Frutti antichi - Antiche Varietà Lecchesi

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Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricoltura per la Valorizzazione Equilibrata delle Risorse Agroambientali Valorizzazione Risorse Agricole 9 Antiche varietà frutticole lecchesi Conoscere e valorizzare l’agro-biodiversità

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Catalogo di antiche varietà frutticole della provincia di Lecco

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Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricolturaper la Valorizzazione Equilibrata delle Risorse Agroambientali

Valorizzazione Risorse Agricole

9Antiche varietà

frutticole lecchesiConoscere e valorizzare

l’agro-biodiversità

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Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricolturaper la Valorizzazione Equilibrata delle Risorse Agroambientali

Valorizzazione Risorse Agricole

a cura di Francesco Mazzeo

Realizzato con il contributo congiunto di Comunità Europea, Stato Italiano e Regione Lombardia nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006

9Antiche varietà

frutticole lecchesiConoscere e valorizzare

l’agro-biodiversità

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Provincia di Lecco

Presidente

Virginio Brivio

Assessore Attività Produttive

Italo Bruseghini

Dirigente Settore Attività Economiche

Bruno Rigoldi

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Le varietà tradizionali sono eredità, patrimonioe memoria, così come lo sono le fotografie dei proprivecchi, i saperi di famiglia e la terra di casa: se qualcuno ha bisogno di un compenso per conservare le fotografie dei propri vecchi e per tenere in vita i documenti della propria cultura è meglio che li perda.

Massimo Angelini, in Varietà tradizionali, prodotti locali: parole ed esperienze«Ecologist Italiano», 2005, 3, pp. 230-275.

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Sommario

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Presentazione 8

Introduzione 10

I valori della biodiversità 12

Le antiche varietà locali di alberi da frutto 18

Schede varietali 22Albicocco 24Ciliegio 26Ciliegio Amaro 28Fico 30Melo 44Pero 68Pesco 94Susino 98Vite 102

Tecnica colturale 105

Schede tecniche delle specie 117Melo 118Pero 123Susino 127Albicocco 131Ciliegio 134

Percorsi di valorizzazione dell’agro-biodiversità 137

Riferimenti normativi in materia di attività vivaistica 140

Indirizzi utili 141

Autori 142

Volumi pubblicati nella collana Pr.I.M.V.A.V.E.R.A. 143

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Presentazione

Questa pubblicazione arricchisce la collana “Pr.I.M.A.V.E.R.A.”,nata nel 1998 come strumento editoriale del Servizio Agricolturae Foreste della Provincia di Lecco per contribuire a divulgare l’a-gricoltura lecchese, a farla conoscere e apprezzare dall’opinionepubblica e per offrire contributi e stimoli innovativi agli operato-ri del settore.Quello delle antiche varietà di alberi da frutto è certamente untema non privo di nostalgia per quelli di una certa età, mentre inaltri può facilmente indurre accattivanti suggestioni. Nulla dimale in tutto ciò purché non si trascuri che la ricerca continua diun equilibrio stabile e duraturo dei sistemi biologici e socio-cul-turali si basa proprio sulla capacità evolutiva, sul dinamismo esull’adattamento che essi esprimono. Non vi è dubbio che la salvaguardia delle antiche varietà di frut-ta diffuse localmente è connessa ad una molteplicità di aspetti,fra cui quelli ecologici e storico-culturali; tuttavia, l’interesse concui l’Assessorato alle Attività Produttive (entro cui è collocata l’a-gricoltura) affronta questo tema ha un particolare riguardo perle implicazioni economiche e produttive. Queste e numerosealtre implicazioni (scientifiche, educative, culturali, ricreative edestetiche), danno conto della dimensione globale del tema, seb-bene di volta in volta gli operatori privilegeranno l’una o l’altra.Con il progetto “Agritur”, già dal 2001 la Provincia di Lecco si èassunta il compito di porre attenzione al tema dell’agro-biodi-versità all’interno di una logica economica, considerandola cioèuna risorsa utile alle prospettive di sviluppo dell’agricoltura loca-

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le e alcune aziende agricole, raccogliendo lo stimolo fornito, sisono mosse per costruire “giardini della biodiversità”.Oggi, con questa pubblicazione, consegniamo agli agricoltorilecchesi uno strumento più ricco, nel quale auspichiamo possa-no trovare conoscenze e stimoli utili per collocare all’interno deiloro programmi aziendali anche la coltivazione delle antichevarietà locali. Con esse possono realizzare prodotti alimentari,sviluppare progetti didattici, culturali, ricreativi e di riqualifica-zione del paesaggio agrario e contribuire anche alla conservazio-ne di un patrimonio genetico e culturale che altrimenti si rischiadi perdere. Questo lavoro crediamo possa essere di stimolo anche ai consu-matori, auspicando che induca loro ad una maggiore consape-volezza nei comportamenti e nelle scelte di consumo alimenta-re, per valorizzare i prodotti del territorio e mantenere vitale l’a-gricoltura locale.Infine rivolgiamo un invito a tutti, affinché contribuiscano consegnalazioni, informazioni e conoscenze, ad arricchire questaricerca.

Dicembre 2006

Italo BruseghiniVice Presidente e Assessore alle Attività Produttive

della Provincia di Lecco

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Introduzione

La stabilità della natura si fonda sulla diversità. Negli agro-eco-sistemi l'erosione della biodiversità è molto accentuata, tantoche la coltivazione si è ridotta a un numero esiguo di specie conuna base genetica molto ristretta. Il 95% del fabbisogno alimen-tare complessivo è assicurato da circa trenta specie vegetali,delle quali poche (grano, riso, mais, miglio, patata, soia) costitui-scono la maggior parte della dieta della popolazione umana esolo tre (riso, mais e frumento) forniscono quasi il 60% dellecalorie ricavate dalle piante. In questi semplici numeri risiedenon solo la semplificazione degli ambienti di coltivazione, maanche una certa precarietà della base su cui poggia l’agricoltura,che deve essere sostenuta dall’esterno con concimi e prodottichimici per la difesa delle piante. È noto, infatti, che i sistemi ter-ritoriali agricoli diventano tanto più instabili e insostenibiliquanto più si riduce la loro complessità. La semplificazione biologica dei sistemi produttivi deriva perlo-più da un approccio culturale allo sviluppo, che si muove nellastessa direzione, come evidenzia la scienziata indiana VandanaShiva, nel suo libro “Monocolture delle mente” (BollatiBoringhieri, Torino 1995): “La principale minaccia alla diversitàderiva dall'abitudine a pensare in termini di monocolture, quel-le che io chiamo «monocolture della mente». Le monocolturedella mente cancellano la percezione della diversità e insieme ladiversità stessa.”Per assicurare una più ampia base di diversità biologica degliagro-ecosistemi sono utili tanto la policoltura quanto la coltiva-

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zione di numerose varietà, fra cui anche quelle di importanzalocale di cui quasi sempre se ne ignora l’esistenza, benché adispetto dell’abbandono resistano in recessi dimenticati. Questapubblicazione vuole proprio rompere il muro dell’indifferenza suqueste risorse, che al tempo stesso sono culturali, economiche ebiologiche per provare a costruire, anche con esse, nuovi percor-si di sviluppo dell’agricoltura locale. Questo contributo si collocain questa prospettiva e tuttavia non è da meno l’intento di dareall’agricoltura, nella sua evoluzione, anche il compito di mante-nere viva la memoria della comunità, nel suo continuo mutare edivenire. Con questo lavoro si intende mettere a disposizione di tutti unaprima base di conoscenza delle vecchie varietà frutticole untempo coltivate e ancora presenti nel territorio lecchese. Essa èfrutto di anni di ricerca appassionata, tuttavia non priva di lacu-ne che potranno essere colmate con il contributo di quantihanno a cuore il mantenimento di questo importante patrimo-nio, del vivaista e giardiniere Leopoldo Tommasi.Il libro presenta le schede delle vecchie varietà appartenenti adiverse specie frutticole che sono state “scoperte” nel territoriolecchese, in varie situazioni; fornisce inoltre elementi di tecnicadella coltivazione, principalmente con il metodo dell’agricolturabiologica, per dare modo a chi è interessato di adoperarsi con-cretamente per la loro conservazione e, infine, suggerisce breve-mente alcuni modi per avviare con queste risorse attività di valo-rizzazione economica e produttiva.

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In milioni di anni dalla comparsa della vita sulla terra le specie animali e vege-tali hanno subito modifiche, adattamenti ed estinzioni. Questi fenomeni,legati ai grandi mutamenti ambientali succedutisi durante la lunga storiageologica del pianeta, hanno portato alla formazione di un ricchissimo patri-monio genetico, vegetale e animale, che noi chiamiamo biodiversità. L’articolo 2 della Convenzione sulla diversità biologica di Rio de Janeiro (1992)definisce la biodiversità come “la variabilità degli organismi viventi di qual-siasi fonte, inclusi, tra l'altro, gli ecosistemi terrestri, marini e gli altri ecosi-stemi acquatici e i complessi ecologici dei quali fanno parte; essa compren-de la diversità all'interno di ogni specie, tra le specie e degli ecosistemi”.

Il tema trattato in questo volume è quindi particolarmente complesso, siasotto il profilo scientifico, sia per le molteplici implicazioni che esso può avere,come si evidenzierà in seguito. La complessità scientifica, qui solo ricordata, deriva dal fatto che i fattori cheinfluenzano la diversità biologica di una popolazione1, di una comunità2 o diun’area geografica vasta sono numerosi e possono incidere in diversa misura,come ad esempio il clima, il caso, il grado di isolamento, le attività umane, ildisturbo, la predazione, e numerosi altri che implicano l’adozione di modelli distudio complessi.In questa sede, invece, preme occuparsi più direttamente delle possibili ricadu-te della diversità biologica sullo sviluppo e, in particolare, su quello dell’agricol-tura del territorio lecchese, prospettiva entro la quale è presentata la risorsabiodiversità.

Per essere considerata una risorsa è necessario che la biodiversità sia percepi-ta come un elemento appartenente al patrimonio naturale e culturale del ter-ritorio. In altre parole è necessario che il sistema locale intraveda utilitànell’impiego della biodiversità e la consideri una risorsa, potenziale oattuale. Il concetto di risorsa, infatti, non è assoluto; esso è relativo all’impie-

I valori della biodiversità

1. Insieme di organismi di una determinata specie che vivono in un determinato territorio.2. Insieme di specie (biocenosi) che vivono in un determinato territorio (biotopo).

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go, in un determinato momento storico, di unelemento da parte di un sistema per trarnevantaggi. Questo si può facilmente intuireosservando alcuni fenomeni di vasta portatache si sono verificati in recenti periodi storici,nei quali l’evoluzione dello sviluppo ha diver-samente considerato alcuni insiemi di elemen-ti. È questo, ad esempio, il caso dell’abbandonodell’utilizzazione dei boschi, dei castagneti dafrutto e di numerosi alpeggi; dell’abbandonodella coltivazione di aree montane e marginalie, per stare di più dentro il tema del volume,dell’abbandono della coltivazione delle vecchievarietà di frutta locali, soppiantate da quelle moderne. Non vi è dubbio che inun tempo anche recente le comunità locali abbiano considerato e usato que-sti elementi come fondamentali risorse, legate non poco alla loro stessa pos-sibilità di sopravvivenza, ma di essi oggi la popolazione ha una diversa perce-zione.L’idea che un insieme di elementi rappresenti una risorsa, quindi, varianel tempo e nello spazio e questa variabilità è connessa tanto ai modellisociali e culturali che presiedono allo sviluppo, quanto alla capacità tecnolo-gica della società di utilizzare la risorsa stessa.

La biodiversità in quanto risorsa ha più dimensioni, che sono bene evidenzia-te nel preambolo alla Convenzione di Rio de Janeiro, nel quale le parti con-traenti si dicono consapevoli “del valore intrinseco della diversità biologica edei valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, cultura-li, ricreativi ed estetici della diversità biologica e delle sue componenti”. Per metterne in evidenza i contenuti è opportuno, pertanto, richiamare alcu-ni di tali valori, che si ritengono prestarsi utilmente a collocare la biodiversitànella prospettiva di sviluppo locale prima richiamata.

Il valore culturale

Un aspetto particolarmente importante del rapporto dello sviluppo con la bio-diversità/agro-biodiversità è quello legato alla dimensione culturale. Si cita

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volutamente al primo posto, contraria-mente a quanto spesso accade, per marca-re la valenza identitaria delle varietà loca-li, che non sono solo un supporto per i geniche prima o poi potranno tornare utili nellavoro di selezione (valore scientifico), marappresentano un luogo, un tempo e unacomunità, che li ha “costruiti” in un rap-porto dinamico di scambio. La culturamateriale dell’uomo è infatti strettamenteconnessa agli usi delle risorse naturalilocali ed alle funzioni a cui esse assolvono,con riferimento ai valori etici, simbolici,sociali e religiosi. Questa connessionegenera una relazione a doppio senso: daun lato la comunità definisce il proprio orizzonte culturale in rapportoalle risorse naturali disponibili, ma dall’altro opera su di esse profondemodificazioni per soddisfare i bisogni avvertiti all’interno del propriouniverso di riferimento. Attraverso la selezione, ad esempio, la comunitàdiversifica il patrimonio varietale delle piante coltivate3, alterando diretta-mente e indirettamente gli equilibri naturali originari, che si ripercuotono aloro volta sull’assetto ecologico, economico e sociale di un territorio.Fino alla metà del secolo scorso il rapporto della comunità con le risorselocali è stato molto stretto, tanto che possiamo pensare l’agricoltura comeun processo storico dinamico all’interno del quale si è determinata una co-evoluzione dell’uomo con le piante coltivate e gli animali allevati, che creavalori materiali e di scambio (valori economici), valori socio-culturali (diconoscenza, di tipo simbolico, linguistico, di organizzazione sociale, ecc) eanche valori ecologici, strettamente connessi alle risorse locali. Oggi il dis-tacco sempre più marcato dalle risorse locali, per effetto della globalizza-zione, non può che avere conseguenze anche sul piano culturale. Per rende-re più immediato il senso di questo fenomeno si consideri quante delle

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3. Con la selezione si cerca di ottenere varietà con caratteri funzionali ai bisogni del tempo, come ad esempiola diversa epoca di maturazione per avere frutta fresca per più lunghi periodi dell’anno, l’adattamento adiversi siti di coltivazione per sfruttare al meglio gli spazi come giardini, fasce di divisione fra i campi, oppu-re il diverso portamento per assolvere ad altre funzioni quali il tutoraggio delle viti, ecc.

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parole popolari, che i vecchi agricoltori utilizzavano per identificare le pian-te, sono ancora note anche fra gli attuali agricoltori. Dal momento che unnome non è solo un “codice” per indicare qualcosa, ma esprime una relazio-ne intima e diretta con essa, un’identità, e contiene uno specifico sapere, laminore conoscenza derivante dal minore uso della cosa stessa determinaanche una perdita culturale che si esprime in una minore capacità linguisti-ca (“Le monocolture della mente cancellano la percezione della diversità einsieme la diversità stessa”). Con il tempo anche i prodotti alimentari, lemodalità di preparazione e di consumo sono cambiati; la disponibilità difrutta in qualunque stagione proveniente dai paesi dell’altro emisfero, adesempio, oltre che rappresentare un fattore di concorrenza sul piano eco-nomico con i prodotti locali, ha modificato il rapporto di consumo, con per-dita anche in questo caso di valori culturali legati ad elementi simbolici erituali, scardinati dalla destagionalizzazione del consumo.

Il valore economico

Un’altra dimensione fondamentale della biodiversità è quella economica,legata cioè ai benefici derivanti dal valore del capitale naturale insito in essa.Alla biodiversità è connessa sia la produzione di beni materiali, il cuigodimento ne determina il consumo (prodotti alimentari, prodotti di uso tera-

peutico, legname, fibre, fiori, ecc), ai qualiè associato un valore d’uso e di mercato,sia la produzione di beni immaterialiche pur godendoli non si consumano,quali ad esempio il paesaggio agrario el’attrattività turistico-ricreativa del terri-torio. Anche il potenziale uso futuro di unarisorsa, cioè il valore d’opzione, costituisceun elemento di rilevanza economica, chenel caso delle risorse genetiche assumeparticolare importanza poiché con lo svi-luppo delle biotecnologie l’uso dei genipuò essere realizzato in tempi ancheabbastanza ristretti.

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La piena comprensione e l’efficace valorizzazione della dimensione economi-ca della biodiversità può costituire la chiave di volta per avviare concrete azio-ni di salvaguardia del patrimonio genetico di interesse agrario. In questa pro-spettiva è necessario, quindi, avere percezione dell’agro-biodiversità comerisorsa. È cioè necessario riconoscere il suo valore complesso collegato ai benialimentari, ai servizi ambientali e culturali e che può intrecciare i temi dei pro-dotti tipici e di qualità, del paesaggio agrario, del turismo e dell’agriturismo,della formazione e dell’educazione alimentare e ambientale, dell’artigianatoagro-alimentare e dei prodotti non alimentari.

Il valore etico

Altri valori associabili alla biodiversità, di difficile quantificazione in quantomeno tangibili di quelli materiali e perciò riferibili più ad un sistema di valorietici, morali e politici, sono i cosiddetti valori di non uso, nei quali rientrano ilvalore di esistenza e il valore di eredità.Il valore di esistenza è connesso al riconoscimento di un valore in sé delle spe-cie viventi, indipendentemente dal fatto che siano o meno utili a soddisfarebisogni della specie umana, mentre il valore di eredità è connesso al lascito,alle future generazioni, di risorse genetiche di cui potere disporre per soddi-sfare i propri bisogni. A questi due valori è legato il principio di equità inter-generazionale che presuppone, nell’ottica della sostenibilità dello sviluppo, dilasciare alle generazioni future un capitale naturale non inferiore a quelloattuale. Nell’introduzione al Piano nazionale sulla biodiversità il Comitato diConsulenza per la Biodiversità e la Bioetica scrive, infatti, che “La conserva-zione della biodiversità è un imperativo etico perché rappresenta non solo unbene da difendere e da trasmettere alle generazioni future per il migliora-mento della qualità della vita, ma anche un bene in sé stesso, che ha il dirit-to alla propria esistenza”

Il valore ecologico

Per completare il quadro dei valori connessi alla biodiversità occorre accenna-re, sia pure sommariamente, alla sua dimensione ecologica, mettendo in evi-denza la sua importanza in relazione al funzionamento dei cicli vitali che si

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esprimono ai diversi livelli in cui sono organizzati gli esseri viventi, dalla spe-cie all’ecosistema.È noto che la presenza di variabilità genetica all’interno di una specie favori-sce il suo adattamento all’ambiente, perché nei diversi genotipi presenti risie-de una maggiore possibilità di combinazioni genetiche favorevoli. Una popo-lazione geneticamente uniforme è sottoposta a maggiori rischi di un’altranella quale sono presenti diversi genotipi, così come un ecosistema biologica-mente semplificato è meno capace di fare fronte a fattori di disturbo esterni;ne deriva, perciò, che la conservazione della diversità biologica, a fronte dellevariazioni ambientali, assicura agli ecosistemi un’alta capacità di superareeventi negativi (resilienza). In altre parole la conservazione della biodiversità èuna sorta di assicurazione sulla vita!

