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POLITECNICO DI MILANO SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETÀ CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN PROGETTO E TUTELA DEL PATRIMONIO COSTRUITO ANNO ACCADEMICO 2013-2014 GROUND ZERO Una mappa delle controversie intorno alla ricostruzione del World Trade Center a Manhattan Relatore: Professor Alessandro Rocca Tesi di Laurea di Alessia Reinach 786457

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POLITECNICO DI MILANO

SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETÀ

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN PROGETTO

E TUTELA DEL PATRIMONIO COSTRUITO

ANNO ACCADEMICO 2013-2014

GROUND ZERO Una mappa delle controversie intorno alla ricostruzione del World Trade

Center a Manhattan

Relatore: Professor Alessandro Rocca

Tesi di Laurea di Alessia Reinach 786457

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POLITECNICO DI MILANO

SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETÀ

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN PROGETTO

E TUTELA DEL PATRIMONIO COSTRUITO

ANNO ACCADEMICO 2013-2014

GROUND ZERO

Una mappa delle controversie intorno alla ricostruzione del World Trade Center a Manhattan

Relatore: Professor Alessandro Rocca

Tesi di Laurea di Alessia Reinach 786457

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GROUND ZERO: PROGETTI E DISCUSSIONI

Un vincitore è semplicemente un sognatore

che non si è mai arreso.

Nelson Mandela

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SOMMARIO

Abstract V Introduzione VI Le controversie all’epoca delle Torri Gemelle di Minouro Yamasaki 9 11 Settembre 2001 15 All’indomani della tragedia le reazioni dell’opinione pubblica e della stampa 19 La stampa a confronto: il “New York Times” e il “New York Magazine” presentano le loro proposte 56 La mostra alla Max Protetch Gallery che ha diviso l’opinione degli architetti 64 I progetti ufficiali proposti dal 2002 al 2004 per il sito del WTC, per il Memorial e per il Trasportation Hub 89 Le proposte indipendenti, cioè i progettisti e i designer che non seguirono i dettami della Lower Manhattan Development Corporati 114 Conclusione IX Appendice i Bibliografia XII Elenco Immagini XV Ringraziamenti XXII

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Fare una mappa delle controversie e dei progetti riguardo a un certo tema, come il World Trade Center a Manhattan, significa prendere in considerazione le opinioni non solo degli architetti e dei committenti ma anche, e soprattutto, quella pubblica. Il caso analizzato è Ground Zero.

Da un lato, Larry Silverstein e la Lower Manhattan Development Corporation volevano la ricostruzione del sito e la rinascita di Lower Manhattan; ma entrambi, insieme ai propri progettisti, avevano piani differenti. Dall’altra parte c’era la stampa con l’opinione pubblica: divisa tra chi voleva l’effettiva ricostruzione del sito, così da poter ricordare le vittime degli attacchi, e chi invece pensava che non ricostruendo si sarebbe mantenuta più viva la memoria. Infine gli architetti: Daniel Libeskind che vinse il concorso per il masterplan ma che ha dovuto poi arrivare a un matrimonio forzato con David M. Childs di SOM per la Freedom Tower, e ha lasciato il posto a Michael Arad per il memoriale e a Santiago Calatrava per il nodo d’interscambio dei trasporti. Il lavoro è stato svolto stilando, inizialmente, una timeline degli eventi che accompagnarono Ground Zero dal 2001 a oggi, con un breve excursus sulla storia delle torri Gemelle, analizzando non soltanto i progetti ma soprattutto i vari protagonisti che hanno partecipato al dibattito. In un secondo momento si è entrati nel vivo delle diatribe, studiando il motivo delle discussioni. Poi sono state valutate le motivazioni dell’opinione pubblica e le opinioni degli architetti che si sono espressi a riguardo. Dopo aver considerato le persone e le loro motivazioni sia a favore sia contro la ricostruzione del World Trade Center, sono stati passati in rassegna i progetti effettivamente proposti. Per maggior chiarezza, le varie idee vengono suddivise in: “proposte ufficiali”, cioè quelle prodotte dagli architetti chiamati da Silverstein e dalla LMDC; “proposte della stampa”, redatte per opera di Herbert Muschamp – “New York Times” e da Joseph Giovannini – “New York Magazine”; “proposte indipendenti”, cioè degli innumerevoli architetti e designer che hanno presentato le loro idee alla stampa e a diverse agenzie ufficiali; proposte emerse in seguito alla mostra a inviti di Max Protetch che si è tenuta a New York tra gennaio e febbraio del 2002.

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INTRODUZIONE L’idea di uno studio delle controversie riguardanti la ricostruzione di Ground Zero è nata dopo aver letto il libro di Albena Yaneva Mapping Controversies in Architecture. Il libro spiega come mappare le controversie riguardo ad un determinato tema. Nello specifico nel libro viene analizzato il caso dell’Opera House di Sydney, che vede coinvolto l’architetto Jørn Utzon, il Partito Laburista e l’opinione pubblica australiana. Nel capitolo quarto, la Yaneva dice:

Le controversie sono considerate come integrazione per molte pratiche architettoniche, per la progettazione e per l’utilizzo. La parola “controversia” è il modo migliore per descivere le molte questioni con le quali gli amministratori, gli architetti, gli urbanisti e i cittadini si affrontano quotidianamente. L’elenco dei problemi di progettazione è infinito come lo sono i vari e costantemente mutevoli modelli di incertezze urbane e politiche. […] La prima ragione per concentrarsi su polemiche architettoniche è la rarità di problemi sociali o politici contemporanei che non contengono una parte di competenza urbanistiche. In secondo luogo, questi sono i temi che hanno un impatto sul pubblico a causa della loro complessità1. […]

E sempre la Yaneva spiega, più nel dettaglio, cosa sia una controversia:

Le controversie, come abbiamo visto, sono fenomeni complessi. Le controversie riguardanti la progettazione coinvolgono tutti i tipi di attori. Non solo sono coinvolti gli esseri umani e gruppi umani, ma sono anche coinvolte le cose naturali e le cose tecniche, gli individui e le istituzioni […]. La controversia la parte architettonica e la parte sociale in maniera molto dinamica […]. Prima della polemica sull’Opera House di Sydney, molte persone erano consapevoli delle complesse relazioni tra architetti e ingegneri, o delle sfide tecniche dei costi necessari per costruire un’icona. Sono arrivate dalla proposta di rottura del premiato architetto Jørn Utzon […] Eppure, qualunque maestria si usi, non si sarebbe mai in grado di tagliare fuori l'architettura essendo un ambito di attività materiali, di sfide estetiche e tecniche, che possono

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 Cit., da A.!Yaneva, Mapping Controversies in Architecture, Ashgate, aprile 2012, p.49: “Controversies are seen integral to many features of architecture practice, of design and use. The word “controversy” is the best way to descibe the ma-ny issues with which administrators, architects, urban researchers and citizens have deal with on an everyday basis. The list of design issues is endless as are the various and constantly changing patterns of urban and political uncer-tainties. […] The first reason to focus on architectural controversies is the rarity of contemporary social or political issues that do not contain a part of urban expertise. Second, these are the issues which impact upon the public be-cause of their very complexity”. Trad. It., A. Reinach. !

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essere completamente distinte e separate dal resto – i valori della società, il abitudini culturali, la politica locale, il clima economico. Sarà naturale chiedersi come sia possibile entrare nei meandri della progettazione architettonica, dello spazio politico, tecnico, sociale. La risposta […] è quella di mappare tutte le loro tracce e i coinvolgimenti2.

Nel caso di Ground Zero, più che di architetti contro ingegneri, la controversia sta proprio nell’idea di base. A Sydney si doveva costruire il teatro dell’opera, a Manhattan si deve ricostruire una parte di città, tenendo conto del significato che quel luogo ha ora per i newyorkesi. Anche se il punto di partenza è differente, il modo di mappare le dispute è il medesimo: bisogna fare una linea del tempo in cui vengano sistemati tutti i vari attori che hanno partecipato e i loro cambiamenti nel tempo; poi bisogna trovare i materiale e compilare una sorta di dossier che includa tutto ciò che è stato trovato – immagini, interviste sia agli architetti che ai politici che ai cittadini; leggere la bibliografia di base – e infine presentare in modo cronologico le dispute attorno all’edificio o agli edifici, cercando di catturare la parte dinamica dei dibattiti. La timeline, in realtà, è staccata dalla parte scritta, poiché si è deciso di dedicarle una parte quasi fondamentale, come se lo scritto le fosse di supporto. Infatti è stata realizzata su un rotolo di circa 10 metri di lunghezza e 60 centimetri di altezza, sul quale vengono inseriti i progetti che sono stati proposti, sottolineando le controversie. Lo scopo e quindi poi la motivazione iniziale che mi ha spinto a fare questo lavoro di ricerca è stato quello di cercare di capire come, dal punto di vista architettonico, sia meglio affrontare la riprogettazione di un sito in seguito ad una tragedia di questa portata. L’intera ricerca è stata condotta utilizzando una bibliografia che spazia dai testi principali sui progetti proposti per Ground Zero – prendendo in esame sia i progetti ufficiali che i progetti proposti alla mostra di Max Ptotetch o proposti direttamente dalla stampa o addirittura proposte arrivate alla Lower Manhattan Development Corporation, l’organo istituito per occuparsi della ricostruzione del sito, spontaneamente, sia da architetti, sia da critici, sia da

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 Ivi, p.60: “Controversies, as seen here, are complex phenomena. Design controversies involve all kinds of actors. Not only are there human beings and human groups but there are also natural and technical, individuals and institu-tions […]. Controversy displays the design and the social in a very dynamic way; […]. Before the Sydney Opera House controversy, many people have been aware of the complex relationships between architects and engineers, or of the technical challenges of the cost needed to construct an icon. They have taken the consequences of the ground – breaking shape as given designed by an award winning architect, Jørn Utzon. […] Yet, whatever mastery you use, you would never be able to cut out architecture as a domain of material activities, of ae-stetic and technical challenges, that can be entirely distinguished and separated from the rest – the values of the so-ciety, the cultural habits, the local politics, the economic climate. You will naturally question how you can visualize the meanders of the architectural, the political, the technical, the social. The answer […] is to map all of their traces and entanglements”. Trad. It., A. Reinach.

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alcuni newyorkesi – fino agli articoli di giornali scritti in un arco temporale che va dall’11 settembre 2001 all’11 settembre 2011.

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Le controversie all’epoca delle torri Gemelle di Minouro Yamasaki Prima di entrare nel vivo delle controversie e dei progetti presentati per la ricostruzione del World Trade Center, è necessario fare un breve preambolo sul significato delle torri Gemelle per New York, i newyorkesi e il mondo. Le torri Gemelle furono commissionate dalla Port Authority of New York and New Jersey nel 1962 a Minoru Yamasaki, che le completò nel 1976. In A Life in Architecture, Yamasaki dice:

Come ho potuto apprendere riguardo lo scopo del progetto, è apparso chiaro che il Trade Center,

con la sua posizione di fronte all'ingresso del porto di New York, potrebbe simboleggiare

l'importanza del commercio mondiale in questo paese e per le maggiori metropoli e diventare

l'espressione fisica dello sforzo universale degli uomini a cercare e a raggiungere la pace nel mondo1.

Effettivamente le torri Gemelle sono divenute un simbolo mondiale per il commercio e un segno di riconoscimento nello skyline di New York e di Manhattan.

Erano alte 110 piani ciascuna e all’epoca della loro costruzione divennero i grattacieli più alti

d’America, superati però poi dal Sears Building di Chicago. Prima delle torri Gemelle, l’edificio più alto di New York era l’Empire State Building.

[…] Nella progettazione del World Trade Center, il primo passo è stato quello di acquisire una

completa conoscenza del sito del progetto, che si estende da Vesey Street South di Liberty Street, e

da Church Street a West Street, una superficie di oltre diciassette ettari di poco a nord e ovest di

Wall Street. […] Per il Trade Center, il primo compito è stato quello di vedere se era possibile

eliminare le strade interne e fare un super-blocco totale del sito al fine di alleviare questo traffico

difficoltoso. […] Ad eccezione di West Street, le strade che circondano il progetto sono state

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 Cit., da M. Yamasaki, A Life in Architecture, Weatherill, New York 1979, p. 112: “As I learned to understand the purpose of the project, it became clear that the Trade Center, with its location facing the entry to New York harbor, could symbolize the importance of world trade to this country and its major metropolis and become a physical expression of the universal effort of men to seek and achieve world peace”. Trad. It., A. Reinach.

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allargate di almeno tre volte le loro dimensioni originali, al fine di migliorare il flusso del traffico. I

marciapiedi sono stati notevolmente ampliati per facilitare il movimento pedonale e le facciate degli

edifici più bassi sono stati spostati a incasso avanti e indietro, rendendo l’esperienza pedonale più

interessante di quella che è solita avere sulle strade di New York, dove la linea di costruzione è

esattamente e assolutamente parallela alla linea retta del marciapiede2. […]

È un sito molto grande e la sua costruzione ha scombussolato tutta l’urbanistica di Lower Manhattan. Il vasto isolato aveva notevolmente danneggiato l’interconnessione tra le varie strade circostanti, isolando la zona di tessuto urbano meno monumentale di Lower Manhattan. Questo sito ha attirato contrastanti opinioni fin dalla posa della prima pietra, perchè non tutti apprezzavano edifici così alti; perchè viste da vicino erano dei monoliti, con arcate in finto stile gotico che terminavano bruscamente a terra in un’enorme piazza vuota; perché dicevano che non si vedeva bene dalle finestre. Ma Yamasaki aveva le risposte pronte per ogni critica gli venisse mossa!

[…] Una parte di critiche nei confronti del Trade Center ha a che fare con la sua stessa grandezza.

Devo ammettere di condividere un certo fascino con i numeri e le statistiche che questo e altri

grandi progetti sembrano generare, ma avevo capito molto prima che ciò accadesse, che sarebbe

stata solo una questione di tempo prima che un altro edificio venisse annunciato come il “più alto

del mondo”. Non avrei mai creduto che le torri del Trade Center avrebbero mantenuto tale

distinzione per molto tempo in una società come la nostra, che è uno dei grandi e grandi successi, e

sono molto contento di lasciare all'ultimo nuovo campione, il Palazzo Sears Chicago, o ai suoi

successori difendere il titolo per il “più alto” o il “più grande”3 […] .

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 Ivi, pagg. 112-113: “[…] In designing the World Trade Center, the first step was to become completely acquainted with the project site, which extends from Vesey Street south to Liberty Street, and from Church Street to West Street, an area of more than seventeen acres just slightly north and west of Wall Street. […] For the Trade Center, the first task was to see if we could eliminate the interior streets and make a superblock of the total site in order to relieve this traffic chaos. […] Except for West Street, the street surrounding the project were widened to at least three times their original dimensions in order to improve the flow of traffic. The sidewalks were also significantly broadened for easier pedestrian movement, and the facades of the lower buildings were articulated and recessed back and forth, making the pedestrian experience more interesting than it is on the usual New York streets, where the building line exactly parallels the absolutely straight sidewalk line. […]”.Trad. It., A. Reinach. 3 Ivi, pag. 114: “[…] One source of criticism of the Trade Center has to do with its very bigness. I will admit to sharing a measure of fascination with the numbers and statistics that this and other large projects seem to generate, but I had realized long before it happened that it would only be a matter of time before another building would be announced as the “tallest in the world”. I had never believed that the Trade Center towers would retain that distinction for very long in a society such as ours, which is one of large-scale and grand achievements, and I am very

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[…]Ho sentito molti commenti negativi sulla qualità delle vedute dalle finestre. Lo scopo degli

edifici è quello di avere aree di lavoro confortevoli e non di essere punti di osservazione da cui uno

guarda la vista per tutto il giorno. Le finestre sono sufficientemente ampie e abbastanza ravvicinate

sia per una visione sensazionale che per poco senso di claustrofobia. Sono sempre stato contro il

davanzale per le finestre alte semplicemente perché impediscono alle persone che lavorano in luoghi

lontani dalle finestre di vedere la città o il suolo e l'acqua sotto4. […]

[…]Per la delicatezza del design del Trade Center, che è stato criticato come “fine”, spesso mi

riferisco alla quotazione Emerson citata prima e il suo effetto sul mio lavoro . Mi sono formato negli

anni Venti e nei primi anni Trenta quando il design classico era il tema delle giornate. Pensai che le

tradizionali architetture storiche che mi erano state insegnate, quelle di allora non sono adatte alle

tecniche di costruzione dei giorni nostri, le proporzioni aggraziate sono ancora oggi vitali per

qualsiasi struttura. La pace e il conseguente senso di permanenza sono parti essenziali di edifici di

pregio, e la ricerca di queste qualità non dovrebbe mai essere abbandonata. Credo che la pianta e

l'altezza delle torri del Trade Center consentano uno spazio esterno per le persone a livello del

suolo, e i progressi nella tecnologia di costruzione descritti, fatti per la concorrenza economica con

edifici più bassi, dandoci la possibilità di aprire il nostro centro urbano con gli spazi, siano essi verdi

o piastrellati, che sono così importanti per la vita nel cuore delle nostre città. Credo che il Trade

Center arriverà ad essere visto e vissuto come uno dei luoghi davvero emozionanti di New York,

che io sono sicuro continuerà ad essere la più meravigliosa, stimolante città contemporanea nel

mondo5. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!content to let the latest new champion, the Sears Building in Chicago, or its successors defend the title for the “tallest” or the “biggest”. Trad. It., A. Reinach. 4 Ivi, pag. 117: “[…] I’ve heard much negative comment about the quality of the views from the windows. The purpose of buildings is to have comfortable working areas and not to be observatories where one stares out of the window at the view all day long. The windows are amply wide and sufficiently close together for both a dramatic outlook and little sense of claustrophobia. I have always been against high window sills simply because they prevent the people working at locations further away from the windows from seeing the city or the ground and water below […]”. Trad. It., A. Reinach. 5 Ivi, pag. 118: “[…]For the delicacy of design at the Trade Center, which has been criticized as being “dainty”, I often refer to the Emerson quotation cited earlier and its effect on my work. I was trained in the twenties and early thirties, when classic design was the theme of the day. Thought the traditional historic architectures I was taught then are not appropriate to our present – day techniques of building, their graceful proportions are still vital to any structure. The ensuing peace and sense of permanency are essential parts of fine buildings, and the search for these qualities should never be forsaken. I do think that the plan and the height of the Trade Center towers allow for outdoor space for people at ground level, and the advances in building technology I have described make for economic competition with lower buildings, giving us the opportunity to open up our urban centers with the spaces, be they green on paved, that are so important to life in the heart of our cities. I believe that the Trade Center will

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Su Domus n. 524 del luglio 1973, sono presentate le torri Gemelle quasi ultimate, e anche qui vengono sottolineati i vari difetti che si possono riscontrare nel nuovo sito, ma si sottolinea la magnificenza della costruzione:

[…]La presenza delle due enormi torri è un “fuori scala” nel contesto di Manhattan, nella veduta

aerea e dal mare. Alte 412 metri (110 piani), le torri sono due giganteschi parallelepipedi lisci:

d'inverno, le stalattiti di ghiaccio che si formano lungo la struttura esterna possono, cadendo, essere

micidiali. Il vento tra le due torri si incanala con tale violenza che, per evitare che la gente con

l'ombrello ne venga travolta, si è chiusa ai pedoni la strada fra le torri. Quando il riscaldamento è

acceso, il calore che le torri emanano crea in cielo vere e proprie nubi.[…] L'eccezionalità nel WTC è

quantitativa. La struttura stessa (a differenza delle strutture di torri tipo Lever House, a centrai core

portante, con piani a sbalzo e curtain wall periferica), è una struttura a parete perimetrale portante,

come fosse in muratura: una parete in elementi di acciaio (ogni elemento, alto da due a tre piani, è

del peso di ventidue tonnellate) sovrapposti ad incastro uno nell'altro a formare un insieme stabile.

La torre è rigida come un gigantesco barattolo vuoto. Resiste alla forza di un tornado di più di

duecento chilometri allora senza flessioni percettibili.

Come la struttura, l'immagine delle due torri è “senza accenti”, non ha cioè accenti in proporzione

alla scala. […]

L'asserzione è essenzialmente dimensionale. Ma, come tale, vale solo a distanza (visuale e

concettuale). Viste da lontano, a livello della città e della penisola, le due torri si asseriscono subito,

in blocco, come potenza unitaria. Viste da vicino, si scompongono: a livello dell'osservatore stradale,

cioè dell'osservatore in luogo, diventa predominante l'enorme motivetto pseudo-gotico dei pilastri di

facciata che all'altezza dell'ottavo piano si diramano, mentre la straordinaria durata degli oltre cento

piani successivi, vista da sotto in su, in prospettiva, per la cecità della superficie e la mancanza di

elementi di riferimento si scorcia, rimpicciolisce. Ecco il castigo.6

Perciò fin dal 1962 ci sono state controversie circa il Trade Center, e l’opinione pubblica era spaccata in due, tra chi le amava – vedendole come un punto di forza per Manhattan e per la rinascita di Lower Manhattan – e chi invece non le apprezzava né dal punto di vista estetico, né

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!come to be seen and experienced as one of the really exciting places in New York, which I am confident will continue to be the most marvelous, stimulating contemporary city in the world”. Trad. It., A. Reinach. 6 Cit., da Domus archivio, 8 settembre 2011.

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da quello urbanistico. Oggi, a cinquantuno anni dal progetto di Yamasaki e a tredici anni dalla loro distruzione ad opera di un duplice attacco terroristico la mattina dell’11 settembre 2001, le controversie – sul sito, sulla destinazione da dargli e soprattutto sul da farsi dopo il crollo – continuano.

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11 Settembre 2001 Il World Trade Center fu distrutto da un duplice attacco aereo terroristico l’11 Settembre 2001. Due aerei di linea si sono schiantati contro le torri Gemelle, causando il loro collasso e la distruzione di altri quattro edifici del WTC. L’attaccò uccise 2.750 persone del Trade Center, la cui maggioranza erano vigili del fuoco o poliziotti giunti in soccorso. Il collasso dell’edificio 7 WTC, che era appena stato evacuato, avvenne alle 17e 20 di quello stesso giorno a causa di un incendio dilagato all’interno dell’edificio.

[…] Quel mattino il cielo era sereno e la temperatura mite. Gli abitanti dei diversi quartieri di New

York hanno avvertito il fragore del crollo, a seconda dei casi, come un ruggito, un brontolio, o un

tuono in lontananza. La prima a crollare è stata la torre sud. Alle 9 e 59, (ora locale), i piani più alti si

sono inclinati leggermente prima di cedere, sgretolandosi e trascinando con sé il resto dell’edificio. Il

crollo è durato dieci secondi, così come il boato. I morti sono stati molti, ma nella maggior parte dei

casi si è trattato se non altro di una fine rapida, misericordiosa. Ventinove minuti più tardi è crollata

anche la torre nord, altrettanto rapidamente e più o meno con gli stessi risultati. Ma, qui, qualcuno è

sopravvissuto. Per un istante, la sagoma di ciascuna torre è rimasta disegnata nell’aria come uno

spettro di cemento polverizzato, quasi a voler marcare l’esistenza di un luogo che un attimo dopo

sarebbe stato soltanto un ricordo. Le sezioni prefabbricate delle colonne esterne in acciaio si sono

abbattute sugli edifici circostanti, accatastandosi su tetti e balconi, conficcandosi in parcheggi, uffici

e negozi e provocando altri crolli e altri incendi. […] Benchè in un primo momento non sembrasse

seriamente colpito ( il 7 World Trade Center ), ha continuato a bruciare per tutto il giorno, e la sera

era il primo grattacielo con una struttura in acciaio mai crollato per una sola causa – il fuoco.

Nel complesso i danni hanno interessato un’area molto estesa e, secondo i parametri consueti, il

bilancio è stato pesantissimo. Da trent’anni le torri Gemelle sovrastano le strade (e gli altri

grattacieli) di New York, come una specie di bomba che non aveva ancora disperso la prodigiosa

quantità di energia impiegata a suo tempo a spingere così in alto una massa tanto possente. Ma nello

spazio di una sola mattinata, in due impulsi gemelli di dieci secondi ciascuno, le torri hanno scaricato

tutta l’energia incapsulata fino ad allora sulla città. Enormi travi d’acciaio hanno trafitto le zone

circostanti come lance gigantesche, sono penetrate nelle gallerie della metropolitana e nei passaggi

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sotterranei fino a dieci metri di profondità, tranciando le tubature dell’acqua e del gas, per poi

pugnalare a morte i piani alti dei palazzi vicini, in prevalenza occupati da uffici. Le linee telefoniche,

la rete a fibre ottiche e quella elettrica sono state messe fuori uso. Ambulanze, automobili e camion

dei pompieri sono rimaste schiacciati sotto un diluvio di macerie, e in qualche caso spinti fino a

cinque piani sotto il livello stradale, in quella specie di incubo mostruoso in cui si era trasformato

l’immenso «catino» del World Trade Center – un’area di quattro ettari di ampiezza e venti metri di

profondità sottoposta, col crollo consecutivo delle due torri, a una violenza devastante.

In seguito, l’energia scaricata nelle viscere sconvolte di quel nucleo inaccessibile ha trovato sfogo in

un incendio, e le rovine hanno continuato a bruciare per mesi. Intorno alla base di ciascuna torre,

quella stessa energia ha demolito gran parte dei sei piani sotterranei, sbriciolando in alcuni casi,

lesionando gravemente in altri, i parcheggi che li occupavano. Ancora più in profondità, ha distrutto

anche un tratto della Port Authority trans-Hudson (PATH), una line ferroviaria usata in prevalenza

dai pendolari del New Jersey che, attraversato il letto fangoso del fiume dentro una galleria a binario

unico, penetrava nello scavo delle fondamenta e procedeva fino a una stazione sulla riva opposta

prima di invertire la marcia […]. Le gallerie erano strutture in ghisa vecchie di un secolo,

probabilmente piuttosto fragili, sicuramente a rischio. Se anche una sola avesse ceduto, sarebbe stata

una catastrofe: il fiume Hudson avrebbe inondato le fondamenta […].

In superficie la scena era altrettanto sconvolgente. All’angolo sud-ovest del World Trade Center, i

ventidue piani dell’hotel Marriottt si erano trasformati in un ammasso informe di appena tre piani.

Poco più a nord, dalla parte opposta di West Street, un ponte pedonale era crollato uccidendo un

gruppo di pompieri e di impiegati che avevano cercato rifugio sotto l’arcata. Le strade si erano

incurvate sotto montagne di acciaio fumante. Le vie d’accesso erano ostruite da una tale quantità di

macerie che i veicoli di soccorso non potevano intervenire. C’erano incendi dappertutto. Lo

spostamento d’aria aveva scagliato a distanza le auto di cilindrata più piccola e infranto tutte le

finestre per diversi isolati: così la polvere di cemento che era stata il World Trade Center aveva

invaso gli interni, superando le basse pareti divisorie degli uffici. Le impetuose correnti d’aria

l’avevano spinta prima lungo le strade, in una nube densa e soffocante, poi in alto, a mescolarsi con

il fumo sino a oscurare il cielo del mattino. Alla fine, i fogli di migliaia di pratiche avevano

volteggiato dolcemente sulla città, quasi a voler irridere i morti.

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Difficile accettare una trasformazione tanto improvvisa. Era bastato un mattino, appena venti

secondi di crolli, e delle torri Gemelle restavano in piedi solo alcuni monconi dei piani bassi,

strutture vagamente gotiche che si alzavano in cielo come mani supplicanti.[…]

Alle 17 e 20 il World Trade Center Sette è crollato su se stesso, in maniera per così dire composta,

danneggiando qualche edificio adiacente ma senza provocare vittime.[…]

L’atmosfera era satura di tristezza, certo, e di rabbia: ma di quella sorta di abbandono spettrale che

aleggia nell’aria dopo una battaglia non c’era traccia. Piuttosto, stava prendendo forma qualcosa di

completamente diverso: nelle ore immediatamente successive al crollo delle torri, mentre i

soccorritori affluivano in massa e si tentava di organizzare i soccorsi, il disastro era come nascosto

dal tipico, soffocante abbraccio americano. Nonostante lo scenario decisamente apocalittico, la

reazione è stata subito molto forte, e improntata a un ottimismo quasi puerile. Si dava per scontato

che sarebbero stati trovati numerosi superstiti, e comunque recuperati tutti i corpi delle vittime,

aiutando così le famiglie a continuare a vivere la loro vita […]1

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 Cit., da W. Langewiesche, American Ground, trad. it. American Ground, a cura di Serrai, Adelphi Edizioni S.P.A, Milano, 2003, pagg. 15-21.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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All’indomani della tragedia le reazioni dell’opinione pubblica e della stampa

La profondità del trauma prodotto dal crollo delle Twins Towers si può misurare anche prendendo

in considerazione le prime ipotesi che gli amministratori newyorkesi e l’opinione pubblica

formularono a ridosso dell’11 settembre 2001 circa la destinazione da dare ai sei ettari e mezzo di

terreno fumante, sino ad allora occupato dalla più prestigiosa delle costruzioni realizzate da Port

Authority.

Il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, interpretando sentimenti diffusi, pensava che quell’area

dovesse rimanere vuota, consacrata al ricordo delle vittime dell’attentato, «a soaring Memorial». Ma

il terreno non apparteneva alla città di New York; Ground Zero era proprietà di Port Authority.

Pertanto, per quanto influenti, né il Sindaco né l’opinione pubblica avevano il potere di stabilire il

destino di quel suolo devastato nel cuore di Lower Manhattan, di dimensioni tali da costringere

all’uso di un’unità di misura insolita, gli acri, in una città abituata a calcolare l’estensione di ogni

proprietà in piedi quadrati.[…] In buona misura il futuro di Ground Zero era nelle mani di Larry

Silverstein1, un noto operatore immobiliare di New York, che pur non avendo mai detenuto

proprietà particolarmente pregiate, forse proprio per questa ragione poche settimane prima dell’11

settembre 2001 aveva preso in affitto da Port Authority il complesso delle Twin Towers e

l’adiacente torre di 47 piani, nota come 7 World Trade Center.2

Come si è accennato precedentemente, il Sindaco Giuliani non riteneva opportuno fare erigere dei nuovi grattacieli sul sito di Ground Zero, ma semmai un edificio all’eterna memoria. In un’intervista rilasciata al New York Times nel dicembre 2001, disse che:

“Credo davvero che non dovremmo pensare a questo sito là fuori, proprio dietro di noi, proprio

qui, come a un sito per lo sviluppo economico”, ha detto il Sindaco Giuliani a una folla riunita di

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 Luglio 24, 2001, Larry Silverstein completò la più grande transazione nella storia di New York acquistando il World Trade Center per $3.2 miliardi, solamente per vederlo distrutto da un attacco terroristico sei settimane dopo, il 9/11. Precedentemente, il sito del World Trade Center era sotto il controllo della Port Authority of New York & New Jersey. 2!Cit., da F. Dal Co, Ground Zero: i fatti e la storia, in “Casabella”, n. 759, ottobre 2007, p. 3.!

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Ground Zero: progetti e discussioni

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circa 300 persone. “Dovremmo pensare a un’impennata, monumentale, un bel monumento che

attiri milioni di persone che qui vogliono solo ricordare.” “Dobbiamo essere in grado di creare

qualcosa che sancisca questo luogo per sempre e che permetta alle persone di partire da esso”, ha

aggiunto. “E non succederà se lo pensiamo in modo molto stretto”. “Anche se devo lasciare presto

la carica di Sindaco, avrò il titolo più onorevole tra i cittadini”, ha detto il signor Giuliani al suo

pubblico, soprattutto ex e attuali membri della sua amministrazione, i sostenitori, gli amici e la

famiglia. “E la gente della città dovrebbe capire che tutte le fonti della mia forza derivano dalla

vostra, perché voi avete questa forza e dovete usarla”. “Non sapevo se sarei riuscito o no, ma ho

pensato che il mio lavoro come il sindaco fosse quello di girare per la città”, ha detto, “perché ho

creduto, a torto o a ragione, che abbiamo avuto un'ultima possibilità di farlo, a girare davvero in una

direzione totalmente opposta rispetto a quella che si stava prendendo e che ha creato un sacco di

ostilità e un sacco di rabbia”. Ha aggiunto: “Mi ricordo che dopo l'attacco al World Trade Center, mi

è venuto molto naturale dire alla gente, non fate gruppi di colpa. Di non andare ad incolpare le

singole persone arabo-americane della tragedia del World Trade”. “Questo posto”, ha detto, “deve

diventare un luogo in cui, quando qualcuno viene, subito deve sentire la grande potenza e la forza e

l'emozione di ciò che significa essere un americano3”.

Nella stessa intervista parlò anche il futuro sindaco di New York, Michael Bloomberg, che si disse favorevole ad un sito dedicato alla memoria oltre che ad un luogo multiuso.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!3 Cit., da!D. Cardwell, In Final Address, Giuliani Envisions Soaring Memorial, in “The New York Times”, 28 dicembre 2001: “I really believe we shouldn't think about this site out there, right behind us, right here, as a site for economic development”, Mr. Giuliani told the assembled crowd of about 300. We should think about a soaring, monumental, beautiful memorial that just draws millions of people here that just want to see it. “We have to be able to create something here that enshrines this forever and that allows people to build on it and grow from it,” he added. “And it's not going to happen if we just think about it in a very narrow way”. “Although I have to leave you as the mayor soon, I resume the much more honorable title of citizen,” Mr. Giuliani told his audience, mainly former and current members of his administration, supporters, friends and family. “And the people of the city should understand that all of the sources of my strength absolutely endure because you have it, and you have that strength and you've displayed it”. “I didn't know if I would succeed or not, but I felt that my job as the mayor was to turn around the city," he said “because I believed rightly or wrongly that we had one last chance to do that, to really turn it around in a totally opposite direction from the direction it was going in. And that created a lot of hostility and a lot of anger”. He added, “I remember after the attack on the World Trade Center, it just came very naturally for me to say to people, do not engage in group blame. Do not go single out people who are Arab-Americans and blame the attack on the World Trade Center on them”. “This place,” he said, “has to become a place in which when anybody comes here immediately they're going to feel the great power and strength and emotion of what it means to be an American”. Trad. It., A. Reinach.

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Il sindaco entrante, Michael R. Bloomberg, ha avuto un tiepido entusiasmo all’idea di trasformare

l'intero sito di 16 acri in un memoriale, che il signor Giuliani ha suggerito come opzione nelle ultime

settimane.

“Tutti pensano che sia necessario un monumento alla memoria e dovremmo avere un memoriale”,

Bloomberg ha detto ieri, “e questo è ciò che abbiamo da commisionare: e penso di sedermi e farli

venire con dei suggerimenti e dar loro(ai progettisti) il mio input, per guardare e vedere qual è l'uso

appropriato di quello spazio. Io sono a favore di una cosa multifunzionale4”.

Se da un lato Giuliani voleva che il luogo fosse trasformato in un sito dedicato alla memoria, e Bloomberg era favorevole ad un luogo multiuso, dall’altro Silverstein voleva che venissero ricostruiti dei grattacieli, anche perché aveva degli interessi economici alla base, essendo proprietario del sito appena distrutto e dovendo pagare l’affitto alla Port Authority.

[…] Allorchè Silverstein sigla il contratto che gli consente di disporre per novantanove anni delle

Twin Towers, è consapevole che per poter corrispondere a Port Authority un affitto mensile di dieci

milioni di dollari e ottenere un buon profitto, è necessario rendere il complesso del World Trade

Center attraente per locatari più facoltosi, esigenti e prestigiosi di quelli all’epoca insediati nelle due

torri. Per attuarne la riforma, si rivolge a David Childs, che dal suo studio al numero 14 di Wall

Street guida autorevolmente l’attività di SOM. Ma dopo l’11 settembre le prospettive mutano

radicalmente. Non trascorre però molto tempo e Silverstein, come racconta Paul Goldenberg nel

suo libro Up from Zero, chiarisce le proprie intenzioni dichiarando a “The Wall Street Journal”:

«sarebbe la tragedia delle tragedie non ricostruire questa porzione di New York. Significherebbe

assegnare ai terroristi la vittoria che vanno cercando».5

Anche il presidente Bush il 12 settembre 2001 rilasciò un’intervista a “The Wall Street Journal” in cui affermava che l’America sarebbe rinata più forte di prima dopo questa tragedia, e che ciò che era accaduto non l’avrebbe schiacciata.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!4 Ibidem: “The incoming mayor, Michael R. Bloomberg, gave a lukewarm reception yesterday to the notion of turning the entire 16-acre site into a memorial, which Mr. Giuliani has suggested as an option in recent weeks. “Everybody thinks we will have a memorial and should have a memorial”, Mr. Bloomberg said yesterday, “and that is what we have the committee for: to look and see what's the appropriate use of that space, and I think I'll sit back and let them come up with suggestions and give them my input. I think that I'm in favor of more of a mixed-use thing”. Trad. It., A. Reinach. 5 Cit., da F. Dal Co, op. cit., pp. 3-4.!

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[…] Il presidente Bush ha espresso l’orrore della nazione per l'ondata degli attacchi terroristici a

New York e Washington, ma ha detto che coloro che hanno commesso gli attentati non hanno

«spaventato la nostra nazione col caos e (non l’hanno fatta) ritirare». «Oggi la nostra nazione ha visto

il male. Il peggio della natura umana» ha detto Bush. E nel valutare la colpa per gli atti, «non faremo

alcuna distinzione tra i terroristi che hanno commesso questi atti e coloro che li ospitano». Le

dichiarazioni del presidente sono giunte alla fine di una giornata estenuante e spaventosa per la sua

amministrazione e la nazione. […]«Oggi, i nostri concittadini, il nostro modo di vivere, la nostra

stessa libertà, sono stati attaccati in una serie di atti terroristici deliberati e mortali», ha detto il

presidente in un discorso televisivo dalla Casa Bianca. Le vittime erano «mamme e papà, amici e

vicini di casa, migliaia di vite furono improvvisamente spente dal male, atti spregevoli di terrore».

«Gli attacchi orribili», ha detto, «possono scuotere le fondamenta dei nostri più grandi edifici, ma

non possono toccare la fondazione dell'America». «L’America ha fermato i nemici, già in passato, e

lo faremo anche questa volta», ha detto. «Nessuno di noi potrà mai dimenticare questo giorno, ma

andiamo avanti per difendere la libertà e tutto ciò che è buono e giusto nel nostro mondo».6

Le stesse parole del Presidente Bush sono state riprese anche dal Governatore di New York, George Pataki, per sottolineare lo spirito americano che non si piega davanti a nessuna avversità e a nessun tipo di nemico.

“Abbiamo risposto al male con il bene”, ha detto. “Abbiamo risposto al terrore con la forza.

