Gli anziani a Milano...2 2 La Ricerca Anche il nostro punto di partenza per capire la “realtà...

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1 1 Gli anziani a Milano Perché una ricerca sugli anziani a Milano? Per capire i bisogni degli anziani e negoziarli meglio ! E' necessaria una ricerca per capire i bisogni degli anziani? Sì perché, anche se vi è una diffusa opinione di sapere chi sono e cosa vogliono gli anziani, ci siamo accorti che non sappiamo molto. Le ragioni per le quali oggi sappiamo molto pochi sugli anziani di Milano sono le seguenti: a) La realtà ed i bisogni degli anziani del comune di Milano sono stati poco “studiati”. E' difficile trovare anche i dati statistici più semplici sulla realtà anziani. Riteniamo che la migliore conferma al fatto che si conosce troppo poco, c’è fornita dallo stesso Comune (Settore Servizi Sociali) che in data 13/1/2000 ha avviato la distribuzione di un questionario chnella presentazione evidenzia che le condizioni di vita, le esigenze, i desideri degli anziani siano in parte sconosciuta. Non più tardi del mese di febbraio 2000, l'Assessore Sirchia affermava che “non esiste una mappatura degli anziani a Milano e dei loro bisogni". b) Gli anziani di Milano, intesa anche come grande metropoli, sono _diversi" perché sono una popolazione proveniente da tutte le regioni d'Italia e dall'estero. Le diverse esperienze sociali, culturali e lavorative li rendono una realtà difficile da definire e per molti aspetti unica. c) Vogliamo evidenziare il fatto che dalle varie ricerche condotte a livello nazionale, emerge con una certa chiarezza la dimostrazione che gli anziani sono una realtà molto composita ed in rapida e profonda evoluzione. E di conseguenza, ad esempio, non è più valida la semplice classificazione per fasce d'età e sesso degli anziani, perché è stato dimostrato che l'età non incide sulla vita delle persone, infatti, ogni individuo possiede un'età personale, un'età sociale ed un'età soggettiva. Inoltre, i cambiamenti in atto, segnano una crescita del numero degli anziani e mettono in crisi il concetto di “vecchio" perché non è più in grado di rappresentare la varietà delle condizioni che si determinano per un numero crescente di persone, all'aumento dell'età. d) Infine diciamo che il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione ha messo i servizi per anziani di fronte ad una domanda esponenziale in crescita e sempre più differenziata ed articolata nelle sue esigenze, che richiede una conoscenza più approfondita rispetto al passato, da parte di chi si fa portavoce dei bisogni dei cittadini. Ecco perché abbiamo deciso di fare una ricerca che vuole cogliere quali siano quell'insieme d'esigenze, di modalità di vita, di difficoltà e di privilegio che rende simili gli anziani e quali sono gli elementi che li rende diversi, come ad esempio la capacità d'impegno e partecipazione alla vita economica e sociale, lo stato di salute, le esigenze di sussistenza, le relazioni che li circondano ecc.

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Gli anziani a Milano Perché una ricerca sugli anziani a Milano? Per capire i bisogni degli anziani e negoziarli meglio !

E' necessaria una ricerca per capire i bisogni degli anziani? Sì perché, anche se vi è una diffusa opinione di sapere chi sono e cosa vogliono gli anziani, ci siamo accorti che non sappiamo molto.

Le ragioni per le quali oggi sappiamo molto pochi sugli anziani di Milano sono le seguenti: a) La realtà ed i bisogni degli anziani del comune di Milano sono stati poco “studiati”. E' difficile trovare anche i dati statistici più semplici sulla realtà anziani. Riteniamo che la migliore conferma al fatto che si conosce troppo poco, c’è fornita dallo stesso Comune (Settore Servizi Sociali) che in data 13/1/2000 ha avviato la distribuzione di un questionario chnella presentazione evidenzia che le condizioni di vita, le esigenze, i desideri degli anziani siano in parte sconosciuta. Non più tardi del mese di febbraio 2000, l'Assessore Sirchia affermava che “non esiste una mappatura degli anziani a Milano e dei loro bisogni".

b) Gli anziani di Milano, intesa anche come grande metropoli, sono _diversi" perché sono una popolazione proveniente da tutte le regioni d'Italia e dall'estero. Le diverse esperienze sociali, culturali e lavorative li rendono una realtà difficile da definire e per molti aspetti unica.

c) Vogliamo evidenziare il fatto che dalle varie ricerche condotte a livello nazionale, emerge con una certa chiarezza la dimostrazione che gli anziani sono una realtà molto composita ed in rapida e profonda evoluzione. E di conseguenza, ad esempio, non è più valida la semplice classificazione per fasce d'età e sesso degli anziani, perché è stato dimostrato che l'età non incide sulla vita delle persone, infatti, ogni individuo possiede un'età personale, un'età sociale ed un'età soggettiva. Inoltre, i cambiamenti in atto, segnano una crescita del numero degli anziani e mettono in crisi il concetto di “vecchio" perché non è più in grado di rappresentare la varietà delle condizioni che si determinano per un numero crescente di persone, all'aumento dell'età.

d) Infine diciamo che il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione ha messo i servizi per anziani di fronte ad una domanda esponenziale in crescita e sempre più differenziata ed articolata nelle sue esigenze, che richiede una conoscenza più approfondita rispetto al passato, da parte di chi si fa portavoce dei bisogni dei cittadini.

Ecco perché abbiamo deciso di fare una ricerca che vuole cogliere quali siano quell'insieme d'esigenze, di modalità di vita, di difficoltà e di privilegio che rende simili gli anziani e quali sono gli elementi che li rende diversi, come ad esempio la capacità d'impegno e partecipazione alla vita economica e sociale, lo stato di salute, le esigenze di sussistenza, le relazioni che li circondano ecc.

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La Ricerca Anche il nostro punto di partenza per capire la “realtà anziani” è costituito dai dati che evidenziano il rapido cambiamento della demografia ed il processo di invecchiamento della popolazione.

La realtà demografica Una breve premessa sulla realtà italiana.

Il crescente “peso” che gli anziani tendono ad avere nella nostra società è un dato noto. Studi del CNR, rilevazioni dell'ISTAT e molte ricerche ci dicono che dobbiamo aspettarci una costante crescita della popolazione anziana. Le previsioni contenute nell’ Atlante dell'invecchiamento della popolazione, realizzato dal CNR, evidenziano che “ il numero delle persone con meno di 20 anni, che durante i primi ottanta anni del secolo si era mantenuto ad un livello abbastanza costante di 15-17 milioni, dovrebbe nel corso dei prossimi quaranta anni registrare un forte decremento che lo porterebbe ad attestarsi, intorno al 2020, su poco meno di 9 milioni. Al contrario, gli ultrasessantenni che al 1950 ammontavano a poco meno di 6 milioni hanno nel corso di quaranta anni (1950-90) hanno quasi raddoppiato la loro consistenza numerica”. Gli ultra65enni che oggi sono il 16% della popolazione italiana, calcolata in 57 milioni, nel 2030 aumenteranno sino al 27%. Si stima che nei prossimi trenta anni le persone con più di 80 anni potrebbero ammontare a 3,2 milioni di unità, pari al 6,1% della popolazione totale.

Sempre di più, ci diventeranno famigliari termini come:Quoziente di natalità: indicatore demografico generico che esprime il numero di nascite che si verificano in un determinato periodo (generalmente l'anno) ogni 1.000 abitanti mediamente presenti nella popolazione.

Quoziente di mortalità : indicatore demografico generico che esprime il numero delle morti che si verificano in un determinato periodo (generalmente l'anno) ogni 1.000 abitanti mediamente presenti nella popolazione.

Indice di vecchiaia: indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione e perciò della struttura per età della popolazione. Si ottiene rapportando l'ammontare della popolazione anziana di 65 anni e oltre alla popolazione di età inferiore a 15 anni.L'indice di vecchiaia, che in Italia era pari a 41,9 nel 1961, nel 1991 era già salito a 105,2

Indice di dipendenza economica: indicatore di rilevanza economica e sociale che rapporta le persone economicamente non produttive, ossia anziani e giovanissimi (popolazione di età inferiore a 15 anni e superiore ai 64 anni), alle persone in grado di sostenerle con la loro attività (popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni). L'indice di dipendenza degli anziani è passato da 14,4 a 22,3, nel 1997 è stimato in quasi 39 e salirà ad oltre 88 nel 2041. Vale a dire che tra circa quarant'anni, intervallo di tempo che corrisponde al periodo lavorativo del giovane che si occupa oggi, ci saranno circa novanta anziani ogni cento persone in età di lavoro, mentre ora ve n'è appena un terzo.

Nonostante la chiara percezione della portata di questi dati, il dibattito su come affrontare i problemi che i nostri padri e le nostre madri ci pongono o porranno con il loro invecchiamento, è ancora molto articolato. I ricercatori che seguono questa fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, ritengono che alcune difficoltà ad affrontare questa problematica, risiedono nel fatto che l'invecchiamento della popolazione costituisce una assoluta novità nella storia delle popolazioni e non ci sono quindi precedenti cui riferirsi o ancorarsi.

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Nell’ Atlante dell'invecchiamento della popolazione elaborato dal CNR, vengono indicate con molta chiarezza le ragioni del ritardo di discussione, elaborazione ed azione per una “politica” a favore degli anziani.“Il primo problema, certamente uno di quelli cruciali, sta nel fatto che la collettività non è sufficientemente preparata dal punto di vista psicologico e culturale ad affrontare la grande mutazione demografica dell'invecchiamento.Preparazione che è possibile acquisire solo richiamando costantemente le persone a riflettere sul fatto che dal punto di vista collettivo l'invecchiamento della popolazione è il risultato soprattutto della vittoria contro la morte precoce; che dal punto di vista individuale la vecchiaia non sarà più il privilegio di pochi, ma la condizione di moltissimi. L'invecchiamento della popolazione si svilupperà pienamente nel giro di sole due o tre generazioni, cioè in tempi brevissimi tanto dal punto di vista demografico quanto da quello sociale e culturale. La velocità dell'invecchiamento costituisce quindi la prima grande difficoltà che si trovano a fronteggiare le società.Un secondo problema è da ricercarsi nella intensità del fenomeno, poiché in alcune popolazioni la percentuale di ultrasessantenni potrebbe superare il 40-45 per cento del totale e quella degli ultraottantenni il 10-11 per cento.Un terzo problema è la durata del processo di invecchiamento della popolazione con il quale le società occidentali dovranno convivere ancora molto a lungo.Per di più, anche nell'ipotesi del raggiungimento della stazionarietà, l'invecchiamento avrebbe fine soltanto dal punto di vista quantitativo, ma non da quello qualitativo nel senso che le ulteriori attese conquiste nella lotta contro le malattie e gli ulteriori attesi guadagni di durata media della vita dovrebbero contribuire a cambiare notevolmente le condizioni di salute della popolazione e più in generale il quadro nosologico di morbosità, disabilità e mortalità”.

La realtà demografica DI MILANO

Vediamo ora come si colloca Milano rispetto i dati demografici della sua popolazione. Diciamo subito che Milano si colloca fra le città italiane ed europee con la più alta concentrazione di persone anziane e molto anziane.Infatti, i cittadini con più di 60 anni sono il 28% della popolazione, contro il 21% della media nazionale ed il 18% del 1971. La popolazione con più di 65 anni ha avuto un incremento negli ultimi venti anni del 47.5%, raggiungendo il 20.8% della popolazione milanese. Gli anziani con più di 80 anni sono il 4.8% della popolazione totale, rispetto al 3.5% della media nazionale. Una considerazione sulla popolazione anziana. Dalla Tavola.1, si può osservare, come a fronte di un rapido innalzamento sino al 1996 della percentuale dei cittadini con più di 65 anni, dopo tale data la percentuale cresce molto lentamente, anche a fronte di un calo dell'intera popolazione.

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Tavola.1.anni 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

popolazionetotale

1,432,486 1416,446 1,406,818 1,383,381 1,369,029 1,349,308 1,340,080 1,340,451 1.342.629 1.337.333

popolaz. > 65 anni

243,058 263,487 267,795 270,224 274,94 280,066 280,554 282,235 288.237 290,336

% dei > 65 anni

16,97 18,6 19,04 19,53 20,09 20,76 20,93 21,05 21,47 21,7

Incremento popolazione 1999/1990 -89797 Incremento popolaz.>65 1999/1990 +35649

Un calo che non si riduce neppure grazie alla lenta ma costante crescita del saldo migratorio. Come si può osservare dalla Tavola 1A, il saldo naturale risulta costantemente negativo, superando le cinquemila unità annue, mentre il saldo migratorio totale (da altri comuni e dall’estero), solo negli ultimi anni segna valori positivi di crescita. Diverso l’andamento del saldo migratoria dall’estero e verso l’estero che cresce costantemente.

Tavola 1A Popolazione residente per sesso Comune di Milano

saldo saldosaldo migratorio migratorio

anni residenti naturale totale esteri - esteri1992 1358627 -4874 -43231993 1334171 -5182 -19274 45411994 1321555 -4888 -7728 29111995 1306494 -4823 -10238 23331996 1303925 -5808 3239 43031997 1302808 -4079 2962 130281998 1307785 -5534 10511 16751

Ma questa relativa “stabilizzazione” degli ultra 65 anni è accompagnata da un dato di maggiore invecchiamento, infatti, si registra al loro interno un aumento degli ultra settantacinquenni.

La Tavola .2. evidenzia come negli ultimi sette anni gli ultra settantacinquenni continuano a crescere di percentuale rispetto alla popolazione anziana.

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Tavola.2. Totale Popolazione Milano

Anni Maschi Femmine Totale ultra 75 ultra 65 % 75+/65 + 1990 674254 758232 1432486 116689 257762 45,3% 1993 652922 730459 1383381 114280 270224 42,3% 1997 1340451 121451 282235 43,0% 1998 634864 707825 1342689 128192 288237 44,5% 1999 632219 705114 1337333 129977 290336 44,8%

Sarebbe un errore considerare il comune di Milano come una realtà omogenea rispetto la distribuzione della popolazione, la sua storia industriale ha determinato una distribuzione della popolazione e stratificazioni sociali molto diversificate. Trattando di anziani e politiche sociali è importante cogliere questo elemento territoriale. La ripartizione in nove zone è un atto recente dell’amministrazione comunale, e ciò rende problematica la trasposizione delle vecchie 20 zone nelle attuali.

Utilizzando i dati anagrafici del 1998 ripartiti per vecchie zone (Tavola 2 A), si può notare che gli anziani sono maggiormente concentrati nelle zone 11 (Città studi – Argonne), 12 (Lambrate) e 13 Forlanini). Si tratta del “triangolo” comunale che si proietta verso Est e che rappresentava uno dei poli industriali più grossi della Lombardia.

L'indice di vecchiaia (rapporto tra cittadini con più di 65 anni ed i ragazzi con meno di 15) era nel 1961 di 47.2 (ogni 100 ragazzi vi erano 47,2 ultra sessantacinquenni), oggi quest'indice è di 210.

Tavola 2A Comune Milano 1998

Indice vecchiaia - per zone decentramento

Sesso TotaleZone M F

1 141,9 232,2 186,12 160,9 273,3 2163 149,3 257,2 2024 160,5 312,5 233,45 143,7 266,2 202,56 156,9 272,8 213,37 130,1 221,4 174,48 130,6 198,1 164,39 172,2 305,9 237,1

10 137,9 244,9 188,911 172,9 327,7 248,312 197,5 311,1 253,613 201,1 310,6 253,714 148,7 279 210,915 157,7 254,2 20516 130,7 200,5 164,617 182,5 324,2 251,218 131,5 217,4 172,619 175,4 294,4 232,320 156,9 280,7 216,7

totale 155 269 210,2

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Nelle Tavole 2.B e 2.C sono riportati i dati della popolazione di Milano alla fine del 1999, suddivisi per sesso, fasce di età e zona del decentramento comunale.