In via schematica e conclusiva si può dunque affermare che la biodiversità:• è portatrice di valori e benefici di natura eterogenea, cioè ecologici, econo-

mici e socioculturali intrecciati fra di loro e non sempre facilmente separa-bili;

• può essere funzionale allo sviluppo locale se riconosciuta come risorsa e seinserita in una strategia di salvaguardia e di uso sostenibile dell’ambiente edel territorio;

• è il risultato, nell’accezione specifica dell’agro-biodiversità, di un processo dico-evoluzione tra l’uomo e l’ambiente rurale, dalla cui relazione (economi-ca e culturale) si produce una gamma di prodotti locali diversi che costitui-scono un patrimonio biologico, culturale sociale ed economico e che incor-porano saperi, abilità artigianali, mestieri e tutto ciò che costituisce unatrama viva di relazioni nel territorio rurale;

• può rientrare in un percorso di sviluppo locale nel quale l’agricoltura puòassumere un ruolo centrale, sia attraverso i prodotti agroalimentari locali,sia mediante l’attivazione di servizi connessi alla fruizione del territorio dicui la biodiversità costituisce un patrimonio.

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Nei primi decenni del ‘900 l’affermarsi della frutticoltura moderna e intensivaha portato al progressivo impoverimento del ricchissimo patrimonio varietalefrutticolo del nostro paese. Per condizioni geografiche e culturali l’Italia erainfatti molto ricca di varietà e razze locali, drasticamente ridottesi sotto laspinta di un modello di sviluppo agricolo e sociale che ha privilegiato le cul-tivar delle specie arboree fruttifere selezionate in base alla facilità di applica-zione delle tecniche di coltivazione meccanizzata, alla produzione su largascala, alla resistenza alla manipolazione, alla compatibilità con i sistemi e itempi di conservazione e di stoccaggio, alla preminenza attribuita ai criteriestetici e dimensionali del frutto.Questo lavoro costituisce un primo risultato di una ricerca che continua neltempo e che intende affrontare quel particolare aspetto della biodiversità chesi occupa delle antiche varietà di alberi da frutto di importanza locale. Si trat-ta di quelle varietà frutticole selezionate perlopiù nei secoli passati, soprat-tutto nelle zone collinari e montane, o che sono arrivate nel territorio perragioni diverse e si sono adattate al clima ed al terreno. Con il tempo essesono entrate a fare parte del contesto economico e sociale di cui sono unrisultato, che nello stesso tempo hanno contribuito a determinare. Questepiante erano generalmente coltivate in vari luoghi, fra un campo e l’altro, neipressi delle abitazioni, nei giardini, ecc., dove cioè risultavano funzionali eadattabili. Esse sono caratterizzate da rusticità, resistenza alle avversità e inalcuni casi da buona conservabilità durante il periodo invernale; erano impie-gate per la vendita e il consumo fresco dei prodotti, per la produzione dimarmellate, composte, mostarde, aceto, sidro, ecc., ottenuti con ricette di pre-

4. Queste varietà, che non sono più sottoposte a coltivazione con finalità economica e di cui spesso si ignora lastessa esistenza, frequentemente sono indicate anche come “tradizionali” o “tipiche”. Abbiamo scelto di qua-lificarle come “antiche” perché spesso non corrispondono al concetto di “tradizionale”, essendo uscite dall’u-so quotidiano o frequente e quindi, di fatto, uscite dalla tradizione, intendendo con questo termine una pra-tica, un prodotto, un comportamento che origina da lontano ma è ancora vivo e vitale in una comunità; allostesso modo non riteniamo appropriato qualificarle come “tipiche”, cioè “rispondenti ad un modello, a untipo determinato”, perché sebbene presentino molti caratteri che li accomunino, di fatto una delle loro carat-teristiche è l’esistenza di numerose varianti che si esprimono da un luogo all’altro.

Le antiche varietà localidi alberi da frutto4

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parazione locali, mentre lo scartotrovava impiego nell’alimentazio-ne del bestiame, soprattutto deimaiali.Nei luoghi in cui vegetavanoerano conosciute con un nome,che non di rado variava da luogoa luogo, a testimonianza che cia-scuna comunità, ampia o ristret-ta, le riconosceva come apparte-nenti al proprio contesto di riferi-mento e le tramandava da unagenerazione all’altra consideran-dole un proprio patrimonio.

La ricerca dei dati

I problemi che si pongono nell’individuazione delle antiche varietà sononumerosi e complessi, dovuti sia alla mancanza di un registro ufficiale dalquale ricavare le necessarie informazioni (botaniche e pomologiche), sia allacarenza di informazioni assumibili presso istituzioni di ricerca.La ricerca e la raccolta dei dati è, pertanto, un lavoro piuttosto complesso, chedura nel tempo ed avviene nei luoghi più disparati; è un processo che spessocontinua negli anni e che si arricchisce e si aggiorna continuamente. Essosostanzialmente è suddiviso nelle seguenti fasi:

• Individuazione degli esemplari, che avviene con sopralluoghi in un deter-minata zona, possibilmente accompagnati da persone che conoscono i luo-ghi, su invito del proprietario della pianta o su segnalazione di qualcheappassionato. Sebbene si sia prodotta con il tempo una generale perdita diinteresse per le piante da frutto nel territorio lecchese, non mancano esti-matori delle antiche varietà che hanno conservato in vari luoghi esemplaridelle stesse. Quasi sempre si tratta di piante molto vecchie, alcune anche dioltre un secolo. A volte capita di imbattersi in esemplari ormai unici e in cat-tive condizioni, per cui si rende urgente la riproduzione in tempi brevi, penala perdita definitiva della varietà.

Melo Gnocca di Milano (Montevecchia - Lc)

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• Valutazioni sommarie iniziali, che consistono: • in una prima valutazione della pianta, per stabilire in via provvisoria se si

tratta effettivamente di una vecchia varietà e non di un semenzale selva-tico;

• in una verifica delle sue condizioni generali ( condizioni di salute, etàapprossimativa, volume, portamento, ecc);

• in una prima valutazione del frutto, riprendendolo fotograficamente edesaminandone forma, colore, volume e, se in stagione, le qualità organo-lettiche;

• nell’acquisizione dal proprietario, o da familiari, conoscenti e vicini, dinotizie sul nome (anche dialettale), sull’epoca in cui è stata piantata, sul-l’utilizzo dei frutti e altri dettagli.

• nell’identificazione in mappa della pianta;

• Identificazione, effettuata attraverso lo studio delle informazioni raccoltee dal confronto con fonti bibliografiche, foto e tavole antiche. Occorre ram-mentare che nel passato le varietà più meritevoli o adattabili hanno viag-giato e si sono diffuse in altri luoghi, assumendo spesso nomi diversi; inol-tre, di moltissime varietà locali, solitamente conosciute in aree moltoristrette, spesso si è persa ogni memoria. È questa la fase più delicata dellavoro, poiché in alcuni casi l’evidenza di una o più caratteristiche rendonosicuro il riconoscimento di una varietà. In altri casi ci si imbatte in varietà di

cui non si dispone di informazionie l’identificazione risulta partico-larmente complessa e laboriosa,richiedendo lunghi studi soprat-tutto dei vecchi testi per racco-gliere tanti frammenti di informa-zioni che insieme possono portareall’identificazione. Come fannonotare anche molti autori del pas-sato, i casi di somiglianza, omoni-mia5, sinonimia6 ed errori, ripetutinel susseguirsi delle pubblicazioni,

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5. Varietà diverse indicate con lo stesso nome.6. La stessa varietà indicata con nomi diversi.

Melo Gnocca (Oggiono - Lc)

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sono numerosi e possono portare ad erra-te identificazioni. Nei casi in cui le infor-mazioni raccolte sull’identità di una varie-tà sono parziali o non completamenteesaurienti, nelle schede si è scelto diriportare le notizie presunte, sempre informa dubitativa.

Una delle principali fonti storiche a cui si fariferimento è Giorgio Gallesio, diplomaticoe cultore della materia che tra il 1810 e il1839 sviluppò una accurata ricerca sullevarietà di piante da frutto diffuse in buonaparte dell’Italia, riportata ne I Giornali deiViaggi e nel trattato Pomona Italiana.L’autore intraprese una lunga serie di viaggi scientifici acquisendo una straor-dinaria competenza pomologica e descrivendo i fruttiferi, gli olivi, le viti e gliagrumi di un territorio esteso da Napoli a tutta l’Italia centrale e settentrio-nale.La stampa della Pomona italiana iniziò a partire dal 1817 e con quest’operal’autore intendeva eguagliare il Traité des arbres fruitiers del francese HenryLouis Duhamel du Monceau, che aveva riscosso uno straordinario successo. Nel diario del Gallesio ricorrono continui riferimenti a possibili casi di omoni-mia e sinonimia, per dirimere i quali egli si affidava oltre che alla sua compe-tenza tassonomica7, al parere degli “intelligenti” e alle poche collezioni varie-tali allora disponibili, fra le quali quella di Boboli e soprattutto di quella per-sonale. Ciò nonostante, risultano frequenti i casi di dubbia individuazionevarietale, conseguente anche alle diverse caratteristiche che spesso presenta-no piante della stessa varietà coltivate in ambienti differenti. La sua operarappresenta perciò un’irrinunciabile fonte di informazione sul patrimoniofrutticolo dell’Italia del primo Ottocento e un punto di riferimento anche perle attuali ricerche.

7. Si riferisce alla classificazione, in questo caso delle piante.

Pero Curato (Rovagnate - Lc)

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Schede

varietali

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ALBICOCCO(Prunus armeniaca L.)

Varietà: ALBICOCCO TENTORIO

CILIEGIO(Prunus avium)

Varietà: MAGGENGA

CILIEGIO AMARO(Prunus cerasus)

Varietà: MARENUN

FICO(Ficus carica L)

Varietà: BRIANZOLO

Varietà: LUNGHET

Varietà: MADÖNA

Varietà: MUREL

Varietà: RIMES

Varietà: ROSSO LOMBARDO

Varietà: VERDESE

MELO(Malus domestica Borkh.)

Varietà: CALVILLA DI MONTEVECCHIA

Varietà: CHAMPAGNIN

Varietà: COLOMBINA DI PASSONINO

Varietà: FRASCONA BRIANZOLA

Varietà: POM ZUCHERET

Varietà: POMELLA DI MONTEVECCHIA

Varietà: POMELLADI MONTEVECCHIA ROSSA

Varietà: POMELLA STRIATA

Varietà: RAMBOUR MONTEVECCHIA

Varietà: RENETTA CHAMPAGNE

Varietà: SAN GIOVANNI (Melo nano)

Varietà: VIOLA DI MONTEVECCHIA

PERO(Pyrus communis L.)

Varietà: BÜTER

Varietà: CAMPANADI VALGREGHENTINO

Varietà: CATILLAC

Varietà: CURATO

Varietà: GENTILE DI PASSONINO

Varietà: GNOCCA

Varietà: GNOCCA DI MILANO

Varietà: LIMONA ESTIVA

Varietà: LIMUNZET

Varietà: MOSCATELLODI VALGREGHENTINO

Varietà: PER NESPOL

Varietà: PER RUGEN

Varietà: RUGEN PRECOCE

PESCO(Prunus persica Batsch.)

Varietà: COSTONE

Varietà: SAN LORENZO ROSSO

SUSINO(Prunus domestica)

Varietà: PRUGNINO GIALLODELLA BRIANZA

Varietà: VIOLETTA DI LECCO

VITE(Vitis vinifera L.)

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Origine Sconosciuta.Varietà proveniente da un vecchio albicocco di circa 80-100 anni, ormai quasimorente, individuato nel comune di Valgreghentino (Lecco). La varietà è stata identificata con il nome del proprietario, prof. Tentorio,essendo sconosciuto il suo nome originale.La pianta, che fu probabilmente piantata dal nonno dell’attuale proprietario,cresce insieme a molte altre sul ciglio di un ronco di una piccola collinetta,nella proprietà della famiglia Tentorio. L’albero è maestoso ed imponente. Contrariamente a molte piante di melo epero, l’albicocco non è una specie longeva e particolarmente vigorosa, tutta-via l’esemplare individuato è quello più grande e più vecchio fra le piante dialbicocco mai viste dall’autore.

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AlbicoccoPrunusarmeniaca L.

Varietà:AlbicoccoTentorio

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Frutto Di pezzatura media, talvolta medio-grossa, tondeggiante, leggermente allun-gato.Buccia poco pelosa, color giallo-paglierino, sfumata di rosso-carmino dal latodel sole.Polpa abbastanza soda, dolce, gustosa, intensamente profumata di pesca, connocciolo anch'esso simile a quello di una pesca.

Albero Vigoroso.

Epoca di fioritura In via di valutazione.

Maturazione 20-30 giugno.

Utilizzazione Per consumo fresco.

CommentiIl proprietario ha provveduto a riprodurla.La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.Eccellente varietà di ciliegia tenerina un tempo diffusa in quasi tutte le pro-vince pedemontane delle Alpi lombarde centro-orientali. È molto apprezzata per la sua estrema precocità (è infatti una delle più pre-coci che si conosca) ed è ancora sporadicamente presente nel territorio in vec-chi e maestosi esemplari.

Sinonimi Primaticcia.

Frutto Medio, generalmente tondo.Buccia di un bel color rosso vivo prima, via via più scuro, quasi nero, verso lacompleta maturazione.Polpa rosso-scura, tenera, dolce, sugosa, eccellente.

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CiliegioPrunus avium

Varietà:Maggenga

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Albero Maestoso, molto vigoroso e produttivo.La sua estrema precocità permette di evitare l'attacco della mosca delle cilie-gie.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Maturazione Scalare, dal 15-20 maggio circa.

Utilizzazione Per consumo fresco e per succhi.

CommentiDi questa eccellente varietà, un tempo molto conosciuta, se ne è quasi persala memoria, rimangono solo i vecchi esemplari che, mano a mano che muoio-no non vengono più sostituiti. La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta, probabilmente della Brianza.Probabile ibrido tra ciliegio dolce e ciliegio acido.Un tempo piuttosto comune in tutta la zona pedemontana, dal comasco finoalla bergamasca e oltre. In uno dei suoi viaggi nell'allora Lombardo-Veneto, Giorgio Gallesio lasciò ilcomasco la mattina del 2 ottobre 1821 diretto a Milano; nel breve tragitto nonaveva però mancato di annotare le varietà di frutti che si coltivavano nel ter-ritorio che attraversava: "Ho veduto nel comasco dei ciliegi Graffioni (Duroni),delle Amarene e degli Amarenoni, che sono mezze visciole... essi però glihanno i rami dritti, mentre le amarene gli hanno pendoli e pare che vi sia unaspecie di catena di gradazioni che legano queste due varietà estreme".

Sinonimi Amarenone.

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CiliegioAmaroPrunus cerasus

Varietà:Marenun

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Frutto Abbastanza grosso, tondo, leggermente appiattito.Buccia rosso-scura, quasi nera, di media consistenza.Polpa dello stesso colore della buccia, mediamente carnosa, succosa, gustosa,con un gradevolissimo equilibrio tra dolce e acidulo.

Albero Molto vigoroso, abbastanza rustico, con portamento simile al ciliegio dolce.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Maturazione Luglio.

Utilizzazione È conosciuta come una delle migliori amarene per la conservazione sottospi-rito, ma ottima anche per il consumo fresco.

Commenti Fa parte di quel particolare tipo di amarene che sono consumabili anche fre-sche, poiché, contrariamente alla maggior parte delle ciliegie acide adatte soloper sciroppati o sotto spirito, hanno un rapporto tra dolce e acidulo che lerende piacevoli e gustose anche fresche.Come scriveva il Gallesio, ne esistono diverse varianti, a volte molto simili fraloro.La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Brianza.La prima citazione di questa varietà si deve a Giorgio Gallesio, che la descrivee la rappresenta su tavola nel I volume della Pomona Italiana (1817): "Il FicoBrianzolo è il fico privilegiato del Milanese, ed è uno dei migliori fra i fichiLombardi. È piccolo, cucurbiforme, ha buccia verde e polpa del color del vino:matura nel mese di settembre e appassisce sulla pianta". Successivamente neaccenna più volte sugli appunti presi durante i quattro viaggi che fece inLombardia e pubblicati postumi (Firenze 1995) ne I giornali dei viaggi:"Milano, 15 settembre 1821 - Il fico Verdolino è un fico molto stimato e midicono si conosca nella Brianza sotto il nome di Passetto, ossia «vizzo»";"Milano 30 settembre 1831 - Il Sig. Luigi Bisi si è pure incarricato di farmi ildisegno del Fico Verdin di Brianza detto pure Passin o Briansol”.Circa un secolo dopo è riportato nella lista delle varietà italiane descritte daDomenico Tamaro su Trattato di frutticoltura (1925).

Sinonimi Passet, Passin, Passo, Sciatel, Verdin, Verdolino.

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FicoFicus carica L

Varietà:Brianzolo

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Frutto Piccolo, di forma simile ad una cipolla, un poco compresso.Buccia verde-scuro, sottile ma tenace, consistente, già semi-secca alla matu-razione perfetta. Polpa rossa, consistente, delicata, color del vino a pienamaturazione, dolce, mielosa, molto gustosa, eccellente.

Albero Di media vigoria, a portamento aperto.Le foglie sono generalmente trilobate, a volte pentalobate.

Fruttificazione Produce solo forniti.

Maturazione Inizio settembre.

Utilizzazione Uno dei migliori per consumo fresco e, sempre citando il Gallesio, in Brianzaera principalmente destinato all'essiccazione.

CommentiLa tendenza ad appassire sulla pianta, caratteristica rara nei fichi del nordItalia, lo rende particolarmente adatto all’essiccazione. Da memorie orali raccolte, un tempo si usava infilzare i frutti in un giovaneramo di salice che, chiuso ad anello, veniva poi appeso ad essiccare ad unatrave. Un altro metodo consisteva nell’infilzare i frutti su rami di biancospinoo di prugnolo, lasciandoli essiccare nel sotto-tetto delle case. Con questi siste-mi i fichi si conservano fino a Natale e oltre. A causa della facilità di propaga-zione del fico, questa eccellente varietà è ancora abbastanza presente sul ter-ritorio, purtroppo si è persa la memoria della sua attitudine all’essiccazione.

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Origine Antica varietà lombarda diffusa soprattutto nel comasco, nella Brianza lec-chese e nella bergamasca.Una delle fonti storiche più preziose per conoscere questa pregevole vecchiavarietà è I giornali dei viaggi di G. Gallesio. Nei quattro viaggi che egli fece nelLombardo-Veneto (1821 e 1824) il fico Longhetto è una delle varietà più cita-te: "Bellagio 28 settembre 1821 - Fichi Longhetti, detti a Como fichi dellaGotta: frutto sottile, a buccia verde, a polpa rosiccio-chiara; sono comuni inBrianza"; "Griante 29 settembre 1821 - Il fico Longhetto è un fico verde,longo, sottile, conosciuto a Mandello sotto il nome di San Peder perché fa fio-roni molto primaticci"; "Bergamo 7 ottobre 1821 - Fico Longhet, detto anco-ra fico della Gotta: è questo lo stesso che con questi nomi ho trovato nelMilanese e nel Lago di Como: esso provvede i più abbondanti fioroni e inautunno la gran quantità di fichi che non sono senza prezzo quando si tro-vano nel loro punto di maturità... epoca in cui sono cercatissimi e mandati aMilano."

