Giosue' jacopo bovino 1c
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GIOSUE’
(XII sec. a.C.)
Il nome Giosuè deriva dall'ebraico ע e significa "Dio salva", di cui ,(Yehoshùaˁ) יהושἸησοῦς (Iésous, Gesù) è la trascrizione in greco.
Giosuè, figlio di Nun, della tribù di Efraim, successe a Mosè come capo degli Israeliti. Guidò le tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Palestina dopo l'uscita dall'Egitto.E’ un personaggio biblico, le cui imprese sono narrate nel libro dell'Esodo e, soprattutto, nel libro di Giosuè. Il libro di Giosuè (ebraico עשוהי yehoshuà' ; greco Ιησούς iesús; latino Iosue) è un testo
contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua
redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea,
sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte, in particolare della cosiddetta fonte
deuteronomista del VII secolo a.C. (vedi Ipotesi documentale).
È composto da 24 capitoli descriventi la storia della conquista della terra di Canaan
(Palestina) da parte delle dodici tribù guidate da Giosuè, successore di Mosè. Il periodo
descritto è tradizionalmente riferito al 1200-1150 a.C. (vedi Storia degli Ebrei).
Prima di morire sulla riva orientale del Giordano, Mosè designa Giosuè come suo
successore e lo incarica di attraversare il fiume e di condurre il popolo alla conquista del
paese di Canaan.
La conquista del paese di Canaan è descritta nel libro di Giosuè. Secondo il testo, Dio
incoraggia Giosuè ad essere forte e ad appoggiarsi sulle leggi della Torah per condurre il
popolo.
Giosuè figlio di Nun, appartenente alla tribù di Efraim, il secondo figlio di Giuseppe, è
un personaggio biblico vissuto nel XII secolo a.C.
Originariamente si chiamava Osea, ma Mosè del quale era uno dei più fedeli discepoli e
al quale succedette nella guida del popolo ebraico, trasformò il suo nome in Giosuè, che
significa “Jahvé salva”. È uno dei dodici esploratori che Mosè manda a perlustrare il paese di Canaan. In questa occasione
prende il nome di Giosuè, chiamandosi in precedenza Osea (cfr. Numeri 13,16-17).
Solamente Caleb e Giosuè portano notizie incoraggianti riguardo alla loro perlustrazione. Essi
saranno dunque i soli di quella generazione ad entrare nella terra promessa dopo che il popolo ha
errato per 40 anni nel deserto.
Egli è nominato per la prima volta nel libro dell’Esodo al capitolo 17, 9-14, quando durante il
lungo peregrinare nel deserto, il popolo ebraico fuggito dall’Egitto sotto la guida di Mosè, fu
costretto ad ingaggiare battaglia con la tribù degli Amaleciti, nomadi da sempre nemici d’Israele.
Nel deserto era facile lo scontro fra tribù nomadi, soprattutto per il diritto di usare le
sorgenti d’acqua presso le oasi. Mosè in quest’occasione, chiamò il suo fedele
collaboratore e lo incaricò di combattere Amalek il loro capo, scegliendo gli
uomini più validi; in questo luogo Refidim, nel deserto del Sinai, Giosuè ingaggiò il
lungo combattimento, mentre Mosè, Aronne e Cur assistevano dall’alto di una collina.
Le sorti della battaglia si alternavano positivamente e negativamente, secondo se Mosè
teneva alte le mani o le abbassava per la stanchezza; allora Aronne e Cur gli
sostennero le braccia in alto fino al tramonto, quando Giosuè uscì vittorioso dalla
battaglia.
Il risultato trionfale di questa operazione militare legò da quel momento il suo nome
soprattutto ad imprese di tal genere. Ciò non toglie però che egli fu accanto a Mosè
quale “aiutante” sulla vetta delSinai (Es 24,13; 32,17) e fu inoltre custode della tenda
santa dell’alleanza, santuario mobile del popolo nel deserto (Es 33,11). Il suo nome
restò però sempre collegato alle numerose battaglie di Israele, iniziando dalla prima
spedizione in Terra Santa.
Ancora nell’Esodo è ricordato come unico accompagnatore di Mosè sul monte Horeb,
quando Dio dettò le Tavole della Legge, i Dieci Comandamenti.
In Numeri, cap. 27, 15-23 si legge: “Il Signore disse a Mosè: Prendi Giosuè, figlio di
Nun, uomo che ha lo spirito e imponi la tua mano su di lui. Poi lo presenterai al
sacerdote Eleazaro e a tutta la comunitàe alla loro presenza gli darai i tuoi ordini. Gli
comunicherai la tua dignità, perché tutta la comunità dei figli d’Israele gli
obbedisca…”.