Tavola 2B POPOLAZIONE PER ZONA DI DECENTRAMENTO - COMUNE

MILANO Classi di età e sesso - 1999

Scaglioni

etàda 0 61 66 71 76 81 Totale

a 60 65 70 75 80 oltre Zona

Zona 1 M 38657 3078 2486 2101 1529 1682 49533

F 40256 3391 3087 2870 2634 4006 56244

Totale 1 78913 6469 5573 4971 4163 5688 105777Zona 2 M 51754 4234 3639 2882 2100 1789 66398

F 50112 4912 4674 4168 3603 4234 71703

Totale 2 101866 9146 8313 7050 5703 6023 138101Zona 3 M 51307 4339 3742 3083 2347 2313 67131

F 51228 5174 5122 4680 4400 5815 76419

Totale 3 102535 9513 8864 7763 6747 8128 143550Zona 4 M 53746 4820 4616 3688 2581 2313 71764

F 53596 6157 6113 5586 4843 6064 82359

Totale 4 107342 10977 10729 9274 7424 8377 154123Zona 5 M 45462 4211 3482 2378 1656 1401 58590

F 43929 4787 4272 3389 2913 3738 63028

Totale 5 89391 8998 7754 5767 4569 5139 121618Zona 6 M 55112 5186 4636 3493 2389 2096 72912

F 55740 6369 5896 4908 4185 5382 82480

Totale 6 110852 11555 10532 8401 6574 7478 155392Zona 7 M 62240 5748 4777 3634 2543 2176 81118

F 62740 6696 6092 5333 4492 5664 91017

Totale 7 124980 12444 10869 8967 7035 7840 172135Zona 8 M 63469 5930 5614 4371 3044 2432 84860

F 63435 7522 7009 6134 5014 6241 95355

Totale 8 126904 13452 12623 10505 8058 8673 180215Zona 9 M 62196 5148 4564 3611 2454 1940 79913

F 59828 6117 5951 5424 4279 4910 86509

Totale 9 122024 11265 10515 9035 6733 6850 166422 Totale M 483943 42694 37556 29241 20643 18142 632219

Generale F 480864 51125 48216 42492 36363 46054 705114

tot. 964807 93819 85772 71733 57006 64196 1337333

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Tavola 2C POPOLAZIONE PER ZONA DI DECENTRAMENTO - MILANO

Percentuali - Classi di età e sesso

Scaglioni

etàda 0 61 66 71 76 81 Totale

a 60 65 70 75 80 oltre Zona

Zona 1 M 78,0% 6,2% 5,0% 4,2% 3,1% 3,4% 100

F 71,6% 6,0% 5,5% 5,1% 4,7% 7,1% 100

Totale 1 8,2% 6,9% 6,5% 6,9% 7,3% 8,9%Zona 2 M 77,9% 6,4% 5,5% 4,3% 3,2% 2,7% 100

F 69,9% 6,9% 6,5% 5,8% 5,0% 5,9% 100

Totale 2 10,6% 9,7% 9,7% 9,8% 10,0% 9,4%Zona 3 M 76,4% 6,5% 5,6% 4,6% 3,5% 3,4% 100

F 67,0% 6,8% 6,7% 6,1% 5,8% 7,6% 100

Totale 3 10,6% 10,1% 10,3% 10,8% 11,8% 12,7%Zona 4 M 74,9% 6,7% 6,4% 5,1% 3,6% 3,2% 100

F 65,1% 7,5% 7,4% 6,8% 5,9% 7,4% 100

Totale 4 11,1% 11,7% 12,5% 12,9% 13,0% 13,0%Zona 5 M 77,6% 7,2% 5,9% 4,1% 2,8% 2,4% 100

F 69,7% 7,6% 6,8% 5,4% 4,6% 5,9% 100

Totale 5 9,3% 9,6% 9,0% 8,0% 8,0% 8,0%Zona 6 M 75,6% 7,1% 6,4% 4,8% 3,3% 2,9% 100

F 67,6% 7,7% 7,1% 6,0% 5,1% 6,5% 100

Totale 6 11,5% 12,3% 12,3% 11,7% 11,5% 11,6%Zona 7 M 76,7% 7,1% 5,9% 4,5% 3,1% 2,7% 100

F 68,9% 7,4% 6,7% 5,9% 4,9% 6,2% 100

Totale 7 13,0% 13,3% 12,7% 12,5% 12,3% 12,2%Zona 8 M 74,8% 7,0% 6,6% 5,2% 3,6% 2,9% 100

F 66,5% 7,9% 7,4% 6,4% 5,3% 6,5% 100

Totale 8 13,2% 14,3% 14,7% 14,6% 14,1% 13,5%Zona 9 M 77,8% 6,4% 5,7% 4,5% 3,1% 2,4% 100

F 69,2% 7,1% 6,9% 6,3% 4,9% 5,7% 100

Totale 9 12,6% 12,0% 12,3% 12,6% 11,8% 10,7%

Totale M 76,5% 6,8% 5,9% 4,6% 3,3% 2,9% 100

Generale F 68,2% 7,3% 6,8% 6,0% 5,2% 6,5% 100

tot. 100 100 100 100 100 100

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Nella Tavola 2.D (dati 1999) si può notare come con il crescere dell’età la percentuale delle donne aumenta in modo consistente. Nell’ultima fascia di età (oltre gli 81 anni) superano il 71% del totale.

Tavola 2.D scaglioni Da 61 66 71 76 81età A 65 % 70 % 75 % 80 % oltre % Totale %

M 42694 45,5% 37556 43,8% 29241 40,8% 20643 36,2% 18142 28,3% 632219 47,3%

Totale F 51125 54,5% 48216 56,2% 42492 59,2% 36363 63,8% 46054 71,7% 705114 52,7%

Generale tot. 93819 85772 71733 57006 64196 1337333

Milano è una città “vecchia”, tra le più vecchie d' Europa. Per cogliere meglio il significato di questa affermazione, si osservi la Tavola 2D. Si può notare che l'Italia risulta al primo posto in Europa come indice di vecchiaia (abbiamo 116 vecchi ogni 100 giovani inferiori ai 14 anni), e che Milano segna un 3% in più di anziani rispetto alla stessa Italia. Questi dati ci evidenziano la dimensione del problema che una politica per gli anziani deve affrontare nel comune di Milano.

Tavola 2 D Popolazione per classi di età nei paese europei 1997 - valori percentuali sul totale popolazione

anni anni indice di0-14 65 e + Vecchiaia *

Irlanda 23,2 11,4 49,1Paese Bassi 18,4 13,4 72,8Lussemburgo 18,6 14,2 76,3Finlandia 18,9 14,4 76,2Portogallo 17,3 14,8 85,5Danimarca 17,8 15 84,3Austria 17,3 15,3 88,4Francia 19,2 15,4 80,2Germania 16,1 15,7 97,5Spagna 16 15,7 98,1Regno Unito 19,3 15,7 81,3Europa 17,3 15,7 90,8Belgio 17,8 16,23 91Grecia 16,1 16,2 100,6Italia 14,7 17,1 116,3Svezia 18,8 17,5 93,1Milano 10,1 20,9 210,5Censis-Eurostat * popolazione di 65 e + anni su popolazione da 0 a 14 anni

Dati Censis - Eurostat

Da ultimo, per dare maggiormente il senso del “peso” degli anziani nella popolazione milanese, riportiamo nella Tavola E, tre indici molto significativi. L’ età media nel 1998 era di 42.6 anni per i maschi e di 47.2 anni per le femmine, ed è cresciuta in 18 anni, di 5,3 anni per i maschi e di 5.8 anni per le femmine .

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Il “carico sociale” dei giovani, rapporto tra popolazione sino a 14 anni e la restante popolazione, segna dal 1981 al 1998 la perdita di 9.1 punti. Mentre il “carico sociale” degli anziani, rapporto tra popolazione anziana e la popolazione dai 15 ai 64 anni , segna un incremento di circa 10 punti. Da ultimo l’indicatore di vecchiaia, in questo arco di tempo è salito da 90 anziani ogni cento giovani a 210 anziani ogni 10 giovani.

Tavola E Indicatori di struttura demografica - Milano 1998 Milano Italia

1981 1991 1996 1997 1998 1997

Età media Maschi 37,3 40,7 42,8 42,8 42,6 38,2Femmine 41,4 45,1 47,3 47,4 47,2 41,1Totale 39,4 43,1 45,4 45,4 45 39,7

Carico Sociale Giovani (1) 24 14,4 14,6 14,6 14,9 21,5Anziani (2) 21 25,5 30,5 30,3 31,4 25,1

Indice di Vecchiaia (3) Mschi 64,1 126,4 154,6 152,3 155,0 93,4Femmine 117,7 229,0 271,3 266,2 269,0 140,8Totale 90,2 176,3 211,2 207,5 210,2 116,5

(1) Pop. in età 0 -14 / Pop. in età 15-64*100 (2) Pop. in età 65 e + / Pop. in età 15 – 64 *100 (3) Pop. in età 65 e + / Pop. in età 0 –14 *100

Dopo aver visti i “numeri”, diciamo subito che useremo l’età solo come delimitatore della popolazione che sarà oggetto della nostra ricerca. Siamo infatti fortemente convinti che oltre all’età, vi siano elementi come la condizione famigliare, la collocazione sociale, il sesso, la scolarità ecc, che contribuiscono a creare forti differenziazioni tra le persone anziane.

La famiglia

Siamo convinti che la famiglia, rappresenti un punto nodale, sia nel determinare le “condizioni degli anziani” che la possibile soluzione di molte problematiche che riguardano strettamente l’anziano.Qui ci limitiamo ad evidenziare come la famiglia sia un “soggetto” molto importante anche nel dibattito in corso sulla riforma del welfare che la indica come uno dei soggetti cardine su cui puntare per affrontare alcuni nodi difficili delle politiche sociali a favore degli anziani.

Per brevità, rimandiamo alla relazione di Carla Facchini al convegno “Famiglia e Stato Sociale”- Milano 2/1999- per quanto riguarda i grandi mutamenti che sono avvenuti e stanno avvenendo nelle famiglie milanesi. Ci limitiamo ad evidenziare che questi cambiamenti non garantiscono più quella forte tenuta del tessuto familiare che ha caratterizzato sino a pochi anni fa tutta la società italiana. La riduzione delle nascite, la riduzione dei giovani, la rarefazione e frammentazione delle famiglie, l’aumento del costo della vita, l’aumento del numero di donne in attività lavorative, sono fattori che hanno ridotto sensibilmente la capacità delle “reti” familiari di assorbire un possibile peso 2assistenziale”. Ma su questi concetti torneremo più avanti.

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Un attento esame delle condizioni famigliari degli anziani ci permette di ricercare in modo più preciso il tema della solitudine e tutto ciò che ne deriva. Iniziamo ad esaminare la principale caratteristica socio-anagrafica, lo stato civile dei milanesi con più di 64 anni.

La Tavola 3, che riporta la distribuzione delle persone di Milano con 65 anni e più per stato civile, dimostra che la condizione prevalente è sicuramente quella di coniugato/a, seguita dalla vedovanza, dal celibato/nubilato e dalla condizione di divorziato. Si può notare come con l'aumento dell'età, per la più elevata mortalità, diminuisce il numero di persone che vivono con il coniuge mentre aumenta il numero dei vedovi/e. Tra i 65-69 anni i coniugati sono il 21.1% e i vedovi il 5.5%; dopo la soglia degli 80 anni (15 anni dopo), le percentuali si invertono ed abbiamo il 14.4% di vedovi ed il 6.2% di coniugati.

Tavola 3 Persone di 65 anni e più per stato civile - Milano

Età Nubili/Celibi Coniugate/i Divorziate/i Vedove/i Nubili/Celibi Coniugate/i Divorziate/i Vedove/i 64 - 69 8603 59004 2519 15404 3,1% 21,1% 0,9% 5,5% 70 - 74 7407 42512 1847 19831 2,7% 15,2% 0,7% 7,1% 75 - 79 5710 26878 1246 23101 2,0% 9,6% 0,4% 8,3% 80 e + 6776 17296 886 40179 2,4% 6,2% 0,3% 14,4%

Totale 28496 145690 6498 98515 10,2% 52,2% 2,3% 35,3%

Le donne hanno una probabilità maggiore, rispetto agli uomini, di trovarsi nubili o vedove. Nella Tavola 3.A. si nota che le vedove, in ogni fascia di età, hanno percentuali che sono quattro volte superiori a quelle degli uomini.

Diverse le percentuali nelle condizioni di coniugato: a 65-69 anni il 56.9% delle donne risulta coniugato contro l'84.6% degli uomini; dopo 15 anni, nella fascia dagli 80 anni in su, invece la percentuale delle donne scende all'11.9%, mentre quella dei maschi scende solo al 64.5%. “ La più elevata mortalità maschile e le minori propensioni a risposarsi delle donne spiegano in parte questa differenza. Le donne che hanno perso il coniuge, soprattutto se ciò avviene in età avanzata, difficilmente scelgono un nuovo partner; più spesso, invece, ciò accade per gli uomini, invogliati a compiere questo passo anche da una cultura più favorevole a giustificare tale scelta. Non ci sono differenze significative, invece, per quanto riguarda la condizione di divorziato".

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Tavola 3.A. Persone di 65 anni e più per stato civile - Milano

FEMMINE Età Nubili Coniugate Divorziate Vedove Totale Nubili Coniugate Divorziate Vedove Totale 64 - 69 5769 27420 1637 13349 48175 12,0% 56,9% 3,4% 27,7% 100 70 - 74 5418 18591 1318 17155 42482 12,8% 43,8% 3,1% 40,4% 100 75 - 79 4434 10877 935 20218 36464 12,2% 29,8% 2,6% 55,4% 100 80 e + 5699 5605 675 35040 47019 12,1% 11,9% 1,4% 74,5% 100 Totale 21320 62493 4565 85762 174140 12,2% 35,9% 2,6% 49,2% 100

Persone di 65 anni e più per stato civile - Milano MASCHI Età Celibi Coniugati Divorziati Vedovi Totale Celibi Coniugati Divorziati Vedovi Totale 65 - 69 2834 31584 882 2055 37355 7,6% 84,6% 2,4% 5,5% 100 70 - 74 1989 23921 529 2676 29115 6,8% 82,2% 1,8% 9,2% 100 75 - 79 1276 16001 311 2883 20471 6,2% 78,2% 1,5% 14,1% 100 80 e + 1077 11691 211 5139 18118 5,9% 64,5% 1,2% 28,4% 100 Totale 7176 83197 1933 12753 105059 6,8% 79,2% 1,8% 12,1% 100

In sintesi, si può intravedere, in questa distribuzione degli anziani in base allo stato civile, uno dei rischi insiti nell'esperienza della terza età e soprattutto della quarta età: la solitudine.

La famiglia media in Milano città risulta composta di 2 persone, mentre la famiglia media italiana è composta di 2,8 persone e quella lombarda da 2.6. Nel 1991 il censimento ha contato a Milano 165.119 anziani soli, pari al 63% della popolazione con più di 65 anni a quella data. Una percentuale più alta della media nazionale. Nella Tavola 3.B. sono evidenziati i dati nazionali e milanese delle percentuali di famiglie unipersonali, si può notare come la percentuale di Milano, già nel 1991 era di dieci punti percentuali superiore a quella nazionale.

Tavola 3.B. Percentuale famiglie unipersonali Anni 1951 1961 1971 1981 1991Milano 13,1 15,3 19,4 26,6 31,3Italia 9,5 10,6 12,9 17,9 21,1

Al mese di Aprile 2000, l’ufficio anagrafico comunale registrava 287.000 famiglie unipersonali su un totale di 649.921 famiglie (44.2%). Mentre le famiglie unipersonali composte da anziani con più di 65 anni sono 109.000 (17%). E’ un dato, secondo gli operatori dell’anagrafe, sicuramente “errato” per eccesso in quanto alcune copie di anziani preferiscono registrarsi singolarmente come famiglia unipersonale, inoltre gli stessi anziani ricoverati presso le case di riposo vengono considerate famiglie unipersonali. Riteniamo che il possibile “errore” contenuto nei dati dell’anagrafe, sia di dimensioni contenute perche se analizziamo dati di un rilevamento effettuato dall'ISTAT alla fine del 1996 sulla popolazione, si stimava un numero di 130.000 anziani soli. La Tavola.4. riporta i dati dell'indagine condotta dall'Istat nel 1996. Se questi dati sono validi, si nota come la condizione di solitudine si accentua nella fascia oltre i 75 anni toccando la percentuale complessiva del 60% di persone che vivono sole od in una coppia d'anziani.

