Gommosi drupacee albicocco

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DICEMBRE 2004 91 INSERTO / GOMMOSI E DEPERIMENTO DELLE DRUPACEE Deperimento dell’albicocco: come difendere la pianta Deperimento dell’albicocco: come difendere la pianta I l deperimento dell’albicocco si manifesta con disseccamenti di intere branche, associati a pre- senza di cancri nelle parti prossima- li. Nel 1999 furono segnalati deperi- menti in numerose giovani piante nella valle del Santerno, particolar- mente gravi sulla cultivar Aurora; negli anni successivi analoghe forme di deperimento sono state osservate in tutta la fascia pedecollinare ro- magnola. Negli ultimi tre anni numerose dia- gnosi sintomatiche di campo, confortate dai risultati di oltre 60 analisi di laboratorio, hanno accer- tato presenza di quel tipo di deperi- mento nella bassa valle del Santerno (comuni di Imola, Casalfiumanese, Fontanelice), nella valle del Lamone e del Senio (Faenza, Casola Valsenio) e nella fascia pedecollinare a sud di Forlì e Cesena. Nel 2003 un caso è stato osservato nel comune di Massalombarda: so- no risultati più colpiti i giovani im- pianti (2-5 anni) e la presenza del de- perimento non è parsa correlata alla loro giacitura ed esposizione. Le cul- tivar più colpite sono state Aurora, Carmen, Sweet Kot, Lady Elena, Por- tici, Bella di Imola e Vitillo. I SINTOMI DELLA MALATTIA I sintomi del deperimento consisto- no in cancri corticali su branche e tronchi e in avvizzimenti settoriali o totali della chioma. I cancri si pre- sentano come aree corticali depres- se, imbrunite, ovali, allungate, a su- perficie screpolata, talora vescicolo- sa, essudanti gomma. Asportando gli strati superficiali si osserva che i tes- suti corticali e il cambio sono morti, imbruniti, impregnati di gomma ed emanano odore di mela fermentata (foto 1 e 2). Quando il cancro si estende solo su una parte della branca o di un gio- vane tronco, durante l’estate il cam- bio circostante diviene iperattivo, genera un cercine sopraelevato e la parte distale della branca può so- pravvivere. Nel tratto di branca o di tronco sottostante il cancro può aversi lo sviluppo di gemme dor- mienti o avventizie o con formazio- ne di germogli. Quando il cancro coinvolge tutta la circonferenza di una branca o di un giovane tronco si ha l’avvizzimento della chioma di- stale (foto 3 e 4). Le foglie dissecca- te rimangono attaccate e spiccano per il loro colore sul verde dell’albe- ro. Il deperimento diviene apoples- sia quando il disseccamento della chioma ha luogo entro pochi giorni e la coinvolge tutta. I cancri e le parti distali avvizzite so- no spesso colonizzate da microrga- nismi secondari, tra cui si rendono ben visibili ad occhio nudo funghi di ascomiceti o basidimiceti per la pre- senza dei loro picnidi o basidiocarpi. Lo Schizophyllum commune è assai frequente. Il portinnesto di regola non va soggetto al deperimento e può reagire con produzione di pollo- ni o succhioni. In annate contraddi- stinte da primavere fredde e umide si possono osservare sui frutticini pustole rossastre, superficiali e tran- EMILIO STEFANI, UMBERTO MAZZUCCHI Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali, Università di Bologna Fig. 1 - Schema del ciclo della malattia causata da Pseudomonas syringae su albicocco (Klement, 1977, ridisegnato). Durante l’estate, il patogeno vive come epifiza sulla superficie delle foglie Durante l’inverno, dai punti di penetrazione le necrosi corticali si estendono Inverno freddo: temperature inferiori a -5°C Durante la potatura i batteri penetrano attraverso le ferite Durante il periodo vegetativo, i cancri circoscrivono le branche, causando la morte della parte distale.

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Prevenire la malattia e difendere la pianta

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• DICEMBRE 2004•91

INSERTO / GOMMOSI E DEPERIMENTO DELLE DRUPACEE

Deperimento dell’albicocco: come

difendere la pianta

Deperimento dell’albicocco: come

difendere la pianta

I l deperimento dell’albicocco simanifesta con disseccamenti diintere branche, associati a pre-

