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Ermanno Morello I BAMBINI DISEGNANO PER RACCONTARSI E RACCONTARE Scuola materna comunale G.CARDUCCI - Alessandria PER COMPRENDERLI OCCORRE SAPER ASCOLTARE E DIALOGARE CON LORO E CON I LORO DISEGNI Alessandria - febbraio 2007

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Ermanno Morello

I BAMBINI DISEGNANO

PER RACCONTARSI E RACCONTARE

Scuola materna comunale G.CARDUCCI - Alessandria

PER COMPRENDERLI OCCORRE SAPER ASCOLTARE E DIALOGARE

CON LORO E CON I LORO DISEGNI

Alessandria - febbraio 2007

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Questa pubblicazione raccoglie le riflessioni avviate nel corso dell’incontro del 24 gennaio 2007 con genitori e in-segnanti, organizzato nella scuola G.Carducci di Alessan-dria nell’ambito di un ciclo di incontri sul valore pedagogico dell’espressione creativa ed artistica. Nella scuola dell’infanzia l’espressione figurativa ha un ruo-lo molto importante nella programmazione delle proposte educative. Il linguaggio grafico infatti è uno dei primi, fon-damentali strumenti per manifestare, attraverso segni che permangono visibili nel tempo, la propria presenza e co-municare con gli altri: un mezzo per rappresentare la per-cezione di sé e del mondo e la rielaborazione fantastica della realtà.

Il linguaggio grafico si sviluppa di pari passo con l’evolu-zione complessiva del bambino, ne stimola la crescita sul piano espressivo e comunicativo, fino a permettere la ma-nifestazione di uno “stile personale” riconoscibile. E’ dun-que uno strumento prezioso per valorizzare le caratteristi-che personali di ciascun bambino attraverso la prassi della creatività e l’esercizio della autonomia individuale. Scarabocchi e disegni dei bambini sono materiali preziosi per “leggere” il percorso di crescita dei bambini, attraverso l’evoluzione dei segni, delle forme e della composizione: veri e propri elementi di una grammatica e di una sintassi del linguaggio grafico-figurativo. Nei confronti della lettura del linguaggio grafico-figurativo si possono adottare diversi tipi di approc-cio, in relazione agli interessi legati a specifiche professionalità: psicologico, analitico, artistico, e così via. Nel nostro contesto a noi interessa un approccio pedagogico, perché rimanda al terreno dell’educazione. Il luogo giusto per realizzare un riflessione condivisa tra insegnanti e genitori attra-verso uno scambio di esperienze e conoscenze tra persone che, in luoghi e ruoli diversi, interagisco-no con lo stesso bambino con fini comuni. Comprendere i meccanismi e l’evoluzione dell’espressione figurativa permette di approfondire la conoscenza dei bambini attraverso le fasi della loro crescita evolutiva. Per conoscere a fondo le caratteristiche dei singoli bambini occorre adottare una metodologia cor-retta, che si fonda sull’osservazione del processo - azioni, iniziative, sperimentazioni che caratte-rizzano il momento creativo rilevati osservando i bambini mentre operano - e la lettura del pro-

dotto - costituito dal modo di organizzare i forma concreta gli elementi del linguaggio visivo: segni, forme, colori, composizione e così via.

Questo libretto ripropone i contenuti principali della relazione che ha introdotto il dibattito. Non si tratta di una sintesi sulle varie teorie sull’interpretazione del disegno infantile né di una rappresentazione dello sviluppo del linguaggio grafico. Gli aspetti de-scritti nelle pagine seguenti ne illustrano le caratte-ristiche più evidenti, rilevabili nel corso della scuola materna, utili per inquadrare il tema dal punto di vista della funzione espressiva e comunicativa che la prassi figurativa ricopre per i bambini e per gli insegnanti impegnati nella progettazione didattica. Un tentativo finalizzato a sviluppare una riflessione significativa tra insegnanti e genitori e non una esposizione teorica finalizzata a un confronto tra esperti del settore.

