I Cordai 8/2014

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Nono n• otto Settembre 2014 A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare Giuseppe Fava Giovanni Caruso I ntorno a un monolite, perfetto e splendente, in una radura primitiva e selvaggia, gli ominidi si fronteg- giano per conquistarlo. Si minacciano urlando e gesti- colando e nessuno osa intraprendere lo scontro fisico e violento. Poi un ominide scopre una catasta di resti animali e si rende conto che un osso più robusto degli altri riesce a spezzare quella grande carcassa. Le ossa si frantumano in mille schegge. L'ominide si esalta per la potenza di quell'arma pri- mordiale e la vuole provare contro il suo nemico. Lo attacca e lo colpisce con violenza sul capo, fino a ucci- derlo. Tutti gli altri restano attoniti e terrorizzati. I nemici fuggono, il clan dell'uccisore si esalta e fa capo colui che ha mostrato la sua forza mortale. Ed è questo l'inizio delle guerre. *** Da allora, migliaia d'anni di sangue per affermare il potere dei capi. "Dio è con noi!" urlavano, e trascina- vano i popoli nelle guerre. Per l'onnipotenza dei governi e per il "benessere" del popolo... E mentre le baionette si insanguinavano e i cannoni tuonavano, i mercanti di morte pensavano "viva la guerra!". *** Gaza 2014: un uomo di quarantanove anni dorme nella sua casa quando un missile del governo israelia- no, lo uccide. Era un ex calciatore della nazionale palestinese e la sua "guerra" la combatteva con un pal- lone su un verde prato. Forse - piace sognare - questo interminabile conflitto si potrebbe risolvere con una bella partita di pallone, dove l'unica offesa alla squa- dra avversaria sarebbe un gol! Ma no: l'uomo è anco- ra un ominide che con la sua clava, sempre più poten- te, spazza via uomini, donne e bambini. "Dio è con noi!". Mentre i governi del " mondo civile e democra- tico", piangendo lacrime di coccodrillo, vende armi al miglior offerente. *** A queste guerre si aggiungono altre guerre che non si dichiarano, che non si combattono a suon di canno- nate ma che provocano altrettanti morti e feriti. Una "morte celebrale", una distruzione dei territori di ugual potenza di un bombardamento aereo. È la guerra che si vive quotidianamente nei quartie- ri delle nostre città abitate dagli esclusi. Non hanno alcun diritto nè futuro ma solo il dovere di tirare avan- ti in silenzio, subendo l'oppressione mafiosa e l'illega- lità istituzionale. Una guerra che non conta i morti sul terreno ma uccide con la distruzione dello stato socia- le e della speranza di vivere una vita dignitosa. *** La propaganda di Stato ci racconta un'Europa unita e senza guerre: "Da settant'anni non c'è guerra in Europa!". E la Jugoslavia? E l'Ucraina? E le guerre che esportiamo nei paesi dai governi instabili per i nostri interessi finanziari? (Infine: il nostro governo ha espresso le condo- glianze alla famiglia del videoreporter Simone Camilli, ucciso da un missile inesploso israeliano, tutto ciò ci indigna perché quel missile potrebbe esse- re stato venduto dal nostro governo. Si può arrivare a tanta ipocrisia? Quali interessi di stato giustificano i governi a farsi mercanti di morte?). Ed in ultimo vi poniamo una domanda: pensate ad una medaglia che ha due facce, una è il crudele assas- sinio dei terroristi islamici verso i due giornalisti ame- ricani perpetrato in un Paese che l'Occidente ha con- tribuito a far diventare "selvaggio", l'altra faccia della medaglia è l'immagine di quei due poliziotti america- ni che nella città di St. Louis hanno ucciso un ragazzo negro a sangue freddo scaricando le loro armi su di lui e solo perché aveva rubato due ciambelle, ciò è acca- duto negli Stati Uniti, paese della democrazia e del progresso dove è nata la prima Costituzione che si basa sui diritti umani. Non vi sembra che il "selvaggio Oriente" ed il "democratico Occidente" non sono le due facce della stessa medaglia? LA BESTIA UMANA LA BESTIA UMANA Unni finemu !?! Ca’ non c’è nenti ! 3 “Quando noi suoniamo...” 2 Ciao “Sonia” 6 Non c’è e non c’è Stato 5

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I Cordai, Numero 8, Anno IX, 2014

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Nono n• otto Settembre 2014

A che serve viverese non c’è il coraggiodi lottare

Giuseppe Fava

Giovanni Caruso

Intorno a un monolite, perfetto e splendente, in unaradura primitiva e selvaggia, gli ominidi si fronteg-

giano per conquistarlo. Si minacciano urlando e gesti-colando e nessuno osa intraprendere lo scontro fisicoe violento. Poi un ominide scopre una catasta di restianimali e si rende conto che un osso più robusto deglialtri riesce a spezzare quella grande carcassa. Le ossasi frantumano in mille schegge.