Abbiamo incontrato le avversità con determinazione. Noi sconfiggeremo l'odio con la tolleranza.7”

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!6 Cit., da J. Cummings, J. VandeHei, Bush Says “Our Nation Saw Evil” But Isn’t Frightened Into Chaos, in “The Wall Street Journal”, 12 settembre 2001: “[…] President Bush expressed the nation’s horror at the wave of terrorists attacks in New York and Washington, but said those who committed the attacks did not “frighten our nation into chaos and retreat”. “Today our nation saw evil. The very worst of human nature” Mr. Bush said. And, when assessing blame for the acts, “we will make no distinction between the terrorists who committed these acts and those who harbor them”. The president’s comments came at the end of an exhausting and frightening day for his administration and the nation. […] “Today, our fellowcitizens, our way of life, our very freedom, came under attack in a series of deliberate and deadly terrorist acts” the president said in a televised address from the White House. The victims were “moms and dads, friends and neighbors, thousands of lives were suddenly ended by evil, despicable acts of terror”. “The horrific attacks”, he said, “can shake the foundations of our biggest buildings, but they cannot touch the foundation of America”.[…] “America has stood down enemies before, and we will do so this time” he said. “None of us will ever forget this day, yet we go forward to defend freedom and all that is good and just in our world […]”. Trad. It., A. Reinach. 7 Cit., da R., Pèrez-Peña, Upbeat and Still Challenging Cuomo, in More Ways Than One, in “The New York Time”, 10 gennaio 2002: “We responded to evil with good”, he said. “We answered terror with strength. We met adversity with resolve. We will defeat hatred with tolerance”. Trad. It., A. Reinach.

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L’idea di non farsi piegare dai terroristi e quindi di far vedere al mondo lo spirito di rinascita e di forza dell’America, così come disse il presidente Bush, era un concetto diffuso tra tutti gli americani. Anche i soccorritori in pausa pranzo avevano delle opinioni circa l’eventuale ricostruzione dell Torri. Una giovane ventenne di Manhattan, Juliet McIntyre, membro di Scientology, volontaria sul sito, raccolse le loro opinioni e i loro sfoghi in un resoconto sul tempo passato a Ground Zero.

[…] «Quando chiedemmo ai ragazzi come avrebbe dovuto essere ricostruita l’area, metà di loro

pensava che le Torri non dovessero essere ricostruite e che l’area dovesse essere trasformata in un

parco commemorativo» scrisse. «Le altre risposte furono un po’ più radicali. Un certo numero di

operai pensava che le Torri dovessero essere ricostruite con un piano in più e con in cima la statua

gigante di una mano che mostra il dito medio ai terroristi. La risposta successiva fu simile ma

persino più stravagante. I soccorritori suggerivano di costruire cinque edifici, anche questi per

formare una mano con un dito alzato. Due edifici più piccoli su ciascun lato, poi due un po’ più alti

e infine l’edificio centrale che si protende verso il cielo. Non so se sarà l’ipotesi che diventerà più

popolare.»8 […]

Richard Meier, in un articolo pubblicato il 23 settembre 2001 sul “New York Times”, dal titolo Filling The Void: To Rebuilt or Not Architects Respond, raccoglie, oltre alla sua, le opinioni di sette illustri architetti (Tschumi, Stern, Diller, Scofidio, Johnson Appelbaum, Eisenman, Riley).

“Naturalmente si deve ricostruire, più grande e migliore. Ci dovrebbero essere uffici e un mix di

attività, sia culturali che imprenditoriali. Sì, ci dovrebbe essere un luogo per piangere, ma non

dovrebbe essere la cosa principale. Esso deve essere un luogo che guardi al futuro, non al passato.”

Bernard Tschumi, preside della scuola di architettura Columbia

“Dobbiamo ricostruire le torri. Sono un simbolo del nostro successo come newyorkesi e come

americani e ricostruirle di nuovo dice che nessuno ci può sconfiggere. Il grattacielo è il nostro più

grande successo architettonicamente parlando, e dobbiamo averne un nuovo, un grattacielo del

World Trade Center.” Robert A.M. Stern

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!8 Cit., da P. Nobel, Sixteen Acres, trad. It., 64.748 mq La Feroce Battaglia per la Ricostruzione di Ground Zero, Isbn Edizioni, Milano 2005, pp. 32-33.!

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“La cosa più toccante è che ora l'identità dello skyline è stata persa. Noi dovremmo dire, Cerchiamo

di non costruire qualcosa che dovrebbe ricucire lo skyline, è più forte di lasciarlo vuoto. Crediamo

che sarebbe tragico cancellare la cancellazione.” Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio

“Qualunque cosa abbiano abbattuto, noi la ricostruiremo. Penso che dovremmo fornire la stessa

quantità di spazio per uffici, che è il minimo che possiamo fare” Philip Johnson

“Un'altra cosa è venuto fuori da quest tragedia, e cioè quante persone che vivono fuori New York si

sentono vicine alla nostra città. Forse non è solo la nostra decisione . Forse dovremmo lasciare che il

gli americani votino su di esso.” Ralph Appelbaum

“Qualunque cosa facciamo in futuro, ha avuto modo di riflettere il senso dell'Occidente, la sua

cultura e i valori che sono stati attaccati. Mi auguro che ciò non ci dissuasi dall’andare così in alto

come erano le torri. Non dobbiamo tornare indietro a quel punto. Non possiamo ritirarci.” Peter

Eisenman

“Una volta che superiamo il lutto, dobbiamo renderci conto che questo potrebbe essere una

sconfitta, o potrebbe essere come Chicago dopo l'incendio, nel 1871, quando hanno inventato il

grattacielo e cambiato i modi in cui le città sono cresciute in tutto il mondo. Dobbiamo costruirne

una ancora più grande e un grattacielo più innovative.” Terrence Riley, curator di architettura del

Museum of Modern Art

“Dovrebbe essere ricostruito. Abbiamo bisogno di spazi per uffici, anche se non vogliamo costruire

le stesse torri. Sono state progettate nel 1966 e ora viviamo nel 2001. Quello che deve essere lì è un

insieme di edifici che sono potenti come simbolo di New York come lo erano le torri del World

Trade. La vita della città dipende da persone che la vivono e ci lavorano amandola- vogliamo che la

gente torni lì. Noi li vogliamo in un luogo che può essere magnifico.” Richard Meier9

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!9 Cit., da R. Meier, Filling the Void, to Rebuild or Not: Architects Respond, in “The New York Times Magazine”, 23 settembre 2001, p. 81: “Of course one has to rebuild, bigger and better. There should be offices and a mix of activities, both cultural and business. Yes, there should be a place to mourn, but that shouldn't be the main thing. It must be a place looking into the future, not the past”. Bernard Tschumi, dean of the Columbia architecture school “We must rebuild the towers. They are a symbol of our achievement as New Yorkers and as Americans and to put them back says that we cannot be defeated. The skyscraper is our greatest achievement architecturally speaking, and we must have a new, skyscraping World Trade Center”. Robert A.M. Stern “What's most poignant now is that the identity of the skyline has been lost. We would say, Let's not build something that would mend the skyline, it is more powerful to leave it void. We believe it would be tragic to erase the erasure”. Elizabeth Diller and Ricardo Scofidio “Whatever they take down, we'll rebuild. I think we should provide the same amount of office space, that it's the least we can do”. Philip Johnson “Something else has come out of this, and that is how much ownership people outside of New York feel about our city. Maybe it's not just our decision. Maybe we should let the American people vote on it”. Ralph Appelbaum

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La maggior parte degli intervistati sfidava a ricostruire, anche se non in modo identico; ci fu chi

propose un referendum nazionale «Forse la decisione non spetta solo a noi». Ma la reazione più

clamorosa fu quella di Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio, la coppia di architetti le cui dense

teorizzazioni al crocevia tra tecnologia e spazio avevano ottenuto il primo “premio dei geni” della

MacArthur Foundation per l’architettura. […] Nessuno degli altri commenti della prima ora fu in

grado di mostrare quanto l’intellighenzia dell’architettura fosse lontana dall’audacia di quell’evento o

quanto gli ideologi della professione, rimbambiti dalla moda, fossero impreparati a rispondere

perfino ad alcuni dei più urgenti interrogativi posti dall’attacco: perché ci raduniamo nelle città? Cosa

significa costruire verso il cielo? Com’è possibile che altri edifici – nient’altro che edifici – diano un

senso a tutto questo? Gli architetti si trovano in una posizione imbarazzante: esercitare la propria

competenza professionale sarebbe stato volgare, e tuttavia fu proprio questo che il pubblico

continuò a invocare senza sosta, riempiendo le rubriche delle lettere dei giornali e le linee telefoniche

dei talk-show radiofonici. […]

Fin dai giorni immediatamente successivi all’attacco si diffuse la convinzione quasi universale che

costruire un edificio a Ground Zero potesse dare significato a ciò che era accaduto e che le “migliori

menti” dell’architettura, a dispetto della loro lunghissima vacanza dal pathos, sarebbero state in

grado di realizzare una simile creazione. Ma l’hybris stava producendo domande e risposte sbagliate:

la risposta all’attacco non era un problema architettonico. […]

Come può un edificio sostituire una vita? Perfino il Taj Mahal, eretto da uno scià come mausoleo

per la preferita delle sue mogli, non fu in grado di riportarla in vita. E l’unico scopo di quell’edificio

è servire la memoria. Ground Zero sarebbe dovuto essere ricostruito prevedendo edifici a uso

ufficio, ed esprimere vendetta e dolore non è una cosa che gli uffici fanno; possono innalzarsi da un

cimitero, ma non possono redimerlo; possono riempire un’area, ma non possono sanarla. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!“Whatever we do in the future has got to reflect the sense that the West, its culture and values have been attacked. I would hope that we would not be deterred from going as high as the old towers were. We should not move back from that point. We cannot retreat”. Peter Eisenman “Once we get over the grieving, we should realize that this could be a defeat, or it could be like Chicago after the fire, in 1871, when they invented the skyscraper and changed the ways cities have grown all over the world. We should build an even greater and more innovative skyscraper”. Terrence Riley, architecture curator, Museum of Modern Art “It should be rebuilt. We need office space, though we don't want to build the same towers they were designed in 1966 and now we live in 2001. What has to be there is an ensemble of buildings that are as powerful a symbol of New York as the World Trade towers were. The life of the city depends on people living and working in the city and loving it - we want people there. We want them in a place that can be magnificent”. Richard Meier. Trad. It., A. Reinach. !

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Questo punto di massima intorno alla funzione degli edifici sarebbe divenuto una costante

nell’interpretazione pop americana della nuova zona calda culturale di Ground Zero. In quel

momento il pubblico solitamente avverso all’architettura era pronto a sottoscrivere un simile

rimedio: non edifici, rchitettura; non costruzioni, non contenitori, non semplicemente la più grande

delle nostre macchine imprenditoriali, ma arte, significato, trascendenza. Gli studi di architettura più

grandi della città elusero questa nuova missione o responsabilità, e andarono avanti, come avevano

sempre fatto, tenendo a mente solo i problemi pratici; una settimana dopo l’attacco, i più grandi tra

questi studi ebbero un incontro al vertice per programmare una risposta coordinata alla perdita del

10 percento dei locali a uso ufficio di categoria A della città. Per l’elite accademica – l’ala più artistica

della professione, che si ritiene meglio attrezzata per evocare simboli – una simile scappatoia non

poteva esistere; sottrarsi agli spiacevoli interrogativi sull’inviolabilità avrebbe sgnificato abbracciare

l’obolescenza.10

Appare quindi chiaro che l’intento comune, degli architetti e dei locatari del sito, fosse quello di ricostruire al più presto degli edifici abbastanza alti e grandi da poter ospitare lo stesso, se non maggiore, numero di uffici. Sembrava quasi che alla memoria dessero un’importanza minore.

Intorno a questi protagonisti, mossa dai più diversi propositi e dalle più forti emozioni, una pletora

di organizzazioni, associazioni, gruppi e, infine, di architetti anima assemblee, incontri,

manifestazioni. Oltre a numerossissimi «folk architects» come li ha definiti Philip Nobel nel suo

libro Sixteen Acres, gli architetti patentati vengono alla ribalta alla fine del 2001, quando 125 di loro

sono invitati alla mostra di Max Protetch, specializzata nel commercio di design di architettura. Circa

la metà di coloro che lo ricevono accettano l’invito; alcuni lo rifiutano per buon gusto; altri lo

accolgono per vanità e bisogno di gratificazione; pochi elaborano proposte serie. Tra coloro che

colgono questa occasione vi è Daniel Libeskind; inizia da qui il suo tentativo di sclare il proscenio di

Ground Zero sul quale interpreterà il ruolo di forbito, perennemente sorridente ambizioso e

incompreso attore giovane.11

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10 Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 25-29. 11 Cit., da F. Dal Co, op. cit., p. 4.

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Mentre Silverstein e le archistars volevano ricostruire con degli edifici ancora più alti, l’opinione pubblica, era divisa tra chi voleva la ricostruzione e chi invece non voleva che venisse fatto nulla.

Jonathan Hakala lavorava nella torre nord, dove aveva sede la Threshold Capital Management,

compagnia che gestiva. Il suo migliore amico morì venticinque piani più in alto, alla Cantor

Fitzgerald, la ditta tragicamente famosa perché non sopravvisse nessuno di quelli che quel giorno

erano andati al lavoro. Hakala sì, ma come molte persone, non poteva lasciarsi i palazzi alle spalle.

«Il settantasettesimo piano del World Trade Center Uno non era il mio appartamento, era la mia

casa» disse in un’occasione. Hakala era il portavoce del Team Twin Towers, un gruppo che si formò

nella primavera del 2002 per rappresentare gli interessi di coloro che erano stati portati

dall’adorazione verso le Torri e dalla rabbia per il modo in cui furono perdute a sostenere quella che

era da sempre una tra le opinioni più popolari, e almeno politicamente corretta: la ricostruzione. Il

loro messaggio aveva un’attraente semplicità, che Hakala specificò in tutto il suo spirito di vendetta:

«Ricostruiremo almeno centodieci piani di altezza e ci torneremo». Team Twin Towers non faceva

pressione per riavere delle copie esatte – questa era la causa dei gruppi meno sofisticati – ma

insisteva sul fatto che un’America ferita doveva tracciare una riga nel cielo dell’altezza di 110 piani,

due volte, senza tirarsi indietro. Ancora una volta, nella sua chiarezza morale, il messaggio era

semplice. «Questo sito è andato distrutto in un atto di guerra» disse Bill Hough, un altro “Team

Member” (tra loro si chiamavano così). «Non si dovrebbero applicare le regole normali». Era una

questione di orgoglio: due Torri erano state innalzate, due erano state abbattute, due avrebbero

dovuto essere innalzate di nuovo – ancora più alte. […]

L’idea di restituire al sito l’edificio più alto del mondo era nell’aria fin dal primo giorno – alcune delle

iniziali proposte con l’immagine del dito medio sollevate sembravano lte almeno trecento piani – ma

il sostegno del Team Twin Towers servì a tenerla in vita. […] Più di una volta i reporter scelsero le

parole di Jon Hakala per creare la notizia, ottenendo titoli come questo del Times: “In udienza: una

delibera per ricostruire le Torri Gemelle” o quesat prima pagina del Post: “Metà New York vuole che

le Torri Gemelle siano RICOSTRUITE”.12

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!12 Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 43-44.

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I due articoli di giornale sopracitati sono rispettivamente del 26 maggio 2002 e del 4 luglio, sempre 2002. Di seguito sono riportati alcuni passaggi, che ho riteuto importanti, di entrambi gli articoli.

«Data la possibilità alle persone, che supervisioneranno la ricostruizione di Lower Manhattan, di dire

ciò che vorrebbero vederci, centinaia di newyorkesi e altri hanno risposto giovedì con una risposta

sorprendente: ricostruire le torri Gemelle .

«Per favore non diminuiamo la memoria di tutte le persone che sono morte lì con la costruzione di

edifice mediocri da 50, 60, 70 piani», ha detto Jonathan Hakala, a Hoboken, NJ, residente che ha

lavorato al 77° piano del World Trade Center One, nel corso di una conferenza pubblica promossa

dalla Lower Manhattan Development Corporation e da Port Authority di New York e New Jersey.

[…]

Mr. Hakala disse: «Se avete intenzione di rimettere gli edifici su questo sito, costruite una delle sette

meraviglie del mondo moderno, e vi prego di darci uno skyline che ancora una volta possa innalzare

i nostri spiriti». […]

I progettisti di una o più altissime torri portarono con loro disegni, immagini, poesie e altri oggetti

per illustrare il loro desiderio per la ricreazione di qualcosa di monumentale in Lower Manhattan.

[…]

Il 4 gennaio, John C. Whitehead, presidente della società di sviluppo, in piedi accanto al sindaco

Michael R. Bloomberg in Comune disse: «Penso che ci sia un consenso in via di sviluppo – tra tutti

quelli con cui ho parlato – che non è né pratico né opportuno costruire un altro edificio di 100

piani». […]

Non tutti i relatori hanno affrontato l'idea di ricostruire alte Torri. Diversi hanno parlato di un

memoriale, e che forma e funzione deve avere. Altri hanno parlato della necessità di un maggiore

sostegno da parte della società di sviluppo delle piccole imprese e dei lavoratori a basso reddito, o di

ricostruire il sistema di trasporto che è essenziale per Lower Manhattan. […]

Ma l’ingegnere capo di Port Authority, Frank Lombardi, ha detto che pensava che l'interesse di

ricostruire le torri Gemelle fosse basato più sulle emozioni che sulla praticità.

«Credo che alcune delle persone vogliano fare una dichiarazione politica, per dire che i terroristi non

hanno vinto», il signor Lombardi disse in un’intervista dopo la riunione. «Vedono le Torri come

simbolo della forza dell'America, e le vogliono indietro».

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Ground Zero: progetti e discussioni

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Altri oratori dissero che pensavano che l'idea di sognare qualcosa di nuovo per il sito fosse sbagliata.

«Se il ponte di Brooklyn è stato distrutto in un attacco terroristico, non staremo discutendo

riprogettazione degli incroci dell’ East River», un oratore ha detto. «Vorremmo ricostruirlo».

Un altro oratore ha detto che il monumento stesso dovrebbe essere posizionato sulla cima di una

torre ricostruita. Egli ha aggiunto: «Uno dei luoghi più spirituali che si possa mai ricordare è posto

nella parte superiore del World Trade Center».

Robert Siegel ha detto che il suo messaggio era «a sostegno della verticalità».

«Quando ricostruiamo, non deve essere come un bunker in cui rannicchiarsi», ha detto Siegel. «E

non bisogna cambiare il nome. È il World Trade Center e sempre dovrebbe esserlo»13 .

La metà dei newyorkesi vogliono ricostruire le torri Gemelle .

Un sondaggio del Post di 609 persone nei cinque distretti ha rivelato che il 48% appoggia l'idea,

mentre il 50% si oppone. Due per cento erano indecisi. Le maggioranze consistenti contro la

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!13 Cit., da E. Wyatt, At Hearing, A Resolve To Rebuild Twin Towers, in “The New York Times”, 26 maggio 2002: “Given a chance to tell the people who will oversee the rebuilding of Lower Manhattan what they want to see there, hundreds of New Yorkers and others responded on Thursday with a surprising answer: rebuild the Twin Towers. “Please do not diminish the memory of all of the people who died there by building 50-, 60-, or 70-story mediocre buildings on the site”, said Jonathan Hakala, a Hoboken, N.J., resident who worked on the 77th floor of 1 World Trade Center, at a public hearing sponsored by the Lower Manhattan Development Corporation and the Port Authority of New York and New Jersey. […] Mr. Hakala said, “If you're going to put buildings on that site, build one of the seven modern wonders of the world, and please give us a skyline that will once again cause our spirits to soar”. […] Proponents of putting up one or more very tall towers at the site brought with them drawings, pictures, poems and other items to illustrate their desire for the restoration of something monumental in Lower Manhattan. […] On Jan. 4, John C. Whitehead, the chairman of the development corporation, stood next to Mayor Michael R. Bloomberg at City Hall and stated, “I think there is a developing consensus – among everybody I've talked to – that it is not either practical or appropriate to build another 100-story building”. […] Not all the speakers addressed the idea of rebuilding tall towers. Several talked about a memorial, and what shape and function it should take. Others spoke of the need for more support by the development corporation of small businesses and low-income workers, or of rebuilding the transportation system that is essential to Lower Manhattan. […]. But the Port Authority's chief engineer, Frank Lombardi, said he thought the interest in rebuilding the twin towers was based more on emotion than on practicality. “I think some of the people want to make a political statement, to say that the terrorists didn't win”, Mr. Lombardi said in an interview after the hearing. “They see the towers as a symbol of the strength of America, and they want them back”. Other speakers said they thought the idea of dreaming up something new for the site was misguided. “If the Brooklyn Bridge were destroyed in a terrorist attack, we would not be discussing the re-envisioning of East River crossings”, one speaker said. “We would rebuild it”. Another speaker said the memorial itself should be placed on top of a rebuilt tower. He added, “One of the most spiritual places I can ever remember being is at the top of the World Trade Center”. Robert Siegel said his message was “in support of verticality”. “When we rebuild, it must not be with bunkers in which to cower”, Mr. Siegel said. “And never change the name. It's the World Trade Center and it always should be”. Trad. It., A. Reinach.

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ricostruzione sono state registrate nel Queens, a Staten Island e nel Bronx, così come lo erano i

residenti del West Side. […]

Il direttore Yankee Joe Torre è colui che ritiene che le Torri debbano essere ripristinate con i loro

110 piani. «Mi piacerebbe vedere gli edifici che risalgono, ma dotati di un parco memoriale in e

intorno ad essi», ha detto. «Per me, bisogna rimetterli nello stesso posto per fare vedere al Mondo

che stiamo andando avanti combattendo e che niente e nessuno ci può cambiare».

Juan Bruno di Brooklyn, che ha perso la moglie, Rachel, nella Torre sud l'11 settembre, era

d’accordo.

«Se si ricostruisce qualcosa, dovrebbe essere così alto da simboleggiare la forza di New York», ha

detto. «Abbiamo bisogno di qualcosa lì che mette in ombra tutto il resto», disse.

Ma Kate Fenneman, 23 anni, un produttore televisivo che vive a Chelsea, ha detto che la

ricostruzione è una cattiva idea.

«Io credo che nessuno voglia tornare di nuovo nelle Torri», ha detto. «Ci dovrebbe essere un

memoriale. Dovrebbe essere un luogo di pace e di memoria». [ ... ]

Martedì, sei piani per la riqualificazione del sito di 16 acri del World Trade Center saranno mostrati

pubblicamente. Mentre i progettisti dicono che è improbabile che eventuali nuove costruzioni a

Ground Zero supereranno i 60 piani, la Lower Manhattan Development Corp. ha dichiarato che gli

edifici dovrebbero essere abbastanza alti da lasciare un segno significativo sullo skyline e diventare

un «potente simbolo della forza e della determinazione della nostra nazione e determinazione». [ ... ]

Fino a che le Torri non verranno ricostruite, la città non potrà mai riprendersi completamente, ha

insistito Brenner.

«Il miglior modo per dire a queste persone che non ci possono battere sarebbe di ricostruire

esattamente allo stesso modo», ha detto14 .

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!14 Cit., da A. Geller, 2 Thoughts on Twin Towers: poll reveals great divide on rebuild, in “New York Post”, 14 luglio 2002: “Half of New Yorkers want to rebuild the Twin Towers. A Post survey of 609 people in the five boroughs revealed that 48 percent favor the idea, while 50 percent oppose it. Two percent were undecided. Sizable majorities in Queens, Staten Island and The Bronx were against rebuilding, as were residents of the West Side. […] Yankee manager Joe Torre is one who believes the towers should be restored to their full, 110- story glory. “I’d like to see the buildings go back up, but have them incorporate a memorial park in and around it”, he said. “To me, you put them back up in the same spot to show the world that we’re fighting back and won’t have others change what we do”. […] Juan Bruno of Brooklyn, who lost his wife, Rachel, in the south tower on Sept. 11, agreed. “If they build something, it should be so high that it symbolizes New York’s strength”, he said. “We need something there that outshines everything else,” he said. But Kate Fenneman, 23, a TV producer who lives in Chelsea, said rebuilding is a bad idea.

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Non solo gli architetti e i «folk architects» hanno potuto esprimere le loro opinioni su ciò che si sarebbe dovuto fare al posto delle Torri Gemelle presentando i propri progetti durante la mostra di Protetch ma anche oltre centoventi scrittori americani nei tre mesi successivi l’attentato hanno scritto di impressioni, poesie, lettere, brevi storie che continuano a esistere nelle coscienze degli americani e che segneranno l’alba del nuovo millennio. Di seguito ne riproporrò tre, quelle che mi hanno toccata maggiormente.

KELLY CHERRY

A Write’s Pledge of Allegiance

I believe one must speak, and speak truly. I believe in the power of language to show, to move, to

solve, to heal, to build. I believe nothing in beyond language – or, rather, that the Nothing that is

beyond language is containable whitin art. I believe that that is what art is for: to contain the

Nothing that is beyond language. What is unsaid can be said. What is said can be heard. What is

heard can be sung. I believe that to be human is to sing. I believe there is nothing that cannot be

sung. I believe that the music of humanity must and surely shall encompass everything, even the

Nothing beyond, and that if we fail at first to recognize its strangeness as music, we will learn its

dimensions and intricacies in time. For I believe nothing is beyond knowing. I believe nothing is

beyond saying.

I believe this and am whitout words.15

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!“I just don’t think anyone is going to want to be in the towers again,” she said. “There should be a memorial. It should be a place for peace and remembrance”. […] On Tuesday, six plans for the redevelopment of the 16-acre World Trade Center site will be released publicly. While planners say it’s unlikely any new Ground Zero buildings will rise above 60 stories, the Lower Manhattan Development Corp. has declared that the buildings should be high enough to make a significant mark on the skyline and become a “powerful symbol of our nation’s strength and determination”. […] Unless the towers are rebuilt, the city will never fully recover, Brenner insisted. “The greatest way to tell these people that they can’t beat us would be to rebuild them exactly the same way”, he said”. Trad. It., A. Reinach.!15 Cit., da W. Heyen, a cura di, September 11, 2011: American Writers Respond, Etruscan Press, Silver Spring 2002, p. 74. Trad., It., A. Reianch: Kelly Cherry, Scritto di un giuramento di fedeltà americano Credo che uno debba parlare, e parlo con verità. Credo nel potere del linguaggio per mostrare, per muovere, per risolvere, per guarire, per costruire. Credo nulla al di là del linguaggio - o, meglio, che il Nulla che è oltre il linguaggio sia contenibile senza l’arte. Credo che questo è ciò che l'arte è per: contenere il Nulla di ciò che è al di là della lingua. Ciò che è non detto può essere detto. Ciò che è detto può essere ascoltato. Quello che si sente può essere cantato. Credo che per essere umani bisogna cantare. Credo che non ci sia nulla che non possa essere cantato. Credo che la musica dell’umanità debba e sicuramente può comprendere tutto, anche il Nulla al di là, e che se non riusciamo per primi a riconoscere la sua stranezza, come la musica, impareremo le sue dimensioni e la complessità nel tempo. Credo che nulla vada al di là del conoscere. Credo che nulla è al di là delle cose che si dicono. Credo questo e sono senza parole.!

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WAYANE DODD

The Third Tower

Hour after hour we watched them, day after day we watched them

Falling forward, falling over

falling out of

as the heart stops.

Falling straight down

endlessly

in darkness

as well as light. Falling forever

out of the future.

Falling into memory,

into absence.

Planes, people, towers – falling before our very eyes. On one bright morning in September, familiar

images of travel banked suddenly, as through a heretofore unimagined opening, into another

dimension as we watched. In a matter of minutes, soaring, once – symbolic towers were revealed in

all their despairing literalness. And soon, around the wreckage of them, the walls of phatos, papered

over with thousends of intimate photographs, looking disturbingly like the remains of bedroom.

And then there were the hijackers, always the faces of the hijackers – wanted posters from a world

beyond. Appalled, held, we watched them.

The magnitude of these events was so great that we knew instinctively a fundamental change had

occurred. Over and over we said it on television, Nothing will ever be the same again, our new version of

“all bets are off”. But what did such a declaration mean? That much of what had been merely trashy

and cheap in our culture would now be recognized as such, and thus rejected? That we as a people

would become more serious now, reach for a deeper content in our lives? That, as some

commentators rashly declared, the horrors of these events would mean the death of irony?

Or is it more likely that evidence of this alteration is to be discovered at a subconscious level, at

some primary locus of our humanity? And if so, what images will be able to reveal to us here

something of the scope and the nature of that change, what inescapable recognitions? These are, I

believe, questions one should investigate in order to “discover”, in some fundamental way, what it

feels like to be on the present side of those altering events, here.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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In The Third Tower

And it came to pass that men could fly

they flew over mountains across oceans

through buildings nothing

we told ourselves

will ever be the same again

the grass the rocks the waters we sat beside

forever would be changed

the color trees become in September

would be changed

even the sound children make

in their sleep would be changed but the faces

are the same

everywhere we look we cannot

not see them and they tell us

nothing will ever be the same

again yet men have flown

through buildings and we see them

eyes open eyes closed

they are always the same

faces they fly through buildings

with our soft bodies16

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!16!Ivi, pp. 103-104. Trad., It., A. Reinach: Wayne Wood, The Third Tower Ora dopo ora le abbiamo guardate, giorno dopo giorno le abbiamo guardate Cadere in avanti, cadere al di là caduta giù come quando il cuore si ferma . Cadere verso il basso all'infinito nel buio così come la luce. Cadere per sempre fuori dal futuro. Cadere nella memoria, nell’assenza. Aerei, persone, torri – cadono sotto i nostri occhi. Da un luminoso mattino di settembre, le immagini familiari di un viaggio inclinate all'improvviso, come attraverso un’apertura finora inimmaginabile, in un’altra dimensione così come abbiamo guardato. Nel giro di pochi minuti, improvvisamente, in una volta – le torri simboliche sono state rivelate in tutta la loro disperata letteralità. E subito, attorno al loro relitto, le mura piene di pathos, tappezzate sopra con miliardi di fotografie intime, guardando inquietante come i resti della camera. E poi c'erano i dirottatori, sempre i volti dei dirottatori - voluti manifesti di un mondo al di là. Sconvolti, trattenuti, li guardavamo. L'entità di questi eventi era così grande che abbiamo capito istintivamente che si era verificato un cambiamento fondamentale. Più e più volte si è detto in televisione, niente sarà mai più lo stesso, la nuova versione di “tutte le scommesse sono state fatte”. Ma che cosa significa una tale dichiarazione? Che molto di ciò che era stato solo sporco e poco costoso nella nostra cultura sarebbe ora riconosciuto come tale e, quindi, respinto? Che noi come popolo saremmo diventati più seri adesso, per raggiungere un contenuto più profondo nella nostra vita? Che, come alcuni commentatori avventatamente

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Ground Zero: progetti e discussioni

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JOY HARJO

When the World as We Knew it Ended –

We were dreaming on an occupied island at the farthest edge of a trembling nation when it went

down.

The towers rose up from the east island of commerce and touched the sky. Men walked on the

moon. Oil was sucked dry by two brothers. Then it went down. Swallowed by a fire dragon, by oil

and fear.

Eaten whole.

It was coming.

We had been watching since the eve of the missionaries in their long and solemn clothes, to see

what would happen.

We saw it

from the kitchen window over the sink as we made coffee, cooked rice and potatoes, enought for an

army.

We saw it all, as we changed diapers and fed the babies. We saw it, through the branches of the

knowledgeable tree, through the snags of stars, through the sun and storms from our knees as we

bathed and washed the floors.

The conference of the birds warned us, as they flew over destroyers in the harbor, parked there

since the first takeover.

It was by their song and talk we knew to rise when to look out the window to the commotion going

on – the magnetic field thrown off by grief.

We heard it.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!dichiararono, gli orrori di questi eventi significherebbero la morte dell’ironia? O è più probabile che la prova di questa alterazione sia da scoprire ad un livello inconscio, in qualche luogo primario della nostra umanità? E se fosse così, quali immagini sarebbero in grado di rivelarci qui qualcosa della portata e della natura di questo cambiamento, quali riconoscimenti inevitabili? Questi sono, credo, le domande che si fare al fine di “scoprire”, in qualche modo fondamentale, come ci si sente ad essere sul presente parte di quegli eventi che alterano, qui il presente stesso. Nella Terza Torre E avvenne che gli uomini potessero volare – volarono sopra le montagne attraverso gli oceani attraverso gli edifici – nulla ci siamo detti sarà mai più lo stesso – l'erba le rocce le acque ci siamo seduti vicino – sempre saranno modificati - gli alberi di colore diventano nel mese di settembre – saranno modificati – anche i bambini emettono suoni nel sonno sarebbero cambiati – ma le facce – sono uguali – Ovunque guardiamo non possiamo – non vederli e ci dicono – niente sarà più lo stesso – ancora e ancora gli uomini sono volati – attraverso gli edifici e li vediamo – con occhi aperti e occhi chiusi – sono sempre le stesse – facce che volano attraverso gli edifici – con i nostri corpi morbidi.

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The racket in every one corner of the world. As the hunger for war rose up in those who would

steal to be president to be king or emperor, to own the trees, stones, and everything else that moved

about the earth, inside the earth and above it.

We knew it was coming, tasted the winds who gathered intelligence from each leaf and flower, from

every mountain, sea and desert, from every prayer and song all over this tiny universe floating in the

skies of infinite being.

And then it was over, this world we had grown to love for its sweet grasses, for the many – colored

horses and fishes, for the shimmering possibilities while dreaming.

But then there were the seeds to plant and the babies who needed milk and comforting, and

someone picked up a guitar or ukulele from the rubble and began to sing about the light flutter the

kick beneath the skin of the earth we felt there, beneath us

a warm animal

a song being born between the legs of her,

a poem.17

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!17 Ivi, pp. 168-169. Trad., It., A. Reinach: Joy Harjo Quando il Mondo così come lo conoscevamo finì Stavamo sognando su un'isola abitata sul bordo più lontano di una nazione tremante quando sono andate giù. Le torri sorte nella parte orientale dell’isola del commercio e toccarono il cielo. Gli uomini andarono sulla luna. Il petrolio è stato prosciugato da due fratelli. Poi è andato giù. Inghiottito da un drago di fuoco, dal petrolio e la paura. Mangiato. Stava arrivando. Avevamo seguito dall’inizio i missionari nei loro abiti lunghi e solenni, per vedere cosa sarebbe successo. Lo abbiamo visto dalla finestra della cucina sopra il lavello, come abbiamo fatto il caffè, riso cotto e le patate , sufficienti per un esercito. Lo abbiamo visto tutto, mentre abbiamo cambiato i pannolini e nutriti i bambini. Lo abbiamo visto, attraverso i rami dell'albero informato, attraverso le insidie delle stelle, attraverso il sole e le tempeste dalle nostre ginocchia come abbiamo bagnato e lavato i pavimenti. La conferenza degli uccelli ci ha avvertito, mentre volavano sopra i cacciatorpediniere nel porto, parcheggiati lì dal primo insediamento. E dal loro canto e parlare in aumento sapevamo quando guardar fuori dalla finestra per ciò che stava accadendo - il campo magnetico buttato fuori dal dolore. Lo abbiamo sentito. La racchetta in ogni angolo del mondo. Come la fame di guerra si levò in coloro che rubano per essere presidenti o essere re o imperatori, di possedere gli alberi, le pietre, e quant'altro si muoveva sulla terra, dentro la terra e sopra di essa. Sapevamo che stava arrivando, assaggiando i venti che si sono riuniti nell'intelligenza di ogni foglia e fiori, da ogni montagna, mare e deserto, da ogni preghiera e canto, tutto questo piccolo universo fluttuante nei cieli di un essere infinito. E la era finita, questo mondo che avevamo imparato ad amare per le suoe dolci erbe, per i molti - cavalli e pesci colorati, per le possibilità luccicanti mentre si sogna. Ma poi c'erano i semi da piantare e i bambini che hanno bisogno di latte e conforto, e qualcuno raccolse una chitarra o un ukulele dalle macerie e cominciò a cantare riguardo il battito della luce del calcio sotto la pelle della terra, l’abbiamo sentito lì, sotto di noi un animale caldo una canzone che nasce tra le gambe di lei, una poesia .

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Inizialmente ci fu qualche speranza che i poteri coinvolti nella ricostruzione si piegassero

all’atmosfera riflessiva – che la Port Authority che aveva costruito e aveva detenuto la proprietà del

World Trade Center; Larry Silverstein che lo aveva appena preso in affitto; i politici che tentavano di

dare forma al progetto; e i gruppi di interesse che si erano costituiti per ostacolarlo potessero,

all’ultimo minuto, negoziare sotto una bandiera bianca. Come avrebbe potuto essere altrimenti?18

[…]

Una figura un po’ dubbia fu il governatore dello stato di New York, George Pataki.

Il modo in cui Pataki amministrò la ricostruzione di Ground Zero fu un riflesso della sua politica di

riservatezza pubblica e di forza privata […] I governatori dello stato di New York avevano spesso

giocato un ruolo nei più grandi progetti immobiliari della città […] Ma la portata del controllo che

George Pataki esercitò sulla ricostruzione andò al di là dell’ordinario. Si arrogò tutti i poteri,

cancellando dal copione tutti gli avversari.19

All’indomani dell’11 Settembre fu creata la Lower Manhattan Development Corporation sia dal Governatore George Pataki che dal Sindaco Rudy Giuliani per pianificare la ricostruzione di Lower Manhattan e gestire circa $10 miliardi dei fondi federali destinati alla ricostruzione e alla rivitalizzazione di downtown Manhattan. La LMDC lavorò insieme ai settori pubblici e privati per coordinare un progetto a lungo termine per il sito del World Trade Center e per le comunità limitrofe.

Durante le primissime settimane della sua esistenza, la Lower Manhattan Development Corporation

condusse i suoi affari come Lower Manhattan Redevelopment Corporation. […] I sostenitori della

ricostruzione asserirono che il prefisso sparì in fretta, in quanto l’agenzia non voleva lasciar

intendere che potessero essere ricostruite le torri Gemelle. […] Trattandosi del principale strumento

di controllo sul processo nelle mani di Pataki, le fu imposto il duro compito della politica: assicurarsi

che qualcosa fosse fatto e che nulla andasse storto.20 […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!18 Cit., da P. Nobel, op. cit., p. 65.!19 Ivi, p. 68.!20 Ivi, p. 70.

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[…] Nel frattempo, mentre le iniziative si moltiplicano e vi è chi continua a sognare di trasformare il

terreno di Port Authority, ceduto in affitto a Silverstein, in un vasto giardino, LMDC prosegue il

lavoro affidatole. Il suo obiettivo prioritario è definire un piano di insieme, ovvero un masterplan,

per l’area una volta occupata dal World Trade Center. Un primo tentativo compiuto in questa

direzione porta alla presentazione di un progetto che suscita polemiche e riscute scarso successo,

firmato da Beyer, Blinder, Belle, uno studio noto per aver condotto in porto il restauro di Grand

Central Terminal a Midtown Manhattan. Per rimediare a questo primo passo falso, la LMDC indice

una consultazione internazionale; non si tratta di un concorso ma di una surreale chiamata a raccolta

di architetti di ogni parte del mondo, intesa a stimolare l’elaborazione di proposte da mettere a

confronto, denominata “Innovative Design Study”21.

I progetti di Beyer Blinder Belle furono presentati nel luglio del 2002. Questo primo round nella competizione per il concorso dei progetti di ricostruzione del sito del World Trade Center fu conosciuto col nome di “Preliminary Design Contest”. Tuttavia i progetti presentati sono stati criticati come troppo noiosi e ponenti troppa enfasi sullo spazio ufficio. Questa fase del concorso ha scatenato il dibattito sul futuro del sito del World Trade Center. L’“Innovative Design Study” è il concorso per il masterplan del sito. I progetti furono presentati in un periodo di tempo che va dal 18 dicembre 2002 al 17 settembre 2003. Il 27 febbraio 2003 viene proclamato vincitore il masterplan di Daniel Libeskind.