Da quel momento, Giosuè ebbe il potere di dare gli stessi ordini impartiti da Mosè e
di chiedere al sacerdote di consultare la volontà divina attraverso un oracolo.
Mosè preparava così una nuova guida del popolo d’Israele, che si avvicinava ormai
alla terra promessa, perché lui e tutti gli ebrei della precedente generazione, che
avevano mancato di fiducia in Dio durante il quarantennale peregrinare nel deserto,
per volere di Dio l’avrebbero al massimo solo intravista, morendo prima di
raggiungerla.
Con questo nuovo generale divenuto comandante supremo iniziava una grande impresa,
cioè conquistare la terra di Canaan, evento narrato nei primi dodici capitoli del libro
proprio a lui intitolato. Quest’opera porta proprio il suo nome in quanto egli ne fu il
principale attore. Una volta attraversato il Giordano, come già similmente accaduto in
occasione della traversata del Mar Rosso, si verificò una tale serie di stragi da lasciare
perplesso chi oggi si accosta alla lettura della Bibbia. Secondo la visione ebraica si
tratterebbe di una “santa” violenza, riconducibile ad ordini divini, che assume il nome di
“herem”, cioè anatema, consistente in una sorta di guerra santa.
Non è bene comunque prendere alla lettera queste pagine bibliche assai spesso epiche e
retoriche, ma occorre soprattutto ricordare come la Bibbia non sia una serie di astratte
tesi su Dio, ma costituisce invece la Rivelazione di un Dio che cammina nella storia
accanto all’uomo, pieno di limiti, fautore di vicende discutibili e violente. Proprio per
mezzo di questa via definibile come “paziente” si fa andare oltre lo stesso Giosuè ed il
suo popolo tribale verso migliori orizzonti di amore e di pace.
In Numeri 34,16, Dio Indica a Mosè i nomi degli uomini che spartiranno la terra promessa fra le varie
tribù d’Israele e insieme al sacerdote Eleazaro, succeduto al padre Aronne, Dio indicò anche Giosuè,
figlio di Nun.
E nel libro del Deuteronomio cap. 31, 7-8, c’è l’investitura ufficiale di Giosuè da parte di Mosè davanti
a tutto il popolo: “Sii forte, sii valoroso! Perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore
promise con giuramento ai loro padri; tu la metterai in loro possesso. Il Signore cammina davanti a te e
sarà con te. Non ti abbandonerà e non ti trascurerà. Non aver paura, non tremare!”.
Giosuè fu accanto a Mosè nei momenti finali della sua lunga vita, quando il grande legislatore e guida
d’Israele, pronunciò la benedizione solenne sulle dodici tribù discendenti dai figli di Giacobbe e quando
a 120 anni, morì sul monte Nebo vedendo da lì la terra promessa.
Nella cronologia della Bibbia si inserisce a questo
punto il libro di Giosuè, composto da 24 capitoli,
narranti le gesta del successore di Mosè
nella conquista e nello stabilirsi del popolo d’Israele
nella regione di Canaan, la terra promessa. Alcune
gesta più significative:
ATTRAVERSAMENTO DEL GIORDANO
Il popolo sotto la sua guida attraversò il fiume
Giordano, preceduto dall’Arca dell’Alleanza sorretta
dai sacerdoti e come successe con il Mar Rosso e
Mosè, anche il Giordano che era in piena, si fermò
nell’impetuoso scorrere, facendo passare all’asciutto
la lunga fila di popolazione e animali.
Dio con questo prodigio esaltò Giosuè davanti al
popolo, come aveva esaltato Mosè e il popolo prese
a venerarlo, così come aveva venerato Mosè.
PRODIGIO DELLE MURA DI GERICO
La presa della città di Gerico, fu ottenuta da Giosuè facendo procedere in processione
l’Arca dell’Alleanza al suono delle trombe dei sacerdoti, e girando intorno alle mura
della città per sette giorni; al settimo giorno i soldati fecero sette giri e poi sette sacerdoti,
con sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca dell'alleanza, avanzarono suonando con
l'avanguardia che li precedeva e la retroguardia che seguiva l'Arca dell'Alleanza, facendo
ancora una volta un giro delle mura con il popolo che assisteva in silenzio. Questo rito
veniva ripetuto per sette giorni. Nell'ultimo giorno anche l'arca fece sette giri e, dato fiato
alle trombe, il popolo lanciò il grido di guerra e le mura di Gerico crollarono.,
permettendo così la sconfitta e la morte degli spaventati difensori di Gerico.