L'ominide si esalta per la potenza di quell'arma pri-mordiale e la vuole provare contro il suo nemico. Loattacca e lo colpisce con violenza sul capo, fino a ucci-derlo. Tutti gli altri restano attoniti e terrorizzati. Inemici fuggono, il clan dell'uccisore si esalta e fa capocolui che ha mostrato la sua forza mortale.

Ed è questo l'inizio delle guerre.***

Da allora, migliaia d'anni di sangue per affermare ilpotere dei capi. "Dio è con noi!" urlavano, e trascina-vano i popoli nelle guerre. Per l'onnipotenza deigoverni e per il "benessere" del popolo... E mentre lebaionette si insanguinavano e i cannoni tuonavano, imercanti di morte pensavano "viva la guerra!".

***Gaza 2014: un uomo di quarantanove anni dorme

nella sua casa quando un missile del governo israelia-no, lo uccide. Era un ex calciatore della nazionalepalestinese e la sua "guerra" la combatteva con un pal-lone su un verde prato. Forse - piace sognare - questointerminabile conflitto si potrebbe risolvere con unabella partita di pallone, dove l'unica offesa alla squa-dra avversaria sarebbe un gol! Ma no: l'uomo è anco-ra un ominide che con la sua clava, sempre più poten-te, spazza via uomini, donne e bambini. "Dio è connoi!". Mentre i governi del " mondo civile e democra-tico", piangendo lacrime di coccodrillo, vende armi almiglior offerente.

***A queste guerre si aggiungono altre guerre che non

si dichiarano, che non si combattono a suon di canno-nate ma che provocano altrettanti morti e feriti. Una"morte celebrale", una distruzione dei territori diugual potenza di un bombardamento aereo.

È la guerra che si vive quotidianamente nei quartie-ri delle nostre città abitate dagli esclusi. Non hannoalcun diritto nè futuro ma solo il dovere di tirare avan-ti in silenzio, subendo l'oppressione mafiosa e l'illega-lità istituzionale. Una guerra che non conta i morti sulterreno ma uccide con la distruzione dello stato socia-le e della speranza di vivere una vita dignitosa.

***

La propaganda di Stato ci racconta un'Europa unitae senza guerre: "Da settant'anni non c'è guerra inEuropa!". E la Jugoslavia? E l'Ucraina? E le guerreche esportiamo nei paesi dai governi instabili per inostri interessi finanziari?

(Infine: il nostro governo ha espresso le condo-glianze alla famiglia del videoreporter SimoneCamilli, ucciso da un missile inesploso israeliano,tutto ciò ci indigna perché quel missile potrebbe esse-re stato venduto dal nostro governo. Si può arrivare atanta ipocrisia? Quali interessi di stato giustificano igoverni a farsi mercanti di morte?).

Ed in ultimo vi poniamo una domanda: pensate aduna medaglia che ha due facce, una è il crudele assas-sinio dei terroristi islamici verso i due giornalisti ame-ricani perpetrato in un Paese che l'Occidente ha con-tribuito a far diventare "selvaggio", l'altra faccia dellamedaglia è l'immagine di quei due poliziotti america-ni che nella città di St. Louis hanno ucciso un ragazzonegro a sangue freddo scaricando le loro armi su di luie solo perché aveva rubato due ciambelle, ciò è acca-duto negli Stati Uniti, paese della democrazia e delprogresso dove è nata la prima Costituzione che sibasa sui diritti umani. Non vi sembra che il "selvaggioOriente" ed il "democratico Occidente" non sono ledue facce della stessa medaglia?