Tenendo conto della situazione e dell’eccitazione della folla presente, si possono comprendere ma

non giustificare gli argomenti cui gli architetti fanno ricorso presentando i loro progetti e scrivendo

così una pagina non edificante tra quelle che inaugurano il cammino della professione da loro

praticata attraverso il XXI secolo. Norman Foster parla di «due torri che si baciano e si toccano sino

a diventare una cosa sola», che si guadagnano immediatamente la denominazione di “kissing

towers”; Rafael Viñoli si sottopone a un tour de force, dovendo illustrare le tre diverse proposte che

THINK ha ritenuto opportuno presentare; Peterson e Littenberg parlano dei loro buoni propositi

nei confronti dello spirito della vecchia New York; David Childs, distaccato e forse imbarazzato,

affida l’illustrazione del progetto elaborato da SOM a Roger Duffy, uno dei migliori partner dello

studio; Greg Lynn non ha vita facile e per spiegare il significato della “City in the Sky” che ha

cntribuito a

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!21 Cit., da F. Dal Co, op. cit., pp. 4-5.!

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Ground Zero: progetti e discussioni

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progettare prende ad esempio Santa Sofia; Richard Meier presenta il suo gruppo di collaudati

naviganti come un “dream team”, mentre il più giovane Steven Holl dichiara: «la nostra idea è di

dare espressione al sublime». Ma anche il “dream team” nulla può controla performance che Daniel

Libeskind mette in campo, facendo sfoggio dell’abilità retorica da lui acquisita al prezzo di una

radicale metamorfosi22 […].

Oltre a Casabella, anche la stampa americana scrisse circa i due finalisti del concorso; nello specifico Herbert Muschamp in alcuni articoli sul “New York Times”, riportato da Philip Nobel nel suo libro 64.748 mq La Feroce Battaglia per la Ricostruzione di Ground Zero, riguardo ai progetti presentati.

«Se siete in cerca del meraviglioso, ecco dove potete trovarlo» scrisse Muschamp. «Il progetto di

Daniel Libeskind raggiunge un perfetto equilibrio tra aggressività e desiderio.» Proseguì, insistendo

sul passato da immigrante di Libeskind: «A un livello mitico, almeno, la maggior parte di noi ha

sperimentato la meraviglia e la paura di arrivare in una grande città, la simultanea sensazione di

libertà e soggezione, l’eccitazione di dirigersi verso l’ignoto… Il signor Libeskind è riuscito a

catturare queste emozioni».

In quello stesso articolo, Muschamp trovò parole gentili anche per il Dream Team («continuità con

l’ethos epico dell’era moderna»), per Norman Foster («incredibile accuratezza […] elegante logica») e

per United Architects («i progettisti potrebbero ribattezzarsi La Casa Internazionale della Bellezza

Voluttuosa»). Ma sulle tre proposte di Think offrì ben poco, ignorandone due e dando solo una

cortese e insolitamente asciutta descrizione del Wolrd Trade Center. Perciò fu con un certo shock

che chi si interessava al processo accolse il nuovo orientamento di Muschamp sui finalisti in quel

giorno di inizio febbraio: il piano di Think era diventato «un’immagine dell’aspirazione a un’epoca di

pace», suggerendo «un luogo al di là del combattimento armato» con spazi «eloquenti come quelli di

una cattedrale» che avevano il potere di trasformare «le nostre memorie collettive delle Torri

Gemelle in una svettante affermazione dei valori americani».

[…] il suo progetto (di Libeskind) era diventato, per Muschamp, «un tour de force

sorprendentemente aggressivo, un monumento ai caduti per un conflitto imminente che è appena

cominciato». Rispetto al piano di Think era “stentato”; nel contesto della propaganda della guerra in

Iraq, era “demagogico”, perfine “orwelliano”. «Se la competizione avesse avuto l’intento di cogliere

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!22 Ivi, pag. 5.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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il frantumato stato di choc provato subito dopo l’11 settembre, questo progetto probabilmente

avrebbe meriato il primo posto» scrisse Muschamp. «Ma perché, dopotutto, un grande pezzo di

Manhattan dovrebbe essere permanentemente dedicato a una rappresentazione artistica dell’assalto

nemico? È un’idea incredibilmente priva di gusto. Ha prodotto un risultato prevedibilmente

kitsch.»23.

Anche Edward Wyatt in un articolo sul “New York Times” del 4 febbraio 2003, dal

titolo 2 Teams of Architects to Compete for Ground Zero Design, parlò a proposito del progetto

di Libeskind e di Think.

Due squadre di architetti, una che vede i fondamenti della democrazia nelle pareti di cemento che

circondano Ground Zero ed l’altra che immagina la rinascita di New York nelle svettanti torri della

cultura, sono stati selezionate come finaliste del concorso per creare il progetto per il sito del World

Trade Center, hanno fatto sapere ieri. Ciascuno dei disegni comprende quello che sarebbe l'edificio

più alto del mondo, anche se in entrambi i piani, la parte superiore delle torri non è occupata da

uffici. Piuttosto, c'è una piattaforma di osservazione come memoriale in un caso, e un giardino

pensile nell'altro. Le due squadre, lo Studio Daniel Libeskind, l'azienda presieduta dall'architetto

berlinese Daniel Libeskind, e la squadra THINK, guidato dagli architetti Frederic Schwartz, Rafael

Viñoly e Ken Smith di New York, e Shigeru Ban di Tokyo, ora lavoreranno con gli oganizzatori sui

riferimenti dei loro progetti. Entro la fine del mese un team deve essere eletto vincitore. Il progetto

vincitore prevede il layout e la visione concettuale per gli edifici del sito del Trade Center, un

Transportation Hub e un memoriale per le vittime dell’11 Settembre 2001-un progetto di

architettura come nessun altro e uno che è già tra i più seguiti al mondo. […]

«Nessun piano nella sua attuale configurazione è perfetto», ha detto il funzionario, Roland W. Betts,

che ha curato la task force che ha selezionato i due piani .

«Siate certi che qualunque siano le modifiche, sarà mantenuta l'idea centrale di ogni piano.

L'obiettivo delle prossime settimane non è quello di compromettere i piani, ma di migliorarli». […]

Il progetto di Daniel Libeskind comprende una buca aperta sulla parte occidentale del Trade Center,

dove sarebbe situato il memoriale alle vittime. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!23 Cit., da P. Nobel, op. cit., p. 200.!

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Ground Zero: progetti e discussioni

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Daniel Libeskind ha detto che le mura «hanno resistito al trauma inimmaginabile della distruzione e

il loro stare è eloquente come la Costituzione stessa, affermano la durata della democrazia e il valore

della vita individuale.»24 […]

Lo stesso Wyatt, commentò la vincita del masterplan di Libeskind con un articolo uscito sul “New York Times” il 28 febbraio 2003 dal titolo Rebuilding Ground Zero: Overview; Practical Issues for Ground Zero.

Alla fine, non era tanto riguardo all’architettura, riguardo a scatole solenni commemorative o a

giardini svettanti nel cielo. Invece, la decisione annunciata ieri per scegliere il progetto di Daniel

Libeskind per il sito del World Trade Center ruotava principalmente intorno alla politica, economia

e ingegneria, persone vicine al processo di selezione, disse. […]

Molti di questi dettagli hanno anche giocato un ruolo nella scelta di Daniel Libeskind. Il sindaco

Michael R. Bloomberg puntualizzò ad un briefing sull’economia dei due progetti finalisti per il sito,

favorendo la vita di strada che il piano di Libeskind creerebbe, tra cui una vivace piazza pubblica che

si formerebbe da un nuovo crocevia del commercio e della cultura sul sito, dissero delle persone che

hanno frequentato il briefing del il sindaco. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!24 Cit., da E. Wyatt, 2 Teams of Architects to Compete for Ground Zero Design, in “The New York Times”, 4 febbraio 2003: “Two teams of architects, one that sees the foundations of democracy in the concrete walls surrounding ground zero and another that imagines New York's rebirth in soaring towers of culture, have been selected as finalists in the competition to create the design for the World Trade Center site, rebuilding officials said yesterday. Each of the designs includes what would be the tallest building in the world, though in both plans, the towers' upper reaches are not occupied by offices. Rather, there is a memorial observation deck in one case, and a hanging garden in the other. The two teams, Studio Daniel Libeskind, the firm headed by the Berlin-based architect Daniel Libeskind, and the Think team, headed by the architects Frederic Schwartz, Rafael Viñoly and Ken Smith of New York, and Shigeru Ban of Tokyo, will now work with rebuilding officials on refinements to their designs. One team is to be selected as the winner by the end of the month. The winning design will include the layout and conceptual vision for the trade center site's buildings, transportation terminals and a memorial to the victims of Sept. 11, 2001- an architectural project like no other and one that is already among the most watched in the world.[…] “No plan in its current configuration is perfect”, said the official, Roland W. Betts, a development corporation director who oversaw the task force that selected the two plans. “Rest assured that whatever the modifications, the core idea of each plan will be preserved. The goal of the next few weeks is not to compromise the plans but to make them better”. […] Mr. Libeskind's plan includes an open pit on the western portion of the trade center site, where the memorial to victims would be located. […] Mr. Libeskind has said that the walls “withstood the unimaginable trauma of the destruction and stand as eloquent as the Constitution itself, asserting the durability of democracy and the value of individual life”. Trad. It., A. Reinach.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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Il governatore ha da tempo detto che il monumento era l’elemento più importante dei progetti, e lui

ha ascoltato attentamente i desideri dei familiari delle vittime dell'11 settembre 2001. I familiari gli

hanno detto che il monumento di Libeskind ha inviato il messaggio che quelle vittime sarebbero

state ricordate da un simbolo di forza – il muro fangoso – piuttosto che da ciò che caratterizza come

una coppia di torri scheletriche che ha ricordato come erano morti i loro cari, ha detto uno dei

partecipanti alle riunioni. […]

«Il punto centrale ora è di iniziare ad attuare i componenti del trasporto e di andare avanti con la

visione più ampia per il centro», ha detto Mr. Rudin. «Se il governo fa il proprio lavoro nella

creazione di quei servizi, allora penso che questo progetto contribuirà a creare una rinascita molto

eccitante di Lower Manhattan».

E mentre vari gruppi civici, forum di architettura e sostenitori pubblici hanno criticato la mancanza

di chiarezza su chi guidava le decisioni intorno al Trade Center, sarebbe difficile sostenere che il

pubblico non ha avuto la possibilità di influenzare il dibattito.

«In risposta al commento pubblico, il processo stesso è cambiato», disse Mr. Bloomberg, con un

nuovo piano di progettazione iniziato dopo che il pubblico ha respinto le sei prime proposte per la

ricostruzione.

«È stato aperto e competitivo. Si è intensamente dibattuto. Si tratta di un argomento del quale tutti

hanno forti opinioni al riguardo. In altre parole, ha incarnato perfettamente la vitalità e il dinamismo

di New York». […]

Molti membri delle famiglie hanno anche espresso preoccupazioni per un parcheggio bus proposto

sotto il memoriale, dove saranno costruiti piani nella parte inferiore della fossa per sostenere le

paratie che trattengono le acque sotterranee del fiume Hudson. La preoccupazione è che l'area di

parcheggio sarà peicolosa per la sicurezza, che magari un autobus potrebbe essere utilizzato come

autobomba contro il sito del memoriale .

I funzionari di Port Authority stimano che il memoriale genererà la necessità di un parcheggio per

circa 160 autobus al giorno, e hanno respinto il problema di sicurezza, promettendo un programma

di screening vigoroso.

Ma dicono che non sono entusiasti all’idea di un parcheggio per bus sotterraneo e che si potrebbe

facilmente farne a meno. I funzionari della città e residenti del centro hanno spinto per il parcheggio

sotterraneo, tuttavia, dicendo che non vogliono che gli autobus turistici intasino le strade. Il

dipartimento dei Trasporti ha recentemente scritto una lettera a Port Authority dicendo

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Ground Zero: progetti e discussioni

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che non trovava un'altra zona del centro in cui si potessero ospitare molti autobus25.[…]

Philip Nobel, in alcuni passaggi del suo libro 64.748 mq La Feroce Battaglia per la Ricostruzione di Ground Zero, chiarisce la posizione dell’opinione pubblica riguardo al progetto di Libeskind.

[…] La torunée di Daniel Libeskind era tanto importante perché la sua architettura da sola non

sarebbe riuscita a rendersi comprensibile. […] Ma a dispetto della loro pretesa simbolica e delle

goffe didascalie, le forme in se stesse non dicevano nulla. I neworkesi e il più vasto pubblico fuori

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!25 Cit., da E. Wyatt, Rebuilding at ground Zero: Overview; Practical Issues for Ground Zero, in “The New York Times”, 28 febbraio 2003: “In the end, it was not so much about architecture, about solemn memorial pits or soaring gardens in the sky. Instead, the decision announced yesterday to choose Daniel Libeskind's design for the World Trade Center site revolved mainly around politics, economics and engineering, people close to the selection process said. […] Many of those details also played a part in the selection of Mr. Libeskind. Mayor Michael R. Bloomberg focused on economics at a briefing on the two finalist plans for the site, favoring the street life that the Libeskind plan would create, including a vibrant public plaza that would form a new crossroads of commerce and culture on the site, said people who attended a briefing for the mayor and others. […] The governor has long said that the memorial was the most important element of the designs, and he has listened closely to the desires of family members of those killed on Sept. 11, 2001. Family members told him that the Libeskind memorial sent the message that those victims would be remembered by a symbol of strength – the slurry wall – rather than by what they characterized as a pair of skeletal towers that recalled how their loved ones had died, said the participants in the meetings. […] “The central thing now is to start implementing the transportation components and moving forward with the broader vision for downtown”, Mr. Rudin said. “If government does their job in creating those amenities, then I think this design will help create a very exciting rebirth of Lower Manhattan”. And while various civic groups, architecture forums and public advocates have decried the lack of clarity about who was driving the decisions around the trade center, it would be hard to argue that the public did not have a chance to influence the debate. “In response to the public comment, the process itself changed”, Mr. Bloomberg said, with an entirely new design study begun after the public rejected six early proposals for the rebuilding. “It has been open and competitive. It has been intensely debated. It is a subject everyone has strong opinions about. In other words, it has perfectly embodied the vitality and dynamism of New York”. […] Many family members have also expressed worry about a bus parking area proposed for the space beneath the memorial, where floors will be built across the lower part of the pit to shore up the slurry walls that hold back the underground waters of the Hudson River. The concern is that the parking area will be a safety hazard, that a bus could be used to deliver a bomb to the memorial site. Port Authority officials estimate that the memorial will generate the need for parking up to 160 buses daily, and they have dismissed the safety concern, pledging a vigorous screening program. But they say they are not wedded to the idea of bus parking and could easily do without it. City officials and downtown residents have pushed for the underground parking, however, saying they don't want tourist buses clogging the streets. The city's Department of Transportation recently wrote a letter to the Port Authority saying that the department did not believe another area downtown could accommodate that many buses.” Trad. It., A. Reinach.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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dalla città avevano cercato un’architettura che parlasse di ciò che era successo al sito, del significato

che poteva avere e, più e più volte, gli architetti avevano promesso che un simile linguaggio si

sarebbe potuto trovare. In buona parte il processo fu guidato da quella ricerca. Lo si poteva vedere

nella popolarità della mostra di Max Protetch, negli infiniti eureka degli architetti dilettanti, nella

pernacchia civica che accolse i sei piani di Beyer Blinder Belle, attaccati per non essere riusciti a dare

al pubblico un rifugio per il suo dolore. Si poteva vedere nelle conseguenti richieste d’innovazione

che portarono Daniel Libeskind sulla scena. Ma quando, per vie tortuose la città alla fine ottenne i

sui simboli monumentali firmati da una star, i suoi leader politici furono andati a letto col genio, il

progetto scelto risultò non essere molto diverso: senza una spiegazione in un linguaggio

comprensibile, senza didascalie, senza il suggerimento del suo titolo “Memory Foundations”,

rimaneva muto. […]

[…] Sebbene Libeskind parlasse spesso di creare un’architettura monumentale vivente, capce di

raccontare storie corroboranti, tragiche, ricche di speranza, doveva ancora realizzarla in manier

convincente in un edificio.26 […]

E ancora:

[…] Il piano generale di Libeskind per il sito del World Trade Center si serviva esattamente degli

stessi stratagemmi (utilizzati per il Museo dell’Olocausto di Berlino). Tornavano le forme

apparentemente pregne di significato, le linee generatrici, la “Matrice degi eroi” e gli angoli del sole

che definivano il “Cuneo di luce”, furono nuovamente tracciate per contribuire a plasmare quelle

forme. I numeri, a Berlino i sei cavedi e i sessanta segmenti, a New York il 1.776, furono

nuovamente schierati. Il vuoto, un termine generico per significati indiscriminati, fu ripetuto nella

“fossa”. E, naturalmente, come sulla Lindestrasse, l’ammaliante velo del linguaggio venne calato su

Ground Zero per colmare la grande lacuna tra forma e messaggio27. […]

Ma, sempre Wyatt, in un articolo comparso sul New York Times il 1°maggio 2003, dal titolo Shadows to Fall, Literally, Over 9/11 “Wedge of Light”, riporta la critica di Eli Attia al progetto di Libeskind del parco “Wedge of Light”, dicendo che a causa dell’Hilton Hotel, la mattina dell’11 settembre la luce del sole non arriverà mai a colpire il sito come invece aveva sostenuto Libeskind, facendolo uno dei capisaldi del suo progetto.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!26!Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 231-232.!27 Ivi, pag. 235.

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Quando l'architetto Daniel Libeskind ha descritto il suo progetto per Ground Zero per i newyorkesi

alla fine dell'anno scorso, ha detto che una caratteristica prominente sarebbe stata una piazza aperta

sulla quale “il sole splenderà senza ombra” ogni anno, la mattina del 11 settembre.

Ma ieri, sotto il fuoco di un critico, Daniel Libeskind ha detto che le ombre si estenderebbe in tutta

la piazza – che aveva chiamato the Wedge of Light – per gran parte del tempo che aveva detto che

sarebbe stata illuminata come un omaggio al vittime dell'attacco terroristico al World Trade Center .

I suoi commenti sono giunti dopo che Eli Attia, un architetto che è stato un critico frequente del

processo di ricostruzione, ha pubblicato uno studio che mostra che il 40% e il 99% della piazza di

luce sarebbe stata in ombra a causa del Millenium Hilton Hotel, nei momenti in cui il

signor Libeskind aveva detto che sarebbe stata priva di ombre.

Daniel Libeskind ha detto che non voleva trasmettere qualcosa di diverso. Piuttosto, disse, the

Wedge of Light è creato per «effetto delle facciate del palazzo che riflettono la luce sulla piazza».

L'effetto non è lineare, ha detto, ma è «un fenomeno tridimensionale» cioè «riprende l'atmosfera

della luce e dei riflessi di luce degli edifici». […]

[…] Il signor Pataki ha nuovamente apprezzato il progetto di Daniel Libeskind e in particolare ha

citato lo «spettacolare viale di accesso al sito, the Wedge of Light – dove il sole splenderà senza

ombra alla mattina di ogni 11 settembre».

Mr. Attia, che ha progettato numerosi edifici per uffici, tra cui, per coincidenza, il Millenium Hilton,

ha detto ieri che l’affermazione è una “bugia”.

La sua analisi, attraverso uno strumento architettonico comune conosciuto come « lo studio delle

ombre, ha rilevato che la piazza sarebbe ampiamente in ombra ogni 11 settembre alle 08:46 e alle

10:28, il periodo che il signor Libeskind aveva detto sarebbe stato senza ombra». […]

In una dichiarazione pubblicata sul sito Internet www.phoenixproject .info / design / con il suo

studio, il signor Attia ha detto: «Se per ignoranza, negligenza o inganno, Daniel Libeskind e la Lower

Manhattan Development Corporation hanno quindi cercato di vendere ai cittadini di New York,

all'America e al mondo – comprese le famiglie che hanno fiducia in Libeskind per l'ispirazione – un

fantasioso e un vergognoso memoriale in cui l'immagine definita e la metafora è ombra che

conquista la luce». […]

Daniel Libeskind ha detto che non capisce il polverone, e ha aggiunto che ha nella sua convinzione

del “sole che splende senza ombre” sul Wedge of Light.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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«Sono un po’ perplesso per la disposizione mentale» dello studio di Mr. Attia, disse. «Se si pensa al

sole come ad una palla di fuoco, solo a Stonehenge potrebbe ottenere le rette di luce che lo studio

assume».

«Ma si tratta di irradiare di luce, riflettere la luce, l'atmosfera di luce», ha detto. «Non si tratta di

giochi di luce, ma di come la luce si comporta quando si guarda il sole in forma tridimensionale»28.

Anche su questo punto Nobel cerca di fare il punto della situazione.

La rivelazione della menzogna sul “Cuneo di luce” rappresentò l’equivalente architettonico di uno

scandalo sessuale in campagna elettorale e i Libeskind reagirono come candidati dal volto in fiamme

colti con le braghe calate. Inventarono un sacco di storie e caddero ancora più in basso, accampando

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!28 Cit., da E. Wyatt, Shadows to Fall, Literally, Over 9/11 “Wedge of Light”, in “The New York Times”, 1 maggio 2003: “When the architect Daniel Libeskind described his design for Ground Zero to New Yorkers late last year, he said one prominent feature would be an open plaza upon which “the sun will shine without shadow” each year on the morning of Sept. 11. But yesterday, under fire from a critic, Mr. Libeskind said that shadows would extend across the plaza- which he had called the Wedge of Light -- for much of the time that he had said it would be illuminated as a tribute to the victims of the terrorist attack on the World Trade Center. His comments came after Eli Attia, an architect who has been a frequent critic of the rebuilding process, published a study showing that 40 percent to 99 percent of the Wedge of Light would be in shadow cast by the Millenium Hilton Hotel during the times when Mr. Libeskind had said it would be free of shadows. Mr. Libeskind said he had never intended to convey anything different. Rather, he said, the Wedge of Light is created by “the effect of the facades of the building reflecting the light back into the plaza”. The effect is not linear, he said, but “a three-dimensional phenomenon that is about the ambience of light and the reflections of light between the buildings”. […] [...] Mr. Pataki again hailed Mr. Libeskind's design and specifically cited the “spectacular entranceway to the site, the Wedge of Light- where the sun will shine without shadow the morning of every Sept. 11”. Mr. Attia, who has designed several office buildings, including, coincidentally, the Millenium Hilton, said yesterday that the claim is “a lie”. His analysis, through a common architectural tool known as a “shadow study”, found that the wedge would largely be covered in shadow each Sept. 11 between 8:46 a.m. and 10:28 a.m., the period that Mr. Libeskind had said would be without shadow. […] In a statement published on the Internet site www.phoenixproject.info/design/ with his study, Mr. Attia said: “Whether by ignorance, neglect or deceit, Daniel Libeskind and the Lower Manhattan Development Corporation have thus sought to sell the citizens of New York, America and the world – including the families who have trusted Libeskind for inspiration – a figment and a sham memorial in which the defining image and metaphor is shadows conquering the light”. […] Mr. Libeskind said that he does not understand the fuss, and he added that he stuck by his characterization of the “sun shining without shadow” on the Wedge of Light. “I'm a little perplexed by the simple-mindedness” of Mr. Attia's study, he said. “If you think of the sun being a ball of fire, only at Stonehenge could you get the straight lines of light'' that the study assumes. “But this is about radiating light, reflecting light, the atmosphere of light”, he said. “It's not about tricks of light but about how light behaves when you look at the sun in three-dimensional form”. Trad. It., A. Reinach.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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scuse sempre più inconsistenti. […] Ci fu un’ondata percepibile di scherno cittadino, e il “Cuneo di

luce”, l’idea intorno a cui ruotava quasi la metà del progetto, fu ben presto soprannominato il

“Cuneo d’ombra”, il “Cuneo della notte”, il “Cuneo di menzogne”29. […]

Ancora:

[…] L’abilità di Libeskind con le metafore ben presto l’avrebbe messo in guai anche peggiori. In

quella che sarebbe diventata una batosta permanente che avrebbe eroso la credibilità dell’architetto

proprio quando ne aveva più bisogno: il Wedgegate lasciò il posto al Versegate. Il New York Post, il

principale veicolo utilizzato dalla città per bastonare i Libeskind, aveva tempo prima attaccato

l’architetto definendolo un pretenzioso outsider in cerca di notorietà. Steve Cuozzo, il sarcastico

rubricista immobiliare del giornale, si era scagliato per settimane contro la fattibilità commerciale

delle “Memory Foundations” (fu anche il primo a sottolineare la sua somiglianza, sottopelle, con

molti dei paventati piani di Beyer Blinder Belle).30 […]

E anche:

[…] Un giorno sull’altare, un giorno nella polvere. Come Gary Hack, il collaboratore dei Libeskind,

sottolineò con tanta chiarezza, gran parte dell’iniziale successo della squadra fu dovuto alla sua

capacità di controllare il modo in cui le “Memory Foundations” venivano definite dai media. Ma

adsso era l’architetto a essere messo in discussione.31 […] La diatriba attorno a Libeskind non si esaurisce facilmente, anche perché ora ha contro di sé anche Silverstein, che da sempre vorrebbe affidare l’incarico a SOM. Sempre Nobel parla a proposito di ciò che stava accadendo.

[…] Sebbene avesse aperto un ufficio a Manhattan, tre isolati a sud di Ground Zero su Rector Street

e sebbene avesse svolto e superato il suo esame di stato parecchi mesi dopo la sua selezione, Daniel

Libeskind soddisfaceva pochi dei requisiti richiesti dalla Port Authority. Cosa più importante, non

aveva mai costruito più in alto dei quattro piani del Museo Ebraico di Berlino. Come avrebbe potuto

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!29 Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 237-238.!30 Ivi, pag. 239. 31 Ivi, pag. 241.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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consegnare la Freedom Tower? In privato Larry Silverstein insisteva strenuamente su quel punto; in

pubblico, di questo compito si occupò il New York Post, che quasi tutte le settimane pubblicava un

editoriale contro la decisione di affidare il lavoro al “bizzarro” e inseperto Libeskind. […] Le

argomentazioni a favore dell’ingresso degli architetti di Silverstein erano state raffornzate quando il

governatore aveva imposto la sua scadenza dettata da ragioni politiche.32 […] Nell’estate 2002, a sorpresa, il Governatore di New York Pataki e il Governatore del New Jersey James McGreevey definirono un luogo recintato da cui poter osservare il World Trade Center con i nomi degli eroi e altri pannelli informativi per i visitatori.

Quando il governatore George E. Pataki sabato ha detto che nulla sarebbe stato costruito dove un

tempo sorgevano le torri Gemelle, ha tolto dalle mani di tutti I progettisti urbani assunti a

considerare le opzioni per il sito del World Trade Center, le matite. Le sue osservazioni sembravano

anche dare credito a qualcosa che i critici hanno detto privatamente per mesi che la Lower

Manhattan Development Corporation, il gruppo creato dal Sig. Pataki per sorvegliare il processo di

ricostruzione, è essenzialmente sotto il controllo del governatore, e che lui da solo decide parte del

future del sito. I sostenitori e gli aiutanti del Sig. Pataki insistono sul fatto che non è il caso.

Piuttosto, dicono il governatore stava semplicemente esprimendo la sua opinione personale ai

familiari delle vittime degli attentati dell’ 11 settembre circa un memoriale sul sito. E fanno notare

che il signor Pataki aveva detto in precedenza quello che pensava sarebbe dovuto accadere a

Ground Zero, perché non voleva essere accusato di tacere durante il dibattito pubblico. Ma la sua

dichiarazione di sabato, «Non costruiremo mai dove sorgevano le torri» è giunta in un momento

inopportuno. Infatti un team di pianificazione urbanistica e dei trasporti, assunti dalla società di

sviluppo, dovevano svelare sei proposte per il sito, tra cui un posto per un memoriale, nelle

prossime due o tre settimane33. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!32 Ivi, pag. 252. 33 Cit., da E. Wyatt, Pataki’s Surprising Limit on Ground Zero Design, in “The New York Times”, 2 luglio 2002: “When Gov. George E. Pataki said on Saturday that nothing would be built where the twin towers once stood, he all but took the pencils out of the hands of the urban planners hired to consider options for the site of the World Trade Center. His remarks also seemed to give credence to something that critics have been saying privately for months – that the Lower Manhattan Development Corporation, the panel created by Mr. Pataki to oversee the rebuilding process, is essentially under the governor's control, and that he alone will determine much about the future of the site. Supporters and aides to Mr. Pataki insist that is not the case. Rather, they say, the governor was merely expressing his personal opinion to the family members of victims of the attacks Sept. 11 about a memorial at the site. And they point out that Mr. Pataki had previously said little about what he believed should happen at ground

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Dopo che fu deciso e annunciato che lo Studio Libeskind avrebbe collaborato con lo Studio SOM, venne presentata al pubblico il nuovo progetto per la Freedom Tower e il risultato era una torre ibrida, torta, con una cima finta e una guglia a punta.

[…] «Questo non è soltanto un edificio» disse il governatore Pataki, poco prima che il modelle delle

torri fosse mostrato. «Questo è un simbolo di New York. Questo è un simbolo dell’America.

Questo è un simbolo di libertà.» […] Un architetto che in seguito la vide prendere forma disse che a

progettare la Freedom Tower erano stati quattro uomini: Daniel Libeskind, David Childs, Guy

Nordenson e Matt Higgins – il genio, il burocrate, l’ingegnere e l’agente segreto. Questo era in parte

vero. Daniel Libeskind aveva dato alla Freedom Tower le sue allusioni patriottiche, […]. David

Childs poteva prendersi il merito della sua forma finale ad eccezione della traccia sulla sommità,

[…]. Guy Nordenson aveva applicato una torsione all’edificio […]. Matt Higgins, insieme a Kevin

Rampe e a uno stuolo di altri membri designati da Pataki, aveva lasciato il segno facendo rispettare i

tempi di programmazione, pur agendo per conto di un potere più alto.

Gli sforzi di molti altri saranno registrati nelle dimensioni dell’edificio. Il primo grattacielo in

programma per Ground Zero, il cuore simbolico della ricostruzione, fu foggiato da reazioni causa –

effetto che andando a ritroso nel tempo attraversavano […] e il libero gioco formale alla Max

Protetch Gallery fio ad arrivare a tutti i rendering del “vaffanculo”, le cinque torri raffiguranti il

pugno con il dito medio sollevato, che per primi avevano fatto corrispondere l’architettura con la

sfida, nei giorni successivi all’11 settembre. Agli irriducibili del Team Twin Towers andrebbe

riconosciuto il fatto di aver sostenuto questa causa e al loro portavoce, Jon Hakala, per averla

tradotta in parole capaci, sempre, di sedurre i giornalisti. […] La Freedom Tower, la prima risposta

architettonica fattibile di New York City all’11 settembre, era il prodotto perfetto di un processo

imperfetto. Aveva mille autori e nessun autore34. […]

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!zero because he did not want to be accused of squelching the public discussion. But his statement on Saturday, “We will never build where the towers stood”, came at a awkward moment. A team of urban planning and transportation experts hired by the development corporation is scheduled to unveil six proposals for the site, including a place for a memorial, in the next two to three weeks”. Trad. It., A. Reinach. 34 Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 271-272.!

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Ground Zero: progetti e discussioni

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Il primo aprile 2003, la Lower Manhattan Development Corporation ha annunciato l'avvio di un concorso internazionale di progettazione per il sito del WTC Memorial per commemorare le vittime sia dell’11 settembre che dell’attacco del 199335 sempre al World Trade Center.

La reazione del pubblico ai progetti degli otto finalisti non è stata eccessivamente entusiastica, anzi

molti osservatori e critici hanno espresso semplicemente la loro delusione. I progetti sembravano

troppo simili e tutti ponevano l’accento su cascate e specchi d’acqua, raggi di luce, lunghe pareti

piane con incise i nomi (nello stile del Vietnam Veterans Mmemorial di Maya Lin). I commenti

generali sottolineavano la mancanza di concretezza dei progetti, l’aspetto funereo e l’estetica

minimalista. […]

Molti critici non erano favorevoli all’introduzione di elementi figurativi, come statue di eroi, o alle

tipiche soluzioni dei memorial, e due fattori sembravano aver provocato scontento: il processo in sé, e

le pressioni per fare qualcosa subito. […]

Come ha dichiarato Robert Ivy, direttore editoriale di “Architectural Record”, nell’editoriale del

numero di gennaio 2004: «Il miglior consiglio è rallentare, lasciare che passi il tempo e che le

prospettive si chiariscano, poi costruire». Questo non è avvenuto. Ancora una volta si è sentito un

vecchio ritornello: George Pataki, il governatore di New York, voleva che gli scavi per il memorial

iniziassero entro l’autunno 2004.36 […] Riguardo questo tema, Nobel cercò di scrivere e commentare le opinioni pubbliche che dilagavano in quel periodo.

[…] Senza un’adeguata riflessione, il memoriale era destinato ad essere vittima di quello stesso

genere di presupposti del giorno prima e di retorica del giorno dopo, che tanto avevano limitato

l’esplorazione critica delle opzioni progettuali per Ground Zero. In quel caso, ad avere la meglio

erano state le voci elencate in vecchie liste dei desideri, che avevano condannato il sito a essere la

testimonianza della via comoda tra opinione pubblica ed esigenze del commercio. Nella prematura

ricerca di una forma commemorativa, le idee generate dal processo stesso, in particolare i puntelli

delle impronte sacre, condannavano il memoriale alla superficialità. La speranza inespressa era che il

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!35 «[…] dopo il precedente attacco terroristico al World Trade Center, quello del furgone fatto esplodere in uno dei garage il 26 febbraio 1993. […]» W. Langewiesche, op. cit., p. 18. 36 Cit., da S.!Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 36-37.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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concorso scoprisse il genio: un’eccezionale prodezza dell’immaginazione capace di agire come un

solvente sui presupposti consolidati. Una simile idea avrebbe potuto ridefinire le grossolane forze

che agivano sul sito trasformandole in qualcosa di nuovo, di appropriato, di magnifico.37 […]

Anche in questo piano i progetti furono modificati prima di essere proposti al pubblico.

[…] Il piano che fu alterato maggiormente dall’intervento della LMDC fu quello che alla fine

sarebbe stato scelto come vincitore: “Reflecting Absence” / “Riflettendo l’assenza”, progettata da

Michael Arad […]. Il suo piano, nella sua versione originale, sembrava assecondare i desideri della

giuria di liberare il sito dalla morsa di Daniel Libeskind. […] Ma quando uscì dal tour de force

progettuale a porte chiuse della LMDC, l’area non era più un puro piano aperto. La piazza era stata

punteggiata con striminziti alberi a chioma larga e lungo tutto il fianco dell’angolo con West Street

c’era un lungo edificio che avrebbe ospitato il museo. […] “Reflecting Absence” fu ulteriormente

rivisto nelle settimane precedenti allo scoprimento della versione finale alla Federal Hall; […]

Furono apportati altri cambiamenti al progetto per renderlo conforme ai presupposti di vecchia data

del processo. […] La giuria non era convinta dei radi alberi aggiunti al piano nel primo tocco, aveva

raccomandato ad Arad di collaborare con un architetto del paesaggio esperto. […], Arad scelse Peter

Walker, […]. Riempì la piazza di Arad di alberi secondo uno schema casuale, distruggendo l’integrità

della visione originale, ma mettendo in pratica l’idea popolare, che risaliva alla settimana dell’attacco,

che Ground Zero dovesse essere una rilassante oasi verde in città38. […]

[…] Le reazioni al progetto sono state educate e, in alcuni casi, di congratulazione, ma domande e

dubbi dei critici più scettici sono rimasti. L’elevazione della piazza l’avrebbe resa psicologicamente

meno accessibile al pubblico in generale, un po’ come le piazze che circondano a Midtown i palazzi

sulla Avenue of the Americas, un tempo deserte fino a quando i venditori ambulanti di cibo non si

sono accampati lungo il perimetro. Inoltre i due spazi vuoti ricordavano a molti la vasta e vituperata

piazza spazzata dal vento che esisteva in precedenza. Gli alberi, pur presenti, sarebbero rimasti nudi

per cinque mesi all’anno. Sottoterra lo spazio somiglia a un garage sotterraneo. […] Anche la

presenza di tanta acqua ha suscitato ulteriori domande. Fontane e vasche sono un sollievo

psicologico in un clima caldo e arido, ma non sono altrettanto gradevoli quando si trovano in un

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!37 Cit., da P. Nobel, op. cit., p. 289.!38 Ivi, pp. 294-297.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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luogo soggetto a forti venti e a temperature gelide. Generalmente il National Park Service, che

avrebbe l’incarico della manutenzione, spegne le fontane in inverno: in questo caso resterebbero a

vista i fondali vuori di molte vasche. Se l’acqua continuasse a scorrere, Arad ha dichiarato di non

voler proteggere i visitatori dagli spruzzi delle cascate con un vetro, un altro fattore sconcertante. Gli

spazi sotterranei sarebbero inoltre molto tetri se illuminati con lampade fluorescenti che necessitato

di scarsa manutenzione e sono a basso costo39 […].

Nell’estate 2003 la Port Authority, «senza darle risalto eccessivo»40, sceglie Santiago Calatrava per la progettazione del World Trade Center Transportation Hub. La risposta di Calatrava alla richiesta fattagli fu presentata il 21 gennaio 2004 e fu subito apprezzata. Lo stesso Calatrava lo «paragonò a una colomba liberata dalle mani di un bambino»41 sia perché aveva le ali sia perché era a Ground Zero. Rispetto ai due precedenti progetti, il World Trade Center Transportation Hub non suscitò clamore. Fu progettato e fu costruito senza che fosse cambiato dalla LMDC o dall’opinione pubblica. Alla fine di tutte le controvrsie sul progetto da scegliere per la Freedom Tower, che nel frattempo aveva cambiato nome in Tower Free, il 4 luglio 2004 il sindaco Bloomberg pose la prima pietra della nuova torre, un pezzo da 20 tonnellate di granito con inciso «[…]to honor and remember those who lost their lives on September 11, 2001 and as a tribute to the enduring spirit of freedom[…]»42. A dieci anni dalla tragedia, 11 settembre 2011, il nuovo presidente degli Stati Uniti, insieme all’ex presidente George Bush, al sindaco Bloomberg, a Silverstein e ai funzionari della Port Authority, si sono riuniti con coloro che hanno perso i propri cari negli attacchi terroristici al World Trade Center, per celebrare sia il 10° anniversario della tragedia sia per la cerimonia di inaugurazione per il National September 11 Memorial and Museum. Su un articolo apparso sul Post il 5 maggio 2011, Steve Cuozzo definisce il sito di Ground Zero come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri.

Signor Presidente, benvenuto al nuovo World Trade Center. Non chiamatelo Ground Zero- che il

nome appartiene al baratro profondo con il cadavere di Osama bin Laden. Qui, le torri sono rinate.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!39 Cit., da S.!Stephens, op. cit., pp.38-39.!40 Cit., da F. Dal Co, op. cit., p. 8.!41!Cit., da P. Nobel, op. cit., p. 303.!42 «[…]per onorare e ricordare coloro che hanno perso la vita durante l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001, e come tributo al duraturo spirito di libertà […]», trad. ita., A. Reinach, http://www.easynewyorkcity.com/articles/freedomtower04.html.

