage in barrique in order to protect the unique char-acteristics of the grapes and the typical taste of this territory. Be-fore being launched on the mar-ket, these wines are refined in a

13 metres underground cave that preserve its quality and peculiar characteristics. It is possible to taste Barsento’s wine also in the restaurant of the winery, that proposes typical dishes of the ter-ritory and excellent pizzas. •

Antica Masseria Jorche: a drop of SalentoOur family has been guarding its passion for wine-making for five generations a sit was a family treasureCantine Barsento: the character of Apuliae

In the Murgia Carsica, the winery produces precious territo-rial wines since the 70s

Da cinque generazioni coltiviamo la passione per la viticoltura come un prezioso

tesoro di famigliaNella Murgia Carsica, l’azienda produce dagli anni Sessanta vini di grande pregio, fortemente legati al territorio

ANTICA MASSERIA JORCHEContrada Jorche - 74020 - Torricella - TarantoTel. +39.099.9573232

[email protected] - www.jorche.it

CANTINE BARSENTOContrada San Giacomo70015 Noci (Ba)Tel. 080 4979657Fax 080 4976126

[email protected]

Antica Masseria Jorche: il Salento, nel bicchiere

Cantine Barsento: vini dal carattere pugliese

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Il brand Maremma ha ingranato la quinta e sembra non fermarsi. La-sciato alle spalle il Vinitaly, con un padiglione dedicato, il territorio

maremmano è stato nuovamente prota-gonista di un evento ormai consolidato, il Maremma Wine Food Shire, andato in scena dal 17 al 19 maggio scorso. La no-vità di quest’anno è stato lo spostamento dal Centro fieristico Braccagni al centro storico di Grosseto, il cuore della Marem-

ma, animando le strade e le piazze dalla mattina fino alla sera, con stand di degu-stazioni ed eventi. La manifestazione, or-ganizzata dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune di Grosseto

e la Provincia di Grosseto, con l’obiet-tivo non solo di far conoscere i prodotti del territorio ma anche uno “stile di vita maremmano”. Un appuntamento che,si inserisce in un programma più globale di comunicazione del brand territoriale, rivolto non solo ai potenziali turisti ed appassionati di enogastrnomia ma anche, e soprattutto, ai mercati internazionali e alla stampa•www.maremmawineshire.it

Maremma Wine Food Shire: format che vince,

a volte si cambia…

La carica della costa toscana

di Marina Ciancaglini

Toscana Toscana

Maggio divino: per assaporare i sapori della costa degli etruschi  Per dare il benvenuto alla bella stagione nasce Maggio di Vino, dal primo giorno di primavera fino al 23 giugno, un programma che raccoglie gli eventi e le iniziative turistico enogastronomiche della provincia di Livorno e delle isole dell’arcipelago toscano. L’iniziativa è organizzata dal Consorzio La Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, con l’intento di far conoscere le bellezze e le eccellenze di un territorio unico, a partire dalla primavera, attraverso un ricco calendario di eventi e pacchetti turistici.www.lastradadelvino.com

Toscana

Il vinoha sempre sedo� oanime e corpi,uomini e donne.

IMENEUS ,un vino raro,diverso,che viene dal passato,da un vitignoquasi dimenticato,il Prugnolo Gentile,coltivatoda oltre 100 anninei nostri vignetiautoctoni,sulle collinedel Chianti Pisanoche si aff accianosul Mar Tirreno.

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Conversazioni sul vino con Attilio Scienza

Impossibile non conoscere l’importanza del prof. Attilio Scienza per la moderna enologia. Ebbene, proprio lui sarà il protagonista di Conversazioni sul vino in Biblioteca,

un  ciclo di seminari con degustazione di vini a tema, che si terranno nella “Biblioteca del Vino” di Guado al Melo, l’azienda vitivinicola sperimentale di proprietà di Scienza e del figlio.

il prograMMa:Venerdì 12 luglio, ore 18.30: “Alle radici della civiltà del vino in Occidente: la viticoltura e l’enologia della Georgia“.

Venerdì 19 luglio, ore 18.30: “Quale vino per il futuro: territorio o vitigno?” Come evolve il gusto del vino, quanto conta il territorio e quanto la varietà.

Venerdì 2 agosto, ore 18.30: “La sostenibilità ambientale in viticoltura. Esperienze a confronto”. Il punto della situazione e possibili sviluppi futuri.

Venerdì 23 agosto, ore 18.30: Presentazione del libro di Giovanni Negri “Prendete e bevetene tutti“, con la presenza dell’autore.www.guadoalmelo.it

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Novità nei Consigli di Amministrazione che guidano i Consorzi di Tutela del Vino Nobile di Montepulciano e del Brunello di Montalcino. Come già anticipato nel precedente numero de I Grandi Vini a Montepulciano, Federico Carletti ha lasciato il testimone ad Andrea Natalini (Azienda Le Bèrne e già vice Presidente) che, eletto all’unanimità, resterà in carica fino al 2016. La nuova Giunta si compone, oltre che dal presidente, dai Vicepresidenti Andrea Contucci (Contucci) e Fabrizio Sallusti (Vecchia Cantina) e dagli altri due membri Franco Fierli (Fattoria del Cerro e Piero Di Betto (Vecchia Cantina). Compongono inoltre il Consiglio Virginie Saverys (Avignonesi), Adriano Giuliarini

(La Braccesca), Simona Fabroni Ruggeri (Villa S.Anna), Miriam Caporali (Valdipiatta) ed Eros Trabalzini, Adriano Ciofini, Doriano Della Giovampaola (viticoltori conferenti alla Vecchia Cantina). Novità anche per il CdA alla guida del Brunello di Montalcino che si compone di Gianni Bernazzi, Fabrizio Bindocci, Marcello Bucci, Patrizio Cencioni, Donatella Cinelli Colombini, Mario Cuccia, Carlo Arturo Lisini Baldi, Bernardo Losappio, Andrea Machetti, Ermanno Morlacchetti, Francesco Mulinari, Emilia Nardi, Francesco Ripaccioli, Adriano Rubegni, Fabian Schwarz. Scontata (ma non ratificata al momento di andare in stampa) la conferma di Fabrizio Bindocci, Direttore della Tenuta Il

Poggione, come Presidente. (g.p.)

RINNOVAMENTO E CONTINUITà A MONTEPULCIANO E MONTALCINO

Eletti i nuovi CdA per i Consorzi del Brunello e del Nobile

Trentino Alto Adige

Uno dei punti di riferimento del Trentino per la diffusione della cultura enogastronomica, così nevralgica per questa regione,

è il Palazzo di Roccabruna, dimora cin-quecentesca sede dell’Enoteca provincia-le e organo della Camera di Commercio di Trento. Mauro Leveghi, Segretario ge-nerale della CCIAA di Trento, ne spiega le finalità e le attività. Quali sono gli obiettivi principali dell’enoteca provinciale? “L’Enoteca è inserita nella cornice storica di Palazzo Roccabruna, scelta dall’Ente camerale per essere la Casa della cultura e dei prodotti trentini, sede di promozione e valorizzazione degli aspetti storici, agro-alimentari e artigianali più rappresenta-tivi del territorio. In questo senso l’Eno-teca, che è nel centro storico di Trento è una sorta di vetrina delle produzioni enologiche che più definiscono l’identità vitivinicola locale. Ma il vino non è il solo protagonista, in abbinamento si possono degustare salumi e formaggi delle nostre montagne, oltre a dei menù territoriali cucinati dagli chef. Nel corso della setti-mana, la cucina dell’Enoteca ospita corsi enogastronomici per operatori di settore o semplici consumatori, organizzati dal-la Camera di Commercio tramite la sua azienda speciale, Accademia d’Impresa, anche in collaborazione con l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. Da questo punto di vista l’Enoteca non è che una tessera di un più ampio mosaico di marketing territoriale, condiviso, che fa leva sulla divulgazione delle espressioni produttive distintive di un territorio mon-tano quale è il nostro e sulla formazione a tutti i livelli: dall’operatore di settore fino

al consumatore e al turista”.Quanto è importante e come si rie-sce a fare sistema in un territorio nel quale esistono aziende di dimensioni e tipologia diverse?“Direi che l’idea di fare sistema è una convinzione radicata nell’animo delle genti trentine. Non a caso nel Dopoguerra si diffonde proprio in Trentino uno spi-rito cooperativistico che ha dato vita ad un modello socio-organiz-zativo ancor oggi preso a riferimento da altre realtà nazionali ed in-ternazionali. Tuttavia è indiscutibile che le logiche della globa-lizzazione inasprisca-no la competizione e mettano in risalto le differenti strategie fra l’attività di grandi e piccoli. Il sistema vi-tivinicolo trentino è sempre stato estremamente vivace, con consapevolezza che le differenti interpre-tazioni del patrimonio enologico locale sono una ricchezza da difendere e valoriz-zare stemperando gli opposti estremismi in nome di un’immagine condivisa e coe-sa della vitivinicoltura trentina”.Quali sono le attività che riscuotono

un maggiore interesse da parte del pubblico?“L’interesse per l’enogastro-nomia è probabilmente qual-cosa di più che una semplice moda. E’ una componente del vivere quotidiano, colle-gata alla ricerca del piacere e del benessere che la crisi può attenuare, ma non can-cellare. Per questo le inizia-tive di Palazzo Roccabruna e dell’Enoteca trovano ampio riscontro di pubblico sia a li-vello locale che presso i turi-sti. Il calendario degli eventi copre tutte le produzioni tra-

dizionali trentine. In questa sede vale la pena ricordarne alcune: l’Olio del Garda a febbraio, il Trentino Doc Vino Santo ad aprile, la Mostra dei vini trentini a mag-gio e “Bollicine su Trento” a novembre, la manifestazione dedicata alle Bollicine del Trentodoc”. La Camera di Commercio coordina anche l’Osservatorio delle Produ-

zioni Trentine, di cosa si tratta?“L’Osservatorio è un centro di ricerca economica la cui operatività è rivolta a monitorare le di-namiche di prezzo e posizionamento dei vini trentini nei diversi canali della distribuzione in si-nergia con gli altri soggetti che si occu-pano di vino, come la Provincia autono-

ma e il Consorzio di tutela vini del Tren-tino. L’Osservatorio si è occupato negli anni anche di marketing strategico per la promozione del settore vitivinicolo e agro-alimentare locale con indagini di diverso tipo volte ad approfondire la situazione dei vari comparti o i gusti e le tendenze del consumatore”.Quali sono i progetti futuri?“Pur in un periodo di contrazione delle risorse pubbliche, la Camera di Commer-cio di Trento non intende rivedere il suo impegno di valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. Per questo nel prossi-mo futuro si prevede un consolidamento dell’attività con particolare attenzione per due delle nostre eccellenze agroalimenta-ri: le bollicine del Trentodoc, lo spumante metodo classico che rappresenta il vanto del Trentino e i formaggi di malga per i quali si è messo a punto un progetto di tutela e valorizzazione con un apposito disciplinare che coinvolge tutta la filiera: dall’origine alla distribuzione”. •www.palazzoroccabruna.it

Il Palazzo di Roccabruna è la risposta della

Camera di Commercio di Trento per la

diffusione del patrimonio enogastronomico del

territorio

Taste Trentinodi Marina Ciancaglini

E’ Donatella Cinelli Colo-mini la nuova Presidente del Consorzio dell’Orcia Doc, l’area vitivinicola che si trova nel Sud del-la Toscana, riconosciuta patrimonio dell’Umanità Unesco. La giovane de-nominazione (è nata il giorno di San Valentino del 2000), si estende su 13 comuni della zona e comprende 37 aziende, 29 delle quali imbottiglia-no con marchio proprio. Il territorio ha nel turismo il suo motore economico più importante ed infatti,

lo scorso anno, sono stati registrati ben 1,8 milioni di presenze turistiche. “Proprio la bellezza del territorio della Doc Orcia e i turisti che ogni anno vengono a visitarlo sono - secondo Donatella Cinelli

Colombini - la principale destinazione commer-ciale della giovane deno-minazione, nata fra due colossi come il Brunello di Montalcino e il Vino Nobile di Montepulciano”. Oltre a Donatella Cinelli

Colombini, nel nuovo CdA siedono 8 membri: Andrea Bruni (vicepresi-dente) agronomo consu-lente di Podere Forte di Castiglion d’Orcia, Ro-berto Terzuoli dell’Azien-da Sasso di Sole Torre-nieri – Montalcino, Paolo Salviucci Cantina Cam-potondo di Castiglion d’Orcia, Marco Capitoni dell’omonima azienda di Pienza, Antonio Rovito dell’Azienda Val d’Orcia Terre Senesi di Castiglion d’Orcia, Gabriella Gian-netti dell’azienda San Sa-vino, ancora di Castiglion d’Orcia.

La denominazione nata nel 2000 si estende su di un territorio ad alta vocazione turistica che nel 2012 ha registrato quasi 2 milioni di presenze

CON DONATELLA CINELLI COLOMBINI L’ORCIA DOC FA RIMA CON TURISMO

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“L’azienda nasce da una passione: iniziare a 50 anni un’attività comple-tamente nuova, se non

sostenuta da passione, diventa una forma di follia”, queste le parole di Claudio Tipa, artefice con la sorella Maria Iris del do-maine enologico toscano che ha il suo quartier generale a Colle-Massari. Metti insieme spirito imprenditoriale, il vino vissuto come passione e con qualche gene ereditato, un impatto di for-

te emotività con il castello, allora semi diroccato, di ColleMassari, tanto “che ci siamo sentiti subito a casa”: e nel giro di poco meno di 15 anni – “era settembre 1999 quando abbiamo piantato la pri-ma vite” – nasce un trittico di eccellenza, ColleMassari, Grat-tamacco e Poggio di Sotto, a cui si è aggiunta nel 2009 anche la storica Tenuta di Montecucco. “Arrivati a ColleMassari ci è sembrato palese puntare sul San-giovese, in anni in cui la tenden-

za portava invece a prediligere un carattere più internazionale. Una scelta che si è rivelata az-zeccata. Pensavamo in origine ad una realtà di 10 o 20 ettari, diciamo che poi ci siamo fatti prendere un po’ la mano: oggi ColleMassari conta 1.400 ettari, di cui 125 vitati e 20 mila piante di ulivo. Siamo la prima azien-da europea, per estensione, che pratica agricoltura biologica”, racconta Claudio Tipa. Gli studi sul terreno e le selezioni massali,

l’attenzione in cantina (dove il legno non è “generico” legno, ma solo di una certa qualità e di certi produttori), oggi si concretizzano nella linea dei Monteucco Doc, con i rossi Lombrone, ColleMas-sari e Rigoleto, e i bianchi Irisse e Melacce. La seconda acquisi-zione, per ordine cronologico, è stata quella di Grattamacco, classe 1977, affacciata sul mare di Bolgheri e già nome affermato nell’enologia internazionale. Un vino che si presenta da solo, for-te della sua storia e di quelle ca-ratteristiche pedoclimatiche che rendono le produzioni di bolghe-ri sorprendenti per gli stessi bor-dolesi. È poi la volta di Montalci-no (2011), con la Fattoria Poggio di Sotto, ubicata sul versante sud-est della collina, da sempre ritenuto il più generoso. Da una visione di insieme, ne emerge un progetto integrato e ampio che parte dall’acquisizione di tassel-li – apprezzati per il loro valore intrinseco e mai stravolti – fino a dare una sintesi della viticoltura

Poi sono arrivate Grattamacco, Poggio di Sotto e, nel 2009, Tenuta di Montecucco. Un progetto ambizioso

che inizia dalla passione per il vino (e per il mare).

Oggi anche arte, territorio, ospitalità

di Claudia Cataldo

Claudio Tipa: così nasce

ColleMassari

©Pamela Bralia©Pamela Bralia

Claudio Tipa: where the story of Collemassari beginsThen Grattamacco, Poggio di Sotto and Tenuta di Montecucco: an ambitious project that starts with a passion for wine and the sea, now also art, territory and hospitality “This winery is a fruit of passion: starting a new activity at the age of 50 is a folly, if it’s not lead by passion”. With these words Clau-dio Tipa tells us how he created his winery, together with his sister Maria Iris, in ColleMassari: an entrepreneurial spirit, a passion for wine-making, some family

stories, a strong feeling for the abandoned castle of ColleMassa-ri, where “we immediately felt at home”. In about 15 years – “we planted our first vine in September 1999” – they create an excellence triptych: ColleMassari, Grattama-cco and Poggio di Sotto, and in 2009 also the historical Tenuta di Montecucco. “As we arrived at ColleMassari, we immediately thought that is was natural to bet on Sangiovese, even if the fashion was oriented towards wines with a more international character. And it was a winning choice, indeed. At first we thought about a small

reality 10 or 20 hectares, but we lost control and now ColleMassari consists in 1,400 hectares, 125 of which are vineyards and 20,000 are olive trees. We are the largest organic winery in Europe”, says Claudio Tipa. Studies on the soil and careful selections, an intelli-gent approach in the cellar (where “wood” means a particular wood from particular producers), create the Monteucco Doc line, with the red wines Lombrone, ColleMas-sari and Rigoleto, and the white wines Irisse e Melacce. The second venture, in chronological order, has been Grattamacco, in 2007, an estate that overlooks the sea of Bolgheri and that is an impor-tant name in the international oenological array. It’s a wine that

doesn’t need any presentation, due to its story and personality; fruit of the unique pedoclimatic conditions of Bolgheri. And then, there is Montalcino (2011), with Fattoria Poggio di Sotto, on the south-east side of the hills. Look-ing at this project in its complexity one can see how the different parts that compose it, show a synthesis of the Tuscan oenology. In this vi-sion wine is not only wine but also architecture (the cellar of Col-leMassari has been designed by Milesi, with geometric lines, wood and white cement), art, classical music, social projects and ini-tiatives for the territory (like Fon-dazione Bertarelli) and hospital-ity, with two structures with many comforts. •

COLLEMASSARI SPAPoggi del Sasso - 58044 Cinigiano (GR) - Tel. +39 0564 990496 - Fax + 39 0564 990498www.collemassari.it - [email protected]

d’eccellenza toscana. In questa visione, il vino non è solo vino: ma anche architettura (la cantina di ColleMassari è dell’architetto Milesi, con linee geometriche, legno e cemento bianco), arte,

musica classica, progetti sociali e territoriali (vedi la Fondazione Bertarelli) e ospitalità, con due strutture ricettive di gusto tra-dizionale ma dotate di numerosi servizi. •

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Dopo aver oltrepassato il paese di San Mi-niato da circa 8 km e dopo aver percorso

l’intera collina di San Quintino, si giunge nel cuore della fatto-ria omonima. Questa, nata nel 1967, ha raggiunto negli anni un’estensione di 200 ettari, nei quali vengono prodotti vino e olio di prima qualità.I 20 ettari di vigneto, con terreno argilloso-limoso, si trovano poco distanti, tra i saliscendi delle colline, e sono composti da San-giovese, Merlot, Trebbiano, Mal-vasia e, grazie ad un nuovissimo impianto, anche da Vermentino. La loro riconversione è ormai giunta all’ottanta per cento e giungerà a termine in due anni, permettendo così all’azienda di raggiungere la capacità pro-duttiva di 200.000 bottiglie. La cantina, posta proprio nel cul-mine del colle, fu costruita negli anni Settanta, ma recentemente

è stata dotata delle più moderne tecnologie, tra cui degli impianti di refrigerazione per il controllo della temperatura che permetto-no di seguire la strada dell’inno-vazione senza mai dimenticare

il sapere tradizionale. La gamma di vini prodotta dalla Fattoria di San Quintino è vasta e comprende varie tipologie. Ad un Chianti Docg si affiancano infatti un Rosato Igt, un bianco dal nome “Nicchiaia”, il sangio-

vese in purezza “La Fagiana”, il Merlot in purezza “Quinto”, ma anche una grappa e un Vin Santo. “Inoltre nostro prodotto di punta in questo momento è il Bianco Doc San Torpè, com-

posto da Trebbiano e Malvasia ed appartenente alla vecchia Doc Bianco Pisano di San Tor-pè recentemente rivisitata, per la quale stiamo preparando altri vini, primo tra tutti un rosato”,

Fattoria di San Quintino bets on San TorpèThe winery has recently launched again the Doc, whose disciplinary has been mo-dified in 2011

After leaving the village of San Miniato, 8 km far from it, going through the hill of San Quintino, we reach the homonymous win-ery. Founded in 1967, it now consists of 200 hectares and produces high quality wines and olive oil. Vineyards spread for 20 hectares; on its clayey-muddy hilly soils grow Sangiovese, Merlot, Trebbiano, Malvasia and, due to a re-cent implantation, Vermentino too. The 80% of the reconversion has already been achieved and this project will be completed in two years

time, increasing the production of the winery up to 200.000 bottles per year.The cellar rises on the top of the hill. It was built in the 70s but recently it has been equipped with the utmost modern technologies to control the tempera-ture and to guarantee high quality to the final product. The range of wines branded Fattoria di San Quintino is rich and proposes different typologies: beside a Chianti Docg there are a Rosato Igt, a white wine called “Nicchiaia”, a 100% Sangiovese called “La Fagiana”, a 100% Merlot called “Quinto”, but also a grappa and a Vinsanto. “Another buttonhole product of our winery is Bianco Doc San Torpè, made of Trebbiano and Malvasia, an expres-sion of the old Doc Bianco Pisano di San Tor-pè, that has been recently modified. We are also

preparing a new range of products, first of all a Rosé wine”, says Sandro Angiolini, oenologist of the winery. And he goes on: “San Torpè is a structured wine with definite fragrances and fruity aromas. It has an important structure and we are sure that it will give us more and more satisfaction”. And talking about great satisfaction, we have to mention the acknowledgments received by San Quintino: the Best of Wein Plus for Chianti 2011 and two Diploma di Merito from Selezi-one Italiana Vini for “La Fagiana” 2009 and “Quinto” 2009. To know better the production of Fattoria di San Quintino it is possible to visit its tasting point and wine shop, where it’s pos-sible to taste also its extra virgin olive oil and a wide range of products based on truffle.•

L’azienda ha recentemente rilanciato la Doc, il cui disciplinare

è stato rivisto nel 2011

FATTORIA DI SAN QUINTINO Via San Quintino, 3 - 56028 San Miniato (Pi) - Tel./fax 0571 408005 - [email protected] - www.fattoriasanquintino.it - Facebook: Fattoria di San Quintino

foto di Linda Frosini

La Fattoria di San Quintino punta sul San Torpè

ci dice Sandro Angiolini, enolo-go dell’azienda che aggiunge “Il San Torpè è un vino molto corpo-so, dai profumi decisi, con sento-ri di frutta molto accentuati. Ha una grande struttura e sicura-mente continuerà a darci grandi

soddisfazioni”. E a proposito di grandi soddi-sfazioni è da sottolineare che l’azienda, rivista nell’organiz-zazione da poco tempo, ha già raggiunto risultati importanti, con il Best of di Wein Plus per il

Chianti 2011 e con due Diplomi di Merito della Selezione Italia-na Vini per “La Fagiana” 2009 e il “Quinto” 2009. Per conoscere i prodotti firmati Fattoria di San Quintino è possi-bile visitare il punto di degusta-

zione e vendita interno all’azien-da, dove è possibile conoscere anche l’Olio Extra Vergine di Oliva dell’azienda e una vasta scelta di prodotti al tartufo di cui la zona è grande produttrice.(l.m.)•

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Wine as the purest expres-sion of a terroirIn the province of Pisa Sator produces its wine in the name of the territory and its tastes

I Grandi Vini in Tour leads its readers to the discovery of Sator, a winery that rises in Pomaia, municipality of Santa Luce, ex-treme north border of the Doc Montescudaio, a territory not very well known yet by wine-lovers but that can offer great surprises, due to its peculiar envi-ronmental characteristics. “Our vineyards grow in an alti-plane that enjoys three benefits – as the agronomist Gianni Mos-cardini says, who manages the winery with his sister Roberta – First of all, during the vegetative season, we have warm and sunny days and fresh nights, due to the influence of the Apuan Alps and of the sea, which is only 6/7 kilometres far; then there is the scarceness of fungal diseases, due to the exposure of the vine-

yards to sea and land breezes, that implies a reduced need to use chemicals; last but not least, the variability of the soil, from clayey to pebbles and mineral, give us the possibility to create our cru”.Sator, was founded in 2008 from the historical family win-ery composed of two vineyards: Campo San Giovanni, where grow Ciliegiolo, Sangiovese and Cabernet Sauvignon; and Cam-po al Pino, where grow Merlot, Sangiovese e Teroldego; also, the winery owns another older small vineyard of Sangiovese. The management of these vineyards is completely manual, includ-ing harvest; then the grapes are selected and vinified separately. The oenologist Emiliano Falsini supervisions all the production, from the fermentation at con-trolled temperature, with selected yeasts for Vermentino only, to the ageing of wine – different for ev-ery grape variety – in first, sec-ond and third passage barriques.