LA BESTIA UMANALA BESTIA UMANA

Unni finemu!?! Ca’ non c’è nenti! 3“Quando noi suoniamo...” 2 Ciao “Sonia” 6Non c’è e non c’è Stato 5

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Le associazioni chie-dono al Comune unasede per operare

Omero 50

La piazza si affolla di ragazzini eragazzine che si sistemano sulle

sedie, aprono gli astucci dei lorostrumenti musicali, li accordano, euna volta pronti, iniziano le proveorchestrali.

Siamo a Catania in piazza SanCristoforo, al centro di uno dei quar-tieri più poveri della città, l'8 settem-bre. E questa non è una iniziativadell'assessorato "alla bellezza condi-visa", o l'ultima iniziativadell'"Estate catanese" ma un'azionedi protesta della Fondazione "Le cittàinvisibili", che da qualche anno hamesso su "l'orchestra sinfonica infan-tile Falcone Borsellino".Un'orchestra fatta da piccoli musici-sti che vengono dai quartieri dimen-ticati della nostra città, che hannodeciso di combattere le mafie e l'ille-galità istituzionale a suon di Mozart edi Vivaldi.

Ma a Catania la voce dei quartieripopolari non è tanto ascoltata, nep-pure in musica. Così la nostra orche-stra si ritrova senza nemmeno unasede dove provare.

Fino a qualche tempo fa provavanonella parrocchia del quartiere, mauna parte di questa è stata dichiaratainagibile; hanno chiesto aiuto alComune per una sede, ma dall'Amministrazione non è arrivata alcu-na risposta.

La piazza, adesso, si affolla digenitori del quartiere, che bene infor-mata, chiede: "Ma perché 'sti ragaz-zini sono costretti a provare qui, trale auto e la confusione?".

Qualche giorno prima aveva dovu-to chiudere l'associazione"Mangiacarte", la libreria popolaredel quartiere Antico Corso. Facevaun lavoro importante, divulgandol'importanza della lettura, prestandolibri ai ragazzini del quartiere e nonsolo, organizzava iniziative popolariper rilanciare la cultura li dove molte

volte è negata. Anche qui, alla richie-sta d'aiuto, il Comune tace e nonrisponde.

Eppure in città ci sono molti benicomuni abbandonati, ci sono moltibeni confiscati alle mafie, che vannorestituite alla comunità civile e alleorganizzazioni sociali e culturali persacrosanto diritto e per colpire nei"piccioli" l'organizzazione mafiosa.

A giugno è stato approvato il rego-lamento che dovrebbe assegnare ibeni confiscati: buono o cattivo chesia, almeno c'è: abbiamo il diritto divederci restituire questi beni che citoccano di diritto.

Allora, diciamo alle organizzazio-ni che costruiscono attraverso la cul-tura e le battaglie sociali, un percor-so di antimafia sociale di unirsi, diformare un fronte che chieda e pre-tenda i beni comuni e i beni confi-scati alle mafie, in modo che i ragaz-zini e le ragazzine con la musica e ilibri possano combattere l'ignoranzae l'oppressione mafiosa, che tantocomodo fa al potere.

Solo con una lotta comune potremoascoltare e vedere dei giovani musici-sti regalarci musica e cultura: non perprotestare ma perchè questo è undiritto.

***L'Elefante sorride guarda la piazza

assolata, guarda il palazzo di città emolti turisti che ammirano le bellezzedi piazza Duomo. All'improvviso sisente echeggiare le note dei violini edegli strumenti dell'"Orchestra sinfo-nica infantile Falcone Borsellino".Sono lì, ragazzini e ragazzine deiquartieri popolari, per protestare, cosìcome aveva fatto qualche giornoprima in piazza San Cristoforo.Protestano perché vogliono una sededove provare e suonare, dove fra unbrano e l'altro apprendere che lamusica e la cultura in generale èanche resistenza contro la mafia.

Dalle stanze del palazzo ascoltanola protesta del tutto civile e pacifica.

Passa per caso un consiglierecomunale ed invita una delegazionedell'"Orchestra" a salire su, vengonoricevuti dall'assessore Girlando

(assessore al Patrimonio). Qui immaginiamo quale possa

essere il colloquio tra i rappresentan-ti dell' "Orchestra" e l'assessore:Alfia Milazzo, responsabiledell'"Orchestra" chiede con certezzadei locali che potrebbero essere quel-li dell'ex Midulla (ex centro culturaledi quartiere) o i locali restauratidell'ex Manifattura Tabacchi.L'assessore tergiversa, prometteinsomma fa il "politico", infine,Giuseppe, un bambino di otto anni,che suona il violino recita queste

parole: "Quando noi suoniamo lenote ce le suggerisce PaoloBorsellino".

