Generati dallo Spirito

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1 Generati dallo Spirito di Andrè Louf

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di Andrè Louf. Generati dallo Spirito. Generati dallo Spirito. L’intento di questo libro è innanzitutto pratico: descrivere il più da vicino possibile ciò che oggi si è soliti chiamare “la relazione o il dialogo di accompagnamento spirituale”. Generati dallo Spirito. - PowerPoint PPT Presentation

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Generati dallo Spirito

di

Andrè Louf

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• L’intento di questo libro è innanzitutto pratico: descrivere il più da vicino possibile ciò che oggi si è soliti chiamare “la relazione o il dialogo di accompagnamento spirituale”.

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• Prima di ogni altra considerazione, la natura stessa dell’accompagnamento spirituale esige una esplicazione preliminare del suo luogo nell’esperienza cristiana, e insieme la determinazione della sua importanza all’interno della stessa.

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• San Paolo (Rm 8, 16-26) chiama a scegliere tra ciò che egli chiama “vivere secondo la carne” e “vivere secondo lo Spirito”. Ma come fare questa scelta, dal momento che i due poli dell’alternativa sembrano in parte sfuggire alla sua coscienza?

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• Non saper pregare come si deve, non saper fare come si vorrebbe: come esprimere più felicemente le lacerazioni e la confusione generate dalla tensione Spirito – carne in ogni credente?(Gal. 5, 16 - 17)

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• La situazione presente del cristiano comporta tensioni e lotte (Mt 26, 41 - “vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è forte, ma la carne è debole”).

• Spirito e carne sono due nozioni “spirituali” che possono riguardare indistintamente sia il corpo che l’anima.

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• Ogni esistenza cristiana, sia dal punto di vista individuale, sia da quello comunitario, dipende dal modo più o meno corretto di vivere questo antagonismo e di discernervi chi davvero ha il primato.

• È possibile, si o no, verificare per conto proprio un’esperienza di fede , nella fedeltà alla guida dello Spirito santo?

• Siamo degni eredi di una tradizione così prestigiosa?

• Senza un minimo di iniziazione e senza un accompagnamento di qualità è difficilmente immaginabile un’autentica esperienza contemplativa.

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• In passato, nella vita della chiesa, di fronte ad opzioni importanti, il peso significativo è stato dato ad una eccessiva razionalizzazione della morale.

• La vera questione che mi importa di porre in atto è alla fin fine di quest’ordine: qual è la natura reale del desiderio da cui sono effettivamente condotto, e fin dove questo desiderio può essere concretamente assunto dalla spinta dello Spirito santo nel profondo del mio cuore?

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• Un discernimento che non tenga conto della complessità dei desideri che travaglia ciascuno di noi, al giorno d’oggi ci sembra sospetto, e giustamente.

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• Le intuizioni di Freud che, più o meno assimilate, fanno parte del nostro bagaglio culturale, ci hanno resi particolarmente sensibili alla complessità dei desideri e delle tendenze che animano il nostro mondo interiore, fino a gettare un irritante sospetto sui nostri comportamenti apparentemente più spirituali.

• Questo confronto tra le scienze umane e le considerazioni tradizionali sulla vita spirituale ha dato origine a un accresciuto interesse per l’accompagnamento spirituale.

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• Quando l’individuo o il gruppo manifesta un comportamento cosiddetto “carismatico”, come distinguervi ciò che proviene da un’innocente esuberanza sentimentale da ciò che tradisce uno slittamento psicotico con il rischio di una destrutturazione della personalità?

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• Sono domande che si pongono con sempre maggiore frequenza ai pastori.

• Abbiamo coscienza di essere passati dal regime della legge e delle osservanze, al regime dei valori e dell’interiorità.

• Un passaggio che potrebbe essere fruttuoso solo nella misura in cui il discernimento dei movimenti dello Spirito fosse di nuovo uno degli elementi chiave dell’esperienza spirituale.

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• Se esercitata correttamente, l’arte del discernimento spirituale si rivela infinitamente più esigente di qualsiasi legge e osservanza. Essa mira infatti a liberare e ad ascoltare in ciascuno l’esigenza interiore che è quella dello Spirito santo.

• Esiste un Bisogno via via crescente di credenti che siano esperti nell’individuazione delle sue più sottili emozioni (Eb 5,14 – “gli uomini fatti” - cioè adulti nella fede).

• Il senso del legame che si stabilisce tra il discernimento e l’ascolto della parola di Dio.

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• La parola di Dio stessa costituisce il primo strumento di buon discernimento spirituale. Essa offre una chiave per comprendere ciò che avviene nel cuore dell’uomo.

• La sua semplice audizione o lettura, costituisce già di per sé un esercizio di discernimento .

• Sono possibili infatti più letture della parola di Dio.

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• Per accogliere la parola di Dio per ciò che essa è veramente per noi, cioè come una parola che Dio rivolge a noi oggi, è necessario un discernimento; è la lectio divina, accresciuta sensibilità alla mozione dello Spirito santo.

• Questa nuova sensibilità non è data in anticipo, ma solamente al cuore stesso della lettura della Parola. È la Parola ci dà la capacità di discernere.

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• La frequenza quotidiana della parola di Dio sotto forma di lectio divina costituisce il terreno per eccellenza del discernimento. Ogni credente può imparare ad ascoltare il proprio cuore, a percepire un’eco della Parola che si ripercuote e risuona dentro di lui. Al tempo stesso il cuore è risvegliato dalla Parola, si dilata, si allarga alla dimensione piena della parola e della storia santa.

• Questo cuore è un cuore capace di interpretare la Parola alla luce della storia santa.

• Questa frequenza affina incessantemente un senso spirituale

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• Il discernimento spirituale è direttamente collegato alla grazia della conversione, designata nel Nuovo testamento con il termine greco “metanoia”, letteralmente “Il capovolgimento del Nous”(il termine Nous oggi può essere tradotto con “spirito”, “cuore”).

• L’apostolo Paolo più volte fa menzione del discernimento spirituale . Sovente ne fa l’oggetto della sua preghiera in favore dei suoi destinatari e cerca di dire che la capacità di discernere la volontà di Dio, richiede una nuova sensibilità spirituale, precisamente quella che ci è data attraverso l’evento della nostra conversione (Rm 12, 2)

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• Questa sensibilità spirituale permette, a chi la ha ricevuta, di intravedere ciò che gli altri, per il momento, non sospettano ancora, finchè a Dio piacerà aprir anche a loro gli occhi del cuore, ma quando sarà la loro ora.

• Esiste una segreta connivenza tra quelli e quelle che già percepiscono qualcosa. Si riconoscono dalla medesima lunghezza d’onda su cui ognuno si esprime.

• Il luogo a partire dal quale si parla e si condivide sarà differente per colui ce comincia a intravedere, rispetto a colui che non intravede ancora.

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• Non sono tanto le parole o i messaggi razionali che importano in un dialogo spirituale, quanto piuttosto questa vita che trabocca dal cuore. ( La bocca parla dall’abbondanza del cuore – Mt 12, 34)

• La condizione di tutto ciò è legata ad un costante rinnovamento interiore in colui che parla.

• In questo senso l’accompagnamento spirituale è conversione continua, non solo dell’accompagnato, ma in primo luogo dell’accompagnatore .

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• Fra l’obbedienza e il discernimento spirituale esiste un legame evidente. Quella infatti suppone che si sia pronti a rinunciare ai propri desideri personali per accogliere il desiderio di Dio. Ma bisogna poi essere in grado di percepire quest’ultimo in maniera corretta. L’esperienza ci insegna che il riconoscimento di questo desiderio non cade immediatamente sotto i sensi.

