Fusina, Malcontenta e Moranzani

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Fusina è una località della Città di Venezia, situata in terraferma e compresa nella municipalità di Marghera. Sorge sull'antica foce del fiume Brenta, oggi occupata dal Naviglio del Brenta.

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Fusina era anticamente nota come Lixa o Lizza Fusina (è citata

per la prima volta nel 1191). Riguardo al toponimo si sono avanzate molte ipotesi: se Fusina significa chiaramente "officina", è ancora incerta la derivazione di Lizza.

La teoria più recente e probabile lo avvicina ai verbi lisciare (nel senso di "scivolare") e drizzare, in riferimento all'attività di una macchina utilizzata per trasferire le barche dal Brenta alla Laguna. Il Brenta era infatti stato sbarrato da un argine artificiale detto de intestadura (la famosa Tajada, completata nel 1339) per deviare i detriti fluviali che, a forza di accumularsi, avrebbero potuto compromettere la sopravvivenza di Venezia. Il macchinario fu costruito nel 1438 ma venne demolito tempo dopo, ormai reso inutile dalla costruzione delle chiuse di Mira Porte e del cosiddetto ponte del vaso del Dolo, avvenuta tra il 1604 e il 1612 prima della conclusione del Taglio Nuovissimo del Brenta.Fino al 1926 Fusina era compresa nel comune di Mira.Foce della Brenta Vecchia a Fusina, mappa del XV secolo

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Dagli anni sessanta del Novecento, Fusina è la località di delimitazione sud della seconda zona industriale di Porto Marghera, con la presenza di una grande Centrale termoelettrica dell' Enel (Centrale Termoelettrica Andrea Palladio) di 1036 MW e di altre grandi industrie.

Nel 2007 è stato inaugurato un nuovo termovalorizzatore in grado di gestire il flusso di rifiuti per l'intera area di Venezia città, Mestre ed hinterland. Tale termovalorizzatore, progettato e costruito in poco più di due anni, è dotato di moderne tecnologie che gli permettono di ridurre le emissioni di polveri sottili nell'atmosfera. Una innovazione assoluta appare invece la centrale a ciclo combinato alimentata a idrogeno, che sorgerà nel 2009 nei pressi del petrolchimico di Porto Marghera. Sorgerà per una iniziativa mista che vede ENEL e unione degli industriali di Venezia tra i promotori, sostenuti dalla Regione e dal Ministero dell'Ambiente.

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Tra le sue caratteristiche peculiari è la prima alimentata totalmente con l'idrogeno; il consumo previsto è di 59 milioni di metri cubi all'anno, prodotto dalla raffineria, e sufficiente per generare 60 GWh di elettricità, quantificabile al consumo di 20000 famiglie. Come se non bastasse, questa scelta consentirebbe, secondo le stime più accreditate, un risparmio notevole di CO2, pari a 170000 tonnellate all'anno a centrale di Fusina non risolverà da sola tutti i problemi energetici che martoriano il territorio, comunque rappresenta un'indispensabile passo in avanti verso la economia a idrogeno e le futuribili fonti rinnovabili, comprendenti il nucleare, della cosidetta quarta generazione.

In qualunque caso la tecnologia applicata, la cattura e la conservazione della CO2, appare uno dei modi più efficaci per continuare a sfruttare i combustibili fossili.

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Il nome Moranzani è cambiato spesso nel tempo, infatti nei documenti che abbiamo consultato, abbiamo trovato Moranzano, Moranzan, Moranzani. Questo toponimo compare a partire dal 1332. Ci sono più ipotesi sulle origini della parola: una è che Moranzan derivi dal nome romano Mauretianus, l'altra, più accreditata, afferma che Moranzan è un toponimo composto da due parole: “ mora” che significa fermata o sosta e “zona” cioè luogo. Moranzan era infatti una zona di sosta, perchè posta al confine dei territori della Serenissima con Padova; per poter oltrepassare questo confine, bisognava pagare un dazio, una tassa sulle merci che passavano da uno stato ad un altro. Per bloccare le barche in questo punto c'erano delle palizzate di legno chiamate palade che venivano aperte solo dopo che l'imbarcazione aveva pagato il dazio.