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È difficile da credere, dopo un quasi decennio di ritardi, false partenze e caotiche “pianificazione”,

ma “Pit Pataki” è al centro di una rivoluzione di rifare tutta Downtown. Venite quest’autunno al 10°

anniversario degli attacchi, gli anni disperati per la mancanza di progressi sembreranno un lontano

ricordo. La rinascita arriva sia con che senza i 16 acri del vecchio sito del WTC. Stare in Church e

Vesey Street è un segno di rinascita. Da dove cominciare? Il memorial dovrebbe essere in gran parte

essere finito per questo11 settembre (anche se gran parte di esso rimarrà aperto per essere visto). Un

museo sotterraneo e sette ettari di alberi e cascate non vi attirano? La vista di due delle più alte torri

per uffici di tutto il mondo – 1 e 4 World Trade Center – gareggiare per il cielo potrebbe essere il

trucco. […] Molte cose sono venute alla luce, è troppo facile dimenticare il pantano del 2002-2007 –

il tempo perso dal concorso di progettazione del governatore George Pataki e dal disastroso “master

plan” di Daniel Libeskind e di tutte le guerre infinite. Ci sono stati anni di indignazione sostenuta

per la mancanza di progressi – espressa nella prima e più forte pagine del “Post” – per rompere

l'impasse. Molti hanno detto che il pubblico è stato portato a pretendere troppo, troppo presto,

dopo il 9/ 11 – ma era solamente del pubblico e dei media l’oltraggio che finalmente mosse la politica

all’azione. Il nuovo World Trade Center ha ancora detrattori – da parte dei progettisti gelosi di non

essere lì coinvolti, per disfattisti contrari a qualsiasi nuovo edificio, per i fanatici delle Torri Gemelle

i quali vorrebbero solo il banale ripristino delle carcasse. Per tutti gli altri, è motivo di festa. Questo

11 settembre, il 10° anniversario degli attacchi, il lutto per circa 2.800 vittime sarà alleggerito da

prove di rinascita. Nessuna ricostruzione può annullare il male fatto da bin Laden o il dolore che ha

portato a tanti. Ma andiamo in centro, guardiamo il cielo e crediamoci43.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!43 Cit., da S. Cuozzo, The WTC phoenix, in “New York Post”, 5 maggio 2002: “Mr. President, welcome to the new World Trade Center. Don’t call it Ground Zero — that name belongs in the briny deep with Osama bin Laden’s corpse. Here, towers are rising. It’s hard to believe after a near-decade of delays, false starts and chaotic “planning,” but “Pataki’s Pit” is at the heart of a revolution sweeping all of Downtown. Come this fall’s 10th anniversary of the attacks, the years of despairing over lack of progress will seem a distant memory. The renaissance comes both within and beyond the 16 acres of the old WTC site. To stand at Church and Vesey streets is to witness a new Downtown being born. Where to start? The memorial should be largely realized by this Sept. 11 (although how much of it will be open remains to be seen). An underground museum and seven acres of trees and waterfalls don’t stir you? The sight of two of the world’s greatest new office towers — 1 and 4 World Trade Center — racing for the sky could do the trick. […] […] So much has come into focus, it’s too easy to forget the morass of 2002-2007 — the time wasted by Gov. George Pataki’s design competition and Daniel Libeskind’s disastrous “master plan” and all the endless turf wars. It took years of sustained outrage over the lack of progress — expressed first and most forcefully in the pages of The Post — to break the logjam. Many have said the public was led to expect too much, too soon, after 9/11 — but it was only public and media outrage that finally moved elected officials and developers to action.

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Philip Nobel, alla fine del suo libro, però, esprime negatività sui progetti che sono stati ideati, poiché dice che i visitatori saranno più attratti dai souvenir piuttosto che dalla storia che vi è dietro, forse leggeranno su un cartello le ragioni dell’altezza della Freedom Tower o la osserveranno solo per l’altezza vertigionosa senza sapere tutto ciò che ci sta dietro. Oppure saranno impressionati dalla grandezza dei vuoti lasciati dalle Torri Gemelle, che farà passare in secondo piano la grandezza delle vittime.

[…] Immaginiamo ad esempio che un gruppo arrivi al memoriale qualche anno dopo il

completamento della ricostruzione del sito, nel 2012 o nel 2020 o in qualunque altra data l’ultimo

lotto verrà riempito e il processo, avendo portato a termine il suo compito, scomparirà. I visitatori

scenderanno dal loro pullman turistico o emergeranno dalla metropolitana in un angolo di

Manhattan in tutto simile a qualsiasi altro luogo. Saranno circondati da grattacieli, più recenti dei

loro vicini, ma altrimenti indistinguibili, alla fin fine gli edifici che ospitano uffici si assomigliano

tutti. Potranno sollevare lo sguardo e vedere la Freedom Tower e se ne conosceranno il nome e la

storia, forse sapranno che dovrebbero sentirsi orgogliosi. Forse troveranno un cartello che spiegherà

le ragioni dell’altezza, in caso contrario potrebbero procedere verso le bancarelle dei souvenir. Con

ogni probabilità il sito continuerà ad attirare la sua parte di imprenditori e di filosofi da marciapiede,

che approfitteranno ogni anno dei cinque milioni di visitatori che si prevede saranno attirati dal

monumento alla memoria. Sarà difficile imporre il buon gusto, la città è incorreggibile. Tutt’intorno,

i newyorkesi, da lungo tempo assuefatti ai fantasmi del luogo andranno avanti, entrando e uscendo

dagli atri luminosi, facendo acquisti lungo le fila dei negozi luminosi. I nostri visitatori si

ritroveranno sul sito, ma senza una guida non lo sapranno e questo fatto da solo servirà a

ridimensionarele proporzioni della catastrofe. Dov’è accaduto l’11 settembre? In quel parco dall’altra parte

della strada? Si dirigeranno verso il monumento alla memoria, forse sentiranno il fragore delle

fontane, forse dovranno chiedere dov’è e quando imboccheranno la strada tra gli alberi troveranno

le impronte.

Per via delle loro sobrietà, era difficile valutare le dimensioni delle Torri. Ma in vita erano tanto

grandi quanto lo sono diventate dopo la loro morte. Il monumento alla memoria che ne prende a

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!The new World Trade Center still has detractors — from developers jealous not to be involved there, to defeatists opposed to any new building, to Twin Towers fanatics for whom only restoration of the banal hulks would do. For everyone else, there is cause to celebrate. This Sept. 11, on the 10th anniversary of the attacks, mourning for the nearly 2,800 who perished will be leavened by evidence of sweeping rebirth. No reconstruction can undo bin Laden’s evil or the sorrow it brought to so many. But go downtown, look to the sky and believe”. Trad. It., A. Reinach.

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prestito le dimensioni sarà smisurato. Il nome attribuitogli sarà fortunatamente dimenticato, ma le

assenze saranno ancora lì, grandi esattamente quanto gli edifici e a un visitatore che si troverà faccia

a faccia con il monumento, in quel momento appariranno più grandi della memoria di coloro che

sono morti tutto attorno. Come faranno i morti a competere con tanta reverenza per una

costruzione perduta? Anche se non comunicherà nient’altro, il progetto immortalerà la misura delle

torri Gemelle e il fatto che un tempo erano veramente in piedi. Architettura che ricorda l’architettura

è una cosa che indubbiamente questo memoriale è in grado di fare. Che sia anche in grado di

distinguere tra il sito dell’attacco e le sue vittime, che sia in grado di «rispettare questo luogo reso

sacro dalla tragica perdita», che sia in grado di redimere Ground Zero, sarà solo il tempo a dirlo.44

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!44!Cit., da P. Nobel, op. cit., pp. 300-301.!

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La stampa a confronto: il “New York Times” e il “New York” presentano le loro proposte1

La stampa è stata critica nei confronti delle scelte ufficiali per le varie fasi del processo di ricostruzione del WTC sin dal momento in cui furono nominati gli architetti Beyer Blinder Belle, poiché l’opinione comune era che si avvantaggiassero gli architetti con i quali la LMDC e la Port Authority avevano sempre lavorato e che quindi conoscevano, piuttosto che gli architetti di talento disposti a correre dei rischi. Herbert Muschamp e Joseph Giovannini, rispettivamente critici di architettura del “ New York Times” e del “New York Magazine”, decidono quindi di indire una sorta di concorso indipendente, chiamando alcuni tra i migliori talenti. Concorso indipendente perché i progettisti non dovevano piegarsi alle specifiche di metratura per gli spazi commerciali o per quelli destinati alla cultura, alla memoria e al transito. Il gruppo più numeroso era quello del “New York Times”, oltre ad essere quello partito prima. Il programma, abbastanza articolato, ha permesso al progetto generale di avvicinarsi a quello che si può definire un piano regolatore, realizzabile con un budget ridotto e dei clienti in cooperativa. Mentre il “New York Times” lavorava per cooperative, il “New York Magazine” operava su base individuale.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 104-131.!

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Il “New York Times”2 8 settembre 2002 A tre giorni dal primo anniversario degli eventi dell’11 settembre 2001, il “New York Times Magazine” pubblica un servizio speciale sulle idee alternative per Ground Zero e per un’ampia zona di Lower Manhattan. L’area sulla quale si sono sviluppati i progetti corre verso sud lungo West Street fino Battery Park, e verso est fino alla Borsa su Broad Street. Il gruppo del “New York Times” partì nella primavera del 2002 e lavorò per tutta l’estate. Del gruppo facevano parte, col nome Downtown Study Group3, Richard Meier, Steven Holl, Peter Eisenman e Charles Gwathmey con l’ingegnere strutturale Guy Norderson. Dalle discussioni emerse il desiderio di allargare il campo d’azione del master plan fino a comprendere West Street, dal WTC, fino a Battery. Gran parte di Ground Zero veniva lasciata come parco alla memoria e per il nodo d’interscambio, mentre quasi tutto il restante spazio commerciale, residenziale e culturale era destinato a occupare il terreno sottratto alla strada di scorrimento a sei corsie. Oltre a far convergere sottoterra gran parte del traffico di West Street, il progetto prevedeva l’ampliamento di diverse strade, che vanno da est a ovest, con l’intento di ricollegare Lower Manhattan a Battery Park City e al fiume Hudson. Di seguito verranno analizzati alcune delle proposte presentate, in modo da dare un’idea degli edifici studiati. Rafael Viñoly, New York City

Transit Hub – Nodo d’interscambio, Church Street tra Fulton Street e Cortlandt Street

Il nodo d’interscambio collega dieci livelli di atri e rampe. Questo progetto sfuma la zona tra il mondo sotterraneo, per la maggior parte, del trasporto urbano e la strada sovrastante. Le due linee della metropolitana, il treno della PATH per il New Jersey e i servizi di autobus e di taxi a livello della strada, si fondono in un solo interscambio che rende più agevole il movimento dei pedoni e il collegamento tra i vari servizi. Il tutto è chiuso all’interno di pareti vetrate che riparano dagli agenti atmosferici, ma permettono di vedere cosa succede intorno. (fig. 1)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 H., Muschamp, A Plan for Ground Zero and Beyond. Additional housing and mixed-use proposals. Thinking Big: A Plan for Ground Zero and Beyond, in “New York Times”, 8 settembre 2002. 3 Richard Meier, Steven Holl, Peter Eisenman, Charles Gwathmey con l’ingegnere strutturale Guy Norderson, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Rafael Viñoli, Maya Lin, Enrique Norten, Lindy Roy, Harry Cobb di Pei Cobb Freed, Architecture Research Office, Hank Koning e Julie Eizenberg, Alexander Gorlin, FACE Design e David Rockwell.!

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Rem Koolhaas/OMA, Rotterdam, Olanda, e New York

Torri a uso promiscuo, West Street tra Liberty Street e Albany Street

Rem Koolhaas, con Joshua Ramus, ripensa il tipo grattacielo. Rovesciando, estrudendo e moltiplicando, per creare un edificio tripartito di sessanta piani ad uso promiscuo, la sezione a torta nuziale del Downtown Athletic Club4 costruito nel 1931 e che Koolhaas ha commentato in Delirious New York. Invece che arretrare rispetto alla strada man mano che sale, queste torri poggiano a terra su tre esili colonne. I segmenti del palazzo si espandono con rientranze all’inverso che infine si uniscono per fornire il massimo di spazio, di luce naturale e di panorama dai piani alti. In cima, a oltre 590 piedi (180 metri), si trova un giardino pensile. Ulteriori particolarità di questo edificio sono gli ascensori: non solo vanno dall’alto verso il basso ma si possono spostare anche di lato, così da permettere a chi sale e chi scende di spostarsi da una torre all’altra. Questi ascensori sono stati sviluppati dalla Otis5. (fig. 2) David Rockwell con Paul Ryan e Jean Gardner, New York City

Hall of Risk, 20 Broad Street

Questo progetto prevede un’estrema trasformazione dell’esistente New York Stock Exchange6. Il trio propone una Hall of Risk: una combinazione di teatro e centro studi dove decidere le situazioni globali che implicano un rischio. L’interno è suddiviso in diverse zone ribassate destinate ai dibattiti. (fig. 3)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!4 Il Downtown Athletic Club è un club privato sociale in un edificio di 45 piani situato a 19 West Street, (ora 20 West Street), a Lower Manhattan, New York City, USA. L'edificio divenne importante per tutto il mondo dell'architettura in quanto ha una parte fondamentale per Rem Koolhaas in “Delirious New York”, e dal momento che appare spesso nel suo lavoro concettuale, come nella congestione orizzontale che voleva sviluppare per il Parc de la Villette (Parigi ), http://en.wikipedia.org/wiki/Downtown_Athletic_Club. 5 Otis Elevator Company è leader mondiale nella produzione, installazione e manutenzione di ascensori, montacarichi, scale e tappeti mobili. Da 160 anni è sinonimo di sicurezza, innovazione e affidabilità, http://www.otis.com. 6 È la borsa di New York.!

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Steven Holl, New York City

Museo/Teatro, Vesey Street tra Greenwich Street e Church Street

È una specie di ziqqurat mesopotamico situato sul margine nord-orientale del WTC. Steven Holl lo definisce «il centro culturale delle religioni del mondo». Due ingressi a livello della strada conducono a due corridoi paralleli che conducono i visitatori attraverso il palazzo fino ad arrivare ad un giardino pensile comune. È più un “viaggio” interconfessionale. Al livello inferiore, sotto terra, si trova l’auditorium che diviene un nuovo centro per il teatro, la danza e altre iniziative culturali a Downtown. Gli spazi interni si possono ingrandire o rimpicciolire all’occorrenza, attraverso dei divisori mobili. (fig. 4)

Alexander Gorlin, New York City

Palazzo per appartamenti, West Street tra Rector Place e Albany Street

È una torre per appartamenti suddivisa in due blocchi formali: uno più basso in mattoni bianchi, in cui si svolgono sia le attività commerciali sia si può vivere in loft, e una parte più alta in vetro in cui si può abitare. Essendo vicina al WTC, la torre è leggermente fuori asse, allineandosi all’asse delle torri Gemelle. (fig. 5)

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Il “New York Magazine” 16 settembre 2002 Joseph Giovannini riteneva che, nell’estate del 2002, si sentisse la mancanza di una visione originale nel processo di creazione della nuova area del World Trade Center. Le proposte che Giovannini fece presentare, furono pubblicate sul “New York Magazine” del 16 settembre 2002. Il programma poteva essere promiscuo con l’aggiunta di strutture culturali e funzioni residenziali allo spazio per uffici richiesto. Alla fine di agosto le proposte che arrivarono, rappresentavano un vasto assortimento architettonico: grattacieli trasparenti, torri ondulate. Giovannini disse che tutte le proposte curavano sia gli interni che gli esterni e l’interconnessione tra essi. Morphosis, Santa Monica, California Thom Mayne È un puzzle spaziale e sperimentale. È il più esteso degli interventi e prevede strutture a nastro che delineano il perimetro del sito a sud, est e ovest e scendono a un memorial per alcuni pian sotto terra. Sopra è stata sistemata una torre per le comunicazioni di quasi 1.312 piedi, 400 mt. Lo spazio commerciale si estende orizzontalmente e le separazioni tra una forma e l’altra, racchiudono uno spazio verde aperto verso nord. Solo una delle vestigia delle torri è lasciata libera e vuota, creando un canyon che perfora il terreno. (fig. 6) Coop Himmelb(l)au, Vienna

Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky Gruppo di tre torri a uso promiscuo disposte in piano a formare sopra il WTC un triangolo rettangolo, con il vertice a sud, verso il porto. Le torri sono inclinate e fungono da pilastri di sostegno per una struttura a cono inclinato che ospita degli appartamenti. Questo cono rovesciato forma una clessidra con un altro cono disposto sopra le vestigia delle torri, come a proteggerle. Il tutto è circondato da un marciapiede rialzato: ciò consente di ricavare due spazi, uno per i pedoni sopraelevato e uno, al livello della strada, per le attività commerciali e culturali. (fig. 7)

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Wood + Zapata, Boston, Massachusetts

Questa proposta prevede una torre che si innalza dal sito del WTC e sotto spazi ad uso commerciale, abitativo e come uffici; inoltre ricollega parzialmente la scacchiera di strade della città. Ciò che spicca di più, però, è West Street resa completamente verde fiancheggiata da Chambers Street a nord e da Battery a sud. Intorno alla torre e alle vestigia delle torri Gemelle fa confluire un affluente dell’Hudson a formare un lago. Le vestigia vengono sottolineate da una struttura in vetro e cavi, che permette alla luce di filtrare sotto terra. (fig. 8) Kohn Pedersen Fox Associates, New York City

Pedersen propone una passeggiata alla memoria che faccia camminare i visitatori sopra la città. Questa strada ricorda l’impalcato di assi di legno del Brooklyn Bridge. La passeggiata racchiude su tre lati Ground Zero, con un muro esterno di edifici destinati a vari usi, definendo così un recinto alla memoria per le vestigia delle torri distrutte. La rampa finisce in una torre alta 2001 piedi, 610 metri: nella torre passa un flusso continuo d’acqua dal fiume Hudson, che quando torna nella baia viene depurato. (fig. 9)

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Eisenman Architects, New York City

Eisenman progetta una sequenza di edifici molto alti disposti attorno alle vestigia delle torri. Queste strutture creano uno skyline di quadrati estrusi, ma man mano che scendono verso il terreno diventano più rigidi e individuali. Sembra che si richiudano in un unico punto di origine, dal quale nascono. All’interno di questi spazi viene inserito un memorial, altri spazi per la cultura e un’università urbana. (fig. 10) Zaha Hadid Architects, Londra

Le due torri progettate da Zaha Hadid e dal suo associato Patrick Schumacher sono più alte delle torri gemelle, sono suddivise in quattro parti e si trovano a est delle vestigia delle due torri. Le nuove torri sono allungate come tubi di vetro fuso, si uniscono e scivolano via una accanto all’altra, alzandosi con le solette dei pini che cambiano. La più snella è destinata alle unità residenziali, l’altra a uso uffici e alle attività commerciali. Le vestigia delle torri sono lasciate vuote e sotto terra crea un ulteriore strato di negozi, trasporti e strutture destinate alla cultura, con una fitta rete che circonda i vuoti. (fig. 11)

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La mostra alla Max Protetcht Gallery che ha diviso l’opinione degli architetti1

17 gennaio- 16 febbraio 2002

[…] Non potevo negare un interesse incontenibile in quello che andrebbe a sostituire il World Trade

Center. [ ... ] Ho sentito di dover trasferire e utilizzare la mia esperienza in un modo che mi

permettesse di aiutare a prevenire il sacrificio di grandi opportunità architettoniche in nome del

“business as usual”, e credevo che il sito chiedesse un monumento duraturo di creatività umana e

resilienza in risposta all'attacco.

Come alcuni che hanno avuto una galleria d'arte per tutta la propria vita adulta, e per coloro che l’

hanno, negli ultimi 20 anni, sono stati commercianti sia di disegni architettonici che di arte

contemporanea, mi è sembrato naturale iniziare a identificare il più creativo e eterogeneo gruppo di

architetti internazionali , a riflettere su come queste aziende e individui possono immaginare la

riqualificazione del sito del World Trade Center. […] Sapevo che sarebbe stata un'esperienza

catartica vedere queste possibilità tutte insieme in una galleria, non solo per me e per l’ artista e per l’

architetto che ha creato delle proposte, ma anche per il grande pubblico. Alla fine di settembre,

però, non ero consapevole di quanto profondamente avessimo tutti bisogno di questo tipo di attività

positiva e lungimirante nei mesi successivi all'attacco terroristico. […] Ho cominciato a capire che

ero in grado di dare un contributo migliore basato sulle circostanze della mia occupazione e

soffermandomi su una galleria d’ architettura. Questo mi ha messo nella posizione unica di montare

rapidamente una mostra che ha esaminato le idee che l’ 11 settembre ha generato nel mondo dell’

architettura. […] La mia galleria, invece, è stata in grado di annunciare la mostra molto prima di aver

ancora finito di invitare i partecipanti e prima di determinare la quantità di lavoro che avremmo

ricevuto.[…]

Il primo passo è stato quello di determinare esattamente quale architetto avremmo voluto invitare.

[…] In questo caso era importante invitare non solo quelli affermati, gli architetti costruiti, ma anche

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 S., Stephens, , trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 132–185.

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quelli che stanno definendo più chiaramente le questioni teoriche e tecnologiche del nostro tempo ,

così come quegli architetti creativi che aiuteranno a definire l'architettura nel prossimo futuro. […]

Noi inoltre abbiamo dovuto considerare il fatto che solo una percentuale di coloro che abbiamo

invitato sarebbero stati d'accordo a partecipare alla mostra. La sfida che stavamo proponendo era

abbastanza complicata. Stavamo chiedendo agli architetti di creare un’idea per un progetto senza un

cliente o un programma identificabile, ed essenzialmente senza limiti. […]

Con questo in mente, abbiamo invitato 125 architetti nella speranza di trovare una cinquantina di

partecipanti. Abbiamo finito con una sessantina tra persone e imprese, ma non senza qualche

maggiore persuasione. Molti degli invitati, in particolare alcuni provenienti dall’ Europa, dissero che

era troppo presto fare dei progetti in un’ America recentemente traumatizzata. E in molti casi quelli

che erano a disagio, ma disposti a partecipare erano interessati solo a suggerire idee per monumenti.

D’ altra parte, ho visto nella mostra un’ ottimistica visione Americana, e speravo che i progetti

avrebbero potuto affrontare differenti usi. Quale migliore memoriale a coloro che perirono che

grande architettura, un’ architettura che può ospitare affari, residenze e spazi verdi, e che può

rivitalizzare il centro di Manhattan? Ho anche cominciato a capire che le persone in tutto il mondo

sono state colpite dall’ 11 settembre quasi più profondamente dei newyorkesi. […]

Più di ogni altra cosa, è stata questa l'idea che mi ha fatto diventare entusiasta del nostro progetto:

pensare che saremmo potuti essere in grado di influenzare i cambiamenti politici di dowtown e

prevenire il “business as usual” in campo di architettura e pianificazione. Definirei grande

architettura nel modo in cui definirei grande arte. Gli artisti più importanti sono quelli che ci

insegnano a vedere in modo nuovo, e gli architetti più memorabili sono quelli che ci insegnano a

rivalutare i rapporti dello spazio che abitiamo. […]

Mentre continuavo a pensare a queste idee, così come stavamo continuando ad invitare a partecipare

alla mostra notevoli architetti con progetti che si potrebbero proporre, mi sono reso conto che New

York, la capitale finanziaria e culturale del mondo, era una città di buon edifici, ma non di quelli

grandi. […]

Come risultato, il nuovo centro di New York sarebbe diventato ancora più desiderabile come un

centro per il commercio, la finanza, la residenza, e la ricreazione. […]

L'architettura è un'arte più complicata, è fantasiosa e astratta, ma è offerta direttamente con tutte le

questioni sociali, politiche ed economiche del suo tempo. Inoltre, è costantemente in relazione ad un

cambiamento e ad un’ espansione tecnologica. I grandi architetti sono i giocolieri più emozionanti,

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mantenendo sempre una diversità di temi contemporaneamente in aria, mantenendo la loro visione

creativa nel rispetto dei requisiti imposti da budget, pianificazioni, codici e programmi dei clienti. È

importante che teniamo a mente le prime fasi di riprogettazione di Lower Manhattan che sono

immediatamente su di noi. […]

Anche se questi siti rimangono sotto, è essenziale che noi sosteniamo la progettazione avanzata, in

modo che uno spirito fantasioso possa essere forza per la rete di spazi che sarà la porta d’ ingresso al

World Trade Center per tutti i visitatori che arrivano o per via metropolita e come pendolari dei

treni. […]

Naturalmente vi è una grande aggiunta a questi elementi che dovrebbero entrare a far parte di un

eventuale ridisegno del World Trade Center: un memoriale prominente. Tutti noi capiamo la

necessità di un memoriale, così fortemente voluto dalle famiglie di coloro che hanno perso la vita l’

11 settembre, e così fortemente sentito dai cittadini della città, dal paese, e dal Mondo. Tuttavia,

rimango convinto che il più calzante memoriale sia vivere in una città che rispecchiasse le nostre

migliori aspirazioni, e che saprebbe ispirare le generazioni future. La mia speranza è che una tale

città saprebbe anche tradursi in una presenza formale ideata per la skyline di New York. […]

- Max Protetch con Stuart Krimko2

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pagg. VII – XI: “[…] I couldn’t deny an irrepressible interest in what would replace the World Trade Center. […] I felt moved to utilize my experience in a way that would allow me to help prevent the sacrifice of great architectural opportunities in the name of “business as usual”, and I believed that the site demanded a lasting monument to human creativity and resilience as a response to the attack. As some who has owened an art gallery all of his adult life, and who has, for the last twenty years, been a dealer in architectural drawing as well as contemporary art, I felt it was only natural to begin to identify the most creative and diverse group of international architects, to think about how these firms and individuals might envision the redevelopment of the World Trade Center site. […] I knew that seeing these possibilities together in a gallery would be a cathartic experience not only for myself and for the artist and architects who created the proposals, but also for the larger public. In late September, however, I wasn’t aware just how deeply we all needed this kind of positive and forward-thinking activity in the months following the terrorist attack. […] I began to realize that I was able to best make my contribution based upon the circumstances of my occupation and the gallery’s focus on architecture. This put me in the unique position to quickly mount an exhibition that examined the ideas that September 11 was generating in the architectural world. […] My gallery, on the other hand, was able to announce the show long before we were even finished inviting participants and determining the amount of work we would receive. […] The first step was to determine exactly whom we wanted to invite. […] In this case it was important to invite not only the established, building architects, but also those who are most clearly defining the theoretical and technological issues of our time, as well as those creative architects who will help define architecture in the near future. […] We aslo had to consider the fact that only a percentage of those whom we invited would agree to partecipate in the show. The challenge we were proposing was a very difficult one. We were asking architects to create a design for a project with no identifiable client or program, and essentially no limits. […] With this in mind, we invited 125 architects in hopes of finding about fifty participants. We ended up with sixty individuals and firms, but not without some major armtwisting. Many of the invitees, especially some from Europe,

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Max Protetch è stato molto solerte nel cercare architetti e artisti che potessero progettare un sostituto del WTC. Il nome della mostra era “A New World Trade Center: Design Proposals”. Fin dal principio ha chiesto l’aiuto di “Architectural Record”3 e della rivista “Architecture”4, oltre a quello di Aaron Betsky5 per farsi suggerire architetti da invitare. Si pensava che se non fossero state messe in campo delle idee per migliorare il sito, il processo di ricostruzione sarebbe diventato una mera questione di denaro. La Library of Congress ha trovato la mostra molto interessante.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!felt uncomfortable proposing designs to a recently traumatized America. And in many cases those who were uncomfortable but willing to participate were only interested in suggesting concepts for memorials. On the other hand, I saw the exhibition as part of an optimistic American vision, and hoped the designs would address a variety of uses. What better memorial to those who perished than great architecture, architecture that can accomodate business, residential, and green spaces, and that can revitalize downtown Manhattan? I also began to realize that people across the world were affected by September 11 almost as deeply as New Yorkers. […] More than anything else, it has been this idea that has kept me excited about our project: to think that we might be able to impact policy changes dowtown and prevent “business as usual” when it comes to architecture and planning. I would define great architecture much in the way I would define great art. The most important artists are those who teach us to see in new ways, and the most memorable architects are those who teach us to reevaluate aou relationships to the space we inhabit. […] As I continued to think about this ideas, as well as the remarkable architects we were inviting to participate in the show and the designs they might propose, I realized that New York, the financial and cultural capital of the world, was a city of good buildings, but not great ones. […] As a result, the new downtown New York would become even more desirable as a center for commerce, finance, housing, and recreation. […] Architecture is a most complicated art; it is imaginative and abstract, but it deals directly with all the social, political, and economic issues of its time. Furthermore, it is constantly reacting and relating to a changing and expanding technological base. Great architects are the most exciting jugglers, always keeping a diversity of issues in the air simultaneously, mantaining their creative vision while meeting requirements imposed by budgets, scheduling, codes, and client programs. It is important that we keep this in mind as the first phases of lower Manhattan’s redesign are immediately upon us. […] Even if these sites remain below grade, it is essential that we advocate for advanced design, so that an imaginative spirit can be guiding force for the network of spaces that will be the entryway to the World Trade Center for all visitors arriving via subways and commuter trains. […] Of course there is one major addition to these elements that should become a part of any eventual World Trade Center design: a prominent memorial. All of us understand the need for a memorial, so strongly stated by the families of those who lost their lives on September 11, and so strongly felt by citizens of the city, the country, and the world. However, I remain convinced that the most fitting memoriali s a living city that would reflect our best aspirations, and that would inspire future generations. It is my hope that such a city would also result in a pronounced formal presence for the New York skyline. […] Trad. It., A. Reinach. 3 Architectural Record è una rivista mensile americana dedicata all'architettura e al design d'interni, pubblicato da McGraw Hill Construction a New York City. La vicedirettrice 4 Architecture è la rivista dell’American Institute of Architects. È una fonte quotidiana che parla di ingegneria, costruzione, opinioni e notizie. 5 Aaron Betsky (nato nel 1958) è un critico, curatore, educatore, docente e scrittore di architettura e design, che dall’ agosto 2006 è stato direttore del Cincinnati Art Museum. Dal 2001 al 2006 Betsky era direttore del Netherlands Architecture Institute di Rotterdam.

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«Questa collezione è una capsula del tempo dell’attuale pratica architettonica. Mostra un metodo di rappresentazione architettonica con l’utilizzo di una gamma notevole di tecnologia digitale»6 Confrontando i lavori realizzati per la mostra con i progetti successivi per il sito, gli sforzi sono aumentati e si sono fatti ancora più interessanti. Molti riprendono l’idea di conservare le impronte delle torri crollate come forma di monumento al ricordo, spesso coperte da specchi d’acqua. O ancora l’idea di interrare West Street pe creare delle passeggiate pedonali; l’uso di torri euclidee generate dal computer che dominano che dominano la skyline e la creazione di strutture molto alte, trasparenti e traslucide. Qualche architetto ha suggerito di esplorare le nuove tecniche e i nuovi materiali da costruzione: fibre di carbonio, schermi lenticolari, cellule fotovoltaiche, design digitale interattivo, vetro elettro-cromatico. Foreign Office Architects, Londra

Farshid Moussavi, Alejandro Zaera-Polo The Bundler-Tower: A New High-Rise Prototype Edificio a più piani, composto da un fascio di torri che si supportano strutturalmente l’una con l’altra. Le facciate sono realizzate in tubi a traliccio, che si piegano per sostenersi esattamente come le torri, per questo sono piegati. In ogni torre ci sono dodici ascensori ad alta velocità, così da garantire l’accesso a ogni piano. Ogni trentasei piani ci sono degli atri di collegamento con le torri adiacenti. (fig. 1)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!6 Cit. di Ford Petross, curatore degli archivi di architettura, design e ingegneria della divisione stampe e fotografie della Library of Congress.

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Greg Lynn Form, Venice, California

Defensive Design and Technology Defensive Design perché, definendo l’attacco terroristico come il crollo delle distinzioni tra conflitto militare e vita quotidiana dei civili, ha esplorato le forme di difesa medievali e rinascimentali. L’architetto diventa stratega e le forme che crea suggeriscono uno stato di difesa, poiché i grandi progetti architettonici, secondo Lynn, devono presumere una vulnerabilità potenziale come obiettivo di possibili attacchi. Nox, Rotterdam, Olanda

Lars Spuybroek Oblique World Trade Center È una struttura che ha come principio di base l’auto-organizzazione dimostrata da dei fili di lana immersi nell’acqua. Deriva una sola entità composta da una rete di sottostrutture che si uniscono e si separano alternativamente, con un rivestimento in acciaio a nido d’ape e colonne interne che le supportano. Anche in questo caso una complessa rete diagonale di ascensori crea degli spazi pubblici nei punti d’intersezione e funge da accesso diretto al sistema della metropolitana7. (fig. 2)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!7 In “The Bundler-Tower” di Foreign Office Architects, gli ascensori ad alta velocità distribuivano la gente lungo tutto l’edificio, e ogni trentasei piani si creavano degli atri di accesso con gli edifici vicini.

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Ocean North, Helsinki, Finlandia

Tuuli Sotama, Kivi Sotama, Birger Sevaldson, Michael Hensel A World Center for Human Concerns In questo progetto non vengono costruite nuove torri o una struttura classica orizzontale, ma viene ampiato lo spazio degli edifici esistenti aggiungendo strati di nuove strutture intorno a loro. Si crea così un oggetto massiccio dal rivestimento ondulato, testurizzato e trasparente, che lascia intravedere il profilo vuoto delle torri Gemelle crollate. La luce del giorno filtra e non filtra nella struttura, infatti viene proposta una “zona a programma notturno” nel cuore della struttura. Jakob + Macfarlane, Parigi

Dominique Jakob, Brendan MacFarlane A New World Peace Center Dedicano il sito interamente alla memoria: sottili torri in cui non è possibile vivere, illuminate con messaggi di significato mondiale. I due architetti decisero che il sito sarebbe dovuto appartenere, in qualche modo, al mondo e diventare un simbolo per inspirarsi alla pace. (fig. 3)

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Office dA, Boston, Massachussetts

Monica Ponce de Leon, Nader Tehrani The Skyscraper: Structure and Skin as Agents of Redundacy Ci si interroga sulla validità del grattacielo. Tale ambivalenza viene espressa in una struttura che forma due tronchi alla base, che si protendono verso angoli differenti del sito, per poi unirsi e assottigliarsi supportati da triangolo che si uniscono a intervallo di tre piani. All’interno sono presenti molte più variazioni possibili di quante se ne possano trovare in un classico grattacielo. Acconci Studio, New York City

Vito Acconci A Building Full of Holes Struttura monolitica di 110 piani, che svetta sopra il World Financial Center, costellata di buchi, coni e tubi. I buchi rappresentano un nuovo genere di vulnerabilità strutturale; i coni fungono da spazi pubblici; i tubi sono usati come sistemi di circolazione. Mentre i tubi si intersecano l’un l’altro e penetrano negli spazi pubblici e privati dell’edificio, i coni, che si ritrovano in tutto il palazzo, sono spazi esterni protetti. All’interno sono presenti parchi, piazze e strade, che servono come luoghi d’incontro per il riposo, gli eventi e i raduni. (fig. 4)

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Oosterhuis.nl, Rotterdam, Olanda

Kas Oosterhuis, Ilona Lénárd Toward an E-motive Architecture Struttura senza forma fissa, con ciò che la sostituisce impegnato in un continuo processo di mutamento, simile ad un processo di distruzione e guarigione. Dodici diverse configurazioni, una al mese, proiettano differenti mutazioni. Sembra quasi un organismo vivente. Asympote, New York City

Hani Rashid, Lise Anne Couture The Twin Twins In parte progettate come omaggio alle torri originarie, ampliano il progetto di Yamasaki esplorando nuove possibilità tecnologiche, spaziali e digitali del XXI secolo. Anche l’ondulazione delle facciate dipende da una sofisticata tecnologia. Le immense aperture fanno passare l’aria e la luce, e allo stesso tempo ospitano giardini pensili con grandi specchi d’acqua. (fig. 5)

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Hariri & Hariri, New York City

Gisue Hariri, Mojgan Hariri The Weeping Towers Undici torri che si avvicinano alla scala monumentale delle torri Gemelle. Le loro funzioni sono quelle di ospitare macchinari di servizio e di fungere da passaggio verso le terrazze panoramiche. Queste torri sono collegate da strutture sopraelevate a “forma libera” che hanno al loro interno la Borsa di New York e un World Culturale Museum. Già dal rivestimento si hanno informazioni sul loro interno e il loro esterno, ed è dotato di un sistema di sprinkler e di emissione di foschia così da far “piangere” le torri durante la giornata commemorativa dell’11 settembre. Tom Kovac, Melbourne, Australia

Newly Emerging Configurations Il progetto inizia con una rappresentazione dei collegamenti del sito come una rete di efficienza, basandosi su tecnologie digitali per creare la forma dai dati tratti dalle condizioni fisiche del luogo. I dati relativi ai modelli di traffico pedonale vengono rappresentati da Kovac con forme tubolari, il cui spessore corrisponde ai dati dai quali sono state generate. Così le informazioni si aggiungono strato dopo strato e culminano nell’introduzione di sfere formate dai volumi spaziali delle torri distrutte. L’involucro deriva dagli studi topologici di Manhattan. Kennedy & Violich, Boston, Massachusetts

Sheila Kennedy, Frano Violich Water and Land, Local Life and Global Reach Fitto tessuto urbano che rispecchia comunque la supremazia delle torri crollate. Le impronte delle torri stanno all’interno di edifici più modesti, mentre il memorial prende la forma di una torre di pannelli, il cui numero corrisponde a quello delle vittime. La sua facciata è rivestita da un materiale riflettente e flessibile, che si avvolge intorno a una struttura isolata. Una via

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d’acqua si estende dal sito all’Hudson e dà accesso a un nodo d’interscambio dei trasporti per i traghetti e le ferrovie. Krueck & Sexton, Chicago, Illinois

Reflection of America’s Dynamic Strength Le vestigia delle torri crollate sono rese evidenti da pannelli di vetro circolari che portano incisi i nomi delle vittime. Sopra vi scorre un velo d’acqua. Uno dei frammenti della torre nord viene mantenuto come rovina monumentale, mentre la struttura flessibile e leggera della nuova torre sostiene un rivestimento mutevole e colorato che esprime forza e vitalità. (fig. 6)

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Zaha Hadid, Londra

From Destructive Impact to Creative Impulse L’idea nasce da un interrogativo sulla natura dell’organizzazione e dell’estetica nell’ambiente urbano contemporaneo. Il risultato, che l’Hadid definisce un’entità e non un edificio, funziona come una città in un microcosmo con potenzialità di evolversi in modo simile al più vasto paesaggio urbano. (fig. 7) Daniel Libeskind, New York City

Stone and Spirit Suggerisce che qualsiasi costruzione sul sito, o un grattacielo o qualsiasi altro tipo di edificio debba rispettare la nuova funzione dell’area come luogo del ricordo. Il suo progetto va al di là della creazione di un memorial, per rivolgersi all’enormità dell’impatto degli attacchi su New York. (fig. 8)

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Preston Scott Cohen con K +D LAB, Cambridge, Massachusetts

Harvard Design School Thin Towers Tutti gli elementi del progetto, un parco, le zone ad uso commerciale e il memorial, sono stati ideati per ricollegare il sito al Financial District. A causa di ciò, una parte di West Street viene interrata per consentire il transito dei pedoni. Lo spazio del memorial è progettato come padiglioni improvvisati e di sculture commemorative, oltre a pietre da selciato collocate sulle vestigia delle torri. Le Thin Towers ospitano aziende, negozi ed appartamenti. 1100 Architect, New York City

David Piscuskas, Juergen Riehm Between Permanence and Fragility Tra i due vuoti lasciati dal crollo delle tori, si eleva una struttura verticale alta come erano alte le torri Gemelle. Le impronte delle torri sono ricoperte d’acqua. Dal parallelepipedo principale, si estendono due piani rivestiti con grandi pannelli di vetro. Su una parte interrata di West Street si crea una piazza. A nord e a est del sito vengono progettati due edifici di sessanta piani. Raimund Abraham, New York City

Zero Zones I fulcro di questa proposta sono gli orari degli attacchi e dei crolli delle torri: le 8.46, le 9.02, le 9.59, le 10.28 del mattino8. Questi orari vengono commemorati da tre monolitici lastroni di cls. Non offrono spazi abitabili, ma sono tagliati in modo da orientarsi verso il sole del mattino. I lastroni sono lunghi 800 piedi (244 metri), larghi quasi 111 piedi (34 metri), alti 547 piedi (167 metri) e posti a una distanza di 111 piedi. I tagli angolati sono larghi 32 piedi (10 metri) e corrono lungo tutta la loro altezza.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!8 Ora degli Stati Uniti. In Italia erano le: 14.46, 15.02, 15.59, 16.28.

