Gli stereotipi di genere maschio o femmina?...1 Gli stereotipi di genere MASCHIO o FEMMINA?...

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Gli stereotipi di genere maschio o femmina? Laboratorio sperimentale per bambini e genitori sull’identità di genere Il libro con gli stivali

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Gli stereotipi di genere

maschio o femmina?Laboratorio sperimentale per bambini e genitori sull’identità di genere

Il libro con gli stivali

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Gli stereotipi di genere

MASCHIO o FEMMINA?Laboratorio sperimentale per bambini e genitori sull’identità di genere

Gli stereotipi di genere chiudono in categorie gli uomini e le donne attribuendo loro caratteristiche psichiche, emotive ed intellettuali predeterminate in base all’appartenenza ad uno o all’altro sesso, spesso favorendo una disegualianza nei rapporti tra persone e nella società.

Questo pericoloso processo “fissa” infatti, le persone in caselle chiuse ed esige che rispondano a modelli e ruoli prestabiliti, crea pregiudizi sociali da cui uscire risulta difficile; la rottura di questi meccanismi diviene pertanto la condizione necessaria per uno sviluppo maturo e consapevole della persona nonché per una educazione sentimentale e relazionale, che spinga a vedere in chi ci sta di fronte un individuo anziché un ruolo.

Il progetto di questo laboratorio ha l’obiettivo di sensibilizzare adulti e bambini, genitori e figli, verso ciò che siamo, verso ciò che gli altri e la società ci impongono di essere, creando uno spazio di riflessione sulle differenze che ci contraddistinguono non tanto in quanto maschio o femmina, ma perché esiste un io ed un tu. Non si vogliono certamente negare le differenze fisiche, cosiddette naturali, e neppure le componenti caratteriali che sono più proprie all’essere femminile o a quello maschile, ma riteniamo che l’aspetto fondamentale dei rapporti interpersonali e dell’educazione che come genitori trasmettiamo ai figli, sia il rispetto delle specificità caratteriali, intellettuali ed emotive di ciascuno indipendentemente dal genere sessuale cui appartiene.

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I destinatari del progetto: a chi ci rivolgiamo?

Il progetto sugli stereotipi di genere, nella sua fase iniziale, doveva avere come unici destinatari i bambini di alcune scuole dell’infanzia e della scuola primaria del territorio provinciale. Il lavoro con soggetti di età compresa tra i 5 ed i 7 anni è già di per sé un progetto sperimentale perché non esistono altre esperienze che coinvolgano bambini così piccoli in un percorso di informazione e sensibilizzazione sull’identità di genere. Già dalla prima stesura del progetto, ci siamo però resi conto della necessità di un coinvolgimento più ampio, ovvero dei genitori, affinchè potessero essere un ulteriore mezzo per inviare messaggi ai bambini, ai loro figli, troppo piccoli d’età per rielaborare da soli il percorso che si proponeva durante il laboratorio. Pertanto il progetto è stato in parte rielaborato e si è studiato un metodo più efficace per arrivare ai bambini attraverso il coinvolgimento dei loro genitori.

Adulti e bambini, genitori e figli, messi di fronte a ciò che sono, a cosa sono stati in passato con un’attenzione particolare – ci auguriamo – a cosa saranno domani.

Lavorare con i bambini è un’esperienza immediata, subito coinvolgente per le energie, l’entusiasmo e le aspettative che essi emanano, pertanto la risposta che abbiamo ricevuto durante il percorso è stata abbastanza in linea con le nostre aspettative e con le esperienze professionali vissute ogni volta che ci si è incontrati con i bambini. La vera sorpresa sono stati gli adulti, lì nulla era dato per scontato.

