Glimpse n.8 - Verde

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Giugno 2012 | 08 | glimpsezine.blogspot.com n. O8 GLIMPSE

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Glimpse n. 8 - VERDE | In questo numero: Max Papeschi, Francesco Alfarano, Laurina Paperina, Lorenzo Ongaro, Rose Ge, Un Artista Minimalista, Davide Cautiero, Lorella Paleni, Ehrika Houdini, LilaRia | Info & Faq: http://glimpsezine.wordpress.com - [email protected]

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Giugno 2012 | 08 | glimpsezine.blogspot.com

n. O8

GLIMPSE

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GLIMPSE

Max Papeschi Francesco Alfarano

Laurina Paperina Lorenzo Ongaro

Rose Ge

Un Artista Minimalista

Davide Cautiero

Lorella Paleni

Ehrika Houdini

LilaRia

prossimo numero MARRONEinviate poesie e immagini con una breve biografia (max 8 righe) a

[email protected]

Fissavo una luce...distogliendo lo sguardo da essa, rimase a seguirmi il suo ricordo: dipinse i fotogrammi della realtà per minuti fino a scom-parire nitidamente nella memoria.

Questo è Glimpse: raccolta di visioni momentanee, suggerimenti e percezioni emotive in forma di poesia e immagini.

Il primo blocco tematico proposto è il Colore, sfumature in stimoli lega-te a miscele e variazioni di pigmenti.

10 volumi, per 10 distinti momenti cromatici, propongono un viaggio tra radiazioni elettromagnetiche di lunghezze d’onda comprese tra circa 380 e 750 nm.

Anna Utopia Giordano

Glimpsers nel numero 08 - Verde

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1 visione, apparizione fugace:to catch (o get) a glimpse of sthg. - vedere qualcosa di sfuggita;

to show glimpses of sthg. - lasciare intravere qualcosa.

2 barlume, vaga idea circa l’essenza di qualcosa.

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Max Papeschi arriva alla digital-art dopo l’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, tele-visivo e cinematografico. Come artista figurativo il suo approccio con l’Art-World è stato d’im-mediato successo sia di pubblico che di critica. Il suo lavoro Politically-Scorrect, mostra una so-cietà globalizzata e consumista rivelandone i suoi orrori in maniera ironicamente realistica. Dal Topolino Nazista al Ronald McDonald Macellaio le icone cult perdono il loro effetto tranquillizzante per trasformarsi in un incubo collettivo. Ha esposto i suoi lavori in molte gallerie in giro per il mondo.

MAX PAPESCHI

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LAS VEGAS

Las Vegas alle 2 di notte.Dissennatome ne stavo seduto al Cal Nevatra Frank Sinatra e Momo Giancana.E i loro sigari mi rovinavano le sigarette.

Uno schifo.

Al bancone Charles Baudelaire si sciacquava l’anima.Ovviamente a botte di gin liscio e Four Roses.Pensavo di raggiungerlo.Il Megazord-buttafuori invece pensava di buttarlo fuori.

Ovviamente.

Il linguaggio binario di certi coglioni non contempla l’infinito.

E intantoinfinitamente bellaMarylin Monroe andava via in un piano-sequenza fatto di oceani.Di maree che inseguono la luna.

E impazziscono.

Un po’ come i poeti filonazisti pieni d’amore.Un po’ come i pianisti uccisi da piccoli per diventare grandi.Un po’ come i vecchi attori sporcati dal tempo.Un po’ come Las Vegas alle 2 di notte.

Spegnere sigarette tra i sigari ti fa sentire giovane.Ti fa sentire moderno.La cameriera infatti mi sorrideva.Non sorrideva invece Giulio Cesarementre parlava dei barbari e dei leghisti della montagna.

Arrivano diceva.Arrivano.

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Francesco Alfarano nasce a Bari -dove tutt’ora risiede- il 20/10/87.Bene o male studia.Bene o male scrive.Nel 2010 è uscita, per l’Arduino Sacco Editore, la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Albeggia ma non ce ne frega un cazzo”, che, bene o male, non ha venduto quasi nulla.Ad ogni modo continua a scrivere, e, al momento, è ancora vivo.Bene o male.

FRANCESCO ALFARANO

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E arrivarono.

Si chiamavano mormoni.Avevano trattati mostruosi di storia e geografia.Sporcarono tutto di noia ordine e orapronobis.Sostituirono al gin litri e litri di sogni di disgraziati.

Las Vegas diventò un supermercato.

Tutto sparì.

Assennatomi svegliai con la testa sulle spalle.E invocai la ghigliottina.