The wines branded Sator are: Sator Igt Toscana Vermentino, whose grapes comes from an actually rented Vineyard; Sa-tor Doc Montescudaio, made of Sangiovese, Merlot and Cabernet Sauvignon; and the monovari-etal labels of the line Sileno (Igt Toscana Ciliegiolo, Igt Toscana Sangiovese and Igt Toscana Merlot). In September 2013 the

winery will launch the 2011 har-vest of the new label Opera 11, a blend of Sangiovese, Ciliegiolo and Teroldego in equal propor-tions.The winery welcomes its guests in a warming tasting area, where visitors can know better the prod-ucts by Sator: not only wine but also olive oil, honey and other genuine products. •

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I Grandi Vini in Tour oggi porta i lettori a conoscere l’azienda vinicola Sator, ubicata a Pomaia nel co-

mune di Santa Luce, nell’estre-mo lembo Nord della Doc Montescudaio, in un territorio ancora poco conosciuto nel pa-norama enologico italiano, ep-pure particolarmente vocato alla coltivazione della vite, grazie alle peculiarità micro ambienta-li che lo contraddistinguono. “I nostri vigneti sono posti su una sorta di altopiano che ci permette di raggiungere contemporaneamente ben tre benefici importanti. – ci dice in merito Gianni Moscardini, titolare dell’azienda con la so-rella Roberta e agronomo – Il primo di questi è che durante la stagione vegetativa si ha un’alternanza di giornate calde e assolate e notti con tempera-ture più fresche, particolarità questa data dall’influsso delle

vicine Alpi Apuane e dell’ancor più vicino mare che si trova a soli 6/7 chilometri. Il secondo è la ridotta insorgenza di malattie fungine dovuta all’esposizione dei vigneti a venti di terra o di mare, fattore questo che si tra-duce in una ridotta necessità di ricorrere a trattamenti contro queste patologie. Ultimo, ma altrettanto fondamentale bene-ficio, è che grazie alla variabi-lità del terreno che si riscontra

all’interno di ogni singolo vigne-to, che passa dall’argilla pura al ciottoloso minerale, si sono indi-viduate zone per ottenere i crù”.Sator, nata nel 2008, per valoriz-zare la storica azienda di fami-glia, è composta da due vigneti principali, il Campo San Gio-vanni, dove si trovano Ciliegio-lo, Sangiovese e Cabernet Sau-vignon e il Campo al Pino, con Merlot, Sangiovese e Teroldego, ma è presente anche un piccolo

vigneto più vecchio completa-mente dedicato al Sangiovese. In vigna tutto è gestito manual-mente, compresa la raccolta e, dopo aver fatto una cernita delle uve, ogni varietà viene vinificata separatamente.La ricerca della valorizzazione del territorio prosegue quindi in cantina, dove l’enologo Emilia-no Falsini supervisiona tutte le operazioni, dalla fermentazione che avviene a temperature con-

In provincia di Pisa l’azienda Sator

produce vino nel nome

della valorizzazione delle uve

e del terreno da cui proviene

SATOR S.S. Via Macchi al Pino - Pomaia (Pi) Tel./Fax 050 740529 - Cel. 345 9400874 - [email protected] - www.satorwines.com

foto di Linda Frosini

Vino come pura espressione del terroir

Vino come pura espressione del terroir

trollate e con l’utilizzo di lieviti selezionati solo per il Vermenti-no, all’invecchiamento del vino che, a seconda della tipologia, avviene in barriques di primo, secondo o terzo passaggio e per intervalli diversi.I vini prodotti dalla Sator sono il Sator Igt Toscana Vermentino, le cui uve attualmente provengono da un vigneto condotto in affit-to, il Sator Doc Montescudaio

(composto da Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon), e i mono-varietali della linea Sileno: l’Igt Toscana Ciliegiolo, l’Igt Toscana Sangiovese e l’Igt Toscana Mer-lot. A settembre 2013 uscirà inoltre l’annata 2011 del nuovo Opera 11, un blend composto da 50% Sangiovese, Ciliegiolo e Te-roldego in parti uguali, nel qua-le la famiglia Moscardini crede moltissimo. (l.m.)•

In azienda è presente un accogliente locale degustazione dove i visitatori, previa prenotazione, possono conoscere non solo i vini aziendali, ma anche l’olio e il miele prodotti dalla stessa nel nome della genuinità.

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Rosso e Brunello di Montalcino, entram-bi con una scritta do-rata che li accomuna

ma diversi nei colori dell’eti-chetta: la scritta, quella in oro appunto, è la firma de Lo Spero-

ne, piccola azienda ilcinese che ha iniziato una nuova fase del-la sua vita nel 2009, con l’ac-quisizione da parte di Luciano Innocentini e della sua fami-

glia. 10 ettari (di cui una parte a vigneto) a circa 1 chilometro dal famoso paese del Brunello, sul versante nord-ovest, quello che guarda verso il mare. La proprietà ha rilevato un’azienda già esistente e i suoi vini, pro-seguendone il commercio, ha iniziato a impiantare nuovi vi-gneti, ha acquisito qualche altro ettaro e si è dotata delle migliori attrezzature in cantina: le fasi preliminari sembrano essersi concluse e il progetto è pronto a decollare. L’obiettivo primario è quello della qualità, anche a costo di investire qualcosa in più. “Vogliamo arrivare ad una produzione di circa 20 mila bot-tiglie, per non essere troppo pic-coli ma neppure troppo grandi. Il lavoro in vigna, così come in cantina, si ispira all’ottenimento di un prodotto di grande quali-tà: le rese ad ettaro, ad esempio, sono ben al di sotto dei limiti imposti dal disciplinare, proprio perché non ci interessa vende-re qualche bottiglia in più, ma

piuttosto fare un buon lavoro”, racconta Luciano Innocentini e prosegue ”il nostro primo Rosso di Montalcino è l’annata 2010, per il Brunello invece dobbiamo attendere il prossimo anno, con la vendemmia 2009”. In vigna si può notare il terreno difficile,

ciottoloso, ma foriero di grandi profumi nelle uve e poi nel vino. Il Brunello Lo Sperone attual-mente in commercio ha visto l’intervento della nuova gestio-ne solo nelle fasi di maturazione e trasformazione (con le prezio-se consulenze dell’enologo Va-

A new challenge called Lo SperoneThe advantage is represented by Montalcino: the results are Rosso and Brunello, wines with important perfumes due to a special exposure and to a particularly stony soil

Rosso and Brunello di Montalci-no, both characterized by a gold label and the brand Lo Sperone, a small winery from Montalcino that in 2009 has started a new phase of its story thank to Luci-ano Innocentini and his family. 10 ha of vineyards 1 kilometre far from the well-know home-town of Brunello, on the north-west slope of the hill, the one that overlooks the sea. Luciano has

taken over an already existing winery and after planting new vineyards and buying some other hectares he has modernized the cellar. Now his project is ready to get off the ground. The first tar-get of this winery is quality, even if it requires other investments: “We aim to reach a production of 20,000 bottles per year; we don’t want either to be too big or to be too small: the work in the vine-yard and in the cellar is inspired by this philosophy. Our yields are under the limits imposed by the disciplinary. We do not care to sell some bottles more” says Luciano Innocentini “our first Rosso di Montalcino is 2010, for Brunello we have to wait until the next

year with 2009 harvest”. In the vineyards a hard stony soil gives great perfumes to the grapes and to the wine. The now on the mar-ket Brunello by Lo Sperone has experimented a change in the management during the ageing phases (with the oenologist Vale-rio Coltellini’s precious advises), but the acknowledgment received confirm the natural vocation of these lands to wine-making and let expect for a shining future. “We would like to create some synergy with the territory too. Nowadays we must think about the prospect to work together with the other producers of this area, a way to go far and to get better opportunities. •

Ma il vantaggio iniziale c’è ed è Montalcino. Rosso e Brunello, di grandi profumi,

grazie ad un’esposizione particolare e un terreno

estrememamente ciottoloso

SOcIeTà AgRIcOlA lO SpeRONeLocalità Due Portine53024 Montalcino (SI)Tel. e Fax +39 06 86202993Cell. +39 335 7347386www.cantinalosperone.it

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di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia

Una nuova sfida chiamata Lo Sperone

lerio Coltellini), ma i consensi che ha raccolto confermano la naturale vocazione di queste terre e preparano al futuro con moderato ottimismo. “Stiamo anche pensando di costruire qualche sinergia sul territo-rio: oggigiorno non si può fare a meno di pensare all’export e insieme è sicuramente più fa-cile arrivare lontano e cogliere migliori opportunità”. •

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Suveraia has been producing excellent wines in the heart of Tuscany for more than 60 years. Nowadays, the winery is leaded by the Camerini family and thanks to its womanly manage-ment it still distinguishes itself, in spite of the difficult current economical situation. It’s strength point is a dynamic spirit that pushes it always for-ward and helps it to face prob-lems and new challenges. A proof of it is the recent restyling of the labels, that look fresh and invit-ing, and also the limited produc-tion of “Femmina”, a rosé wine made of Sangiovese that has been launched three years ago.The first aim of this winery is to respect its territory and its tra-dition, keeping high its quality standard to satisfy its customers, who know well its story and its precious wines. •

Suveraia, the rose pearl of Tuscany Great red wines but also, white wines and a new limi-ted edition rosé: that’s Su-veraia

Grandi rossi, ma anche bianchi e un nuovo rosato in edizione limitata. Questa è Suveraia

Strenua sostenitrice del concetto secondo cui l’unione fa la forza, l’azienda Suveraia si è fatta co-ideatrice dei LoungeRoomHotel, eventi trimestrali itineranti negli alberghi di Pisa, realizzati in leale collaborazione con altre aziende del territorio.

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Suveraia, perla rosa della Toscana

Da oltre 60 anni l’azienda Suveraia, nel cuore della Toscana, si dedica alla viti-coltura. Oggi, sotto la guida della fami-glia Camerini e con una gestione tutta

al femminile, fa ancora parlare di sé sprezzante della crisi di mercato e delle difficoltà economi-che degli ultimi anni.E’ la capacità di rigenerarsi e di rinnovarsi che contraddistingue l’azienda, giovane e dinamica, pronta a fronteggiare problemi e cambiamenti . Ne sono palesi esempi la recente rivisitazione della veste grafica, resa da poco più fresca ed appetibile, e la produzione di “Femmina”, rosato da uve sangiovese presentato appena 3 anni fa e prodotto in edizione limitata.L’obiettivo primario dell’azienda, profondamente

radicata nel territorio e rispettosa amante della tradizione, è quello di mantenere uno standard qualitativo elevato per non tradire le aspettative dei clienti e la propria storia. •

20 Km north of Grosseto, looking towards Siena, grow the orderly vineyards of L’Apparita, kissed by the sun among a breathtaking landscape protected by the Environmental and Natural Resources. The winery is managed by the Ropolo family and has been

founded in 1978. At the beginning of the new millennium the winery started a new project of wine-making and olive-growing, using a peculiar care for the territory and supervising rigorously all the different phases of the production. The first aim of the winery is to make prestigious wines that combines high quality and

A delicate harmony of rose The last winning challenge of L’Apparita

L’ultima sfida vinta dalla società L’Apparita

SOcIeTà AgRIcOlA l’AppARITALocalità L’Apparita - Paganico - 58045 Civitella Paganico (GR)Tel. 3496125948www.lapparita.com - [email protected]

Delicata armonia di note rosate

Sorgono ordinate e ben esposte ai caldi raggi del sole, le vigne dell’azienda agricola L’Apparita. Un

paesaggio mozzafiato, tutelato dai Beni Ambientali, a 20 Km a Nord di Grosseto in direzione Siena.La società agricola, guidata dalla famiglia Ropolo, è stata costituita nel 1978 e, agli inizi del nuovo mil-lennio, ha cominciato a dedicarsi alla viticoltura ed all’olivicoltura, prestando una profonda attenzione alla cura del territorio ed alle varie fasi di produzione.L’obiettivo primario dell’azienda è quello di produrre vini di pregio, destreggiandosi in sfide che per-

mettano di coniugare l’alta qualità con l’originalità.Dal 2012 l’azienda si è dedicata alla produzione del “San Michele di Poggio L’Apparita ROSATO”, frutto della vinificazione in purez-za di uve sangiovese trattate con il tradizionale metodo del “salasso toscano”.Il vino, classificato Doc Maremma, è stato presentato all’ultima edizio-ne del Vinitaly, dove ha avuto un ottimo riscontro, grazie al suo gu-sto fresco, raffinato e cordiale che lo vede ideale come aperitivo, ma, allo stesso tempo, perfetto in abbi-namento con pesci, crostacei, frutti di mare e carni bianche. (e.b.)•

creativity. Since 2012 the winery produces “San Michele di Poggio L’Apparita ROSATO”, a red wine made with Sangiovese grapes vinified in purity with the traditional Tuscan method called “salasso toscano”.This Doc Maremma label has been presented at the last edition of Vinitaly, where it has been very well appreciated due to its fresh, elegant and cordial taste that makes it the ideal companion for an aperitif but also for fish, shell-fish, mussels and white meat. •

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L’Umbria è sicuramente una delle regioni dove la manifestazione Cantine Aperte, nata dal Movi-mento Turismo del Vino, è più

sentita da italiani e stranieri. L’ultima edizione ha portato, il 26 maggio scorso, numerose persone a conoscere il territo-rio e i suoi vini, nonostante il clima poco favorevole. Ci racconta il successo della manifestazione Filippo Antonelli, Presi-dente Movimento Turismo del Vino Um-bria.Qual è il bilancio dell’ultimo “Canti-ne Aperte”?“Nonostante il maltempo abbia frenato le visite, le presenze sono state più che buone; consideri che in Umbria la mani-festazione è molto sentita e mobilita oltre 60 mila persone tra turisti e umbri, che

anche quest’anno si sono suddivisi tra le 52 cantine socie aderenti”.Quali sono state le principali novità rispetto alle passate edizioni?“Innanzitutto, l’introduzione dell’“eno-metro”, il misuratore di degustazioni, che dava l’opportunità di fare massimo di 6 assaggi di vino, un invito al bere consa-pevole, vista la presenza di molti giovani. Poi avevamo organizzato in alcune canti-ne selezionate delle degustazioni guidate di cioccolato con gli esperti e, infine, il

concorso fotografico su Instagram “Ami-ciXLAvite”, per raccontare la giornata in tempo reale con le foto scattate diretta-mente in vigna”.C’è stata anche un’iniziativa di bene-ficenza..“Sì, anche quest’anno vi era la possibilità di acquistare il bicchiere da degustazione a 5 euro. Il ricavato delle vendite (circa 20 mila bicchieri all’anno) lo devolviamo - come ormai da 20 anni - al Comitato per la Vita Daniele Chianelli che, con questi fondi, ha realizzato e sostiene un centro unico in Europa, che ospita le famiglie dei malati di tumori e leucemie dell’Ospedale di Perugia, soprattutto i bambini. Inoltre, è stato possibile effettuare la raccolta dei tappi di sughero in cantina, in collabora-zione con Amorim Cork Italia e il “proget-to etico”, a favore dell’Associazione Viva per il supporto alle attività sportive per i disabili”.Qual è il segreto del successo dell’edi-zione umbra di “Cantine Aperte”?“In primis lo staff del Movimento, che in Umbria ha sempre funzionato bene, poi anche la popolazione, che è fiera delle sue cantine, le quali con generosità ri-spondono alla chiamata del Movimento e mettono a disposizione gratuitamente i loro locali e prodotti. Infine, il territorio umbro, naturalmente ricco e accogliente. Lavoriamo tutti per realizzare il nostro obiettivo comune: rendere il turista il pri-mo ambasciatore del vino italiano”.•

Una delle manifestazioni più sentite dagli umbri e dai turisti raccontata da chi sta alla “regia” dell’evento: Filippo Antonelli, presidente Movimento Turismo del Vino in Umbria

Cantine Aperte in Umbria: la descrizione di un successo

di Max Brod

Si chiama “Sollucchero”, parola che non a caso significa “sentimento di grande soddisfazione e di

vivo compiacimento” il prodotto di punta dell’Azienda Agricola Monte Valentino, che domina in cima a una collina la valle del Carpina a Pietralunga (Perugia). Gli autori del vino liquoroso dalle antiche origini sono Ni-cola Polchi e la moglie Fabrizia Gargano che, affascinati dalla vecchia proprietà di famiglia in Pietralunga, e accomunati dal-la passione per la natura, hanno rimesso a posto la tenuta Monte Valentino, producendo un felice connubio tra vino rosso e viscio-le (le note ciliegie autoctone). I profumi del frutto tipico si mi-schiano al corpo del vino rosso e nasce così un prodotto particola-re, alcolico ma giustamente aci-do, con sentori di frutta fresca e amarena: “Sollucchero”, frutto di 600 preziose piante inserite nei 40 ettari aziendali, che si trova anche nella versione riserva, af-finata in barriques. Ma il panora-

ma e la straordinarietà del luogo ispirano la coppia a non fermarsi qui: Monte Valentino - che è stato in passato residenza del Duca di Urbino - è anche agriturismo. Tra i progetti futuri inoltre, c’è quello di produrre delle farine per la pa-nificazione in loco, rigorosamente biologiche, come del resto tutta la filosofia aziendale. Non vi resta allora che visitare Monte Valenti-no, un posto che si preannuncia..un vero Sollucchero! •

Its name, “Sollucchero”, means “feeling of great satisfaction and pleasure”: it’s the buttonhole product of Monte Valentino, the winery that dominates the Carpina valley in Pi-etralunga (Perugia). The creators of this original liquor are Nicola Polchi and his wife Fabrizia Gargano who, enchanted by the ancient family es-tate in Pietralunga, and united by a passion for nature, have restored Monte Valentino and created a per-fect marriage between red wine and sour black cherry (the famous au-tochthonous cherries). The fruity perfumes merges with the structure of wine creating a unique liquor which is alcoholic but properly acidulous, with fresh fruit inklings: “Solluc-chero”, is fruit of 600 precious vines that grow in the 40 hectares owned by the winery and is proposed also as Riserva, aged in barriques. But the landscape and the peculiarity of this place inspired the married couple to go further: Monte Valentino – that has been the residence of the Duke of Urbino – is also an agritourism. Among the projects for the future there is the production of organic flour for bread-making. So, let’s come to Monte Valentino, a place that is a true pleasure! •

Monte Valentino: a true sati-sfactionA mix of wine and sour black cheery on the panoramic hill that overlooks the Carpina val-ley: an organc product whose name guarantee satisfaction

Nasce dall’unione di vino e visciole, su una collina panoramica che domina la valle del Carpina, un prodotto biologico il cui nome è garanzia di soddisfazione e compiacimento

MONTe vAleNTINOLoc. Montevalentino - 06026 - PIETRALUNGA (PG) - Tel e Fax: 075 9462092