Sinonimi Della gotta, Longhet, Longhetto, Lunghin, San Peder, San Pietro.

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FicoFicus carica L

Varietà:Lunghet

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FioroneDi piccola pezzatura, allungato, terminante in un collo lungo e sottile. Buccia verde; polpa rosso-rosata, delicata, dolce, piacevolmente aromatica,eccellente.

FornitoSimile al fiorone ma più piccolo. Polpa rossastra, molto dolce, più mielosa delfornito, altrettanto gustosa, aromatica ed eccellente.

Albero Mediamente vigoroso.

Maturazione Fiorone: dai primi di luglio.Fornito: verso la fine di agosto.

Utilizzazione Per consumo fresco e da essiccare.

CommentiNonostante le sue piccole dimensioni, questo fico era, un tempo, moltoapprezzato e coltivato anche per il commercio, poiché relativamente precoce,ma soprattutto produce anche fioroni. Nel clima del nord Italia, infatti, la pro-duzione di fioroni (luglio) era quella privilegiata, perché quella di forniti (set-tembre), a causa di eventuali piogge, era più a rischio. Altro pregio di questavarietà è che si presta all’essiccazione; va raccolto prima delle piogge e lascia-to appassire su un ripiano di legno, in un locale ben areato.

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Origine Antica varietà lombarda, un tempo comune soprattutto nella fascia pede-montana, comprendente le province di Como, Lecco e Bergamo, ma presenteanche nella zona di pianura sottostante, fino al milanese. È più volte citata nella pubblicazione I giornali dei viaggi, di Giorgio Gallesio:“Como, 20 settembre 1821 - Il fico Madonna, che a Griante chiamano ancoraFico della Resta, è migliore di tutti questi (fichi) e vi è coltivato anche in quan-tità, specialmente vicino a Como: è questo il Fico Madonna di Milano, di cuiabbiamo già parlato, e che ho trovato pure nel Lago Maggiore e a Varese”.

Sinonimi Della resta, Fig dla Madöna, Madonna.

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FicoFicus carica L

Varietà:Madöna

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Fornito Grosso, leggermente allungato, un pò panciuto. Buccia verde-chiaro, tenden-te al giallo a maturità. Polpa rossa, dolce, delicata, mielosa, aromatica, eccel-lente.Talvolta produce anche fioroni

Albero Poco vigoroso, a portamento cespuglioso.Foglie in genere pentalobate, con lobi molto pronunciati.

Maturazione Fine agosto - inizio settembre.

Utilizzazione Per consumo fresco e per marmellate.

CommentiQuesta eccellente varietà, fortunatamente ancora presente sul territorio, èsenz’altro consigliabile per la coltivazione nei piccoli giardini o orti, ma ancheper la produzione commerciale. Ha infatti due caratteristiche che rendonoagevole la sua coltivazione anche in zone scomode come i terrazzamenti: pro-duce frutti di qualità e di taglia apprezzabile e la pianta ha una vigoria moltobassa, tanto che più che a un fico, assomiglia ad un grosso cespuglio.

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Origine Varietà locale della Brianza lecchese. Letteralmente Morello.Tra le varietà tradizionali della zona è forse la più rara. Ancora presente, in rariesemplari, nel territorio del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone(Lecco).Produce anche qualche fiorone che raramente riesce a maturare.

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FicoFicus carica L

Varietà:Murel

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Fornito Da medio a medio-piccolo, a forma di goccia, con picciolo abbastanza lungo.Buccia nero-violacea, abbastanza spessa, liscia, lucida, punteggiata di lenti-celle chiare ed evidenti.Polpa rossa, mediamente mielosa, interamente dolce, lievemente aromatica.Produce anche fioroni, ma non si è potuto ancora valutare se vengono pro-dotti ogni anno e se sono qualitativamente accettabili.

Albero A una prima valutazione sembrerebbe essere di media vigoria. È, in ogni caso,in via di valutazione.

Maturazione Settembre.

Utilizzazione Per consumo fresco.

CommentiIl Murel è una varietà lecchese di cui si conosce pochissimo ed è ancora in viadi valutazione. Rispetto ad altre varietà, ancora presenti nella memoria popo-lare, il nome Murel è praticamente scomparso o quasi, tanto che, tutti i pro-prietari delle poche piante individuate, non lo conoscevano o addirittura loconsideravano un fico selvatico.

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Origine Vecchia varietà locale tipica della Brianza lecchese e un tempo anche del mila-nese.È forse il più grosso tra i fichi-forniti lombardi e, ancora oggi, è una dellevarietà più diffuse nel territorio. Le prime notizie su questa varietà ci proven-gono dal Gallesio che, passando da Milano nel 1824, cita un fico Rimes nellalista delle varietà di fico allora coltivate nel milanese: "Il fico Rimes è un ficonero che si confonde facilmente col fico propriamente detto Nero. La primadifferenza che lo distingue è il fiorone: quello del Nero è di grossezza medio-cre ma sempre buono, … quello del Rimes, invece, è molto più grosso, piùcompresso alla corona, ma sempre annebbiato, con una buccia rossiccia, livi-da, rigata e sensa polpa". Come accennava il Gallesio produce sporadicamen-te pochi fioroni, che tuttavia non maturano mai.

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FicoFicus carica L

Varietà:Rimes

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Frutto Di pezzatura grossa (soprattutto nelle estati più calde), schiacciato, panciuto.Buccia di colore nero-violaceo, con aree rosso-brune e lievi screpolature chia-re longitudinali.Polpa rosso-rosea, dolce, carnosa, abbondante, eccellente (se non piove).Produce anche qualche fiorone che però fatica a maturare ed è quasi sempreimmangiabile.

Albero Molto vigoroso e produttivo.

Maturazione Verso fine agosto-settembre.

Utilizzazione Per consumo fresco e per marmellate.

CommentiVarietà di primo merito sia per pezzatura che per qualità organolettiche (senon prende la pioggia). Ancora oggi, qualche orticultore della collina diMontevecchia che possiede qualche pianta ne fa oggetto di commercio all’or-tomercato di Milano.

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Origine Vecchia varietà lombarda, bifera, diffusa un tempo nella fascia pedemontanache va da Como a Brescia. Giorgio Gallesio, passando per la bergamasca il 7ottobre 1821 nei suoi appunti annota: “Fico Rosso: è questo un fico piccolocome un piccolo Batestasso, tondeggiante, compresso alla corona,di bucciarossiccia che qualche volta si tinge di scuro da un lato e di polpa rossa comequella del Brogiotto nero fiorentino. Esso si trova in abbondanza negli orti diBergamo e vi è conosciuto dapertutto sotto il nome del Fico Rosso; io l’ho tro-vato saporito ma caustico".

Sinonimi Fico rosso.

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FicoFicus carica L

Varietà:RossoLombardo

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Fornito.Frutto di media pezzatura, un poco compresso, a forma di cipolla. Buccia liscia, un poco lucida, di color rossastro-marrone.Polpa rossa, dolce, mielosa, saporita, lievemente caustica.

FioroneMolto simile al fornito, solo leggermente più grande.

Albero Di buona vigoria, a portamento aperto.

Maturazione Fiorone: luglioFornito: dall’ultima decade di agosto.

Utilizzazione Per consumo fresco. Nelle annate migliori è utilizzabile anche per l’essiccazio-ne.

CommentiCon il Rimes è probabilmente, ancora oggi, una delle vecchie varietà più dif-fuse sul territorio.

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Origine Lombardia. Le prime notizie su questa vecchia varietà, ancora una volta, si traggono dallenote di viaggio di Giorgio Gallesio I giornali dei viaggi: “Milano, 3 ottobre1821 – I fichi della piazza di Milano sono sempre i Verdès e i neri: i primi vivengono dal com’asco e dalla Brianza, i secondi dai giardini di Milano che nesono pieni”; “Bergamo, 7 ottobre 1821 - Fico Verdès: è questo il Verdès deimilanesi e il Sanguinello di Varese: è il più abbondante dei fichi autunnali manon fa fioroni.”

Sinonimi Sanguinello, Verdes.

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FicoFicus carica L

Varietà:Verdese

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Frutto Medio-piccolo, fatto a cipolla.Buccia verde.Polpa rosso-rosa, dolce mielosa, gustosa.

Albero Mediamente vigoroso.

Maturazione Settembre.

Utilizzazione Per consumo fresco.

CommentiQuesta varietà, ancora in via di valutazione, non va confusa con il Brianzolo,a cui somiglia molto.

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Origine Sconosciuta.Un solo esemplare è stato individuato sulla collina di Montevecchia. La pian-ta, insieme ad altre, cresce su un ronco di un appezzamento molto ripido, con-tribuendo, con l’apparato radicale, a contenere il terreno terrazzato. Il giova-ne proprietario non ricorda da dove venga e chi l’avesse piantata e utilizza lemele per l’alimentazione dei maiali.Non conoscendo il suo vero nome è stata indicata provvisoriamente comeCalvilla di Montevecchia, per la sua vaga somiglianza con le mele Calville.

Frutto Di bell’aspetto, medio-piccolo, tondeggiante, depresso ai poli, leggermentecostoluto, irregolare. Buccia liscia, verde-chiaro di fondo, quasi interamente diun bel rosso profondo, striata qua e là, rugginosa nell’incavo del picciolo.Polpa: in via di valutazione.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Calvilla diMontevecchia

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Albero In via di valutazione.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

RaccoltaIn via di valutazione.

Maturazione In via di valutazione. Probabilmente autunnale.

Conservazione In via di valutazione.

Utilizzazione Da coltello.

CommentiL’albero, visto la posizione in cui cresce, è poco sviluppato, per cui le caratte-ristiche non possono essere valutate. Gli unici esemplari di frutto che si èpotuto esaminare (vedi foto), erano gli scarti caduti per terra e quindi anch’es-si non ben valutabili.

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Origine Sconosciuta. Rinvenuta in un solo esemplare nel comune di Montevecchia(Lecco).Champagnin è un nome di fantasia, non conoscendosi il suo vero nome.Dalla somiglianza si potrebbe ipotizzare che sia stata originata da un seme diRenetta Champagne, varietà diffusa fin dal ’800 in tutto il nord Italia. Un’altraipostesi, visto che spesso presenta cinque coste arrotondate che la fannosomigliare ad una stella, è che potrebbe corrispondere o essere stata genera-ta da un seme dell’antica varietà francese Api stellata, a cui somiglia molto eche si sa essere stata sporadicamente presente nel ‘800 anche in Italia.

Frutto Di piccola pezzatura, appiattito alle estremità ma non piatto, spesso con cin-que caratteristiche costole più o meno pronunciate.Buccia liscia, un pò coriacea ma abbastanza sottile, di colore giallo-chiaro,macchiata di rosso-rosa-carico dal lato del sole, appena rugginosa nell'incavodel picciolo. Polpa biancastra, soda, croccante, di tessitura grossolana, poco dolce, legger-mente acidula, lievemente aromatica.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Champagnin

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Albero Rustico, di media vigoria, produttivo.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Ottobre.

Maturazione Fine dicembre.

ConservazioneProbabilmente fino a febbraio-marzo

Utilizzazione Da coltello e probabilmente per torte e dolci.

Varietà simili Api stellata, Renetta Champagne.

CommentiLa pianta è giovane (15 anni circa). Resta da indagare, con l’anziano proprie-tario (che ne possiede diverse altre), sulla sua provenienza od origine.Nonostante le poche cure, l’albero sembra abbastanza rustico e, nei due annidalla scoperta, produttivo.

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Origine Sconosciuta.Rinvenuta nell’estate del 2006, in un solo e vecchio esemplare in localitàPassonino, comune di Montevecchia (Lecco).

Frutto Da medio a medio-grosso, quasi sempre conico-allungato, a forma di cuore,con picciolo corto e di medio spessore.Buccia verde-biancastra, appena sfumata di rosso dal lato del sole, punteg-giata di rade lenticelle rugginose nella parte chiara e da altre lenticelle, chia-re e più numerose nella parte arrossata, rugginosa nell’incavo del picciolo.Polpa biancastra, croccante, dolce, mediamente succosa, poco acidula, aro-matica, di sapore delicato.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Colombinadi Passonino

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Albero Di buona vigoria, a portamento espanso.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Ottobre.

Maturazione A partire dalla seconda metà di settembre.

Conservazione Da verificare.

Utilizzazione Da coltello.

CommentiEssendo stato rinvenuto nel 2006, è ancora in via di valutazione. L’albero èabbandonato e invaso dai rovi, ma in buone condizioni e produttivo; crescesul ciglio di un ronco, in un appezzamento con terrazze abbastanza larghe ecomode. Il frutto è molto bello, di buona pezzatura, e soprattutto di ottime qualitàorganolettiche.

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Origine Sconosciuta, probabilmente locale del lecchese.Rinvenuta, nel 2006, sulla collina di Montevecchia.Il nome Frascona, dalla parola dialettale frasca, cioè ramaglia, è dovutoall’ampia chioma che sviluppa la pianta adulta. Da non confondere con l’o-monima Frascona, varietà tipica dell’Oltre Pò pavese.

Frutto Di media pezzatura, a volte tondeggiante-conico, altre più appiattito, lieve-mente costoluto intorno al calice, con picciolo lungo 1,5-2 cm circa e media-mente spesso.Buccia liscia, lucida, giallo-verdastra di fondo, più o meno ricoperta di rossosoprattutto sulla parte superiore, punteggiata di lenticelle chiare e lievemen-te rugginosa nell’incavo del picciolo.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:FrasconaBrianzola

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Albero Di vigoria medio-alta, a portamento aperto, di media produttività.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Inizio settembre.

Maturazione A partire dalla seconda decade di settembre.

Conservazione Fino a dicembre.

Utilizzazione Da coltello.

CommentiCirca dieci anni fa, chi scrive raccolse da un anziano signore che vive in unacasa in mezzo al bosco, nel comune di Valgreghentino, notizie sull’esistenzadi una varietà locale di mela chiamata Frascona, ma senza poterla individua-re. Dieci anni dopo, con il ritrovamento della varietà in un'altra località, indu-ce a ipotizzare che si tratti di una varietà diffusa nella Brianza lecchese.

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Origine Sconosciuta.Vecchia e pregevole varietà proveniente dal comune di Valgreghentino(Lecco).La pianta madre, ancora sana e produttiva, è un vecchio e maestoso albero dicirca 100 anni, che cresce sul ciglio di un vecchio ronco.Oltre alla pianta madre, nel territorio di Valgreghentino ne esistono diversiesemplari, poiché, fortunatamente, la gente del posto ancora la riproduce peri propri orti, giardini e frutteti familiari.

Frutto Di pezzatura media o medio-grossa, tondeggiante-conico o cilindrico, irrego-lare, a volte lievemente costoluto, con caratteristica cavità calicina moltoaperta e pronunciata, che la fa somigliare a un piccolo cratere.Buccia verde-giallastra di fondo, striata e/o marezzata di rosso dal lato delsole, con numerose ed evidenti lenticelle chiare e rugginosità nell'incavo delpicciolo.Polpa biancastra, compatta all'inizio, morbida poi, dolce, lievemente acidula,aromatica, con retrogusto di lampone.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Pom Zucheret

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Albero Rustico, piuttosto vigoroso, produttivo.Resistente alla ticchiolatura.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione A partire da metà ottobre.

Conservazione Fino a febbraio - marzo.

Utilizzazione Eccellente da coltello.

CommentiQuesta varietà, se innestata su portainnesto vigoroso, produce piante impor-tanti e molto decorative. Il frutto è bello, di buona pezzatura e di ottime qua-lità organolettiche.

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Origine Sconosciuta.Varietà locale, un tempo diffusa e ancora presente in alcuni rari esemplari nelterritorio di Montevecchia (Lecco).La pianta madre potrebbe avere dai 40-60 anni ed è, nonostante le pochecure, ancora produttiva e in buone condizioni.

Sinonimi Pumela.

FruttoDi pezzatura media o medio-piccola, di forma variabile, generalmente ton-deggiante, a volte conico, altre appiattito. Buccia abbastanza liscia, spessa, consistente, di un bel colore giallo-paglieri-no, talvolta leggermente macchiata di rosso-tenue all’insolazione, punteggia-ta da numerose ed evidenti lenticelle, lievemente rugginosa nell'incavo delpicciolo.Polpa giallastra, soda, compatta, quasi interamente dolce, lievemente acidula,aromatica, molto gustosa e profumata.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Pomella diMontevecchia

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Albero Di vigoria medio-alta, mediamente produttivo.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Ottobre.

Maturazione Da novembre.

Conservazione In via di valutazione.

Utilizzazione Da coltello e, probabilmente, da forno e per torte.

CommentiEra probabilmente la varietà principale della zona di Montevecchia.

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Origine Sconosciuta. Vecchia varietà un tempo abbastanza comune sulla collina di Montevecchia(Lecco). Per distinguerla dalla Pomella di Montevecchia, anch’essa chiamata soloPumela ma di colore prevalentemente giallo, è stato aggiunto l’aggettivorossa.

Frutto Piccolo, generalmente tondeggiante, spesso leggermente conico, lievementeirregolare. Buccia liscia verdastra di fondo, sfumata e rigata di rosso sul 70%della superficie, cosparsa di lenticelle chiare, mediamente numerose, ruggino-sa nell’incavo del picciolo.Polpa bianco-giallastra, soda, croccante, di tessitura grossolana, dolce-acidu-la, abbastanza succosa, lievemente aromatica.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Pomella diMontevecchiaRossa

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Albero Di media vigoria.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Ottobre.

Maturazione Novembre.

ConservazioneProbabilmente fino a gennaio-febbraio.

Utilizzazione Da coltello.

Commenti Anche questa varietà era, un tempo, piuttosto nota nella zona diMontevecchia. Pur avendo avuto modo di fotografarne i frutti e raccoltoqualche informazione sulla varietà, non si è ancora riusciti ad individuarealcuna pianta.

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Origine Sconosciuta.Rinvenuta, nel 2004, in un solo esemplare sulla collina di Montevecchia(Lecco).L’anziano proprietario non ha saputo dirci nulla sulla sua provenienza o chil’aveva innestata. L’albero è piuttosto vecchio e non getta quasi più, ma for-tunatamente, nonostante le cattive condizioni, la pianta è ancora abbastanzaproduttiva e, fino a oggi, costante nella produzione.Pomella striata è un nome di fantasia poiché nessuno più ricorda il suo veronome.

Frutto Molto bello, di pezzatura piccola, probabilmente anche media in condizionifavorevoli, tondeggiante, un po’ cilindrico, depresso ai poli, lievementecostoluto. Buccia liscia, un po’ untuosa, verde-giallastro-chiaro di fondo,variamente rigata di rosso in diverse tonalità, punteggiata di lenticelle chia-re e poco evidenti.Polpa bianco-giallastra, mediamente consistente, dolce, lievemente aromati-ca.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Pomella striata

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Albero In via di valutazione, ma probabilmente vigoroso e abbastanza produttivo.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione Probabilmente verso settembre.

ConservazioneFino a novembre-dicembre.

Utilizzazione Da tavola.

Varietà simili Calvilla panachè, Calvilla tulipé, Rossa di Bordeaux

CommentiL’esemplare individuato cresce in un appezzamento molto scosceso e terraz-zato, condotto a orto-frutteto e coltivazione di rosmarino. Ha un aspettoimponente e il vecchio tronco è completamente circondato da una folta siepedi lauroceraso da cui sbuca solo la chioma.