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Tavola.4. Persone anziane per tipo di famiglia in cui vivono

media anni 94-95 per 100 persone MASCHI FEMMINE

età Anziani % Anziani %In copia con figli come In coppia senza figli 36,5genitori 50,1 In copia con figli 30,9

60-64 In coppia senza figli 36,2 Una sola persona 15Una sola persona 5,7totale (000) 1497 totale (000) 1632

In coppia senza figli 54,3 In coppia senza figli 39,1In copia con figli 27,9 Una sola persona 29,3

65-74 Una sola persona 8,8 In copia con figli 11,3totale (000) 2530 totale (000) 3288

In coppia senza figli 55,7 Una sola persona 46,8In copia con figli 1,6 In coppia senza figli 17,5

75 e + Una sola persona 18,5 Genitore solo 9,8Genitore solo 4,5 In coppia senza figli come

membro aggregato 9,8totale (000) 1281 totale (000) 2110

Fonte Istat/elaborazione Caritas Ambrosiana Con queste percentuali si può stimare che a Milano tra gli ultra settantacinquenni, le persone che vivono sole o in coppia, superano le 74.000 unità. Nella Tavola 5, sulla base dei dati dei censimenti sono stati calcolati i tassi di solitudine per sesso. Tra gli uomini di altre 65 anni in venti anni la percentuale è cresciuta di 10 punti percentuale, mentre tra le donne la crescita è stata di venticinque punti.

Tavola 5. Tasso di solitudine anagrafico per sesso Uomini 1971 1981 199161-65 6,8 8,2 12,966 e + 10,3 13,4 20,6 Donne 61-65 21,8 27,4 25,266 e + 29,6 40,5 54,6

Gli anziani attivi Non siamo in possesso di dati relativi agli anziani di Milano per poter affrontare questo tema del “lavoro” degli anziani. Possiamo rovesciare il ragionamento e sulla base dei dati Istat del 1997 stimare quanti sono i non attivi o inabili. In Italia nella fascia d'età compresa fra: - i 60 e 64 anni sono inabili il 6% - i 65 e 69 anni sono inabili il 9.1% - i 70 e 74 anni sono inabili il 14.2% - i 75 e 79 anni sono inabili il 23.4% - gli 80 e più anni sono inabili il 47.1% Come si può notare oltre la metà degli stessi ultra-ottantenni risulta ancora potenzialmente attiva.

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Da una nostra ricerca sulla banca dati CERVED della Camera del Commercio, abbiamo rilevato che i milanesi con più di 60 anni che risultano attivi nelle aziende con incarichi di titolari, amministratori, soci ecc. , sono oltre 5000.

Giumelli, nella pubblicazione “Una nuova vecchiaia”, stima che il 3.8% delle persone anziane di Milano, continuano ad essere impegnate in occupazioni lavorative. Un’attività non sempre svolta per ragioni di reddito, visto che solitamente si tratta di persone ai livelli alti della scala occupazionale con un possibile mercato del lavoro ancora aperto. Si ritiene che in questa scelta vi sia l’esigenza di essere comunque “protagonisti”. Per quanto riguarda l'attività svolta al nero da pensionati, non possiamo andare oltre la convinzione che siano molti anche perché ognuno di noi ha delle conoscenze dirette. A Bergamo lo Spi-CGIL ha fatto una ricerca nel mese di maggio su “pensionati e lavoro nero” ed ha stimato che il 30% lo pratica.

Anziani e povertà a Milano.

E' un tema molto difficile da indagare per l'assenza di dati accessibili e per la grande difficoltà a recuperare dati attendibili anche attraverso semplici ricerche basate su campioni. Dobbiamo quindi lavorare sui dati delle poche ricerche esistenti. Per avere una base di riferimento, iniziamo dai dati Istat che, il 14 luglio 1999, ha presentato il rapporto annuale sulla povertà nel nostro Paese. Schematicamente, il rapporto quantifica:

Quante sono e dove vivono le famiglie povere .

In Italia, nel 1998, vivono in condizione di povertà relativa 2.558.000 famiglie (11.8% del totale) per complessivi 7.423.000 individui (13% della popolazione). L’incidenza della povertà, pari appunto al rapporto tra numero di famiglie povere e totale delle famiglie residenti, è risultata quindi di poco inferiore rispetto al 1997 (12% delle famiglie e 13% degli individui). (Tavola 6)

Tavola 6 NORD ITALIA

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1997 1998 1997 1998

Migliaia di unitàFamigliepovere

610 588 2.575 2.558

Famiglieresidenti

10.204 10.300 21.459 21.644

Personepovere

1.458 1.441 7.427 7.423

Personeresidenti

25.274 25.327 57.031 57.111

PercentualiFamigliepovere

23,7 23 100 100

Famiglieresidenti

47,5 47,6 100 100

Personepovere

19,6 19,4 100 100

Personeresidenti

44,3 44,3 100 100

Incidenza della povertà (%) Incidenza della povertà (%)

Famiglie 6 5,7 12 11,8Persone 5,8 5,7 13 13Intensità della povertà (%) Intensità della

povertà (%)Famiglie 18,6 18,9 21,5 22,4

Caratteristiche delle famiglie povere .

Per le famiglie costituite da un unico componente o da una coppia, l’incidenza di povertà si differenzia in base all’età della “persona di riferimento” e risulta tre volte più elevata se questa ha 65 anni e più rispetto alla situazione i cui ha meno di 65 anni. (Tavola 7) La maggior parte delle famiglie in cui la cosiddetta “persona di riferimento” è un anziano vive con un reddito da pensione.

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Tavola 7 NORD ITALIA1997 1998 1997 1998

Ampiezza della famiglia1 componente 7 5,8 11,2 12 componenti 5,9 6,4 11 11,13 componenti 5,3 4,4 9,9 9,74 componenti 5,7 5,4 12,9 13,65 più componenti 5,9 8,3 22,3 22,7famiglie con figli minoriCon almeno un figlio minore 5,1 4,4 11 10,3Con 2 figli minori 6,2 5,6 15,9 16,9Con 3 o più figli minori * * 25,8 27,2Con almeno un figlio minore 5,6 5,2 14 13,9Tipologia familiarepersona sola con meno di 65 anni 1,8 2,7 4,1 3,9persona sola con 65 anni e più 10,3 7,8 15,2 13,4coppia con p.r. con meno di 65 anni 1,3 2,4 4,6 4,3Coppi con p.r. 65 anni e più 8,3 8,1 14,6 14,4coppia con 1 figlio 4,6 4,3 9,1 9,5Coppi con 2 figli 5,7 5,1 12,8 13,3coppia con 3 o più figli 5,7 7,4 21,1 22,4Monogenitore 7,1 6,5 12 11,7Altro 8,2 9,8 17,9 17,5* il dato non risulta significativo a motivo della scarsa numerosità

Delle 2.558.000 famiglie che vivono in povertà, quelle a più alto rischio appaiono proprio quelle con capofamiglia anziano. In totale il 34% di tutti i poveri sono degli anziani.

Persone povere .

Fra gli individui, l’incidenza di povertà a livello nazionale risulta stabile nei due anni considerati, pari al 13%. La percentuale di individui poveri è quindi superiore a quella delle famiglie (11.8%), a motivo della maggiore incidenza della povertà tra i nuclei familiari più numerosi. I giovani e gli anziani rappresentano i gruppi di età più sfavoriti. (vedi Tavola 7A)

Tavola 7A INDIVIDUI POVERIIncidenza di povertà fra le persone per classe di etàe ripartizione geografica. Anni 1997 e 1998, Val. %

NORD ITALIA 1997 1998 1997 1998

Fino a 18 anni 6,5 7,5 16,1 16,7da 19 a 34 anni 5,4 5,7 13,2 13,5da 35 a 64 anni 5,1 5 11,8 11,465 anni e oltre 6,6 6,4 12,5 12,4

Il tema della povertà tra le persone anziane a Milano è stato studiato nel 1995 (Anziani e povertà a Milano) e nel 1996 (Libro bianco: la povertà a Milano), in queste ricerche si distinguono quattro diverse povertà: quella economica, quella da non autosufficienza, quella da welfare e quella relazionale.

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pensioni in provincia di Milano nel 1999

Partiamo dal dato delle pensioni per giungere al più complesso tema della povertà delle persone anziane a Milano, un tema che è stato ben trattato nella pubblicazione “Anziani e povertà a Milano”. Si è stimato, sulla base dei dati provinciali, che circa il 31% degli anziani milanesi usufruiscono di una pensione inferiore al minimo e che solo il 29% raggiunge la soglia del minimo pensionistico.

Nella Tavola 8, dove viene riportato il numero di pensioni erogate per “categorie” dall’INPS provinciale e la media del valore mensile di dette pensioni, si può osservare come il valore della media della “categoria” più ampia (lavoratori dipendenti), non raggiunge il milione e mezzo di lire. Questa media bassa è causata dall’alta percentuale di pensionati che percepiscono meno di un milione al mese.

Tavola 8 PENSIONI INPS EROGATE NELLA PROVINCIA DI MILANO NEL 1999

categoria numero Media mese

LAVORAT. DIPENDENTI 883513 1489049COLT.DIRETTI 15633 1067339ARTIGIANI 55760 1049224COMMERCIO 50542 936332MINATORI 36 1368390TRASPORTI 12435 2482190TELEFONICI 3750 2878764ESATTORIA 395 3287333DAZIERI 248 1827835GASISTI 579 1763005ELETTRICI 5259 2929666CLERO 572 888935VOLO 71 4093117ASS.FACOLTATI. 1504 8630ASSISTE.+ASSEGN 28158 502978

TOTALE 1058455 1429418

Nella Tavola 8A, si nota, che il 45.4% dei pensionati si trova ad avere una pensione inferiore al milione al mese. In particolare sono le donne ha segnare la percentuale più alta (81.2%) di pensioni inferiori al minimo o che lo raggiungono. Dunque la popolazione più a rischio è sicuramente quella femminile, non avendo potuto nel passato accumulare un reddito pensionistico da lavoro d'adeguata lunghezza che gli permettesse di beneficare di una pensione adeguata.

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Tavola 8A PENSIONI INPS EROGATE NELLA PROVINCIA DI MILANO NEL 1999

Pensioni inferiori ad Femminecategoria Numero 1 milione al mese -di 1 milione al mese

% Numero %su -1 milione. numeroLAV.DIPEND 883513 41,7 371075 84,9% 315166COLT.DIRETTI 15633 70,2 10943 75,6% 8277ARTIGIANI 55760 58,4 32581 64,5% 21015COMMERCIO 50542 71 35910 71,1% 25548MINATORI 36 TRASPORTI 12435 TELEFONICI 3750 ESATTORIA 395 DAZIERI 248 GASISTI 579 ELETTRICI 5259 CLERO 572 100% 572VOLO 71 ASS.FACOLTATI. 1504 100% 1504 53,2% 800ASSISTE.+ASSEGN 28158 100% 28158 69,0% 19431

TOTALE 1058455 45,4% 480743 81,2% 390237

Basti pensare che le pensioni femminili di vecchiaia arrivano ad un milione, contro i 2.200.000 dei maschi. Sempre le donne per i superstiti percepiscono pensioni inferiori al milione. Per la storia industriale di questa Provincia, la presenza di 23.108 pensioni sociali e 5.050 assegni sociali, sono sicuramente un dato molto alto. Anche in questo caso si può notare dalla Tavola 9 e dalla Tavola 9.A, che sono in prevalenza le donne i maggiori “beneficiari" di queste pensione.

Tavola 9 Le pensioni sociali -Provincia di Milano - 1999

età maschi femmine maschi Femmine % su tot. % su tot.

65-69 505 1855 2,2% 8,0%70-79 2315 11177 10,0% 48,4%80 e + 857 6399 3,7% 27,7%Totale 3677 19431 15,9% 84,1%

età media 75,9 77,6importo medio £. 539,463 491,987

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Tavola 9A Assegno sociale -Provincia di Milano - 1999

età maschi femmine maschi femmine % su tot. % su tot.

65-69 1243 3352 24,6% 66,4%70-79 156 201 3,1% 4,0%80 e + 26 67 0,5% 1,3%Totale 1430 3620 28,3% 71,7%

età media 67.5 importo medio £. 518,75

Rimanendo nell'ambito delle condizioni economiche degli anziani milanesi, possiamo, in assenza di dati aggiornati, riprendere i risultati della citata ricerca svolta da Datamedia nei distretti sanitari di Desio, Seregno e Monza sui cittadini con più di 64 anni. I dati affermano che il 69.1% dichiara di non avere problemi economici, il 25,9% di avere qualche problema e solo il 4.1% d'avere problemi gravi. Anche in questo caso sono le donne a dichiarare di trovarsi in condizioni economiche non buone o di avere gravi problemi e questi sembrano crescere di più anche per chi vive solo o con parenti ed ha superato e 74 anni.

Se consideriamo valido per Milano il dato del 4.1% di anziani, oltre i 64 anni, che potrebbero avere problemi economici gravi, sarebbero più di 11.800.

Un ulteriore dato, riguardante la realtà milanese, lo abbiamo dall'ALER (ex IACP), dove risulta una specifica concentrazione di gruppi sociali poveri o a rischio di povertà. Il 40.3% dei residenti ha più di 65 anni, il 44% delle famiglie monocellulari non supera un reddito annuo di 11 milioni e mezzo di lire ed il 71% degli anziani soli ha un reddito compreso fra 11 e 15 milioni di lire.

Gli anziani non autosufficienti

Iniziamo questo punto della ricerca che affronta il delicato tema della salute, con il dato delle speranze di vita, secondo le diverse condizioni di salute. Nella Tavola 10, sono riportate le speranze di vita in base alle condizioni di salute degli anziani di 65 anni e 75 anni.

Un uomo di 65 anni può aspettarsi di vivere mediamente ancora 14.9 anni, di questi, meno della metà (40.9) in buona salute e l'81.1% in assenza di disabilità. Con l'aumento dell'età la situazione peggiora: a 75 anni, degli 8.8 anni che restano da vivere, un individuo può sperare di vivere in buona salute un terzo e oltre i due terzi senza disabilità.

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Tavola 10 Speranze di vita in anni secondo diverse condizioni di salute

e proporzione % rispetto alla speranza di vita totale

MASCHI FEMMINESperanza proporz. Speranza proporz.

di vita % di vita %

65 anniTotale 14,9 100 18,8 100

In buona salute 6,1 40,9 6,5 34,8

Libera da disabilità 12,2 81,1 14,2 75,3

75 anniTotale 8,8 100 11,1 100

In buona salute 2,8 31,7 3 27,3

Libera da disabilità 6,3 70,6 7 62,9

(1) individui che alla domanda sulla autovalutazionne del proprio stato di salute hanno dichiarato di sentirsi bene o molto bene..

(2) sono disabili gli individui che hanno dichiarato di non essere autonomi nello svolgimento di almeno una delle dimensioni fondamentali della vita (le funzioni della vita quotidiana, le funzioni della mobilità, le funzioni della comunicazione)

Fonte: Buratta V.- Crialesi R.

Come si può notare dalla tavola, la condizione delle donne è migliore se si considera la speranza di vita in generale. Ma al maggior guadagno di quantità delle donne corrisponde in altri termini una peggiore qualità degli anni vissuti.

