GLI STRUMENTI DELLA GEOGRAFIA - staticmy.zanichelli.it · una rappresentazione deformata,...

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1 GLI STRUMENTI DELLA GEOGRAFIA 1Orientarsi Quando ci spostiamo – per esempio facendo una camminata in montagna o passeggiando in città – l’orientamento è il proce- dimento che ci serve a individuare la posizione in cui ci trovia- mo e la direzione nella quale dobbiamo muoverci per raggiun- gere la nostra destinazione. È grazie all’orientamento che possiamo fare ogni giorno il percorso tra casa e scuola quasi automaticamente: sappiamo dove dobbiamo girare e dove andare diritto. In generale, per orientarci utilizziamo dei punti di riferi- mento: in città, per esempio, possono essere un incrocio, una piazza, un edificio particolare 1 . Fuori città, per esempio su una strada statale, sono punti di riferimento i cartelli stradali che indicano le direzioni, oppure gli elementi del paesaggio, come una fabbrica riconoscibile o un distributore di benzina. Anche durante una passeggiata in montagna abbiamo punti di riferimento per orientarci: i segnali dipinti sulle rocce che co- steggiano il sentiero, oppure gli elementi naturali come le cime delle montagne e i laghi. Quando non conosciamo l’ambiente in cui ci muoviamo, abbiamo bisogno di un sistema di orientamento che valga per tutti. Anche se spesso non ce ne accorgiamo, nella nostra vita quo- tidiana utilizziamo continuamente punti di riferimento di va- rio tipo per descrivere un luogo o un percorso. Sono punti di riferimento non solo quelli che usiamo per spiegare che strada bisogna fare per raggiungere una destina- zione, ma anche quelli che ci servono per descrivere la collo- cazione di un oggetto in una stanza. Anche sullo schermo del nostro computer utilizziamo l’o- rientamento. Per esempio quando cerchiamo un file che sap- piamo essere all’interno di una certa «cartella», che si trova in una posizione precisa. Abbiamo visto quali punti di riferimento personali o occa- sionali usiamo per indicare dove si trova un luogo e per muo- verci in città o nel territorio. Abbiamo però bisogno anche di punti di riferimento universali, cioè che possano essere usati da tutti, senza bisogno di conoscere il luogo in cui ci si trova. 1

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GLI STRUMENTIDELLA GEOGRAFIA

1OrientarsiQuando ci spostiamo – per esempio facendo una camminata in

montagna o passeggiando in città – l’orientamento è il proce-

dimento che ci serve a individuare la posizione in cui ci trovia-

mo e la direzione nella quale dobbiamo muoverci per raggiun-

gere la nostra destinazione.

È grazie all’orientamento che possiamo fare ogni giorno il

percorso tra casa e scuola quasi automaticamente: sappiamo

dove dobbiamo girare e dove andare diritto.

▶ In generale, per orientarci utilizziamo dei punti di riferi-

mento: in città, per esempio, possono essere un incrocio, una

piazza, un edificio particolare 1 .

Fuori città, per esempio su una strada statale, sono punti di

riferimento i cartelli stradali che indicano le direzioni, oppure

gli elementi del paesaggio, come una fabbrica riconoscibile o

un distributore di benzina.

Anche durante una passeggiata in montagna abbiamo punti

di riferimento per orientarci: i segnali dipinti sulle rocce che co-

steggiano il sentiero, oppure gli elementi naturali come le cime

delle montagne e i laghi.

Quando non conosciamo l’ambiente in cui ci muoviamo,

abbiamo bisogno di un sistema di orientamento che valga per

tutti.

Anche se spesso non ce ne accorgiamo, nella nostra vita quo-

tidiana utilizziamo continuamente punti di riferimento di va-

rio tipo per descrivere un luogo o un percorso.

Sono punti di riferimento non solo quelli che usiamo per

spiegare che strada bisogna fare per raggiungere una destina-

zione, ma anche quelli che ci servono per descrivere la collo-

cazione di un oggetto in una stanza.

Anche sullo schermo del nostro computer utilizziamo l’o-

rientamento. Per esempio quando cerchiamo un file che sap-

piamo essere all’interno di una certa «cartella», che si trova

in una posizione precisa.

Abbiamo visto quali punti di riferimento personali o occa-

sionali usiamo per indicare dove si trova un luogo e per muo-

verci in città o nel territorio. Abbiamo però bisogno anche di

punti di riferimento universali, cioè che possano essere usati

da tutti, senza bisogno di conoscere il luogo in cui ci si trova.

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Gli strumenti della geografa

2 I punti cardinali▶ I punti di riferimento fissi, comuni a tutti, sono i punti car-

dinali: Nord, Sud, Est, Ovest, che sono stati individuati facendo

riferimento alla posizione del Sole nel cielo durante il giorno.

Il punto più alto del cielo che il Sole raggiunge a mezzogiorno ci

indica il Sud: basta «scendere» fino a incontrare la linea dell’o-

rizzonte. L’Est è il punto in cui sorge il Sole. Nella direzione op-

posta si trova il punto in cui il Sole tramonta, cioè l’Ovest. Dalla

parte opposta al Sud, dove il Sole non compare mai, abbiamo il

Nord 1 .

▶ Di notte, quando il Sole non è visibile, si può trovare il Nord

osservando il cielo stellato. Il Nord infatti corrisponde alla po-

sizione della Stella polare (di nuovo bisogna scendere fino a

incontrare la linea dell’orizzonte). La Stella polare è l’unica che

rimane in una posizione fissa, mentre tutte le altre le ruotano

attorno nel corso della notte; perciò è stata usata fin dall’anti-

alba

tramonto

mezzogiorno

Sud

OvestEst

Nord

La rotazione terrestre. Il movimento del Sole che osserviamo per

orientarci è in realtà un moto apparente, perché è la Terra che

ruota su sé stessa. Anche se a noi non sembra di girare, la Terra

ogni giorno compie una rotazione completa attorno al proprio asse.

Il primo effetto che possiamo vedere di questa rotazione è

proprio il moto apparente del Sole e delle stelle nel cielo. Ed è

sempre a causa della rotazione terrestre che si ha l’alternarsi

del dì e della notte. In ogni momento la Terra è divisa in due

parti uguali, una che guarda dalla parte del Sole, e quindi è

illuminata, e una che, essendo rivolta dalla parte opposta, è

nell’oscurità.

