Futuro a impatto zero

16
Lunedì, 30 Maggio 2016 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA Futuro a impatto zero Oggi la Regione svela il piano decennale energetico. Anticiperà gli obiettivi europei 2030: una spinta a risparmio, reti intelligenti e fonti rinnovabili per contenere le emissioni e consumare meno. I programmi di Hera dedicati a imprese e abitazioni Ma non decolla l’eolico, mentre riprendono gli investimenti nell’estrazione di gas off shore L’editoriale Motor valley, il know how che serve di Franco Mosconi «L’ Emilia che romba» era il titolo, lunedì scorso, della storia di copertina dedicata da questo giornale alla Motor valley emiliana. Fra Modena, Bologna e Parma vi sono 10 grandi costruttori automotive e una filiera di centinaia di piccole e medie imprese. Lo studio di Alix Partners si è concentrato in particolare su Modena, che per i suoi numeri è la capitale della Valley emiliana, ponendola altresì a confronto con tre casi di eccellenza europei, tutt’e tre di stazza superiore: Torino, Baden-Württemberg (Stoccarda), Warwick. Quello che nella Valle funziona lo vediamo coi nostri occhi: l’eleganza e le performance dei modelli frutto di una ricetta che sa combinare, non da oggi, il (buon) gusto e le competenze dei progettisti, il saper fare della forza lavoro, l’attitudine a investire degli imprenditori, senza dimenticare la collaborazione che si è venuta creando fra Istituzioni, associazioni imprenditoriali e sindacati. Ma il merito sia dello studio sia del dibattito che, giusto lunedì scorso, ha avuto luogo al Tecnopolo di Modena è stato quello di sottolineare ciò che nella Valle non funziona o, quantomeno, non funziona come dovrebbe. Sono due i punti particolarmente critici, e tutt’e due hanno a che fare con gli investimenti in conoscenza, che nell’economia del XXI secolo rappresentano la fonte principale per la crescita. Quali, dunque, le criticità? continua a pagina 15 Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Vincenzo Cremonini (Cremonini spa): «L’alimentare è sexy» 5 Food valley Pomodoro da industria Ok il prezzo è giusto, ma non per i coltivatori 13 Primo piano L’intervento Solidarietà e qualità di prodotto I soci di Greslab possono chiedersi « ...e tu come stai?» L a cooperativa Greslab nasce nel 2011 a Scandiano da una ceramica in liquidazio- ne. Cosa ci ha spinto a diventare tra i pionieri italiani del workers buy out? Nel 2010 il lavoro nel distretto ceramico non c’era. Sia- mo rimasti 15 mesi in cassa integrazione, ma il nostro gruppo di tecnici e operai specializ- zati non si è sfaldato: siamo rimasti in contat- to ed era forte in noi la consapevolezza che sapevamo fare il nostro lavoro: produrre pia- strelle. Quando ci è stato prospettato di costi- tuire una cooperativa per continuare l’attività, ci siamo guardati in faccia è abbiamo deciso di partire. I soci fondatori hanno investito 17.000 euro ciascuno utilizzando la possibilità data dalla Legge 223 del 1991 ex Marcora con il riscatto della mobilità. Però da soli non saremmo mai riusciti: con la regia di Legacoop e dello stu- dio Labanti di Reggio Emilia abbiamo costrui- to il progetto industriale. Sono così entrate nel capitale sociale Coopfond, il fondo nazio- nale di promozione di Legacoop, e CFI, Coo- perazione Finanza Impresa, la società coope- rativa promossa dalle organizzazioni coopera- tive con il Ministero dello Sviluppo Economi- co per la promozione delle imprese cooperative di produzione e lavoro, oltre a 3 società commerciali che sono state anche i primi nostri clienti. continua a pagina 15 di Antonio Caselli Risorse Viale Aldo Moro per i target ha già messo in campo un «anticipo» di 130,6 milioni di euro Monopoli Giulio Magagni (Iccrea): «Il gruppo unico Bcc una grande opportunità» 6

Transcript of Futuro a impatto zero

Lunedì, 30 Maggio 2016 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

Futuro a impatto zeroOggi la Regione svela il piano decennale energetico. Anticiperà gli obiettivi europei 2030:

una spinta a risparmio, reti intelligenti e fonti rinnovabili per contenere

le emissioni e consumare meno. I programmi di Hera dedicati a imprese e abitazioni

Ma non decolla l’eolico, mentre riprendono gli investimenti nell’estrazione di gas off shore

L’editoriale

Motor valley, il know how che servedi Franco Mosconi

«L’Emilia cheromba» erail titolo,lunedìscorso, della

storia di copertina dedicata da questo giornale alla Motor valley emiliana. Fra Modena, Bologna e Parma vi sono 10 grandi costruttori automotive e una filiera di centinaia di piccole e medie imprese. Lo studio di Alix Partners si è concentrato in particolare su Modena, che per i suoi numeri è la capitale della Valley emiliana, ponendola altresì a confronto con tre casi di eccellenza europei, tutt’e tre di stazza superiore: Torino, Baden-Württemberg (Stoccarda), Warwick.Quello che nella Valle funziona lo vediamo coi nostri occhi: l’eleganza e le performance dei modelli frutto di una ricetta che sa combinare, non da oggi, il (buon) gusto e le competenze dei progettisti, il saper fare della forza lavoro, l’attitudine a investire degli imprenditori, senza dimenticare la collaborazione che si è venuta creando fra Istituzioni, associazioni imprenditoriali e sindacati. Ma il merito sia dello studio sia del dibattito che, giusto lunedì scorso, ha avuto luogo al Tecnopolo di Modena è stato quello di sottolineare ciò che nella Valle non funziona o, quantomeno, non funziona come dovrebbe.Sono due i punti particolarmente critici, e tutt’e due hanno a che fare con gli investimenti in conoscenza, che nell’economia del XXI secolo rappresentano la fonte principale per la crescita. Quali, dunque, le criticità?

continua a pagina 15

Pos

te I

talia

ne S

ped.

in

A.P

. D

.L.

353/

2003

con

v. L

.46/

2004

art

. 1,

c1

DC

B M

ilano

. N

on p

uò e

sser

e di

strib

uito

sep

arat

amen

te d

al C

orrie

re d

ella

Ser

a

L’intervistaVincenzo Cremonini(Cremonini spa): «L’alimentare è sexy»

5

Food valleyPomodoro da industria Ok il prezzo è giusto, ma non per i coltivatori

13

Primo piano

L’interventoSolidarietà e qualità di prodottoI soci di Greslab possono chiedersi « ...e tu come stai?»

L a cooperativa Greslab nasce nel 2011 aScandiano da una ceramica in liquidazio-ne. Cosa ci ha spinto a diventare tra i

pionieri italiani del workers buy out? Nel 2010il lavoro nel distretto ceramico non c’era. Sia-mo rimasti 15 mesi in cassa integrazione, mail nostro gruppo di tecnici e operai specializ-zati non si è sfaldato: siamo rimasti in contat-to ed era forte in noi la consapevolezza chesapevamo fare il nostro lavoro: produrre pia-strelle. Quando ci è stato prospettato di costi-tuire una cooperativa per continuare l’attività,

ci siamo guardati in faccia è abbiamo decisodi partire.

I soci fondatori hanno investito 17.000 eurociascuno utilizzando la possibilità data dallaLegge 223 del 1991 ex Marcora con il riscattodella mobilità. Però da soli non saremmo mairiusciti: con la regia di Legacoop e dello stu-dio Labanti di Reggio Emilia abbiamo costrui-to il progetto industriale. Sono così entratenel capitale sociale Coopfond, il fondo nazio-nale di promozione di Legacoop, e CFI, Coo-perazione Finanza Impresa, la società coope-rativa promossa dalle organizzazioni coopera-tive con il Ministero dello Sviluppo Economi-co per la promozione del le imprese cooperative di produzione e lavoro, oltre a 3società commerciali che sono state anche iprimi nostri clienti.

continua a pagina 15

di Antonio Caselli

RisorseViale Aldo Moro per i target ha già messo in campo un «anticipo» di 130,6 milioni di euro

MonopoliGiulio Magagni (Iccrea): «Il gruppo unico Bccuna grande opportunità»

6

BO

2 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Con il nuovo piano energetico decennale la giunta Bonaccini anticipa il raggiungimento degli obiettivi europei. Ecco come

Low carbon economy, la Regione balza nel 2030

Una regione più «gre-en» di così è difficileimmaginarla. Eppurel ’ E m i l i a - R o m a g n ascommette che, entro

quindici anni, qui la low car-bon economy sarà una realtà. Enelle linee guida del prossimopiano energetico decennaleche il presidente Stefano Bo-naccini terrà a battesimo oggi,mette già in campo strumenti eobiettivi per raggiungere in an-ticipo i target europei 2030: ri-duzione delle emissioni di gasserra del 40%, risparmio ener-getico del 27%, copertura delfabbisogno energetico da fontirinnovabili al 27%. Per raggiun-gere un risultato del generel’amministrazione regionaleipotizza per esempio che le au-to elettriche in circolazionepassino dalle 333 attuali a630.000, quelle ibride da 6.800a 400.000, i camion a metanoda 217 a 8.000, le autovetture agas da 200.000 a oltre 500.000

e via dicendo, fino a raggiun-gere, al termine del piano,emissioni totali di Co2 dimez-zate nel solo settore trasporti.Crescerà poi di due volte emezzo la produzione di elettri-cità da fotovoltaico e quadru-plicherà quella eolica, sicché laquota di elettricità green sultotale dei consumi passerà dal21 al 34%. Il resto lo farà ilrisparmio energetico (tre mi-lioni di tonnellate di petrolioequivalente in meno da qui al2030) tanto che il totale delleemissioni di gas serra crolleràda 42 milioni di tonnellate (da-to 2014) a 28,5 milioni. «Il precedente piano — dicel’assessore alle attività produt-tive Palma Costi che ha mate-rialmente scritto il documento— si è concluso con risparmienergetici e sviluppo delle rin-novabili superiori ai target.Questo ci autorizza ad alzarel’asticella per il prossimo, tra-guardando direttamente lo sce-nario 2030». Per tradurre i de-siderata in fatti concreti la Re-gione ha già messo in campoun «anticipo» di 130,6 milionidi euro nel primo triennio (fu-rono 238 nei sei anni prece-

denti) «a cui contiamo di po-terne aggiungere molti di piùin seguito» aggiunge l’assesso-re. Andranno a finanziare in-centivi alla riqualificazione edi-lizia, programmi di ricerca,progetti di risparmio energeti-co di aziende singole o consor-ziate nella cosiddette aree eco-logicamente attrezzate, privati(il servizio di diagnosi energe-tica gratuita sarà esteso agliedifici residenziali e per i pos-sessori di veicoli elettrici si ipotizza l’esenzione dal bollo),enti locali. Saranno proprioquesti ultimi il cardine dellastrategia di viale Aldo Moro,

avendo il controllo su edifici,pianificazione, mobilità «masoprattutto — spiega Costi –potendo far leva sulla parteci-pazione consapevole dei citta-dini». La sensibilità non man-ca: 300 comuni su 330, vale adire il 94%, infatti, hanno giàadottato un proprio Paes (pia-

no d’azione per l’energia soste-nibile). Intanto la Regione haacquistato per loro 104 veicolielettrici e 9 bus ibridi su Bolo-gna. «Il buon esempio non puòche partire da noi» commental’assessore.

Tanto la mobilità elettricaquanto la produzione di ener-gia green, però, chiamano incausa nuove tecnologie, senzale quali obiettivi tanto ambizio-si paiono ancora irraggiungibi-li. Molto ancora c’è da innova-re, per esempio, nell’industriadell’automotive. «Abbiamo inregione decine di aziended’avanguardia nel settore dei

veicoli elettrici, della compo-nentistica elettronica, dei siste-mi di accumulo e distribuzionedell’elettricità — ragiona l’as-sessore — Quel che vogliamofare è sostenerle nella ricerca,aiutarle a collegarsi tra loro fa-cendo sistema e massa criticaassieme alle grandi realtà dellanostra Motor valley che, comeabbiamo visto a Modena lunedìscorso, già si stanno ponendoil problema di un nuovo mododi concepire l’automobile».

L’altra grande sfida tecnolo-gica, secondo l’assessore, ri-guarda lo sviluppo delle reti in-telligenti di generazione e di-stribuzione energetica: «Con ilmoltiplicarsi dei piccoli im-pianti nel fotovoltaico, nellebiomasse e nel minieolico an-diamo verso la generazione dif-fusa, con molte decine di mi-gliaia di consumatori-produt-tori. Diventa un sistema moltocomplesso, che va connesso emantenuto in equilibrio graziea nuove soluzioni di distribu-zione e stoccaggio. Questo è uncampo ancora da sviluppare».