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Eric Owen Moss, Culver City, California

Two Pairs of Shadow La presentazione è accompagnata da un breve testo in versi liberi, che propone di mantenere una serie di quattro ombre in un parco di pietra ribassato: due che rappresentano l’impatto degli aerei e due che rappresentano i crolli. A park, A stone park.

Hollow the site,

Down to the river wall,

Down to the trains,

Deep down.

Two pairs of shadows,

Shadows standing still.

Shadow 1: the first hit.

Shadow 2: the second hit.

Shadow 3: the first collapse.

Shadow 4: the second collapse.

The first pair:

The way in and the way down and

the way up and the way out

The second pair:

Seats… only in the shadow.9

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!9 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pag. 101. Trad., It., A. Reinach, «Un parco, Un parco di pietra. - Scavi del sito, - Fino alla parete del fiume, - Giù per i treni, - In profondità. - Due coppie di ombre, - Ombre ancora in piedi. - Ombra 1: il primo colpo. - Ombra 2: il secondo colpo. - Ombra 3: il primo crollo. - Ombra 4: il secondo crollo. - La prima coppia: La strada in e il basso, la salita e la via d'uscita - La seconda coppia: Sedili ... solo nell'ombra».

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Steven Holl, New York City

Floating Memorial/Folded street Only a very small part of architecture belongs to art: the tomb and the monument. - Adolf Loos10 Memorial galleggiante collegata ad un nuovo ponte su West Street. Il ponte conduce ad una nuova struttura “a strada piegata”: una torre dove sono sistemate nuove funzioni commerciali e culturali. La torre ha la superficie a vetri ed è costruita con enormi travi che sorreggono delle terrazze panoramiche. Due specchi d’acqua ricoprono le impronte delle torri. Il fondo è vetrato così da diffondere la luce negli spazi subacquei. (fig. 9) Lot-Ek, New York City

Ada Tolla, Giuseppe Lignano Reconnecting Downtown Si accosta come ad una rovina archeologica contemporanea. Mantiene la depressione de terreno e il vuoto delle due torri, e costruisce otto torri lungo un lato. Le facciate mettono a nudo gli scheletri di cls. L’altezza può variare e aumentare anche singolarmente fino ad arrivare a cento piani. Le strade che prima della costruzione del WTC andavano da est a ovest, vengono riprese con dei ponti pedonali che attraversano il vuoto. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pag. 67. Trad., It., A. Reinach, «Solo una piccolo parte dell’architettura appartiene all’arte: la tomba e il monumento».

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Winka Dubbeldam, New York City

Archi-Tectonics È un progetto innovativo che propone “Flex City”, cioè un ambiente interattivo che, in base ai cambiamenti di vari dati, può produrre ottantuno scenari differenti. Il risultato di questa interattività è l’introduzione di nuove tipologie costruttive nella zona. Lo scopo è quello di creare un modello urbano sensibile ai mutamenti di fattori come la stabilità economica e la politica locale. Marwan Al-Sayed, Phoenix, Arizona

Beauty and Creation Overcome Death Cinque torri che cambiano colore con le stagioni, durante le vacanze o per il capriccio di un artista. La struttura è in fibra di carbonio, e le fibre ottiche permettono di essere leggere e forti, oltre a diffondere la luce del sole all’interno. Queste tecnologie facilitano il cambiamento di colore. Le colloca lungo il perimetro del sito così da lasciare lo spazio per una piazza sopraelevata coperta di erba, che si raggiunge dalla strada attraverso due scalinate monumentali sistemate sul lato nord e sud. (fig. 10) Nathan Mc Rae, New York City

Kennen/Riley Preservation of Loss La parte centrale della struttura è occupata da due spazi vuoti che prendono il posto delle torri crollate. Poiché l’obiettivo è di far vedere dall’esterno gli spazi vuoti interni, lasciati dalle torri, la facciata è in gran parte trasparente. I vuoti di notte vengono illuminati, così da risaltare ancora di più. Sono accessibili dal piano terra come spazio della memoria.

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Daniel Kaplan, New York City

Fox & Fowle Il sito del WTC è collegato al contesto urbano circostante da un parco urbano creato interrando in parte West Street e creando un grande nodo di interscambio dei trasporti. Le impronte delle torri Gemelle rimangono vuote, così da ricordare la tragedia. Nel resto del sito vengono progettati edifici di circa trenta/quaranta piani, una torre di ottanta piani, ed altri edifici destinati ad usi culturali adiacenti allo spazio del memorial in parte chiuso. Carlos Brillemburg, New York City

A New Gateway for the City Il progetto di Brillenburg accentua il ruolo delle torri come passaggio simbolico. Riprende il profilo delle torri Gemelle ma ne apre il nucleo. Inoltre alcuni spazi saranno riservati ad usi commerciali e altri ad usi residenziali, soprattutto per scrittori e artisti. (fig. 11) Gluckman Mayner Architects, New York City

Richard Gluckman e Srdjan Javonovic Weiss La superficie delle torri crollate, ricostruite, viene trattata con un rivestimento cangiante: una combinazione di vetro e mezzi digitali. Per avere questo effetto si usa del vetro elettrocromatico che altera il colore delle facciate e il loro livello di opacità, mentre degli schermi lenticolari e delle olografie creano delle superfici dinamiche. Lo spazio interno risponde esattamente alle richieste della LMDC.

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Alexander Gorlin Architects, New York City

A. Gorlin, Brendan Cotter The Dream of Vishnu11 I due architetti si concentrano sulla natura effimera della vita e dell’arte per creare due strutture, che occupano le vestigia delle torri Gemelle. Sono alte quasi 111 piedi (34 metri) – una compressione simbolica dei 110 piani delle torri crollate – prevedono sulla facciata dei display a cristalli liquidi che riportano i nomi delle vittime. Un piano calpestabile trasparente lascia vedere le linee di trasporto circostanti e le rovine delle fondamenta del WTC. Hugh Hardy, New York City

Hardy Holzman Pfeiffer Manhattan Redux Hardy ha un atteggiamento ambivalente nei confronti delle torri del WTC: da una parte le ritiene il culmine di un’era di scatole torreggianti, mentre dall’altro riconosce che la loro assenza ha tolto qualcosa allo skyline. La sua proposta è un appello per trovare, in ciò che è accaduto, l’opportunità di rinnovare tutto il profilo della città inserendo una maggiore varietà architettonica. Barbara Stauffacher Solomon & Nellie King Solomon, San Francisco

Ascending Towers, Descending Memorials Due torri in acciaio e vetro a specchio si elevano più in alto di quelle originarie, mentre due memorial sotto le vestigia scendono per circa 110 piani12. Uno dei due memorial è riempito d’acqua e l’altro è rivestito con un materiale a specchio, permettendo di creare l’effetto di un caleidoscopio: entrambi sono illuminati dal basso.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11Concetto indù di realtà temporale come parto della mente del dio Vishnu. 12 Erano i piani delle torri Gemelle.

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Samuel Mockbee, Canton, Mississippi

Skyward-Looking Subterranean Cultural Center È un progetto che è stato ideato poco prima della morte dell’architetto. Vengono collocate una cappelle commemorativa e un centro culturale, insieme ad uno specchio d’acqua, a 91113 piedi, circa 278 metri, sottoterra. La serie di spazi sotterranei è accessibile tramite ascensori e una scala a spirale. In superficie, invece, vengono proposte due torri più alte di quelle originali che sono visibili dalla profondità del memorial sotterraneo. Tod Williams Billie Tsien, New York City

Buildings in the Form of Trees “In forma di alberi” poiché due sono i progetti proposti ed entrambi fanno riferimento agli alberi. Il primo rappresenta un gruppo di alberi con il suggerimento di uno spazio sotterraneo che si estende come un sistema di radici. Il secondo rappresenta un anello di alte torri lungo i confini del sito: anch’esse suggeriscono ancora gli alberi. In centro creano uno spazio libero. L’anello di torri è collegato da una pesante struttura a fascia che contiene uno spazio per riunioni pubbliche. Mehrdad Yazdani, Los Angeles

È il progetto di una struttura ad uso promiscuo che occupa il centro del sito conservandone le impronte delle torri crollate come memorial, dove due giardini gemelle offrono uno spazio per la riflessione e il raccoglimento. La nuova struttura è definita come un centro per discipline umanistiche: ospita un museo, una biblioteca, un centro conferenze ed è completata da una serie di alte torri che prevedono spazio per uffici. Viene creata una varietà di forme così da poter rispondere ai profili più rigidi degli edifici circostanti e per sottolineare l’unicità del sito nel tessuto urbano.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!13 Cifra che ricordat il giorno degli attacchi alle torri.

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RoTo Architects, Los Angeles

Michael Rotondi, Clark Stevens World Citizens Conference Center Le vestigia delle torri diventano il sito di due prati estrusi da una base ellittica monumentale. Entrambi i prati sono sostenuti da colonne e il numero è quello delle vittime degli attentati. Il bacino sarà circondato da nuove costruzioni, che suggeriscono la forma di un palmo aperto e prevedono oltre un milione di metri quadri di spazio utilizzabile. Il ricordo degli attentati è anche dovuto alla luce del sole che ogni anno, alle 8.46 (ora americana) dell’11 settembre, illumina il sito. (fig. 12) Ben Nicholson, Chicago, Illinois

The World: Who Gets It and Who Wants It? Il sito delle torri Gemelle è ora occupato da una serie di labirinti e da un pozzo profondo 492 piedi, 150 metri, contenente un’ enorme palla d’oro in verghe, che è meta di pellegrinaggio. Le funzioni originarie del WTC, vengono spostate a Newark, nel New Jersey. La proposta di Nicholson fa parte di una satira dal titolo The World: Who Gets It and Who Want It?14. Michael Sorkin Studio, New York City

Disaggregation Il progetto dipende dalla ridistribuzione dello spazio per uffici verso altri centri limitrofi, oltre che dalla costruzione di un molo sulla east side di Lower Manhattan. Un argine di terra circonda il sito del WTC con una piattaforma panoramica pubblica e crea un semplice spazio alla memoria. West Street viene interrata per eliminare il traffico di attraversamento e lasciare spazio a una linea di giunzione verde, che aiuti a uniformare il tessuto urbano di Lower Manhattan.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!14 Il Mondo: chi lo prende e chi lo vuole?,

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La linea della PATH e quella metropolitana sono collegate ad un terminal di traghetti tramite il porticciolo del World Financial Center. Hodgetts + Fung Design Associates, Culver City, California

Craig Hodgettes, Ming Fung The Museum of the Family of Man and One World Plaza In realtà sono due progetti differenti ma uniti. L’intero sito è riservato alla piazza, composta da un prato circolare dal diametro di 600 piedi (183 metri), due specchi d’acqua che occupano le impronte delle torri crollate, e un gruppo di alberi collocati nei punti in cui si trovavano le ombre delle torri la mattina degli attacchi. Sotto la piazza viene situato il museo, e lungo i margini del sito vengono sistemati degli edifici destinati ad uffici. (fig. 13) Joseph Giovannini & Rodrigo Monsalve, New York City

Two Pools, Two Voids

“Two Pools” perché i vuoti delle torri sono attraversati dall’acqua proveniente dall’Hudson attraverso dei ponti inclinati in granito. Dei muri di vetro contengono l’acqua che entra, ma la lasciano traboccare sui nomi delle vittime incisi sulla loro superficie. “Two Voids” sono i grandi vuoti verticali all’interno delle nuove strutture che lasciano entrare aria e luce.

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Thom Mayne, Santa Monica, California

Morphosis Balancing the World

Mayne ha creato una base su cui un gruppo di strutture poggia da un lato. La verticalità viene minimizzata; si pone l’accento sulle forme orizzontali. È un agglomerato di strutture con muri che si intersecano, suggerendo così una completa trasformazione del sito. Lo scopo è di esprimere l’equilibrio e la molteplicità di caratteristiche della globalizzazione del XXI secolo15. Hans Hollein, Vienna

A Dynamic Piece of Memory La proposta è quella di ricostruire le due torri, ma unirle con una struttura orizzontale all’estremità, che sembri così sospesa sopra di esse. La nuova struttura orizzontale contiene un memorial dedicato alle vittime del terrorismo in tutto il mondo, oltre che un centro informazioni sulla lotta al terrorismo. L’idea è ripresa da dei progetti che Hollein fece negli anni Settanta per dare orizzontalità alla verticalità dello skyline di Manhattan.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!15 in realtà dopo la mostra, i progetti di Mayne sono stati modificati.

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Shigeru Ban, Tokyo

A Departure from the Ego Memorial semplice e temporaneo che ricorda un tempietto a base circolare16. Ban sottolinea come la sua proposta sia una valida alternativa all’introduzione di un’altra struttura a più piani sul sito. (fig. 14) Brad Cloepfil, Seattle, Washington

Allied Works Architecture Un labirinto di edifici con all’interno una serie di spazi per il raccoglimento e la riflessione. Il tessuto urbano circostante è ricollegato al sito attraverso una piazza pubblica a livello del terreno. Al terzo e al decimo piano sono state poste delle strade che insieme alla struttura simile ad un tetto che copre quasi per intero il sito, creano altri spazi per il pubblico. Il fulcro è quello che Cloepflil definisce la “stanza del ricordo”, uno spazio vuoto collocato in alto sopra la piazza, destinato ad onorare le vittime. (fig. 15)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!16 L’architetto si è ispirato alle esperienze fatte con la costruzione della sua “ Chiesa di carta”, dopo il terremoto del 1995 a Kobe in Giappone.

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Coop Himmelb(l)au, Vienna

Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky The Tower of Babel Revisited Crea delle torri rovesciate sconvolgendo la tradizionale forma del grattacielo. Le forme, la tecnologia e le funzioni multiple delle strutture tendono a rinnovare l’interesse e l’ottimismo per Lower Manhattan. (fig. 16) Paolo Soleri, Mayer, Arizona

The Secular Cathedral È una sorta di cattedrale secolare sotto forma di torre cilindrica, con una serie di scivoli che permettono di evacuare la struttura in circa venti minuti. Vengono specificati i mezzi di trasporto a energia magnetica che comprenderebbero delle cabine esterne. I piani bassi della struttura sono dedicati alle riunioni e all’intrattenimento, mentre quelli superiori ospitano attività commerciali e istituzioni sociale. Site, New York City

Jasem Wines Memorial Gardens, Suistinable Urban Architecture È un progetto, quello di un giardino alla memoria, che mette in evidenza l’architettura sostenibile e recupera tutte le strade della scacchiera della città che erano scomparse con la

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costruzione del WTC. Non un unico grattacielo ma differenti edifici dai dieci ai trenta piani, progettati da vari architetti. Nei vuoti lasciati dalle torri vengono messi a dimora dei sempreverdi. I giardini sono dedicati alla memoria dei vigili del fuoco e dei poliziotti e dei funzionari della Port Authority che sono morti a causa degli attacchi dell’11 settembre; nella parte sotterranea, invece, un muro d’acqua porta incisi i nomi delle vittime civili. Eytan Kaufman Design and Development, New York City

The World Forum and The World Bridge Sono due componenti separate. La prima, un World Forum sul sito del WTC, è contraddistinta da una cupola al cui interno ospita proiezioni di informazioni sullo sviluppo globale. Gli edifici ai lati della piazza prevedono spazi culturali e commerciali. La seconda, un World Bridge, si estende per un miglio attraverso il fiume Hudson fino a Jersey City: contiene un parco/passeggiata, spazio per negozi e uffici, un albergo, teatri e gallerie. Mel Chin, Burnsville, North Carolina

Social Platform Readly Engaged in Active Development È una struttura modulare orizzontale sospesa per 72 piedi, 22 metri, sopra le strade e sostenuta dai palazzi vicini. Ha caratteristiche di una pensilina a fibre ottiche, la piattaforma fornisce a turno acqua, energia e informazioni come soluzioni sistematiche allo sviluppo. A Tribute in Light, New York City

John Bennett, Gustavo Bonevardi, Richard Nash-Gould, Julian LaVerdiere, Paul Myoda Il progetto è un’installazione temporanea di due raggi di luce gemelli che si levano da Lower Manhattan in memoria delle vittime, un modo per riconoscere il sacrificio dei soccorritori e una fonte di forza e di speranza per tutti i newyorchesi. È stato realizzato l’11 marzo del 2002 e ha illuminato Manhattan per tutto il mese. (fig. 17)

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La mostra alla Max Protetcht Gallery che ha diviso l’opinione degli architetti1

17 gennaio- 16 febbraio 2002

[…] Non potevo negare un interesse incontenibile in quello che andrebbe a sostituire il World Trade

Center. [ ... ] Ho sentito di dover trasferire e utilizzare la mia esperienza in un modo che mi

permettesse di aiutare a prevenire il sacrificio di grandi opportunità architettoniche in nome del

“business as usual”, e credevo che il sito chiedesse un monumento duraturo di creatività umana e

resilienza in risposta all'attacco.

Come alcuni che hanno avuto una galleria d'arte per tutta la propria vita adulta, e per coloro che l’

hanno, negli ultimi 20 anni, sono stati commercianti sia di disegni architettonici che di arte

contemporanea, mi è sembrato naturale iniziare a identificare il più creativo e eterogeneo gruppo di

architetti internazionali , a riflettere su come queste aziende e individui possono immaginare la

riqualificazione del sito del World Trade Center. […] Sapevo che sarebbe stata un'esperienza

catartica vedere queste possibilità tutte insieme in una galleria, non solo per me e per l’ artista e per l’

architetto che ha creato delle proposte, ma anche per il grande pubblico. Alla fine di settembre,

però, non ero consapevole di quanto profondamente avessimo tutti bisogno di questo tipo di attività

positiva e lungimirante nei mesi successivi all'attacco terroristico. […] Ho cominciato a capire che

ero in grado di dare un contributo migliore basato sulle circostanze della mia occupazione e

soffermandomi su una galleria d’ architettura. Questo mi ha messo nella posizione unica di montare

rapidamente una mostra che ha esaminato le idee che l’ 11 settembre ha generato nel mondo dell’

architettura. […] La mia galleria, invece, è stata in grado di annunciare la mostra molto prima di aver

ancora finito di invitare i partecipanti e prima di determinare la quantità di lavoro che avremmo

ricevuto.[…]

Il primo passo è stato quello di determinare esattamente quale architetto avremmo voluto invitare.

[…] In questo caso era importante invitare non solo quelli affermati, gli architetti costruiti, ma anche

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 S., Stephens, , trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 132–185.

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quelli che stanno definendo più chiaramente le questioni teoriche e tecnologiche del nostro tempo ,

così come quegli architetti creativi che aiuteranno a definire l'architettura nel prossimo futuro. […]

Noi inoltre abbiamo dovuto considerare il fatto che solo una percentuale di coloro che abbiamo

invitato sarebbero stati d'accordo a partecipare alla mostra. La sfida che stavamo proponendo era

abbastanza complicata. Stavamo chiedendo agli architetti di creare un’idea per un progetto senza un

cliente o un programma identificabile, ed essenzialmente senza limiti. […]

Con questo in mente, abbiamo invitato 125 architetti nella speranza di trovare una cinquantina di

partecipanti. Abbiamo finito con una sessantina tra persone e imprese, ma non senza qualche

maggiore persuasione. Molti degli invitati, in particolare alcuni provenienti dall’ Europa, dissero che

era troppo presto fare dei progetti in un’ America recentemente traumatizzata. E in molti casi quelli

che erano a disagio, ma disposti a partecipare erano interessati solo a suggerire idee per monumenti.

D’ altra parte, ho visto nella mostra un’ ottimistica visione Americana, e speravo che i progetti

avrebbero potuto affrontare differenti usi. Quale migliore memoriale a coloro che perirono che

grande architettura, un’ architettura che può ospitare affari, residenze e spazi verdi, e che può

rivitalizzare il centro di Manhattan? Ho anche cominciato a capire che le persone in tutto il mondo

sono state colpite dall’ 11 settembre quasi più profondamente dei newyorkesi. […]

Più di ogni altra cosa, è stata questa l'idea che mi ha fatto diventare entusiasta del nostro progetto:

pensare che saremmo potuti essere in grado di influenzare i cambiamenti politici di dowtown e

prevenire il “business as usual” in campo di architettura e pianificazione. Definirei grande

architettura nel modo in cui definirei grande arte. Gli artisti più importanti sono quelli che ci

insegnano a vedere in modo nuovo, e gli architetti più memorabili sono quelli che ci insegnano a

rivalutare i rapporti dello spazio che abitiamo. […]

Mentre continuavo a pensare a queste idee, così come stavamo continuando ad invitare a partecipare

alla mostra notevoli architetti con progetti che si potrebbero proporre, mi sono reso conto che New

York, la capitale finanziaria e culturale del mondo, era una città di buon edifici, ma non di quelli

grandi. […]

Come risultato, il nuovo centro di New York sarebbe diventato ancora più desiderabile come un

centro per il commercio, la finanza, la residenza, e la ricreazione. […]

L'architettura è un'arte più complicata, è fantasiosa e astratta, ma è offerta direttamente con tutte le

questioni sociali, politiche ed economiche del suo tempo. Inoltre, è costantemente in relazione ad un

cambiamento e ad un’ espansione tecnologica. I grandi architetti sono i giocolieri più emozionanti,

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mantenendo sempre una diversità di temi contemporaneamente in aria, mantenendo la loro visione

creativa nel rispetto dei requisiti imposti da budget, pianificazioni, codici e programmi dei clienti. È

importante che teniamo a mente le prime fasi di riprogettazione di Lower Manhattan che sono

immediatamente su di noi. […]

Anche se questi siti rimangono sotto, è essenziale che noi sosteniamo la progettazione avanzata, in

modo che uno spirito fantasioso possa essere forza per la rete di spazi che sarà la porta d’ ingresso al

World Trade Center per tutti i visitatori che arrivano o per via metropolita e come pendolari dei

treni. […]

Naturalmente vi è una grande aggiunta a questi elementi che dovrebbero entrare a far parte di un

eventuale ridisegno del World Trade Center: un memoriale prominente. Tutti noi capiamo la

necessità di un memoriale, così fortemente voluto dalle famiglie di coloro che hanno perso la vita l’

11 settembre, e così fortemente sentito dai cittadini della città, dal paese, e dal Mondo. Tuttavia,

rimango convinto che il più calzante memoriale sia vivere in una città che rispecchiasse le nostre

migliori aspirazioni, e che saprebbe ispirare le generazioni future. La mia speranza è che una tale

città saprebbe anche tradursi in una presenza formale ideata per la skyline di New York. […]

- Max Protetch con Stuart Krimko2

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pagg. VII – XI: “[…] I couldn’t deny an irrepressible interest in what would replace the World Trade Center. […] I felt moved to utilize my experience in a way that would allow me to help prevent the sacrifice of great architectural opportunities in the name of “business as usual”, and I believed that the site demanded a lasting monument to human creativity and resilience as a response to the attack. As some who has owened an art gallery all of his adult life, and who has, for the last twenty years, been a dealer in architectural drawing as well as contemporary art, I felt it was only natural to begin to identify the most creative and diverse group of international architects, to think about how these firms and individuals might envision the redevelopment of the World Trade Center site. […] I knew that seeing these possibilities together in a gallery would be a cathartic experience not only for myself and for the artist and architects who created the proposals, but also for the larger public. In late September, however, I wasn’t aware just how deeply we all needed this kind of positive and forward-thinking activity in the months following the terrorist attack. […] I began to realize that I was able to best make my contribution based upon the circumstances of my occupation and the gallery’s focus on architecture. This put me in the unique position to quickly mount an exhibition that examined the ideas that September 11 was generating in the architectural world. […] My gallery, on the other hand, was able to announce the show long before we were even finished inviting participants and determining the amount of work we would receive. […] The first step was to determine exactly whom we wanted to invite. […] In this case it was important to invite not only the established, building architects, but also those who are most clearly defining the theoretical and technological issues of our time, as well as those creative architects who will help define architecture in the near future. […] We aslo had to consider the fact that only a percentage of those whom we invited would agree to partecipate in the show. The challenge we were proposing was a very difficult one. We were asking architects to create a design for a project with no identifiable client or program, and essentially no limits. […] With this in mind, we invited 125 architects in hopes of finding about fifty participants. We ended up with sixty individuals and firms, but not without some major armtwisting. Many of the invitees, especially some from Europe,

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Max Protetch è stato molto solerte nel cercare architetti e artisti che potessero progettare un sostituto del WTC. Il nome della mostra era “A New World Trade Center: Design Proposals”. Fin dal principio ha chiesto l’aiuto di “Architectural Record”3 e della rivista “Architecture”4, oltre a quello di Aaron Betsky5 per farsi suggerire architetti da invitare. Si pensava che se non fossero state messe in campo delle idee per migliorare il sito, il processo di ricostruzione sarebbe diventato una mera questione di denaro. La Library of Congress ha trovato la mostra molto interessante.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!felt uncomfortable proposing designs to a recently traumatized America. And in many cases those who were uncomfortable but willing to participate were only interested in suggesting concepts for memorials. On the other hand, I saw the exhibition as part of an optimistic American vision, and hoped the designs would address a variety of uses. What better memorial to those who perished than great architecture, architecture that can accomodate business, residential, and green spaces, and that can revitalize downtown Manhattan? I also began to realize that people across the world were affected by September 11 almost as deeply as New Yorkers. […] More than anything else, it has been this idea that has kept me excited about our project: to think that we might be able to impact policy changes dowtown and prevent “business as usual” when it comes to architecture and planning. I would define great architecture much in the way I would define great art. The most important artists are those who teach us to see in new ways, and the most memorable architects are those who teach us to reevaluate aou relationships to the space we inhabit. […] As I continued to think about this ideas, as well as the remarkable architects we were inviting to participate in the show and the designs they might propose, I realized that New York, the financial and cultural capital of the world, was a city of good buildings, but not great ones. […] As a result, the new downtown New York would become even more desirable as a center for commerce, finance, housing, and recreation. […] Architecture is a most complicated art; it is imaginative and abstract, but it deals directly with all the social, political, and economic issues of its time. Furthermore, it is constantly reacting and relating to a changing and expanding technological base. Great architects are the most exciting jugglers, always keeping a diversity of issues in the air simultaneously, mantaining their creative vision while meeting requirements imposed by budgets, scheduling, codes, and client programs. It is important that we keep this in mind as the first phases of lower Manhattan’s redesign are immediately upon us. […] Even if these sites remain below grade, it is essential that we advocate for advanced design, so that an imaginative spirit can be guiding force for the network of spaces that will be the entryway to the World Trade Center for all visitors arriving via subways and commuter trains. […] Of course there is one major addition to these elements that should become a part of any eventual World Trade Center design: a prominent memorial. All of us understand the need for a memorial, so strongly stated by the families of those who lost their lives on September 11, and so strongly felt by citizens of the city, the country, and the world. However, I remain convinced that the most fitting memoriali s a living city that would reflect our best aspirations, and that would inspire future generations. It is my hope that such a city would also result in a pronounced formal presence for the New York skyline. […] Trad. It., A. Reinach. 3 Architectural Record è una rivista mensile americana dedicata all'architettura e al design d'interni, pubblicato da McGraw Hill Construction a New York City. La vicedirettrice 4 Architecture è la rivista dell’American Institute of Architects. È una fonte quotidiana che parla di ingegneria, costruzione, opinioni e notizie. 5 Aaron Betsky (nato nel 1958) è un critico, curatore, educatore, docente e scrittore di architettura e design, che dall’ agosto 2006 è stato direttore del Cincinnati Art Museum. Dal 2001 al 2006 Betsky era direttore del Netherlands Architecture Institute di Rotterdam.

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«Questa collezione è una capsula del tempo dell’attuale pratica architettonica. Mostra un metodo di rappresentazione architettonica con l’utilizzo di una gamma notevole di tecnologia digitale»6 Confrontando i lavori realizzati per la mostra con i progetti successivi per il sito, gli sforzi sono aumentati e si sono fatti ancora più interessanti. Molti riprendono l’idea di conservare le impronte delle torri crollate come forma di monumento al ricordo, spesso coperte da specchi d’acqua. O ancora l’idea di interrare West Street pe creare delle passeggiate pedonali; l’uso di torri euclidee generate dal computer che dominano lo skyline e la creazione di strutture molto alte, trasparenti e traslucide. Qualche architetto ha suggerito di esplorare le nuove tecniche e i nuovi materiali da costruzione: fibre di carbonio, schermi lenticolari, cellule fotovoltaiche, design digitale interattivo, vetro elettro-cromatico. Foreign Office Architects, Londra

Farshid Moussavi, Alejandro Zaera-Polo The Bundler-Tower: A New High-Rise Prototype Edificio a più piani, composto da un fascio di torri che si supportano strutturalmente l’una con l’altra. Le facciate sono realizzate in tubi a traliccio, che si deformano per sostenersi esattamente come le torri, per questo sono piegate. In ogni torre ci sono dodici ascensori ad alta velocità, così da garantire l’accesso a ogni piano. Ogni trentasei piani ci sono degli atri di collegamento con le torri adiacenti. (fig. 1)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!6 Cit. di Ford Petross, curatore degli archivi di architettura, design e ingegneria della divisione stampe e fotografie della Library of Congress.

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Greg Lynn Form, Venice, California

Defensive Design and Technology Defensive Design perché, definendo l’attacco terroristico come il crollo delle distinzioni tra conflitto militare e vita quotidiana dei civili, ha esplorato le forme di difesa medievali e rinascimentali. L’architetto diventa stratega e le forme che crea suggeriscono uno stato di difesa, poiché i grandi progetti architettonici, secondo Lynn, devono presumere una vulnerabilità potenziale come obiettivo di possibili attacchi. Nox, Rotterdam, Olanda

Lars Spuybroek Oblique World Trade Center È una struttura che ha come principio di base l’auto-organizzazione dimostrata da dei fili di lana immersi nell’acqua. Deriva una sola entità composta da una rete di sottostrutture che si uniscono e si separano alternativamente, con un rivestimento in acciaio a nido d’ape e colonne interne che le supportano. Anche in questo caso una complessa rete diagonale di ascensori crea degli spazi pubblici nei punti d’intersezione e funge da accesso diretto al sistema della metropolitana7. (fig. 2)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!7 In “The Bundler-Tower” di Foreign Office Architects, gli ascensori ad alta velocità distribuivano la gente lungo tutto l’edificio, e ogni trentasei piani si creavano degli atri di accesso con gli edifici vicini.

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Ocean North, Helsinki, Finlandia

Tuuli Sotama, Kivi Sotama, Birger Sevaldson, Michael Hensel A World Center for Human Concerns In questo progetto non vengono costruite nuove torri o una struttura classica orizzontale, ma viene ampliato lo spazio degli edifici esistenti aggiungendo strati di nuove strutture intorno a loro. Si crea così un oggetto massiccio dal rivestimento ondulato, testurizzato e trasparente, che lascia intravedere il profilo vuoto delle torri Gemelle crollate. La luce del giorno filtra e non filtra nella struttura, infatti viene proposta una “zona a programma notturno” nel cuore della struttura. Jakob + Macfarlane, Parigi Dominique Jakob, Brendan MacFarlane A New World Peace Center Dedicano il sito interamente alla memoria: sottili torri in cui non è possibile vivere, illuminate con messaggi di significato mondiale. I due architetti decisero che il sito sarebbe dovuto appartenere, in qualche modo, al mondo e diventare un simbolo per inspirarsi alla pace. (fig. 3)

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Office dA, Boston, Massachussetts

Monica Ponce de Leon, Nader Tehrani The Skyscraper: Structure and Skin as Agents of Redundacy Ci si interroga sulla validità del grattacielo. Tale ambivalenza viene espressa in una struttura che forma due tronchi alla base, che si protendono verso angoli differenti del sito, per poi unirsi e assottigliarsi supportati da triangolo che si uniscono a intervallo di tre piani. All’interno sono presenti molte più variazioni possibili di quante se ne possano trovare in un classico grattacielo. Acconci Studio, New York City

Vito Acconci A Building Full of Holes Struttura monolitica di 110 piani, che svetta sopra il World Financial Center, costellata di buchi, coni e tubi. I buchi rappresentano un nuovo genere di vulnerabilità strutturale; i coni fungono da spazi pubblici; i tubi sono usati come sistemi di circolazione. Mentre i tubi si intersecano l’un l’altro e penetrano negli spazi pubblici e privati dell’edificio, i coni, che si ritrovano in tutto il palazzo, sono spazi esterni protetti. All’interno sono presenti parchi, piazze e strade, che servono come luoghi d’incontro per il riposo, gli eventi e i raduni. (fig. 4)

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Oosterhuis.nl, Rotterdam, Olanda

Kas Oosterhuis, Ilona Lénárd Toward an E-motive Architecture Struttura senza forma fissa, con ciò che la sostituisce impegnato in un continuo processo di mutamento, simile ad un processo di distruzione e guarigione. Dodici diverse configurazioni, una al mese, proiettano differenti mutazioni. Sembra quasi un organismo vivente. Asympote, New York City

Hani Rashid, Lise Anne Couture The Twin Twins In parte progettate come omaggio alle torri originarie, ampliano il progetto di Yamasaki esplorando nuove possibilità tecnologiche, spaziali e digitali del XXI secolo. Anche l’ondulazione delle facciate dipende da una sofisticata tecnologia. Le immense aperture fanno passare l’aria e la luce, e allo stesso tempo ospitano giardini pensili con grandi specchi d’acqua. (fig. 5)

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Hariri & Hariri, New York City

Gisue Hariri, Mojgan Hariri The Weeping Towers Undici torri che si avvicinano alla scala monumentale delle torri Gemelle. Le loro funzioni sono quelle di ospitare macchinari di servizio e di fungere da passaggio verso le terrazze panoramiche. Queste torri sono collegate da strutture sopraelevate a “forma libera” che hanno al loro interno la Borsa di New York e un World Culturale Museum. Già dal rivestimento si hanno informazioni sul loro interno e il loro esterno, ed è dotato di un sistema di sprinkler e di emissione di foschia così da far “piangere” le torri durante la giornata commemorativa dell’11 settembre. Tom Kovac, Melbourne, Australia

Newly Emerging Configurations Il progetto inizia con una rappresentazione dei collegamenti del sito come una rete di efficienza, basandosi su tecnologie digitali per creare la forma dai dati tratti dalle condizioni fisiche del luogo. I dati relativi ai modelli di traffico pedonale vengono rappresentati da Kovac con forme tubolari, il cui spessore corrisponde ai dati dai quali sono state generate. Così le informazioni si aggiungono strato dopo strato e culminano nell’introduzione di sfere formate dai volumi spaziali delle torri distrutte. L’involucro deriva dagli studi topologici di Manhattan. Kennedy & Violich, Boston, Massachusetts

Sheila Kennedy, Frano Violich Water and Land, Local Life and Global Reach Fitto tessuto urbano che rispecchia comunque la supremazia delle torri crollate. Le impronte delle torri stanno all’interno di edifici più modesti, mentre il memorial prende la forma di una torre di pannelli, il cui numero corrisponde a quello delle vittime. La sua facciata è rivestita da un materiale riflettente e flessibile, che si avvolge intorno a una struttura isolata. Una via

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d’acqua si estende dal sito all’Hudson e dà accesso a un nodo d’interscambio dei trasporti per i traghetti e le ferrovie. Krueck & Sexton, Chicago, Illinois

Reflection of America’s Dynamic Strength Le vestigia delle torri crollate sono rese evidenti da pannelli di vetro circolari che portano incisi i nomi delle vittime. Sopra vi scorre un velo d’acqua. Uno dei frammenti della torre nord viene mantenuto come rovina monumentale, mentre la struttura flessibile e leggera della nuova torre sostiene un rivestimento mutevole e colorato che esprime forza e vitalità. (fig. 6)

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Zaha Hadid, Londra

From Destructive Impact to Creative Impulse L’idea nasce da un interrogativo sulla natura dell’organizzazione e dell’estetica nell’ambiente urbano contemporaneo. Il risultato, che l’Hadid definisce un’entità e non un edificio, funziona come una città in un microcosmo con potenzialità di evolversi in modo simile al più vasto paesaggio urbano. (fig. 7) Daniel Libeskind, New York City

Stone and Spirit Suggerisce che qualsiasi costruzione sul sito, o un grattacielo o qualsiasi altro tipo di edificio debba rispettare la nuova funzione dell’area come luogo del ricordo. Il suo progetto va al di là della creazione di un memorial, per rivolgersi all’enormità dell’impatto degli attacchi su New York. (fig. 8)

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Preston Scott Cohen con K +D LAB, Cambridge, Massachusetts

Harvard Design School Thin Towers Tutti gli elementi del progetto, un parco, le zone ad uso commerciale e il memorial, sono stati ideati per ricollegare il sito al Financial District. A causa di ciò, una parte di West Street viene interrata per consentire il transito dei pedoni. Lo spazio del memorial è progettato come padiglioni improvvisati e di sculture commemorative, oltre a pietre da selciato collocate sulle vestigia delle torri. Le Thin Towers ospitano aziende, negozi ed appartamenti. 1100 Architect, New York City

David Piscuskas, Juergen Riehm Between Permanence and Fragility Tra i due vuoti lasciati dal crollo delle tori, si eleva una struttura verticale alta come erano alte le torri Gemelle. Le impronte delle torri sono ricoperte d’acqua. Dal parallelepipedo principale, si estendono due piani rivestiti con grandi pannelli di vetro. Su una parte interrata di West Street si crea una piazza. A nord e a est del sito vengono progettati due edifici di sessanta piani. Raimund Abraham, New York City

Zero Zones I fulcro di questa proposta sono gli orari degli attacchi e dei crolli delle torri: le 8.46, le 9.02, le 9.59, le 10.28 del mattino8. Questi orari vengono commemorati da tre monolitici lastroni di cls. Non offrono spazi abitabili, ma sono tagliati in modo da orientarsi verso il sole del mattino. I lastroni sono lunghi 800 piedi (244 metri), larghi quasi 111 piedi (34 metri), alti 547 piedi (167 metri) e posti a una distanza di 111 piedi. I tagli angolati sono larghi 32 piedi (10 metri) e corrono lungo tutta la loro altezza.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!8 Ora degli Stati Uniti. In Italia erano le: 14.46, 15.02, 15.59, 16.28.