La rosa dei venti. Fra i 4 punti

cardinali esistono anche i punti

intermedi rappresentati nella rosa

dei venti.

Una bussola. L’ago magnetizzato

della bussola, libero di ruotare,

si dispone sempre in direzione

Nord-Sud, in qualunque punto

ci si trovi, come se i poli della

Terra fossero le estremità di una

gigantesca calamita.

notte

Polo nord

Polo sud

giorno

asseterrestre Sole

Orsamaggiore Stella polare

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Nord

Sud

N

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Sud

Nord

Ovest Est

NW NE

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Sud-Ovest Sud-Est

Nord-EstNord-Ovest

chità come punto di riferimento. La Stella polare fa parte della

costellazione chiamata Orsa minore, ma per trovarla dobbiamo

cercare la costellazione dell’Orsa maggiore, che è molto più lu-

minosa 2 .

I punti cardinali sono utilizzati anche nelle carte geografi-

che, che sono un fondamentale strumento per l’orientamento.

Per accordo fra gli uomini, nelle carte il Nord si trova in alto, il

Sud in basso, l’Est a destra, l’Ovest a sinistra.

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3

I fusi orari. Quando il Sole si trova a mezzogiorno su un

meridiano, nei luoghi che si trovano più a est è già passato;

in quei luoghi cioè è pomeriggio. Invece nei luoghi che si

trovano più a ovest è ancora mattino.

Ogni luogo quindi dovrebbe avere un’ora uguale solamente a

quella dei luoghi sullo stesso meridiano e diversa da quella

di tutti gli altri.

Invece, per accordo fra gli uomini, la Terra è stata divisa

in 24 spicchi, detti fusi orari, tanti quante sono le ore del

giorno. Ogni fuso orario corrisponde a 15° di longitudine.

All’interno di ogni fuso si è deciso che valga la stessa ora,

che è quella del meridiano centrale del fuso.

Per convenzione si è deciso che il primo fuso sia quello che

comprende il meridiano di Greenwich, la cui ora è chiamata

UTC (Tempo Coordinato Universale) o Greenwich Mean Time

(GMT).

Se, viaggiando, si passa da un fuso all’altro, occorre portare

l’orologio avanti di un’ora se si va verso est, indietro di

un’ora se si va verso ovest.

3 Le coordinate geograficheEsiste un sistema molto preciso che ci permette di indicare la po-

sizione di un punto sulla Terra in modo che tutti lo possano trova-

re; è quello che usa le coordinate geografiche.

Come nella battaglia navale, immaginiamo di tracciare sulla

superficie terrestre delle linee curve, dette meridiani e paralleli,

che formano il reticolato geografico 1 .

I meridiani sono semicirconferenze che passano per i Poli

dividendo la superficie terrestre in «spicchi». Si è deciso di con-

tare i meridiani a partire da quello che passa per Greenwich (vi-

cino a Londra).

I paralleli sono circonferenze che si ottengono «tagliando» la

Terra con piani perpendicolari all’asse e che dividono la superfi-

cie terrestre in «fasce». Si è deciso di contare i paralleli a partire

da quello che divide a metà la superficie terrestre e che è detto

Equatore.

L’Equatore divide la Terra in emisfero boreale (a nord) ed emi-

sfero australe (a sud).

Nella griglia formata dal reticolato geografico ogni punto

sulla Terra si trova all’incrocio fra un meridiano e un parallelo

e quindi è individuabile attraverso i numeri che identificano il

meridiano e il parallelo, cioè le sue coordinate geografiche: lon-

gitudine e latitudine.

▶ La longitudine di un punto è l’ampiezza dell’angolo formato

dal meridiano che passa per quel punto e dal meridiano di Gre-

enwich. Tutti i punti che si trovano lungo uno stesso meridiano

UTC UTC + 1 UTC + 2 UTC + 3

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UNITO

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Polo sud

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hanno la stessa longitudine; quindi, se conosco il meridiano che

passa per una località, conosco la sua longitudine.

▶ La latitudine di un punto è l’ampiezza dell’angolo formato

dal parallelo che passa per quel punto e dall’Equatore. Tutti i

punti che si trovano lungo uno stesso parallelo hanno la stessa

latitudine, quindi, se conosco il parallelo che passa per una lo-

calità, conosco la sua latitudine.

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Gli strumenti della geografa

4 Le carte geograficheUno degli strumenti dei quali il geografo non

può fare a meno è la carta geografica. La car-

ta geografica è una rappresentazione del ter-

ritorio. Poiché la superficie terrestre è molto

complessa da riprodurre, la carta è per forza

una rappresentazione deformata, simbolica,

ridotta e approssimata 1 .

Ogni carta è deformata perché è la ripro-

duzione su un piano (il foglio di carta) di una

superficie sferica (la superficie terrestre).

Ogni carta è simbolica perché i cartografi

usano simboli per rappresentare gli elemen-

ti della realtà: per esempio, i cerchi indicano

le città, i rettangoli gli edifici, le linee per le

strade o le ferrovie. Anche i colori hanno un

significato simbolico 2 .

Ogni carta è approssimata perché non può

contenere tutti gli elementi presenti nel territorio che rappre-

senta. Per esempio, il corso di un fiume non sarà raffigurato

con tutte le sue curve ma solo nel suo andamento generale.

Per comprendere tutte le informazioni, occorre conoscere il

significato dei simboli, che sono spiegati nella legenda, posta a

margine di ogni carta.

Ogni carta è ridotta perché il territorio da rappresentare

deve essere rimpicciolito: lo spazio non può essere riprodotto

nelle sue reali dimensioni. Questa operazione si chiama riduzio-

ne in scala 3 .

Monte isCaravius

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San Pietro

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AGLIARA LIARA ARIA LIARCACACACACC

Un metodo per rappresentare l’altezza dei rilievi è quello delle

curve di livello, o isoipse: linee che uniscono tutti i punti alla

stessa altitudine.