Il calcolo degli anni vissuti in buona o cattiva salute è particolarmente significativo per le età estreme, dato che il peso relativo degli anni vissuti in cattive condizioni di salute aumenta con l'avanzare degli anni. In particolare, un indicatore frequentemente utilizzato per descrivere le condizioni di vita e lo stato di salute di un anziano è l'aspettativa di vita senza disabilità, ovvero gli anni che mediamente un individuo di una certa età (per esempio 65enne o 75enne) può attendersi di vivere senza soffrire di disabilità. Un indicatore del genere consente evidentemente di apprezzare non solo la qualità degli anni vissuti, ma anche le disuguaglianze in termini di salute, in base al genere, al territorio, ai gruppi sociali di appartenenza.

E’ del tutto ovvio che con l’aumentare dell’età aumenta la percentuale di persone che dichiarano di stare male . Lo spartiacque sembra rappresentato dall'ingresso nell'ottavo decennio di vita, quando la quota di coloro che stanno "male" o "molto male" supera il 40%, mentre nei cinque anni di vita precedenti era del 35% e tra i 65 ed i 69 anni addirittura del 22,7%.Anche in termini di salute percepita, dunque, la suddivisione tra terza e quarta età appare tutt’altro che un artifizio teorico. Tuttavia, anche tra gli ottuagenari non è irrilevante la quota di quanti dicono di stare "bene" (13,2%) o "molto bene" (1,2%), anzi sono addirittura più numerosi dei 75-79enni che manifestano la stessa percezione positiva.

Affrontiamo ora il tema della non autosufficienza degli anziani. Continuando a lavorare sui dati ISTAT troviamo che da una ricerca del 1994 risultava nel Nord Italia la situazione riportata nella Tavola 11, dove vengono riportati i numeri degli anziani con più di 65 anni disabili per classe di età e tipo di disabilità (per 100 persone della stessa classe di età), ed i valori assoluti in migliaia.

Tavola 11 Classi di età

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Tipo di disabilità 65-69 70-74 75-79 80 e più Totale (v.a.)Maschi e femmine

Disabili 9.1 14.3 23.4 47.0 1.874.000Confinamento individuale 3.0 4.54 8.2 21.0 730.000Disabilità nelle funzioni 4.8 8.9 16.9 37.6 1.333.000Difficoltà nel movimento 4.2 6.5 10.4 22.0 866.000Difficoltà vista udito e parola

1.3 2.6 4 9.4 844.000

Quale dipendenza? Il concetto di dipendenza, strettamente connesso a quello di disabilità, rappresenta un elemento essenziale nell’analisi delle condizioni di vita degli anziani, oltre che una variabile di cui tenere conto nell’impostare una politica sociale rivolta a questa fascia di popolazione. In assenza di dati specifici di Milano, sulla consistenza numerica degli anziani non autosufficienti, dobbiamo limitarci a stimare il dato, utilizziamo come base, i dati dell’ISTAT, ILSA, DATAMEDIA e del CENSIS.

Vediamo in breve cosa dicono i dati di questi “Enti” di ricerca: - il 10% degli anziani è parzialmente non autosufficiente, - il 10% degli anziani è completamente no autosufficiente, - il 5% degli anziani richiederebbero assistenza domiciliare continuativa o ricovero in RSA.

Per quanto riguarda l’età, l’Istat stima che: - il 5.9% dei disabili ha tra i 60 e 64 anni - il 9,1% dei disabili ha tra i 65 e 69 anni - il 14,2% dei disabili ha tra i 70 e 74 anni - il 23,4% dei disabili ha tra i 75 e 79 anni - il 47,1% dei disabili ha 80 anni e più.

L’ILSA, in una ricerca limitata alla sola popolazione non residente in RSA, stima che nella fascia di età tra i 65 e 69 anni, i maschi presentano una percentuale del 23% e le femmine del 12% di disabilità nelle attività della vita quotidiana (una o più). Mentre nella fascia di età tra gli 80 e 84 anni la percentuale di disabilità tra i maschi è stimata nel 43%, mentre nelle femmine si stima del 46%.La Tavola.12 evidenzia bene la percentuale degli anziani italiani che presentano problemi di inabilità. Se si assume come riferimento della disabilità, la incapacità di compiere almeno due funzioni della vita quotidiana, si ottengono percentuali molto elevate di anziani disabili per classe di età, superiori a quelle di altri studi condotti sull'argomento (valori tra il 4% e 5%).

Tavola 12 Percentuale di disabili

Confinati Confinati Confinati Disabili Disabili Età Disabili A letto Su sedia In casa ADL * movimento

60-64 5,9 0,3 0,4 0,7 3,9 2,3 65-69 9 0,6 0,5 1,8 4,7 4,2 70-74 14,2 1 0,6 2,8 8,9 6,5 75-79 23,4 2,6 1,7 3,8 16,9 10,4 80 e + 47 4,9 4,4 11,6 37,6 22

* incapaci di compiere una o più funzioni della vita quotidiana

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I dati Istat dicono che in Lombardia, nel 1994, le persone ultrasessantenni disabili erano il 13.78% del totale (47% per gli ultraottantenni), le donne disabili erano il 19.55%, mentre la percentuale dei maschi era del 13.78%. In questi dati non sono state conteggiate le persone disabili che sono ricoverate presso gli istituti.

Una recente ricerca (giugno 2000) svolta da Datamedia nei distretti sanitari di Desio, Seregno e Monza sui cittadini con più di 64 anni, ci fornisce elementi sicuramente interessanti e trasferibili su Milano con le dovute tarature. Il 60% degli anziani intervistati ha definito le proprie condizioni di salute buone, il 29% non buone ed il 6.4% le dichiara pessime. Sono gli anziani tra i 65 e gli 80 anni ha considerare in prevalenza buone le condizioni di salute, mentre oltre gli 80 anni la percentuale scende sotto il 60%. Per quanto riguarda le donne le percentuali cambiano, infatti, sono il 40% le anziane che definiscono non buona o pessima la propria salute. E' stata indagata anche l'autosufficienza nello svolgere alcune attività di routine. Dall'indagine è emerso un grado d'autosufficienza superiore all'80% per le attività quotidiane come lavarsi (90.7%), vestirsi (91.6%), telefonare (92.3%). Ma il grado d'autonomia nello svolgere un'attività fondamentale come il camminare registra percentuali più basse, è in grado di camminare senza aiuto l'87.7% degli uomini e l'81,2% delle donne. Per le donne decresce con l'età, passando da una autosufficienza del 90% per coloro che hanno meno di 75 anni e scende al 70% per la fascia di età tra i 75 e gli 84 anni e scende ancora di più per gli ultra 85. Del resto queste stesse percentuali appaiono già in una indagine nazionale dell'ISTAT (IMF, 1990-91) si rileva che nei soggetti con 75 anni ed oltre l'incidenza di alcune patologie di natura cronico-degenerativa risulta più elevata di 3-4 volte rispetto a quella riscontrata nel complesso della popolazione. Le patologie più ricorrenti sono nell'ordine: artrosi-artrite (45,6 persone per ogni 100 ultra75enni), ipertensione (24,3), bronchite cronica (14,2) e diabete (12,2). Particolare rilevanza assumono alcune forme di invalidità permanenti: negli ultra75enni una persona su dieci risulta affetta da invalidità motoria, una su dodici da sordità e una su ventitre da cecità. Tra le patologie a "rischio" per la popolazione anziana particolare attenzione meritano alcune malattie neurologiche quali il parkinsonismo, l'ictus cerebrale e la demenza senile, sia per l'elevato numero di casi prevalenti che per i ragguardevoli costi che queste malattie comportano per la collettività. Per il complesso delle tre patologie stime recenti (ISIS, 1990) prevedono nell'arco di un ventennio (1988-2008) un incremento tra gli ultrasessantenni del 47% dei casi (da 1,3 milioni del 1988 a poco meno di 2 milioni nel 2008).

I dati che andiamo a stimare devono essere verificati anche in riferimento ai criteri adottati nella definizione di disabile. Ci sembra evidente che è auspicabile che si giunga presto ad una definizione operativa di grado di disabilità che consenta di associare a ogni livello la corrispondente attività socio assistenziale necessaria.Oggi in Italia, le rilevazioni ufficiali misurano la disabilità attraverso una batteria di domande (quindici) che mirano ad individuare la funzionalità, ovvero la capacità di svolgere autonomamente un insieme selezionato di funzioni e attività essenziali per la vita quotidiana . La disabilità è dunque un concetto complesso al cui interno si possono individuare tre dimensioni: le funzioni della vita quotidiana, la dimensione fisica relativa alla mobilità, la dimensione comunicativa.

La dimensione della vita quotidiana fa riferimento a tutte le attività di cura della persona (lavarsi, vestirsi, farsi il bagno o la doccia, mangiare, etc.). Quella "fisica" riguarda le funzioni della mobilità e della locomozione come camminare, salire e scendere le scale, raccogliere oggetti da terra: nei casi limite, la mancanza di autonomia in questa sfera porta alle situazioni di "confinamento", ovvero di costrizione permanente dell’individuo su una sedia, in un letto o in un’abitazione. La terza dimensione, infine, comprende le funzioni della parola, della vista e dell’udito.

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La stima dei non autosufficienti a Milano.

Considerando i dati delle ricerche sopra descritte, ci sembrano valide le stime elaborate dalla Caritas Ambrosiana, che nel 1999 ha stimato, basandosi sulle medie nazionali, che nella popolazione milanese con più di 60 anni, sono 69.768 unità il numero di coloro che non sono autosufficienti, in forma parziale e totale (Tavola.13).

Tavola 13 Classe età Stime Popolaz. Stima non

Istat Milanese autosuffic. 60-64 5.9 93.397 5.511 65-69 9.1 87.151 7.931 70-74 14.2 73.634 10.456 75-79 23.4 47.817 11.189

80 e più 47.1 73.634 34.682 Totale Milano 375.632 69.768

Sempre sulla base di stime si può affermare che gli anziani milanesi affetti da demenza senile dovrebbero essere non meno di 22.350 (6% della popolazione con più di 60 anni).

Questa stima, di circa 70.000 anziani non autosufficienti, deve fare riflettere, anche in considerazione del fatto che nel comune di Milano gli assistiti dall'ADI sono 5800 ed i ricoverati in RSA sono poco più di 4600. Se sommiamo gli anziani assistiti, abbiamo ancora 58.000 persone che sono totalmente assistiti dalle loro famiglie ed in particolare dalle donne al loro interno.

Anticipiamo qui un dato sul quale torneremo più avanti. Dati del Censis indicano che gli anziani non autosufficienti, assistiti in famiglia, sono circa il 75%. L'indagine del CENSIS 1998 rileva che nel 67% dei casi in cui sia presente una persona non autosufficiente, la cura è sostenuta in maniera esclusiva dalla famiglia di appartenenza. La percentuale raggiunge il 93% sommando a queste le famiglie che ricevono l'aiuto formale dei servizi o fanno ricorso a collaboratori non professionali. Fino ad oggi sono state in genere le famiglie, e le donne al loro interno, a prendersi cura degli anziani. Ma le famiglie erano più stabili, le donne lavoravano per lo più a casa, i figli erano in maggior numero, gli anziani meno numerosi e meno longevi. Il modello di assistenza familiare era molto funzionale, anche perché affiancato da interventi di welfare state. Oggi il modello di assistenza familiare integrata va cedendo perché la struttura e la vita delle famiglie stanno cambiando rapidamente. E' anche particolarmente importante valutare le esigenze della famiglia: se si vuole privilegiare la permanenza degli anziani nel proprio domicilio, allora andranno tutelati contemporaneamente i diritti e la dignità dei familiari degli anziani (Hirshon, 1991). Molte famiglie vivono la cura di persone non autosufficienti come un vero e proprio problema: economico, fisico, sociale ed emotivo; molte persone vivono in modo conflittuale le richieste che vengono loro dal lavoro e dalla cura di un genitore anziano. E' necessario quindi una pianificazione per provvedere a servizi tanto per gli anziani quanto per le famiglie. Tali supporti dovrebbero consentire ai familiari - soprattutto alle donne che sono assai più coinvolte per tradizione, cultura e disponibilità - di scegliere più liberamente se e fino a che punto prendersi cura dell'anziano. Per queste ragioni è importante approfondire la ricerca sulle trasformazioni che il tessuto familiare di Milano ha subito e continua a subire. In particolare è importante indagare l'aspetto della maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, la contrazione del numero dei componenti le famiglie (oggi Milano ha un indice tra i più bassi in Italia), ed infine l'allungamento della vita lavorativa.

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L'assistenza Domiciliare Integrata (ADI)

E' questo un dato che potrebbe aiutare molto nella comprensione dei _bisogni" degli anziani e delle loro famiglie. Oggi disponiamo di pochi dati comparabili anche per le modifiche territoriali che le ASL hanno avuto negli ultimi anni. Da calcoli un po' approssimativi, si ricava che nel 1997 le USSL che operavano nel territorio comunale hanno ammesso 4780 pazienti al servizio ADI, di cui 558 con meno di 65 anni. Oggi sul territorio comunale opera una sola ASL e di conseguenza possiamo lavorare su dati più sicuri. Ecco i dati dell'ASL Città di Milano, per quanto riguarda i Servizi ADI e Anziani erogati nel 1999:

Età n. utenti < di 65 anni 657 da 65 a 75 anni 1182 più di 75 anni 4042 Totale 5881

Gli accessi domiciliari erogati a favore degli assistiti in ADI, suddivisi per figure professionali:

Medici Riabilitatori Infermieri Personale Coordinamento Specialisti 6.490 23.527 161.434 10.467

La distribuzione degli assistiti per distretto ASL è stata:

Distretti 1 Distretto 2 Distretto 3 Distretto 4 Distretto 5 Distretto 6 664 427 1026 1582 855 1327

Se facciamo il calcolo solo sulle persone con più di 65 anni, il servizio ADI ha raggiunto 1.9% di questa popolazione nel 1999. Ricordiamo che il Progetto Obiettivo Anziani della regione Lombardia si proponeva nel triennio di validità di raggiungere il 3% degli anziani. Questa percentuale non la raggiungiamo neppure se sommiamo il servizio ADI ai servizi d'aiuto erogati dai CMA del comune. La debolezza dell'intervento ADI è documentata anche dal Censis, che a proposito degli ammalati di Alzheimer, segnala che solo il 6% è sostenuto da un servizio dell'ADI (vedi Tavola 14)

Tavola 14. Malati di Alzheimer;

stadio della malattia ed utilizzo dei servizi ADIServizio ADI Lieve Moderata Grave Severa Totale

Si 1,3 3,9 12,1 16,1 6,1No 98,7 96,1 87,9 83,9 93,9

Totale 100 100 100 100 100

In una ricerca del 1999 Giunco F. (Curare a Casa - Milano), ha “misurato” il rapporto fra gestione autonoma da parte delle famiglie ed il sostegno degli anziani, ed anche questa ricerca ha dimostrato,

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oltre all'onerosità fisica ed emotiva del compito assistenziale affrontato dalla famiglia, l'elevato grado di autonomia dei care giver e lo scostamento fra domanda espressa e domanda accolta. Un servizio pubblico domiciliare interviene in meno di un terzo dei casi ed un servizio ADI formalizzato in un caso su sette. (Tavola 15 – Tavola 16)

Tavola 15 Prestazioni di base: capacità dei servizireperibili di fare fronte alle esigenze espressedalle famiglie di anziani problematici

servizi difficile reperire risolvono operatori o servizi

Igiene domestica 21 11Gestione pannoloni 21 12Bagno 20 13Igiene personale 20 13Preparazione pasti 19 13Vestizione 16 16Trasporti esterni 15 18Prestazioni burocratiche 14 19Mobilizzazione a letto 12 21Mobilizzazione fuori letto 11 22Sorveglianza diurna 9 25Adattamento ambienti di vita 8 23Aiuto nell'alimentazione 7 25Sostegno psicologico paziente 5 27Sostegno psicologico famiglia 4 28Sorveglianza notturna 3 31N. risposte 35Fonte: Giunco, 1999