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Origine Varietà rinvenuta nel 2004 in due esemplari distanti fra loro nel comune diMontevecchia (Lecco).Ci sono molte probabilità che corrisponda alla antica varietà Rambour frank,la cui origine non è ben accertata ma antica, molto probabilmente francese.Infatti il nome Rambour in Francia comprende un gruppo di varietà e derive-rebbe da rambor, che in antico gallico significa melo. La Rambour Frank è la più vecchia e conosciuta del gruppo; si crede origina-ria del villaggio di Rambure, nei pressi di Abbeville, Picardia. Il botanico Jeande la Ruelle la descrive, nel 1635, col nome di De Rambure. In Inghilterra èconosciuta già nel 1665. Successivamente è citata dallo Switzer nel 1725. Neltempo si è diffusa in molti paesi dell’Europa, Italia compresa, dove ha assun-to vari sinonimi.

Sinonimi Cambour des Lorraines, Charmant, De Notre-Dame, Lothringer rambur,Rambour blanc, Rambour d’été, Summer Rambo, Summer Rambour.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:RambourMontevecchia

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Frutto Di pezzatura media o medio-piccola, tondeggiante, un pò appiattito, rego-lare.Buccia liscia, piuttosto spessa, bianco-verdastra, diffusamente coperta di rossovariamente striato e marezzato in diverse tonalità, rugginoso nell’incavo delpicciolo, punteggiata di numerose lenticelle chiare abbastanza evidenti. Polpa bianca, abbastanza succosa, mediamente zuccherina, non acidula,aromatica.

Albero Mediamente vigoroso, soggetto all'alternanza. Sensibile alla ticchiolatura.

Epoca di fioritura Precoce.

Raccolta Fine agosto.

Maturazione Settembre.

Conservazione Fino a ottobre

Utilizzazione Da coltello e da cuocere.

Varietà simili Jacques Lebel, Lyon d’été, Reinette de Bailleul.

CommentiLa varietà è in via di valutazione. Una dei due esemplari individuati cresce,insieme alla precedente Calvilla di Montevecchia, su un ronco di un appezza-mento molto ripido e i suoi frutti sono utilizzati per l’alimentazione dei maia-li, mentre l’altro esemplare cresce nel terreno intorno a Ca’ Soldato nel parcodi Montevecchia (Lecco).

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Origine Probabilmente originaria dell’omonima regione francese di Champagne.Un vecchio esemplare cresce e fruttifica ancora sul bordo della strada d’in-gresso del vecchio borgo di Campsirago (Colle Brianza - Lecco).Già conosciuta nella seconda metà del 1700 col nome di Loskrieger, fu descrit-ta per la prima volta nel 1799 dal pomologo tedesco August Friedrich Diel. Per la sua rusticità e adattabilità dalla fine del ‘800 si è diffusa in tutta Europa,nord Italia compreso. In alcune zone, per esempio nella provincia di Trento enel Piemonte, fu coltivata come mela da commercio.

Sinonimi Champagner Renette, Glasrenette, GlattapfelKapuziner, Käsapfel, Loskrieger,Reinette de Versailles, Reinette blanche de Champagne, Renet Sampankii,Reneta de Champaña, Weisser Zweibelapfel, Zweijährling.

Frutto Di pezzatura media, appiattito, con cinque lievi coste che a volte la fannosomigliare ad una piccola stella. Buccia liscia, leggermente cerosa, un pò cori-acea, ma abbastanza sottile, giallo-chiaro, con rugginosità più o meno evi-

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:RenettaChampagne

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dente nell'incavo del picciolo, a volte leggermente macchiata di rosa dal latodel sole. Polpa biancastra, molto succosa e croccante alla raccolta, morbida efondente in seguito, non molto dolce, piuttosto acidula, quasi frizzante se rac-colta in anticipo, lievemente profumata.

Albero Di media vigoria, a portamento aperto ma raccolto, poco esigente per clima eterreno, di produttività elevata e costante, soggetto a cascola pre-raccolta.Resistente ai freddi invernali, alla ticchiolatura e all’oidio. Nelle annate di carica necessita lo sfoltimento.

Epoca di fioritura Tardiva.

Impollinatori Abbondanza, Belfiore giallo, Bella di Boskoop, Calvilla bianca invernale,Glockenapfel, Morgenduft, Odenburg, Ontario, Parmena dorata, Regina dellerenette, Renetta del Canadà, Renetta grigia di Torriana, Rosa di Berna,Trasparente di Croncels.

Raccolta Va lasciata maturare sulla pianta il più a lungo possibile.

Maturazione Da metà settembre a ottobre.

Conservazione Fino a febbraio-marzo.

Utilizzazione Da coltello, da cuocere e per succhi.

Varietà simili Nel tempo ha prodotto diverse varianti, tutte più o meno simili alla varietàoriginale.

CommentiEssendo poco resistente alle manipolazioni, questa bella mela veniva raccoltacon i guanti e trasportata in cesti o casse foderati di paglia. Questa sua carat-teristica, insieme alla sua pezzatura, è forse la causa del suo abbandono.

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Origine Antica e curiosa varietà di melo nano. Un tempo abbastanza comune inLombardia, dove veniva piantata nelle siepi sulle quali può appoggiare i ramipiegati dal peso dei frutti. Nel tempo, si è riuscito ad individuarne due esemplari: uno nella campagna delmilanese, intorno a Cernusco sul Naviglio e l’altro in località Lorentino, comunedi Calolziocorte, nel lecchese. Già verso la seconda metà del '500 Agostino Gallo,descrivendo tra l’altro i frutti della campagna bresciana, cita una varietà di melecon caratteristiche simili alla nostra varietà: "La prima sorte che comparisce tranoi è quella de’ pomi Dolciani nani e mezzani, i quali sono in perfezione altempo de’ peri Moscatelli”. Sempre a quell’epoca, mele nane a maturazione pre-cocissima sono citate dal Del Riccio e dal Soderini (1580): "e mele nane chematurano le prime". Una mela San Giovanni è raffigurata e contrassegnata coln. 1 nei quadri di Bartolomeo Bimbi, il quale intorno al 1713-14 dipinse i fruttiche allora si servivano alla corte di Cosimo III de’ Medici. Su Pomologia (1901),Girolamo Molon parla di un melo San Giovanni nel capitolo introduttivo al melo,dedicato alle specie spontanee o semi-spontanee, antenate del melo moderno.Un tempo diffusa in diverse parti dell’Italia e dell’Europa è, probabilmente,un’antenata dei moderni portainnesti nanizzanti del melo.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:San Giovanni(Melo nano)

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Sinonimi Heckapfel, Joannisapfel, Paradisapfel, Pomme de Saint Jean, Pumei d'SanPeder, Splitapfel, Süssapfel, Yorkapfel.

Frutto Piccolo (4-6 cm di diametro), tondeggiante, spesso più largo che alto, legger-mente costoluto e irregolare. Buccia interamente verde-chiaro, tendente algiallastro verso la maturazione. Polpa bianca, compatta, mediamente dolce,lievemente acidula, abbastanza succosa.

Albero Di vigoria molto debole, raggiunge l'altezza di 2 m circa; non forma mai unvero e proprio tronco principale, bensì tante branche che si originano dalpiede e che non evolvono mai a tronco, facendolo somigliare più ad un cespu-glio basso che ad un albero.

Epoca di fioritura Precoce.

Maturazione Fine giugno-inizio luglio.

ConservazioneCome quasi tutte le varietà estive, ammezzisce rapidamente e perciò è adat-ta per il consumo fresco o per trasformati.

Utilizzazione Da coltello

Varietà simili Nel tempo ha dato origine a varianti, diverse fra loro nel frutto, ma tutte piùo meno nane e a portamento cespuglioso.

Commenti Oltre al citato nanismo dà continue gettate dalle radici, dalle quali è possibi-le moltiplicare la pianta senza innestarla. Le branche vecchie, inoltre, allun-gandosi e piegandosi per il carico dei frutti, nel tempo tendono a toccare ilterreno e a emettere radici nel punto d’appoggio, andando così a formarenuove piante.

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Origine Sconosciuta.Rinvenuta, nel 2004, in un solo esemplare sulla collina di Montevecchia(Lecco).Questa bella mela potrebbe corrispondere, vista la somiglianza, le caratteristi-che e il periodo di maturazione, alla vecchia varietà tedesca PurpurroterCousinot (1776). Non essendo certa la corrispondenza con la varietà nota, è stata provvisoria-mente chiamata Viola di Montevecchia.

Frutto Da piccolo a medio piccolo, di forma non sempre costante, a volte ovale-allungato, altre tondeggiante. Buccia liscia, lucida, untuosa verde-giallastra di fondo, quasi sempre intera-mente ricoperta di un bellissimo rosso-viola-scuro che ricorda il colore dialcune prugne; punteggiata da numerose e piccolissime lenticelle poco evi-denti, rugginosa nell’incavo del picciolo.Polpa di un bel bianco candido, mediamente consistente e dolce, poco acida,molto profumata, lievemente aromatica.

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MeloMalusdomestica Borkh.

Varietà:Viola diMontevecchia

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Albero L’unico esemplare individuato è all’apparenza poco vigoroso; viste le sue cat-tive condizioni questa valutazione, insieme alla pezzatura dei frutti, potrebbecambiare.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Da metà settembre.

Maturazione Da fine settembre.

ConservazioneFino a novembre-dicembre.

Utilizzazione Da coltello e da cuocere.

Varietà similiPurpurroter cousinot.

CommentiLa varietà è stata riprodotta ed è in via di valutazione.

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Origine Vecchia varietà estiva originaria della Brianza leccheseAppartiene a quel gruppo di varietà estive che nel nord Italia vengono gene-ricamente chiamate Büter (burro).Gli anziani raccontano che fino a 50 anni fa era ancora molto comune e se neproduceva "a carrettate". È ancora presente in vecchi esemplari sparsi nellaBrianza orientale e nella bergamasca occidentale.Da notare che esistono, nella stessa provincia di Lecco, ecotipi locali diversi fraloro, ma anch’essi chiamati Büter. In comune hanno la polpa burrosa (da cuiil nome) e più o meno lo stesso periodo di maturazione. La varietà descritta èla più largamente diffusa e per chi scrive la più rappresentativa tra i vari PerBüter.

Sinonimi Per Büter.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Büter

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Frutto Di pezzatura medio piccola, spesso piccola, piriforme, di forma non costante,a volte allungato, altre più corto e panciuto, con picciolo generalmente inse-rito obliquamente. Buccia giallo-verdastra, fittamente punteggiata da numerose lenticelle scure.Polpa burrosa, sugosa, dolce.

Albero Vigoroso, rustico e produttivo.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

Impollinatori In via di valutazione.

Raccolta Dall’ultima decade di luglio.

Maturazione Dalla raccolta.

Conservazione Per consumo fresco. Va consumata subito poiché è molto sensibile all’am-mezzimento.

Utilizzazione Da tavola e probabilmente da succo.

CommentiÈ una delle varietà estive un tempo più diffuse e popolari del lecchese; il suonome è ancora ben presente nella memoria popolare, anche nelle personemeno anziane.

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Origine Sconosciuta.Ancora presente in 3 o 4 esemplari nel territorio del comune diValgreghentino.Il nome Campana è stato genericamente molto utilizzato in passato per varie-tà diverse fra loro, per cui i casi di omonimia sono numerosi anche in unostesso territorio. È infatti curioso notare che, nello stesso comune diValgreghentino, esiste anche un’altra varietà di pera diversa da quella in que-stione, ma con lo stesso nome. L'unica caratteristica che accomuna tutte queste varietà è la forma più omeno campaniforme.

Frutto Grosso, a volte molto grosso, conico-troncato, più o meno tondeggiante alleestremità, irregolare, più o meno campaniforme (da cui nome).Buccia ruvida, verdastra, quasi sempre interamente ricoperta di un color rug-ginoso-bronzeo.Polpa biancastra, semi-burrosa, un po’ grossolana, mediamente succosa e zuc-cherina.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Campana diValgreghentino

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Albero Abbastanza curioso, i getti sono particolarmente vigorosi ma sfogano la vigo-ria oltre che in lunghezza anche in grossezza e volume, raggiungendo unnotevole diametro già il primo anno, mentre le gemme apicali possono arri-vare alla grossezza di un pollice.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Da metà settembre.

Maturazione Da fine settembre.

Conservazione Per consumo fresco.

Utilizzazione Da tavola.

Varietà simili Butirra Diel, Butirra Hardy, Butirra Le Brun.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Incerta ma sicuramente antica. Un solo e maestoso esemplare è stato indivi-duato in località Bagaggera, nel Parco di Montevecchia e della Valle delCurone.Secondo André Leroy e J. Decaisne sarebbe originaria di un omonimo paesedella Gironda (Francia) perché i primi autori che scrissero di questa varietàfurono i francesi Nicole de Bennefond (1665) e Jean Merlet (1675). SecondoW. Lauche, Deutsche pomologie (1882), sarebbe invece di origine tedesca e giànota nei vivai di Bamberg, in Baviera fin dal 1590. Successivamente, insiemead altre varietà, fu spedita in Sassonia, in Turingia, nell’Hannover e in Olandae, da questi siti, sarebbe stata portata anche a Cadillac, piccolo paese nei pres-si di Parempugre, assumendo il nome attuale.In Italia Girolamo Molon, sulla sua opera Pomologia (1901), scrive: "Non v’èdubbio: questa pera è una delle più diffuse nei pomarî d’Europa. È comunis-sima nei cantoni di San Gallo, Turgau, e Zurigo, nel Piemonte, nellaLombardia, nel Veneto, nella contea di Gorizia ed in altri siti… Vedemmo piùvolte nelle nostre esposizioni regionali dei campioni di questa varietà di volu-me enorme, dal peso fra i 700 e i 900 grammi, e di forma e colorito così bellida riuscire magnifico ornamento per le tavole della gente ricca".

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Catillac

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Sinonimi Admirable de Chartreux, Angoisse blanche, Belle pear, Besi des Marais, BonChrétien d’Amiens, Brassicana, Cadillac, Chartreuse, Citruille, Cotillard, De Bell,De Citruille, De Pequigny, De tout temps, Endegeester-pear, Faustbirne, Fortyounce, Französischer Katzenkopf, Glanzbirne, Graciole ronde, Grand Mogol,Grand Mogul, Grand monarque, Grand Tamerlan, Gratiole ronde, Gros Catillac,Gros Gilot, Grosser Katzenkopf, Grosser mogul, Gros Thomas des Landes,Hotzelbirne, Ingentia, Katharinenbirne, Katzenkopf, Klotzbirne, Monstre,Monstrueuse de Landes, Ochsenknüppel, Pfundbirne, Poire monstre, Pugillaria,Quenillac, Schelgelbirne, Severiana, Testa di gatto, Tête de chat, Téton deVenus, Turriana, Ys-Buot-pear, Zellensia.

FruttoNotevole, molto grosso, a volte enorme, a forma di trottola, panciuto, con pic-ciolo bruno, legnoso, diritto o un po’ curvo, di grossezza e lunghezza medie.Buccia grossolana, dura, di colore verde-carico, cosparsa di lenticelle castanee macchie rugginose, a volte arrossata dal lato del sole, rugginosa intorno alpicciolo ed al calice.Polpa bianca, opaca, grossolana, dura, croccante, succosa, abbastanza zucche-rina, un poco astringente.

Albero Vigoroso, molto fertile, rustico, molto produttivo e, nelle piante adulte,costante nella produzione.

Epoca di fioritura In via di valutazione.

Impollinatori In via di valutazione.

Maturazione Da dicembre.

Conservazione Fino ad aprile.

Utilizzazione Ottima da cuocere al forno, nel vino o sotto la cenere, per composte e dasidro.

Varietà simili Esiste anche una Catillac piccola (Kleiner Katzencopf).

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Origine Francia. Conosciuta nel lecchese col nome di Pera d’inverno, è ancor oggi piuttostocomune su tutto il territorio. Girolamo Molon in Pomologia (1901) riporta:"L’origine di questa varietà si può trarre da un articolo che il Sig. De laTramblais scrisse, nel 1863, sul Journal de la Société d’Horticulture de Paris:Nel 1760 il curato Leroy, di Villiers-en-Brenne, un paesino distante 8 Km. daClion, nell'Indre, trovò, nel bosco del castello di Frommenteau, un pero selva-tico che gli parve meritevole di attenzione. Egli ne fece degli innesti nella suavigna e lo diffuse nei dintorni, dove pigliò il nome che porta tuttora." Diffusanei principali paesi frutticoli europei.

SinonimiAndreine, Belle Adrienne, Belle du Berry, Belle Eloise, Bon-papa, Campana,Casslerbirne, Cueillette d’hiver, Coscia di Donna, Curè, Curette, Duchesse deBerry, Flaschenbirne, Frauenschenkel, Glockenbirne, Grosse alongée, GrosseVerlängerte birne, Jouffroy, Messir d’hiver, Monsieur Dumas, Pastorenbirne,Pera d'inverno, Pera Spada, Poire de Clion, Poire de France, Poire de Pradel,Pradello de Catalogne, Schöne Andreine, Spada, Spadona d'Inverno, Tarquin,Vicar, Vicaire de Winkfield, Vitry, Zapfenbirne.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Curato

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Frutto Da medio-grosso a grosso, talvolta molto grosso, allungato, fatto a campana,quasi sempre un poco irregolare, mammellonato o pieghettato all'attaccatu-ra del picciolo, che in genere è inserito obliquamente. Buccia verde-giallastrao giallo-verdastra chiara, cosparsa da piccole lenticelle, spesso attraversata dauna caratteristica linea rugginosa dal calice al peduncolo. Polpa bianco-gial-lastra, semifondente, leggermente croccante, zuccherina, poco profumata,moscata, più o meno saporita.

Albero Rustico, molto vigoroso, produttivo, con portamento confuso e disordinato.Resistente alla ticchiolatura.

Epoca di fioritura Intermedia.

Impollinatori Andrea Desportes, Bergamotta Espérèn, Buona Luisa d’Avranche, Decana delComizio, Decana d’inverno, Favorita di Clapp, Le Lectier, Precoce di Trevoux,William.

Raccolta Ottobre

Maturazione Novembre

Conservazione Fino a dicembre.

Utilizzazione Da coltello, nelle zone favorevoli, altrimenti da cuocere.

Varietà simili Comtesse de Paris, San Germano d’inverno.Nel tempo ha dato origine a numerose varianti locali.

Commenti Oggi, tra le vecchie varietà abbandonate, è forse quella ancora più diffusa intutto il Nord-Italia.Come riportano molte fonti del passato, le sue qualità gustative dipendonomolto dall'ambiente di coltivazione; in alcune zone è una buona pera da col-tello, ma più spesso non è altro che una pera da cuocere.

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Origine Sconosciuta.Due vecchi esemplari sono stati individuati, nel 2006, in località Passonino,sulla collina di Montevecchia.Potrebbe corrispondere alla vecchia varietà toscana Gentile, a cui somigliamolto, sia nella forma, che nel periodo di maturazione.

FruttoPiccolo, piriforme, regolare, con picciolo mediamente spesso e lungo.Buccia liscia, verde-chiaro-giallastra, tendente al giallo pieno a maturità, pun-teggiata da piccole lenticelle.Polpa bianco-crema, fine, liquescente, zuccherina, leggermente aromatica.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Gentiledi Passonino

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Albero Gli esemplari sono molto vecchi e malandati, ma non imponenti. È tuttavia invia di valutazione.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione Seconda metà di luglio.