Per costruire questa rappresentazione dei rilievi, si immagina di

«tagliare» la montagna a fette parallele, per esempio ogni 250

metri di altezza. Ogni fetta ha un proprio contorno, che è una curva

di livello perché tutti i suoi punti sono alla stessa altitudine. Sulla

carta si disegnano una dentro l’altra tutte queste curve.

I settori delimitati dalle curve di livello possono essere colorati

con diversi colori, che sono chiamati tinte altimetriche (verde per

la pianura, giallo per la collina, marrone per la montagna). Usando

gradazioni della stessa tinta (per esempio, marrone da chiaro a

scuro man mano che aumenta l’altitudine di una montagna) si

ottiene una rappresentazione che dà l’idea dell’altezza.

Lo stesso principio, ma procedendo verso il basso, può essere

usato per rappresentare la profondità dei fondali marini. Le linee

di contorno che uniscono tutti i punti dei fondali marini alla

medesima profondità si chiamano isòbate; le tinte utilizzate vanno

dal blu chiaro per le zone meno profonde al blu scuro per le zone

più profonde.

Un’altra tecnica per rappresentare i rilievi è lo sfumo in toni di

grigio, che offre una visione più immediata ma meno esatta. Molte

cartine in questo libro abbinano le tinte altimetriche e lo sfumo.250 250100

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Savona

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Loano

Pietra Ligure

Finale Ligure

VoltriArenzano

Albisola Superiore

Varazze

Albenga

Alassio

Dronero

Ventimiglia

Taggia

Nervi

Vado Ligure

Pontedecimo

Doria

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Portofino

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CairoMontenotte

Mondovì

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MUSEO CIVICO

ARCHEOLOGICOVia

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Le carte corografiche (con scala compresa tra 1:150 000 e

1:1000000) raffigurano zone abbastanza estese.

Le carte geografiche (con scala oltre 1:1000000), sono

usate per rappresentare regioni, stati o continenti.

Le piante o mappe (con scala fino a 1:10000) vengono

usate per rappresentare piccole località o parti di città.

La carta topografica (con scala compresa tra 1:10000 e

1:150000) mostra in dettaglio piccole parti di territorio.

PalaFant

S. STEFA

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Via S. Vitale

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Ginnasio

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MUSEO CIVICO

ARCHEOLOGICO

Pal. d.Podestà

Pal. d.Banchi

S. Mariad. Vita

PAL. D.

MERCANZIA

S. Bartolomeo

Torre Alberici

TORRE DEGLI

ASINELLI

Pal.Malvasia

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Pal.Arcivescovile

CasaDrappieri

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Castel d. Britti

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A 1: 130 Km15

3

La scala o rapporto di riduzione indica quante volte una misura

della realtà è stata rimpicciolita nella carta. È il numero per il

quale sono state divise le misure reali per ottenere quelle della

carta. E la stessa cosa vale per i disegni.

La scala di riduzione è sempre scritta in ogni carta, di solito

vicino alla legenda.

La scala può essere numerica: per esempio «1:1000». Questa di-

visione – che si legge «uno a mille» – indica che ogni misura della

realtà è stata divisa per 1000 per ottenere la misura sulla carta.

La scala può anche essere grafica: si disegna un segmento,

per esempio lungo 1 cm, e si scrive a fianco la lunghezza che

corrisponde a quel segmento nella realtà, per esempio «10 m».

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6

Gli strumenti della geografa

Il cartografo deve scegliere quali caratteristiche del territorio

rappresentare, poiché è impossibile riportarle tutte.

Possiamo classificare le carte anche a seconda del loro con-

tenuto.

▶ Le carte fisiche 1 rappresentano solo gli elementi naturali.▶ Le carte politiche 2 rappresentano soprattutto elementi le-

gati alle attività umane come i confini politici, le città, le vie

di comunicazione ecc.

5 Che cosa rappresentano le carte

St-Malo

Cherbourg

St-Malo

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St. Helier

DreuxAlençon

ChartresMelun

Dieppe

Boulogne--sur-Mer

Châlons--en-Champagne

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Beauvais

Versailles

St-Quentin

Charleville--Mézières

Ostenda

Roubaix

Dunkerque

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Cambridge

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L’Aquila

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Ajaccio

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Clermont- -Ferrand

Limoges

Livorno

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Perugia

Bordeaux

Bolzano

Venezia

Brescia

Digione

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Parma

Nancy

Strasburgo

Nantes

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Tours

Caen

Plymouth

Sheffeld

Nottingham

Leicester

Brighton

Groninga

Kiel

Pilsen

Rostock

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Graz

Salisburgo

Györ

Seghedin

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Milano

Marsiglia

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Norimberga

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Verona

Firenze

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Danzica

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Ostrava

Brno

Cork

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Rotterdam

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LONDRAAMSTERDAM

BRUXELLES

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GERMANIA P O L O N

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ddii V00000¡¡000000¡000000000000000000000000000000000000

co

LA 1: 18360 km180

steppa

scarsa vegetazione

foresta di conifere

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scarsa vegetazione

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macchia mediterraneaREGNO

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dato nondisponibile

da 21 a 30%AA

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da 0 a 10%

da 11 a 20%

d 0 10%

da 21 a 30%

da 31 a 40%

da 41 a 50%

L’aspetto rappresentato può

avere a che fare sia con

le caratteristiche fisiche

del territorio, come i tipi

di vegetazione, sia con le

attività umane che vi si

svolgono, per esempio il

riciclo dei rifiuti. Spesso

sono usate diverse tonalità

di colore per rappresentare

l’argomento scelto.

Sono carte tematiche anche

le carte stradali, nautiche,

aeronautiche che indicano

rispettivamente le strade,

le rotte e gli ostacoli alla

navigazione, le aerovie.

Nella carta con grafici, o

cartogramma, sono inseriti

grafici per descrivere un

fenomeno che avviene in

diversi luoghi della carta.

▶ Le carte tematiche 3 si concentrano su una caratteristica

particolare del territorio, per esempio i climi, oppure la pre-

senza di parchi naturali, o la diffusione di un’attività umana.

Nelle pagine degli Atlanti di solito si trovano carte di tipo fisi-

co-politico, che riuniscono elementi fisici e politici. Gli elemen-

ti fisici rappresentati sono i rilievi, i fiumi, i laghi e i mari; gli

elementi politici sono i confini politici, le strade, le ferrovie, le

città.

