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Yoghi Ramacharaka - Hata –Yoga O l’arte per star bene PREFAZIONE Stralciamo dall'edizione originale inglese di questa opera, il manifesto firmato dalla Società delle Pubblicazioni Yoghi, che può servire come prefazione. La nostra prima intenzione nel preparare la pubblicazione di questo libro, era quella che esso fosse in un certo modo un supplemento del nostro piccolo libro:La Respirazionc e la Salute, dello stesso autore, cioè che si fosse occupato della Hata-Yoga, tralasciando la parte di detta scienza relativa alla respirazione trattata nel libro suindicato. Però aIl'ultimo momento, quando era quasi sotto il torchio, ci siamo accorti che sarebbe stato un grave errore pubblicare un libro su Hata-Yoga omettendo una parte tanto importante quale quella della Respirazione Yogi, sebbene trattata in altro libro. Omettere una parte così importante sarebbe stata un'ingiustizia verso coloro che avrebbero acquistato il nuovo libro, e poi molti dei nuovi acquirenti, forze non avrebbero acquistato il nuovo libro, ed avrebbero avuto ragione di lamentarsi, se il presente libro non avesse trattato tutte le parti dell'argomento. Per le suddette ragioni abbiamo deciso di aggiungere a questo volume quelle parti della Scienza della Respirazione che sono relative all’argomento di Hata- Yoga, tralasciando solo quelle che precisamente si riferiscono ad un altro ramo della Filosofia Yoga, cioè alla Raja Yoga. Facciamo questa dichiarazione affinchè i lettori di questo libro, i quali avessero già letto l'altro, non abbiano a rimproverarci di compilare un testo nuovo con parte di un altro gia pubblicato. Hara-Yoga, la presente opera, si riferisce solo al fisico e le parti relative alla scienza Psichica, Mentale e Spirituale, appartengono ad altri rami della Filosofia Yoga. Non ostante ciò, Hata-Yoga sarà una splendida base sulla quale lo studioso potrà costruire un corpo, altrettanto puro, sano e forte (come è benissimo spiegata nel testo dell’autore) quanto è necessario per poter fare con esso il più utile lavoro ed un migliore studio.

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Yoghi Ramacharaka - Hata –YogaO l’arte per star bene

PREFAZIONE

Stralciamo dall'edizione originale inglese di questa opera, il manifesto firmato dalla Società delle Pubblicazioni Yoghi, che può servire come prefazione.

La nostra prima intenzione nel preparare la pubblicazione di questo libro, era quella che esso fosse in un certo modo un supplemento del nostro piccolo libro:La Respirazionc e la Salute, dello stesso autore, cioè che si fosse occupato della Hata-Yoga, tralasciando la parte di detta scienza relativa alla respirazione trattata nel libro suindicato.

Però aIl'ultimo momento, quando era quasi sotto il torchio, ci siamo accorti che sarebbe stato un grave errore pubblicare un libro su Hata-Yoga omettendo una parte tanto importante quale quella della Respirazione Yogi, sebbene trattata in altro libro. Omettere una parte così importante sarebbe stata un'ingiustizia verso coloro che avrebbero acquistato il nuovo libro, e poi molti dei nuovi acquirenti, forze non avrebbero acquistato il nuovo libro, ed avrebbero avuto ragione di lamentarsi, se il presente libro non avesse trattato tutte le parti dell'argomento.

Per le suddette ragioni abbiamo deciso di aggiungere a questo volume quelle parti della Scienza della Respirazione che sono relative all’argomento di Hata-Yoga, tralasciando solo quelle che precisamente si riferiscono ad un altro ramo della Filosofia Yoga, cioè alla Raja Yoga.

Facciamo questa dichiarazione affinchè i lettori di questo libro, i quali avessero già letto l'altro, non abbiano a rimproverarci di compilare un testo nuovo con parte di un altro gia pubblicato.

Hara-Yoga, la presente opera, si riferisce solo al fisico e le parti relative alla scienza Psichica, Mentale e Spirituale, appartengono ad altri rami della Filosofia Yoga.

Non ostante ciò, Hata-Yoga sarà una splendida base sulla quale lo studioso potrà costruire un corpo, altrettanto puro, sano e forte (come è benissimo spiegata nel testo dell’autore) quanto è necessario per poter fare con esso il più utile lavoro ed un migliore studio.

Abbiamo richiesto all'autore che scrivesse una prefazione, però egli ha rifiutato di farlo, perchè crede che il libro deve farsi valere da se stesso e non gli aggradì l'idea (così si è espresso) di introdurre la sua personalità nell’opinione dei lettori, sostenendo che la verità deve essere evidente per se stessa, senza che occorrano influenze personali, per renderla tale; queste parole quindi terranno luogo di prefazione.

Conseguenti alle norme che ci prefiggemmo nella pubblicazione del precedente volume «La Respirazione e la Salute ››, in quest’altra traduzione noi ci siamo

tenuti, il meglio che abbiamo potuto, fedeli all'originale, sacrificando regole e fiori letterari per rendere meglio il pensiero dell'autore.

Capitolo I

CHE COSA È' HATHA YOGA

La scienza Yoga si divide in varie parti. Le più note e principali divisioni sono: 1° Hatha Yoga; 2° Raja Yoga; 3° Karma Yoga; 4° Gnani Yoga.

Questo libro è dedicato soltanto alla prima parte. Per le altre vedi i volumi dello stesso autore.

Hatha Yoga è il ramo della Filosofia Yoga, che tratta del corpo fisico, sua cura, benessere, salute e forza, e di tutto ciò che tende a mantenere il suo stato di salute.

Essa insegna il modo naturale di vivere, e proclama una verità accettata da molte persone del mondo occidentale: Torniamo alla Natura, con la differenza che i Yogi non devono tornare, perchè sono sempre stati strettamente uniti alla Natura e alle sue leggi, e non sono stati abbagliati ne fuorviati dalla pazza tendenza verso le esterioritå, ciò che ha condotto le razze civilizzate moderne a dimenticare perfino che esiste una cosa che si chiama Natura.

I costumi moderni e le ambizioni sociali non hanno attecchito nella coscienza del Yogi; egli sorride di queste cose e le considera come giuochi infantili, poichè non si è mai staccato dalle braccia della Natura ed anzi continua affettuosamente a stringersi al seno della sua buona Madre che sempre gli ha dato nutrimento, calore e protezione.

Hatha Yoga è: prima Natura, poi Natura ed infine sempre Natura.

Quando noi ci troviamo in presenza di una serie di metodi, proposte, teorie, ecc., applichiamo un termine di confronto: Quale sia il metodo nalurale, e scegliamo sempre quello che è più d'accordo e più vicino con la Natura.

Sarà bene che i nostri giovani seguano questo metodo, quando la loro attenzione venga rivolta verso le molte teorie, saggi, metodi, piani e idee intorno alla salute, dai quali il mondo occidentale è inondato.

Per esempio: se vi dicono che correte pericolo di perdere il vostro magnetismo, quando vi ponete in contatto con la terra, e vi consigliano di usare suola e tacchi di gomma nelle vostre scarpe, e dormire in letti isolati con piedi di vetro, per impedire alla natura (la madre Terra) di assorbire e sottrarre al vostro corpo il magnetismo, che proprio essa vi ha dato, il giovane si faccia la domanda: Che cosa dice Ia Natura intorno a questo? e per scoprire ciò che essa dice rifletta se

i piani della natura avrebbero ideato la costruzione ed uso delle suole di gomma e dei piedi di vetro per i letti.

Osservi se gli uomini dotati di molta forza magnetica e pieni di vitalità facciano queste cose; se le razze più vigorose del mondo le abbiano fatte; osservi se risente debolezza coricandosi sopra un mucchio d'erba, o se l'impulso naturale dell'uomo non sia quello di chinarsi in grembo alla sua buona madre, la terra, e sdraiarsi sui mucchi di fieno, e se l'impulso naturale del fanciullo non sia quello di correre scalzo, e se non senta un sollievo togliendosi le scarpe e correndo scalzo sul nudo terreno buon conduttore di magnetismo?

Una semplice osservazione insegnerà all'uomo che tutte le risposte della natura gli dimostrano che egli acquista molto del suo magnetismo dalla terra e che la terra è una batteria carica di magnetismo, ed è sempre desiderosa ed ansiosa di trasmettere la sua forza all'uomo, invece di essere capace ed ansiosa cli spogliare del magnetismo l'uomo (suo figlio). Qualcuno di questi moderni profeti insegnerà che l'aria toglie il Prana alle persone invece di darglielo.

Sicchè, in una parola, applicate il giudizio naturale a tutte le teorie di questo genere comprese le nostre e se non vanno d'accordo con la Natura, respingetele; siete sicuri di non errare. La Natura conosce ciò che è conveniente, è vostra amica, non vostra nemica.

Sono molte e molto efficaci le opere scritte sopra gli altri rami della filosofia Yoga, però lo studio su Hatha Yoga è stato eliminato da molti scrittori, i quali hanno fatto solo un breve cenno sul detto ramo.

Ciò in gran parte è dovuto al fatto che nell' India esiste una setta di mendicanti, ignoranti, fakiri della classe più abbietta, che si esibiscono come Hatha Yogis, benchè non abbiano la minima nozione dei principi fondamentali di questo ramo di Yoga. Questa gente si allena ottenendo di poter dominare qualcuno dei muscoli involontari del corpo (cosa possibile a chiunque dedichi a ciò il tempo e il sacrifizio necessari per venirne a capo) ed acquista l'abilitã di eseguire prove, al fine di intrattenere o disgustare i viaggiatori occidentali.

Alcune delle loro prove sono meravigliose, considerate dal punto di vista della curiosità, e quelli che leseguono meritano di essere pagati, come si pratica, per vederle, nelle baracche delle fiere; infatti le loro imprese sono molto somiglianti a quelle che eseguono i giocolieri occidentali. Abbiamo sentito dire che questa gente esibisce con orgoglio tali prove ed esercizi imparati, come per esempio, trasferire l’azione peristaltica degli intestini e i movimenti di deglutizione della gola, per dare la ripugnante esibizione di una completa inversione del processo normale di quelle parti del corpo, in modo che sostanze introdotte nel colon possono essere portate all'insù e vomitate dalla gola per un movimento invertito dei muscoli, ecc.

Questo, considerato dal punto di vista medico, è assai interessante, però per i profani è una cosa molto sgradevole e indegna di un essere ragionevole. Le altre prove dei sedicenti Hatha Yogis sono molto somiglianti all'esempio che, con ripugnanza, abbiamo riferito, e non ci risulta che eseguano qualche

esperimento che possa riuscire d'interesse e beneficio, anche minimo, per le persone che cercano mantenere un corpo sano, normale e naturale.

I suddetti mendicanti sono uguali a certi fanatici che in India si arrogano il titolo di «Yogi» che cercano di non lavare il corpo per ragioni religiose o che siedono con le braccia alzate fino a che restano disseccate; o che lasciano crescere le unghie delle dita fino a che perforano le mani; o che stanno seduti immobili fino a che i passeri non nidificano nei loro capelli; o che eseguono altre stranezze per apparire alle moltitudini ignoranti uomini santi.

Costoro o sono grossolani commedianti o fanatici illusi e, come classe, sono equivalenti a certi tipi di mendicanti che in Europa ed in America, nelle grandi città, esibiscono le ferite infertesi da sè o finte infermità per strappare elemosine ai passanti, i quali voltano la faccia per non vederli, mentre fanno l’elemosina.

Le persone di cui abbiamo parlato sono considerate con compassione dai veri Yogi, i quali considerano Hatha Yoga. come un ramo importante della loro filosofia. per mezzo della quale si dà all'uomo un corpo sano, un buon istrumento con il quale operare, un tempio adattato per lo Spirito.

ln questo libro abbiamo cercato di esporre in una forma semplice e chiara i principi fondamentali di Hatha-Yoga presentando il metodo Yogi della vita fisica, ed abbiamo procurato di dar spiegazioni per ogni caso. Abbiamo creduto necessario esporre prima con termini della Fisiologia occidentale le varie funzioni del corpo, e indicare il piano e i metodi della natura, che ognuno dovrebbe seguire per quanto è possibile. Non è un manuale di medicina, e non contiene nulla intorno alle medicine, praticamente nulla intorno alla cura delle malattie, eccetto quello che ciascuno dovrebbe fare per ritornare allo stato naturale. Suo programma è l’uomo sano, suo principale proponimento aiutare le persone ad adattarsi ai metodi dcll’uomo normale. Ma crediamo che quello che fa un uomo sano, giova alla sua salute, quindi un infermo risanerà seguendo gli stessi metodi. Hatha-Yoga insegna il modo di condurre una vita sana, naturale e normale, il quale se e seguito non potrà che giovare a tutti. Esso ci mantiene uniti alla natura, e consiglia il ritorno ai metodi naturali a tutti quelli che si sono creati metodi di vita artificiali.

Questo libro è semplice, molto semplice, e sorprenderà le persone che credevano di trovarvi descrizioni delle fantastiche prove dei mendicanti Yogi ed istruzioni per poter riprodurre gli stessi loro spettacoli sopra indicati.

Dobbiamo dire a costoro che questo non è un libro di tal genere. Non vi diremo come adottare 74 tipi di posizioni, ne come far passare stracci per gl'intestini allo scopo di pulirli (in opposizione ai metodi naturali), o come fermare i battiti del cuore, o come eseguire esperienze con i vostri organi interni. Nessun insegnamento di tal genere troverete qui. Noi vi diremo come comandare ad un organo ribelle perchè funzioni regolarmente. e varie altre cose intorno al controllo sulla parte che involontariamente si è messa in sciopero. Se parliamo di queste cose, è solo allo scopo di fare dell’uomo un essere sano e non un ciarlatano.

Non parliamo molto intorno alla malattia. Abbiamo preferito richiamare la vostra attenzione sull'uomo e sulla donna sani, chiedendo che voi osserviate quello che essi fanno e ciò che li mantiene sani. Richiamiamo la vostra attenzione su quello che fanno e come lo fanno. Poi vi diciamo che dovete fare lo stesso, se desiderate stare come essi stanno. Questo è tutto o quasi tutto quello che si può fare per il vostro bene, il resto dovete farlo voi stessi.

In altri capitoli vi diremo perchè i Yogi curano tanto il corpo, ed anche esporremo il principio fondamentale dell'Hatha-Yoga, la fiducia nell'Intelligenza che è dietro ogni vita, quella fiducia nel gran principio vitale per proseguire efficacemente la sua opera, quella fiducia per cui solo confidando in quel gran principio e permettendogli di operare dentro di noi, avremo un buon risultato per i nostri corpi.

Leggete, vedrete ciò che ci prefiggiamo di dire, riceverete il messaggio che siamo stati incaricati di trasmettervi.

In risposta alla domanda, che forma il titolo di questo capitolo: Che cosa è Hatha Yoga? diremo: leggete questo libro fino alla fine, e comprenderete quello che realmente è; per comprendere tutto non avete che da mettere in pratica i precetti di questo libro ed otterrete di poter cominciare bene il cammino nel quale troverete le cognizioni che cercate.

Capitolo II

COME I YOGI CONSIDERANO IL CORPO FISICO

Per l'osservatore superficiale, la Filosofia Yoga presenta l’apparente anomalia di un insegnamento che, mentre sostiene che il corpo fisico e materiale e di nessun valore, paragonato ai principi più elevati dell’uomo, nel medesimo tempo nelle istruzioni ai giovani vi dà molta importanza ed attenzione, in quanto concerne la diligenza nella cura del corpo, la nutrizione, l’educazione, gli esercizi, ed in quanto riguarda il miglioramento del corpo fisico. Infatti tutto un ramo degl’insegnamenti Yogi, l’Hatha-Yoga, è dedicato alla cura del corpo fisico, ed entra in particolari e considerazioni tendenti a istruire i suoi seguaci nei principi di questa educazione e sviluppo fisico.

Alcuni viaggiatori occidentali che hanno visto in Oriente la cura che i Yogi dedicano ai loro corpi, ed il tempo e l'attenzione che vi impiegano, ne hanno tratto la conclusione che la Filosofia Yoga è semplicemente una forma orientale di cultura fisica, talvolta un poco più attentamente elaborata, però un sistema che non ha nulla di spirituale in sè. Ecco il frutto del fermarsi alle forme esteriori e non andare al fondo delle cose.

Crediamo appena necessario spiegare ai nostri giovani perchè i Yogi curino il loro corpo, nè sentiamo la necessità di giustificare la pubblicazione di questo

libro, il quale ha per fine l’istruzione degli studiosi di Yoga nella cura e sviluppo scientifico del corpo fisico.

I Yogi credono, come sapete, che l’uomo reale non è il corpo. Essi sanno che l'Io immortale, del quale ogni essere umano è più o meno cosciente, non è il corpo che Egli semplicemente occupa ed opera; sanno che il corpo è solo un comodo vestito che lo spirito abbandona di tempo in tempo e riprende; conoscono il corpo per quello che è, e non sono ingannati dalla credenza che esso sia l’uomo Reale. Però quantunque conoscano queste cose, sanno pure che il corpo è lo strumento nel quale e per mezzo del quale lo Spirito si manifesta ed opera. Sanno che l’involucro carnale è necessario per la manifestazione e la crescenza dell'Uomo in questo stadio particolare del suo sviluppo, conoscono che il corpo è il tempio dello Spirito, e conseguentemente credono che la cura ed il perfezionamento del corpo è un compito altrettanto degno quanto quello di sviluppare qualcuna delle parti più elevate dell'umo, perchè con un corpo fisico malato o imperfettamente sviluppato, la mente non può funzionare adeguatamente, nè lo strumento può essere usato con la migliore utilità del suo padrone, lo Spirito.

È certo che i Yogi vanno più in là ed insistono nel dire che il corpo dev'essere posto sotto il perfetto controllo della mente e che lo strumento deve delicatamente trasformarsi tanto da poter rispondere al contatto della mano del padrone.

Però i Yogi sanno che il grado più alto al quale può giungere il corpo, può essere ottenuto soltanto a condizione che esso sia debitamente curato, nutrito e sviluppato. Un corpo altamente educato dev' essere innanzi tutto forte e sano. Per queste ragioni i Yogi prestano grande attenzione e cura al lato fisico della loro natura, e per la stessa ragione, il sistema orientale di cultura Fisica fa parte della scienza Yoga chiamata Hatha-Yoga.

L’occidentale, entusiasta della cultura fisica, sviluppa il suo corpo per amore del corpo stesso, spesso credendo che il corpo sia l'Io. Il Yogi sviluppa il suo corpo sapendo che esso è solo uno strumento per l'uso della parte reale di se stesso e unicamente per poter perfezionarlo, affinchè possa essere usato nell'opera dell’accrescimento dell’anima. Il cultore dello sviluppo fisico è soddisfatto dai movimenti ed esercizi meccanici per lo sviluppo dei muscoli. Il Yogi applica la mente nel compito e sviluppa non solo il muscolo, ma pure ogni organo, ogni cellula, ogni parte del corpo. Non solo fa questo, ma ottiene il controllo sopra ogni parte del suo corpo e acquista il dominio sulla parte involontaria del suo organismo, come pure sulla volontaria, della quale la media dei cultori dello sviluppo fisico, non conosce praticamente nulla.

Desideriamo presentare allo studioso occidentale il metodo degli insegnamenti Yogi intorno al perfezionamento del corpo fisico e siamo sicuri che colui che ci seguirà diligentemente, coscienziosamente sarà ampiamente ricompensato del tempo impiegato e della diligenza usata, ed acquisterà la sensazione del dominio su di un corpo fisico splendidamente sviluppato; di questo corpo si sentirà orgoglioso come un gran violinista si sente orgoglioso del suo Stradivario, che risponde quasi intelligentemente al contatto del suo arco, o

come l'artefice di qualche macchina perfetta che per essa è posto in grado di creare cose utili e belle per il mondo.

Capitolo III

L'OPERA DEL DIVINO ARCHITETTO

La Filosofia Yoga insegna che Dio dà ad ogni individuo una macchina fisica adatta ai suoi bisogni, ed inoltre lo provvede dei mezzi adatti a mantenerla in buon ordine ed a ripararla qualora l’individuo per negligenza la guasti. I Yogi riconoscono il corpo come il capolavoro di una grande intelligenza. Considerano il suo organismo come una macchina in azione, la cui concezione e funzionamento dimostrano la più grande sapienza e cura. Sanno che il corpo è dovuto ad una grande Intelligenza, e sanno che la stessa Intelligenza opera anche attraverso il corpo fisico, e quanto più l'inclivirluo si sottomette all'opera della divina Legge tanto più continuerà a godere salute e forza; e sanno pure che quando l'uomo va contro questa legge, ne ottiene per risultato malattia e squilibrio. Credono ridicolo il supporre che questa grande Intelligenza, la quale lo portò all'esistenza, si ritiri e poi lo abbandoni al suo destino, perchè sanno che l'Intelligenza continua a presiedere ad ognuna ed a tutte le funzioni del corpo, e perciò si può con sicurezza non temere di Lei, ma si deve confidare in Essa.

Questa Intelligenza, le cui manifestazioni chiamiamo Natura o Principio di Vita e nomi somiglianti, sta continuamente all'erta, per riparare danni, curare ferite, riunire ossa rotte, espellere i materiali guasti che si sono accumulati nel corpo e mette in opera altre migliaia di maniere per mantenere la macchina in stato normale ed in buon ordine. Molte di quelle che chiamiamo malattie, in realtà non sono altro che azioni benefiche della Natura destinate ad espellere le sostanze velenose, alle quali noi abbiamo negligentemente permesso di entrare e rimanere nel nostro organismo.

Esaminiamo che cosa sia realmente questo corpo. Supponiamo un'anima che vada in cerca di uno strumento per mezzo del quale possa effettuare una fase della sua esistenza. Gli occultisti sanno che per manifestarsi in certi modi, l'anima ha bisogno di un involucro carnale. Vediamo che cosa l’anima richieda per l'uso del corpo, ed esaminiamo se la Natura le abbia dato quello che le occorre.

In primo luogo l'anima abbisogna di uno strumento fisico per pensare, sapientemente organizzato, quasi stazione centrale dalla quale possa dirigere le operazioni del corpo. La natura le dà questo stupendo strumento, il cervello umano, le cui possibilità per ora conosciamo soltanto in minima parte. La parte di cervello che l'uomo adopera in questa tappa del suo sviluppo, è solo una minima parte dell'intera massa cerebrale. La parte non adoperata sta in attesa della evoluzione della razza.

In secondo luogo l'anima abbisogna di organi adatti a ricevere e registrare le varie forme d'impressioni esterne. La Natura interviene e provvede occhi, orecchie, narici, organi del gusto ed i nervi per mezzo dei quali sentiamo. La Natura ha in riserva altri sensi, quando la necessità di essi si faccia sentire nella razza. Subito dopo occorrono i mezzi di comunicazione tra il cervello e le diverse parti del corpo. La Natura ha provveduto il corpo di nervi in modo sorprendente. Il cervello trasmette, per mezzo di questi fili, istruzioni a tutte le parti del corpo, inviando i suoi ordini alle varie cellule ed organi, ed insistendo per l'immediata ubbidienza. Il cervello riceve telegrammi da tutte le parti del corpo, che l'avvertono del pericolo, chiedono aiuto, si lamentano, ecc.

In seguito, il corpo abbisogna di mezzi di locomozione. Esso ha oltrepassate le tendenze creditate dal vegetale, ed ha bisogno di muoversi. Oltre a ciò, il corpo ha bisogno d’impadronirsi di cose per adoperarle a proprio uso. La Natura lo ha provveduto di membra, muscoli e tendini. Il corpo ha bisogno di un'armatura per conservare la sua forma, per proteggerla dagli urti, un'armatura che gli dia forza e fermezza e gli serva di appoggio. La Natura gli dà la struttura ossea (denominata scheletro), una meravigliosa combinazione meccanica, degnissima di studio.

L'anima abbisogna di un mezzo fisico per comunicare con le altre anime incarnate. La Natura la provvede dei mezzi di comunicazione, quali sono gli organi della parola e dell’udito.

