HR86 SOGNARE A VIRGIN RIVER

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Q uando la grande avventura Harmony è cominciata nel lontano ... un grande amore da vivere insieme alle nostre eroine. Un amore spesso contrastato, a volte gioioso, a volte esaltante, drammatico o commovente. Ma sempre vittorioso. Un amore che ti farà scoprire le passioni del cuore umano, oppure rivivere le emozioni sopite in te. 1981, queste, in sintesi, erano le parole con cui ogni collana della casa editrice dava il benvenuto alle proprie lettrici.

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ogni libro Harmony è...

... un grande amore da vivere insieme alle nostre eroine. Un amore spesso contrastato, a volte gioioso, a volte esaltante, drammatico o commovente. Ma sempre vittorioso. Un amore che ti farà scoprire le passioni del cuore umano, oppure rivivere le emozioni sopite in te.

Quando la grande avventura Harmony è cominciata nel lontano 1981, queste, in sintesi, erano le parole con cui ogni collana della casa editrice dava il benvenuto alle proprie lettrici.

La collana Harmony Romance è nata nel 2007 per offrire alle nostre affezionate tutto questo e ancora di più, regalando storie tra loro diverse, sempre toccanti, che vedono la donna protagonista dei sentimenti: dall’amore romantico a quello materno, dall’amicizia alla solidarietà. Perché sono proprio le emozioni a renderci forti. È la capacità di amare, di donarsi, di comprendere che rende le donne speciali, proprio come le protagoniste dei nostri romanzi, scritti da autrici apprezzate in tutto il mondo e riconosciute dalla critica di settore. Tra gli altri spiccano i nomi di Susan Wiggs, Robyn Carr, Diana Palmer, Emilie Richards, Debbie Macomber e Nora Roberts, che sanno combinare gli ingredienti di un buon romanzo con sapiente abilità, per rendere ogni storia un viaggio indimenticabile: il romanticismo e la passione, la vita e i sogni, i dolori e le gioie, le cadute e le risalite.

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Il tutto in salsa rosa, l’ingrediente della felicità; l’ottimismo, la capacità di vivere le passioni fino in fondo. Seguire l’istinto di amare è la carta vincente che le nostre protagoniste, alla fine, decidono di giocare. Consapevoli che ogni partita è diversa, che le regole possono cambiare nel corso del gioco, le donne di Harmony Romance hanno sempre il coraggio di vincere.

Che dunque il sogno continui e che altre generazioni di lettrici possano sempre vivere con Hamony Romance “L’emozione che cerchi!”.

Grazie a tutte e buona lettura

Paola Ronchi Direttore Generale Harlequin Mondadori

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Robyn Carr

Sognare a Virgin River

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Temptation Ridge

Mira Books © 2009 Robyn Carr

Traduzione di Maria Claudia Rey

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

giugno 2011

Questo volume è stato impresso nel maggio 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 86 dell'11/06/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Shelby si trovava a circa dieci miglia dal ranch di zio Walt quando dovette fermarsi lungo la strada dietro un pick-up che le sembrava vagamente familiare. La Statale 36 attraversava la montagna da Red Bluff a For-tuna, ma in certi tratti si restringeva a due sole corsie. Shelby spense il motore della jeep rosso ciliegia e scese. All'estremi-tà della fila di veicoli, un uomo in giubbotto arancione con una paletta segnaletica in mano aveva fermato il traffico in entrambi i sensi di marcia. Shelby proseguì fino al finestrino del vecchio pick-up, con l'intenzione di chiedere al guidatore cosa stesse succedendo: poi vide una faccia nota. «Salve, Doc» salutò con un sorriso. «Salve a te, ragazzina» fu la risposta. «Sei qui per il weekend?» «Questa volta mi fermerò un po' più a lungo. Ho venduto la casa di mia madre a Bodega Bay, ho messo in valigia il ne-cessario e mi trasferisco da zio Walt.» «Per sempre?» «No, solo per qualche mese.» L'espressione severa di Doc si addolcì un poco. «Ti faccio di nuovo le mie condoglianze. Come stai adesso?» «Meglio, grazie.» Shelby accennò alla strada. «Che è suc-cesso?» «La strada ha ceduto ed è sprofondata nel burrone. Gli o-perai la stanno riparando.» «Ci vorrebbero dei guard-rail» osservò lei.