1

3

2

7

Fotografie storiche.

Dresda, in Germania, alla fine della Seconda guerra

mondiale e nel 1979.

6 Fotografe e telerilevamentoLa fotografia è uno strumento molto importante per chi stu-

dia la geografia. Permette di avere immagini di luoghi lontani

o difficilmente raggiungibili, ma serve anche per costruire le

carte geografiche.

Per stabilire la posizione e le caratteristiche degli elementi

da inserire in una carta, si usa già da tempo l’aerofotogramme-

tria, cioè si usa una macchina fotografica collocata su un aereo.

L’aereo sorvola il territorio da fotografare in volo orizzonta-

le e la macchina, a intervalli di tempo costanti, scatta una serie

di fotografie 1 . Tutti i fotogrammi formano una strisciata, e

più strisciate, parallele fra loro, coprono il territorio da trasfor-

mare in carta (si dice da cartografare).

Il telerilevamento è un sistema simile: anziché gli aerei, si

utilizzano i satelliti artificiali che ruotano attorno alla Terra.

Sui satelliti vengono posizionati strumenti complessi, capaci

di fare fotografie ma anche di rilevare la temperatura o la di-

stanza degli oggetti che sorvolano. I segnali captati dal satellite

vengono trasmessi a stazioni di raccolta a terra, dove vengono

elaborati al computer e trasformati infine in immagini 2 .

Grazie all’informatica, oggi è possibile aggiornare più fa-

cilmente le carte geografiche, inserirvi più informazioni e a

costi più contenuti. Le carte digitali hanno il vantaggio che

tutti i dati contenuti corrispondono a numeri, quindi pos-

sono essere facilmente elaborate, modificate e arricchite di

informazioni.

Le fotografie storiche, confrontate con le corrispondenti fo-

tografie di oggi, sono utili per studiare l’evoluzione del paesag-

gio (naturale, ma soprattutto urbano) 3 .

Fotografia aerea dei campi da tennis di Wimbledon,

Inghilterra. Le fotografie panoramiche e aeree ci permettono

di vedere come si integrano gli elementi sia di tipo naturale

sia prodotti dagli esseri umani. Ci danno una visione del

paesaggio più reale rispetto alla rappresentazione simbolica

delle carte.

La Pianura padana vista dal satellite; le macchie rosse

sono Modena (a sinistra) e Bologna (in basso). Le immagini

satellitari permettono di raccogliere informazioni dettagliate

su aree molto vaste; inoltre forniscono immagini della

stessa zona a breve intervallo di tempo, il che consente di

controllare fenomeni come l’arrivo di perturbazioni o gli

incendi. I satelliti possono anche rilevare dati che non sono

visibili a occhio nudo, come la temperatura del terreno.

21

3

a

automobi

r8%

v

8

Gli strumenti della geografa

Per conoscere un territorio non bastano le carte e le fotografie,

ma occorrono anche i dati quantitativi, cioè i numeri.

I dati si presentano raccolti in tabelle, che riassumono le

quantità relative a un certo fenomeno per un certo numero di

soggetti. A ciascuna riga corrisponde un soggetto e a ciascuna

colonna un fenomeno (o viceversa); l’ordine può essere alfabe-

tico, geografico, numerico crescente o decrescente.

Le tabelle permettono di fare confronti numerici tra i sog-

getti cui si riferiscono.

La tabella delle cime più alte d’Europa 1 è una tabella sem-

plice: nella prima colonna c’è l’elenco delle montagne più alte

d’Europa, nella seconda l’altezza della vetta.

La tabella degli iscritti ai diversi ordini scolastici in Italia 2

è una tabella a doppia entrata. È formata da una colonna di

soggetti e da almeno due colonne di dati, ciascuna delle quali si

riferisce a un fenomeno diverso. Si chiama «a doppia entrata»

perché può essere letta in due modi, orizzontale e verticale.

Il grafico è un disegno che visualizza i dati numerici con fi-

gure. È molto utile perché permette di cogliere a prima vista le

caratteristiche principali di un fenomeno.

I grafici più usati sono di due tipi.

▶ L’istogramma è formato da colonne la cui lunghezza rappre-

senta il dato numerico; è adatto per rappresentare e confronta-

re dati assoluti dello stesso tipo, che spesso vengono forniti in

forma di classifica, per esempio la lunghezza di un insieme di

fiumi 3 , o il numero di abitanti in diversi paesi.

▶ L’areogramma ha la forma di un cerchio suddiviso in spicchi

di colore e grandezza diversa per rappresentare la suddivisio-

ne all’interno di un fenomeno; è molto utile per rappresentare

quantità suddivise in percentuale, per esempio quanta parte di

un territorio è occupata da montagne, colline o pianure, oppu-

re quanta parte di una popolazione si sposta utilizzando i di-

versi mezzi di trasporto 4 .

Scuola

Iscritti al Nord Iscritti al

Centro

Iscritti al Sud

e nelle isole

Totale iscritti

in Italia

Infanzia 755000 315000 625000 1695000

Primaria 1249000 526000 1043000 2818000

Secondaria

di I grado

773000 328000 691000 1792000

Secondaria

di II grado

1059000 501000 1095000 2655000

Totale 3836000 1670000 3454000 8960000

Cime più alte d’Europa altezza

Elbrus 5642 m

Kazbek 5047 m

Monte Bianco 4810 m

Monte Rosa 4635 m

Dom 4545 m

Weisshorn 4505 m

Cervino 4478 m

Dent Blanche 4357 m

Gran Combin 4314 m

5000 3500350030003000250020001500500 1000

Volg 3531

Danubio

ga 353Vol

2860

Ural

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86608

2428

Dnepr

uubio 28

8

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2201

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288l 242Uraa

Dneepr 22011

1870

0250010 00000 2001500

DDon 11870

lunghezza (km)

Principali fiumi europei.

le, bus e moto

ae eo

treno

aereo8%

7,5%

na etreno7,5%

nave0,5%

automobile, bu84%

Trasporto passeggeri in Europa.