Tavola 16 Prestazioni Tecniche: capacità dei servizireperibili di fare fronte alle esigenze espressedalle famiglie di anziani problematici

servizi difficile reperirerisolvono operatori o servizi

Prelievi endovenosi 32 3

Messa a dimora catetere 31 4

Clistere evacuativo 29 6

Medicazioni complesse 26 9

Esplorazione rettale e rimozione 25 12

Iniezione intramuscolo 25 6

Gestione catetere vescicole 21 13

Ossigenoterapia lungo termine 21 11

Terapia endovenosa e fleboclisi 14 20

Ossigenoterapia intermittente 14 17

Dialisi peritoneale 13 19

Nutrizione enterale con sondino 13 21

Nutrizione parenterale 12 22

Sorveglianza fleboclisi 9 22

Nutrizione enterale con pompa 6 26

Tora-e para- centesi 5 28

N. risposte 40

Fonte: Giunco, 1999

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E' interessante leggere le considerazioni del dot. Landi F. e del dot. Bernabei R. che lavorano al progetto SILVERNETY-HC. A proposito del servizio ADI. “Migliorare la capacità dei servizi socio-sanitari al fine di soddisfare le esigenze degli anziani è una delle più importanti sfide dei nostri tempi. La possibilità di assistere gli anziani al proprio domicilio sembra essere una delle strategie più efficaci, sia in termini di qualità di vita sia in relazione al rapporto costo/beneficio. Anche l'assistenza domiciliare (ADI) alle persone anziane ha acquistato negli ultimi anni una maggiore rilevanza, questo settore assistenziale è stato scarsamente studiato e ad oggi sono disponibili poche e frammentarie informazioni circa l'organizzazione dei servizi domiciliari, con pochissimi dati sulle caratteristiche degli anziani in ADI". Appare a tutti chiaro che il servizio ADI e l’intervento d'aiuto domestico di competenza comunale sono due facce di una modalità operativa che richiede di essere integrata in un unico complesso d'interventi. Questa integrazione tra il comune di Milano e l’ASL è prevista ed è stata formalizzata in ben otto protocolli.Il primo protocollo di intesa tra Comune ed USSL per l'assistenza domiciliare integrata è del 1993. Si assegnava la parte socio-assistenziale al Comune, compresa l'assistenza podologia, mentre le 6 USSL assumevano gli interventi sanitari e di riabilitazione. Esperienza positiva di integrazione in via Creta 8 (Zona 18) Con l'entrata in vigore della L.R. 31/97 ed in attuazione dell'art.15, comma5, si è stipulato un nuovo Protocollo di intesa. E' un protocollo completo che affronta le linee complessive di collaborazione su tutte le materie e su un piano istituzionale, organizzativo, tecnico e metodologico. All'articolo 3.5 per quanto riguarda gli anziani, viene identificato il livello cittadino per la programmazione degli interventi preventivi, il livello cittadino e distrettuale per la pianificazione e la verifica delle risorse. Ma questi protocolli incontrano, nell’applicazione, difficoltà di vario ordine. Per fornire qualche elemento inerente la complessità e diversità organizzativa dei due soggetti, si osservi lo schema sotto riportato.

Integrazione dei servizi per gli anziani a Milano.

Comune ASL Organizzazione di base

9 zone decentramento 6 distretti Strutture di accesso

26 CAM per 9 zone 14 UVG in 6 distretti 9 coordinamenti 15 U.O.T.- ADI

Modalità gestionale Assistenza Domiciliare in ADI 1/3 direttamente, 2/3

indirettaConvenzione alle coop.

Criteri di accesso clienti Livello reddito, disponibilità Bisogno sanitario parenti

Valutazione del bisogno Allo studio - mancano strumenti omogenei

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Oggi le azioni comuni, intraprese tra Comune ed ASL sono: - lavoro permanente tra responsabili settore anziani ASL e Comune - gruppo di lavoro misto per studio di fattibilità sullo sportello unico e sulla condivisione delle sedi, a partire da esperienze già in atto a Milano - percorso formativo biennale sulla valutazione multidimensionale e sul ruolo del case-manager e dell'assessore (figura chiave per un supporto complessivo agli anziani e alle loro famiglie)

E’ sicuramente molto poco se lo rapportiamo ai bisogni. Inoltre, troppo diversi appaiono ancora i criteri d'inclusione ed esclusione dai due servizi, l'estrazione e la formazione del personale, le modalità di coordinamento interno ai due servizi e quelle di tipo inter-settoriali.

Prima di trattare l’ultimo tema della ricerca, ci sembra opportuno fare un breve accenno di carattere generale sul tema della vecchiaia.

Sempre con maggiore frequenza, anche la stampa più attenta alla problematica degli anziani, tende a presentali come un soggetto debole, da assistere, bisognoso in senso lato, un soggetto a cui "dare", un soggetto che assorbe risorse dalla società. In effetti l'anziano che rispecchia questi stereotipi non è certo il sessantenne: tali tratti riguardano in maggiore misura le persone oltre i 75-80 anni, cioè la quarta età, oltre la quale cominciano a manifestarsi in tutta la loro intensità le patologie più debilitanti e invalidanti, sia fisiche che psichiche, tali da rendere l'anziano davvero un soggetto "debole". Ma prima, nella terza età, l'anziano è un soggetto ancora pieno di energie e spesso desideroso di usarle.Una recente indagine del Censis mostra come la condizione anziana sia tutt'altro che una condizione spenta e passiva, e che di fatto il sentirsi anziano non coincide con il superamento di una soglia anagrafica, quanto piuttosto con l'imbattersi in circostanze quali l'entrare in istituzioni o essere debilitato fisicamente. Non a caso queste due condizioni, prime nella graduatoria dei motivi del sentirsi anziano, hanno fortemente a che fare più con una senescenza psicologica che con una senescenza fisiologica: perché entrare in istituzione cambia radicalmente il proprio contesto di vita e i riferimenti relazionali, mentre un handicap fisico cambia la percezione di sé e modifica il proprio livello di indipendenza.

La "Sicurezza".

Un tema di grande attualità e di forte strumentalizzazione politica, è sicuramente il “fenomeno” della paura e dell'insicurezza che vivono gli anziani (e non solo). Non è nostra intenzione affrontare questo tema nella ricerca, sia perché richiederebbe una "strumentazione" che oggi non siamo in grado di mettere in campo, sia perchè lo SPI-CGIL Nazionale ha approntato un "Progetto Sicurezza Anziani".Ci limitiamo per tanto ad evidenziare alcuni elementi usciti dalle ricerche dello SPI-CGIL e dell'ISTAT (La sicurezza dei cittadini) al fine di dare una possibile concretizzazione all'allarme sociale che tanto spazio a trovato nel dibattito politico. Sembra stabilito che la paura del nuovo, la difficoltà a capire nuovi sistemi, la plurietnicità, lasciano sgomenti e perplessi soprattutto quei soggetti in età avanzata che vedono mutare radicalmente le loro condizioni di vita. Lo stato di insicurezza che tutto ciò provoca è vissuto in maniera diversa dalle generazioni più anziane, perché più deboli nella facoltà di contrastarne le conseguenze negative. L'allarme sociale che tutti registriamo e l'insicurezza, spesso non si basano su un'esperienza diretta di vittimizzazione o di una valutazione reale dei rischi o dei pericoli.

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Se il numero dei reati commessi giustifica in parte l'allarme sociale (nel 1998 nel Paese 13.656.000 individui -27.7%- sono rimasti vittime di un reato che li ha colpiti direttamente o che ha colpito la loro famiglia), ciò che non è giustificato è l'ampiezza della diffusione del fenomeno dell'allarme sociale fra gli anziani. Infatti la fascia di età che ha subito direttamente maggiori reati nel 1997 è quella tra i quattordici e i ventiquattro anni (14.9%), mentre la percentuale scende al 3.3% tra gli ultrasessantacinquenni.Si può dunque considerare abnorme il rapporto fra i reati subiti e il grado dell'allarme sociale e dei suoi riflessi. Nella ricerca stessa si è potuto verificare il divario esistente fra fattori di rischio reale e presunto: ad esempio, l’esame del grado di vittimizzazione dei soggetti intervistati che presentavano notevoli caratteristiche di paura ha consentito di accertare che ben pochi hanno subito reati o sono stati coinvolti implicitamente nell’ambito famigliare e amicale. La ricerca dello SPI-CGIL ha voluto misurare l'ampiezza del fenomeno dell'allarme sociale fra gli anziani ed individuare le conseguenze e i guasti che essa causa. La paura determina un peggioramento ulteriore della qualità della vita. L'anziano in generale, e in particolare chi vive solo, è portato a una serie di autolimitazioni che vengono intese come preoccupazioni. L'eccessiva prudenza lo spinge all’isolamento, a non uscire o a muoversi solo per lo stretto necessario e con angoscia; la vita relazionale viene limitata; si diradano gli incontri con parenti, amici e conoscenti. Questo isolamento si verifica soprattutto nelle ore serali e si riscontra in modo più marcato fra le donne. I dati relativi alla relazionalità degli anziani dicono che il 44% intrattiene regolari rapporti di socializzazione, mentre il 51% risponde negativamente. La maggiore frequenza dei rapporti (visite e telefonate) è intrattenuta con figli: giornaliera per il 43% dei casi e settimanale per il 37,6%, mentre con i nipoti, il 30,6% ha una frequenza giornaliera ed il 41,2% una frequenza settimanale. La caduta dei rapporti interviene invece a livello di scambio di visite, come si può osservare dai dati riportati nella Tavola 17

Tavola 17 Scambio di Visite Dati 1998

meno di 1 Da 1 a 2 più di 2volta mese volta mese volta mese

Vicini di casa da 45,2% a 48.8% da 24,4% a 26,3% da 19.8% a 22,4%Parenti da 35% a 36.8% Da 41% a 42,9% da 16,8% a 17,1%Amici da 51% a 53.4% Da 26% a 27,7% da 12,7% a 13,8%

Tenendo presente che si tratta di anziani , normalmente in pensione, con larga disponibilità di tempo, è abbastanza chiaro il limite di relazionalità che li caratterizza, il loro disagio e la tendenza all’isolamento. Come nella ricerca dell’Istat, si è registrato che il 91% degli anziani esce di casa durante la giornata (il 96% degli uomini e 85.8% delle donne). Ma coloro che escono regolarmente alla sera sono solo il 31.7% (gli uomini il 41.5% e le donne il 20.8%). Il 47.5% degli anziani dichiara di provare paura, un sentimento che risulta più diffuso fra le donne (60.8%). Infatti l’identikit della persona a maggiore “rischio paura” risponde alle caratteristiche della donna, anziana, sola, inattiva. Come dicevamo all’inizio, un tema di grande attualità soprattutto in una grande metropoli come Milano. Oggi lo SPI- CGIL Nazionale, nelle sue proposte per affrontare questo grave problema suggerisce la strada della “prevenzione partecipata”, si tratta di aggregare sul territorio l’insieme delle forze sociali, sindacali, professionali, gli enti locali e istituzionali, il volontariato, per analizzare i dati e la realtà, al fine di stendere una mappa dei bisogni che indichi come eliminare le principali cause di degrado e di reato.

LA NON AUTOSUFFICIENZA,UN PROBLEMA?

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Le percentuali degli anziani non autosufficienti, dicono, anche alla luce dei dati Istat, che sono affetti da forme di disabilità, e si tratta di 1.874.000 persone (il 21% del totale degli anziani) e che nei casi limite, riguardanti 729 mila persone, sono ridotte al confinamento, sono cioè permanentemente su una sedia (144 mila), in un letto (176 mila), o in un'abitazione (409). Si tratta normalmente di persone molto anziane, ma sono evidenti i riflessi sulla vita familiare, le esigenze di assistenza in famiglia o in istituto, i costi. Delle persone disabili ultrasettantacinquenni circa il 34% ed il dato non può non stupire, vive solo ed il 60,3% in famiglia (in coppia, aggregata alla famiglia di un figlio, etc.) Di fronte alle esigenze presentate da questa significativa parte di popolazione (anziani e famigliari) nel 1992 erano presenti in Italia 2807 presidi residenziali socio-assistenziali per 158.032 posti letto e 2347 servizi di assistenza domiciliare (dati 1995, successivamente aggiornati in 2703 dal Ministero dell'Interno). Dunque la disabilità è un problema che tocca una percentuale importante della popolazione (in particolare le donne), ponendo sempre maggiori difficoltà in termini di servizi socio assistenziali. La discussione verte sul fatto che l'intervento pubblico mirato all'assistenza continuativa di tutte queste persone sarebbe economicamente insostenibile per il sistema pubblico dei servizi sociali e sanitari, sia che si tratti di un interventi di tipo residenziale che di un intervento territoriale e domiciliare diffuso e capillare. Gli interventi di assistenza domiciliare che in Italia non raggiungono l'1% della popolazione ultrasessantacinquenne, rispetto all'obiettivo del 2% e di fronte a medie degli altri paesi che vanno dal 6 al 17 per cento fissato dal Progetto obiettivo anziani; il tasso di realizzazione delle Residenze Sanitarie Assistenziali che è inferiore al 2% della popolazione anziana, di fronte a medie europee che vanno dal 6 al 12 per cento.

Nel comune di Milano, su 182 miliardi di spesa sociale per gli anziani nel 1998, 142 miliardi sono stati assorbiti dalle case di riposo che hanno ospitato 4674 anziani che rappresentano esattamente l'1,6% delle persone con più di 65 anni. Se sono validi i dati della ricerca CENSIS, è il 6.7% la percentuale di anziani con più di 65 anni non autosufficiente non ricoverata in una struttura. Ciò significa per Milano oltre 19.000 persone. Il perché dello “scarso” ricorso alla istituzionalizzazione dell'anziano (nel 1998 in Lombardia erano 38.750, il 2,6% della popolazione con più di 65 anni) è stato studiato e si è individuato nella famiglia e nel diffuso senso del dovere nei confronti dei genitori che spinge molti figli a prendersene cura. Facchini, che ha studiato a lungo il tema della istituzionalizzazione dell'anziano e tutta la problematica che lo coinvolge, ha evidenziato che esiste una relazione stretta tra ricovero e stato civile. Tra le persone coniugate, il tasso di istituzionalizzazione è solo del 1%, tra i vedovi ed i divorziati è del 2-3%, mentre supera il 10% nelle persone celibi. La presenza di legami coniugali riduce drasticamente l'eventualità che si faccia ricorso al ricovero. Questa idea è diffusa negli stessi Enti Locali che si sono creati delle aspettative sul fatto che la famiglia si faccia carico. Noi riteniamo che oltre al senso del dovere, ha una sua rilevanza l'alto costo del ricovero, una cifra che molte famiglie non possono permettersi. Le RSA rappresentano l'offerta più costosa, e quelle della provincia di Milano risultano le più care d'Italia: le loro rette superano normalmente le £.120.000/giorno, raggiungendo in molti case le 200-250.000 lire/giorno. L’Associazione dei famigliari di malati di Alzheimer, nel 1994, ha calcolato che questo tipo di ammalato costava anche 30 milioni l’anno. A partire dal 1° agosto 1999, grazie ad un accordo tra la Regione Lombardia ed i sindacati confederali, è stato ridotto di £.50.000 giornaliere l'onere a carico delle famiglie e dei comuni per i ricoveri delle persone anziane non autosufficienti totali (NAT) presso le residenze sanitarie assistenziali (RSA). L'accordo conferma la scelta di una politica regionale che tende ad accrescere l'onere a suo carico per le tariffe, passate per le persone NAT dalle £.50.000 del 1996 alle £.70.000 del 1999, e di aumentare l'offerta di posti letto accreditati, passati da 35.816 del 1996 agli attuali 41.227. Viene inoltre confermata la tendenza del welfare italiano che privilegia i trasferimenti monetari alle famiglie rispetto all'erogazione di servizi reali. Dobbiamo notare che questa scelta di dare priorità al