La partecipazione, in termini emotivi oltre che quantitativi, è stata significativa ed ha reso possibile l’esistenza stessa del laboratorio: la volontà di mettersi in gioco, di raccontare come si è stati da bambini, come si vive l’alterità con il proprio compagno/a e marito/moglie, ed infine l’esperienza di essere oggi genitori in questa società tanto diversa da trenta/quarant’anni fa, sono state le caratteristiche fondamentali per la riuscita degli incontri. Certamente, l’elemento chiave è stata la consapevolezza di lavorare ad un progetto che avesse al centro i propri figli, che a loro volta trovavano nei genitori un utile feedback di quanto vissuto in classe.

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Scuole incontrate e partecipanti

Il laboratorio è stato tenuto in tre scuole del territorio, molto diverse tra loro sia per l’ubicazione che per il grado d’istruzione.

Sono state infatti coinvolte nel progetto:

• una scuola dell’infanzia paritaria con sede a Mestre (VE),“Madonna della Pace” con una classe dell’ultimo anno (28 bambini – 14 genitori)

• una scuola dell’infanzia comunale a Marghera (VE), “Gianni Rodari” con una classe dell’ultimo anno (25 bambini – 15 genitori);

• una scuola elementare di Quarto d’Altino in località Portegrandi, “Amerigo Vespucci” con una classe del secondo anno (26 bambini -18 genitori).

In totale il progetto ha coinvolto circa un centinaio di persone tra genitori e bambini, con cui si è lavorato nei sei incontri dedicati ai bambini e quattro con i genitori più un incontro finale di confronto tra genitori e bambini durante il quale i piccoli alunni hanno messo in scena alcuni pezzi delle storie raccontate durante il percorso sulla tematica dell’identità di genere.

I gruppi incontrati, soprattutto in riferimento agli adulti, sono stati molto eterogenei tra loro non tanto per la provenienza territoriale – zone periferiche o più centrali della terraferma veneziana, come in realtà ci si aspettava – ma rispetto alla partecipazione: in alcuni gruppi hanno partecipato infatti anche le insegnanti, in un altro c’erano un paio di nonni al posto dei genitori, in altri ancora sia mamma che papà hanno voluto essere presenti. Il dato costante è comunque stata la partecipazione della donne, in maggioranza rispetto agli uomini, sia negli incontri proposti in orario serale che nel tardo pomeriggio. Questo ha prodotto delle risposte diverse in ciascun laboratorio e possiamo affermare che tanto più il gruppo era misto, formato cioè da uomini e donne, più sostanziose ed interessanti sono state le risposte uscite dal confronto.

La metodologia: esercizi di teatro, tecniche di narrazione e comicoterapia

La scelta metodologica di noi operatori è stata quella di condurre i gruppi di genitori e figli come se fosse una regia teatrale, da “dietro le quinte”: il nostro ruolo è stato quello di coordinare il coinvolgimento, le risposte ed anche le resistenze, lasciare spazio al racconto delle esperienze vissute senza portare alcuna mediazione, censura o giudizio.

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Per raggiungere questo obiettivo abbiamo messo in campo la nostra formazione professionale che si snoda tra:

a) Animazione teatrale:

Ogni incontro pertanto si è aperto con l’alternarsi di esercizi d’improvvisazione provenienti dal teatro che hanno permesso la creazione del gruppo e la propensione a lasciarsi andare, soprattutto nel lavoro con gli adulti che spesso non si conoscevano ed avevano età diverse; con i bambini invece, queste tecniche hanno avuto l’obiettivo di creare l’attenzione minima per poter aprire uno spazio di riflessione.

Tra gli esercizi proposti, ricordiamo: il gioco del “mi piace e non mi piace”, che permette a ciascuno di indicare una cosa, un’azione, un’emozione che provoca piacere ed una che invece non piace; il gioco della costruzione di una macchina sonora, ovvero la fantasia di creare, secondo un tema proposto, ciascuno una parte di un ingranaggio tenendo conto di quanto fatto prima e dopo dal compagno di squadra.