7 Dati, tabelle e grafci

1

3 4

2

9

L’AMBIENTENATURALEE I SUOIPROBLEMI

A

I climie gli ambienti naturali

Fiumie laghi

Montagnee pianure

Ambientee sviluppo sostenibile

Marie oceani

Un mondodi rifuti

◾ Lo studio degli ambienti naturali, delle montagne, delle pianure, dei fiumi

e dei laghi, dei mari e degli oceani, in generale di tutti gli elementi fisici che

caratterizzano il nostro pianeta, non può prescindere da una riflessione

sull’impatto che la comparsa dell’uomo ha avuto sull’ambiente stesso.

◾ A partire dalla rivoluzione industriale, iniziata circa tre secoli fa, che ha

inaugurato il sistema di produzione moderno, le attività umane hanno

cambiato in maniera profonda e rapida l’ambiente. Quello che per milioni di

anni era rimasto quasi immutato, in poco tempo viene modificato, talvolta in

maniera radicale.

◾ L’ingegno e l’intelligenza umana hanno reso possibile un miglioramento

delle condizioni di vita dell’umanità stessa, ma i segni dell’impatto delle

attività umane sulla Terra sono oggi visibili e allarmanti. Le risorse naturali

rischiano di esaurirsi, molte specie animali e vegetali sono in pericolo, aria,

suoli e acque sono inquinati, i rifiuti si accumulano e vengono smaltiti con

sempre maggiori difficoltà.

◾ Il modello di sviluppo dell’uomo moderno viene messo in discussione

su più fronti e nasce una nuova consapevolezza verso l’ambiente che ci

circonda, che chiede maggiore rispetto e cura.

◾ Molti problemi sono stati affrontati, molte misure a difesa dell’ambiente

sono state prese. Rimane ancora tanto da fare se vogliamo che il pianeta

sul quale viviamo continui a offrirci la ricchezza e la bellezza che tutti

conosciamo.

A. L’AMBIENTE NATURALE E I SUOI PROBLEMI

10

Il clima è l’insieme delle caratteristiche del tempo atmosferico checontraddistinguono una regione. Elementi che influenzano il clima sono lepiogge, l’umidità, i venti e la pressione atmosferica, cioè il peso che l’aria eser-cita su ogni punto della superficie terrestre.

Le condizioni climatiche della Terra sono determinate da diversi fattori: la latitudi-

ne, l’altitudine (l’altezza delle montagne misurata a partire dal livello del mare), la

distanza dal mare e altri elementi, come la presenza di fiumi, l’esposizione al Sole e

ai venti.

▶ In base alla latitudine è possibile individuare cinque principali tipi di clima a cui

corrispondono ambienti naturali tipici 1 .

▶ I climi caldo-umidi sono tipici delle aree comprese tra il Tropico del Cancro e il Tro-

pico del Capricorno. Sono caratterizzati da temperature elevate e piogge abbondanti.

In questa fascia si trovano tre tipi di clima:

– il clima equatoriale, tipico dell’Amazzonia, dell’Africa centrale e dell’Asia meridio-

nale, caratterizzato da temperature molto alte (25-30 °C), stessa durata del giorno

e della notte e stagioni simili tutto l’anno. L’ambiente naturale è formato dalla fo-

resta pluviale, molto fitta e lussureggiante;

– il clima monsonico, che va dall’Asia meridionale all’isola del Madagascar, al largo

delle coste dell’Africa orientale. Questo clima è influenzato dai monsoni, venti sta-

gionali caldi che soffiano dall’oceano Indiano. La vegetazione tipica è quella della

1I climi

e gli ambientinaturali

La steppa dellaPatagonia, Sudamerica.

Il deserto del Sahara inLibia.

Una foresta di quercein Polonia.

Foresta pluvialein Thailandia.

Vegetazione mediterra-nea in Croazia.

Alberi di baobabin Madagascar.

Le zone climatiche.

Tundra(Regione subpolare)

Zone fredde

Gelo perenne(Regione polare)

Foresta pluviale(Regione equatoriale)

Zone calde

Savana(Regione subequatoriale)Steppa tropicale(Regione arida)Deserto caldo(Regione arida)

Foresta mediterranea(Regione temperata calda)

Zone temperate

Foresta di caducifoglie(Regione temperata fresca)Taiga(Regione temperata fredda)Steppa temperata(Regione arida)Deserto freddo(Regione arida)

Clima di altamontagna

Climi legati all’altitudine

1

11

1. I climi e gli ambienti naturali

giungla, nella quale, a differenza della foresta pluviale, molte piante perdono le

foglie durante la stagione secca;

– il clima della savana, che si trova tra la foresta pluviale e il deserto. È caratterizzato

da una stagione umida e una stagione secca. La vegetazione è formata da erbe alte

e alberi dal tronco molto robusto, come i baobab.

▶ I climi aridi sono tipici del deserto, caratterizzati dalla quasi totale mancanza di

precipitazioni. Tuttavia non tutti i deserti, come si è portati a pensare, sono caldi.

Vi sono deserti caldi, come quelli dell’Africa, dell’America del Sud e dell’Australia,

dove le piogge sono molto rare, e la mancanza di umidità e vegetazione provoca forti

escursioni termiche diurne, cioè grandi differenze di temperature tra il giorno e la

notte, con sbalzi anche di 30 °C.

Ma vi sono anche deserti freddi, come quelli che si trovano in Mongolia, in Tibet,

nelle grandi pianure degli Stati Uniti e in Patagonia (Sudamerica), che sono anch’essi

caratterizzati da escursione termica e da forti venti.

Le piante del deserto possono avere una vita breve, a causa delle piogge che cado-

no raramente, oppure vivere per anni, grazie ai loro fusti capaci di immagazzinare

acqua.

▶ I climi temperati caldi sono caratterizzati da inverni miti e umidi ed estati calde.

Sono tipici del Mediterraneo, della California (nel sud-ovest degli Stati Uniti), del Cile

centrale, di parte del Sudafrica e dell’Australia. La vegetazione comune a questo am-

biente naturale è la foresta mediterranea, formata da arbusti aromatici e alberi sem-

preverdi.