ConservazionePoiché ammezzisce rapidamente, è adatta solo al consumo fresco o per pre-parati.

Utilizzazione Da coltello.

Varietà simili Gentile.

CommentiLa varietà è in via di valutazione. Come in altri casi le due piante individuatecrescono sul ciglio di un ronco, in un appezzamento ora a prato ma un tempoprobabilmente coltivato.

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Origine Sconosciuta.Gnocca, dal dialetto Bella. Di questa varietà ne sono stati individuati due vecchi esemplari in localitàdistanti fra loro, uno a Valgreghentino (Lecco) e l’altro a Oggiono (Lecco).A Valgreghentino la pianta individuata è chiamata Per pom, a causa della suavaga somiglianza ad una mela. Gnocca, invece, è il suo probabile vero nome esi deve al proprietario della seconda pianta, sita nella sua abitazione diOggiono. Egli racconta che da giovane la sua anziana madre viveva in locali-tà Pianezzo, nel territorio del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone,dove questa varietà veniva appunto chiamata Gnocca.

Sinonimi Per pom.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Gnocca

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Frutto Grosso, generalmente tondeggiante, a volte quasi tondo o leggermente ovale,altre un po’ più piriforme.Buccia gialla, abbastanza spessa, punteggiata da numerose lenticelle evidentie brune.Polpa biancastra, semi-fine, succosa, dolce, lievemente acidula e aromatica.

Albero: Vigoroso.

Epoca di fioritura In via di valutazione.

Impollinatori In via di valutazione.

Raccolta Scalare da inizio agosto.

MaturazioneDalla raccolta.

ConservazioneUno dei difetti di questa bella pera è che va consumata entro pochi giornidalla raccolta, poiché ammezzisce subito diventando pastosa.

Utilizzazione Da coltello e per marmellate.

Varietà simili Büter dell’Oltre Pò.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta, forse lombarda o francese visti i numerosi sinonimi.Un solo esemplare è stato individuato in località Cà Soldato, Parco diMontevecchia e della Valle del Curone.Col nome di Bergamotte d’étè è riportata, nel 1854, nel catalogo della dittatorinese Burdin Maggiore e C.; successivamente come Bergamotta d’estatecompare nella collezione di copie di frutti Pomona artificiale, ovvero catalo-go dei frutti antichi e moderni (1875), di Francesco Garnier- Valletti che operòanche a Milano, per circa 40 anni, dalla metà dell’800.Col nome di Milano bianco, Girolamo Molon la descrive nella sua operaPomologia (1901): "Note pratiche. Veduto più volte sul mercato di Milano, edil 7 settembre 1894 a Varallo Sesia".È frutto da mercato ben noto in Francia col nome di Mouille-buoche d'été,Milan blanc, Bergamotte d'ètè e in Germania con quello di Mundnetzbirne.Detto anche da alcuni pepinieristi Gnocca di Milano. Alla fine del ‘800 eraancora diffusa e oggetto di commercio in Lombardia e nella Gironde (Francia).

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Gnoccadi Milano

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Sinonimi Bergamotta d'estate, Bergamotta d'estate bianca, Bergamotta rotonda d'esta-te, Bergamotte d’aôut, Bergamotte de la Beuvvriére, Bergamotte d’été,Bergamotte précoce, Beurré blanc d’été, Beurré d’été, Beurré rond, Coule soifd’été, Franc real d’été, Gros Meisset d’été, Gros Milan blanc, Grosse Mouillebouche d’été, Hativeau blanc, Milan de la Bevrière, Milan de la Beuveriere,Milan d’été, Milan verte, Milano bianco, Mouille-bouche d'été, RundeMundnetzbirne, Sommer bergamotte, Sommer Dechantbirne.

Frutto Di pezzatura piccola o medio-piccola, più o meno tondeggiante, a volte appe-na ovale, con picciolo di lunghezza e spessore medi.Buccia verdastra, tendente al giallo a maturità, rugginosa attorno al calice,fittamente punteggiata di lenticelle altrettanto rugginose.Polpa biancastra, fondente, succosa, leggermente granulosa, dolce, lievemen-te acidula, aromatica, molto gustosa.

AlberoMediamente vigoroso, fertile, a portamento globoso.

Raccolta Da metà agosto.

Maturazione Dalla raccolta.

ConservazionePer consumo fresco e per succhi.

UtilizzazioneDa coltello.

Varietà similiMoscatello di Valgreghentino.

CommentiPregevole varietà estiva consigliabile in ogni frutteto o giardino. Da non con-fondere con la varietà Gnocco di Lombardia, che matura nello stesso periodo,ma più piccola.

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Origine Sconosciuta.Due vecchi esemplari sono stati individuati, nel 2006, in località Passonino,comune di Montevecchia.Poiché l’attuale proprietario non ne ricorda il nome, per il sapore dolce-aci-dulo che ricorda il limone, è stata provvisoriamente chiamata Limona estiva.

Frutto Medio-piccolo, piriforme-panciuto, con picciolo di lunghezza e spessoremedio. Buccia liscia, inizialmente verdastra, gialla a maturazione, raramentesfumata di rosso all’insolazione, punteggiata di numerose lenticelle areolate.Polpa bianca, fine, burrosa, succosa, dolce, gustosa, piacevolmente acidula.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Limonaestiva

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Albero Nonostante l’età e le condizioni d’abbandono, i due esemplari individuatiapparivano di media vigoria e abbastanza produttivi.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione Fine luglio-inizio agosto.

ConservazioneAmmezzisce velocemente, per cui è adatta solo al consumo fresco.

Utilizzazione Da coltello, per succhi e per marmellate.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.Rinvenuta in pochi esemplari, nel comune di Valgreghentino.Il nome Limunzet, dal dialetto Limoncino, è probabilmente dovuto alla formae al piacevole sapore acidulo che ricordano il limone.Risalendo al periodo in cui visse il nonno del proprietario della pianta madre,che già la conosceva da ragazzo, si stima che essa abbia più di 100 anni.Da informazioni orali raccolte risulta che un tempo era probabilmente diffu-sa anche in altre località della Brianza lecchese.

Frutto Di pezzatura medio-piccola, conico-ovale, con caratteristica attaccatura delpicciolo inclinata e leggermente mammellonata.Buccia verde-giallastra, fittamente ricoperta di numerose ed evidenti lenticel-le. Polpa bianca, di media consistenza, dolce, mediamente succosa, lievemen-te e piacevolmente acidula.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Limunzet

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Albero In via di valutazione.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Alla maturazione.

Maturazione Dalla terza decade di luglio.

ConservazionePer consumo fresco.

Utilizzazione Da coltello e per marmellate.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.La pianta madre è stata rinvenuta, insieme ad altre, in un vecchio frutteto nelcomune di Valgreghentino (Lecco).Come la varietà precedente, secondo l’attuale proprietario ha senz’altro più di100 anni, poiché suo nonno raccontava di ricordarla esistente fin da quandoera bambino.

Frutto Di pezzatura medio-piccola, di forma variabile, generalmente tondo, talvoltaovale, altre conico, con picciolo quasi sempre diritto.Buccia liscia, verdastra di fondo, lievemente arrossata dal lato del sole, fitta-mente punteggiata di numerose lenticelle chiare, con picciolo mediamentecorto (2-3 cm) e spesso.Polpa bianca, mediamente consistente, dolce, succosa, gustosa, con aroma eprofumo di moscato (da cui il nome).

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Moscatello diValgreghentino

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Albero Mediamente vigoroso e produttivo.Resistente alla ticchiolatura.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Alla maturazione.

Maturazione Verso inizio agosto.

Conservazione Per essere una varietà estiva, ha una conservazione relativamente buona; ètuttavia adatta per il consumo fresco e per marmellate.

Utilizzazione Da coltello.

Varietà simili Decana di luglio, Gnocca di Milano.

CommentiBuona varietà estiva senz’altro consigliabile in ogni frutteto e giardino.La varietà è conservata.

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Origine Sconosciuta.Varietà rinvenuta nella frazione Castelet, comune di Valgreghentino, ove for-tunatamente è ancora presente in alcuni esemplari.Il nome deriva dalla vaga somiglianza del frutto con le nespole, mentre ilsinonimo Burlit, viene dal dialetto "burlare", cioè cascare e allude all’attitudi-ne dei frutti a cadere quando maturi.

Sinonimi Burlit.

Frutto Piccolo, tondo, tendente a presentarsi riunito a grappoli.Buccia ruvida, interamente ricoperta di color rugginoso-marrone.Polpa biancastra, dolcissima, mediamente succosa, aromatica, gustosa, eccel-lente.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Per nespol

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Albero Rustico, di buona vigoria, abbastanza produttivo.Resistente alla ticchiolatura.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta Dal 10 al 20 agosto.

Maturazione Dalla raccolta.

Conservazione Per consumo fresco.

Utilizzazione Da coltello.

Varietà simili Brutto e buono di Giaveno.

CommentiIl frutto è piccolo, ma grazioso, caratteristico, di buone caratteristiche orga-nolettiche.La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.La pianta madre è stata rinvenuta in un vecchio frutteto, nel comune diValgreghentino.Risulta abbastanza evidente che il generico nome Per Rugen non è il suonome originale, ma una semplificazione semantica dovuta al colore della buc-cia. È infatti da notare che sul territorio lecchese e in particolare nel comunedi Montevecchia sono presenti diverse altre varietà con lo stesso nome.

Frutto Di pezzatura media, piriforme, regolare, tondeggiante alla corona, degradan-te verso un collo non molto pronunciato, con picciolo ricurvo, abbastanzalungo e sottile. Buccia un po’ ruvida, interamente rugginosa, punteggiata danumerose ed evidenti lenticelle chiare. Polpa biancastra, un po’ granulosa,dolce, lievemente acidula, abbastanza succosa.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Per rugen

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Albero In via di valutazione.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione Fine settembre-ottobre

Conservazione Fino a novembre.

Utilizzazione Da tavola.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.Varietà rinvenuta, nel 2004, nel territorio del comune di Montevecchia(Lecco).Come già accennato nella precedente varietà, il generico nome Rugen preco-ce è quello usato dal proprietario della pianta, che ne possiede anche un’altrasimile, ma più tardiva, chiamata Rugen tardivo.

Frutto Medio-grosso, piriforme, di forma non costante, irregolare, con picciolo lungo,legnoso e di medio spessoreBuccia ruvida, interamente rugginosa, fittamente punteggiata da numerose,grosse lenticelle più chiare e areolate.Polpa biancastra, di tessitura grossolana, di media consistenza, abbastanzadolce.

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PeroPyruscommunis L.

Varietà:Rugenprecoce

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Albero Mediamente vigoroso, a chioma tondeggiante.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

ImpollinatoriIn via di valutazione.

Raccolta In via di valutazione.

Maturazione Dall’ultima decade di agosto.

Utilizzazione Da tavola.

CommentiLa varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Alta Brianza.Questa varietà è stata individuata nella bergamasca, poiché nell’alta Brianza,sua antica zona di diffusione, è praticamente scomparsa anche dalla memo-ria popolare.Girolamo Molon in Pomologia (1901) descrive sommariamente questa varie-tà in poche righe: "Varietà posta in commercio dalla casa Burdin-Maggiore diMilano nel 1875. È una pesca vellutata, spiccagnola, ben colorita, che matu-ra in agosto, e che è molto probabilmente nata nell'Alta Brianza, dove ancoroggi è comunissima".Il nome è probabilmente dovuto alla particolare forma del frutto, che ha ledue metà opposte leggermente sfasate fra loro rispetto all'asse mediano e cheformano come una "costa" prominente lungo il solco di sutura.

Sinonimi Custù, Custun.

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PescoPrunuspersica Batsch.

Varietà:Costone

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Frutto Di pezzatura media, leggermente allungato, con caratteristica prominenzalungo tutto il taglio di sutura.Buccia fine, verde chiaro sfumata di rosso, che si stacca facilmente dallapolpa.Polpa biancastra, di media consistenza, dolce-acidula, succosa, gustosa.

Albero Vigoroso, a portamento aperto, produttivo.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

Maturazione Dalla seconda decade di agosto

Utilizzazione Soprattutto da tavola, ma ottima anche da sciroppare.

Commenti Eccellente varietà locale consigliabile per frutteti e giardini, ma anche per pic-cole produzioni di nicchia. Da non confondere con il Costone di Seregno.La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta, ma sicuramente antica.Varietà locale di pesca sanguigna rinvenuta nella frazione Foppa Luera incomune di Brivio (Lecco). Nel passato le pesche sanguigne, seppur non comu-ni, erano diffuse in quasi tutta l’Italia e in Francia. Già nel ‘500 il medico-bota-nico senese Pier Andrea Mattioli scrive nei Discorsi sopra Dioscoride di unaPesca-carota. Nella prima metà del ‘700 anche Pier Antonio Micheli nei suoimanoscritti parla di una Pesca-carota. Nel 1768 Henry Louis Duhamel duMonceau su Traité des arbres fruitiers descrive tre varietà con la polpa rossachiamate Sanguignoles, Cardinale e Druselles.In Italia Giorgio Gallesio, nel II volume della Pomona Italiana (1839), riportauna Pesca-carota molto simile alla varietà in questione: "Il Pesco Carota è lavarietà la più singolare della specie Pesco. La pianta nulla ha che la distinguadalle altre varietà, sia nelle foglie, sia nei fiori; ma il suo frutto ha un colorecosì diverso da quello delle altre pesche, che fissa l’attenzione anche dei piùindifferenti".Girolamo Molon su Pomologia (1901) cita cinque tipi di pesche sanguigne:Ammirabile sanguigna, Cardinale, Sanguigna di Jouy, Sanguigna diMonosque, Sanguignola. Dalle sue descrizioni, tuttavia, si può dedurre che

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PescoPrunuspersica Batsch.

Varietà:San LorenzoRosso

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solo la Cardinale ha buone caratteristiche gustative, mentre le altre sono diqualità mediocre.

Frutto Di pezzatura media o medio grossa, tondeggiante, leggermente allungato.Buccia vellutata da una peluria fitta e biancastra, che attenua il rosso sangui-gno conferitole dalla polpa e che la rende grigiastra.Polpa quasi interamente color rosso-vino, talvolta con lievi sfumature rosa,dolce, piacevolmente acidula, molto succosa, gustosa.

Albero Rustico, mediamente vigoroso.

Epoca di fioritura In via di valutazione.

Maturazione Fine agosto-inizio settembre.

Utilizzazione Da tavola e per marmellate.

Varietà simili Sanguigna dell’Oltre Pò

Particolarità La polpa rossa.

Commenti Questa antica e particolare varietà di pesca sanguigna, oltre ad avere buonecaratteristiche organolettiche, può avere anche una funzione decorativa. Èsenz’altro consigliabile per giardini e piccoli frutteti, ma anche per piccoleproduzioni di nicchia destinate sia al consumo fresco che alla produzione dipreparati.La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.Eccellente varietà, probabilmente un tempo comune nella Brianza Lecchese ein altre zone della Lombardia.Diversi esemplari sono presenti nel territorio del Parco di Montevecchia e dellaValle del Curone, soprattutto localizzati intorno alla cascina Galbusera bianca,comune di Rovagnate, e intorno alla cascina Butto, attuale sede del Parco.Quasi sicuramente un tempo era comune anche in altre zone della Lombardia,poiché un signore anziano, che da bambino abitava nella zona sud del milane-se, ci ha raccontato che questa pianta era coltivata nell’orto della sua famiglia.Prugnino giallo è un nome di fantasia, poiché non si conosce il suo vero nome.

Frutto Di piccola pezzatura, ovale, grosso più o meno come una noce.Buccia molto pruinosa, di un bellissimo color giallo oro.Polpa altrettanto gialla, carnosa, consistente, non molto succosa, dolce, spic-ca, di ottimo e particolare sapore, diverso da quello delle altre susine.Se lasciata appena appassire sulla pianta acquisisce un gradevolissimo gustoche ricorda i canditi.

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SusinoPrunusdomestica

Varietà:Prugnino giallodella Brianza

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Albero Rustico, di media vigoria, a portamento aperto, molto produttivo.Molto adatto alla coltivazione nelle siepi e nei giardini.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

Impollinatori In via di valutazione, ma ha probabilmente un buon grado di autofertilità.

Raccolta Il più vicino alla maturazione possibile.

Maturazione Scalare, dalla terza decade di luglio.

Utilizzazione Eccellente da tavola, ma adatta anche per marmellate e soprattutto per sci-roppi.

Varietà simili Damaschina estiva, Maraschina, Mirabelle de Nancy, San Giovanni e moltealtre.

Commenti Fa parte di quel tipo di susini, molto comuni un tempo, chiamati Damaschinio Siriaci, riproducibili non per innesto bensì da pollone radicale. Oltre che al frutto con ottime qualità organolettiche, la pianta è molto rusti-ca e in genere non richiede molte cure. La varietà è conservata e in via di valutazione.

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Origine Sconosciuta.È da considerarsi, senza dubbio, una varietà locale del lecchese, poiché èstata individuata sia in località Campelli (800 m s.l.m.), sia sul lago in loca-lità Lorenzino, comune di Calolziocorte, sia sulla collina di Montevecchia(Lecco).Il nome Violetta di Lecco è provvisorio, essendo dimenticato il suo veronome.

Frutto Da medio a medio piccolo, di forma ovale-allungata e regolare.Buccia viola scuro, pruinosa.Polpa verdastra, tenera, abbastanza succosa, dolce, delicata, aromatica, parti-colarmente profumata, ottima.

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SusinoPrunusdomestica

Varietà:Violettadi Lecco

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Albero Susino damaschino di vigoria medio-bassa, tendente a pollonare.Lasciata a se stessa, nella zona di Campelli si è praticamente rinselvatichita,diventando quasi infestante.

Epoca di fiorituraIn via di valutazione.

Impollinatori In via di valutazione, ma ha probabilmente un buon grado di autofertilità.

Raccolta Il più vicino alla maturazione possibile.

Maturazione Da fine luglio nelle località più basse ed esposte, 3-4 settimane dopo, in alti-tudine.

Utilizzazione Per consumo fresco, per confetture e per succhi.

Commenti In Italia esistono molte varietà uguali d’aspetto alla prugna in questione, maciò che senz’altro la distingue dalle altre è soprattutto il profumo e il sapore.Come la precedente varietà, fa parte di quel tipo di susini, molto comuni untempo, chiamati Damaschini o Siriaci. Sempre come la precedente, produceun ottimo frutto e la pianta è rustica e non richiede molte cure.

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I vitigni di Montevecchia Attualmente è in corso una ricerca per cercare di recuperare i vecchi vitignicoltivati nella zona di Montevecchia che è stata per secoli, fino alla fine del1800, uno dei principali bacini di produzione vinicola per il grosso mercato diMilano.Fin dal Medioevo, attorno a Milano e in Brianza, fino a Lecco e Como, si erasviluppata una tipica viticoltura urbana e suburbana. Di tutto questo ampioterritorio una delle zone più intensamente coltivate era quella del distretto diMissaglia e, in particolare, la zona di Montevecchia, sia per quantità che perqualità della produzione. Pur facendo parte della provincia di Lecco (un tempodi Como), questa zona della Brianza è più affine al territorio dell’alto milane-se sia culturalmente che per tipo di agricoltura, patti colonici e relazioni com-merciali. Dalle informazioni che si possono trarre dal Bollettino del 1884 redatto dallaCommissione Ampelografica di Milano, si evidenzia l’esperienza secolare e l’al-to livello raggiunto dai viticultori di Montevecchia per il cospicuo numero divitigni coltivati e per la perfezione raggiunta nella sapiente calibratura nellamescolanza delle uve per la vinificazione.La vite era coltivata in consociazione con frumento, granoturco, ortaggi ealberi da frutto.