Già i primi bandi di finanzia-mento alla ricerca e all’innova-zione industriale con fondi eu-ropei hanno privilegiato pro-getti sul tema. Altre priorità sa-ranno il sostegno alle startupdel settore, l’incentivazione diprogrammi di generazione at-traverso il recupero del calore,l’utilizzo di biocombustibili, laconversione al gas metano deiprocessi produttivi energivori,la climatizzazione ottenuta conla geotermia o impianti condi-visi di solare termico. Migliora-re i meccanismi operativi delleEsco (le società specializzatenel miglioramento delle pre-stazioni energetiche di impreseed edilizia abitativa in projectfinancing) è una delle misureche ha in mente la Costi. Dal2017, intanto, tutti i nuovi edi-fici pubblici in regione dovran-no rientrare per legge nella mi-gliore classe energetica (impat-to quasi zero) e quelli vecchisaranno riqualificati al ritmodel 4% annuo. Dal 2019 gli stes-si obblighi si estenderanno atutta l’edilizia abitativa privata,nuova o ristrutturata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Come raggiungerli

Fonte: elaborazioni ERVET su dati Regione Emilia-Romagna, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambientee della Tutela del Territorio e del Mare, European Environment Agency, Terna, GSE, ENEA, ARPAE, ISTAT, SNAM, AEEGSI, Prometeia

*Spostamenti/giorno

Autovetture elettricheAutovetture ibride (benzina)Motocicli elettriciAutobus TPL elettriciAutobus non-TPL elettriciAutovetture a metanoAutobus TPL a metanoAutobus non-TPL a metanoMobilità ciclabile (share modale)Crescita passeggeri TPL su gommeCrescita passeggeri TPL su ferroVeicoli leggeri elettriciVeicoli pesanti ibridiVeicoli pesanti elettriciTrattori stradali ibridiTrattori stradali elettriciVeicoli leggeri a metanoVeicoli pesanti a metanoTrattori stradali a metanoSpostamento trasporto merci su ferroKtepKton CO²Idroelettrico (escluso il pompaggio)FotovoltaicoSolare TermodinamicoEolicoBioenergiaRisparmio energeticoRisparmio energeticoRisparmio energeticoRisparmio energeticoKtep%Kton CO²Solare termicoGeotermiaPompe di caloreBiomasseTLR rinnovabileBiometano immesso in reteRisparmio energeticoRisparmio energeticoRisparmio energeticoAbitazioni sottoposte a ristrutturazioni(leggera o profonda)Abitazioni sottoposte a riqualificazioneenergeticaDispositivi di controllo dei consuminelle abitazioni termoautonomeKtep%Kton CO²------Ktep%Kton CO²Kton CO²

Trasporto passeggeri

Trasporto merci

Consumo energetico per trasportiEmissioni di CO² da trasporti

Fonti rinnovabili per la produzione elettrica

IndustriaAgricolturaTerziarioResidenzialeConsumo elettricoQuote FER-E sui consumi elettriciEmissioni di CO² per produzone elettrica

Fonti rinnovabili per la produzione termica

IndustriaAgricolturaTerziario

Residenziale

Consumo per riscaldamento e raffrescamentoQuote FER-C sui consumi termiciEmissioni di CO² per usi termiciSviluppo della Green Economy, Ricerca e InnovazioneRuolo degli enti localiRegolamentazione e agevolazioni del settoreFormazione e qualificazione professionaleInformazione e comunicazioneMonitoraggioConsumo finale lordo di energiaQuota FER (elettriche e termiche) su consumi finali lordiEmissioni di CO² del sistema energeticoEmissioni serra totali (esclusi LULUCF)

3336.843

0154

0204.919

5220

8%554 mila*181 mila*

1.0480002

15.464217

015,8 mln. ton

3.75410.683

325 MW1.859 MW

0 MW19 MW

613 MW----

2.46221%4.718

139 GWh10 GWh

5.000 GWh3.128 GWh1.732 GWh

58 GWh---

35%

9%

0%7.41412%

15.884------

13.57710%

31.27541.867

~34 mila~120 mila

~3.500~500~60

~310 mila~1.200~4008%

602 mila*237 mila*

~5 mila~4 mila~600~800~200

~37 mila~1.400~300

20,6 mln. ton3.0255.088

335 MW2.533 MW

50 MW51 MW

742 MW~2,5% l’anno~1,0% l’anno~1,5% l'anno~2,0% l’anno

2.62924%5.388

351 GWh15 GWh

9.551 GWh3.497 GWh1.938 GWh950 GWh

~2,5% l’anno~1,0% l’anno~1,5% l’anno

63%

22%

20%7.19020%

14.037------

12.76718%

27.49137.312

~630 mila~400 mila~95 mila~1.000~400

~510 mila~1.000~50020%

635 mila*284 mila*~80 mila~12 mila~6 mila~3 mila~1.600

~80 mila~8 mila~2 mila

34,0 mln. ton2.2204.399

350 MW4.333 MW100 MW77 MW

788 MW~4,0% l'anno~2,0% l’anno~3,0% l’anno~3,0% l’anno

2.38834%3.488

414 GWh20 GWh

10.975 GWh3.915 GWh2.108 GWh2.850 GWh

~4,0% l’anno~2,0% l’anno~3,0% l’anno

89%

30%

60%6.18228%

10.784------

10.57324%

18.67928.500

Sottosettore Ambitoe/o tecnologia

Stato attuale(2014)

Target nelloscenario

tendenziale(2030)

Target nelloscenarioobiettivo

(2030)

Mac

rose

ttor

eTr

aspo

rti

Elet

tric

ità

Tota

leA

spet

titr

asve

rsal

iR

isca

ldam

ento

era

ffre

scam

ento

di Dino Collazzo

I targetRiduzione delle emissioni di gas serra del 40%, risparmio energetico del 27%

Altre prioritàLo sviluppo di reti smart di generazione e distribuzione energetica

RisorseFinanzieranno riqualificazione edilizia, programmi di ricerca e risparmio energetico

Chi è

Palma Costi, assessore regionale alle Attività produttive

BO

3Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

Obiettivo ambizioso, no-me accattivante. Po-trebbe essere il proget-to Abracadabra, ora alvaglio di un gruppo di

lavoro interregionale, l’arma fina-le per battere lo spreco energeti-co dei vecchi condomini, rag-giungendo entro il 2030 i rispar-mi del 27% fissati dal piano regio-n a l e d e l l ’ E m i l i a - Ro m a g n a .Ipotizza che gli edifici esistenti,ristrutturati ed efficientati fino araggiungere la soglia delle zeroemissioni, possano beneficiare diun aumento delle cubature edifi-cabili. Assieme a sgravi fiscali eminori costi di gestione, sarebbequesto l’incentivo chiave per con-vincere condòmini riottosi e im-mobiliaristi «pigri». Ma già oggiil meccanismo delle Esco (Energysavings Company) consente di re-alizzare quasi a costo zero inter-venti in grado di ridurre i consu-mi fino al 15-20%. I principali:sostituzione delle caldaie, instal-

lazione di pannelli solari, sistemidi termoregolazione, eliminazio-ne delle dispersioni strutturali,monitoraggi on line dei consumi.La Esco si fa carico dell’investi-mento iniziale, che recupera in7-9 anni condividendo con gliutenti i vantaggi in bolletta (lucee gas) e lasciando loro quelli fi-scali (il 65% dei costi).

Con questa proposta, Hera,che è la principale Esco della re-gione, ha riqualificato circa 5.000abitazioni private negli ultimi 18mesi. Numeri destinati a impen-

narsi entro fine anno quandoscatterà l’obbligo di installare intutti i condomini con riscalda-mento centralizzato dispositivi ditermoregolazione e contabilizza-zione del calore per ogni singolaunità abitativa. «Basta questo arisparmiare mediamente il 10% —dice Cristian Fabbri, direttoremercato della multiutility bolo-gnese — Quando gli utenti sirendono conto dei costi e posso-no controllarli, scatta la motiva-zione al risparmio».

Non tanto diversamente sicomportano le imprese. Quelleenergivore, tipo le ceramiche sas-solesi, si posero il problemaquindici anni fa e oggi sono gio-ielli di efficienza. «Per le altre,ottimizzare i consumi d’energia èdiventato necessario solo a segui-to della crisi. Oggi un po’ tuttecorrono ai ripari». Come Esco,Hera ne ha già assistito un centi-naio. Fabbri cita il caso di Orogel,dove ha sviluppato un impianto

di trigenerazione (calore, elettri-cità e refrigerazione) che elevadal 50 al 75% l’efficienza energeti-ca complessiva, producendo perl’azienda un reddito aggiuntivocon i «certificati bianchi» nego-ziabili sul mercato. Progetti di ef-ficientamento e gestione energe-tica degli edifici sono in esserecon le amministrazioni pubbliche(l’ultimo con il Comune di Mode-na, durata 9 anni) o riguardanoHera stessa, che prevede di ridur-re i suoi consumi di un altro 3%entro il 2017. Investendo 10-15 mi-lioni all’anno il gruppo svilupperàinfine la sua rete di teleriscalda-mento (100.000 utenti oggi), ali-mentata da termovalorizzatori eimpianti a biomasse che in totalehanno anche generato elettricità«pulita» per 950 Gigawatt. In tut-to, conclude Fabbri, Hera ha otte-nuto nel 2015 minori consumienergetici per 400 mila tonnellatedi petrolio equivalente (il fabbi-sogno di 300 mila famiglie) e una

C’ è un fantasma che siaggira per l’Emilia-Romagna. È l’eolico.L’obiettivo 2020 era

ricavare dal vento un’energiaequivalente a 35.000 tonnellatedi petrolio, oggi siamo poco ol-tre quota 2.000. E il piano ener-getico al 2030 non inverte iltrend: la generazione passereb-be da 19 a 77 MW, pari a soloil 6,4% di tutta l’energia verdeprodotta in regione. Eppure al-l’estero il vento è la fonte a piùalto tasso di sviluppo, l’unicacompetitiva rispetto agli idro-carburi.

Cosa ci manca? Per il profes-sor Renato Ricci del Politecnicodelle Marche che ha curato ilprogetto internazionale Powe-red per il monitoraggio eolicodi tutto l’Adriatico, manca solola volontà politica. «Non certoil vento — dice — Tutta la dor-sale appenninica avrebbe con-dizioni adatte; e in Adriatico c’èvento sufficiente oltre le 12 mi-glia e anche a ridosso della co-sta, dal Molise in giù». Suffi-ciente vuol dire con una veloci-

tà di almeno 7 metri al secondoper almeno 180 giorni all’anno,soglia oltre la quale si giustificaun investimento che per uncampo di ultima generazione èdi alcune decine di milioni. Iprogetti off shore ci sarebbero:ne sono stati presentati per 600MW. «Però tutte le domandesono state respinte dalla So-printendenza — aggiunge Ricci— anche dopo iter autorizzatividi sei anni, costati solo in pro-gettazione fino a un milione dieuro. Basta che i piloni sianovisibili dalla costa e arriva lostop insindacabile. Così tutti gliinvestitori si sono dileguati».Spingersi al largo, in acque in-ternazionali? «In Norvegia, Bel-gio e Stati Uniti stanno puntan-do molto sui campi galleggiantiin acque profonde. È una tec-nologia nuova, ma molto pro-mettente». Il team del progettoPowered la sottoporrà al gover-no, suggerendo però che sia lostesso esecutivo ad identificarei siti, bandendo poi gare inter-nazionali per l’assegnazione.Per gli impianti a terra la situa-

zione è a macchia di leopardo.La Regione Toscana è più

flessibile, mentre Umbria, Mar-che ed Emilia-Romagna hannopiani paesaggistici che blocca-no di fatto ogni nuovo investi-mento. In viale Aldo Moro ac-cusano gli investitori: progettiapprossimativi, scarsa attenzio-ne al territorio, ottica speculati-va. Per Ricci è solo soggezione

verso l’ambientalismo radicale.«La salvaguardia del territorionon è negoziabile — dice l’as-sessore Palma Costi — Piutto-sto punterei su impianti menoimpattanti, come il mini eolicodiffuso». «Quella è tecnologiadi trent’anni fa — replica Ricci— Produrre un megawatt damini eolico costa 4.000 eurocontro 800 dei grandi impianti.

«Manca la volontà politica, non certo il vento»Il docente: «Un megawatt da mini eolico costa 4.000 euro contro 800 dei grandi impianti»

Il traguardoMedio periodo (2020)

Target UE Stato attuale(2014)

Scenariotendenziale

ScenarioObiettivo

Target UE Scenariotendenziale

ScenarioObiettivo

Lungo periodo (2030)

Fonte: Elaborazione ERVET su dati Regione Emilia-Romagna, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, European Environment Agency, Terna, GSE, ENEA, APAE, SNAM, AEEGSI, Prometeia

Riduzioni delle emissioni serra

Risparmio energetico

Copertura dei consumi finali con fonti rinnovabili

Obiettivo europeo

-20%

-20%

20%

-40%

-27%

27%

-12%

-23%

12%

-17%

-31%

15%

-22%

-38%

18%

-22%

-36%

16%

-40%

-47%

27%

Off shore

Dopo il referendumtorna di moda il gas con nuovi investimenti

L a domanda di energia, inEmilia-Romagna come nel re-sto del pianeta, continuerà ad

aumentare al ritmo del 15-20% aldecennio. Perciò anche lo sforzo«green» della Regione dovrà farei conti con quel 65% del fabbiso-gno che potrà essere coperto soloda fonti fossili. Tra queste il gasmetano è la meno inquinante,quella da privilegiare per far sìche la lunga transizione, almenomezzo secolo, verso un mondototalmente «pulito» sia compati-bile con un contenimento delleemissioni di gas serra. Torna cosìprepotentemente in ballo il pro-blema dello sfruttamento dei gia-cimenti di gas naturale dell’Adria-tico.

Spenti i clamori suscitati dalreferendum sulle trivelle «gli in-vestimenti nell’off shore in Adria-tico stanno ripartendo e abbiamodiverse richieste di autorizzazio-ne» dice Franco Terlizzese, diret-tore generale del Mise con re-sponsabilità sulla sicurezza delleattività estrattive. Che aggiunge:«Le nostre valutazioni ambientalisaranno molto stringenti, ma ab-biamo intenzione di favorire inuovi investimenti, consentendouna ripresa dei volumi estrattivi

nell’area». A fine aprile, del resto,il Tavolo regionale sulla chimicaha firmato un documento che ri-lancia i giacimenti di gas inAdriatico (630 pozzi, 114 piattafor-me e 62 concessioni) anche nelquadro degli obiettivi del nuovopiano energetico e contestual-mente allo sviluppo delle fontirinnovabili. Per garantire sicurez-za e sostenibilità il documentopropone di sottoporre al Mise unprotocollo di monitoraggio analo-go a quello siglato per gli impian-ti a terra (Cavone nel modeneseper il petrolio, Casaglia nel ferra-rese per la geotermia e Minerbioper lo stoccaggio di gas). Proprioin attuazione di quell’accordo èstato recentemente avviato a Mi-nerbio un programma di monito-raggio dell’impianto di stoccaggiodella Sogit (gruppo Snam), il set-timo più grande d’Europa.