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«Li mettono solo lungo le curve. La strada sarà in queste condizioni per qualche giorno.» «Pazienza» replicò Shelby. «Una volta arrivata da mio zio non ho intenzione di usare la macchina per un po' di tempo.» «E quali intenzioni hai, se posso chiederlo?» «Di godermi un po' la famiglia, e poi di iscrivermi a una scuola per infermiere. È la scelta più logica, dopo aver curato mia madre per anni.» «Proprio quel che mi ci vuole» brontolò Doc, «un'altra in-fermiera. Roba da darsi all'alcool!» «Non dovrà fare molta strada» rise lei. «Come dicevo, un'altra infermiera... e per giunta imperti-nente.» Shelby rise di nuovo, affettuosamente; poi entrambi si vol-sero a osservare il tizio che era sceso dal pick-up fermo dietro la jeep rossa e veniva verso di loro. L'uomo portava i capelli cortissimi, nella foggia tipica dei militari che Shelby cono-sceva bene grazie a zio Walt, generale in pensione. Aveva le spalle larghe e robuste, messe in risalto da una maglietta ne-ra: i fianchi erano stretti, le gambe lunghe. Ma quello che at-tirava l'attenzione era il suo modo di muoversi, disinvolto, si-curo di sé, un po' sfacciato. L'uomo la squadrò dalla testa ai piedi con un sorrisetto allusivo e lei pensò: Non sognartelo nemmeno, amico. Il tizio esaminò gli scatoloni ammonticchiati nel retro della jeep e le domandò. «Roba sua?» «Sì.» «Dov'è diretta?» «Virgin River, e lei?» «Idem. Sa che cos'è successo?» «La strada ha ceduto dopo le piogge» spiegò Doc brusco. «La stanno riparando, e per ora viaggiamo su una sola corsia. Che viene a fare a Virgin River?» «Possiedo alcuni vecchi chalet lungo il fiume» rispose l'uomo. «Voi due vivete là?»

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«Ci vive la mia famiglia» disse Shelby tendendo la mano. «Mi chiamo Shelby.» «Luke Riordan» disse lui stringendola. Poi si rivolse a Doc. «Signore...?» Doc preferì non tendergli la mano deformata dall'artrite. «Mullins» disse con un cenno. «Doc Mullins è il medico di Virgin River, e ci ha vissuto tutta la vita» spiegò Shelby. «Lieto di conoscerla, signore» disse Luke. «Un altro Marine?» fece Doc inarcando un sopracciglio. Luke si raddrizzò. «No, signore. Esercito.» Poi guardò Shelby. «Perché un altro?» «In paese vivono molti Marine, congedati o in pensione» spiegò ancora lei. «Io sto andando a casa di mio zio, che in-vece è un generale dell'esercito in pensione. Lei non darà troppo nell'occhio, con quei capelli. Non ho mai capito per-ché i militari debbano portare un taglio così drastico.» «Non ci hanno mai spiegato come si usano i phon» sorrise lui ironico. Poco dopo, la corsia opposta alla loro venne aperta per la-sciar passare uno scuolabus giallo. Nessuno dei due era risali-to in macchina perché l'attesa si annunciava piuttosto lunga, e questo per Luke si rivelò un errore fatale. Mentre lo scuola-bus procedeva nella loro direzione, lui notò una grossa poz-zanghera a pochi passi dal punto in cui stavano, e si parò da-vanti a Shelby premendola contro la fiancata del pick-up di Mullins. Un attimo dopo un grosso spruzzo di fango gli in-zaccherò la camicia. Che macho!, pensò Shelby soffocando una risatina. L'autista del bus scalò una marcia, poi frenò. «Santo Dio!» grugnì lui. Poi una donna sulla cinquantina con la faccia ro-sea e un corto caschetto di capelli neri si affacciò al finestrino con un gran sorriso. «Mi scusi, ma non ho potuto evitarlo.» «Poteva eccome, se fosse andata più piano!» «Non andavo tanto veloce, e poi ho un orario da rispetta-

