Guy de Maupassant - Le Horla (ITA) [Trad. G. Mura]

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GUY DE MAUPASSANT

LE HORLATraduzione di Guido Mura

NOTA AL TESTO

Il testo di Guy de Maupassant viene presentato in una nuova traduzione italiana, che cerca di rendere fedelmente anche il periodare concitato del narratore, il sapore ottocentesco delle sue esclamazioni, il ripetersi delle parole, che si sforza di conservare, quando possibile, il suono delle lettere, gli artifici retorici e il gusto quotidiano dello stile. Si tratta di uno stile volutamente semplice, pieno di parole comuni, che accrescono nel lettore il sentimento della normalit, della verit dellenunciato, ma disposte con straordinaria efficacia, nei momenti di maggiore tensione narrativa. Mediante questo lessico privo di ricercatezze si sviluppa il percorso del narratore, che introduce il lettore in un mondo di quotidiana follia, dove la certezza scompare, per far posto ad una realt alternativa, ma non meno vera, dove lassurdo sinsinua tra le maglie del possibile e lo compenetra di quella impalpabile ma pesante sostanza che la materia prima degli incubi.

8 maggio. - Che stupenda giornata! Ho trascorso lintera mattina disteso sullerba, davanti alla mia casa, sotto lenorme platano che la protegge e la ricopre completamente con la sua ombra. Amo questo paese e amo viverci perch qui ho le mie radici, queste profonde e delicate radici, che legano un uomo alla terra in cui sono nati e morti i suoi antenati, che lo legano a quel che si pensa e a quel che si mangia, ai costumi come ai nutrimenti, ai modi di dire locali, alla cadenza dialettale dei contadini, agli odori del suolo, dei villaggi e dellaria stessa. Amo la casa in cui sono cresciuto. Dalle mie finestre vedo la Senna che scivola, lungo il mio giardino, dietro la strada, e pare quasi entrare dentro la mia casa, la grande e larga Senna che va da Rouen a Le Havre, coperta di battelli che passano. A sinistra, laggi, Rouen, lampia citt dai tetti azzurri, sotto una quantit di appuntiti campanili gotici. Sono innumerevoli, fragili o massicci, dominati dalla guglia di bronzo della cattedrale, e pieni di campane che suonano nellaria azzurra delle belle mattine, scagliando fino a me il loro dolce e lontano brontolio di ferro, il loro canto di bronzo che la brezza mi porge, tanto pi forte o fievole secondo che si risvegli o si assopisca. Come era bella la mattina! Verso le undici, un lungo convoglio di battelli, trainati da un rimorchiatore, grosso come una mosca e che rantolava di fatica vomitando un fumo denso, sfil davanti alla mia inferriata. Dopo due golette inglesi, il cui stendardo rosso ondeggiava contro il cielo, veniva un superbo tre alberi brasiliano, tutto bianco, mirabilmente lustro e sfavillante. Lo salutai, non so perch, tanto mi fece piacere vederlo.

12 maggio - Ho un po di febbre da qualche giorno; mi sento sofferente, o piuttosto mi sento triste. Da dove provengono quegli influssi misteriosi che cambiano in scoramento il nostro buonumore e la nostra serenit in angoscia? Si direbbe che laria, laria invisibile, sia piena di inconoscibili Forze, di cui subiamo la misteriosa vicinanza. Mi sveglio pieno di allegria, con la voglia di cantare nella gola. - Perch? - Scendo lungo la riva del fiume e subito, dopo una breve passeggiata, rientro desolato, come se qualche disgrazia mi aspettasse a casa. Perch? - forse un brivido di freddo che, sfiorando la mia pelle, ha scosso i miei nervi e rabbuiato la mia anima? forse la forma delle nuvole, o il colore del giorno, il colore delle cose, cos mutevole, che, attraversando i miei occhi ha sconvolto il mio pensiero? Chiss, tutto quello che ci avvolge, quello che vediamo senza guardarlo, quello che sfioriamo senza riconoscerlo, quello che tocchiamo senza percepirlo, tutto quello in cui c'imbattiamo senza distinguerlo ha su di noi, sui

nostri organi e, attraverso di loro, sulle nostre idee, sul nostro stesso cuore, effetti rapidi, sorprendenti e inesplicabili. Com' profondo il mistero dell'Invisibile! Non possiamo sondarlo con i nostri sensi miserevoli, con i nostri occhi che non sanno scorgere n il troppo piccolo, n il troppo grande, n il troppo vicino, n il troppo lontano, n gli abitatori di una stella n quelli di una goccia d'acqua con le nostre orecchie che ci ingannano, perch ci trasmettono le vibrazioni dell'aria come note sonore. Sono delle fate che fanno il miracolo di cambiare in rumore il movimento e mediante questa metamorfosi danno origine alla musica, che trasforma in canto l'agitazione muta della natura col nostro odorato, pi debole di quello del cane con il nostro gusto, che pu a mala pena distinguere l'et di un vino! Ah! Se avessimo altri organi che realizzassero in nostro favore altri miracoli, quante cose nuove potremmo scoprire intorno a noi!

16 maggio. - Sono proprio malato! Eppure stavo cos bene il mese scorso! Ho la febbre, una febbre atroce, o piuttosto unagitazione febbrile che rende la mia anima sofferente come il mio corpo! Ho continuamente la sensazione spaventosa di un pericolo incombente, il timore di una disgrazia che viene o della morte che si avvicina, il presentimento che senza dubbio lattacco di un male ancora sconosciuto, che germina nel sangue e nella carne.

18 maggio. - Ho appena consultato un medico, perch non potevo pi dormire. Mi ha trovato il polso rapido, le pupille dilatate, i nervi eccitati, ma senza alcun sintomo allarmante. Devo assoggettarmi a fare delle docce e bere bromuro di potassio.

25 maggio. - Nessun cambiamento! Il mio stato, veramente, bizzarro. Man mano che si avvicina la sera, uninquietudine incomprensibile mi pervade, come se la notte nascondesse per me una minaccia terribile. Mangio presto, poi cerco di leggere; ma non riesco a comprendere le parole; distinguo appena le lettere. Mi metto allora a passeggiare nel mio salone in lungo e in largo, sotto loppressione di una paura confusa e irresistibile, la paura del sonno e la paura del letto. Verso le dieci salgo nella mia camera. Appena entrato, do due mandate di chiave e metto il chiavistello; di che cosa ho paura? Non temevo niente fino ad ora Apro gli armadi, guardo sotto il letto; ascolto ascolto che cosa? strano che un semplice malessere, forse un disturbo