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ricovero nelle RSA non è accompagnato da interventi di finanziamento per quei servizi che sono comunque utili alle persone non autosufficienti, come ad esempio l'assistenza domiciliare integrata ed i centri diurni. Se associamo il grande numero dei NAT presenti nel comune di Milano,il fatto che nei prossimi vent'anni è previsto che la vita media sarà di 84,7 anni per le femmine e di 78,3 anni per i maschi, il persistente calo della natalità, il fatto che molti anziani vivono soli o in famiglie costituite da figli/e già in pensione e talora con problemi di salute, si può comprendere come la domanda di RSA sia in forte espansione e crescerà in modo esponenziale nel prossimo futuro. Non crediamo che l'Ente Pubblico sia in grado di fornire questo servizio a tutti i cittadini, neppure passando la mano al privato o alle cooperative sociali.. Il costo di produzione del servizio è molto alto, anche quando viene ripartito in parte sul Comune, in parte sulla ASL e in parte sull'utente finale.Oggi abbiamo un dato certo, le famiglie stanno affrontando il problema ricorrendo a collaboratori domestici, spesso immigrati, che accudiscono l'anziano con un contratto diverso da quello dell'assistenza domiciliare. Il costo risulta molto inferiore e sostenibile per i cittadini di medio reddito.Chi ha vissuto questa esperienza, conosce le difficoltà a trovare una persona in grado di assistere l'anziano, fornirgli un minimo di addestramento, sostituirla nei periodi di ferie e di malattia con persona equivalente, stendere un "contratto di lavoro", calcolare il compenso, pagare l'assicurazione, e nel caso di personale extracomunitario, sbrigare tutte le pratiche relative al permesso di soggiorno e di lavoro. Rimanendo nell'ambito dell'assistenza agli anziani dobbiamo evidenziare che oggi le famiglie che accudiscono direttamente un anziano si avvalgono della prestazione, non sempre professionale, di stranieri.Non abbiamo dati per quantificare queste prestazioni di assistenza, sia che si svolga al nero o come collaborazione domestica. Ciò che è certo è che in questa attività è opportuno un intervento pubblico, sia per un possibile sostegno dell'occupazione attraverso l'incentivazione del lavoro regolare nei servizi alle famiglie, che per affrontare il difficile tema dell'assistenza continuativa alle persone anziane. Tutte queste difficoltà, quando vengono superate positivamente, permettono di offrire all'anziano un servizio che non può certo beneficiare della grande esperienza presente nei servizi sociali grazie al coordinamento che esiste tra le persone che ruotano a vario titolo attorno ad una persona non autosufficiente come i medici, professionisti di cura, volontari, ecc. Per tutte queste ragioni, l'ente pubblico non dovrebbe lasciare solo il cittadino nell'assistenza all'anziano non autosufficiente. Le varie ricerche sul campo, hanno evidenziato, che le persone che hanno bisogno e chi sta loro vicino hanno difficoltà ad accedere alle informazioni utili per fruire dei servizi, unitamente alla difficoltà di sapere accedere ai servizi che offrono prestazioni appropriate. Da tutto ciò l'esigenza di pensare si ad una mappatura dei bisogni, ma contestualmente fornire in modo adeguato quelle informazioni che aiutano il cittadino.

La spesa per servizi agli anziani del comune di Milano

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Crediamo che un buon parametro per valutare la spesa sociale del comune di Milano sia lo studio effettuato nel 1999 da Barbara Da Roit che ha analizzato la spesa sociale di un campione di 30 comuni della Lombardia (tra cui Milano) con una popolazione totale di 2.891.800 unità (32% del totale). Uno studio che ha preso in esame 29 anni di spesa sociale. Osservando la spesa lorda assistenziale di questi 30 comuni (Tavola A), ed assumendo l'anno 1986 come punto di riferimento per la lettura dell'andamento della spesa (nel 1986 vi è stata l'approvazione della legge regionale di riordino socio assistenziale), possiamo notare (Tavola B) che la spesa di Milano ha sicuramente avuto un incremento superiore alla spesa media del campione (+45% rispetto al +35% del campione). Ma si tratta di un incremento che si colloca al ventunesimo posto tra i comuni che hanno registrato incrementi superiori alla media del campione.

Tavola A Comune di Milano

Spesa assistenziale lorda (migliaia di lire)1971 1981 1991 1996 1997 1998

15690881 106241205 315605409 372751035 411596125 446961110Spesa assistenziale lorda (migliaia di lire attualizzate al 1999)

198743825 317501842 418366530 395712499 429500557 458179834

Tavola B Anni 1971 1981 1986 1991 1998 Milano 63 101 100 133 145Media campioneescluso Milano 37 94 100 120 135

Questa espansione della spesa assistenziale si accompagna nel decennio 1971-1981 con l'assegnazione di nuove competenze ai comuni e con l'affermarsi del ruolo delle Regioni e negli anni successivi abbiamo avuto (1986) l'approvazione della legge regionale di riordino socio assistenziale . Che i fattori esterni abbiano condizionato l'incremento della spesa assistenziale comunale lo si può rilevare dalla Tavola C.

Tavola C. Fonti finanziamento della spesa assistenziale - Milano

1971 1976 1981 1986 1991 1996 1997 1998Comune 97,8 86,7 82,7 70,1 79,6 79,5 73,7 73,8Regione 0 11,1 8,61 17,1 4,51 5,37 11,9 13,5Utenti 2,24 2,23 8,63 12,7 15,7 15,1 14,5 12,7Spesa lorda 100 100 100 100 100 100 100 100

Bisogna comunque evidenziare che per il comune di Milano il contributo regionale è stato inferiore a quello erogato alla media del campione. Infatti per Milano il contributo è variato dal 5% al 18%, mentre per il campione la percentuale è variata dal 13% al 17%. Gli utenti nel comune di Milano partecipano, alla spesa sociale, con una percentuale che è compresa tra il 2% ed il 16%, mentre nei comuni analizzati è compresa tra il 18% ed il 20%. Dunque per il comune di Milano i costi delle politiche socio assistenziali sono sostenuti da mezzi ordinari del bilancio comunale in maniera superiore rispetto al resto dei comuni della Lombardia. Il dato della spesa assistenziale per abitante mostra meglio di ogni altro parametro il “peso” della spesa stessa.(Tavola D) . Milano registra la spesa più alta dei comuni della Lombardia

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Tavola D Comune di Milano

Spesa assistenziale lorda pro capite (attualizzata in lire 1999)1971 1976 1981 1986 1991 1996 1997 1998

114748 124386 197848 211104 305549 303478 329673 350348Spesa assistenziale comunale pro capite (attualizzata in lire 1999)

112182 121607 180765 184296 257572 257540 281998 315238

Da Roit, fa osservare nel suo studio, che il comune di Milano nel 1971 spendeva per abitante £ 9.059, mentre la media dei comuni esaminati era di 3.733 lire.

Entrando nel merito della spesa assistenziale comunale, si può notare che i “soggetti beneficiari” sono gradualmente cambiati nel tempo. La spesa assistenziale lorda del comune di Milano nel 1971 era per il 30% dedicata ai minori, per il 60.5% agli anziani, per 1.30% agli indigenti, per il 4% agli emarginati ed un 4% alle varie. Se assumiamo il valore della spesa assistenziale lorda del 1971 come numero indice (100), si ottiene che in soli 10 anni le percentuali dei beneficiari cambiano. Gli anziani salgono da 100 a 129, mentre i minori salgono da 100 a 172. I valori di spesa tra le due categorie cambieranno negli anni ottanta e novanta come si può osservare dalla Tavola E. Inoltre si vuole evidenziare al forte crescita della spesa per l’handicap.

Tavola E. Spesa assistenziale lorda per destinatario (milioni)

Comune di MilanoSpese anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998destinate a: minori 4700 34194 76643 95795 142170 157614

anziani 9485 51703 149192 175056 176794 182596

handicap 8044 31553 23664 44123 45184

indigenti 667 5762 4775 45770

disagio 206 488 5540 7615 10229

giovani 1150 1679 8080 9105

immigrati 105 2722 3142 4783

varie 632 5282 17514 22523 29670 37448

Totale 15691 106241 315605 372751 411596 446961

Se osserviamo le percentuali riportate nella Tavola F, si nota che il 60% della spesa destinata agli anziani si è ridotto ad un 40.9%.

Tavola F Spesa assistenziale lorda per destinatario (milioni)

Comune di Milano

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anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998milioni minori 4700 34194 76643 95795 142170 157614

milioni anziani 9485 51703 149192 175056 176794 182596

% su tot minori 30,0% 32,2% 24,3% 25,7% 34,5% 35,3%

% su tot. anziani 60,4% 48,7% 47,3% 47,0% 43,0% 40,9%

Totale 15691 106241 315605 372751 411596 446961

Dopo questa premessa passiamo ad esaminare la spesa assistenziale rivolta agli anziani. Prime di esaminare i dati di spesa dobbiamo evidenziare che dai dati utilizzati sono assenti alcune voci di spesa che sono comunque da assegnare alla spesa per anziani. Ci riferiamo ai circa 37 miliardi (spesa 1999) che riguardano il costo del personale (circa 640 lavoratori), le spese per il mantenimento in esercizio delle strutture per anziani e le quote di ammortamento. Nelle spese considerate, sono assenti anche i dieci miliardi che le zone del decentramento possono evolvere a favore degli anziani. Per valutare meglio il peso della spesa assistenziale per gli anziani ci sembra utile confrontarla con l'intera spesa assistenziale totale. I servizi per gli anziani sono caratterizzati da un calo complessivo del peso rispetto al totale delle spese: da un lato scendono le spese per interventi residenziali, dall'altro le spese per interventi (domiciliari, territoriali, economiche) non compensano le perdite. (Tavole G )

Tavola G Spesa assistenziale lorda per anziani - tipo intervento (milioni)

anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998

residenziale 9485 46868 134529 156474 157506 147547

% 100 90,6% 90,2% 89,4% 89,1% 80,8%

terriroriale 0 1450 2170 541 500 14909

% 2,8% 1,5% 0,3% 0,3% 8,2%

domiciliare 0 350 12494 18041 18788 20140

% 0,7% 8,4% 10,3% 10,6% 11,0%

economico 0 3035 0 0 0 0

% 5,9% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Totale 9485 51703 149192 175057 176794 182596

In tutto questo periodo la spesa regionale si è progressivamente spostata a favore degli anziani aumentando di quasi 10 punti sul totale delle regionali, incrementando la quota sia dei finanziamenti ai servizi residenziali (dal 15.4% al 21.56%) che quella relativa agli altri servizi (dal 13.5% al 15.5%), si veda la Tavola H.

Tavola H Spesa assistenziale lorda per anziani - fonte di finanziamento (milioni)

anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998

Anziani Comune 9485 43789 104902 121857 103970 108865

% 100 84,7 70,3 69,6 58,8 59,6

Regione 332 2127 9542 26157 32527

% 0 0,6 1,4 5,5 14,8 17,8

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Utenti 7581 42163 43658 46668 41204

% 0 14,7 28,3 24,9 26,4 22,6

Totale 9485 51703 149192 175057 176794 182596

Dalla Tavola H. si può anche notare come la quota del Comune sia scesa in percentuale negli ultimi dieci anni. La perdita di peso della spesa per gli anziani, fa riscontro con il fatto che oltre il 90% della spesa lorda continua ad essere finalizzata ad interventi residenziali (Tavola I). Il calo minimo che si registra nella spesa residenziale è dovuto all'incremento della spersa territoriale e domiciliare (soggiorni climatici, centri sociali e domicilio).

Tavola I. Spesa lorda per case di riposo (RSA) e per fonte(milioni)

anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998Comune 9485 39287 92356 106970 95680 91420

% 100 83,8 68,65 68,36 6075 61,96

Regione 0 0 10 5846 15158 14923

% 0,01 3,74 9,62 10,11

Utenti 0 7581 42163 43658 46668 41204

% 16,18 31,34 27,9 29,63 27,93

Totale 9485 46868 134529 156474 157506 147547

La crescita modesta della spesa assistenziale non è proporzionale all'invecchiamento della popolazione. Infatti basta osservare i dati di crescita della popolazione anziana e confrontarlo con il dato annuale della spesa sociale (Tavole L — M).

Tavola M Spesa assistenziale comunale* (VA in lire e %)- Comune di Milano

anni 1971 1981 1991 1997 1998Anziani 9.485.430.670 43.789.554.811 104.902.132.816 103.969.579.844 108.865.288.379Totale 15.339.943.615 87.820.631.815 251.115.071.898 303.241.239.167 329.877.475.781

Anziani 61,83 49,86 41,77 34,28 33Totale 100 100 100 100 100* senza il contributo degli utenti, regione ed altri enti

Tavola N ANDAMENTO POPOLAZIONE MILANESE

Anni 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

popolazione totale 1,432,486 1416,446 1,406,818 1,383,381 1,369,029 1,349,308 1,340,080 1,340,451 1.342.629 1.337.333

Popolaz. > 65 anni 243,058 263,487 267,795 270,224 274,94 280,066 280,554 282,235 288.237 290,336

% dei > 65 anni 16,97 18,6 19,04 19,53 20,09 20,76 20,93 21,05 21,47 21,7

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Incremento popolazione 1999/1990 -89797 Incremento popolaz.>65 1999/1990 +35649

Tavola riassuntiva La spesa per gli anziani del Comune di Milano

Anni 1971 1981 1991 1996 1997 1998

Spesa assistenziale lorda per anziani (milioni)

Totale 9485 51703 149192 175057 176794 182596

Spesa assistenziale pubblica per anziani (milioni)

Totale 9485 44122 107030 131399 130126 141393

Spesa lorda per case di riposo (RSA- milioni) Totale 9485 46868 134529 156474 157506 147547

Spesa assistenziale lorda (milioni) Totale 15691 106241 315605 372751 411596 446961

Popolazione con + 65 anni 204545 238549 249204 273503 271689 278707

Popolazione con + 75 anni 62368 83621 110877 115762 115526 121202

TIPOLOGIA DEI SERVIZI EPRESTAZIONI

N. UTENTI SPESA TOTALE ANNUA in

milioni

1998 1999 1998 1999SERVIZI PREVENTIVI Centri Socio Ricreativi 3200 3500 880 1.801Soggiorni climatici-contributo comune 1650 1900 600 900 Soggiorni climatici aggregati 1500 1050 - -Carta 60 19000 20000 19 20

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Teleassistenza 2853 definire 628 1.107 SERVIZI DI SOSTEGNO

Assistenza Domiciliare 4026 4481 10.272 12.185Assegno terapeutico 198 300 2.950 4.140Prog. Sostegno famiglie termine 22 22Progetto Affidarsi 11 8Interventi economici Zona 3121 3200 9631 10400Interventi economici Assessor. 111 250 150 300Centri diurni integrati 58 174 99 200Centri diurni convenzionati 26 68Pronto intervento 652 846 SERVIZI SOSTITUTIVI Ricovero strutture comunali 572 541 34.796 35.000

Ricovero Totale anziani 4674 4689 112.950 113.521

Totale 138.180 151.275

Gli interventi del comune di Milano Nella sua pubblicistica il Comune pone al centro del suo intervento La Persona per sottolineare che il fenomeno dell'invecchiamento deve essere osservato in tutti i suoi aspetti, per ciò che ogni anziano porta con sé, i bisogni che lo rendono uguale a tutti gli altri cittadini. Dunque l'anziano presenta un quadro di bisogni variegati. Il Comune dichiara di andare nella direzione di intensificare una rete di servizi che risponda in modo sempre più differenziato e personale domande, nella consapevolezza dell'urgenza di individuare strategie che coniughino l'intervento mirato (riabilitazione e cura) con l'intervento che supporta la qualità della vita. Pre-venire è l'obiettivo dell'amministrazione comunale vuole realizzare attraverso una sinergia di più soggetti.Il proposito è sicuramente interessante e degno d'attenzione in quanto si dovrebbe concretizzare attraverso interventi sulla funzionalità delle abitazione, con la presenza capillare dei servizi per tutti, la programmazione e gestione di spazi d'incontro e di relazione, con l'offerta culturale e ricreativa, con la risposta quotidiana del diritto alle cure sanitarie quale sia la malattia della persona, dalla diffusione programmata di servizi specifici di sostegno a carattere sociale, socio-sanitario, dotati di personale in numero adeguato e preparato. Mentre il tema delle residenze per anziani, che vede una carenza cittadina di strutture residenziali, viene affrontato con l'ottica di ricorrere a questo intervento solo in assenza di un altre possibile soluzioni.