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re» ribatté la donna con una risata. «La prossima volta si fac-cia da parte!» Furibondo, Luke si trattenne a stento dall'imprecare e si voltò verso gli altri due. Shelby ridacchiava coprendosi la bocca con la mano, e gli occhi di Doc scintillavano divertiti. «Molly guida quella vecchia carcassa da trent'anni, e nessuno conosce queste strade meglio di lei» disse. «Non avrà visto la pozzanghera.» «Ma siamo in agosto, le scuole non sono ancora comincia-te!» protestò Luke. «Oh, lei va in giro tutto l'anno. Corsi estivi, gare di atleti-ca, c'è sempre qualche gruppo di ragazzi da scarrozzare. È una santa... io non farei il suo lavoro per niente al mondo.» Poi Doc mise in moto. «Sta arrivando il nostro turno» disse. Shelby risalì sulla jeep, Luke tornò al pick-up che trainava una roulotte. Poi sentì Doc che diceva ad alta voce: «Benve-nuto a Virgin River, giovanotto. Spero che si diverta!». Negli ultimi mesi Shelby McIntyre era stata impegnata a ristrutturare la casa ereditata dalla madre, ma nei weekend era venuta spesso a Virgin River per far visita allo zio e ai cu-gini e per andare a cavallo. Alla fine dell'estate era in ottima forma, abbronzata e piena di salute, e si era goduta quelle brevi vacanze. Ma adesso i suoi sentimenti erano leggermente diversi: la casa era stata venduta, i suoi averi erano tutti in alcuni scatoloni nel retro della jeep, e all'età di venticinque anni si trovava ad affronta-re una nuova vita. Arrivata di fronte al ranch dei Booth suonò il clacson e Walt uscì sulla veranda con un sorriso. «Bentor-nata» disse. «O meglio, benvenuta a casa!» Shelby lo abbracciò. «Ciao, zio!» esclamò con affetto. Walt, sessant'anni e un metro e ottanta di solidi muscoli, ricambiò l'abbraccio. «Stavo giusto uscendo per una cavalca-ta. Ti va di farmi compagnia o sei stanca?» «Sai quanto adori andare a cavallo, ma dopo quattro ore

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seduta al volante preferirei riposarmi un po'.» Walt ridacchiò. «Il tuo fondoschiena è un po' provato, eh?» «Eccome» fece lei. «Starò fuori per un'oretta» riprese Walt. «Vanni è sul can-tiere della nuova casa, ma tornerà in tempo per prepararti una cena come si deve.» Shelby guardò l'orologio e vide che erano solo le tre e mezza. «Sai che faccio? Vado in paese a salutare Mel Sheri-dan, e vedo se posso convincerla a bere una birra con me per festeggiare il mio arrivo. Tornerò prima di cena, in tempo per aiutarti con i cavalli. Che dici, devo scaricare gli scatoloni dalla jeep?» «No, lasciali dove sono, ci penseremo Paul e io prima di cena.» «Grazie» gli sorrise lei. «Domani mattina andremo a ca-vallo insieme, promesso.» «Affare fatto. È stato difficile lasciare la casa?» «Un po' più di quanto credevo. Ho pianto per le prime cin-quanta miglia del viaggio, poi mi sono elettrizzata all'idea di venire qui.» «Bene» disse Walt abbracciandola di nuovo. «Sono felice che tu stia con noi.» «Sarà solo per pochi mesi, poi mi concederò qualche viag-gio e ricomincerò a studiare. Sono ansiosa di tornare studen-te.» «Di solito la vita qui è tranquilla e rilassante. Approfittane per riposarti.» «Sì» rise lei, «riposante quando non ci sono incendi nella foresta, rapimenti o sparatorie.» «Be', qui cerchiamo di non annoiarci» replicò Walt incam-minandosi. «Mi raccomando, aspettami per pulire le stalle e dar da mangiare ai cavalli» disse lei. «Tu pensa a goderti la compagnia delle amiche, per il mo-mento» replicò lui con un sorriso. «Per lavorare nelle stalle