A questa ipotesi, ne possiamo aggiungere un'altra: dove c'è ora la chiusa dei Moranzani, un tempo fu bonificata un'isola, tutt'intorno c'erano paludi con acqua stagnante. Nell'isola fu costruita una prigione, dove venivano portati i malviventi catturati dalla polizia della Serenissima.

Queste persone quando arrivavano alla prigione erano fisicamente sane, ma dopo alcune settimane si ammalavano e morivano. Da questo deriva il nome Morian-sani. Molti anni dopo si scoprì che le zanzare che vivevano nella palude, pungendo i prigionieri che erano nelle galere, trasmettevano loro la malaria e quindi questi morivano. Col passare degli anni il nome fu trasformato in Moranzani.

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All'inizio del 1500 al Collegio dei Savi Esecutori alle acque fu posto un nuovo problema, (oltre a quello dell'apertura dell'argine di Lizza Fusina) creare in località Moranzani una conca di sollevamento per superare i dislivelli provocati dalle successive arginature, intestadure, e deviazioni artificiali del fiume.

Il progetto non ebbe attuazione e fu riproposto verso il 1537. La costruzione venne attuata circa 70 anni dopo, con la delibera del 24 aprile 1602. I lavori durarono circa 7 anni, nel 1609 la chiusa era terminata. La chiusa attuale, in ferro, risale al 1700.

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Da queste mappe si capisce che la chiusa dei Moranzani era inserita all'interno di un sistema idrico molto complesso e che la chiusa era legata da relazioni con i dintorni: Fusina, la Seriola, il Purgo....., e quindi non si può capire la realtà di Moranzani isolandola dal resto.

Studiando la chiusa non si potevano tralasciare alcune informazioni sul fiume Brenta e le sue successive diversioni.

IL lavoro si divide quindi in tre parti: Fusina e il Carro; Moranzani e la chiusa; la Seriola e l'approvviggionamento dell'acqua potabile per

Venezia. Il periodo storico trattato va dal XIII al XVIII secolo, quando

la zona della chiusa era un centro molto attivo della Repubblica Serenissima di Venezia.

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Fin dal Medioevo lungo le grandi vie d'acqua e di terra si dovevano pagare dazi e pedaggi che influivano molto sui commerci di quel tempo. Queste tasse venivano pagate quando le merci passavano per i fiumi e per le strade; in genere il denaro riscosso veniva utilizzato per la manutenzione delle strade o degli argini dei fiumi; poi, con l'andare del tempo, questi pagamenti divennero un pesante diritto fiscale del signore che controllava il territorio.

Durante il governo della Serenissima vennero regolati anche i pedaggi alla chiusa dei Moranzani, c'era un maggior controllo dei passeggeri a Fusina e furono stabilite le esenzioni per alcune merci: carne, pesce salato, lana, provenienti da Gambarare e diretti a Venezia.

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Per evitare dubbi sulle tariffe da pagare i Savi Esecutori alle Acque chiarirono con decreti qualsiasi malinteso e le tariffe vennero rese note presso i luoghi di maggior transito Alla chiusa dei Moranzani ci sono ancora due lapidi, in una c'è scritto:

“che le peote e le barche che transiteranno con le lane che anderano e tornerano da lavarse al Moranzano siano assenti da ogni pagamento et vanno fatte transitare liberamente”. Sulla seconda lapide troviamo la dichiarazione dei Savi Esecutori alle Acque del 27 giugno 1613 che fissava le tariffe dei pedaggi di tutte le imbarcazioni che passavano per la chiusa. Bisogna ricordare che l'entità dei pedaggi variava in base alle dimensioni delle barche; al carico di merci e di persone; alla provenienza; al tipo di barca”.