Il corpo abbisogna di un sistema di trasporto di materiali per riparare tutto l' organismo, costruire, riparare, riempire e fortificare tutte le sue diverse parti. Occorre anche un sistema simile, per mezzo del quale le materie guaste e disseccate possano essere portate al crematorio, bruciate ed espulse dall’organismo. La Natura ci dà il sangue vitalizzatore, le arterie e vene per mezzo delle quali esso fluisce qua e là, eseguendo la sua opera, ed i polmoni per ossigenarlo e bruciare le materie guaste.

Il corpo abbisogna di materiali esterni, con i quali possa costruire e riparare le sue parti. La Natura gli dà i mezzi di introdurre l’alimento, di digerirlo, di estrarre da esso gli elementi nutritivi, di convertirlo in sostanza e forza. assorbendolo nell’organismo e rigettandone le parti guaste.

E finalmente, il corpo è provvisto dei mezzi di riproduzione, onde provvedere involucri carnali ad altre anime.

Sarà ben impiegato il tempo dedicato a studiare lo stupendo meccanismo e le operazioni del corpo umano. Si acquista da questo studio una comprensione più convincente della realtà di una grande Intelligenza nella Natura – che è il gran principio vitale in azio- ne – che non è cieco azzardo od avvenimento casuale, ma bensì opera di una potente Intelligenza.

Allora si impara a confidare nella detta Intelligenza. ed a credere che quello che ci spinse all'esistenza, ci sosterrà durante la vita; che il potere che ne ebbe cura per il passato, ne ha cura al presente, e ne avrà cura per sempre nell'avvenire.

Quanto più accessibili noi ci faremo all'influsso del gran Principio Vitale, tanto maggior beneficio ne otterremo. Se lo temiamo o ne diffidiamo, gli chiudiamo la porta in faccia, e dobbiamo necessariamente soffrirne.

Capitolo IV

LA NOSTRA AMICA È LA FORZA VITALE

Molti commettono l'errore di considerare la malattia come un'antagonista della salute. La salute è lo stato naturale dell'uomo, e la malattia è semplicemente l'assenza della salute. Se si seguissero le leggi della natura non ci si ammalerebbe; invece, violando qualcuna di queste leggi, ne risultano condizioni anormali, e si manifestano sintomi ai quali diamo nome di malattia. Quello che noi chiamiamo malattia è semplicemente il risultato dei tentativi della Natura per distruggere e sloggiare la condizione anormale, e rimettervi quella normale. Siamo molto propensi a considerare ed a parlare della malattia come di una entità. Diciamo che essa non ci attacca – che essa si localizza in un organo – che essa segue il suo corso - che essa è maligna – che essa è benigna – che essa è persistente o resiste a tutti i trattamenti – che essa cede facilmente, ecc. Parliamo di lei come se fosse un’entità avente carattere, disposizioni e qualità vitali. La consideriamo come qualche cosa, che piglia possesso di noi. e si serve del suo potere per distruggerci. Parliamo di essa come parleremmo di un lupo nell'ovile – di una donnola in un pollaio – di un sorcio in un granaio – e tentiamo di distruggerla come se fosse un animale nocivo. Tentiamo di ucciderla od almeno spaventarla.

La Natura non è volubile, ne indegna di fiducia. La vita si manifesta nel corpo in esecuzioni di leggi ben stabilite e prosegue il suo cammino lentamente, elevandosi fino a raggiungere il suo zenit, declinando poi gradualmente fino a che sia giunta per il corpo l'ora di esser gettato come un abito vecchio e logoro, quando l’anima compie la sua missione del più ampio sviluppo. La natura giammai tenta di far abbandonare ad un uomo il proprio corpo, se non quando ha raggiunto l’età matura, ed i Yogi sanno che se le leggi naturali fossero osservate fino dalla fanciullezza, la morte di un giovane, o di una persona di età media, in seguito a malattia, sarebbe altrettanto rara quanto la morte per accidente.

Esiste in ogni corpo fisico una certa forza vitale, che agisce costantemente per noi il meglio che può, ad onta del modo con cui noi violiamo i principi essenziali del retto vivere. Molti di quei processi che noi chiamiamo malattie, non sono altro che un'azione difensiva della suddetta forza vitale, un effetto curativo. Non è un’azione che si proponga di distruggere, ma bensì un’azione costruttrice, per parte dell'organismo vivente. L'azione è anormale perchè le condizioni sono anormali, e tutto lo sforzo riparatore della forza vitale tende verso il ristabilimento delle condizioni normali.

Il primo gran principio della forza vitale, è la propria conservazione. Questo principio è sempre in evidenza dove esiste vita. È per effetto della sua azione che i sessi opposti sono attirati l'uno verso l’altro, che l’embrione ed il bambino sono provveduti di nutrimento, che la madre soffre eroicamente i dolori della maternità, ed i genitori sono spinti a curare e proteggere i loro rampolli anche nelle condizioni più avverse. Perchè? Perche tutto ciò è opera dell’istinto di conservazione della razza.

Però l'istinto di conservazione della vita individuale è ugualmente forte. Tutto ciò che l'uomo possiede lo darebbe per la sua vita, dice uno scrittore, e benchè ciò non sia strettamente certo riguardo all' uomo evoluto, serve abbastanza per illustrare il principio di conservazione; e questo istinto, che si trova nella stessa base dell'esistenza, non appartiene all’intelletto. È un istinto che spesso si sovrappone all'intelletto. È per esso che le gambe di un uomo cercano di muoversi, allorchè egli ha fermamente risoluto di rimanere in un posto pericoloso; ed esso afferma la sua supremazia sotto molti e diversi aspetti. Esso lavora sempre per aggiungere vita a vita. salute a salute, e spesso ci fa ammalare per renderci più sani, producendo una malattia per liberarci da qualche materia impura, che la nostra ignoranza e trascuratezza ha lasciato introdurre nell’organismo.

Questo principio della propria conservazione a carico della forza vitale, ci conduce anche verso la salute, con la stessa sicurezza con la quale la forza magnetica orienta verso il nord l'ago calamitato. Possiamo allontanarci, non ascoltare l'impulso, però l’incitamento rimane sempre.

Lo stesso istinto che sta in noi, sta nel seme, il quale fa germogliare il suo piccolo germe, spesso superando ostacoli mille volte più pesanti del germe stesso, nel suo sforzo per farlo uscire o salire alla luce del sole. Lo stesso impulso fa crescere il germoglio uscente dalla terra. Lo stesso principio fa sì che le radici si estendano verso il basso ed ai lati. In ogni caso quantunque la direzione sia diversa, ogni movimento è diretto verso la direzione giusta. Se ci feriamo, la forza vitale comincia a curar la ferita, eseguendo il lavoro con sorprendente sagacità e precisione. Se ci rompiamo un osso, tutto quello che possiamo fare noi e il nostro chirurgo, è di porre le ossa in giusta posizione, mantenendole così, finchè la forza vitale abbia riunito le parti fratturate.

Se cadiamo. e i nostri muscoli o tendini si sforzano o si lacerano, tutto quello che possiamo fare, è di osservare certe cure e attenzioni, mentre la forza vitale comincia a fare l'opera sua, cavando dall'organismo i materiali necessari, e riparando il danno.

Tutti i medici sanno e le loro scuole insegnano che se un uomo si trova in buone condizioni fisiche, la sua forza vitale lo farà ristabilire, in qualunque cattiva condizione egli si trovi, eccettuato il caso che i suoi organi vitali siano distrutti.

Quando l'organismo è indebolito, è molto più difficile se non impossibile ricuperare la salute, e in tal caso la forza vitale è diminuita ed obbligata a lavorare in cattive condizioni.

Però ritenete per fermo che qualunque sia la condizione, la forza vitale farà per voi sempre il meglio che potrà, e qualora essa non potesse fare per voi tutto quello che sarebbe necessario, non per questo si dichiarerà vinta per gli ostacoli incontrati, che anzi, adattandosi alle circostanze, farà del suo meglio.

Lasciatela liberamente operare ed essa vi manterrà in perfetta salute, createle ostacoli con mezzi di vita irrazionali e contro natura, e ancora procurerà di liberarvi dalle cattive conseguenze, e vi servirà fino alla fine il meglio che potrà, malgrado la vostra ingratitudine e stupidaggine, lotterà fino alla fine in vostro favore.

ll principio di adattamento si manifesta attraverso tutte le forme di vita. Un seme caduto nella fessura di una roccia. quando comincia a crescere, o si modella nella forma della roccia, oppure se ha forza sufficiente divide in due parti la roccia ed acquista la sua forma normale.

Lo stesso fatto si avvera nel caso di un uomo, quale si adatta per vivere e prosperare in tutti i climi e condizioni; la forza vitale si è adattata alle diverse condizioni, e quando non può rompere la roccia, fa spuntare il germoglio in qualche forma contorta, però tuttavia vivo e resistente.

Nessun organismo può ammalarsi, se vengono osservate le condizioni adatte al mantenimento della salute. La salute non è altro che il vivere in condizioni normali, mentre la malattia è il vivere in condizioni anormali. Le condizioni che han fatto raggiungere ad un uomo una sana e vigorosa pienezza di sviluppo, son quelle stesse che debbono essere osservate per conservarlo sano e forte. Osservando le debite condizioni, la forza vitale eseguirà bene la sua opera, ma, osservando condizioni inadatte, la forza vitale incontra ostacoli per fare a nostro vantaggio la sua opera, e lascerà più o meno libero adito ci quello che noi chiamiamo malattia. Ora viviamo in una civiltà che c'impone metodi di vita antinaturali, e quindi la forza vitale incontra ostacoli per fare a nostro vantaggio tutto il bene che ci potrebbe fare. Non mangiamo, non beviamo, non dormiamo, non respiriamo, non vestiamo naturalmente. Abbiamo fatto quello che non dovevamo fare, e trascuriamo di fare quello che avremmo dovuto fare, e la conseguenza è che non abbiamo salute, e solo ci rimane quel poco di salute che non abbiamo potuto sciupare.

Ci siamo intrattenuti sull’argomento dell'aiuto della forza vitale, perchè è materia generalmente trascurata da coloro che non hanno fatto su di essa uno studio speciale. Essa fa parte della filosofia Yoga (Hatha-Yoga) e iYogi ne tengono gran conto nel loro modo di vivere.

Sanno di avere una buona amica ed una forte allenta nella forza vitale, e la lasciano liberamente circolare in loro stessi, procurando di ostacolarla il meno possibile. Sanno che la forza vitale è sempre intenta a cooperare al loro benessere ed alla loro salute, ed hanno la massima fiducia in essa.

Gran parte del buon successo che si può ottenere applicando l'Hatha-Yoga, consiste nei metodi bene studiati per lasciare la forza vitale operare liberamente e senza ostacoli, ed i suoi metodi ed esercizi in gran parte sono elaborati per questo fine. Liberare la strada dagli ostacoli, e dare al carro della forza vitale una direzione giusta su una via facile e piana, è l’aspirazione dell'Hata-Yoga. Seguite i suoi precetti e ne otterrete un beneficio per il vostro corpo.

Capitolo V

IL LABORATORIO DEL CORPO

Questo libro non ha lo scopo di essere un manuale di fisiologia, però data la insufficente o nessuna idea che la maggior parte degli uomini ha della natura, uso e funzioni dei vari organi del corpo, crediamo utile dire qualche parola intorno ai più importanti organi, i quali hanno relazione con la digestione ed assimilazione dell'alimento che nutre il corpo, e che esercitano la funzione di laboratorio nell'organismo.

La prima parte del meccanismo umano della digestione, che deve essere presa in esame, è quella dei denti. La natura ci ha provvisti di denti per dividere il nostro alimento e triturarlo in piccole parti, riducendolo così piccolissimo, e ad una consistenza adatta a facilitare l’azione della saliva, e dei succhi digestivi dello stomaco, per essere quindi ridotto a forma liquida, affinchè le sue qualità nutritive possano venire facilmente assorbite ed assimilate dal corpo. Tutto ciò ha l'aria di una vecchia storia, però quanti dei nostri giovani agiscono praticamente, come se sapessero lo scopo per cui siamo stati forniti di denti? Essi trangugiano il loro alimento proprio come se i denti fossero un semplice ornamento, e generalmente operano coma se la natura li avesse provvisti della sola bocca, con il cui aiuto potere, come gli uccelli, triturare e rompere in piccole parti l’alimento che hanno imbeccato. Ricordate, amici, che i denti ci sono stati dati per uno scopo, e che se la natura vi avesse destinati a trangugiare il vostro alimento vi avrebbe provveduto soltanto di bocca, e non di denti.

Avremo molto da dire intorno all'uso adeguato dei denti a misura che proseguiremo, perchè detto uso è in stretta relazione con un principio vitale di Hatha-Yoga come vedremo in seguito.

Gli organi immediati da prendere in considerazione sono le glandole salivari. Esse sono in numero di sei, cioè quattro situate sotto la lingua e la mandibola, e due nelle guance di fronte alle orecchie, una ad ogni lato.

La loro funzione conosciuta è quella di preparare, generare, o secernere saliva, la quale, quando occorre, fluisce attraverso numerosi condotti in diverse parti della bocca, e si mescola con gli alimenti che si stanno masticando.

Quando l'alimento è masticato e ridotto in piccole parti, la saliva può unirsi più completamente a tutte le sue particelle con efficacia aumentata in proporzione della masticazione.

La saliva inumidisce l'alimento, permettendogli così di essere deglutito con maggior facilità, funzione questa che, paragonata ad altre più importanti, si riduce ad un semplice incidente.

La funzione più conosciuta della saliva (quella che la scienza occidentale indica come la più importante), sta nel suo effetto chimico, che converte l'amido della materia alimentare in zucchero, eseguendo così la prima fase del processo di digestione.

Ecco ora un'altra storia vecchia. Voi tutti conoscete la saliva, però quanti fra voi mangiano in modo da permettere alla saliva di agire come la natura ha stabilito? Voi trangugiate il vostro alimento dopo alcune superficiali masticazioni e violate i piani della natura, ai quali essa è giunta con tanti sforzi, e per la cui esecuzione ha costruito un meccanismo tanto bello e delicato. Però la Natura si regola in modo da far servire ai suoi piani le vostre inconsideratezze e disprezzi. Essa ha buona memoria e vi farà sempre pagare i vostri debiti.

Non dobbiamo dimenticare di menzionare la lingua, questa fedele amica, alla quale così di frequente assegniamo il poco nobile compito di aiutare l'emissione di parole di collera, mormorazioni, menzogne, bestemmie, insulti, e finalmente (per non dire di peggio) querele e lamenti.

La lingua ha un compito molto importante nel processo della nutrizione del corpo mediante l'alimento. Oltre ad un dato numero di movimenti meccanici che esegue nell'atto del mangiare, con i quali aiuta il muoversi del cibo, nell'atto della deglutizione, è l'organo del gusto, e dà il giudizio critico sugli alimenti che chiedono di entrare nello stomaco.

Avete dimenticato l'uso normale dei denti, delle glandole salivari e della lingua, ed essi in conseguenza cessano di prestarvi il loro migliore servizio. Se aveste fiducia in essi e tornaste ai metodi sani e normali di mangiare, scoprireste che allegri e contenti risponderebbero alla vostra fiducia, ed ancora una volta presterebbero completamente i loro servigi. Sono buoni amici e servitori e non occorre che un po' di fiducia ed attenzione perchè ci dimostrino il loro affetto.

L’alimento dopo che èstato masticato ed è saturo di saliva, scende nello stomaco per mezzo della gola. La parte inferiore della gola esegue una peculiare contrazione muscolare, che spinge verso il basso le particelle di alimento, e questa azione fa parte del processo di deglutizione.

ll processo di convertire la parte di amido dell'alimento in zucchero o glucosìo, principiato nella bocca per mezzo della saliva, è continuato a misura che l'alimento scende verso la gola; però, cessa quasi, od interamente quando l'alimento giunge allo stomaco, e questo fatto deve esser preso in considerazione, quando si studia la convenienza di una deliberata abitudine di mangiare, poichè se l’alimento è frettolosamente masticato o trangugiato, arriva

allo stomaco soltanto parzialmente saturo di saliva ed in condizione imperfetta per la susseguente opera della Natura.

Lo stomaco è un sacco della forma di una pera, e di una capacità approssimativa ad un litro o più in qualche caso. L’alimento entra nello stomaco dalla gola per il lato sinistro superiore, esattamente sotto al cuore. Lascia poi lo stomaco per la parte inferiore destra ed entra nell'intestino tenue per mezzo di una specie particolare di valvola, la quale è costruita tanto accuratamente da permettere con facilità il passaggio della materia proveniente dallo stomaco, e da impedire che qualche cosa retroceda dall'intestino nello stomaco.

Questa valvola è conosciuta sotto il nome di Valvola Pilorica od Orificio Pilorico, essendo la parola Pilorico derivata dal greco: guardiano della porta; ed invero questa piccola valvola agisce come una sentinella molto intelligente. sempre vigile e mai addormentata.

Lo stomaco è un grande laboratorio chimico, nel quale l’alimento subisce cambiamenti chimici, che lo preparano ad essere ulteriormente trasformato in materiale nutritivo adatto all'organismo e in ricco e rosso sangue, il quale circola per tutto il corpo, costruendo, riparando. fortificando, ed aumentando tutte le parti ed organi.

Il lato interno dello stomaco è coperto da una fodera delicata di mucosa, piena di glandole minuscole che si aprono nello stomaco, per mezzo delle quali viene elaborato e secreto quel meraviglioso liquido e il succo gastrico.

Il succo gastrico è un liquido portentoso che agisce come solvente sulle parti azotate dell'alimento, opera anche sullo zucchero o glucosìo ottenuto, per mezzo della saliva, dall'amido contenuto nell'alimento, come si è già detto. È una specie di liquido amaro che contiene un prodotto chimico chiamato pepsina, suo agente attivo, e che disimpegna una parte importantissima nella digestione dell'alimento.

In una persona normale e sana, lo stomaco prepara e secerne approssimativamente 4 litri di succo gastrico ogni 24 ore, tempo uguale a quello impiegato nella digestione dell'alimento. Quando l'alimento arriva allo stomaco, le piccole glandole summenzionate spandono una sufficiente provvista di succo gastrico, il quale si mescola con la massa dell'alimento nello stomaco.

Allora lo stomaco comincia una specie di movimento sbattitore che muove la pasta dell’alimento di qua e di là, da un estremo all'altro in ogni lato, torcendola e ritorcendola, sbattendola ed impastandola, fino a che il succo gastrico penetra in tutte le parti della massa e resta ben mescolato con essa. La mente istintiva compie un'opera meravigliosa nei movimenti dello stomaco e funziona come una macchina bene oleata.

E se si è procurato allo stomaco un alimento preparato bene molto masticato e debitamente insalivato, la macchina produce un buon lavoro. Però, se come tanto spesso accade, l'alimento è di qualità disadatta per lo stomaco – o se è stato solo masticato imperfettamente e trangugiato – o se lo stomaco è stato

rimpinzato da un proprietario ghiottone – si produrrà come conseguenza un disordine. In tal caso invece di effettuarsi un processo normale di digestione, lo stomaco è reso incapace di eseguire il suo lavoro, si produce una fermentazione, e lo stomaco è convertito in deposito di una massa putrefatta ed in decomposizio ne, un vaso di fermento, com'è stato chiamato in tali circostanze.

Se gli uomini potessero solo formarsi anche una lontana idea della cloaca che mantengono nei loro stomachi, cesserebbero di stringersi nelle spalle ed infastidirsi quando si parla di abitudini sane e razionali nel mangiare.

Il fermento di putrefazione, prodotto da abitudini anormali di mangiare, spesso diventa cronico, e dà luogo ad una condizione che si manifesta in sintomi chiamati dispepsia o disordini simili. Il fermento rimane nello stomaco molto tempo dopo il pasto, e quando il nuovo pasto arriva nello stomaco, la fermentazione continua fino a che lo stomaco è convertito in un vaso di fermento in continua attività. Naturalmente questa condizione finisce per disordinare il funzionamento normale dello stomaco, la cui superficie diventa floscia e debole; le glandole vengono ostruite, e tutto l’apparato digestivo dello stomaco si altera e cade in rovina. In tal caso l'alimento passa nell'intestino tenue, digerito a metà, infetto da acidi prodotti dalla fermentazione, ed in conseguenza di ciò tutto l'organismo rimane imperfettamente nutrito e gradatamente avvelenato.

La massa alimentare saturata di succo gastrico, che è stato emesso, mescolato ed impastato con essa, esce dall'orificio pilorico, posto nel lato destro inferiore dello stomaco, ed entra nell’intestino tenue.

L'intestino tenue è un canale tubolare, ingegnosamente arrotolato su se stesso, che occupa così uno spazio relativamente piccolo, mentre realmente ha una lunghezza da 4 a 5 metri. Le sue pareti interne sono rivestite di una sostanza vellutata, e nella maggior parte della sua estensione quest'arazzo vellutato è accomodato in pieghe trasversali ondulate, che mantengono una specie di movimento ondulatorio nei liquidi intestinali, ritardando il passaggio degli alimenti, e preparando una maggior superficie per la secrezione e l’assorbimento. La natura vellutata di questo rivestimento mucoso è dovuta a piccole e numerose prominenze (qualche cosa come una superficie felpata) che sono conosciute come villosità intestinali, la cui funzione verrà spiegata in seguito.

Non appena la massa alimentare entra nell’intestino tenue, s`incontra con un liquido speciale chiamato bile il quale la satura e si mescola completamente con essa. La bile è una secrezione del fegato, e sta immagazzinata e pronta per essere usata, in un forte sacco chiamato vescica del fiele. Due o tre litri di bile al giorno vengono impiegati per la saturazione dell'alimento, a misura che entra nell'intestino tenue. Lo scopo della bile è quello di aiutare il succo pancreatico nella preparazione delle parti grasse dell'alimento nel suo passaggio attraverso all'intestino tenue, e neutralizzare il succo gastrico che ha compiuto l’opera sua. Il succo pancreatico è secreto dal pancreas (un organo allungato posto esattamente dietro allo stomaco), serve per far digerire le porzioni grasse

dell'alimento, rendendole adatte ad essere assorbite dagli intestini insieme alle altre parti nutritive dell’alimento, e vien consumato giornalmente nella ragione di circa 700 grammi.

Le centinaia di migliaia di papille, che stanno sulla superficie vellutata dell'intestino tenue (che abbiamo più su menzionate), e che sono conosciute con il nome di villi intestinali, hanno costantemente un movimento ondulatorio, e compenetrano tutte le particelle del leggero e semiliquido alimento, di passaggio attraverso l' intestino tenue. Con il loro continuo movimento succhiano ed assorbono il nutrimento contenuto nella massa alimentare, e lo trasmettono all'organismo.

Le varie fasi per cui passa l'alimento, prima di essere convertito in sangue e di arrivare a tutte le parti dell’organismo, sono le seguenti: a) masticazione, b) insalivazione, c) deglutizione, d) digestione stomacale ed intestinale, e) assorbimento, f) circolazione, g) assimilazione. Le spiegheremo brevemente, ancora una volta perchè non le dimentichiate:

La masticazione viene eseguita dai denti - consiste nel processo di masticare – le labbra, la lingua e le guance contribuiscono all’opera. Con la masticazione, l'alimento è ridotto in piccole parti, e reso adatto ad essere più completamente insalivato.

L'insalivazione è il processo di saturarc l'alimento masticato di saliva, che viene versata su di esso dalle glandole salivari. La saliva opera sull'amido cotto dell'alimento, convertendolo in destrina e poi glucosìo, e così lo rende solubile. Questo cambiamento chimico è reso possibile dalla ptialina della saliva che agisce come un fermento e cambia la costituzione chimica di quelle sostanze con le quali è affine.

La digestione si effettua nello stomaco e nell'intestino tenue, e consiste nella conversione della massa alimentare in prodotti adatti ad essere assorbiti ed assimilati. La digestione comincia quando l'alimento arriva allo stomaco. Talora il succo gastrico si spande copiosamente. e cominciando a mescolarsi ed agitarsi con la massa alimentare, dissolve il tessuto connettivo della carne, libera il grasso dai suoi involucri, rompendoli, e trasforma alcune parti delle materie albuminose, quali la carne magra, il glutine del grano, e la chiara d'uovo, in modo che possano essere assorbite ed assimilate. La trasformazione cominciata dalla digestione stomacale è condotta a termine dall'azione chimica di un ingrediente organico del succo gastrico, chiamato pepsina, in accordo con gl'ingredienti acidi dello stesso succo.

