Graziella iarco i icorda il cugino con cui vissuto sua morte? mistero… · 2015. 10. 31. ·...

3
Graziella iarco i ricord a il cugino con cui vissuto sua morte? m istero. Ma non vog lio legge rn e niente SIM, 55 raziella è cugina di Pier Paolo. Con lui ha vissuto per tredici anni, dal suo arrivo a Roma nel 1962 fino alla morte dello scrittore. Ne ha sposato un allievo prediletto, Vincenzo Cerami, che ora ci osserva con sguardo bo- nario da una parete della casa di Monte Mario. «Se ci fosse Vincenzo sa- rebbe tutto più facile», dice Graziella Chiarcossi, un viso scolpito in quel- la materia di cui sono fatti i sentimenti. Per lei gli anniversari pasoliniani sono un tor- mento. Ne detesta la retorica, la celebrazione futile, il tormentone complottista, la fiera delle vanità. Per questo non ha mai raccontato del Pier Paolo privato, del suo pudore sentimentale, degli scoppi di risa improvvisi,del rapporto giocoso con il cibo, della sua frivolezza, della felicità per una cravatta nuo- va, dei rituali calcistici davanti alla tv. Come se avesse paura di svenderlo nel supermarket memo- riale. Lei è anche una filologa, si è laureata con Au- relio Roncaglia, ha lavorato per tanti anni alla Sa- pienza, ha curato l'edizione di Petrolio, e di Pier Paolo è una sorta di esecutrice testamentaria. Ma ora nel soggiorno di casa, sedute sul divano in radi- ca che proviene dal set di Salò, parliamo di un altro Pasolini. Famigliare, intimo, imprevedibile. I primi ricordi di Pier Paolo? «Cinema e cocomero. Io vivevo in Friuli e scende- vo a Roma solo d'estate, nella casa in cui Pier Paolo viveva con i genitori. Nel 1952 avevo nove anni, una bambina. E lui, trentenne, si prendeva cura di me. Il cinema a San Lorenzo e scorpacciate d'angu- ria». Aveva una vocazione pedagogica. «Era uno dei tratti principali. Durante la guerra lui e la zia Susanna avevano creato a Versuta, a po- chi chilometri da Casarsa, una scuoletta privata gratuita dove Pier Paolo teneva lezioni per gli stu- denti che non potevano raggiungere Pordenone e Udine. E ha insegnato fino al 1949, quando il prov- veditorato ne revocò l'incarico dopo la denuncia per corruzione di minore». Fu allora che lasciarono Casarsa per trasferirsi a Roma. «Si, vennero giù lui e la madre, aiutati dallo zio Gino Colussi, che faceva l'antiquario. Zio Gino gli procurò una stanza a Portico d'Ottavia, Nel 1951 li avrebbe raggiunti il padre Carlo Alberto, che trovò la casa di Ponte Mammolo». Si percepiva il rapporto privilegiato tra Pier Pao- lo e la mamma? «Sì, molto forte. Non era una relazione sdolcina- ta perché entrambi avevano pudore dei propri sen- timenti. In Pier Paolo c'era un fondo di timidezza che lo tratteneva dall'esibire affettività. La sua ma- nifestazione più espansiva era una carezza: muta, profonda, di chi partecipa del tuo dolore». Senza troppe parole. «No, mai, "Ehi Ninata cosa c'è?", mi chiedeva quando mi vedeva assorta. Nina in friulano vuol di- re bambina. Poi quel gesto lento sui capelli, senza chiedere oltre. Captava da lontano gli umori, spe- cie se malinconici. E quando ebbi problemi amoro- si, per distrarmi mi fece lavorare inMedea». La mamma ne aveva accettato l'omosessualità. «Sì, anche se tra loro rimase un argomento ta- bù. Come se fossero lega- ti da un patto complice - iosoetusaicheioso, ma è meglio non parlar- ne». Per il padre fu più compli- cato.

Transcript of Graziella iarco i icorda il cugino con cui vissuto sua morte? mistero… · 2015. 10. 31. ·...

Page 1: Graziella iarco i icorda il cugino con cui vissuto sua morte? mistero… · 2015. 10. 31. · Graziella iarco iricorda il cugino con cui vissuto suamorte? mistero. Ma non voglio leggerne

Graziella iarco i ricorda il cugino con cui vissutosua morte? mistero. Ma non voglio leggerne niente

SIM,

55

raziella è cugina di Pier Paolo. Con lui ha vissuto per tredici anni, dal suoarrivo a Roma nel 1962 fino alla morte dello scrittore. Ne ha sposato unallievo prediletto, Vincenzo Cerami, che ora ci osserva con sguardo bo-nario da una parete della casa di Monte Mario. «Se ci fosse Vincenzo sa-rebbe tutto più facile», dice Graziella Chiarcossi, un viso scolpito in quel-

la materia di cui sono fatti i sentimenti. Per lei gli anniversari pasoliniani sono un tor-

mento. Ne detesta la retorica, la celebrazione futile, il tormentone complottista, la fieradelle vanità. Per questo non ha mai raccontato del Pier Paolo privato, del suo pudoresentimentale, degli scoppi di risa improvvisi,del rapporto giocoso con il cibo, della

sua frivolezza, della felicità per una cravatta nuo-va, dei rituali calcistici davanti alla tv. Come seavesse paura di svenderlo nel supermarket memo-riale. Lei è anche una filologa, si è laureata con Au-relio Roncaglia, ha lavorato per tanti anni alla Sa-pienza, ha curato l'edizione di Petrolio, e di PierPaolo è una sorta di esecutrice testamentaria. Maora nel soggiorno di casa, sedute sul divano in radi-ca che proviene dal set di Salò, parliamo di un altroPasolini. Famigliare, intimo, imprevedibile.