«Lavoriamo anche noi per arri-vare a un accordo con l’ Emilia-Romagna che permetta di condi-viderne procedure e risultati per icontrolli sull’off shore, secondo lametodologia già adottata per leattività a terra» conferma Terliz-zese, aggiungendo che le richiestedi autorizzazione riguardano so-prattutto il rifacimento delle piat-taforme obsolete entro le 12 mi-glia e lo smantellamento di quelledismesse. Il crollo dei prezzienergetici, invece, ha bloccato losfruttamento delle circa 80 nuoveconcessioni oltre le 12 miglia.

N. T.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gas Una piattaforma di estrazione al largo della costa ravennate

Poi ci sono problemi di con-nessione alla rete, di rumorosi-tà e di ingombro se immagi-nassimo di installare migliaiadi torri alte 15 metri, anzichéalcune decine alte 120. Una fol-lia». Fatto sta che l’eolico inEmilia-Romagna resterà ancorafermo all’anno zero.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

LoianoL’unico parco eolico attualmente in funzione in regione

La sfida di Hera sul risparmio di energia«Per case e imprese l’obiettivo è -15%»E uno studio interregionale lancia Abracadabra: più cubature per chi riduce i consumi

riduzione di emissioni di gas ser-ra di 1,2 milioni di tonnellate,corrispondenti al consumo elet-trico di 1 milione di famiglie. Ac-canto ad Hera sono fiorite di re-cente decine di altre Esco. La pri-ma in regione fu Geetit del grup-po Thermal, attiva dal 2004. Per ilfondatore Francesco Santi «alme-no il 90% del nostro patrimonioabitativo non è ancora stato ri-qualificato, quindi gli spazi sa-rebbero enormi». Purtroppo nonaiutano le macchinose proceduredecisionali nelle assemblee con-dominiali e qualche intoppo bu-rocratico nelle autorizzazioni diinterventi di efficientamentostrutturale. «Ha funzionato bene,invece, il fondo rotativo regionaleper finanziare a tasso zero gli in-terventi nell’industria — diceSanti — Speriamo che sia abbon-dantemente ampliato nei prossi-mi piani attuativi triennali».

Alessandro Mazza© RIPRODUZIONE RISERVATA

Santi (Geetit)Il 90% del nostro patrimonio abitativo non èancora stato riqualificato: gli spazi sarebbero enormi

BO

4 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

BO

5Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

Acquisizione di Unipeg in Italia edespansione all’estero con gli ultimisbarchi in Thailandia, Malesia, Austra-lia e Canarie. Un inizio d’anno scoppiet-tante per il suo gruppo, dottor Cremo-

nini. Ce ne può spiegare il senso?«Con Unipeg, secondo operatore italiano del

settore carni dopo Inalca e fin qui controllato dauna cooperativa di 800 allevatori, oggi deteniamouna quota di mercato vicina al 30%. È stata un’ope-razione strategica perché ha risolto i problemifinanziari e industriali di una grande realtà delsettore, consentendoci nel contempo di rafforzareil legame con la filiera zootecnica italiana. Lo svi-luppo della nostra rete di piattaforme distributiveestere, che oggi ha superato le 30 unità fra carnie altri prodotti alimentari del made in Italy, garan-tisce poi uno sbocco internazionale a tutta la filie-ra nel canale della ristorazione italiana, in fortesviluppo e non presidiato dalla grande distribuzio-ne dominata dai colossi stranieri. Sempre all’esterostiamo chiudendo l’accordo per un grosso investi-mento produttivo in Kazakistan».

Si attua così la strategia impostata con l’in-gresso del fondo IQ made in Italy nel capitale diInalca?

«Esattamente. L’obiettivo di Fondo StrategicoItaliano è rafforzare i campioni nazionali e favorir-ne lo sviluppo internazionale. L’operazione che ciha riguardato, condotta attraverso IQ made in Italyda Fsi insieme ai fondi sovrani di Qatar e Kuwait,è perfettamente coerente con questi obiettivi. Equesti sono i frutti».

Perché avete accettato di aprire il capitale a IQmade in Italy e non a tanti altri pretendenti?

«Il settore food è diventato molto sexy per gliinvestitori e anche noi abbiamo ricevuto molteproposte di operatori del private equity. Però laloro è un’ottica di breve periodo, mentre Fsi nonha scadenze di uscita e guarda al lungo. Per noi losviluppo dell’impresa è tutto, mentre la finanza èsolo uno strumento».

Per questo, nel 2008, abbandonaste la Borsadopo dieci anni di quotazione?

«La Borsa, dove era quotata la holding Cremoni-ni Spa, non ha mai valorizzato pienamente il no-stro business perché era vissuta come società fi-nanziaria di partecipazioni e non come la sommadi tre società operative, Inalca nella carne, Marr

nella distribuzione alimentare, Chef Express nellaristorazione. Abbiamo sofferto del cosiddetto ef-fetto Holding discount dove la somma del valoredelle tre società controllate non veniva espressonel valore del titolo della holding Cremonini spa.In quel periodo Inalca, in particolare, stava inve-stendo su progetti industriali di medio lungo ter-mine che non hanno coinciso con l’esigenza delleaspettative di ritorno a breve che la Borsa si aspet-tava. Investimenti che hanno dimostrato la loropiena validità se si considera che da oltre 10 annila società continua a crescere in fatturato e margi-nalità».

Cosa significa investire sul futuro perun’azienda come Inalca che fa un mestiere anti-co come il mondo?

«Chi fa il nostro lavoro ricava mediamente daun bovino 300 referenze commercializzabili. Noine valorizziamo circa 3.000. Vendiamo il pericardioalle aziende biomedicali di Mirandola che lo utiliz-zano per le valvole cardiache. Vendiamo la bilesurgelata in Thailandia, dove è l’ingrediente base

di una zuppa molto popolare. I guancioli vanno aBilbao per un piatto tradizionale basco. È chiaroche tutto ciò necessita di forti investimenti, grandivolumi e una rete logistica capillare come la no-stra, che copre 50 Paesi. Ma significa trasformareil mestiere del macellaio in un’industria».

Però le nuove mode alimentari stanno pena-lizzato i consumi...«Nel mondo ricco, quello che può permettersi difare filosofia sul cibo, forse sì. Ma gli altri due terzidell’umanità sono ancora affamati di proteine bo-vine, che la scienza della nutrizione certifica essereindispensabili. Per saziarla dovremo raddoppiarela produzione da qui al 2050».

E gli allarmi sanitari?«Ricorda la mucca pazza? Da allora abbiamo

triplicato il fatturato. L’ultimo allarme dell’Omssulle carni rosse ha prodotto un calo dei consumidel 12% a fine 2015, ma i primi mesi del 2016 cihanno confermato un ritorno dei consumi a livelliquasi preallarme. Il nostro settore convive da annicon questi ricorrenti attacchi e allarmismi. Ma allafine gli operatori seri escono rafforzati».

È un modello alimentare sostenibile?«Questa è una sfida che si può vincere solo

compattando la filiera zootecnica. Noi lo stiamofacendo. Già alleviamo direttamente circa 120 milacapi, tracciandoli dall’inizio alla fine. Un grandepasso avanti lo faremo poi all’interno del progettodi Bonifiche Ferraresi, dove siamo entrati con unapiccola quota per sviluppare un nuovo modello dizootecnia integrata e sostenibile».

Chef Express, la vostra società di ristorazione,dopo una flessione del fatturato dal 2012 al 2014,ha registrato quest’anno una crescita. Perché?

«In realtà il fatturato è calato da 2012 al 2014 pereffetto della conclusione dei contratti con le ferro-vie francesi e spagnole: erano contratti non remu-nerativi che hanno inciso negativamente anchesulla marginalità; nel frattempo le altre attivitàdella ristorazione hanno recuperato sia fatturatoche redditività, e il 2015 si è concluso con tutti gliindicatori in crescita realizzando un utile record.Ora rilanceremo: abbiamo appena chiuso un ac-cordo con le ferrovie turche e stiamo già parteci-pando con successo alle 120 gare per le nuoveconcessioni autostradali. E con le 4 nuove aperturedi questi giorni, la catena Roadhouse ha raggiuntogli 80 punti vendita».

Gli analisti, invece, apprezzano Marr, unicavostra società ancora quotata...

«In effetti è da anni tra i top performer delsegmento Star, e gli analisti continuano ad alzareil target di prezzo. Siamo leader italiani nella di-stribuzione di prodotti alimentari per ristoranti ealberghi e con le recenti acquisizioni di Sama aBologna e De.Al. in Abruzzo ci siamo rafforzatianche nella ristorazione veloce e nei bar. Conti-nueremo con le acquisizioni per completare lacopertura di tutto il territorio nazionale».

Cosa ne pensa della guerra fra Cibus e Milanoper la leadership nelle fiere agroalimentari?

«Cibus cresce ad ogni manifestazione, e i nume-ri dell’edizione di quest’anno lo confermano, credoche Cibus rappresenti il meglio l’eccellenza agroa-limentare italiana. Del resto la food valley ricono-sciuta nel mondo è qui in Emilia-Romagna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

Dalla carne al food,un gruppo leader fondato dal figlio di piccoli commercianti

L uigi Cremonini, figlio dipiccoli commercianti dellaprovincia di Modena, fonda

Inalca nel ‘63, appena ventitre-enne. Oggi è presidente dellaholding Cremonini spa, checontrolla, insieme all’Inalca, laChef Express nella ristorazionecollettiva e la Marr, leader inItalia nella distribuzione ali-mentare per ristoranti e alber-ghi. Nel 2015 il consolidato digruppo ha toccato 3.372,3 mi-lioni (1.473 Inalca, 1.481 Marr e511 Chef Express) con un Ebitdadi 264 milioni (7,8%) e un utilenetto di 55,1 milioni. Gli inve-stimenti hanno toccato quota98,3 milioni. Dà lavoro a 9.700persone (quasi 2.000 all’estero)in 12 stabilimenti italiani e 5esteri, una trentina di piattafor-me distributive che servono 50paesi in tutto il mondo, Africae Oceania comprese. Nel setto-re della lavorazione carni è lea-der europeo. L’ultimo anno havisto un leggero calo dei ricavi,dovuto alla svalutazione dellamoneta russa, un Paese nelquale Inalca realizza quasi il10% dei ricavi. La capogrupposbarcò in Borsa nel 2000, manel 2008, dopo un’opa totalita-ria lanciata dalla famiglia Cre-monini, fu delistata. Marr inve-ce, che è controllata dal grup-po al 50,4%, è quotata a PiazzaAffari dal 2005. Nel 2014 il fon-do IQ made in Italy partecipatodal Fondo strategico Italiano(Fsi), dal fondo sovrano del Qa-tar e da quello del Kuwait èentrato nel capitale di Inalcarilevando per 165 milioni di eu-ro il 28,8% del capitale. L’opera-zione ha innescato una nuovafase di sviluppo del gruppo,culminata qualche settimana facon l’acquisizione per 86 milio-ni di euro delle attività indu-striali della cooperativa reggia-na Unipeg. Il gruppo cooperati-vo controllato da 800 allevatoridi bovini emiliani e lombardi èil secondo in Italia dopo Inalcae da alcuni anni versava in dif-ficoltà finanziarie. Fattura 485milioni nei due stabilimenti diReggio Emilia e Pegognaga. Dipochi giorni fa, poi, è l’acquisi-zione di società di distribuzio-ne alimentare in Thailandia,Malesia, Australia e Canarie. Infase di chiusura è l’accordo conil governo del Kazakistan perun nuovo stabilimento e pro-prio l’altro ieri Chef Express haottenuto una concessione delvalore di oltre 22 milioni pergestire la ristorazione sui prin-cipali treni della Turchia. Si ag-giungono alle concessioni inmolti paesi del Nord Europa,compreso il treno che collegaParigi e Londra col tunnel sottola Manica.

Luigi Cremonini, nonostantei suoi 81 anni, è saldamente alvertice del gruppo con la caricadi presidente. Ma la guida ope-rativa è passata nelle mani delfiglio primogenito Vincenzo,classe ‘64, laurea in economiaaziendale a Boston, che dal2001 ricopre la carica di ammi-nistratore delegato della capo-gruppo.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

di Massimo Degli Esposti

«Ora l’alimentare è sexy»

La Borsa, dove era quotata la holding Cremonini Spa, non ha mai valorizzato pienamente il nostro business perché era vissuta come società finanziaria di partecipazioni e non come la somma di tre società operative

L’INTERVISTA

Vincenzo CremoniniL’ad del colosso modenese punta a compattare la filiera zootecnica. Dopo l’acquisizione di Unipeg continua l’espansione di Inalca, Chef Express e Marr

Chi è

Vincenzo Cremonini, nato a Modena il 18 giugno 1964, ha studiato negli Stati Uniti e nel 1988 ha conseguito la laurea in Business Administration alla Boston University. È ad di Cremonini spa e membro della giunta e Vicepresidente dell’Unione Industriali di Modena

BO

6 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

Ancora due settimane(la scadenza per pre-sentare istanza è il 14giugno) e sapremoquante e quali banche

dell’universo Bcc sceglierannodi rifiutare l’abbraccio del grup-po unico nazionale previstodalla legge di riforma, trasfor-mandosi in Spa. Per ora l’unicaad essersi espressa per la cosid-detta «way out» è stata la tosca-na Banca di Cambiano e proba-bilmente anche Cassa Padanadi Brescia, mentre la maggioredelle 360 banche di credito co-operativo italiane, la Bcc di Ro-ma, si è detta pronta a «lavora-re per il gruppo unico». «Lamia previsione è che le dita diuna mano saranno troppe percontarle tutte» ci dice GiulioMagagni, 60 anni, ingegnere,presidente della bologneseEmilbanca e presidente dellaholding nazionale delle Bcc Ic-crea spa, l’istituto attorno al quale si costruirà il gruppo uni-co da 20 miliardi di patrimonioche dovrà aggregarle.