[email protected] - http://www.sollucchero.it

Monte Valentino: un vero Sollucchero

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Al Rocol: scopri la FranciacortaSiamo ad Ome, fra le colli-ne moreniche della Fran-ciacorta. Al Rocol è un piccolo angolo di paradiso, immerso nella natura, fra prati verdeggianti e atmo-sfere boschive. L’azienda, a conduzione familiare, è oggi gestita da Gianluigi e Fran-cesca Vimercati Castellini che hanno ben chiaro in che direzione andare. Dai 34 ettari di proprietà – di cui 13 vitati – vengono pro-dotte circa 70 mila bottiglie di vino che, questa è la loro

scelta, vengono vendute solo presso l’azienda: “vogliamo mantenere un rapporto di-retto con il cliente – spiega Gianluigi – accompagnarlo nella degustazione, fargli scoprire i nostri prodotti e spiegargli i nostri metodi. Per questo non abbiamo una rete commerciale”. La produzione si compone di una decina di vini: quattro tipologie di Franciacorta, Curtefranca Doc bianco e rosso, e altri. Ma si viene Al Rocol non solo per visi-tare la cantina o degustare un ottimo Franciacorta: la struttura, da circa 20 anni, ha puntato molto sull’acco-glienza e oggi è agriturismo, fattoria didattica, ristorante con cucina tipica. Si orga-nizzano laboratori didattici, corsi di cucina, degustazio-ni, visite in inglese e fran-cese, escursioni anche in

mountain bike. Presso il ri-storante si possono assapo-rare i piatti della tradizione bresciana e franciacortina, come mamma li fa (è pro-prio il caso di dirlo, visto che ai fornelli c’è mamma Daniela): “casonsèi” ripie-ni di carne o con il pregiato bagoss, tagliatelle ai funghi porcini, le crostate con mar-mellate fatte in casa. Così, quando arriva il momento di ripartire, ci portiamo a casa un po’ della Franciacorta: forse una bottiglia, o forse molto di più. •

In Ome, among the moranic hills of Fran-ciacorta rises Al Rocol, a little corner of paradise, plunged in nature among green pastures and woods. The family winery is managed by Gianluigi and Francesca Vi-mercati Castellini, who know very well their targets. From its 34 hectares of land – 13 of which are vineyards – they produce about

70,000 bottles of wine per year, that, due to a definite strategy, are sold exclusively directly in the winery: “We want to have a personal re-lationship with our customers – says Gianlu-igi – we want to guide them, explaining our production methods and making them to discover the tastes of our territory. That’s why we don’t have a sales network”. This winery proposes around ten labels: among them, four versions of Franciacorta, Curtefranca Doc white and red. But Al Rocol is not only an interesting winery that offers an excellent Franciacorta: since 20 years the estate wel-comes tourists and guests in its agriturism, didactic farm, and typical restaurant. Also, they organize workshops, kitchen lessons, tasting, guided tours, mountain bike tours. The restaurant offers the typical dishes of the homemade tradition of Brescia and Fran-ciacorta (the chef is right mamma Daniela): “casonsèi” stuffed with meat or with the fine bagoss, homemade pasta with mushrooms,

Al Rocol: discovering FranciacortaAgriturism, winery, didactic farm, restaurant: who visit Al Rocol goes away ta-king a piece of Franciacorta in his heart

Al ROcOlVia Provinciale, 79 25050 Ome (BS)Tel. +39 030 6852542Fax +39 030 6852542www.alrocol.com

[email protected]

Agriturismo, cantina, fattoria didattica, ristorante. Chi viene Al Rocol se ne va con un pezzo di Franciacorta nel cuore

di Claudia Cataldo, foto di Pamela Bralia di Claudia Cataldo, foto di Pamela Bralia

tarts with homemade marmalade. And when it’s time to leave, you’ll certainly take a piece of Franciacorta with you: maybe a bottle of wine, maybe something more.•

Dormire in Franciacorte

Profumo di legno e fiori: benvenuti a CamignoneDavanti al cancello che pia-no piano lascia intravedere il piazzale del bed and bre-akfast Camignone, si può subito avere un assaggio del buon gusto e del design ricercato che caratterizza questa piccola struttura nel cuore della Franciacorta. Assolutamente insospetta-bile dall’esterno: la casa, un edificio del ‘600, sem-

bra un’abitazione privata e questa sensazione non ci abbandona del tutto neppu-re una volta all’interno. Gli interni si presentano cura-ti, accoglienti, ricercati nel minimo dettaglio: fioccano pezzi di design e interessan-ti quadri appesi alle pareti, il tutto accompagnato da un piacevole odore di legno e profumo di fiori. La candi-da sala delle colazioni è il regno della signora Alba: non mancano mai i fiori freschi a dare un tocco di colore e sul tavolo centrale troviamo crostate, croissant,

frutta fresca. Le stanze, al momento due, sono molto belle, dotate di ogni com-fort, arredate con uno stile che è la perfetta fusione tra tradizione e design, in linea con il resto della struttura. Per il futuro Camignone ha già in programma di aumen-tare il numero delle camere a quattro e aggiungere un piccolo centro dedicato al benessere. Un luogo perfet-to per chi vuole andare alla scoperta della Franciacorta, per chi cerca una struttura tranquilla e un po’ più ap-partata, ma comunque ben ubicata (ad esempio, il Lago d’Iseo è a soli 8 minuti). L’ospitalità dei proprietari, Alba e Michele, è il vero va-lore aggiunto. •

The gate that let you peek at the entrance of Camignone bed and breakfast gives you a taste of its charm and refined design: the main peculiarities of this small structure in the heart of Franciacorta. Apparently diffi-cult to say at a first sight, the house in a XV century building. It looks like a private dwell-ing, even in the inner rooms. Everything is ar-

ranged with the utmost care: the interiors are warm and refined. Pieces of design and inter-esting paintings enrich the ambient, together with a pleasant perfume of wood and flowers. The breakfast room is Alba’s kingdom: flowers are always fresh and give to the tables a touch of colour; on the central table we find tarts, croissant, and fresh fruit. Rooms are only

two but are very beautiful and comfortable; the style of furniture combines design and tradition in a perfect harmony. In the future Camignone will increase the number of rooms and will create a small beauty farm. It’s the perfect place for those who wants to know Franciacorta, and for those who looks for a quiet place in a good position (the Lake Iseo is only 8 minutes far). But the surplus value is undoubtedly the welcoming of the two own-ers: Alba e Michele •

Scent of wood and flowers: welcome to CamignoneA small B&B in the heart of Franciacorta where care, design and good taste are the secrets to make you feel like home

Bed and breakfast CamignoneVia Diaz, 7 - 25050 Passirano (BS)Tel. +39 030 6345469Mobile: +39 334 3599687

[email protected] - www.camignone.it

Il piccolo Bed and breakfast nel cuore della Franciacorta è curato con dovizia di particolari: il design fa da padrone, unito ad un buon gusto di stampo tradizionale. E ti senti a casa

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Stefano Zanette, clas-se 1960, è da quasi un anno (“4 luglio 2012”, precisa) il presidente

del Consorzio di Tutela del Pro-secco Doc, un consorzio giovane per un vino antico. Il Consorzio nasce nel 2009 dalla volontà de-gli attori della filiera del Prosec-co di dare dei confini stabiliti al territorio della denominazio-ne, attualmente comprendente 9 province, fra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Una Doc dai numeri importanti, che la ren-dono competitiva nel panorama delle denominazioni internazio-nali: “Gli ettari di produzione sono circa 20 mila, con 10 mila aziende sul territorio. Grande produzione quindi, ma anco-ra di matrice tradizionale, con aziende che hanno una dimen-sione media di circa 2 ettari. Nel 2013 saranno prodotte 230 mi-lioni di bottiglie, di cui il 60% destinato all’export”, racconta Zanette. L’ottimo rapporto qua-

lità – prezzo , la piacevolezza, il basso tenore alcolico, fanno del Prosecco Doc un vino adatto alle più svariate occasioni, apprez-zato in Italia e all’estero, dove ci sono ancora buoni margini di crescita. L’attività del Con-sorzio segue due direzioni: da una parte ci sono la promozione e la ricerca di nuovi mercati, dall’altra la tutela, intesa in sen-so lato come garanzie di qualità

nei confronti del consumatore e difesa del prodotto originale. La contraffazione va a braccetto con il successo di un prodotto e il caso del Prosecco lo con-ferma. Per questo il Consorzio ha introdotto – volontariamente – l’obbligo del contrassegno di Stato sui vini della Doc, affinchè ogni bottiglia, a conclusione dei rigidi controlli previsti, venga sigillata con l’apposizione del

logo della Repubblica Italia-na a garanzia del consumatore. Altra attività del Consorzio è il governo dell’offerta per bi-lanciare i volumi prodotti alle esigenze del mercato. La scelta deliberata dall’Assemblea pre-vede lo stoccaggio temporaneo di parte della produzione 2013 con una modalità innovativa che non mancherà di incidere positivamente anche sul fron-te qualitativo. E i rapporti con la Docg? “Sono assolutamente buoni e di collaborazione. La Docg rappresenta la zona storica di produzione. La Doc – non più legata al nome del vitigno ma al territorio – è qualcosa di diver-so. Diversi i terreni, il prodotto finito e il posizionamento. Que-sto è quello che deve passare al consumatore”. •

Prosecco: a young wine with ancient originsOur sparkling Prosecco is well apprecia-ted both in Italy and abroad. Important numbers and a growing trend for a much imitated Denomination: President Stefano Zanette talks about the Consorzio

Stefano Zanette, class 1960, from July 4th 2012 is the president of Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, a young Consorzio that protects an ancient wine. The Consorzio was created in 2009 by a group of producers of Prosecco who wanted to fix the boundaries of an important productive territory: nowadays it’s made of 9 provinces, between Veneto and Friuli Venezia Giulia. It’s a Doc with important numbers that makes it a competitive reality in the Interna-tional survey: “The productive hectares of the Denomination are about 20,000, and include 10,000 wineries. A wide production but with a traditional philosophy, made by wineries that has an average wideness of 2 hectares. In 2013 the estimated production will be around 230 million of bottles, 60% of which addressed to the foreign markets”, says Zanette. The excel-lent price-quality ratio, the pleasant taste of this wine and its low alcohol content, make Prosecco Doc a wine for any occasion: that’s why it’s so well-appreciated both in Italy and abroad where there are still good margins of expansion. The activity of Consorzio follows two paths: on one hand, there are the promotion of the brand and the pursuit of new markets, on the other one, the protection of the quality and of the originality of this wine, to guarantee the final consumer. Sophistications and success are always connected and Prosecco too is not com-pletely free from this trouble. For this reason the Consorzio has introduced the obligation to put in every bottle the state check mark to guar-antee its quality. Another important activity of the Consorzio is a control on the offer, in order to balance the volumes of the production and the demand of the market. The Asembly has decided to stock part of the 2013 production temporarily, using innovative techniques that

protect the quality of wine. And what about the relationships with the Docg? “Very good and collaborative. The Docg represents the histori-cal production area; the Doc – whose name is connected not to the wine but to the territory – is something different. Different soils and a differ-ent wine. And this difference must be communi-cated to the consumers”. •

Le bollicine del Prosecco piacciono, in Italia e all’estero. Numeri

importanti e trend di crescita, per una Denominazione che in molti cercano di imitare. Ce ne parla il presidente del

Consorzio Stefano Zanette

cONSORzIO DI TUTelA DellA DeNOMINAzIONe DI ORIgINe cONTROllATA pROSeccOPiazza Filodrammatici 3 31100 Treviso (TV)Tel. +39 0422 1572383Fax +39 0422 1572385www.discoverproseccowine.it

[email protected]

di Claudia Cataldo

Prosecco: un vino giovanedi antichi natali

Curiosità

Il logo del Consorzio, con i suoi 9 calici, rappresenta le 9 province della Doc. Tutte uguali e unite.

I numeri della Doc

20 mila ettari di produzione, per un totale (nel 2013) di 1 milione e 757 mila ettolitri di vino, ovvero circa 230 milioni di bottiglie. Nel 2012 il mercato del Prosecco ha visto un incremento positivo del 8%. Nel primo quadrimestre del 2013, il trend di crescita è stato del 14,6%.

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Pamela Bralia©

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La Doc è del 2009, mentre il riconoscimento ad Igt risale al 1995. Le tipologie del Prosecco Doc: Spumante (brut, dry ed extradry), Frizzante e Tranquillo. Il vitigno utilizzato è prevalentemente la Glera.

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Ernesto Balbinot started his proj-ect in 1984 founding La Vigna. As an only just graduated oenologist, he specialized in the production of sparkling wines and of the basis for the production of these wines. In 1997 Ernesto sensed the possibil-ity to bottle and to market his own wine and created his brand. Nowa-days he still manages Le Manzane, together with his wife Silvana and his son Marco and follows person-ally the whole production cycle, from the cultivation of the 45 hect-ares of vineyards he owns, to the

packaging of his 700.000 bottles of wine. His care for his vineyards is admirable and it has been the first step to create a wine that both the Italian and foreign markets have shown to appreciate very much. Also the connoisseurs have appreciated labels such as”Legatura Spago”, a Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco sparkling wine, that has conquered the Gran Medaglia d’Oro (gold medal) at Vinitaly 2012 or millesimee “20.10”, a Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco Su-periore Spumante Extra Dry, that has been appointed with the Gran Menzione. “Legatura Spago”, is a straw yellow wine, with green apple, fern and nettle perfumes that ends in a citrus aroma combined with peach, white melon and almond. Its freshness and fruity taste make it a wine ideal with every kind of dish. “20.10” is a wine with an intense personality, a light straw yellow col-

or and a fine and persistent perlage. Its bouquet reminds flowery and fruity perfuse of thymus, hawthorn, acacia and wisteria. Created three years ago to celebrate the acknowl-edgment of the Docg, “20.10” is a special wine, made from the grapes of a particular vineyard where the production has been reduced and chemicals are avoided as much as possible. After a first fermentation, the must is filtered two times to re-move all the impurities. Then it rests seven months on the yeasts gaining a unique creamy taste. Le Manzane is a winery as sparkling as its wines: recently it has renewed its cellar creating a welcoming area, but first of all a new fermentation and foaming underground area. Over this new cellar the vineyards grow luxuriant: the impact of this struc-ture on the environment is reduced to a minimum. The peculiar care of this winery towards its territory

is expressed by its autochthonous wines too: Verdiso, Manzoni Bianco and Marzemino Passito, a Cabernet and a grape variety called Kaberlò; but also by other initiatives, such as the harvest with the disabled people and the Amici di Diego Onlus; to this association the winery has de-volved part of the proceeds of the sales of special magnum bottles. Le Manzane is a winery that cares for its environment and look towards the future. •

Ernesto Balbinot avvia il suo progetto già nel 1984 creando l’azien-da agricola La Vigna,

fresco di diploma come enologo, e si specializza nella produzione di basi spumanti prosecco per gli spumantisti della zona. Nel 1997 Ernesto, intravedendo la possibi-lità di spumantizzare e commer-cializzare i suoi vini, crea il mar-chio Le Manzane e tuttora gestisce con l’aiuto anche della moglie Sil-vana e del figlio Marco l’intero ci-clo vitivinicolo, dalla coltivazione dei 45 ettari di proprietà al con-fezionamento delle circa 700.000 bottiglie. L’attenzione maniacale con cui Ernesto cura le proprie vigne è il primo passo per creare un vino che il mercato italiano ed estero accoglie subito in maniera entusiasta. D’altra parte, i prodotti dell’azienda si fanno notare anche ai maggiori esperti: ”Legatura Spago”, un Conegliano Valdob-

Le Manzane, versione 20.10

Az. AgR. le MANzANe DI e. BAlBINOTVia Maset 47/B - 31020 San Pietro di Feletto (TV)Tel. 0438 486606 - Fax 0438 787881

[email protected] - www.lemanzane.comtwitter.com/Le_Manzanewww.facebook.com/pages/Le-Manzane

Le Manzane, version 20.10A winery up with the times that manages its vineyards and cellar in harmonious synergy with the territory

biadene Docg Prosecco Frizzante, conquista la Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly 2012 mentre il mille-simato “20.10”, un Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore Spumante Extra Dry, si aggiudica la Gran Menzione. “Le-gatura Spago”, di colore paglieri-no, possiede naso fine con sentori primari di mela verde, felce e or-tica, che sfumano nell’agrumato e pesca, per finire col melone bianco e mandorla. La tipica freschezza e il fruttato, uniti all’effervescenza contenuta, lo rendono ideale a tut-to pasto. Vino dall’intensa perso-nalità, “20.10” presenta invece un giallo paglierino tenue ravvivato dal perlage fine e persistente, con toni fruttati e floreali di timo, bian-cospino, acacia e glicine. Nato tre anni fa per festeggiare il passaggio del prosecco dalla Doc alla Docg, “20.10” è speciale: viene infatti ottenuto dal mosto fiore di un par-ticolare vigneto dove è stata ridotta la produzione, le concimazioni e diminuiti i trattamenti fitosanitari.

Dopo la prima fermentazione il mo-sto subisce due travasi che ne eli-minano le impurità e trascorre poi ben sette mesi sui lieviti, ottenendo così la sua cremosità unica. Effer-vescente come i vini che produce, Le Manzane si è recentemente rin-novata, con uno spazio per il rice-vimento ma soprattutto con nuova area di fermentazione e spuman-tizzazione completamente interra-ta sulla cui superficie crescono i vigneti, con conseguente impatto ambientale nullo. L’attenzione per il territorio si rivela anche negli altri vini ottenuti da uve autoctone quali Verdiso, Manzoni Bianco e Marzemino Passito nonché un Ca-bernet e un uvaggio chiamato Ka-berlò, ma anche in iniziative come la vendemmia coi ragazzi disabili della locale Onlus Amici di Diego, cui è andata parte del ricavato ot-tenuto dalla vendita delle magnum confezionate ad hoc. Le Manzane si conferma così un’azienda attenta al presente che la circonda e con un grande futuro davanti. (i.g.) •

Un’azienda al passo coi tempi in vigneto, in cantina e nella sinergica interazione col territorio

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Scelti per Voi

Zona di produzione: Suvereto- Doc Monteregio di Massa M.MaUvaggio: Sangiovese 85%, Cabernet Souvignon 15%Altitudine: 70 m.s.l.m.Sistema di allevamento:Cordone speronato Periodo di vendemmia: Agosto / SettembreVinificazione: Tradizionale, a temperatura controllataAffinamento: 12 mesi in barrique di rovere francese nuove e di secondo passaggio e 12 mesi in bottigliaColore: compatto, di tonalità porporaOlfatto: bouquet complesso, dove la vaniglia si staglia per prima per poi incontrare frutti di bosco e ribesGusto: gusto vellutato, morbido, tannino bilanciato, misurato e di buon equilibrioTemperatura di servizio: 18 ° CGradazione alcolica: 14 % vol.Abbinamenti consigliati: adatto ad accompagnare piatti tipici della cultura gastro-nomica toscana a base di selvaggina, carne alla brace, arrosti e formaggi a lunga stagionatura.