UN APPROCCIO PER GENITORI E INSEGNANTI

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Il linguaggio grafico nasce dalla produzione casuale e inconsapevole di segni: gesti che, grazie alla presenza di materiali che ne con-servano la traccia, si materializzano in segni visibili. Nel momento in cui il bambino, per caso o per-ché attirato da sensazioni tattili, vede e poi guarda l’effetto delle sue azioni, diventa prota-gonista di una esperienza che in seguito tende a ripetere “per vedere l’effetto che fa”. Diventa così consapevole della propria capacità di mo-dificare in modo tangibile il mondo che lo cir-conda con la propria presenza attiva. Tante sono le occasioni per lasciare traccia di sé, più o meno consapevolmente: situazioni di vita quotidiana, non previste né organizzate per le attività espressive. L’incontro con materiali e strumenti particolari - come matite, pennarelli e carta – è all’origine della produzione dei primi scarabocchi, compo-sti da segni che hanno la forma del gesto che li ha prodotti: lunghi e curvi per gesti ampi del braccio, puntiformi se lo strumento viene pic-chiettato sul foglio, ripetuti, dritti, pesanti, brevi, accavallati, tenui e così via secondo l’a-zione compiuta. Comincia così a comparire davanti agli occhi del bambino un primo vero vocabolario di se-gni differenti: è il linguaggio grafico.

DALLA CASUALITA’ ALL’INTENZIONE

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Lo stretto legame di causa-effetto tra azione e segno induce il bambino a ripetere sempre più consapevolmente l’esperienza, aprendo di fatto al porta alla pratica dell’espressione figurativa. Nasce così la prima forma di rappresentazione: i segni “stanno al posto di…”. All’inizio di movi-menti e gesti; ora, con l’evolversi della consa-pevolezza e dell’intenzionalità, stanno al posto anche di elementi più astratti, presenze che si affacciano dai ricordi, dai vissuti, dai pensieri e dalle emozioni dei bambini. Primi significati che noi possiamo comprendere solo attraverso la verbalizzazione; mentre una attenta osservazione ci permette di cogliere i segnali dell’attenzione e del compiacimento che i bimbi provano nel vedere materializzata la propria potenzialità espressiva. Lo spazio del foglio si riempie di tracce e di co-lori diversi: strutture formali che si ripetono uguali con materiali differenti.

TRACCE E SEGNI AL POSTO DI ...

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La composizione si fa sempre più articolata, le forme assumono caratteristiche ben definite dando origine a una gamma sempre più ricca di strutture differenti. Un cambiamento che si ac-compagna all’evoluzione della coordinazione motoria, in particolare della motricità fine, e della motivazione espressiva: la consapevolezza delle proprie capacità, unita a un crescente de-siderio di comunicare, spingono ad arricchire la rappresentazione grafica. Compaiono ora le strutture che sono alla base delle figure complesse: forme lineari, puntifor-mi, circolari (aperte e chiuse) che possono es-sere usate singolarmente o combinate fra loro. La composizione diviene più articolata e dina-mica, ricca di segni e forme più definite e rico-noscibili, differenti per struttura, dimensione, colore: quasi una scena popolata di tanti ele-menti. Lo spazio vuoto del foglio comincia ad essere un “luogo” in cui, oltre alle presenze che arrivano dal mondo interiore del bambino, compaiono i protagonisti di nuove rappresentazioni, frutto di una invenzione che nasce e si sviluppa all’inter-no del disegno stesso.

LE PRIME FORME

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La capacità di controllare, riprodurre e di diffe-renziare le forme e di creare strutture sempre più complesse porta ad associare le figure dise-gnate agli elementi reali a cui somigliano per struttura formale. Un passo cruciale verso l’attribuzione di signifi-cati legati alla realtà, attraverso forme ripetibili e identificabili con facilità. La scena si organizza in modo più preciso: le diverse componenti assumono dei ruoli definiti in relazione alla posizione che occupano. Talu-ne sembrano avere il ruolo di soggetto princi-pale, altre di comprimari e altre ancora di sfon-do. Compaiono ora le prime figure dai contorni ben definiti, forme talvolta riempite con campiture di colore. Intanto si fa strada la ricerca di effetti cromati-ci attraverso l’abbinamento di più colori dal for-te impatto visivo, capaci di creare particolari suggestioni estetiche e di manifestare emozio-ne e slancio creativo.