Qualcuno ci ha raccontato che l'as-sessore si è commosso e ha promessoche in settimana darà una risposta peruna sede anche se sarà solo provviso-ria. A quanto pare ci sono volute leparole di un bambino e non la consa-pevolezza che i beni comuni appar-tengono alla cittadinanza tutta e chequando questi vengono affidati non èuna mera concessione ma un doveredi chi ci amministra.

“QUANDO NOI SUONIAMO LE NOTE CE LE SUGGERISCE BORSELLINO”

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Ad Alcara Li Fusi ilGAPA incontra lanatura

Testo e foto di Daniela Calcaterra

"Mi raccomando puntali alleotto!" e poi si sente bisbiglia-

re: "meglio dare appuntamento un'orain anticipo che tanto avanti ca' naricugghemu tutti si fanno le nove!" ini-zia proprio così il ventiseiesimo

campo GAPA.Il 28 agosto più o meno puntuali ci

siamo tutti, davanti la scuola di viadella Concordia, quella con la recin-zione colorata di rosso, i ragazzi sonoemozionati, ma più di tutti chi parteci-pa per la prima volta al campo.

La piccola carovana di auto partelasciandosi alle spalle il traffico citta-dino e tutto ciò che può offrire unquartiere dimenticato dalle istituzioniche vive tra illegalità e anarchia.

Dopo tre ore di percorso finalmentesi arriva a destinazione, l'eremo di SanNicolò Politi, una piccola oasi nel belmezzo del parco dei Nebrodi, i ragaz-zi sono increduli per tanta bellezza chemanifestano attraverso i loro lunghirespiri e una serie di esclamazioni…"ma unni finemu!?! Ca' non c'ènenti!", così non è, perché a tenercicompagnia saranno proprio i grifoni equalche aquila che con le loro evolu-zioni attorno al costone roccioso di

Alcara Li Fusi ci accompagnerannoper tutta la nostra permanenza.

I momenti più intensi sono statidiversi, dalla passeggiata Didatticalungo il bosco di Mangalavite, aLongi, dove i ragazzi hanno scopertoattraverso il signor Nicolò, una guidaappassionata e preparata, come nelcorso del tempo l'interazione uomo-natura possa dare importanti risultati,

continua a pag. 4

UNNI FINEMU!?! CA' NON C'È NENTI!

3iCordai / Numero Otto

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4 iCordai / Numero Otto

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ma soprattutto capire quanto siaimportante salvaguardare il nostropatrimonio etnoantropologico e tra-mandare il "sapere"; infatti, allavista di alcuni maialini neri i nostriteneri ragazzi hanno mostrato subitoil loro istinto primordiale da caccia-tori: "pigghiamuli ca' ni mangia-mu!"

Come non ricordare l'ora trascor-sa sul tetto dell'Eremo raccontandoe fantasticando su delle storie chenascevano spontaneamente sotto ilcielo stellato di una notte d'agosto,storie intense, di libertà, amore,voglia di vivere tutte ricche di spe-ranza e giustizia, la stessa che custo-discono nel profondo del loro cuore.Sentimenti che si sono espressi ilpenultimo giorno quando abbiamo

raccolto i "Divieti" e i "Permessi"divieto di mafia, di illegalità, per-messo di amare, di bellezza, disilenzio un elenco lungo ma ricco dibuoni propositi.

Raggiungiamo un'ultima volta ilbosco di Mangalavite, per percorre-re un piccolo sentiero deciso dallanostra guida speciale, Ugo, un caneguida per non vedenti, che condurràtutti lungo un tragitto da lui scelto,

l'atmosfera è carica di adrenalina,tutti bendati e in fila indiana con lamano destra sulla spalla del compa-gno, ed ecco che Ugo inizia il suocammino… verso l'ignoto, verso ilquotidiano cittadino che attende.Questa immagine ci restituisce ilsenso di unità e fiducia che forseabbiamo perso, la capacità di segui-re istintivamente chi può condurciverso mete migliori.

UNNI FINEMU!?! CA' NON C'È NENTI!