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Eric Owen Moss, Culver City, California

Two Pairs of Shadow La presentazione è accompagnata da un breve testo in versi liberi, che propone di mantenere una serie di quattro ombre in un parco di pietra ribassato: due che rappresentano l’impatto degli aerei e due che rappresentano i crolli. A park, A stone park.

Hollow the site,

Down to the river wall,

Down to the trains,

Deep down.

Two pairs of shadows,

Shadows standing still.

Shadow 1: the first hit.

Shadow 2: the second hit.

Shadow 3: the first collapse.

Shadow 4: the second collapse.

The first pair:

The way in and the way down and

the way up and the way out

The second pair:

Seats… only in the shadow.9

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!9 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pag. 101. Trad., It., A. Reinach, «Un parco, Un parco di pietra. - Scavi del sito, - Fino alla parete del fiume, - Giù per i treni, - In profondità. - Due coppie di ombre, - Ombre ancora in piedi. - Ombra 1: il primo colpo. - Ombra 2: il secondo colpo. - Ombra 3: il primo crollo. - Ombra 4: il secondo crollo. - La prima coppia: La strada in e il basso, la salita e la via d'uscita - La seconda coppia: Sedili ... solo nell'ombra».

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Steven Holl, New York City

Floating Memorial/Folded street Only a very small part of architecture belongs to art: the tomb and the monument. - Adolf Loos10 Memorial galleggiante collegata ad un nuovo ponte su West Street. Il ponte conduce ad una nuova struttura “a strada piegata”: una torre dove sono sistemate nuove funzioni commerciali e culturali. La torre ha la superficie a vetri ed è costruita con enormi travi che sorreggono delle terrazze panoramiche. Due specchi d’acqua ricoprono le impronte delle torri. Il fondo è vetrato così da diffondere la luce negli spazi subacquei. (fig. 9) Lot-Ek, New York City

Ada Tolla, Giuseppe Lignano Reconnecting Downtown Si accosta come ad una rovina archeologica contemporanea. Mantiene la depressione de terreno e il vuoto delle due torri, e costruisce otto torri lungo un lato. Le facciate mettono a nudo gli scheletri di cls. L’altezza può variare e aumentare anche singolarmente fino ad arrivare a cento piani. Le strade che prima della costruzione del WTC andavano da est a ovest, vengono riprese con dei ponti pedonali che attraversano il vuoto. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10 Cit., M., Protetch, A New World Trade Center: Design Proposals from Leading Architects Worldwilde, Reagan Books, New York 2002, pag. 67. Trad., It., A. Reinach, «Solo una piccolo parte dell’architettura appartiene all’arte: la tomba e il monumento».

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Winka Dubbeldam, New York City

Archi-Tectonics È un progetto innovativo che propone “Flex City”, cioè un ambiente interattivo che, in base ai cambiamenti di vari dati, può produrre ottantuno scenari differenti. Il risultato di questa interattività è l’introduzione di nuove tipologie costruttive nella zona. Lo scopo è quello di creare un modello urbano sensibile ai mutamenti di fattori come la stabilità economica e la politica locale. Marwan Al-Sayed, Phoenix, Arizona

Beauty and Creation Overcome Death Cinque torri che cambiano colore con le stagioni, durante le vacanze o per il capriccio di un artista. La struttura è in fibra di carbonio, e le fibre ottiche permettono di essere leggere e forti, oltre a diffondere la luce del sole all’interno. Queste tecnologie facilitano il cambiamento di colore. Le colloca lungo il perimetro del sito così da lasciare lo spazio per una piazza sopraelevata coperta di erba, che si raggiunge dalla strada attraverso due scalinate monumentali sistemate sul lato nord e sud. (fig. 10) Nathan Mc Rae, New York City

Kennen/Riley Preservation of Loss La parte centrale della struttura è occupata da due spazi vuoti che prendono il posto delle torri crollate. Poiché l’obiettivo è di far vedere dall’esterno gli spazi vuoti interni, lasciati dalle torri, la facciata è in gran parte trasparente. I vuoti di notte vengono illuminati, così da risaltare ancora di più. Sono accessibili dal piano terra come spazio della memoria.

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Daniel Kaplan, New York City

Fox & Fowle Il sito del WTC è collegato al contesto urbano circostante da un parco urbano creato interrando in parte West Street e creando un grande nodo di interscambio dei trasporti. Le impronte delle torri Gemelle rimangono vuote, così da ricordare la tragedia. Nel resto del sito vengono progettati edifici di circa trenta/quaranta piani, una torre di ottanta piani, ed altri edifici destinati ad usi culturali adiacenti allo spazio del memorial in parte chiuso. Carlos Brillemburg, New York City

A New Gateway for the City Il progetto di Brillenburg accentua il ruolo delle torri come passaggio simbolico. Riprende il profilo delle torri Gemelle ma ne apre il nucleo. Inoltre alcuni spazi saranno riservati ad usi commerciali e altri ad usi residenziali, soprattutto per scrittori e artisti. (fig. 11) Gluckman Mayner Architects, New York City

Richard Gluckman e Srdjan Javonovic Weiss La superficie delle torri crollate, ricostruite, viene trattata con un rivestimento cangiante: una combinazione di vetro e mezzi digitali. Per avere questo effetto si usa del vetro elettrocromatico che altera il colore delle facciate e il loro livello di opacità, mentre degli schermi lenticolari e delle olografie creano delle superfici dinamiche. Lo spazio interno risponde esattamente alle richieste della LMDC.

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Alexander Gorlin Architects, New York City

A. Gorlin, Brendan Cotter The Dream of Vishnu11 I due architetti si concentrano sulla natura effimera della vita e dell’arte per creare due strutture, che occupano le vestigia delle torri Gemelle. Sono alte quasi 111 piedi (34 metri) – una compressione simbolica dei 110 piani delle torri crollate – prevedono sulla facciata dei display a cristalli liquidi che riportano i nomi delle vittime. Un piano calpestabile trasparente lascia vedere le linee di trasporto circostanti e le rovine delle fondamenta del WTC. Hugh Hardy, New York City

Hardy Holzman Pfeiffer Manhattan Redux Hardy ha un atteggiamento ambivalente nei confronti delle torri del WTC: da una parte le ritiene il culmine di un’era di scatole torreggianti, mentre dall’altro riconosce che la loro assenza ha tolto qualcosa allo skyline. La sua proposta è un appello per trovare, in ciò che è accaduto, l’opportunità di rinnovare tutto il profilo della città inserendo una maggiore varietà architettonica. Barbara Stauffacher Solomon & Nellie King Solomon, San Francisco

Ascending Towers, Descending Memorials Due torri in acciaio e vetro a specchio si elevano più in alto di quelle originarie, mentre due memorial sotto le vestigia scendono per circa 110 piani12. Uno dei due memorial è riempito d’acqua e l’altro è rivestito con un materiale a specchio, permettendo di creare l’effetto di un caleidoscopio: entrambi sono illuminati dal basso.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11Concetto indù di realtà temporale come parto della mente del dio Vishnu. 12 Erano i piani delle torri Gemelle.

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Samuel Mockbee, Canton, Mississippi

Skyward-Looking Subterranean Cultural Center È un progetto che è stato ideato poco prima della morte dell’architetto. Vengono collocate una cappelle commemorativa e un centro culturale, insieme ad uno specchio d’acqua, a 91113 piedi, circa 278 metri, sottoterra. La serie di spazi sotterranei è accessibile tramite ascensori e una scala a spirale. In superficie, invece, vengono proposte due torri più alte di quelle originali che sono visibili dalla profondità del memorial sotterraneo. Tod Williams Billie Tsien, New York City

Buildings in the Form of Trees “In forma di alberi” poiché due sono i progetti proposti ed entrambi fanno riferimento agli alberi. Il primo rappresenta un gruppo di alberi con il suggerimento di uno spazio sotterraneo che si estende come un sistema di radici. Il secondo rappresenta un anello di alte torri lungo i confini del sito: anch’esse suggeriscono ancora gli alberi. In centro creano uno spazio libero. L’anello di torri è collegato da una pesante struttura a fascia che contiene uno spazio per riunioni pubbliche. Mehrdad Yazdani, Los Angeles

È il progetto di una struttura ad uso promiscuo che occupa il centro del sito conservandone le impronte delle torri crollate come memorial, dove due giardini gemelle offrono uno spazio per la riflessione e il raccoglimento. La nuova struttura è definita come un centro per discipline umanistiche: ospita un museo, una biblioteca, un centro conferenze ed è completata da una serie di alte torri che prevedono spazio per uffici. Viene creata una varietà di forme così da poter rispondere ai profili più rigidi degli edifici circostanti e per sottolineare l’unicità del sito nel tessuto urbano.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!13 Cifra che ricordat il giorno degli attacchi alle torri.

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RoTo Architects, Los Angeles

Michael Rotondi, Clark Stevens World Citizens Conference Center Le vestigia delle torri diventano il sito di due prati estrusi da una base ellittica monumentale. Entrambi i prati sono sostenuti da colonne e il numero è quello delle vittime degli attentati. Il bacino sarà circondato da nuove costruzioni, che suggeriscono la forma di un palmo aperto e prevedono oltre un milione di metri quadri di spazio utilizzabile. Il ricordo degli attentati è anche dovuto alla luce del sole che ogni anno, alle 8.46 (ora americana) dell’11 settembre, illumina il sito. (fig. 12) Ben Nicholson, Chicago, Illinois

The World: Who Gets It and Who Wants It? Il sito delle torri Gemelle è ora occupato da una serie di labirinti e da un pozzo profondo 492 piedi, 150 metri, contenente un’ enorme palla d’oro in verghe, che è meta di pellegrinaggio. Le funzioni originarie del WTC, vengono spostate a Newark, nel New Jersey. La proposta di Nicholson fa parte di una satira dal titolo The World: Who Gets It and Who Want It?14. Michael Sorkin Studio, New York City

Disaggregation Il progetto dipende dalla ridistribuzione dello spazio per uffici verso altri centri limitrofi, oltre che dalla costruzione di un molo sulla east side di Lower Manhattan. Un argine di terra circonda il sito del WTC con una piattaforma panoramica pubblica e crea un semplice spazio alla memoria. West Street viene interrata per eliminare il traffico di attraversamento e lasciare spazio a una linea di giunzione verde, che aiuti a uniformare il tessuto urbano di Lower Manhattan.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!14 Il Mondo: chi lo prende e chi lo vuole?,

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La linea della PATH e quella metropolitana sono collegate ad un terminal di traghetti tramite il porticciolo del World Financial Center. Hodgetts + Fung Design Associates, Culver City, California

Craig Hodgettes, Ming Fung The Museum of the Family of Man and One World Plaza In realtà sono due progetti differenti ma uniti. L’intero sito è riservato alla piazza, composta da un prato circolare dal diametro di 600 piedi (183 metri), due specchi d’acqua che occupano le impronte delle torri crollate, e un gruppo di alberi collocati nei punti in cui si trovavano le ombre delle torri la mattina degli attacchi. Sotto la piazza viene situato il museo, e lungo i margini del sito vengono sistemati degli edifici destinati ad uffici. (fig. 13) Joseph Giovannini & Rodrigo Monsalve, New York City

Two Pools, Two Voids

“Two Pools” perché i vuoti delle torri sono attraversati dall’acqua proveniente dall’Hudson attraverso dei ponti inclinati in granito. Dei muri di vetro contengono l’acqua che entra, ma la lasciano traboccare sui nomi delle vittime incisi sulla loro superficie. “Two Voids” sono i grandi vuoti verticali all’interno delle nuove strutture che lasciano entrare aria e luce.

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Thom Mayne, Santa Monica, California

Morphosis Balancing the World

Mayne ha creato una base su cui un gruppo di strutture poggia da un lato. La verticalità viene minimizzata; si pone l’accento sulle forme orizzontali. È un agglomerato di strutture con muri che si intersecano, suggerendo così una completa trasformazione del sito. Lo scopo è di esprimere l’equilibrio e la molteplicità di caratteristiche della globalizzazione del XXI secolo15. Hans Hollein, Vienna

A Dynamic Piece of Memory La proposta è quella di ricostruire le due torri, ma unirle con una struttura orizzontale all’estremità, che sembri così sospesa sopra di esse. La nuova struttura orizzontale contiene un memorial dedicato alle vittime del terrorismo in tutto il mondo, oltre che un centro informazioni sulla lotta al terrorismo. L’idea è ripresa da dei progetti che Hollein fece negli anni Settanta per dare orizzontalità alla verticalità dello skyline di Manhattan.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!15 in realtà dopo la mostra, i progetti di Mayne sono stati modificati.

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Shigeru Ban, Tokyo

A Departure from the Ego Memorial semplice e temporaneo che ricorda un tempietto a base circolare16. Ban sottolinea come la sua proposta sia una valida alternativa all’introduzione di un’altra struttura a più piani sul sito. (fig. 14) Brad Cloepfil, Seattle, Washington

Allied Works Architecture Un labirinto di edifici con all’interno una serie di spazi per il raccoglimento e la riflessione. Il tessuto urbano circostante è ricollegato al sito attraverso una piazza pubblica a livello del terreno. Al terzo e al decimo piano sono state poste delle strade che insieme alla struttura simile ad un tetto che copre quasi per intero il sito, creano altri spazi per il pubblico. Il fulcro è quello che Cloepflil definisce la “stanza del ricordo”, uno spazio vuoto collocato in alto sopra la piazza, destinato ad onorare le vittime. (fig. 15)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!16 L’architetto si è ispirato alle esperienze fatte con la costruzione della sua “ Chiesa di carta”, dopo il terremoto del 1995 a Kobe in Giappone.

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Coop Himmelb(l)au, Vienna

Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky The Tower of Babel Revisited Crea delle torri rovesciate sconvolgendo la tradizionale forma del grattacielo. Le forme, la tecnologia e le funzioni multiple delle strutture tendono a rinnovare l’interesse e l’ottimismo per Lower Manhattan. (fig. 16) Paolo Soleri, Mayer, Arizona

The Secular Cathedral È una sorta di cattedrale secolare sotto forma di torre cilindrica, con una serie di scivoli che permettono di evacuare la struttura in circa venti minuti. Vengono specificati i mezzi di trasporto a energia magnetica che comprenderebbero delle cabine esterne. I piani bassi della struttura sono dedicati alle riunioni e all’intrattenimento, mentre quelli superiori ospitano attività commerciali e istituzioni sociale. Site, New York City

Jasem Wines Memorial Gardens, Suistinable Urban Architecture È un progetto, quello di un giardino alla memoria, che mette in evidenza l’architettura sostenibile e recupera tutte le strade della scacchiera della città che erano scomparse con la

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costruzione del WTC. Non un unico grattacielo ma differenti edifici dai dieci ai trenta piani, progettati da vari architetti. Nei vuoti lasciati dalle torri vengono messi a dimora dei sempreverdi. I giardini sono dedicati alla memoria dei vigili del fuoco e dei poliziotti e dei funzionari della Port Authority che sono morti a causa degli attacchi dell’11 settembre; nella parte sotterranea, invece, un muro d’acqua porta incisi i nomi delle vittime civili. Eytan Kaufman Design and Development, New York City

The World Forum and The World Bridge Sono due componenti separate. La prima, un World Forum sul sito del WTC, è contraddistinta da una cupola al cui interno ospita proiezioni di informazioni sullo sviluppo globale. Gli edifici ai lati della piazza prevedono spazi culturali e commerciali. La seconda, un World Bridge, si estende per un miglio attraverso il fiume Hudson fino a Jersey City: contiene un parco/passeggiata, spazio per negozi e uffici, un albergo, teatri e gallerie. Mel Chin, Burnsville, North Carolina

Social Platform Readly Engaged in Active Development È una struttura modulare orizzontale sospesa per 72 piedi, 22 metri, sopra le strade e sostenuta dai palazzi vicini. Ha caratteristiche di una pensilina a fibre ottiche, la piattaforma fornisce a turno acqua, energia e informazioni come soluzioni sistematiche allo sviluppo. A Tribute in Light, New York City

John Bennett, Gustavo Bonevardi, Richard Nash-Gould, Julian LaVerdiere, Paul Myoda Il progetto è un’installazione temporanea di due raggi di luce gemelli che si levano da Lower Manhattan in memoria delle vittime, un modo per riconoscere il sacrificio dei soccorritori e una fonte di forza e di speranza per tutti i newyorchesi. È stato realizzato l’11 marzo del 2002 e ha illuminato Manhattan per tutto il mese. (fig. 17)

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I progetti ufficiali proposti dal 2002 al 2004 per il sito del WTC, per il Memorial e per il Trasportation Hub

La perdita delle torri del World Trade Center è stata rimpianta da alcuni e non lo è stata affatto da altri. Dal punto di vista architettonico le torri, alte 1.350 piedi, cioè 411.48 mt., venivano più apprezzate se viste da lontano, come simboli dello skyline di New York. Nel momento in cui si è resa necessaria la ricostruzione, si è presentata l’opportunità di risolvere i problemi urbanistici. Si è anche vista la possibilità di dare un contributo realmente significativo a Downtown, creando nuovi edifici, spazi aperti e infrastrutture di trasporto oltre a un memorial per le vittime1. Un motivo costante di insoddisfazione nel corso dello sviluppo del master plan e del memorial per Ground Zero è stato la mancanza di un vero cliente e quindi poi di un vero programma. O meglio: di clienti e programmi ce n’erano troppi, ma no c’era una vera e propria gerarchia. Come si è già detto in precedenza, i 65.000 mq su cui sorgevano le torri Gemelle e il resto del complesso sono di proprietà della Port Authority of New York and New Jersey, soggetta alla supervisione dei governi dei due Stati. Poco prima della tragedia, 10.000 piedi quadrati, circa 929.000 mq., dell’intero complesso del World Trade Center erano stati concessi a Larry Silverstein che da subito dopo gli attacchi portò avanti il progetto di costruire una nuova torre, la Freedom Tower. In realtà il processo vero e proprio di ricostruzione per il sito di Ground Zero si è rivelato spinoso e complicato. Era necessario avere al più presto un master plan con le linee guida di design urbano. Dal momento che ciò era la priorità, il 22 maggio 2002 vennero scelti Beyer Blinder Belle e gli ingegneri Parsons Brinkerhoff. Poichè l’opinione pubblica, come si vedrà nei prossimi paragrafi, aveva respinto i progetti, la LMDC2 e la Port Authority indissero un concorso per un “Innovative Design Study”3.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 26. 2 LMDC è la sigla di Lower Manhattan Development Corporation. 3 S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 29.!

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Il 18 dicembre 2002 sette gruppi hanno presentato nove progetti. Tra tutti i partecipanti, lo Studio Daniel Libeskind con “Memory Foundations” e il gruppo THINK con “World Cultural Center” sono stati scelti come finalisti il 4 febbraio 2003. Il 27 dello stesso mese, la LMDC e la Port Authority hanno nominato Libeskind «progettista per il nuovo sviluppo del progetto per il sito del World Trade Center»4. Nell’estate dello stesso anno è stato indetto un concorso aperto per il memorial: ha attirato artisti, architetti e progettisti. Il 6 gennaio 2004 è stato scelto il gruppo formato dall’architetto Michael Arad5 e dall’architetto paesaggista Peter Walker . Il primo grande edificio a sorgere sul sito sarà la Freedom Tower, sviluppata da Larry Silverstein insieme a David Childs di SOM6, come architetto del progetto e project manager, e Libeskind come architetto che ha collaborato nelle fasi della creazione e della prima stesura del progetto. Il 31 luglio 2003 la Port Authority annunciò che Santiago Calatrava avrebbe progettato il World Trade Center Transportation Hub7 . Calatrava faceva parte del gruppo Downtown Design Partnership e avrebbe lavorato in società con DMJM8 + Harris e l’STV Group, con l’accordo che avrebbe seguito le linee guida di Libeskind. Mentre si portano avanti i progetti della Freedom Tower, del memorial e del Transportation Hub, non è ancora chiaro quanto resterà intatto del progetto di Libeskind. Gran parte del problema potrebbe essere attribuito ai problemi irrisolti sulla differenza tra immagine architettonica e master plan:

Il planner decide dove collocare gli edifici, le loro dimensioni, il tipo di forma urbana che creano e gli

scopi ai quali destinarli. Un planner traccia le strade e studia come rapportare l’infrastruttura

sotterranea a quella in superficie. Quel che un master planner non fa è progettare gli edifici9.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!4 Ibidem. 5 Nell'agosto 2006, la World Trade Center Memorial Foundation e la Port Authority di New York e New Jersey iniziarono la costruzione del National September 11 Memorial & Museum, terminando il memoriale cinque anni dopo. Il Memoriale si situa presso il New World Trade Center, dove un tempo sorgevano le Torri Gemelle distrutte durante gli attentati dell'11 settembre 2001. Il vincitore del concorso per costruire il World Trade Center Memorial fu l’architetto israeliano-americano Michael Arad di Handel Architects, uno studio di New York e San Francisco. Il progetto era coerente con l'originale master plan di Daniel Libeskind. Il National September 11 Memorial & Museum Foundation presso il World Trade Center è un'organizzazione no-profit con la missione di raccogliere fondi per costruire il memoriale ed il museo. Il monumento è stato inaugurato con una cerimonia ufficiale l'11 settembre 2011, decimo anniversario degli attacchi, ed è stato aperto ufficialmente al pubblico il 12 settembre 2011, mentre il museo sarà aperto a primavera del 2014, http://it.wikipedia.org/wiki/National_September_11_Memorial_%26_Museum. 6 Skidmore, Owings & Merrill.!7 Il nodo di interscambio dei trasporti. Cit. S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 29. 8 Daniel, Mann, Johnson and Mendenhall. 9 Cit. S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 29. R., Viñoli, Master Planner or Master Buildier?, su “New York Times” del 12 dicembre 2003.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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L’idea di Libeskind aveva convinto sia il Governatore Pataki sia l’opinione pubblica. Il pubblico, con gran parte della stampa, aveva deciso che ciò che si vede è ciò che si ottiene, e respinse i master plan. Per questo che si è deciso di indire il concorso aperto “Innovative Design Study”. In realtà il vincitore avrebbe dovuto soltanto fare soltanto da consulente durante lo sviluppo del master plan, ma l’opinione pubblica decise che il vincitore non avrebbe fatto solo da consulente ma anche da architetto progettista. La LMDC non cambiò la situazione anche perché l’interesse del pubblico era più alto del solito. Benchè fossero stati resi noti i progetti dei tre edifici, non era detto che non potessero subire trasformazioni nel tempo, a causa anche del costo dei vari progetti. Il 10 febbraio 2004 fu pubblicato il rapporto della LMDC sulla creazione di un quartiere della cultura, il passo successivo del processo di ricostruzione. Delinea non solo la creazione di un centro della memoria posto sotto il livello della strada come da progetto di Arad e Walker per il memorial ma propone anche la sistemazione di alcuni edifici sopra il livello stradale. Oltre a decidere e a capire dove collocare i nuovi edifici e quale progetto seguire, la LMDC ha anche un problema riguardante le parti delle torri recuperate dopo gli attacchi: quanto di questi relitti dovrebbe essere mostrato al pubblico. Di seguito si descrivono brevemente tutte le proposte presentate.

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Tower One (Freedom Tower)

- David Childs, Skidmore, Owings & Merrill: architetto progettista e project manager - Daniel Libeskind: ha collaborato nelle fasi di creazione e di prima stesura del progetto Il progetto di Daniel Libeskind prevedeva una torre a spirale alta 1.776 piedi, circa 541,38 mt. con una guglia fuori centro. Questo progetto piacque molto a Pataki che scelse nel 2003 il progetto come master plan per il sito. L’architetto Childs di SOM, scelto da Silverstein, non era d’accordo con la visione di Libeskind. Il progetto finale, che uscì da una discussione tra i due architetti durata tutta l’estate e l’autunno del 2003, fu un “collage” ben riuscito delle due idee. In realtà, però, l’idea di molti architetti era che la guglia di Libeskind fosse stata messa all’ultimo momento, perché sembra una protesi del progetto di Childs e non parte integrante dello stesso. La Freedom Tower, che si situerà sull’angolo nord-occidentale del sito, rispetto a quella progettata da Libeskind è più massiccia e angolata. La struttura, ritorta e rastremata, offre 2.594,18 piedi quadrati, all’incirca 241.000mq., di spazio per uffici con sopra spazi per i macchinari, una balconata panoramica, uno spazio per eventi e tre piani di ristoranti. A 1.400 piedi, 426,72mt., di altezza si trova un altro balcone panoramico, dove una struttura aperta di cavi e travature reticolari ospiterà turbine a vento. Sfruttando le correnti provenienti dall’Hudson e dall’East River, le turbine dovrebbero fornire il 20% dell’energia della torre. La guglia si estende per 275 piedi, cioè 84.12 mt. Affinchè non si pieghi o non ruoti col carico del vento, la guglia ha un nucleo in cls10 e si assottiglia man mano che sale. I negozi sono situati sottoterra in un atrio che lo collega ai nodi dei trasporti. Il costo della torre è stimato intorno a 1.5 miliardi di dollari. È rivestita con un vetro resistente alle esplosioni e a elevato rendimento per quanto riguarda l’efficienza termica. (fig. 1)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10 Childs ha lavorato con l’ingegniere Guy Norderson.

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Concorso per il Memorial Il memorial dedicato alle vittime degli attacchi terroristici si è sempre deciso di farlo, grazie anche ad un gruppo di famiglie delle vittime. Non solo ci sono le vittime dell’11 settembre 2001: 2.749 del World Trade Center, 184 del Pentagono e 40 dello schianto nei pressi di Shankesville11, in Pennsylvania, ma anche le 6 persone morte nel precedente attacco al WTC del 26 febbraio 199312. Lo spazio desinato al memoriale è di 171,22 piedi quadrati, cioè 16.000 mq., e comprende la vestigia delle vecchie torri. La giuria del concorso era formata da tredici persone, tra cui tre progettisti di professione: Maya Lin13, Enrique Norten14 e Michael Van Valkenburgh15. Ai partecipanti erano state indicate alcune linee guida: attenersi ai confini del sito definiti da Fulton, Greenwich, West e Liberty Street, lasciare le vestigia delle torri alla vista, lasciare esposto il muro in refrattario, elencare il nome delle vittime e far sì che i visitatori possano arrivare fino al substrato roccioso16. Il 6 gennaio 2004 Michael Arad, insieme all’architetto paesaggista Peter Walker, è stato proclamato vincitore del concorso e il 14 dello stesso mese è stato presentato il suo progetto: Refleacting Absence. Il problema riscontrato in questo progetto, prima che fosse reso pubblico, però, era che Arad volesse piantare dei pini dell’est che sono vulnerabili all’inquinamento e ai forti venti, inserire una nuova struttura per scopi culturali lungo il lato occidentale e, infine, l’impossibilità di raggiungere, da parte dei visitatori, le vestigia delle colonne ai piedi delle torri crollate. Perciò fu in parte modificato, seguendo anche i suggerimenti della LMDC. Vennero messi molti più alberi caduchi e non pini dell’est, furono poste delle pietre di selciato e uno strato erboso a livello della strada. Fu, inoltre, eliminata la nuova struttura per scopi culturali. Rimasero dei vuoti di quasi 204 piedi quadrati, cioè quasi 19mq., a sottolineare le impronte

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11 Il volo United Airlines 93 è il quarto dei quattro aerei di linea Boeing dirottati durante gli attentati dell'11 settembre 2001. È l'unico dei quattro a non aver raggiunto il suo obiettivo (sebbene quale fosse stato esattamente tale obiettivo non sia mai stato dimostrato con certezza, si ritiene che potesse essere stato il Campidoglio o la Casa Bianca), schiantandosi in un campo vuoto poco fuori da Shanksville (Pennsylvania), piccolo centro abitato a 240 chilometri a nord di distanza da Washington, http://it.wikipedia.org/wiki/Volo_United_Airlines_93

12 Un furgone caricato con 1.500 libbre, circa 681 kg., di esplosivo è stato sistemato da un gruppo di terroristi in un garage sotterraneo della torre nord. Il loro obiettivo era di far crollare la torre nord contro la torre sud, portando entrambe le torri a collassare uccidendo così migliaia di persone. L'attacco ha ucciso sei persone, tra cui una donna incinta, ne ha ferite più di 1.000 e ha creato un buco di cinque piani sotto le torri, causando centinaia di milioni di dollari di danni, http://www.wtc.com/about/wtchistory-wtc-timeline. 13 Scultrice statunitense, nata ad Athens nell’Ohaio il 5 ottobre 1959. Il suo lavoro più famoso è il Vietnam Veterans Memorial a Washington, DC. 14 Architetto messicano nato a Mexico City nel 1954. Lavora presso i TEN Arquitectos del Messico di cui è a capo. 15 Architetto paesaggista americano, nato a Lexington, New York, nel 1951. 16 S., Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 36.

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delle torri, con delle lievi cascate d’acqua che cadono per oltre 29 piedi, cioè 9 mt., in enormi specchi d’acqua e nel centro scendono in vasche quadrate più piccole per altri 16 piedi, 5mt., una scalinata conduce alla piazza dov’è stato modificato il livello del terreno sicchè alcune zone risultassero sopraelevate rispetto al marciapiede. Sottoterra è visibile un’area più articolata e ampia. Accanto ai resti della torre nord è stata posta una rampa che porta i visitatori oltre le zone esposte del muro di refrattario verso uno spazio museale sotterraneo di oltre 64,58 piedi quadrati, 6.000mq., alto 29 piedi, 9 metri. È situato sotto la parte sud-ovest della piazza ed è destinato a contenere dei reperti come le autopompe dei vigili del fuoco e parte degli edifici crollati17. Un’altra rampa è stata posta nell’angolo sud-est. Nel vuoto lasciato dalla torre nord, oltre 68 piedi (21 mt.) sottoterra, si è deciso di collocare una specie di enorme sarcofago con i resti delle persone che non si è riusciti a identificare. Progetto Vincitore18 - Michael Arad e Peter Walker, New York City Reflecting Absence_ 14 gennaio 2004

Quando il progetto fu reso pubblico il 14 gennaio 2004, era stato ingentilito da molti più alberi, da pietre da selciato e da un basso tappeto erboso a livello della piazza. Restano i vuoti con lievi cascate a sottolineare il vuoto lasciato dalla distruzione delle torri Gemelle. Una scalinata conduce alla piazza dov’è stato modificato il livello del terreno in modo che alcune zone siano sopraelevate rispetto al marciapiede. Una rampa accanto ai resti della torre nord porta i visitatori oltre le zone esposte del muro di refrattario verso uno spazio museale sotterraneo: collocato sotto la zona a sud-ovest della piazza è destinato a contenere reperti di quel giorno, come ad esempio le autopompe dei vigili del fuoco e parti degli edifici crollati. (fig. 2) !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!17 Ibidem, p. 38.!18 S.,! Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 38 – 39.!

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Nel vuoto lasciato dalla torre nord, sottoterra, si trova un enorme sarcofago che ospita i resti non identificati delle vittime. Progetti Finalisti19

Michael Arad, New York City Reflecting Absence

La proposta iniziale di Arad senza Walker era rappresentata da specchi d’acqua che andavano a coprire le vestigia delle torri sopra un vuoto di oltre 29 piedi sottoterra. A livello della strada questi vuoti erano circondati da una piazza in cui sarebbero stati messi a dimora i pini dell’est. Lungo West Street, inoltre, Arad aveva posto una specie di muro ad angolo a proteggere il luogo dal rumore della strada. (fig. 3)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!19 Ibidem, pp. 40-47!

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bbc art + Architecture – Gisela Baurmann, Sawad Brooks, Jonas Coersmeier, New York City Passage of Lights: The Memorial Cloud

A livello della strada lo spazio aperto è coperto da una superficie traslucida formata dalla parte superiore di una “nuvola” composta da 10.000 guaine per fili elettrici. La nuvola resta sospesa sopra un livello sotterraneo dove i nomi delle vittime vengono incisi in cerchi di luce. (fig. 4)

Pierre David con Sean Corriel e Jessica Kmetovic, Parigi Garden of Lights

Progetto su tre livelli con due “praterie” di vegetazione che vanno a coprire le vestigia delle torri e tra le due è stato posto un frutteto. A livello intermedio ci sono due ambienti delle dimensioni delle vestigia: quello a sud è pieno di luce, quello a nord ha una parete fatta con l’acciaio recuperato dalle torri. Sul lato opposto vengono poste 1.275 luci, a significare le vittime non identificate. I due ambienti sono collegati da un passaggio circondato da un corso d’acqua e da delle rose. A livello inferiore si trovano 2.982 altari di alabastro in un’ampia stanza, sopra una marea di luci simili alle stelle brillano. (fig. 5)

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Bradley Campbell e Matthias Neumann, New York City Lower Waters

Sopra il vuoto lasciato dalla torre nord viene sistemato un edificio alla memoria rivestito in granito nero con una zona per le famiglie delle vittime e una dedicata al pubblico. All’interno di questa struttura sono inserite una cascata e una vasca. Le vestigia della torre sud sono rivestite da un boschetto. Sottoterra, tra le due torri, sorge il museo dell’11 settembre dal quale i visitatori possono vedere il muro in refrattario. La facciata del museo, che si trova nel buco della torre sud, è formata da vetri sovrapposti con i bordi sabbiati. Sul muro che circonda tutto lo spazio sono incisi i nomi delle vittime. (fig. 6)

Toshio Sasaki, New York City Inversion of Light

Le vestigia delle torri sono circondate da una soletta a livello della strada. La superficie del buco della torre nord riproduce le piante del novantaquattresimo e del novantacinquesimo piano ed è illuminata da sotto. Il buco della torre sud è coperto da uno specchio d’acqua illuminato anch’esso da sotto. Nel sotterraneo, sulla parete nord, realizzata in vetro, sono incisi i nomi delle vittime con l’acqua che scorre lentamente dietro al vetro. I resti non identificati delle vittime sono racchiusi fra due pareti di vetro semicircolari, coperte da un lucernario circolare. (fig. 7)

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Brian Strawn e Karla Sierralta, Chicago, Illinois Dual Memory

Una parte piena di aceri da zucchero, nelle vestigia della torre sud, delimita uno spazio aperto ribassato circondato da muri di pietra con messaggi alla memoria. Le vestigia della torre nord sono occupate da un padiglione con il tetto costellato di fessure per la luce, una per ogni vittima, che illuminano una galleria sotterranea dove verranno esposte foto e biografie delle vittime. (fig. 8) Norman Lee e Michael Lewis, Houston, Texas Votives in Suspension

Nelle vestigia delle torri vengono ricavati due santuari con piccole luci votive, una per ogni vittima, che pendono da cavi sospesi su uno specchio d’acqua. Le fiammelle non si spengono grazie a del combustibile contenuto all’interno dei cavi. Le strette fessure che seguono il perimetro dei vuoti lasciano filtrare la luce naturale all’interno, e sul muro perimetrale del santuario alla memoria sono elencati i nomi. A livello della strada un parapetto delimita il contorno delle torri, mentre il muro in refrattario è visibile sul lato occidentale. Nella zona meridionale del sito è stato creato un “Liberty Wall” sul quale è incisa una timeline del sito.

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Joseph Karadin con Hsin-Yi, New York City Suspending Memory In due giardini a livello della strada, sopra la superficie delle torri, si alternano alberi e colonne in calcestruzzo e vetro, una per ogni vittima. Le due isole-giardino sono separate da uno specchio d’acqua che copre quasi interamente il sito e vengono collegate da un ponte commemorativo. Nel giardino nord, all’interno di un muro in pietra naturale, sono inseriti, senza logica, dei cubi lucidi che rappresentano le vittime. L’acqua che gocciola da ogni cubo va a formare una “pozza di lacrime.” (fig.9)

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World Trade Center Transportation Hub

- Downtown Design Partnership: Santiago Calatrava, DMJM + Harris e STV Group Il WTC Transportation Hub è entrato in scena a fine gennaio 2004. La sua, praticamente inaspettata, entrata ha oscurato sia il progetto per il memorial che quello per la Freedom Tower. L’elemento più sorprendente di questo Hub è stato interamente voluto dalla Port Authority of New York and New Jersey, che ha realizzato una creatura alata di acciaio e vetro. La Port Authority si era già dimostrata valida con idee in campo architettonico con una stazione temporanea progettata da Robert Davidson. Aveva anche ammesso che avrebbe voluto Davidson e i vari ingegneri per questo Hub. Infatti non si è ben capito come mai sia stato scelto Calatrava, DMJM + Harris e STV Group. Il nodo di interscambio progettato da Calatrava sarà delimitato da Fulton, Greenwich, Church e Dey Street. Ciò significa che è stata usurpata una parte della piazza “Wedge of Light” molto importante per il progetto vincente di Libeskind. La creatura alata di acciaio e vetro ha la forma ovale arcuata e poggia su fondazioni di cls. Alata perché due arcate in acciaio parallele lunghe oltre 298 piedi, 91 mt., si innalzano dal colmo di copertura fino ad un’altezza di poco più di 95 piedi, 29 metri. La pensilina mobile è formata da strutture anch’esse in acciaio a L che si sovrappongono a ogni costola20 in acciaio e si innalzano a sbalzo a un’altezza di quasi 150 piedi, 46mt. sopra la copertura. Le due ali, nella bella stagione, possono aprirsi fino a lasciare una fessura di 49 piedi, 15 metri, al centro. Prima che possa iniziare la costruzione del nodo, bisogna capire quale vetro utilizzare e sottoporre la struttura alla galleria del vento. I pendolari, una volta giunti nel nodo d’interscambio, scenderanno per quasi 22 piedi, 7 metri, nel vasto spazio dell’atrio superiore. Da lì, con ascensori o scale, possono scendere per altri 19 piedi, 6 metri, e raggiungere l’atrio !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!20 Un anello di tensione a livello del terreno e un livello di compressione a quasi 22 piedi, 7 mt., di profondità, all’altezza dell’atrio superiore, mantengono stabili le costole. STEPHENS, Suzanne, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 50.

