Galassia 4603

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Nel 2059 il Consiglio Superiore Siberiale ordina l'Operazione 4603 destinata a dare, almeno secondo le Menti Siberiali, un nuovo senso all'esistenza umana. Ma sull'astronave Nova T. Velox, nella galassia NGC 4603 a cento milioni di anni luce dalla Terra, le cose non vanno come previsto... Un viaggio siderale surreale in compagnia del più improbabile degli equipaggi al ritmo dei botti tronici e delle musiche degli ineffabili Dural-Dural.

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Carlo Bertolini

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Copyright © 2014 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i PaesiCasa Editrice AntipodesVia Toscana, 290144 [email protected]

ISBN: 978-88-96926-35-2

In copertina: Raffaella Berti, Galassia intensa

Carlo Bertolini, Galassia 4603, Antipodes, Palermo 2014

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Capitolo

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Le antenne long solon, i cerchi dei trono radar, le crunea micro-dira e l’andirivieni di navi soloniche battentibandiera siberiale riempivano di bagliori le desolate

lande ai piedi del monte Tibesti.Era il cinque aprile del 2059 e Valeri Dobrowski, Comandante

della Nova T. Velox, la più moderna astronave delle Linee Troni-che Siberiali, passò in rassegna l’equipaggio dell’Operazione

4603 mentre fuori dalla Base Maggiore Siberiale il monte Tibestiondulava fatuo sotto l’incalzare delle torride correnti ascensionali.

Anche se gravemente punito dal riscaldamento globale degli ul-timi quarant’anni il monte nel deserto del Sahara, manteneva un’in-commensurabile importanza strategica e dovuto alla robustapresenza di fasci solonici era stato scelto dal Consiglio Superiore percostruirvi la Base Maggiore Siberiale, che dal 2035 aveva dato il viaalla colonizzazione dello spazio, nonostante le estreme condizioniclimatiche della zona: a mezzogiorno la temperatura sfiorava i set-tanta gradi e solo poche ore dopo si alzava un vento apocalittico cheimpazzando a centoventi chilometri l’ora sbancava le dune in un biz-zarro balletto da tempo dichiarato attrazione turistica dell’umanità.

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«Vuole scommettere su quella duna Dottore?» chiese Peder, ilgestore dell’area ricreativa della Nova T. Velox, indicando unaduna investita dal violento cozzare del vento. «Scommetto che traun’ora sarà ancora lì!»

«Un’ora? ...Non mi faccia ridere!» rispose il medico di bordodott. Antonio Zanetti dimenticando che una volta ride chi sa e unaltra il riso abbonda sulla bocca degli stolti. «Scommetto 500$oloni che in un’ora quella duna sarà sbancata!»

Chi non conosce il gioco d’azzardo non può capire l’eccita-zione che ammanta gli attimi in cui ci si affida alla sorte, al magicofato e al capriccioso destino che lì, alle falde del Tibesti, era rettoda un imprevedibile vortice d’aria che nel giro di pochi minutismuoveva intere colline di sabbia.

«Questa sera comincia l’addestramento!» disse Maxine, la pic-cola nordica seduta su di uno sgabello alto quasi quanto lei.

«Non mi sembra il caso di gioirne!» le rispose Mariano guar-dando la sabbia portata dal vento. «I voli tronici sono una porche-ria satanica!» assicurò con espressione schifata. «Se non avessi idebiti da pagare neanche il Padreterno mi potrebbe obbligare ametter piede su quella cosa!» indebitandosi fino al collo Marianoaveva comprato un intero bosco sui Carpazi e nonostante lo stessedecontaminando ogni mese doveva pagare dodicimila $oloni allaCassa Comune Siberiale.

«Questo è il miglior lavoro del mondo!» ne sembrava sicura Ma-xine. «Qua ci pagano fior di $oloni per andare a ballare e in un meseguadagno come in tre anni a Oslo!» con eleganza la ragazza sorseggiòun esistire pediatrico da 20º e dopo essersi leccata le labbra, aggiunse:«... Senza contare che in Norvegia spendo dei bei $oloni per andarein discoteca mentre che qua sulla Nova T. Velox é tutto compreso!»

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«Questo viaggio ti allontanerà dalle discoteche; il volo tronicoè il martirio dell’era $olonica!»

«Martirio?» si spaventò Maxine. «Ma tu sei uno di quei sacerdotibalordi che c’erano anni fa?»