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5iCordai / Numero Otto

NON C'È E NON C'È STATOLo Stato non c'è mamanda messaggi disolidarietà

Ivana Sciacca

Don Ciotti è il fondatore diLibera, l'associazione che gesti-

sce i beni confiscati alla mafia e fa inmodo che possano tornare ad esserefruibili alla collettività: è stato ingrado di fornire, con il suo esempiopratico, un'alternativa alla logica delsopruso di cui la mafia si nutre.

Don Puglisi è stato uno come lui:tolse dalla strada ragazzi e bambiniche senza il suo aiuto sarebbero statiutilizzati come manovalanza mafio-sa. Il fatto che togliesse giovani allamafia fu la principale causa dell'osti-lità dei boss che lo consideravano unostacolo. Lo trucidarono il giorno delsuo 56º compleanno davanti al porto-ne di casa: qualcuno lo chiamò, lui sivoltò mentre qualcun altro gli sci-volò alle spalle e gli esplose alcunicolpi alla nuca. Correva l'anno 1993.

14 settembre 2013. Totò Riinaviene intercettato mentre confessaamichevolmente al "collega boss"Alberto Lorusso il suo sdegno per unparroco come Don Ciotti (così similea Don Puglisi!) che si ostina a volercomandare il territorio invece dilimitarsi a fare il "parrinu".Intercettazioni rese note che suscita-no, oltre che ribrezzo, anche diversiinterrogativi che non si capisce severranno mai fugati…

Innanzitutto insospettisce parec-chio il fatto che un detenuto sottopo-sto al carcere duro (al 41 bis perintenderci) si ritrovi a passeggiaresottobraccio con un altro e a parlarespudoratamente di come gli farebbepiacere ammazzare un parroco con lastessa semplicità con cui si parlereb-be del tempo, se piove o c'è il sole.Che si tratti di un "ingenuo" comme-diante o è davvero indifferente a tuttii tipi di controllo cui sa di essere sot-toposto? Non si capisce.

Ma non si capisce nemmeno come

faccia ad assumere lo stesso tonoautoritario che probabilmente adotta-va anche quando era a piede libero esi dilettava a fare esplodere auto condentro giudici e scorte, o progettavacome sciogliere bambini nell'aci-do…

Indispettisce anche il perché que-sto tipo di intercettazioni venganorese pubbliche. In fin dei conti l'am-mirevole Don Ciotti potrebbe esseretutelato anche se dichiarazioni delgenere non venissero divulgate daimass media. A primo impatto vieneda pensare che intimidazioni delgenere da parte di un personaggiocome Riina siano assolutamente dacondannare (e per carità: lo sonoeccome!) e da rendere note affinchéla coscienza dei cittadini stia sempreall'erta verso le mafie e le loro atro-cità. Solo che… non si rischia di daretroppa visibilità ad un mostro chenon ne merita affatto?

Chiaramente le maggiori figure

istituzionali hanno espresso la lorosolidarietà a Don Ciotti, questo par-roco che da anni promuove la culturadella legalità: si poteva forse perdereun'occasione del genere per cercaredi sembrare "buoni e bravi"? No!

Ma piuttosto che districarsi indiscorsetti ormai triti e ritriti le sud-dette figure istituzionali (speciequelle che rappresentano lo Stato)potrebbero, anzi dovrebbero prodi-garsi per fare qualcosa di veramenteconcreto in tutte quelle terre, in tuttiquei quartieri dove il disagio socialeè la norma: territori che vengonopuntualmente stuprati dal poteremafioso per il semplice motivo chequi lo Stato non c'è né c'è mai stato.

In questi posti le figure istituzio-nali non si spingono mai, sanno cheesistono per sentito dire e moltospesso li usano per costellarci i lorodiscorsi pieni di solidarietà. Ma lasolidarietà non può essere soltantouna parola vuota da usare a conve-

nienza… Chi vive nel disagio sociale non

può mangiare la parola "solidarietà".Don Ciotti ha parlato di cittadini a

tempo pieno nella sua replica: citta-dini che cercano, nel loro piccolo, dicolmare tutti quegli abissi socialiche a volte sembrano davvero senzafondo… Gente comune che magarinon ha alcuna visibilità su nessungiornale o rete televisiva ma cheassume un' importanza fondamentaleper ciò che riesce a fare quotidiana-mente in queste zone di degradodove le persone sono abbandonate aloro stesse e, ancora peggio, al pote-re mafioso. È logico che con tutta labuona volontà di questo mondo que-sti cittadini a tempo pieno nonpotranno mai sopperire all'assenzadello Stato ma questo è il modo chehanno per esprimere solidarietà:AGENDO. Sono loro la speranza.Non i chiacchieroni.