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avrai tutto il tempo, nei prossimi giorni.» «Grazie, zio Walt. Non starò via molto, ci vediamo tra un paio d'ore.» Luke Riordan entrò in paese al volante del suo pick-up. Portava al traino una piccola roulotte, alla fiancata della qua-le era assicurata la Harley-Davidson. Non tornava a Virgin River da sette anni, e poteva notare alcuni cambiamenti: le fi-nestre della chiesa erano sempre protette da assi inchiodate, ma il vecchio chalet in rovina al centro del paese era stato ri-strutturato e nella finestra notò un'insegna al neon con la scritta APERTO. Dietro lo chalet c'era un cantiere, come se il locale stesse per essere ampliato. Dal momento che lui stesso aveva dei progetti simili, Luke pensò che non gli sarebbe di-spiaciuto dare un'occhiata ai lavori e parlare con i responsabi-li. Parcheggiò in uno spazio libero, scese ed entrò nella rou-lotte per cambiarsi la camicia infangata. Non vedeva da un po' la casa in cui aveva intenzione di abitare. Se non fosse stata agibile, la roulotte sarebbe andata benissimo. Il pome-riggio d'agosto era caldo, ma reso piacevole da una brezza leggera. Luke inspirò a fondo l'aria pulita e pensò che era un bel cambiamento rispetto all'arsura del deserto iracheno: pro-prio quello che gli ci voleva. Entrò nel bar, un delizioso locale di campagna con i pavi-menti di legno lucido, trofei di caccia e pesca appesi alle pa-reti e un bel fuoco acceso nel caminetto. Nella sala c'erano una dozzina di tavoli, un lungo bancone con la superficie scintillante di pulizia e scaffali colmi di bicchieri e bottiglie, al centro dei quali troneggiava un enorme salmone imbalsa-mato. In un angolo in alto era montato un apparecchio televi-sivo sintonizzato sulla CNN. Due pescatori, con indosso giubbotti multitasche, giocavano a carte a un tavolo; un gruppetto di uomini in jeans beveva birra a un altro tavolo. Luke si avvicinò al bancone.

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«Che cosa le servo?» domandò il barista. «Una birra alla spina. Questo locale non c'era l'ultima volta che sono venuto qui.» «Dev'essere stato un po' di tempo fa, perché abbiamo aper-to da più di quattro anni. Ho comprato lo chalet e l'ho trasfor-mato in bar.» «Ha fatto un lavoro eccellente. Anch'io ho intenzione di ri-strutturare alcuni chalet.» Tese la mano e aggiunse: «Mi chia-mo Luke Riordan». «Jack Sheridan. Lieto di conoscerti.» «Ho comprato alcuni vecchi chalet lungo il fiume, che era-no abbandonati da anni» spiegò Luke. «La proprietà del vecchio Chapman? Ma è morto soltanto l'anno scorso.» «Lo so. Anni fa ero a caccia da queste parti con mio fratel-lo, abbiamo notato che gli chalet non erano abitati e abbiamo pensato che potevano essere un affare interessante. Avevamo intenzione di comprarli, sistemarli e rivenderli, e sicuramente ci avremmo ricavato un buon guadagno. Ma il vecchio Chap-man non volle nemmeno sentirne parlare.» «Sarebbe rimasto senza casa» osservò Jack. «Sì, lo pensammo anche noi. Così comprammo la proprie-tà per pochissimo, compresa la casa in cui abitava, e gli di-cemmo che poteva viverci per il resto dei suoi giorni. E finì che passarono sette anni.» Jack ridacchiò. «A Chapman è andata bene, ma tu hai fatto un ottimo affare. Proprietà come quella non si trovano fa-cilmente.» «Mio fratello e io capimmo subito che il terreno aveva un valore superiore agli chalet, data la posizione lungo il fiume. Ma io non sono riuscito a tornare per qualche anno.» «Che cosa ti ha trattenuto?» «Be', vediamo... L'Afghanistan, l'Iraq, Fort Bliss e altri due o tre incarichi.» «Esercito?» domandò Jack.

