Gli Italiani speciale 14 dicembre

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Il giorno della fiducia a Berlusconi mentre Roma brucia

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14 dicembre 2010

Eʼ stata una manifestazione strana quella che oggi ha animato le strade della capitale per chiedere le dimissioni del governo Berlusconi. Spontaneista, arrabbiata, poco politica. I leaderini di un tempo erano lì a guardarsi intorno cercando di capire cosa sarebbe successo mentre un mare di gente scivolava via dietro slogan e striscioni. Non cʼerano percorsi definiti o palchi da raggiungere per i soliti comizi finali. Lʼimportante era esserci. Comunque, in ogni modo. Segretari e bandiere di partito si mischiavano silenziosi, quasi timorosi tra la folla noncurante. Anche il popolo viola ( lʼantipolitica per eccellenza) sembrava fuori posto, rinchiuso nella sua riserva, in un cantuccio a piazza Venezia.

Ieri, lo spartito, a differenza di altre volte, sembrava affatto scontato. Nessuno aveva le idee chiare su come sarebbe andata a finire, e cosa più importante a nessuno importava niente di come sarebbe finita. Mentre il “palazzo” si chiudeva al Paese in preda al delirio di onnipotenza, gli italiani erano lì sotto, in strada ad urlare che loro la fiducia lʼhanno già tolta a questa classe politica. A Roma, come a Palermo, a Catania, Savona, Firenze, Genova. Un intero paese tagliato fuori dalla rappresentanza politica, ormai totalmente autoreferenziale, trovava finalmente spazio e legittimità dietro la parola: “dimissioni”. Ieri nelle strade, non cʼerano le organizzazioni di partito, non cʼerano i sindacati, non cʼerano i savonarola di turno ma pezzi dʼItalia che marciavano come in una via crucis gioiosa e festante portando in mano le macerie di un paese allo sbando: gli operi della Fiom, , gli “appestati” dalla monnezza di Napoli, i No Tav, i migranti scesi dalle gru di Brescia, gli studenti e i ricercatori. Cʼera quel paese reale che oggi non trova voce ma che si prende spazi e li pretende. Colonne di fumo, sassi, vetrine spaccate non potranno cancellare quanto di buono ieri è uscito da una Italia che sembra essersi risvegliata dal torpore. Sono solo il frutto di una rabbia generazionale che non trova sfogo e rappresentanza. Eʼ lʼurlo di migliaia di giovani che reagiscono alla totale indifferenza di piccoli uomini chiamati a comandare, come fosse un diritto divino.

Giuliano Rosciarelli

Risvegli

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Oggi, 14 dicembre 2010, abbiamo assistito a uno dei capitoli più vergognosi della Repubblica. Con un governo che ha evitato di avere la sfiducia in parlamento comprando parlamentari, ricattandoli, intimidendoli. Come abbiamo già scritto, un governo che ha applicato al dibattito parlamentare una nuova tattica, che potremmo definire come una sorta di estorsione. E che, nonostante l’enorme esborso di energie, e crediamo anche di denaro e favori, è sopravvissuto  solo per tre voti. Tre. Uno spettacolo desolante. Reso ancora più squallido dall’ atteggiamento dei protagonisti di questa farsa tragica che si sono lanciati in dichiarazioni arroganti, in proclami tracotanti, in

minacce più o meno velate ai presunti traditori e all’opposizione.

Tutto questo andava in scena mentre Roma bruciava. Mentre la frustrazione esplodeva in scontri, atti di vandalismo, violenze, raid incrociati. Con feriti, troppi, e danni, enormi, al cuore della città. Della città, e non della politica.

Black Bloc . La parola magica. Certo, oggi in piazza c’erano anche i Black Bloc, con le loro tattiche di guerriglia urbana e di infiltrazione di pacifici cortei. Con la loro violenza gratuita e spesso incomprensibile. C’erano i Black Bloc, e come al solito si sono mossi quasi indisturbati. Come a Genova nel 2001. Ben individuabili, ma non individuati.

Ma in piazza non c’erano solo loro. Ma c’era un pezzo violentato, frustrato, escluso del paese. Un pezzo enorme. Studenti, ricercatori, operai, disoccupati, terremotati, alluvinati, cittadini che stanno subendo la violenza delle discariche in Campania. Esclusi. Esclusi dalla festa di un governo che si è comprato (con l’inganno) un mesetto di sopravvivenza. Un mese se va bene.

In piazza la frustrazione di essere sempre all’angolo, ultimi, è esplosa. È esplosa in una città che da più di trent’anni non vedeva scene simili. Dagli anni ’70. Dagli anni della Notte della Repubblica.

Mentre gli scontri si trasformavano in guerriglia a Piazza del Popolo, a via del Babbuino, sul Pincio e a Piazzale Flaminio e anche a via del Corso, il

Roma bruciaMentre Berlsuconi incassa la fiducia per soli 3 voti, la capitale diventa teatro di scontri fra polizia e manifestanti. E ricompaiono, indisturbati, i Black BlocDi Pietro Orsatti

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presidente del consiglio, allegro come non mai, si recava prima al Quirinale a vantarsi dei propri successi per poi correre alla presentazione del libro dell’amico Bruno Vespa. Mentre si faceva la conta di quante teste rotte, da una parte all’altra, il delirio di onnipotenza del berlusconismo era riuscito a provocare, Berlusconi si lanciava in avvertimenti e battutine. Come ci ha abituato da anni. Da sedici anni.

E Roma intanto bruciava. Nella follia distruttiva di un regime imbellettato che non voleva accettare di essere agli sgoccioli. Alla fine.

Rassegna.itIl racconto degli scontri e delle manifestazioni a Roma e in Italia

È finita in un clima di altissima tensione e guerriglia con le forze di polizia nel pomeriggio di oggi (14 dicembre), a Roma, l'imponente manifestazione degli studenti contro la riforma Gelmini e contro il governo cui

hanno partecipato migliaia di giovani e rappresentanti di movimenti e associazioni. Gli episodi violenti, per la verità, sono iniziati dopo la fine del corteo, quando la maggioranza dei ragazzi era sulla via del ritorno verso gli atenei. In quel momento la scena è stata presa dai facinorosi. E' il ritorno dei Black Block? I feriti sono almeno una ventina, sia manifestanti sia rappresentanti delle forze dell'ordine. Coinvolti anche due cronisti, un reporter dell'Agi e un noto fotoreporter che collabora con Rassegna.it. Circa una decina i fermati.