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• In materia di accompagnamento spirituale, un tempo, ciò che importava era “l’obbedienza del diretto”, e tutto sarebbe andato per il meglio.

• Questa affermazione, certamente veritiera, non deve però essere interpretata in maniera semplicistica, infatti solo un vero discernimento permetterà un’obbedienza cristiana, cioè un’obbedienza che riproduca quella di Cristo, accettando di andare nel mistero della sua Pasqua (“E’ stato obbediente fino alla morte” Fil. 2, 8 ).

• Ciò è possibile solo nel caso di un’obbedienza che coinvolga una certa profondità dell’essere.

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• La metamorfosi che può operarsi nell’obbedienza esige che questa sia autenticamente spirituale poichè l’opera del discernimento dipende tanto da colui che comanda quanto da colui che obbedisce. Questa implicazione di entrambi è estremamente esigente

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• L’obbedienza evangelica impegna la nostra libertà. E’ la redenzione in atto

• Permette di essere profondamente trasformati attraverso di essa e di diventare uomini nuovi, dotati di una sensibilità nuova e di uno sguardo nuovo. Al cuore dell’obbedienza ecco sgorgare uno sguardo nuovo che dà la capacità di veder chiaro.

• E’ l’obbedienza che dà il discernimento e rende tutto luminoso.

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• La preghiera costituisce il luogo per eccellenza in cui il discernimento si rivela più necessario, e il luogo in cui possiamo facilmente impararlo.

• La preghiera consiste essenzialmente nell’abbandonarsi progressivamente alla preghiera dello Spirito in noi ogni qualvolta questa affiora alla nostra coscienza.

• La preghiera segreta diviene così un luogo appropriato di discernimento spirituale: sorgente e norma del discernimento.

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• La sensibilità interiore che ci permetterà di presentire qualcosa di ciò che Dio sta operando in un altro è esattamente la medesima sensibilità che ci dà di percepire lo Spirito santo che ci spinge alla preghiera e che mette nei nostri cuori le parole stesse della nostra preghiera; è infine la medesima sensibilità che ci mette in sintonia con il senso profondo della parola di Dio.

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• Ciò che può essere di qualche aiuto a una guida non è ciò che essa crede di sapere per averlo imparato sui libri. L’intervento di Dio infatti non è mai programmato in anticipo, e la guida deve essere in grado di sentire Dio all’opera, anche quando questi sembra uscire dai sentieri battuti e chiedere cose inattese.

• Essere sperimentato nelle vie dello Spirito non implica tuttavia che la guida preceda nell’esperienza il cammino spirituale su cui è impegnato colui che egli accompagna.

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• La sensibilità allo Spirito la si impara tanto nella preghiera quanto nell’azione.

• Più che un’interazione fondamentale tra la preghiera e l’azione, è paradossalmente la loro distinzione stessa a essere abolita

• Tutt’e due sono assunte e si lasciano egualmente guidare da una medesima sensibilità interiore.

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• L’eame di coscienza particolare, per Ignazio di Loyola, è innanzitutto un momento di intenso raccoglimento in cui ogni attività si ferma per un istante , nel mezzo e alla fine della giornata, o anche a più riprese nel corso della giornata. Lo sopo di tutto ciò è l’ascolto del proprio cuore per riconoscervi i segni della spinta interiore dello spirito e per verificare se l’attività svolta all’esterno è sempre in accordo con essa.

• Ritorni verso l’ ”interno” – la preghiera più contemplativa e l’azione più impegnata sono praticamente identiche.

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• Cos’è che ha bisogno di essere “accompagnato” nel soggetto che fa l’esperienza della fede cristiana?

• La parola “esperienza” ne implica un’altra: quella di “vita”

• Questo seme di vita è chiamato a farsi strada progressivamente nell’uomo, attraverso forze che gli sono contrarie e che , a prima vista, sembrano opporglisi

• Lo sviluppo del seme di vita non segue dunque un corso omogeneo, e comporta inevitabilmente una parte di incertezza e di contrarietà, talora dolorosa.

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• Il ruolo dell’accompagnatore si ridurrà dunque a qualcosa di estremamente semplice: lasciare che la vita di Do faccia il suo corso in un altro

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• L’interiorità dell’uomo è quel luogo metafisico dentro di lui in cui, a ogni istante, Dio lo tocca con la sua mano creatrice

• Perché l’uomo possa accedere al pieno sviluppo della propria umanità, sarà necessario che qualcosa di questo luogo di Dio arrivi a manifestarsi alla coscienza, al fine di esservi progressivamente integrato.

• Il dialogo dell’accompagnamento spirituale sarà questo luogo privilegiato in cui tale evento avrà qualche opportunità di realizzarsi

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• In realtà non si tratta di un progresso da compiere o di un cammino da percorrere, si tratterà piuttosto di imparare a lasciar perdere un certo numero di cose, a smettere un bel po’ di movimenti, a decontrarsi, ad abbandonarsi, perfino a lasciarsi portare via per sprofondare in quella realtà profonda al cuore di noi stessi, là dove Cristo e lo Spirito ci vengono incontro.

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- Perchè l'uomo possa accedere al pieno sviluppo della propria umanità,

sarà necessario che qualcosa di questo luogo di Dio arrivi a manifestarsi

alla coscienza, al fine di esservi progressivamente integrato.

- Il dialogo dell'accompagnamento spirituale sarà questo luogo

privilegiato in cui un tale evento avrà qualche opportunità di realizzarsi.

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- Si tratterà piuttosto di imparare a lasciare perdere un certo numero di cose, a smettere un bel po' di movimenti, a decontrarsi, a d abbandonarsi, perfino a lasciarsi portar via per sprofondare in quella realtà profonda al cuore di noi stessi, là dive Cristo e lo Spirito ci vengono incontro

- Insegnare al fratello a stare esattamente al posto giusto, disponibile e dedito a un'attesa instancabile e senza fine.

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- Non appena qualcuno raggiunge in se stesso questo nucleo interiore, che è

il suo vero io, si distacca facilmente, e come naturalmente, senza

sofferenza inutile, dal proprio io superficiale, poiché avverte di avere

raggiunto una pienezza un tempo sconosciuta, una pienezza che può

sconvolgere la sua vita

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- Questo vero “io” fa del resto parte di un “io” universale, condiviso da tutti i suoi fratelli e le sue sorelle.

- In Cristo sono divenuti l'uomo totale e universale, e attraverso questa esperienza raggiungono la loro identità piena, infinitamente più dilatante di tutto ciò che è limitato dal loro io ristretto

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- Una tale scoperta dell'interiorità si riverbererà necessariamente sul modo di essere e sul comportamento. Egli agisce a partire da un'attenzione rivolta verso l'interno, da un ascolto della propria interiorità

- Essendo personalmente innestato nei movimenti della propria vita interiore, quest'uomo individua facilmente le tracce di questa medesima vita negli altri. Tutto in lui è

interamente spontaneo e libero, poiché tutto promana dall'amore, secondo la sua realtà più

profonda.