Il comune divide gli interventi per gli anziani in:

· Servizi di prevenzione che si articolano nei: Centri Socio Ricreativi e Culturali (C.S.R.), i Soggiorni Climatici e la Carta 60.

· Servizi di sostegno che si articolano nei: Centri Multiservizi Anziani (C.M.A.- ex CADA), i Centri Diurni Integrati-Laboratori Occupazionali, il Telesoccorso/Teleassistenza, gli Assegni Terapeutici, l'Affido Anziani, i Progetti Speciali, gli interventi Economici Una Tantum, l'Assegnazione Alloggi ed il Pronto intervento.

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- Servizi sostitutivi, si tratta dei ricoveri nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (R.S.A.). Servizi di prevenzione

Centri socio ricreativi culturali per anziani (C.S.R.).

Sono 18 e sono distribuiti in tutto il territorio comunale.Il loro ruolo è quello di aiutare l'anziano a vivere il proprio tempo libero come occasione d'arricchimento.Sono gestiti da un Comitato di Gestione. Nell'attività dei centri sono impegnati 14 operatori animatori socio culturale, operano anche tre cooperative (in convenzione) per un totale di 2.100 ore per servizi d'animazione, corsi ecc.Gli anziano che frequentano in modo occasionale o continuativo i centri sono circa 40.000 l'anno (16.745 gli iscritti 1998), per il 70% sono donne con un'età superiore ai 70 anni. L'utenza giornaliera è di oltre 3.500 persone. Per avere un'idea dell'attività, nel 1999 sono stati fatti 70 corsi con la partecipazione di 1500 utenti, si sono svolte gite e visite guidate con la partecipazione di 7.800 utenti.

Nel 1998 la spesa è stata di 880 milioni: Spese d'animazione (coop.) £. 120 milioni Trasporti per gite ecc. £. 120 milioni Altre attività ricreative £. 180 milioni Costo personale ecc. £. 460 milioni Nel 1999 la spesa è stata di 1.600 milioni

Soggiorni Climatici

Si tratta d'iniziative di turismo sociale agevolato. La domanda è sempre maggiore delle disponibilità comunali. Nel 1999 si sono avute 3650 domande e ne sono state accolte, con contributo, 1900. Per usufruire di questa agevolazione economica, i cittadini che richiedono di partecipare a questi soggiorni devono avere compiuto i 55 anni le donne ed i 60 anni gli uomini, in condizioni fisiche di autosufficienza. In base al reddito che dovranno dichiarare, possono beneficiare dei seguenti contributi comunali: - con una pensione fino ad un 1.000.000 mensile, beneficeranno di uno sconto che varia dal 85% al 50%.- con pensione che va da 1.000.000 ad 1.200.000, beneficeranno degli sconti che l'Amministrazione comunale concorderà con le Agenzie convenzionate. - con pensione superiore al 1.200.000 dovranno pagare l'intera retta.

Carta 60

Si tratta di una tessera data a tutti i cittadini quando compiono i 60 anni, con una validità di cinque anni, offre occasioni e spazi di divertimento, agevola la pratica sportiva, incoraggia la curiosità e il desiderio di cultura LA NUOVA CARTA 60 - e' stata recapitata direttamente al domicilio di tutti i residenti milanesi, di ambo i sessi (circa 400.000 persone) con età uguale o superiore ai 60 anni, compiuti alla fine del 1996, a partire dalla prima settimana del mese di febbraio 1997, (limite dell'estrazione dei nominativi dall'archivio comunale). I cittadini che hanno festeggiato i loro sessant'anni dopo il

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termine sopra indicato, vedranno recapitarsi "CARTA 60" in tempi successivi; saranno beneficiati dell'invio della tessera anche coloro che passeranno il traguardo dei sessant'anni durante i cinque anni di validità di CARTA 60.

COSA OFFRONO I PARTNER DI CARTA 60A dimostrazione delle opportunita' proposte dai Partner di "CARTA 60" si sintetizzano di seguito gli aspetti principali dei contenuti di ogni partecipazione: AGISPer vivere la cultura, lo spettacolo ed il divertimento. Il piacere di un buon film dal lunedì al sabato, per gli spettacoli del pomeriggio, con una riduzione dal 40% al 50% sul prezzo dei biglietti dei cinema che espongono il marchio di "CARTA 60", oltre alle facilitazioni nei teatri convenzionati (necessaria anche la carta d'identita'). ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO DI TORINO Mette a disposizione dei cittadini titolari di pensione, una convenzione agevolata abbinata ad un conto corrente "SANPAOLO SENIOR" studiato appositamente per le persone gia' in pensione e che possono avvalersi di moltissimi vantaggi. BIANCO E' BUONO Ai Giardini di Porta Venezia c'e' un bar molto particolare il Bar Bianco. Qui tutti i titolari di "CARTA 60" hanno diritto ad uno sconto del 10% su tutti i prodotti della Centrale del Latte in vendita. Basta presentare la carta alla cassa del Bar, tutti i giorni compresa la domenica - orari: 8/19.Inoltre, la Centrale del Latte, in collaborazione con le farmacie di Milano, promuove incontri sulla tutela della salute. CONFESERCENTITre offerte della Confesercenti, l'associazione che riunisce i piccoli e medi commercianti di Milano. La prima riguarda le tasse: se dovete compilare il modello 730 o fare la dichiarazione dei redditi, con la tessera ottenete uno sconto del 15%. La seconda riguarda l'auto: in tutte le stazioni di servizioaderenti alla Faib, Federazione autonoma italiana benzinai, che espongono il contrassegno "CARTA 60", sconto del 10% sui lavaggi dell'auto e sui cambi d'olio. I ristoranti della FIEPET, Federazione Italiana Esercizi Pubblici e Turistici, infine, praticano il 15% nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì. SHOPPINGSono tantissimi i negozi che praticano sconti, in genere dal 5% al 20% a chi possiede la "Carta 60". Si va dalle mercerie agli alimentari, dai casalinghi ai cine-foto-ottica, dalle erboristerie alle palestre, alle pizzerie, ai negozi di abbigliamento etc. Gli indirizzi si trovano sulla "Guida ai servizi di Carta 60" che riporta l'elenco di tutti gli esercizi convenzionati, suddivisi per tipo di attivita'. La si puo' ritirare, gratuitamente, presso una qualunque filiale dell'Istituto Bancario S.Paolo di Torino. MEZZI IN LIBERTA' I titolari di "CARTA 60" hanno a disposizione un Numero verde per entrare gratuitamente in contatto con l'ATM e conoscere le diverse opportunita' che vengono loro offerte, come l'abbonamento speciale (eta' richiesta per le donne: anni 60 per gli uomini: anni 65) per viaggiare in liberta' in tutta Milano ad un prezzo molto contenuto. FARMACIE MILANESI Le Farmacie di Milano, offrono gratuitamente ai titolari di "CARTA 60" tutte le mattine il controllo della pressione. Nel programma CARTA 60 delle Farmacie Milanesi, sono anche previsti speciali incontri per impostare stili di vita improntati alla salute ed al benessere, a partire dalla necessita' di eventuali controlli del sangue (colesterolo, glicemia...), per elaborare diete calibrate in collaborazione con i ricercatori dell'Universita' di Milano, per informare sull'alimentazione e sulla salute in collaborazione con La Centrale del Latte.

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UNIONE ARTIGIANI DELLA PROVINCIA DI MILANO Il Patronato CLAAI e' a disposizione di tutti per informare a che punto e' la propria situazione pensionistica.LUNA PARKIl 50% di sconto sul prezzo delle attrazioni che espongono il marchio "CARTA 60" ai luna-parks "Varesine" e "Idroscalo"

CIRCHILe agevolazioni sono rese note in occasione della venuta di ogni singolo circo aderente all'Ente Nazionale Circhi CENTRI SPORTIVI sconti e agevolazioni negli impianti comunali e in quelli che espongono il marchio "CARTA 60" Ingresso gratuito nei Musei Civici e alla Pinacoteca di Brera, ingresso agevolato a Mostre e a manifestazioni culturali cittadine.

TELEASSISTENZA

Il servizio è stato appaltato nel 1998 per 5 anni. Esercita l'attività di Telecontrollo e Telesoccorso. In pratica dovrebbe garantire un intervento socio assistenziale ed essere in grado di individuare le risorse disponibili per dare risposte personalizzate.Con la Teleassistenza, il servizio assume una finalita' di "prevenzione", di "presa in carico globale" della persona garantendo all'abbonato "il controllo della situazione di vita e della malattia" presso Il proprio domicilio. Il servizio di Teleassistenza, basa la propria strategia di intervento nel coinvolgimento coordinato dei vari servizi: istituzionali, territoriali, del privato sociale e delle reti parentali e amicali. E' rivolto sia alle persone anziane che hanno compiuto il sessantesimo anno di eta' o che si trovano in una situazione di dipendenza documentata. Il Comune si rende garante sia del costo che dei contenuti del servizio anche per tutti i cittadini che possano accedervi privatamente senza alcun limite. Le finalita' del servizio sono:

· Integrare il servizio di assistenza domiciliare · Potenziare ed estendere il servizio di pronto intervento a tutta la cittadinanza · Mobilitare l'integrazione di tutte le risorse esistenti e idonee per una integrazione con i

servizi pubblici per una più personalizzato e meno dispersiva risposta al bisogno · Presidio di ascolto 24 ore su 24 per tutto l'anno, festivita' comprese c/o una centrale

operativa presidiata da operatori specializzati · Sostegno psicologico · Contatto tempestivo con l'utenza · Attivazione di soccorsi di prima istanza ("soccorritore amico", parenti, vicini, ect) · Attivazione soccorso di sicurezza · Invio di ambulanza o di medico a domicilio · Prelievo a domicilio del sangue e delle urine e riconsegna del referto a domicilio · Segnalazione ed attivazione dei servizi di competenza · Informazione degli interventi attivati a parenti, medici di base, servizi territoriali o

istituzionali interessati.

Nel 1998 le domande sono state 527 ed hanno usufruito del servizio 2853 anziani. Si tratta di una ampliamento del Servizio di Telesoccorso, che attiva una strategia capace di connettere fra loro tutte le risorse disponibili sia sul piano istituzionale che del tessuto sociale.

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Servizi di sostegno

Centri Multiservizi Anziani — CMA (ex c.a.d.a.)

L'assistenza domiciliare comunale viene considerata, nel dibattito sull'assistenza agli anziani, una possibile chiave di volta per affrontare l'anzianità problematica. Il comune di Milano ha strutturato questo servizio in 26 centri distribuiti nel territorio comunale. La delibera istitutiva è del 22/10/1972 aveva come obiettivo la realizzazione di forme nuove di intervento a favore della popolazione anziana, che si ponesse come alternativa agli interventi in atto da lungo tempo, consistenti nella istituzionalizzazione dei soggetti impossibilitati a proseguire una vita autonoma presso il proprio domicilio, e nella concessione di aiuti economici nei casi in cui tale difficoltà si presentava come preminente. La Trattazione di Massima, approvata l'1 febbraio 1984 dalla Giunta Comunale, definisce la normativa principale che disciplina il funzionamento del servizio di assistenza domiciliare per anziani erogato dai CMA. I CAM, nel tempo, hanno assunto il ruolo di punto di riferimento per gli anziani e per le loro famiglie, andando oltre la sola erogazione di prestazioni socio-assistenziali presso il domicilio dell'anziano. Oggi grazie alla conoscenza diretta degli operatori dei casi seguiti, per la documentazione che raccolgono periodicamente, per la loro stessa estensione a livello di singole zone, si prestano ad essere un "ponte di collegamento" tra l'anziano e altri tipi di strutture o servizi. Oltre a fornire servizi d'assistenza domiciliare, sono il punto di raccolta e gestione di molte altre richieste, assumendo nei fatti il ruolo di veri servizi territoriali per anziani. E' il primo riferimento territoriale al quale il cittadino si rivolge per evidenziare un bisogno.

Le prestazioni riguardano:1. Prestazioni sociali:segretariato sociale, consulenza sui servizi agli anziani promossi anche da altri enti. 2. Assistenza infiermeristica di competenza dell' A.S.L. (igiene personale, iniezioni, rilevazione pressione arteriosa, medicazioni, somministrazione dei farmaci ecc.), attraverso segnalazione del bisogno ai punti di accesso A.D.I.3. Istruzioni e trasmissione agli uffici competenti delle richieste di competenza del Comune di Milano (quali impegnative di ricorso in struttura protetta, richieste di contributi economici ecc.). 4. Collaborazione domestica (igiene della casa, preparazione posti, approvvigionamenti, piccole commissioni esterne, attivita' per il recupero alla socialità etc.).L'accesso al servizio e' determinato dallo stato di bisogno determinato dal reddito insufficiente, dal grado di autosufficienza e dai fattori che determinano rischio di emarginazione; l'eta' deve essere superiore ai60 anni. Alla segnalazione, che puo' essere anche telefonica, fatta dall'interessato, da parenti, dal medico di base, o da altre strutture territoriali segue una istruttoria della pratica che prevede una visita domiciliare da parte dell'Assistente Sociale o Sanitaria e l'acquisizione di documentazione. 5.Assistenza economica: sono previsti interventi economici ad anziani privi di reddito o con reddito insufficiente in collaborazione con i Consigli Circoscrizionali che ricevono la domanda e il Settore Servizi Socio Sanitari, che attraverso i C.M.A. provvedono alla istruttoria. 6. Teleassistenza.7. Assistenza al domicilio (cura casa e persona)8. Assistenza podologo

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Ritornando all'assistenza domiciliare, i CMA per questi compiti si avvalgono di personale dipendente e convenzionato (assistenti sociali ausiliari socio-assitenziali, infermieri, medici geriatri).Il calo, negli anni, dell' organico strutturale dei CMA (erano 301 unità nel 1984, sono 190 nel 1997 e 193 nel 1999) è stato compensato dal ricorso a cooperative che però non ha significato un proporzionale aumento delle figure professionali dell'assistenza sociale e sanitaria, e ciò non ha permesso di migliorare la qualità dei servizi. La composizione per età degli utenti del servizio comunale ha visto dal 1983 ad oggi un graduale ma costante spostamento delle prestazioni verso la popolazione degli ultra80enni che oggi rappresentano il 60% della popolazione raggiunta. Si sono ridotti gli interventi nella fascia di età dai 60 ai 69 anni, ma si è ridotto l'intervento anche nella fascia di età 70-79 anni, che scende dal 41% del 1983 all'attuale 26%. Nel 1997 sono stati effettuati: - 3823 interventi di Aiuto Domestico - 540 interventi Infermieristici Gli Operatori e Tecnici impiegati sono stati 190 Le cooperative convenzionate hanno fatto interventi per 394.696 ore L'impegno di spesa è stato di 9.179 milioni. Gli utenti interessati alla prestazione del Podologo sono stati 2406, ed i 15 Podologhi hanno effettuato 10.700 prestazioni con un impegno di spesa di 324 milioni. Se rapportiamo le prestazioni al numero degli utenti per il 1997 otteniamo: - 68 prestazioni anno/utente per l'attività di tipo domestico (5,6 prestazioni/mese per utente) - 2.7 prestazioni/mese/utente per il servizio infermieristico - 1.5 prestazioni utente/anno per il servizio di podologia. Se rapportiamo gli utenti raggiunti con il servizio di assistenza domiciliare del tipo domestico, alla popolazione con più di 65 anni, otteniamo che di questo servizio ne ha beneficiato 1.4% di questa popolazione.Se dallo stanziamento del Comune per il 1997 (circa 16 miliardi), escludiamo i 324 milioni del servizio di podologia, il costo/utente/giorno per l'aiuto domestico ed infermieristico è stato di 10.000 lire/giorno. IL personale impegnato nel 1998 era di 193 tra operatori e tecnici e si avvalevano di 14 coop. per un totale di 440.000 ore d'aiuto domestico (circa 280 operatori) per un totale di 4026 utenti ed una spesa di 10.268 milioni.