I primi ricordi di Pier Paolo?«Cinema e cocomero. Io vivevo in Friuli e scende-

vo a Roma solo d'estate, nella casa in cui Pier Paoloviveva con i genitori. Nel 1952 avevo nove anni,una bambina. E lui, trentenne, si prendeva cura dime. Il cinema a San Lorenzo e scorpacciate d'angu-ria».

Aveva una vocazione pedagogica.«Era uno dei tratti principali. Durante la guerra

lui e la zia Susanna avevano creato a Versuta, a po-chi chilometri da Casarsa, una scuoletta privatagratuita dove Pier Paolo teneva lezioni per gli stu-denti che non potevano raggiungere Pordenone eUdine. E ha insegnato fino al 1949, quando il prov-veditorato ne revocò l'incarico dopo la denunciaper corruzione di minore».

Fu allora che lasciarono Casarsa per trasferirsia Roma.«Si, vennero giù lui e la madre, aiutati dallo zio

Gino Colussi, che faceva l'antiquario. Zio Gino gliprocurò una stanza a Portico d'Ottavia, Nel 1951 liavrebbe raggiunti il padre Carlo Alberto, che trovòla casa di Ponte Mammolo».

Si percepiva il rapporto privilegiato tra Pier Pao-lo e la mamma?«Sì, molto forte. Non era una relazione sdolcina-

ta perché entrambi avevano pudore dei propri sen-

timenti. In Pier Paolo c'era un fondo di timidezzache lo tratteneva dall'esibire affettività. La sua ma-nifestazione più espansiva era una carezza: muta,profonda, di chi partecipa del tuo dolore».

Senza troppe parole.«No, mai, "Ehi Ninata cosa c'è?", mi chiedeva

quando mi vedeva assorta. Nina in friulano vuol di-re bambina. Poi quel gesto lento sui capelli, senzachiedere oltre. Captava da lontano gli umori, spe-cie se malinconici. E quando ebbi problemi amoro-si, per distrarmi mi fece lavorare inMedea».

La mamma ne aveva accettato l'omosessualità.«Sì, anche se tra loro rimase un argomento ta-

bù. Come se fossero lega-ti da un patto complice- iosoetusaicheioso,ma è meglio non parlar-ne».

Per il padre fu piùcompli-cato.

Page 2: Graziella iarco i icorda il cugino con cui vissuto sua morte? mistero… · 2015. 10. 31. · Graziella iarco iricorda il cugino con cui vissuto suamorte? mistero. Ma non voglio leggerne

«Lei pensi: un ufficiale di fanteria, fascista, redu-ce dalla prigionia in Africa si ritrova un figlio ucci-so dai partigiani comunisti a Porzûs e l'altro figliodalla sessualità irregolare. Io per zio Pasolini - lochiamavo così, essendo cugina dal lato maternoColussi - ho sempre avuto uno straordinario rispet-to».

Lei Graziella percepiva il tormento sessuale diPier Paolo?«No, per niente. A me l'avrebbe detto Vincenzo,

che conobbi quando mi trasferii a Roma per iscri-vermi all'università. Avevo diciannove anni e finoa quel momento non mi ero accorta di nulla. Una co-sa incredibile. I miei non mi avevano detto nulla».

Come reagì?«Sorpresa e forse un po' a disagio per non averlo

capito. Allora chiesi a Vincenzo, che era stato allie-vo di Pier Paolo: ma tu hai avuto un rapporto privi-legiato con il professore o c'è stato qualcos'altro? EVincenzo mi rispose con una cosa che mi è rimastaimpressa: Pier Paolo sapeva con quali persone pote-va avere un rapporto. Capiva dalla sensibilità o dal-la psicologia che non era il caso».

Ma lei ne parlò mai con Pier Paolo?«No, assecondavo il patto di silenziosa complici-

tà. E difendevo la zia da scandali e denunce. Solouna volta ebbi il coraggio di rimproverarlo perchéaveva lasciato aperto sul tavolo un giornale che di-ceva cose sgradevoli: perché creare inutili sofferen-ze? Lui mi assecondò senza dire niente».

Ma lui portava a casa i suoi amori?«Ninetto Davoli sì, veniva spesso a pranzo. Una

straordinaria carica di vitalità e allegria. Susannastava sulle sue, masi capiva che gli voleva bene. Ni-netto rappresentò un oggetto d'amore idealizzato.E quando decise di sposarsi con Patrizia, Pier Paolone soffrì orribilmente. Fu Elsa Morante, grandissi-ma amica, a farlo tornare alla realtà».