RAPPRESENTARE SIGNIFICATI E FORME CONCRETE

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Siamo ora a una vera e propria svolta: lo slan-cio verso la riproduzione della realtà è inarre-stabile. La capacità di osservare la realtà si accompagna a quella di articolare con crescen-ze sicurezza le figure disegnate e di modificarle per adattarle alla rappresentazione mentale della realtà stessa, cioè di come essa viene ri-cordata e ricostruita con il pensiero e l’immagi-nazione. Si realizza qui l’importante passaggio da rap-presentazione (segni e forme al posto di…) a raffigurazione (ricerca della somiglianza delle forme). La grammatica del linguaggio grafico si arric-chisce, così come la gamma delle possibili com-binazioni, la sintassi. Compaiono temi ricorrenti, tratti dalla percezio-ne di sé e del mondo vicino e dall’esperienza che il bambino ne ha in prima persona, primo fra tutti la figura umana.

VERSO LA SOMIGLIANZA CON IL REALE

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Progredisce la consapevolezza della potenziali-tà del linguaggio figurativo come mezzo per rappresentare il pensiero e le emozioni. Disegnare diventa un momento di espressione creativa ed insieme di comunicazione, per illu-strare significati astratti e raccontare il mondo reale e quello dell’immaginazione. La composizione si va strutturando in modo sempre più razionale, con caratteristiche che tendono a riprodursi in modo costante. La rap-presentazione del mondo è completa di tutti gli elementi essenziali per definire un’ambienta-zione realistica: il cielo, la terra, il sole fanno da cornice a personaggi, case, alberi, oggetti della scena. I vari personaggi sembrano avere un ruolo preciso nella rappresentazione e sono colti nel pieno di una azione, come in un fotogramma estratto da una pellicola. I vari elementi tratti dalla realtà sono raffigu-rati in modo sempre più preciso, attraverso la cura per i dettagli a cui è affidata la rappre-sentazione delle caratteristiche più significati-ve. Accanto alle figure più realistiche vi sono quel-le più stereotipate, che si ripetono uguali a se stesse: simboli universali e rassicuranti che spianano la strada al riconoscimento certo di un significato unico.

RAFFIGURARE LA REALTA’ E GLI AVVENIMENTI

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Impegnato con crescente attenzione nella rap-presentazione di avvenimenti e situazioni com-plesse, il bambino è portato a curare in modo particolare la composizione, cioè il come le fi-gure sono collocate nello spazio secondo il loro ruolo nell’economia della scena. Viene così definita una vera struttura per dare ordine all’insieme, ispirato a precise categorie spaziali: dentro-fuori, sopra-sotto, davanti-dietro e così via. Alcune strutture compositive sono particolar-mente interessanti perché ricorrono in molti disegni, anche se con funzione differente: co-me una sorta di schema di riferimento che può essere rivestito di significati diversi. Ne è un esempio la sequenza: lunghe file di segni, forme o piccole figure ordinate in fila, che preludono alla grafia e alla scrittura. Anche la simmetria, nelle varianti della struttu-ra radiale e speculare, ha un ruolo essenziale sia nel dare ordine all’insieme sia nella raffigu-razione di schemi grafici da applicare a vari tipi di figura. Infine è di particolare interesse la questione del punto di vista con cui vengono raffigurati gli elementi della scena: la visione dall’alto, così utile per rappresentare percorsi e mappe, si mescola con quella frontale o laterale, che soli-tamente caratterizza personaggi e oggetti.

DISEGNO E COMPOSIZIONE

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Lo spazio del foglio è ora utilizzato per ospitare veri e propri racconti, tratti dalla realtà o in-ventati, che si formano e crescono come nel gioco narrativo. Il disegno funge da campo in cui si anima la scena, spesso più scene contemporaneamente, in cui vi sono personaggi che agiscono all’in-terno di contesti ambientali attentamente stu-diati. Particolare cura viene posta alla raffigurazione dei personaggi, colti in pose dinamiche, e resi fortemente espressive dalla ricchezza dei det-tagli. L’azione spesso è sottolineata da segni dinami-ci, simili a quelli dei fumetti, che hanno il com-pito di simulare visivamente il movimento, so-vente rivissuto in prima persona dal bambino che, mentre disegna, mima l’azione come nel gioco di simulazione.

IL DISEGNO NARRATIVO