In base alla riforma che fis-sa a 200 milioni il requisitopatrimoniale minimo, sono 14le Bcc che potrebbero trasfor-marsi in Spa. Cosa le fa pen-

sare, dottor Magagni, che sa-ranno in pochissime ad ap-profittarne?

«Per diventare Spa le coope-rative bancarie devono versarein tasse il 20% del patrimonio; èmolto oneroso. Poi so cheBankitalia e Bce adotterannocriteri stringenti nell’autorizza-zione. Infine, i miei colleghistanno capendo che il gruppounico può essere una grandeopportunità di crescita, senzarinunciare all’autonomia e aivalori mutualistici tipici dellenostre banche. Certo, il model-lo scelto non ha uguali al mon-do: dovremo essere bravini acostruirlo».

Intanto non è detto nem-meno che il gruppo unico siasoltanto uno. A Bolzano, peresempio, faranno da sé...

«Le Raiffeisen percorrerannoun’altra strada e questo erascontato vista la loro peculiaritàculturale e territoriale. Però sia-mo in contatto e penso che allafine anche a loro converrà tro-vare forme di collaborazionecon la holding nazionale».

E il sistema delle Bcc trenti-ne, già aggregate in CassaCentrale, gemella di Iccrea?Costituiranno un loro gruppo

unico autonomo?«La legge consente che i

gruppi siano anche più d’uno,però con il requisito della con-tinuità territoriale. Per CassaCentrale questo è un problema.Io sono fiducioso che il nego-ziato, tutt’ora in corso, si con-cluda positivamente e alla fineanche loro partecipino alle hol-ding nazionale che stiamo co-struendo».

Lei parla di grande oppor-tunità. Perché?

«In banca sta arrivando unarivoluzione. Cavalcarla richiede-rà grandissimi investimenti che

solo un gruppo unico ha la for-za per affrontare. I margini diredditività si riducono: mante-nerli significa fare importantieconomie di scala. Oggi abbia-mo quattro diversi sistemi in-formatici che dovranno diven-tare uno solo; possiamo centra-lizzare e ottimizzare gli acqui-sti, il back office, la formazione,la gestione del rischio di credi-to e degli asset immobiliari, lafabbrica dei prodotti. Insomma,se il progetto industriale saràbuono, il gruppo unico sarà unpunto di forza per tutte Bcc».

Il patto di coesione che le

Il gruppo unico delle Bcc in dirittura d’arrivoMagagni: «Una grande opportunità»Nascerà attorno a Iccrea. Il presidente convinto che tutto il sistema aderirà

legherà al gruppo, però, ne ri-durrà l’autonomia.

«Non per le banche virtuose,che manterranno mano liberanel rapporto con la clientela enella scelta degli amministrato-ri».

E le meno virtuose? Chi leindividuerà e come le rimette-rà in carreggiata?

«Lo stabiliranno le regole delpatto. I criteri saranno oggetti-vi, trasparenti e rigorosamentefinanziari. Ogni banca dovrà sa-pere immediatamente se stauscendo dai paletti».

A che punto siete con lastesura?

«La legge ci dava 18 mesi ditempo, ma spero che saremopronti in 12 mesi. Il fattore tem-po è cruciale, ma vogliamo an-che la massima condivisionetra di noi e con gli organismi divigilanza».

La fretta deriva dalle nume-rose crisi già in atto?

«Ci sono situazioni di diffi-coltà ma molto è già stato fattoutilizzando le risorse del nostrofondo di garanzia e attraversonumerose fusioni. Altre ce nesaranno a breve, per cui preve-do che alla fine le Bcc che en-treranno nel gruppo non saran-no 360, ma 270-280, tutte inequilibrio».

La sua Emilbanca avrà unruolo?

«La nostra solidità, certifica-ta dall’esito dell’ispezione di Bankitalia, ci consente di essereun polo di aggregazione per leBcc emiliano romagnole. Ci so-no in ballo due o tre operazio-ni, ma noi restiamo a disposi-zione di chi ce lo chiede».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

Al timoneGiulio Magagni, ingegnere, è presidente di Emil Banca e della Federazione Bcc Emilia-Romagna e della holding nazionale Iccrea

Prevedo che alla fine le Bcc che entreranno nel gruppo non saranno 360, ma 270-280, tutte in equilibrio

In banca sta arrivando una rivoluzione. Cavalcarla richiederà grandissimi investimenti che solo un gruppo unico ha la forza per affrontare

P R O G R A M M A

UDITOsereno

MAICO

Da inviare compilato a Emilfon, Piazza dei Martiri 1/2 (BO)Tel. Numero Verde800-213330o consegnare compilato al centro Maico più vicino

Presso la nostra filiale

BOLOGNA Piazza dei Martiri, 1/2

Tel. 051 249140 - 248718 - 240794BOLOGNA

Via Mengoli, 34 (di fianco alla Asl)Tel. 051 304656BOLOGNA

Via Emilia Ponente, 16/2Tel. 051 310523BOLOGNA

San Lazzaro Di SavenaVia Emilia, 251/DTel. 051 452619

ADRIA Corso Mazzini, 78Tel. 0425 908283

CARPI Via Fassi, 52/56Tel. 059 683335

CASTELFRANCO EMILIA Corso Martiri 124 Tel. 059-928950

CENTO Corso Guercino, 35 (Corte del teatro)

Tel. 051 903550CESENA

Via Finali, 6 (Palazzo Barriera)Tel. 0547 21573

FAENZA Via Oberdan, 38/A (di fronte al parco)

Tel. 0546 621027

FERRARA Piazza Castello, 6 Tel. 0532 202140

FORLI' Via Regnoli, 101 Tel. 0543 35984

MODENA V.le Menotti, 15-17-19(Ang. L.go Garibaldi)

Tel. 059 239152MODENA

Via Giardini, 11Tel. 059 245060RAVENNA

Piazza Kennedy, 24 (Galleria Rasponi)Tel. 0544 35366

REGGI0 EMILIA Viale Timavo, 87/DTel. 0522 453285

RIMINI Via Gambalunga, 67

Tel. 0541 54295ROVIGO

Corso del Popolo, 357 (angolo Via Toti)Tel. 0425 27172SASSUOLO

Viale Gramsci, 15/ATel. 0536 884860

MAICO800-213330

Cell. 347-2693518

BO

7Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

La via Emilia vale 31,2 miliardi Ma in Borsa pesa meno del 7%Con 39 imprese è sottorappresentata rispetto all'economia. Trimestrali: una ripresa selettiva

Quando nel ring virtuale di Piazza Af-fari scenderà Furla saranno 40 le im-prese emiliano-romagnole quotate.Le 39 già sul mercato rappresentanouno spaccato importante dell’econo-

mia regionale: la loro capitalizzazione a fine2015, pari a 31,2 miliardi di euro, rappresentaoltre un quinto del Pil regionale, che a suavolta è circa il 9% del Pil italiano. Ma in Borsai numeri cambiano in fretta. E anche le relazio-ni trimestrali sono più nervose di un tempo,possono peggiorare all’improvviso, per unmercato che si chiude, un cataclisma naturale;o possono tornare brillanti grazie a un nuovobrevetto, una commessa importante, una inno-vazione tecnologica.

Tracce di ripresa economica ce ne sono mol-te, nelle trimestrali delle ultime settimane. Maè una ripresa selettiva, non vale per tutti, pre-mia le migliori, capaci di riposizionarsi in fret-ta sul mercato globale. Nel primo trimestre2016, per esempio, Ima ha accresciuto i ricavidel 28% e ha più che quintuplicato gli utili. Inborsa il titolo si è apprezzato del 20% mentrel’indice generale, si sa, ha perso il 15%.

Aria primaverile anche a bordo pista: l’Aero-porto Marconi, ancora fresco di quotazione,ha accresciuto i ricavi del 13% e la quotazionedel titolo è decollata a +40% (che deve sempreconfrontarsi con l’arretramento generale). Nonsempre l’andamento di Borsa rifletti i contiaziendali. Le ceramiche di Panaria hanno mi-gliorato i ricavi del 13% e quasi raddoppiato gliutili (+87%), ma a Piazza Affari hanno perso il10%. Beghelli, con un +6% di ricavi e utili increscita del 29%, è in linea con l’arretramentogenerale. Aeffe ha migliorato gli utili del 27%,ma il titolo ha perso quasi il 21%. E così Piqua-dro: utile +9%, titolo -13%.

Qualche volta succede anche il contrario.Hera non ha brillato per i ricavi (-6%) e ha soloritoccato gli utili all’insù del 5%. E il listino l’hapremiata con un +5%. Dopo un 2015 in recupe-ro è tornato pesante il settore finanziario, conil dimezzamento degli utili per Unipol e Cre-dem, e perdite in borsa fra il 25 e il 30% perBper e ancora Unipol.

I dati di Borsa vanno manipolati con cura, avolte compensano apprezzamenti e deprezza-menti vistosi del periodo precedente; e così lerelazioni trimestrali, che non sono predittivedella tendenza dell’intero anno, e si confronta-no con il primo trimestre 2015: di questi tempi,può risultare lontano come un’era geologica.Però, con tutte le precauzioni, i numeri con-sentono qualche ragionamento. Almeno ai piùesperti: «L’economia italiana sta indubbiamen-

te migliorando. È caratterizzata da crescite mo-deste ma sostenibili», osserva Maurizio Vitolo,consigliere di Consultinvest e amministratoredelegato della controllata Consultinvest AssetManagement, la Sgr che gestisce 2,5 miliardi dirisparmi investiti in fondi comuni mobiliari didiritto italiano (e che per Corriere Imprese haelaborato capitalizzazione e risultati delle quo-tate emiliano-romagnole). «Certamente le age-volazioni fiscali, dall’Irap al costo del lavorohanno aiutato questa ripresa», prosegue Vito-lo, che coglie tuttavia qualche limite dimensio-

nale nel tessuto economico regionale. Le quotate (15 bolognesi; 7 modenesi e al-

trettante reggiane, 3 di Cesena, inclusa la ma-tricola Technogym; 2 di Parma, Rimini e Ra-venna; una di Ferrara) rappresentano il 6,6%della capitalizzazione del mercato di Borsa ita-liano. E i loro ricavi 2015 (con la pesante esclu-sione, nel conteggio, delle neo quotate, Techo-nogym e, soprattutto, Ferrari) valgono il 5,9%del totale. «Sì, il peso delle imprese quotatedella regione è un po’ sottodimensionato ri-spetto all’economia dell’Emilia-Romagna inrapporto all’Italia», ammette Vitolo, che nono-stante sia nato a Napoli opera da Piazza Grandea Modena, e segue con particolare attenzionele imprese regionali. Non al punto di sovrarap-presentarle nei fondi gestiti da Consultinvest:«Qualcosa si sta certamente muovendo nellastruttura delle nostre imprese, ma prevalgonolargamente le piccole e piccolissime. Sulla viadella crescita e del consolidamento, l’emissio-ne di minibond o le operazioni di private equi-ty possono precedere la quotazione». Allora la41esima in Borsa potrebbe essere Consultin-vest? «Stiamo crescendo molto, ma non èun’ipotesi di breve periodo. Nel medio-termi-ne, 3-5 anni, potrebbe diventare un obiettivo».

In un tessuto economico di piccoli, a fare igrandi numeri sono comunque poche grandi:le prime tre (Ferrari, Hera e Parmalat, multi-nazionale che consolida i conti, ma solo inparte produce in regione) valgono oltre il 50%della capitalizzazione; con Ima e le tre banche-assicurazioni si superano i tre quarti. Anche iricavi hanno pesi simili. Un sintomo interes-sante arriva dall’occupazione, aumentata del5% nel 2015 fra le quotate, trainate dall’indu-stria (+11%).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Angelo Ciancarella

MONOPOLI

AnalistaMaurizioVitolo,56 anni,è nel Cda diConsultinveste ad della SgrConsultinvestAssetManagementche ha sedea Modena

Il viaggio di Enea

di Giovanni Fracasso

Quando i figli costruiscono più di quello che hanno ereditato

C’è stata negli ultimi anni una risco-perta delle aziende familiari, un fer-vido ritorno di attenzione. Anche suqueste pagine abbiamo parlato di«family business renaissance». Le

imprese familiari hanno resistito meglio alla cri-si, hanno saputo conservare una visione di lungoperiodo, sono state più resilienti ai venti di reces-sione. Questa riscoperta ha portato a nuovi studi,a nuove analisi. Aumentano nelle grandi busi-ness school anche i corsi e i master dedicati aifigli degli imprenditori, con l’Asia che è diventatail terreno di un nuovo ed impetuoso sviluppodelle aziende familiari. Si studiano i casi di suc-cesso di trasferimento della leadership: perché ilgrande snodo strategico resta quello del passag-gio generazionale. Circa il 70% delle imprese fa-miliari non supera la prima generazione, tra laseconda e la terza generazione vi è una vera epropria moria, pochissime arrivano alla quartagenerazione. La verità è che la capacità imprendi-toriale non si trasmette con un «passaggio dicorona». Ha ragione Brunello Cucinelli quando

afferma che l’impresa non si eredita. Bisognasaper conquistare sul campo quello che si è ere-ditato dai padri. Chi succede in una azienda puòvivere di rendita, può decidere di vendere l’azien-da e massimizzare nel breve i guadagni, oppureal contrario può gettare le basi per una nuovagrande avventura imprenditoriale.