Comunque la famiglia non osteggiava le sueamicizie maschili?«Gli affetti di Pier Paolo erano accolti con calore,

mentre la sua vita sessuale affidata agli incontri ca-suali veniva tenuta rigorosamente fuori di casa».

Lei era preoccupata?«Sì. Nei primi anni romani era stata Susanna a

restare sveglia la notte in attesa del figlio. Poi co-minciai io a non dormire finché sentivo i passi diPier Paolo all'ingresso. Però negli ultimi anni - ed èparadossale - mi ero come acquietata. Lui non face-va più le ore piccole, e io ne traevo motivo di confor-

to».È vero che aveva paura di invecchiare?«Si, questo si. Negli ultimi tempi lo vedevo più

cupo ma era come se si sentisse addosso la mutazio-ne antropologica degli italiani.

Era diventata un'ossessione che si è poi rivelataprofetica. Al fondo c'era una disperazione. Ma nonvorrei appiattire il ricordo sulle immagini più sof-ferte».

Quali sono i ricordi allegri?«Le improvvise risate: da solo, seduto in poltro-

na, mentre leggeva qualcosa. Aveva un forte senso

dell'umorismo e ci teneva anche che venisse fuoridai suoi libri, penso in particolare a Petrolio. Ricor-do la sua felicità quando prendeva in mano le sei-cento pagine del dattiloscritto, come se lì avesse ri-versato tutta la forza della sua creatività. Un'im-magine che stride con la lettura luttuosa che è sta-ta fatta di quel suo lavoro».

Era conviviale?«Moltissimo. La zia sapeva cucinare molto bene:

gnocchi alla romana, pasta con la ricotta, il ragù bo-lognese, le creme, la torta margherita. E a Pier Pao-lo piaceva invitare gli amici, soprattutto quando

abitava a Monteverde Vecchio. Ma ricordo un Nata-le molto festoso anche nella casa dell'Eur con Mora-via, Dacia Maraini e Laura Betti. Veniva spesso an-che Elsa. C'era Elsa quando dissi a Pier Paolo chemi ero innamorata di Vincenzo: lei reagì con un'al-

legria amorevole, mentre Pier Paolo ci scrutava di-vertito».

C'era in lui un fondo di frivolezza.«Sì, amava circondarsi di cose belle. Si vestiva

anche con grande accuratezza: giubbetti di pelle,giacche con i revers di velluto, calcolate geometriedi righine. Aveva un debole perle scarpe, che porta-va con qualche centimetro di tacco per essere piùalto. Frequentava un bellissimo negozio di piazzadi Spagna, Ottantaquattro, mentre per noi com-prava abiti raffinati da Ritz Saddler, li vicino. Lesue cravatte le ho volute conservare».

Mi racconta la notte tra l'uno e il 2 novembredel 1975?«Ero sveglia quando bussarono due agenti della

polizia: cercavano Pier Paolo, mi dissero che aveva-no trovato la sua auto in via Tiburtina. Aspettai sve-glia fino al mattino e poi andai a chiedere notiziedai carabinieri dell'Eur: silenzio totale. Allora dauna cabina telefonica chiamai Ninetto, che peròfarfugliava. Mi misi a urlare, sentivo la sua voceche si sovrapponeva a quella di Patrizia. Alla finemelo dissero».

E la madre Susanna come reagì?«Tornai a casa ma non riuscii a darle la notizia.

Per lei era la seconda volta, il secondo figlio ammaz-zato, non avevo la forza per farmene carico. Cosìglielo disse la Betti, affiancata da un medico. Un in-cidente, le raccontarono. Ma lei non capì, o forsenon volle recepirlo rintanandosi nella demenza se-nile che aveva dato timidi segnali. La malattia fu lasua salvezza».

Lei crede nella tesi del complotto?«Mah, tendo a non credere a niente. Sono circo-

late troppe leggende metropolitane. Non credo alfurto delle pizze di Salò come trovo risibile il giallodel capitolo rubato di Petrolio. Non credo che c'en-trasse la banda della Magliana come non credoall'incidente di percorso nell'ambito delle sue rela-zioni omosessuali. Per me è rimasto un grande pun-to interrogativo. Con un'unica certezza: l'assassi-no non era da solo. E ora non voglio leggere o vede-re film sulla sua morte: perché devo farmi del ma-le?».

QRIPROOUZIONERISERVAT

ROPer iixleg itàmorale, di Arma2'onelli (Laterzapagg. 168euro 14)In libreria,(1015novembre

Page 3: Graziella iarco i icorda il cugino con cui vissuto sua morte? mistero… · 2015. 10. 31. · Graziella iarco iricorda il cugino con cui vissuto suamorte? mistero. Ma non voglio leggerne

LE I' , A 1Dasínistra.GraziellaChiarcossicome sposail? Comizid'amore;Pasolíní a casatra laChi.arcossie la madreSusannaIl ritrattoè di rullioPericoliIl 2 novembresarà onlínesuRepubblíca.i.til docufzlmPasolini,maestrocorsaro, in ondapoi, la seraalle 21.10su Sky arte