In via del Corso, al lancio di oggetti e pietre da parte dei manifestanti, la polizia e i finanzieri hanno risposto con le cariche anche dalla vie laterali. Poco prima un altro lancio di oggetti davanti al Senato ha provocato la risposta della polizia con i lacrimogeni. Dopo avere respinto alcuni giovani che avevano invaso via del Corso, gli agenti hanno poi rispedito in piazza del Popolo anche quelli che hanno tentato un blitz a via del Babuino. Tre auto sono state date alle fiamme, due macchine e un furgoncino della Gdf. Tutta la strada è

rimasta avvolta da una nube nera di fumo. Alcuni passanti, spaventati, si sono chiusi in casa o hanno trovato rifugio nei negozi del centro che hanno fornito un primo ricovero anche per i feriti. A piazza del Popolo i pompieri hanno spento i roghi e due alte colonne di fumo nero si sono alzate, visibili anche da altre parti della città. L'intera piazza è stata poi sgomberata verso l'adiacente piazzale Flaminio, dove però si sono registrati ancora lanci di sassi e di oggetti vari, tra cui alcuni sanpietrini divelti.

Epilogo violento, causato da piccoli gruppi, di un'imponente manifestazione che per tutta la mattinata è stata pacifica. Universitari, studenti e ricercatori sono scesi in piazza in tutta Italia. Oltre 500 persone hanno bloccato l'aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo. I manifestanti, arrivati con la linea metropolitana, sono riusciti ad accedere all'aeroporto eludendo i controlli. Lì è stato esposto uno striscione con scritto "Blocchiamo tutto, que se vayan todos".

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A Milano è stata occupata la stazione Fs-Garibaldi. I manifestanti, spiega un portavoce delle Ferrovie, hanno attraversato i binari per qualche minuto ma "senza causare alcun tipo di disagio". La situazione è stata confermata dalla polizia. Le vetrine della sede del Pdl in viale Monza sono state tempestate dal lancio di uova e vernice da parte di un gruppo di studenti, mentre altri manifestanti hanno fatto un blitz a Piazza Affari nella sede della Borsa. A Torino alcune migliaia di studenti delle superiori e delle università hanno sfilato per le vie del centro e un presidio formato da ricercatori e professori dell'Università e del Politecnico si è formato davanti a palazzo Carignano, sede del primo Parlamento italiano.

A Genova un corteo di circa 500 studenti, dopo avere percorso le strade limitrofe agli scali dei traghetti, ha occupato il varco portuale di Ponte Etiopia al porto di Sampierdarena e viale Canepa mentre a Venezia la protesta è salita sul Ponte di Rialto. Due i cortei che a Bari hanno bloccato il traffico. Ilia Antonucci, del comitato

3.32 dell'Aquila, ai microfoni di RadioArticolo1dalla manifestazione nella capitale: "Siamo qui con gli aquilani e con tanti altri territori come Terzigno, i vicentini del No al Dal Molin e i migranti di Brescia. Vogliano diritti e beni comuni, non di intrighi di palazzo", ha detto durante la sfilata prima che si verificassero gli incidenti. Al di là di quanto avviene oggi nei palazzi del potere, ha aggiunto, "L'Aquila oggi si sente meno sola, la misura è colma e si sta ampliando il bisogno di cambiare le cose, non è giusto che ci abbiamo impedito di manifestare davanti ai palazzi del potere".

Tra il dondolare sulla fiducia del governo e lamorte “strana” di un senegalese a Bresciadi  Marco Barone

Oggi a Bologna è arrivato il gran freddo.Un freddo tipico invernale ma nello stesso tempo è una giornata solare.

Si respira aria di cambiamento di strane sensazioni, di aspettative.

Incontro per strada un compagno che mi dice ” vado in zona universitaria a brindare per il dondolamento di Berlusconi”Rispondo, forse anche freddamente, brinderò solo quando dondolerà il sistema.

Berlusconi alle ore  13.42  ottiene anche la fiducia alla Camera. Ma è talmente debole che non riuscirà a governare.

Non cede il potere. Il problema è che se l’alternativa è il Pd non è che poi ci sia tanto da stare allegri.Alle 11:31 al Senato quattro voti di fiducia non previsti . Hanno votato a favore del governo i senatori dell’Union Valdotain, Antonio Fosson, Riccardo Villari del Gruppo Misto, Salvatore Cuffaro dell’Udc, e Sebastiano Burgaretta dell’Mpa.  L’esecutivo ha ottenuto la conferma con 162 si e 135 no.Questo il responso del Senato.Alla Camera lo spettacolo è stato più interessante, tra diti medi alzati e sigarette fumate.

Alle 12:01 Calearo: “Da Pd mi dicono di votare fiducia a premier”;  alle 12:57 Polidori  vota fiducia a Berlusconi; alle 13:10ex Idv Razzi vota

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contro sfiducia; alle 13:14 Gasparri mostra dito medio a Fini  mentre il gruppo Pdl al Senato ha accolto con un boato di esultanza il ‘no’ alla sfiducia da parte  della deputata Fli, Catia Polidori.   Ecco che alle 13:25 per la troppa tensione, Fini dopo un anno fuma sigaretta. Poveretto era dal natale del 2009 che non assaporava più il gusto della nicotina. Alle 13:41 Calearo, Cesario e Scilipoti votano fiducia.Risultato finale: la Camera ha confermato la fiducia al governo respingendo con 314 no e 311 sì le due mozioni di sfiducia presentate nei confronti dell’Esecutivo Berlusconi. Gli astenuti sono stati due.

Mentre tale spettacolo teatrale, il cui biglietto è pagato caramente da tutti noi umili poveri sudditi, da http://www.radiondadurto.org/,  che sabato 18 dicembre compie 25 anni; una radio che non ha introiti pubblicitari e può vivere solo attraverso l’autofinanziamento che  garantisce una totale autonomia di pensiero e di azione, una emittente di contro-informazione importante per chi vuole conoscere verità celate, si apprende che 

domenica 12 dicembre,attorno alle 8.45 del mattino presso l’ospedale civile viene constatato il decesso di Elhdy Seyou Gadiaga, 36 anni, cittadino del Senegal, in Italia da circa 15 anni. In ospedale era arrivato da poco. Da venerdì pomeriggio Elhdy era trattenuto presso la caserma dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato.

Sul sito della Radio si legge che in base alla legge Bossi-Fini e al “pacchetto sicurezza” del 2009, si trovava in stato d’arresto soltanto perché era stato trovato privo dei documenti per il soggiorno regolare in Italia e mesi fa era stato colpito da un provvedimento di espulsione per “immigrazione clandestina”. Come previsto dalla legge, Elhdy non aveva più il permesso di soggiorno che ha avuto per molti anni perché aveva perso il lavoro.

Certo è, già ora, che Elhdy in quella caserma è entrato vivo e ne è uscito morente, o forse addirittura già morto, dopo poco più di 24 ore.