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Con la costruzione della chiusa dei Moranzani, Lizza Fusina perse d‘importanza e le famiglie che avevano avuto interessi, legati al carro, in quella zona, vennero indennizzate e trasferirono le loro attività nella zona dei Moranzani dove sorgevano gli edifici del Purgo, del Cargador delle acque e della ghiazzara. Ricche famiglie veneziane presero l'appalto per la riscossione dei pedaggi e dei dazi, e i Pisani divennero padroni dell'osteria, del forno, della pistoria (panetteria), e di alcune stalle. Da un documento risulta che l'osteria, il forno, la pistoria, venivano dati in affitto a un tal Perin Lantano per 100 ducati al mese, certamente uno degli affitti più alti riscontrati a quel tempo.

Considerando questi dati si può capire che Moranzani, nel

diciassettesimo secolo, era un centro pulsante, considerato il “porto della terraferma”.

Nei vari Catastici risultano le cifre che le famiglie veneziane, interessate alla zona, avevano pagato per avere il permesso di riscuotere i dazi, risulta anche che le varie famiglie dovevano tenere “in acconcio” tutta la zona, pagare gli addetti ad “aprir e serar” le porte della chiusa, ed occuparsi anche de “il danno che si può ricevere a causa dei giazzi”.Tutto era previsto, anche la possibilità di una gelata invernale!

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Nel quattordicesimo secolo, a causa del forte incremento demografico, neanche i pozzi bastarono più, così con dei burchi si asportava l'acqua dai canali dell'entroterra per portarla a Venezia.

Nel 1425, con decreto del Senato, si decise di usare il fiume Brenta per prelevare l'acqua e Fusina divenne punto di arrivo per i burchi che qui arrivavano vuoti da Venezia e, dopo essere stati caricati, vicino all'intestadura (cioè il punto dello sbarramento della foce del Brenta), ripartivano verso la Dominante.

Al trasporto dell'acqua erano incaricati gli acquaroli o burchieri da acqua.

Venne realizzato in seguito il progetto di Cristoforo Sabbadino: “tuor l'aqua dolce al Dolo” e incanalarla in una seriola, piccolo canale; in questo modo l'acqua veniva condotta fino al Moranzano, i burchi caricavano e portavano l'acqua a Venezia. Il progetto venne realizzato tra il 1609 e il 1611, successivamente l'acqua della Seriola venne usata anche per il lavaggio di stoffe e lane.

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La Seriola era un canale artificiale che nasceva a Dolo e arrivava fino a Moranzani , era stata costruita tra il 1609 e il 1611 ed era lunga 13,5 chilometri e larga quasi un metro. Questo canale era molto importante perchè portava l'acqua potabile a Venezia. Nel punto in cui la Seriola deviava dal Brenta, c'era un'iscrizione marmorea: HINC POTUS URBIS (di qui l'acqua potabile per la città). Il nome Seriola o Ceriola, nell'antico dialetto veneziano, significa piccolo o stretto corso d'acqua.

La Seriola, per ordine dei Savi Esecutori alle Acque, doveva restare pulita, perché l'acqua doveva essere potabile,perciò chi la inquinava doveva pagare pesanti multe; era stata inoltre costruita a una certa distanza dal Brenta perché lungo il suo percorso potesse acquistare limpidezza; arrivata sul posto l'acqua passava attraverso una serie di vasche perché si potesse filtrare e lasciare le impurità.

La Seriola era controllata da due Soprastanti, nominati dai Savi Esecutori alle Acque, che avevano il compito di controllare gli argini e che nessuno lavasse i panni o scaricasse immondizie nelle sue acque. La Seriola arrivava a Moranzani dove erano sempre pronti i burci per il trasporto dell'acqua potabile a Venezia dove, secondo gli ordini del Senato, veniva venduta nei vari quartieri. Un ramo, che si staccava dalla Seriola, andava alla Bucca, dove d'inverno si produceva il ghiaccio da conservare nella vicina “giazzara” da portare a Venezia durante l'estate

Anche un poeta citò la Seriola.

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Gli acquaroli che trasportavano l'acqua dal Brenta a Venezia con i burci, si erano costituiti in corporazioni nel 1471.