Una terza ed ultima tecnica è stata utilizzata infine, solamente con gli adulti, per entrare nel vivo del tema degli stereotipi: si è chiesto ai partecipanti di presentare “il prodotto maschio” ed il “prodotto donna”, elencandone pregi, difetti e caratteristiche seguendo uno stile discorsivo da televendita, da comizio politico oppure da dichiarazione d’amore. Mentre con i bambini la tecnica più efficace è stata di farli raccontare quali giochi preferivano e/o potevano svolgere in base al sesso d’appartenenza. (cfr. L’appendice - elenco dei giochi suddivisi per sesso)

Abbiamo giocato molto utilizzando tecniche dell’espressività corporea,

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usando la fisicità per esprimere le emozioni: in tal modo è risultato più evidente come queste siano universali, comuni a tutti i gruppi di persone e generi. I bambini si sono divertiti a trasformarsi in statue di felicità, paura, timidezza, sorpresa, amore, rabbia.

Significative sono state alcune risposte immediate, verbali e gestuali, che i bambini hanno dato quando sono stati messi di fronte ad alcune provocazioni. Ad esempio, abbiamo diviso i maschi e le femmine in due gruppi e a turno, uno alla volta, sono dovuti entrare in un cerchio e dire “cosa possono fare i maschi e le femmine” (cfr. il Punto 2 dell’elenco in Appendice). E’ stato interessante vedere la reazione con frasi tipo “Anche noi possiamo farlo!” “Noi già lo facciamo!” oppure con dei fischi o dei sonori no. Segnaliamo un paio di queste affermazioni-reazioni:

“I maschi possono giocare con i giochi elettronici” ed una bambina risponde “Ma non prendiamo mica la scossa noi!”; oppure “Le femmine hanno i capelli lunghi”, “Non è vero tante di noi hanno capelli corti!”.

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b) lettura ad alta voce

Dopo questa prima fase, la parte centrale dell’incontro si è sviluppata con l’utilizzo della lettura. Come operatori della promozione della lettura, siamo infatti convinti del ruolo fondamentale del libro e della sua lettura ad alta voce per aiutare nel percorso di crescita, di conoscenza e definizione di sé attraverso la funzione simbolica delle storie. Pertanto, negli incontri in classe sia con i genitori che con i bambini abbiamo proposto alcuni brani che trattano l’argomento dell’identità di genere.I testi utilizzati, diversificando la scelta in base all’età del gruppo, sono stati:

La principessa Tornadodi Marc Cantin

E’ la storia di una principessa che adora cacciare gli orsi e i cervi, bere vino e ruttare forte, adora battersi con la spada e più ancora con l’ascia. La principessa viene a sapere che il re del regno vicino tiene imprigionato in una torre il principe, suo figlio, perché non degno di diventare re perchè incapace di combattere. La principessa con in groppa il suo cavallo corre a salvare il principe! (Da qui ci si è ispirati per scrivere la storia del saggio finale).

Salverò la principessadi Nicola Cinquetti e Silvia Vignale

Un giovane e coraggioso cavaliere deve salvare una bellissima principessa imprigionata nella torre ma un drago sbrana-gente fa la guardia al castello. Nella storia, il cavaliere protagonista è una bambina e la principessa la sua amichetta, il brutto drago il portiere e la torre il balcone. Insieme giocano e si divertono a inventare favole e leggende, così una giornata come tante si trasforma in un’avventura straordinaria.

La vera storia dei Bonobo con gli occhialidi Adela Turin

I Bonobi, una specie di scimmie, trascorrevano le loro giornate mangiando e bevendo rumorosamente nel loro abita, il boschetto di paletuvieri, insieme alle bonobe, impegnate ad allevare i bonobini e a raccogliere la frutta per il pranzo. La noia per la vita quotidiano spinge i bonobi a migliorare la propria istruzione, ad imparare l’inglese e a ripetere in continuazione le stesse quattro frasi imparate a memoria. Questo atteggiamento finì con l’irritare le bonobe che, con i bonobini tra le braccia, lasciano il boschetto per dirigersi altrove. La decisione provoca grandi cambiamenti nella vita di tutti.