Certo è che i carabinieri non potevano non sapere che Elhdy soffriva

di una forma d’asma cronica, per la quale portava sempre con se’, oltre ad un’apposita bomboletta, anche la necessaria documentazione medica.

Certo è che Elhdy è stato condotto in quella caserma grazie all’applicazione della legge Bossi-Fini e del “pacchetto sicurezza” (L 94/09) che trasforma in colpevoli di reato gli immigrati irregolari.

Certo è che nella giornata e nella serata di venerdì 10 dicembre, guarda caso alla vigilia della manifestazione dei migranti per i permessi di soggiorno del giorno successivo, le forze dell’ordine, in particolare i carabinieri, hanno intensificato nelle strade le massicce azioni di controllo dei documenti che soprattutto da novembre, per rappresaglia contro la battaglia della gru per la regolarizzazione, hanno reso Brescia città blindata dalla polizia, territorio di caccia aperta agli immigrati cosiddetti clandestini e non solo, un vero laboratorio dell’autoritarismo padano e del razzismo, voluto direttamente da Maroni.

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Anche questa morte a dir poco anomala per un paese civile, ma normale per il sistema Italia probabilmente offrirà a qualcuno momenti di riflessione,ad altri di grande indignazione,ad altri di rassegnazione.

Si può andare avanti così?Arriverà il momento in cui una scelta dovrà essere attuata.Non mi riferisco alla scelta del voto della prossima primavera, mi riferisco al fatto che se vogliamo cambiare le cose presenti figlie del passato ancora vigente in queso nostro paese, oltre che criticare, stupirsi, meravigliarsi, indignarsi, rammaricarsi, è essenziale, è necessario andare oltre.Oltre il potere, oltre il brindare il dondolamento di Berlusconi, oltre il personalismo politico, oltre l’esistente.Perchè quello che è successo a Brescia è grave.Perchè quello che è successo al Senato ed alla Camera, oggi, è una cosa a dir poco disgustosa.Ma loro sono sempre lì fermi nel loro potere, in quel potere malato e drogato.Il ragazzo senegalese invece non c’è più.Le due cose non sono indipendenti, sono collegate, perchè la morte di quel

ragazzo è strettamente connessa al sistema di regole oggi vigenti, volute sia dalla destra che dalla sinistra istituzionale.Oltre, andiamo oltre le prospettive volute ed imposte dai potentati, dai politici, e politichesi.Andiamo oltre.

Un solo nomedi  Riccardo Orioles

La “vittoria” di Berlusconi non è importante in sé (a decidere saranno comunque le elezioni) ma per l’effetto psicologico disastroso che rischia di avere. Il primo effetto sarà la distruzione di quel po’ di dialogo che si era sviluppato fra le varie componenti del centrosinistra, dove invece scatteranno immediatamente le faide e i redde rationem: assalto a Bersani, scontro De Magistris-Di Pietro, “rottamatori” a manetta, eliminazione di Vendola, riduzione a ordine pubblico della protesta sociale. Intanto il “terzo polo” (cioè la Fiat) resterà solo in campo e tratterà con Berlusconi: illuso chi se n’è fidato.

Questo significa perdere sicuramente le elezioni. Ci sarà un berlusconismo “moderato” che durerà altri vent’anni. Recuperare in fretta, mettere in piedi un minimo di unità?  Non ce la facciamo, siamo troppo divisi e non ci sono i tempi per compattare alcunché. I vecchi del Pd (faticosamente neutralizzati in questi mesi) d’altronde in queste  ore stanno già trattando con Tremonti, scavalcando la loro base e vendicandosi di Bersani

C’è solo una via d’uscita: aprire subito e tutti insieme la campagna elettorale, con una candidatura unitaria e fortissima, che obblighi tutto il centrosinistra a compattarsi e che costringa i cosiddetti “moderati” a schierarsi pro o contro. Una candidatura contro i poteri mafiosi, prima di tutto: perché là s’è ormai risiede, a Milano come a Napoli e a Palermo, la forza del berlusconismo di Salò.

Ci vuole un magistrato. Avevamo proposto, quest’estate, una candidatura autorevolissima: Gian Carlo Caselli. A parte la sua ritrosia – ma se il paese chiamasse, sarebbe suo dovere obbedire – non è stata raccolta da nessuno. Ora

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però candidature analoghe – ad esempio Libero Mancuso a Napoli, cioè l’antiP2 contro la P2 – cominciano ad avere qualche riscontro (Flores D’Arcais, per esempio).

Ma il tempo vola, non bastano i riscontri occasionali. Bisogna che nei prossimi giorni scatti un’operazione politica corale, di vera unità nazionale, di Cln. Basta con le divisioni. Vogliamo un candidato unico, un candidato forte e unitario, un Magistrato. Diciamo Caselli per dire questo, come – in momenti analoghi – avremmo detto Pertini.

E’ un nome altissimo – sia chiaro – ma è solo un nome. L’importante è che un nome ci sia, e che sia un Magistrato. Comunisti, socialisti, cattolici, repubblicani, azionisti: ora, “nell’ora tragica della Patria”, la Resistenza è una sola.

Cronaca di una giornata romanaTra voto e guerriglia urbanaA cura di Sonia Ferrarotti

8,30 Inizia il conto alla rovescia per il voto sulla fiducia: tutto nelle mani degli ultimi incerti

9,00 Iniziano le dichiarazioni di voto al Senato. Roma è blindata

9.07. La seduta inizia in ritardo per aspettare di Rutelli primo nella lista delle dichiarazioni di voto. Schifani spazientito passa la parola a Bricolo.

9.34 Viespoli (Fli). dichiara che i finiani si asterranno al Senato. Peccato che a palazzo Madama l'astensione valga come voto contrario…

9,44 alla Camera un’infermiera è pronta per eventuali "lieti eventi" delle tre deputate in dolce attesa: Federica Mogherini (Pd), Giulia Buongiorno (Fli) e Giulia Cosenza (Fli)

9.50 il capogruppo Idv, Felice Belisario accusa Berlusconi: “Lei é il mandante politico della più grossa compravendita di parlamentari”

9.52. Tensione in aula al Senato. I leghisti contestano Rutelli, Viespoli e Belisario

10.10 False indiscrezioni: alla Camera non si voterà. Un deputato Pd riferisce che “dalla maggioranza alcuni ci dicono che Berlusconi salirà al Quirinale alle 11,15, dopo il voto di fiducia incassato al Senato”.

10.19 Transatlantico: lungo colloquio fra il ministro Giulio Tremonti, Walter Veltroni e Marco Minniti. Cosa si saranno detti?

10.33 terminate le dichiarazioni di voto inizia la chiama per la fiducia al Senato. le procedure di voto per la fiducia, con chiama nominale, iniziano dalla lettera B.