circolatorio, lirritazione di una terminazione nervosa, un po di congestione, una minuscola alterazione nel funzionamento cos imperfetto e delicato della nostra macchina vivente possa trasformare il pi allegro degli uomini in un malinconico e il pi ardimentoso in un codardo? Poi, mi corico, e attendo il sonno come se attendessi il boia. Lo aspetto con il terrore della sua venuta, e il mio cuore batte, le mie gambe fremono; e tutto il mio corpo sussulta nel caldo delle lenzuola, fino a che non cado di colpo nel sonno, come ci si getta per annegarvisi in un pozzo di acqua stagnante. Io non lo sento arrivare, come un tempo, questo sonno perfido, nascosto accanto a me, che mi spia, che sta per afferrarmi la testa, per chiudermi gli occhi, per annientarmi. Cos dormo, per molto tempo, due o tre ore, poi un sogno, anzi un incubo, mi stringe. Mi rendo conto di essere a letto e di dormire lo sento e ne sono consapevole ma sento anche che qualcuno mi si avvicina, mi guarda, mi tocca, sale sul mio letto, singinocchia sul mio petto, mi prende il collo tra le mani e stringe stringe con tutta la sua forza per strangolarmi. Io mi dibatto, legato da quellatroce impotenza che ci paralizza nei sogni; vorrei gridare, - non posso; vorrei muovermi, - non posso farlo; - e cerco, con degli sforzi spaventosi, ansimando, di girarmi, di respingere questessere che mi opprime e che mi soffoca, ma non posso farlo! E improvvisamente mi sveglio, sconvolto, coperto di sudore. Accendo una candela: sono solo. Dopo questa crisi, che si ripete ogni notte, dormo infine, tranquillamente, fino allaurora.

2 giugno Il mio stato si ancora aggravato. Che ho dunque? Il bromuro non fa effetto; le docce nemmeno. Nel pomeriggio, per affaticare il mio corpo, gi cos stanco, sono andato a fare un giro nella foresta di Roumare. Ho creduto dapprima che laria fresca, leggera e dolce, piena di odore derba e di foglie, mi riversasse nelle vene sangue nuovo, nel cuore unenergia nuova. Presi un grande sentiero di caccia, poi girai verso La Bouille, per un viale stretto, tra due schiere di alberi smisuratamente alti che interponevano un tetto verde, spesso, quasi nero, tra il cielo e me. Un brivido mi colse immediatamente, non un brivido di freddo, ma uno strano brivido dangoscia. Affrettai il passo, inquieto per essere solo in quel bosco, impaurito senza ragione, stupidamente, dalla profonda solitudine. Di colpo, mi parve di essere seguito, che qualcuno mi tallonasse, cos vicino da toccarmi. Mi voltai bruscamente: ero solo. Non vidi dietro di me che il diritto e largo viale, profondo, angosciosamente vuoto, che anche dallaltro lato si stendeva a perdita docchio, identico, spaventoso. Chiusi gli occhi. Perch? E mi misi a girare su un tallone, velocissimo, come una trottola. Stavo quasi per cadere; riaprii gli occhi; gli alberi danzavano, la terra ondeggiava; dovetti sedermi. Poi, Ah! Non sapevo pi da dove ero venuto! Bizzarra idea! Bizzarra! Bizzarra idea! Non sapevo pi

niente. Mi diressi sul lato che si trovava alla mia destra e tornai sul sentiero che mi aveva condotto in mezzo alla foresta.

3 giugno. - La notte stata orribile. Sto per andar via per qualche settimana. Un viaggio, senza dubbio, mi rimetter in salute.

2 luglio. - Sono rientrato, guarito. Daltra parte ho fatto unescursione affascinante. Ho visitato Mont SaintMichel che non conoscevo. Che visione, quando si arriva, come me, ad Avranches, sul finire del giorno! Labitato si trova su di una collina e mi hanno condotto ai giardini pubblici, allestremit della citt. Ho lanciato un grido di stupore. Una baia smisurata si stendeva davanti a me, a perdita docchio, tra due coste allargate che si perdono in lontananza tra le brume; e in mezzo a questa immensa baia gialla, sotto un cielo doro e di luce, si elevava scuro e aguzzo un monte strano, in mezzo alle sabbie. Il sole era appena scomparso, e sullorizzonte ancora fiammeggiante si disegnava il profilo di questa fantastica rupe che porta sulla cima un fantastico monumento. Allalba, mi mossi verso di lei. Il mare era basso, come la sera del giorno prima, e guardavo ergersi davanti a me, man mano che mi avvicinavo, la sorprendente abbazia. Dopo diverse ore di cammino, raggiunsi lenorme blocco di pietre che porta la piccola citt dominata dalla grande chiesa. Dopo essermi inerpicato sulla strada stretta e ripida, entrai nella pi ammirevole dimora gotica costruita per Dio sulla terra, vasta come una citt, piena di basse sale schiacciate dalle volte e di alte gallerie che sostengono fragili colonne. Entrai in quel gigantesco gioiello di granito, leggero come un merletto, coperto di torri, di agili guglie, dove salgono delle scale a chiocciola, e che lanciano nel cielo blu del giorno, nel cielo nero della notte, le loro teste bizzarre irte di chimere, di diavoli, di animali fantastici, di fiori mostruosi, e unite luna allaltra da sottili archi lavorati. Quando arrivai sulla cima, dissi al monaco che mi accompagnava: Padre, come dovete star bene qui! Lui rispose: C molto vento, signore; e ci mettemmo a parlare mentre guardavamo salire il mare, che correva sulla sabbia e la ricopriva di una corazza dacciaio. Cos il monaco mi raccont delle storie, tutte le vecchie storie di quel luogo, leggende e ancora leggende. Una di esse mi colp in modo particolare. La gente del paese, quelli del monte, asseriscono che si senta parlare di notte tra le sabbie, perch si sentono belare due capre, una con una voce forte, laltra con voce fievole. Gli increduli affermano che sono le grida degli uccelli di mare, che

assomigliano talvolta a belati e talvolta a lamenti umani; ma i pescatori che rientrano a casa pi tardi giurano di aver incontrato, aggirandosi sulle dune, tra due maree, intorno alla piccola citt gettata cos lontano dal mondo, un vecchio pastore, la cui testa, coperta dal mantello, non appare visibile e che conduce, camminando davanti a loro, un capro dal viso umano e una capra con la testa di donna, entrambi con lunghi capelli bianchi, che parlano senza tregua, lamentandosi in una lingua sconosciuta, e che poi smettono improvvisamente di gridare per belare con tutta la loro forza. Chiesi al monaco: Ci credete? Mormor: Non lo so. Continuai: Se esistessero sulla terra altri esseri oltre a noi, perch mai non li conosceremmo da tempo; perch voi non li avreste mai visti? Perch non li avrei mai visti neanchio? Rispose: Non forse vero che vediamo solo la centomillesima parte di quello che esiste? Ecco qua il vento, che la pi grande forza della natura, che fa cadere gli uomini, abbatte gli edifici, sradica gli alberi, solleva il mare in montagne d'acqua, distrugge le rocce e scaglia contro gli scogli i grandi bastimenti, il vento che uccide, che sibila, che geme, che muggisce, - lavete mai visto, e potete vederlo? Tuttavia, esiste. Tacqui di fronte a questo semplice ragionamento. Questuomo era un saggio o forse uno sciocco. Non avrei potuto affermarlo con certezza; ma tacqui. Quello che stava dicendo, lavevo pensato spesso.

