Gli obiettivi della comunicazione delle organizzazioni non profit Prof.ssa Gaia Peruzzi.

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Gli obiettivi della comunicazione delle organizzazioni non profit Prof.ssa Gaia Peruzzi

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Prof.ssa Gaia Peruzzi

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Comunicazione per e organizzazioni non profit - 2010-2011

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PREMESSA

La comunicazione sociale in questo modulo

è

la comunicazione delle organizzazioni non profit

organizzata e “consapevole”

nei confronti della società, dei media, del territorio;

non è

la comunicazione faccia a faccia

volontario - utente

delle relazione di aiuto.

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“I volontari sono per natura dei comunicatori.

Purtroppo lo sono inconsapevolmente.

Sono un po’ come gli artisti, che si preoccupano di fare, ma

ritengono superfluo, inutile o semplicemente meno importante

spiegare cosa fanno e perché lo fanno.

Per questi motivi, hanno anche difficoltà ad accettare la mediazione

del comunicatore.”

Paola Springhetti

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LE SFIDE DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

Perché un’organizzazione non profit dovrebbe comunicare?

• per esistere, per avere visibilità in una sfera pubblica opaca e densa, in cui la quantità di informazioni in circolazione illude che la comunicazione sia un’attività semplice e dai processi trasparenti.

• per farsi conoscere, per far conoscere le proprie attività e i propri servizi.

• per costruirsi una propria memoria storica, da mantenere viva presso i propri associati e sul territorio>> art. 11 della Carta del volontariato

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• per promuovere la cultura della solidarietà.

>> artt. 5 e 7 della Carta del volontariato

• per “dare voce a chi non ha voce”, per fare emergere soggetti, bisogni e temi (su cultura, sociale e ambiente) marginali nella sfera pubblica.

• per costruire e diffondere relazioni fra individui, fra soggetti collettivi, fra pubblico e privato, fra culture, fra territori.

>> art. 20 della Carta del volontariato

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• per far emergere il non profit come un soggetto culturale e politico riconosciuto e importante del nostro paese.>> artt. 8, 9, 19, 22 della Carta del volontariato

• per contribuire a cambiare la società, operando per modificare opinioni e comportamenti socialmente dannosi o poco corretti.

• per divulgare conoscenze e sapere scientifico su temi di nicchia, su cui il volontariato è spesso uno dei maggiori esperti.> artt. 14 e 21 della Carta del volontariato

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• per contribuire a costruire un immaginario collettivo in cui il non profit e la cultura della solidarietà abbiano una rilevanza.

> art. 23 della Carta del volontariato

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dalla CARTA DEI VALORI DEL VOLONTARIATO

art. 5

Il volontariato è scuola di solidarietà in quanto concorre alla formazione dell’uomo solidale e di cittadini responsabili. Propone a tutti di farsi carico, ciascuno con le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, di portare un contributo al cambiamento sociale. In tal modo il volontariato produce legami, beni relazionali, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale sociale del contesto in cui opera.

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art. 7

Il volontariato è responsabile partecipazione e pratica di cittadinanza sociale in quanto si impegna per rimuovere le cause delle diseguaglianze economiche, culturali, sociali, religiose e politiche e concorre all’allargamento, fruizione e tutela dei beni comuni. Non si ferma all’opera di denuncia ma avanza proposte e progetti coinvolgendo quanto più possibile la popolazione nella costruzione di una società più vivibile.

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art. 8

Il volontariato ha una funzione culturale ponendosi comecoscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace,della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranzae facendosi promotore, innanzitutto con la propriatestimonianza, di stili di vita caratterizzati dal senso dellaresponsabilità, dell’accoglienza, della solidarietà e dellagiustizia sociale. Si impegna perché tali valori diventino ilpatrimonio comune di tutti e delle istituzioni.

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art. 9

Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente

ai processi della vita sociale favorendo la crescita delsistema democratico; soprattutto con le sue organizzazionisollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva ibisogni e i fattori di emarginazione e di degado, proponeidee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi,concorre a programmare e a valutare le politiche sociali inpari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta laresponsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone.

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art. 11

I volontari nell’esercitare il diritto-dovere di cittadinanza

costituiscono un patrimonio da difendere e da valorizzare,

sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni che li

impegnano. Pertanto esse devono rispettarne lo spirito, le

modalità operative, l’autonomia organizzativa e la creatività.