10.39 Alla Camera iniziano le dichiarazioni sul voto di sfiducia al governo; Berlusconi rifiuta per l'ennesima volta la richiesta di dimissioni fatta da Fli

10.40 – 11.00 dichiarazioni di voto: Svp si asterrà; il repubblicano Nucara

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conferma la fedeltà al premier (“Non vorremmo che con la lotta mossa a Berlusconi alla fine ci troviamo con il cadavere dell'Italia”); Melchiorre (libdem) conferma la sfiducia; un accorato Bruno Tabacci, numero due di Francesco Rutelli, annuncia il sì dell'Api alla sfiducia; Carmelo Monte (Mpa), i cui deputati erano stati corteggiati nelle scorse settimane dal Pdl, dichiara il si alla sfiducia la governo (“Il Sud è stato danneggiato”); Arturo Iannaccone annuncia il sì alla fiducia del movimento Noisud (“ha fatto tutto per affrontare la crisi”)

11.01 Silvio Berlusconi si intrattiene con Paolo Guzzanti prima di entrare in aula. Guzzanti è ancora convinto del sì alla sfiducia?

11.03 Antonio Di Pietro (Idv) comincia la sua arringa pro-sfiducia: “L’impero di cartapesta del premier è giunto al capolinea” “Non le rimane che consegnarsi alla magistratura e come un Noriega qualsiasi farsi giudicare” “Ci vergogniamo di un presidente del consiglio come lei”. Berlusconi esce dall'aula mentre seguito

da alcuni deputati del Pdl, ma l'ex pm non demorde

11.05 Si moltiplicano i conciliaboli dentro e fuori dell'aula: Dario Franceschini (Pd) avvicina i due del gruppo misto, Scilipoti e Cesario. Il primo è ancora incerto.

11.08 Il Senato approva la fiducia: 162 i voti favorevoli, 135 i no e gli astenuti 11.

11.13 Il leader dell'Udc Casini: chiede la presenza di Berlusconi in aula e gli chiede, come aveva fatto Fli, di dimettersi prima di andare al voto alla Camera. Ma il premier ha già detto che non lo farà

11.30 Durissimo Italo Bocchino (Fli) con il premier: “Ci faccia lezione su come si diventa imprenditore, ma non parli di ribaltoni” “Non esiste in Italia un beneficiato della prima repubblica come Silvio Berlusconi” “Serve doppio colpo d'ala per costruire un nuovo centrodestra” “Si dimetta prima di andare al voto alla Camera”

11.34 Proteste durante l'intervento di Bocchino. Gianfranco Fini “Non mi costringete a interrompere la seduta”.

11.38 Bossi: “La fiducia la pigliamo, qualcuno deve vincere” Il senatur suona la carica per la maggioranza.

11.46 Bersani: “Voteremo questa sfiducia con convinzione e compattezza”. In aula anche Mogherini in dolce attesa. “Noi siamo tranquillissimi perchécomunque vada oggi per voi sarà una sconfitta, sarà una vittoria di Pirro” Chisura di Bersani “Non diamo troppo tempo a questo tramonto. Può solo far del male al paese. Fuori di qui c'è un paese che vuole cambiare”. Alla fine dell’intervento Standing ovation del Pd per il segretario. Applausi anche dal finiano Granata e dall'Udc.

12.04 Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto loda il premier. “Fortuna che esiste Berlusconi. Voglio dire a Bersani che il ciclo di Berlusconi non è finito” “A Fini voglio

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dire che chi rompe oggi il centrodestra commette un errore politico”

12.14 Paolo Guzzanti scioglie le riserve. Dice di apprezzare aperture del premier sulla legge elettorale, ma alla fine conferma il suo no. “Voto la sfiducia”

12.15 Maria Grazia Siliquini (Fli) va contro la scelta del Fli: “Non posso non votare la fiducia”. Applausi dal banco della maggioranza.

12.19 Inizia la votazione a Montecitorio

12.27. Bossicommenta il dibattito alla Camera: “La gente che vede questa roba in tv si allontana dalla politica, capisce che non si può continuare”.

12.28 Sfiducia con suspance: due delle tre puerpere (Federica Mogherini (Pd) e la finiana Giulia Buongiorno) votano la sfiducia; mentre la finiana Giulia Cosenza risponde e vota la sfiducia a Berlusconi solo dopo la seconda chiamata.

12.40 Guzzanti vota la sfiducia

12.51 Il deputato di Fli Silvano Moffa e Antonio Gaglione di Noi Sud non rispondono alla prima chiama

13.00 Catia Polidori del gruppo di Futuro e libertà vota a favore di Berlusconi: Il presidente Gianfranco Fini è costretto a sospendere per qualche minuto la seduta di Montecitorio per tafferugli dopo il voto di Catia Polidori a favore del governo: Giorgio Conte e alcuni parlamentari delle Lega si azzuffano dopo una parolaccia di Conte all'indirizzo di Polidori

Commento di Berlusconi dopo il voto della finiana Catia Polidori: “Ve lo avevo detto che si spaccavano”

13.00 Per le strade di Roma scontro tra forze dell’ordine e manifestanti: primi tafferugli vicino al Senato e primo ferito tra i manifestanti

13.10 Silvano Moffa (Fli) annuncia che voterà la sfiducia al governo, a condizione che il capogruppo Fli Italo Bocchino si dimetta

13.17 Maria Grazia Siliquini, consumando lo strappo con Fli, vota no alla sfiducia. Ovazione del Pdl. Tensione altissima in aula.

13.22 Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sale fino ai banchi dell'Udc per parlare con il leader Pier Ferdinando Casini.

13.29 Berlusconi vota la fiducia a se stesso. Applauso dei suoi, gelo di Fini

13.42 Non passa la sfiducia a Berlusconi, 314 no alla sfiducia, 311 sì. E il Pdl sventola in aula il tricolore 

13.46 Mentre il presidente della Camera Fini abbandona l'aula, i deputati della maggioranza cominciano a gridare "dimissioni,dimissioni". E Fini ai giornalisti : “Non c'è fretta, commento più tardi”.

13.52 “Non cambia nulla, il governo non ce la fa. La maggioranza aveva 60-70 voti di vantaggio e ora ne ha solo 3”, ha commentato Bersani.

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13.56 “Oggi abbiamo vinto il primo tempo della partita”, ha spiegato il ministro Maroni, «ma dobbiamo vedere come andrà il secondo e se Berlusconi riuscirà ad allargare la maggioranza o se ci sarà il fischio finale». Comunque, se dovesse non andare in questa direzione, «meglio andare a votare»

14.00 Berlusconi: “Sono sereno ora come lo sono sempre stato”.

14.05 Italo Bocchino commenta con sarcasmo la sconfitta: “E ora dico al governo: ora che hai preso quaesta fiducia, che ci fai?”.