3 luglio. - Ho dormito male; certo, c qui un influsso febbrile, perch il mio cocchiere soffre del mio stesso male. Ieri, nel tornare a casa, avevo notato il suo pallore singolare. Gli domandai: Cosavete, Jean? Ho che non riesco pi a dormire, signore, sono le mie notti che mangiano i miei giorni. Dalla partenza del signore, mi ha preso come un sortilegio. Gli altri domestici intanto stanno bene, ma io ho una gran paura di avere un altro attacco.

4 luglio. - Certamente, sono stato ripreso. I miei vecchi incubi ritornano. Stanotte, ho sentito qualcuno piegato su di me e che, con la bocca sulla mia, beveva la mia vita dalle mie labbra, S, la succhiava nella mia gola, come avrebbe fatto una sanguisuga. Poi si alzato, sazio, e allora mi sono svegliato, talmente distrutto, rotto, annientato, da non potermi pi muovere. Se continuer in questo modo ancora per qualche giorno ripartir di sicuro.

5 luglio.

- Ho perso la ragione? Quello che successo la scorsa notte talmente strano che la mia testa si smarrisce quando vi penso! Come faccio adesso ogni sera, avevo chiuso la porta a chiave; poi, avendo sete, ho bevuto mezzo bicchiere dacqua, e ho notato per caso che la caraffa era piena fino al tappo di cristallo. Mi coricai subito dopo e caddi in uno dei miei sogni spaventosi, da cui fui liberato dopo due ore circa da unemozione ancora pi terribile. Immaginate un uomo addormentato, che venga assassinato, e che si svegli, con un coltello in un polmone, che rantoli coperto di sangue, che non possa pi respirare, che sta morendo senza comprendere - Ecco, cos. Dopo aver infine riconquistato la ragione, ebbi nuovamente sete; accesi una candela e mi diressi verso il tavolo sul quale era appoggiata la mia caraffa. La sollevai piegandola verso il bicchiere; non scese niente. - Era vuota! Era completamente vuota! Dapprima non compresi; poi, di colpo, sentii unemozione cos terribile che dovetti sedermi, o piuttosto che caddi su una sedia! poi mi risollevai con un salto per guardarmi intorno! poi mi sedetti di nuovo, smarrito per lo stupore e per la paura, davanti al cristallo trasparente! Lo contemplavo con gli occhi fissi, cercando di indovinare. Le mie mani tremavano! Qualcuno aveva dunque bevuto lacqua? Chi? Io? Io, senza dubbio. Potevo essere stato solo io. Ma allora io ero sonnambulo, vivevo, senza saperlo, di quella doppia vita misteriosa che fa pensare che vi siano due esseri in noi, o che un essere estraneo, inconoscibile e invisibile, animi, a momenti, quando la nostra anima intorpidita, il nostro corpo prigioniero che obbedisce a questaltro, come a noi stessi, pi che a noi stessi. Ah! chi comprender la mia angoscia orribile? Chi comprender lemozione di un uomo, sano di spirito, ben desto, pieno di senno, che guarda spaventato, attraverso il vetro di una caraffa, un poco dacqua scomparsa mentre lui dormiva! E cos rimasi l fino a giorno, senza osare rimettermi a letto.

6 luglio. - Sto impazzendo. Qualcuno ha ancora bevuto la mia caraffa stanotte; - o piuttosto io stesso lho bevuta! Ma, sono stato io? Chi sar? Chi? mio Dio! Sto impazzendo! Chi mi salver?

10 luglio. - Ho appena fatto degli esperimenti sorprendenti. Certamente, devo essere pazzo! Ma tuttavia! Il 6 luglio, prima di andare a letto, ho sistemato sul mio tavolo vino, latte, acqua, pane e fragole. Qualcuno ha bevuto - io ho bevuto - tutta lacqua, e un po di latte. Non sono stati toccati n il vino, n il pane, n le fragole.

Il 7 luglio ho ripetuto lo stesso esperimento, che ha dato il medesimo risultato. L8 luglio ho eliminato lacqua e il latte. Non stato toccato niente. Il 9 luglio infine, ho rimesso sul tavolo solamente lacqua e il latte, avendo cura di avvolgere le caraffe con panni di mussola bianca e di legare i tappi. Poi ho sporcato le mie labbra, la barba e le mani con della mina di piombo e sono andato a letto. Linvincibile sonno mi ha colto, seguito presto dallatroce risveglio. Non avevo spostato niente; i miei stessi vestiti non recavano segni. Mi lanciai verso il tavolo. I panni che chiudevano le bottiglie erano rimasti immacolati. Slegai gli spaghi, tremando di paura. Tutta lacqua era stata bevuta! tutto il latte era stato bevuto! Ah, mio Dio! Parto subito per Parigi.

12 luglio. - Parigi. Avevo dunque perso la testa i giorni scorsi! Dovevo essere lo zimbello della mia immaginazione agitata, a meno che io non sia veramente sonnambulo, o che abbia subito uno di quegli influssi evidenti, ma inesplicabili, che si chiamano suggestioni. In ogni caso, il mio vaneggiare rasentava la demenza e ventiquattrore di Parigi sono bastate per rimettermi in sesto. Ieri, dopo varie escursioni e visite, che mi hanno fatto circolare nellanima unaria nuova e vivificante, ho concluso la mia serata al Thtre-Franais. Vi si rappresentava una commedia di Alexandre Dumas figlio; e quello spirito vivace e robusto ha completato la mia guarigione. Certo, la solitudine pericolosa per le menti che lavorano. Abbiamo bisogno attorno a noi di uomini che pensino e che parlino, Quando rimaniamo soli per molto tempo, popoliamo il vuoto di fantasmi. Sono rientrato in albergo molto allegro, attraverso i boulevard. Nel pieno della folla pensavo, non senza ironia, ai miei terrori, alle mie supposizioni della settimana passata, perch ho creduto, s, ho creduto che un essere invisibile abitasse sotto il mio tetto. Com debole la nostra testa e come si sgomenta e si smarrisce subito, quando un piccolo fatto incomprensibile ci colpisce! Invece di concludere con queste semplici parole: Non capisco perch la causa mi sfugge, immaginiamo immediatamente misteri spaventosi e potenze soprannaturali.

14 luglio. - Festa della Repubblica. Sono andato a spasso per le strade. I petardi e le bandiere mi divertivano come un bambino. tuttavia molto stupido essere allegri a data fissa, per decreto del governo. Il popolo un gregge imbecille, talvolta stupidamente paziente e talvolta ferocemente ribelle. Gli si

dice: Divertiti. Lui si diverte. Gli si dice Va a combattere il tuo vicino. Lui va a combattere. Gli si dice: Vota per lImperatore. Lui vota per lImperatore. Poi gli si dice: Vota per la Repubblica. E lui vota per la Repubblica. Quelli che lo dirigono sono altrettanto cretini; ma invece di obbedire a degli uomini, obbediscono a dei princpi, che non possono essere che sciocchi, sterili e falsi, per il fatto stesso di essere princpi, cio idee reputate certe e immutabili, in questo mondo in cui non si sicuri di niente, poich la luce unillusione, poich il rumore unillusione.