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principale. La biglietteria si trova a 13 piedi, 4 metri, sotto l’atrio principale e la banchina a 26 piedi, 8 metri, dall’atrio principale e quindi altri 13 piedi sotto la biglietteria. Qui, a circa 68 piedi (21mt.) sottoterra, la luce naturale entra grazie ai pavimenti superiori in vetrocemento. In seguito si dovrà scegliere anche in che materiale rivestire l’Hub, pensando a qualcosa di chiaro per far riflettere maggiormente la luce naturale. Uno dei problemi principali riscontrati in questo progetto è il costo: 2.000.000.000 $, che porta l’Hub a costare più della Freedom Tower. (fig.11)

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Innovative Design Study21

Concorso per il master plan del sito Questo concorso è stato patrocinato dalla LMDC e i finalisti hanno consegnato i loro progetti il 18 dicembre 2002. A metà gennaio la coalizione New York New Visions aveva valutato i nove progetti finalisti presentati dai sette gruppi. Il 4 febbraio 2003 restavano in gara due concorrenti per progettare il master plan. Il 27 dello stesso mese è stato proclamato vincitore lo Studio Daniel Libeskind. Il 17 settembre 2003 è stato reso noto il suo progetto. I Progetti del Concorso Studio Daniel Libeskind con Gary Hack, Hargreaves Associates e Jeff Zupan

Master plan iniziale del sito_18 dicembre 2002 “Memory Foundations” ha catturato l’attenzione del pubblico a causa della guglia rastremata e asimmetrica e per l’enorme spazio alla memoria ricavato dal luogo dove sorgevano le torri. A circa 68 piedi sottoterra si trova il muro in refrattario delle fondamenta originarie. Sopra lo spazio dedicato alla memoria, sospeso, si trova un museo a forma di prisma. Accanto vi sono due spazi pubblici definiti il “Park of Heroes 22 ” sul lato occidentale del sito e “Wedge of Light23” su quello orientale, oltre a una passerella sopraelevata per i visitatori del memorial che forma un arco sopra West Street. Il parco Wedge of Light è stato progettato in modo tale che l’11 settembre la luce solare24 possa illuminare lo spazio dedicato tra le 8.4625 e le 10.28, orari in cui il primo aereo si è schiantato contro la torre nord e in cui

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!21 S., Stephens,, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 54 – 93.!22 Parco degli eroi. 23 Cuneo di luce. 24 In realtà, a causa del Millennium Hilton Hotel, la luce in quelle ore del mattino non potrà mai raggiungere il sito.!25 Ora americana, sarebbero le 14.46 e le 16.28 ora italiana.

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è crollata la seconda torre, quella nord. In cima alla torre, al di sopra del sessantacinquesimo piano, il progetto prevede dei giardini pensili e la guglia che si estende oltre il sessantasettesimo. Inoltre sono previsti un centro culturale per le arti dello spettacolo e una struttura vetrata su vari livelli per il nodo d’interscambio fra Greenwich e Church Street, con un atrio sotterraneo che conduce ai treni della PATH e alle linee della metropolitana. Le cime dei grattacieli sul lato orientale sono inclinate verso il centro e le torri “salgono” da sud verso la guglia nord. Il piano mantiene sia Fulton Street che Greenwich Street e aggiunge una passeggiata panoramica accanto a Fulton Street che porta i visitatori a raggiungere il Winter Garden e il World Financial Center. (fig. 12) Studio Daniel Libeskind Master plan vincitore_27 febbraio 2003 Fu scelto il 27 febbraio 2003 ed era in parte cambiato rispetto a quello presentato il 18 dicembre 2002. Il progetto era stato fortemente voluto anche dal Governatore Pataki. Il progetto modificato di Libeskind presentava importanti cambiamenti: era scomparsa la passeggiata ad arco sopra West Sreet; il parco della memoria da 68 piedi fu portato a 29 piedi sotto il livello stradale, così da poter controventare i muri in refrattario che formavano le vasche da bagno per le fondazioni delle torri. Furono addolciti e resi meno inclinati gli angoli delle nuove torri circostanti e furono eliminati i giardini pensili nella torre a spirale che vennero sostituiti da un ristorante e una torre per le trasmissioni. Il cambiamento che il progetto subì dal 27 febbraio al 17 settembre, giorno in cui Libeskind presentò il “Refined Master Site Plan”, fu che le torri erano più simili ad obelischi: più slanciate e più alte; era stato creato un parco fuori dai confini del WTC che comprendeva due isolati a sud di Liberty Street dove un tempo sorgeva la chiesa greco-ortodossa di St. Nicholas. (fig. 13)

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Think

Rafael Viñoly Architects, Frederic Schwartz Architects, Shigeru Ban Achitect + Dean Maltz, Ken Smith

Landscape Architect, William Morrish, Jane Marie Smith e Rockwell Group, più ingegneri Büro

Hoppold, Arup e Jörg Schlaich di Schlaich Bergermann und Partner

Master plan iniziale del sito_18 dicembre 2002 Il gruppo Think aveva convinto la LMDC e la Port Authority a fargli presentare tre progetti. Questa mossa generò solo confusione. _ Fra le tre proposte, il “World Cultural Center”, emerge per le dimensioni e la bravura tecnica necessaria a realizzarlo. È formato da due strutture a traliccio metallico in acciaio, alte 1.663 piedi, 507 metri, costruito intorno alle vestigia delle torri. Il progetto prevede un memorial, un museo, un centro per le arti dello spettacolo, un centro per conferenze e un anfiteatro da inserire nella struttura aperta. Tra le due torri viene posto il centro dei trasporti con due spazi per lo shopping a differenti livelli. Alla base dei due tralicci ci sono specchi d’acqua col fondo trasparente così da far entrare la luce anche ai livelli inferiori. Il legame con la tragedia dell’11 settembre è un collegamento in acciaio tra le due torri, pressappoco nel punto esatto in cui si sono schiantati gli aerei. _ Il secondo progetto presentato è stato chiamato “Great Room”. Era uno spazio di circa 562 piedi quadrati (52.500 mq.), ideato per essere la piazza pubblica coperta più grande del mondo. Il gigantesco isolato rialzato è contraddistinto da due silos circolari a traliccio, con pannelli in vetro, che circondano il perimetro delle due torri. Le caratteristiche di sostenibilità del progetto, sono ad esempio le persiane mobili che si aprono per regolare la temperatura della piazza. Le torri per gli uffici sono disposte lungo il perimetro e, sopra l’angolo meridionale, s’innalza una torre di 2.099 piedi, 640 metri, in cui sono presenti altri uffici e un albergo. _ Il terzo progetto è chiamato “Sky Park”. Questo progetto propone piazze sopraelevate e spazi dedicati alla memoria circondati da muri intorno alle vestigia delle torri a cielo aperto. Il parco sopraelevato occupa un’area di 700 piedi quadrati, 65.000 mq., e prevede anfiteatri, un

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punto caffè, uno spazio per pattinare, giardini e vari luoghi dedicati alla memoria. Sotto il parco si trova uno spazio dedicato alla cultura e il centro d’interscambio. Il tutto è circondato da tre torri alte e slanciate che raggiungono un’altezza massima di 1.482 piedi, 452 mt. Il progetto mette in risalto la scacchiera di strade di New York, ne recupera alcune e ne copra altre. (fig. 14) Think

Rafael Viñoly Architects, Frederic Schwartz Architects, Shigeru Ban Achitect + Dean Maltz, Ken Smith

Landscape Architect, William Morrish, Jane Marie Smith e Rockwell Group, più ingegneri Büro

Hoppold, Arup e Jörg Schlaich di Schlaich Bergermann und Partner

Master plan secondo classificato_27 febbraio 2003 Dei tre progetti precedentemente analizzati e presentati il 18 dicembre 2002, il World Cultural Center è giunto al secondo posto dell’Innovative Design Study. Come il progetto di Libeskind, anche questo ha subito delle importanti modifiche e migliorie. Lavorando con l’ingegner Jörg Schlaich di Schlaich Bergermann und Partner le torri in traliccio in precedenza alte 1.663 piedi sono state abbassate a 1.440 piedi, 439 mt., e è stato trovato il sistema per farle più leggere rispetto a prima. A livello della strada le torri sono circondate da un parco e non più da vasche e il museo è stato spostato al trentacinquesimo piano dal diciassettesimo. È stato eliminato il riferimento, giudicato da molti macabro, alla tragedia dell’11 settembre. (fig. 15)

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United Architects26

Foreign Office Architects ( Farshid Moussavi and Alejandro Zaera-Polo), Greg Lynn FORM, Kevin

Kennon Architects, Reiser + Umemoto RUR Architecture, Imaginary Forces NYC (Mikon van Gastel,

Peter Frankfurt) e UN Studio (Ben van Berkel, Caroline Bos) con gli ingegneri Thorton – Tomasetti e

Arup

Il progetto di United Architects è stato il più insolito visto il 18 dicembre 2002, poiché presenta una megastruttura in stile Brobdingnag27. Sembra un’unica struttura, ma in realtà sono cinque torri strutturalmente indipendenti ma collegate tra loro. Danno l’impressione, stagliandosi così in altezza, di proteggere la zona delle vestigia delle torri. La più alta è quasi 1620 piedi, 494 metri. Sono collegate tra loro da una strada sopraelevata a oltre 787 piedi, 240 metri, di altezza, e sono presenti giardini pensili sparsi in tutte e cinque le torri ogni cinque piani. Il memorial che nei precedenti progetti era posto a livello della strada, se non sottoterra, in questo progetto viene posizionato in cima agli edifici e uno comunque nel luogo in cui sorgevano le torri. Vari sono i sistemi di sicurezza sistemati in queste torri, tra cui delle zone di salvataggio ogni trenta piani. Il nodo d’interscambio dei trasporti è posto sottoterra ed emerge a Church Street. Greenwich Street attraversa il sito. (fig. 16)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!26 Consorzio composto da aziende all’avanguardia di Amsterdam, Londra, Los Angeles e New York. 27 Brobdingnag è una terra immaginaria presente nel romanzo I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. Da questa parola è nato l'aggettivo brobdingnagiano, col significato di enorme, gigantesco, usato per definire sia persone che oggetti, http://it.wikipedia.org/wiki/Brobdingnag.

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Foster and Partners con gli ingegneri del Cantor Seinuk Group

Norman Foster propone dei monoliti geometrici di 1.761 piedi, 537 metri, congiunti in tre punti e provvisti di piattaforme panoramiche e di giardini pensili. Le due torri occupano il margine orientale del sito e dominano le vestigia del WTC verso ovest; hanno una facciata in più strati così da consentire una ventilazione naturale per quasi tutto l’anno. Laddove c’erano le due torri, nel progetto di Foster, rimangono spazi vuoti circondati da pareti di pietra e acciaio e tutt’ intorno spazi verdi aperti. Liberty Street diventa un mercato all’aperto. (fig. 17) Richard Meier & Partners Eisenman Architects, Gwathmey Siegel & Associates e Steven Holl Architects con gli ingegneri Craig

Schwitter/ Büro Happold

È uno dei progetti più astratti: due strutture con cinque torri per utilizzi misti in edifici che si innalzano per 1.108 piedi, 338 metri, e sfruttano solo il 25% dell’intero sito. Grazie alle cellule fotovoltaiche inserite nelle pareti di facciata, gli edifici di notte emettono un bagliore. La forma a griglia riprende la scacchiera delle strade. Specchi d’acqua poco profondi e con il fondale in vetro, occupano lo spazio dove sorgevano le torri Gemelle. Le loro ombre sono state evidenziate con la pavimentazione e dei boschetti di alberi. Questi nuovi edifici costeggiano le vestigia del WTC a nord e a est. West Street è stata coperta in modo da estendere delle fasce di spazio

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Ground Zero: progetti e discussioni

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aperto verso l’Hudson. Lo spazio dedicato alla memoria è stato progettato sotto forma di una grande piazza. (fig. 18) Skidmore, Owings & Merrill (SOM) Con SANAA (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa), Iñigo Mangiano-Ovalle, Rita McBride, Field

Operations (Stan Allen e James Corner), Michael Maltzan Architecture, Tom Leader Studio, Neutelings

Riedijk (partecipazione iniziale), Jessica Stockholder e Elyn Zimmerman

Nel progetto di SOM i nuovo edifici non sono posti lungo il lato nord o est delle vestigia, ma sono sparsi lungo le strade principali. Inoltre non sono due edifici, ma nove torri di 938 piedi (286 metri). Ogni torre ha in cima un giardino Il luogo ove sorgevano le torri Gemelle viene ricoperto d’acqua e attraversato da ponticelli. (fig. 19) Peterson/Littenberg Architecture And Urban Design Il progetto prevede due torri con diversi usi alte 1.400 piedi (427 mt.) e cinque altre torri da collocare intorno ad un’area a giardino ribassata dedicata alla memoria: un’isola pedonale dove le vestigia della torre sud è ricoperta da acqua e su quella della torre nord sorge un anfiteatro nel quale ogni posto a sedere ricorda una delle vittime. Sotto si trova un museo. Il nodo d’interscambio dei trasporti è collocato tra le due torri a est. In questo progetto Greenwich Street viene raddrizzata così da creare una via a due corsie, senza invadere le vestigia della torre sud.

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Ground Zero: progetti e discussioni

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Il Primo Round Nella Progettazione28 Luglio 2002 Nel processo di ricostruzione dell’area del WTC, la confusione sulla definizione esatta del termine master planner ha assunto per la prima volta grande rilievo nell’estate del 2002. In maggio la LMDC e la Port Authority nominano master planner del sito Beyer Blinder Belle29 e gli ingegneri Paersons Brinkerhoffe. BBB comincia a lavorare a una mezza dozzina di progetti, collocando gli edifici principali per la maggior parte sul lato nord e est del sito, così da mostrare le alternative delle varie torri per uffici. Gli schizzi delle zone eseguiti da Beyer comprendevano oltre al sito del WTC uno schema sull’utilizzo del territorio, ed erano stati ideati mesi prima che lo studio venisse scelto per progettare il master plan. In agosto BBB dichiara di aver sviluppato circa dodici idee alternative, ma lo studio venne escluso30 dal riprogetto dell’area. Memorial Plaza31_BBB

Concept Plan 1

Questo progetto mostra uno schizzo di un’idea di Beyer per il Battery Park City del febbraio 2002. Inoltre è stato fatto con la partecipazione e l’aiuto di Cooper Robertson & Partners per la Brookfield Financial Properties. Le vestigia delle due torri sono intatte; sul margine orientale viene situato il centro d’intercambio dei trasporti oltre a quattro torri trapezoidali alte dai sessantanove ai settantadue piani. Sul lato occidentale viene posto un edificio culturale dedicato alla memoria. Le corsie veloci di West Street sono interrate così da creare, a livello della strada, uno spazio aperto al pubblico. Greenwich attraversa il sito, mentre Fulton e Cortland Street lo attraversano solo in parte. (fig. 21)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!28 S.,! Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 94 - 103.!29 Beyer Blinder Belle Architects & Planners LLP (BBB) è uno studio di architettura internazionale. Ha sede a New York City e ha un ufficio supplementare a Washington, DC. Il nome della società deriva dai tre soci fondatori: John H. Beyer, Richard Blinder, e John Belle. Il trio ha sviluppato una specializzazione in conservazione storica. 30 Fu escluso perché le loro idee durante le varie presentazioni furono molto contestate. 31 Sia questo progetto, sia i seguenti, hanno un elemento di skyline che spicca, arrivando a circa, 1499 piedi, 457 metri.

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Memorial Square Concept Plan 2

In questo progetto si ipotizza una piazza di 435.952 piedi quadrati, cioè 40.500 mq., con un edificio dedicato alla memoria e alla cultura sul lato ovest del sito. Le vestigia delle torri vengono lasciate libere, e vengono collocati quattro grattacieli sul lato est e nord. I piani delle torri vanno dai cinquantasei agli ottanta. Liberty Street diventa un corridoio verde che da Broadway Street si estende fino al porto, West Street viene messa sotto una galleria e Greenwich attraversa il sito. (fig. 22) Memorial Triangle Concept Plan 3

BBB crea uno spazio triangolare di 215.285 piedi quadrati, 20.000 mq. Le vestigia della torre nord sono ricoperte da un padiglione e un ponte sopraelevato, passando sopra West Street, collega il sito al Winter Garden del World Financial Center. West Street rimane allo stesso livello e la Greenwich attraversa il sito. I grattacieli in questo progetto sono sei: quattro da cinquantanove piani, una da sessant’uno e una da ottantacinque. (fig. 23)

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Memorial Garden Concept Plan 4

Cinque torri poste alle estremità nord e est del sito. Una torre ha ottanta piani, due ne hanno sessantasei e due cinquantanove. Le vestigia della torre sud sono occupate da un museo, mentre attraverso la torre nord si estende una galleria che collega il centro d’interscambio con il Winter Garden del World Financial Center sull’altro lato di West Street. (fig. 24) Memorial Park_ Peterson/ Littenberg Architecture and Urban Design Concept Plan 5

Hanno sviluppato questo progetto come consulenti della LMDC. In parte viene ripristinata la scacchiera di strade dell’area di Downtown, e il sito del WTC è dedicato alla cultura e alla memoria. Le vestigia non vengono risaltate. Intorno al parco sono sistemate cinque grattacieli (tre di quarantacinque piani e due di settantacinque). West Street in parte viene coperta, mentre Fulton e Cortland proseguono verso il World Financial Center. (fig. 25)

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Memorial Promenade Concept Plan 6

L’elemento caratterizzante del progetto è una lunga promenade, creata interrando in una galleria West Street da Vesey Street a Battery Park, si estende da Liberty Street fino a Battery Park lungo West Street. Dalla passeggiata si può accedere alle zone dedicate alla memoria e alla cultura, nella parte occidentale del sito. Le vestigia rimangono come spazi dedicati al parco. Lo sviluppo commerciale si estende verso nord e verso est con sei torri, due di sessantatre piani e quattro di trentadue con due elementi che arrivano a 1.499 piedi. (fig. 26) Cooper Robertson & Partners per Brookfield Financial Properties

La Brookfiel Financial Properties è proprietaria del World Financial Center, e decidere di incaricare Cooper Robertson per il progetto del master plan. Il progetto ripristina Greenwich e Fulton Street, che attraversavano il sito già prima della costruzione del WTC, e interra West Street in una galleria. Anche in questo progetto le vestigia delle torri sono lasciate libere e lo sviluppo dei nuovi edifici avviene lungo il lato nord e est del sito. Il progetto prevede anche un treno diretto per il JFK Airport e un collegamento ferroviario per i pendolari della LIRR32. David Childs/Som per Silverstein Properties

La torre più alta del progetto di Childs è a pianta triangolare e la proposta è quella di posizionarla sopra il centro d’interscambio, a Greenwich Street. È una torre rastremata, che si assottiglia man mano che s’innalza in un cerchio dentro una struttura in acciaio a traliccio. È molto simile alla Freedom Tower senza guglia, studiata precedentemente.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!32 Long Island Rail Road.

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Le proposte indipendenti, cioè i progettisti e i designer che non seguirono i dettami della Lower Manhattan Development Corporation1

Sono proposte autonome e opere in concorso non premiate che sono state presentate da innumerevoli architetti e designer dall’autunno del 2001 alla primavera del 2004. In alcuni casi si sono attenuti ai parametri decisi e fissati dalla LMDC per il concorso dell’ Innovative Design Study per il master plan o per il memorial; in altri, invece, hanno scelto di criticare questi vincoli o di presentare le proposte in maniera autonoma. Tra i vari progetti spicca il caso di Fred Bernstein, di Michael Sorkin e di Richard Dattner. Il primo perché inizialmente il suo progetto era stato inserito tra i finalisti al nono posto ma alla fine i giudici l’hanno dovuto squalificare per un dettaglio tecnico. Prima del concorso aveva ideato un progetto per il memorial – Twin Piers – pubblicandolo sul suo sito internet. Poiché non era incline alle linee guida, ne ideò un altro. Un suo amico, però, presentò il vecchio progetto a nome proprio (con il consenso di Bernstein). Poiché ai partecipanti era consentito presentare un solo progetto, Bernstein fu escluso perché i giudici vennero a sapere che in realtà due suoi progetti erano in gara. Il secondo, critico e architetto, presentò proposte sia per il memorial che per il sito, pubblicandole anche in un libro: Starting from Zero: Reconstructing Downtown New York (2003). L’ultimo, Dattner, è un architetto newyorkese che già il 17 settembre 2001 aveva progettato due torri ritorte. Il progetto fu mandato a Silverstein che lo diede al suo architetto Childs di SOM. Non si può parlare di plagio o di diritti di proprietà perché l’affinità tra queste torri e la Freedom Tower non è tale; tuttavia dimostra come una buona idea possa avere differenti manifestazioni.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 S.,! Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 186 - 221.!

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Ellsworth Kelly, Chatham, New York

Memorial Anziché riempire il sito, creando distrazione con altri edifici e con le discussioni alla base delle scelte, l’artista suggerisce come la risposta più appropriata sia il nulla, il silenzio. La sua proposta fu pubblicata sul “ New York Times” del 31 agosto 2003 e ora fa parte della collezione permanente del Whitney Museum of American Art. (fig. 1) Tadao Ando, Tokyo

Sito/Memorial WTC La proposta di Tadao Ando, definita elegante e austera, prevedeva la costruzione di una tomba circolare a coprire gran parte del sito, che verrebbe dedicato al ricordo e alla riflessione. La cupola ha delle dimensioni particolari: un raggio pari al trenta millesimo del raggio della terra e un’altezza di circa 98,42 piedi, cioè 30 metri. (fig. 2)

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Michael Sorkin Studio, New York City

WTC Site Progetto per Lower Manhattan: è un progetto, sviluppato nel novembre 2001, che propone una serie di interventi su vasta scala, ritenendo prematuro occuparsi delle specifiche necessità del sito, come ad esempio l’interramento di diverse arterie del traffico in modo da ricavare spazi verdi, creazione di un campus urbano per differenti istituti scolastici e un grande nodo di interscambio dei trasporti. Cupola della Pace Universale: definita così perché al suo interno dovrebbe ospitare torri a mezzaluna per le istituzioni culturali e organizzazioni non governative che operano per la pace globale. L’idea della cupola viene scelta come valida alternativa ai nuovi grattacieli. Oltre alle organizzazioni non governative, all’interno sono presenti giardini e un grande nodo d’interscambio dei trasporti. The Lotus: viene rimossa la cupola e i palazzi al suo interno diventano torri sinuose simili ai viticci integrati da uno spazio sotterraneo dedicato alle istituzioni culturali. Un atrio per i trasporti collega le linee di transito che si incontrano al sito con quelle situate a est. Un grande spazio culturale occupa l’isolato ricostruito a Dey Street. (fig. 3) Michael Sorkin Studio, New York City

WTC Site The Lotus (progetto riveduto): differenti prospettive computerizzate presentano un rilevante sviluppo rispetto ai disegni originali. Questi disegni, a differenza dei precedenti schizzati a mano, presentano l’impegno nell’esplorare la possibilità di realizzare strutture e rifiniture formali. (fig. 4)

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Michael Sorkin Studio, New York City

WTC Site Ritorno a Zero: è un progetto dell’aprile 2003, che colloca tutte le funzioni commerciali, residenziali e culturali ai margini del sito, così da destinare lo spazio ad essere solo un parco pubblico. In questo immenso spazio verde che viene a crearsi, due specchi d’acqua occupano il posto delle torri distrutte, mentre i fondali in vetro servono da soffitto per una sala e una cappella commemorativa sotterranee. Nel porto, come due fari, vengono poste una riproduzione in scala 1:10 delle due torri. Bernard Tschumi, New York City

WTC Site Tschumi mette in dubbio il contesto di Ground Zero, lavorando a un “contro-progetto” rispetto a quelli realizzati nell’estate del 2002 dalla LMDC. «Non è l’architetto a decidere il contesto, è la società […] l’architetto può suggerire un contesto e offrirlo come scelta della società»2. I risultati di questi sforzi appaiono in Tri-Towers of Babel: Questioning Ground Zero3. Queste “Tri-Torri” sono un complesso collegato in due punti al centro e separato agli estremi. Con questa forma il progetto può comprendere piastre di fondazione piccole (da 30.139 piedi quadrati cioè 2.800 metri quadrati, a 34.445 piedi quadrati cioè 3.200 metri quadrati) e grandi (da 89.340 piedi quadrati, cioè 8.300 metri quadrati a 20.021 piedi quadrati cioè 18.600 metri quadrati) per la flessibilità dei programmi. Il progetto può adattarsi a qualunque situazione, ma se il sito di riferimento è quello del WTC, allora una torre potrebbe essere destinata a memorial e museo, un’altra ad albergo e complesso residenziale e la terza potrebbe essere destinata a uffici. Tri-Torri perché la pianta è triangolare e al suo interno viene posto il nodo d’interscambio, mentre tutto il resto viene lasciato a spazio aperto. (fig. 5)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 Bernard Tschumi. 3 Columbia Books of Architecture, Columbia University.!

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Richard Dattner, New York City

WTC Site Nel suo progetto per il WTC proposto nel settembre 2001, sembra che l’architetto abbia ruotato le vecchie torri. Le sue due torri sono collegate in tre punti differenti da ponti a diverse altezze. Le impronte delle torri originali sono conservate come memorial, circondate da cortili verdi e fontane. Le torri dovrebbero essere costruite con materiali ecologici e quindi sostenibili. (fig. 6) Macrae-Gibson Architects, New York City

WTC Site Quando fu indetto il concorso Innovative Design Study, Macrae-Gibson svilupparono un progetto indipendente. C’era una piazza centrale circondata da due anelli concentrici di nuove strutture. L’anello interno è formato da edifici bassi destinati a usi culturali, quello esterno da torri per uffici e strutture per i trasporti. La piazza è ombreggiata da alberi, messi a dimora seguendo una mappa dei luoghi dove sono stati trovati i resti delle vittime. Le vestigia delle torri emettono ciascuna un raggio luminoso, mentre il terreno le ricopre dolcemente. La zona della torre sud viene lasciata intatta con solo un oggetto commemorativo al centro, mentre nel centro della torre nord viene sistemata una sala circolare alla memoria, che si innalza per 78 piedi, 24 metri. (fig. 7)

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Pierre-Louis Carlier, Parigi WTC Site Mantiene i volumi delle torri Gemelle come spazio negativo e li avvolge con nuove torri a forma di “V”. le vestigia delle torri sono occupate da specchi d’acqua. Una cappella interconfessionale a forma di cubo di 98 piedi, 30 metri di lato sta alla base della nuova torre sud, e un nodo d’interscambio è collocato sotto la piazza in pietra. Le strutture commerciali e residenziali riempiono il resto del sito, riqualificando gli isolati fra Vesey e Liberty Street. Il progetto è stato ideato nell’autunno del 2002. (fig. 8) Randall Dolph, San Diego, California

WTC Site Il progetto prevede una struttura a traliccio, che mantiene i profili vuoti delle torri crollate e accoglie nuove torri a “L”. alla base vengono posti due lucernari traslucidi che coprono il memorial con mille colonne isolate che circondano i punti dove sorgevano le torri Gemelle. I padiglioni destinati alla cultura, i giardini e le fontane sono posti in una piazza a vari livelli, che sempre da differenti livelli dà accesso ai nuovi edifici. (fig. 9)

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Kaplan Mclaughlin Diaz, San Francisco WTC Site Kaplan McLaughlin Diaz, successivamente all’attacco dell’11 settembre 2001, cominciarono a sviluppare un’idea di progetto che comprendesse componenti di progettazione e di programmazione. Lo studio immaginava un World Learning Center, dove fosse possibile tenere lezioni e realizzare ricerche relative a problemi globali. Sono cinque torri che vanno dai quaranta ai cinquanta piani, sul lato est di Greenwich Street, che lasciano in uno spazio aperto le impronte delle torri crollate. Le attività più dinamiche del centro vengono sistemate alla base degli edifici, distribuite su sette/otto piani. Le torri sono destinate a un insieme di funzioni residenziali, uffici e strutture di ricerca. (fig. 10) Fred Bernstein, New York City

Memorial Due moli delle dimensioni delle torri crollate si protendono nel porto di New York da Battery Park. Un molo è orientato verso la Statua della Libertà, l’altro verso Ellis Island. Queste piattaforme sono formate da 110 listelli orizzontali ogni 11 piedi, 3,60 metri, su cui sono incisi i nomi delle vittime. (fig. 11)

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Mario Gentile, New York City

Memorial Il punto in cui sorgevano le torri è segnato da due massicci blocchi di onice. Quello che prende il posto della torre sud porta inciso un breve ricordo dell’attacco del 26 febbraio 1993, mentre l’altro è sostenuto da una serie di targhe in alluminio con inciso sopra il nome di ogni vittima. La cappella e il giardino alla memoria si trovano alla fine di un cammino processionale che termina in una piazza nel fiume Hudson. (fig. 12) Kruunenberg Van Der Erve, Amsterdam Memorial Al posto delle torri crollate, vengono posti due pozzi collegati, alla base, da un corridoio. Dal fondo dei pozzi si può vedere il cielo. Sempre alla base, si trova uno spazio per la contemplazione ed è raggiungibile o con degli ascensori o con una scala a livello della strada. Markus Dochantschi, New York City

Memorial Sono due memorial che occupano le impronte delle torri. Quello nord comprende uno spazio silenzioso e tranquillo, parzialmente interrato e con la luce che entra da fori praticati nel tetto, che formano i nomi delle vittime. Quello sud è più articolato: è realizzato con 388 componenti che rappresentano le 388 nazioni4 della terra: la rimozione di una qualsiasi componente provocherebbe il crollo del memorial. L’interno è occupato da una vasca d’acqua destinata alla contemplazione.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!4 204 sono gli Stati della Terra.

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Rossana Capurso, Sudhir Bhatia, Lory Laera, New York City

Memorial Nel progetto spicca un uso originale dell’acqua. Al centro dello spazio verde si trova uno specchio d’acqua sopraelevato il cui fondale è formato da lastre di vetro che fanno filtrare la luce in un memorial sotterraneo, dedicato alle vittime non identificate. Le lastre che fanno da fondale hanno inciso sopra i nomi delle vittime identificate, così da creare giochi di luce ed ombra nello spazio sottostante. Le impronte delle torri crollate sono coperte da ardesia e fungono da altari informali dove la gente può raccogliersi nel ricordo. Ognuna di queste impronte è evidenziata da fenditure che fanno fuoriuscire vapore di giorno e luce di notte. Arthur Carter5/ Centerbrook, New York City

Memorial La proposta è di collocare nello spazio tra le due torri crollate una scultura in acciaio con il basamento in granito. Sul basamento è posta una tomba in acciaio in ricordo delle vittime ignote. I nomi delle vittime riconosciute sono incisi sulle pareti metalliche che circondano il sito ribassato. Nei luoghi in cui sorgevano le torri, invece, vengono poste delle panche in pietra in modo irregolare. (fig. 13)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!5 Editore del “New York Observe”.

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Youngsun Ko, Adam Sokol, New York City e New Haven, Connecticut

Memorial I pini bianchi che dovrebbero essere messi a dimora, incarnano simbolicamente lo spirito della crescita e della fermezza. Nel mezzo di questa foresta urbana, si trova una serie di pilastri in vetro, ciascuno con inciso su il nome di una vittima, che si irradiano dal luogo in cui sorgevano le torri. (fig. 14) Michael Sorkin Studio, New York City

Memorial Progetto del 2002 in cui vengono collocate sulle impronte delle torri crollate due scale monumentali che scendono di 72 piedi, 22 metri fino ad arrivare ad un substrato roccioso. I punti dove sorgevano le torri sono aperti e vengono collegati sottoterra da una sala commemorativa, dove sono stati inscritti i nomi delle vittime. Nomade Architecture, Montreal, Quebec

Michael Lauzon, Martin Leblanc, Jean Pelland Memorial Rispetta i parametri imposti dalla LMDC, aggiungendo una salita e una discesa dantesca. Il sito viene immaginato come un piano inclinato e le impronte delle torri Gemelle vengono trattate in modo differente. Quella della torre nord viene ribassata fino al punto più profondo del sito e contiene un ambiente in cui il pavimento porta incisi i nomi delle vittime, illuminando così uno spazio sottostante. L’impronta della torre sud è occupata da una forma cubica posta in una vasca e funge da tomba per le vittime non identificate.

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Miró Rivera Architects, Austin, Texas

Memorial Il progetto consiste in un arco formato da 3.016 colonne di bronzo, che stanno a rappresentare il numero di vittime dei due attacchi terroristici che hanno colpito il WTC nel 1993 e nel 2001. L’altezza delle colonne è proporzionale all’età della vittima, il cui nome viene riportato sopra. Sul lato nord, un edificio funge da tomba per le vittime senza nome e da luogo per la contemplazione. Sul lato sud, viene costruito un “muro del pianto”, alto 39 piedi, 12 metri e largo 141 piedi, 43 metri. Le impronte delle due torri vengono sottolineate da fossati larghi 9 piedi, 3 metri, con ponti che danno accesso a un prato e a spazi aperti. (fig. 15) Miró Rivera Architects, Austin, Texas

Memorial Progetto modificato: l’intero sito è occupato da uno specchio d’acqua che contiene una struttura concava centrale. Nella struttura si trova lo spazio per seppellire sia le vittime, sia chi volesse usarlo come cimitero. Un’asta sale da qui fino all’altezza6 delle torri crollate, con una fiamma perenne che brucia alla sommità. (fig. 16)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!6 Le torri gemelle avevano un’altezza massima totale di 2730 piedi, cioè 832.10 metri.

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Macrae-Gibson Architects, New York City

Memorial Il lato nord del sito è dominato da un piano in pendenza. Una monumentale rovina d’acciaio del WTC è crollata sulla discesa, che serve come parco e come rampa per andare dal livello della strada fino a uno specchio d’acqua creato nelle rovine della torre sud. Sul fondo della vasca sono poste le immagini delle vittime. I nomi sono collocati in una sala sotto il pendio obliquo, incisi in una console interattiva di bronzo. (fig. 17) Patricia Nieto, Minneapolis, Minnesota

Memorial International Global Memorial7 è una serie di monumenti da collocare sui marciapiedi delle città di tutto il mondo. Sono piccoli interventi che consistono in una pesante parete permanente, realizzata con materiali locali, che presenta delle aperture dove i visitatori possono lasciare fiori o biglietti o cose del genere in ricordo di chi ha perso la vita. Su una parete quasi trasparente sono proiettate le immagini degli altri memorial sparsi nel mondo. Ognuno di questi memorial viene posto a un livello inferiore della strada, così da attirare maggiormente l’attenzione.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!7 Tesi per un master, redatta tra l’autunno del 2001 e la primavera del 2002.

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Nicholas De Monchaux, Kathryn Moll De Monchaux, Omar Rabie, New York City

Memorial Grazie a duecento barche, che riprendono il modello delle barche a remi del XIX secolo, il progetto suggerisce una conciliazione tra il passato e il presente di New York, così da cercare di rimarginare le ferite. Le barche sono poste in un prato che ricorda le onde dell’oceano e guardano verso Verazzano Narrows, a sottintendere il movimento verso un mondo più vasto. Su ogni barca sono incisi i nomi di circa dodici vittime. Le luci in testa d’albero, di notte, trasformano il sito in un mare di luce. (fig. 18) Antonio Gaudí riproposto da Paul Laffoley, Barcellona, Boston, Massachusetts

WTC Site L’architetto bostoniano riprende un progetto per un albergo a torre, di Gaudí del 1908. Inizialmente doveva essere posto a Lower Manhattan con una torre di 1.046 piedi, 319 metri. Internamente una caverna di circa 413 piedi, 126 metri funge da spazio per la memoria delle vittime degli attacchi terroristici.

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! IX

CONCLUSIONE Analizzando tutti i progetti che sono stati presentati per la ricostruzione di Ground Zero, e leggendo vari articoli su “Casabella”, sul “City Journal”, su “Domus”, sul “New York Magazine”, sul “New York Post”, sul “New York Times”, sul “San Francisco Chronicle”, sul “Wall Street Journal” o su “Dezeen”, ho capito che l’opinione pubblica può fare da sola una città. I progetti che sono stati presentati dai primi mesi del 2002 al 2004, sono stati approvati o no dalla LMDC, dalla Port Authority, dal governatore Pataki, dal sindaco Bloomberg e da Silverstein, ma soprattutto sono stati valutati positivamente o negativamente dall’opinione pubblica. I progetti vincitori, come si è potuto vedere, sono stati cambiati molte volte prima di essere definiti completi e pronti per essere costruiti, questo perché i newyorkesi hanno sempre espresso liberamente le loro perplessità e le loro possibili soluzioni. Dopo l’11 settembre la città era divisa tra chi voleva la ricostruzione immediata delle torri Gemelle; chi, invece, voleva la ricostruzione sì ma di grattacieli ancora più alti; chi voleva degli edifici bassi perché l’altezza faceva paura e chi, infine, non voleva proprio che si costruissero grattacieli, ma semmai un memoriale per le vittime. I newyorkesi affrontarono la ricostruzione e le proposte ponendo come primo punto fondamentale l’eterno ricordo dei loro parenti o amici che avevano perso la vita quel giorno. I politici e i proprietari del sito, invece, vedevano nella ricostruzione sì la rinascita di Lower Manhattan, ma dal punto di vista finanziario. Infatti l’obiettivo fondamentale era quello di ricostruire spazi per gli uffici andati perduti, e soprattutto trovare un modo per far tornare gli acquirenti e le aziende. Due punti di vista completamente differenti, ma che dovevano trovare un punto in comune. Dalle controversie sono venuti fuori il progetto a più mani della Freedom Tower e il progetto per il memoriale. Come disse Philip Nobel alla fine del suo libro, visti così la nuova Torre sarà solo una tra i mille nuovi grattacieli che verranno costruiti, e a meno che non si sappia la storia o non la si legga su un cartellone posto all’ingresso della Freedom Tower, in pochi sapranno il perché è stata fatta e cosa rappresenta. Ha delle parole dure anche per il memoriale, dicendo che attirano di più i vuoti enormi lasciati dalle torri Gemelle, piuttosto che i nomi delle duemila vittime di quel duplice attentato. Sentendo il parere d’illustri personaggi che sono andati recentemente a New York e hanno visitato il nuovo World Trade Center, come ad esempio il direttore di “Domus” Nicola Di

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! X

Battista, appare chiaro che Nobel aveva ragione: il luogo è stato trasformato in una fiera delle vanità, dove ciò che conta di più sono i dépliants che vengono venduti a prezzi differenti a seconda di dove si vada a comprarli; le foto ai piedi della torre o con dietro il memoriale, fatte magari senza sapere nulla di quel sito. Parlando poi con persone non del ramo architettonico e più giovani di Di Battista, amici miei, l’impressione avuta arrivando in quel sito cambia completamente.

Quando sono andato era una fredda mattina di gennaio, con il sole però. Il rumore della città resta

fuori dal quel luogo che era ancora in costruzione e quindi non del tutto ultimato. Per me è stato

molto molto bello e commovente. Le “fontane” al posto delle Torri sono immense e ti fanno capire

la voragine che ha creato quel fatto (non solo fisica ma anche emotiva). È una bella esperienza e

come tutti i luoghi della memoria ti fanno ragionare molto su quello che è successo.

Architettonicamente parlando, amo i nuovi grattacieli e pure il memorial con le due cascate è

azzeccato. Minimal, omaggia le vittime (ci sono i nomi scritti) e pure le ex Torri. Credo diventerà un

luogo importante per NY. Il museo di fianco riportava video/libri ecc. ci ho fatto un giro,

ovviamente molto bello anche quello perchè vedi foto e video che per Ground Zero non ci sono.

- Alberto Mora, studente di Design del Prodotto presso il Politecnico di Milano

È andato a New York tra dicembre 2012 e gennaio 2013

Ho avuto come la sensazione di cadere nel vuoto, le fontane sono illuminate e al centro invece c'è

un buco nero che mi ha fatto sentire instabile, da capogiro. Davanti a dove abbiamo scattato le foto

del memoriale, c’era un signore che raccontava la tragedia, ripetendosi in continuazione, e cercando

di trasferire le sensazioni provate da lui quando è successo il dramma, anche se penso sia impossibile

mettersi nei panni di una persona che ha perso i suoi cari l’11 settembre, perché è una tragedia

talmente grande, che se non la si vive in prima persona non si può capire.