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«Già. Vent'anni.» «Io ho prestato servizio per vent'anni nel corpo dei Ma-rine» disse Jack. «E quando mi sono congedato, sono venuto qui con l'intenzione di servire un po' di birre ai clienti, andare a caccia e a pesca e vivere sereno per i prossimi vent'anni.» «Un buon piano» osservò Luke. «Che però è andato all'aria per colpa di una graziosa oste-trica chiamata Melinda» sorrise Jack. «Il modo in cui quella donna riempie un paio di jeans dovrebbe essere dichiarato il-legale.» «Ma davvero?» «Già. E poi, tutti sono capaci di andare a caccia.» Luke ricambiò il sorriso soddisfatto del barista. «Hai fatto tu i lavori qui dentro?» «Il bancone l'ho fatto fare su misura, ma ho costruito gli scaffali e il pavimento di legno. Con la parte idraulica ed e-lettrica ho combinato qualche guaio e ho dovuto chiedere l'a-iuto di un esperto, ma con il legno me la cavo bene. Ho ag-giunto un appartamentino al piano superiore, dove ho vissuto per un po'. Adesso ci abita il mio cuoco, Preacher, ma la sua famiglia sta aumentando e ci stiamo ampliando di nuovo. Tu hai intenzione di eseguire personalmente i lavori?» «Prima penserò alla casa. Quando comprò la proprietà, Chapman era già in là con gli anni e non credo che abbia mai rimodernato niente. Credo che nemmeno gli chalet siano in buone condizioni, ma per il momento non ho niente di meglio da fare. Alla peggio, metterò a posto la casa e ci abiterò per un po', poi venderò il terreno. Nella migliore delle ipotesi, ri-strutturerò casa e chalet e li metterò in vendita.» «Dov'è tuo fratello?» domandò Jack. «È ancora in servizio, presso la base aerea di Beale. Vola sugli U-2, io invece stavo sui Black Hawk.» «Capperi!» disse Jack. «Di solito vanno nei posti più cal-di.» «Dillo a me. Me la sono vista brutta.»

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«Un incidente?» «Diavolo, no! Mi hanno abbattuto.» Jack rise. «Be', se non altro ti sei guadagnato la pensione.» «Non era nemmeno il primo incidente che mi capitava, ma ho deciso che quello doveva essere l'ultimo.» «Mi sa che siamo stati negli stessi posti» disse Jack. «For-se nello stesso periodo.» «Hai visto un po' di azione, eh?» «Come no. Afghanistan, Somalia, Bosnia, e Iraq due vol-te.» «Io sono stato a Mogadiscio» confermò Luke. «Già, in quel caso dovemmo partire quasi senza preavvi-so» disse Jack. «So che avete avuto parecchie perdite, e mi dispiace molto.» «Fu parecchio difficile» concordò Luke. Quella che dove-va essere una missione umanitaria organizzata dalle Nazioni Unite finì in una sanguinosa rivolta. I Marine erano stati ri-mandati negli Stati Uniti, e l'esercito americano era rimasto solo sul posto a combattere i ribelli del signore della guerra Aidid. Diciotto soldati morti e più di novanta feriti. «Una se-ra di queste ci ubriachiamo e parliamo delle nostre guerre, che ne dici?» Jack gli diede una pacca sulla spalla. «Affare fatto. E ben-venuto a Virgin River, fratello.» «Adesso dimmi dove posso andare a passare una serata, magari con una donna; chi posso chiamare se mi serve aiuto per la casa e gli chalet; e a che ora posso bere una birra da te.» «È da un bel po' che non vado a caccia di donne, amico mio, ma le cittadine sulla costa hanno dei bei locali. Prova il Brookstone Inn a Ferndale o i bar della parte vecchia di Eu-reka. Se poi vuoi restare più vicino c'è un bar con jukebox a Garberville, e ricordo di averci visto qualche ragazza carina. Quanto ai tuoi lavori, ho la persona che ci vuole: un mio ex commilitone ha spostato qui parte della sua compagnia di co-