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Nei panni di Zaffdi Francesca Cavallaro e Manuela Salvi

Zaff è un portiere di calcio, ma il suo sogno è fare la principessa. I suoi amici ne sono stupiti e scandalizzati, ma un bel giorno la Principessa sul pisello (quella delle favole), stanca di fare quel lavoro e bramosa di fare il portiere, scambia i panni con Zaff: “Sarai la principessa COL pisello, e che nessuno fiati!”. “E scoprirono il segreto per vivere per sempre felici e contenti: essere ciò che sentivamo di essere, senza vergognarsene mai”.Ed anche se ciò nella vita reale risulta più facile a dirsi che a farsi per i commenti altrui, qui almeno arriva la fata turchina e fa un incantesimo, cosicché “nessuno ebbe più voglia di impicciarsi dei fatti degli altri”.

Extraterrestre alla pari di Bianca Piztorno

L’extraterrestre in questione è Mo, figlio adottivo di una famiglia terrestre e proveniente dal pianeta Deneb di cui è impossibile appurare se sia un ragazzo o una ragazzina. Per la famiglia questo è un problema, mentre per Mo è naturale non essere né maschio né femmina perché nel suo pianeta non è possibile saperlo prima dei 50 anni denebiani (circa 18-20 anni terrestri) in quanto ancora inutile, non essendo i ragazzi in età riproduttiva. I genitori si chiedono in continuazione come comportarsi con Mo, e lui, per cercare di compiacerli, interpreta a turno l’uno e l’altro ruolo, in una commedia dei sessi che assume aspetti a volte esilaranti, a volte tragici mettendo in luce l’assurdità di alcune nostre abitudini relative all’educazione dei figli maschi e delle femmine.

c) tecniche di narrazione teatrale

Durante gli incontri con i genitori abbiamo lavorato con alcuni esercizi di narrazione teatrale, affinchè le riflessioni e le fantasie emerse nei gruppi si potessero trasformare in alcuni mini - racconti da poter poi leggere e rielaborare in classe con i bambini.

Tra i racconti creati durante gli incontri, i più significativi sono stati “Sette principesse per Sette principi” e la “Storia dell’uovo”. Nella prima 7 principi a cui piace dipingere e declamar poesie vengono rinchiusi in una torre con a guardia terribili coccodrilli e un gigantesco drago sputafuoco. Le 7 principesse, alle quali piace cavalcare e tirar di spada, si prodigano per salvare i giovani amici sconfiggendo i coccodrilli calciando loro addosso delle pietre e il drago con un sonorissimo rutto. I 7 principi per ringraziarle, declamano loro una poesia che termina dicendo: “maschio o femmina poco importa. La fantasia non ha limiti”.

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Nella “Storia dell’uovo” protagonisti sono un bambino ed una bambina cui viene regalato un uovo, che si schiuderà per dare alla luce un pulcino. I bambini, si chiedono se sarà maschio o femmina. Ma dopo un primo smarrimento per non sapere come chiamarlo, come vestirlo e quali giochi fargli fare, se ne prenderanno cura dimenticandosi di chiedersi se sarà maschio o femmina.

Questa storia, per ciò che rappresenta anche a livello simbolico l’uovo, la nascita, la cura, la sorpresa, la curiosità di sapere cosa c’è dentro, è risultata sicuramente la più significativa. Abbiamo pertanto deciso di farne il punto di partenza per la il racconto illustrato “Grande e tondo”.

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d) comicoterapia

La comicoterapia, o “terapia del sorriso” che nasce negli Stati Uniti grazie al dottor Hunter Patch Adams si basa sul principio che la risata, e più in generale il pensiero positivo, ha un effetto straordinario sul sistema immunitario perché, oltre a ridurre il livello di ansia, innesca nell’organismo una serie di processi chimici scientificamente dimostrati che aiutano il benessere psico-fisico e, spesso, anche la guarigione da malattie.