Mentre il processo della digestione è effettuato dallo stomaco, la parte liquida della massa alimentare, sia quella che è entrata nello stomaco come bevanda, sia l'altra che è stata estratta dall'alimento solido nel processo della digestione, è rapidamente assorbita dagli assorbenti dello stomaco e portata nel sangue, mentre le parti più solide della massa alimentare vengono impastate dall'azione muscolare dello stomaco, come dianzi abbiamo detto.

Dopo mezz'ora le parti solide della massa alimentare cominciano a lasciare lentamente lo stomaco, sotto forma di una sostanza grigiastra e pastosa, detto chimo, la quale è una miscela di zucchero e sali dell'alimento, di amido trasformato o glucosìo, di amido addolcito, di grasso e tessuto connettivo triturato e di sostanze albuminoidi.

ll chimo, uscendo dallo stomaco, come abbiamo già detto, entra nell'intestino tenue e viene a contatto col succo pancreatico, col succo intestinale e con la bile, effettuando così la digestione intestinale.

I detti liquidi dissolvono la maggior parte dell'alimento che ancora non è stato ammorbidito.

La digestione intestinale converte il chimo in tre sostanze, conosciute come: 1) peptone della digestione delle particelle albuminose; 2) chilo della emulsione dei grassi, e 3) glucosìo, dalla trasformazione degli elementi amidacei dell’alimento. Queste sostanze sono in gran parte portate al sangue, e fanno parte di esso, mentre la parte non digerita dell'alimento passa dall’intestino tenue, per mezzo di una valvola simile ad una porta trappola, all'intestino frana, dello colon, di cui pure ci occuperemo.

L’assorbimento (nome dato al processo, per mezzo del quale i prodotti dell'alimento, sopra citati, risultanti dal processo digestivo, vengono ingeriti dalle vene e canali chiliferi) si effettua per endosmosi.

L’acqua ed i liquidi estratti dalla massa alimentare per mezzo della digestione stomacale, vengono rapidamente assorbiti e trascinati dal sangue della vena porta al fegato.

Il peptone ed il glucosìo dell'intestino tenue, arrivano anche alla vena porta ed al fegato, attraverso i vasi sanguigni delle villosità intestinali già descritte. Il sangue dopo il suo passaggio arriva al cuore, dove subisce un processo, di cui ci occuperemo quando parleremo di detto organo.

Il chilo, che è il prodotto della massa alimentare rimanente negl’intestini, dopo che il peptone ed il glucosìo sono stati portati al fegato, è ingerito e fatto passare attraverso ai canali chiliferi, al canale toracico e gradualmente portato nel sangue, ciò che descriveremo nel capitolo sulla circolazione.

Nel detto capitolo spiegheremo come il sangue reca a tutte le parti del corpo la nutrizione tratta dall'alimento digerito, dando ad ogni cellula, tessuto, organo e parte, i materiali adatti alla costruzione e riparazione, rendendo, in tal modo, il corpo capace di crescere e svilupparsi.

Il fegato secerne la bile, che è portata, come abbiamo detto, all'intestino tenue. Così accumula una sostanza chiamata glicogeno, la quale è formata nel fegato, dai materiali digeriti portativi dalla vena porta. Il glicogeno è immagazzinato nel fegato, e poi, negli intervalli della digestione, gradatamente viene trasformato in glucosìo, sostanza similare allo zucchero d'uva.

Il pancreas secerne il succo pancreatico, che si versa nell'intestino tenue, per aiutare la digestione intestinale, dove agisce principalmente sulle parti grasse dell’alimento.

I reni, in numero di due, si trovano nella parte posteriore della cavità addominale ai due lati della colonna vertebrale.

Essi purificano il sangue estraendone una sostanza velenosa chiamata urea, ed altri rimasugli. Il liquido secreto dai reni,è portato nella vescica, per mezzo di due tubi chiamati uretre.

La vescica è situata nelle pelvi e serve da deposito delle urine, le quali sono avanzi liquidi che portano con sè materie consumate dell'organismo.

Prima di terminare,desideriamo richiamare l'attenzione dei nostri lettori sul fatto che quando l'alimento entra nello stomaco e nell'intestino tenue poco masticato ed insalivato, quando i denti e le glandole salivari non hanno compiuto come si deve la loro funzione, la digestione è ostacolata ed impedita, gli organi digestivi sono sovraccaricati di lavoro in modo da diventare incapaci di eseguire debitamente la loro funzione.

È lo stesso che pretendere da un gruppo d'operai che oltre al lavoro ordinario facciano anche il lavoro che avrebbe già dovuto esser fatto da un altro gruppo; ovvero richiedere al macchinista di ferrovia che oltre al suo, faccia anche il servizio del fuochista.

Gli assorbenti dello stomaco debbono assorbire qualche cosa, questa è la loro funzione, e non avendo i materiali appropriati, assorbiranno la massa fermentata e putrefatta dello stomaco, e la trasmetteranno al sangue. Il sangue reca questo materiale povero a tutte le parti del corpo, incluso il cervello; non dobbiamo quindi stupirci nel sentire che le persone si lagnano di irritazione biliosa, di mal di testa, ecc., quando esse si avvelenano continuamente.

Capitolo VI

IL FLUIDO DI VITA

Nel nostro precedente capitolo abbiamo dato una idea del come l'alimento che mangiamo viene gradualmente trasformato e sciolto in sostanze atte ad essere assorbite ed assimilate dal sangue il quale reca la nutrizione a tutte le parti dell'organismo, dov'è impiegato nella costruzione, riparazione e rinnovazione delle diverse parti dell' uomo fisico; in questo capitolo descriveremo brevemente come si effettua quest' opera del sangue.

I.e parti nutritive dell'alimento digerito sono prese dalla circolazione e convertite in sangue.

Il sangue fluisce, per mezzo delle arterie, ad ogni cellula e tessuto del corpo per potervi eseguire l'opera sua distruttrice e riparatrice. Ritorna poi indietro per mezzo delle vene, apportando seco le cellule distrutte ed altre materie guaste dell’organismo, affinchè i residui possano venire espulsi dal corpo per mezzo dei polmoni ed altri organi che eseguono il compito di espulsione nell’organismo. Questa corrente di sangue che va e viene dal cuore è chiamata circolazione.

Il motore che regge questo stupendo meccanismo fisico è naturalmente il cuore. Non c'indugeremo a descrivere il cuore, ma diremo invece qualche cosa intorno all’opera che esso compie.

Cominciamo dal punto in cui l'abbiamo lasciato nel capitolo precedente; il punto nel quale la parte nutritiva dell'alimento, presa dal sangue che l’assimila, giunge al cuore, il quale l'invia alla sua missione di nutrire il corpo.

ll sangue parte per il suo viaggio mediante le atterie che sono una serie di canali elastici con divisioni e suddivisioni, cominciando dai canali maggiori che alimentano i più piccoli, e da questi che a loro volta alimentano altri canali più piccoli ancora, finchè si arriva ai così detti capillari.

Per capillari s'intendono dunque quegli esilissimi vasi che congiungono il tratto terminale delle più piccole arterie con quello iniziale delle più piccole vene.

Han preso il nome dalla loro rassomiglianza a capelli molto fini.

I capillari penetrano i tessuti in fitta rete mettendo il sangue in stretto comano con tutte le partì del corpo.

Le loro pareti sono sottili al punto da permettere agli elementi nutritivi del sangue di trasudare attraverso esse, ed essere assimilati dai tessuti.

I capillari non solo trasudano la parte nutritiva del sangue ma, nel suo viaggio di ritorno (come vedremo in seguito), prendono il sangue e lo portano per l'organismo, assorbendone anche gli elementi nutritivi per mezzo delle villosità intestinali, come abbiamo descritto nel capitolo precedente.

Torniamo dunque alle arterie. Esse portano il sangue ricco, rosso e puro del cuore, carico di salute, di nutrimento e vita, distribuendolo per mezzo dei grandi canali a quelli più piccoli, da questi ad altri ancora più piccoli, fino a che siano raggiunti i minimi capillari ed i tessuti, e questi prendano la nutrizione, e l'adoperino nell'opera di costruzione; e questo lavoro è eseguito con molto intelligenza dalle cellule del corpo.

Avendo il sangue distribuito una provvista di nutrimento, comincia il suo viaggio di ritorno al cuore, prendendo con sei prodotti guasti, cellule morte, tessuti distrutti, ed altri residui del corpo.

Il sangue dei capillari però non fa il suo viaggio di ritorno per mezzo delle arterie, ma, per una specie di deviazione, è diretto alle più piccole vene del sistema venoso, donde passa alle più grandi fino ad arrivare al cuore

Però prima di giungere un'altra volta alle arterie, passa al crematorio dei polmoni allo scopo di bruciare e distruggere le materie guaste e le impurità. In altro capitolo parleremo su questa funzione dei polmoni.

Prima di proseguire, bisogna però dire che esiste un altro liquido che circola nell’organismo. Esso è chiamato linfa e nella sua composizione assomiglia molto al sangue.

Contiene alcuni degli elementi del sangue che sono trasudati dalle pareti dei vasi sanguigni ed alcuni residui prodotti dal corpo, i quali, dopo essere stati purificati e ricostruiti dal sistema linfatico, rientrano nel sangue e vengono di nuovo usati. La linfa circola nei delicati canali venosi, tanto piccoli da non poterli scorgere ad occhio nudo, se non vengono iniettati di mercurio.

Questi canali si espandono in alcune delle grandi vene, e la linfa allora si mescola col sangue che ritorna, nel suo cammino, verso il cuore.

Il chilo dopo aver lasciato l’intestino tenue (veggasi il precedente capitolo) si mescola con la linfa proveniente dalle parti inferiori del corpo, e penetra in questo modo nel sangue; gli altri prodotti dell'alimento digerito passano invece per la vena porta ed il fegato, nel loro viaggio di ritorno, così che, quantunque prendano diverse strade, s'incontrano un'altra volta nella circolazione del sangue.

Sicchè, come vedete, il sangue è il costituente del corpo, e direttamente o indirettamente provvede tutte le sue parti di nutrizione e vita. Se il sangue è povero, o la circolazione è debole, la nutrizione di alcune parti del corpo risulta imperfetta, e si facilitano le condizioni di malattia.

Il sangue, approssimativamente, costituisce la decima parte del peso di un uomo. Di detta quantità una quarta parte è distribuita nel cuore, nei polmoni, nelle grandi arterie e nelle vene; una quarta parte nel fegato, un'altra nei muscoli e l'ultima è distribuita tra i rimanenti organi ed i tessuti. Il cervello approssimativamente utilizza una quinta parte della quantità totale del sangue.

Ricordate sempre, nel pensare al sangue, che questo sarà quale voi cercherete che sia; che siete voi a farlo, con l'alimento che mangiate e con il modo in cui lo mangiate.

Voi potrete ottenere sangue della migliore qualità, ed in quantità sufficiente, con la selezione di alimenti adeguati, e mangiandoli nel modo che la natura richiede.

D'altra parte potrete ottenere un sangue povero, ed in scarsa quantità, soddisfacendo scioccamente appetiti anormali, e mangiando impropriamente

qualsiasi qualità di alimenti. Il sangue è la vita, e siete voi che lo fate buono o cattivo: questa è l'essenza dell'argomento.

Ora passeremo al crematorio dei polmoni, e vedremo quello che accade al sangue venoso, azzurro e impuro, che è venuto da tutte le parti del corpo, carico di impurità e di residui. Diamo un'occhiata al crematorio.

Capitolo VII

IL CREMATORIO DELL’ORGANISMO

Gli organi della respirazione consistono nei polmoni e nei passaggi d'aria che ad essi conducono. I polmoni sono due ed occupano la camera pleurale del torace, uno ad ogni lato della linea mediana, restando separati uno dall'altro dal cuore, dai vasi sanguigni maggiori e dai grandi tubi conduttori d'aria.

Ogni polmone è libero in qualunque direzione, meno alla radice formata principalmente dai bronchi, arterie e vene che li pongono in congiunzione con la trachea ed il cuore.

I polmoni sono spugnosi e porosi, ed i loro tessuti sono molto elastici. Sono coperti da una pellicola delicata, sebbene resistente, conosciuta sotto il nome di sacco pleurico, una parte del quale aderisce strettamente al polmone e l'altra alla parete interna del petto, e che secerne un liquido che permette ai lati interni di scorrere dolcemente uno sull'altro nell'atto di respirare.

L'aria passa attraverso le narici, la faringe, la laringe, la trachea e i tubi bronchiali.

Quando respiriamo, facciamo entrar l'aria dalle narici, dove si riscalda venendo a contatto con la mucosa che è abbondantemente provvista di sangue; e dopo che ha oltrepassata la faringe e la laringe, entra nella trachea; questa si divide in due tubi chiamati grandi bronchi,i quali a loro volta si suddividono e terminano dopo minute suddivisioni in piccole cavità, chiamate alveoli, che nei polmoni si contano a milioni. Uno scrittore ha dimostrato che se gli alveoli dei polmoni venissero distesi uno a lato dell'altro, coprirebbero una superficie di 1.400 metri quadrati.

L'aria è introdotta nei polmoni dall’azione del diaframma, muscolo grande, forte e delicato che si estende attraverso del tronco, separando la cavità toracica da quella addominale.

L'azione del diaframma è quasi altrettanto automatica, quanto quella del cuore, sebbene esso possa venir trasformato in muscolo semivolontario dallo sforzo della volonta. Quando si dilata aumenta la capacità del petto e dei polmoni, e

l'aria si precipita nel vuoto così formato; quando invece cessa la dilatazione, il petto ed i polmoni si contraggono e così l’aria vien espulsa.

Ora, prima di considerare quello che accade con l’aria nei polmoni, esaminiamo un momento come ha luogo la circolazione del sangue. Il sangue come sapete è spinto dal cuore attraverso le arterie fino ai vasi capillari giungendo così ad ogni parte del corpo, che alimenta, vitalizza e fortifica.

Poi, dai vasi capillari, per mezzo delle vene, ritorna al cuore, donde viene inviato ai polmoni.

Il sangue, nel suo viaggio arterioso, è di un colore rosso brillante, e ricco di qualità e proprietà vitali; e ritornando per la strada delle vene, è povero, azzurro, poco brillante, e carico dei detriti del sistema. Parte come una fresca corrente delle montagne, e tornacome lo scolo di una fogna, dirigendosi all'orecchietta destra del cuore.

Quando detta orecchietta si è riempita, si contrae e fa passare la corrente del sangue attraverso un'apertura del ventricolo destro del cuore, il quale, a sua volta lo invia ai polmoni donde è distribuito, per mezzo di milioni di vasi capillari, agli alveoli pieni d'aria, di cui abbiamo parlato.

Ed ora torniamo alle funzioni dei polmoni.

La corrente di sangue impuro si distribuisce nei milioni di queste delicate cellule d`aria (alveoli) dei polmoni. Nell’inspirazione l’ossigeno dell'aria viene a contatto del sangue impuro per mezzo dei vasi capillari, le cui pareti sono abbastanza grosse, perchè il sangue non possa attraversarle, e sufficientemente delicate da permettere all'ossigeno di penetrarvi.

Quando l’ossigeno dell’aria inspirata viene a contatto col sangue, avviene una specie di combustione, ed il sangue piglia l’ossigeno e lascia l'acido carbonico generato dai detriti e materiali velenosi che ha raccolto in tutte le parti dell’organismo.

Il sangue così purificato ed ossigenato, torna un'altra volta al cuore, ricco, rosso e brillante, carico di proprietà e qualità vitali. Giunto all'orecchietta sinistra del cuore,è spinto dentro al ventricolo sinistro, donde è nuovamente inviato attraverso alle arterie con lo scopo di distribuire la vita a tutte le parti dell’organismo.

Si calcola che ogni ventiquattro ore, circa 17.000 litri di sangue attraversinoi capillari dei polmoni. I corpuscoli sanguigni passano uno dopo l'altro esponendo i loro lati all'ossigeno dell’aria.

Quando si considera dettagliatamente il processo a cui accenniamo, ci si sente presi da stupore ed ammirazione davanti alla infinita abilità ed intelligenza della Natura!

Si vede che se una quantità sufficiente di nuova aria non arriva ai polmoni, la corrente impura del sangue venoso non si purifica, e non solo il corpo resta privato di nutrizione, ma anche i residui, che avrebbero potuto essere distrutti, sono rimessi in circolazione, avvelenando così l'organismo e causando la morte. L'aria impura, sebbene in grado minore, agisce nello stesso modo.

Così si vedrà che senza inspirare la necessaria quantità d'aria, il sangue non può continuare la sua corsa, ed il corpo insuificientemente nutrito, cade infermo.

Il sangue di chi respira in modo improprio è, naturalmente, di colore azzurro scuro, e manca il rosso vivo che si nota nel sangue arterioso. Ciò di sovente si osserva in una costituzione debole, mentre una respirazione corretta, e per conseguenza una buona circolazione, produce una costituzione forte, brillante, piena di salute e vita.

Un poco di riflessione ci mostrerà l'importanza vitale di una respirazione corretta: se il sangue non è completamente purificato dal processo rigeneratore dei polmoni, ritorna alle arterie in uno stato anormale, senza avere eliminato le impurità che ha preso nel suo viaggio di ritorno. Se queste impurità tornano nell'organismo, certamente si manifesteranno in qualche forma di malattia, risultante dal funzionamento alterato di quell'organo o tessuto insufficientemente nutrito.

Quando il sangue è debitamente esposto all'aria nei polmoni, non solo le sue impurità vengono distrutte ed eliminate con l'acido carbonico, ma esso prende anche una certa quantità di ossigeno, che porta a tutte le parti del corpo dov’è necessario, perchè la Natura possa convenientemente compiere la sua opera.

Quando l'ossigeno viene a contatto del sangue si unisce alla emoglobina ed è portato ad ogni cellula, tessuto, muscolo ed organo, che rinvigorisce e fortifica, rimpiazzando le cellule e tessuti guasti con nuovi materiali che la natura trasforma per questo uso.

ll sangue arterioso, bene esposto all’aria, contiene circa il 25% di ossigeno libero.

Non solo si vitalizza ogni parte con l’ossigeno, ma pure l’atto della digestione dipende materialmente da una certa ossigenazione dell'alimento, e ciò si realizza nel solo caso che l’ossigeno venga a contatto con l'alimento e produca una certa forma di combustione.

È quindi necessario che una provvista sufficiente di ossigeno sia presa dai polmoni, e questo spiega il fatto che polmoni deboli e povere digestioni si incontrino insieme così di sovente.

Per farsi un concetto adeguato di questa affermazione è necessario ricordare che l’intero corpo riceve nutrizione dall'alimento assimilato, e che con una assimilazione imperfetta, la nutrizione sarà sempre incompleta. Anche i polmoni dipendono dalla stessa forte nutrizione, e, se per causa di una respirazione imperfetta, l’assimilazione riesce difettosa, essi si indeboliscono e saranno

sempre meno adatti a disimpegnare le loro funzioni, ed a sua volta anche il corpo s`indebolirà.

Ogni particella di cibo – o bevanda – dev’essere prima ossigenata, per poter cedere la sua proprietà nutritiva e per ottenere che i residui dell’ organismo acquistino le condizioni necessarie per venir eliminati dal sistema. Una quantità insufficiente di ossigeno significa: nutrizione imperfetta, eliminazione imperfetta, nonchè salute imperfetta. In verità, respirare è vivere.

La combustione, che elimina le materie impure. genera calore ed equilibra la temperatura del corpo.

Le persone che respirano bene hanno minori probabilità di raffreddarsi, e, generalmente, posseggono una grande abbondanza di sangue, che permette loro di resistere ai cambiamenti di temperatura.

Oltre agli importanti risultati summenzionati, l’atto della respirazione esercita gli organi ed i muscoli interni, fatto al quale gli scrittori occidentali, che si occupano della materia, non danno per lo più grande importanza, mentre i Yogi l'apprezzano come si deve.

In una respirazione incompleta, non tutte le cellule dei polmoni entrano in funzione, e così si perde una gran parte della capacità polmonare, mentre l’organismo soffre in proporzione della mancata ossigenazione.

Gli animali inferiori nel loro stato naturale respirano naturalmente, e così pure l'uomo primitivo.

Il modo anormale di vivere adottato dall'uomo civilizzato, lo ha allontanato dalla respirazione naturale, e la razza ha sofferto le conseguenze di questa deviazione. L’unica salvezza per l'uomo è ritornare alla natura.

Capitolo VIII

NUTRIZIONE

Il corpo umano subisce continui cambiamenti. Le cellule delle ossa, dei tessuti, della carne, dei muscoli, del grasso e dei liquidi, sono continuamente distrutte e rinnovate; le nuove cellule si elaborano costantemente nel prodigioso laboratorio del corpo, e vengono subito inviate a sostituire quelle distrutte o abbandonate.

Considereremo il corpo fisico di un uomo – ed il suo meccanismo – come una pianta, alla quale veramente esso è uguale nella sua natura.

Che cosa richiede la pianta per trasformarsi da seme in germe, da germe in pianta, con fiori, semi e frutta? La risposta è semplice: - aria pura, luce del sole, acqua e terra nutritiva.

Queste cose – e tutte – deve avere per arrivare ad una sana maturità. Il corpo dell'uomo richiede precisamente le stesse cose, nessuna esclusa, per essere sano, forte e normale. Tenete a mente questi requisiti, aria pura, luce e sole, acqua ed alimento. In altri capitoli ci occuperemo del compito dell’aria, della luce, dell'acqua; in questo tratteremo la questione dell'alimento nutritivo.

Come la pianta si sviluppa lentamente, ma risolutamente, nello stesso modo, la grande opera di espulione del materiale guasto e di sostituzione di nuovo materiale, si compie costantemente, giorno e notte. Noi non ci accorgiamo di questa grande opera, poichè appartenendo essa alla parte subcosciente della natura dell'uomo, è opera della Mente Istintiva.

Dalla costante rinnovazione di materiale dipendono: la salute, la forza, ed il vigore del corpo e di tutte le sue parti. Se questa rinnovazione fosse intralciata, subentrerebbe la disintegrazione e la morte. Il ricambio del materiale scartato o distrutto è una necessità imperativa del nostro organismo, anzi è la prima cosa da considerarsi quando si pensa alla salute dell'uomo.

La chiave di questo argomento dell'alimento, nella filosofia Hatha-Yoga è la parola sanscrita il cui significato è NUTRIZIONE. Scriviamo la parola in lettere maiuscole perchè impressioni le vostre menti. Desideriamo che i nostri giovani associno il pensiero ALIMENTO a quello di NUTRIZIONE. Secondo il Yoga l'alimento non significa qualche cosa per solleticare un palato anormale, ma significa: l° Nutrizione, 2° Nutrizione, 3° Nutrizione... Nutrizione... Nutrizione... prima, poi, sempre nutrizione.

Molti occidentali si raffigurano il Yogi come un essere fiacco, floscio, appassito, quasi morto di fame, estenuato, che pensa pochissimo all’alimento, che passa i giorni senza mangiare, che considera l’alimentazione troppo materiale rispetto alla sua natura spirituale.

Niente di più lontano dalla verità. I Yogi, almeno quelli che seguono bene la filosofia Hatha-Yoga, considerano la nutrizione come il primo dovere verso il loro corpo, avendo sempre cura di mantenerlo debitamente nutrito, e badando che la provvista di materiale nuovo e fresco, sia per lo meno eguale alla materia eliminata o distrutta.

É certissimo che il Yogi non è un grossolano ghiottone, nè ha inclinazioni per gl’intingoli squisiti e di lusso, ed anzi sorride sulla sciocchezza di tali cose e segue il suo metodo di alimentazione semplice e nutriente sapendo che da esso otterrà una nutrizione completa senza la materia inutile e dannosa, contenuta nei migliori manicaretti elaborati dal suo fratello occidentale, il quale ignora il reale significato dell'alimento.