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struzioni, mi ha aiutato con la mia nuova casa e sta costruen-do quella di Preacher. È un tipo molto in gamba – adesso ti do un suo biglietto da visita.» Jack andò nel retro, e in quel momento nel locale entraro-no due donne. Luke le guardò a bocca aperta. Una era sulla trentina e aveva corti capelli biondi e ricci; l'altra, più giova-ne, aveva una lunga treccia color miele. Era la ragazza incon-trata strada facendo, pensò lui. Shelby. Entrambe portavano jeans aderenti e stivali, ma mentre la ragazza con i ricci in-dossava un cardigan di maglia, Shelby aveva la stessa cami-cia bianca che indossava un'ora prima, però con le maniche arrotolate e legata in vita. Luke cercò di non fissarla troppo, ma il suo primo pensiero fu che non avrebbe avuto bisogno di andare fino a Garberville per trovare una bella ragazza. Le due donne si arrampicarono sugli sgabelli mentre Jack usciva dal retro. «Ciao, tesoro» disse lui chinandosi a baciare la ragazza con i ricci. Ah, ecco, pensò Luke. I jeans illegali che impedivano a Jack di dedicarsi alla pesca. Chi non a-vrebbe rinunciato ai salmoni per star vicino a una donna co-me quella? «Vi presento Luke Riordan, un nuovo vicino» annunciò Jack alle due donne. «Luke, questa è Mel, mia moglie, e lei è Shelby McIntyre. I suoi parenti vivono qui.» «Lieto di conoscervi» disse lui. «Luke possiede gli chalet del vecchio Chapman lungo il fiume, e sta pensando di ristrutturarli» spiegò Jack. «Ha pre-stato vent'anni di servizio nell'esercito, perciò è dei nostri.» «Benvenuto» sorrise Mel. Shelby non disse nulla, ma sorrise a sua volta abbassando gli occhi. Doveva essere sui diciotto anni, pensò Luke. Se avesse avuto qualche anno di più le avrebbe certamente chie-sto il numero di telefono, ma non era davvero il caso di infa-stidire un'adolescente. E poi, se in un piccolo bar di campa-gna si trovavano due bellezze come quelle, di sicuro ce ne dovevano essere altre nella zona...

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«Ecco qua» disse Jack porgendo a Luke un biglietto da vi-sita. «Il mio amico Paul sta anche costruendo una casa per mia sorella e suo marito, e una per sé.» «È mio cugino» intervenne Shelby. E vedendo l'espressio-ne stupita di Luke spiegò: «È sposato con mia cugina Vanes-sa, e al momento abitano da zio Walt, dove starò anch'io per un qualche mese». «Volete una birra, Mel, Shelby?» domandò Jack. «No, grazie, berrò una coca e poi andrò a casa per dare il cambio a Brie che sta con i bambini. Per cena mi porti a casa qualcosa di cucinato da Preacher?» «Ma certo.» «Io invece mi berrò una birra e poi andrò a casa a occu-parmi dei cavalli» disse Shelby. Se non altro aveva ventun anni, pensò Luke. A meno che Jack, date le dimensioni ridotte del paese, non badasse troppo alle regole sull'età... «Sarà meglio che vada anch'io» fece accennando ad alzar-si. «Aspetta ancora un po'» propose Jack. «Se ti fermi fin ver-so le cinque cominceranno ad arrivare i clienti regolari, e sarà una buona occasione per conoscere i tuoi nuovi vicini.» Luke diede un'occhiata all'orologio. «Be', penso di poter restare ancora un po'.» «Amico mio, la prima cosa che devi far sparire è quell'ar-nese» rise Jack. Servì una birra a Shelby e una coca a sua moglie e chiacchierò con Luke per una decina di minuti, poi lo lasciò per accompagnare fuori Mel e lui rimase solo con Shelby. «Vedo che ti sei cambiato» osservò lei. «Be', lo scuolabus mi aveva coperto di fango.» «Non ti ho ancora ringraziato per aver salvato la mia cami-cetta» rise. «Andando a cavallo ho visto quegli chalet lungo il fiume... sono piuttosto malconci.» «Non mi sorprende affatto, a dire il vero. Però se ho abba-