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- “Saliti dunque tutti questi gradini dell'umiltà, il monaco giungerà subito a

quella carità di Dio che, se perfetta, scaccia il timore. Per mezzo di essa,

tutte le cose che prima osservava non senza paura, comincerà a custodirle

senza alcuna fatica(sine labore!), come in modo naturale, in forza della

consuetudine; non più per timore della geenna, ma per amore di Cristo,

per la stessa buona consuetudine e per amore della virtù” (Passo della

Regola di Benedetto – conclusione del Capitolo sull'umiltà)

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- Spetterà proprio all'accompagnamento spirituale assistere e sovrintendere attentamente a questo passaggio dalla legge della costrizione e della paura alla legge della libertà nello Spirito

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- La coscienza della nostra interiorità oltrepassa il soggetto che la sperimenta.

- La condizione di base di ogni accompagnamento spirituale: è dalla comunione attorno a una medesima interiorità condivisa insieme, infatti, che esso è reso possibile e suscettibile di qualche efficacia.

- Nelle due persone coinvolte questo accompagnamento è in grado di aprire una via verso il loro esser profondo, verso il loro vero Dio.

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- Quando la relazione è particolarmente forte, gli antichi non esitavano a parlare di vera e propria “paternità” spirituale.

- Sarà utile distinguere diversi livelli di profondità nella relazione di accompagnamento, ciascuno con una sua importanza:

* Il semplice “dialogo di accompagnamento”

* “La pedagogia spirituale”

* “La paternità spirituale”

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- Il dialogo di accompagnamento si intesse progressivamente. Si stabilisce a poco a poco un'intimità con una

persona del proprio ambiente di cui si apprezzano certe qualità: la capacità di accoglienza, il dono della

simpatia, l'esperienza, la prudenza, lo spirito di fede. Ci si sente a proprio agio con lei, si percepisce che si

possono condividere quelle cose che non con tutti si condividono.

- Talora il servizio così prestato sarà reciproco. Una relazione di questo tipo è anzitutto fraterna e amichevole,si

intesse e si vive su un piano di parità deve restare assolutamente libera e spontanea. Questo legame, nonostante la sua apparente semplicità, merita di essere preso sul serio, ma non deve essere né duraturo né unico.

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Questa volta, almeno nella maggior parte dei casi, l'accompagnatore non è scelto dal soggetto stesso, ma è designato da altri.

Sarà una persona esperta, preparata a questo compito particolare, e opererà secondo un metodo provato in cui ha acquisito esperienza e una certa abilità, poiché il tempo a disposizione per portare il soggetto a fare un passo decisivo è limitato.

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- Non è un rischio da poco. La relazione di paternità spirituale, infatti, conduce a una tale trasparenza del cuore, conferisce una tale autorità spirituale, ma accettata nella libertà dell'amore, poichè ogni presunzione gratuita potrebbe portare a delle catastrofi. Per sua stessa natura, una tale relazione sarà unica ed esclusiva rispetto ad ogni altra della medesima qualità. Essa non è dunque chiamata né a perpetuarsi né a riprodursi nella stessa maniera, se la relazione è stata realmente l'occasione di una nascita spirituale, di un passaggio decisivo verso la vita in Dio.

- Quando verrà il giorno in cui il “padre” scomparirà dallo orizzonte, non ci sarà più da cercarne un altro.

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- Sotto questa forma precisa chiamata “paternità spirituale” nel senso stretto del termine, l'accompagnamento non è necessario a tutti.

- Un vero accompagnatore può d'altronde esercitarsi in tante altre forme, e nulla vieta di pensare che qualcosa di questo carisma eccezionale sia oscuramente presente in ogni relazione tra credenti.

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- Eccoci dunque al cuore di una relazione umana che sta per assumere d'un tratto un'importanza tutta nuova. Tra loro qualche cosa deve accadere, sta per aver luogo un evento.

- Ciò che colui che cerca un accompagnatore sollecita, è a una vita in profondità a cui egli aspira . Una vita che non è quella di colui a cui si rivolge, bensì la sua stessa vita.

- La vita profonda a cui si mira , è quella dello Spirito santo in persona che deve rivelarsi nell'altro.

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Ciò che colui che cerca un accompagnatore sollecita è a una vita in profondità che egli aspira . Una vita che non è quella di colui a cui si rivolge, bensì la sua stessa vita.

La vita profonda a cui si mira , è quella dello Spirito santo in persona che deve rivelarsi nell'altro

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- Dire che si tratta di un evento spirituale non implica assolutamente che tale evento possa essere, per quanto poco, staccato dalla relazione umana concreta che unisce questi due esseri

- Il carattere “spirituale” della relazione non verrà ad aggiungersi a un certo punto dall'esterno al carattere naturale. Tutto lo spirituale si trova così incarnato nel naturale.

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- Curare la qualità di questa relazione si chiama “amore”, l'agape, a condizione che questa pedagogia di sostituzione e questa paternità di appoggio sappiano esercitarsi in modo corretto, cioè nel senso di una crescente autonomia della persona interessata.

- L'amore che dovrà rivelarsi al cuore della relazione di accompagnamento non è che un altro nome di quella vita profonda dello Spirito santo che sta alla base della relazione e dello scambio tra l'accompagnatore e l'accompagnato.

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- L'essenziale dell'equilibro psicologico si ritrova, a sua volta, nella capacità di amare in verità . Se siamo sani, possiamo al limite dispensarci da qualsiasi accompagnamento nella misura in cui sappiamo amare veramente, cioè gratuitamente, come Dio ama.

- L'amore è la capacità di uscire da se stessi verso l'altro, senza nessun ritorno su di sé.

- Attraverso l'amore noi confermiamo l'altro e siamo a nostra volta confermati, ma senza averlo cercato.

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- Qual'è il peso rispettivo delle attitudini psicologiche e della qualità spirituale in colui che è chiamato ad accompagnare?

- Nessuno può arrogarsi una tale funzione o presumere delle proprie capacità in questo campo; non è il padre che sceglie il proprio figlio, è il figlio che scopre il proprio padre. Si tratta qui di una regola assoluta che non sembra tollerare eccezioni.

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- Un'obiezione: il procedimento descritto non può verificarsi là dove l'accompagnamento si esercita a partire da una missione che è stata ufficialmente affidata da un'autorità superiore.

- Nel quadro di un noviziato il ministero di accompagnamento esercitato dal padre maestro è un ministero di tipo particolare, estremamente importante, ma circoscritto entro limiti particolari e avente uno scopo ben preciso.

- Non bisognerebbe mai presumere che il fratello abbia interiormente acconsentito a che la relazione si approfondisca al di là di quanto autorizza l'oggettività delle relazioni tra un padre maestro e i suoi novizi.

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- E' altrettanto importante che il fratello stesso abbia riconosciuto e accettato il suo accompagnatore come tale.

- All'interno della relazione di accompagnamento spirituale, l'atteggiamento dell'accompagnato è in qualche modo più importante di quello dell'accompagnatore: atteggiamento tutto di desiderio, di attesa, di disponibilità

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- Il preliminare essenziale di un accompagnamento sarà sempre dalla parte di colui che cerca sinceramente e che non potrà non trovare se da parte sua è sufficientemente pronto .

- La qualità e la ricerca dell'ascolto finisce per suscitare l'accompagnatore.

- Non è il sapere né l'esperienza né la competenza dell'accompagnatore che conta, ma piuttosto la disponibilità profonda di colui che chiede.

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- C'è qualcosa tuttavia che è previamente dato ai due partner della relazione, un elemento che l'accompagnato, senza esserne cosciente, ha confusamente presentito. Si attende da lui che il suo mistero tocchi e sveli il nostro mistero, quello che ciascuno porta in sé, e ci si sente allora in armonia con colui che ci inizia ad esso.