NON CHIEDERTI IL MOTIVO DEI MONDI

Non chiederti il motivo dei mondi.Non sprofondarti nella geografia buia delle vene per trovare l’origine segreta del sangue.Non aprire il dizionario.Le parole di frontiera devono restare bellissime e incomprensibilicome viaggiatori stranieri seduti al bar con l’altrove nella pelle.

Non chiederti il significato delle poesie.

Non chiederti le strade del caso.Ogni religione ha il suo ventre di fede.

Non preoccuparti di giusto e sbagliato.Quella è roba da preti magistrati e filosofi.

Quando sarai a cena con un radical chic esterofilonon chiedere al cameriere finto arabo gli ingredienti del kabsa.

Non calcolare le probabilitàprima della puntata.A meno che non si tratti davvero di pokernon calcolare le probabilità prima della puntata.

Punta seguendo i presagi.I ghirigori dei millepiedi sul muro nelle sere d’estate.

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Le macchie di caffè sulla tovaglia.Le lampadine fulminate.I brividi.

Nel caso getta il tavolo per aria.

Ma non chiederti il motivo dei mondi.

Vai a inseguire le rane strane strane sull’orlo dei fossi alla foce verdenotte del fiume.Raccoglile.Baciale.Sposale.Vai a mordere i sogni sotto gli acchiappasogni delle roulotte.Trema del loro allontanarsi in volo di mosca.Vai a cercare la condanna nel malaugurio degli oroscopi.La fine del mondonelle mani delle streghe di provincia piene di tarocchi e disperazione.

Innamorati al terzo sguardoal quarto rigoo al primo sorso.

Mentre la città impazzisce.Mentre i cervelli dei ragazzi bruciano nei piattie i vecchi cenano a lume di manicomio.

Mentre tutto muore e si sfascia.

Non chiederti il motivo dei mondi.

Non chiedertelo.

Che l’attimo possa prendere a picconate lo stomaco.

BAR MAREE E POMERIGGI

Credo che l’universo debba necessariamente essere un errore.Una caduta di stile.Un qui pro quo a tempo di swing.

Basta guardare gli evidenti controsensi.I paradossi.Il lavoro.La scuola di Nanto

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distrutta dai barbari di Hokuto.Il tempo.

Allora bisogna ammazzare i pomeriggi e la loro anima nera.Sparargli pallottole d’argento in bocca.Squartarne il cadavere.Correre a naSconderlo in un bar anonimo di periferia.

Bisogna sciacquarsi gli occhi con acqua di rose.Evitare i detective in impermeabile.I vecchi.I noiosi.I poeti che non si fanno dare dei coglioni.I poeti che parlano sempre del mare e mai dei bar.

La sete è una condanna.E’ una prigione congoleseIn quei brutti posti l’acqua salata te la sputano in faccia.

Vaffanculo al mare.

Sono le 7 e si riempie tutto d’azzurro scuro.Il sangue rosso rosso del pomeriggio l’ho buttato nel sole.Sporcandolo.

E’ un funerale.

Le ombre si allungano come crisantemi.

La banda suona cento trombe sulla tomba del Sig.Tempo Perso.

Il mio cuore suona la xilomarimba un po’ defilato.

Allegria.

Ridono come bambini pure i cadaveri puzzolenti di Nanto.

Quando è buio tutto perde valore.Ogni cosa è più chiarae un untore può fare il croupier.

Quando la tv passa Kenshiro sono eterno.

Quando mi chiedono cosa facciorispondo dormo pocobevo tantoe vado col cane a caccia delle balene.

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Laurina Paperina is a duck with a human head.She paints, draws, creates installations, video animations and sometimes even photographs. Paperina has over the past years created artworks especially about on the art world that present a ironic commentary in response to current events. Laurina Paperina took part to several pubblications, exhibitions and art fair around the world.She was born in 1980 in Rovereto, Italy; now She lives in Duckland, a small town in the universe.She doesn’t want to make serious art! :)

LAURINA PAPERINA

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Lorenzo Ongaro nasce a Verona il 14/06/1990. Dopo il Diploma in Scienze Sociali si trasferisce a Roma per studiare cinema, dove risiede tutt’ora. Lavora come Story Editor presso una casa di produzio-ne e collabora con numerose realtà sul territorio a livello di scrittura e ideazione progetti.