14.16 “Tre o quattro voti non rappresentano una base per governare il paese”, dichiara Massimo D'Alema.

14. 24 Gianfranco Fini commenta il risultato: “La vittoria numerica di Berlusconi è evidente quanto la nostra sconfitta, vedremo se sarà anche politica in poche settimane”.

14.45 Maroni chiarisce: “O si allarga la maggioranza o altrimenti meglio andare al voto”.

14.46 Burgaretta viene espulso dall'Mpa per aver votato la fiducia al premier

14.47 Santanchè: Fini si dimetta per ritrovare dignitàDaniela Santanchè va all'incasso con il presidente della Camera. «Si dimetta per ritrovare la dignità e l'onore anche nella sconfitta»

14.48 Nuovi scontri tra corteo e polizia in via del Corso che poi si dirige verso piazza del Popolo

14.52 “Chi lancia le bombe può solo definirsi criminale, non un giovane che manifesta”. Così Maroni. E gli scontri continuano.

14.49 Primo vertice per esaminare il voto e decidere le prossime mosse. Il Cavaliere a colloquio con Umberto Bossi e Giulio Tremonti a palazzo Chigi

15.00 Bersani: “Ora seguiremo un'opposizione fermissima e dura. Questo governo non può governare”. E prima? Poi segretario del Pd ribadisce che non vuole andare al voto con questa legge elettorale. “Con questa legge elettorale è da irresponsabili pensare di andare al voto anticipato”. E difende Fini. “Il presidente della Camera non è a loro disposizione”.

15.14 Franceschini punta il dito sull’Idv. “Il Pd ha garantito 206 voti su 206 deputati. Se non ci fossero stati due traditori dell'Idv avremmo vinto”.

15.23 Enrico Letta, numero due del Pd, invia un messaggio a finiani e centristi. “Dobbiamo proseguire sulla linea di rapporto con Casini e Fini. Il voto di oggi è il primo passo”.

15,25 Guerriglia a Roma, mezzi in fiamme in via del Babuino

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15.26 “Con tre miseri voti vince, per ora, la cattiva politica. la camera oggi sembrava più un suk che un'istituzione”. La giornata vista da Oliviero Diliberto

15.47 “Il risultato di oggi - per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini - é un successo  personale del presidente Berlusconi. È la sconfitta di ogni ipotesi di governo tecnico”.

15.54 Bossi: “Non c'è veto all'Udc. C'è il problema del federalismo, ma non basta”. Ma per il leader della Lega Nord, la soluzione migliore é il voto anticipato.

16.04 Fini non si dimetterà da presidente della Camera. Lo comunica il portavoce

16.13 Per Rutelli “con il voto di oggi, con la sfiducia accordata da Fini e dall'Udc al governoBerlusconi, la prospettiva del nuovo polo é in campo in modo irreversibile”.

17.08 “Il Pdl - commenta il ministro Matteoli - é più coeso mentre

gli apprendisti stregoni hanno perso. È ovvio che abbiamo ora il dovere di cercare di allargare l'area dei moderati e di governo”.

17.14 Berlusconi arriva Quirinale per riferire al Capo dello Stato Napolitano.

17.26 Granata dichiara “Non bastano un pugno di voti acquistati… renderemo la vita impossibile a Berlusconi”

17.35 Fini commenta gli scontri in atto a Roma: “Tale ignobile episodio è espressione di una logica criminale”.

17.48 Interviene Bonaiuti mentre Berlusconi è ancora da Napolitano: “Poveri maghi, maghetti, veggenti e stregoni vari! Hanno sbagliato in pieno il pronostico”.

17.50 Catia Polidori si reca dalla polizia per denunciare minacce ricevute dopo la sua decisione di votare la fiducia a Berlusconi.

17.55 «Sono molto fiero del vostro atteggiamento e vi sono grato per la vostra lealtà. È il miglior augurio di Natale che potevate farmi». Casini manda questo sms ai suoi.

17.55 Berlusconi lascia il Quirinale e si precipita da Brono Vespa

18.12 Berlusconi, raggiunto Bruno Vespa alla presentazione del suo ultimo libro, esterna. “C'è stata una pressione psicologica e non solo su alcuni esponenti del Fli. Per questo motivo alla Camera la maggioranza non è stata così consistente come in Senato”. Tutto qua? Pare di si. E poi prosegue: “Credo che ci sarà la possibilità di aumentare anche consistentemente i numeri della maggioranza che sostiene il Governo. Per il Governo vediamo se é possibile rafforzare la squadra che é già ottima”. E quindi chiude al partito di Fini perché «hanno mantenuto comportamenti negativi culminati nel discorso di oggi di Bocchino. Un tentativo di allargamento della maggioranza credo che sia possibile sia nei confronti dell'Udc, ma anche verso altri gruppi in parlamento come i

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democristiani di sinistra che sono nel Pd». Poi la ciliegina sulla torta: l’ennesima promessa. «Pensiamo che nei prossimi due giorni Napoli sarà pulita”. E poi fa paragoni fra sé e Obama: “In Europa esistono Governi di minoranza e in Danimarca, in Olanda e in Svezia e in Portogallo. È lo stesso Obama non ha la maggioranza di una delle due camere”. E in conclusione chiude ogni possibile accordo sul tema della giustizia. Infatti, secondo Berlusconi, sarà “molto difficile trovare un accordo” con l'opposizione sulla riforma della giustizia.

E la riscrittura della legge elettorale? “Vorremmo introdurre un cambiamento nel sistema elettorale del Senato in modo da rendere il premio di maggioranza da regionale a nazionale”.

“Non mi sento nella stessa situazione di Prodi del 2008, perché lui aveva unaprospettiva negativa anche sul risultato di eventualielezioni se il suo governo fosse caduto, psicologicamentesentiva questo peso. Sicuramente non galleggeremo. Se potessi scegliere, alzerei la soglia di sbarramento al 5%, se non al 6, 7 o

8%”. E poi si scaglia contro il regolamento della par condicio: “È una legge liberticida, se non ci fosse questa normativa partiti come l'Udc e l'Idv sarebbero al 2%”. E alla fine arrivano tre domande di Vespa: è corretto parlare di crisi pilotata? Di riforma della legge elettorale fermo restando il bipolarismo? Di un accordo tra Lega e Udc tra federalismo e famiglia? Risposta del premier. “È una interpretazione assolutamente aderente”.