Production area: Suvereto- Doc Monteregio di Massa M.MaGrape variety: Sangiovese 85%, Cabernet Souvignon 15%Altitude: 70 m a.s.l.Training system: spurred cordonHarvest period: August / SeptemberWine-making: Traditional, at controlled temperatureRefining: 12 months in new and second passage French oak barrique, 12 months in bottleColour: thick, with purple reflexesBouquet: complex, with vanilla, wild berries and currant perfumes Taste: velvety, soft, well-balanced tanninsServing temperature: 18 ° CAlcohol: 14 % by vol.Best with: typical Tuscan cuisine, game, grilled and roast meat, seasoned cheese

SOc. AgR. SUveRAIALoc. Campetroso 26 - 58025 Monterotondo M.moTel. :338 1291996 - Fax: 0566 [email protected]

Toscana

SUVeRAIA

Bacucco di Suveraia Doc

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Zona di produzione: Civitella Paganico (GR)Uvaggio: Sangiovese 100%Altitudine: 100 mt s.l.m.Sistema di allevamento: cordone speronato monolaterale con sesto di impianto di mt. 2.80x0.80Periodo di vendemmia: settembreVinificazione: 6 mesi in tini di acciaioAffinamento: ---Colore: tonalità rosa particolarmente delicata, quasi sfumata, che ricorda una cipria eleganteOlfatto: aroma di rosa mattutinaGusto: fresco, raffinato, aromatico ma anche ricco e sapidoTemperatura di servizio: 13 °CGradazione alcolica: 13.50% volAbbinamenti consigliati: perfetto come aperitivo, ma anche con i pesci, soprattutto crostacei e frutti di mare, ottimo anche con le carni bianche, i legumi ed i cereali

Production area: Civitella Paganico (GR)Grape variety: Sangiovese 100%Altitude: 100 m a.s.l.Training system: mono-lateral spurred cordon; row distance m 2.80x0.80Harvest period: September Wine-making: 6 months in oak barrelsRefining: ---Colour: delicate rose nuancesBouquet: morning rose perfumes Taste: fresh, refined, aromatic but also rich and sapidServing temperature: 13 °CAlcohol: 13.50% by vol.Best with: ideal as aperitif, but also with fish, shellfish, and mussels, excellent with white meat, pulse and cereals

SOcIeTà AgRIcOlA l’AppARITALocalità L’Apparita - Paganico - 58045 Civitella Paganico (GR)Tel. [email protected]/lapparita

Toscana

L’APPARITA

San Michele Rosato Doc Maremma

2012

Scelti per Voi

Zona di produzione: colline moreniche tra Conegliano e ValdobbiadeneUvaggio: Glera atto a dare Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg 100%Altitudine: 200-250 m s.l.m.Sistema di allevamento: sylvozPeriodo di vendemmia: raccolta manuale ad inizio settembreVinificazione: pressatura soffice dell’uva, decantazione statica a freddo del mosto (5-7° C) e avvio alla fermentazione alcolica a 17-18° C controllati. Ulteriore rifer-mentazione in autoclave a 15° C per 40-45 giorni. Successiva sosta sui lieviti di 30 giorni, quindi imbottigliamento. Acciaio Affinamento: in bottiglia per 30 gg. Legatura manuale delle bottiglieColore: paglierino chiaroOlfatto: profumo delicato, gradevolmente fruttatoGusto: sapore secco, caratteristicoTemperatura di servizio: 8-10° C Gradazione alcolica: 11% vol.Abbinamenti consigliati: ottimo aperitivo o fuori pasto, ma anche con antipasti di pesce, minestre e dessert

Zona di produzione: colline moreniche tra Conegliano e ValdobbiadeneUvaggio: Glera atto a dare Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg 100%Altitudine: 200-250 m s.l.m.Sistema di allevamento: sylvozPeriodo di vendemmia: raccolta manuale ad inizio settembreVinificazione: solo mosto di sgrondo gravitazionale, decantazione statica a freddo (5-7 °C), fermentazione alcolica a 16-17 °C. Sui lieviti per 2 mesi, presa di spuma in autoclavi con rifermentazione di 50 gg a 13° C. Ulteriore sosta sui lieviti di 3 mesi con sollevamento periodico degli stessi. Acciaio.Affinamento: in bottiglia di 30 giorni prima dell’immissione nel mercatoColore: paglierino scaricoOlfatto: profumo delicato fruttato con sfumature florealiGusto: asciutto, sapido, minerale. Retrogusto piacevole e persistente.Cremoso.Temperatura di servizio: 7-8° CGradazione alcolica: 11.5% volAbbinamenti consigliati: da aperitivo per eccellenza; ma anche con primi piatti leggeri, minestre e frutti di mare

Production area: hills of Conegliano and ValdobbiadeneGrape variety: Glera for Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg 100%Altitude: 200-250 m a.s.l.Training system: sylvozHarvest period: manual, beginning of SeptemberWine-making: soft pressing, cold static setting (5-7° C), alcoholic fermentation at 17-18° C. further fermentation in vat at 15° C for 40-45 days. Rest on the leaven for 30 days, then bottling. Steel Refining: in bottle for 30 days. Manual closure of the bottlesColour: light yellowBouquet: delicate and pleasantly fruity perfumeTaste: dry and peculiarServing temperature: 8-10° C Alcohol: 11% by vol.Best with: ideal as aperitif or out of the meal, but also with fish, soups and desserts

Production area: hills of Conegliano and ValdobbiadeneGrape variety: Glera for Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg 100%Altitude: 200-250 m a.s.l.Training system: sylvozHarvest period: manual, beginning of SeptemberWine-making: made with gravity dripped must; cold static setting (5-7 °C), alcoholic fermentation at 16-17 °C. 2 months on the leavens, roaming in vat, further fermentation for 50 days at 13° C. Rest on the leaven for 3 months with periodical lifting. SteelRefining: in bottle 30 days before the marketingColour: pale straw yellowBouquet: delicate fruity perfumes with flowery inklingsTaste: dry, sapid, mineral. Pleasant and persistent aftertaste, creamy Serving temperature: 7-8° C - Alcohol: 11.5% by vol. Best with: ideal as aperitif; also with light first courses, soups and mussels

Az. AgR. le MANzANe DI e. BAlBINOTVia Maset 47/B - 31020 SAN PIETRO DI FELETTO (TV)Tel. 0438 486606 - Fax 0438 [email protected]/pages/Le-Manzane twitter.com/Le_Manzane

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Le MAnZAne

Prosecco Frizzante Conegliano Valdobbiadene Docg

Le MAnZAne

20.10 Prosecco SuperioreConegliano Valdobbiadene Docg

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Zona di produzione: Friuli Venezia GiuliaUvaggio: 100% SauvignonAltitudine: 68 m s.l.m. Sistema di allevamento: guyotPeriodo di vendemmia: prima decade di settembreVinificazione: in bianco in serbatoi di acciaio a 12° previa macerazione pre-fermen-tativa a freddoAffinamento: in serbatoi di acciaioColore: giallo con riflessi verdognoliOlfatto: ricordi di salvia, peperone verde e bossoGusto: intenso e fragrante con avvolgenti sensazioni di frutta tropicale Temperatura di servizio: 10-12°CGradazione alcolica: 12,5 % vol. Abbinamenti consigliati: valorizza i carpacci di pesce e i crostacei, così come i risotti di verdure

Production area: Friuli Venezia GiuliaGrape variety: 100% SauvignonAltitude: 68 m a.s.l.Training system: guyotHarvest period: first ten days of SeptemberWine-making: in white in steel vats at 12° after a cold maceration Refining: in steel vatsColour: yellow with greenish reflexes Bouquet: sage, green pepper and boxTaste: intense and fragrant with tropical fruit aromasServing temperature: 10-12°CAlcohol: 12,5 % by vol. Best with: raw fish, shellfish, vegetable risotto

cANTINA RAUSceDO S.c.A.Via del Sile, 16 - 33095 Rauscedo (PN)Tel. +39 0427 94020 - Fax +39 0427 94374www.cantinarauscedo.cominfo@cantinarauscedo.comcantinarauscedo1951

Friuli

CAnTInA RAUSCeDO

SauvignonFriuli Grave Dop

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Zona di produzione: Nord-Ovest di Gattinara (VC)Uvaggio: 100% NebbioloAltitudine: 300/400 m s.l.m.Sistema di allevamento: guyot tradizionalePeriodo di vendemmia: in genere tardiva, prima/seconda settimana di ottobreVinificazione: a temperatura controllata con macerazione lungaAffinamento: in botti di rovere per almeno 18 mesiColore: rosso rubino con riflesso granato Olfatto: intenso e persistente, con una piacevole percezione di viola e un retrogu-sto speziatoGusto: corposo, con sapore asciutto e giusta tannicità, caldo e austeroTemperatura di servizio: stappare almeno 2 ore prima e servire a 19/20°CGradazione alcolica: 13 % vol. Abbinamenti consigliati: a tutto pasto, ottimo con tutti i piatti dallo spiccato caratte-re: primi strutturati, carni, selvaggina e formaggi stagionati o saporiti

Production area: North-West of Gattinara (VC)Grape variety: 100% NebbioloAltitude: 300/400 m a.s.l.Training system: traditional guyot Harvest period: late, first/second week of October Wine-making: at controlled temperature with long macerationRefining: 18 months in oak barrelsColour: ruby red with garnet reflexes Bouquet: intense and persistent, with a pleasant violet inkling and a spicy aftertasteTaste: structured, dry, tannic, warm and severeServing temperature: 19/20°C open 2 hours before servingAlcohol: 13 % by vol. Best with: whole meal, ideal with structured dishes based on meat, game, seasoned cheese and savoury cheese

cANTINA SOcIAle DI gATTINARA ScRl Via Monte Grappa, 6 - 13045 Gattinara (VC)Tel. +39 0163 833568 - Fax +39 0163 826302 [email protected]

Piemonte

CAnTInA SOCIALe DI GATTInARAGattinara Docg

2006

Zona di produzione: SalentoUvaggio: 100% Primitivo Altitudine: sul livello del mare Sistema di allevamento: cordone speronatoPeriodo di vendemmia: raccolta manuale, fine agosto, inizi di settembreMaturazione: pigiatura soffice, fermentazione a temperatura controllata e macera-zione sulle bucce Affinamento: 12 mesi in barrique e capasuni e 3 mesi in bottiglia Colore: rosso rubino con riflessi rosso granato, caricoOlfatto: etereo, boisè, speziato Gusto: robusto, armonico e giustamente tannico Gradazione alcolica: 16% volAbbinamento consigliati: grandi secondi piatti di carne, sia bovina che ovina, la sua spiccata alcolicità lo rende perfetto per supportare grandi piatti carichi di aromi e struttura

Production area: SalentoGrape variety: 100% Primitivo Altitude: on the sea levelTraining system: spurred cordonHarvest period: manual, end of August – beginning of SeptemberWine-making: soft pressing, fermentation at controlled temperature, maceration on the marcRefining: 12 months in barrique and “capasuni”; 3 months in bottle Colour: ruby red with bright garnet reflexesBouquet: ethereal, boisè, spicy Taste: strong, harmonic, tannicAlcohol: 16% by vol.Best with: structured second dishes of meat, structured and complex dishes

ANTIcA MASSeRIA JORcheContrada Jorche - 74020 - Torricella - TarantoTel. +39.099.9573232www.jorche.it [email protected]

Puglia

AnTICA MASSeRIA JORChePrimitivo di Manduria Riserva

2010

Zona di produzione: Alto Salento (Ta), Murgia Carsica (Ba)Uvaggio: 100% PrimitivoAltitudine: 400 m s.l.m. Sistema di allevamento: alberello pugliesePeriodo di vendemmia: fine ottobreMaturazione: acciaio. Vendemmia tardiva, appassimento per 40 gg. su graticci.Affinamento: acciaio/ bottiglia. Colore: rubino intenso con riflessi marascati Olfatto: profumi intensi di frutta fresca: prugne e fragole con buona persistenza olfattiva Gusto: amabile, quasi dolce, ben equilibrato fra elementi duri e elementi morbid, ben strutturato e molto persistente e molto fine. Ricorda la ciliegia. Temperatura di servizio: ambienteGradazione alcolica: 14,5+3% vol. Abbinamenti consigliati: dolci di pasta secca, formaggi stagionati e aromatici, secondi di carne (cacciagione) conditi con salse a base di frutta.

Production area: Alto Salento (Ta), Murgia Carsica (Ba)Grape variety: 100% PrimitivoAltitude: 400 m a.s.l.Training system: small tree Harvest period: end of OctoberWine-making: in steel, late harvest, drying on racks for 40 days Refining: in steel and bottle Colour: ruby red with morel cherry reflexes Bouquet: intense fresh fruit perfumes of plum, strawberry. Persistent Taste: sweet, well-balanced, well-structured and persistent, fine, reminds cherryServing temperature: room temperature Alcohol: 14,5+3% by vol. Best with: dry confectionery, seasoned and aromatic cheese, second dishes based on meat and game with fruity dressings

cANTINe BARSeNTOContrada San Giacomo - 70015 Noci (Ba)Tel. 080 4979657 - Fax 080 [email protected]

Puglia

CAnTInA BARSenTO

Malicchia MapicchiaIgt Puglia

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di Giovanni PellicciExtravergineNews

Ben 102 selezioni di extra vergine, in rappresentanza di altrettante aziende produttrici, hanno partecipato alla prima edizione del Magnifico Extra Virgin Olive Oil Awards promosso in Toscana dall’Associazione composta da Matia Barciulli, Patrizia Cantini, Mauro Fusi, Giorgio Mori e Zaccheo Nencioni per ricordare e onorare due grandi figure dell’olio recentemente scomparse, Massimo Pasquini e Marco Mugelli.L’Azienda Agricola Fonte di Foiano di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, con il suo olio extra vergine Grand Cru, si è aggiudicata Il Magnifico Extra

Extravergine made in Italy protagonista nella Grande Mela. A New York, città che punta a diventare la capitale del grande extra vergine d’oliva degli Usa, il Villa Magra e l’Igp Toscano del Frantoio Fran-ci di Seggiano, in provincia di Grosseto, hanno conquistato il Best Olive Oil in the World. Si tratta di un nuovo grande concorso che, oltre a selezionare i mi-gliori extra vergine del mondo, intende diventare un punto di riferimento sicuro e autorevole per i consumatori yankee. Insieme al concorso, a NY si sono infatti svolti convegni e workshop incentrati su tematiche fondamentali come la ricerca scientifica e medica, gli abbinamenti in

cucina e naturalmente la degustazione dell’olio. Il Best Olive Oil in the World vanta un panel internazionale di 16 com-ponenti, provenienti da 10 diversi paesi e capitanati dall’italiano Guido Celletti. Il Villa Magra by Frantoio Franci (che dal 1996 è presente negli Stati Uniti) ha vin-to il premio Best of Class nella categoria dei fruttati intensi, con il significativo pun-teggio di 9,60. Notevole la performance dell’Igp ToscanoBest of Class nella cate-goria di fruttato medio con un punteggio di 9,50. Infine, l’Olivastra Seggianese ha ottenuto una medaglia d’oro nella cate-goria fruttato leggero con un punteggio di 8,90.

Alla prima edizione del premio hanno partecipato 102 extravergine, di cui 82 italiani e 20 esteri

Il villa Magra e l’Igp Toscano del Fratoio Franci si sono aggiudicati la prima edizione del premio Best Olive Oil in the World

IL PReMIO

LA neWS

presentata la nuova edizione della guida agli extravergini

2013 edita da Slow Food con 772 aziende protagoniste

Sono 772 le aziende presenti nella Guida agli extravergini 2013 di

Slow Food Editore, di cui 12 insignite della Chiocciola, il riconosci-

mento assegnato alle realtà per la loro interpretazione dei valori

organolettici, territoriali e ambientali in sintonia con i principi Slow

Food. Sono, invece, 1131 gli extravergini recensiti, di cui 58 Grandi

Oli, che si distinguono per pregio organolettico, aderenza al territorio

e cultivar autoctone, e 25 Oli Slow, ottenuti con pratiche agronomi-

che sostenibili e caratterizzati da un buon rapporto qualità-prezzo.

LA GUIDA

L’olio made in Italy continua a crescere in qualità

L’exTRAVeRGIne DI FOnTe FOIAnO è IL MAGNIFICO 2013

L’OLIVASTRA SeGGIAneSe CONQUISTA NEW YORK

Virgin Olive Oil Award. Un olio giudicato “strepito-so” dal panel per la sua potenza ed eleganza, per le sue tipiche note di carciofo e per la sua sapidità dovuta all’influenza del mare. L’Igp Toscano del-le Fattorie Parri di Montespertoli, in provincia di Firenze, ha ottenuto il Premio Massimo Pasquini con un olio che interpreta alla perfezione la tosca-nità e che si è dimostrato estremamente versatile in abbinamento ai piatti tipici della cucina italiana. Le Tre Colonne dell’Azienda Agricola Salvatore Stallone di Molfetta, in provincia di Bari, ha ot-tenuto il Premio Marco Mugelli. Un extra vergine caldo, potente e rotondo che ha colpito il panel di assaggio anche per le sue caratteristiche in-novative.Infine, il Premio Internazionale è andato al Do-maine Arije Proprieté ZDA, azienda magrebina. Degli 82 oli provenienti dall’Italia, le regioni inte-ressate sono state l’Abruzzo, la Campania, l’Emi-lia Romagna, il Lazio, la Ligura, la Lombardia, le Marche, la Puglia, la Toscana, il Trentino, l’Um-bria e il Veneto. I 20 oli esteri invece provenivano dalle seguenti nazioni: Cile, Croazia, Francia, Israele, Marocco, Spagna, Sud Africa e Usa.

la storica azienda del prosecco Docg vara una rinnovata strategia comunicativa

Seconda edizione

dell’evento

dedicato a vini e

bollicine rosati

Trasformare i residui di potatura in prodotti utili per il compostaggio e la produzione di energia termica. E’ questo l’ulteriore passo in avanti compiuto dal Consorzio di Tute-la Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore nell’ottica di promuovere una viticoltura sempre più rispettosa dell’am-

biente e della salute in tutte le fasi della produzione. La posizione collinare dei vigneti, con pen-denze talvolta elevate, rende difficoltoso lo smaltimento dei residui di potatura e per questo in passato venivano eliminati attra-verso la combustione. Una pratica che in questi anni è stata vietata. Con l’obiettivo di trovare un utilizzo alternativo ai sarmenti il Consorzio di Tutela ha avviato un progetto che mira ad individuare le migliori moda-lità per lo smaltimento di questi residui, rendendoli anche fonti naturali di energia. La buona pratica è stata illustrata recen-temente durante l’incontro “Sottoprodotti dell’attività vitivinicola nel Conegliano Val-dobbiadene Docg: da rifiuto a risorsa per la sostenibilità del territorio” durante il quale sono stati illustrati i risultati ottenuti e le possibili soluzioni adottabili.

La storica casa spumantistica Carpenè Malvolti lancia un nuovo stile comunicativo. E’ Carpenè dal 1868 la quintessenza delle bollicine e del-la festa, chiave per rendere ogni occasione speciale e indimenticabile. Da sempre e per sempre. Un marchio che si è caratterizzato per quel segno grafico distintivo che storicamente lo accompagna e che oggi più che mai rappresenta il principale asset dell’azienda per rimanere fedele alla tradizione, volgendo lo sguardo all’innovazione: un ottagono dorato sigillato dalla corona, che ritrova la sua centralità e si declina in una figura più moderna, dinamica e proiettata al futuro dentro cui esplode il nuovo concept aziendale attraverso immagini di vita vissuta. Quattro diverse contestualizzazioni di consumo che rispecchiano gli aspetti del sentimento (feeling), della convivialità (living) e della passione familia-re (passion), per ogni contesto fisico e temporale (forever). “La nostra filosofia è quella di essere sempre vicino al consumatore – premette Rosanna Carpenè, quinta generazione della dinastia più longeva della spumantistica italiana – non solo con i prodotti ma anche nel modo di comunicare e soprattutto creando insieme a loro nuove occasioni di consumo”. Nuovo anche il look per le bottiglie che si slanciano nella for-ma, pur rimanendo fedeli alla loro storicità, innovandosi nell’etichetta, attraverso il nuovo pack (forma e veste) con l’obiettivo di interpretare lo spirito giovane, minimal e easy chic del Prosecco, sen-za impoverire né banalizzare i codici estetici ed etici della Carpenè Malvolti.

Torna BereRosa, la grande manifestazione dedicata ai vini e alle bollicine en rose. Giovedì 27 giugno, dalle 17 alle 23, i saloni ottocenteschi di Palazzo Brancaccio a Roma e i suoi ampi giardini ospiteranno la seconda edizione dell’evento, curato dalla redazione di Cucina&Vini e dedicato ad una grande selezione di vini e spumanti rosati da tutta Italia.L’evento torna forte del successo di pubblico dell’edizione 2012 e dei buoni risultati del mercato. Secondo recenti proiezioni, infatti, entro il 2016 il consumo mondiale dei vini rosati dovrebbe segnare un incremento del 7,58%, un aumento indicativo e di grande motivazione per tutto il comparto vitivinicolo. Tra le novità dell’edizione 2013 ci sarà la Guida ai vini della ma-nifestazione, un vademecum (scaricabile on-line) in cui saranno inserite tutte le etichette partecipanti alla manifestazione.

GReen

COMUnICAZIOne

L’eVenTO

IL nUOVO STILe DI CARPené MALVOLTI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

IL ROSè FA BOOM E ROMA OSPITA BEREROSA

IL PROSeCCO DOCG è SEMPRE PIù GREEN

Il consorzio di Tutela conegliano valdobbiadene prosecco Superiore Docg trasforma i residui della potatura in energia

di Giovanni PellicciBollicine News

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On October 25th 2009, the 700 part-ners of Cantina Cooperativa di Piti-gliano supported the administration to carry out a project of olive produc-tion beside their already successful winemaking activity. In less than two months the cooperative started its new oil production, betting on a resource-ful territory, always suited for wine and oil-making. Results were immedi-ately satisfactory and nowadays this oil production is a pride to the part-ners. Every day these entrepreneurs put all their energies and passion in the production of the excellences of Maremma. According to tradition, their olives are manually picked and, after a careful selection, crushed in the oil mill and processed with a two phases cold cycle with no water added that preserves the natural perfumes of this oil and its beneficial qualities, like polyphenols, that enrich its value. The partners grow the typical culti-vars of this area – Leccino, Moraiolo, Frantoio and Canino – and produce three kind of olive oil: organic, kosher (an homage to the ancient bond be-tween Pitigliano and the Jewish cul-ture) and Tuscan Igp, the king of the production. Cantina cooperative di Pitigliano pro-poses an excellent selection of olive oil beside its wine production, always in the name of quality and excellence. Era il 25 ottobre

2009 quando i settecento soci del-la Cantina Cooper-

ativa di Pitigliano sostennero l’amministrazione per portare avanti un progetto olivicolo, che si affiancasse a quello enologico che ormai stava portando risultati sempre più importanti e soddisfacenti. In meno di due mesi il tutto fu così realizzato e si iniziò a produrre olio, semplicemente sfruttando le risorse di un territorio da sempre vocato alla produzione sì di vino, ma anche di ottimo Extravergine. I risultati, da subito sodd-isfacenti, sono arrivati oggi ad essere vero vanto per i soci della cooperativa, che

ogni giorno investono le loro fatiche, il loro lavoro, la loro esperienza per produrre oli d’eccellenza che par-lino della terra maremmana. Come da tradizione le olive vengono raccolte a mano e, dopo una prima selezione, vengono frante nel frantoio interno alla Cantina, un ci-clo di lavorazione a due fasi predisposto per una corretta lavorazione a freddo, carat-terizzato dal fatto che tutte le operazioni avvengono senza aggiunta di acqua, permet-tendo così all’olio di essere profumato e ricco di sos-tanze, quali i polifenoli, che aumentano il suo pregio. Le cultivar sono quelle tipi-che del territorio, Leccino,

Moraiolo, Frantoio e Canino e gli oli prodotti sono ad oggi tre, il Biologico, il Kash-er, omaggio al legame che unisce Pitigliano alla cultura ebraica e l’Igp Toscana, vero principe della produzione. La Cantina Cooperativa di Pitigliano va così ad affian-care agli ottimi vini prodotti anche ottimi oli, nati nel nome dell’eccellenza e della qualità. •

cANTINA DI pITIglIANO SAcVia N. Ciacci, 974 58017, Pitigliano (GR)Tel. 0564 616133 Fax 0564 [email protected]

Nel cuore della Maremma i soci della celebre cantina si dedicano anche alla produzione di oli d’eccellenza

Cantina Cooperativa di Pitigliano: here is our oil!In the heart of Maremma a coo-perative produces excellent oils

Cantina Cooperativa di Pitigliano:

ecco il nostro olio!