- Il mistero profondo dell'accompagnatore e la relazione che questi è riuscito a stabilire tra se stesso e il proprio mistero, hanno un ruolo di primaria importanza in questa scelta, anche se questi elementi restano spesso nel campo dell'imponderabile e sfuggono a ogni analisi precisa

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- Nell'accompagnamento spirituale questo maestro non può essere se non lo Spirito santo in persona, lo Spirito che ci è infallibilmente accordato e ci resta presente interiormente e anteriormente a ogni desiderio e impegno spirituale da parte nostra.

- Al cuore dell'accompagnamento l'ideale sarebbe che il “maestro esteriore ” arrivasse a far corpo, per così dire, con il Maestro interiore, fino a essere in grado di cedere totalmente il passo dinanzi a lui.

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- La vita dello Spirito emerge, affiora, a partire dall'essere profondo, prima di impregnare uno dopo l'altro tutti gli strati dell'essere umano, dai più intimi fino ai più esterni. Questo dispiegarsi della vita avviene in modo naturalissimo, a partire dalla vita stessa.

- L'accompagnamento è per così dire la vita abituale, dal momento che, salvo eccezioni, è sempre attraverso una relazione fraterna che la vita dello Spirito riesce a propagarsi in noi. L'accompagnatore, a sua volta è come chiamato a crescere nella presa di coscienza della propria realtà interiore.

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- Ogni uomo è in tal modo chiamato ad arricchirsi del proprio tesoro interiore, perchè il tesoro in questione è infinitamente più grande di ognuno di noi preso nei limiti della propria personalità e della propria storia. Si tratta infatti di un tesoro universale e destinato a tutti.

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- Ordine psicologico e ordine spirituale sono due dimensioni totalmente inerenti l'una all'altra , pur appartenendo a ordini diversi.

- Non è più possibile al giorno d'oggi praticare l'accompagnamento spirituale come se la psicologia non esistesse. La vita dello Spirito in lei poggia necessariamente sulla sua psicologia.

- Terapia psicologica e guarigione spirituale a volte si incontrano, o possono talora avere parzialmente uno sviluppo, ma non coincidono mai interamente.

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- La cosa importante da discernere sarà sempre il modo in cui il soggetto accetta la prova e la attraversa. Il discernimento qui è teso a cogliere in quale misura il soggetto sia accordato con ciò che lo Spirito santo gli rivela al cuore di quella contraddizione, per quanto gravosa essa sia.

- ll fatto che gli piaccia talvolta chiamare a un autentico amore e a una vera santità certe persone dalla psicologia alquanto dissestata non è che l'espressione di una delle linee di forza del suo disegno misericordioso che attraversa la storia e che la Scrittura continuamente ci ridice: egli sceglie i poveri, innalza gli umili.

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- Ogni uomo, nelle sue relazioni con gli altri, ha così la tendenza, concludeva Feud, a ripetere instancabilmente u certo scenario, di solito tenuto saldamente sotto chiave. Questo scenario è stato generalmente installato al tempo della primissima infanzia, per far fronte con i mezzi che erano quelli del momento, a certe sofferenze e a certe frustrazioni.

- Risalire alla storia di questo scenario e farla evolvere in senso positivo, entrarvi, accettando di svolgervi un ruolo; identificarlo per tentare poi di dargli un senso nuovo e imprimergli un orientamento meno drammatico

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- Anche l'analista vi è coinvolto e si trova a sua volta sollecitato a proposito del proprio scenario, all'interno stesso dello scenario del paziente, in cui si trovano, da quel momento, implicate l frustrazioni proprie del terapeuta e la tendenza a soddisfarsi in compensazioni tardive l'analista abbia fatto lui per primo chiarezza nel proprio scenario e nelle proprie frustrazioni

- l'analista decide di coinvolgersi nel transfert in modo sufficientemente neutro e distaccato, accettando di voler “non desiderare per essere soddisfatto”, il che è molto diverso dal voler “non desiderare puramente e semplicemente “.

- Il transfert è un'evidenza, né più né meno.

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- Anche per l'accompagnatore la situazione di transfert è innanzitutto una chance e non un rischio. Se gestita correttamente può “insegnargli a desiderare senza voler essere esaudito”

- Reale possibilità di un contatto in profondità in cui l'io autentico dell'uno entra in comunione con l'io autentico dell'altro.

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- Fred Brum ha chiamato questa possibilità “la terza dimensione” di ogni relazione analitica. Nasconde in sé la potenza creatrice capace di trasformare la relazione e di operare la guarigione

- Gesù è una presenza che è davvero in grado di eludere le insidie del transfert, e di farci beneficiare di tutti i vantaggi che ci possono venire dal transfert.

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- La qualità di una relazione umana si riflette in parte nella qualità del dialogo che si instaura tra i due partner - “apertura del cuore” o anche “manifestazione dei pensieri”

- Basta dire, aprirsi. E' la comunicazione che è importante: essa appare efficace di per sé stesa, al pari della benedizione che segue, purchè il fratello e la sorella l'abbiano desiderata liberamente.

- Attendere che nasca questo desiderio nei loro cuori

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- Nei primi tempi in cui si instaura il dialogo, il clima sarà di estrema importanza: sarà fatto innanzitutto di ascolto e di non giudizio

- E' estremamente importante per questo fratello che gli sia permesso di esistere così come si è appena messo a nudo, così com'è e come si sente. -“permesso di esistere “ tale e quale egli è.

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- Accogliere senza riserve non significa approvare. Per l'accompagnatore questa tappa è più impegnativa di quanto non appaia a prima vista.

- Tacere non basta. Può avvenire infatti che, pur ascoltando l'altro con attenzione e pur osservando uno stretto silenzio, ci sia un “parlare” a livello delle viscere dell'accompagnatore, senza che questi sia in grado di controllare il proprio discorso interiore che di solito, peraltro, è perfettamente inconscio

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- Ogni conversazione è per sua natura un luogo di interazione tra la comprensione viscerale e lo scambio discorsivo; ma la prima è più diretta nei suoi effetti che non lo stesso discorso. Più importanti saranno i sentimenti, più sinceri possibile, di accoglienza e di non giudizio che noi “proviamo”.

- La nostra capacità di provare dipende principalmente dal contatto che siamo stati in grado di stabilire e che “sentiamo” con la sorgente di vita nel più profondo di noi stessi

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- L'empatia nasconde in sé una forza capace di liberare all'altro un dinamismo che lo fa camminare verso la guarigione

- Bisogna anche astenersi dal rassicurare, dall'incoraggiare, dall'approvare, per lo meno in questa prima tappa del dialogo. Rimandano sempre l'interlocutore alle categorie del permesso e del proibito, facendogli credere che nonostante tutto è in regola

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- In entrambi i casi l'obiettivo inconscio è lo stesso: fermare a ogni costo la messa a nudo delle ferite del partner.

- Chi rifiuta, perchè lo fa? Semplicemente perchè ama. Ama non di quell'amore narcisistico che l'accompagnato vorrebbe ricevere a proprio vantaggio tramite lo scenario e il transfert, ma un amore “altro”, l'unico vero ancora ignorato dall'accompagnato

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- Un atteggiamento che sarà di prossimità nei confronti di colui che vive con lui, un passaggio, una pasqua, molto faticosa.

- Egli deve semplicemente accogliere e, una volta fatta questa accoglienza, quando è venuto il momento, prende la risoluzione di sottrarsi, quali possano essere le conseguenze di un simile ascolto su questo mondo relativamente complesso che sono i nostri desideri

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- Un enunciato di morale, pur restando necessario per molte ragioni, non possiede nessuna autentica presa sulla realtà dei desideri. La sua efficacia è in effetti limitata e addirittura contestabile, dal momento che un tale enunciato rischia di produrre effetti perversi, non appena è sentito come repressivo, o colpevolizzante .