Proprio nella nostra Emilia scopriamo che visono aziende in cui i figli non distruggono quelloche hanno ereditato dai padri, ma che possonoaddirittura far meglio. Ne parleremo su questepagine in una nuova rubrica «Il viaggio di Enea».Nella Rocca di Scandiano, nel fervore dell’Emiliarinascimentale, Giulio Boiardo fece dipingere nelsuo camerino al pittore Nicolò dell’Abate le scenedell’Eneide. All’imprenditore emiliano risulteràpertanto emblematica e familiare la potente im-magine di Enea: quell’eroe che si carica sullespalle il padre (il suo passato) e prende per manoil figlio (il suo futuro, lontano ma glorioso). Eneaè un simbolo virtuoso del passaggio generazio-nale. Egli, il più valoroso dei troiani dopo ilgrande Ettore, non eredita una corona né un

regno. Porta con sé un «sistema di valori». E suquei valori costruisce qualcosa di più grande diquello che ha lasciato. Nel suo viaggio, pieno diinsidie, di cadute, di mille difficoltà, arriva agettare le fondamenta dell’imperium sine fine:dalle sue gesta infatti avrà origine Roma.

Nell’Eneide di Virgilio — capolavoro della let-teratura, classico dei classici — vi è un storiafamiliare, in cui accanto alle grandi gesta emer-gono le antiche virtù, emerge quella «pietas» cheè innanzitutto senso di responsabilità, attacca-mento alle radici ma con lo sguardo proiettato alfuturo.

Sulle antiche orme di Enea racconteremo sto-rie contemporanee di aziende in cui i figli costru-iscono qualcosa di più grande di quello che han-no ereditato. Sono esempi che possono portarefecondi insegnamenti. Parleremo, dunque, di Gianluca Sghedoni e della Kerakoll, di DavideBollati e della Davines e di tante altre aziendeemiliane rese grandi dalla «generazione dei fi-gli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continuità Enea fugge da Troia con il padre sulle spalle nel dipinto di Pompeo Girolamo Batoni (1708-1787)

La fotografia

NOME SOCIETÀTT

Ricavi e utili, "trimestrali" primaverili

RicaviIma

Aeroporto Marconi

Panaria

Beghelli

Marr

Interpump

Hera

Valsoia

Bioera

UtiliVariazione % del 1˚ trimestre 2016 rispetto al 2015

CAPITALIZZAZIONE

Dati in milioni di euro La capitalizzazioneè al 31-12-2015

Fonte: elaborazione Consultinvest sui "Resoconti intermedi di gestione" al 31 marzo 2016

Modelleria BrambillaMonrifPoligrafici editorialeTechnogymEnergica MotorEmakLandi RenzoFerrari nvAeffePiquadroParmalatValsoiaMarrBioeraRosetti MarinoIGDUnipol GruppoBperCredito emilianoNoemalife

15,230,225,878030,3

125,458,2

7.476,3123,6

554.363,1

186,31.180,8

8,8142

652,42.334,62.071,52.070,8

59,5

Servizi ItaliaEukedosInterpump GroupSiti b&t groupIMAAeroporto MarconiTrevi finBeghelliIrceBest UnionPoligrafici printingPanariagroupCeramiche RicchettiExpert SystemDatalogicBio onMobytPlt energiaHera

112,921,9

1.413,2101,1

1.946,7297,6224,1

81,751,123,7

6,8144,2

1551.7

866,1190,8

24,543,4

3.828,131.235,8

28

13

13

6

3

2

-6

-5

-4

Ima

Panaria

Valsoia

Beghelli

Aeffe

Marr

Piquadro

Hera

Unipol

Credem

Bper

Interpump

538

87

50

29

27

18

9

5

-53

-45

-31

-6

Vitolo (Consultinvest)Per le Pmi in crescita,bond e private equityprecedono i progettidi quotazione

BO

8 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

BO

9Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

Master in inglese e ricerca in azienda Ecco come sarà l’academy dell’autoParla il rettore dell’ateneo di Modena: si parte nel 2017. Dal ministero i primi 430.000 euro

C’è un territorio molto fertile dalleparti di Modena. Si è formatonei decenni, prima che lo can-tasse Edmondo Berselli nel suom i t i c o « Q u e l g r a n p e z zo

dell'Emilia» e prima ancora che, dodici annifa, la Regione lo definisse in quel furbomarchio che risponde al nome di «Motorvalley». È un terreno popolato da nomi glo-riosi, Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Pagani,e poi, allargandosi, Dallara, Toro Rosso,Lamborghini, Ducati e Vm. Nomi che corro-no e fanno correre il Pil, perché è anchesulle quattro ruote che si misurano le gran-dezze di stati ed economie.

Con quello che questo comparto vale perl’Emilia-Romagna e con i rivolgimenti in attonel settore, tra auto elettriche e che si guida-no da sole, non stupisce che l’Università diModena e Reggio Emilia abbia deciso dispingere sull’acceleratore con il suo progettodi un’Academy dell’autoveicolo. Il Ministerodell'Istruzione ha già contribuito con un fi-nanziamento di partenza di 430.000 euro enell’attesa che riconosca ufficialmente que-sta «International Academy for Advanced

Technology in high-performance vehiclesand engines» l’ateneo emiliano sta già inco-minciando a strutturarla, anche se il rettoreAngelo Oreste Andrisano è fiducioso che sipossa partire ufficialmente l’anno prossimo.

«Queste risorse sono un segnale incorag-giante — dice —; per il futuro prevediamoun ampliamento del campus di ingegneria,più padiglioni e laboratori, un potenziamen-to della strumentazione e la costruzione dinuovi studentati per accogliere chi vienedall’estero, perché sarà forte lo spirito inter-nazionale di questa struttura». Una vocazio-ne che sarà inseguita non solo tramite glistudenti, ma anche invitando in cattedra progettista dai distretti automotive di Bir-mingham e Stoccarda. «Pensiamo a un corsodi laurea in ingegneria del veicolo che duri

5 anni — continua il rettore — un dottoratodi ricerca dedicato, ma di tipo industriale ea master professionalizzanti in lingua ingle-se, che specializzino in sistemi di controllo,connettività informatica, guida automatica,movimentazione ibrida e controllo delleemissioni».

«Inoltre — aggiunge — si potrebbe im-plementare “Formula student”, il program-ma con cui da 13 anni gli studenti costrui-scono una monoposto, e arrivare a ideare unconcept di auto in cui siano concentratetutte le innovazioni più recenti».

Andrisano sta pensando anche a un modoper tenersi stretti i giovani ricercatori e conloro creare un ricircolo virtuoso, «magaricreando contratti a tempo determinato, treanni più tre, affinché rimangano qui, riversi-

no le loro conoscenze sui più giovani e pos-sano diventare i manager di domani delleimprese del distretto». I contatti tra Univer-sità e costruttori sono avviati da un pezzo eSergio Marchionne, in qualità di presidenteFerrari, ha già espresso il suo favore all’Aca-demy modenese. «Se si crea la giusta sinto-nia, tramite i nostri studenti queste aziendepotranno andare in Europa aggiudicandosi ifondi Horizon 2020».

Intanto il rettore, per quest’anno accade-mico, ha accolto, solo a Modena, 330 nuovematricole iscritte al corso di laurea in Inge-gneria meccanica e altre 170 alla magistralein Ingegneria del veicolo. Sarà infatti il di-partimento Enzo Ferrari l’hub attorno a cuiruoterà l’accademia, quella che l’assessoreregionale Patrizio Bianchi definisce «la pun-ta di diamante della conoscenza». La Regio-ne tiene in modo particolare a questo nuovopolo e lo finanzierà tramite il bando «Altecompetenze»: si tratta di 22 milioni di euroattinti dal Fondo sociale europeo che an-dranno in parte a sostenere assegni annualidi ricerca, borse triennali di dottorato e con-tratti di alto apprendistato per frequentarel’Academy geminiana. I ragazzi potranno co-sì intraprendere percorsi progettati e realiz-zati congiuntamente dall’università, enti elaboratori di ricerca e imprese per sviluppa-re nuove conoscenze, misurandone la trasfe-ribilità in una dimensione produttiva. Inquesto modo verrà creato anche il centro perla sicurezza alimentare all’ateneo di Parma.

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una rete commerciale più global per le sospensioni di Roberto Nuti Il direttore: «Vogliamo lavorare in un’ottica di gruppo internazionale mantenendo standard qualitativi elevati »

N egli anni del boom econo-mico attraversava le stradeitaliane su una 500 pervendere ricambi Fiat. Ma

nel 1962, a Bologna, è riuscito adaprire un’azienda tutta sua: la Ro-berto Nuti Spa, attualmente diret-ta dal figlio Massimo, che oggiproduce molle ad aria, ammortiz-zatori ed altri ricambi a marchioSabo, «Shock Absorber Bologna».Prodotti che sono esportati in ol-tre 80 Paesi e che vengono fabbri-cati, oltre a Castel Guelfo dove iNuti hanno il quartier generale,anche in altri due stabilimenti, inIndia e in Turchia. Il loro punto diforza rimane la terra dei motori,per farsi conoscere sempre di piùovunque: «Intendiamo consolida-re ed espandere la nostra retecommerciale e lavorare semprepiù in ottica di gruppo internazio-nale, continuando ad assicurarestandard qualitativi elevati e unbuon rapporto qualità/prezzo pertutti gli articoli a marchio Sabo

prodotti in Italia e all’estero»,spiega Massimo Nuti, direttoregenerale del gruppo, che conta300 addetti tra Italia e estero.

«Siamo nati qui, e non ci spo-steremo. Questo territorio si nutredi meccanica e primeggia nelmondo — continua —. La rete difornitori qualificata e il know-how diffuso sono elementi favo-revoli all’insediamento di realtàindustriali in Emilia-Romagna,anche se il Belpaese non brillaper sostegno alle imprese». Nel2015 ha fatturato circa 35 milioni,di cui il 60% grazie all’export. Undato confermato anche per il2016. «La crisi — aggiunge il di-rettore — favorisce la vendita diricambi nel settore aftermarket incui operiamo, visto il calo dellevendite di mezzi nuovi. E situazio-ni geopolitiche a parte, che pos-sono rallentare l’esportazioni,stiamo assistendo a una diffusaripresa degli ordinativi, in parti-colare in Italia».

progettazione, la ricerca e lo svi-luppo rimangono comunque inItalia — sottolinea il direttore —Certo le difficoltà non sono man-cate, ma abbiamo trovato i part-ner giusti che ci hanno consentitodi insediarci nel modo migliore».Al Gruppo Nuti si rivolgono tuttii ricambisti specializzati nel setto-re dei veicoli industriali, gli im-portatori e i distributori di ricam-bi all’estero. E oggi sono cono-sciuti anche per un altro motivo,grazie alla Sabo Accademy. «Sia-mo stati i primi al mondo nelsettore a mettere in pratica que-st’idea. Ci siamo accorti che nelweb mancavano informazioni tec-niche sugli ammortizzatori, e cosìabbiamo pensato di condividerela nostra conoscenza». E lo hannofatto in un’ottica molto social, at-traverso video didattici online cheraccontassero caratteristiche, con-trolli e fasi costruttive.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Andrea Rinaldi

MOTOR VALLEY

Vertici Massimo Nuti, direttore generale del Gruppo Roberto Nuti

Ammortizzatori e molle ad ariaprogettate per mezzi che hannopercorso milioni di chilometrinon erano però abbastanza perquest’azienda. Così dal 2010 hadeciso di darsi anche alle sospen-sioni per le due ruote, acquisendoMupo, un’eccellenza in campomotociclistico, con 20 dipendentie la sede proprio a Castel Guelfo,accanto alla Nuti.

«Al loro lavoro — continua ilfiglio che ha ereditato questa real-tà – abbiamo affiancato un pro-getto per lo sviluppo di una gam-ma di prodotti estesa al settoredelle moto da strada e degli scoo-ter, industrializzando i processi edotando l’azienda di una retecommerciale internazionale». Maquesto è solo l’ultimo degli inve-stimenti fatti. Alcuni anni fa l’im-presa dei prodotti a marchio Saboha deciso di espandersi oltre con-fine, aprendo in India e in Tur-chia, per essere competitiva neimercati indiani e asiatici. «La

UniversitàIn alto il dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari; a destra il rettore dell’UniMoRe Angelo Oreste Andrisano; sotto il convegno «L’Emilia dei motori» di lunedì scorso

InnovazioneI percorsi specializzeranno in sistemi di controllo, connettività informatica, guida automatica, movimentazione ibrida e controllo delle emissioni

Il convegno

L’automotive emilianodeve rafforzare la sua competitività

«D obbiamo senz’altrorafforzare la competi-tività del comparto su

scala internazionale». È una fra-se affatto scontata, quella cheValter Caiumi, presidente diConfindustria Modena, ha pro-nunciato il 23 maggio al Tecno-polo di via Vivarelli. Con il con-vegno «L’Emilia dei motori»,l’associazione ha presentato laricerca sulla filiera dell’automo-tive redatta da Alix Partners eanticipata dallo scorso numerodi Corriere Imprese. A ora, ildistretto regionale supera i20.ooo dipendenti e i 10 miliar-di di euro di fatturato annuo, dicui 7,3 generati dalle terre traSecchia e Panaro. Dove si con-centrano ben cinque costruttoriprimari (Oem): Ferrari, Alfa Ro-meo, Cnh, Maserati e Pagani.