Località: PitiglianoAltitudine sul mare: 300 m s.l.m. Tipo di terreno: tufaceoCultivar: Canino, Leccino, FrantoioRaccolta: NovembreSistema di molitura: ciclo continuo con frangitura a martelli ed estrazione mecca-nica per centrifugazioneColore: verde doratoOlfatto: fruttato ed erbaceoGusto: fruttato, erbaceo e leggermente piccanteAcidità: 0,1-0,2 %Abbinamenti gastronomici: carne alla brace, verdure grigliate ed altri sapori decisi

Production area: PitiglianoAltitude: 300 m a.s.l.Soil: tuffaceousCultivar: Canino, Leccino, FrantoioPicking period: November Milling system: continuous traditional cycle with hammer milling and mechanical oil eduction Colour: gold greenBouquet: herbaceous and fruity Taste: intense fruity, herbaceous and lightly spicyAcidity: 0.1-0.2%Best with: grilled meat and vegetables, savoury dishes

Toscana

CAnTInA DI PITIGLIAnO

Olio extravergine di olivaIgp Toscano

2012

cANTINA DI pITIglIANO SAcVia N. Ciacci, 974 - 58017, Pitigliano (GR) Tel. 0564 616133 - Fax 0564 616142 [email protected]

Località: SuveretoAltitudine sul mare: 100 m. slmTipo di terreno: misto argillosoSuperficie totale: oltre 20 ettariCultivar: frantoio, moraiolo, leccino. Inoltre ci sono circa un 10% di cultivar come il pendolino e il maurinoRaccolta: ottobre, novembre, dicembreSistema di molitura: a linea continua a tre fasi (olio-sansa-acqua di vegetazione), con decanter senza separatoreColore: verde tendente al gialloOlfatto: all’inizio profumo di carciofo, poi profumi erbaceiGusto: fruttato, dal sapore dolce leggermente piccanteAcidità: 0,1- 0,3 maxAbbinamenti gastronomici: Si adatta bene su ogni tipo di cucina, ma in particolar modo a quella mediterranea sia a cotto che a crudo, esaltando i sapori del cibo senza sopprimerli

Production area: SuveretoAltitude: 100 m a.s.l.Soil: clayey Total surface: more than 20 hectares Cultivar: frantoio, moraiolo, leccino. And a 10% of pendolino e il maurinoPicking period: October, November, DecemberMilling system: three phases continuous cycle (oil-olive residues-vegetation water) with decanter without separator Colour: green tending to yellowBouquet: artichoke and herbaceous perfumesTaste: fruity, sweet and spicyAcidity: 0.1-0.3 maxBest with: Mediterranean cuisine, both on raw and cooked dishes, exalts food tastes

Toscana

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Poggi AntichiOlio Igp Toscano

2012

FRANTOIO OleARIO gIOvANI SNc - AzIeNDA AgRIcOlA gIOvANI S.SLoc. San Lorenzo - 57028 - Suvereto (LI) Tel: 0565 845135 - Fax: 0565 765945 [email protected]

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Food&Beveragendadi Claudia Cataldo

VInexPOBordeaux, 16 – 20 giugno 2013

La cinque giorni della prestigiosa Bordeaux si pre-para ad accogliere gli stimati 48.000 visitatori che si presuppone prenderanno parte a questa edizione. Un vero e proprio viaggio attorno al mondo, attraver-so vini e distillati. Non solo fiera, ma anche osservatorio sui trend di mercato, consumi e produzioni, con un analisi su 28 Paesi pro-duttori e 114 mercati wine&spirits. Sarà riproposto anche Tasting by Vinexpo, con un ricco calendario di degustazioni e presentazioni, in collaborazione con Chef&Sommelier, con masterclass guidate da Paolo Basso, miglior sommelier d’Europa nel 2010 e poi del mondo nel 2013. Vinexpo, sempre più, punta ad acquisire caratteri globa-li e ad attrarre soggetti da ogni angolo del mondo, soprattutto da quei Paesi che dimostrano un interesse crescente verso il consu-mo di vino e distillati (ad esempio la Cina). Non a caso, accanto all’appuntamento bordolese, anche nel 2014 si ripeterà il Vinexpo Asia-Pacific ad Hong Kong, dal 27 al 29 maggio. Notizie utili: aperto da domenica a mercoledì dalle 8:30 alle 18:30, il giovedì (ultimo giorno) dalle 8:30 alle 16:30. Accesso consentito ai soli operatori. I Grandi Vini sarà in distribuzione presso lo stand della stampa in-ternazionale.www.vinexpo.com

Report da...

VULCAnIA

Monteforte d’Alpone, 23 – 24 maggio 2013

Si è tenuta a Monteforte d’Alpone (VR) lo scorso 23 e 24 maggio l’edizione 2013 di Vulcania, collaudato appunta-mento sui bianchi da terreni vulcanici. Novità di quest’anno è stata l’inno-vativa scheda di analisi degustativa, basata su tre criteri, “origine”, “stile”, “valore”, ovvero le tre dimensioni in cui si sviluppa un vino: il territorio, la cantina, il bicchiere. L’origine valuta il livello con cui il vino rispecchia l’iden-tità territoriale e i vigneti della zona di produzione, lo stile si concentra inve-ce sulla tecnica di cantina e, infine, il valore quantifica la soddisfazione dell’assaggiatore. La nuova scheda è stata testata nella mattinata del 24 maggio su un centinaio di Soave de-gustati alla cieca da una commissione di oltre cento professionisti del settore fra giornalisti, wine blogger, produttori. Nel pomeriggio si è svolto invece un momento di confronto a cura di Atti-lio Scienza, professore di viticoltura all’Università di Milano, del giornalista Antonio Paolini, di Nicola Frasson re-sponsabile per il Veneto della Guida Vini d’Italia e Slow Food e di Aldo Lo-renzoni e Giovanni Ponchia, rispetti-vamente direttore ed enologo del Con-sorzio Soave. Il dibattito si è incentrato sulle potenzialità e le impressioni della nuova scheda e sulla realtà Soave che da fenomeno ha saputo trasformarsi in sistema, in grado di rispecchiare una ben nota realtà enologica con una pro-duzione di 50 milioni di bottiglie annue e un fatturato continua a crescere e che si attesta ora sui 150 milioni. (i.g.)

VInÒFORUM Roma, 7 – 22 giugno 2013La manifestazione compie 10 anni e continua a riunire a Roma le migliori aziende del gusto, con protagonisti italiani e internazionali, creando contatti e sinergie fra professionisti, neofiti e appassionati. Spazi dedicati alla cucina italiana (Cantine da Chef), food show, degustazioni, monday class e molto altro, in uno spazio di oltre 10 mila metri quadrati nel cuore di Roma. Dal 27 al 30 giugno sarà poi la volta di Birrafòrum.

www.vinoforum.net

GUSTOCORTInACortina d’Ampezzo, 16 – 17 giugno 2013

Seconda edizione per questo evento che si definisce “La dimora del Buon Gusto”, vetrina selezionata del made in Italy che si arricchisce di una Selezione Speciale LE FIGARO VIN curata da Bernard Burtschy e Ian D’Agata, due nomi di spicco dell’eno-logia internazionale. Ne nasce un sodalizio destinato a durare nel futuro. Un ricco ca-lendario, degustazioni di vino e non solo, sigari, presentazioni, nello scenario sug-gestivo delle Dolomiti.

www.gustocortina.it

MeLODIA DeL VInOToscana, 27 giugno – 6 luglio 2013

Musica classica e sapori del luogo, in un viaggio alla scoperta del patrimonio storico, artistico ed enogastronomico di alcune fra le principali – e più belle – aziende toscane. Il primo appuntamento sarà presso la nuova cantina di Antinori, il 27 giugno, con al pianoforte l’ucraino Alexander Roma-novsky: sarà poi la volta di Cantina Petra, Castello Poggio alle Mura, Rocca di Montemassi, Rocca di Frassinellowww.melodiadelvino.it

Vinexpo Credits: Frédéric Demesure / Yann Kerveno

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M e R C A T I n O DeL GUSTOMaglie, 1 – 5 agosto 2013

Protagoniste le eccellenze enoga-stronomiche pugliesi, nella quattor-dicesima edizione del Mercatino del Gusto di Maglie, provincia di Lec-ce. Per la prima volta, il 31 luglio, ci sarà la cerimonia di consegna del “Premio Mercatino del Gusto”, riservato ad operatori della comu-nicazione, giornalisti e blogger. 90 bancarelle esporranno il meglio della Puglia: olio extravergine, birre, vini e presidi Slow Food.

www.mercatinodelgusto.it

exPO RURALeFirenze, 12 – 15 settembre 2013Abbandonate le Cascine, l’Expo Rurale si sposta per questa nuova edizione negli spazi della For-tezza da Basso, nel centro di Firenze. Rimane

invariato l’intento: offrire uno spac-cato sul mondo rurale, anticipan-do i temi fondanti dell’Expo 2015. Si parlerà dei diversi comparti che riguardano il mondo rurale, prevalen-temente toscano: viticoltura, ma anche olivicoltu-ra, cerealicoltura, zootecnia e molto altro. www.exporurale.it

CALICI DI STeLLeItalia, 5 – 11 agosto 2013

Notte di San Lorenzo, notte di stelle cadenti. Ma con un bicchiere in mano, come insegna già da diversi anni il Movimento Turismo del Vino. L’appuntamento più “estivo” del MTV interesserà tutta l’Italia, da nord a sud: sul sito, è possibile consultare la lista delle cantine aderenti, in fase di aggiornamento. Numerose le interpretazioni e le fusioni con arte, musica e design.

www.movimentoturismovino.it

AUTOChTOnABolzano, 21 – 22 ottobre 2013Dopo il trend positivo registrato lo scorso anno (+34% dei visitatori), la manifestazione festeggia quest’anno il traguardo delle 10 edizioni. L’evento è nato con l’obiettivo di promuovere il variegato potpourri delle produzione autoctone italiane, dando voce a piccole realtà e varietà spesso dimenticate. Tra gli appuntamenti più attesi della due giorni spicca “Autoctoni che passione”, durante il quale saranno attribuiti gli Autoctona Awards. www.fierabolzano.it/autochtona

MeRAnO WIneFeSTIVALMerano, 9 – 11 novembre 2013

Torna l’appuntamento con uno degli eventi più esclusivi del jet set internazionale del vino, ideato e curato da Helmuth Köcher: ancora poco è dato sapere sull’edizione 2013, ma ci sono

già grandi aspettative per quanto riguarda i vini partecipanti e il calendario. Per adesso, save the date: 9 – 11 novembre.www.meranowinefestival.it

MOnTe-CARLO WIne & FOOD FeSTIVALMonaco, 4 – 6 ottobre 2013

“Valorizzare la storia della gastronomia regionale che metta in risalto quei giacimenti enogastronomici che sono le esperienze di un apporto umano, frutto di conoscenze, di sapere e sapori tramandati da generazioni”, si legge nel decalogo della manifestazio-ne. Obiettivo: non disperdere il patrimonio enogastronomico di ogni provincia, paese e regione. www. mcwf.esprimo.com

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Sembra essere il web il canale di vendita del vino nel futuro della Cina. Torniamo su questo

argomento perché appare a molti esperti e addetti ai lavori come la via fondamentale per conquistare soprattutto quella clientela giovane che comincia ad avere un potere d’acquisto elevato e la voglia di vivere all’occidentale. Non basta ovviamente essere presenti sul web con un proprio sito in versione cinese per raggiungere questi nuovi potenziali compratori, ma è già un buon inizio. Un sito con la versione cinese dell’azienda vinicola o del consorzio può essere un biglietto da visita, un segnale che siamo pronti ad approcciare il mercato, utile anche per aprirsi a eventuali visite di turisti del vino o ad altre occasioni da cogliere al volo. Significa anche fare sapere alle aziende e ai professionisti con i quali ci relazioniamo – oltre al personale interno all’azienda – che ci stiamo preparando. Per vendere, anche via web, c’è però bisogno di un’organizzazione e di una logistica che sono molto simili a quelle che si hanno relazionandosi con i canali tradizionali: distributori, ristoranti, wine bar, enoteche e grande distribuzione. È la vendetta della materia sulla percezione dell’immateriale di internet. Anche se le mosse sono giuste e riusciamo ad attrarre un cliente sul nostro sito per l’acquisto di una bottiglia di vino dobbiamo poi essere in grado di inviarla, quella bottiglia,

farla entrare nel paese e portarla fino alla casa dell’acquirente, il tutto a un prezzo competitivo e producendo correttamente la documentazione necessaria, sia lato trasporto che lato fiscale. È per questo motivo che molte aziende si affidano a marketplace specializzati, a siti conosciuti che gestiscono tutte le parti complesse della vendita e promozione online, ovviamente dietro una commissione. Le possibilità di accordi con questi e-commerce sono di norma standard ma possono essere intraprese anche azioni di webmarketing personalizzate. Chiaramente, come nel mondo fisico, le dimensioni e l’importanza di un marchio e di un’azienda contano e quindi la piccola impresa avrà meno possibilità di essere al centro di azioni pensate su misura. Yesmywine.com – gigante delle vendite online in Cina con circa il 60% del mercato, 6 milioni di utenti registrati e punte di 120 mila bottiglie vendute al giorno – ha recentemente lanciato un sondaggio online per individuare il nome cinese di un St-Émilion, più precisamente per trovare una traslazione, cioè lo spostamento di significato di un termine di partenza per ottenerne un secondo, con un suono molto simile al primo ma con differente significato, spesso metaforico. Si tratta della stessa operazione fatta poco tempo fa dal Consorzio Vino Chianti. Gli ideogrammi康康 sono stati scelti come la traslazione cinese suggerita per l’etichettatura del vino

Chianti DOCG: si legge Kang di e in italiano corrisponde a “Salute dell’Imperatore”. La differenza è che Yesmywine ha ottenuto migliaia di interazioni sul proprio sito attraverso l’operazione di marketing sondaggio online: dalle proposte arrivate è poi stato individuato il nome. Dopo la campagna il vino è risultato il più venduto per il periodo immediatamente successivo sul sito, con ovvi vantaggi per il marchio e per l’e-commerce stesso. Ma cosa vendere online? Ovviamente il consiglio è quello di scegliere vini che possano essere apprezzati da cinesi dai 20 ai 30 anni, il nocciolo duro degli acquirenti sul web. L’interesse di questi consumatori non è limitato alle sole zone tradizionali di produzione. Il gusto non è inoltre appiattito sulla varietà più conosciuta, il Cabernet Sauvignon: il successo e la crescita in Cina dei vini cileni, greci o australiani non è soltanto una questione di prezzo. C’è infatti una grande fascia di consumatori che preferisce vini più fruttati, leggeri o dal sapore meno tradizionale. Niente vieta di organizzarsi e di adottare quindi un approccio misto ed esplorativo, differenziando e sperimentando diversi vini per differenti canali, per poi verificare i risultati: vendita diretta tramite proprio sito e-commerce; vendita via uno o più marketplace presenti sul mercato; vendita tradizionale tramite distributore. Attenzione, ovviamente, alla parte contrattuale, con eventuali clausole di esclusiva.

La Cina cerca il vino, anche su internet

Cina e web

di Cristiano Magi ( di Lorenzo Bianciardi - [email protected] )

«Caffè e sigarette stanno bene insieme» dice Steven Wright a Roberto Benigni, nel primo degli episodi di Coffee and Cigarettes (2003). Una serie di undici piccole storie raccontate dal regista americano Jim Jarmusch e raccolte in un’opera sorprendente. Davanti alla macchina da presa attori e situazioni differenti, accomunati da una serie di “cifre” e ripetizioni che tornano sempre: tazze di caffè, cucchiaini riempiti di zucchero, pacchetti di sigarette appoggiati su tavoli o tovaglie a scacchi.La vita è come un gioco a dadi in una scacchiera bicolore? Questo sembra chiedersi Jarmusch, attraverso una fotografia in bianco e nero ed una serie di scene in cui a prevalere è il nonsense e in cui i protagonisti sono coppie di attori, cantanti o personaggi più o meno famosi, artefici di conversazioni ridotte all’osso e al limite dell’assurdo.Gli undici episodi non rappresentano, come

può credere qualcuno, solo un gioco di stile (emblematica è la ripetuta inquadratura dall’alto, con le tazzine di caffè e le sigarette schiacciate sulla superficie del tavolino), ma in realtà possono essere letti come una metafora più generale della vita. Leggera e volubile come il fumo, forte ed eccitante come una tazza calda di caffè, ha sintetizzato il critico Gianni Canova.E che dire del gusto? Lo troviamo contenuto, in primis, nei due ingredienti che danno il titolo al film, quelle sigarette e quel caffè che si uniscono in un «matrimonio» perfetto, secondo i due protagonisti Tom Waits e Iggy Pop, e che per altri al contrario sono colpevoli di accelerare i sogni e scatenare una «grave forma di delirio».«Aveva il giusto colore, la giusta temperatura», si lamenta invece la bella ragazza dell’episodio “Renée” con il cameriere, reo di averle aggiunto

il latte nella tazza senza chiederle il permesso, rovinandole così il giusto sapore del caffè.Poi c’è il “non-gusto” rappresentato attraverso l’eccesso e la ripetizione frenetica. Dei sorsi, delle “tirate” di fumo, della grande quantità di zucchero versato, un mix che spinge un cameriere a consigliare così ad uno dei personaggi: «non è un pranzo molto sano, sa?».Il gusto è anche quello di immaginare un sapore diverso, sognando ad occhi aperti: «facciamo finta che il caffè sia champagne, per celebrare la vita come le persone di classe», dicono due anziani lavoratori seduti al tavolo in pausa caffè.Il sapore, infine, è quello del semplice conversare, sorseggiando e fumando, senza aver nulla da raccontarsi. Nell’episodio “Nessun problema”, i due amici hanno una voglia matta di rivedersi: «non c’è qualcosa di cui volevi parlarmi?», chiede uno all’altro, senza ottenere una risposta plausibile.In Coffee and Cigarettes, il gusto e il disgusto sono racchiusi nel piacere o nell’indifferenza del conoscersi, dell’incontrarsi, del conversare. In attesa, come nel Godot di Beckett, di dare un senso a tutto questo…

PELLICOLE DI GUSTO

Coffee and Cigarettes: il “gusto” del conversare

In Italia il consumo di prodotti economici, intorno ai 2 euro a bottiglia, non subisce forti variazioni ma a soffrire sono i vini con un prezzo superiore ai 10 euro. A fronte di questo calo del vino imbottigliato di qualità le speranze di produttori e addetti ai lavori italiani si rivolgono ai mercati internazionali. Tra i paesi emergenti la Russia è tra quelli più promettenti per le esportazioni del vino di fascia alta: anche se nel 2012 c’è stata una contrazione in valore pari al -10% il prezzo medio del vino italiano importato, dal 2009 al 2012, è aumentato del 75%. Il vino italiano è richiesto da una fascia di consumatori con reddito medio-alto che stanno cominciando addirittura a considerarlo di pari valore rispetto al vino francese. Al di là del dato reale o dell’orgoglio nazionale quello della percezione del valore è uno degli indicatori più importanti per la spendibilità di un marchio o di un prodotto su un mercato, quindi questa è davvero un’ottima notizia. Oggi però circa l’80% delle imprese italiane che esportano (tra tutte quelle con un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro) lo fanno rivolgendosi quasi esclusivamente ai mercati degli Stati Uniti e della Germania. Chi vende

nel mercato russo rappresenta soltanto il 30% del totale. È vero che le grandi cifre si fanno ancora in quei paesi, ma colmare questo divario sembrerebbe essere una delle vie per pensare strategicamente al futuro. In Russia c’è un forte e crescente interesse per il vino italiano. A confermarlo ci sono vari studi, tra questi anche una ricerca di Confagricoltura presentata durante l’ultima edizione di Vinitaly a Verona. Come spesso accade nei mercati esteri i vini italiani più amati e conosciuti sono quelli della Toscana e del Piemonte: Brunello di Montalcino, Sassicaia e Barolo. Altri vini che riscuotono interesse sono quelli legati ad aree geografiche che sono anche mete turistiche. Il turismo russo in Italia è aumentato molto negli ultimi anni, del 30% solo nel 2012: la conoscenza diretta di un luogo visitato durante un periodo di vacanza aiuta a creare la consapevolezza e la cultura intorno a un prodotto ma crea anche quel legame affettivo che spinge, una volta rientrati a casa, a ricercare il vino che proviene da quei territori. Anche il passaparola è importante: un amico che racconta di una visita emozionante sull’Etna, in Salento o sulle montagne del Trentino

può mettere in circolo quella curiosità capace di spingere anche chi non è mai stato in Italia a comprare un vino di quell’area geografica, se riesce a identificarlo in un wine bar o in un supermercato di Mosca o San Pietroburgo. Strategie di promozione legate al turismo sembrano essere quindi vincenti in quest’ottica, facendo attenzione anche alla cura dell’etichetta, in modo che permetta l’associazione – non volgare ma efficace – tra vino e territorio. Il consumatore russo ha poi altri aspetti molto positivi per un produttore italiano: è disposto a spendere se ritiene la bottiglia di qualità e consuma il vino durante i pasti. I ristoranti italiani delle grandi città russe sono sempre molto alla moda e svolgono una funzione costante di ambasciatori dell’agroalimentare italiano. Nei ristoranti viene usato ed esibito anche l’olio italiano, al secondo posto per importazioni dopo la Spagna e in rialzo – secondo le stime 2012 – per quote di penetrazione rispetto al diretto concorrente. Potrebbe essere un buon momento anche per i birrifici artigianali italiani, che producono birre apprezzate e vendute con successo all’estero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. In Russia l’export del comparto enogastronomico, per capire la tendenza, è cresciuto nell’ultimo anno del 17%. Perché non tentare?