senza di cancri nelle parti prossima-li. Nel 1999 furono segnalati deperi-menti in numerose giovani piantenella valle del Santerno, particolar-mente gravi sulla cultivar Aurora;negli anni successivi analoghe formedi deperimento sono state osservatein tutta la fascia pedecollinare ro-magnola.Negli ultimi tre anni numerose dia-gnosi sintomatiche di campo,confortate dai risultati di oltre 60analisi di laboratorio, hanno accer-tato presenza di quel tipo di deperi-mento nella bassa valle del Santerno(comuni di Imola, Casalfiumanese,Fontanelice), nella valle del Lamonee del Senio (Faenza, Casola Valsenio)e nella fascia pedecollinare a sud diForlì e Cesena. Nel 2003 un caso è stato osservatonel comune di Massalombarda: so-no risultati più colpiti i giovani im-pianti (2-5 anni) e la presenza del de-perimento non è parsa correlata allaloro giacitura ed esposizione. Le cul-tivar più colpite sono state Aurora,Carmen, Sweet Kot, Lady Elena, Por-tici, Bella di Imola e Vitillo.

I SINTOMI DELLA MALATTIAI sintomi del deperimento consisto-no in cancri corticali su branche etronchi e in avvizzimenti settoriali ototali della chioma. I cancri si pre-

sentano come aree corticali depres-se, imbrunite, ovali, allungate, a su-perficie screpolata, talora vescicolo-sa, essudanti gomma. Asportando glistrati superficiali si osserva che i tes-suti corticali e il cambio sono morti,imbruniti, impregnati di gomma edemanano odore di mela fermentata(foto 1 e 2). Quando il cancro si estende solo suuna parte della branca o di un gio-vane tronco, durante l’estate il cam-bio circostante diviene iperattivo,genera un cercine sopraelevato e laparte distale della branca può so-pravvivere. Nel tratto di branca o ditronco sottostante il cancro puòaversi lo sviluppo di gemme dor-mienti o avventizie o con formazio-ne di germogli. Quando il cancrocoinvolge tutta la circonferenza diuna branca o di un giovane tronco si

ha l’avvizzimento della chioma di-stale (foto 3 e 4). Le foglie dissecca-te rimangono attaccate e spiccanoper il loro colore sul verde dell’albe-ro. Il deperimento diviene apoples-sia quando il disseccamento dellachioma ha luogo entro pochi giornie la coinvolge tutta.I cancri e le parti distali avvizzite so-no spesso colonizzate da microrga-nismi secondari, tra cui si rendonoben visibili ad occhio nudo funghi diascomiceti o basidimiceti per la pre-senza dei loro picnidi o basidiocarpi.Lo Schizophyllum commune è assaifrequente. Il portinnesto di regolanon va soggetto al deperimento epuò reagire con produzione di pollo-ni o succhioni. In annate contraddi-stinte da primavere fredde e umidesi possono osservare sui frutticinipustole rossastre, superficiali e tran-

EMILIO STEFANI, UMBERTO MAZZUCCHIDipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali, Università di Bologna

Fig. 1 - Schema del ciclo della malattia causata da Pseudomonas syringaesu albicocco (Klement, 1977, ridisegnato).

Durante l’estate,il patogeno vive comeepifiza sulla superficie

delle foglie

Durante l’inverno, dai punti di

penetrazione le necrosi corticali

si estendonoInverno freddo:

temperatureinferiori a -5°C

Durante la potatura

i batteri penetranoattraverso le ferite

Durante il periodo vegetativo, i cancricircoscrivono le branche,

causando la morte della parte distale.

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Tab. 1 - Interventi agronomici e fitosanitari consigliati contro il deperimento dell’albicocco.EPOCA DI TIPO DI PRINCIPIO DOSE COMMENTI

INTERVENTO INTERVENTO ATTIVOAgosto - Pennellatura del Poltiglia Pasta disinfettante a base di poltiglia Da farsi per i primi 6 anni sui tronchi

Settembre tronco bordolese bordolese al 25% di rame fino alla base delle branche principaliOttobre - Poltiglia 3 - 4 trattamenti a distanzaNovembre bordolese 125 g/hl p.a. di 8 - 10 giorni

Disinfettare di frequente gli attrezzi Fine inverno Potatura e proteggere i tagli più grossi

con pasta disinfettanteFine inverno Poltiglia 2 trattamenti a distanza di 8 - 10

bordolese 125 g/hl p.a. giorni prima dei bottoni bianchi

sitorie, che a guarigione avvenuta la-sciano lievi cicatrici deturpanti.Questo aspetto sintomatologico de-nominato scabbia è associabile al de-perimento, avendo in comune agen-ti causali. Agenti causali della malattia, il cuiciclo è rappresentato nella figura 1,sono batteri gram-negativi, aerobi,capaci di moltiplicarsi a temperatu-re relativamente basse (microtermo-fili). Si tratta più precisamente dipseudomonadi fitopatogene, riferi-bili alle specie Pseudomonas syringaee Pseudomonas viridiflava. Le pato-var syringae e morsprunorum sareb-bero gli agenti dotati di maggiore ag-gressività verso l’albicocco.