Ovviamente, la sfida dell’in-ternazionalizzazione non riguar-da loro, quanto piuttosto forni-tura e subfornitura, con 190 pmitroppo frammentate, troppoconcentrate sull’innovazione diprocesso e poco esportatrici di-rette. Giacomo Mori, managingdirector di Alix, ha ribadito che«per lo sviluppo di prodottoservono skills, ossia professio-nalità adeguate»: e in tal sensova anche la futura Academydell'automotive. «Servono, però,anche risorse economiche, e non solo quelle provenienti da-gli enti pubblici: le attività diricerca industrializzabile con ilsupporto finanziario degli Oemrisultano ancora limitate, a dif-ferenza di quanto avviene neglialtri distretti automotive euro-pei». I grandi costruttori, in-somma, possono trasformarsida clienti a partner delle pmi,trainandone la crescita: un con-cetto caro anche all’ad di Hpe-Coxa, Andrea Bozzoli, anima erelatore del convegno.

Disponibilità a giocare la par-tita è venuta dai rappresentantiistituzionali, come Paolo Cavic-chioli, numero uno della Fonda-zione CrMo. Caiumi ha fissato iltarget, di nuovo senza mezzitermini: «Abbiamo tutte le cartein regola per competere con igrandi poli dell’auto come Tori-no, Stoccarda o Birmingham».

N. T.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BO

10 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

Il primato per la qualità deiprogetti se lo contendono ilRizzoli di Bologna e il Centrodelle cellule staminali e me-dicina rigenerativa (Cidstem)

dell’Università di Modena eReggio Emilia. Punteggio ingraduatoria: 103. Finanziamentoottenuto: quasi un milione dieuro a testa. Obiettivo: realizza-zione di tessuti e protesi diversea seconda del paziente (Rizzo-li); diagnosi precoce e terapiagenomica per la cura della ma-lattia dei «bambini farfalla»(Cidstem). È l’area Agroalimen-tare però a registrare le perfor-mance migliori, con 13 progettifinanziati e quasi 11 milioni dieuro a disposizione per nuoviprodotti o sistemi di produzio-ne. E poi un kit per convertirele auto in mezzi elettrici, dronie sensori che consentono irri-gazioni su misura o l’esplora-zione di fondali marini, oggettidi casa «trasformati» in dispo-

sitivi medici. Il tutto realizzatoin sinergia con le imprese, al-l’insegna di quel binomio pub-blico-privato su cui la Regioneha deciso di puntare inserendo-lo tra le sei priorità (Assi) neldocumento di programmazionedel fondo europeo di sviluppo.

Sono i cosiddetti Por Fesr2014-2020, che per l’Asse «Ri-cerca e Innovazione» mettono adisposizione 140 milioni di eu-ro, una boccata d’ossigeno peratenei e laboratori della ReteAlta Tecnologia che infatti han-no partecipato al bando per iprogetti di ricerca industrialestrategica in 5 aree: agroali-mentare, edilizia e costruzioni,industrie culturali e creative, salute e del benessere, mecca-

sostegno delle imprese, dellosviluppo, di ciò che poi è cre-scita del territorio e di occupa-zione: «Da noi è già successo, laBms che oggi da lavoro a 20persone è nata così, il titolaretutte le volte me lo ricorda» ag-giunge il professore GiorgioPagliarini, docente al diparti-

mento di ingegneria industrialedell’Università di Parma (capofi-la in 5 progetti) che con il pro-getto di pompe di calore a ri-dotto consumo energetico stac-ca il primato nell’area «Ediliziae costruzioni» e un contributodi 597.000 euro. Anche in que-sto caso buona parte dei finan-

Con i finanziamenti Por Fesrla Regione mobilita i privatie mette il turbo alla ricercaGrazie ai primi 35 milioni sono stati finanziati 40 progetti: dalle cure genomiche al packaging intelligente. L’Unibo fa il pieno

INNOVATORI

AgroalimentareÈ l’area con più progetti finanziati: raccoglie 11 milioni di euro per nuovi prodotti

tronica e motoristica. Risultato:109 progetti presentati, 98 ap-provati, 40 quelli finanziati conuna prima tornata di 35 milionidi euro che consentiranno diassumere 490 nuovi ricercatori.

A fare la parte da leone èl’Università di Bologna, capofilain 8 progetti, come nel caso diTime (a firma del Centro CIRI-MAM) che nell’area Meccatroni-ca e Motoristica ottiene il pun-teggio più alto (98,5) e un mi-lione di euro: «L’obiettivo è al-lestire un kit che consentirà ditrasformare le auto tradizionaliin elettriche risparmiando lametà rispetto all’acquisto di unnuovo veicolo elettrico — spie-ga il professore Claudio Rossi,responsabile scientifico delprogetto – Ogni azienda coin-volta nel progetto produrrà unacomponente del kit: siamo par-titi con 4 partner, ora siamo 8.Lo scopo finale è anche quellodi rendere queste piccole im-prese più competitive, di ven-dere prodotti finiti e non sem-plici componenti». Ricerca a

Progetti strategici di ricerca industriale

PROGETTI FINANZIATI CHE HANNO COME CAPOFILA LABORATORI DEGLI ATENEI

10.972.271 9.215.5483.373.966 3.439.324

MACRO-AREE STRATEGICHE5euro

Universitàdi Parma

5

Università di Modenae Reggio Emilia

5

Universitàdi Bologna

9

Universitàdi Ferrara

2

progetti finanziati

AGROALIMENTARE

13

SALUTE DEL BENESSERE

10

4

EDILIZIAE COSTRUZIONI

4

INDUSTRIE CULTURALIE CREATIVE

8.166 .757

MECCATRONICAE MOTORISTICA

8

I PROGETTI AMMESSIAL BANDO

98IL FINANZIAMENTOPER 40 PROGETTI

35 milioni e 167 mila euroRICERCATORIASSUNTI

490

di Gaetano Cervone

MilioniSono le risorse Por Fesr totali stanziate per gli anni 2014-2020

140

BO

11Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

ziamenti è destinato ad assegnidi ricerca, in media 12 per ogniprogetto e in molti casi consen-tiranno di proseguire studi av-viati rimpinguandone l’organi-co: «Molti ricercatori sono statigià assunti dalle aziende concui collaboriamo: ecco perchél’interazione pubblico e privato

è importante e nel nostro casofondamentale» sottolinea Mi-chele De Luca, ordinario diBiochimica al Dipartimento diScienza della vita dell’ateneo diModena e Reggio Emilia — do-ve dirige il Centro Cidstem — eresponsabile scientifico di Ho-logene 7, il progetto dei record

con la valutazione più alta (103,ex-aequo col Rizzoli di Bolo-gna) e quasi un milione di eurodi contributo. L’obiettivo è svi-luppare una terapia genomicaper la cura della forma distrofi-ca dell’Epidermolisi Bollosa(EB), la malattia dei «bambinifarfalla»: «È una malattia gene-

tica e dunque non ha terapia senon quella genomica, che con-siste nel correggere le cellulestaminali dell’epidermide —racconta De Luca — Abbiamogià fatto una prima sperimenta-zione clinica, siamo sulla buonastrada. Il prossimo passo saràdiagnosticare questa malattia in15 giorni e non più in un annoe sviluppare una cura che avràbisogno delle nostre due azien-de partner (Chiesi Farmaceuticie Holostem, ndr) per uscire dal-la fase sperimentale». Sono 5 iprogetti con capofila l’Universi-tà di Modena e Reggio Emilia,

che ottiene il miglior punteggioanche nell’area Industrie cultu-rali e creative con Lume Plan-ner, una «guida turistica» per-sonale su smartphone che sug-gerisce percorsi sostenibili e at-trazioni in base anche a gusti einteressi manifestati sui social:«È una promozione del nostroterritorio e delle sue attrazionispesso nascoste — sottolinea laresponsabile del progetto, RitaGamberini — Molta attenzionesarà rivolta per la visibilità dellebotteghe artigiane».

L’Università di Ferrara è inve-ce a capo di due progetti con illaboratorio Terra&Acqua Tech:«Valvosit» punta a trasformaregli scarti della filiera vitivinicolain sostanze da riutilizzare inambito chimico, energetico ecosmetico, mentre «GreenSmart Technology» monitora ilconsumo di acqua negli appar-tamenti.

Ma la partecipazione dei la-boratori degli atenei non è sololimitata ai progetti in cui sonocapofila, poiché ciascuno —compresi quelli firmati da Cen-tri non accademici — prevedela partnership di laboratori del-la Rete Alta Tecnologia e delleaziende. Una vera alleanza chetra due anni — a progetti eprototipi finiti — comporterà

una ricca serie di novità: il CR-PA Lab (al top nell’area Agroali-mentare) prevede la produzionedi un nuovo formaggio a brevestagionatura (30-60 giorni) pro-dotto con latte e ingredienti uti-lizzati nella produzione del Par-migiano Reggiano, e poi formu-lati a base di Parmigiano rivoltia bambini, anziani o sportivi,liofilizzati a marchio DOP. E poicarne e prosciutti addizionaticon sostanze ottenute da sotto-prodotti vegetali (uva, mele,etc.) con effetti positivi sulla sa-lute delle persone (Stazionedelle conserve SSICA di Parma),alimenti e bevande conservatiin packaging che interagiscono

con il prodotto evitando ag-giunta di conservanti (Ecopack-lab del CIRI di Bologna). Nelsettore ambientale puntano adabbattere tempi (e costi) peranalizzare la qualità dell’area iricercatori di Proambiente, cheprogetta rilevatori on-line intempo reale, mentre al CIRI ICTdi Bologna si mettono a punto(progetto Habitat) sistemi che«trasformano» in assistenti me-dici gli oggetti di uso comunegarantendo così autonomia del-le persone a casa senza ricorsoa dispositivi ospedalieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Progetti strategici di ricerca industriale

PROGETTI FINANZIATI CHE HANNO COME CAPOFILA LABORATORI DEGLI ATENEI

10.972.271 9.215.5483.373.966 3.439.324

MACRO-AREE STRATEGICHE5euro

Universitàdi Parma

5

Università di Modenae Reggio Emilia

5

Universitàdi Bologna

9

Universitàdi Ferrara

2

progetti finanziati

AGROALIMENTARE

13

SALUTE DEL BENESSERE

10

4

EDILIZIAE COSTRUZIONI

4

INDUSTRIE CULTURALIE CREATIVE

8.166 .757

MECCATRONICAE MOTORISTICA

8

I PROGETTI AMMESSIAL BANDO

98IL FINANZIAMENTOPER 40 PROGETTI

35 milioni e 167 mila euroRICERCATORIASSUNTI

490

StudioA destra il laboratorio del Rizzoli di Bologna, che con il progetto Custom plants ha ottenuto il punteggio più alto; sotto un ricercatpre del Hologene 7 dell’ateneo di Modena e Reggio Emilia

Rossi (Time)Allestiremo un kitche consentiràdi trasformare le auto tradizionali in elettriche

De Luca (Hologene 7)Il prossimo passo sarà diagnosticare l’Epidermolisi bollosa in 15giorni e non più in un anno

Ateneo di FerraraPromuove un laboratorio per riusare gli scarti vinicoli in ambito chimico e uno per controllare il consumo idrico in casa

BO

12 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

A Riminiwellness si compra benessereIl via venerdì: tante novità in palestra e più attenzione alla salute con incontri e una sezione food Cecchi conferma il legame con la Romagna. Aster: qui il 20% delle startup italiane del settore

Rimini Fiera dà di nuovoa p p u n t a m e n t o a g l iamanti del fitness. Dagiovedì a domenica tor-na per l’undicesima volta

Riminiwellness, la grande ker-messe dedicata al benessere, chesolo l’anno scorso è stata visitatada più di 260.000 visitatori.

Si tratta di una manifestazio-ne che incorona quel concetto di«Wellness Valley» tanto caro allaRegione, intenzionata a trasfor-mare la Romagna nella meccadello star bene e della vita attiva.Un brand che, secondo l’Osser-vatorio turistico regionale, puòportare un valore aggiunto di200 milioni di euro all’anno so-lamente per il settore ricettivo. ARimini, distribuita su oltre100.000 metri quadrati in 16 pa-diglioni, ci saranno 1.960 sezionidi allenamento, una decina dipiscine, 50 palchi, 400 aziende epiù di 200 eventi. «Qui vengonoanticipate tutte le tendenze e lenovità in fatto di wellness —spiega Patrizia Cecchi, direttricebusiness unit di Rimini Fiera —Ogni anno cresce, prima c’eranosolo i maniaci del fitness e i cul-turisti, ora, invece, anche lo stes-so concetto di benessere è cam-biato». Tra i visitatori ci sonofamiglie con bimbi al seguito eanziani perché l’attività fisica co-me prevenzione per la propria

salute interessa sempre più per-sone.

Oltre al biovillaggio, dove sifaranno pilates, ginnastica po-sturale e altre attività artistiche,ci sarà una sezione dedicata allariabilitazione, una al food eun’altra alle arti marziali, chenon sono più solo judo e karate.Ogni giorno, dalle 9.30 alle 19, cisi potrà allenare e sperimentarenuove discipline importate diret-tamente da oltre confine. Dalreggaeton fitness, un mix di ae-robica, coreografie e hip-hop, al-l’akropilates che si pratica incoppia, al ballet bar training chesi ispira alla danza classica e uti-lizza la sbarra.

«Quando pensiamo al well-ness — continua Cecchi — par-liamo di un fenomeno che soloin Romagna vale moltissimo eha messo in rete tanta imprendi-torialità, dando vita a un mecca-nismo che rinforza il mercatoeconomico di tutta l’area-. Oggitutti fanno fitness, non più inpalestra, ma all’aria aperta e so-no sempre di più le offerte di chisi vuole avvicinare a questomondo». Solo in Romagna — inquello che è il primo Distrettointernazionale per competenzesul benessere e la qualità dellavita lanciato nel 2003 — si con-tano 2.500 imprese, 8.785 perso-ne impiegate e il 10.1% di popola-

zione attiva rispetto alla mediaitaliana (dati Wellness Founda-tion). Secondo Aster ’Emilia-Ro-magna è poi, con il Piemonte, laregione con il maggior numero(11) di startup innovative del set-tore wellness, il 20% del totalenazionale (54).