Un futuro in Russia

( di Cristiano M

agi )Il vino nel B

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No all’aumento delle accise sull’alcol. E’ l’allarme lanciato da AssoDistil, l’associazione degli industriali della distilla-zione, contro la possibilità di aumento dell’imposta. “L’aumento delle accise – sotto-linea Antonio Emaldi, presiden-te degli industriali del comparto – porterebbe esclusivamente ad un’ulteriore contrazione dei consumi, vanificando così le aspettative di maggiori entrate per le casse dello Stato”. Per giunta, come dimostrano i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a partire dall’ul-

timo aumento dell’accisa nel 2006, per le casse statali il get-tito annuo medio relativo agli alcolici è progressivamente di-minuito. Nel 2012 si è addirittu-ra raggiunto il “minimo storico” delle entrate derivanti dall’acci-sa sulle bevande alcoliche, con una decrescita del 22% rispetto al 2006, quando si è assistito al

precedente incremento dell’im-posta, che ha fatto diminuire il gettito di ben 150 milioni di euro in soli sei anni.La revisione verso l’alto delle accise colpirebbe, inoltre, il comparto dei distillati, compo-sto da piccole imprese, per-lopiù a conduzione familiare, che rappresentano una parte importante del made in Italy agroalimentare. “Il nostro – stigmatizza il numero uno di AssoDistil - è un settore sano che affronta le difficoltà della crisi con la passione di chi ama il suo lavoro”.

IL TeMA

IL DATO

ASSODISTIL FROnTeGGIA LA CRISI ALLARGANDO GLI ORIZZONTI

LeVATA DI SCUDI CONTRO LE ACCISE SULL’ALCOL

Dura presa di posizione dell’associazione degli industriali della distillazione contro il possibile aumento dell’imposta

Dall’assemblea annuale l’analisi dei dati del settore nel primo trimestre 2013 Andrea Illy alla guida di Altagamma

Strategia nuova e più snella per la Fondazione che riunisce l’eccellenza italiana

E’ Andrea Illy il nuovo presidente della Fondazione Altagamma che riunisce le aziende dell’eccellen-

za italiana i cui marchi si distinguono a livello internazionale in vari settori. Appena celebrati i 20 anni

di vita, Altagamma ha quindi rinnovato i suoi vertici e i suoi progetti futuri: Illy, che sarà affiancato da

Paolo Zegna quale Vice Presidente Vicario, succede a Claudio Luti.

Il nuovo corso parte da un Comitato di Presidenza più ampio: ai Vice Presidenti è affidata una dele-

ga in termini di gestione operativa dei settori e di gestione delle tematiche trasversali. Matteo Lunelli

per l’alimentare, Laudomia Pucci per la moda, Claudio Luti per il design, Francesca Bortolotto Pos-

sati per l’ospitalità e Armando Branchini per la gioielleria, la nautica e la velocità.

Il CdA, più snello, sarà affiancato da una Consulta Strategica, incaricata di riunirsi quattro volte l’an-

no per definire le linee generali della strategia della Fondazione. La strategia per il prossimo triennio

è incentrata sul consolidamento del profilo istituzionale di Fondazione Altagamma, finalizzato al

rafforzamento della competitività del sistema dell’alto di gamma.

Ricercare opportunità a qualunque latitudine, per contrastare la crisi e favorire la crescita. I distil-latori esplorano nuove strade, anche attraverso strumenti aggregativi. E’ questo il messaggio lan-ciato da AssoDistil durante l’Assemblea annuale che si è svolta a Roma, lo scorso 31 maggio, pre-sentando anche i dati dell’Osservatorio congiuntu-rale sull’industria dei distillati, studio realizzato da Format, la società di indagini di mercato, in meri-to al primo trimestre 2013. L’indagine, voluta da AssoDistil, traccia un quadro economico e strut-turale del comparto distillatorio, soprattutto per quel che riguarda l’occupazione, gli investimenti ed il rapporto con il mondo creditizio e finanziario. Durante i lavori, il Presidente Antonio Emaldi si è soffermato sull’andamento del mercato, interno ed estero, soffermandosi su alcune significative pro-blematiche del settore, come la nuova OCM vino. Presenti alla giornata romana anche il Direttore AssoDistil Daniele Nicolini, nonché Felice Assen-za, responsabile della Direzione Politiche Inter-nazionali e della UE del Ministero delle Politiche Agricole, Paolo De Castro, presidente della Com-missione Agricoltura del Parlamento europeo, Fi-lippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimen-tare, Ersilia Moliterno, della Direzione Agricoltura della Commissione Europea, e Giuseppe Peleggi, direttore dell’Agenzia delle Dogane.

di Giovanni PellicciDistillati & Co

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di Giovanni PellicciA tutta Birra

Pilsner Urquell, la birra che ha cambiato il modo in cui il mondo vede la birra, ha confermato ancora una volta l’interesse per l’enogastronomia di qualità e la cucina d’autore attraverso il rinnovo (fino a marzo 2014) dell’accordo di partnership con una delle associazioni più prestigiose del settore, i Jeunes Restaurateurs d’Europe – il network di giovani chef e proprietari di ristoranti alfieri della ristorazione d’eccellenza e dell’alta gastronomia.“Negli ultimi anni sono stati conseguiti grandi risultati – afferma Luca Beretta, Business

Unit Director Pilsner Urquell Italia – grazie ad un lavoro attento e meticoloso che sta portando i consumatori italiani a riconoscere in questa birra ceca uno status superiore, con una grande storia alle spalle fatta di dedizione, cura, successi e prestigio. La distribuzione da noi è ancora molto selettiva e gli operatori che trattano Pilsner Urquell sono innamorati del marchio, sono i più forti supporter ed i più autentici ambasciatori del brand. I Jeunes Restaurateurs d’Europe in Italia incarnano perfettamente la figura dell’Ambassador e rappresentano al meglio

quello che è per noi il concetto di qualità, di eleganza e modernità pur mantenendo un solido legame con la tradizione. Ci siamo piaciuti e ci siamo scelti ancora una volta per portare avanti insieme questi valori”.

LA neWS

L’eVenTO

IN LUNIGIANA TORNA In FeRMenTO E SI FA IN 3 GIOVANI CHEF AMBASCIATORI

DI PILSneR URQUeLL

la bionda ceca rinnova fino al 2014 il sodalizio con l’associazione dei Jeunes Restaurateurs d’europe

A Fivizzano il Festival delle birre artigianali è in programma dal 21 al 23 giugno

Filosofia BaladinTeo Musso racconta in un libro la storia alle origini delle sue etichette artigianali

Tutto ha inizio in un piccolo locale di Piozzo (Cuneo) dove alla fine degli anni ’80 si servono ben 200

etichette di birre estere, soprattutto di produzione belga. Dieci anni dopo “La Birreria Le Baladin” di-

venta il brewpub dove Teo Musso comincia a produrre le sue birre: Super Baladin, Isaac, Niña, Nöel,

Wayan, Nora… dalle puro malto alle speziate, passando per le birre speciali e a quelle stagionali, dietro

ogni etichetta una storia, molto divertimento, e un po’ di famiglia. Oggi il birrificio Baladin è una piccola

perla artigianale con una rete di locali che dal Piemonte passa per Roma e arriva fino a New York. La

storia di Teo, che in terra di grandi vini ha creato un movimento di passione legato alla birra artigianale,

è diventata anche un libro, scritto a quattro mani con l’amico Marco Drago e appena presentato a

Cuneo. “Baladin, la birra artigianale. È tutta colpa di Teo” (Feltrinelli 2013), con la prefazione di Carlo

Petrini, racconta questa avventura del gusto, tra incontri, personaggi, filosofia slow e accostamenti

imprevedibili. (mv.s)

Torna a Fivizzano, in Lunigiana, In Fermen-to, il Festival delle Birre Artigianali giunto alla quarta edizione. Dal 21 al 23 giugno, la cittadina in provincia di Massa, in Toscana, sarà protagonista la cultura microbirraria, con 7 birrifici protagonisti, stand gastronomici a base di prodotti tipici, musica e divertimento (il tutto ad ingresso libero). Durante la 3 giorni, tra un assaggio e l’altro, spazio anche all’arte con la mostra Graphic (Beer) Contest, con le migliori opere che hanno partecipato alla sfida grafica organizzata da In Fermento, come ogni anno, per la selezione del nuovo manifesto. In programma anche il concorso FermentiAMO con il quale i visitatori potranno votare la loro birra preferita, assicurando così al birrificio più votato un posto per l’edizione di In Fermento 2014. Tra le altre novità dell’edizione 2013 (che per la prima volta si estenderà a 3 serate) anche la presenza della delegazione locale di Onaf che, oltre al rapporto consolidato con Slow Food, prenderà parte ai laboratori, guidando gli appassionati negli abbinamenti birra-formaggio.

PER INFO → www.infermentofestival.com/ IL LIBRO

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Il Librodi Mariavera Speciale

È davvero possibile apprendere i rudimenti della degustazione in poche ore e magari riuscire a farsi passare se non per veri in-tenditori almeno per consumatori consapevoli? Questo “irriverente manuale di iniziazione vinicola” può dare una mano a chi deside-ra ardentemente capire il mondo del vino e magari smascherare qualche sbruffone che si da arie da conoscitore salvo poi non saper distinguere un vino da un vitigno. Federico Oldenberg si fa paladino dei degustatori allo sba-raglio, spesso intimiditi di fronte al bicchiere e disorientati dal linguaggio criptico dei troppi sedi-centi poeti del vino. Solo tre ore, è questa la sua sfida, per impa-rare a destreggiarsi tra etichette

e denominazioni e non sfigurare a una cena importante o al momento di ordinare una bottiglia. Il segreto però resta uno soltanto, il gusto: bisogna partire dal presupposto che le nostre preferenze sono altrettanto valide che quelle di chiunque altro. Basta dare spazio alle nostre percezioni, prendere confidenza con aromi e sensazio-ni e imparare a dare un nome a ogni sfumatura.

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Bere fa bene alla salute…e alla natura!

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In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani.

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curiosità di scoprire le molte risorse del vino, al di là dei luoghi comuni, e il desiderio di mettere

la natura al primo posto, permettendo alle uve di parlare del loro territorio con libertà e senza so-fisticazioni. Il risultato è carrellata di personaggi

straordinari e un canto d’amore per il lavoro e la terra: gli elementi che rendono ogni bicchiere qual-

cosa di unico e irripetibile.

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LA GReen eCOnOMy PER USCIRE DALLA CRISIRidurre il consumo d’energia e di risorse naturali promuovendo un modello di sviluppo sostenibile

Lei è una dei giovani vignaioli più interessanti nel panorama nazionale, esponente di quella che si può definire la rinascita dei vini siciliani. Arianna Occhipinti, oltre a produrre i suoi vini da diversi anni, a 30 anni ha scritto un libro che parla non solo di lei, del suo modo di intendere il vino ma anche della sua Sicilia. “Natural Woman”, titolo ripreso dalla definizione che il giornalista del New York Times, Todd Selby, diede ad Arianna, è stato presentato per la prima volta dall’autrice durante il Vinitaly passato. Edito da Fandango, il libro racconta la storia di una giovane donna, che ha girato il mondo e dopo una laurea in enologia decide di tornare a Vittoria e coltivare le proprie vigne, con l’intenzione di produrre un vino che la rispecchi.

Anche l’Unione Europea sposa il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) che sostiene che il 2% del PIL mondiale annuo, da investire fino al 2050 nei 10 settori chiave dell’economia, basterebbe per uscire dalla crisi economica e ambientale e avviare la transi-zione verso un’economia “verde”. Il Consiglio straordinario dei Capi di Stato e di Governo del 22 maggio 2013 è stato, infatti, dedicato, oltre che all’evasione fiscale, alla politica energeti-ca. L’attenzione è stata focalizzata soprattutto sull’implementazione delle infrastrutture che permettono di risparmiare energia e sul finan-ziamento agli investimenti per delle tecnologie sicure e rinnovabili.

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ACCORDI

LE STELLE DeL BIO

nATURAL WOMAn - LA MIA SICILIA, IL MIO VINO, LA MIA PASSIONE

Si è conclusa durante il Tuttofood di Milano (19-22 maggio) la prima edi-zione del concorso che premia il miglior modo di comunicare delle aziende biologiche italiane. L’ini-ziativa, promossa dal Mi-paaf (il Ministero Politiche Agricole e Forestali) e ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare), con l’intento di valorizzare le idee che,

nel promuovere uno spe-cifico prodotto o marchio commerciale, hanno sa-puto trasmettere un mes-saggio utile alla diffusione e alla conoscenza di tutto il biologico italiano. Le ca-tegorie previste dal con-corso hanno riguardato iniziative di comunicazio-ne con l’utilizzo di diversi mezzi: materiale esposi-tivo, stampa, televisione, radio, web e packaging.

Ecco l’elenco dei vincito-ri: Naturasì (allestimenti e materiali espositivi e cartacei di promozione), Gino Girolomi (inizia-tive di comunicazione su stampa), Alce Nero & Mielizia (iniziative di comunicazione televisi-ve), NoiBio (iniziative di comunicazione radiofo-niche), Almaverde Bio (iniziative di comunicazio-ne su web), Del Giudice

(packaging ed etichetta-tura) e Zolla 14 (Iniziative di comunicazione dedica-te alla vendita diretta).lestelledelbio.ismea.it

Il concorso per premiare le migliori iniziative di comunicazione sul biologico

RICICLAGGIO

presentato allo scorso vinitaly il libro che parla di una donna e del suo amore per il vino

di Marina CiancagliniNewsBio & Green

Arianna Occhipinti nasce a Marsala nel 1982.La sua storia tra le vigne inizia nel 2004,quando, terminati gli studi a Milano in Viti-coltura ed Enologia, decide di ritornare in Si-cilia. Comincia da un ettaro di vigneto.Adesso conduce un’azienda trenta volte piùgrande, divisa tra la gestione delle vigne, laproduzione in cantina e la commercializza-zione. Vive a Vittoria.

Era solo una ragazza siciliana di ventidue anniquando piantò la sua prima vigna. Ariannapoteva scegliere qualunque destino possibile,invece ritornò nella sua amata Iblea, la regioneintensa e calcarea da cui molti siciliani, nei de-cenni passati, se ne andarono per sempre. Decise che sarebbe diventata un agricoltore.O meglio, un viticoltore. Scelse un mestiere maschile e antico per espri-mere al meglio la sua forza di giovane donna.Oggi Arianna ha trent’anni e il suo vino na-turale è considerato tra i migliori al mondo. Questo libro è un diario sentimentale. Unviaggio attraverso le tappe della sua avventuradi wine maker, le persone che le hanno inse-gnato a lavorare la terra, quelle che hanno so-stenuto il suo vino, gli affetti che l’hannofatta crescere. Natural Woman è la storia di una passione,ma soprattutto di una certezza. La convin-zione che nel Frappato, nel Nero d’Avola e nelCerasuolo che produce ci sia tutta se stessa: ladeterminazione, la gioia, la ruvidità e la fra-gilità di una ragazza che sta ancora matu-rando, ma anche le contraddizioni e le ri-nunce, la fatica di sentirsi soli a contatto conla terra. In fondo, l’idea che il vino non possaessere altro che qualcosa di naturale e vivo.

euro 13,00

ISBN 978-88-6044-307-6

Aspetti, osservi, pensi, fai strategie. Poi raccogli una volta all’anno.

Aria

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Natu

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AriannaOcchipinti

NaturalWomanLa mia Sicilia, il mio vino, la mia passione

esec NaturalW_FanLibri 28/02/13 15:34 Pagina 1

In questo numero di Vigna e Cantina affronteremo tutti i temi, come di consueto di carattere tecnico, in chiave

“green”. L’Argomento “sosteni-bilità” può sembrare scontato al

lettore che sta sfogliando una ri-vista che si occupa di vino e vite, quindi di attività agricole, ma non lo è affatto. Basti pensare che la gran parte delle aziende vitivi-nicole italiane non sono “carbon

free”, ovvero immettono in atmo-sfera più CO2 di quanta ne con-sumino. Ciononostante la tecno-logia, fortunatamente, continua a fare passi in avanti. La sensi-bilità alle tematiche sostenibili

aumenta, e un immaginario “filo verde” unisce molti imprendito-ri all’avanguardia in materia di risparmio energetico. Andiamo a conoscerne alcuni, intervistati per voi da I Grandi Vini. •

Dai laboratori enologici agli impianti di refrigerazione, passando per le presse: viaggio alla scoperta delle ultime tecnologie “green”

di Max Brod

Quel “filo verde” che unisce tutti

Green

LABORATORI enOLOGICIIl pallino per il “green”

Lo spiegava molto bene la giornalista Stefania Somarè, che in un articolo uscito su “Laborato-rio 2000” (Green Economy: verso laboratori più sostenibili) ricordava ai laboratori chimici che avrebbero un lungo decalogo di operazioni da fare, per essere più sostenibili: come prevenire la formazione di inquinamento, piuttosto che com-

batterlo, ridurre l’uso di sostanze ausiliarie come solventi e agenti di separazione, o preferire i re-agenti catalitici a quelli stechiometrici. Sebbene i consigli siano più appropriati per i laboratori industriali, anche quelli prettamente enologici potrebbero farne tesoro. La normativa comunque è “feroce”, come ci racconta Chiara Beraldo del

Laboratorio Polo (con un vero e proprio pallino per il “green”), e le dimensioni dei laboratori enologici sono marginali rispetto alla grande in-dustria chimica, ci rassicura Alessandro Spatafo-ra del Laboratorio Enologico Toscano, spiegando come questo comporti anche marginali consumi energetici.

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1) C’è attenzione ai consumi energetici e all’ecosostenibilità nei laboratori enologici italiani?2) Cosa impongono le normative in materia di laboratori chimici?

Alessandro Spatafora

“I consumi energetici dei laboratori enologici, ri-spetto ai grandi laboratori industriali, sono solita-mente marginali. L’unico consumo rilevante è quello dell’acqua, per il quale si possono pensare interventi sulla riduzione dei consumi, anche mediante il ricir-colo: per esempio è stata valutata l’idea di far ricir-colare l’acqua di scarto nel sistema di refrigerazio-ne. Inoltre, essendo spesso aree vaste, i laboratori possono ospitare facilmente pannelli fotovoltaici”. “La normativa impone uno smaltimento separato a se-conda del materiale di scarto, obbligatoriamente gestito da aziende specializzate. ci sono i residui tossici (rea-genti), le materie prime secondarie (come il vino dopo l’analisi), le scatole microbiologiche (potenziali inqui-nanti biologici). Poi ci sono delle normative che impon-gono un numero minimo di risciacqui sulla vetreria, il controllo periodico dell’acqua di scarico, il controllo dei fumi immessi in atmosfera”.

Chiara Beraldo

“Per noi è un “pallino“, abbiamo pannelli fotovoltaici per la corrente (grazie ai quali abbiamo eliminato anche l’uso del gas in laboratorio), pannelli solari per l’acqua calda, “cappotti” di isolamento alle pareti, vetri basso-emissivi e un impianto di riscaldamento a pavimento. Siamo tra l’altro in una posizione centrale rispetto a Oderzo, per questo abbiamo fatto una ri-strutturazione che ha rivalutato l’edificio preesistente, con rive-stimenti in pietra e zone verdi”.

“La normativa è abbastanza “feroce”. Nei laboratori enologi-ci, anche a livello di reagenti, per fortuna non ci sono sostanze particolarmente tossiche. Il nostro è prevalentemente un labo-ratorio strumentale, cosa che rappresenta un’agevolazione in questo senso; cerchiamo di essere avanti sulla tecnologia, an-che se nell’ambito enologico non si investe moltissimo in ricerca. Stessa cosa per la sensibilità “green” ed ecosostenibile, i nostri clienti hanno una certa sensibilità anche in vigna: se uno sceglie di fare un prodotto di qualità deve investire anche sul minor inquinamento“.

LABORATORI ENOLOGICIIl pallino per il “green”

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Maurizio Notarfonso cosa è il progetto “cOOl-SAve”?“Il progetto europeo COOL-SAVE è iniziato da circa un anno ed è coordinato dall’Istituto Tecnologico spagnolo di Castilla e Leon all’interno del programma europeo Intelligent Energy Europe (finanziato dalla Commissione Europea). L’iniziati-va mira a ridurre il consumo di energia nella refrigerazione industriale del settore alimentare attraverso la diffusione di strategie vantaggiose di efficienza energetica, raggiunge-re un risparmio del 15% negli impianti di refrigerazione a compressione meccanica nelle imprese che aderiscono al progetto, e mettere in atto strategie di efficienza energetica che richiedono volumi di investimenti più bassi”. “cOOl-SAve” ha anche un obiettivo divulgativo, giu-sto?“Sì, certamente. Le buone pratiche verranno riassunte in una serie di guide sintetiche nazionali che verranno comu-nicate alle PMI alimentari, e verranno organizzati due wor-kshop nazionali dove i risultati principali verranno presentati

alle imprese e gli stakeholder che operano nell’industria alimentare”.

Walter MaiocchiQuali sono le tecnologie ecosostenibili a disposizione dei produttori di vino?“Nella nostra gamma di prodotti offriamo unità refrigeran-ti che impiegano gas naturali come propano, propilene e CO2. Sono gas che offrono performance migliori di quelli tradizionali. Inoltre, è possibile abbinare una gestione intel-ligente delle macchine tramite elettronica dedicata (BEST-COP), che consente un’ulteriore risparmio energetico fino al 20% a parità di resa. Infine, grazie all’utilizzo di componenti e materiali avanzati, abbiamo ottenuto una migliore efficien-za nello scambio termico”.come siete arrivati a sviluppare queste tecnologie?“I risultati ottenuti nascono dall’analisi di tecnologie derivanti dalla collaborazione con alcune Università italiane ed estere e lo sviluppo diretto nei nostri laboratori di ricerca interni.