Con la nostra formazione di clown-dottori, ne siamo pienamente convinti ed anche in questo progetto abbiamo utilizzato la nostra comicità ed il gioco come strumenti fondamentali del percorso. Che fosse la chiave di lettura per l’approccio con i bambini era scontato, la sfida è stata invece portare i gruppi di genitori in questo spazio fatto di autoironia, spontaneità, gioco e a volte irriverenza.

In tutti i tre gruppi di adulti abbiamo riscontrato una forte volontà di aprirsi al gioco, di riappropriarsi di quella dimensione che è caratteristica di un periodo della vita e che poi, negli anni, si tende a perdere per lasciare spazio alla riflessione razionale. Ma il gioco può essere il mezzo per capirsi, comprendere chi ci sta di fronte, mettersi in empatia con i figli oltre che per imparare di nuovo a divertirsi in gruppo.

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Obiettivi raggiunti e riflessioni

Uomini e donne, maschi e femmine sono diversi - come lo è ciascuno di noi dal proprio simile - lo sono innanzitutto per l’elemento biologico ma anche per l’aspetto psicologico, intellettuale ed emotivo.

L’elemento culturale aggiunge inoltre altre differenze. Il progetto non ha l’obiettivo di azzerare le differenze se vissute come ricchezza ed in modo paritario, ma di “ammorbidire” gli stereotipi che da qui si generano e che tendono a semplificare la complessità dei due sessi e la relazione che tra di essi intercorre.

Il percorso fatto è stato occasione per una maggior consapevolezza ed attenzione sulla declinazione dei ruoli, maschile e femminile: dalla capacità di interrogarsi sulla questione di genere ad una riflessione immediata su quanto, nella quotidianità, gli stereotipi ci costringano a fare scelte e tenere comportamenti che spesso non sono in sintonia con i nostri desideri, capacità e caratteristiche più profonde.

Riflessioni dei genitori:

• I ruoli nella società sono ben distinti e ci si aspetta una determinato comportamento in base all’appartenenza al sesso, pertanto alcuni genitori mettono in guardia dalle aspettative che si hanno sui figli, in famiglia e con gli altri perché condizionano le relazioni incasellandole in ruoli già prestabiliti.

• Gli stereotipi degli adulti-genitori, cioè quelli interiorizzati con l’educazione ricevuta a loro volta da piccoli, si manifestano in modo più chiaro quando si hanno più figli e di sesso diverso. Molte mamme e papà hanno infatti raccontato e riflettuto sulle numerose volte in cui, nella quotidianità, hanno chiesto ad un figlio un comportamento o una reazione perché era maschio, un’altra perché femmina. Se tutti infatti, concordano che in linea teorica l’educazione ed il sistema dei valori trasmesso ai figli deve essere il medesimo, nei fatti di tutti i giorni ci si ritrova a differenziare le richieste, i permessi, le aspettative lasciando spazio agli stereotipi che tanto forti sono nella società e dentro noi stessi.

• Lo stereotipo può anche essere vissuto in modo positivo se serve al bambino per identificarsi con la figura del padre o della madre.

• I numerosi aggettivi comuni a uomo e donna che sono emersi per identificare l’appartenenza all’uno o all’altro genere (cfr. Il Punto 5 dall’elenco in Appendice), fanno pensare che in realtà sono molto più numerose le somiglianze che le differenze.

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• Alcuni genitori hanno vissuto questo percorso sugli stereotipi di genere come una sensibilizzazione sull’orientamento sessuale dei propri figli.

• Alcuni genitori si sono sentiti molto più liberi dagli stereotipi rispetto invece ai loro figli, soprattutto a quelli in età scolare, dove l’appartenenza ad un gruppo passa attraverso l’identificazione con comportamenti definiti dagli stereotipi di genere.