16 luglio. - Ho visto ieri cose che mi hanno fortemente turbato. Pranzavo da mia cugina, Mme Sabl, il cui marito comanda il Settantaseiesimo Cacciatori a Limoges. Mi trovavo a casa sua con due giovani donne, di cui una ha sposato un medico, il dottor Parent, che si occupa molto delle malattie nervose e delle manifestazioni straordinarie che producono proprio ora gli esperimenti sullipnotismo e la suggestione. Il dottore ci raccont a lungo i risultati prodigiosi ottenuti da alcuni studiosi inglesi e dai medici della scuola di Nancy. I fatti che egli espose mi sembrarono talmente bizzarri che mi dichiarai del tutto incredulo. Noi siamo, affermava, sul punto di scoprire uno dei pi importanti segreti della natura, voglio dire, uno dei suoi pi importanti segreti su questa terra; perch ne ha certo anche di maggiore importanza laggi, nelle stelle. Da quando luomo pensa, da quando sa dire e scrivere il suo pensiero, si sente sfiorato da un mistero impenetrabile da parte dei suoi sensi grossolani e imperfetti e si sforza di supplire, con lo sforzo della sua intelligenza, allimpotenza dei suoi organi. Quando questintelligenza rimaneva ancora allo stato rudimentale, lossessione dei fenomeni invisibili ha preso delle forme stupidamente spaventose. Da questo sono nate le credenze popolari sul soprannaturale, le leggende sugli spiriti erranti, le fate, gli gnomi, gli spettri, direi anche la leggenda di Dio, perch le nostre concezioni delloperaio-creatore, da qualunque religione ci provengano, sono proprio le invenzioni pi mediocri, le pi stupide, le pi inaccettabili uscite dal cervello impaurito delle creature. Nulla di pi vero della frase di Voltaire: Dio ha fatto luomo a sua immagine, ma luomo non stato da meno. Ma, da un po pi di un secolo, sembra di avere il presentimento di qualcosa di nuovo. Mesmer e alcuni altri ci hanno messo su una strada inattesa, e cos siamo arrivati davvero, da quattro o cinque anni soprattutto, a risultati sorprendenti.

Mia cugina, anche lei molto incredula, sorrideva. Il dottor Parent le disse: Volete che cerchi di addormentarvi, signora? S, certo. Lei si sedette su una poltrona e lui incominci a guardarla fissamente incantandola. Io mi sentii subito un po turbato, col cuore che batteva, la gola stretta. Vedevo gli occhi di Madame Sabl appesantirsi, la sua bocca contrarsi, il suo petto ansimare. Dopo dieci minuti si addorment. Mettetevi dietro di lei, disse il medico. Mi sedetti dietro di lei. Lui le mise tra le mani un biglietto da visita dicendole: Questo uno specchio, che cosa vi vedete dentro? Lei rispose: Vedo mio cugino. Che cosa fa? Si attorciglia i baffi. E ora? Tira fuori dalla tasca una fotografia. Che fotografia? La sua. Era vero! E la fotografia mi era stata consegnata, la sera stessa, in albergo. Come appare in questo ritratto? Sta in piedi, con il cappello in mano. Dunque lei vedeva in questa carta, in questo biglietto bianco, come se avesse guardato in uno specchio. Le ragazze, spaventate, dicevano: Basta! Basta! Basta! Ma il dottore ordin:Vi alzerete domani alle otto; poi andrete a trovare vostro cugino nel suo albergo e lo supplicherete di prestarvi cinque mila franchi che vostro marito vi domanda e che vi richieder al suo prossimo viaggio. Poi la risvegli. Rientrando in albergo, pensai a questa curiosa seduta e mi assalirono dei dubbi, non certo sullassoluta e insospettabile buona fede di mia cugina, che conoscevo come una sorella, sin dallinfanzia, ma su un possibile trucco del dottore. Non nascondeva forse nella mano uno specchio che mostrava alla giovane donna addormentata, insieme al suo biglietto da visita? I prestigiatori di professione fanno cose altrettanto singolari. Rientrai dunque e mi coricai. Ebbene, stamattina, verso le otto e mezzo, fui svegliato dal mio domestico, che mi disse:

C Madame Sabl che chiede di parlare al signore subito. Mi vestii in fretta e la ricevetti. Si sedette molto turbata, con gli occhi bassi, e senza alzare la veletta, mi disse: Caro cugino, ho un grande piacere da chiedervi. Quale, cugina? Mi imbarazza molto dirvelo, ma tuttavia necessario. Ho bisogno, assolutamente bisogno, di cinquemila franchi. Suvvia, voi? S, io, o piuttosto mio marito, che mi ha chiesto di trovarli. Ero cos stupefatto, che balbettavo le risposte. Mi chiedevo se veramente lei non si fosse burlata di me con il dottor Parent, se questa non fosse una semplice farsa preparata in anticipo e molto ben interpretata. Ma, guardandola con attenzione, tutti i miei dubbi si dissiparono. Infatti tremava dangoscia, tanto questo passo le era doloroso, e compresi che aveva la gola piena di singhiozzi. Sapevo che era molto ricca e ribattei: Come! vostro marito non ha cinque mila franchi a sua disposizione! Vediamo, riflettete. Siete sicura che lui vi abbia incaricato di chiedermeli? Esit per qualche secondo come se avesse fatto un grande sforzo per cercare nei suoi ricordi, poi rispose: S, s, ne sono sicura. Vi ha scritto? Esit ancora, riflettendo: Immaginai la fatica tormentosa del suo pensiero. Lei non sapeva. Lei sapeva soltanto che doveva chiedermi in prestito cinque mila franchi per suo marito. Quindi os mentire. S, mi ha scritto. Quando? Non mi avete detto niente, ieri. Ho ricevuto la sua lettera stamattina. Potete mostrarmela? No no no conteneva delle cose intime troppo personali io lho io lho bruciata. Allora, vuol dire che vostro marito fa dei debiti. Lei esit ancora, poi mormor: Non lo so. Dissi bruscamente: che non dispongo di cinque mila franchi in questo momento, cara cugina.