Una massima della filosofia Hatha-Yoga è la seguente: Non ciò che un uomo mangia è quello che lo nutre: bensì quello che egli assimila. In questa antica

massima vi è un mondo di sapienza, ed essa contiene da sola quello che ha formato oggetto di centinaia di volumi.

Spiegheremo più in là il metodo Yogi di estrarre il maggior nutrimento dalla minima quantità di alimento.

Il metodo Yogi tiene la via di mezzo tra le due opposte scuole d'Occidente; i mangiatori e i digiunatori, ognuna delle quali proclama i meriti del suo sistema, e denigra quelli dell'altro.

Si può indulgere all’ingegno Yogi, se si diverte alle dispute irose fra quelli che, predicando la necessità di una sufficiente nutrizione, insegnano che bisogna impinzarsi per ottenerla, e quelli della scuola opposta, la quale, riconoscendo la follìa d' impinzarsi e mangiare troppo, non ha altro rimedio da suggerire che una semi estenuazione, accompagnata da lunghi e continui digiuni, che naturalmente producono, nei seguaci, debolezza di corpo, vitalità imperfetta, e persino la morte.

Per il Yogi non esistono i pericoli della scarsa nutrizione e del mangiare smodato; le due questioni sono state risolte da secoli, e furono stabilite regole dagli antichi padri Yogi, i cui veri nomi sono stati dimenticati dagli attuali discepoli.

Ora bisogna notare una volta per sempre: il Yogi non difende la teoria del digiuno, anzi conosce ed insegna che nessun corpo umano può essere sano e forte senza una nutrizione appropriata di alimento sufficiente, mangiato ed assimilato.

Molte persone deboli, delicate e nervose debbono la loro imperfetta vitalità ed il loro stato infermo al fatto che non si procurano nutrizione sufficiente.

Bisogna anche ricordare che Hatha-Yoga respinge come ridicola l'asserzione che la nutrizione si ottenga saziandosi, impinzandosi o mangiando troppo, e guarda con disprezzo questi attributi del ghiottone nel quale non vede altro che la manifestazione delle caratteristiche del maiale, índegne di un uomo evoluto. Il Yogi proclama che l'uomo deve mangiare per vivere, e non vivere per mangiare.

Il Yogi è piuttosto un epicureo che un ghiottone perchè, sebbene egli mangi l'alimento più semplice, ha coltivato il suo gusto naturale e normale, per cui egli ba, da quelle semplici vivande, il buon gusto desiderato, ma non ottenuto da quelli che cercano gli intigoli ricchi e costosi del cuoco sapiente. Quantunque il suo principale scopo sia quello di mangiare per nutrirsi, tuttavia fa in modo che l'alimento gli procuri un piacere, sconosciuto al suo fratello che disprezza un'alimentazione semplice.

Nel prossimo capitolo tratteremo l’argomento: Fame ed Appetito – due attributi totalmente diversi del corpo fisico, quantunque le due parole abbiano per molte persone quasi lo stesso significato.

Capitolo IX

FAME ED APPETITO

Come abbiamo detto nella conclusione del precedente capitolo, la Fame e l'Appetito sono due attributi interamente diversi del corpo umano, La Fame è la guancia rosea del bambino sano – l’Appetito è la guancia ruvida della donna imbellettata.

Ciò non ostante, la maggior parte delle persone adopera i due termini come se fossero sinonimi. Vediamo in che cosa consiste la differenza.

È molto diffìcile poter spiegare le rispettive sensazioni o sistemi della Fame e dell’Appetito alle persone arrivate all'età matura, perchè tali persone hanno il loro gusto naturale, o fame istintiva, eccessivamente pervertiti dall’appetito, perchè da troppi anni non hanno più la sensazione della fame genuina, ed hanno quindi dimenticato ciò che essa è in realtà.

È difficile descrivere la sensazione a chi non può richiamare alla mente simile sensazione od altra analoga anteriormente provata.

Possiamo descrivere un suono ad una persona di udito normale, paragonandolo a qualche altro suono da essa udito; ma immaginatevi la difficoltà di dare un'idea intelligibile del suono ad un uomo sordo dalla nascita, ovvero di descrivere un colore ad un cieco nato, o di fare una descrizione intelligibile di un odore, ad un uomo che sia nato privo dell'olfatto.

Per colui che si è emancipato sin dalla schiavitù dell’appetito, le rispettive sensazioni di fame e appetito, sono completamente diverse e facilmente distinguibili l'una dall’altra; e la mente di costui capisce subito il significato preciso di ciascuno dei due termini. Ma per l’uomo civilizzato comune, Fame significa l’origine dell’Appetito, e Appetito il risultato della Fame. Ambedue dette parole sono male adoperare, e lo dimostreremo con esempi familiari:

Prendiamo per esempio la Sete. Tutti conosciamo la sensazione di una sete buona e naturale che ci induce a bere un bicchiere di acqua fresca. Si risente nella bocca e nella gola, e può essere soddisfatta soltanto da quello che la natura ci ha destinato: - l'acqua pura. Ebbene, questa Sete naturale è eguale alla fame naturale.

Molto diversa è la sete naturale insaziabile che uno acquista con l'uso di acque inzuccherate, gelati, gazzose, sciroppi, ecc. E quanto è differente dal vero significato della sete, il desiderio di bere vino, birra, liquori, quando soprattutto se ne sia preso l'abitudine! Cominciate ora a capire cosa vogliamo dire?

Sentiamo frequentemente dire da taluno, che ha sete di un bicchiere di gazzosa, da tal altro che è assetato di whisky... Ebbene, se costoro avessero realmente sete, od in altre parole se la Natura richiedesse realmente liquidi, non cercherebbero che acqua pura, e questa estinguerebbe naturalmente la loro sete, ma l'acqua non soddisfa la sete di gazzose, di wisky, ecc. Perchè? Semplicemente perchè questa è il desiderio di un appetito, che non è la Sete naturale, ma che invece è un desiderio anormale – un gusto pervertito.

L'Appetito è stato creato – esso è l'abitudine acquisita – ed esercita il suo dominio. Notate però, che le vittime di questa sete anormale, occasionalmente esperimentano, talvolta, la sete reale ed allora desiderano soltanto acqua a preferenza di ogni altra bibita. Riflettete un momento: non accade anche a voi talora la stessa cosa?

Queste nostre parole non sono dirette contro l'abitudine capricciosa di bere, nè sono un sermone di temperanze, ma soltanto una spiegazione della differenza che passa tra istinto naturale (Fame e Sete) ed un'abitudine acquisita (Appetito).

L'Appetito è un'abitudine acquisita di mangiare o di bere, ed ha soltanto una scarsa relazione con la fame e la sete reale.

L'uomo si abitua al tabacco, ai liquori, all'oppio, alla morfina, alla cocaina e simili droghe, ed un appetito, una volta acquisito, diventa sempre più forte, tanto quanto la richiesta naturale di mangiare e di bere.

Vi sono stati uomini che son morti di fame per aver sciupato tutto il loro denaro in bibite e narcotici, che hanno venduto gli abiti dei loro figli per bere, che hanno rubato, e perfino assassinato, per soddisfare il loro appetito di narcotici.

E tuttavia, chi penserebbe di chiamare questi terribili desideri dell'appetito col nome di fame? Pure si continua a parlare e considerare come fame, quest'ansia di gettare qualche cosa nello stomaco, quantunque molti di questi desideri siano sintomi di appetito, come il desiderio di alcool e di narcotici.

Gli animali posseggono una fame naturale fino a che ne vengono spogliati dal contatto coll'uomo, il quale li tenta con dolciumi e cose simili, erroneamente chiamati alimenti.

ll bambino ha una fame naturale. fino a che non viene guastato nello stesso modo; in lui la fame naturale è più o meno sostituita da appetiti acquisiti, in un grado che dipende, in gran parte, dalla fortuna posseduta dai genitori. – A maggiore ricchezza, maggiore acquisizione di falsi appetiti, ed a misura che si fa più adulto perde anche il ricordo di ciò che significa la vera fame.

Infatti la gente parla della Fame come di cosa piuttosto penosa, anzichè di un istinto naturale.

Quando l'uomo va in campagna, l'aria libera, l’esercizio e la vita naturale gli procurano nuovamente il gusto della vera fame, e mangia come il fanciullo, con

un gusto che da anni non provava; sente veramente fame, e mangia perchè ha bisogno di mangiare, e non per pura abitudine, come fa quando sta in casa, sopraccaricandosi continuamente lo stomaco.

Poco tempo fa abbiamo letto il racconto di persone ricche che, avendo naufragato durante una crociera in yacht, si videro obbligate a vivere con scarsissimo alimento durante una diecina di giorni. Quando questi signori furono soccorsi, presentavano il migliore aspetto di salute – guance rosee, occhi brillanti e possedevano una fame buona e naturale. Alcuni della compagnia che da molti anni soffrivano di dispepsia, vissuti dieci giorni con una alimentazione ridotta alla sua minima espressione, guarirono immediatamente sia dalla dispepsia sia da altri disturbi.

Si erano procurati l’indispensabile per nutrirsi e per liberarsi dai prodotti guasti dell’organismo con i quali stavano avvelenandosi.

La fame naturale al pari della sete naturale si manifesta per mezzo dei nervi della bocca e della gola.

Quando si è affamati, il pensiero o la menzione dell’alimento produce una sensazione speciale nella bocca, nella gola e nella glandole salivari.

I nervi delle dette parti manifestano una sensazione speciale, la saliva comincia a fluire e tutta la regione manifesta il desiderio di porsi al lavoro.

Lo stomaco non presenta sintomi di nessuna specie e non adempie ad alcuna funzione in questi momenti. Solo si ha la sensazione che il gusto di qualche buon alimento sarebbe gradito. Non si prova alcuna di quelle sensazioni di vuoto e di debolezza che talora irritano lo stomaco.

I sintomi sopra indicati sono caratteristici dell'appetito, il quale insiste affìnchè l'abitudine sia mantenuta, ed essi durano finche dura l’abitudine.

Non vi è mai accaduto di notare che l’abitudine di bere presenta talora precisamente gli stessi sintomi?

La sensazione di desiderio e di vuoto è caratteristica di ambedue le forme di appetito anormale e l’uomo che desidera fumare o masticar tabacco prova la stessa sensazione.

Spesso si sente qualcuno lagnarsi di non potere avere un pranzo, come quello che una volta aveva in casa sua; e perchè non può averlo?

Semplicemente perchè un appetito anormale ha preso il posto della sua fame naturale, ma non si sentirà soddisfatto finchè ascolterà l'appetito, il quale rende impossibili i pranzi domestici del passato.

Se costui ricominciasse a coltivare la fame naturale, tornando ai suoi primi ricordi, ritroverebbe gli alimenti della sua gioventù – troverebbe brave cuoche,

come lo era sua madre, perchè sarebbe di nuovo ritornato alle abitudini di quando era bambino.

Voi penserete forse: che cosa ha tutto ciò da fare con l'Hata~Yoga? Benissimo, precisamente questo: il Yogi ha dominato e sconfitto l’Appetito, ed aspetta che la Fame si manifesti in lui; gode per ogni boccone di alimento, anche se fosse solo una semplice crosta di pane, e da questa ottiene piacere e nutrimento. Egli la mangia con metodo ignoto alla maggior parte di voi – come descriveremo più avanti, e che ben lungi dal ridurlo un anacoreta mezzo morto di fame, lo fa uomo bene alimentato e debitamente nutrito – esso gode le attrattive del banchetto, perchè possiede la più piccante di tutte le salse: la Fame.

Capitolo X

TEORIA E PRATICA YOGAPER L'ASSORBIMENTO DI PRANA

DALL'ALIMENTO

L’ingegnosità della natura nel combinare vari doveri in uno, e per rendere gradevoli i doveri necessari e, ad un tempo, desiderabile la loro esecuzione, è dimostrata in parecchi modi. Uno degli esempi più sorprendenti, sarà presentato in questo capitolo.

Vedremo come la natura si regola per condurre a termine diverse cose nello stesso tempo, ed anche come rende piacevoli parecchie funzioni molto necessarie del corpo fisico. Prendiamo le mosse dall’affermazione della teoria Yoga dell’assorbimento di Prana dall'alimento.

Questa teoria sostiene che nell'allimento dell'uomo e dell'animale, è contenuta una certa forma di Prana che è assolutamente necessaria per il mantenimento della forza ed energia e che questa forma di Prana è ricavata dall’alimento ed assorbita per mezzo dei nervi della lingua, della bocca e dei denti.

L'atto di masticazione mette in libertà questo Prana con la separazione dell'alimento in tante particelle, esponendo così all'azione della lingua, della bocca e dei denti, tanti atomi di Prana per quanto è possibile.

Ogni atomo di alimento contiene numerosi elettroni di alimento di Prana o alimento energia, i quali sono messi in libertà dalla triturazione, nel processo della masticazione, e dell'azione chimica prodotta da certi costituenti chimici sottili della saliva, i quali non sono constatabili per mezzo dell’analisi chimica moderna, e quindi la loro presenza non è nemmeno sospettata dai moderni scienziati, e toccherà a futuri investigatori il provare scientificamentc la loro esistenza.

Quest'alimento-Prana a mano a mano che è messo in libertà, accorre mediante i nervi della lingua, della bocca e dei denti, passa rapidamente attraverso la carne e le ossa, ed è immagazzinato in parecchie parti del sistema nervoso, da dove è inviato a tutte le parti del corpo ed usato per provvedere le cellule di energia e vitalità.

Questa è una semplice esposizione della teoria, ed a misura che proseguiremo, entreremo in maggiori particolari.

Lo studioso probabilmente sarà sorpreso che sia necessario estrarre quest'alimento-Prana dai cibi, mentre ve ne è in abbondanza nell’aria, e l'estrarre il Prana dal cibo gli sembrerà uno sperpero di energia.

Ecco la spiegazione: Come qualunque elettricità è sempre elettricità, così pure qualunque Prana è sempre Prana – e parimenti, nello stesso modo che esistono varie forme di corrente elettrica, le quali producono effetti diversi sul corpo umano, vi sono anche diverse manifestazioni o forme di Prana, ognuna delle quali esegue un certo lavoro nel corpo fisico, e tutte sono necessarie per le diverse specie o classi di attività. Il Prana dell'aria ha alcuni compiti, quello dell'acqua altri, e quello derivato dall'alimento compie una terza serie di doveri. L'entrare in minuziosi particolari della teoria Yoga su questo argomento sarebbe estraneo al proponimento che guida questa opera, quindi dobbiamo limitarci all’esposizionc generica che ne abbiamo data.

Il soggetto principale che dobbiamo tener presente è l’esistenza di Prana nell’alimento, la sua necessità per il corpo fisico, l' unico modo, indicato, col quale può essere estratto, cioè con la masticazione dell'alimento, e l’assorbimento di Prana da parte del sistema nervoso, mediante i nervi della lingua, della bocca e dei denti.

Ora consideriamo gli scopi della Natura nel combinare due funzioni importanti: la masticazione e l’insalivazione.

In primo luogo, la natura ha stabilito che ogni frammento di alimento debba essere completamente masticato ed insalivato prima di essere deglutito, e qualsiasi negligenza a questo proposito è certamente seguita da una digestione imperfetta.

La masticazione completa è un’abitudine naturale dell'uomo, che è stata trascurata per seguire invece abitudini artificiali di vita, prodotte dalla nostra civiltà.

La masticazione è necessaria, per sminuzzare il cibo, per renderlo facilmente degluttibile ed anche perchè possa esser mescolato con la saliva ed i succhi digestivi dello stomaco e dell'intestino tenue. Essa promuove il flusso di saliva, che è una parte molto necessaria nel processo della digestione.

L’insalivazione dell'alimento è parte del processo della digestione, e l’azione della saliva non può essere sostituita da quella degli altri succhi digestivi.

I fisiologi con molta ragione insegnano che la masticazione completa, e la debita insalivazione sono indispensabili requisiti della digestione normale, e costituiscono una parte molto importante del processo digestivo.

Alcuni specialisti sono andati molto più in là, ed hanno dato ai processi della masticazione ed insalivazione un'importanza assai maggiore di quella data comunemente dai fisiologi.

Un’autorità speciale, il signor Orazio Fletcher, scrittore nord-americano, ha scritto con grande entusiasmo su questo argomento, ed ha fornito sorprendenti prove dell’importanza di questa funzione e processo del corpo fisico; infatti il signor Fletcher consiglia una forma particolare di masticazione che somiglia all'abitudine dei Yogi, quantunque egli la consigli tenendo conto della sua effìcacia meravigliosa sulla digestione, mentre che i Yogi praticano un sistema similare, tenendo presente la teoria dell’assorbimento di alimento-Prana.

La verità è che ambedue i risultati si ottengono: buona digestione e assorbimento di Prana. Infatti, la triturazione del cibo in piccole particelle, la facilitazione dei processi digestivi dovuta all’insalivazione e l’assorbimento di alimento-Prana avvengono nello stesso momento, con considerevole economia di energia. Questo fa parte della strategia della Natura.

Nello stato naturale dell'uomo, la masticazione era un processo molto gradevole, e lo stesso accade negli animali e nel bambino dell'umanità odierna.

L'animale mastica e trangugia l'alimento col massimo piacere, ed il bambino succhia, mastica e trattiene in bocca l'alimento per maggior tempo che non l'adulto, fino a che comincia a prender lezione dai suoi genitori ed acquista l'abitudine di trangugiare in fretta il suo alimento.

Il Signor Fletcher nei suoi libri su questo argomento, parte dal punto di vista che il gusto sia quello che produce la sensazione di piacere nel masticare e nel succhiare.

La teoria Yogi invece è, che sebbene il gusto abbia molta parte nel suddetto processo, tuttavia vi è qualche cosa di più, cioè: una indescrivibile sensazione di soddisfazione ottenuta col mantenere l'alimento in bocca, col voltarlo e rivoltarlo con la lingua, e col masticarlo e lasciarlo sciogliere lentamente fino a che sia quasi inavvertitamente inghiottito.

Fletcher sostiene che nel cercare qualche cosa di gustoso nell'alimento, si cerca anche la nutrizione da estrarne, e noi crediamo che ciò sia strettamente esatto.

E sostiene anche che vi è un'altra sensazione che, quando le diamo il tempo di manifestarsi, ci procura una sicura soddisfazione: tale sensazione di piacere è dovuta al non deglutire e si prolunga fino a che tutto o quasi tutto l'alimento-Prana sia stato estratto dall'alimento.

Voi noterete che, seguendo il metodo Yoga nel mangiare, proverete gusto trattenendo il cibo nella bocca, lasciandolo gradatamente diluire fino a che ne constaterete la totale scomparsa, anzichè deglutirlo subito.

Questa sensazione è prodotta, tanto dagli alimenti semplici che non offrono nessun piacere speciale al gusto, quanto da quegli alimenti per i quali il nostro gusto ha speciale predilezione.

È quasi impossibile descrivere questa sensazione perchè non troviamo le parole adatte, e poi una tale verità non è stata totalmente riconosciuta dalle razze occidentali. Il meglio che possiamo fare, è di paragonarla ad altre sensazioni, ma sempre col rischio di venire accusati di presentare un paragone o descrizione ìnadatta.

Ecco che cosa vogliamo dire: Voi conoscerete la sensazione che talora si prova, quando ci troviamo in presenza di una persona altamente magnetica – questa indescrivibile sensazione è assorbimento di forza o vitalità.

Certe persone tengono tanto Prana nel loro organismo da emetterlo continuamente e darlo agli altri, ed il risultato è, che quelli che le avvicinano provano piacere a trovarsi in loro compagnia, e dispiacere nell'abbandonarle, sentendosi quasi incapaci di allontanarsi da esse. Questo è un esempio.

Un altro è la sensazione che si prova stando vicini ad una persona che si ama. In questo caso vi è uno scambio di magnetismo (pensiero carico di Prana) che produce molta gioia. Un bacio dell'essere amato è tanto carico di magnetismo, che fa tremare dalla testa ai piedi. Tutto ciò però è una descrizione imperfetta di quello che ci proponiamo di descrivere.

Il piacere che si prova mangiando in modo normale e regolare, non è prodotto soltanto dall’appagamento del gusto, ma in gran parte proviene da quella sensazione particolare dell' assorbimento di magnetismo o Prana, assai eguale agli esempi citati, quantunque, conoscendo il carattere similare delle due manifestazioni d'energia, il paragone possa anche provocare un sorriso e magari esser messo in ridicolo.

Colui che ha riconosciuto e dominato il falso appetito (volentieri di frequente scambiato per fame), masticherà una crosta di pane, e non solo otterrà una certa soddisfazione prodotta dal gusto di un tale nutrimento, ma anche godrà vivamente della sensazione di cui abbiamo parlato.

Occorre un po' di pratica per spogliarsi dell'abitudine del falso appetito e ritornare ai metodi naturali. Al maggior potere nutritivo contenuto e dato dall'alimento, corrisponderà altrettanta maggiore soddisfazione per il gusto normale; e bisogna riflettere a questo fatto, che l'alimento-Prana è contenuto negli alimenti in proporzione diretta della loro percentuale di potere nutritivo – altro esempio questo della sapienza della Natura.

Il Yogi mangia il suo alimento con lentezza, masticando ogni boccone per tanto tempo per quanto gli dà gusto, cioè finchè prova soddisfazione. Nella maggior

parte dei casi questa sensazione si limita al tempo in cui l'alimento resta in bocca, poi il processo involontario naturale fa sì che l’alimento si dissolva gradatamente e venga deglutito.

ll Yogi muove la guancia con lentezza, lasciando che la lingua muova l'alimento, che i denti lo stringano amorosamente, sapendo che sta estraendo l'alimentoPrana mediante i nervi della bocca, della lingua e dei denti, che è stimolato e viene fortificato, e che sta ottenendo un aumento nella sua riserva di energia. In pari tempo ha la coscienza che sta preparando la sua alimentazione in maniera appropriata al processo digestivo dello stomaco e dell'intestino tenue, e che sta distribuendo il materiale adatto e necessario per la conservazione del corpo fisico.

Quelli che seguono il metodo Yoga nel mangiare, trarranno dal loro alimento una quantità di nutrimento assai maggiore di quella ottenuta da colui che segue il metodo ordinario di mangiare; perchè ogni parte di alimento è costretta a dare il maximum di nutrimento, mentre nel caso di una persona che trangugi l'alimento solo masticato ed insalivato a metà, si verifica una grande dispersione di nutrimento, il quale invece risale di nuovo nell'organismo sotto forma di una pasta putrefatta ed in fermentazione.

Seguendo il metodo Yoga non c`è perdita per l'organismo, e, tranne i residui veri e naturali che non sono assimilabili, tutte le particelle di nutrimento vengono estratte dal cibo e da esso viene assorbita la più gran parte di alimento-Prana.

La masticazione riduce l'alimento in piccole particelle, permettendo così che i liquidi della saliva lo imbevano, che i succhi digestivi della saliva effettuino la loro opera necessaria, e gli altri succhi (cui prima abbiamo accennato) agiscano sugli atomi dell'alimento in modo da estrarne l'alimento-Prana, che poi, in tal modo, viene ad essere assorbito dal sistema nervoso.

ll movimento impartito all'alimento dall'azione delle mandibole, della lingua e dei denti all'atto della masticazione, l'obbliga a presentare sempre nuovi atomi all'azione dei nervi incaricati di estrarre l'alimento-Prana.

Potrete farvi un'idea di ciò che diciamo, prendendo in bocca un po' d'alimento e masticando con lentezza, lasciando che si dissolva in bocca gradatamente, come se si trattasse di un pezzo di zucchero. Rimarrete sorpresi, nel constatare con quanta precisione si effettua quest’opera di deglutizione involontaria; poichè l'alimento cede gradatamente il suo alimento-Prana, poi si diluisce e va nello stomaco.