INFEZIONI VARIABILI NEGLI ANNINegli albicoccheti romagnoli sonostati effettuati tre anni (2001-2003)di accurati monitoraggi, grazie an-che a un progetto di ricerca finan-ziato dalla Regione Emilia-Roma-gna e coordinato dal Crpv, con nu-merosi sopralluoghi fatti dalla tardaprimavera all’inizio dell’autunno eprelievi di parecchie decine di cam-pioni sintomatici. Si è visto che lamalattia ha una progressione inco-stante nel tempo e nello spazio e lasua intensità può variare notevol-mente da area ad area, da varietà avarietà e da anno ad anno. La frequenza degli isolamenti dellepseudomonadi fitopatogene è ap-parsa correlata alla incidenza an-nuale del deperimento. Di fatto gliisolamenti di pseudomonadi fitopa-togene sono stati numerosi nel 2001e 2003, in occasione di locali scoppiepidemici, e si sono ridotti a pochinel 2002 e nel 2004, in presenza dibassa incidenza del deperimento intutto il territorio. È verosimile che lecondizioni agro-climatiche negli an-ni 2001 e 2003 siano state favorevoli

alla sopravvivenza dei batteri asso-ciati al deperimento, come pure allamanifestazione della loro aggressi-vità (frequenti gelate tardive, potatu-ra troppo precoce, elevata umidità). Notoriamente, per molte pseudomo-nadi fitopatogene la gravità delle in-fezioni è legata a fattori agroclimati-ci che ne favoriscono la sopravviven-za sulla pianta ospite come epifiti, lapenetrazione all’interno dell’ospite,la progressione endofita, lo sviluppoe l’intensità dei sintomi. Il ciclo delle patovar di Pseudomonassyringae nei frutteti romagnoli è ve-rosimilmente analogo a quello de-scritto in altri Paesi europei per l’a-poplessia e la pericolosità della ma-lattia è stata confermata dal fattoche, anno dopo anno, la maggiorparte delle varietà di nuova introdu-zione si sono mostrate scarsamenteo per nulla tolleranti al deperimento.Nel 2003, ad esempio, i casi di depe-rimento sono stati segnalati su diecidifferenti cultivar.

GLI INTERVENTI DI PREVENZIONENell’autunno del 2001 è stata con-cordata tra il Servizio Fitosanitariodella Regione Emilia - Romagna edil Dipartimento di Patologia Vegeta-le e Malerbologia dell’Inra di Mont-pellier una visita guidata in Francia,nelle regioni di Nîmes e Arles, dove,già dai primi anni ‘70, si segnalanofrequenti e gravi epidemie di deperi-mento batterico sull’albicocco. Sulla base dei colloqui avuti con gliesperti francesi e della situazione ro-magnola sono iniziate nel 2002 pro-ve di lotta in campo basate essen-zialmente sui disciplinari messi apunto oltralpe per la lotta alla batte-riosi. Un grande rilievo è stato dato agli in-terventi di tipo preventivo: da un la-to si sono modificate le operazioni

agronomiche per rendere l’ambientemeno favorevole alla sopravvivenzae diffusione del patogeno, dall’altrosi è fatto un uso mirato di principi at-tivi a base di rame, per abbattereeventuali popolazioni batteriche epi-fite e per disinfettare quelle ferite chepossono essere sede di penetrazionedel patogeno. I primi risultati ottenuti sono inco-raggianti. Nelle aziende dove si è in-tervenuti in tempo con appropriatepotature tardo-invernali, una corret-ta irrigazione e/o fertilizzazione edun calendario mirato di trattamenticon poltiglia bordolese, si è prevenu-to in modo significativo il deperi-mento e molti alberi sono stati risa-nati (tabella 1). Indiscutibile è l’effetto battericidadel rame anche se, nel nostro caso,sono state usate quantità medio-bas-se (125 g/hl). Sarebbe un gravissimoerrore applicare esclusivamente lot-ta chimica, anche aumentando pro-gressivamente la concentrazione delrame. Il deperimento del pesco e del-l’albicocco hanno tra le cause predi-sponenti l’influenza combinata didanni da freddo, suolo scarsamenteidoneo alla coltura e potature al bru-no, che favoriscono la penetrazionebatterica e la loro successiva colo-nizzazione del tessuto vegetale.