L’Azienda investe una cospicua parte del suo fatturato nella ricerca di soluzioni avanzate per impianti refrigeranti eco-sostenibili a zero effetto serra in accordo alle direttive inter-nazionali per il rispetto ambientale GWP (Global Warming Potential)”.pReSSATURA gReeNDi tutte le fasi di lavorazione, forse quella della pressatu-ra è la meno sviluppata in tema di sostenibilità. Anche in questo settore però, ci sono dei pionieri, che per affinità con i temi dell’ambiente, e per sano fiuto da imprenditori, battono le strade della ricerca. Uno dei pochi a poter rac-contare la storia della ricerca in ambito di presse “green” è Andrea Fabiani (Siprem International), che da trent’anni studia sistemi alternativi, ed è leader in campo di presse ecosostenibili. Insieme a lui, intervistiamo Giacomo Coc-ci (Enomet), che contribuisce, con i suoi kit di recupero della CO2, al progresso tecnologico ed ecosostenibile del settore.

Una fase del processo di vinifi-cazione molto importante, ma spesso sottovalutata sul piano del risparmio energetico, è la

refrigerazione. Tecnologia indispensabi-

le per una moderna vinificazione e per lo stoccaggio del vino, la catena del freddo è oggetto di recenti progetti europei per migliorarne l’impatto ambientale. Ne abbiamo parlato con Maurizio Notarfonso

(Federalimentare), che cura il progetto europeo “cOOL-SAVE” (www.cool-sa-ve.eu), insieme ad un imprenditore sto-ricamente sensibile ai temi del risparmio energetico: Walter Maiocchi.•

FRIGeRAZIOne ALTeRnATIVAIl freddo ecosostenibile

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Zanotti Spa celebra i 50 anni di attività nella progettazione e rea-lizzazione di impianti

per la refrigerazione e conser-vazione di alimenti e per il tra-sporto alimentare. Come leader mondiale Zanotti basa il suo successo sulla continua ricerca di miglioramenti tecnologici per il risparmio energetico e di so-luzioni personalizzate per sod-disfare le richieste dei clienti. Nata nel 1962, ha sviluppato il suo potenziale come leader nel settore della refrigerazione in-troducendo nuove e rivoluziona-rie soluzioni, come “uniblock”: un dispositivo refrigerante com-pleto, autonomo e pronto all’uso per piccoli impieghi. Nel corso degli anni la gamma dei suoi si-stemi refrigeranti è diventata la più completa offerta attualmen-te sul mercato, capace di soddi-sfare la crescente domanda dei clienti. La gamma di prodotti denominata WINEBLOCK è specializzata nella conservazio-ne e l’affinamento del vino. Il vino è un prodotto in continua evoluzione e la sua conserva-zione deve essere perfetta, tale

da non alterarne in nessun modo le caratteristiche ol-fattive e gustative. Le repentine escur-sioni termiche e le variazioni di tempe-ratura dovute all’al-ternarsi delle sta-gioni abbreviano il ciclo vitale del vino e possono provoca-re cambiamenti di pressione all’inter-no della bottiglia. E sono pro-prio la temperatura e l’umidità i due elementi di importanza fondamentale nella conserva-

zione e affinamento del vino. La gamma WINEBLOCK as-sicura le condizioni migliori per conser-vare e affinare i vini in tutta sicurezza in cantine naturali o locali adattati, con il mantenimento della temperatu-ra ideale tramite raffreddamento e riscaldamento, umi-

dità appropriata tramite umi-dificazione e deumidificazione, ventilazione continua per una circolazione dell’aria ottimale,

assenza di vibrazioni, bassi con-sumi energetici e silenziosità. Le macchine sono pronte all’uso e adatte ad ambienti di piccola e media dimensione e la cen-tralina elettronica di controllo è già programmata e consente fa-cilmente il pieno controllo delle funzionalità della macchina. •

Zanotti Wineblock …che il vino abbia inizio!

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Mai come in questo periodo di crisi, che costringe i produttori ad ottimizzare i tempi

di lavorazione, l’informatica viene in soccorso alle aziende, soprattutto nel campo vitivinicolo. I moderni produttori di software per il mondo del vino infatti, sono in grado di aiutare il cantiniere e l’enologo in tutte le fasi della produzione, restringendo i tempi e ottimizzando le operazioni burocratiche. Dalla fase amministrativa-contabile a

quella della commercializzazione, passando per la gestione del vigneto e la vinificazione, non c’è momento che non possa essere supportato dall’informatica. Si parte dunque dalla gestione al computer dei complessi registri di Canina: il Registro di vinificazione, il documento distinto per vini da tavola e per vini V.Q.P.R.D., sul quale vengono indicate le operazioni che si svolgono in cantina durante il processo di vinificazione; il Registro di Commercializzazione,

che funziona da registro di carico e scarico; e il Registro di imbottigliamento, un “diario” sul quale annotare le singole operazioni di imbottigliamento, il numero di bottiglie e di altri recipienti riempiti distinti per capacità. Poi ci sono i software per la vendita, quella diretta, ma anche quella online, con la possibilità di avere il tutto sullo smartphone o tablet, compresi gli ordini e la gestione di agenti e provvigioni. Poi controllo della vinificazione, con i programmi in grado di farvi seguire tutti i processi di lavorazione. Ancora, la gestione degli ordini, delle accise, e dei documenti per il trasporto del vino. Infine la vigna, con la gestione del catasto, dei sistemi di supporto meteo, dei costi di produzione e delle rese. Venduti in veri e propri

“pacchetti” – ma anche, con la relativa affidabilità, in programmi free scaricabili online – gli strumenti informatici per il settore vitivinicolo seguono a distanza brevissima, e talvolta superano, il progresso del settore, coadiuvando i produttori, in questi tempi di crisi, a sprecare meno tempo possibile. •

Un software per uno, non fa male a nessunoL’informatica supporta la filiera vitivinicola in ogni fase: da quella amministrativa-contabile a quella

della commercializzazione, passando per la gestione del vigneto e la vinificazione

Era presente quest’anno a Verona, all’Enolitech 2013, il Digitalic Village: un’area espositiva in cui l’innovazione tecnologica e informatica si mettono al servizio della filiera del vino. Una collettiva di aziende che ha proposto ai visitatori le ultime soluzioni 2.0, dalle infrastrutture wireless per la raccolta di dati tra le vigne o per portare la connettività in cantina, fino ai software più moderni per la gestione del magazzino, le analisi del terreno o l’e-commerce.

Marchesi de’ Frescobaldi, storica azienda vitivinicola toscana, costituita da ben sette tenute, ha deciso un anno fa di gestire centralmente, a livello informatico, le sette realtà enologiche, scegliendo Microsoft quale partner d’innovazione.

Andrea FabianiQuali tecnologie sostenibili sono a disposizione dei produttori di vino per la fase di pressatura?“In primo luogo la lavorazione sotto vuoto, la quale non utilizza compressori per realizzare la pressatura. Attra-verso questa tecnologia adoperiamo un terzo dell’ener-gia necessaria alle macchine tradizionali, e le pompe del vuoto che vengono utilizzate per realizzare la pressatura consentono di lavorare a pressioni più basse. A questa si aggiunge la tecnologia di recupero: il mercato iniziò a chiederci di poter pressare eliminando il contatto del pro-dotto con l’aria, allora abbiamo ideato una macchina che recupera la CO2 della fermentazione, e la usa per inertiz-

zare. In questo modo non solo non disperdiamo la CO2 ma evitiamo anche l’acquisto di altri gas”.Quali sono i vantaggi organolettici di queste pratiche?“Queste tecnologie sono particolarmente efficaci nella preservazione degli aromi, infatti le nostre macchine sono usate soprattutto per i vini bianchi. Alcune sperimentazioni fatte con le Università di Ancona e Udine hanno riscontrato inoltre differenze importanti su Chardonnay e Pinot, sotto l’ aspetto organolettico, con elevata conservazione di pro-fumi varietali”.

giacomo cocci Quali tecnologie sostenibili sono a disposizione dei produttori di vino per la fase di pressatura?

“Sicuramente il nostro impianto di recupero della CO2 di fermentazione Galileo, costituito da un kit di captazione, elettrovalvole e valvole di sicurezza per ciascuna utenza, un PLC per la gestione automatica delle fasi di lavorazio-ne, un serbatoio di stoccaggio ed un compressore (questi ultimi due esclusi dalla fornitura). Una tecnologia brevet-tata che permette alle aziende vitivinicole di recuperare la totalità del gas prodotto in fermentazione”Quali sono i vantaggi di queste pratiche?“È un sistema ecosostenibile che consente di avere sem-pre a disposizione gas per tutte le pratiche di vinificazio-ne in atmosfera inerte, di riutilizzare il gas prodotto e non disperderlo nell’ambiente, di risparmiare nell’acquisto di inertizzanti e di rivendere a terzi la CO2 prodotta”. •

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L’Enologia Naturale

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Il Laboratorio Polo rappresenta l’unica realtà tecnologica e scientifica in grado di consentire la produzione di eccellenza di vini allo stato naturale. Trentatre anni di esperienza e costante ricerca scientifica attraverso l’impiego dell’avanguardia della tecnologia e delle strumentazioni di laboratorio, pongono il Laboratorio Polo come il riferimento certo e garantito per chi vuole offrire una produzione vinicola ottimale sotto il profilo della qualità e della salubrità. Il Laboratorio Polo realizza i più performanti controlli sulla presenza di pesticidi e sulla qualità dei tappi, oltre a proporre tecniche di vinificazione SO2 free e tecniche anti ossidanti volte a prevenire l’invecchiamento di tutti i vini. Il Laboratorio, inoltre, offre qualificate consulenze agronomiche ed enologiche indirizzate a una vinificazi-one moderna ed attenta alla competitività che, in casa Polo, significa qualità del vino allo stato dell’arte. Per queste ragioni e per il costante impegno al raggiungimento dell’ultima frontiera della ricerca, il Laboratorio Polo ha ricevuto riconoscimenti dall’Unione Europea, dal Ministero della Ricerca e dalla Regione Veneto. Pololab è l’avanguardia della naturalità.

E non serveaggiungerealtro.

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Gias Cantine di Agronica, gestire la cantina non è mai stato così facileGias Cantine di Agronica, gestire la cantina non è mai stato così facile

Questi i punti forti di GIAS Cantine, la soluzione ad hoc ide-ata da Agronica per

gestire tutta l’attività produttiva dell’azienda vitivinicola. GIAS è il frutto di un lavoro costante che da vent’anni si concentra esclusivamente sulla risoluzi-one di problematiche tipiche del comparto agroalimentare. Innanzitutto, l’integrazione fra le varie funzioni permette di lavorare con un unico software sui dati di tutto il ciclo produt-tivo: produzione in campagna, trasformazione, amministra-zione, commerciale e adempi-menti di legge. Il quaderno di

campagna è uno strumento po-tente che offre un’illimitata ca-pacità gestionale anche grazie all’integrazione delle banche dati dei prodotti fitosani-tari, fertilizzanti, disciplinari di produzione, cui si aggiungono i sistemi di supporto tecnico alle decisioni, alla piattaforma Cartografica GIS, all’uso via Smartphone o Tablet. GIAS consente in particolare di con-figurare passo dopo passo l’intera cantina, la mappa grafica e descrittiva dei vasi vi-nari, le lavorazioni, le referenze, i confezionamenti degli articoli, la gestione per lotti, la gestione delle analisi e delle relative

stime, le interazioni con i maga-zzini e simili. Divenendo in tal modo un “gestore di processo” che procede automaticamente con pochi clic di controllo e che produce i Registri di Cantina senza alcun ulteriore sforzo. Anche l’imbottigliamento si ri-assume in una definizione di processo, con prodotto per la vendita automaticamente cari-cato in magazzino e Registro di Imbottigliamento pronto per la stampa, con un considerevole risparmio di tempo e la garanzia di correttezza formale. Il livello di dettaglio è deciso dall’utente ed è sempre modificabile per consentire l’estrema adat-

tabilità ai cambiamenti oltre ad un approccio graduale alla gestione. GIAS Cantine nasce ed evolve esclusivamente per le imprese vitivinicole, è garantito dalla ventennale specializzazione di Agronica nell’agroalimentare e risolve la grande complessità dei processi produttivi, gestionali e norma-tivi, con il minimo impegno d’uso. (i.g.)•

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Il via libera del Ministero delle politiche agricole sulle chiusure per i vini a denominazione, etichet-te ormai non più appannaggio dei tappi in sughe-ro, permette di ragionare in modo nuovo in par-

ticolare per quei mercati esteri che da tempo faticano ad accettare la tradizione tutta italiana della chiusura naturale, con i problemi ad essa connessi. Per que-sto diventa fondamentale il ruolo del Gruppo Sintesi - Tappi Sintetici Espansi, interno alla Federazione Gomma Plastica di Confindustria, che ha messo a punto strategie di promozione e certificazione dei tappi prodotti dagli associati così da tranquilliz-zare i produttori di vini di qualità italiani. “La liberalizzazione del Ministero su Doc e Docg – ha commentato Roberto Casini, presi-dente del Gruppo Sintesi Tappi Sintetici Espansi – è confortante e

fondamentale ma è solo l’inizio, alcuni disciplinari infatti impongo-no ancora vincoli che mettono in difficoltà le aziende che vogliono esportare in alcuni paesi soprattutto del nord Europa. Per rendere più efficiente la filiera abbiamo anche messo a punto S.Q.M. (Sinte-si Quality Mark), un marchio di qualità collegato alla norma UNI 11311 che aumenta la tutela delle cantine che scelgono i tappi di questa fascia, i quali devono rispettare standard prestazionali molto elevati su tutti i fronti”. I tappi sintetici espansi di nuova genera-zione sono ormai chiusure efficienti sotto ogni punto di vista, con ottime prestazioni barriera rispetto ai gas, facilità di estrazione e assolutamente neutrali rispetto al sapore del vino conservato nella bottiglia. Inoltre va chiarito che è meno dannoso per l’ambiente un tappo sintetico monomateriale, quindi riciclabile nel normale ciclo dei rifiuti urbani, piuttosto che i tappi apparentemente naturali, ma in realtà assemblati con colle sintetiche che invece sono rifiuti non riciclabili e vanno perciò ad incrementare la quota di indifferenzia-to destinato alla discarica.•

Le Doc e Docg italiane hanno un nuovo marchio

di qualità affidabile e professionale su cui contare

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Gruppo Tappi Sintetici Espansi

Gruppo Tappi Sintetici Espansi

Siprem InternationalCompetenza specifica, passione inesausta, sviluppata cre-

atività, costante desiderio di migliorarsi. Queste le pre-rogative vincenti di un marchio che da oltre quarant’an-ni risulta un preciso punto di riferimento nel panorama

enologico mondiale. La Siprem International costituisce in effetti un’azienda storica del settore, in virtù del notevole contributo forni-to in termini di idee innovative e di prodotti di largo successo. Forte di una simile lunga esperienza, la società pesarese riesce ad essere costantemente presente sul mercato interno ed estero, rispondendo alle attese di una clientela vasta e prestigiosa, ormai diffusa su scala globale. Ciò, grazie alla capacità di realizzare impianti com-pleti “chiavi in mano” e ad una gamma diversificata di macchinari, tale da coprire le esigenze di lavoro proprie dell’intera linea di vi-nificazione. Un’offerta varia e sempre di alto livello che abbraccia pompe e diraspa-pigiatrici, stazioni di raffreddamento, vinificatori, centri di estrazione pre-fermentativa del colore, linee di selezione, conferimento e lavaggio barriques (in virtù del rapporto sinergico instaurato con la consociata Tecme International), serbatoi di fer-

mentazione e stoccaggio e, dulcis in fundo, ovviamente presse. Di qualsivoglia taglia, modello e sistema di funzionamento.è il caso delle linee continue di sgrondo-pressatura e delle classiche Air Press, nonché della rivoluzionarie Vacuum System, un brevetto esclusivo che spazia dal modello VS 20 alla VS 505 e si caratterizza per standard qualitativi insuperati, in virtù dell’adozione di un am-biente di pressatura in depressione, e della possibilità di sfruttare l’azione riducente dei gas inerti, quali l’anidride carbonica (anche quella derivante dai processi fermentativi) e l’azoto, eventualmen-te ricircolabili. Infine le Presse Continue a Membrana, altro trade mark capace di assicurare una produttività irragiungibile con siste-mi canonici. Prodotti che incontrano il vivo favore del pubblico ad ogni appuntamento fieristico al quale la Siprem International parte-cipa, quali Simei, Vinitech Sifel, Enomaq e tutti gli altri principali eventi espositivi mondiali. •

Dalla realizzazione “chiavi in mano” alle innovative presse Vacuum System: i segreti di un successo mondiale

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Noi badiamo all’etichetta

Ogni vino ha una sua identità e una pro-pria anima. Porta con sé storie fatte

di tradizioni, luoghi e sugge-stioni. Compito dell’etichetta è quello di svelare questi valori nascosti.Espressioni, immagini ed equi-libri cromatici si fondono tra loro per dar voce allo spirito di quel vino, alla sua unicità, ai principi e allo stile del pro-duttore. Oggi più che mai l’etichetta ci accompagna per aiutarci a comprendere meglio il prodot-to, richiamando le antiche ori-gini dei vitigni e parlandoci di competenze autentiche.“Trasmettere la passione,

l’amore, la personalità di un vino è per noi la sfida di ogni giorno.La cura nella scelta delle im-magini, dei colori e delle carte pregiate è il nostro mestiere, alla continua ricerca dell’ec-cellenza e del perfetto connu-bio tra bellezza e carattere, tra durezza e sfumature dolci, pro-prio come i paesaggi delle col-line coltivate con la vite.”Sembra quasi che ci parlino di dipinti o di fotografie d’autore Raffaele Berti e Luigi Gandini direttori della Rotograf Varese.Un’azienda storica, nata da una tipografia e cresciuta negli anni, fino ad essere riconosciu-ta oggi come una solida realtà nel campo delle arti grafiche.

Cosa deve comunicare un’eti-chetta?“Naturalmente il vino che c’è dietro e l’azienda produttrice. Ma anche i sogni che hanno inizio in quei filari, le emozio-ni e i profumi che ci pervadono camminando tra i tini di una cantina o mescendo il vino nei bicchieri.”E nello spazio di un “piccolo rettangolo” si può trasmettere tutto questo?“Certamente. La nostra soddi-sfazione più grande sta proprio nel far percepire quei sogni portandoli tra le goffrature del-la carta, nei toni dei colori, nei bagliori sfuggenti delle lamine dorate. Concretizzare in un ec-cezionale esercizio di sintesi

qualità, passione e affidabilità, mixando in perfetta armonia stampa tradizionale a nuove metodologie tecniche.”•

Anche per il vino l’occhio vuole la sua parte

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Magugliani: il meglio

della tecnologia

Magugliani distribu-isce impianti ed attrezzature per l’industria dal 1988

con una gamma che comprende impianti di asciugatura botti-glie, lattine, barattoli, e non solo. Prodotti dell’americana Repu-blic Blower Systems, dotati di una tecnologia applicata alle soffianti centrifughe ed ai gene-ratori di lama d’aria che permet-te il raggiungimento di elevati valori di efficienza, garantendo un potente flusso d’aria; eleva-ti anche i risparmi energetici, specialmente se gli impianti di asciugatura Republic vengono comparati ad impianti dotati di soffianti a canale laterale, spesso utilizzate per i sistemi

di asciugatura. Il sistema Re-public sfrutta soffianti centrifu-ghe tecnologicamente avanzate, accoppiate a generatori di lame d’aria - disponibili in alluminio estruso anodizzato oppure in acciaio inossidabile AISI 316 - con sezione “a goccia”, forma che evita contro-pressioni. Le soffianti centrifughe Republic sono costruite con materiali di qualità, per durare nel tempo e contenere gli interventi di ma-nutenzione: girante in alluminio lavorata CNC, gruppo suppor-to cuscinetti dotato di alette di raffreddamento, cuscinetti ibri-di ceramici lubrificati a vita di durata fino a 5 volte superiore rispetto i cuscinetti tradizionali. Le dimensioni compatte degli impianti Republic permettono e

semplificano il posizionamento direttamente sulla linea di pro-duzione e ogni soffiante centri-fuga può alimentare più genera-tori. L’ampia gamma dei prodotti Republic comprende soffianti centrifughe di diverse grandez-ze, ed una serie di accessori per confezionare l’impianto su

misura in funzione della velo-cità della linea di produzione e delle esigenze dei Clienti: come asciugatura completa della bot-tiglia/lattina/barattolo prima dell’etichettatura o prima del confezionamento o della zona tappo e/o la zona riservata alla stampa ink jet del lotto e data scadenza. (m.b.) •

Impianti di asciugatura bottiglie tecnologicamente avanzati, efficienti, di lunga durata e progettati per risparmiare energia