«La domanda mondiale di tu-rismo collegato al benessere stacostantemente crescendo e nelprossimo quinquennio aumen-terà di quasi 10 punti percentuali

all’anno soprattutto nei mercatidi provenienza del Nord Americae dell’Europa. Sui 3.400 miliardidi dollari generati dal turismonel mondo il Wellness Tourismha prodotto nel 2014 un valorestimato circa 494 miliardi di dol-lari, classificandosi al secondoposto dopo il turismo culturale»,spiega Andrea Corsini, assessoreregionale al turismo in occasio-ne della Wellness week che hainteressato tutta la Romagna dal

20 al 29 maggio. All’interno del-l’area food ci saranno chef e nu-trizionisti, pronti a far conoscerericette e proprietà salutistichedegli alimenti, ma ci sarà ancheuno spazio dedicato alla forma-zione professionale, riservato aipersonal trainer di tutto il mon-do. Nella zona, invece, impronta-ta alla riabilitazione, a parlare cisaranno medici, fisioterapisti,chinesiologi e altri esperti.

«Prima che la nostra kermes-se si trasformasse in tutto que-

sto, esisteva già il festival del fit-ness, nato 18 anni fa. Noi lo ab-biamo rilevato, unendo i dueconcetti di “benessere” e “terri-torio” — aggiunge Cecchi —L’errore infatti della vecchia ker-messe era stato spostarsi a Fi-renze, dimenticandosi del lega-me con la Romagna che il suc-cesso della Wellness Valley hapoi confermato».

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

TERRITORI E CITTÀ

EserciziUna sessione di fit box alla durante la precedente edizione di Rimini Wellness

Quando pensiamo al wellness parliamo di un fenomeno chesolo qui vale moltissimo e ha messo in rete tanti imprenditori, dando vita a un meccanismo che rinforza tutta l’area

1.960Sezioni È il numero di allenamenti a cui si potrà partecipare tra i 16 padiglioni della fiera romagnola durante Riminiwellness

BO

13Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

Il settore

Fonte: Oi Pomodoro, Coldiretti, Confagricoltura, Unioncamere E-R

Prezzo alla tonnellata (in euro) Area coltivata in Emilia-Romagna (in ha)100 30.000

92 9224.403 26.19524.534

20.01522.144

Parma

Il suino nero ottiene il riconoscimento di razza dal ministero delle Politiche agricole

I l Consorzio che lo tutelacanta vittoria. Il suino nerodi Parma ora è ufficialmente

una razza riconosciuta dal Mi-nistero delle politiche agrico-le, alimentari e forestali. Co-me tale, sarà inserita in unaapposita sezione del registroanagrafico. Giornata storicaper il consorzio nato nel 2006su iniziativa di una ventina diallevatori. Sono tutti accomu-nati dalla ricerca di grandequalità nei prodotti che deri-vano dal suino nero e puntanoal miglioramento, alla valoriz-zazione e alla diffusione diquesta razza particolare. Unprodotto che trova il plausoanche della Regione:

«Il Suino Nero di Parma —sottolinea l’assessore SimonaCaselli — è una razza locale,dalle carni pregiate che sonoall’origine di salumi di elevataqualità. Un esempio di quellabiodiversità animale e vegeta-le che la Regione è impegnataa promuovere. Un’eccellenzadell’Emilia-Romagna, oltreche del Parmense, che ora po-trà essere valorizzata anchecon le risorse del Programmaregionale di sviluppo rurale».

Il presidente della Coldirettidi Parma Luca Cotti ha espres-so soddisfazione: «Salutiamo— ha detto — molto positiva-mente questo riconoscimentoche attendavamo da tempo. Ilrisultato ottenuto fa onore ainostri allevatori che, con il lo-ro lavoro e la loro professiona-lità, concorrono a tenere altoil nome di un’agricoltura distraordinaria qualità, con ca-ratteri distintivi e unici, comeè quella della nostra realtà ter-ritoriale».

Ale. Ma.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Allevamento

Dopo tre anni, il prez-zo del pomodoro daindustria torna ascendere: nel 2016 sivenderà a 85,20 euro

la tonnellata. Una flessionedel 7,4% rispetto al 2015 e al2014, quando il prezzo si eraattestato a 92 euro. Soddisfat-to Pier Luigi Ferrari, presi-dente di Oi Pomodoro Indu-stria del Nord Italia, l’associa-zione interprofessionale cheriunisce le varie parti della fi-liera: «Le parti, agricola e in-dustriale, hanno dimostratodi voler continuare ad operarein trasparenza investendo an-che in progettualità per incre-mentare qualità e produttivi-tà. Non vi sono molte filierein Italia che riescono a rag-giungere un accordo, fra pro-duttori e trasformatori, per lacampagna annuale».

La trattativa per arrivare auna mediazione è stata duris-sima. Inizialmente il prezzoproposto dai trasformatori eradi poco superiore ai 70 euro eancora a inizio maggio l’offer-ta si aggirava sugli 80 euro.Una cifra considerata inaccet-t a b i l e d a C o l d i r e t t i eConfagricoltura, che chiede-vano prezzi più alti. In teoriala trattativa aveva una data discadenza: il 30 aprile, giornoentro il quale i produttori do-vevano presentare la richiestadi fondi europei prevista dalpatto agricolo comunitario,con l’obbligo di allegare ilcontratto con gli acquirenti.Ma, come già nel 2015, i colti-vatori hanno ottenuto unaproroga e quindi la discussio-ne è andata avanti per qual-che altra settimana. Il finalelascia l’amaro in bocca alle as-sociazioni dei coltivatori: se-condo Giovanni Lambertini,di Confagricoltura Emilia-Ro-magna, «con l’accordo chiusoa 85,20 euro a tonnellata laparte agricola non coprirà ne-anche i costi di produzione».Non è l’unico punto criticodell’accordo: sotto accusa an-che la decisione di sottoporreil prezzo a modifiche in basealla quantità prodotta. Il prez-zo concordato vale solo se laproduzione del Nord Italia siattesterà tra i 2,35 e i 2,55

milioni di tonnellate. Sottoquesta fascia, il prezzo au-menterà di 5 centesimi a ton-nellata (fino ad un massimodi tre euro) ogni 5.000, men-tre calerà allo stesso modoogni 5.000 tonnellate in ec-cesso.

«È una grande presa in giroper l’agricoltore, perché avvie-ne a trapianti ormai finiti» at-tacca Mauro Tonello, presi-dente di Coldiretti Emilia-Ro-magna. Inoltre, un coltivatorepotrebbe vedersi penalizzatose qualche organizzazione diproduttori decidesse di pro-durre più di quanto stimatoall’inizio: «La produzione sa-rebbe da tenere sotto control-lo molto di più — sostieneTonello — Ma i dati sono co-perti da privacy, quindi non siriesce mai a capire qual è l’or-ganizzazione che ha prodottodi più, o l’industria che ha

contrattato di più rispetto aiquantitativi che aveva detto. Equindi non si risale a chi hacreato il danno».

Il tema è molto sentito inEmilia-Romagna, perché lanostra regione è il maggiorcentro di produzione del po-modoro da industria del NordItalia. Nel 2015 ne sono statiprodotti 1,763 milioni di ton-nellate, il dato più alto degliultimi cinque anni: equivalgo-no a un terzo della produzio-ne italiana e a oltre il 4% dellaproduzione mondiale. È Pia-cenza la capitale dell’oro ros-so, a cui dedica 9.822 ettarisui 26.195 totali della regione.Ma anche Ferrara (6.851), Par-ma (4.788) e Ravenna (2.426)hanno numeri di tutto rispet-to. Quasi certamente, l’accor-do determinerà un calo negliintroiti dei produttori: se l’an-no scorso la produzione lorda

vendibile è stata di 153,4 mi-lioni di euro, in aumento di 14milioni rispetto al 2014 e di 40rispetto al 2013, non bisognascordare che l’ultima voltache il prezzo è sceso — nel2012, da 88 a 84 euro — la plvha lasciato 30 milioni perstrada, crollando da 148 a 118milioni.

La coltivazione del pomo-doro da industria è il primoanello di una filiera che è trale regine dell’export dell’agro-alimentare. A dirlo sono i datidi Oi Pomodoro da IndustriaNord Italia: nel 2015, il 61% delfrutto prodotto è stato espor-tato in tutto il mondo sottoforma di pelati, polpa, passatee salse. Le vendite all’estero,da sole, valgono oltre un mi-liardo e mezzo di euro. Anchese, pure, in questo settore, leminacce non mancano: per lapassata è d’obbligo il pomo-doro da industria italiano, vi-sto che va segnalata la prove-nienza sull’etichetta, ma altreproduzioni rischiano di finirefuori mercato per la concor-renza dei pomodori di impor-tazione.

Riccardo Rimondi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pomodoro, ok il prezzo è giustoMa non per quelli che lo coltivanoI contadini dovranno venderlo a 85,20 euro a tonnellata. L’industria ne offriva 70

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Con la semina autunnalesi può apprezzare la cipolla tutto l’anno

L’Emilia-Romagna è la prima regioned’Italia per superficie coltivata con ol-tre 3.000 ettari, di cui 1.200 in provin-cia di Bologna, inclusa la produzionedestinata alla Cipolla di Medicina Igp,

e 800 nel Ravennate. Eccelle pure per alcunebontà: la tipica Borettana, piccola e pregiata(circa 300 ettari da Reggio Emilia a Piacenza)e la Ramata rossa di Milano (una cinquantinadi ettari concentrati tra Bologna e Modena).

Il trend produttivo è in crescita. «Con unbalzo del 10-12% sul 2015, spinto soprattuttodalle incertezze e dalle criticità riscontrate inaltri comparti» spiega il product manager dellaIsi sementi Marco Bastoni. Nell’ultimo anno,infatti, «c’è chi ha abbandonato alcune colturecerealicole e chi ha ridimensionato l’investi-mento nell’ambito delle agro-energie». «Ades-so però – arriva al punto — bisognerebbevalorizzare la cipolla a semina autunnale che

rappresenta solo il 10% della totalità, con rac-colta da maggio a metà giugno. Non è, tuttavia,una coltura facile: possono essere tante le in-cognite climatiche nei mesi invernali col ri-schio di compromettere il raccolto». Il merito?«Così si può commercializzare cipolla italiana12 mesi all’anno». Inoltre, il suo sapore è pocopungente quindi si presta al consumo a crudo(non esiste unicamente quella «di Tropea» damangiare in insalata, fa notare), «poi spuntaun prezzo all’ingrosso decisamente interessan-te».

Si va dalle gialle-dorate — il 55% del raccoltoregionale — alle bianche — il 25% — e rosse— il 15% — (prezzi della settimana all’ingrosso:60 centesimi al chilo per le gialle-dorate e lebianche; 80 centesimi per le rosse; fonte Caab).Il ricambio varietale è molto lento (la vita me-dia è di oltre dieci anni). «Oggi dominano gliibridi, in primis Derek e Bonus F1 della tipolo-

gia gialla a semina primaverile; Galatea F1 eSonic F1 a semina autunnale». Caratteristiche?«Colore e vestitura dei bulbi, alta uniformitàdei calibri e ridotta percentuale di scarti». An-drea Ferrarini le coltiva con il metodo biologi-co, www.bioferrarini.com. Ciò significa che leoperazioni di pulizia del terreno sono manuali.«In quindici anni la nostra produttività è pas-sata da 15 tonnellate per ettaro alle attuali30-50 e siamo alla continua ricerca — raccontal’imprenditore modenese — di prodotti natu-rali che limitino le scottature (ad esempio l’ar-gilla caolinitica) e rafforzino la difesa dagliinsetti elateridi (come la beauveria bassiana:un bioinsetticida)». L’export? «Va bene ad ini-zio stagione perché i paesi nordici acquistanoda noi solo quando non sono autosufficienti.La Svizzera, che produce esclusivamente lagialla, richiede invece la bianca e la rossa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La piantaLa cipolla (Allium cepa L.) è una pianta coltivata bulbosa tradizionalmente attribuita alla famiglia delle Liliaceae. Tra le varietà coltivate si segnalano quella rossa di Tropea, la Borettana, la ramata di Montoro e quella sarda di Banari

Tonello (Coldiretti)La produzione va tenuta sotto controllo, ma i dati sono coperti da privacy: non si riesce mai a capire qual è l’organizzazione che ha prodotto di più o l’industria che ha contrattato di più

L’agenda 30 maggioA Bologna si discute dei nuovi scenari e delle nuove opportunità per finanziare la crescita delle piccole e medie imprese. Da Unindustria, in via San Domenico 4, alle 10.45.

30 maggioAlla Fondazione Democenter di Modena (via Vivarelli 2) il convegno «L’innovazione che unisce» con Gian Luca Sghedoni (Kerakoll), Enzo Madrigali, Francesco Profumo (Compagnia San Paolo)

30 maggioA Bologna giornata dedicata ai rapporti di affari con il Vietnam. L’evento, dalle 10 alle 13, sarà ospitato nella sede di Legacoop Emilia-Romagna in viale Aldo Moro 16, sala B.