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ViteVitisvinifera L.

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La piantagione era a filari allevati sul ciglio dei ronchi e a spalliera, con tralcimolto lunghi.La potatura era a ceppo basso, in dialetto "tros", e la vendemmia veniva fattasolitamente nella prima decade di ottobre.A partire dalla seconda metà del 1800, con il potenziamento dei mezzi di tra-sporto e l’insorgenza di oidio, peronospora e fillossera (segnalata per la primavolta in Italia nel 1879, a Valmadrera), questa antica viticoltura andò mano amano in decadenza, fino a scomparire del tutto verso la fine del secolo. Ildeclino della viticoltura fu inoltre accelerato dalla crescente industrializzazio-ne del territorio (settore siderurgico e filiera produttiva della seta), che haattratto manodopera distogliendola dalla più faticosa e meno redditizia agri-coltura.Come già accennato, il vino era destinato per la maggior parte al mercato diMilano e venduto prima di essere cavato dai tini, poiché bevibile molto pre-sto. Serviva anche per tagliare i grossolani e insipidi vini emiliani e dell’altopavese.Le uve nere costituivano gli otto decimi della produzione, perché il commer-cio di allora richiedeva più il rosso del bianco. Il vino, un po’ chiaretto, era digradevole bouquet, con piccola prevalenza di acido tartarico. Il bianco eramigliore del rosso, più alcolico, molto chiaro, secco, di bouquet gradevole.

Boutascera (Montevecchia - Lc)

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1. Boutascera 2. Inzaga3. Corbera4. Lambrusca5. Cassia6. Guernazza detta anche Bergamasca

7. Barbera8. Rosa9. Aleatico

10. Moscato nero11. Grugnolo12. Bourgogne nero13. Cagna14. Pignuela nera15. Piona16. Spagna

1. Guernazza bianca2. Trebbiano3. Verdam o Verdan4. Rosa5. Barbasina6. Malvasia7. Moscato bianco8. Bourgogne bianco9. Pignuela bianca

10. Ugon (da tavola)

L’elenco delle uve coltivate in zona, riportate nel Bollettino Ampelografico del1884, sono elencate in ordine di importanza:

Uve nere Uve bianche

Spagna (Montevecchia - Lc)

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Tecnica colturale

Clima

Terreno

Impianto del frutteto

Sistemi e distanze di piantagione

Piantagione

Inerbimento permanentedel frutteto

Principali sistemi di allevamento

Potatura

Potatura di produzione

Difesa fitosanitaria in frutticoltura biologica

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Lo scopo di questo capitolo è di fornire agli interessati schematici elementiconoscitivi di base per l’impianto e la cura del frutteto, ipotizzando chequesti impianti non siano concepiti per contesti produttivi intensivi e di ampiascala. Sono descritti, quindi, i fattori pedoclimatici, l’impianto, la potatura e ladifesa fitosanitaria con i prodotti consentiti dal metodo di agricoltura biolo-gica.

Clima

I principali fattori climatici di cui tenere conto per il successo di un arboretosono rappresentati dal regime termico e luminoso, da quello pluviometrico,dalla intensità dei venti, dall’umidità dell’aria, dalla ricorrenza di grandinate edalla presenza di fattori di inquinamento.Le diverse specie richiedono una determinata quantità di calore, o “fabbiso-gno termico” per compiere il proprio ciclo vegetativo annuale; inoltre, la pro-duzione delle piante arboree da frutto può essere ridotta per il mancato sod-disfacimento del loro “fabbisogno in freddo”; nel periodo invernale possonosubire danni da temperature eccessivamente basse, capaci di danneggiare ivari organi (gemme, rami, branche, tronco).Nella collina lecchese l’abbassamento della temperatura a livelli tali da causa-re danni alle piante da frutto costituisce un evento eccezionale, mentre più

frequenti sono i casi digelate primaverili a dannodelle gemme in fase dischiusura, degli organi fio-rali o dei giovani frutti. Frai diversi metodi di difesaraccomandabili, oltre adescludere l’impianto dallezone più esposte, vi è l’irri-gazione antigelo, i cuiimpianti possono essereutilizzati anche per l’irriga-zione o la fertirrigazione inperiodo estivo.

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La quantità di luce all’interno dell’arboreto può essere regolata attraverso lascelta del sesto d’impianto e della forma di allevamento, così come gli effettidi eventuali ristagni idrici in conseguenza di piogge persistenti possono esse-re fronteggiati con un’opportuna sistemazione del terreno. Analogamente sipuò agire sugli effetti dannosi del vento scegliendo zone d’impianto riparate,considerando tuttavia che una moderata ventosità può favorire l’impollina-zione e soprattutto evitare ristagni eccessivi di umidità atmosferica, causa disviluppo di crittogame e di marcescenza dei frutti.

Terreno

Gli appezzamenti destinati all’impianto arboreo dovrebbero essere preferibil-mente orientati da nord a sud e il terreno dovrebbe essere livellato per facili-tare il deflusso delle acque piovane, anche realizzando un adeguato sistemadi affossatura che rappresenta una tecnica economica nell’ambito di piccoliimpianti.

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La pendenza accentuata è superabile con il sistema del terrazzamento, checonsente di effettuare le diverse operazioni colturali e di trattenere l’acqua.Il terreno ideale per un frutteto è di medio impasto, fresco, con pH 6-6,5.Un terreno sano è un terreno vivo e fertile, cioè ricco di microrganismi (fun-ghi, alghe, batteri, virus, insetti terricoli ecc.), che traggono nutrimento edenergia dalla disgregazione della sostanza organica, decomposta prima inhumus e quindi in elementi nutritivi assimilabili dalle piante. Nei terreni argillosi la sostanza organica migliora la struttura del suolo, favo-risce l’ossigenazione e rende più efficiente il drenaggio dell’acqua, mentre inquelli sabbiosi attenua la porosità del terreno e aumenta la capacità idrica. In un terreno con tessitura equilibrata e ben strutturato, con un buon sistemadi regimazione idraulica, l’acqua trattenuta è quella capillare, utile alle pian-te. Diversamente possono verificarsi, in occasione di piogge intense e persi-stenti, ristagni d’acqua e asfissia radicale.La resistenza all’asfissia radicale varia in ordine crescente dal pesco, all’albi-cocco, al ciliegio franco, al melo ed al pero franco, al mirabolano, al cotogno,alla vite, tenendo tuttavia presente che vi possono essere sensibili differenzeanche in funzione del portainnesto utilizzato.Dal punto di vista nutritivo è opportuno che il terreno dove si effettua l’im-pianto risulti adeguatamente dotato di elementi in forma assimilabile, rileva-bili mediante l’analisi chimica. Fra i macroelementi l’azoto è il più importante ai fini della produttività, aven-do tuttavia riguardo che eccessi di azoto determinano in generale una mino-re serbevolezza dei frutti e una minore resistenza delle piante ad alcunemalattie. Il fosforo nei nostri terreni è generalmente raro che presenti sia i problemi dicarenza che di eccesso; il potassio interviene in numerosi processi fisiologici ele specie più esigenti sono le drupacee (pesco, albicocco) e la vite. La carenzadi potassio determina la formazione di frutti più piccoli, meno coloriti e menoserbevoli. Altri elementi della nutrizione (magnesio, calcio, manganese, zolfo, ferro,zinco) nei nostri terreni non presentano di norma particolari problemi dicarenza.Nei terreni con limitata disponibilità di elementi nutritivi è possibile effettua-re integrazioni con concimi minerali e organici, mentre più problematica è lacorrezione di difetti di struttura o di pH (eccessiva acidità o alcalinità).

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Impianto del frutteto

L’impianto del frutteto è fatto perdurare molti anni e quindi occor-re un’attenta valutazione prelimi-nare delle esigenze, che possonovariare da un’azienda all’altra, fracui la finalità produttiva per ilmercato, la diversificazione dellaproduzione, la distribuzione delleproduzione nel tempo, gli aspettiestetici e paesaggistici, la finalitàdidattica, ecc. Ciascuna di queste esigenze condiziona, anche in modo deter-minate la scelta del sito d’impianto, delle specie da piantare, del sesto d’im-pianto, della forme di allevamento, cioè dei fattori da considerare per la rea-lizzazione di un impianto rispondente alle esigenze espresse. L’impianto del frutteto viene di norma preceduto da uno “scasso” per confe-rire sofficità al terreno e interrare i concimi di base. L’epoca migliore per effet-tuare lo “scasso” è l’estate. Nella preparazione del terreno è consigliabile evi-tare lavorazioni su terreno bagnato e con mezzi pesanti e si può procedere con2 sistemi:• Scasso a trincea, provvedendo a separare la terra di coltura dagli strati

profondi (i primi 20-25 cm. di terreno più fertile, cioè la terra di coltura, siasporta e si colloca da un lato della trincea, mentre lo strato profondo diterra si colloca sul lato opposto al primo) e, al momento di eseguire la pian-tagione, ricollocando la terra secondo la sua originaria posizione.

• Scasso a buche, scavando buche di m 1,20 x m 1,20 di ampiezza e di m 0,60di profondità (circa la profondità di 2 vangate), tenendo separata la terra dicoltura da quella profonda.

È bene sempre separare dal terreno di riporto eventuali zolle erbose o pietra-me e rompere il fondo della trincea o della buca con una punta.

Sistemi e distanze di piantagione

Negli arboreti di tipo intensivo gli alberi vengono normalmente distribuitisecondo una disposizione lineare, cioè ordinati a filare, con la distanza fra i

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filari e nel filare (sesto d’impianto) che dipende principalmente dalla specie,dalla varietà e dal portainnesto adottato (che può essere più o meno vigoro-so), nonché dalla fertilità del terreno, dal sistema di allevamento scelto, dalleesigenze di meccanizzazione, ecc. Nel piccolo frutteto aziendale, invece, pos-sono essere espresse esigenze che non impongono una regolarità di impiantodi tipo geometrico e possono, pertanto, assumere maggiore importanza i limi-tati spazi disponibili e le molteplici funzioni a cui può essere chiamato adassolvere l’impianto.

Piantagione

La posa a dimora delle piante aradice nuda può essere fatta dadicembre a fine inverno, escluso iperiodi di gelo, ed è buona norma,soprattutto nei terreni argillosi ecompatti, preparare le fosse o lebuche in estate o in autunno.Al momento di eseguire la pianta-gione occorre:• pulire l’apparato radicale se

troppo aggrovigliato (le radicipiù spesse di una matita vengo-no leggermente accorciate);

• usare, se possibile, la tecnicadell’inzaffardatura (immergerele radici in un impasto semi-liquido di terra, letame fresco eacqua in parti uguali);

• mettere un palo (tutore) al cen-tro della buca in direzione delvento dominante prima di collocare la pianta e, in terreni compatti, collo-care sul fondo dei sassi per il drenaggio;

• riempire la buca nell’ordine inverso allo scavo ( deponendo prima il secon-do strato più profondo di terreno misto a letame e/o compost, poi li primostrato di terreno superficiale anch’esso misto a letame e/o compost).

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Inerbimento permanente del frutteto

È la pratica migliore per conservare ed anche aumentare il tenore di sostanzaorganica nel suolo, e consente, inoltre, di avere: • maggiore portanza nei confronti delle macchine agricole, consentendone il

passaggio anche dopo le piogge;• aumento della biodiversità, per la presenza di insetti utili che trovano nel

prato un importante ricovero (per non vanificare questo importante aspet-to è fondamentale lo sfalcio dell’erba a file alterne al fine di disturbare ilmeno possibile gli insetti utili);

• riduzione di manutenzione, in quanto lo sfalcio dell’erba è meno impegna-tivo della lavorazione;

• aumento di sostanza organica dovuto ai residui delle erbe tagliate lasciatisul suolo;

• contenimento dello sviluppo nelle piante vigorose;• più facile raggiungimento dell’equilibrio vegeto-produttivo delle piante,

condizione indispensabile per la formazione di meccanismi di autodifesa neiconfronti degli insetti antagonisti.

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Principali sistemi di allevamentoForme in volume

Vaso. Le branche primarie sono inserite alla som-mità del tronco con un’unica impalcatura inmodo che la chioma assuma la forma di un conorovesciato.L’altezza del tronco può variare da meno di 50cm ad oltre 1 metro. Una razionale forma a vasoprevede un tronco alto 60 cm sul quale si inseri-scono tre branche principali poste in modo da

formare angoli di 120° con un’inclinazione di 30-45° sulla verticale. Le bran-che secondarie, inserite sulle primarie, sono distanziate di 60-100 cm l’unadall’altra, sono più inclinate e dirette obliquamente in modo da occupare lospazio libero fra le branche primarie. Le branche secondarie portano eventua-li branche terziarie, branche da sfruttamento e produzioni fruttifere.

Piramide. In questa forma di allevamento si haun fusto verticale la cui freccia sovrasta la chio-ma. Le branche principali sono inserite sul fustoin posizione inclinata di circa 45°, mentre la lorolunghezza è pari a circa 1/3 della distanza esi-stente fra la loro inserzione e la sommità dellafreccia. La disposizione delle branche può essere“a palchi” distanti 60-110 cm l’uno dall’altro o “aspirale”.

Forme appiattitePalmetta. Le branche primarie, inserite direttamente sul fusto, vengono indi-

rizzate lungo un unico piano verticale. L’alleva-mento “a palmetta” prevede numerose varianti, daquelle più o meno rigidamente geometriche (pal-metta ad U, palmetta a candelabro, palmettaTerrier, palmetta a V, palmetta ad Y, palmetta aventaglio, palmetta a branche orizzontali, palmet-ta regolare a branche oblique) a forme più irrego-lari (palmetta libera, palmetta anticipata).

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Altre forme di allevamento, quali ad esempio i cordoni o i pergolati, benchéteoricamente possibili da attuare sono poco consigliabili nel contesto dei pic-coli impianti.

Potatura

La potatura comprende quelle operazioni che, applicate alla parte aerea dellapianta, ne controlla il naturale modo di vegetare e di produrre. La potatura di allevamento si applica ai giovani alberi allo scopo di determi-narne la forma o di accorciarne la fase improduttiva. La potatura di produ-zione si applica invece agli alberi adulti.Nella fase di allevamento gli interventi cesori devono essere limitati in quan-to deleteri sotto molti aspetti. I criteri di ordine generale ai quali attenersi alfine di conferire alle piante una adeguata conformazione ed anticipare quan-to più possibile l’entrata in produzione sono i seguenti:• lo scheletro dell’albero deve essere formato quanto prima possibile e deve

essere quanto più possibile ridotto;• la prima impalcatura deve essere quanto più possibile vicina al suolo; in tal

modo si favorisce al massimo lo sviluppo iniziale degli alberi;• nei primi anni sono tollerabili eventuali branche in eccesso che possono

alterare la regolarità geometrica delle piante; queste potranno essere sop-presse anche successivamente;

• i rami che derivano dai germogli prescelti devono essere conservati in con-dizioni vegetative di privilegio, ovvero verticali o poco inclinati. Col passaredegli anni i rami che insorgono in posizione dorsale sulle branche o checomunque possono esercitare una eccessiva concorrenza vanno asportati;

• le branche eccessivamente sviluppate rispetto a quelle vicine vanno piega-te, mentre vanno portate in posizione più verticali quelle più deboli;

• la vegetazione deve risultare armonicamente distribuita dall’apice alla basedelle singole branche;

• i rami di prolungamento delle branche possono essere annualmente raccor-ciati in corrispondenza del punto in cui si vuole ottenere un nuovo palco(potatura “con spuntatura”); al contrario, la potatura “a tutta cima”, checonsiste nel non raccorciare mai i rami di prolungamento delle branche pri-marie o la “freccia”, si applica solo ad alberi particolarmente vigorosi alleva-ti in terreni fertili;

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• le “branche fruttifere” devono essere allevate in modo da riempire gli spaziesistenti fra le branche portanti di diverso ordine. Tali branche andrannoraccorciate in rapporto alle caratteristiche delle fruttificazione delle diversespecie;

• i rami non destinati alla formazione dello scheletro devono essere possibil-mente non raccorciati, ma solo diradati, piegati o curvati, in modo da fre-narne lo sviluppo e favorire la loro messa in produzione.

Potatura di produzione

Scopo principale della potatura è quello di indurre un giusto equilibrio tra l’at-tività vegetativa e la capacità produttiva degli alberi, in modo da assicurareuna fruttificazione quanto più possibile costante, quantitativamente e quali-tativamente adeguata. Contrariamente a quanto in generale si ritiene, infatti,le piante non potate producono, per un certo periodo, più di quelle potate,dando però origine a frutti più piccoli e scadenti. Altro importante scopo è

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quello di conservare nel tempo la forma raggiunta con la potatura di alleva-mento. Come criterio generale, la potatura di produzione dovrà risultare tantopiù energica quanto più l’attività produttiva tende a prevalere su quella vege-tativa.Nella prima fase di inizio fruttificazione la potatura di produzione serve adintegrare quella di allevamento, correggendo eventuali errori di impostazio-ne dello scheletro, “alleggerendo” il tratto terminale delle branche, eliminan-do i succhioni inseriti sul lato superiore delle branche primarie, eliminandoinoltre le eventuali biforcazioni, i rami mal disposti o deperiti. Durante la fasedi piena fruttificazione la potatura verrà ad intensificarsi allo scopo di garan-tire un proporzionato rinnovamento delle branche fruttifere che vanno esau-rendosi.Nella fase di decadimento vegetativo e produttivo la potatura dovrà stimo-lare l’attività vegetativa e tendere a correggere la struttura degli alberi. Inrapporto alle esigenze di ciascuna fase, la potatura di produzione deve tenerconto di due elementi fondamentali, cioè del numero di gemme a frutto pre-senti nel complesso della chioma e del numero e lunghezza dei nuovi rami,ossia del presumibile potenziale produttivo e di quello vegetativo dell’albero.

Difesa fitosanitaria in frutticoltura biologica

Anticrittogamici

Rame. Nelle sue varie forme (poltiglia bordolese, ossicloruro, idrossido) copreuna vasta gamma di malattie fungine (ticchiolatura, monilia, bolla, corineo,ecc.). L’effetto è più blando dei prodotti chimici convenzionali, ma il raggiod’azione è molto ampio. Ha un tempo di carenza di 20 giorni.

Zolfo. Combatte prevalentemente il malbianco (oidio). Va distribuito neimomenti più freschi della giornata per non causare scottature. Gli interventivanno fatti preventivamente, particolarmente a maggio e agli inizi di agosto,quando c’è molta umidità nell’aria e le temperature oscillano tra i 20-25°. Iltempo di carenza è di 7 giorni.

Polisolfuro di calcio. È un prodotto a base di zolfo, caratterizzato da unaspiccata attività insetticida, specialmente nei confronti delle cocciniglie e haun’azione antifungina, soprattutto nei confronti dell’oidio.