Lei gett una sorta di grido di sofferenza. Oh! oh! ve ne supplico se voi sapeste come soffro io ne ho bisogno oggi. Ebbi piet di lei Li avrete presto, ve lo giuro. Grid: Oh! grazie! grazie! come siete buono. Ripresi: Vi ricordate ci che avvenuto ieri a casa vostra? S. Vi ricordate che il dottor Parent vi ha addormentato? S. Ebbene, vi ha ordinato di venire a chiedermi stamattina cinque mila franchi, e voi obbedite in questo momento a questa suggestione. Lei pens per alcuni secondi e rispose: Ma mio marito che li chiede. Per unora intera cercai di convincerla, ma non ci riuscii. Quando fu andata via, corsi dal dottore. Stava per uscire; e mi ascolt sorridendo. Poi disse: Ci credete ora? S, inevitabile. Andiamo dalla vostra parente. Lei sonnecchiava gi su una poltrona a sdraio, prostrata dalla stanchezza. Il medico le prese il polso, la guard per un po, con una mano levata verso i suoi occhi, che lei chiuse a poco a poco, sotto lo sforzo insostenibile di quella potenza magnetica. Quando fu addormentata: Vostro marito non ha pi bisogno di cinque mila franchi. State per dimenticare di aver pregato vostro cugino di prestarveli e, se ve ne parler, non capirete. Poi la svegli. Trassi dalla mia tasca un portafoglio: Ecco, mia cara cugina, ci che mi avete chiesto stamattina. Lei fu talmente sorpresa che non osai insistere. Cercai di rinfrescarle la memoria, ma lei neg con forza, credette che mi burlassi di lei e manc poco che andasse in collera. Ecco! sono appena tornato a casa; non ho potuto pranzare, tanto questa esperienza mi ha sconvolto.

19 luglio. - Molte persone a cui ho raccontato questa avventura mi hanno preso in giro. Non so pi

che pensare. Il saggio dice: possibile?

21 luglio. - Sono stato a pranzo a Bougival, poi ho passato la sera al ballo dei canottieri. Certo tutto dipende dai luoghi e dallambiente. Credere al sovrannaturale nellisola della Grenouillre sarebbe il colmo della follia ma in cima al Mont Saint-Michel? o in India? Noi subiamo spaventosamente linfluenza di ci che ci circonda. Torner a casa la settimana prossima.

30 luglio. - Sono tornato a casa da ieri. Va tutto bene.

2 agosto. - Niente di nuovo; fa un tempo superbo. Passo le mie giornate a guardar scorrere la Senna.

4 agosto. - Discussioni tra i miei domestici. Affermano che di notte i bicchieri si rompono da soli nella credenza. Il cameriere accusa la cuoca, che accusa la lavandaia, che accusa gli altri due. Chi il colpevole? Bravo chi lo scoprir!

6 agosto. - Questa volta, non sono pazzo. Ho visto Ho visto Ho visto! Non posso pi dubitare Ho visto Ho ancora freddo fino nelle unghie ho ancora paura fino alle midolla Ho visto! Passeggiavo alle due, allaria aperta, nella mia aiuola di rosai nel viale dei rosai dautunno che cominciano a fiorire. Mentre mi fermavo a guardare un gigante delle battaglie, che portava tre fiori magnifici, ho visto, ho visto distintamente, molto vicino a me, il gambo di una di queste rose piegarsi, come se un mano invisibile lavesse ritorto, poi spezzarsi, come se la stessa mano lavesse colto! Poi il fiore si sollev, seguendo una curva che avrebbe descritto un braccio nel portarla verso una bocca, e rimase sospeso nellaria trasparente, sola, immobile, terrificante macchia rossa a tre passi dai miei occhi. Smarrito, mi gettai su di esso per prenderlo! Non trovai niente; era scomparso. Allora fui preso da una collera furiosa contro me stesso; perch non permesso ad un uomo ragionevole e serio avere simili allucinazioni.

Ma si trattava proprio di unallucinazione? Mi voltai per cercare il gambo e lo trovai immediatamente sullarbusto, spezzato di fresco tra le due altre rose rimaste sul ramo. Allora rientrai a casa con lanimo sconvolto, perch sono sicuro, ora, sicuro come dellalternanza dei giorni e delle notti, che esiste vicino a me un essere invisibile, che si nutre di latte e dacqua, che pu toccare le cose, prenderle e cambiarle di posto, dotato di conseguenza di una natura materiale, bench impercettibile per i nostri sensi, e che abita come me sotto il mio tetto

7 agosto. - Ho dormito tranquillo. Lui ha bevuto dalla mia caraffa, ma non ha turbato il mio sonno. Mi chiedo se sono pazzo. Passeggiando talvolta sotto il sole, lungo il fiume, mi sono venuti dei dubbi sulla mia ragione, non dei dubbi vaghi come ne avevo fino a quel momento, ma bens dubbi precisi, assoluti. Ho visto dei pazzi; ne ho conosciuto che restavano intelligenti, lucidi, capaci di veder chiaro anche su tutte le cose della vita, tranne che su un punto. Parlavano di tutto con chiarezza, con elasticit, con profondit, e improvvisamente il loro pensiero, toccando lo scoglio della loro follia, andava in pezzi, si sparpagliava e sprofondava nelloceano spaventoso e furioso, pieno di onde saltellanti, di nebbie, di burrasche, che viene chiamato demenza. Certo, mi crederei folle, assolutamente folle, se non ne fossi cosciente, se non conoscessi perfettamente il mio stato, se non lo sondassi analizzandolo in modo completamente lucido. Io non sarei, dunque, che un allucinato che ragiona. Una turbolenza sconosciuta si sarebbe prodotta nel mio cervello, una di quelle turbolenze che cercano di annotare e di precisare oggi i fisiologi; e questa turbolenza avrebbe determinato nel mio spirito, nellordine e nella logica delle mie idee, una spaccatura profonda. Fenomeni simili hanno luogo nel sogno che ci conduce attraverso le fantasmagorie pi inverosimili, senza che ne siamo sorpresi, perch lapparecchio verificatore, perch il senso del controllo addormentato; mentre la facolt immaginativa sveglia e lavora. Non pu essere che uno dei tocchi impercettibili della tastiera cerebrale si trovi paralizzato dentro di me? Ci sono uomini che, a seguito di un incidente, perdono la memoria dei nomi propri o dei verbi o dei numeri, oppure soltanto delle date. Gli indirizzi di tutte le particelle del pensiero sono oggi provati. Ora, che ci sarebbe di strano se la mia facolt di controllare lirrealt di alcune allucinazioni si trovasse intorpidita in questo momento! Pensavo a tutto questo seguendo il bordo dellacqua. Il sole copriva di chiaro il fiume, rendeva la terra deliziosa, riempiva il mio sguardo di amore per la vita, per le rondini, la cui agilit una gioia dei miei occhi, per le erbe della riva il cui fremito un piacere delle mie orecchie. A poco a poco, tuttavia, un malessere inesplicabile mi penetrava. Una forza, mi pareva, una forza occulta mi intorpidiva, mi bloccava, mi impediva di andare pi lontano, mi richiamava indietro.

Provavo il bisogno doloroso di rientrare che vi opprime, quando si lasciato in casa un malato che si ama e quando vi coglie il presentimento di un aggravarsi della sua malattia. Dunque, rientrai mio malgrado, sicuro che avrei trovato, in casa, una cattiva notizia, una lettera o un telegramma. Non cera niente; e rimasi pi sorpreso e pi inquieto che se avessi avuto di nuovo qualche visione fantastica.

9 agosto. - Niente, ma ho paura.

10 agosto. - Niente; ma che accadr domani?

11 agosto. - Ancora niente; non posso restare in casa con questo timore e questo pensiero penetrati nella mia anima; vado via.