L'assistenza a domicilio e in sede ha interessato nel 1999, 4.481 utenti, (1218 assistenza domiciliare diretta, 3263 assistenza domiciliare cooperative) per un totale di 472.600 prestazioni. E' stato assistito 1.6% della popolazione con più di 65 anni. Il servizio di Podologia è stato affidato ad una Coop. Sociale che nel 1999 ha effettuato 17.045 prestazioni (sia presso CMA sia a domicilio)

Anche se il numero d'anziani che l'assistenza domiciliare d'aiuto domestico raggiunge nel comune di Milano è superiore ai dati della media nazionale, con una forte sperequazione territoriale, ci troviamo di fronte ad un servizio che raggiunge un numero di anziani veramente esiguo ( 1.6% degli ultra65enni) rispetto alla possibile domanda stimata. La ricerca di Giunco F. (Curare a Casa —Milano 1999), riferita a pazienti complessi e disabili gestiti a domicilio con o senza l'intervento dei servizi ADI formalizzati, conferma la difficoltà per le famiglie a ricevere un aiuto e lo scarto tra domanda espressa e domanda accolta.

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Anticipiamo a questo punto un tema che si sta discutendo non solo in Italia ed è inerente all'interrogativo se i servizi domiciliari possono essere considerati sostitutivi — alternativi al ricovero.Recenti saggi e ricerche (di parte italiana) tendono ad avanzare la tesi che il livello di sostituzione tra servizio domiciliare e servizio residenziale sia molto basso. Le ragioni espresse tendono ad evidenziare che l'età media dei ricoverati, la durata dei ricoveri, il progressivo spostamento verso una maggiore intensità sanitaria, le condizioni famigliari prospettano una situazione che le RSA si sono trasformate prevalentemente in istituti riservati a persone che hanno perso completamente la loro autonomia e con pochissime possibilità di essere curate a casa. Lo stesso Progetto Obiettivo Anziani del 1992, individuava l'assistenza domiciliare integrata come un intervento verso una persona che ha perso parte della propria autonomia, ma inserito in una famiglia “fortemente presente" e disponibile a prestare le cure, inoltre l'anziano, deve essere in condizioni di parziale autosufficiente o comunque che non richieda interventi sanitari frequenti. Quanto esposto, fa pensare ad un livello molto basso di sostituzione tra servizi residenziali e domiciliari.

Assegno terapeutico, affido anziani

Consiste nella corresponsione di un aiuto economico alle famiglie che s'impegnano ad assistere, a casa, l'anziano che ha i requisiti per essere ricoverato in Istituto. Il contributo, sperimentato nel 1999, prevede tre tipologie di assegno:

A. £. 1.000.000 mensile se l'assistenza è prestata da famigliari B. £. 1.500.000 mensile se l'assistenza è prestata da persona non assunta con CCNL C. £. 1.800.000 mensile se l'assistenza è prestata da persona assunta con CCNL e/o sia

dipendente di organizzazione le cui finalità siano di tipo assistenziale. E' sicuramente un'iniziativa che deve ancora esprimere il massimo di potenzialità, basti pensare che nel 1996 si sono avuti 104 utenti, mentre nel 1999 hanno superato le 300 unità. Il crescente numero dei beneficiari, unitamente all'animata discussione che in Italia si è sviluppata in ordine all'opportunità di erogare contributi economici in luogo di servizi alle persone bisognose di assistenza, dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione a questo tipo d'intervento. La preoccupazione, è che l'assegno di cura potrebbe rappresentare la "rinuncia" da parte del “pubblico" a produrre direttamente i servizi, delegando questa funzione interamente al settore privato. Anche se su “Politiche Sociali", Saraceno C. sosteneva che in realtà l'erogazione di un contributo economico specifico non andrebbe nella maggior parte dei casi a sostituirsi ai servizi, soprattutto perché sono oggi spesso assenti.

Oltre all'assegno terapeutico, è stato avviato nel 1998 un servizio sperimentale denominato “Affidarsi - una famiglia per un nonno", ed il progetto, “Sostegno famiglie anziani". Con “Affidarsi" si tende a ricercare famiglie disposte ad ospitare un anziano (8 affidi in corso), mentre con “Sostegno" si tende dare un maggiore aiuto agli anziani non autosufficienti residenti al proprio domicilio.

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Interventi economici una tantum

Si tratta di un sostegno economico straordinario rivolto a cittadini che non hanno i mezzi per soddisfare i bisogni fondamentali della vita. La decisione di erogazione spetta al Settore Servizi Sociali, in larga misura su segnalazione dei C.M.A. o di altri servizi comunali e/o di altri organismi sia pubblici che privati.Nel 1999 sono stati erogati oltre 230 sussidi straordinari per uno stanziamento di 300 milioni. Questa “politica” degli “una tantum” sembra destinata a crescere, visto che gli interventi sono stati 114 in più rispetto al 1998 e 138 in più del 1997. Non siamo stati in grado di conoscere i criteri che regolano questi interventi.

Interventi economici delle zone e del settore Edilizia Popolare

Sono interventi economici per integrare un reddito insufficiente a soddisfare i bisogni primari degli anziani. Sono erogati dai Consigli di Zona affiancati da un'istruttoria dei C.M.A. Hanno lo scopo di integrare un reddito insufficiente a soddisfare i bisogni primari facilitando la permanenza dell'anziano nel suo contesto sociale. Gli anziani che hanno potuto usufruire di questo sussidio di zona sono stati 3.121 nel 1998 con una spesa di 9.631 milioni, mentre nel 1999 ne hanno beneficiato 3.200 anziani con una spesa di 10.400 milioni. Non siamo stati in grado di conoscere i criteri che regolano questi interventi.

Edilizia Popolare Un altro intervento economico consiste nel sostegno per il pagamento del canone di locazione. Sono circa 110 i contributi nel 1999

Centri diurni integrati

Gli interventi di tipo "diurno" e gli interventi di "residenzialità temporanea" (ricoveri temporanei in RSA, residenza temporanea in comunità alloggio) costituiscono ormai una esperienza consolidata nell'ambito dell'integrazione tra servizi domiciliari e RSA, contribuendo alla ottimizzazione dei rispettivi ambiti di intervento. I centri, accolgono anziani parzialmente e non autosufficienti il cui nucleo famigliare necessita di momenti di sollievo. Oltre al trasporto e mensa, sono erogati servizi di lavanderia, igiene e cura della persona, socializzazione ed animazione. Si colloca come servizio intermedio fra assistenza domiciliare e lungodegenza. E' una domanda che viene segnalata in crescita quella di intervento di tipo semi-residenziale e diurno, sia sul versante sostitutivo-alternativo del ricovero in RSA, che su quello dell'intervento per aggregazione. Siamo ancora ad un'attività poco rappresentativa rispetto alla forte domanda di RSA. I CDI sono otto, uno solo è gestito direttamente dal comune (Via Giolli), per gli altri sette sono state predisposte apposite convenzioni.Gli anziani seguiti sono stati, nel 1997, 90 utenti (0,03% degli anziani con + 65 anni), mentre nel 1999 sono saliti a 119.

Centri diurni — Laboratori occupazionali

Sono servizi in cui l'anziano è accolto quotidianamente ed è seguito con le prestazioni di 1 Centro Diurno e 4 Laboratori occupazionali. Sono contesti in cui l'anziano staziona dalle tre alle sette ore al giorno per svolgere attività riabilitative, di socializzazione e di sostegno nella vita quotidiana. Vengono garantite prestazioni di igiene personale, comprensive del servizio di podologia e parrucchiere.

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I laboratori di terapia occupazionale sono quattro ed hanno le stesse finalità dei centri diurni. E' un servizio a tempo parziale (da tre a sette ore giorno) con una maggiore rilevanza alle attività di scambio relazionale, svago e animazione, oltre ad attività riabilitativa. Questi servizi sono gestiti con personale comunale ed occupano 23 operatori. Nel 1999 sono stati assistiti 115 anziani nei quattro Laboratori e nel centro di Segesta.

Pronto intervento

E' un servizio telefonico per far fronte alle situazioni d'emergenza nei periodi e negli orari in cui i servizi pubblici non sono attivi. Il servizio è coperto da dipendenti comunali, Coop. Convenzionate, obiettori e liberi professionisti incaricati. Nel 1998, durante i sabati e le domeniche e nel mese d'agosto, sono pervenute 656 telefonate da parte di persone non in carico abitualmente ai servizi. A questo servizio si è affiancata l'attività dei volontari dell'Opera S. Francesco, del V.S.P. Bruzzano l'Aquilone, del Movimento Terza Età di zona 16 che hanno ricevuto 1574 telefonate.

Servizi sostitutivi

I ricoveri R.S.A.

E' la voce più importante dell'intervento a favore degli anziani. La mancanza di posti letto è nota e molto dibattuta. Oggi il comune, con delibera 111/99, ha assunto l'impegno di costruire nei prossimi tre anni 17 nuove strutture per circa 2020 posti letto. Ben 14 di queste RSA saranno di enti privati. Si sta discutendo, sempre a livello comunale, anche l'ipotesi di modificare i parametri per il calcolo del fabbisogno di RSA. Per determinare il fabbisogno di posti letto per anziani non autosufficienti, si calcola il 3.5% della popolazione con più di 64 anni. Per Milano al 2001 s'ipotizza un fabbisogno di 11.031 posti. Visto che l'età media dei ricoverati è superiore ai 70 anni, il Comune pensa di calcolare il fabbisogno solo sulla popolazione che abbia più di 69 anni, si determinerebbe così una mancanza di “solo” 3000 posti. Il Comune nel 1999 ha ricoverato 541 utenti nelle sue strutture e 4689 nelle convenzionate. E' sicuramente il tema più importante nella discussione su come migliorare l'assistenza agli anziani, sia per il livello che la spesa ha raggiunto, sia perché non è pensabile di rispondere ai bisogni di salute della popolazione anziana con la moltiplicazione di quello che esiste.

Altri servizi agli anziani

Telefono Anziani Maltrattati

La Fondazione per la Lotta alla Non Autosufficienza, LN-A, è nata nell'ottobre 1997 ed è stata riconosciuta nel 1998. Nel suo ambito è iniziata, il 25 Gennaio 2000, l'attività di TAM (telefono

Anziani Maltrattati) con la collaborazione di Regione, Comune, ASL e Fondazione Cariplo.

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Si basa sul volontariato e consiste nell'accogliere denunce di violenze (fisiche, psicologiche, finanziarie) da parte di operatori opportunamente formati, cui segue l'immediata presa in carico da parte di un gruppo di referenti (assistenti sociali, avvocati, geriatri, psicologi).

Pronto intervento estivo -1 - 31 agosto

Dal 1 al 31 agosto entra in funzione il "pronto intervento estivo" per gli anziani che restano in citta'. L'offerta comprende : * informazioni e consulenza psicosociale * pasti caldi ed aiuto nel disbrigo delle faccende domestiche * si possono ricevere a domicilio: pane, latte e il quotidiano preferito * in collaborazione con le Farmacie di Milano, viene garantita la consegna, a titolo gratuito, di medicine a domicilio * interventi di medici e infermieri * i ricoveri nei casi piu' gravi. Il servizio e' gratuito

Pasti a domicilio zona 4

Il servizio Pasti a domicilio offre confezionamento e consegna dei pasti a persone anziane non autosufficienti parziali e/o totali della zona 4. Si avvale della segnalazione dei servizi pubblici e/o privati presenti sul territorio, quali C.M.A. zona 4. Durante tutto l'arco dell'anno.

Ufficio tutele

A questo ufficio sono demandate le procedure legali e gli atti conseguenti all'esercizio della tutela, della curatela e dell'amministrazione provvisoria a favore di quegli anziani che non sono in grado di provvedere a se stessi, segnalati dai servizi territoriali, a cura dei quali vengono elaborati i progetti di intervento, dagli uffici amministrativi delle Case di Riposo di proprietà comunale o dall'ufficio anziani. Offre, altresì, consulenza sulla materia.

Ufficio anziani e inabili

L'Ufficio anziani e inabili predispone tutti gli atti amministrativi - necessari per il ricovero temporaneo e/o definitivo di cittadini anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti in strutture protette Comunali o convenzionate - relativi alla modalità di pagamento della retta di ospitalità (impegnativa di ricovero / integrazione retta). Le pratiche provenienti dai Servizi territoriali inerenti l'assegno terapeutico e gli interventi “Una Tantum" vengono predisposte per l'esame delle Commissioni competenti e ne seguono l'iter amministrativo. L'Ufficio anziani e inabili collabora con i Servizi Territoriali competenti. Dal gennaio 2000 predispone gli atti relativi al convenzionamento con gli enti gestori

Ufficio pensioni

L'Ufficio Pensioni si occupa della gestione delle pensioni per conto delle persone ricoverate presso le case di riposo comunali e convenzionate per il concorso al pagamento della retta di degenza; restituzione agli stessi di una quota fissa mensile e il 50% della 13° mensilità; restituzione ai

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ricoverati dimessi delle quote maturate e non riscosse; restituzione agli eredi dei ricoverati delle somme maturate e non riscosse; restituzione agli Enti previdenziali delle rate di pensione introitate successivamente la data di decesso dei ricoverati. Per i ricoverati nelle strutture protette e loro eventuali eredi.

BUON NATALE ANZIANI

Da ultimo vogliamo segnalare una iniziativa che si potrebbe collocare nelle azioni di “sensibilizzazione" o “propaganda" dal titolo BUON NATALE ANZIANI. Una campagna lanciata alla fine del 1999 per “richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sul problema dell'età avanzata, dimostrare la necessità di rimedi strutturali per fronteggiare questa situazione e far emergere più compiutamente il numero ed i problemi degli anziani a Milano". Ma questa iniziativa che sembrava tesa alla realizzazione di una buona cena natalizia con la presenza di qualche attore anziano, si è trasformata e ha avuto una sua precisa strutturazione con la creazione, da parte dell'Assessorato ai Servizi Sociali, di un vero Ufficio con lo scopo di stimolare i CMA, gli assistenti sociali dei CAM e altre istituzioni a segnalare i casi di anziani in difficoltà. Raccolta la domanda, l'Ufficio si rivolgerà ai privati della città per richiedere loro di intervenire a risolvere tali difficoltà tramite interventi diretti, versamento di denaro o affido a distanza di anziani per un periodo determinato. Oltre alla realizzazione del citato Ufficio (retto da 4 volontari) si è realizzato un apposito programma informatico di match delle domande e delle offerte e di un sito Internet ospitato dalla rivista Vivereoggi. Prima di esprimere delle considerazioni sull'iniziativa del comune è bene leggere le richieste pervenute dagli anziani in soli due mesi. Le richieste sono state 600;. - il 28% riguardava beni (elettrodomestici, arredo, capi di abbigliamento, occhiali) - l'11% riguardava interventi di miglioramento dell'alloggio (imbiancatura, revisione impianti, rifacimento bagni, trasferimento in altro alloggio) - il 16% riguardava la richiesta di viveri a domicilio sotto forma di pacco, buono pasto, cibi caldi - il 27% riguardava un aiuto economico per il pagamento di bollette, affitto,farmaci - l'11% riguardava la richiesta di assistenza alla persona e alla casa, compagnia, relazioni sociali, viaggi ecc. Sono state evase 365 richieste attraverso gli assistenti sociali, con il concorso di 250 sponsor privati.

Settembre 2000

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