Ore 20.00 - Bilancio della Questura di Roma. «Dopo i primi attacchi condotti in via degli Astalli e in Corso Rinascimento -rilevano alla questura- la situazione è degenerata dopo le 14, a seguito della notizia della fiducia ottenuta dal Governo. Tra via del Corso e Piazza del Popolo si sono ripetuti gli assalti, senza motivo, di un gruppo di circa 5.000 manifestanti». In particolare in via del Babuino centinaia di manifestanti hanno assaltato un contingente dando alle fiamme un veicolo blindato della Guardia di

Finanza. È stato necessario l'invio sul posto di «un significativo numero di rinforzi per ripristinare l'ordine nella piazza così come nell'adiacente Piazzale Flaminio dove gli studenti hanno poi continuato ad assalire i contingenti delle della polizia. Continuano le indagini per l'identificazione di ulteriori responsabili dei gesti violenti atuati durante le manifestazioni odierne anche attraverso l'esame dei filmati della Polizia Scientifica».

Ecco gli infiltratidi Romadi  M. B.La giornata di oggi, positiva per la grande reazione di piazza, negativa ma forse scontata per l’esito del voto alla Camera è stata caratterizzata da scontri di piazza di grande consistenza.Guardando le foto pubblicate su vari siti però si nota qualcosa d’interessante.Il contesto ruota intorno alla vicenda del finanziere con la pistola in mano. Pistola che per foruna non ha esploso nessun colpo.

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Guardate ora il ragazzo con il giubbotto marrone chiaro, a destra, indossa anche una sciarpa bianca. Come si nota nella foto è schierato dalla parte dei manifestanti.

Guardate ora questa foto. Lo stesso ragazzo in pochi attimi con la sciarpa bianca si copre il viso, si copre il capo con il cappuccio del giubbotto, ma, ecco il ma, dal nulla spunta  come per magia un manganello e non è più schierato dalla parte  dei manifestanti.

Ma nella stessa foto noterete che un finanziere picchia con il manganello un ragazzo che ha nella mano una radio mobile trasmittente. Certamente non è un manifestante, o quanto meno è poco credibile che lo sia.

Nella foto che segue si nota ancora più chiaramente come il finanziere cerchi di picchiare un suo probabile collega

Con ciò non voglio sminuire l’importanza della reazione di piazza di oggi 14 dicembre 2010.

Con ciò però è necessario evidenziare come la scuola G8 è ancora

viva, come il tentativo di infiltrare agenti provocatori nelle manifestazioni è elemento ancora utilizzato dalle forze dell’ordine.Forse oggi cercavano il  morto tanto sospirato ed atteso da alcune forze politiche di governo.Non è successo, oggi almeno.

E tu mi chiedi per chi vota Scilipotidi  Marco Aldremagni dalla trasmissione di Radio2 Caterpillar del

13 dicembreIl Nobel per la pace ad un cinesesconvolge le coscienze e smuove atteseil mondo scruta i posti tutti vuoti,tu chiedi per chi vota Scilipoti.

Quell’hacker australiano scopre tuttoil re, ci svela, è nudo e pure bruttosinistri retroscena rende notimi chiedi per chi vota Scilipoti.

E il biossido avvelena l’atmosferanon è più azzurro il cielo a primaveraassume dei colori quasi ignotiChi salverà il pianeta? Scilipoti.

Afghanistan, Thailandia, Medio

Orientela guerra ha già toccato troppa gentegiungendo anche nei posti più remotiChi porterà la pace? Scilipoti.

Trentenni a casa senza un vero impiegoE senza neanche uno di ripiegobravi dottori, tecnici o pilotiNon è un disoccupato, Scilipoti.

A l’Aquila non levan le maceriePompei è esposta a tutte le intemperieE Napoli nessuno che la svuoti.Divide carta e vetro Scilipoti?

Gelmini dice che non ha gli sgheiPer scuola, per cultura ed ateneiOnde evitare che lei li sabotiVogliamo una riforma-Scilipoti.

Domani è un grande giorno in Parlamento:chissà chi arriverà sopra i trecentoè ingiusto che il destino nostro ruotisu cosa minchia voti Scilipoti.

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Coordinamento sito web

Denise FasanelliPietro OrsattiGiuliano Rosciarelli

Gruppo di lavoro e collaborazioni “organizzate”

Anna Ferracuti, Massimo Scalia, Sebastiano Gulisano, Vincenzo Mulé, Sabrina Provenzani, Gabriele Corona, Eleonora Mastromarino, Marco Stefano Vitiello, Imd, Aldo Garzia, Emilio Vacca, Luigi De Magistris, Paolo Cento, Emilio Grimaldi, Salvo Vitale, Paride Leporace, Pino Maniaci, Giovanni Vignali, Alessio Melandri, Pino Masciari, Saskia Schumaker, Giulio Cavalli, Laura Neto, Marco Barone, Pietro Nardiello, Stefano Montesi, Alessandro Ambrosin, Nello Trocchia, Raffaele Langone, Paolo Borrello, Mila Spicola, Francesco Saverio Alessio, Riccardo Orioles e... altre 312 persone che hanno pubblicato e continuano a pubblicare contenuti sulla nostra piattaforma

Partnership

Antimafia Duemila, Global Voices, Cometa, MegaChip, Ucuntu, Rassegna.it, Agoravox.It, Dazebao, You Capital, CrisiTv, Il carrettino delle idee, Strozzateci Tutti, Informare per Resistere, Pinomasciari.org, CafféNews, China Files

Per informazioni

[email protected] [email protected]

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Il falò del BabbuinoFoto di Sebastiano Gulisano

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Roma, via Flaminia, ore 16,30.Poliziotto: «Se tornano gliele

suoniamo di nuovo».Giornalista: «Speriamo che non

tornino, allora».Poliziotto (sorriso smagliante):

«Hanno perso e si sono arrabbiati».Altro poliziotto (capo chino,

sconfortato): «Non hanno perso loro, abbiamo perso tutti».

***

Prima delle 10 sto già in piazzale Aldo Moro, davanti alla Sapienza, dove gli universitari si sono dati appuntamento per il corteo odierno. Altri concentramenti sono previsti in piazza della Repubblica e in piazzale Ostiense, ma non si può essere ovunque.

La piazza è gremita. Il corteo si muove verso le dieci e mezza: «Voi andate alla deriva, noi solchiamo il mare», recita lo striscione d’apertura, affiancato dagli ormai celebri “libri”, gli “scudi” di spugna che hanno caratterizzato i cortei italiani di questo autunno studentesco.

Colpisce che in testa al corteo non ci sia il consueto servizio d’ordine di polizia, coi carabinieri in coda.

Il centro è già blindato dalle primissime ore del mattino e, m’informa Pietro Orsatti, sulla Colombo era in corso una “esercitazione” dell’esercito coi blindati in strada.

Brutta aria.A Castro Pretorio ci sono alcune

centinaia di studenti senesi, in attesa. In piazza Indipendenza c’è già un imponente corteo di studenti medi, che ingrosserà quello degli universitari. Poco più in là anche un centinaio di universitari arrivati da Modena si aggiunge ai manifestanti.