Prendete, per esempio, una crosta di pane, e masticatela completamente, con l'idea di vedere quanto tempo vi resta in bocca senza esser deglutita. Constaterete di non sentire mai la necessità di trangugiarla nel modo usuale, ma che sparirà gradatamente nella maniera sopra descritta, dopo essere stata pure gradatamente ridotta in una massa leggera e pastosa come la crema, e questo piccolo boccone di pane vi avrà dato doppio nutrimento e tripla quantità di alimento-Prana, di quello che vi avrebbe dato un pezzo di pane di egual grossezza, mangiato col metodo usuale.

Un altro esempio interessante lo abbiamo nel caso del latte. Il latte è un liquido, e naturalmente non occorre triturarlo, come bisognerebbe invece fare se si trattasse di un alimento solido. Tuttavia si otterrà lo stesso fenomeno (il che è provato da accurati esperimenti) quello cioè, che una quantità di latte sorbita semplicemente d'un tratto, non fornisce la metà di nutrimento ed alimento-Prana, di quella che si otterrebbe dalla stessa quantità di latte sorbita con lentezza, e che sia stata trattenuta in bocca e rimescolata con la lingua fino a completa disparizione.

Il bambino nel prendere il latte dal capezzolo, sia del petto sia dal biberon, lo fa naturalmente con un movimento di succhiamento, che mette in movimento lingua e guance, e produce un flusso di liquido glan dolare, il quale libera l'alimento-Prana, ed esercita una azione chimica sul latte, e ciò ad onta del fatto, che il bambino lattante non secerne saliva, la quale appare in lui solo allo spuntar dei denti.

Consigliamo ai nostri studiosi di sperimentare su se stessi i farti da noi indicati. Coglietene l’opportunità, quando avrete tempo disponibile, ed allora masticando adagio, lasciate che l'alimento si dissolva gradatamente, invece di trangugiarlo deliberatamente. Questa sparizione dell’alimento si effettua soltanto quando esso è stato masticato e saturato completamente di saliva e ridotto ad una pasta simile alla crema, e così oltre all'estrazione da esso dell'alimento-Prana, le sue particelle vengono semi-digerite. Provate a mangiare in questo modo una mela, e resterete sorpresi nel provare una sensazione come se aveste fatto una grande mangiata, ed avrete la sensazione di un aumento di forza.

Comprendiamo perfettamente la differenza che vi è tra il Yogi, che può impiegare il tempo necessario per mangiare in questo modo, e l’affaccendato uomo d'affari del mondo occidentale, il quale ha il tempo contato, e non speriamo certamente che tutti i nostri lettori possano in un attimo cambiare abitudini radicate da anni. Però siamo sicuri che un po' di pratica di questo metodo produrrà, in chi proverà, un gran cambiamento, e sappiamo che da questa pratica occasionale si otterrà subito un miglioramento nel metodo quoti diano di masticare l’alimento. Sappiamo anche che lo studioso scoprirà un nuovo piacere, - un aumentato godimento, e presto imparerà a mangiare placidamente. Un nuovo mondo di gusti si apre per colui che impara a seguire questo metodo, e nel mangiare proverà una soddisfazione maggiore che per l’innanzi e avrà inoltre una digestione migliore, ed una maggiore vitalità, perchè otterrà maggiore nutrizione e maggiore quantità di alimento-Prana.

È possibile, per colui che ne ha il 'tempo e l'opportunità, seguire questo metodo fino al suo estremo limite per ottenere una quantità quasi incredibile di nutrimento e forza da una quantità relativamente piccola di alimento, tanto che non ve ne sia più residuo, come si potrà rilevare osservando la materia respinta dall' organismo. Quelli che soffrono di cattiva digestione e di imperfetta vitalità, troveranno giovamento nel seguire questo sistema, anche se venisse solo parzialmente applicato.

I Yogi sono noti come gente di piccolo pasto, e ciò non ostante comprendono perfettamente la necessità ed il valore di una nutrizione perfetta, e mantengono il corpo sempre ben nutrito e provveduto di materiali di costruzione. Il segreto, come facilmente potrete rilevare, è questo, che essi praticamente non disperdono alcuna particella nutritiva dell'alimento, anzi cercano di utilizzarle ed assimilarle tutte.

Non sopraccarichiamo l’organismo con materiali di scarto non assimilati, i quali intorpidiscono la macchina umana, intorpidimento che per essere eliminato richiede dispendio d'energia. I Yogi ottengono il maximum di nutrimento da un minimum d’alimento ed una provvista completa di alimento-Prana da una piccola quantità di materia.

Anche non seguendoli fino all’estremo limite, potrete sempre produrre in voi stessi un gran miglioramento, praticando i metodi che finora abbiamo spiegato. Noi vi esponiamo semplicemente i principi generali – spetta a voi fare il resto – fate l'esperimento su voi stessi – questo è l'unico modo di imparare qualche cosa e non vi è altro metodo migliore.

Vi abbiamo detto ripetutamente, che l’attitudine mentale facilita materialmente il processo di assorbimento di Prama che si assorbe dall’aria; questo avviene anche rispetto al Prana contenuto nell'alimento.

Fissate la mente sul pensiero che state estraendo tutto il Prana contenuto nel boccone di alimento che avete in bocca, associate questo pensiero con quello di Nutrizione e ne otterrete grande vantaggio.

Capitolo XI

DELL'ALlMENTO

Per ciò che riguarda la scelta dell'alimento ci proponiamo di lasciare la questione aperta tra i nostri studiosi. Sebbene personalmente diamo la preferenza a certe classi ed a generi determinati di alimenti, ritenendo che col farne uso si ottegono i migliori risultati, pure riconosciamo che è impossibile cambiare in un giorno le abitudini di un’intera vita (anzi di molte generazioni) e l'uomo dev'essere guidato dalla sua esperienza e dalla sempre maggior cognizione acquisita, piuttosto che dalla altrui teorie.

I Yogi preferiscono un sistema di alimentazione non carneo per due motivi: per igiene e per la ripugnanza degli orientali a mangiare carne di animali. Gli studiosi Yogi più progrediti preferiscono una alimentazione di frutta, noci, olio d`oliva, ecc., ed una quantità di pane senza lievito, fatto col grano intiero, cioè colla crusca; tuttavia quando viaggiano con persone che seguono metodi diversi di alimentazione, non esitano ad adattarsi più o meno alle nuove condizioni per non essere di disturbo ai loro ospiti sapendo che, se si serbano

fedeli al metodo Yogi di masticare lentamente il loro alimento, i loro stomachi non potranno fare che una buona accoglienza al cibo che hanno mangiato. Infatti alcune delle più indigeste fra le pietanze moderne possono essere mangiate senza timore, seguendo il sopra menzionato sistema di masticazione. Noi quindi scriviamo questo capitolo con lo spirito del Yogi viaggiatore e non desideriamo imporre ai nostri studiosi regole arbitrarie.

L'uomo deve arrivare gradatamente e non repentinamente, ad un metodo di nutrizione più razionale. È dificile adottare un sistema che escluda totalmente la carne, quando la carne è stata usata per tutta la vita; ed è egualmente difficile adottare per il pasto quotidiano, cibi crudi, quando per tutta la vita si è stati abituati a mangiare cibi cotti. Tutto ciò che noi vi chiediamo è di riflettere un poco su questo argomento, e di aver fede nel vostro istinto circa la scelta dell’alimento, usando della maggior varietà possibile. L'istinto, se si avrà fiducia in esso, abitualmente ci farà scegliere quello che occorrerà mangiare in un dato momento, e noi preferiamo seguire l'istinto piuttosto che assoggettarci ad un sistema di alimentazione pedante, prestabilito ed invariabile.

Mangiate tutto quello che vi piace, ma masticate completamente e con lentezza, ed adottate una grande varietà di cibi per poter scegliere.

Parleremo in questo capitolo di alcune cose che l'uomo ragionevole deve evitare, ma lo faremo soltanto per darvi un consiglio utile. Sulla questione del mangiar carne, crediamo che l'umanità arriverà a persuadersi che la carne non può essere un'alimentazione adeguata; però crediamo che sia meglio persuadersi di questa verità gradatamente, piuttosto che imporsela, perchè desiderare le leccornie d’Egitto è quasi altrettanto dannoso quanto consumarle. L'uomo non desidererà più carne a misura che progredirà nella persuasione che essa è dannosa, ma se non arriva e questa persuasione e quindi alla mancanza di desiderio, un arresto forzato nella abitudine di mangiar carne non gli gioverà affatto.

Queste nostre considerazioni a molti dei nostri lettori sembreranno eterodosse, tuttavia non possiamo tralasciare di farle, e siamo certi che la loro attendibilità verrà confermata dall'esperienza.

Se i nostri studiosi si interessano alla questione dei vantaggi che si ottengono, facendo uso di una data classe di alimenti, consultino qualcuna delle migliori opere che sono state scritte su questo argomento negli ultimi anni, avvertendo di esaminare i diversi aspetti della questione, onde evitare di lasciarsi influenzare dall'opinione personale del singolo autore.

È istruttivo ed interessante studiare il valore alimentare comparato dei diversi cibi delle nostre mense, e questa conoscenza c'indurrà gradatamente a farci .adottare un sistema di alimentazione più razionale.

Si tenga però sempre presente che tali cambiamenti debbono essere il frutto di riflessioni ed esperienze. I nostri studiosi debbono riflettere e considerare se mangiano troppa carne; se utilizzano nella loro vita troppo grasso; se mangiano frutta a suffìcienza; se il pane integrale non sarebbe un'utile addizione alla lista

del loro desinare; se non sono troppo affezionati alle pasticcerie ed alle pietanze complicate.

Se ci si chiedesse d'indicare una regola generale sull’alimentazione, diremmo: Mangiate alimento vari, evitate la padella; non mangiate troppo grasso; non mangiate troppa carne; evitate soprattutto la carne di maiale e di vitello; fate che le vostre abitudini di mangiare in genere tendano verso le cose semplici e saporose, anzichè verso i piatti artificiosi, ricercati ed ai pasticci e confetture; togliete dalla vostra lista le pasticcerie calde; masticate completamente e lentamente secondo il metodo che vi abbiamo esposto e state pur certi che l’alimento mangiato a dovere non vi danneggerà.

Crediamo che sia meglio mangiar poco al primo pasto del giorno, perchè avendo il corpo riposato tutta la notte non v'è nessun dispendio di forza da riparare. Se è possibile, eseguire qualche esercizio fisico prima della colazione.

Se ritornate all'abitudine naturale della masticazione appropriata, e proate la sensazione che produce il cibo debitamente mangiato, constaterete che gli appetiti anormali che avevate provato cominceranno a sparire, che la fame naturale ritornerà, e quando essa avrà fatto ritorno, l'istinto sarà più attento nella scelta dell'alimento, e vi sentirete inclinati verso quello che vi darà il nutrimento di cui abbisognate in ogni caso.

L’istinto dell'uomo è una buona guida, quando non venga sopraffatto dall'abuso di piatti assurdi, tanto comuni oggidì, che sono proprio quelli che ci danno l'abitudine del falso appetito.

Se vi sentite indisposti, non abbiate paura di sopprimere qualche pasto, e così darete agio allo stomaco di liberarsi del suo sopraccarico.

Senza consigliarvi i lunghi digiuni, vi facciamo notare che 1'uomo può stare digiuno parecchi giorni senza pericolo. Perciò crediamo che durante la malattia sarà bene far riposare lo stomaco, affinchè l'energia riparatrice possa dedicarsi direttamente alla espulsione dei residui non digeriti, che han causato il disturbo o la malattia. Osserverete che gli animali tralasciano di mangiare quando stanno male, e riposano finchè si siano ristabiliti, e solo allora ricominciano a mangiare. Possiamo con nostra grande utilità seguire l’insegnamento che essi ci danno.

Desideriamo che gli studiosi non diventino troppo meticolosi nella questione dell'alimento, e che non misurino, od analizzano ogni boccone che mangiano. Ciò non avrebbe altro risultato che quello di generare pensieri di paura e di riempire la Mente Istintiva di molte idee errate.

Crediamo più utile prestare attenzione ed usare le precauzioni ordinarie nella scelta dell'alimento, e poi, senza preoccupazioni, mangiare, tenendo presente nella mente il pensiero: di NUTRIZIONE e di FORZA, masticando l'alimento come abbiamo già spiegato, ed avendo la convinzione che la natura eseguirà bene l'opera sua.

Mantenetevi il meglio che potete naturali, cioè osservanti della Natura, e fate in modo che i suoi metodi vi servano di bandiera e di norma. L'uomo sano e forte non è preoccupato dell' alimento, e niente dovrebbe preoccupare l'uomo che cerca di star bene. Mantenetevi allegri, respirate, mangiate, vivete normalmente e non avrete bisogno di fare l'analisi chimica di ogni boccone che inghiortite.

Abbiate fiducia nel vostro istinto, perchè, dopo tutto, esso è la guida naturale dell'uomo.

Capitolo XII

L’IRRIGAZIONE DEL CORPO

Uno dei principi cardinali della Filosofia Hata-Yoga della Salute, è l’uso intelligente del gran dono elargito dalla Natura ai viventi, cioe l'Acqua. – Non vi dovrebbe essere bisogno di richiamare l'attenzione degli uomini sul fatto che l'Acqua è uno dei più potenti mezzi per mantenere la salute in stato normale; l'uomo però si è fatto talmente schiavo dell’ambiente, di abitudini e costumi artificiali, che ha dimenticato le leggi della natura.

L’unica sua risorsa e speranza consiste nel ritornare alla Natura.

Il bambino conosce istintivamente l'uso dell’acqua ed insiste per ottenerla, ma a misura che cresce si allontana dall'abitudine naturale, e cade nelle stesse pratiche erronee delle persone grandi che lo circondano.

Questo accade specialmente tra gli abitanti delle grandi città, i quali trovano sgradevole bere l’acqua calda delle condutture e così gradatamente perdono l'abitudine dell'uso normale dell'acqua. Costoro acquistano a poco a poco nuove abitudini di bere (o non bere), e trascurando le esigenze naturali, finiscono per non avvertirle più.

Spesso si sente dire da taluni: - perchè dobbiamo bere acqua se non abbiamo sete? Però se costoro avessero continuato a vivere naturalmente avrebbero sete; e l'unica causa per la quale essi non sentono più gli stimoli naturali, è che da lungo tempo sono diventati sordi, e la Natura trascurata si fa sentire con minore intensità.

È sorprendente constatare quanta gente trascuri questo lato importante della vita. Per molti è già troppo se bevono una piccola quantità di liquido, e perciò dicono che il bere non giova; e questo è giunto a tale segno, che conosciamo uno dei cosìdetti Apostoli della Salute, il quale non ha esitato a proclamare la sorprendente teoria che la Sete è una infermità, ed a consigliare l’astinenza da qualsiasi liquido, affermando che il loro uso è antinaturale.

Non intendiamo discutere questi insegnamenti. La necessità del bere deve apparire chiaramente visibile a coloro che osservano le abitudini naturali di vita, sia dell'uomo che degli animali. L'uomo osservi la Natura e facilmente rileverà che tutto ciò che lo circonda beve acqua sotto tutte le forme di vita, dalla pianta al mammifero più evoluto.

È tale l’importanza che i Yogi dànno alI'uso appropriato dell'acqua, da considerarlo come uno dei principali fattori della salute. Il Yogi sa che una notevole percentuale delle persone malate, devc attribuire il suo stato all'assenza di liquidi che il loro corpo richiede. Nello stesso modo che alla pianta occorrono acqua ed alimenti derivanti dal suolo e dall'aria per raggiungere uno sviluppo normale, così all'uomo occorre, oltre all’alimento, una data quantità di liquidi per mantenersi sano, o ricuperar la salute nel caso che l'avesse perduta.

Chi penserebbe mai a privare di acqua una pianta? E chi sarebbe tanto crudele, da privare il suo fedele cavallo della quantità d'acqua che gli occorre? E ciò non ostante l'uomo, che non tralascia di fornire alla pianta ed all'animale quello di cui essi hanno bisogno, secondo il suo senso comune, priva se stesso del liquido vivificatore e ne soffre le conseguenze, come le soffrirebbero la pianta e l'animale in pari condizioni. Tenete presente questo esempio della pianta e del cavallo, quando vi occuperete della questione intorno al bere acqua.

Esaminiamo prima quale è la quantità d'acqua che viene utilizzata dal corpo, e poi vedremo se abbiamo seguito un metodo di vita normale a questo riguardo. In primo luogo circa il 70% del nostro corpo fisico è acqua. Una quantità di quest`acqua è adoperata dal nostro organismo ed esce costantemente dal corpo, quindi, se vogliamo mantenerci in condizioni normali ogni quantità d'acqua adoperata dev'essere sostituita da un'altra quantità d'acqua fresca.

Il nostro sistema secerne continuamente acqua dai pori della pelle, sotto forma di sudore e traspirazione.

A questa secrezione si dà il nome di sudore quando viene emessa con tanta rapidità da riunirsi e formare gocce; le si dà, invece, il nome di traspirazione quando l’acqua è continuamente e quasi inconsciamente evaporara dalla pelle.

Gli esperimenti fatti hanno dimostrato che, se la traspirazione evaporata continuamente dalla pelle viene ostacolata, si può cagionare la morte. In uno dei festini dell'antica Roma, un bambino venne coperto di una vernice dorata dalla testa ai piedi per rappresentare uno degli Dei della Mitologia, ed il bambino morì prima che potesse essere liberato dalla vernice perchè la traspirazione non aveva potuto effettuarsi attraverso l'involucro che copriva il corpo. La funzione della Natura venne interrotta, e non potendo il corpo funzionare nel modo dovuto, l’anima abbandonò il suo involucro carnale.

Le analisi chimiche hanno dimostrato, che il sudore e la traspirazione sono carichi di prodotti guasti dell’organismo – che possono dirsi la spazzatura rifiutata dal corpo; la quale, senza una sufficiente quantità di liquidi, rimarrebbe nel corpo e porterebbe seco, come conseguenza, la malattia e la morte.

ll lavoro di riparazione del corpo funziona continuamente, i tessuti guasti o distrutti vengono espulsi e rimpiazzati, dal nuovo materiale estratto dal sangue, il quale, a sua volta, l'assorbe dall'alimento per mezzo della nutrizione. Questi residui debbono venire espulsi dal corpo e la Natura, la quale non vuole immondezze nell’organismo, adopera la più minuziosa alacrità per liberarsene. Se si permettesse la permanenza di questi residui nel corpo, essi si convertirebbero in veleno, sarebbero un focolare di prodotti malsani, e servirebbero da campo di coltivazione e suolo fertile per germi, microbi, batteri e per tutto il resto di questa famiglia. I germi non sono un grande ostacolo per un organismo pulito e sano, ma lasciate che si moltiplichino in una di quelle persone che odiano l’acqua, e vedrete che il suo corpo si riempirà di residui e immondezze non espulsi, e diventerà così un terreno propizio per lo sviluppo dei germi morbigeni; ma su ciò c'intratterremo ancora quando ci occuperemo dei bagni.

L'acqua disimpegna una parte molto importante nella vita quotidiana del Yogi. Egli l'adopera internamente ed esternamente. L’adopera per mantenersi sano, e insegna la possibilità di produrre con essa buone condizioni di salute, là dove la malattia ha alterato il funzionamento naturale del corpo.

Tratteremo dell' uso dell’acqua in varie parti di questo libro, perchè desideriamo imprimere bene nella mente dei nostri giovani l’importanza dell'argomento, chiedendo loro che non lo trascurino come troppo semplice. Di dieci lettori sette hanno bisogno di questo consiglio. Seguitelo.

La traspirazione ed il sudore sono necessari anche, per diminuire, con l’evaporazione, il calore eccessivo del corpo, ed in tal modo farne abbassare la temperatura ad un grado normale. La traspirazione ed il sudore (come abbiamo già detto) aiutano ad espellere dall’organismo i prodotti guastati, essendo infatti la pelle un organo supplementare dei reni. E senza l'acqua la pelle sarebbe incapace di effettuare questa funzione.

L'adulto normale secerne da mezzo litro ad un litro d'acqua in 24 ore, sotto forma di sudore e traspirazione, però gli operai che lavorano nelle fonderie, ecc., ne secernono quantità molto maggiori. Si può resistere meglio ad un maggiore grado di calore in un'atmosfcra secca, che in una umida, perchè nella prima la traspirazione è evaporata con tale rapidità che il calore si dissipa con maggiore facilità e sollecitudine.

Una grande quantità di acqua è esalata dai polmoni. Gli organi dell’orina ne adoperano gran quantità per adempiere alle loro funzoni. In media un uomo adulto normale espelle circa un litro e mezzo d'acqua ogni 24 ore; e per mantenere il meccanismo fisico in buono stato bisogna rifornirlo del liquido che ha perduto.

Per molte ragioni l'acqua è indispensabile all'organismo. Una di esse (come s'è già detto), è quella di regolare la combustione che costantemente avviene nei nostri corpi, la quale è prodotta dalla azione chimica dell'ossigeno, ricavato dall'aria mediante i polmoni, quando viene a contatto col carbonio prodotto

dall'alimento. Questa combustione, comunicandosi a milioni di cellule, produce il calore animale. L'acqua, passando attraverso al corpo, regola questa combustione ed impedisce che si faccia eccessiva.

L’acqua è anche adoperata dal corpo come conduttrice ordinaria. Essa agisce per mezzo delle arterie e delle vene e conduce i corpuscoli del sangue e gli elementi di nutrizione alle varie parti del corpo perchè possano essere usati nel processo di costruzione che abbiamo descritto. Se l'organismo difetta di liquidi, la quantità di sangue diminuisce.

Nel viaggio di ritorno del sangue, per mezzo delle vene, i liquidi prendono la materia guastata (gran parte della quale si convertirebbe in veleno se dovesse rimanere,nel corpo), e la recano agli organi secretorii, reni, pori della pelle, e polmoni, dai quali sono espulsi i veleni composti dal materiale guasto e distrutto del sistema. Senza una sufficiente quantità di liquidi quest'opera di eliminazione non potrebbe essere eseguita con l’efficacia richiesta dalla natura. E, (questo è da notare), senza acqua sufficiente, le parti non digerite dell'alimento – le ceneri del sistema – non avrebbero l’umidità occorrente per passare facilmente dal colon ed uscire dal corpo, e da ciò risulterebbe la stitichezza con i mali che l’accompagnano.

I Yogi sanno che i nove decimi dei casi di stitichezza cronica hanno questa origine – e sanno anche, che questa percentuale di stitichezze croniche potrebbe agevolmente essere abolita col semplice ritorno all’abitudine naturale di bere acqua.

Dedicheremo un capitolo speciale a questo argomento, però desideriamo richiamare l'attenzione dei nostri lettori sull'importanza di esso, il più spesso che potremo, e non sarà mai troppa la nostra insistenza nell'affermare che l'acqua è indispensabile per aiutare la dovuta stimolazione e circolazione del sangue – per l’eliminazione dei prodotti guasti del sistema – e per l'assimilazione normale del nutrimento.

Le persone che non hanno sufficienti liquidi nel loro corpo, quasi invariabilmente sono povere di sangue – e spesso appaiono pallide, livide ed anemiche. Hanno poca traspirazione e la loro pelle spesso è secca e febbricitante. Hanno l'apparenza malaticcia, e producono la stessa impressione di una pianta che abbisogni di una buona irrigazione per ritornare allo stato normale. Soffrono quasi sempre di stitichezza – e la stitichezza porta con sè una quantità di malanni, che descriveremo in un altro capitolo.

I loro intestini, tenue e colon, sono asciutti, ed il loro organismo assorbe continuamente i veleni che tiene accumulati, e si sforza continuamente di liberarsene per mezzo di una cattiva respirazione, di una forte traspirazione, e di un'orina non naturale.

Questa non è una lettura piacevole, ma occorre usare parole chiare per richiamare la vostra attenzione su queste cose importanti. Tutto ciò avviene per mancanza di un poco d'acqua – pensateci e riflettete. Si pone tanta cura a

mantenersi esteriormente puliti, e si lasciano accumulare immondizie nell'interno del nostro corpo.