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Le biotecnologie, la nuova frontiera

dei processi di fermentazione

Il segreto del succes-so sta scritto non solo nel nome, “Enò Bio-soluzioni”, azienda

giovane, ma soprattutto per la produzione qualificata in coadiuvanti ottenuti da bio-tecnologie per il trattamento dei mosti e la conservazione dei vini. La partnership tra en. Ennio Stangoni e il prof. A. Piracci è pressoché per-fetta, particolarmente per quanto riguarda la “divisio-ne dei compiti”: se il primo, infatti, si occupa della parte più strettamente manageria-le al secondo, invece, già Direttore dell’Istituto Spe-rimentale per l’Enologia e Rappresentante dell’OIV per l’Italia, spetta il coor-dinamento della sezione tecnica. I principali settori dell’azienda sono essenzial-mente due: i formulati di tannini diversi ed i roveri diversi per la produzione di frammenti legnosi, chips per la fermentazione e chips per l’affinamento. Si tratta di miscele di tan-nini di quercia estratti da doghe di legno lungamente stagionate all’aria e succes-sivamente tostate. Questi apportano note che si esten-

dono dalla vaniglia alle spe-zie, dal caramello alla liqui-rizia, fino ad esprimere note di tostato, caffè e cioccolato conferendo dolcezza e volu-me al vino ed esaltare una struttura tannica piacevole, equilibrata e non aggressi-va.Enò produce anche tannini specifici per l’impiego in fase di affinamento e molto efficaci anche per prolun-gare la vita delle barriques. Inoltre ha dimostrato che una composizione bilancia-ta tra tannini di quercia e tannini condensati, è estre-mamente valida nella stabi-lizzazione del colore dei vini rossi ed è il perfetto comple-mento della microssigena-

zione.Enò Biosoluzioni ha deter-minato un cambiamento di percezione radicale da parte dei vinificatori nei confron-ti dei chips, del cui utilizzo in Italia è stato testimonial proprio il prof. A. Piracci. I produttori di vino non li apprezzavano per l’immagi-ne, troppo distante dal le-gno tradizionale. Inoltre si sospettava che il processo di affumicatura del legno potesse provocare la forma-zione di idrocarburi polici-clici aromatici (IPA), con potenziale azione cancero-gena. “Niente di più falso - dichiara il Professore - ho sperimentato, per il mini-stero per le Politiche Agri-

cole, i chip per dieci, lunghi anni, e posso affermare che, con le nostre condizioni di produzione, non sono asso-lutamente pericolosi per la salute”. Enò Biosoluzioni ha allo studio da tre anni nuovi at-tivatori di fermentazioni che saranno presentati con la nuova vendemmia. (m.m.) •

enò Biosoluzioni con la ricerca biotecnologica rivoluziona l’approccio alla produzione dei coadiuvanti enologici di vinificazione

e di affinamento; tannini, chips ed attivanti innovativi

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Colombardo presenta la Defogliatrice a verde per vigneto a rulli controrotanti modello Solaris

La Defogliatrice Colombardo modello Solaris è la prima macchina a rulli controro-tanti sul mercato, prodotta

interamente in acciaio Inox e con particolari della turbina (apparato che crea la depressione) in lega leg-gera anticorodal.Questa scelta è stata necessaria per rendere tutti i componenti estrema-mente longevi nel tempo, infatti la macchina così costruita è immu-ne alla corrosione e specialmente dall’aggressione di prodotti chimici (zolfo, prodotti anticrittogamici, ecc) impiegati durante la stagione ve-getativa della vite, inoltre l’acciaio Inox viene facilmente ripulito con l’impiego di sola acqua al termine dell’operazione in vigneto.La defogliatrice Solaris dispone un’altezza di lavoro di circa 55 cm ed estrae delicatamente le foglie poste sul cordone fruttifero senza offendere i grappoli, a partire dalla fase pre-allegagione (bacca a chic-co di pepe) fino alla maturazione in

pre-vendemmia.La depressione generata dalla tur-bina opposta ai due rulli “controro-tanti”, di cui uno forato e uno rico-perto di una speciale gomma striata, determina un incollamento sul rullo forato “effetto ventosa” che, ruotan-do verso l’altro in “gomma”, stacca “chirurgicamente” le foglie, le quali vengono convogliate ed espulse gra-zie ad una speciale scatola a chioc-ciola retro posta.Un’altra novità tecnica, determi-nante, presente sulla Defogliatrice Solaris, è proprio l’espulsione lon-gitudinale delle foglie, evitando il fastidioso e dannoso intasamento del radiatore del trattore. •

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Nata negli anni ses-santa a Monsumma-no Terme, Bartoli Pakaging inizia la

sua attività con un antico pro-dotto tipico: i “corbelli”, cesti realizzati con piante palustri. Di anno in anno l’ambizione e la professionalità dell’azienda portano ad un crescente svilup-po e, in pochi anni, Bartoli ini-

zia a produrre scatole in cartone rigido per il settore calzaturie-ro, per poi passare ai grandi nomi della moda italiana e del settore alimentare. Ultimo pas-saggio, quello recente, è il set-tore vino. Così l’azienda mette a disposizione dei produttori di punta del panorama enologico italiano tutta la sua esperienza e creatività: scatole di pregio,

che valorizzano il vino, avvol-gendolo in una protezione che richiama l’elevata qualità del contenuto, e del contenitore. Il servizio offerto è un suo punto forte: “Ci sentiamo un po’ come una sartoria, in grado di realiz-zare un prodotto cucito addos-so al cliente” ci spiega Cinzia Bartoli, mentre descrive lo staff aziendale, in grado di ideare il prodotto con le dimensioni, la forma, il colore e le persona-lizzazioni più svariate; e se la tecnologia di produzione non dovesse essere sufficiente a soddisfare le richieste del clien-te? Nessun problema, un’appo-sita officina meccanica interna costruirà il macchinario adatto per realizzare qualsiasi tipo di prodotto. Insomma, se per le

vostre bottiglie serve un vestito di qualità, un grande sarto è a vostra disposizione: Bartoli Pa-kckaging. (m.b.) •

Per far la scatola, ci vuole il sartoBartoli Packaging, leader nel settore moda e alimentare, mette al servizio dei produttori di vino la sua esperienza e, come un sarto, cucirà il prodotto addosso al cliente

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BARTOlI pAcKAgINgVia Francesca Uggia, 667 Cintolese 51030 - Pistoia (PT)Tel: 0572.62486 / 61760Fax: 0572 62250

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Bartoli Pakaging serve tutto il territorio italiano, ma è in grado di effettuare rapide spedizioni anche all’este-ro. La carta e il cartone utilizzati sono certificati Fsc (Forest Stewardship Council), a dimostrazione della sensibilità dell’azienda verso l’ambiente.

AEDES, sorta negli anni ‘40 fra i vigneti e i meleti altoatesini, è diventata un pun-

to di riferimento per chi cerca soluzioni innovative per il la-voro agricolo nel settore della viticoltura e frutticoltura. La garanzia di AEDES trapela già nel nome, che significa “casa” e che assicura di avere al pro-prio fianco l’aiuto fidato di cui si abbisogna per il quotidiano lavoro in campo. Innovazione e attenzione costante alla qualità

dei prodotti e dei servizi forniti, criteri rigorosi nella scelta dei materiali, ricerca della soluzio-ne più adatta: queste le carat-teristiche distintive di AEDES. L’azienda ha così conquistato la stima nel mercato italiano e internazionale grazie anche all’ampia gamma di macchi-

nari professionali e alla linea specializzata di macchine in-terfilari “BioSystem”. Il braccio interfilare AEDES BioSystem abbinato al tagliaerba AEDES Rotormulcher o Scherenmul-cher, alla trinciatrice AEDES Schlegelmulcher oppure uti-lizzato in modo indipendente,

montato anteriore, posteriore o ventrale su una trattrice, è quanto di meglio disponibile oggi sul mercato per il controllo ecologico dell’erba, senza cre-are danno alle piante. AEDES coniuga il rispetto per l’ambien-te all’aspettativa soddisfatta del cliente. •

Tecnica Innovativa per la viticoltura

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AeDeS Macchine Agricole - Landmaschinen - Via del Sole, 24 - 39010 Andriano (BZ) Tel. +39 0471 510443 - Fax +39 0471 510403 - [email protected] - www.aedes.bz

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Le SCATOLe PeR Un TRASPORTO SICURO

eTICheTTIFICIO MAReMMA: STAMPA OFFSET, SERIGRAFICA, A CALDO, RILIEVO E VERNICIATURA

Lo Scatolificio Anpa, azienda lea-der nel settore dell’imballo e delle spedizioni, presenta una soluzio-ne esclusiva e innovativa per il trasporto delle bottiglie. Forte di anni d’esperienza e di una struttu-ra al passo con le ultime tecnolo-gie, l’azienda ha infatti progettato una risposta efficace per un tra-sporto sicuro, che permette anche di ottimizzare i costi di spedizione. Si tratta di una scatola in cartone per due o tre bottiglie estrema-mente compatta e resistente, realizzata con una fustellatura interna che blocca ed immobilizza la bottiglia contenuta, tenendola sospesa all’interno dell’imballo.

Con questo sistema i prodotti viaggiano in sicurezza, al riparo dagli urti che sono totalmente assorbiti dall’apposita struttura in cartone. (l.m.)

L’Etichettificio Maremma è un’azienda giovane ma con le idee chiare, che si descrive molto bene da sola: “Siamo concentrati nel soddisfare anche il cliente più esigente, forti di poter contare su uno staff di professionisti impegnati nel raggiungimento di un unico obbiettivo: il vostro. Siamo pignoli, caparbi, attenti al particolare, ed ogni nostro stampato adesivo che scorre sulle bobine deve rasentare la perfezione, affinché il prodotto rispecchi il progetto grafico”. Progetto che non deve necessariamente essere fornito

dal cliente, infatti: “Abbiamo un reparto grafico altamente qualificato nella creazione di etichette e non solo: dalla progettazione di un marchio al suo coordinato aziendale, dall’impaginazione di un depliant alla creazione di una campagna”. Con delle premesse così, non vi rimane che conosce-re di persona i validi professionisti dell’Etichettifi-cio Maremma.

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NewsTecniche

lo Scatolificio Anpa presenta le sue scatole in cartone compatte e resistenti

IROn3: WORKSHOP A SAN PAOLO

Il Brasile sta vivendo un momento positivo e di grande crescita, con più di trecento importatori sul territorio nazionale e con un interesse sempre maggiore per i vini italiani, le cui esportazioni nell’ultimo biennio sono aumentate del 16%, passando da 30 milioni di euro nel 2010 a 35,5 milioni nel 2012. Con questi numeri, che lasciano aperta l’oppor-tunità di un ulteriore sviluppo positivo, l’Ita-lia viene ad essere il quarto esportatore in Brasile, con una quota di mercato a valore del 14%, preceduta da Cile, Argentina e, di poco, dalla Francia. È in questo panorama che Iron3 organizza “International Wine Tra-ders” a San Paolo, un’opportunità per entra-re in contatto con il mercato brasiliano e con gli operatori locali; una manifestazione che si propone come punto di riferimento per il wine business del Paese. Il workshop si svolgerà nella giornata del 6 agosto e permetterà alle aziende vinicole italiane di entrare in contat-to diretto con gli operatori brasiliani.

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In vista del suo trentesimo anniver-sario Plastica Alfa, presenta una grande evoluzione della gamma Valvevolution, la serie di valvole in polipropilene con sfera metallica disponibili nei diametri che vanno da 1/2’’ fino a 4’’, con attacchi filet-tati maschio e femmina, ed anche in versione flangiata o con attacco Alfarapid del tipo Victaulic. La novità è la valvola a compressio-ne PN16, che nasce dalla fusione della tenuta dei raccordi a com-pressione aziendali (la Blu Line è la storica linea) e dall’affidabilità della valvole in PPCV. Già a catalogo nelle versioni dal ø 20 al ø 63 con

attacchi filettati maschio e femmina dal ø 1/2’’al ø 2’’ questo è un prodot-to di estrema comodità per attacchi rapidi alla rete con la certezza di un’assoluta perfezione di chiusura. Anche in questo caso, come per tutta la serie, l’azienda ha realizzato molteplici controlli di laboratorio per testare le forti resistenze a pressione interna nelle condizioni più estreme: le valvole sono tutte PN16 nel mas-simo rispetto delle norme in-ternazionali di riferimento. (l.m.)

plASTIcA AlFAContrada Balchino95041 Caltagirone (Ct)Tel. 0933 51973 -50175-50159Fax 0933 [email protected]: plastica alfa

TeSTA DI COnTROLLO 8681

Bürkert, azienda specializzata nello svilup-po di sistemi innovativi di elevata qualità nel settore del controllo dei fluidi e nelle relative attività di consulenza, presenta la nuova testa di controllo on/off tipo 8681 che, grazie al suo adattatore universale, può essere integrata alle valvole sanitarie presenti sul mercato, quali valvole a singo-la sede, a doppia sede, mix proof, a sfera e a farfalla. Questa è resistente ai processi di pulizia quali CIP e SIP e possiede un grado di protezione IP 65/67.È dotata di una funzione di auto-appren-dimento, che consente un’installazione semplice e veloce. Mediante tre led co-lorati ad alta intensità, è indicato lo stato della valvola (apertura, chiusura e inter-medio), consentendone la visibilità da lunghe distanze. Per saperne di più, cliccate su www.burkert.it o cercate su You Tube “Testa di controllo 8681”. (l.m.)

BÜRKeRT cONTROMATIc ITAlIANA SpAVia Roma, 7420060 Cassina De’ Pecchi (Mi)Tel. 02 959071Fax 02 [email protected]

FILTRAGGIO FILTRAGGIO

Il prodotto di Bürkert è integrabile a qualsiasi valvola sanitaria

Il nuovo prodotto nasce per festeggiare il trentesimo anniversario aziendale

AMAROne SCRIAnI INCORONATO TERZO A ENCONTROS DE VINHOS IN BRASILE

PLASTICALFA PRESENTA LA NUOVA VALVOLA A COMPRESSIONE PN16

Stefano Cottini guida la sua azien-da alla conquista del Brasile, aggiu-dicandosi con il suo Amarone anna-ta 2008 il terzo premio nel rinomato concorso internazionale brasiliano.

Encontros de Vinhos, tenutosi lo scorso 23 aprile, è il concorso con sui si apre ExpoVinis, l’occasione d’incontro fra produttori di tutto il mondo e buyers del Brasile e Sud America. L’Amarone 2008 Scriani si è distinto in una degustazione alla cieca di oltre cento vini dove l’esperta commissione di giudici lo ha premiato con un meritatissimo terzo posto. D’altra parte, il vintage 2008, ci racconta Stefano, si rivela la migliore dell’ultimo decennio gra-zie al suo equilibrio e armonia. Ot-tenuto solo da uve raccolte a mano l’Amarone viene affinato dapprima

in barrique da 350 litri per un anno e mezzo, poi in botti di rovere fran-cese per altri dieci mesi e, da ulti-mo, per altri sei in bottiglia. L’annata premiata possiede un rosso carico tendente al granato, al naso rivela note speziate di tabacco e presenta una bocca complessa. L’azienda ha festeggiato il premio con l’ac-quisto di tre nuovi ettari di vigneto, con un’ottima esposizione e vitati a Corvina, Corvinone e Rondinella, uvaggi da cui otterrà i vini di valore che contraddistinguono il marchio Scriani.

COnCORSO

AzIeNDA AgRIcOlA ScRIANI DI cOTTINI STeFANO & c. S.S.Via Ponte Scrivan 7 - 37022 Fumane (VR) -Tel. 045 6839251Fax 045 6801071 - [email protected] - www.scriani.itFacebook: SCRIANI VINICOLA Twitter: @scriani

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NOVITà IN CASA G.R. GAMBeRInI

CAVALZAnI InOx: A SERVIZIO DELL’ENOLOGIA DAL 1963

E’ in occasione del suo quaran-tacinquesimo anniversario che la G.R. G a m b e r i n i presenta il nuovo grup-po ventola ad a s p i r a z i o n e rovesciata, un prodotto tecnolo-gicamente all’avan-guardia, nato da un investimento importante e da una grande esperienza come costruttori, per rappresentare la qualità di tutti i prodotti aziendali in un unico prodotto. Realizzato con materiali termofor-

mati, mai utilizzati in precedenza e progettato con un’estetica

particolare, questo è un prodotto estremamente performante e

ben funzionante che oltre a dare

un flusso d’aria pulita, assorbe un

10-15% di potenza in meno rispetto ad un grup-

po tradizionale, permettendo quindi un consumo minore di ga-solio. Al gruppo può essere istal-lata anche una torretta per il tratta-mento di pere, mele e altre varietà coltivate a spalliera alta. (l.m.)

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NewsTecniche

Essere una azienda moderna vuol dire, non solo rispondere alla do-manda del mercato con prodotti di alta qualità, ma anche avanzare proposte innovative che sappiano stimolare il settore produttivo: è questa la filosofia di CAVALZA-NI INOX, alle porte di Firenze (nell’area industriale di Calenza-no), leader nella progettazione, realizzazione ed installazione di serbatoi di stoccaggio ed impianti-stica. Dal settore Food, wine and beverage - specializzato nella re-alizzazione di serbatoi, fermentini, autoclavi ed impianti di refrigera-zione per il settore enologico - na-sce l’ultimo brevetto, Spark®: uno “SPUMANTIZZATORE” di acciaio inox della capacità di 45 litri, con una valvola speciale che consen-te agevolmente le operazioni di sboccatura e successiva immis-sione della liqueur d’expedition. Un metodo che si propone come un incentivo alla produzione degli spumanti rivolto a tutto il mercato dei vini bianchi.

cAvAlzANI INOX Srl Via Petrarca, 2 50041 CALENZANO (FI) Tel. 055 8877685 -055 8825938 [email protected] www.cavalzani.it

La nuova interfalda permette di andare a stoccare 44 bottiglie bordolesi o borgognotte da 0,375 litri. La particolare con-formità delle sedi termoformate permette di alloggiare botti-glie champagne, borgognotte, bordolesi sia cilindriche che coniche. Rimangono inaltera-te tutte le qualità delle precedenti interfalde: pulizia delle bottiglie, minor spazio occupato in cantina, massimo sfruttamento dello spa-zio, facilità d’inventario, minori rotture dovute a sfregamento del vetro, estrema maneggevo-lezza del prodotto.

Il VinPlast si presenta come una soluzione alternativa a gabbioni di ferro, paretali e cas-soni di legno, permettendo di ottimizzare i costi di stoccaggio e di manodopera della cantina e di velocizzare i tempi di allog-giamento delle bottiglie.Il VinPlast offre inoltre la pos-

sibilità di meccanizzare trami-te braccio automatico la posa e il recupero delle bottiglie, evitando fastidiose e costose interruzioni nella linea di imbot-tigliamento.VinPlast, ci prendiamo cura delle vostre bottiglie.

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la nuova interfalda che cMp srl inserisce nella già vasta gamma disponibile.

l’azienda presenta il nuovo gruppo ventola ad aspirazione rovesciata

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visita il sito www.enovitis.it9ª edizione

Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura

per informazioni

ENOVITISvia San Vittore al Teatro, 3

20123 Milano - Italiatel. +39 02 72222825/26/28

fax +39 02 866575www.enovitis.it – [email protected]

12-16 novembre 2013fieramilano Rho - Italia orario 9,00 - 18,00 padiglioni 9-11

Contemporaneamente si svolgerà il 25• SIMEI, Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento, riservato alle macchine, alle attrezzature e ai prodotti per l’enologia, l’imbottigliamento e il confezionamento delle bevande

Viaggi + Hotelwww.interexpotravel.com

Il salone internazionale Macchine per l’Enologia e Imbottigliamento, alla sua 25^edizione, aprirà gli spa-zi della fiera Milano (Rho) dal 12-

16 novembre prossimo, confermandosi la manifestazione leader mondiale nella tecnologia del vino. Evento biennale, unico nella presentazione contempora-nea dei differenti comparti concernenti i liquidi alimentari: macchine e prodotti per la produzione, imbottigliamento, at-trezzature e packaging. Mezzo secolo di attività fieristica dedicata all’esibizione di prodotti sempre più all’avanguardia e tecnologici per rispondere alle esigenze di un mercato in massiccia crescita, con oltre sei miliardi di ettolitri di bevande consumate in tutto il mondo. In questo importante indotto alimentare, numero-se sono le imprese che eccellono nella ricerca di impianti d’imbottigliamento, macchinari per la vinificazione, tratta-menti per il vino, confezionamento dei liquidi, recipienti di ogni genere, mante-nendo forte il sodalizio tra qualità e com-petitività economica. Per questo motivo

l’Unione Italiana Vini ha inaugurato nel 2011 il Concorso “Novità e Innovazio-ne” dedicato ai progetti più innovativi in ambito della viticoltura, dell’enologia e delle bevande. I settori interessati sono quelli della filiera vigneto-cantina e del settore beverage. Un meritato riconosci-mento all’ingegno di tante imprese che investono nella ricerca e nella creazione di processi produttivi all’avanguardia.Rafforza l’iniziativa, l’accento posto sul-la sostenibilità, filo conduttore del nuovo orientamento voluto dagli organizzatori. In calendario un convegno internazio-nale sull’argomento, con momenti di in-contro e di scambio tra esperti di spicco attivi su questo fronte a livello mondiale. E’ questo il vero passo in avanti di Si-mei 2013, con un piede già nel futuro. A rendere concreto lo slancio avveniristi-co della fiera, ecco infatti il Join Tag, la piattaforma multimediale che rivoluzio-nerà la modalità di relazione espositori-visitatori agevolando il trasferimento dei contenuti e di creazione dei contatti . Anche in questo Simei è all’avanguar-

dia: sarà la prima fiera ad utilizzare il sistema.

di Chiara Martinelli

Simei compie 50 anni e si regala un futuro all’insegna della sostenibilita’

cONcORSO NOvITà e INNOvAzIONe

le aziende espositrici della prossima edi-zione di Simei –enovitis, possono presen-tare la domanda entro il 1°di luglio: a set-tembre si conosceranno già i prodotti high tech selezionati da un comitato Tecnico Scientifico secondo criteri oggettivi e ri-gorosissimi. progetti che risultano rispon-dere ai requisiti definiti nel regolamento. la cerimonia di premiazione avverrà nel giorno dell’inaugurazione dei Saloni, con la consegna del “Diploma Novità Simei-enovitis 2013”.

Quando: dal 12 al 16 novembre 2013Dove: Fiera Milano (Rho)Orari d’ingresso: dalle 9.00 alle 18.30info: www.simei.it [email protected] tel. 02 72222825/26/28

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