12 agosto, alle 10 di sera. - Per tutto il giorno ho desiderato andar via; non ho potuto. Ho desiderato compiere questatto di libert cos facile, cos semplice, - uscire - salire sulla mia carrozza per raggiungere Rouen - non ho potuto. Perch?

13 agosto. - Quando si colpiti da certe malattie, tutte le risorse dellessere fisico sembrano spezzate, tutte le energie annullate, tutti i muscoli indeboliti, le ossa sembrano divenute molli come la carne e la carne liquida come lacqua. Io provo questo nel mio essere morale in una maniera strana e desolante. Non ho pi nessuna forza, nessun coraggio, nessun dominio su di me, nessun potere neanche di mettere in moto la mia volont: Non posso pi volere; ma qualcuno vuole per me; e io obbedisco.

14 agosto. - Sono perduto! Qualcuno possiede la mia anima e la governa! Qualcuno ordina tutti i miei atti, tutti i miei movimenti, tutti i miei pensieri. Non ho pi potere su di me, non sono che uno spettatore schiavo e terrorizzato di tutte le cose che faccio. Desidero uscire. Non posso. Lui non vuole; e io rimango, smarrito, nella poltrona in cui mi tiene seduto. Desidero soltanto alzarmi, sollevarmi, per

potermi credere padrone di me stesso. Non posso! Sono inchiodato alla mia sedia e la sedia incollata al suolo, in maniera tale che nessuna forza ci potrebbe sollevare. Poi, improvvisamente, devo, devo, devo andare in fondo al mio giardino per raccogliere fragole e per mangiarle. Ci vado. Raccolgo fragole e le mangio! Oh! mio Dio! Mio Dio! Mio Dio! C un Dio? Se ce n uno, liberami, salvami, soccorrimi! Perdono! Piet! Grazie! Salvami! Oh! quale sofferenza! quale tortura! quale orrore!

15 agosto. - Certamente, ecco comera posseduta e dominata la mia povera cugina, quando era venuta a chiedermi in prestito cinque mila franchi. Subiva una volont estranea entrata in lei, come unaltra anima, come unaltra anima parassita e dominatrice. Forse il mondo sta per finire? Ma colui che mi governa, chi , questinvisibile? questinconoscibile, questo vagabondo di una razza soprannaturale? Dunque gli Invisibili esistono! Allora, come mai dallorigine del mondo non si sono ancora manifestati in modo preciso cos come fanno con me? Non ho mai letto niente che assomigli a ci che accaduto nella mia dimora. Oh! se potessi lasciarla, se potessi andarmene, fuggire e non tornare. Sarei salvo, ma non posso.

16 agosto. - Ho potuto liberarmi oggi per due ore, come un prigioniero che trovi aperta, per caso, la porta della sua cella. Ho sentito di essere libero improvvisamente e che lui era lontano. Ho ordinato di attaccare in fretta i cavalli e ho raggiunto Rouen. Oh! che gioia poter dire a un uomo che obbedisce: Andate a Rouen! Mi son fatto fermare davanti alla biblioteca e ho pregato che mi prestassero il grande trattato del dottor Hermann Herestauss sugli abitanti sconosciuti del mondo antico e moderno. Poi, al momento di risalire nel mio coup, volevo dire: Alla stazione! e ho gridato, - non ho detto, ho gridato - con una voce cos forte da far voltare i passanti: A casa, e sono caduto, folle dangoscia, sul cuscino della mia vettura. Mi aveva ritrovato e ripreso.

17 agosto. - Che notte! che notte! E tuttavia mi sembra che dovrei rallegrarmi. Fino alluna del mattino, ho letto! Hermann Herestauss, dottore in filosofia e in teogonia, ha scritto la storia e le manifestazioni di tutti gli esseri invisibili che vagano intorno alluomo o che sono sognati da lui. Descrive le loro origini, il loro dominio, la loro potenza. Ma nessuno di loro assomiglia a quello che mi pervade. Si direbbe che luomo, da quando ha avuto la capacit di pensare, ha previsto e temuto

un essere nuovo, pi forte di lui, suo successore in questo mondo, e che, sentendolo vicino e non potendo prevedere la natura di questo padrone, ha creato, nel suo terrore, tutto il popolo fantastico degli esseri occulti, fantasmi incerti nati dalla paura. Dunque, dopo aver letto fino alluna del mattino, ero andato poi a sedermi presso la mia finestra aperta per rinfrescarmi la fronte e il pensiero al vento calmo delloscurit.

Si stava bene, laria era tiepida! Come mi sarebbe piaciuta quella notte in un altro momento! Non cera luna. Le stelle avevano sullo sfondo del cielo nero scintillii frementi. Chi abita quei mondi? Quali forme, quali viventi, quali animali, quali piante ci sono laggi? Quelli che pensano in quegli universi lontani, che cosa sanno pi di noi? Uno di loro, un giorno o laltro, attraversando lo spazio, non apparir forse sulla nostra terra per conquistarla, come i Normanni un tempo attraversavano il mare per asservire popoli pi deboli? Siamo cos fragili, cos disarmati, cos ignoranti, cos piccoli, noialtri, su questo granello di fango che gira diluito in una goccia dacqua. Mi assopii sognando cos al vento fresco della sera. Dunque, dopo aver dormito per circa quaranta minuti, riaprii gli occhi senza fare un movimento, svegliato da non so quale emozione confusa e bizzarra. Non vidi niente dapprima, poi, improvvisamente, mi sembr che una pagina del libro rimasto aperto sul mio tavolo si fosse appena girata da sola: Nessun soffio daria era entrato dalla mia finestra. Ne fui sorpreso e rimasi in attesa. Circa quattro minuti dopo vidi, vidi, s, vidi con i miei occhi unaltra pagina sollevarsi e ricadere sulla precedente, come se un dito lavesse sfogliata. La mia poltrona era vuota, sembrava vuota; ma compresi che era l, lui, seduto al mio posto, e che leggeva. Con un balzo furioso, con un balzo da bestia ribelle, che sta per sventrare il suo domatore, attraversai la mia camera per afferrarlo, per stringerlo, per ucciderlo! Ma la mia sedia, prima che lavessi raggiunto, si rovesci come se qualcuno fosse fuggito davanti a me il tavolo oscill, la lampada cadde e si spense e la finestra si chiuse come se un malfattore sorpreso si fosse lanciato nella notte, prendendo a piene mani i battenti. Dunque si era salvato; aveva avuto paura, paura di me, lui!

Allora allora domani o dopo o in qualunque altro giorno io potr dunque tenerlo sotto i miei pugni e schiacciarlo contro il suolo! Forse che i cani, talvolta, non mordono e non strangolano i loro padroni?