Il corpo dell'uomo abbisogna d'acqua in tutte le sue parti interne, gli occorre una costante irrigazione, e se questa gli viene negata, ne soffre come soffrirebbe la terra a cui fosse negata l'occorrente provvista d'acqua. Ogni cellula, tessuto ed organo, per mantenersi sano, ha bisogno di acqua. L’acqua è un solvente universale e rende capace l'organismo d'assimilare e distribuire il nutrimento estratto dall'alimento, ed a liberarsi dai prodotti guasti. Spesso sentiamo dire che sangue è vita e se questo è vero, che cosa dobbiamo dire dell'acqua? – perchè senz'acqua il sangue sarebbe polvere.

L'acqua è anche indispensabile ai reni, perchè possano adempiere alla loro funzione, espellendo l'urea, ecc. È necessaria per esser trasformata in saliva, bile, succo pancreatico, succhi gastrici, ed in tutti gli altri succhi efficaci del sistema, senza l'aiuto dei quali la digestione sarebbe impossibile. Diminuendo la vostra provvista di liquidi, diminuirete anche la provvista di tutte queste cose indispensabili. Ci siamo intesi?

Se dubitate dell'esattezza delle nostre asserzioni, e vi sorgesse nella mente il dubbio che esse siano le conseguenze delle teorie Yogi, non avete che a consultare qualsiasi opera di fisiologia scritta da qualche autorità scientifica occidentale, e rileverete come tutto ciò che abbiamo detto sull’argomento sia completamente esatto. Un conosciutissimo fisiologo occidentale ha detto che esiste tant'acqua nei tessuti di un corpo normale, da potersi proclamare come assioma: che tutti gli organismo vivono nell’acqua; e senza acqua non vi può essere nè vita nè salute.

Vi abbiamo detto che i reni secernono circa un litro e mezzo d'orina ogni 24 ore, la quale viene espulsa dal corpo recando seco in soluzione prodotti guasti e velenosi, sostanze chimiche prese dal sistema e raccolte nei reni. Vi abbiamo detto anche che la pelle, in media, secerne un litro di acqua sotto forma di sudore e traspirazione, nello stesso periodo di tempo. Oltre a ciò, sempre nello stesso periodo di tempo, i polmoni emettono in media da 300 a 500 grammi d'acqua nelle loro esalazioni; una certa quantità viene espulsa con le feci dagl'intestini; ed un'altra piccola quantità viene emessa sotto forma di lagrime ed altre secrezioni del corpo.

Ora quant'acqua occorre per riparare queste perdite? Vediamo.

Una certa quantità di liquidi è immessa nell'organismo col mangiare, particolarmente col fare uso di date specie di alimenti. Però questa quantità è comparativamente piccola in confronto a quella che è stata espulsa dal corpo nelle sue funzioni purificatrici.

Le più grandi autorità scientifiche sono d'accordo nell'insegnare che in media ogni giorno, l'uomo e la donna normali debbono assorbire circa 2 litri d'acqua per riparare le perdite subite.

Se al corpo non viene fornita una tale quantità di acqua, esso la prenderà dall’organismo, riducendolo alla siccità e penuria di cui abbiamo già parlato, con la conseguenza che tutte le funzioni fisiche verranno alterate, perchè nelle persone prive di liquidi all'interno ed all'esterno. il meccanismo fisico viene a perdere il materiale lubrificante e purificatore.

Due litri quotidiani! Riflettete a questo, voi tutti, che avete preso l'abitudine di bere appena mezzo litro di acqua ed anche meno, giornalmente! Non vi meravigliate dunque, di esser presi di mira da una serie di infermità corporali. Non dovete stupirvi se siete dispeptici, stitici, se il vostro sangue è povero ecc. I vostri corpi sono pieni di una quantità di sostanze velenose, che la Natura non ha potuto eliminare od espellere, per mezzo dei reni o della pelle non avendo a sua disposizione la necessaria provvista d'acqua.

Non deve sorprendervi il constatare che il vostro colon è pieno di residui induriti, che avvelenano continuamente il vostro organismo e che la Natura è stata incapace di espellere in modo regolare, perchè non le avete dato il liquido occorrente a pulire i suoi scenicatori. Non dovete stupirvi che la vostra saliva e i vostri succhi gastrici siano insufficienti! Come potete supporre che la natura possa manifatturarli senza acqua sufficiente? Non dovete meravigliarvi che il vostro sangue sia scarso di quantità! Dove mai volete che la Natura prenda l'acqua per fare il sangue se voi non gliela fornite? Non deve sorprendervi che i vostri nervi siano irritati se seguite un tenore di vita così anormale.

Povera Natura. essa fa tutto quello che può, anche quando voi agite da insensati. Essa prende un poco di acqua dal corpo affinchè il meccanismo fisico non ne sia del tutto privo, ma non si azzarda a prenderne molta per non far peggio. Essa fa proprio quello che fareste voi se l'acqua del pozzo fosse prossima ad esaurirsi, ossia: procurereste di fare, con poca quantità il lavoro che avreste compiuto adoperandone molta e rimarrereste soddisfatti d'aver eseguito il lavoro almeno a metà.

I Yogi non trascurano di bere giornalmente una sufficiente quantità d'acqua: nè con ciò temono di impoverire il sangue, come suppongono certe persone troppo timorose. La Natura espelle con molta facilità e rapidità la parte superflua che fosse stata bevuta.

Essi non bevono acqua gelata – prodotto innaturale della civiltà – la temperatura che essi preferiscono è quella naturale. Bevono quando hanno sete e posseggono una sete normale. Bevono spesso, però non sorbiscono mai grande quantità d'acqua in una volta.

Non versano l'acqua nello stomaco, perchè credono che una tal pratica sia contro natura, anormale e pregiudizievole. Bevono in piccole quantità, ma spesso durante il giorno. Quando lavorano tengono accanto un bicchier d'acqua e lo sorseggiano continuamente.

Quelli che per molti anni hanno trascurato i loro istinti naturali hanno quasi dimenticato l’abitudine naturale di bere acqua e debbono sottoporsi ad una pratica effìcace, per ricuperarla. Una leggera pratica comincerà subito a farvi

sentire il bisogno d'acqua, e col tempo ricupererete la sete naturale. Un buon metodo è quello di tenere accanto a voi un bicchiere di acqua e di berne di tanto in tanto un sorso, fissando contempo raneamente la mente sul pensiero di quello che state facendo. Dite a voi stessi, io sto dando al mio corpo i liquidi necessari per fargli compiere convenientemente l’opera sua, ed esso, in compenso, ne svilupperà le condizioni normali – dandomi buona salute e forza e rendendomi sano, forte e naturale.

I Yogi bevono un bicchiere d'acqua immediatamente prima di addormentarsi. Essa viene assorbita dall’organismo ed adoperata durante la notte, per la pulizia del corpo i cui prodotti guasti verranno espulsi nella mattina dall’urina. Ne bevono anche un bicchiere appena alzati la mattina, tenendo presente la teoria che l'acqua bevuta prima di mangiare, pulisce lo stomaco e lava i sedimenti e residui formatisi durante la notte. Usualmente bevono un bicchiere d'acqua circa un'ora prima di ogni pasto, eseguendo poi un certo numero di esercizi piacevoli, e con ciò ottengono la preparazione dell'apparato digerente al pranzo e promuovono la fame naturale. Non hanno paura di bere acqua durante il pasto (immagino l'orrore che alcuni fra i precettori della salute proveranno nel leggere questo), però hanno cura di non «slavare» il loro alimento con acqua. Mescolando acqua all'alimento la saliva viene diluita al punto, che l'alimento viene ad essere deglutito dopo un'insalivazione e masticazione imperfetta – e viene ad essere digerito prima che siasi compiuto tutto il processo naturale – e ciò in contraddizione col metodo Yoga sulla masticazione dell'Alimento. – I Yogi credono che soltanto in un caso simile a quello accennato, l'acqua riesca nociva al pasto – e per le ragioni già esposte – essi ingurgitano una piccola quantità d'acqua in ogni pasto, solo per mollificare la massa alimentare nello stomaco – poichè, in piccola quantità, l’acqua non indebolisce la forza dei succhi gastrici.

Molti dei nostri lettori si sono familiarizzati con l'uso dell'acqua calda come mezzo di pulire lo stomaco sporco. Noi approviamo tale metodo quando occorra, ma crediamo che se i nostri giovani adotteranno il metodo di vita Yogi, come è esposto in questo libro, e lo seguiranno, con cura, non avranno stomachi sudici da pulire – perchè i loro stomachi saranno buoni e sani. Come passaggio preliminare verso il sistema razionale di mangiare, l’infermo scoprirà che l'acqua calda, usata nel seguente modo, è vantaggiosa. Il mezzo migliore è quello di prenderne circa mezzo litro e sorbirlo con lentezza alla mattina, prima della colazione, od un'ora prima del pasto. Con ciò si viene ad eccitare un`azione muscolare negli organi digestivi, la quale cercherà di espellere dal sistema la materia sudicia che vi si è accumulata, e che l'acqua calda ha mollificato e diluito. La natura non preferisce come bibita ordinaria l'acqua calda, bensì l'acqua, nella sua temperatura ordinaria e tutto ciò che essa richiede quando c'è la salute – però, quando la salute è stata compromessa con la trasgressione delle leggi naturali, l'acqua calda è utile per pulire l’organismo prima di ritornare alle antiche abitudini naturali.

Ci occuperecmo, in altra parte di questo libro, dell'uso dell'acqua nei bagni, per applicazioni esterne ecc., essendo questo capitolo esclusivamente dedicato alle applicazioni interne di essa.

Alle altre proprietà, usi ed impieghi cdell'acqua, già descritti, bisogna aggiungere che essa contiene Prana in quantità considerevole, parte del quale è utile all'organismo. Spesso sentiamo il bisogno di bere un bicchier d'acqua come stimolante – la causa ne è, che per certe date ragioni, è diminuita la provvista normale di Prana nell'organismo – e la Natura, riconoscendo che dall'acqua si può cavare Prana con facilità e rapidità, ne fa richiesta. Voi tutti avrete osservato come certe volte un bicchiere d'acqua fresca ha agito sul corpo come un potente stimolante, rianimandovi, o facendovi tornare al lavoro con rinnovato vigore ed energia. Non dimenticate di fare uso dell'acqua quando vi sentirete stanchi. Adoperatela contemporaneamente alla respirazione Yogi, ed essa vi darà, più rapidamente d'ogni altro metodo, rinnovata energia.

Nel sorbire l'acqua lasciatela rimanere in bocca un po' di tempo prima di deglutirla. I nervi della lingua e della bocca sono i primi (ed i più solleciti) nell'assorbire Prana, ed un tal metodo è utile specialmente quando ci si sente stanchi.

Ricordatelo.

Capitolo XIII

LE CENERI DELL’ORGANISMO

Questo capitolo non sarà certo piacevole per coloro che sono ancora attaccati alle nozioni relative alla impurità del corpo e di qualche parte di esso – dato che questo possa avverarsi fra i nostri studiosi. Quelli che preferiscono ignorare l'esistenza di certe funzioni importanti del corpo fisico, e provano una sensazione di vergogna a pensare che certe funzioni fisiche fanno parte della loro vita quotidiana, non gradiranno questo capitolo, ed arriveranno al punto di considerarlo come una macchia, per questo libro, una cosa da omettersi, una cosa che dovremmo ignorare.

A costoro potremo rispondere che non troviamo utile (anzi assai dannoso) seguire la politica dello struzzo dell'antica leggenda il quale, avendo paura dei cacciatori, nascondeva la testa nella sabbia e non vedendo il cacciatore credeva che esso non esistesse, mentre questi arrivava e lo catturava.

Noi Yogi teniamo in tale conto il corpo umano e tutte le sue parti e funzioni, che non vi riscontriamo niente d'impuro o sgradevole, e ci sembra una scempiaggine rifiutare di occuparsi e discutere di certe funzioni del corpo.

Il risultato di questa politica convenzionale, di schivare cioè gli argomenti che non allettano, è quello che molti soffrono malattie e cattiva salute, appunto prodotte da un tale contegno. Parecchi di quelli che leggeranno questo capitolo troveranno una rivelazione in quello che diremo, altri che si sono già occupati dell'argomento, daranno il benvenuto alla proclamazione della verità contenuta

in questo libro sapendo che molti, la cui attenzione è richiamata sull'argomento, occupandosene, ne troveranno giovamento.

Cercheremo di dare una spiegazione chiara e precisa delle ceneri dell'organismo, ovvero residui espulsi dal corpo.

Che tale spiegazione sia necessaria è evidente dal fatto che per lo meno i tre quarti delle persone, in maggiore o minor grado, soffrono stitichezza e ne subiscono le funeste conseguenze. Tutto ciò è contrario alla natura, e la causa è talmente facile ad essere eliminata, che desta stupore il prolungarsi di un tale stato di cose, attribuibile soltanto ad ignoranza della causa e della cura. Se potremo facilitare l’eliminazione di questo flagello della società, e contribuire alla restaurazione delle condizioni normali facendo sì che essa ritorni alla natura, poco ci occuperemo dell'espressione di disgusto che potremo leggere sul viso di qualche lettore.

Quelli che hanno letto il capitolo di questo libro che tratta degli organi digerenti, ricorderanno che lasciammo la trattazione dell'argomento al punto in cui l'alimento si trovava nell'intestino tenue, e veniva assorbito ed assimilato dall'organismo. Ora ci fermeremo a considerare i prodotti residui, cioe il materiale di rifiuto, del cibo, dopo che il corpo ne ha assimilato tutto il nutrimento ricavabile.

Qui sarà opportuno anche far notare che coloro che seguono il metodo Yogi nel mangiare con le formalità già indicate in altri capitoli, avranno una quantità assai minore di questi residui, che non la media delle persone che lasciano arrivare l'alimento allo stomaco, imperfettamente preparato per la digestione e l’assimilazione. La detta media di persone disperde almeno la metà di quello che mangia; invece la materia residuo di quelli che seguono la pratica Yogi, è proporzionalmente minore ed assai meno nociva, di quella della maggior parte delle altre persone.

Per addentrarci meglio nell'argomento sarà utile dare un'occhiata agli organi del nostro corpo che hanno attinenza con esso. L'intestino grosso del colon è la parte del corpo che deve essere esaminata e presa in considerazione. Il colon è un canale grosso, della lunghezza approssimativa di 1 metro e 20 cm., che ascendendo dalla parete inferiore destra dell’addome, passa subito alla parte superiore del lato sinistro, rivolgendosi poi verso il basso un'altra volta, dal lato sinistro inferiore, dove subisce una specie di torcitura o curva diventando più piccolo e terminando nel retto od uscita dei residui del corpo.

L’intestino tenue si vuota nel colon per mezzo di una piccola trappola situata nella parte inferiore destra dell'addome, ed è una trappola formata in modo da permettere l'uscita della materia e da impedirne la retrocessione.

L’appendice vermiforme, causa delle appendiciti, sta proprio sotto a questa trappola. Il colon s'innalza in linea retta dal lato destro dell' addome, poscia fa una curva e passa diritto al lato superiore sinistro; poi scende in linea retta alla parte inferiore del lato sinistro, dove si trova la strozzatura o torcimento

particolare o curva chiamata Flessione Sigmoidea, dopo la quale si trova il retto che conduce all'ano, apertura del corpo dal quale escono i residui di esso.

Il colon è un grosso canale di scolo, lungo il quale dovrebbero liberamente passare i residui dell’organismo. La Natura richiede che questi residui vengano rapidamente espulsi, e l'uomo, allo stato naturale, al pari degli animali, non dilaziona per molto tempo questa necessaria espulsione. Ma a misura che diventa più civilizzato, comincia a trovare ostacoli per una espulsione sollecita e trascura le richieste della natura, finchè questa si stanca di richiamare l’attenzione dell'uomo sull'argomento ed abbandonandolo, va ad occuparsi di qual cuno degli altri suoi numerosi doveri.

L'uomo aiuta questo anormale e innaturale stato di cose con la sua negligenza nel sorbire una suffìciente quantità d'acqua. e non solo rifiuta al colon i liquidi necessari per inumidirlo come si deve, per mollificare e staccare la materia guasta, perchè esca dal corpo, ma arriva persino a lasciare il proprio corpo tanto sprovvisto d’acqua, che la Natura, in mancanza di meglio, estrae dalle pareti del colon l’acqua già loro fornita per il proprio uso – e non potendo avere a sua disposizione acqua pulita, è costretta a servirsi di acqua sudicia; e ciò con il risultato che è ben facile immaginare.

La trascuratezza dell’uomo, non permettendo la libera uscita alla materia rifiutata dal colon, produce la stitichezza, cagione di innumerevoli forme di malattie, la cui vera origine è quasi generalmente ignota. Molte persone che hanno la loro scarica quotidiana intestinale, sono, senza saperlo, effettivamente stitiche. Le pareti del colon sono incrostate di materia guasta e indurita, parte della quale è rimasta quivi da parecchi giorni, cercando invano una piccola apertura verso il centro della massa escrementizia, che solo permette l'uscita assolutamente indispensabile. La stitichezza non consiste in altro che nello stato in cui trovasi il colon quando è sporco e contiene materia fecale indurita.

Un colon riempito o quasi di vecchia materia fecale indurita, è una fonte di avvelenamento per tutto il corpo, ed inoltre esso ha pareti che assorbono il contenuto dal colon stesso.

La pratica medica dimostra che la nutrizione iniettata nel colon viene rapidamente assorbita e recata nel sangue. Le droghe iniettare arrivano nello stesso modo alle altre parti del corpo, e come dianzi abbiamo detto, la parte liquida della materia fecale viene assorbita dal corpo, ossia in mancanza di liquidi più puri, nell'opera della Natura viene impiegata acqua sudicia.

È quasi incredibile la gran quantità di tempo per cui un colon stitico trattiene in se la materia fecale. Si ricordano casi nei quali, ripulito il colon, si trovarono in mezzo alle feci indurite, noccioli di ciliegia od altre cose ingbiottite varii mesi prima.

I purganti non sloggiano questa vecchia materia fecale, ma semplicemente distaccano ciò che si trova nello stomaco e nell'intestino tenue, facendolo passare attraverso la piccola apertura della materia fecale indurita, della quale sono rivestite le pareti di un colon, quando è fortemente stitico.

In certe persone il colon è totalmente ostruito da escrementi induriti, quasi altrettanto solidi quanto carbone tenero, e i loro addomi sono gonfi e duri. Questi vecchi residui talune volte sono tanto sudici, da diventar campi di cultura di lombrichi e perfino di vermi, essendo il colon pieno delle loro uova.

La materia guasta o escrementizia, che dall’intestino tenue passa al colon, è di sostanza pastosa; e se gli intestini fossero puliti, ed il loro movimento fosse naturale, dovrebbe uscire dal corpo un poco più solida e di colore chiaro. Quanto tempo la materia fecale si trattiene nel colon altrettanto essa diventa dura, secca e di colore scuro.

Quando non si bevono liquidi sufficienti, e le richieste della Natura vengono prima trascurare e poi addirittura dimenticate, comincia subito un periodo di siccità e di indurimento. Quando poi comincia il movimento ritmico degl'intestini, soltanto una parte della materia fecale viene espulsa restando l'altra parte aderente alle pareti del colon. Nei giorni seguenti aumentasi un po' la quantità di materia fecale non espulsa, e così via fino a raggiungere l'ostruzione o quasi del colon; si avvera in questo caso la stitichezza cronica, con la corona dei mali che l’accompagnano, quali la dispepsia, l'umore triste bilioso, i mali del fegato e dei reni – in una parola tutte le malattie sono stimolate, e molte di esse direttamente cagionate da questo stato sudicio del colon. Metà dei casi delle indisposizioni femminili, hanno per causa prima od aggravante, questo stato di cose.

L'assorbimento della materia fecale nell’organismo, per mezzo del sangue, avviene in due maniere: prima per il desiderio e la necessità dei liquidi assolutamente occorrenti alle funzioni del corpo, e poi per lo sforzo disperato che la Natura fa per espellere i residui per mezzo della pelle, dei reni, dei polmoni.

La cattiva traspirazione e la respirazione impura sono spesso causate da questo sforzo supremo della Natura per liberarsi da quello che avrebbe dovuto essere espulso per mezzo del colon. La Natura riconosce la grande fonte di pericolo, rappresentata dalla permanenza nel corpo di tanta materia guasta, e perciò ricorre al mezzo disperato di espellerlo in altro modo, anche col pericolo di avvelenare il sangue ed il corpo.

La migliore prova del gran numero dei malanni prodotti da questo stato contro natura del colon, è il fatto che tornato il colon in condizioni normali, l'uomo comincia a sentirsi alleviato dalle malattie da cui era affetto, le quali non avevano nessuna connessione apparente con lo stato anormale del colon. Oltre ai danni già esposti, un colon trascurato ed in stato anormale, essendo ottimo campo di coltivazione di germi e batteri, espone l’organismo a contrarre con maggior facilità le malattie infettive, quali febbre tifoidea, ecc.

Infatti colui che mantiene il suo colon pulito e sano corre assai minor rischio di contrarre malattie infettive. Immaginate quali possono esserci risultati del portare una cloaca dentro il vostro corpo. E dovete forse stupirvi, che le

malattie, causate da condizioni sudice esterne, prosperino egualmente, se trovano uguali condizioni sudice nell'interno? Riflettete un poco, amici.

Ora che abbiamo detto abbastanza per richiamare la vostra attenzione sui pericoli delle molte molestie che può cagionare un colon anormale (e potremmo riempire centinaia di pagine, con considerazioni sempre più convincenti sull’argomento) aspettiamo da voi la domanda: Sta bene, credo che tutto ciò che avete detto sia esatto e che spieghi le cause dei malanni di cui soffro, però che cosa debbo fare per liberarmi da queste cattive condizioni, e ricuperare e mantenere la salute normale a questo riguardo? Ecco la risposta: Prima liberatevi dalle accumulazioni anormali di sudiciume e poi mantenetevi puliti, lindi e sani seguendo le leggi della Natura. Procureremo d’insegnarvi il modo di ottenere i due risultati.

Se il colon è solo leggermente ostruito da materie fecali indurite, si può liberarsene aumentando i liquidi, stimolando i movimenti regolari e trattando l'intelligenza delle cellule dello stomaco (come verrà indicato più avanti); ma siccome la metà almeno delle persone che mentalmente fanno la su descritta domanda, hanno il colon più o meno pieno di vecchia materia fecale, indurita, compatta, di un colore verdognolo, stazionaria chi sa da quanti mesi, dobbiamo indicare un rimedio più radicale.

Siccome questa molestia l’abbiamo acquistata abbandonando i metodi naturali, dobbiamo in qualche modo aiutare la Natura a ristabilire le perdute condizioni normali, per avere in seguito un colon pulito e che adempia alla sua funzione.

Cercheremo un esempio nel regno animale. Sono già trascorsi parecchi secoli dacchè i nativi dell'lndia notarono che un uccello della famiglia dell'Ibis, uccello dal becco lungo, ritornava dalle sue peregrinazioni in condizioni pietose, dovute all’aver mangiato qualche grano troppo indigesto, ovvero all'essere stato in luogo dove mancava l'acqua da bere, od alle due cose insieme.

Quest'uccello arrivava alle sorgenti d`acqua in stato di prostrazione completa, tanto debole, che appena moveva le ali.

Esso riempivasi il becco con acqua della sorgente, e poi, introducendosi il becco nel retto, ne iniettava l'acqua nell’intestino, restando alleviato dopo pochi momenti. Ripeteva l'operazione parecchie volte finchè l'intestino restava completamente vuoto, poi si sdraiava a riposare per qualche minuto finchè riacquistava la vitalità e dopo aver ribevuto alla sorgente, poteva librarsi a volo forte ed attivo come prima.

I capi ed i sacerdoti delle tribù osservando questo fatto ed il sorprendente risultato ottenuto dall'uccello, cominciarono a riflettere sull’argomento, e qualcuno suggeri l'idea, che un tal metodo avrebbe potuto essere applicato con giovamento a un anziano, il quale, per poca attività o per abitudini sedentarie, abbandonando le abitudini naturali, soffriva di stitichezza.

S'industriarono a costruire un utensile primitivo simile ad una siringa di canna, con aggiuntavi una specie di cannello, e con tale istrumento iniettarono acqua calda di sorgente nell'intestino dell'anziano, che soffriva di stitichezza.