- Il motivo di tutto questo è semplice: non solo questi desideri sono difficili da identificare, ma sovente sono tali proprio perchè sono difficili da ammettere.

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- Se vi è male, almeno psicologicamente parlando, esso si situa precisamente in questo travestimento.

- Sarà importante sbarazzare quest'ultimo dal suo travestimento, raddrizzare questa distorsione che lo snatura.

- Se i desideri si presentano sotto forme un po' strane o spingono a comportamenti che con tutta evidenza hanno qualche legame con il cosiddetto peccato, è semplicemente perchè non è “a posto”, è perchè sono “male ordinati”. Solo un amore vero ordina i desideri.

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- Si è messo a nudo il desiderio fondamentale con la sofferenza della frustrazione inerente al suo non esaudimento, una volta soprattutto che questo desiderio è stato valorizzato ed esaudito, i mille desideri apparentemente cattivi che gli servono da esca perdono il loro potere di fascinazione.

- Se, tra uomini, il male troppo spesso non è che un bene “sfasato”, un desiderio buono ma travestito, è perchè quest'ultimo non è ancora stato sufficientemente esposto al calore di questo sole chiamato amore vero .

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- Solo il calore di un amore vero è capace di raddrizzare, a poco a poco la distorsione del desiderio e di permettere , al vero bene di manifestarvisi.

- Tutti i desideri si riducono un giorno a quella che è la loro fonte permanente; questo desiderio più profondo in ogni uomo, che è il bisogno di essere pienamente e incondizionatamente accolti nell'amore.

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- E' l'esperienza di un tale amore, inoltre, ed essa sola, che renderà possibile, un giorno, una rinuncia feconda e fruttuosa.

- Una persona indotta a rinunciare prematuramente a certi desideri ancora male ordinati, aggrovigliati tra loro e che servono ancora da travestimento e da esca ad altri desideri ben più vitali e importanti, rischia di rimuovere anche il bisogno vitale che si nasconde dietro ad essi. “Scotomizza”.

- Il desiderio vitale così rimosso continuerà a lavorare nell'inconscio e non tarderà a riapparire sotto altri travestimenti, in forme sempre più sottili o ridicole.

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- Una rinuncia veramente positiva presuppone che si sia lasciato affiorare il desiderio alla coscienza e che se ne sia presa conoscenza, pacificamente e oggettivamente, pienamente riconciliata con questo desiderio.

- L'aver guardato questo desiderio insieme, permetterà di stanare tutto ciò che nascondeva ancora in sé, a sua insaputa; tutte le storture e i ripiegamenti.

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- Un bisogno di amore che, nella misura del possibile, merita, sin da oggi, di essere esaudito. Di colpo, il desiderio superficiale perde il suo carattere affascinante, compulsivo, irresistibile .

- Non appena quest'ultimo è stato liberato e sufficientemente esaudito, diventa possibile, anzi relativamente facile, rinunciare in pace al desideriosuperficiale, senza farsi male. Si è ormai capaci di rinunciare senza mutilarsi o distruggersi.

- Sono sempre l'amore e la gioia che comandano la rinuncia

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- Due elementi che intervengono tanto nell'accompagnatore quanto nell'accompagnato . Essi esercitano una certa “autorità”, quasi sempre inconscia, sullo psichismo di ognuno dei due: “censore interiore” e “specchio interiore”.

- Non costituiscono per nulla delle “anomalie” di cui bisognerebbe sbarazzarsi.

- Fenomeno di protezione che mima sotto forma di antitesi la creazione dell'uomo da parte di Dio. Identificarle e neutralizzarle nel miglior modo possibile.

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- Cristallizzazione delle tracce degli echi lasciati da ogni autorità: “super-ego”, l'eco degli ordini e dei divieti, l'eco delle punizioni, l'eco delle colpe di cui siamo stati accusati.

- E' lui che, ancora oggi, vieta certe cose, ne valuta altre. Talora impedisce di agire, si adopera per far fallire, oppure minaccia, alimenta la paura.

- Il nostro inconscio si svilupperà in stretta dipendenza da quelli che furono i modelli dei nostri genitori e dei nostri educatori.

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- Di questo modello di perfezione ereditato dalla cultura in cui viviamo, la nostra psicologia si impossessa, lo adatta e lo affina a proprio uso.

- Il censore si tradisce soprattutto nel vocabolario usato.

- Il fatto di trovarsi di fronte al proprio accompagnatore non può che risvegliare nell'accompagnato tutti i sentimenti che, in lui, sono connessi col profilo del proprio censore interiore.

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- Saranno la storia dell'autorità nella vita dell'individuo e i sentimenti che lo accompagnano a dettare tali reazioni impulsive; l'accompagnatore assume a poco a poco i tratti del censore interiore.

- Viene attivato un censore interiore non solo nell'accompagnato ma anche nell'accompagnatore . E' importante, evidentemente, che l'accompagnatore se ne renda conto e che abbia un po' di familiarità con i tratti del proprio censore interiore.

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- Ciò suppone da parte dell'accompagnatore una presa di distanza nei confronti del proprio censore – gestirli.

- Questo richiede da parte sua l'esperienza di un contatto con il proprio essere profondo, e l'intelligenza di ciò che significa “lasciarsi guidare dallo Spirito”.

- L'accompagnato accuserà un disagio nella misura in cui percepirà confusamente che il proprio censore interiore è colpito in pieno dalle reazioni del suo omologo che trapelano dall'accompagnatore.

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- Ben difficilmente al cuore della relazione potrà emergere il Maestro interiore, lo Spirito santo, per esercitarvi la sua azione chiarificatrice e salvifica sui desideri affidati all'ascolto.

- Bastava un silenzio pieno di amore che accogliesse la confessione del desiderio, perchè potesse emergere un livello più profondo della persona.

- L'accompagnatore si trova coinvolto in un confronto-scontro che ha luogo al tempo stesso all'interno dell'accompagnato e all'interno della relazione con lui

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- Correggere un coscienza altera e sostituirla con una coscienza retta; neutralizzare l'influenza nefasta del censore interiore e permettere allo Spirito santo di agire su costui grazie all'amore.

- Condizione è che l'accompagnatore non vada a “installarsi nell'altro” al posto del suo censore interiore.

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- L'accompagnatore si trova annesso alla “sindrome”, se così ci si può esprimere. La sua parola infatti opera unicamente nella zona di influenza del censore interiore con cui ormai ha fatto lega. L'accompagnato, senza saperlo, collabora alla messa in opera di questa trappola di ordine psicologico sotto i piedi dell'accompagnatore.

- Trascinerà in tal modo il soggetto nella spirale dell'esigenza di perfettibilità dell'io, accrescendo la distanza tra questo e l'io profondo, e creando un ideale sempre più divergente dalla realtà dei suoi desideri profondi.

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- L'accompagnamento doveva essere quel contrappeso grazie al quale sarebbe diventato possibile sfuggire al suo potere , schivare i suoi dardi passando in qualche modo dietro a lui, anziché affrontarlo frontalmente, ed essere così in grado di discendere più profondamente in sé stessi, per essere confrontati con il brulicare dei propri.

- E' vitale per ognuno essere in grado di riconoscere i propri desideri, con la loro parte di distorsioni, certo, ma anche con tutta la loro verità e la loro forza vitale; presentarli, tali e quali, all'attività benefica del nostro io profondo e della grazia.