Mariano scosse la testa. «Vedrai» disse compunto, «vedraiche finirai pure tu col chiamarla bolgia infernale!» incurantedell’espressione annoiata della nordica, Mariano prese a spiegareche la Nova T. Velox percorre dieci anni luce al secondo grazieallo strabico, che é una scatola di trono lamiere con un periscopioin fronte e uno incassato sulla nuca, che tronizza la distanza e ob-bliga i cesellatori tronici a piegare lo spazio fino a congiungernele estremità permettendo così all’astronave di passare dall’inizioalla fine in un’infinitesima frazione di secondo. «Purtroppo» pia-gnucolava Mariano, «dopo che la Nova T. Velox ha passato ilpunto di unione, finisce l’incantesimo e lo spazio torna a stendersiprovocando l’inevitabile botto tronico.» Mentre lui si accanivacon tediose spiegazioni, alla vetrata nord il dott. Antonio esultava:«Che meraviglia questo vento! Prepari i cinquecento $oloni!»

«Caro Lei che prima d’averlo preso vuol venderne dell’orso lapelle» rispose Peder, «un giorno rimarrà senza palle! Guardi comestanno puntando alla vetrata ovest!»

Il folto gruppo di colleghi che scommetteva alla vetrata lateralesmorzò le velleità del dott. Antonio perchè era risaputo che se co-minciavano altrove le scommesse voleva dire che il vento avevacambiato direzione. E, infatti, quando il cronometro scandì la finedel tempo di gioco parte della duna era ancora lì.

«Se vuole...» propose il tedesco incassando i 500 $oloni, «...sevuole possiamo giocare su quella duna; scommetto mille $oloniche in dieci minuti cambierà di posto!»

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«Se sono solo dieci minuti...» con la ferita nel porta $oloni dapolso e con la voglia di rifarsi il dott. Antonio non esitò a far partireil cronometro, «...vada per i dieci minuti!»

Appoggiato alla barra del bar Mariano sembrava schiacciatodai suoi stessi presentimenti. «Sulla Nova T. Velox i botti tronicisono ovunque» spiegava scuotendo il capo, «...e nonostante la mu-sica a tutto volume ti arrivano fin dentro l’anima. …Volare sullaNova T. Velox è brutto, è pericoloso e si rischia di finire al manicomiocom’è già successo all’equipaggio del primo volo tronico che si sonoesposti ai botti beccandosi tutti la Sindrome di Pinocchio e ancoraoggi si muovono come marionette di legno, hanno le orecchie chepulsano come mantici e a ogni minimo rumore i capelli gli si rizzanocome aghi di porcospino.» Senza mezzi termini e infrangendo le ta-cite regole incluse nel contratto firmato, Mariano accusò allora NostraSocietà Siberiale di aver preparato una medicina forse più dannosadella malattia stessa. «...Coprire i botti con musica non é un antidoto;a maggior ragione se la musica è un’accozzaglia di note insulse comela disco music che è stata creata in un momento di particolare stasicerebrale. ...La disco-music é interessante come uno schermo spento,saporita come un ciottolino del fiume, divertente come un pomerig-gio a letto con la febbre.»

«Tu devi cambiar mestiere!»fu il commento della piccola nordica.«Cambia mestiere e vedrai che staremo tutti meglio!» sbottò la bion-dina allontanandosi scocciata.

Il sole tramontò e il deserto tutto, scalfito ininterrottamente dailampi dei trono radar, si accese di rosso mentre un caldo visceraleriempiva di moscia passione le pendici del Tibesti.

«La cena è servita!» informò dall’altoparlante una voce fem-minile. «Approfitto per ricordandovi che subito dopo comincerà

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l’addestramento presso i saloni del “Gran Filou”. Voi... o beh! Voisiete speciali perché... non si sa se tornerete, anche se non è micadetto che non tornerete... ma neppure é detto che morirete; anzitutto il contrario, proprio tutto il contrario!» dava i numeri l’an-nunciatrice evidentemente emozionata di rivolgersi all’equipaggiodella tanto reclamizzata Operazione 4603.

«Porco $olone!» imprecava il dott. Antonio. «Come ho potutoperdere quattromila $oloni in un pomeriggio?»

«Una volta a me e una volta a lei!» gli rispose Peder sfregandosile mani. «Cambiano le idee e le mode, ma i $oloni sono inossi-dabili e si mantengono sopra i discorsi. ...Non se la prenda: la for-tuna cambia e l’importante è la salute!»

«Le venisse un colpo!» sbottò il dott. Antonio per tutta risposta.

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