31 maggioA Bologna, dalle 9 alle 13, presentazione del Rapporto regionale dell’Osservatorio agroalimentare nella sede della Regione, in viale Fiera 8

31 maggioA Palazzo Soragna a Parma «L’ecosistema regionale e locale a supporto della creazione d’impresa e dell’innovazione nelle imprese del territorio». Ore 9

9 giugnoA Piacenza si discute con Gianfranco Pozzi di «Forme tecniche di finanziamento – Come, quando e perché», in piazza Cavalli 25 dalle 13.30 alle 15.30

FOOD VALLEY

BO

14 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese

BO

15Lunedì 30 Maggio 2016Corriere Imprese

L’editoriale

Motor valley,il know how che serve

Primo, la carenza difigure altamentespecializzate come,ad esempio, gli in-gegneri (elettronici,

informatici, meccanici,etc.).

Ebbene, riferendosi alpezzo modenese della Val-ley e all’Università di Mode-na e Reggio Emilia il con-trasto che ha destato scal-pore è quello fra il «fabbi-sogno di risorse richiestedalla filiera automotive»(stimato in 380 unità all’an-no) e «il numero di laureatidi Unimore» (130), con undivario, quindi, di ben 250unità.

Secondo, la necessità peri grandi costruttori di cer-care il know how più avan-zato all’estero: «Per la mec-canica qui si trova tutto, maper l’elettronica e per le so-luzioni interne bussiamo inGermania o negli Usa», hadetto Roberto Fedeli di AlfaRomeo-Maserati a Il Sole24 Ore (24 maggio).

La sacrosanta risposta al-le criticità (più investimentiin conoscenza: R&S, capita-le umano, information te-chnology), è semplice soloall’apparenza, ma in realtànon lo è affatto perché tut-to il nostro Paese scontagravi ritardi e lacune. Ma èanche vero che i territoripiù evoluti possono alzarel’asticella con i loro sforzi.

Va in questa direzione laproposta avanzata nel con-vegno modenese da Patri-zio Bianchi, assessore re-gionale a Lavoro e Universi-tà, volta a creare a Modenauna «Academy interuniver-sitaria di ingegneria e deimotori di livello nazionaleed europeo». L’enfasi dellaproposta della giunta del-l’Emilia-Romagna cade giu-stamente sullo sforzo con-giunto — un «sistema inte-grato» — dei quattro Ate-nei presenti in regione esul sostegno dei privati.

Se la Motor Valley è, nel-la sua profonda natura,emiliana, logica vuole chela formazione/attrazionedei talenti si muova lungola stessa traiettoria. Lo stu-dio comparato di Alix Part-ners ricorda che nel Baden-Württemberg, ove operanoquattro colossi come Daim-ler, Porsche, Audi e Iveco,vi è una rete di 9 Università«tradizionali» e 23 Univer-sità di «scienze applicate»,le famosissime Fachhoch-schulen. E potremmo poiaggiungere la rete delFraunhofer per la ricercaapplicata.

Franco Mosconi© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Andrea Rinaldi

SE ANCHE OROGEL SPERIMENTA IL «CASO CUBO»

La Soprintendenza colpisce ancora e in re-gione spunta un altro «caso Cubo». Dopo l’Il-pa di Bazzano, stavolta a fare le spese deirilievi degli archeologi del ministero è statal’Orogel di Cesena, cooperativa leader nel set-tore surgelati, 2.547 dipendenti e un 2015 chiu-so con 96.000 tonnellate di verdura venduta e196 milioni di ricavi.

In occasione della presentazione dei dati dibilancio, l’ad Bruno Piraccini ha comunicato aigiornalisti il secondo stop della Soprintenden-za nel giro di un anno al nuovo cantiere per

l’allargamento dello stabilimento di Pievesesti-na, un investimento da 80 milioni di eurocomprendenti gli impianti di Ficarolo (Rovigo)e Policoro (Matera). Il cantiere romagnolo èstato fermo da giugno a novembre per daretempo di identificare i reperti rinvenuti e Oro-gel ha pure pagato 300.000 euro per gli arche-ologi indicati dal ministero, ha affermato Pi-raccini. A lui e alla sua impresa, però, è anda-ta meglio che ai colleghi dell’Ilpa, ancora fermicausa resti di un mulino del dopoguerra.

«Il cantiere è stato sbloccato — ha esultato

mercoledì Piraccini con Corriere Imprese —ora la Soprintendenza ci chiede alcune precau-zioni e aspettiamo le loro indicazioni. È statauna fumata bianca con un pizzico di grigioperché lo stop del cantiere ci ha fatto perderemolto tempo e ci siamo allarmati un po’. Ilritardo di oltre dieci mesi ci ha causato undanno di circa due milioni e mezzo di europerché non abbiamo potuto disporre della struttura in cantiere che era essenziale. Questacifra è dovuta allo stoccaggio delle merci instrutture non nostre che distano anche 250chilometri. I prodotti sono da portare in sedeper il confezionamento, quindi si aggiungono icosti di trasporto. Escludiamo di agire per vialegale — ha aggiunto — Non faremo questio-ni, anzi ci terremmo a finanziare uno studioper conoscere esattamente cosa è significatoquesto anno di ricerca e quale interesse storicoha la zona. Una ricerca così lunga dev’essereillustrata in un volume che siamo disposti afinanziare. Visto che abbiamo perso un anno,almeno lasciamo traccia della ricerca svolta».Un vero fair play: qualche altro imprenditore alposto suo avrebbe dato in escandescenze.Qualcun altro, meno robusto, avrebbe potutorimetterci l’azienda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

G ranarolo, gruppo agroalimentare a ca-pitale esclusivamente italiano, è tra imaggiori operatori dell’industria ali-mentare nel nostro Paese. È di pochi

giorni fa l’acquisizione, in parte sotto formadi aumento di capitale in parte di acquisto diazioni, del 60% di Conbio, azienda che pro-duce prodotti gastronomici vegetali e biolo-gici. Strategicamente, Granarolo intende raf-forzarsi ulteriormente nel mercato dei pro-dotti vegetali. Settore che, stando ai fatturati,negli ultimi cinque anni ha visto un aumentodel 240%. Il fatturato, a fine 2015, è stato dicirca 318 milioni di euro. Le previsioni indi-cano un fatturato di 600 milioni di euro fraquattro anni. La gamma Granarolo 100% ve-getale ha esordito ad inizio 2015 e il fatturatorealizzato è stato di oltre 14 milioni di euro.Il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzola-ri, afferma, a tal proposito, che il mercato deiprodotti vegetali registra una crescita annuaa doppia cifra nel nostro Paese. Perché Con-bio? Perché è il comparto dei prodotti gastro-nomici, in cui Conbio ha la maggiore specia-

lizzazione, ad aver avuto l’incremento più ri-levante e che, probabilmente, occuperà, neiprossimi anni, quasi un terzo del mercatovegetale complessivo. Nel 2015 il Gruppo Gra-narolo, Granlatte operativo nel settore agrico-lo e nella raccolta della materia prima e Gra-narolo S.p.A. impegnato a trasformare ecommercializzare il prodotto finito, ha fattu-rato 1,078 miliardi di euro, con un Ebitda di70 milioni di euro e un risultato netto di 18milioni di euro. Dati in netta crescita sul2014, fino al 110% in più per il risultato netto.In Italia sono 13 le sedi produttive, mentre 6sono dislocate oltre frontiera, in Europa. InSud America e Oceania. Al momento, la so-cietà ha testato il mercato finanziario, conun’emissione obbligazionaria a fine dicembre2013 e che verrà rimborsato a fine 2019. Afine febbraio scorso un aumento di capitaledi 14 milioni di euro è stato effettuato perfinanziare nuove acquisizioni. Il prossimopasso potrebbe essere l’approdo a Piazza Af-fari!

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUE DALLA PRIMA

P er finanziare il capitalecircolante Ccfs, la finan-ziaria nazionale di Lega-

coop, e Cooperfidi, hannofornito garanzie alle primedue banche, Unipol Banca eBanca Etica.

La nostra scelta imprendi-toriale è stata quella di pun-tare solo sulla produzioneper i tanti marchi che ci sononel distretto delle ceramiche,che chiedono piastrelle diqualità e flessibilità nellaproduzione. Uno dei primiproblemi che abbiamo dovu-to affrontare è stato quellodello stabilimento. All’iniziodella nostra avventura siamopartiti con tutto l’impianto inaffitto dal Tribunale: lo scor-so anno abbiamo acquistatogli impianti e quest’annol’immobile.

Greslab ha puntato da su-bito sull’innovazione, sui

nuovi prodotti, su nuove stra-tegie commerciali. Le nicchiedi mercato sono difficili daraggiungere, non chiedonograndi quantità ma alta qua-lità. Noi crediamo che l’altaqualità si raggiunga con l’at-tività diretta dei lavoratori sulprodotto, mettendo insiemecreatività e automazione.

Il delicato e impegnativopassaggio da lavoratori di-pendenti a soci lavoratori èstato vissuto con grande con-sapevolezza, ma alla fine sen-za traumi particolari. Il grup-po iniziale dei primi soci èrimasto unito e stabile per 5anni ed è cresciuta nel frat-tempo la consapevolezza dipoter mantenere la stabilitànel lungo periodo.

Siamo partiti nel 2011 in 30soci e 5 dipendenti: ora sia-mo 50 soci e 23 dipendenti.Questo, oltre all’aspetto eco-nomico, è certamente ungrande risultato..

Certo, fino ad oggi è statauna grande salita e non ab-biamo ancora avuto tempo didomandarci: « ...ma tu comestai?». Credo che ora sia ne-cessario farci anche questadomanda: lo ritengo un pas-saggio importante per la no-stra cooperativa.

Il bilancio del 2015 è statoun ottimo bilancio: abbiamocoperto le perdite accumula-te nei primi due anni e co-minciato ad accantonare fon-di per gli investimenti fatti efuturi. Il fatturato, in costanteaumento dalla nascita dellacooperativa, nel 2015 ha su-perato i 16,5 milioni di euro,con le vendite e l’occupazio-ne in aumento e con un utilemolto significativo. Anchetutti gli indicatori economicidella cooperativa sono otti-mi,

Per il futuro riteniamo cherinnovare gli impianti diventila nostra priorità, per potergarantire sempre più origina-lità al nostro lavoro.

Antonio CaselliPresidente Greslab© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoSolidarietà e qualità di prodotto: soci di Greslab posso chiedersi «...e tu come stai?»

Le lettere vanno inviate a:Corriere di BolognaVia Baruzzi 1/2, 40138 Bolognae-mail: [email protected] Fax: 051.3951289 oppure a: [email protected] [email protected]

@

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere di Bologna

Direttore responsabile: Enrico FrancoCaporedattore centrale: Simone Sabattini

RCS Edizioni Locali s.r.l.Presidente:Alessandro BompieriAmministratore Delegato: Massimo Monzio Compagnoni

Sede legale:Via Angelo Rizzoli, 8 20132 Milano

Registrazione Tribunale di Bologna n. 8389 del 16/9/2015Responsabile del trattamentodei dati (D.Lgs. 196/2003): Enrico Franco

© Copyright RCS Edizioni Locali s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessunaparte di questo quotidiano può essere

riprodotta con mezzi grafici, meccanici,elettronici o digitali. Ogni violazionesarà perseguita a norma di legge.

Stampa: RCS Produzioni Padova S.p.A.Corso Stati Uniti, 23 - 35100 PadovaTel. 049.870.00.73

Diffusione: m-dis SpaVia Cazzaniga, 19 - 20132 Milano Tel. 02.25821

Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A.Dir. Communication SolutionsVia Rizzoli, 8 - 20132 MilanoTel. 02.2584.1 www.rcscommunicationsolutions.it

Pubblicità locale: SpeeD Società Pubblicità Editoriale e Digitale S.p.A. Via E. Mattei, 106 - 40138 BolognaTel. 051.6033848

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, Art.1, c.1, DCB Milano

Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Granarolo sonda il listino con il bio

Fatti e scenari

Investimento da 6,8 milioni di dollariSiti B&T si allarga in CinaUn impianto per 100 persone

S iti B&T Group si concentra in Cina per raffor-zarsi in Asia. Con un investimento di 6,8 milio-ni di dollari aprirà uno stabilimento di ottomi-

la metri quadrati a Gaoming, nel Guangdong. Inau-gurato a fine maggio in concomitanza con la fieraCeramics China (27-30 maggio) sarà operativo nelleprime settimane di giugno. Lì saranno trasferitetutte le attività finora svolte nella sede di Foshan.

L’azienda di Formigine (Mo) è tra i maggioriproduttori mondiali di impianti completi per l’in-dustria ceramica. Ha una storia di 50 anni e èquotata in Borsa sul mercato AIM Italia. «Vogliamo– spiega Fabio Tarozzi, presidente ed ad – potenzia-re ulteriormente la nostra presenza nel mercatoasiatico nell’ottica di un ulteriore sviluppo nell’areadell’Asia Pacific». Nella nuova struttura lavoreranno100 persone. Sarà dotata anche di un centro diricerca attrezzato per sviluppare tecnologie a ri-sparmio energetico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Operazione da 300 milioniIgd colloca il bond a 5 anni Rendimento intorno al 2,5%

U n bond per il rifinanziamento parzialedell’indebitamento, della gestione ope-rativa generale e per sostenere possibili

investimenti futuri. Immobiliare Grande Di-stribuzione (Igd) ha concluso il collocamentopresso investitori istituzionali di un prestitoobbligazionario non garantito e non conver-tibile per un importo nominale complessivodi 300 milioni di euro. Il taglio unitario delbond, spiega una nota, è di 100.000 euro emultipli successivi di mille euro. La durata èstabilita in 5 anni con scadenza 31 maggio2021, la cedola lorda annua fissa risulta parial 2,5%, mentre il prezzo di emissione è paria 99,93. La data di regolamento è previstaper il prossimo 31 maggio. L’obbligazioneIgd ha ricevuto ordini per circa 600 milionidi euro prevalentemente provenienti dall’ Ita-lia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Guida Fabio Tarozzi, ad e presidente di Siti B&T

BO

16 Lunedì 30 Maggio 2016 Corriere Imprese