• Attenzione alla divisione dei giochi per femmine e per maschi: la commercializzazione ha ben distinto i giochi per appartenenza sessuale, ma è una necessità espressa dai bambini o soltanto dal mercato? Tutti i genitori concordano nel dire che è il principio del piacere a regolare il gioco dei bambini, ovvero viene scelto quello che più piace in un determinato momento per poi spostarsi su un altro in grado di attrarre di più la loro attenzione.

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Appendice

1. Giochi da maschio o da femmina visti dai bambini

I maschi dicono:• I maschi possono fare i pirati• Ai maschi piacciono i super eroi• Le femmine hanno i codini• I maschi possono giocare con i giochi elettronici• I maschi possono giocare a calcio• I maschi fanno i militari• I maschi possono giocare alle trottole• Ai maschi piacciono i Gormiti

Le femmine dicono:• Le femmine giocano a truccarsi• Le femmine amano gli sport da femmina• Alle femmine piacciono le Winx• Alle femmine piace andare in bicicletta• Le femmine giocano alle bambole e alle principesse• Alle femmine piace andare sui pattini• Alle femmine piace Hello Kitty

2. Cosa possono fare SOLO le femmine o SOLO i maschi?

• I maschi possono fare i pirati• I maschi possono giocare con i giochi elettronici• I maschi possono fare i militari• I maschi possono avere la barba• I maschi possono montare i mobili• I maschi possono costruire muri• I maschi possono andare a lavorare• I maschi possono spaventare le femmine con i dinosauri• I maschi possono montare le lampadine• I maschi possono prendere i serpenti in mano

• Le femmine possono truccarsi• Le femmine possono avere i capelli lunghi• Le femmine possono portare le gonne• Le femmine possono avere scarpe con tacco• Le femmine possono indossare vestiti con i fiori• Le femmine possono montare i mobili con papà• Le femmine possono prendere le rane nei fossi

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• Le femmine possono indossare magliette diverse

3. Alcuni commenti dei bambini della classe seconda, della Scuola Primaria di Portegrandi, dopo la presentazione fatta davanti ai genitori:

• A me è piaciuto quando abbiamo salvato i cavalieri perché i cavalieri erano abbassati e noi alzate e ci abbiamo cacciato le pietre. Poi abbiamo salvato i cavalieri, loro per ringraziarci declamarono la loro poesia: maschio o femmina la fantasia non ha regole. ( Martina)

• Cari Susi e Gaetano mi è piaciuto quando ho salvato i cavalieri perché sono dei miei amici (Camilla)

• Cari Susi e Gaetano, a me è piaciuto molto quando le principesse si sono trovate davanti ai coccodrilli perché si sono fermate (Federico)

• La parte che mi è piaciuta è quando i cavalieri cantavano la canzone (Andrea)• Cari Susi e Gaetano a me è piaciuta tutta la recita perché abbiamo fatto delle

cose da ridere. (Giulia)• A me è piaciuto quando ho fatto il pittore perché mi piaceva e non mi è piaciuto

quando ho detto la poesia perché mi vergognavo. (Marco)• Io mi sono divertito quando abbiamo fatto i cavalieri, eravamo rinchiusi nella

prigione lo sai perché? Eravamo tutti vicini e tremavamo (Gioele)• Mi è piaciuto quando eravamo nella torre che sventolavamo le bandiere per

attirare le principesse che ci venivano a salvare e dopo ci son venute a salvare. (Fabio)

• A me è piaciuto quando i draghi cadevano per terra perché le principesse con un gra rutto facevano cadere i draghi.( Riccardo)

4. Agli adulti è stato chiesto: “Da bambino ti è stato mai proibito o permesso di fare qualcosa in quanto maschio o femmina?

• (donna) sono rimasta male quando mia mamma mi ha tagliato i capelli “a maschio”.