Avevano il compito di riempire i pozzi pubblici di Venezia: per mezzo di canalette di legno facevano scorrere l'acqua trasportata dalle loro imbarcazioni fino ai pozzi. In città esistevano però anche acquaroli non appartenenti alle corporazioni, perciò abusivi.

Essi conducevano barche chiamate “forastiere” e potevano vendere acqua soltanto al minuto. Queste imbarcazioni venivano anche dette “scoazzere” perchè erano adibite al trasporto dei rifiuti solidi urbani e per questo erano tenute a caricare l'acqua in appositi tini. Questo lavoro, ritenuto illegale, era però in pratica ben tollerato in cambio del pagamento di un contributo di 20 soldi l'anno alla corporazione.

Gli acquaroli fornivano acqua all'ingrosso anche alle arti cittadine (tintori, lanieri, lavandai, osti, vetrai); avevano inoltre il compito di sorvegliare i pozzi pubblici per prevenire il furto dell'acqua, soprattutto da parte degli artigiani; questa azione di controllo era svolta con un certo interesse perchè l'arte degli acquaroli ricavava più soldi dalla vendita ai privati piuttosto che dalla pubblica amministrazione.

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Al Moranzan erano sorte delle attività commerciali, a causa di questo importante nodo di passaggio, e qualche ricca famiglia veneziana avesse posto anche la propria villa. Vi erano presenti i Muazzo ed i Pisani con terreni a pascolo, i Canal ed i Marcello con terreni arativi ed i Capello con proprietà "sull’Arzere del Brenta e Case da Stacio".

Quindi questa zona non era ne abbandonata ne desolata ma un importante parte di Venezia.

Lo testimonia il Poeta: "Di Fusina vedeasi ancor la Villa quando repente da l’opposto lato picciol canal mirai."

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La Malcontenta è una località della provincia di Venezia, divisa in due dal Naviglio del Brenta. Ha la specificità di essere sia una frazione del comune di Mira che una località del comune di Venezia (compresa nella municipalità di Marghera).

Nel 1926 il Governo Mussolini, con un decreto, pose fine all'autonomia del distretto comunale di Mestre (costituito dai comuni autonomi di Mestre, Chirignago, Zelarino e Favaro Veneto) che venne dichiarato parte integrante del comune di Venezia assieme alla località di Fusina e a parte della Malcontenta, sino ad allora comprese nel comune di Mira.

Sin dal passato la Malcontenta ha rappresentato un importante punto di passaggio lungo il percorso fluviale che mette in comunicazione Venezia a Padova: all'altezza del centro si dirama dal Brenta il canale Bondante, che sfocia nella laguna veneta.

In località Dogaletto caratteristiche sono le numerose cavane, tipiche rimesse per imbarcazioni da barena.

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The Moaning is a town of the province of Venice , divided in two by the Brenta Canal. Specificity has to be both a fraction of the town of Mira, a town in the municipality of Venice (including the City of Marghera ).In 1926 the Government of Mussolini , by decree, ended the autonomy of the municipal district of Mestre (consisting of the autonomous municipalities of Mestre , Chirignago , Zelarino and Favaro Veneto ) which was declared part of the municipality of Venice with the location of Fusina and the Moaning, hitherto included in the town of Mira .

Since the past Malcontenta was a major crossing point along the

river which connects Venice to Padua : at the center branching from the Brenta canal Bondante, resulting in the Venetian lagoon . In località Dogaletto caratteristiche sono le numerose cavane , tipiche rimesse per imbarcazioni da barena . In places Dogaletto features are the numerous Remove from typical boathouse by saltmarsh .

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Bibliografia Da siti internet: www.wikipedia.it www.wikipedia.uk www.mediamalcontenta.provincia.venezia.it

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Indice: Fusina; Storia; Zona industriale; Chiusa dei Moranzani; Mappa dei Moranzani; Costruzione; Sistema idraulico Pedaggi e tariffe; Moranzani e dintorni; Acqua potabile a Venezia; La seriola; Gli Acquaroli; Malcontenta; Moaning; Chiesa; Tramway Padova_Fusina_Malcontenta; Storia;

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Il titolo religioso dell'Abbazia Sant'Ilario è passato nel 1919 alla chiesa della Malcontenta, nel passato dipendente dalla chiesa di Gambarare e dal 1924 parrocchia della diocesi di Venezia (vic. di Gambarare).