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stanza fortuna sono ancora recuperabili.» «Sembrano costruiti con materiale di buona qualità» osser-vò Shelby, «almeno secondo il parere di mio cugino. Dice che spesso le vecchie case sono fatte di m... ehm, di cartape-sta. Allora, la tua famiglia ti raggiungerà presto?» Luke sorrise sotto i baffi per quella domanda così diretta. «No» rispose. «Ho una madre e quattro fratelli sparsi un po' qui e un po' là.» «E niente moglie?» «Niente moglie.» «Un vero peccato.» «Non dispiacerti per me, Shelby. Mi va benissimo così.» «Sei un tipo solitario, eh?» «No, solo scapolo.» Sarebbe stato il momento giusto per domandarle se era impegnata, ma non aveva intenzione di impegolarsi. Tuttavia, pur ripetendosi che non era il caso, si chinò verso di lei e domandò: «E così sei qui in visita ai tuoi parenti?». Shelby bevve un sorso di birra e annuì. «E quanto ti fermerai?» «È ancora tutto da vedere.» Shelby bevve un altro sorso, poi depose sul bancone il boccale ancora mezzo pieno e due dollari. «Meglio che vada dai cavalli» disse. «Grazie, Jack. Ci vediamo.» «Perché non chiedi una mezza birra?» domandò quello. «Non la finisci mai...» Lei sorrise senza rispondere e porse la mano a Luke. «Mi ha fatto piacere rivederti» disse. «Alla prossima.» «Certo» rispose lui stringendo la sua piccola mano. Poi la seguì con gli occhi, perché il panorama era davvero invitante. Jack ammiccò, poi si diede da fare con i bicchieri. In breve Luke conobbe Preacher, che sua moglie Paige e il figlioletto di lei chiamavano John; Brie e suo marito Mike; altri abitanti di Virgin River. Rivide il vecchio Doc Mullins, mangiò il miglior salmone di tutta la sua vita, ascoltò alcuni

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pettegolezzi e riuscì a sentirsi come a casa. Poi arrivò un'altra coppia e Luke fu presentato a Paul Hag-gerty, il costruttore, e a sua moglie Vanessa. «Jack mi ha te-lefonato per dirmi che sei il nostro nuovo vicino» spiegò Paul. «È un po' presto per dirlo. Non sono ancora andato a vede-re in che condizioni sono gli chalet.» «È tua quella roulotte qui fuori?» domandò Paul. «Sì, l'ho portata come precauzione» rise lui. «Così se la casa non dovesse essere agibile non sarò costretto a dormire in macchina.» «Fammi sapere se hai bisogno che venga a dare un'occhia-ta alla proprietà.» «Grazie, lo farò appena avrò visto come stanno le cose.» Luke finì per restare da Jack molto più a lungo del previ-sto, e quando gli ultimi clienti se ne andarono lui era ancora là, a bere una tazza di caffè. Gli amici di Jack erano simpatici e piacevoli, ma Luke era stupito dalla bellezza delle loro don-ne. La moglie di Jack avrebbe potuto essere un'eccezione, ma anche Shelby, Paige, Brie e Vanessa erano tutte magnifiche. Il che gli faceva sperare di poter trovare anche lui qualcosa di simile. «Dovresti conoscere Walt, il suocero di Paul» disse Jack. «Un generale dell'esercito in pensione, molto simpatico. Ge-nerale di corpo d'armata.» Luke emise un gemito. «Già. Lo zio di Shelby» insistette Jack divertendosi un mondo. «Shelby? La diciottenne?» Jack ridacchiò. «Veramente ne ha qualcuno di più, ma am-metto che è giovane. Niente male, eh?» Infatti, pensò Luke. «Le ho appena dato un'occhiata e ho subito pensato che rischiavo l'arresto» rispose Luke. «E detto fra noi non potrebbe essere più pericolosa... giovanissima, ca-rina e nipote di un generale!»