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- Tutta la tattica del censore interiore consiste precisamente nel risparmiarci questo momento di verità e nell'occultarci la nostra debolezza, facendoci credere che a certe condizioni, è possibile essere “in regola” e giocare all'uomo o al cristiano virtuoso. Tutto lo sforzo consiste invece nel rimuoverli e nel difendersi da essi. Se è così possibile essere perfettamente “in regola”, allora non c'è bisogno della grazia

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- E' quasi sempre preferibile prendere un lungo momento di silenzio prima di parlare.

- Non sono opportune né le riflessioni colpevolizzanti, né le buone parole di incoraggiamento che mirano a decolpevolizzare il soggetto, poiché in tal modo viene sollecitato solamente il piano del permesso-vietato e si devia dal faccia a faccia, che solo è liberante.

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- Quando il legame tra l'accompagnatore e l'accompagnato è stato sufficientemente stabilito nella fiducia reciproca, l'accompagnatore non rinuncerà a pronunciare una parola, nel senso più forte del termine, una parola il cui impatto pedagogico e terapeutico potrà essere incalcolabile.

- Una parola andrà pronunciata, un giorno. La parola sarà data al tempo opportuno; grazie alla qualità stessa della relazione l'accompagnatore sarà tanto più in grado di liberare una tale parola in quanto egli stesso, un giorno l'ha ricevuta da un altro.

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- Lo scrupoloso è l'esempio tipico di chi è interamente consegnato, legato mani e piedi alla tirannia del censore interiore. Gli sforzi disperati del censore interiore dell'interlocutore hanno direttamente di mira il censore dell'accompagnatore

- Tramite il censore interiore di costui, egli mira a un livello più profondo del proprio accompagnatore. Il grido dello scrupoloso è una richiesta di amore.

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- Come venire in aiuto a uno scrupoloso? Non si può aiutare l'altro, in questa materia, se non in modo indiretto, facendo sì che il lavoro di chiarificazione che egli deve effettuare su se stesso gli sia facilitato. Ma spetterà sempre a lui, in prima persona, “cogliere in flagrante delitto” , meglio ancora “cogliere i propri desideri in flagrante delitto di deviazione o di travestimento”

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- Un'altra maniera classica consiste nel tranquillizzarlo con parole che si presume siano in grado di pacificarlo. Quando si tratta di tranquillizzare uno scrupoloso esse hanno scarso effetto e un effetto del tutto passeggero. Quando si cerca di tranquillizzare lo scrupoloso in questa maniera, ci si installa esattamente al posto del censore interiore, per sostituirsi a lui nel suo ruolo e nei suoi atteggiamenti.

- Ciò che è realmente in causa qui è il passaggio qualitativo dal senso di colpa psicologico, alla grazia del pentimento

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- Un'altra maniera di aiutare lo scrupoloso è quella di suggerirgli un'obbedienza cieca al proprio padre spirituale. ma non può fungere da vera e propria terapia; trovarsi faccia a faccia con un censore in carne e ossa che sia la copia conforme del proprio censore interiore non può che appagare tutti i desideri inconsci dello scrupoloso.

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- Un lungo e paziente ascolto dovrà progressivamente ridurre l'azione del censore interiore e renderla, per quanto possibile, evanescente, nulla, allo scopo di permettere alla vita profonda dello Spirito, quando sarà il momento, di sgorgare dall'interno e di investire poco a poco questo super-io, di evangelizzarlo, di trasformarlo. (“Tu sta in pace perchè io sono qui con te, mi prendo io tutto il peso della tua colpa, se colpa c'è, con tutte le sue conseguenze”).

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- Una tale “condivisione delle ferite” rappresenta effettivamente un momento cruciale al cuore della relazione di accompagnamento; condividere la sofferenza dell'altro in un amore vero raggiunge l'altro nel suo centro più profondo ed è in grado di togliere in lui tutto ciò che gli impedisce di stabilire il contatto con la propria sorgente interiore.

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- Solo il vero pentimento nello Spirito santo può garantire definitivamente lo scrupoloso

- Ma esistono altri casi in cui l'età, la formazione ricevuta, la solidità delle difese interne fanno sì che si possa ragionevolmente prevedere che la tal persona morirà con i suoi scrupoli, o talora addirittura, morirà “dei” suoi scrupoli.

- L'importante è che queste persone, consegnate a una tal prova, siano spiritualmente aiutate a intravedere, attraverso la cappa del loro senso di colpa e delle loro angosce, qualche barlume proveniente dallo Spirito santo che non cessa di essere all'opera insieme con esse .

- Ciò che “agisce” allora nell'accompagnatore è piuttosto la dolcezza. E' il vero pentimento che inonda di gioia il peccato perdonato

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- Scuola di Jacques Lacan: esperienza di identità ma in un'alterità e in una lacerazione in ogni incontro interpersonale; quale che sia, ogni soggetto cercherà di ritrovare la propria immagine nello sguardo di quest'altro.

- La nostra immagine di Dio po' risentire dello specchio interiore, nella misura in cui ci avviene di proiettare il nostro io idealizzato al posto di Dio e di scambiare innocentemente quest'ultimo con il nostro specchio elevato al massimo di perfezione

- Lo specchio ci allontana dalla nostra realtà profonda stornando la nostra attenzione verso qualcosa di illusorio.

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- L'ideale dà l'illusione di poter divenire ciò che non si è realmente e permettere di rifiutare ciò che si è di fatto. Entrambi gli interlocutori sono , ognuno da parte sua, portatori di uno specchio interiore.

- Un accompagnamento corretto dovrebbe dunque limitarsi ad aspettare il momento in cui lo specchio si infrangerà. In quel momento decisivo del percorso dell'accompagnato, la qualità della presenza dell'accompagnatore avrà in effetti una portata incalcolabile.

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- L'evento è il pretesto di un itinerario interiore attraverso l'insegnamento e il sacramento.

- E' il ribaltamento nella novità. Paolo viene a perdere gli appoggi psicologici inconsci sotto il fuoco di una potenza irresistibile. Tutto diventa possibile: egli non è più nulla ai propri occhi, così come sono ridotti a nulla i segni di riferimento di cui lo sguardo altrui era il rifugio. Paolo si scopre in verità nella sua vertiginosa debolezza verità

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- Uno sconvolgimento del genere non è senza rischi. Può toccare radicalmente le strutture del soggetto da condurlo sino all'ultima frontiera del suo equilibrio psicologico, fino al limite della sua possibile follia.

- Se il soggetto, nell'infuriare di una tale prova, riesce a salvaguardare la propria integrità psicologica, lo dovrà in definitiva alla rivelazione della Misericordia di Dio che gli è fatta al cuore di questa esperienza. Solo un amore infinito che gli è testimoniato in un momento così cruciale, può riconciliarlo con sé stesso.

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- Il ruolo della guida spirituale è della più grande importanza. Una volta che lo specchio è stato infranto si apre il cammino verso il nucleo profondo dell'essere e verso la sua vera nobiltà.

- Nel profondo dello sguardo di un altro che si fa carico di lui nell'amore, l'accompagnato può riconoscere un riflesso di ciò che lo attende nel più profondo del suo stesso cuore: egli è perdonato nella Misericordia infinita, e lì trova la sorgente di un'infinita libertà. Al cuore di una tale relazione ogni parola pronunciata dall'accompagnatore dovrà essere soppesata accuratamente, amorevolmente per essere terribilmente efficace.