▶ I climi temperati freddi si trovano alle latitudini più elevate, come in Russia, Cana-

da e Scandinavia. Gli inverni sono molto lunghi e freddi e le estati brevi, con abbon-

danti precipitazioni.

Nell’emisfero boreale è presente la taiga, una foresta di oltre 15 milioni di kilometri

quadrati coperta da conifere e abitata da orsi bruni, alci, renne, animali da pelliccia.

▶ I climi freddi sono chiamati così perché gli inverni sono lunghi e freddi e le estati

brevi e tiepide, con precipitazioni mai abbondanti. Si dividono in due gruppi:

– clima freddo a estate calda, in Europa del Nord, Asia orientale e America setten-

trionale. Qui la vegetazione tipica è costituita da steppe e praterie;

– clima freddo a inverno prolungato, che si trova nella parte settentrionale di Euro-

pa e Asia, e in America del Nord. Qui la vegetazione tipica è la tundra, una pianura

coperta da muschi e licheni. Questo tipo di vegetazione si trova solo nell’emisfero

boreale, cioè la parte della Terra a nord dell’Equatore. Anche qui la temperatura è

molto bassa, ma in primavera e in estate diventa più tiepida e può salire fino a 10 °C.

Oltre i circoli polari artico a nord e antartico a sud, e nelle zone di alta montagna, si

parla di clima nivale, perché gli inverni sono molto rigidi, con vaste distese di ghiacci,

e le temperature medie sono sotto gli 0 °C, ma possono scendere anche a –50 °C.

Il deserto del Gobiin Mongolia.

Foresta di coniferein Canada.

La tundra nella zonaartica (Canada).

Ghiacci polariin Norvegia.

La steppa della Cinainterna.

La catena delle Ande,in Perú.

12

A. L’AMBIENTE NATURALE E I SUOI PROBLEMI

▶ Negli ultimi cento anni la temperatura

media dell’aria è salita di oltre 1 °C, e si

ritiene che entro il 2100 le temperature

medie potrebbero aumentare fino a 6 °C.

▶ Gli scienziati sostengono che la prin-

cipale causa dell’eccessivo riscaldamen-

to globale sia l’inquinamento prodotto

dalle attività umane.

L’uso delle automobili, il riscaldamen-

to delle abitazioni e degli uffici, le at-

tività industriali e agricole, l’uso dei

combustibili fossili (petrolio, carbone e

gas naturale) contribuiscono a rilascia-

re grandi quantità di anidride carboni-

ca e metano nell’atmosfera.

▶ Queste sostanze sono dette gas serra,

perché si comportano come i vetri di una

serra che trattengono calore, creando

quello che viene chiamato effetto serra.

I gas serra hanno anche origini natura-

li, sono cioè presenti nell’atmosfera, e

svolgono un ruolo importante, perché

creano le condizioni indispensabili alla

vita sul nostro pianeta. Essi infatti per-

mettono di regolare la temperatura ter-

restre, che altrimenti sarebbe di –18 °C.

Tuttavia, se presenti in eccesso, provo-

cano il surriscaldamento del pianeta,

con effetti devastanti.

▶ La concentrazione di anidride carbo-

nica nell’aria aumenta anche a causa

della deforestazione, che in varie parti

del mondo porta alla distruzione di va-

ste aree occupate da boschi per far posto

a coltivazioni agricole e ad allevamenti.

Gli alberi e le piante in generale sono

considerati i «polmoni verdi» del mon-

do, perché aiutano a mantenere stabile

la concentrazione di anidride carbonica

nell’atmosfera.

▶ L’aumento delle temperature medie

è la causa dei cambiamenti climatici in

corso sulla Terra. L’intensificazione de-

gli eventi meteorologici estremi, come

cicloni tropicali, alluvioni e siccità, lo

scioglimento dei ghiacciai, con il con-

seguente innalzamento del livello delle

acque marine e il rischio di estinzione

di molte specie animali e vegetali, sono i

segnali di questo cambiamento.

▶ Per combattere il surriscaldamento del

pianeta, è necessario che le nazioni in-

dustrializzate, come i paesi europei e gli

Stati Uniti, e quelli di più recente indu-

strializzazione, come la Cina e l’India, ri-

ducano le proprie emissioni di gas serra.

▶ Nel 2005 è entrato in vigore il Pro-

tocollo di Kyoto, un trattato interna-

zionale a cui hanno aderito 191 paesi e

l’Unione Europea, in qualità di entità

sovranazionale. I paesi firmatari si sono

impegnati a contenere le emissioni di

gas serra e a promuovere politiche di

salvaguardia dell’ambiente, che preve-

dono l’uso di energie non inquinanti.

▶ La maggior parte delle emissioni di

CO2, il 56%, proviene da tre grandi aree:

la Cina, con il 29% del totale, gli Stati

Uniti, con il 16% e l’Unione Europea,

con l’11%. Anche India (6%), Russia (5%)

e Giappone (4%) sono tra i maggiori in-

quinatori.

Emissioni di CO2 tra il 1990 e il

2012. Nel 2012 il primo paeseper emissioni di CO2 è stata laCina, seguita da Stati Uniti eUnione Europea. Le emissioniprodotte dalla Cina sono salite, nel2012, del 3,3% rispetto all’annoprecedente, fino a raggiungerei 9,9 miliardi di tonnellate. Ingenerale, le emissioni di CO2 delgrande paese asiatico crescono del6% ogni anno. Responsabile deitre quarti delle emissioni prodotteda combustibili fossili in Cinaè il carbone, largamente usatoper sostenere i ritmi della fortecrescita economica.(Fonte: PBL Netherlands Environmental

Assessment Agency)

12

10

8

6

4

2

019941990 1998 2002 2006 2010 2012

Miliardi di tonnellate di CO2

Paesi industrializzati

Stati Uniti

Russia

Unione Europea

Giappone

Paesi in via di sviluppo

Cina

India

13

Attività 1. I climi e gli ambienti naturali

1. Domande a risposta multipla.

1. Il clima è:

a. l’insieme delle caratteristiche del tempo atmosferico in unaregione.

b. la differenza di temperatura tra le varie regioni del mondo.

2. I climi freddi sono caratterizzati da:

a. piogge molto frequenti.b. piogge non abbondanti.