Facce sorridenti, slogan scanzonati e irridenti: «A Berlusconi non gli si drizza». Un vero e proprio affronto per uno che ha accreditato, di sé, la leggenda del tombeur de femmes.

Il corteo è un fiume in piena, si riversa su via Cavour e procede spedito verso il cuore della città. All’altezza di S. Maria Maggiore conquisto la posizione più rialzata, sullo spartitraffico, e il fiume non ha fine: imponente. Lo lascio sfilare per una buona mezz’ora, diventando isola in mezzo all’Onda che procede festosa.

Continuo a non vedere la coda.Mollo la postazione e mi dirigo

verso piazza Venezia, tagliando per vicoli. Ritrovo la testa del corteo, che

intanto s’è ingrossato su via dei Fori Imperiali: «Noi la crisi non la paghiamo».

Su via delle Botteghe oscure alcuni individui con casco e bandana sul volto assaltano un blindato dei carabinieri che ostruisce un vicolo che collega con via del Plebiscito. Uno riesco a vederlo bene, dietro la visiera abbassata ma trasparente: sembra abbastanza avanti negli anni, difficile che sia uno studente. Giovani studenti lasciano la testa del corteo e spingono via i facinorosi, gli gridano contro di «non fare casini». Vola qualche bottiglia all’indirizzo dei militari, ma gli studenti riescono a sedare gli animi surriscaldati degli sparuti lanciatori e si riprende la marcia.

Squilla il cellulare: un’amica m’informa che il Senato ha respinto la sfiducia al governo. Voto scontato. Attendiamo l’esito della Camera, dopo la campagna acquisti.

A Torre Argentina decido di tagliare e anticipare la manifestazione nei pressi della Camera. Errore. Il corteo si dirige verso Palazzo Madama e, in corso Rinascimento ci sono i primi veri scontri con polizia e carabinieri. Ma non li vedo, ero altrove. Pivello.

Raggiungo corso Rinascimento dall’altra parte dello sbarramento

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Diario di un cronistaDi Sebastiano Gulisano

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attorno al fortino del potere, una giovane donna parla con una poliziotta in assetto antisommossa, coi cellulari dei celerini a separarle: «Un suo collega mi ha rubato la macchina fotografica, l’avvocato mi ha detto che deve restituirmela, voglio sapere come si chiama».

Poliziotta: «Non lo so, come si chiama».

Donna: «Lei come si chiama?»Poliziotta: «Non glielo dico».Donna: «Lei è un giornalista?»Giornalista: «Sì. Cosa le è

successo?»Donna: «Quando ci sono state le

cariche ho fatto delle foto, ho visto dei celerini che inseguivano un manifestante in un vicolo, lo hanno raggiunto, sbattuto contro un muro e manganellato. Io fotografavo. Poi sono arrivati altri due celerini, uno alto come una montagna mi ha strappato di mano la fotocamera, un altro mi ha trascinata via di peso».

***

La solita amica: «La sfiducia è stata respinta anche alla Camera: 314 a 311».

La campagna acquisti ha funzionato. Barricati nel fortino assediato ma più arroganti di prima. Il Tappo Compratore esulta, si dichiara pronto ad allargare la cricca.

***

Estraggo il tesserino dell’Ordine e buco la blindatura, intendo arrivare in via del Corso senza fare il giro della città. L’aria è distesa, poliziotti, carabinieri e finanzieri rilassati. In piazza Montecitorio una selva di giornalisti, fotografi e cameraman. Esce Tabacci, gli sciamano attorno in un flash.

Arrivo all’incrocio di via del Corso con via Condotti e via Tomacelli, Quite. Poi spunta un blindato della Finanza, procede in retromarcia a velocità sostenuta. Scatto e mi scanso velocemente per evitare che mi metta sotto. Lo guidava un incappucciato in borghese che, fuggendo, si gira e alza le braccia al cielo in segno di vittoria, concedendosi ai fotografi. Un finanziere corre su via del Corso, una muta d’incappucciati in nero lo insegue e lo raggiunge. Lo picchiano, lo calpestano. Sono lontano. (Su Repubblica.it vedrò

che il finanziere aveva tirato fuori la pistola d’ordinanza. Ma non l’ha usata.) L’accorrere dei colleghi lo salva dalla furia degli aggressori. Accorrono altri militari.

Lacrimogeni.Resisto un po’, ma non reggo a

lungo: l’aria è irrespirabile, devo chiudere gli occhi. Trovo aria respirabile e quiete in un vicolo. Fuori infuria la battaglia. Le cariche si susseguono incessanti.

Rientro in via del Corso con gli occhi che ancora lacrimano. Due poliziotti scortano una ragazzina catturata dopo le cariche. La scena si ripete una decina di volte: ragazzi e ragazze – senza caschi o cappucci e a volto scoperto, a differenza dei violenti che ho visto – vengono “scortati” verso il fortino. Uno ha il volto insanguinato. Un altro la mano imbrattata di sangue.

Elicotteri svolazzano sulle nostre teste. Il corteo continua il suo percorso ignaro ed estraneo agli scontri.

Un poliziotto impreca contro i colleghi per «tutti questi lacrimogeni! Non si respira!» Anch’io non respiro. Gli occhi lacrimano copiosi. Mi allontano. Inciampo su un sampietrino. Ne sono volati tanti.

Taglio verso via del Babuino.Una nuvola di fumo nero si alza in

fondo alla strada, all’altezza di piazza del Popolo. Folla. Mi avvicino. Un cellulare della Finanza in fiamme. Schieramento imponente di polizia. Turisti. Curiosi. Commercianti. Fotografi. Cameraman. Giornalisti.

Avanzo.La polizia arretra: le fiamme

rendono impossibile l’accesso a chiunque, da quella parte, e i loro manganelli possono servire altrove. Mi dicono che in piazza del Popolo e in piazzale Flaminio continua la guerriglia. Resto a fotografare le fiamme che si estendono, inghiottono il blindato e si estendono ad alcune auto a destra e a sinistra dell’automezzo militare. Ogni tanto un botto seguito da pioggia di vetri.

Dopo che i pompieri hanno domato l’incendio, mi ritrovo in piazza del Popolo. Tantissimi poliziotti, carabinieri e finanzieri e tanti automezzi militari. Pavimentazione con ampi buchi e sanpietrini ovunque. Cassonetti dati alle fiamme.

Un gruppo di ragazze, sedute sul selciato, chiede ai celerini: «perché tutto questo?». Silenzio e sguardi gravi. Si

fronteggiano. Le ragazze insistono, i poliziotti tacciono.