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- L'aggirare le influenze nefaste del censore interiore e dello specchio interiore apre la via all'autentico pentimento e a permettere di distinguere quest'ultimo dai falsi sensi di colpa o dai fasti ideali che devastano così spesso l'esperienza spirituale.

- Il vero pentimento nello Spirito santo è l'autentica pietra di paragone di ogni esperienza spirituale autenticamente cristiana.

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- La sorgente e il senso del pentimento sono ben distinti da certe reazioni psicologiche del tutto primarie che liberano sensi di rimorso e danno origine a rimproveri di coscienza che non sono per nulla il frutto di un intervento diretto dello Spirito santo.

- Gli spirituali di tutte le epoche si guardavano bene dall'identificare un pentimento che nasce dalla paura e non può che raddoppiarla, con un pentimento che fa sgorgare lacrime che non sono tanto lacrime di dolore, quanto piuttosto, o nel contempo, lacrime di gioia e di amore .

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- Per Benedetto il lato paterno dell'autorità è in primo luogo il lato materno; l'abate “farà sempre prevalere la misericordia del giudizio”.

- Che Dio possa essere infallibilmente forte anche quando si mostra tenero e misericordioso, ecco, questo è uno degli aspetti più sorprendenti, e più inconcepibili del nostro punto di vista, del suo mistero; fintanto che non ci siamo “scontrati”, letteralmente, con lui, noi non possiamo immaginarci come una tale forza possa andare di pari passo con una tale tenerezza.

- Armonizzare forza e tenerezza. Sarà dunque importante che l'accompagnatore si conosca a sufficienza, che abbia una certa cognizione delle proprie possibilità, ma soprattutto dei propri limiti.

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- La prima domanda che si porrà concerne il ruolo in cui si sente maggiormente a proprio agio: è più padre o madre?. Ogni essere umano possiede nella sua psicologia i due poli, maschile e femminile. L'altro polo è stato interiorizzato, identità più sotterranea che è sempre attivamente presente e continua a esercitare un'influenza importante e benefica. Un polo femminile correttamente interiorizzato evita all'uomo di diventare un mostro di aggressività.

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- Nessuno è perfettamente armonioso in questo campo. Solo Dio lo è. In genere, questi limiti inevitabili non implicano alcun rischio, ma solamente delle possibilità particolari, una chance che è importante conoscere bene per poterla gestire meglio. Questo fratello o questa sorella a quale polo del suo accompagnatore si rivolge?. La risposta a questa domanda non è senza importanza.

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- Se l'accompagnatore è in linea di massima unico, la semplice presenza, come alle spalle della relazione, di un terzo, può essere estremamente preziosa, senza che si debba peraltro parlarne come di una vera relazione a tre.

- Una “presenza” del genere va favorita, a condizione che esista una perfetta comunione tra l'accompagnatore e questa persona.

- Tuttavia questo legame affettivo potrà portare frutto unicamente se, nello stadio successivo, si manifesta una disposizione nuova nell'atteggiamento dell'accompagnatore: una certa forza o fermezza, che ricorderanno ormai il ruolo del padre. Deve anche essere capace di creare e di far sorgere una certa “distanza” tra l'altro e lui. Un luogo di libertà.

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- Solo una distanza così, molto netta, in un amore altrettanto netto e pienamente certo, crea lo spazio di cui due esseri hanno assolutamente bisogno per fare insieme e per esercitare l'uno verso l'altro la loro libertà in totale autonomia.

- Passare allora da un atteggiamento piuttosto materno a un atteggiamento più esplicitamente paterno

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- Agire con prudenza significherà spesso essere attenti alle reazioni dell'altro; l'importante sarà coniugare insieme il distanziamento e la permanenza del legame di amore

- E' grazie al legame che permane e nel contempo alla distanza che si crea che l'accompagnato ha qualche possibilità di essere rimandato alla propria autonomia e responsabilità, e si maturare in tal modo un comportamento veramente adulto.

- La vita vissuta in comune può svolgere un ruolo regolatore della giusta distanza tra accompagnatore e accompagnato . La limitazione imposta dal quadro di vita è, di conseguenza, puramente esterna alla relazione, e dunque tanto più preziosa. Potrà rivelarsi molto fecondo.

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- L'accompagnato presenta gravi lacune nell'integrazione dell'immagine del padre o della madre. Quando la madre è stata notoriamente carente, paralisi dei sentimenti, che predispone a un'aridità cronica nella vita di preghiera. Il ruolo materno ha potuto avere una netta dominanza.

- Maggio 198, la schiera dei padri sembra un po' vergognarsi, quando non si sente addirittura colpevole, di fronte al ruolo che spetta loro normalmente.

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- La presa di coscienza della ferita che è all'origine di un tale irrigidimento, presa di coscienza che può essere unicamente il frutto di un percorso prolungato di ascolto e di scambio, potrebbe alla lunga sciogliere il conflitto, di cui nessuno dei due partner è realmente responsabile.

- La semplice qualità del legame intessuto tra lui e i fratello nell'ascolto di costui e di ciò che Dio vuol dire attraverso le sue confidenze, può alla lunga portare frutti sorprendenti, anche nel campo della psicologia.

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- Noi viviamo abitualmente alla superficie del nostro essere e abbiamo in genere perso il contatto con questo nucleo più profondo.

- Per gli antichi il nous è il luogo di Dio in noi, il luogo in cui Dio ci abita e a partire dal quale ci manda i suoi impulsi e ci dona di partecipare sempre di più alla sua vita. Là inoltre si può rinvenire il disegno assolutamente unico che Dio ha tracciato a suo riguardo..

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- Proprio perchè lo ama, Dio lo desidera plasmato in un modo o in un altro, comunque in modo unico. Un amore che non può che colmare al di là di ogni attesa.

- In conseguenza della prima caduta la sua unicità interiore è stata ferita e votata al fallimento

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- Le volontà proprie sono un impedimento all'ascolto del cuore profondo e allontanano l'uomo dalle vie dell'interiorità.

- In quella profondità regna un'assoluta katastasis , “riposo”. Negli scritti di Evagrio il termine katastasis designa uno “stato di preghiera”: è qui infatti che i “desideri” o “volontà”o loghismoi avvolgono il cuore umano e gli impediscono di raggiungere questo riposo interiore nel più profondo di se stesso, là dove la preghiera dello Spirito è senza tregua all'opera in lui, là dove si trova la volontà di Dio in lui.

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In epoca moderna, una certa letteratura spirituale ha molto insistito, parlando della volontà di Dio, sul suo aspetto di “croce”. Nel più profondo segreto di se stessa non può che coincidere con la nostra crescita più armonica e con la nostra felicità perfetta. Così come la nostra crescita integrale non può che coincidere con la volontà di Dio su di noi.

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- “Indifferenza”; mettere tra parentesi le proprie preferenze, per essere disponibili a seguire il desiderio-volontà di Dio, non appena la preferenza divina si sarà fatta sentire in un modo o in un altro.

- In attesa di un segno da parte di Dio, l'indifferenza faciliterà l'accesso al desiderio di Dio e al tempo stesso la scelta da fare in favore della volontà di Dio, a preferenza di ogni altro desiderio.

- Se ha realmente rinunciato a ogni desiderio superficiale che gli impedisce di raggiungere il proprio io profondo in cui Dio è all'opera, l'uomo può sempre fidarsi del desiderio che sussiste dolcemente nel più profondo di sé. Questo desiderio, non v'è possibilità di dubbio, è il desiderio di Dio nei suoi riguardi.