LORENZO ONGARO

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Sono sempre stato chi hai voluto, scrivevo le storie che volevi sentire per imma-ginare mondi col tuo sapore. Ma che vuol dire scoprirsi a rate mensili scoparsi i sogni impossibili che mi seducono tutti i giorni mentre cerco approvazione da chiunque mi guardi. I cerchi nella testa che mi ridono dietro. Sono come storie chenon riescono a finire in questo mare di occhi di vetro nelle città che non chiedono scusa.Niente crescita personale, aiuti e guru, santoni da bar che ti dicono quanto sei speciale. Che sei un diamante. Mi piaci, anzi ti amo. Vorrei vedere con te il blu delle maree e delle utilitarie, vederlo nelle persone. Non capisco come far arrivare il mio momento per essere vivo e sono benedetto, sono una strada che non porta da nessuna parte, che scappa nel vuoto. I tram mi schiacciano e gli immigrati mi guardano male, sono un poeta che non sa che cosa significhi scrivere. Non sarò nessuno ma nessuno sarà mai come me. Sono i sogni nella testa che ci pensano sempre e non ci guardano mai. Vorrei alzarmi presto essere produttivo, non avere quello sguardo da maniaco quando guardo le persone perché vorrei possederle, sentirle mie. Prendere aerei e viaggiare. Perdermi.Perché ciò che sono non lo voglio sapere più. E piango, sì piango, perché sono nudo e non ho più voglia di vestirmi davanti a voi tutti che state fermi a guardarmi, a fissarmi. Che bisogno c’è ? Voglio smettere di nascondermi per cominciare a scoprire. Mi hanno sempre fatto pena gli anziani perché ho paura di morire, divedere le rughe e i capelli bianchi. Perché svegliarvi, perché guardarvi: siete morti dentro. Ho sempre preferito inventare, vivere é troppo impegnativo e rischioso mentre i sogni te li gestisci tu. Amavo sentirmi lodato, come se le parole degli altri masturbassero il mio ego. E in effetti era così. Mi spaventa sapermi vivo e non rendermene pienamente conto. Prima di addormentarmi penso sempre a come smettere di creare distanza fra quello che sono e quello che vorrei essere, mi scuoto e mi picchio nelle mie giornate vuote chiedendomi perché da piccolo mi trattavano come un genietto che poteva scopare il mondo ma intanto giocavo in porta perché ero grasso. Non riesco a capire le persone che mi vivono attorno come in uno zoo, in cui sono solo una recinzione che separa gli animali.Non riesco a specchiarmi perché ho paura di vedermi di guardare il mio corpo che non mi rappresenta, come un palco dove non succede niente e mi sento un ritardato che non capisce come fare a guardare oltre. Mi credono speciale ma io sono solo uno specchio: non faccio altro che riflettere chi mi trovo davanti. Sono un clown che non fa ridere e voglio essere la creazione di “ora” . Non seguire orari o date, il natale al 27 ottobre. Voglio purificarmi.La mia doccia di verità nella catarsi definitiva con i vestiti addosso come un cristo a cui non serve camminare sulle acque per sentirsi superiore ma semplicemente immergersi e annegare.

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Artist (Scientist), Italian, University of Urbino, Sociologist.

...il giorno è terso come il cristalloeppure questo non basta.

ROSE GE

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Un Artista Minimalista, fenomeno lo-fi originatosi tra la fine dei ‘70 e il principio degli ‘80, ha visto/imparato/fatto il minimo indispensabile per dire la sua, ma anche per non farlo.Suono, immagine e parola sono oggetto delle sue ricerche erranti e stranamente ramificate. Contemporaneamente attratto da chiarezza e confusione, concretezza e ineffabilità, banalità e ricer-catezza, verità e finzione, è probabilmente consapevole del fatto che non esistano antitesi assolute, e dunque nemmeno vicinanze. Il suo messaggio è: “BZZ-ZZZ”

UN ARTISTA MINIMALISTA

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Davide Cautiero nasce il 27 Settembre del 1983 nel comune campano di San Giorgio a Cremano. Diplomatosi presso l’istituto d’arte di Napoli consegue successivamente la laurea in Scienze Motorie. Della poesia ne segue i taciti passi, e conservando allo stesso tempo quel silenzio che mai s’indaga della sua esistenza, cerca di ripercorrere i sentieri delle emozioni attraverso la scrittura. Riceve proposte di pubblicazioni, e alcuni suoi componimenti possono esser letti in rete.

DAVIDE CAUTIERO

INTERMITTENZE

Ad una rosa domandai - come ad un Cristo - perchè il suo stelo di spine fosse irto. Come la vipera ho il mio veleno, l’amore non è forse quello?<un dolore che non si scrive, un dolore che si vive>. Ora prova col miele delle tue verdi pupille a far di queste parole fervide scintille, perchè se è vero che è l’amore a dipingere le mie rime, è ver anche che il dolore non bacerà le mie lacrime.

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COSÌ HO IMMAGINATO I TUOI OCCHI...