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Insetticidi

Piretro. Si estrae dai fiori di alcune specie appartenenti al genereChrisantemum; agisce per contatto provocando la paralisi totale di numerositipi di insetti, sia dannosi che utili. I prodotti a base di piretrine naturali sonopoco tossici per l’uomo e per gli animali a sangue caldo e la loro notevoledegradabilità ha fatto sì che si siano diffusi notevolmente nell’impiego dome-stico. A causa della sua non selettività è consigliabile distribuirlo durante leore tarde.

Bacillus thuringiensis. È un batterio che blocca l’apparato digerente dei lepi-dotteri (farfalle, falene) e dei coleotteri crisomelidi (dorifora della patata) enelle dosi consigliate è innocuo per l’uomo. Esistono tipi diversi per diversiimpieghi.

Olio bianco. È un derivato dalla distillazione del petrolio ed è impiegatosoprattutto contro le cocciniglie e gli acari. Agisce per asfissia attraverso laformazione, sopra il parassita, di una pellicola impermeabile che ne impediscela respirazione. È utilizzabile in associazione con il piretro, mentre non èmiscelabile con lo zolfo.

Rotenone. Si estrae dalle radici di alcune piante erbacee leguminose appar-tenenti al genere Derris. Agisce per asfissia e secondariamente per contatto edingestione su molte specie di insetti (afidi, tripidi, dorifota, zanzare, mosche.

Neem. Si estrae dalla pianta Azadirachta indica. Agisce su numerosi tipi diinsetti inducendo repellenza sulle piante trattate e l’inibizione della muta dellelarve fino ad alterare il processo riproduttivo negli adulti.

Aglio. L’allicina contenuta nella pianta induce una forte azione repellentesulle piante trattate e ha spiccate proprietà antisettiche. Spremere 7 g per litroe lasciare in infusione per 3-4 giorni, poi spruzzare sugli afidi.

Sapone di Marsiglia. Liquido o in scaglie e diluito allontana gli afidi (anchese dopo 2-3 giorni ritornano) e dilava la melata che lasciano, causa di suc-cessive fumaggini.

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Schede tecnichedelle specie

MeloPeroSusinoAlbicoccoCiliegio

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Il melo

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Il melo moderno deriva da antiche e continue ibrida-zioni tra specie diverse del genere Malus (Malus siever-sii, Malus orientalis, Malus sylvestris, Malus baccata,Malus mandshirica ecc.).Il melo non ha particolari problemi di adattamento adiversi climi e terreni, tanto che a livello mondiale è ilterzo frutto più coltivato.Si può adattare dai terreni molto pesanti a quelli ghiaio-si e sabbiosi, grazie al numero elevato di portinnesti uti-lizzabili, mentre l’ambiente di coltivazione condiziona leproblematiche fitosanitarie delle varietà più o menosensibili e, di conseguenza, la possibilità di coltivazionebiologica.In ambienti umidi, piovosi e freddi (es. Trentino Alto-Adige) prevalgono le problematiche legate alle malat-tie fungine ed in particolare alla ticchiolatura, mentreinsetti temibili, come la carpocapsa (verme della mela),risultano di controllo più agevole.

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Al contrario, in ambienti più caldi e meno piovosi (es. Pianura Padana), lemalattie fungine si controllano relativamente bene, mentre la carpocapsa rima-ne l’unico vero problema della coltivazione biologica.La maggior parte delle varietà sono autosterili e necessitano di varietà impol-linanti; è consigliabile perciò coltivare piante di varietà diverse, l’una vicinaall’altra.

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Franco

M9

M26

MM106

Apparato radicale profondo ed espan-so che garantisce eccellente ancorag-gio. Adatto per impianti in terreni dimontagna o poco fertili (oggi pratica-mente abbandonato).

Adatto per terreni fertili e freschi(sabbiosi). Esigente in fatto di irriga-zione e concimazione. Apparato radi-cale ridotto e superficiale (necessariotutore).

Apparato radicale più sviluppato inprofondità e con migliore ancoraggiorispetto a M9. Ritarda il germoglia-mento evitando danni da gelo. Piùsensibile al freddo rispetto a M9.Sensibile all'afide lanigero. Forte atti-vità pollonifera.

Apparato radicale espanso e profondo.Predilige terreni profondi e fertili nonsoggetti a ristagni idrici e a siccità.Sensibile al freddo e alla "stanchezza”del terreno.

Vigoria elevata.Fruttificazione più tarda maabbondante e di qualitàmigliore. Longevità elevata.

Ridotta vigoria. Precoceentrata in produzione.Elevata produttività ed effi-cienza produttiva. Lieve anti-cipo di maturazione.Pezzatura leggermente mag-giore e colorazione piùintensa.

Ridotta vigoria (un po’ piùvigoroso del M9). Precoceentrata in produzione.Buona efficienza produttiva.Leggero anticipo di matura-zione.

Media vigoria. Precoceentrata in produzione.Elevata produttività e buonaefficienza produttiva. Ottimaqualità dei frutti anche se dipezzatura inferiore.

I portinnesti

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Alcune considerazioni da tener presente sui portainnesti sono:

• L’utilizzo di portinnesti deboli (M9 - M26 - M7) consente una maggior densità d’impian-to e una precoce messa a frutto ma, d’altro canto, sono consigliabili solo con la presen-za di impianti micro-irrigui; necessitano di tutore, producono piante poco longeve emeno rustiche dei portainnesti vigorosi.

• L’utilizzo di portinnesti vigorosi (Franco da seme - M11 - M111 - M25) rende necessarioimpiegare un ampio sesto d’impianto; le piante, in genere, fruttificano qualche anno piùtardi rispetto ai portainnesti deboli, ma producono piante più rustiche e resistenti, moltolongeve (100-150 anni), con apparati radicali molto estesi, consentendo dopo i primi 7-8 anni di vita, di diradare negli anni la concimazione sotto-chioma, fino a smettere.

Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

MM111

M25

Apparato radicale espanso e profondo.Si adatta a vari tipi di terreno compre-si quelli siccitosi e calcarei. Resistenteall'afide lanigero ma suscettibile avirosi.

Di vigoria paragonabile al franco, congrande sviluppo dell’apparato radicaleche offre un superbo ancoraggio alterreno. Adatto a terreni poveri e sic-citosi.

Vigoria medio elevata (unpo’ meno del franco).Fruttificazione relativamenteprecoce. Produttività elevata ecostante.

Fruttificazione relativamenteprecoce. Produttività abbon-dante.

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TicchiolaturaQuesto fungo presenta problematiche diverse a seconda delle zone di coltivazione e dallasensibilità varietale. Nelle zone più umide e piovose può essere temibile per le varietà sen-sibili, mentre nelle zone più ventilate e meno soggette a ristagni di umidità raramenterappresenta un pericolo.La difesa si basa su prodotti a base di rame oppure a base di zolfo (es. polisolfuro di cal-cio, proteinato di zolfo), anche se questi ultimi risultano poco persistenti.Questi prodotti hanno tutti un’attività di copertura (rimangono sulla superficie e nonvengono assorbiti dalla pianta), quindi è fondamentale la tempestività degli interventi ela copertura costante della vegetazione.

OidioNon rappresenta un problema particolarmente grave, a parte qualche varietà sensibile, edè contenuto dallo zolfo o dagli eventuali trattamenti per la ticchiolatura.

CarpocapsaLe strategie di difesa si basano su due alternative che possono essere integrate fra loro.

Confusione sessuale. La sua efficacia è variabile a seconda del livello di popolazione del-l’insetto e della dimensione e regolarità del frutteto. È ottimale nelle zone con climi fred-di in cui la carpocapsa svolge una o, al massimo, due generazioni l’anno (es. Val di Non,Valtellina, Val Venosta); ove le condizioni del clima non fossero ottimali bisognerà inte-grarla con trattamenti insetticidi tipo.

Virus della granulosi della carpocapsa. Ha una buona efficacia, ma presenta qualcheinconveniente. È molto fotolabile per cui, nei prodotti in cui è presente solo il principioattivo (es. Madex), occorre aggiungere prodotti che proteggano dai raggi ultra-violetti(Pinolene, melasso ecc.). L’azione sulle larve neonate non è istantanea, poiché questeriescono a nutrirsi ancora per qualche giorno prima di morire.

Afide grigioCostituisce un grave problema, poiché i danni non sono solo a carico della vegetazione,come in altre specie, ma può provocare anche una deformazione dei frutticini allegati;inoltre attacchi gravi possono compromettere la differenziazione delle gemme a fiore perl’anno successivo.A causa della difficoltà di previsione dell’attacco e della potenziale dannosità verso i frut-ti, la difesa deve essere attenta e si basa normalmente su interventi, in pre e/o post fiori-tura, con piretro addizionato a olio minerale; spesso, tuttavia, questi trattamenti sono discarsa efficacia.

Avversità

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Più efficace risulta invece l’olio di "Neem" applicato in prefioritura. Gli altri afidi che pos-sono colpire il melo (afide verde, lanigero, dalle galle rosse) causano danni molto infe-riori.

Cocciniglia di San JosèÈ considerato un problema minore non perché non possa provocare danni consistenti (senon controllata può causare la perdita pressoché totale della produzione e anche il dis-seccamento di parti della pianta), ma perché si controlla agevolmente con trattamenti albruno, a base di olio minerale o di polisolfuro di calcio.

Rodilegno rossoPer il controllo buoni risultati si ottengono con la strategia della cattura massale, instal-lando circa 10 trappole per ettaro.

Rodilegno gialloSi controlla con trattamenti di Bacillus thuringiensis e con posizionamento di trappole acattura massale. L’installazione di trappole di monitoraggio al di sopra della chioma dellepiante consente di individuare con precisione il momento migliore per intervenire.

Tortrici e ricamatoriComprendono diversi tipi di lepidotteri con diverse caratteristiche e problematiche.Si può intervenire con Bacillus thuringiensis, ma più spesso non sono necessari inter-venti perché la gestione biologica del frutteto riduce fortemente la presenza di questiinsetti.

TingideÈ un insetto che può comparire in campi semi abbandonati o dove la difesa è ridotta alminimo. Succhia la linfa dalla pagina inferiore delle foglie provocandone la decolora-zione.Il controllo è relativamente agevole se si interviene con l’utilizzo di piretro o con prodot-ti detergenti a base di potassio (sapone di Marsiglia).Questo insetto è un esempio di come, a volte, in biologico possano comparire elementiinattesi che, saltuariamente, possono causare diversi problemi.

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Il pero

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Come il melo, anche il pero moderno ha avuto origineda antiche e continue ibridazioni tra specie diverse diPyrus. Anche il pero, come il melo, non ha particolariproblemi di adattamento a diversi ambienti pedoclima-tici, tanto che è storicamente presente in numerosevarietà locali dal sud al nord Italia. Ama i terreni dibuona fertilità, profondi e non troppo pesanti. È unaspecie che si avvantaggia della presenza di irrigazione,soprattutto nei primi anni, anche se l’utilizzo di portin-nesti franchi garantisce radici profonde ed espanse cheriescono a sfruttare le riserve idriche del terreno.Il pero si presta bene alla coltivazione biologica, soprat-tutto le varietà a maturazione precoce e intermedia,mentre per le varietà tardive il problema principale è ilcontrollo della carpocapsa. La maggior parte delle varietà di pero sono autosterili,in maggior misura del melo, e perciò è consigliabile col-tivare piante di varietà diverse, l’una vicina all’altra

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Franco Quasi comple-tamenteabbandonatoper la scarsauniformità e l'elevata vigo-ria

CotognoBA29 È uno dei portainnestipiù diffusi del pero

Cotogno Ct.S.212

MA (cotogno)

FAROLD 69

Molto longevo, con apparato radicaleespanso e profondo. Discreta resisten-za a freddo, siccità e calcare. Scarsauniformità genetica. Sensibile all'afidelanigero.

Elevata uniformità. Adatto a terrenisiccitosi. Meno sensibile di altri coto-gni alla clorosi ferrica. Non affine adalcune varietà (consigliato l'interme-dio).

Buona resistenza al calcare. Adatto avari tipi di terreno purchè non siccito-si. Scarsa suscettibilità alle virosi.Media o buona affinità di innesto.

Adatto a terreni pesanti. Resistenteall'afide lanigero. Sensibile al calcare.Non adatto ai terreni siccitosi.

Adatto alla maggioranza dei suoli ita-liani salvo quelli asfittici o acidi.Resistente al colpo di fuoco batterico(Erwinia amylovora). Abbastanza tollerante alla clorosi fer-rica e al Pear Decline. Affine a tutte lecultivar di pero.

Ottima affinità d'innesto.Buona produttività ed effi-cienza produttiva. Scarsauniformità. Elevata vigoria elenta entrata in produzione.

Vigoria del 20-30% inferiorerispetto al franco. Elevataproduttività e pezzatura deifrutti. Entrata in produzionelenta.

Scarsa vigoria. Elevata pro-duttività ed efficienza pro-duttiva. Precoce messa afrutto. Buona qualità e pez-zatura dei frutti.

Vigoria media o medio bassa.Elevata produttività e buonaefficienza produttiva. Rapida messa a frutto ebuone caratteristiche gusta-tive dei frutti. Disaffine ad Abate Fetel,William e Kaiser (necessariointermedio).

Entrata in produzione leg-germente ritardata rispettoal cotogno. Buona produttività e qualitàdei frutti. Vigoria simile alBA29, (20-30% inferiorerispetto al franco).

I portinnesti

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

FAROLD 40 Adatto a terreni fertili, permeabili,neutri o basici. Resistente al colpo difuoco batterico (Erwinia amylovora).Tollerante al Pear Decline e al freddo.Buona compatibilità con le cultivar dipero europeo.

Vigoria leggermente inferio-re al BA29.

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TicchiolaturaVedi Melo

CarpocapsaVedi Melo

Afide grigioVedi Melo

Cocciniglia di San JosèVedi Melo

PsillaIn coltura biologica non rappresenta un problema grave, in quanto la bassa pressione deitrattamenti consente agli antocoridi l’insediamento stabile nel pereto, con conseguentecontrollo biologico. Nel caso compaia, i lavaggi con sapone naturale consentono un buoncontrollo.

Rodilegno rossoVedi Melo

Rodilegno gialloVedi Melo

Avversità

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Ricamatori / TentrediniVedi Melo

Eriofide vescicolosoLa sua comparsa è in continuo aumento con danni che da trascurabili stanno diventan-do gravi. Oltre al pero, a volte, può colpire anche il cotogno.Si deve intervenire tempestivamente con olio minerale oppure con polisolfuro di calcio(efficace anche contro la cocciniglia) nella fase di rottura gemme.

TingideVedi Melo

Colpo di fuoco battericoTemibile batteriosi comparsa nei frutteti da reddito negli ultimi anni. Alla ripresa vegeta-tiva si presenta con l’annerimento e avvizzimento dei mazzetti fiorali; più avanti, dopol’allegagione, può manifestarsi anche sui frutticini, che imbruniscono e seccano; le infe-zioni fogliari si manifestano con l’inbrunimento della foglia, che si arrotola verso l’alto ein seguito avvizzisce. Fiori, frutticini e foglie rimangono tenacemente attaccati ai rami.Con minore intensità, può colpire anche il melo e altre rosacee.Non esiste difesa realmente efficace. Distruggere subito le piante che presentano i sinto-mi della malattia.

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Il susino

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Il nome deriva dall’antica città persiana di Susa dallaquale i romani la importarono. Le susine oggi coltivate si dividono principalmente indue specie molto diverse fra di loro:i susini europei o eurasiatici (Prunus domestica), acui appartengono numerose forme e che, secondoalcuni sistematici botanici, pare derivino da anticheibridazioni tra prugnolo (Prunus spinosa) e mirabola-no (Prunus cerasifera), entrambi spontanei inEuropa;i susini cino-giapponesi, di origine orientale(Prunus salicina, Prunus trifora, Prunus simonii);È importante menzionare anche un terzo tipo disusine di valenza storica, chiamate damaschine osusine siriache (Prunus domestica ssp. insititia) con-siderate come una sotto-specie del susino europeo.Queste varietà, molto rustiche, un tempo eranomolto diffuse sia al nord che al sud; oggi, a causa

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della piccola dimensione dei frutti, sono ormai dimenticate e cadute indisuso, ma ancora molto valide nei piccoli frutteti o giardini.Rispetto al susino cino-giapponese, il susino europeo ha fioritura più tar-diva e resiste bene alle basse temperature invernali. Il numero dellegemme a fiore dei susini europei è molto inferiore a quella dei susini cino-giapponesi, ma la produttività è generalmente abbondante, anche perchéle api sono molto attratte dal fiore del prugno e lo visitano con buonacostanza. Inoltre non presentano disaffinità d’innesto e risultano moltorustiche, per cui si prestano bene alla coltivazione biologica.Il susino cino-giapponese ha invece una fioritura precoce e quindi richie-de ambienti di coltivazione caldi e ventilati. Sono totalmente autosterili,per cui si raccomanda la consociazione con varietà intercompatibili, a cuivanno aggiunte piante che producano molto polline quali "Sorriso di pri-mavera" e "Mirabolano" (Prunus cerasifera).L’affinità d’innesto non è sempre ottima e, a volte, le piante sono sogget-te a batteriosi, deperimenti dovuti a virus e a micoplasmi o altri agenti chespesso portano alla morte numerosi individui.Indubbiamente la rusticità delle prugne europee (anche più resistenti allacidia) le rende più adatte alla coltivazione biologica.

Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Mirabolanoda seme

È ancora il portainnesto più utilizzatonel nord Italia. L’eterogeneità dei semenzali porta afrequenti fenomeni di disaffinità conconseguente rottura nel punto d’inne-sto. Si adatta bene ai terreni argillosi, cal-carei e siccitosi.

Elevata vigoria.Lenta entrata in produzionee qualità dei frutti media.

I portinnesti

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Mirabolano B

Mirabolano29C

Elevata vigoria.Apparato radicale esteso e profondocon ottimo ancoraggio.Si adatta bene ai vari tipi di terreno(calcarei, argillosi, siccitosi).

Per le sue caratteristiche, questa sele-zione di mirabolano è la più consiglia-bile.Tollera i terreni compatti e asfittici.Resistente al calcare attivo e alla sicci-tà.Scarso ancoraggio nei primi anni del-l'impianto.

Buona affinità d'innesto.Precoce messa a frutto,buona pezzatura dei fruttied elevata efficienza produt-tiva. È da consigliarsi per lecultivar poco vigorose.

Vigoria medio-alta e adatta-bilità a diversi ambienti.Ottima e precoce produttivi-tà ed eccellente pezzaturadei frutti. Affinità d'innestocon tutte le maggiori culti-var. Lento ritmo di crescitanei primi anni.

MoniliaQuesto fungo è l’avversità più importante per il susino e può portare alla compromissio-ne della produzione, ma anche gravi danni (disseccamento dei rami) per la pianta.La virulenza della malattia è influenzata da piovosità, umidità e ventilazione durante lafase fiorale. In questo periodo i prodotti a base di rame non sono utilizzabili; in colturabiologica i prodotti utilizzabili (zolfo, polisolfuro, propoli, silicato di sodio) non fornisco-no risultati del tutto soddisfacenti, particolarmente nelle annate più piovose.In fase pre-raccolta ed in periodi molto piovosi, occorre avere le piante molto ben arieg-giate e frutti singoli ben diradati, soprattutto per le varietà tardive e sensibili.Alcune operazioni, come l’asportazione delle mummie dei frutti colpiti l’anno precedenteo la tempestiva asportazione delle parti vegetative che iniziano a seccare durante il perio-do intorno alla fioritura, sono importanti per prevenire la malattia.