Mi faccio largo tra i detriti e guadagno piazzale Flaminio. Anche qui il suolo porta i segni degli scontri. Un gruppo di giovani esce da una pizzeria al taglio, due ragazzi e diverse ragazze. Studenti, probabilmente. Uno regge un “libro”. In un amen gli saltano addosso due poliziotti. L’altro ragazzo protesta. Portano via anche lui.

Non credo ai miei occhi.Le ragazze protestano anche loro,

accorrono altri poliziotti, le affrontano a muso duro. Loro non si lasciano intimidire: «Cosa vi salta in mente?! Stavamo solo mangiando una pizza! Cosa ha fatto?! Perché lo portate via?».

Una signora protesta: «Fascisti! Non ha fatto nulla!»

Poliziotto: «Signora lei non sa. Magari ha fatto qualcosa prima».

Altri poliziotti cercano di parlamentare. La signora continua a inveire. Un funzionario convince gli uomini in divisa a non discutere e ad allontanarsi.

Via Flaminia è un altro campo di battaglia.

Sassi, sanpietrini, transenne, fumogeni e altro ancora lungo i binari del tram. Militari in assetto antisommossa vanno avanti e indietro. Fiamme e fumo verso piazza della Marina. Quando ci arrivo trovo dei cassonetti in fiamme a sbarrare la via, a mo’ di trincea. Ma è tutto finito. Una ragazza vede un libro abbandonato: «È della mia facoltà! Lo riporto indietro». Le racconto la scena a cui ho assistito in piazzale Flaminio. Desiste e lo lascia lì dov’è.

Sono le quattro e mezza, torno indietro. Un gruppo di poliziotti sui binari: «Se tornano gliele suoniamo di nuovo», dice uno ridendo.

***

In via del Babuino arriva il sindaco Alemanno. Telecamere in attesa. Lo attorniano. Tiro dritto. Per oggi ne ho abbastanza. E gli occhi mi fanno un male cane.

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26 4/10 ottobre 2010

Nella vecchia fattoria ia ia o…

A star fermi si fa la Moffa!

Dissero dei Polli d’ori,

e presero le vanghe per concimare:

del resto dove c’è sterco di mucca C’È PUre il badile.

Tutti gli animali della Fattoria erano affaccendati.

“Fra un po’ nevica. Dobbiamo prendere

gli SCI e portarLI ai tre niPOTI Qui, Quo e Qua” gridò Paperino, “ed è la terza volta che te lo dico!

Sei di coccio! Sei Di Pietra!”

“Benedetto ragazzo, sono maschio, casomai sarò Di Pietro! E non fare come le cicale che cinguettano (citazione autentica)!

Smettiamola con questa compravendita, con i regali a destra, a sinistra e al centro! E basta con gli Sci e anche con i nipoti!

La colpa di tutto questo bimbumbam è solo sua” disse indicando il Caimano.

“Nessuno mi può giudicare, nemmeno tuuu…” canticchiò il Caimano uscendo dalla Fattoria.

Intanto i furbi Qui, Quo e Qua, che avevano fondato l’MRN (Mai Restituito Nulla), erano entrati dal pollaio e avevano preso gli sci, le slitte, le racchette, i mombut, tre biglietti aerei per Cortina e uno per Antigua, che aveva perso il Caimano andando via. Sarebbero riusciti a squagliarsela senza dare nell’occhio, se Quo non avesse cercato di portare via il mulino a vento, entusiasta di aver trovato qualcuno che faceva girare le pale meglio di lui. Del resto Quo non era molto astuto, in quando nato da un parto Cesario non proprio ben riuscito

Così li sorprese la terribile Crudelia Demon, che li additò con il suo inseparabile Bocchino: “Dove credete di andare?”

“Ohi, ohi! Siamo proprio nei Casini!” dissero i tre

“C’avete azzeccato!” rispose il Bocchino di Crudelia, con enfatizzato accento romano “Sete popio popio nei Casini; ma me sa che d’è il vostro giorno fortunato: oggi in Piazza c’è la sfida tra er BER LUStro CaimanONe e la FINe Volpe. Ce so’ in palio le nozze con la bellissima Italia, i contendenti devono da guadagna’ la sua Fiducia. Abbiamo bisogno di pubblico, quindi venite a fa er tifo e zitti e mosca! Anzi, no, zitti e…Predappio!”

“E sia!” dissero i tre, guardandosi stupiti, perché per la prima volta si erano trovati d’accordo su qualcosa.

Così tutti gli animali della fattoria lasciarono i loro impegni (che a dire il vero non erano molti) e si trasferirono in Piazza. La Piazza era la famosa Piazza del Popolo (ah! Ecco perché il Bocchino parlava romano!) che per l’occasione era stata chiusa, blindata, e le forze dell’ordine smistavano gli animali un po’ a centrosinistra e un po’ a centrodestra: falchi determinati da una parte, colombe indecise dall’altra; di qua piccoli germi cinesi (i Gelmini), di là ragnetti rossi delle Rosy, ecc. ecc.

Le tifoserie si fronteggiavano a colpi di slogan:

“Yeah! La fiducia la pigliamo noi, qualcuno deve vincere! E si sa che chi l’ha duro la vince!” sbiascicavano le trote padano-americane e i loro capi (anzi, i loro Boss), alle quali rispondevano gli italianissimi animali da letargo, i BEi ghiRi SANI: “Voglio dire…non siamo mica qui a pettinare i pettirossi albini! Ma siete passi! Tirate su quelle maniche!”

Non si capiva cosa volessero dire, ma nessuno ebbe mai il coraggio di chiederlo.

La sfida cominciò: per conquistare la sua fiducia dovevano girare intorno ad Italia (il famoso giro d’Italia) e vincere più tappe possibili. La Fine Volpe era agile e sembrava in vantaggio. Ma agli ultimi tre giri il Caimano con un colpo di coda fece cadere la Volpe e vinse.

Le tifoserie provarono a protestare, a contestare un fallo! A quella parola i giudici si guardarono terrorizzati: non bisognava pronunciarla in presenza del Caimano senza prima aver allontanato tutti gli animali minorenni di sesso femminile.

Così, tra il fuggi fuggi generale, fu decretato il vincitore. Del resto i giudici erano stati ampiamente corrotti e il Caimano avrebbe vinto comunque.

Italia andò con fiducia verso il Caimano. Lui la guardò, le sorrise con i suoi 314 denti e… se la mangiò in un sol boccone.

A ricordo di questo evento qualcuno fece questa scritta con la bomboletta spray sul muretto del Pincio:

“per un punto Martin perse la cappa…

…e per tre punti GianFin perse la tappa”

a cura di Sonia Ferrarottiwww.soniaferrarotti.wordpress.com

per contributi scrivi a [email protected]

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