18 agosto. - Ho meditato per tutto il giorno. Oh, si! io ora gli obbedir, sar consenziente ai suoi stimoli, apparir umile, sottomesso, timoroso. Lui il pi forte. Ma lora verr

19 agosto. - So so so tutto! Ho appena letto questo nella Revue du Monde scientifique: Una notizia piuttosto curiosa arriva da Rio de Janeiro. Una follia, unepidemia di follia, paragonabile alle pazzie contagiose che colpirono i popoli dEuropa nel Medioevo, infierisce in questo momento nella provincia di San Paolo. Gli abitanti smarriti lasciano le loro case, disertano i loro villaggi, abbandonano le loro culture, dicendosi perseguitati, posseduti, governati come bestiame umano da esseri invisibili bench tangibili, una sorta di vampiri che si nutrono della loro vita, durante il sonno, e che bevono inoltre acqua e latte, senza sembrar toccare nessun altro alimento. Il professor Don Pedro Henriquez, accompagnato da parecchi sapienti medici, partito per la provincia di San Paolo al fine di studiare sul posto le origini e le manifestazioni di questa sorprendente follia, e di proporre allImperatore le misure che gli sembreranno pi appropriate per richiamare alla ragione quelle popolazioni deliranti. Ah! Ah! mi ricordo, mi ricordo il bel tre alberi brasiliano che pass sotto le mie finestre risalendo la Senna, lo scorso 8 maggio! Lo avevo trovato cos grazioso, cos bianco, cos allegro! LEssere vi si trovava sopra, provenendo da laggi, dove la sua razza nata! E cos mi ha visto! Ha visto anche la mia casa bianca; ed saltato dalla nave sulla riva. Oh! mio Dio! Ora lo so, lo immagino. Il regno delluomo finito. venuto, Colui che prevedevano i primi terrori dei popoli primitivi, Colui che esorcizzavano i sacerdoti inquieti, che gli stregoni evocavano nelle notti scure, senza vederlo apparire ancora, a cui i presentimenti dei padroni effimeri del mondo prestarono tutte le forme mostruose o graziose degli gnomi, degli spiriti, dei geni, delle fate, dei folletti. Dopo le grossolane concezioni della paura primitiva, uomini pi perspicaci lhanno previsto pi chiaramente. Mesmer laveva indovinato e i medici, gi da dieci anni, hanno scoperto, in modo preciso, la natura della sua potenza prima che lavesse esercitata lui stesso. Costoro hanno giocato con larma del nuovo Signore, il dominio di una misteriosa volont sullanima umana divenuta schiava. Hanno chiamato questa cosa magnetismo, ipnotismo, suggestione che ne so? Io li ho visti divertirsi come bambini imprudenti con questorribile potere! Sventurati noi! sventurato luomo! Lui venuto, il il come si chiama mi sembra che mi gridi il suo nome, ma io non lo sento il s lui lo grida io ascolto non posso ripete lHorla ho sentito lHorla lui lHorla venuto! Ah! lavvoltoio ha mangiato la colomba; il lupo ha mangiato la pecora; il leone ha divorato il bufalo dalle corna aguzze; luomo ha ucciso il leone con la freccia, con la clava, con la polvere da sparo;

ma lHorla sta per fare delluomo ci che noi abbiamo fatto del cavallo e del bue: la sua cosa, il suo servo e il suo nutrimento, con il solo potere della sua volont. Sventurati noi! Tuttavia, lanimale, talvolta, si rivolta e uccide colui che lha domato anchio voglio potrei ma bisogna conoscerlo, toccarlo, vederlo! I sapienti dicono che locchio della bestia, differente dal nostro, non distingue come il nostro E cos il mio occhio non pu distinguere il nuovo venuto che mi opprime. Perch? Oh! mi ricordo ora le parole del monaco di Mont Saint-Michel: Non forse vero che vediamo solo la centomillesima parte di quello che esiste? Ecco qua il vento, che la pi grande forza della natura, che fa cadere gli uomini, abbatte gli edifici, sradica gli alberi, solleva il mare in montagne d'acqua, distrugge le rocce e scaglia contro gli scogli i grandi bastimenti, il vento che uccide, che sibila, che geme, che muggisce, - lavete mai visto, e potete vederlo? Tuttavia, esiste. E pensavo ancora: il mio occhio cos debole, cos imperfetto, che non distingue neanche i corpi duri, se sono trasparenti come il vetro! Che un vetro senza un velo di amalgama attraversi il mio cammino e lui mi ci fa gettare sopra, come un uccello entrato in una stanza si rompe il capo sui vetri. Mille cose inoltre lo ingannano e lo sviano. Che c di strano, allora, se non pu vedere affatto un corpo nuovo che attraversato dalla luce. Un essere nuovo! Perch no? Doveva venire sicuramente! Perch dovremmo essere gli ultimi! Noi non lo distinguiamo affatto, cos come tutti gli altri creati prima di noi? che la sua natura pi perfetta, il suo corpo pi fine e pi rifinito del nostro, del nostro cos debole, cos maldestramente concepito, ingombro di organi sempre stanchi, sempre sollecitati come ingranaggi troppo complessi, del nostro, che vive come una pianta e come una bestia, nutrendosi faticosamente daria, derba e di carne, macchina animale in preda alle malattie, alle deformazioni, alle putrefazioni, asmatica, mal regolata, primitiva e bizzarra, ingegnosamente mal costruita, opera grossolana e delicata, abbozzo dessere che potrebbe diventare intelligente e superbo. Ci sono cos poche specie su questo mondo, dallostrica fino alluomo. Perch non una di pi, una volta concluso il periodo che separa le apparizioni successive di ogni specie diversa? Perch non uno di pi? Perch non anche altri alberi dai fiori immensi, scintillanti e che profumano intere regioni? Perch non altri elementi oltre al fuoco, allaria, alla terra e allacqua? Sono quattro, solamente quattro, questi padri nutritori degli esseri! Che pena! Perch non sono quaranta, quattrocento, quattromila! Come tutto povero, meschino, miserabile! Avaramente concesso, aridamente inventato, goffamente costruito! Ah! lelefante, lippopotamo, che grazia! Il cammello, quale eleganza!

Ma, direte voi, la farfalla! Un fiore che vola! Io ne immagino uno che sia grande come cento universi, con delle ali di cui non posso nemmeno esprimere la forma, la bellezza, il colore e il movimento. Ma lo vedo va di stella in stella, rinfrescandole e profumandole col soffio armonioso e leggero della sua corsa! E i popoli di lass la guardano passare, estasiati e rapiti! .. Che ho dunque? E lui, lHorla, che mi possiede, che mi fa pensare queste follie! Lui in me, diventa la mia anima; lo uccider!