I risultati furono sorprendenti, l'anziano acquistò nuova vitalità, prese di nuovo moglie, e rientrò a far parte dei lavoratori attivi della tribù, riprese il posto di capo con la meraviglia degli uomini più giovani, che lo consideravano come già fuori di combattimento.

Gli anziani delle tribù, avuto sentore della cura adoperata con tanto successo, cominciarono ad andare alle sorgenti, portati sulle spalle dai più giovani, ed è tradizione che tornassero indietro colle proprie gambe.

Dalle relazioni pervenute fino a noi, è da dedurne che quelle primitive iniezioni dovevano avere un carattere molto energico, perche ivi è accennato che adoperavano diversi litri d'acqua, e che l'operazione terminava solo quando il colon dell'anziano venisse completamente liberato dalle feci. Pero noi non siamo partigiani di un trattamento così eroico, e poi è da ricordare che non siamo selvaggi.

Sì, la condizione anormale esige temporaneamente un aiuto alla Natura, per espellere dal colon questa sudicia accumulazione di feci, ed il miglior modo di liberarsene, una volta per sempre, è quello di seguire l'esempio dell'Ibis e del vecchio anziano, capo tribù, adoperando però gli apparecchi perfezionati del secolo ventesimo... Tutto quello che occorre è una siringa di gomma, e ancor meglio, un irrigatore.

Prendete mezzo litro d'acqua calda al punto da poter essere sopportata senza molestia dalla mano. Iniettate l’acqua nell'intestino, trattenetela nel colon pochi minuti, e poi fatela subito uscire. Le ore più adatte a questa operazione, sono quelle notturne. Alla notte seguente adoperate, nello stesso modo, un litro d`acqua calda. Lasciate una notte d'intervallo, ed alla notte seguente adoperatene un litro e mezzo. Poi lasciate un intervallo di due notti, e la terza notte adoperatene due litri. Gradualmente acquisterete la pratica per ritenere nel colon tale quantità di liquido, essendo le quantità più grandi meglio adatte a rammollire la materia vecchia, e le quantità più piccole più capaci a trascinare i frammenti distaccati e generalmente per sminuzzare e sloggiare la massa indurita.

Attenetevi alla media di due litri. Il vostro colon puo contenere molto di più, e certe persone adoperano iniezioni di quattro litri, però a noi sembra eccessiva una tale quantità. Fate un massaggio all'addome prima e dopo ciascuna iniezione, e quando avrete terminato, praticate la Respirazione completa Yogi, allo scopo di stimolare e regolarizzare la circolazione.

Il risultato di queste iniezioni non seconderà i nostri gusti estetici, però la questione è di liberarsi una volta per sempre dal sudiciume.

Il contenuto del colon, espulso con queste iniezioni iniziali, ha frequentemente un carattere assai sgradevole e ripugnante; si comprende quindi quanto sia

necessario espellere dal corpo quest'immondizia, che costituisce un assai grave pericolo per la salute.

In certi casi le feci che escono dal corpo sono dure e verdi come rame corroso, e la fetidezza che ne esala è tanta, che si ha una chiara idea del pericolo che corre il corpo trattenendole nel suo interno.

Questa non è una lettura piacevole, ma è necessaria per farvi comprendere l'importanza che ha la pulizia interna del vostro corpo.

Nella settimana in cui state ripulendo il colon, vi accorgerete dell'assenza, o quasi, dei movimenti ritmici degli intestini. Non vi spaventate per questo, che non è altro che l’effetto eell'acqua adoperata per l'evacuazione, e pochi giorni dopo terminata la cura, vi accorgerete del ritorno dei movimenti naturali e normali degl’intetini.

Ora dobbiamo richiamare la vostra attenzione sul fatto, che non è nostro intendimento di consigliare l'uso continuo del clistere: noi lo consideriamo come abitudine innaturale, e non ne riconosciamo la necessità, ed abbiamo la convinzione, che seguendo abitudini naturali, si può riacquistare l'uso dei movimenti normali degli intestini, senza alcun aiuto esterno. Proponiamo la siringa soltanto come mezzo preliminare per rammollire le vecchie accumulazioni di feci, anzi non ravvisiamo alcun inconveniente, se qualcuno l’adoperasse una volta al mese, onde prevenire il ripetersi di nuove accumula zioni. Non siamo però daccordo con certe scuole, che consigliano l'uso quotidiano della siringa; perchè essendo noi partigiani del ritorno puro e semplice ai sistemi naturali, crediamo che la Natura non richieda affatto una tale abitudine quotidiana.

I Yogi credono, che l'uso di acqua fresca e pura, la abitudine regolare di evacuare, ed un poco di «conversazione ›› con gl'intestini raggiungeranno lo scopo di liberarci dalla stitichezza.

Quando sarà trascorsa una settimana di uso della siringa (ed anche prima) cominciate a fare uso normale dell'acqua, come abbiamo indicato nel capitolo che tratta di quest'argomento. Bevete i due litri giornalieri, e noterete presto un miglioramento. Poi prendete l'abitudine di andare alla stessa ora ogni giorno, anche quan do non sentirete alcun stimolo di evacuare. Gradatarnente ne acquisterete lo stimolo normale essendo le abitudini parte dei disegni della Natura.

Troverete altresì utile dare a voi stessi auto-suggestioni mentre sorbite il vostro bicchiere pieno d'acqua. Dite a voi stessi: Sto bevendo quest’acqua per provvedere il mio corpo dei liquidi di cui necessita. Essa farà sì che i miei intestini si contrarranno con maggior libertà e regolarità, secondo i disegni della natura. Conservate nella mente l'idea di quello che cercate di realizzare e potrete ottenere il risultato desiderato con maggiore rapidità.

Ora vi esporremo un'idea che potrà sembrarvi assurda, se non scoprirete la filosofia che in essa è nascosta; e vi spiegheremo pure come attuarla,

riservandoci di trattarne la filosofia in un altro capitolo. Essa consiste nel «conversare ›› con gl'intestini. Date all'addome (seguendo la linea del colon) vari colpetti leggeri, con la mano, e ditegli (sì, parlategli): O colon, ti ho dato una buona lavatura, ti ho pulito e rinfrescato, ti sto fornendo i liquidi di cui abbisogni per fare l’opera tua a dovere, sto coltivando un’abitudine regolare, per darti l’opportunità di fare il tuo compito, per arti lavorare. Toccate la regione del colon varie volte dicendo: Ed ora colon all’opera! E rileverete che il colon ubbidirà

Probabilmente tutto ciò vi produrrà l’effetto di un gioco da bambini, ma ne afferrerete il senso nascosto quando leggerete il capitolo sul Controllo involontario..

Non è altro che un mezzo semplice per portare a compimento un fatto scientifico, un mezzo pratico per mettere in attività una forza potente.

Ora, amici miei, che siate stati o no affetti da stitichezza, scoprirete il gran valore del consiglio datovi.

Col suo mezzo le guance ridiventano rosee, la pelle liscia: dispariranno la lividezza, la lingua sudicia, la respirazione fetida, le molestie del fegato, e tutto il complesso dei sintomi prodotti da un colon ostruito, dall’immondizia accumulata, che avvelenava il corpo. Esperimentate questo metodo e comincerete a godere della vita, diventerete secondo natura, puliti e sani.

Ed ora, per finire, riempite il vostro bicchiere d'acqua brillante, chiara e fresca, brindare con noi: Qui sta la salute o la perdita di essa, e mentre la bevete lentamente, dite a voi stessi: Quest’acqua mi dà la salute e la forza, è il vero tonico della Natura!

Capitolo XIV

RESPIRAZIONE YOGI

La vita dipende in modo assoluto dall'atto del respirare. Respirare è vivere. Per quanto possano trovarsi in disaccordo fra loro, per dettagli di teoria e di terminologia, tuttavia sia gli orientali sia gli occidentali. tutti ammettono questi principi fondamentali.

Rcspirare è vivere, e non vi è vita senza respirazione. Non solo gli animali superiori basano la vita e la salute sulla respirazione, ma anche gli animali inferiori e perfino le piante debbono all'aria la loro esistenza.

Il bambino fa una larga e profonda inspirazione, la ritiene un momento per estrarre da essa le proprietà vitali e la esala con un lento vagito, ed in tal modo comincia la sua vita sulla terra.

Il vecchio emette un debole sospiro, cessa di respirare, e così la sua vita è giunta alla fine.

Dal soave soffio del bambino all’ultimo respiro del moribondo, si svolge una lunga serie di continue respirazioni. La vita stessa è una serie di respirazioni.

La respirazione può ritenersi come la più importante fra le funzioni del corpo, perchè da essa dipendono indubbiamente tutte le altre.

L'uomo può vivere qualche tempo senza mangiare, minor tempo senza bere, ma senza respirare la sua esistenza può continuare appena pochi minuti.

La vita dell'uomo dipende non solo dalla respirazione ma anche, ed in gran parte, dai modi corretti nel respirare, i quali debbono dargli perfetta vitalità ed immunità contro le malattie. Un controllo intelligente dell'atto respiratorio, prolunga la nostra vita, dandoci maggior somma di resistenza, mentre una respirazione trascurata, tende ad accorciare la vita, a diminuire la vitalità, ed apre la via ad innumerevoli malattie.

L'uomo nel suo stato normale, non ha bisogno di ricevere istruzioni per respirare, e come il bambino e l’animale inferiore, respira naturalmente e correttamente, secondo i disegni della natura; però anche in questo ha subìto 1' influenza modificatrice della civiltà. Ha contratto abitudini perniciose nel camminare, star in piedi, sedersi, le quali gli hanno tolto il diritto primitivo di una respirazione corretta e naturale. Ha pagato a caro prezzo la civiltà. Attualmente soltanto il selvaggio, che non sia stato contaminato dalle abitudini dell’uomo civilizzato, respira naturalmente.

La percentuale degli uomini civilizzati che respirano correttamente è molto bassa, ed il risultato si vede, nei petti contratti, nelle spalle cadenti, e nello spaventevole aumento delle malattie negli organi respiratorii, inclusovi il terribile mostro della consunzione. Eminenti autorità hanno affermato che una generazione di uomini che respirassero correttamente rigenererebbe la razza, e le malattie diventerebbero tanto rare, che l’apparire di qualcuna di esse, sarebbe considerato oggetto di curiosità. Se si studia l'argomento si osserverà che la relazione tra la respirazione naturale e la salute è evidente e spiegabile sotto ambedue i punti di vista: orientale e occidentale.

Gl’insegnamenti occidentali dimostrano che la salute fisica dipende essenzialmente da una respirazione corretta. I maestri orientali non solo ammettono che i loro fratelli occidentali hanno ragione, ma sostengono anche, che oltre il beneficio fisico derivante da una respirazione normale, il potere mentale dell'uomo, la sua felicità, il dominio su se stesso, la chiarezza di vedute, la moralità, e perfino lo sviluppo spirituale, possono venire aumentati, con l’approfondire e il praticare la scienza della respirazione.

Molte scuole di filosofia orientale sono state fondate su questa scienza; e le razze occidentali quando l'avranno applicata, dato il loro spirito pratico, otterranno grandi risultati. La teoria dell'oriente, unita alla pratica dell'occidentc, darà il suo frutto di degna progenie.

La scienza Yogi della respirazione, include tutto quello che è conosciuto dall'igienista e dal fisiologo occidentale, e per di più l’aspetto occulto dell’argomento. Non solo addita la strada verso la salute fisica, con la così detta respirazione profonda, com’è chiamata dagli scienziati occidentali, ma anche s’inoltra nelle fasi meno conosciute della questione.

Il Yogi realizza una serie di esercizi per mezzo dei quali ottiene il dominio sul corpo e diventa capace di inviare a qualsiasi organo o parte del corpo una maggior corrente di forza vitale o prana, fortificando e rinvigorendo in questo modo l'organo o la parte che de idera rinforzare. Egli è familiare con tutto ciò che il suo fratello, lo scienziato occidentale, conosce sugli effetti fisiologici di una respirazione corretta; però egli sa pure che nell'aria vi è qualche cosa di più dell'ossigeno, idrogeno e nitrogeno; e che la semplice ossigenazione del sangue non è l'unico fenomeno prodotto col respirare. Conosce qualche cosa intorno al Prana, che i suoi fratelli d'occidente ignorano, ed è al corrente della natura e maniera di manipolare questo gran principio di energia; ed è perfettamente informato circa i suoi effetti sul corpo e sulla mente umana.

Sa che con una respirazione ritmica si può mettere in vibrazione armonica con la natura, ed aiutare lo sviluppo dei suoi poteri occulti; e che controllando la sua respirazione, non solo può giovare a se stesso ed agli altri, ma perfino scacciare il timore, le preoccupazioni ed altre emozioni inferiori.

Trattando la questione della respirazione dobbiamo cominciare dal considerare il funzionamento meccanico, col quale si effettuano i movimenti della respirazione.

Il meccanismo della respirazione si manifesta prima col mezzo dei movimenti elastici dei polmoni ed in secondo luogo con l'attività delle pareti e del fondo della cavità toracica contenente i polmoni.

Il torace è quella porzione del corpo umano compresa fra il collo e l'addome, la cui cavità (chiamata cavità toracica) è principalmente occupata dal cuore e dai polmoni. È limitata dalla colonna vertebrale, dalle costole con le loro cartilagini, dallo sterno e, in basso, dal diaframma. Si chiama comunemente petto ed è ermeticamente chiusa; ha forma di cono, di cui l'estremità più piccola è rivolta all'insù; la parte posteriore è costituita dalla colonna vertebrale, l'anteriore dallo storno, ed i lati dalle costole.

Le costole sono ventiquattro, dodici per ogni lato della colonna vertebrale cui sono attaccate. Le sette superiori sono conosciute come vere costole, perchè sono legate direttamente allo sterno, ciò che non accade per le cinque inferiori, chiamate false costole o fluttuanti, perchè non legate come le superiori; le due parti superiori di queste ultime, aderiscono alle altre costole per mezzo di cartilagini, e le rimanenti, essendone prive, hanno libera la loro parte anteriore.

Nell'atto della respirazione le costole si muovono per mezzo di due involucri di muscoli superficiali, chiamati muscoli intercostali; il diaframma, divisione

muscolare, a cui più sopra abbiamo accennato, divide la cassa del petto dalla cavità addominale.

Nell'atto dell'inspirazione, i muscoli dilatano i polmoni, creando così un vuoto, dove l’aria si precipita in accordo con la ben nota legge fisica.

Tutto il processo della respirazione dipende dai riferiti muscoli, i quali si possono ben a ragione chiamare muscoli respiratori. Senza l'aiuto di questi muscoli non si possono dilatare i polmoni, e la scienza di respirare dipende in gran parte dal corretto uso e controllo di essi; da ciò risulta la facilità di ottenere il maggior grado di espansione polmonare e di assorbire la maggior quantità delle proprietà vitali dell'aria.

I Yogi classificano la respirazione in quattro metodi generali che sono:

1) Respirazione alta;2) Respirazione media;3) Respirazione bassa;4) Respirazione completa Yogi.

Daremo un’idea generale dei tre primi metodi e tratteremo più largamente del quarto, sul quale principalmente si basa la scienza Yogi della respirazione.

1) RESPIRAZIONE ALTA

Questa forma di respirazione è considerata in Occidente come respirazione clavicolare. Colui che respira in questo modo, innalza le coste, le clavicole e le spalle, contraendo in pari tempo l'addome, il quale spinge il suo contenuto verso il diaframma, che a sua volta si innalza.

In questa maniera di respirare s`impiega la parte superiore del petto e dei polmoni, che è la più piccola, e per conseguenza solo una minima parte d’aria penetra in essi. Di più quando il diaframa s'innalza non può espandersi in quella direzione. Lo studio anatomico del petto convincerà qualunque studioso, che con questo metodo si fa il massimo sforzo per ottenere il minimo beneficio. La respirazione alta è provatamente la peggior forma di respirazione che si conosca, edl esige il maggior dispendio d’energia per ottenere la minor somma di profitto. Questa dissipazione d’energia, per ottenere risultati meschini, è molto comune in occidente, specialmente tra le donne; e perfino cantanti e sacerdoti, avvocati, ed altri che dovrebbero saperlo, l'usano per ignoranza.

Molte malattie degli organi vocali della respirazione possono attribuirsi a questo barbaro metodo di respirazione, e lo sforzo imposto ad organi così delicati dà per risultato le voci rauche e spiacevoli che sentiamo da ogni parte. Molte delle persone che respirano in questo modo finiscono per adottare la pratica ripugnante di respirare dalla bocca, descritta ampiamente in apposito capitolo nel volume: La respirazione e la salute (1) e nel capitolo XVII di questo libro.

Allo studioso che avesse qualche dubbio su quanto abbiamo detto relativamente a questa forma di respirazione, consigliamo il seguente

esperimento: espellere tutta l'aria contenuta nei polmoni, e, collocato in piedi con le mani ai lati, alzare le spalle e le clavicole e respiri. Osserverà che l'aria immessa e poi emessa e in quantità molto minore di quella normale. Poscia, ripeta l’esperimento con le mani ai lati e con le spalle e le clavicole in posizione normale: riceverà una lezione obiettiva di respirazione molto più facile a ricordare che le parole stampate o parlate.

2) RESPIRAZIONE MEDIA

Questo metodo di respirazione è conosciuto dagli studiosi occidentali come respirazione intercostale, e benchè meno difettosa della respirazione alta, è molto inferiore a quella bassa ed alla respirazione completa Yogi. Nella respirazione media il diaframma sale, l'addome si contrae, le costole si innalzano un poco ed il petto si dilata parzialmente. Questa respirazione è molto comune tra gli uomini che non hanno studiato l’argomento; però, essendovi due metodi migliori, noi l'abbiamo qui appena accennato principalmente per richiamare l’attenzione sui difetti di questo metodo.

3) RESPIRAZIONE BASSA

Questo sistema è senza paragone migliore dei due precedenti, e da qualche anno molti scrittori occidentali ne hanno decantata l'efficacia sfruttandolo sotto i nomi di Respirazione addominale, Respirazione profonda, Respirazione diaframmatica, ecc, ed hanno fatto benissimo, avendo richiamato l'attenzione del pubblico ed inducendo molte persone ad adottarlo in cambio dei metodi inferiori e pregiudizievoli già menzionati.

Molti «sistemi» di respirazione sono stati elaborati intorno alla respirazione bassa, e gli studiosi han pagato prezzi elevati per apprendere questi nuovi (?) sistemi. Ma, come abbiamo detto, il risultato fu molto buono e, dopo tutto, gli studiosi che hanno pagato alti prezzi per apprendere vecchi sistemi aggiornati, indubbiamente hanno speso bene il loro denaro.

Comunque molte autorità occidentali dicono e scrivono che questo metodo è la miglior forma di respirazione, i Yogi sanno che esso non è che una parte di un altro sistema, da loro impiegato durante secoli e conosciuto sotto il nome di Respirazione completa. Tuttavia bisogna convenire che è necessario aver familiarità con i principi della Respirazione bassa, prima di poter farsi un'idea chiara della Respirazione completa.

Torniamo quindi a studiare il diaframma. Che cosa è esso? Sappiamo che è il muscolo appiattito situato come un setto a forma di cupola fra la cavità toracica e quella addominale. Con la faccia superiore convessa più alta a destra che a sinistra, corrisponde sui lati, alle pleure e ai lati del polmone, nel centro, al pericardio e al cuore; con la faccia inferiore concava corrisponde alla milza, ai reni e alle capsule surrenali. Quando è in riposo presenta una superficie concava verso l’addome, cioè: il diaframma, guardato dall’addome, pare come il cielo guardato dalla terra. Quando il diaframma funziona, la protuberanza si abbassa ed il diaframma fa pressione sugli organi addominali e spinge all'infuori l’addome. Nella respirazione bassa si dà miglior giuoco ai polmoni, che nei

metodi già menzionati e quindi si inspira maggior quantità d'aria. Questo fatto ha indotto la maggioranza degli scrittori occidentali a dire e scrivere che la respirazione bassa (da essi chiamata Respirazione addominale) è il metodo perfetto di respirazione, conosciuto dalla scienza.

Ma il Yogi orientale conosce da molto tempo un metodo migliore, ed alcuni scrittori occidentali hanno riconosciuto l’esattezza di questa asserzione. Il difetto di tutti i metodi di respirazione, fatta eccezione della Respirazione completa Yogi, consiste nel fatto che nessuno di essi permette ai polmoni di riempirsi d'aria e, nel migliore dei casi, solo una parte dello spazio polmonare è occupato dall’aria. La respirazione alta riempie solo la parte superiore dei polmoni; la media solo la parte media e parte di quella superiore; la bassa solo le parti inferiore e media. È evidente che qualunque metodo che riempia interamente lo spazio polmonare debba essere preferito a quelli che lo riempiono soltanto parzialmente. Qualunque metodo che riempirà interamente lo spazio polmonare sarà di gran valore per l'uomo, perchè permetterà di assorbire maggior quantità di ossigeno, e d'immagazzinare maggior somma di Prana. La respirazione completa è proclamata dagli Yogi come la miglior respirazione conosciuta dalla scienza.

4) RESPIRAZIONE COMPLETA YOGI

La respirazione completa Yogi contiene tutto il buono, senza le particolarità censurabili di quella alta, media e bassa. Essa mette in azione tutto l’apparato respiratorio: ogni parte dei polmoni, ogni cellula d`aria ed ogni muscolo respiratorio. Tutto l'organismo respiratorio ubbidisce a questo metodo di respirazione e, col minor dispendio d'energia, si ottiene la maggior somma di beneficio.

La capacità del petto raggiunge i suoi limiti normali ed ogni parte del meccanismo realizza le sue funzioni ed il suo lavoro naturale. Una delle caratteristiche più importanti di questo metodo di respirare, è che i muscoli respiratori entrano completamente in azione, mentre le altre forme di respirazione utilizzano solo una parte di essi.

Nella respirazione completa, fra gli altri muscoli, quelli che controllano le costole lavorano attivamente, ciò che aumenta lo spazio nel quale i polmoni possono dilatarsi, ed inoltre offre un punto d'appoggio adeguato agli organi, quando ne necessitano, applicando la natura a questo processo il principio della leva. Certi muscoli mantengono le costole inferiori fermamente a posto, mentre altri le curvano all’infuori.

Cosicchè, con questo metodo, il diaframma è controllato perfettamente, ed è capace di eseguire debitamente le sue funzioni prestando il maximum di utilità e di servizio.

Nell’azione delle costole, quelle inferiori sono controllate dal diaframma che le tira leggermente verso il basso, mentre altri muscoli le mantengono a posto, e gl’intercostali le spingono in fuori, risultando da quest'azione combinata il massimo aumento della cavità del petto. Oltre a ciò le costole superiori sono

anche alzate e spinte all'esterno dai muscoli intercostali, ciò che aumenta la parte superiore del torace sino al suo maggior grado di estensione.

Se avete studiato le caratteristiche speciali dei quattro metodi di respirazione summenzionati, avrete notato che la Respirazione completa comprende tutti gli aspetti benefici degli altri tre metodi, oltre ai vantaggi reciproci dell'azione combinata delle parti superiori e medie del petto, della regione del diaframma e del ritmo normale così ottenuto.

La respirazione completa Yogi, è il metodo fondamentale di tutta la scienza Yogi della respirazione, e lo studioso deve familiarizzarsi con essa e rendersene completamente padrone, prima di poter ottenere risultati dalle altre forme di respirazione menzionate in questo libro. Non deve contentarsi di impararla a memoria, ma deve lavorare seriamente fino a che arrivi a costituirsi il suo metodo naturale di respirazione. Occorreranno: lavoro, tempo, e pazienza: senza di essi mai si ottiene qualche cosa d'importante. Non è una via piana quella che conduce alla scienza della respirazione, e lo studioso deve prepararsi a praticare e lavorare seriamente, se desidera raccogliere qualche frutto. I risultati ottenuti dalla completa padronanza della scienza di respirare sono grandi, e nessuno, tra quelli che avranno raggiunto tale padronanza, cercherà di tornare ai vecchi metodi; anzi, dirà ai suoi amici che si considera ricompensato ad esuberanza di tutto il suo lavoro. Ciò diciamo, perchè si comprenda bene l'importanza e la necessità d'assimilare questo metodo fondamentale della respirazione Yogi, invece di lasciarlo da parte e di provare subito qualcuno degli esercizi che si esporranno in seguito. e che potrebbero più facilmente richiamare l'attenzione. Di nuovo ripetiamo: cominciate bene ed i risultati saranno buoni, però se si trascura la base fondamentale, tutta la costruzione presto o tardi crollerà.