- Irene Guadagnino, laureata alla IULM di Milano

È andata a New York nell’inverno 2013-2014

Io sono stata a New York nel dicembre del 2004. Quando sono andata a visitare Ground Zero, il sito era tutto transennato e l’unica cosa che si riusciva a vedere erano i macchinari sopra a una porzione enorme di terreno. In quel tempo ero ancora piccola per capire il vero significato che quel luogo rappresentava, anche se ricordo perfettamente quel primo pomeriggio in cui accendendo la televisione, per guardare i cartoni animati, tutti i canali trasmettevano le immagini degli attacchi aerei: mi sembrava un film.

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! XI

Leggendo la bibliografia di riferimento su Ground Zero, devo dire, che trasmette angoscia, paura, ammirazione per tutti i vigili del fuoco e poliziotti che hanno perso la vita nel tentativo di salvarne altre e odio. Quest’ultimo penso sia un sentimento spontaneo, anche se a me fortunatamente non mi tocca da vicino. Non so cosa mi trasmetterà il nuovo WTC quando ci tornerò, conscia dei progetti e delle controversie che stanno alla base, però penso che molto dipenda dallo stato d’animo in cui si vada. Non si può andare senza sapere cosa si va a vedere, perché altrimenti non lo si capisce veramente, ma allo stesso tempo non ci si può fare influenzare dalle opinioni di altri, perché sennò non si può dare un giudizio obiettivo. Concludendo, il lavoro di ricerca svolto fin qui è stato davvero emozionante oltre che molto interessante sia dal punto di vista architettonico che umano.

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Appendice

i

TIMELINE

Luglio 24, 20011

Larry Silverstein completò la più grande transazione nella storia di New York acquistando il World Trade Center per $3.2 miliardi, solamente per vederlo distrutto da un attacco terroristico sei settimane dopo, il 9/11. Precedentemente, il sito del World Trade Center era sotto il controllo della Port Authority of New York & New Jersey. !

Settembre 11, 2001

Il World Trade Center fu distrutto da un duplice attacco aereo terroristico l’11 Settembre. Due aerei di linea si sono schiantati contro le Twin Towers, causando il loro collasso e la distruzione di altri quattro edifici del WTC. L’attaccò uccise 2,750 persone del Trade Center, la cui maggioranza erano vigili del fuoco o poliziotti giunti in soccorso. Il collasso dell’edificio 7 WTC, che era appena stato evacuato, avvenne alle 17 e 20 di quello stesso giorno a causa di un incendio dilagato all’interno dell’edificio. Poco dopo l’attacco, Larry Silverstein annunciò il suo intento di ricostruire.

2001

La Lower Manhattan Development Corporation fu creata all’indomani dell’11 Settembre sia dal Governatore George Pataki che dal Sindaco Rudy Giuliani per pianificare la ricostruzione di Lower Manhattan e gestire circa $10 miliardi dei fondi federali destinati alla ricostruzione e alla rivitalizzazione di downtown Manhattan. La LMDC sponsorizzò una gara d’appalto

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1NY Times Magazine, Wall Street Journal, New York Post, PBS, Port Authority of New York and New Jersey, Infoplease, Wikipedia. http://www.wtc.com/about/wtchistory-wtc-timeline, trad. ita. A. Reinach.

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Appendice

ii

internazionale per il World Trade Center Memorial. La LMDC lavorò insieme ai settori pubblici e privati per coordinare un progetto a lungo termine per il sito del World Trade Center e per le comunità limitrofe. !

Maggio 22, 2002

La LMDC scelse Beyer Blinder Belle e Parsons Brinkerhoff per sviluppare un master plan per la ricostruzione e la pianificazione dei trasporti del sito del WTC. Beyer Blinder Belle è meglio conosciuto per il suo restauro alla Grand Central Terminal mentre Parsons Brinkerhoff ha una delle più antiche imprese d’ingegneria private degli Stati Uniti che si occupa di energia, ambiente e servizi d’ingegneria.

Maggio 2002

La Federal Emergency Management rilasciò un rapporto sul crollo del 7 WTC il 9/11 basato su un’ investigazione preliminare condotta con la Structural Institute of the American Society of Civil Engineers confermando che il crollo fu causato da incendi su diversi piani accesi dai detriti dalle altre torri. Questi incendi avevano continuato a dilagarsi a causa della mancanza di acqua negli irrigatori o negli antincendio.

Maggio 30, 2002

L’operazione di recupero del WTC termina con una cerimonia di chiusura, che segna il completamento della rimozione di oltre 1 milione di tonnellate di cemento e acciaio.

Luglio 2002

Il primo round della competizione per il concorso per i progetti di ricostruzione del sito del World Trade Center ebbe luogo, conosciuto col nome di “Preliminary Design Contest”. Tuttavia i progetti presentati sono stati criticati come troppo noiosi e che pongono troppa enfasi sullo spazio ufficio. Questa fase del concorso ha scatenato il dibattito sul futuro del sito del World Trade Center.

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Appendice

iii

Agosto 2002

Il Governatore di New York George Pataki e il Governatore del New Jersey James McGreevey definirono un luogo recintato per osservare il World Trade Center con i nomi degli eroi e altri pannelli informativi per i visitatori. Inoltre la prima colonna d’acciaio fu eretta al sito del WTC per la stazione temporanea della PATH.

Novembre 20, 2002

I piani per il primo grande progetto di ricostruzione sono stati annunciati da Larry Silverstein per il 7 World Trade Center, un grattacielo di acciaio e vetro di 52 piani. Tra le sue numerose migliorie, l’edificio 7 WTC aveva un nucleo in cemento armato e una sovrastruttura in acciaio. I sistemi di sicurezza hanno superato i vigenti codici di costruzione di New York e sono diventati il modello da seguire per i futuri grattacieli. La costruzione del 7 World Trade Center inizia poco dopo nel 2002.

Dicembre 2002

Il secondo round della competizione per il concorso di progettazione, conosciuto come “Innovative Design Contest”, includeva lo schema di Daniel Libeskind come inizio. C’erano 2000 voci in totale. I sette semifinalisti di questo turno della competizione hanno presentato i loro progetti presso il Winter Garden del World Financial Center.

Febbraio 2003

La Lower Manhattan Development Corporation e la Port Authority di New York e New Jersey hanno scelto il progetto di Daniel Libeskind di Berlino, Germania, per sostituire il sito di 16 acri World Trade Center. Il progetto di Libeskind è stato giudicato sulla base di 12 punti di criteri, tra cui il prezzo, la risposta del pubblico, la visione, la connettività, lo spazio pubblico, e come le vittime degli attacchi dell'11 settembre sarebbero ricordate. L’edificio 1 World Trade Center è già il più famoso elemento del WTC Master Plan dell'architetto Daniel Libeskind. Il piano di Libeskind ha proposto una spirale discendente di torri iniziando nell'angolo nord-ovest del sito e terminando presso il National 9/11 Memorial and Museum, dove saranno segnate le

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impronte delle Twin Towers.

Aprile 1, 2003

La Lower Manhattan Development Corporation ha annunciato l'avvio di un concorso internazionale di progettazione per il sito del WTC Memorial per commemorare le persone perse l'11 settembre e in seguito all’attacco del 19932 del World Trade Center.

Luglio 2003

L'architetto David Childs di Skidmore, Ownings & Merrill fu scelto per progettare l’1 World Trade Center, progettato per essere il più alto delle cinque nuove torri di uffici WTC. Il signor Childs laureato all’Università di Yale e alla Yale School of Art and Architecture. Si è unito l'ufficio di Washington, DC di Skidmore, Owings & Merrill nel 1971 dopo essere stato il design director della Pennsylvania Avenue Commission. David Childs fu poi trasferito all'ufficio di SOM di New York, dove ha lavorato sul New York Mercantile Exchange, l'edificio arrivi al JFK, e al Worldwide Plaza, tra gli altri. Le differenze di opinione tra Libeskind e Childs sono nate velocemente per quanto riguarda le loro visioni per il risultato finale del sito.

Luglio 2003

L’architetto spagnolo Santiago Calatrava fu scelto dalla Port Authority di New York e New Jersey per la progettazione del World Trade Center Transportation Hub. Calatrava è meglio conosciuto per i suoi disegni di edifici pubblici e ponti. Alcuni dei suoi lavori più recenti includono il Sundial a Turtle Bay a Redding, California, il James Joyce a Dublino, e il complesso sportivo olimpico di Atene.

Novembre 23, 2003

Fu temporaneamente aperta una stazione della PATH. La stazione caratterizzata da una tettoia d’ingresso lungo Church Street e un mosaico murale di 118 per 12 piedi circa 36 per 4 metri, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 «[…] dopo il precedente attacco terroristico al World Trade Center, quello del furgone fatto esplodere in uno dei garage il 26 febbraio 1993. […]» W. Langewiesche, American Ground, trad. it. American Ground, a cura di Serrai, Adelphi Edizioni S.P.A, Milano, 2003, p. 18.

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v

“Iridescent Lampo”, di Giulio Candussio. La stazione è stata inoltre decorata con pareti opache, pannelli incisi con citazioni che attestano la resistenza della città di New York. I pannelli schermano parzialmente la vista del sito del WTC. Poiché è stata riaperta dopo l'11/9, la stazione ha recuperato il suo status come la stazione più frequentata nel sistema PATH.

Dicembre 19, 2003

I progetti per l’edificio 1 World Trade Center sono stati presentati al pubblico. Il grattacielo luccicante di vetro, acciaio e cavo si attesterebbe a 1.7763 piedi circa 541 metri, invocando il simbolismo dell'edificio. L'edificio è stato progettato per sedersi all'angolo nord-ovest del sito. Il progetto ha inoltre chiesto 70 piani commerciali con 2,6 milioni di piedi quadrati, circa 241.548 mq., di uffici, più un hub della metropolitana regionale dei trasporti, garages e diversi centri commerciali. Un ponte di osservazione pubblica e la ricostruzione della Finestra sul Mondo (Windows on the World), il ristorante che, una volta era in cima alla torre nord. Gli edifici precedenti del World Trade Center avevano ognuno 110 piani, ma il 1 World Trace Center sarà più elevato a causa di una grande struttura di vetro e con una guglia di 276 piedi circa 84 metri, che termina l'edificio.

Gennaio 2004

Michael Arad e Peter Walker sono stati selezionati come i progettisti del Memorial “Reflecting Absence”, onorando le persone perse negli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 e del 26 febbraio 1993. 5201 proposte sono pervenute e il World Trade Center Memorial Competition, lanciato dalla LMDC, è diventato il più grande concorso di progettazione nella storia.

Gennaio 21, 2004

Santiago Calatrava ha presentato il progetto per il WTC Transportation Hub presso il Winter Garden. Il progetto evoca l'immagine di un uccello in volo. L'edificio sarà costruito in acciaio, vetro e luce. Per portare un senso ancora maggiore di aria aperta e di luce naturale nell’atrio della stazione, nel soppalco, e nei vari livelli della piattaforma, Calatrava ha progettato il soffitto

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!3 Il 1776 è l’anno della dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Cosa diventerà Ground Zero, in “Il Post”, 9 maggio 2001.

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dell’Hub in modo che si potesse ritrarre, un innovativo concetto utilizzato soprattutto in palazzetti dello sport. Ogni livello all'interno della stazione è stato progettato con l’intento di creare uno spazio aperto e luminoso senza colonne. Attraverso questo Transportation Hub, i pedoni avranno accesso ai terminal dei traghetti del fiume Hudson, dei treni della PATH, delle 13 linee della metropolitana, e forse un collegamento ferroviario diretto con l'aeroporto internazionale JFK. L’Hub sarà posizionato all'angolo nord-est del sito WTC tra Church e Vessey Streets e si prevede di formare un collegamento sotterraneo tra il World Financial Center e Fulton Street Transit Center del Metropolitan Transportation Authority.

Luglio 4, 2004

«[…]to honor and remember those who lost their lives on September 11, 2001 and as a tribute to the enduring spirit of freedom[…]»4, il Sindaco Bloomberg pose la prima pietra della Freedom Tower, un pezzo da 20 tonnellate di granito inciso con quelle parole. La cerimonia comprese anche delle osservazioni dal Governatore McGreevey, delle performance musicali del Coro Giovani di New York, di una cantante del Metropolitan Opera, Morris Robinson, e una lettura della Dichiarazione di Indipendenza fatta dal dodicenne figlio di un ufficiale di polizia della Port Authority ucciso 11/9.

Dicembre 2004

Il progetto definitivo del WTC Memorial e il museo furono inaugurati da Arad e Walker. Il progetto prevedeva due grandi vuoti-cascata che riflettono piscine di 30 piedi circa 9,14 metri, all’interno delle orme delle Torri Gemelle. Il progetto permette ai visitatori di seguire rampe inclinate lungo il lato di ogni impronta fino a una stanza sotterranea che permette le viste. I nomi di tutte le vittime, compresi i soccorritori e coloro che morirono nell’attacco del 1993 al Trade Center sono incisi su un muro tra la stanza e la piscina. La dettagliata architettura del paesaggio della piazza prevede 400 querce5 a creare un baldacchino ombroso sopra la piazza nei mesi più caldi. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!4 «[…]per onorare e ricordare coloro che hanno perso la vita durante l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001, e come tributo al duraturo spirito di libertà […]», trad. ita., A. Reinach, http://www.easynewyorkcity.com/articles/freedomtower04.html. 5 Sono state messe a dimora più di 400 swamp white oak tree (Quercus bicolor), una quercia tipica delle foreste nord-americane che simboleggia la vita e la rinascita. Queste querce sono state scelte sia per la loro longevità che per la tipica e spettacolare colorazione delle foglie. La maggior parte di questi alberi è stata prelevata entro un raggio di 500 miglia dal luogo dove sorgeva il World Trade Center mentre altri provengono dalla Pennsylvania e dal Distretto di Columbia (D.C.) che furono ugualmente coinvolti nella tragedia dell’11 settembre, www.911memorial.org.

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Giugno 29, 2005

L’edificio 1 World Trade Center è stato riprogettato per motivi di sicurezza da parte del NYPD. I 1776 piedi dell'altezza e la guglia da 276 piedi sono rimaste le stesse. Per rispettare le norme di sicurezza, l’edificio 1 World Trade Center non dovrebbe avere altro spazio occupato se non la hall. E 'stato anche riprogettato per essere arretrato dalla West Street, una strada molto trafficata. Molte delle finestre sono in vetro temperato, laminato e multistrato per una maggiore protezione contro le esplosioni. La nuova base progettata ha un ingombro ridotto ed è stato progettato per essere più piccolo di un quadrato di un parallelogramma. Settembre 6, 2005

Inizia la costruzione del World Trade Center Transportation Hub. Progettato da Santiago Calatrava, il percorso era destinato ad accogliere 250.000 pedoni al giorno. Una delle caratteristiche innovative del progetto è che la luce naturale raggiungerà 60 piedi circa 28,14 metri sotto il livello stradale.

Dicembre 15, 2005

La Silverstein Properties ha nominato Lord Norman Foster per la progettazione della Torre 2 del World Trade Center.

Marzo 13, 2006

I volontari hanno cominciato a rimuovere i detriti rimanenti e hanno iniziato ispezioni al World Trade Center. Questo segnò l'inizio della costruzione del National September 11 Memorial & Museum.

Aprile 2006

Adamson Associates di Toronto è stato scelto come architetto esecutivo per condurre una squadra di architetti che alla fine avrebbe incluso Foster & Partners, Rogers Stirk Harbour + Partnership (RSHP) e Maki and Associates.

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Aprile 27, 2006

L'Autorità Portuale di New York e del New Jersey e Larry Silverstein hanno raggiunto un accordo in cui Silverstein ha ceduto i diritti per sviluppare la Freedom Tower e la Torre 5 in cambio del finanziamento con la Liberty Bonds per le Torri 2, 3, e 4.

Maggio 3, 2006

Pochi giorni dopo l’inizio della costruzione dell’edificio 1 World Trade Center, Larry Silverstein ha annunciato che gli architetti Richard Rogers e Fumihiko Maki avrebbero progettato gli edifici a torri per uffici presso il sito del World Trade Center. Rogers Stirk Harbour + Partnership (RSHP) progettò la Torre 3, Fumihiko Maki progettò Torre 4. Questi architetti si sono uniti a un’impressionante elenco di archistar che lavorano presso il sito e che hanno come referente il progettista Daniel Libeskin; David Childs di SOM progettò la Freedom Tower, Santiago Calatrava, è l'architetto per l'hub di transito, Michael Arad, che con Peter Walker, è responsabile il World Trade Center Memorial and Museum, e Lord Norman Foster per la Torre 2. Dopo l'annuncio, Silverstein Properties istituì uno studio di design WTC all’edificio 7 World Trade Center con architetti, ingegneri e consulenti che lavoravano insieme in uno spirito di collaborazione senza precedenti sui disegni per le Torri 2, 3 e 4.

Giugno 29, 2006

David Childs di Skidmore, Owings & Merrill ha presentato il progetto definitivo dell’ edificio 1 World Trade Center. Ha presentato diversi disegni finali per un pubblico di 700 ingegneri e architetti all’AIA New York Chapter's 2006 Design Awards6 tenutosi all’edificio 7 del World Trade Center. Il progetto rivisto per l’edificio 1 World Trade Center era caratterizzato da un podio di 186 piedi di altezza, circa 56,7 metri, che è stato riprogettato per essere coperto da uno schermo di prismi di vetro, velando la base di cemento che è stato originariamente criticato per essere troppo brutalista.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!6 Fondata nel 1857, è la più antica e la più ampia manifestazione di Architettura di New York. Questa manifestazione si basa su tre obiettivi: eccellenza nel progetto, apprezzamento pubblico e sviluppo professionale, http://aiany.aiany.org/index.php?section=aia-new-york

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Appendice

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Luglio 26, 2006

La produzione dell'acciaio è stata fatta in Lussemburgo per creare le prime colonne di acciaio 27 “extra-large” dell’edificio 1 World Trade Center. Circa 805 tonnellate di acciaio veniva prodotto per servire come parte della struttura sottostante per la torre storica.

Settembre 7, 2006

La Silverstein Properties ha presentato progetti per le Torri 2, 3 e 4 degli architetti, rispettivamente, Norman Foster, Richard Rogers, e Fumihiko Maki, insieme a un masterplan completo per l'intera vasca est. Per la Torre 2, Foster ha progettato un grattacielo di 78 piani, che termina con una punta a forma di diamante inclinato, riconoscendo il memoriale di seguito. Rogers ha progettato un edificio di 71 piani, Torre 3, caratterizzata da una scatola di vetro sottile racchiusa in una cornice esterna in acciaio con travi diagonali. Maki ha introdotto una torre minimalista di 61 piani costruita in vetro rivestito con lamiera forata, destinata a creare una lucentezza unica. Una quinta torre di uffici su Liberty Street, progettata da Santiago Calatrava, progettata per il WTC Transportation Hub, centro per le arti dello spettacolo, memoriale e museo a completare la visione del sito.

Settembre 14, 2006

Moody Corporation ha firmato un contratto di locazione di 20 anni per occupare 15 dei 52 piani dell’edificio 7 World Trade Center. A circa 600.000 piedi quadrati, circa 55,74 mq., su 15 piani, a partire dal 12° piano. La locazione del Moody è la più grande fino ad oggi presso il World Trade Center e la più grande operazione di leasing a Manhattan nel 2006. Settembre 20, 2006

L'intero team della Silverstein Properties ha avuto il via libera per procedere con la progettazione e la costruzione della vasca Orientale. Il 2006 ha segnato l'inizio della costruzione della pesante fondazione per la vasca est, l'installazione in acciaio dell’edificio 1 World Trade Center, e la costruzione di basamenti per il monumento.

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Dicembre 19, 2006

Il Governatore George E. Pataki, il Sindaco Michael R. Bloomberg e i funzionari della Port Authority si sono riuniti per testimoniare al posizionamento della prima delle colonne d'acciaio per l’edificio 1 World Trade Center.

Giugno 21, 2007

Il Collegio dei Commissari ha autorizzato la Port Authority a stipulare un contratto di locazione sub-net a lungo termine con JP Morgan Chase & Co. per sviluppare la Torre 5 come un grattacielo di 1,3 milioni di piedi quadrati, circa 120.770 mq., presso il sito del World Trade Center.

Settembre 2007

La Silverstein Properties riunì i funzionari del WTC e gli architetti per svelare i disegni definitivi e i piani di costruzione per le Torri 2, 3, e 4. Vennero apportati dei perfezionamenti al masterplan incluso orientare l'ufficio lobby verso ovest, l'accesso alla vendita al dettaglio di livello inferiore e il WTC Trasporti Hub, e guadagnare la certificazione oro LEED7. Le tre Torri su Greenwich Street sono state programmate per essere modelli di sicurezza di vita, per avere tecnologia all'avanguardia, e per essere esempi di efficienza ambientale. Febbraio 2008 La Port Authority ha iniziato girando la parte meridionale della vasca Orientale per la Silverstein Properties, permettendo i lavori di fondazione per iniziare la costruzione della Torre 3 (175 Greenwich Street) e della Torre 4 (150 Greenwich Street). Settembre 2008

Furono completati i progetti per le Torri 2, 3 e 4.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!7 7 World Trade Center, considerato il primo grattacielo "verde" di New York per aver ottenuto dall'U.S. Green Building Council il massimo riconoscimento nel programma LEED. Il sistema statunitense di classificazione dell'efficienza energetica e dell'impronta ecologica degli edifici LEED (acronimo di The Leadership in Energy and Environmental Design), sviluppato dallo U.S. Green Building Council (USGBC), http://it.wikipedia.org.

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Dicembre 4, 2008

Il sindaco Michael Bloomberg e Larry Silverstein annunciano che West LB, un importante istituto finanziario tedesco, ha affittato i primi tre piani del 7 World Trade Center, portando un’ occupazione dell'edificio al 85%.

Febbraio 2009

La costruzione della Torre 4 World Trade Center è ben avviata. La Torre 4 è stata progettata dall'architetto giapponese Fumihiko Maki. Visione minimalista di Maki per questa torre di 64 piani integra il masterplan di Daniel Libeskind, che utilizza le quattro torri del WTC come una astratta spirale discendente verso il National 9/11 Memorial. A 975 piedi, circa 297 metri, la Torre 4 è la più bassa delle torri del lato est, caratterizzata da un elegante facciata in vetro e due piaste di due piani sagomate distintamente.

Marzo 27, 2009

La Port Authority di New York e New Jersey ha cambiato il nome della Freedom Tower in 1 World Trade Center, con la motivazione che questo renderebbe l'edificio più commerciabile per gli inquilini e il pubblico. Maggio 11, 2009

La Port Authority di New York e New Jersey, ha annunciato che si voleva cancellare la costruzione della Torre 5 per ridurre la quantità di spazio per uffici disponibili, nella ricostruzione del World Trade Center, a 5 milioni di metri quadrati, cioè a 464500 mq.

Maggio 21, 2009

Il Sindaco Michael Bloomberg ha invitato i leader, tra cui Assembly Speaker Sheldon Silver, il Governatore del New Jersey Jon Corzine, Governatore David Patterson, la Silverstein Properties e i funzionari della Port Authority al Gracie Mansion per discutere il futuro del sito e si è conclusa con la promessa di un nuovo incontro. Questo incontro ha segnato un ulteriore passo in avanti nel processo di ricostruzione del WTC.

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Gennaio 26, 2010 Dopo tre mesi di udienza, un collegio arbitrale si è pronunciato per dare alla Port Authority di New York e del New Jersey e alla Silverstein Properites 45 giorni per arrivare con un nuovo programma di sviluppo per le Torri 2, 3 e 4.

Marzo 26, 2010 Gli Stati di New York e New Jersey, la città di New York, la Port Authority e la Silverstein Properties hanno annunciato la bozza di un piano di sviluppo per il lato est del sito del World Trade Center. Il piano prevede il ripristino immediato del lato est del sito WTC almeno al livello della strada, il completamento della Torre 4 entro il 2013, e il possibile completamento della Torre 3 entro il 2015, e l’inizio della Torre 2 nel corso del tempo. Altri progetti nel sito, compreso il 9/11 Memorial, One World Trade Center, il WTC Trasporto Hub e altre infrastrutture pubbliche, dovranno continuare a progredire. I negoziati sono stati prorogati di 120 giorni per entrambe le parti così da proseguire la discussione e si prevede che il nuovo accordo sarà firmato nell'estate del 2010. Estate 2010

Iniziano gli scavi per le fondazioni delle Torri 2 e 3 del World Trade Center. Per la prima volta ogni parte del sito ha i lavori di costruzione avviati.

Febbraio 25, 2011

L'ufficio del Sindaco Bloomberg annuncia che l’amministrazione di New York City si affitta 14 piani dell’edificio 4 World Trade Center, segnando così la prima locazione ad essere firmata sul lato est del sito del World Trade Center.

Maggio 4, 2011

La Port Authority annuncia che le colonne d’acciaio sono arrivate al 64° piano del 1 World Trade Center. La Silverstein Properties annuncia che le colonne d’acciaio sono arrivate al 23° piano del 4 World Trade Center e che i lavori di base per le Torri 2 e 3 World Trade Center sono completi.

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Maggio 18, 2011

Conde Nast ha concluso un accordo $2 miliardi con la Port Authority di New York e New Jersey per bloccare l’affitto sul 1 World Trade Center. L'impero della rivista, che si trasferirà dal loro quartier generale a 4 Times Square al centro, ha firmato il contratto di locazione di 25 anni e occuperà fino a 1 milione di metri quadrati, circa 93.000 mq.

Settembre 8, 2011

Contrariamente a quanto molti credevano sarebbe accaduto, Lower Manhattan diventa velocemente una delle varie aree residenziali di New York City. A Downtown, la punta meridionale di Manhattan, sotto Canal Street, la popolazione è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni, portando altri 26.800 residenti.

Settembre 11, 2011

Il Presidente Barack Obama, il Presidente George Bush, il Sindaco Bloomberg, Silverstein e i funzionari della Port Authority, si sono riuniti con coloro che hanno perso i propri cari negli attacchi terroristici al World Trade Center, per celebrare sia il 10 ° anniversario della tragedia sia per la cerimonia di inaugurazione per il National September 11 Memorial and Museum.

Settembre 19, 2011

Silverstein Properties annuncia che MSCI Inc. ha firmato un contratto di vent’anni come locatario di 125.000 piedi quadrati, circa 11.613 mq., al 7 World Trade Center, portando il primo edificio del World Trade Center al 100% di occupazione. La locazione di successo del palazzo di 52 piani a nord del sito del World Trade Center e la capacità commerciale di Downtown ulteriormente dimostrata, segnano la rinascita residenziale nel decennio successivo l’ 11 settembre 2001.

Ottobre 7, 2011

Il New York Human Resources Administration ha accettato di prendere 582.000 piedi quadrati, circa 5.468 mq., sui piani dal 23 al 35 del 4 World Trade Center. L'agenzia combinerà i suoi

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Appendice

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uffici dal 180 Wall Street, 2 Washington Street e 250 Church Street nella torre di 2,3 milioni di piedi quadrati, circa 213.670 mq., e diventerà il secondo inquilino del governo nel palazzo.

Novembre 1, 2011

L’imprenditore edile Larry Silverstein ha venduto $1,23 miliardi di obbligazioni Liberty esentasse dal New York Liberty Development Corporation per contribuire a finanziare la costruzione di 4 World Trade Center. Gennaio 4, 2012

I membri del consiglio per il Centro delle Arti dello Spettacolo del World Trade Center sono ufficialmente annunciati. Il Sindaco Bloomberg scelse Christy Ferer, l'Amministratore Delegato e Fondatore di Vidicom; il Presidente della Community Board, Julie Menin; Amministratore Delegato e Presidente della Silverstein Properties, Larry Silverstein, il co-presidente di Brookfield Office Properties, John Zuccotti, e il Vice Presidente della Walt Disney Company, Zenia Mucha. Il P.A.C8. ha il compito di raccogliere fondi e prendere decisioni collettive sulla programmazione e le spese della struttura. Giugno 25, 2012

Il 4 World Trade Center è il primo edificio eretto in altezza sul tradizionale sito del World Trade Center. La trave di acciaio finale è stata sollevato 977 piedi, circa 297 metri, da terra e collocato in cima al grattacielo di 72 piani. La cerimonia, condotta da Larry Silverstein e dai membri del consiglio precedentemente eletti, ha celebrato la costruzione di 2,3 milioni di piedi quadrati, circa 213.670 mq., che verranno inaugurati nell'autunno del 2013.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!8 Centro delle Arti dello Spettacolo.

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XII

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XV

ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI

Le controversie all’epoca delle Torri Gemelle di Minouro Yamasaki

Fig.1 Vista di Manhattan da sud, sulla sinistra il World Trade center di New York, da Domus 524/luglio 1973, in World Trade Center, in “ Domus”, 8 settembre 2011.

Fig.2 Il World Trade Center di New York, da Domus 524/luglio 1973, in World Trade Center, in “ Domus”, 8 settembre 2011.

11 Settembre 2001

Fig.1 Il duplice attacco alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001, da www.gqitalia.it.

Fig.2 Ciò che resta del World Trade Center dopo gli attacchi, da eldi.it.

All’indomani della tragedia le reazioni dell’opinione pubblica e della stampa

Fig.1 Organigramma inverno 2004, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 28.

Fig.2 Evoluzione della Freedom Tower, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 30-31.

La stampa a confronto: il New York Times e il New York Magazine presentano le loro proposte Fig.1 Lower Manhattan con indicato lo sviluppo lungo West Street, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 106. Il “New York Times” Fig.1 Rafael Viñoli, transit hub-nodo d’interscambio_sezione verso ovest, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 108-109.

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XVI

Fig.2 Rem Koolhaas/OMA, torri ad uso promiscuo_veduta del modello verso sud-ovest, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 110-111.

Fig.3 David Rockwell/Rockwell Group, hall of risk_veduta interna delle zone destinate ai dibattiti e il muro dei media, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 114

Fig.4 Steven Holl, museo/teatro_disegno assonometrico esploso rivolto a nord-ovest, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 114-115.

Fig.5 Alexander Gorlin, palazzo di appartamenti_studi dei volumi, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 116.

Il “New York Magazine”

Fig.6 Morphosis, Thom Mayne_sezione verso ovest, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 121.

Fig.7 Coop Himmelb(l)au, Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky_prospetto sud, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 122.

Fig.8 Wood + Zapata_pianta assonometrica di Lower Manhattan, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 125.

Fig.9 Kohn Pedersen Fox Associates_la “passeggiata nel cielo”, verso sud, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 127.

Fig.10 Peter Eisenman_sezione verso nord, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 128.

Fig.11 Zaha Hadid_prospettiva verso sud, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 130-131.

La mostra alla Max Protetch Gallery che ha diviso l’opinione degli architetti Fig.1 Foreign Office Architects, Farashid Moussavi, Alejandro Zaera-Polo, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 134. Fig.2 Nox, Lars Spuybroek, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 136-137.

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XVII

Fig.3 Jakob + MacFarlane, Dominique Jakob, Brendan MacFarlane, S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 139. Fig.4 Acconci Studio, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 142. Fig.5 Asymptote, Hani Rashid, Lise Anne Couture, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 144. Fig.6 Hrueck & Sexton, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 147. Fig.7 Xaha Hadid, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 150. Fig.8 Daniel Libeskind, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 152. Fig.9 Steven Holl, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 156. Fig.10 Marwan Al-Sayed, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 159. Fig.11 Carlos Brillembourg, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 162. Fig.12 RoTo Architects, Michael Rotondi, Clark Stevens, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 170. Fig.13 Hodgetts + Fung Design Associates, Craig Hodgetts, Ming Fung, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 172. Fig.14 Shigeru Ban, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 176. Fig.15 Brad Cloepfil, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 176. !Fig.16 Coop Himmelb(l)au, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 178. !Fig.17 A tribute in light, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 182-183.

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XVIII

I progetti ufficiali proposti dal 2002 al 2004 per il sito del WTC, per il Memorial e per il Trasportation Hub

Fig.1 David Childs, Skidmore, Owings & Merril con Daniel Libeskind, Freedom Tower, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 32-33. !Fig.2 Michael Arad e Peter Walker, Reflecting Absence_progetto vincitore_scalinata in Liberty Street, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 38. Fig.3 Michael Arad_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 40. !Fig.4 bbc art + architecture-Gisela Baurmann, Sawad Brooks, e Jonas Coersmeier_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 41. !Fig.5 Pierre David con Sean Corriel e Jessica Kmetovic_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 42. !Fig.6 Bradley Campbell e Matthias Neuman_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 43. !Fig.7 Toshio Sasaki_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 44. !Fig.8 Brian Strawn e Karla Sierralta_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 45. !Fig.9 Norman Lee e Michael Lewis_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 46. !Fig.10 Joseph Karadin con Hsin-Yi Wu_progetto finalista, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 47. !Fig.11 Santiago Calatrava. World Trade Center Transportation Hub_prospetto est da oltre Greenwich Street, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 48-49. !Fig.12 Daniel Libeskind_masterplan iniziale, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 54-55. !

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XIX

Fig.13 Daniel Libeskind_masterplan vincitore, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 60-61. Fig.14 Think_masterplan iniziale, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 66-67. Fig.15 Think_masterplan secondo classificato, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 72-73. Fig.16 United Architects, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 74-75. Fig.17 Foster and Partners, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 76-77. Fig.18 Richard Meier and Partners, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 82-83. Fig.19 Skidmore, Owings & Merrill (SOM), da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 86-87. Fig.20 Beyer Blinder Belle_memorial plaza, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 96. Fig.21 Beyer Blinder Belle_memorial square, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 97. Fig.22 Beyer Blinder Belle_memorial triangle, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 98. Fig.23 Beyer Blinder Belle_memorial garden, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 99. Fig.24 Peterson/Littenberg Architecture and Urban Design_memorial park, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 100. Fig.25 Peterson/Littenberg Architecture and Urban Design_memorial promenade, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 101.

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Le proposte indipendenti, cioè i progettisti e i designer che non seguirono i dettami della Lower Manhattan Development Corporation Fig.1 Ellsworth Kelly_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 188. Fig.2 Tadao Ando_sito/memorial wtc, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 189. Fig.3 Michael Sorkin Studio_the lotus_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 191. Fig.4 Michael Sorkin Studio_the lotus progetto riveduto_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 192.! Fig.5 Bernard Tschumi_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 196. Fig.6 Richard Dattner_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 198. Fig.7 Macrae-Gibson Architects_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, pp. 200-201. Fig.8 Pierre-Louis Carlier_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 202. !Fig.9 Randall Dolph, wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 203. !Fig.10 Kaplan McLaughlin Diaz_wtc site, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 204. !Fig.11 Fred Bernstein_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 206. !Fig.12 Mario Gentile_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 207. !Fig.13 Arthur Carter/Centerbrook_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 212. !

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Fig.14 Youngsun Ko, Adam Sokol_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 213. !Fig.15 Mirò Rivera Architects, Juan Mirò, Miguel A. Rivera_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 216. !Fig.16 Mirò Rivera Architects, Juan Mirò, Miguel A. Rivera_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 217. !Fig.17 Macrae-Gibson Architects_memorial, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 218. !Fig.18 Nicholas de Monchaux, Kathryn de Monchaux, Omar Rabie, da S. Stephens, trad. It., Tasso, Immaginare Gound Zero: progetti e proposte per l’area del World Trade Center, Rizzoli Libri Illustrati, Milano 2005, p. 220. !

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RINGRAZIAMENTI Non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno contribuito alla na-scita e allo sviluppo di questa tesi di laurea: sia con una collaborazione costante, sia con un supporto morale o materiale, che con consigli e suggerimenti o solo con parole d’incoraggiamento. In primo luogo vorrei ringraziare il mio relatore, il professor Alessandro Rocca, per avermi guidata e aiutata in questo percorso di tesi, oltre che per la sua disponibilità: è stato un vero piacere lavorare con Lei. Poi vorrei ringraziare la dottoressa Maria Giovanna Mazzocchi Bordone presidente e proprietaria dell’Editoriale “Domus”, per avermi presentato la dottoressa Giulia Guzzini che mi ha aiutato moltissimo, facendomi entrare in contatto con il direttore di “Domus” Nicola Di Battista e il professor Spartaco Paris, che nonostante avessero altri impegni hanno trovato del tempo da de-dicarmi e, con i loro consigli e la loro disponibilità, mi hanno fatto venire nuove idee. Vorrei poi ringraziare di cuore i miei genitori, Nicola e Olivia e mia sorella Rossella. Nonostante tutti i litigi e le discussioni, siete la mia forza: vi voglio bene, grazie per esserci sempre. A te, Renzo, che negli ultimi due anni mi hai fatto vivere una nuova vita, vorrei dedicare più di queste parole, ma poi diventerei logorroica, e probabilmente non è questa la sede adatta. Sappi, però, che se non ci fossi stato tu a tirarmi sempre su il morale e a darmi dei consigli costruttivi, non so come avrei fatto a superare questi ultimi mesi. E poi sì dai, devo ammetterlo, stando con te – che sei sempre bravissimo – mi sono impegnata al massimo alzando la media! Ti amo. Grazie alle mie migliori amiche di sempre, Francesca e Martina, benchè foste in faccende affac-cendate avete sempre trovato un momento per me. Fin dalla prima elementare (Franci) e dal liceo (Marti) siete sempre state il mio punto fisso, vi voglio davvero tanto bene e sono fortuna-ta ad avervi da così tanto tempo nella mia vita. Un grazie speciale va anche ad Alberto, per i consigli con InDesign e per avermi dato la sua opinione su Ground Zero; Laura perché da un paio d’anni sei diventata una grande amica e ci sei stata quando avevo bisogno di una spalla; e grazie anche a Federica, perché sebbene ci siamo un po’ perse negli ultimi tempi, rimarrai sempre la prima persona con cui sono uscita in fila dal primo giorno della prima elementare e so che

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ogni volta che ho bisogno tu ci sei. Come non citare Federica e Elisabetta: le vacanze con voi sono sempre fonti di grasse risate che mi hanno aiutata a superare anche i momenti difficili del Politecnico. Grazie amiche. E poi, vorrei ringraziare alcuni dei miei compagni di corso con cui ho condiviso giorni belli e giorni un po’ meno positivi tra i banchi delle aule del Politecnico di Milano: Luca, Susanna, Mar-tina, Stefania. Era bello arrivare in aula e vedervi pronti a fare due chiacchiere e a dire qualche sciocchezza solo per ridere! È stato divertente anche mettersi a fare i modellini e a confrontarsi su come e quanto avessimo studiato: grazie di tutti i giorni passati insieme. Per le risate, vorrei ringraziare Simone, Nicolas, Roberta, Valentina, Sara, Antonino (anche per l’aiuto con tecnica) e tutti gli altri: la miglior cura contro tutti i mali è passare una giornata a ri-dere con voi! E, infine, grazie a mio nonno Sergio: in fondo è per te che ho scelto di fare questa facoltà, e non è andata poi così male. Ti vorrò sempre bene. L’ultimo grazie va tutti quelli che hanno avuto voglia, anche solo per un secondo, di sfogliare il mio lavoro di tesi: sono certa che l’argomento che ho cercato di approfondire al meglio possa fornire stimoli utili a tutti e… spero di non avervi annoiato troppo.