3. Nella foresta mediterranea ci sono:

a. arbusti e alberi sempreverdi, come i pini.b. erbe alte e alberi dal tronco robusto, come i baobab.

4. Le zone polari artica e antartica sono ricoperte da:

a. muschi e licheni.b. ghiacci.

5. In California si trova:

a. un clima temperato caldo.b. un clima arido.

6. Nei climi nivali:

a. nevica per 3 mesi all’anno.b. le temperature sono sotto gli 0 °C.

2. Vero o falso.

A. I climi temperati caldi sono caratterizzati da invernimiti e umidi. V F

B. In California e in alcune zone del Mediterraneosi trovano i deserti freddi. V F

C. La foresta pluviale è tipica del clima equatoriale. V F

D. Gli animali che popolano la taiga sono gli orsie gli animali da pelliccia. V F

3. Completa il testo con le parole chiave.

A. A causa della crescente industrializzazione e dell’aumento dei

consumi di energia, la temperatura media della Terra sta ......................

.....................................................

aumentando ▪ diminuendo

B. Si pensa che la principale causa di questo fenomeno sia l’inqui-

namento prodotto .............................................................................................................

dalle attività umane ▪ dai rifiuti delle città

C. La deforestazione provoca ............................................................... di vaste

aree verdi della Terra.

l’aumento ▪ la riduzione

D. I paesi che hanno firmato il Protocollo di Kyoto si impegnano

a contenere le emissioni di ......................................................................................

nell’atmosfera.

scorie radioattive ▪ gas serra

E. Le maggiori emissioni di CO2 provengono da tre grandi aree: ..........

..................................................... , gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

l’India ▪ la Cina

⬛ Le città contro i cambiamenti climatici

La città di Portland in Oregon (Stati Uniti) ha creato un programmapilota, chiamato Clean Energy Works, che si propone di ridurre l’uso

dell’energia domestica e di abbattere le emissioni di CO2 di 1400 tonnellate

l’anno.Il piano d’azione della città americana si muove su diversi fronti: dallacostruzione di edifici a emissioni zero, a una maggiore efficienza deitrasporti, dalla riduzione e dal riciclo dei rifiuti, all’aumento delle areeverdi nelle zone urbane.Portland non è l’unica città a perseguire questo obiettivo: un numero sempremaggiore di città in tutto il mondo sta cercando di affrontare i cambiamenti

climatici con politiche urbane adeguate.

Sviluppa le competenze

• Conosci altri centri urbani che cercano di contrastare i cambiamenticlimatici in modo concreto?

• Come funzionano le politiche ambientali della tua città?

• Visita la pagina www.legambiente.it/contenuti/articoli e cerca nell’appo-sita casella «ecosistema urbano». Leggi il rapporto sulla vivibilità am-bientale dei capoluoghi di provincia italiani. In che posizione si trovaquello in cui vivi? Scegli un altro capoluogo e confrontalo con il tuo,scegliendo almeno tre diversi indicatori.

Un grattacielo di Portland. Sullasua cima si possono notare turbineche producono energia generata dalvento. [foto Robert Crum/Alamy Ipa]

A. L’AMBIENTE NATURALE E I SUOI PROBLEMI

14

2Circa la metà della superficie terrestre è occupata da rilievi: montagne, colline ealtipiani 1 . Per convenzione, si parla di montagne per le formazioni montuose chesi estendono al di sopra dei 600 metri sul livello del mare; al di sotto di questaaltitudine si parla di colline.Gli altipiani sono territori per lo più pianeggianti, con un’altitudine che può an-dare dai 500 metri ai 5000 metri sopra il livello del mare.Le pianure sono vaste aree di terreno pianeggiante la cui altitudine non supera i300 metri sul livello del mare.

▶ Le montagne si sono formate milioni di anni fa dal sollevamento della crosta ter-

restre – la parte più esterna della Terra – o a causa della lava fuoriuscita dai vulcani.

▶ I rilievi che vediamo nella loro forma attuale sono il risultato di cambiamenti che

si sono verificati nel tempo a causa dell’erosione (consumo), provocata dall’azione

del vento, dell’acqua, del calore e dei ghiacciai, che nel corso di milioni di anni ha ar-

rotondato e smussato le rocce.

▶ Le montagne raramente si presentano isolate, ma sono disposte in allineamenti e

catene lunghe anche diverse migliaia di kilometri. La cordigliera (catena) delle Ande,

che si trova in Sudamerica, corre parallelamente alla costa dell’oceano Pacifico da

Nord a Sud e raggiunge una lunghezza di oltre 7000 kilometri.

▶ Le montagne più alte del mondo si trovano in Asia. La cima più alta è il monte

Everest (8848 m) 2 , nella catena dell’Himalaya, seguito dal K2 (8611 m), che fa parte

della catena del Karakorum.

– In America del Sud, nelle Ande, troviamo l’Aconcagua (6962 m), il monte più alto

del continente americano.

– In America del Nord le Montagne Rocciose sono la catena principale; la cima più

elevata è il monte McKinley, in Alaska, che supera i 6000 metri.

– In Africa, in Tanzania, il Kilimangiaro 3 – un vulcano non attivo – arriva a 5895

metri.

Montagnee pianure

1Siberia

CaucasoTibet

KarakorumHimalaya

Kilimangiaro

MontagneRocciose

Amazzonia

Ande

Urali

GrandiPianure

15

2. Montagne e pianure

– In Europa il monte più alto è l’Elbrus, nella catena del Cau-

caso, un sistema montuoso che si allunga tra Europa e Asia.

Il Monte Bianco, situato nelle Alpi nord-occidentali tra Italia

e Francia, è la terza montagna più alta d’Europa, con i suoi

4810 metri di altezza.

▶ Il Tibet, una regione dell’Asia centrale, è l’altipiano più alto

della Terra 4 . A causa della sua altitudine media di 4900 m è

chiamato anche il Tetto del Mondo.

▶ Le pianure sono generalmente di origine alluvionale: si

sono formate cioè dai detriti dei fiumi portati a valle nel corso

del tempo.

Possono essere anche di origine vulcanica, cioè originate da

cenere e lava prodotte durante le eruzioni.