19 agosto. - Lo uccider. Lho visto! Mi sono seduto ieri sera al mio tavolo; e facevo finta di scrivere con molta attenzione. Sapevo bene che sarebbe venuto a girare attorno a me, vicinissimo, cos vicino da poterlo forse toccare, prendere? E allora! allora avrei avuto la forza dei disperati; avrei avuto le mie mani, le mie ginocchia, il mio petto, la mia fronte, i miei denti per strangolarlo, schiacciarlo, morderlo, dilaniarlo. E stavo in agguato con tutti i miei organi sovreccitati. Avevo acceso le mie due lampade e le otto candele del mio camino, come se avessi potuto, in quel chiarore, scoprirlo. Di fronte a me, il mio letto, un vecchio letto di quercia a colonne; a destra il camino; a sinistra, la mia porta chiusa con cura, dopo averla lasciata per molto tempo aperta, per attirarlo; dietro di me un armadio molto alto con uno specchio, che mi serviva ogni giorno per radermi, per vestirmi, e dove ero abituato a guardarmi, dalla testa ai piedi, ogni volta che vi passavo davanti. Dunque facevo finta di scrivere, per ingannarlo, poich anche lui mi spiava; e subito, mi accorsi, fui certo che lui leggeva al di sopra della mia spalla, che lui era l, che sfiorava il mio orecchio. Mi alzai, con le mani tese, voltandomi cos in fretta che stavo per cadere. Ebbene? ci si vedeva come in pieno giorno, ma non mi vidi nel mio specchio! Questultimo era vuoto, chiaro, profondo, pieno di luce! La mia immagine non vi stava sopra eppure mi trovavo l di fronte! Vedevo il grande vetro limpido dallalto in basso. E guardavo ci con gli occhi smarriti; e non osavo pi avanzare, non osavo pi fare un movimento, comprendendo bene tuttavia che lui era l, ma che mi sarebbe nuovamente sfuggito, lui, il cui corpo invisibile aveva divorato il mio riflesso. Quanto ebbi paura! Poi ecco che dimprovviso cominciai a scorgermi entro una nebulosit, in fondo allo specchio, in una nebulosit come attraverso uno strato dacqua; e mi pareva che questacqua scivolasse da sinistra a destra, lentamente, rendendo pi precisa la mia immagine, di secondo in secondo. Era come la fine di un eclisse. Ci che mi nascondeva non sembrava possedere contorni

nettamente definiti, ma una sorta di trasparenza opaca, che si schiariva a poco a poco. Potei infine distinguermi completamente, cos come ogni giorno quando mi guardo. Lavevo visto! Me ne rimasto uno spavento che mi fa ancora rabbrividire.

20 agosto. - Ucciderlo, come? Dal momento che non posso toccarlo? Il veleno? Ma mi vedrebbe mischiarlo allacqua; e i nostri veleni, daltronde, avrebbero un effetto sul suo corpo invisibile? No no senza alcun dubbio Allora? allora?

21 agosto. - Ho fatto venire un fabbro da Rouen e gli ho ordinato per la mia camera delle persiane di ferro, come ne hanno, a Parigi, certi alberghi particolari, al pianterreno, per paura dei ladri. Mi far, inoltre, una porta simile. Mi sono fatto prendere per un codardo, ma me ne infischio!

10 settembre. - Rouen, Hotel Continental. fatta fatta ma lui morto? Ho lanimo sconvolto da quello che ho visto. Ieri dunque, dopo che il fabbro aveva sistemato la persiana e la porta di ferro, ho lasciato tutto aperto, fino a mezzanotte, bench cominciasse a far freddo. Di colpo, ho sentito che lui era l, e una gioia, una gioia folle mi ha preso. Mi sono alzato lentamente, e ho passeggiato a destra, a manca, per lungo tempo perch non indovinasse niente; poi mi sono levato i miei stivaletti e messo le ciabatte con negligenza; poi ho chiuso la persiana di ferro, e tornando a passi tranquilli verso la porta, ho chiuso anche la porta a doppia mandata. Girandomi allora verso la finestra, la fissai con un catenaccio, di cui misi la chiave in tasca. Improvvisamente, compresi che si agitava attorno a me, che aveva paura a sua volta, che mi ordinava di aprirgli. Fui sul punto di cedere; non cedetti, ma addossandomi alla porta, la socchiusi, giusto quanto bastava per passare, io, allindietro; e poich sono molto alto la mia testa toccava larchitrave. Ero sicuro che non era riuscito a scappare e lo rinchiusi, da solo, da solo. Quale gioia! Era nelle mie mani! Allora, scesi gi, correndo; presi nel salone, sotto la mia camera, le mie due lampade e rovesciai tutto lolio sul tappeto, sui mobili, dappertutto; poi vi misi fuoco, e mi salvai, dopo aver chiuso bene, a doppia mandata, il portone dingresso. E andai a nascondermi in fondo al giardino, in un boschetto di lauri. Quanto tempo ci volle! Quanto tempo! Tutto era nero, muto, immobile; non un soffio daria, non una stella, solo montagne di nuvole che non erano visibili, ma che pesavano sulla mia anima cos opprimenti, cos opprimenti.

Guardavo la mia casa e aspettavo. Quanto tempo ci volle! Credevo gi che il fuoco si fosse spento da solo, o che lui lavesse spento, Lui, quando una delle finestre in basso scoppi sotto la spinta dellincendio, e una fiamma, una grande fiamma rossa e gialla, lunga, molle, carezzevole, sal lungo il muro bianco e lo baci fino al tetto. Un lucore corse si diffuse negli alberi, nei rami, nelle foglie, e inoltre un brivido, un brivido di paura. Gli uccelli si svegliarono; un cane si mise a ululare; mi sembr che il giorno si levasse! Due altre finestre scoppiarono presto, e vidi che tutta la parte bassa della mia dimora non era pi che uno spaventoso braciere. Ma un grido, un grido orribile, acutissimo, straziante, un grido di donna percorse la notte, e due abbaini si aprirono! Avevo dimenticato i miei domestici! Vidi i loro volti impazziti e le loro braccia che si agitavano! Allora, smarrito per lorrore, mi misi a correre verso il villaggio urlando: Aiuto! aiuto! al fuoco! al fuoco! Incontrai delle persone che gi stavano arrivando e ritornai con loro, per vedere. La casa, ora, non era pi che un rogo orribile e magnifico, un rogo mostruoso, che rischiarava tutta la terra, un rogo in cui bruciavano degli uomini, e dove anche lui bruciava, Lui, Lui, il mio prigioniero, lEssere nuovo, il nuovo padrone, lHorla! Presto il tetto tutto intero sprofond tra i muri e un vulcano di fiamme zampill fino al cielo. Da tutte le finestre aperte sulla fornace vedevo la tinozza di fuoco, e pensavo che lui era l, in questo forno, morto Morto? Forse? Il suo corpo? il suo corpo che il giorno attraversava non era forse indistruttibile con i mezzi che uccidono i nostri? E se non fosse morto? forse solo il tempo ha presa sullEssere invisibile e Temibile. Perch questo corpo trasparente, questo corpo inconoscibile, questo corpo da Spirito, se dovesse temere, anche lui, i mali, le ferite, le infermit, la distruzione prematura? La distruzione prematura? tutta la paura delluomo viene da lei! Dopo luomo, lHorla. - Dopo quello che pu morire ogni giorno, a tutte le ore, in qualsiasi minuto, per qualunque accidente, giunto colui che non deve morire che nel suo giorno, alla sua ora, al suo minuto, perch ha raggiunto il limite della sua esistenza! No no senza alcun dubbio, senza alcun dubbio Lui non morto E allora allora bisogna dunque che io mi uccida!