• (donna) Avevo 3 amici maschi all’asilo e giocavamo sempre insieme. Ma quando si andava a giocare in una specie di tunnel, la suora mi portava via.

• (donna) Avevo un fratello più grande e mi toccava giocare sempre con i Lego perché lo voleva lui. Io avrei voluto giocare con le bambole.

• (maschio) Quando ero al campo estivo non potevo andare la sera a chiacchierare nella stanza delle femmine: mi sarei divertito a parlare fino a tardi.

• (donna) Quando ho lavorato con soli uomini mi sono trovata benissimo.• (donna) Da piccola facevo solo giochi da maschio e venivo continuamente

ripresa dai miei genitori.• (donna) Da adolescente, andavo a ballare con due amici maschi. Io mi sentivo

più sicura ma mia mamma non voleva.

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• (uomo) Da piccolo mia madre mi costringeva a fare la pipì da seduto come le mie sorelle.

• (donna) Da piccola avrei voluto tanto giocare ai soldatini con i miei fratelli• (donna) Giocavo bene a palla e volevo entrare nella squadra di calcio del paese,

ma solo a mio fratello era concesso giocare a calcio.• (uomo) Ho sempre vissuto la mia infanzia con maschi, pertanto non ho un’amica

femmina e mi dispiace.• (uomo) All’università un professore dava sempre bei voti solo alle ragazze. Per

quanto studiassi o ne sapessi più delle mie compagne non c’era niente da fare... non ero abbastanza donna...

5. Agli adulti: “Quando hai proibito a tuo figlio/a di fare qualcosa perché maschio/femmina?

• Al figlio maschio di fare la pipì da seduto come la sorella• Al figlio maschio di indossare scarpe femminili, di colore rosa e con nastri• Alla figlia femmina di avere i capelli corti e al fratello di mettersi le forcine• Al figlio maschio di piangere e lamentarsi “come avrebbe fatto una femmina”• Al figlio maschio di giocare con i trucchi della mamma ed indossare gli orecchini• Alla figlia femmina di essere “turbolenta” nei giochi• Alla figlia femmina di comprare la cartella con disegni da maschio

6. Aggettivi utilizzati dagli adulti per identificare l’essere uomo e l’essere donna

Sfera affettiva-relazionale

Maschio: introverso, razionale, collaborativo, passionale, duro, paziente, vanitoso, superficiale, irresponsabile,spontaneo, selettivo, pratico,timido, opportunista, ipocrita, sfuggente, silenzioso, dolce.

Femmina: sensibile, nervosa, dolce, isterica, passionale, comprensiva, furba, disponibile, invidiosa, analitica, sincera, disinvolta, cattiva, complessa, insicura, maliziosa, accogliente.

Sfera professionale

Maschio: ambizioso, insicuro, debole, egoista, strafalcione, strafottente, dominante, autoritario, collaborativi, serio, puntiglioso, duttile

Femmina: vulnerabile, ambiziosa, confidente, debole, indipendente, fragile, coraggiosa, organizzata, pignola, tollerante, autoritaria, ansiosa, perfezionista, rigida, calcolatrice.

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Sfera intellettuale e fisica

Maschio: forte, atletico, creativo, ragionevole, edonista, capace, muscoloso, forte, paziente, diretto, materiale, mammone, pratico, esuberante, curioso.

Femmina: capace, istrionica, materna, fantasiosa,armoniosa, forte, formosa, sicura di sé, attiva, costante, elastica, astratta, forte, furba.

Sfera emotiva-sessuale

Maschio: passionale, intrigante, introverso, comprensivo, enigmatico, pretenzioso, geloso, fisico, possessivo, insicuro, pratico, sbrigativo, paziente, farfallone, fragile, romantico.

Femmina: bugiarda, ermetica, sensuale, complice, comprensiva, enigmatica, materna, elegante, pretenziosa, gelosa, dolce, complicata, fredda, impaziente, insicura, materialista.

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