Pensavo che nulla potesse vincere la bellezza di un sogno;così ho immaginato i tuoi occhi, cristalli di uno smeraldo puro, così candidi da rendere eterna ogni più fragile innocenza. Li ha amati la luna e le stelle,il sole e i suoi angeli, i dèmoni e le lore paure. Ho dipinto il tuo viso (dolce affresco della natura), sì che la notte avesse il colore dei tuoi capelli e la luce soffusa del crepuscolo. Come sciabordio delle onde ho immaginato la tua voce, donando ai venti e al mareun nome da cantare. Sicuro che mai altre labbra avrei voluto baciare, ho custodito nel mio cuore l’eterno dilemmadel tuo sorriso, l’esile e fragilebrezza del tuo respiro.

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Lorella Paleni nasce il 28 maggio 1986 a Casazza (BG). Si laurea in Pittura nel 2010 all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2011 partecipa al summer residence alla School of Visual Arts in New York e al Wassaic project winter residence 2011-2012. Partecipa a mostre in Italia e all’estero.

LORELLA PALENI

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Il mondo di Ehrika Houdini è un angolo visionario dove tutto si mescola, tra capricci, spettri colorati e personaggi grotteschi. Ehrika è cresciuta divisa tra due culture fortemente contrastanti: quella mitte-leuropea di Praga e quella mediterranea della Toscana. Spostandosi continuamente tra i due luoghi è riuscita a cogliere i loro bisbigli: Praga è melanconia e polvere, l’Italia è luce e profumo. I suoi lavori si muovono in vari campi: grafica, disegno e pittura, musica, scrittura, fotografia. L’ispirazione le viene principalmente dall’astratto e onirico mondo della musica techno e del teatro: lavora nei club come visual artist e scrive per i magazine di musica elettronica contemporanea Djmag Italia e Soundwall.it.

EHRIKA HOUDINI

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VIVIENNE

“…nella morte c’è un abbraccio” Virginia Wolf

“Aveva già tentato tre voltedi far incontrare le sue iridiCol verde sporco di quel fiumeE quella volta era andata a fondoPUM!Un PUM solitario e sordoCoi suoi quindici anniE il sorriso che illuminava la chiesaLa carta d’identità sul tavolo biancoE il mio nomeUguale a quello di sua sorella“La conosceva signorina?” – la voce del commissario“Lei ha un bel nome, si chiama come mia figlia”Sì la conoscevo. Di vistaFino al giorno primaChe diventassi matura.”

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Ilaria Pamio nasce nel 1980 a Busto Arsizio. Scrive prose e liriche da quando era ragazzina. Diplomata nel 2007 al Corso di giornalismo e scrittura narrativa della rivista internazionale Storie-All Write- Roma, ha pubblicato racconti e poesie su varie antologie. Per la categoria poesia, si è classificata seconda alla “III Edizione Premio Giovane Holden” (2009) ed è stata vincitrice del “Premio Logos V Ed.” (2010 con lo pseudonimo Viola Rossi). Nel 2010 un suo racconto è stato pubblicato sulla rivista musicale “Youthless Fanzine #31”. Ha partecipato collettive artistiche nella provincia di Varese e dal 2010 colla-bora alla rivista “VIVA MAG!” proponendo poesie abbinate a fotografie della sorella Federica Pamio.

LILARIA

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CLEMENTINE

Pelle di porcellanaOcchi grandiLabbra tristiVestitino verde à poisScarpette di vernice neraSangue liquidoPiangevaDal suo cuorePulsava veroTroppo zeppo d’amoreLà nascostaCon la faccia spaccataLa bimba pazzaUn giorno al muroL’aveva lanciataLei non piangevaDalla porcellanaLacrimeNon emettevaSolo sangue rossoDa un cuoricino troppo grossoChe urlavaMordeva il vestito(che dentroNon aveva più nulla da mordere)Divorata dentroStava nell’angoloAspettava pazienteIl mare di sangue finisseSi indurisse sulle guanceArrossendoleNon avrebbe più sentito nienteNiente

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GlimpsersMax Papeschi

www.maxpapeschi.com

Francesco Alfarano

[email protected]

Laurina Paperina

www.laurinapaperina.com

Lorenzo Ongaro

www.facebook.com/lorenzo.ongaro

Rose Ge

www.facebook.com/RoseGe

Un Artista Minimalista

www.unartistaminimalista.com

Davide Cautiero

[email protected]

Lorella Paleni

www.lorellapaleni.it

Ehrika Houdini

www.ehrikahoudini.net

LilaRia

www.infondoagliocchi.blogspot.com

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