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«Già, ma ormai è cresciuta» rise Jack. «Ed è cresciuta piut-tosto bene, direi.» «Non mi ci avvicino neanche col pensiero» dichiarò Luke. Poi si alzò, depose qualche banconota sul banco e continuò: «Grazie, Jack. Non mi aspettavo un'accoglienza così caloro-sa, e sono felice di essere passato da qui prima di andare a vedere la proprietà». «Siamo felici di averti con noi, amico» fu la risposta. «Ve-drai, qui ti piacerà.»

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Orizzonte infinito di Diana Palmer

Arizona 1910. Ai confini con il Messico la vita non è agiata come in Louisiana dove Trilby Lang è cresciuta. Ora vive qui con i ge-nitori, e inizia a provare una certa attrazione per Thornton Vance, nonostante le divergenze. Un bacio di fuoco squarcia presto il ve-lo di diffidenza che li tiene lontani.

Sognare a Virgin River di Robyn Carr

Shelby McIntire sta riprendendo le redini della propria vita, dopo aver dedicato anni alla cura della madre. Così decide di trasferirsi nella accogliente cittadina di Virgin River, dove incontra l'affasci-nante Luke Riordan, per cui prova subito una forte attrazione. Lui però non è il tipo da legami duraturi.

La felicità in pochi scatti di Susan Wiggs

Essere una madre single non è facile per nessuno, ma Daisy Bel-lamy sente sulle proprie spalle tutta la responsabilità per il futuro di suo figlio Charlie. Prova infatti un grande affetto per Logan, padre del piccolo, ma non riesce a dimenticare l'intensa passione che le fa battere il cuore per Julian.

Petali nel vento di Susan Mallery

Skye Titan ha sempre ceduto alla volontà del padre, desiderosa di compiacerlo e conquistarne il cuore . Ha rinunciato all'amore, per lui, ma ora che Mitch Cassidy è tornato dalla guerra ferito nel corpo e nell'anima, Skye ha una seconda chance di felicità con l'uomo della sua vita.

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Il profumo del mare di Emilie Richards

A Happiness Key l'amicizia che lega Tracy, Janya, Wanda e Alice è qualcosa di speciale. Un ex marito che torna all'improvviso, un figlio tanto atteso che non arriva, un licenziamento inaspettato so-no i problemi che angustiano la vita quotidiana in questo paradiso terrestre. Ma c'è un nuovo mistero da risolvere.

La strada per Cedar Cove di Debbie Macomber

Fare lo sceriffo a Cedar Cove potrebbe sembrare noioso. Ma di certo non la pensa così Troy Davis. Ora deve identificare dei resti umani rinvenuti in una grotta, poco fuori città, e indagare su alcu-ni furti nella casa di Faith Beckwith, con cui ha da poco finito una relazione. Vederla spesso complica le cose.

L'estate delle magnolie di Sherryl Woods

L'estate porta sole e ottimismo, e anche nella vita di Raylene Hammond è tempo di cambiamenti positivi. Afflitta da una forte agorafobia, ha accettato di vedere una specialista per uscire da questa situazione. Poi, un giorno, incontra l'affascinante Carter Rollins, da poco trasferitosi in città, e scatta subito la scintilla.

Il colore dell'amore di Susan Mallery

Un'esplosione sulla piattaforma petrolifera dove lavora rende Izzy Titan ipovedente e allo stesso tempo chiusa in se stessa. Si rifiuta di farsi operare e le sue sorelle, non sapendo più che fare, la por-tano al ranch di Nick Hollister, per un soggiorno di riabilitazione. Izzy impara a fidarsi di Nick, che però nasconde un segreto.

Dal 5 agosto

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