Altre pianure si sono formate dal sollevamento dei fondali marini, a causa di forti

movimenti provenienti dalle profondità della Terra.

▶ Tra le pianure più estese del mondo ricordiamo le Grandi Pianure dell’America

settentrionale, che corrono da Nord a Sud attraversando gli Stati Uniti centrali 5 .

In America meridionale, l’Amazzonia, a cavallo dell’Equatore, forma una vasta

area pianeggiante di oltre 7 milioni di km². Questa enorme distesa si trova per circa il

65% in Brasile, ma si estende anche in altri otto stati, dall’oceano Pacifico all’oceano

Atlantico.

Tra Europa e Asia, una vasta fascia di pianure corre orizzontalmente dalla costa

atlantica della Francia alla regione russa della Siberia 6 , interrotta solo dalla catena

dei monti Urali, che tradizionalmente segna il confine tra i due continenti.

2. foto Yongyut Kumsri/Shutterstock

3. foto Andrzej Kubik/Shutterstock

4. foto Rat007/Shutterstock

5. foto Jason O. Watson/Alamy Ipa

6. foto Pichugin Dmitry/Shutterstock

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A. L’AMBIENTE NATURALE E I SUOI PROBLEMI

▶ Un eccessivo sfruttamento può porta-re alla desertificazione: si va dalla perdi-ta di fertilità, all’aridità e alla formazionedel deserto vero e proprio.▶ Altri fenomeni di degradazione delsuolo sono la salinizzazione (aumentoanomalo del contenuto di sali) e la pre-senza di sostanze inquinanti.▶ Le attività umane, come la deforesta-zione, la cementificazione selvaggia,l’abbandono delle zone di montagna,l’agricoltura e gli allevamenti intensivi,hanno causato un’eccessiva degradazio-ne del suolo.▶ Il degrado dei suoli è una delle causedel dissesto idrogeologico, cioè un disor-dine o uno squilibrio che l’erosione pro-duce nel suolo e nel sottosuolo.▶ Molte sono le aree a rischio idrogeo-

logico: questo significa che, in partico-

lari condizioni climatiche o ambientali,si possono verificare eventi catastrofici,come alluvioni e frane, che provocano ladistruzione di centri abitati, strade, ope-re dell’uomo.

▶ Il rischio idrogeologico si può ridurre oprevenire evitando i disboscamenti nellearee di montagna, la costruzione di edifi-ci nelle zone a rischio, la cementificazio-ne degli argini dei fiumi.

[foto Radek Sturgolewski/Shutterstock]

Villaggio abbandonato a causa della desertificazione nella

provincia cinese dello Shanxi. [foto Global Warming Images/Alamy Ipa]

Danni prodotti da un’alluvione nello stato del Connecticut

(USA). [foto Enigma/Alamy Ipa]

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Attività 2. Montagne e pianure

⬛ I numeri del dissesto idrogeologico in Italia

Secondo un’indagine di Legambiente, movimento ambienta-lista italiano, nel nostro paese i comuni in cui sono presenti

aree a rischio idrogeologico sono 6633, vale a dire l’82% deltotale. Oltre 6 milioni sono i cittadini che vivono in zone espo-ste al pericolo di frane o alluvioni.Di seguito riportiamo alcuni dati forniti da Legambiente suldissesto idrogeologico in Italia:

• quasi il 10% del territorio nazionale presenta un alto rischioidrogeologico;

• il 6,8% del territorio nazionale è interessato da fenomenifranosi;

• 43 sono i miliardi di euro necessari per mettere in sicurezzail territorio italiano (27 al Centro-Nord, 13 al Sud, 3 per gliinterventi di recupero delle coste);

• 10000 è il numero di vittime, feriti o dispersi in Italia, dal1900 a oggi, a causa del dissesto idrogeologico;

• 350000 è il numero di senza tetto e sfollati, dal 1900 aoggi, a causa del dissesto idrogeologico;

• 8 è l’ammontare, in miliardi di euro, dei danni per alluvioniin Italia dal 1998 (anno della tragedia di Sarno) a oggi.

Sviluppa le competenze

• Nella tua regione o nel tuo comune esistono rischi idrogeo-logici?

• Esplora il territorio in cui vivi e fotografa le situazioni che se-condo te possono creare pericoli per l’ambiente e la comunità.Esponi in classe il risultato delle tue ricerche.

• Che cos’è la «tragedia di Sarno»? Cerca notizie in Internet e:– individua la località su una cartina;– racconta come si sono svolti i fatti;– spiega le cause di questo drammatico evento.

Un’immagine del comune di Sarno, colpito da una frana.[foto Alberto Nardi/Alamy Ipa]

1. Domande a risposta multipla.

1. Le montagne si sono formate milioni di anni fa:

a. dai detriti portati a valle dai fiumi.b. dal sollevamento della crosta terrestre.

2. Il fenomeno dell’erosione delle montagne è provocato:

a. dalle attività umane, come l’estrazione della ghiaia.b. dall’azione del vento, dell’acqua e del calore.

3. Il Tibet è:

a. l’altipiano più alto della Terra.b. il monte più alto dell’Asia.

4. Tra le pianure più estese del mondo troviamo:

a. la Pianura padana dell’Italia settentrionale.b. le Grandi Pianure dell’America settentrionale.

2. Vero o falso.

A. La cordigliera delle Ande attraversa l’Americameridionale da ovest a est. V F

B. L’Amazzonia è una vasta pianura che si trovain America del Sud a cavallo dell’Equatore. V F

C. L’eccesso di piogge può portare alla desertificazionedel suolo. V F

3. Completa il testo con le parole chiave.

A. La salinizzazione del suolo significa un eccesso di

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sali ▪ sostanze inquinanti

B. Un’area è a rischio idrogeologico perché può essere colpita da

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siccità ▪ alluvioni e frane

C. Il dissesto idrogeologico è causato, tra gli altri fattori, dal

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degrado dei suoli ▪ cambiamento climatico

D. In Italia, i comuni soggetti a rischio idrogeologico sono .................

il 10% ▪ lÕ82%

4. Leggi lÕimmagine.

Osserva la foto. Di che fenomeno si tratta e da che cosa è provocato?

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