Talvolta il miglior modo d'insegnare come si acquista la respirazione completa Yogi, sarebbe quello di dare semplici istruzioni sulla respirazione stessa, seguite da osservazioni generali e da esercizi per sviluppare il torace, i muscoli ed i polmoni, poco o imperfettamente sviluppati, per gl’imperfetti metodi di respirazione praticati per il passato.

Prima di procedere oltre diremo che la respirazione completa non ha niente di forzato od anormale, ma invece consiste nel ritornare ai primi principi, tornare alla Natura.

Tanto il selvaggio adulto quanto il bambino civilizzato respirano nel modo suddetto, quando sono sani: ma l'uomo civilizzato ha adottato metodi antinaturali di vivere, vestire, ecc., ed ha perduto questo diritto che aveva alla sua nascita. Facciamo notare al lettore che la respirazione completa non consiste necessariamente nel riempire del tutto i polmoni con ogni inspirazione. Si può immettere la quantità abituale d'aria, usando il metodo di respirazione completa e distribuirla in tutte le parti dei polmoni, in maggior o minor quantità; ma bisognerebbe fare una serie di respirazioni complete, varie volte, ciascun giorno, allo scopo di conservare in ordine ed in buone condizioni l’organismo.

ll seguente semplice esercizio vi permetterà di farvi un'idea chiara di quello che è la respirazione completa:

1) In piedi o seduto, col busto in posizione verticale, e respirando per mezzo delle fosse nasali, si inspira con forza, riempiendo prima la parte inferiore dei polmoni, ciò che si ottiene movendo il diaframma, il quale, nel discendere, esercita una lieve pressione sugli organi addominali e spinge la parte frontale dell'addome. Poi si riempie la regione media dei polmoni, facendo salire le coste inferiori, lo sterno ed il petto. In seguito si riempie la parte superiore dei polmoni, spingendo in avanti ed alzando la parte superiore del petto, comprese le sei o sette paia di coste superiori. Nel movimento finale l’addome si contrarrà leggermente, e questo movimento dà appoggio ai polmoni ed aiuta anche a riempire la loro parte superiore.

Alla prima lettura potrà sembrare che questa respirazione consista in tre movimenti distinti, ma ciò non è esatto. L'inspirazione è continua, e tutta la cavità toracica, dal diaframma sino al punto più elevato del petto nella regione clavicolare, si dilata con movimento uniforme.

Bisogna evitare le inspirazioni brusche, ma cercare di ottenere un'azione regolare e continua. La pratica dominerà subito la tendenza a dividere l’inalazione in tre movimenti e darà per risultato una respirazione continua ed uniforme. Basteranno poche prove perchè si possa completare l'inspirazione in un paio di secondi.

2) Trattenere il respiro alcuni secondi.

3) Espirare molto adagio, mantenendo il petto in posizione ferma, facendo rientrare un po' l'addome ed innalzandolo lentamente a misura che l'aria lascia i polmoni. Quando l’aria è stata completamente esalata, rilassare il petto e l'addome. Una breve pratica renderà facile questa parte dell'esercizio, ed una volta acquistata, il movimento verrà eseguito quasi automaticamente.

È da notare che con questo metodo di respirazione tutte le parti dell'apparato respiratorio entrano in azione. e tutte le parti dei polmoni fuzionano, comprese le più lontane cellule d'aria. La cavità del petto si espande in ogni direzione.

Si osserverà anche che la respirazione completa è in realtà una combinazione delle respirazioni, bassa, media e alta, succedentisi rapidamente nell’ordine indicato, in modo da formare una respirazione uniforme, continua e completa.

Se si esegua l'esercizio davanti ad un grande specchio, posando leggermente la mano sull'addome, in modo da porterne sentire i movimenti, si noterà che ciò aiuta molto a comprendere il meccanismo della respirazione completa.

Alla fine dell'inspirazione è utile alzare di tanto in tanto le spalle, le quali a loro volta alzano le clavicole e permettono all’aria di penetrare nel piccolo lobulo del polmone destro, « dove, alcune volte, ha origine la tubercolosi ››.

In principio si incontreranno maggiori o minori dlifficoltà nel dominare la respirazione completa, ma con un poco di pratica esse si appianeranno, e quando si sarà acquistata la padronanza di questo metodo, non si tornerà mai più, volontariamente, agli antichi metodi.

Capitolo XV

EFFETTI DELLA RESPIRAZIONE CORRETTA

Non sarà mai troppo l’intrattenersi a parlare dei vantaggi della respirazione completa; e senza dubbio lo studioso che ha letto con attenzione le pagine precedenti, sarà rimasto convinto dei vantaggi di tale pratica.

La respirazione completa può giovare a tal punto, da rendere la persona che la pratica, immune dalla tubercolosi ed altre affezioni polmonari, ed allontanerà perfino la possibilità di contrarre raffreddori, bronchiti, ecc. La tubercolosi è dovuta particolarmente ad una diminuzione della vitalità, che si può attribuire ad una insufficiente immissione d`aria. La diminuzione di vitalità lascia l’organismo indifeso contro i germi delle malattie. La respirazione incompleta facilita l’inattività di gran parte dei polmoni, e così prepara un campo di cultura propizio per i bacilli, che subito l’invadono e producono guasti. Un tessuto polmonare buono e sano resiste all'invasione dei germi, e l'unico modo per renderlo tale, è di utilizzare completamente i polmoni.

I tisici, d'ordinario, posseggono un torace stretto. Che vuol dire ciò? Semplicemente, che essi hanno usato abitudini improprie di respirazione, e la conseguenza è stata che il torace non ha potuto svilupparsi ed ampliarsi. La persona che metterà in pratica la Respirazione completa otterrà un torace ampio e bene sviluppato, e con l'adozione di questo metodo si potrà, a forza d'esercizio, far ritornare alle proporzioni normali un piccolo torace, ed in quest`ultimo caso l'ampliazione della cavità toracica sarà questione di vita o di morte.

Si può arrestare lo sviluppo dei raffreddori (quando sono all’inizio) seguendo con energia parecchie Respirazioni complete. Nel caso che si senta freddo bastano a far ritornare il calore alcuni minuti di respirazione vigorosa. Molti raffreddati possono guarirsi con la respirazione completa e col parziale digiuno per un giorno.

La qualità del sangue dipende in gran parte dalla sua completa ossigenazione nei polmoni, e se ciò non si avvera il sangue s'impoverisce e si sovraccarica di ogni specie d`impurità e l'organismo, soffrendo per penuria di nutrimento, viene avvelenato dai prodotti e residui non eliminati. Come il corpo, così ogni organo ed ogni parte, dipendono dal sangue per il loro nutrimento; è quindi evidente che un sangue impuro produrrà un effetto dannoso sull'intero organismo. ll rimedio è semplicissimo: mettete in pratica la Respirazione completa Yogi.

Lo stomaco ed altri organi della nutrizione risentono molto danno da una respirazione imperfetta. Non solo vengono mal nutriti per mancanza d'ossigeno, ma siccome pure l'alimento deve assorbire l'ossigeno prima di poter essere digerito ed assimilato, sarà facile il rilevare che la digestione e l'assimilazione vengono ostacolate da una respirazione difettosa.

Lo stesso sistema nervoso viene a soffrire per una respirazione incompleta, ed il cervello, il midollo spinale, i centri nervosi ed i nervi, diventano istrumenti deboli e disadatti, per generare, immagazzinare e trasmettere le correnti nervose, quando ricevono un nutrimento insufficiente dal sangue; conseguenza questa di non avere i polmoni assorbita una sufficiente quantità d'ossigeno.

Un altro aspetto dell'argomento è questo, che le stesse correnti nervose, o per meglio dire, la forza che emana da esse diminuisce per mancanza di una respirazione regolare; però di ciò ci occuperemo in altri capitoli di questo libro, accontentandoci, per ora, di richiamare l'attenzione del lettore sul fatto, che il meccanismo nervoso diventa uno strumento inefficace per trasmettere la forza nervosa, e ciò indirettamente come risultato di una respirazione difettosa.

Nel praticare la respirazione completa, il diaframma si contrae durante l’inspirazione, ed esercita una lieve pressione sul fegato, sullo stomaco e su altri organi, la quale, insieme al movimento ritmico dei polmoni, esercita un leggero massaggio sui detti organi, e ne stimola l' azione ed il funzionamento normali. Ogni respiro collabora a quest’azione interna, ed eccita la produzione di una circolazione normale negli organi della nutrizione e dell'eliminazione. Nelle respirazioni alta e media gli organi perdono il beneficio prodotto da questo massaggio interno.

Il mondo occidentale, attualmente, da molta importanza alla cultura fisica, e ciò è bene. Però dovrebbe riflettere che la cultura fisica non consiste soltanto nell'esercizio dei muscoli esterni, e che anche gli organi interni hanno bisogno d`esercizio, e a tal uopo la Natura indica una respirazione normale, e, come principale strumento di questa, il diaframma. Il movimento di quest'ultimo mette in vibrazione gl'importanti organi della nutrizione e dell’eliminazione, manipolandoli ed eseguendo una specie di massaggio, e ad ogni inspirazione ed espirazione, fa precipitare e subito ritrarre il sangue e così tonifica in generale tutto l’organismo.

Ogni organo o parte del corpo che non viene esercitato si atrofizza gradatamente e cessa di funzionare come dovrebbe, e la mancanza d'esercizio interno, prodotto dall' azione del diaframma, conduce all'infermità degli organi.

La respirazione completa, invece, determina un proprio movimento normale del diaframma ed esercita la parte media e superiore del petto, riuscendo veramente effìcace e completa nella sua azione.

Dal punto di vista della fisiologia occidentale, senza tener conto della scienza e filosofia orientali, il sistema Yogi della respirazione completa è d'importanza

vitale per ogni uomo, donna, o bambino che cerchino di acquistare e conservarsi la salute.

La stessa semplicità del sistema Yogi impedisce a molti di prenderlo in serio esame, mentre sciupano fortune in cerca di salute per mezzo di sistemi complicati e costosi.

La salute bussa alla loro porta, ed essi non rispondono.

In verità, la pietra che viene respinta dai costruttori, è proprio la pietra angolare del Tempio della Salute.

Capitolo XVI

ESERCIZI DI RESPIRAZIONE

Esporremo ora tre forme di respirazione molto usuali tra i Yogi. La prima è la ben conosciuta Respirazione purificatrice Yogi, alla quale particolarmente si attribuisce la gran resistenza polmonare posseduta dai Yogi. Abitualmente essi finiscono ogni esercizio di Respirazione con questa Respirazione purificatrice, e noi abbiamo seguito lo stesso piano in questo libro. Diamo anche l'esercizio Vitalizzatore dei nervi che è stato trasmesso da secoli tra i Yogi, esercizio che non è stato mai preferito dai maestri occidentali di cultura fisica, neanche quando alcuni di essi lo hanno preso in prestito dai maestri Yogi. Termineremo il capitolo con la Respirazione vocale, alla quale, in gran parte, si deve la voce melodiosa vibrante e bella dei Yogi orientali. Affermiamo che se questo libro non contenesse altro che questi tre esercizi, sarebbe tuttavia di un valore incalcolabile per lo studioso occidentale. Accettatelo come un dono dei vostri fratelli d'Oriente e mettetelo in pratica.

RESPIRAZIONE PURIFICATRICE YOGI

Gli Yogi conoscono una forma prediletta di respirare che mettono in pratica quando sentono il bisogno di ventilnre e pulire i polmoni. Terminano molti dei loro esercizi respiratori con questa respirazione e, come abbiamo detto, noi seguiamo lo stesso metodo in questo libro. Questa Respirazione purificatrice ventila e pulisce i polmoni, stimola le cellule, tonifica gli organi respiratori e contribuisce a mantenere un buon stato generale di salute, rinfrescando per di più l'intero sistema. Oratori, cantanti, ecc., troveranno questa respirazione di gran valore per il riposo dei loro organi respiratori affaticati.

1) Inspirare col metodo della respirazione completa2) Ritenere l’aria per alcuni secondi.3) Porre le labbra in atteggiamento di fischiare (però senza gonfiare le

gole) ed emettere con vigore, attraverso all’apertura di esse, un poco d`aria. Trattenere l'aria un momento ancora immagazzinata, e subito dopo emetterla in

piccole porzioni, fino a che venga del tutto esaurita. Si ricordi che bisogna impiegare molta energia nell'esalare l’aria.

Si noterà che questa respirazione è molto riparatrice quando ci si sente stanchi e abbattuti dalla fatica, ed una prova convincerà lo studioso della sua efficacia. Questo esercizio non deve eseguirsi fino a che non si riesca a realizzarlo con facilità e naturalezza, e sarà praticato dopo molti altri esposti in questo libro, e perciò interamente compreso.

RESPIRAZIONE YOGI VITALIZZATRICE DEI NERVI

Quest'esercizio è molto apprezzato dagli Yogi, che lo considerano come uno dei migliori fra quelli conosciuti, e l’impiegano a stimolare e rinvigorire i nervi. Scopo di quest’esercizio è di tonificare il sistema nervoso, e di sviluppare la forza, l’energia e la vitalità. Quest’esercizio stimola i centri nervosi importanti, i quali, a loro volta, influiscono e danno energia a tutto il sistema nervoso, e distribuiscono maggior forza di fluido nervoso a tutte le parti del corpo.

1) Stare in piedi con il capo eretto.2) lnspirare l’aria col metodo della respirazione completa e ritenerla.3) Stendere le braccia in avanti, un po' flosce, con appena la forza

occorrente per tenerle in posizione.4) Attrarre lentamente le mani verso le spalle, contraendo gradualmente i

muscoli, in modo che quando i pugni arrivano alle spalle, siano talmente chiusi come se si volesse fare un movimento di tremolio.

5) Conservando i muscoli contratti, rimettere lentamente i pugni alla posizione anteriore, e, mantenendo lo stato di tensione, tornare indietro rapidamente, ripetendo i movimenti varie volte.

6) Espirare vigorosamente dalla bocca.7) Praticare la Respirazione purificatrice.

L’efficacia di questo esercizio dipende principalmente dalla rapidità nel ritirare i pugni, dalla tensione dei muscoli, e, naturalmente, dall'inspirazionc completa. Per apprezzare quest’esercizio bisogna provarlo; è un rinvigoritore senza uguali.

RESPIRAZIONE VOCALE YOGI

I Yogi impiegano pure una forma di respirazione per lo sviluppo della voce. Essi si distinguono per la loro voce ammirevole, forte, soave, chiara, di grande potenza.

Avendo essi praticato questa forma particolare di esercizio respiratorio, hanno ottenuto come risultato di rendere la loro voce soave, calda e melodiosa.

Il seguente esercizio darà col tempo le dette qualità e la voce Yogi allo studioso, che lo seguirà con perseveranza. È da notare però che questa forma di respirazione deve impiegarsi soltanto come un esercizio occasionale e non come forma regolare di respirazione.

1) Col metodo della respirazione completa, inspirare l'aria lentamente e continuamente dalle narici, prolungando l'inspirazione il maggior tempo possibile.

2) Ritenere l'aria pochi secondi.3) Espellere l'aria in un respiro, vigorosamente, attraverso la bocca

aperta.4) Dar riposo ai polmoni, per mezzo della Respirazione purificatrice.

Senza approfondirci nelle teorie Yogi intorno alla produzione del suono, nel parlare e nel cantare, diremo che l’esperienza ha loro insegnato, che il timbro, la qualità e la potenza di una voce, dipendono, non solo dagli organi vitali della gola, ma anche dai muscoli facciali, i quali vi hanno molta azione. Alcuni uomini di ampio petto, producono soltanto un piccolo suono, mentre altri, di petto relativamente stretto, producono suoni di una forza e qualità sorprendenti.

Ecco un esperimento interessante che vale la pena di provare:

Collocatevi di fronte ad uno specchio con le labbra in posizione di fischiare, fischiate ed osservate la forza della vostra bocca e l'espressione generale del viso. Immediatamente dopo cantate o parlate come fate abitualmente e osservate la differenza. Allora tornate a fischiare per alcuni secondi, e senza cambiare la posizione delle vostre labbra e del viso cantate poche note e constaterete quale vibrante, sonoro chiaro e bel suono si produce.

I seguenti SETTE ESERCIZI sono impiegati a preferenza dagli Yogi per sviluppare i polmoni, i muscoli, i nervi, i gangli, le cellule d'aria, ecc. Sono semplicissimi ma efficacissimi. Ma la loro semplicità non deve diminuire l'interesse che meritano poichè sono il risultato di accurati esperimenti degli Yogi, e rappresentano l'essenza di numerosi esercizi, molto complicati dai quali sono state eliminate le parti superiori.

1) RESPIRAZIONE TRATTENUTA

Questo è un esercizio importantissimo tendente a fortificare e sviluppare, ad un tempo, i muscoli respiratori ed i polmoni, e la sua pratica costante contribuisce anche ad ampliare il torace. Gli Yogi hanno constatato, che una ritenzione occasionale del respiro, dopo che i polmoni siano stati riempiti con una respirazione completa, è utilissimo, non solo per gli organi respiratori, ma anche per gli organi della nutrizione, per il sistema nervoso e per il sangue.

Conoscono anche che la respirazione così trattenuta raccoglie tutti i residui e che, quando si espira, porta via con se le materie usate dell’organismo e pulisce i polmoni, nello stesso modo che un purgante pulisce gli intestini.

Gli Yogi raccomandano questo esercizio per vari disordini dello stomaco, del fegato, del sangue, e trovano anche che spesso esso sana il cattivo alito , dovuto molte volte a polmoni poco ventilati. Raccomandiamo agli studiosi di prestare la miglior attenzione a quest’esercizio.

Ecco il modo di praticarlo:

a) In piedi e col capo eretto.b) Inspirare col metodo della respirazione completa.c) Trattenere l'aria che si può senza sforzo.d) Espirare rigorosamente dalla bocca aperta.e) Praticare la Respirazione purificatrice.

In principio la ritenzione del respiro può farsi solo per pochi secondi, però, con un po' di pratica, si faranno grandi progressi. Sarà utile consultare un orologio per constatare i miglioramenti che di mano in mano si ottengono.

2) STIMOLO DELLE CELLULE POLMONARI

Quest'esercizio serve a stimolare le cellule d'aria dei polmoni, però i principianti non debbono praticarlo eccessivamente, nè eseguirlo con troppa energia. ln alcuni, sul principio, può produrre una leggera vertigine e vi si rimedia sospendendo l'esercizio e camminando per un poco.

a) In piedi, col corpo eretto e con le mani sui fianchi.b) Inspirare molto adagio e gradatamente.c) Mentre si inspira battere dolcemente il petto con le punte delle dita, percorrendolo continuamente, in tutta la sua estensione.d) Quando i polmoni saranno pieni, ritenere la respirazionc e colpire il petto con le palme delle mani.e) Praticare la Respirazione purificatrice.

Questo esercizio stimola e tonifica tutto il corpo ed è una pratica dei Yogi, molto conosciuta. Molte cellule d'aria dei polmoni perdono la loro attività per causa di respirazioni incomplete e sovente finiscono per atrofizzarsi. Colui che avrà per anni usato respirazioni incomplete, non troverà facile mettere in attività immediatamente, con la respirazione completa, le suddette cellule d`aria trascurate, però la pratica di quest'esercizio aiuterà molto a far ottenere il risultato che si desidera.

3) DISTENSIONE DELLE COSTOLE

Abbiamo spiegato che le costole sono fissate da cartilagini che ammettono una considerevole espansione. Nella respirazione normale le costole disimpegnano una arte importante e sarà bene dar loro occasionalmente un po` di speciale esercizio allo scopo di conservare la loro elasticità.

L'abitudine che hanno molti occidentali di stare, seduti o in piedi, in posizione antinaturale, fa perdere alle costole la loro elasticità e quest’esercizio gioverà molto per evitare o combattere il difetto di cui sopra.

a) In piedi e col corpo eretto.b) Collocare le mani ai due lati del corpo, il più possibile sotto le ascelle, i pollici diretti verso la schiena, le palme sul torace con le dita protese sul petto.c) Inspirare col metodo della respirazione completa.

d) Ritenere l'aria per pochi momenti.e) Quindi comprimere dolcemente i lati ed esalare nello stesso tempo lentamente.f) Praticare la Respirazione purificatrice.

Quest'esercizio deve eseguirsi con precauzione e moderazione.

4) ESPANSIONE DEL TORACE

Il petto è molto facile a contrarsi, a causa della posizione inclinata nella quale si deve stare quando si lavora, ecc. Quest'esercizio è utilissimo per restaurare le condizioni naturali, ed ottenere l'espansione del torace.

a) In piedi e col corpo eretto.b) Inspirare col metodo della respirazione completa.c) Ritenere l'aria.d) Stendere le braccia avanti, a livello delle spalle, con i pugni stretti.e) Portare vigorosamente i pugni all'infuori, in linea retta con le spalle.f) Tornare alla posizione d, da questa alla e. Ripetere l'esercizio varie volte.g) Espirare vigorosamente dalla bocca aperta.h) Praticare la Respirazione purificatrice.

Questo esercizio va eseguito con prudenza e senza troppo affaticarsi.

5) ESERCIZIO CAMMINANDO

a) Camminare a passo misurato, a testa alta, mento rientrato, spalle indietro.b) Inspirare con la respirazione completa contando (mentalmente) da 1 a 8, un numero ad ogni passo, e facendo in modo che l'inspirazione duri il tempo impiegato a fare gli otto passi.c) Espirare lentamente dalle narici, contando, come all'esempio b.d) Riposarsi tra le respirazioni, senza sospendere il cammino e contando, come all'esempio b.e) Ripetere finchè si sente un principio di stanchezza, riposare un momento; ricominciar l'esercizio e ripeterlo varie volte al giorno.

Alcuni Yogi modificano l'esercizio, ritenendo l’aria mentre contano da 1 a 4, ed esalando nel contare da quattro a otto.

6) ESERCIZIO DELLA MATTINA

a) In piedi, col corpo eretto, in attitudine militare, testa alta, sguardo diritto, spalle indietro, ginocchi fermi e braccia ai fianchi.b) Alzarsi sulle punte dei piedi, inspirando lentamente, con fermezza.c) Ritenere l'aria pochi secondi, nella stessa posizione.d) Espirare lentamente dal naso e tornare adagio alla prima posizione.e) Eseguire la Respirazione purificatrice.

f) Ripetere l'esercizio su di una gamba sola, alternando la destra e la sinistra.

7) PER STIMOLARE LA CIRCOLAZIONE

a) In piedi, col corpo eretto.b) Inspirare l'aria con la respirazione completa e ritenerla.c) Inclinarsi leggermente in avanti ed impugnare un bastone con energia e fermezza, usando gradatamente tutta la forza nello stringerlo.d) Lasciare l’impugnatura del bastone, tornare alla posizione a, espirando lentamente.e) Ripetere varie volte.f) Terminare con la Respirazione purificatrice.

Quest`esercizio può eseguirsi senza bastone, afferrando un bastone con l’immaginazione, ed usando la volontà per esercitare la pressione. È un esercizio favorito dei Yogi per stimolare la circolazione, conducendo il sangue dalle arterie alle estremità, e facendo tornare il sangue dalle vene al cuore ed ai polmoni, perchè possa prendere l’ossigeno inspirato con l’aria.

Nei casi di circolazione difettosa non vi è abbastanza sangue nei polmoni per assorbire tutto l’ossigeno inspirato, e l'organismo non può trarre tutto il profitto possibile dalla migliorata respirazione.

Specialmente in questi casi, è utile praticare questo esercizio, opportunamente, accompagnato dal regolare uso della Respirazione completa.