DOPOSCUOLA GRATUITOElementari medie e superioriMartedì e Giovedì dalle 15,30alle 17,30Inizio martedì 7 ottobre 2014

PALESTRA POPOLARELotta libera greco-romana,danza donne

ISCRIZIONISabato 20 e sabato 27 settembredalle ore 17,30 alle ore 18,30

per info: 3481223253

Doposcuola Gratuito al GAPA

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6 iCordai / Numero Otto

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,Via Montenero 30, CataniaGrafica: Massimo Guglielmino

Foto: Martina Falcucci, Alfia Milazzo,Alessandro Romeo, Daniela Calcaterra

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, MarcellaGiammusso, Paolo Parisi, Ivana Sciacca, DanielaCalcaterra

L'ULTIMO SALUTO ALLA PARTIGIANA "SONIA"Sonia, una partigianaper sempretesto Paolo Parisi, foto Martina Falcucci

Domenica 3 Agosto 2014 presso ilCentro Sociale di Castelnuovo

Magra (MS) si sono svolti i funeralidi Vanda Bianchi, staffetta partigianacol nome di battaglia "Sonia", mortaall'età di 88 anni il 31 luglio 2014.Abbiamo già parlato di lei sul n. 5del nostro giornale di maggio 2014.Alla commemorazione erano presen-ti oltre ai familiari i compagni dellalotta di Liberazione, deportati, rap-presentanti delle Istituzioni e tantis-sima gente che aveva condiviso conLei la lotta antifascista per l'afferma-zione dei valori della Resistenza. AlCentro Sociale, che non riusciva acontenere gli intervenuti, erano pre-

senti anche tanti giovani che l'aveva-no conosciuta ed amata sia comebidella della scuola elementare siadurante i continui incontri che"Sonia" effettuava per l'affermazionedella democrazia. Lei diceva sempre:"Un partigiano resta sempre tale ecombatte con armi adeguate che itempi richiedono, per continuare ilpercorso iniziato per l'affermazionedei valori della Resistenza". Il fere-tro era avvolto da un drappo rossodella Brigata Garibaldi - Muccini edera incessantemente attorniato da unpicchetto d'onore composto da perso-ne a Lei vicine che indossavanomagliette rosse. Durante i funeralisono state cantate canzoni partigianeda "Le mondine", "Bella Ciao ….." a"l'Internazionale" accompagnando lenote musicali con un saluto a pugno

chiuso e lo sventolio di tante bandie-re dell'Anpi, del Pci e tante bandiererosse.

Fra i pochi, ormai in vita, partigia-ni presenti c'era Luigi Fiori, un altrocombattente antifascista con il nomedi battaglia "Fra' Diavolo", citato nelsuddetto numero 5 di maggio 2014.Nel suo discorso di commiato pro-metteva che avrebbe continuato l'im-pegno che da tempo portava avantiinsieme a "Sonia" e che avrebbe pro-seguito a difendere i valori dellaResistenza.

Simona Mussini, persona semprevicina a Vanda, una dei responsabilidegli Archivi della Resistenza diFosdinovo racconta: "Sonia non sitirava mai indietro, partecipava a tuttele iniziative in cui veniva coinvolta,una delle sue ultime apparizioni alivello nazionale è stata durante unatrasmissione su La 7 Quello che non

ho nel 2012. Ha partecipato con unvideo all'ultimo referendum dell'ac-qua e del nucleare. Ultimamente,qualche mese fa, è stato commoven-te l'incontro con i profughi immigratiospitati dal comune di Fosdinovo,ringraziandoli ed abbracciandolidiceva loro voi siete il nostro futuro.Giovane di spirito diceva sempre Chilotta e continua a fare resistenza restasempre giovane, non invecchia mai."

Ho avuto la fortuna di conoscerepersonalmente Vanda il 19 aprile2014 e da quel momento siamo rima-sti in continuo contatto, e nonostantel'avanzare della sua malattia, Lei siinformava del percorso del GAPAsostenendoci ed incoraggiandoci incontinuazione. La partigiana Sonia èuna figura importante per noi e pos-siamo dire che anche Lei fa parte diun pezzo della nostra storia.