In seguito Giosuè conquista Ai e Gabaon.
Le conquiste continuano per molti anni sempre più
ad ovest fino a Gaza e a nord fino alla costa fenicia.
IL SOLE CHE SI FERMA
Altro fatto miracoloso avvenne durante la battaglia
contro gli Amorrei a Gabaon, quando Giosuè per
avere una vittoria completa sul nemico sconfitto e in
fuga, si rivolse al sole dicendo: “O sole, fermati su
Gabaon, e tu o luna, nella valle di Aialon”. Il sole si fermò prolungando il giorno e gli
israeliti fecero strage di nemici, che non avevano potuto riorganizzarsi durante la fuga.
LA SUDDIVISIONE DELLE TRIBU’
Dopo la conquista della quasi totalità del paese di Canaan, Giosuè amministra
l'insediamento delle tribù e la divisione del territorio. Inizia dalle tribù di Giuda,
di Efraim e di Manasse. Caleb ottiene la città di Hebron. L'Arca dell'Alleanza è
trasportata da Guilgal, dove si trovava dopo il passaggio del Giordano, a Silo (sarà
spostata poi a Gerusalemme dal re Davide). Giosuè crea le città-rifugio per i leviti.
Ottiene per sé la città di Timnath-serah. Le due tribù e mezza ritornano alle loro terre
all'est del Giordano.
Alla fine della sua vita Giosuè convoca gli anziani e i capi delle tribù. Li esorta a non
fraternizzare con la popolazione locale. Domanda pubblicamente al popolo di restare
fedele a Dio, il quale si era tante volte manifestato a loro.
Giosuè muore all'età di 110 anni e viene sepolto a Timnat Heres/Timnat Serah.
Dopo la morte di Giosuè inizia per il popolo ebraico il periodo dei Giudici.
In genere l’espansione del numeroso popolo d’Israele nella fertile terra di Canaan, fu
attuata con una pacifica conquista, ma non mancarono tuttavia ripetuti episodi di guerra e
di violenza, che lo scrittore sacro del Libro spiega ricordando l’ordine del Signore di
votare allo sterminio queste popolazioni, per evitare il ricorrente pericolo di
contaminazione religiosa.
L’entrata di Israele nella terra promessa era disegno di Dio; nulla vi si poteva opporre né
altri uomini; ecco così le orrende stragi di interi eserciti e popolazioni, con città distrutte
completamente.
Giunti ormai nella Palestina, Giosuè attuò la divisione del Paese fra le dodici storiche
tribù, instaurando tutta la legislazione dettata da Mosè.
Passò molto tempo in pace e Giosuè ormai vecchio e avanzato in età, convocò a Sichem,
una grande assemblea popolare, pronunciò il discorso d’addio al popolo, facendo loro
promettere fedeltà a Dio loro padre e guida suprema, celebrando un solenne atto di
alleanza tra il suo popolo e Dio. Il capitolo 24 è dunque una pagina bellissima in cui
Giosuè pronunziò il Credo biblico e l’intero popolo rispose ribadendo la promessa di
fedeltà al Signore, esprimendola attraverso il verbo biblico del culto e della fede,
“servire”, ribadito nel testo per ben quattordici volte.
Morì a 110 anni, la sua tomba è additata ancora oggi a Khirbet Tibuah a nord di
Gerusalemme; mentre le ossa del patriarca Giuseppe, portate dall’Egitto durante la fuga
degli israeliti, furono seppellite a Sichem.
CURIOSITA’
In Cana, Giosuè era Baal Jehoshua, il “Signore della Salvezza”, ma quando il suo culto fu
soppresso dai Leviti/Jahvisti, egli retrocesse a patriarca ed eroe Ebraico del regno del
nord. Comunque, la sua adorazione venne continuata “di nascosto” in cima al Monte
Carmelo, sito di un tempio pre-Cristiano del Signore Gesù, Baal Jeshouah.48
Veramente, il culto di Giosuè era situato fondamentalmente nella stessa area dove si
sostiene che il dramma di Cristo abbia avuto luogo, con Giosuè che cambia in Gesù.49
Dio fece che Mosè aggiungesse la lettera ebraica Yodh al suo nome.
Yehoshuah, ovvero Giosuè, ebbe soltanto "figlie-femmine”.
Fonti: wikipedia; Antonio Borrelli; Fabio Arduino;