RACCOMANDAZIONI UTILI Gli interventi suggeriti in tabella 1devono essere integrati dalle seguen-ti raccomandazioni: ● operare una opportuna scelta del-l’appezzamento in cui effettuare nuo-vi impianti, avendo cura di valutareappropriatamente giacitura ed espo-sizione, onde evitare le aree predi-sposte a gelate invernali. Evitare inol-tre i terreni con scheletro prevalente;● preferire, nella scelta del portinne-sto, quello più adatto al terreno ed

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evitare la messa a dimora di cultivartroppo vigorose, in quanto sono lepiù suscettibili;● limitare la potatura nelle prime an-nate dopo l’impianto ed evitare i ta-gli da ottobre a gennaio;● disinfettare frequentemente gli at-trezzi da potatura e proteggere le fe-rite più grandi con pasta disinfettan-te (800 grammi di poltiglia bordole-se al 20% di rame, 2 litri di pittura vi-nilica bianca e 4 kg di bianco denso);

● irrigare in modo regolare e com-misurato all’effettivo fabbisogno,avendo cura di evitare gli stress idri-ci anche dopo la raccolta dei frutti;● apportare quantità equilibrate difertilizzanti ed evitare le carenze, so-prattutto di calcio;● effettuare una accurata protezionefitosanitaria, eseguendo almeno 3-4trattamenti con composti a base dirame, ricordando che questo tipo diinterventi ha una azione unicamen-

te preventiva. La pennellatura deglialberi deve essere fatta in agosto, contempo asciutto, dopo aver effettuatola spollonatura e la soppressione ditutti i germogli situati sul tronco esulla base delle branche.

ATTENZIONE IN VIVAIOL’Emilia-Romagna è un importantebacino di produzione, fornendo an-nualmente poco meno di un terzodelle albicocche nazionali. Dallametà degli anni ’90 del secolo scorsosono state introdotte nuove varietànelle aree romagnole più vocate, pervalorizzare ulteriormente la colturapuntando su cultivar perlopiù pre-coci ed idonee per il collocamentosul mercato fresco.Le popolazioni batteriche associateall’albicocco, come ad altre drupa-cee, hanno avuto possibilità di evol-vere in nuove subpopolazioni concaratteristiche fitopatologiche me-glio adattate alla coltura. L’accre-sciuta e recente disponibilità di ge-notipi diversi di albicocco (mai sag-giati per la suscettibilità alle batte-riosi dai costitutori), che ha caratte-rizzato l’incremento della coltura inquesto ultimo decennio, può aver fa-vorito la selezione di ceppi e/o pato-var di P. syringae particolarmente ag-gressivi. Le patovar syringae e morsprunorumdi P. syringae, ma non la specie P. vi-ridiflava, sono incluse nella lista deipatogeni di qualità per l’albicocco(Decreto ministeriale 14 aprile 1997,Gazzetta Ufficiale n. 126 del 2 giugno1997, All. II, p.76); pertanto i vivaistidevono garantire la loro assenza neimateriali messi in commercio. Anche in assenza di sintomi riferibi-li alla forma di deperimento, la pre-senza epifita residente di questepseudomonadi nel corso della sta-gione vegetativa è motivo di dannopotenziale: i frutteti sono sempreesposti al rischio di infezioni autun-nali, i vivai a quello di disseminarliattraverso la gemmisfera delle mar-ze, degli scudetti e degli astoni. Diconseguenza, anche i vivaisti devonocurare lo stato fitosanitario dellepiante madri, dei portinnesti e degliastoni eliminando i soggetti sinto-matici e riducendo l’inoculo epifitacon trattamenti rameici autunnali,analogamente a quanto indicato peri frutticoltori. ■

Foto 3 e 4 – Avvizzimenti settoriali della chioma di albicocco, cultivar Aurora, al terzo anno di impianto, come osservati nella Valle del Santerno, comprensorio imolese. Su una o più branche principali si sviluppano dei cancri corticali, all’inizio superficiali e limitati, ma che spesso evolvono velocemente estendendosi in lunghezza, in circonferenza e in profondità, portando rapidamente alla morte del ramo o della brancainteressata, mentre il resto dell’albero appare di vigoria normale. (Foto Stefani)

Foto 1 e 2 – Cancro rameale associato alla presenza di pseudomonadi fitopatogene; la degenerazione del tessuto corticale e di quelli circostanti spesso inizia da una ferita o da una gemma, che può rappresentare la sede di penetrazione del patogeno (1). Di norma in corrispondenza del tessuto danneggiato si nota una abbondante produzione di gomme.Asportando la porzione superficiale si può osservare un cancro di tipo indeterminato, caratterizzato dalla morte del cambio e dei tessuti corticali e da infiltrazioni di gomme (2). (Foto Stefani)

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