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art. 14

I volontari si impegnano a formarsi con costanza e serietà, consapevoli delle responsabilità che si assumono soprattutto nei confronti dei destinatari diretti dei loro interventi. Essi ricevono dall’organizzazione in cui operano il sostegno e la formazione necessari per la loro crescita e per l’attuazione dei compiti di cui sono responsabili.

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art. 19

Le organizzazioni di volontariato perseguono l’innovazione socio-culturale a partire dalle condizioni e dai problemi esistenti. Pertanto propngono idee e progetti, rischiando e sperimentando interventi per conto della comunità in cui operano. Evitano in ogni caso di produrre percorsi separati o segreganti e operano per il mioglioramento dei servizi di tutti.

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art. 20

Le organizzazioni di volontariato collaborano con le realtà e le istituzioni locali, nazionali e internazionali mettendo in comune le risorse, valorizzando le competenze e condividendo gli obiettivi. Promuovono connessioni e allenze con altri organismi e partecipano a coordinamenti e consulte per elaborare strategie, linee di intervento e politiche socio-culturali. Evitano altresì di farsi carico della gestione stabile di servizi che altri soggetti possono fare meglio.

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art. 21

Le organizzazioni di volontariato svolgono un preciso ruolo di impegno civile e politico anche partecipando alla programmazione e alla valutazione delle politiche sociali del territorio. Nel rapporto con le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariatorifiutano un ruolo di supplenza e non rinunciano alla propria autonomia in cambio di sostegno economico e politico. Non si prestano a una delega passiva che chieda di nascondere o di allontanare marginalità e devianze che esigono risposte anche politiche e non solo interventi assistenziali e di primo aiuto.

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art. 22

Le organizzazioni di volontariato devono principalmente il loro sviluppo e la qualità del loro intervento alla capacità di coinvolgere e formare nuove presenze, comprese quelle di alto profilo professionale. La formazione accompagna l’intero percorso dei volontari e ne sostiene costantemente l’azione, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, fornendo strumenti per la conoscenza delle cause dell’ingiustizia sociale e dei problemi del territorio, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoroe la valutazione dei risultati.

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art. 23

Le organizzazioni di volontariato sono tenute a fare propria una cultura della comunicazione intesa come strumento di relazione, di promozione culturale e di cambiamento, attraverso cui sensibilizzano l’opinione pubblica e favoriscono la costruzione di rapporti e sinergie a tutti i livelli. Coltivano e diffondono la comunicazione con ogni strumento, privilegiando l’accesso alle informazioni, ai diritti dei cittadini, alle risorse disponibili. Le organizzazioni di volontariato interagiscono con il mondo dei mass media e dei suoi operatori perché informino in modo corretto ed esaustivo sui temi sociali e culturali di cui si occupano.

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Fare comunicazione sociale

al livello più alto è• costruire panorami sociali nuovi sui temi della vulnerabilità, del

sociale, della cultura, dell’ambiente

• far emergere questi panorami nel sistema dei mass media e nella sfera pubblica

• coinvolgere gli “esclusi” dal mondo del socialecittadini, organizzazioni, istituzioni lontani dai problemi e dalmondo del non profit.

• fare politica, perché quando si è molto bravi nel fare ma non comunica, si rischia di diventare complici di un sistema che rimedia alle diseguaglianze, ma non lotta per rimuoverle. Quando invece il volontariato comunica, allora fa innovazione culturale.

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Fare comunicazione sociale

è

porsi dal punto di vista

di chi non si pone in quel problema il problema.

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da “Perché raccontare il volontariato” in A. Volterrani Raccontare il volontariato

Affrontare il contesto della comunicazione del volontariato significa dover analizzare e comprendere le capacità di comunicazione di molte soggettività, i contesti e le situazioni culturali e sociali dove si esplicano, le strutture per la comunicazione, le modalità operative, le rappresentazioni simboliche di quel tema o di quel soggetto (o insieme di temi e di soggetti), il sistema dei media generalisti (tv e radio in particolare, ma anche stampa), le relazioni fra sistemi dei media e soggettività.

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La prospettiva che ci interessa analizzare è se i soggetti del volontariato che agiscono sulla scena sociale hanno capacità comunicative, se percepiscono il ruolo della comunicazione e dei media, se si stanno attrezzando per attivare quella comunicazione organizzata per entrare in relazione con il sistema dei media in generale e, quindi, con la produzione culturale e simbolica della società contemporanea.