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- Obbedire a Dio è sempre obbedire al desiderio più profondo che ci abita, a ciò che cìè di meglio e di più vero in ogni uomo.

- Il più delle volte, accedere così, attraverso l'obbedienza, al proprio io più profondo sarà vissuto come una vera e propria morte . Ma se si muore al proprio io superficiale è per nascere all'io vero, certo numero di criteri che permetteranno di discernere correttamente la volontà di Dio. Inutile forzare la propria salute, presumere delle proprie forze o delle proprie capacità, trasformare la propria vita in una corsa contro il tempo.

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- Per precisare questo impulso della grazia gli antichi lo chiamavano “misura”. Benedetto infatti chiama esplicitamente “dono” la misura dell'ascesi di ognuno.

- La misura dell'ascesi non può essere che a “misura” della grazia che uno riceve molto concretamente da parte di Dio nella data situazione particolare.

- Diffidare della tendenza a codificare troppo rapidamente certe abitudini ascetiche che finiscono per divenire una sorta di riflesso condizionato, restare all'ascolto di ogni novità proveniente dal Signore

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- Pae-sumere : “volersi”appropriare di una realtà a cui non si è ancora chiamati quand'anche le forze fisiche si rivelassero sufficienti per compiere l'opera “presunta”, il beneficio spirituale sarebbe nullo. Ciò che è fatto senza la benedizione del padre spirituale “praesumptioni deputabitur ac vanae gloriae, non mercedi”

- Panta ta ametra ak tou diabolou, tutto ciò che è senza misura (ametron) viene dal diavolo

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- Riconoscere da certi segni se una data via che si vuole intraprendere corrisponde o no alla volontà di Dio è una spinta interiore dello Spirito santo. Senza la gioia interiore ogni ascesi in sovrappiù non sarebbe che “costretta e forzata”; senza il discernimento di un accompagnatore, ogni gioia interiore potrebbe diventare fonte di illusione.

- Esiste tuttavia una sensibilità spirituale che non coincide interamente con la sensibilità superficiale ma che non è prova di legami con essa. Si tratta di un sentimento, al tempo stesso oscuro e luminoso, che permette di presentire certe cose più di quanto si possano sentire nel senso abituale del termine, e che nondimeno procura una certezza interiore di non sbagliarsi .

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- Allorchè è stato permesso a qualcuno di sorprendere e di “sentire” dentro di sé l'azione dello Spirito santo, gliene resta un ricordo indelebile, una sensibilità particolare, inscritta nella memoria del cuore , che diventa un punto di riferimento grazie al quale egli è ormai in grado di riconoscere subito, e con un margine minimo di errore, l'azione dello Spirito santo dentro di sé o negli altri.

- Il legame che esisterà l'esperienza spirituale personale dell'accompagnatore e l'aiuto che è chiamato a procurare in occasione di un dialogo con altri.

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- La prima certezza: non possedere la risposta. E' una risposta che solamente il richiedente porta dentro di sé. Aiutarlo a prenderne coscienza. Tutto ciò che potrà fare è ascoltarlo rispettosamente, e ascoltandolo così, insegnargli come ascoltare il proprio cuore e come discernervi, un po' alla volta, in mezzo a una folla di desideri e di motivazioni superficiali, il proprio desiderio più profondo

- La tale opzione è rivelata, col passare del tempo, un'illusione. Ed egli ha finito per trovarsi intrappolato nel mondo torbido e ambiguo dei suoi desideri più o meno contorti.

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- Nella misura in cui vengono accolte con calma da qualcuno, queste velleità hanno una reale possibilità di dissolversi da se stesse, come spontaneamente, nel cuore di chi si apre in questo modo, per lasciarvi sussistere unicamente l'altra possibilità, quella che gli permetterà di percepire, nel più profondo di se stesso, il desiderio di Dio, costitutivo del suo essere

- Bisogna invece ricondurre sempre l'altro alla propria scelta. Solo lui può determinarsi in un modo veramente fecondo, cioè in piena libertà. L'accompagnatore potrà tutt'al più rischiarare questa scelta.

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- Chi percepisce realmente e chiaramente la volontà di Dio o, meglio, colui al quale essa si manifesta con nettezza, è all'istante desideroso di obbedirle e capace di rinunciare gioiosamente a tutto ciò che le è contrario.

- Nonostante un “auscultazione” attenta, non predomini in maniera sufficientemente chiara nessun desiderio e il soggetto resti dilaniato tra più scelte che gli sembreranno ugualmente desiderabili e valide. Può essere il segno che Dio lascia, molto semplicemente la scelta all'interessato stesso. E perchè no? L'importante a volte non è che l'interessato scelga la tal cosa a preferenza di talaltra, ma semplicemente che “scelga” in tutta libertà.

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- Lo Spirito santo invita l'orante a passare da una preghiera più esteriore-razionale o immaginativa- a una preghiera più interiore.

- Viene progressivamente rivelato il luogo interiore in cui Dio è presente in ciascuno, a partire dal quale lo istruisce e lo muove grazie a quella che Giovanni chiama “unzione”.

- Attirare l'attenzione dell'orante su questo silenzio interiore in cui non cessa di accadere qualcosa di importante.

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Generati dallo Spirito

- Dio è sempre presente in colui che prega, ma altrove ormai. E' l'unica tattica che Dio può adottare per costringere qualcuno ad ascoltarlo là dove parla realmente

- L'accompagnatore: se la preghiera sembra essere diventata più ardua, non è perchè l'orante l'avrebbe meritato per colpa sua, ma unicamente perchè Dio così desidera per noi. Dio prende ora le cose in mano. Una prova del genere nella vita di preghiera può causare un profondo smarrimento.

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Generati dallo Spirito

- Ha bisogno di una guida che attiri la sua attenzione sui segnali misteriosi che Dio non cessa di inviargli quale prova che si trova sulla strada buona e che in tutto ciò che gli accade è all'opera lui, Dio. Cerca di fargli capire che non può fare null'altro se non abbandonarsi alla sua azione. In quei momenti Dio è vicino più che mai. Bisogna lasciar perdere tutto ciò che ingombra le mani e il cuore. Bisogna lasciare la presa. Nessuno può insegnarlo o comandarlo a un altro. Lo si può solamente suggerire attraverso tutto ciò che si è.

- In quei momenti la presenza di un accompagnatore è quasi sempre indispensabile. La sua presenza può aiutare ad acquietare certe tensioni perfettamente inutili, a correggere certi sforzi volontaristici che sono puro spreco di tempo e di energia

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Generati dallo Spirito

- L'apprendistato di un agire che sia continuamente in accordo con l'azione dello Spirito santo in noi . Lasciare che sia Dio a lavorare e a prendere tutta l'iniziativa in loro.. Esiste però una maniera del tutto differente di lavorare insieme a Dio, o meglio, di lasciare che Dio opri in colui che lavora: mettersi nella condizione di captare la lunghezza d'onda sulla quale è all'opera Dio.

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Generati dallo Spirito

- La cosa è facile solo in apparenza, soprattutto con l'uomo attivo, abituato a nutrirsi inconsciamente della propria attività, una certa passività proprio all'interno dell'azione. L'orecchio del cuore che è attento all'azione di Dio .

- Aiuto di un accompagnatore per comprendere il senso dell'azione di Dio nella propria vita e la forma del suo intervento nelle proprie attività.

- Esonero nella propria debolezza: imparare a vedere come Do sapesse trarre sovranamente il massimo profitto dei poveri cocci che egli poteva allora offrirgli.