Dal 1949 la chiesa della Malcontenta ha ripreso il titolo abbaziale.

Title religious Abbey Sant'Ilario passed in 1919 the Church of the Moaning in the past employed by the church of Gambarare and by 1924 the parish of the Diocese of Venice (vic. Gambarare)

. Since 1949 the church has taken the title of Moaning abbey.

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The tramway Padova - Moaning - Fusina was a line of trams suburban built to connect in a capillary Padua, the villages and the surrounding countries with Venice .

Was to gauge normal, while the traction was initially steam and later became electric AC.

La tranvia Padova-Malcontenta-Fusina era una linea di tram extraurbana costruita per collegare in maniera capillare Padova, le frazioni e i paesi del circondario con Venezia.

Era a scartamento normale, mentre la trazione inizialmente era a vapore ed in seguito divenne elettrica a corrente alternata.

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La tranvia Padova - Fusina con diramazione da Malcontenta a Mestre, detta anche il trenino del Brenta, venne realizzata in tempo abbastanza breve ed attivata il 14 settembre 1885 tra Malcontenta e Mestre, l'11 novembre dello stesso anno tra Padova e Fusina.

La concessione venne rilasciata alla Società delle Guidovie Centrali Venete (GCV) che era una azienda il cui controllo societario era in mano alla Società Veneta (SV) di Padova. Essa istituì il servizio con trazione a vapore utilizzando le locomotive tranviarie a due assi accoppiati che rimorchiavano alcune vetture, anch'esse a due assi nella composizione tipica dell'epoca.

La tranvia venne costruita a scartamento ordinario con capolinea a Fusina e a Mestre; i due tronchi si diramavano a Malcontenta. A Fusina, il tram trovava pronta coincidenza con i battelli per Venezia gestiti sempre dalla SV.

In conseguenza dello sviluppo rapido delle esigenze di trasporto dell'area padovana, interessata da un crescente sviluppo industriale ed economico, la trazione a vapore venne presto sostituita dalla trazione elettrica a corrente alternata a 6000 volt e venne rimodernato anche il materiale rotabile e l'armamento.

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L'esercizio regolare elettrico cominciò il 19 maggio 1909, non senza inconvenienti dato che si trattava di una delle prime utilizzazioni in Italia del sistema monofase ad alta tensione. Qualche anno dopo la società otteneva l'autorizzazione a costruire la tratta urbana, fino Piazza Garibaldi, a Padova; questa linea, tuttavia, per ragioni di sicurezza fu autorizzata a tensione ribassata a 600 volt e rimase in opera fino al 1928 quando venne soppressa causando un calo d'utenza.

Negli anni '30 venne studiata la possibilità di filoviarizzazione della linea per permettere il prolungamento della relazione fino a Venezia, in Piazzale Roma, sfruttando la rete filoviaria mestrina. Venne pertanto posato un breve tratto di bifilare su cui testare un filobus di Milano; la stessa vettura venne inoltre più volte trainata da un autocarro lungo tutto il percorso. L'esito delle prove convinse la SV a convertire la linea: vennero ordinati una serie di filobus alle Officine Meccaniche della Stanga ma l'inizio della seconda guerra mondiale bloccò il progetto che non venne mai attuato.

Il tracciato della tranvia, di 36 km fino a Fusina, seguiva pedissequamente la sede stradale per quasi tutto il percorso; solo per poco più del 10 % era in sede propria. Questo fatto, assieme all'aumento del traffico su strada e anche per la presenza di una linea ferroviaria gestita dalle FS, determinò la fine della tranvia che fu ufficialmente soppressa il 1 febbraio 1954 e sostituita da un'autolinea gestita sempre dalla SV.