CorineoIn genere non crea grossi problemi e i trattamenti invernali con poltiglia bordolese necontengono bene la virulenza.

Avversità

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BatteriosiGrave problema (abbastanza recente) emergente soprattutto nelle susine cino-giapponesi.Il contenimento avviene con ripetuti trattamenti a base di rame (a dosi molto basse) neiperiodi più umidi e piovosi della stagione ed in particolare nei primi anni della coltura.Accertarsi della certificazione sanitaria delle piante da vivaio.

CidiaSimile ad una falena, è l’insetto più dannoso per la coltivazione del susino in biologico.Nelle località più a rischio (zone collinari) e nelle varietà tardive, può provocare dannianche sul 100% dei frutti. I danni diventano importanti da metà luglio in avanti per arri-vare a livelli altissimi dopo ferragosto.Sulle varietà cino-giapponesi i danni sono molto più elevati che sulle varietà europee.L’insetto svolge tre generazioni all’anno ed è possibile monitorarlo con trappole sessuali.La difesa, in biologico, è molto problematica in quanto il Bacillus thuringiensis ha un effi-cacia insufficiente.Alternative possono essere l’utilizzo del rotenone, che ha una discreta efficacia, e l’appli-cazione delle trappole a confusione sessuale per la cidia del pesco, che può ridurre la pre-senza dell’insetto.

CoccinigliaVedi Melo

TentrediniVedi Melo

TripidiVedi Melo

AfidiNei susini non danno problemi gravissimi; vengono contenuti dai trattamenti, a base dipiretro o rotenone, effettuati contro tentredini e tripidi.

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L’albicocco

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L’albicocco (Prunus armeniaca) è una specie originariadella Cina, dove è conosciuto fin dal 2000 a.c. I greci e iromani lo chiamavano armeniaca poiché lo importaronodall’Armenia, regione dove a quei tempi era coltivato.Sostanzialmente le varietà italiane si dividono in 2gruppi separati: le popolazioni del sud (zona vesuvia-na), che sono generalmente autosterili e meno vigoro-se, e le popolazioni del nord, che sono generalmenteautofertili e più vigorose. Questo fruttifero presenta una duttilità di adattamen-to larghissima: lo si può trovare coltivato dalle oasi deldeserto africano fino all’Europa centrale. Tuttavia leinnumerevoli varietà di questa specie, che presentanoun’elevata sensibilità ai diversi microclimi, le rendonomolto difficilmente trasferibili da una zona all’altra. Perquesta ragione la scelta delle varietà è una decisionefondamentale poiché, non gradendo quasi mai spo-starsi dal loro luogo d’origine, in ambienti differentiesse danno molto spesso risultati contrastanti.

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Francoda seme

Mirabolanoda seme

Mirabolano29C

I semenzali risultano molto eterogeneiper vigore e portamento. Apparato radicale esteso e con buonancoraggio. Si adatta bene a terreni poveri, cioto-losi, calcarei e siccitosi. Teme i terrenipesanti.

È ancora il portainnesto più utilizzatonel nord Italia. L’eterogeneità dei semenzali porta afrequenti fenomeni di disaffinità conconseguente rottura nel punto d’inne-sto. Si adatta bene ai terreni argillosi, cal-carei e siccitosi.

Per le sue caratteristiche, questa sele-zione di mirabolano è la più consiglia-bile.Tollera i terreni compatti e asfittici. Resistente al calcare attivo e alla sicci-tà. Scarso ancoraggio nei primi annidell'impianto.

Ottima affinità d'innesto.Elevata longevità.Elevata produttività e ottimaqualità dei frutti.Lenta entrata in produzione.

Elevata vigoria.Lenta entrata in produzionee qualità dei frutti media.

Vigoria medio-alta e adatta-bilità a diversi ambienti.Ottima e precoce produttivi-tà ed eccellente pezzaturadei frutti. Affinità d'innestocon tutte le maggiori culti-var. Lento ritmo di crescitanei primi anni.

I portinnesti

La scelta degli ambienti vocati all’albicocco, come le zone collinari con esposi-zione protetta, è un’altra condizione fondamentale per la buona riuscita dellacoltivazione biologica.Come il pesco, l’albicocco predilige le zone calde, come quelle meridionali, oambienti collinari ove siano bassi i rischi di gelate tardive (fioritura molto pre-coce); inoltre una buona ventilazione dell’ambiente favorisce l’allegagione e ilcontrollo della monilia, che costituisce il principale problema fitosanitario diquesta specie.

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MoniliaVedi Susuino

Anarsia (verme dell’albicocca)È il principale fitofago dell’albicocco. È un lepidottero (tipo falena) diffuso in tutta la peni-sola, ma con distribuzione non omogenea; varia da zone dove è inesistente o sporadico azone dove può provocare gravi danni ai frutti. La strategia di difesa si basa sull’utilizzo di Bacillus tuhringiensis, dopo aver monitoratola presenza dell’insetto con le apposite trappole sessuali.

Altri insettiOccasionalmente, in alcune annate, l’albicocco può venir attaccato da altri vari insetti,quasi tutti appartenenti alla famiglia dei lepidotteri (Eulia, Operoptera recurvaria, Archisrosana ecc.)Di solito questi insetti non fanno danni gravissimi e, qualora fosse necessario, si possonocontrollare con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis.

Avversità

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Il ciliegio

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Originario dell’Asia occidentale, pare che il ciliegio nonesistesse in Italia prima della vittoria di Lucullo controMitridiate. Il nome del ciliegio selvatico, che i romani chiamaronoCerasus, deriva dalla città di Kerasund nell’Asia occi-dentale, da dove Lucullo nel I secolo a.c. fece venire leprime piante di ciliegio. Un secolo più tardi era già dif-fuso fino alla Gran Bretagna.Il ciliegio ha trovato dimora ottimale nei boschi euro-pei, dove è estremamente diffuso.Amante soprattutto delle zone collinari e montane, ilciliegio che noi oggi conosciamo è il frutto di secolarie ripetuti incroci di piante selvatiche di diverse carat-teristiche.Sostanzialmente il ciliegio si divide in due differentitipologie: il ciliegio dolce (Prunus avium) e il ciliegioacido (Prunus cerasus) amarene, marasche, visciole. Ilciliegio dolce raggiunge i 10-15 m d’altezza e general-

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Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti

Franco

Megaleppo SL64

Colt

Da origine ad alberi longevi e di note-vole mole.Adatto a terreni profondi, freschi, maanche pesanti.Mediamente sensibile all'asfissia radi-cale.Sensibile alla siccità, alla stanchezzadel terreno e all'Armillaria mellea(chiodino).

Selezione clonale di Prunus mahaleb(Ciliegio di Santa Lucia).Si adatta bene a terreni sciolti, calca-rei, siccitosi ed affetti da stanchezza.Sensibile a terreni asfittici e pesanti.

Selezione clonale di Prunus avium.Dotato di un buon ancoraggio non-ostante l'apparato radicale superficia-le. Predilige terreni freschi, profondi efertili. Resistente al calcare, all'asfissiaradicale e alla stanchezza del terreno.Sensibile agli stress idrici e al freddo.

Ottima affinità d'innesto.Elevata vigoria.Lenta entrata in produzione.Irregolarità di sviluppo inrelazione all'origine da seme.

Vigoria inferiore del 20%rispetto al franco.Buona affinità d'innesto contutte le principali cultivar.Precoce entrata in produzio-ne.Buona qualità dei frutti.

Riduzione di vigoria del 15-20% rispetto al franco.Precoce messa a frutto ebuona efficienza produttiva.Anticipo della maturazione emiglioramento della pezza-tura dei frutti.

I portinnesti

mente non è autofertile per cui necessita la presenza di almeno due varietàdiverse e compatibili per l’impollinazione, mentre quello acido arriva a 4-6 med è autofertile. Esistono diverse varietà ibride tra le due specie, le cui caratteristiche variano, ingradazioni diverse, da una specie all’altra.

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MoniliaColpisce le piante già cariche di frutti. La malattia si trasmette rapidamente, provocadanni gravi facendo marcire i frutti. Evitare di concimare eccessivamente e intervenire con poltiglia bordolese, a caduta fogliee a fine inverno, e con prodotti a base di zolfo in pre-fioritura.

CorineoSi manifesta con la formazione di fori sulle foglie (impallinatura), i frutti si macchia-no di nero e cadono prematuramente. Il patogeno può essere controllato con i tratta-menti di poltiglia bordolese.

CilindrosporiosiColpisce prevalentemente le foglie a stagione avanzata; si manifesta con la formazione dimacchie violacee sulle fogli, che successivamente seccano e cadono prematuramente.

Afide nero del ciliegioAttacca soprattutto in primavera; le foglie si accartocciano e una muffa nerastra si dif-fonde lungo la pianta. Il processo di crescita delle gemme viene rallentato e lo svilup-po dei frutti è compromesso.

Mosca delle ciliegieIn primavera depone le uova all’interno delle ciliegie già in fase di maturazione, conse-guentemente il frutto si rovina spesso, però solo nell’aspetto. I danni possono essereanche notevoli a causa di un alto grado di infestazione.Si interviene, a seconda della densità di infestazione, con la collocazione di 4 fino a 10trappole cromotropiche per pianta. Si spalmano i piatti di plastica gialla con colla perinsetti e si appendono tra i rami degli alberi, verso la fine di aprile

Avversità

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Il contenuto di questo capitolofornisce alcune indicazioni utiliper incorporare l’agro-biodiver-sità frutticola all’interno dipercorsi di sviluppo aziendale,che ciascun imprenditore agricolopotrà assumere come spunti perelaborare un proprio progetto.In via preliminare è bene conside-rare che qualunque progetto opercorso di sviluppo si articola indiverse fasi: dall’identificazione edall’analisi delle risorse disponibilisi passa all’identificazione dei benie servizi realizzabili; si definisconole modalità di realizzazione/utiliz-zazione dei beni e dei servizi stes-si e, infine, si affrontano le proble-maticità da risolvere.L’impiego delle antiche varietà fruttifere può avere come finalità diretta laconservazione del germoplasma, la produzione di frutta, l’arredo paesaggisti-co dell’azienda agricola, di uno spazio pubblico o di un ambito territoriale piùo meno ampio e, infine, lo sviluppo di servizi didattici agro-ambientali. Ladistinzione delle finalità richiamate, in questa sede assume rilevanza soprat-tutto ai fini dell’evidenziazione della molteplicità di obiettivi che ciascun agri-coltore può perseguire; in realtà esse possono in varia misura coesistere nel-l’impianto di un arboreto costituito da antiche varietà frutticole.Nel seguito vengono indicate sinteticamente alcune azioni che possono darecorpo, nelle adeguate condizioni esistenti o da costruire, a percorsi di svilup-po mediante la valorizzazione dell’agro-biodiversità.

Percorsi di valorizzazionedell’agro-biodiversità

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Siti di conservazione aziendaliLe aziende agricole, ma non solo, possono costituire giardini della biodiver-sità per conservare e riprodurre le antiche varietà frutticole locali, attraversospazi dedicati che possono prestarsi sia a scopi aziendali (produzione di pro-dotti alimentari, attività didattica e di divulgazione, ecc), sia a scopi scientifi-ci (collezioni da mettere a disposizione delle istituzioni di ricerca per la loroattività scientifica). L’organizzazione di una rete territoriale locale di siti diconservazione potrebbe rappresentare uno sviluppo interessante delle stra-tegie di conservazione e una misura efficace al fine di diffondere la cultura delmantenimento delle risorse genetiche.

Produzione di fruttaTra le molteplici prospettive d’impiego delle antiche varietà di fruttiferi quel-le per l’ottenimento di prodotti alimentari freschi e trasformati può essereparticolarmente attinente alle aziende agricole in generale e a quelle agritu-ristiche in particolare. Queste ultime potrebbero trarre benefici proponendo aipropri ospiti prodotti di nicchia dai sapori antichi. A questa azione potrebbe-ro collegarsi anche iniziative di promozione di eventi e manifestazioni finaliz-zati a diffondere la conoscenza di queste risorse.

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Arredo paesaggisticoL’impiego paesaggisticodelle antiche varietà puòessere preso in considerazio-ne per ambiti territoriali piùo meno vasti, ma presentauna particolare indicazioneper le aziende agrituristiche,che generalmente presenta-no maggiori necessità dicura e mantenimento deglispazi aziendali.

I giardini didatticiQuesto impiego può essereindicato per costruire per-corsi didattici in diversi con-testi, sia scolastici, sia di tipourbano (parchi pubblici), siaaziendali. In quest’ultimocontesto l’impiego delleantiche varietà fruttiferepuò assumere un rilievo par-ticolare se si tratta di "fatto-rie didattiche", all’internodelle quali potrebbero essereutilizzate per sviluppare pro-dotti didattici specifici.

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La normativa fitosanitaria vigente che disciplina la produzione, la circolazio-ne, l’importazione e l’esportazione di piante, parti di piante e semi fa riferi-mento a numerose disposizioni ( Legge 18/6/31n. 987; R.D. 30/12/33, n. 1700e s.m.i.; D.L.vo 30/12/92, n. 536; D.M. 31/1/96; D.P.R. 21/12/96 n. 697;D.P.R.21/12/96 n. 698; D.M. 14/04/97; D.L.vo 19/05/2000 n. 151; D.M. 09/08/2000).

Scopo principale di queste norme è l’attuazione di misure fitosanitarie idoneea ridurre il rischio di diffusione di organismi nocivi alle piante mediante:

• controlli fitosanitari sul materiale di propagazione e di moltiplicazione;

• controlli durante la fase di "produzione" e/o di importazione dei vegetali eprodotti vegetali;

• responsabilizzazione dei produttori e dei commercianti, che devono assicu-rarsi che i vegetali o i prodotti vegetali coltivati e/o commercializzati sianoesenti da attacchi parassitari;

• registrazioni e documentazioni (Registro ufficiale dei produttori, Passaportodelle piante, Accreditamento dei fornitori e Documento di commercializza-zione) attraverso le quali sia possibile risalire al produttore o al commer-ciante che potrebbe aver posto in circolazione vegetali o prodotti vegetaliinfestati o infetti.

Tali regole si rivolgono a vari soggetti quali i costitutori, i produttori, i com-mercianti, gli importatori, ma anche ai Servizi fitosanitari regionali ai qualispettano compiti di controllo tecnico e amministrativo, nonché quelli con-nessi all’applicazione del sistema sanzionatorio.

Per l’impianto di un vivaio per la produzione di piante e per il commercio dipiante, parti di piante, e semi è prevista una specifica autorizzazione rilascia-ta dal Servizio fitosanitario regionale al soggetto richiedente, ai sensi dellaLegge 18 giugno 1931, n. 987 e relativo regolamento (R.D. 12 ottobre 1933 n.1700).

Riferimenti normativiin materia di attività vivaistica

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Di seguito si riportano alcuni indirizzi dove è possibile reperire antiche varietà fruttifere.L’elenco è sicuramente incompleto e con una mirata navigazione nel web è possibile indi-viduarne numerosi altri. In questa sede si sono voluti privilegiare gli operatori che agi-scono localmente e che presumibilmente possono essere maggiormente interessanti perle imprese agricole lecchesi.

Az. Agr. PomariumSede operativa: Via Galbusera Bianca 2 - 23888 Loc. Monte, Rovagnate (LC)Tel: 02 2825860

Fruttantica di Luigi RosignoliVia A. Volta 26 - 23883 Brivio (LC) - Tel: 039 5320312

Galbusera BiancaOasi di conservazione di biodiversità frutticola e orticola affiliata al WWFVia Galbusera Bianca 2 – 23888 Loc. Monte, Rovagnate (LC) - Tel: 039 570351www.galbuserabianca.it

Centro Lombardo per l'incremento della Floro - Orto - Frutticoltura. Scuola diMinoprio. Viale Raimondi, 54 - 22070 Vertemate con Minoprio (Co) - Tel. 031.900224 www.fondazioneminoprio.it

Segnalazioni notizie e informazioni

Chiunque avesse notizie e informazioni, anche di carattere storico, inerenti le varietà frut-ticole riportate nel volume, o riguardanti altre antiche varietà, può segnalarle al seguen-te recapito:

Provincia di Lecco - Servizio Agricoltura e ForesteCorso Matteotti, 3 - Lecco - Tel. 0341.295520 - fax 0341.295501e-mail: [email protected]

Indirizzi utili

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Leopoldo TommasiVivaista e giardiniere, da circa 10 anni si occupa della ricerca, salvaguardia e riproduzio-ne di antiche varietà di alberi da frutto e di ortaggi.Ha curato la redazione delle schede varietali, delle schede tecniche e della tecnica coltu-rale e fornito gran parte delle immagini pubblicate.

Francesco MazzeoFunzionario responsabile del Servizio Agricoltura e Foreste della Provincia di LeccoHa ideato e predisposto il progetto, coordinato i lavori, curato la revisione dei testi eredatto i capitoli "Introduzione", "I valori della biodiversità", "Percorsi di valorizzazionedell’agro-biodiversità".

Nota degli autoriI contenuti del volume sono condivisi dagli autori anche per le parti non direttamenteredatte da ciascuno, avendo espresso suggerimenti, osservazioni e indicazioni riguardan-ti l’intero lavoro.

Ringraziamenti

Si ringraziano:• per avere collaborato alla realizzazione del lavoro, Dario Gerosa del Servizio Agricoltura

e Foreste della Provincia di Lecco;• per avere messo a disposizione un’immagine di copertina, l’Ing. Giancarlo Vassena di

Valmadrera;• per la preziosa opera realizzata, da cui sono state le immagini raffiguranti le tavole gra-

fiche, i curatori del sito www.pomonaitaliana.it

Le immagini fotografiche delle schede varietali e delle schede tecniche sono state forni-te da Leopoldo Tommasi; le rimanenti sono state tratte dall’archivio fotografico dellaProvincia di Lecco.

Autori

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(Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricolturaper la Valorizzazione Equilibrata delle Risorse Agroambientali")

SEZIONE GESTIONE INNOVAZIONE E SVILUPPO AGRICOLO1. Agriturismo in provincia di Lecco – Idee per lo sviluppo e la valorizzazione2. Sicurezza e salute in agricoltura – Informare, prevenire, proteggere

SEZIONE VALORIZZAZIONE RISORSE AGRICOLE1. La gestione dei reflui d’allevamento per la valorizzazione delle risorse aziendali2. Il florovivaismo lecchese – Prodotti e servizi del comparto6. I funghi in provincia di Lecco – Conoscenza e valorizzazione delle risorse9. Antiche varietà frutticole lecchesi - Conoscere e valorizzare l’agro-biodiversità

SEZIONE AGRICOLTURA, TERRITORIO AMBIENTE5. I suoli della Brianza lecchese – Caratteri agronomici *7. Gli alberi monumentali della provincia di Lecco

SEZIONE ECONOMIA E POLITICA AGRARIA8. Multifunzionalità in agricoltura: dai concetti alle opportunità

* A partire da 5° volume la numerazione della collana prosegue in ordine progressivo e non per singola sezione.

I volumi sono reperibili sul sito www.provincia.lecco.it

Volumi pubblicatinella collana Pr.I.M.A.V.E.R.A.

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Progetto grafico, impaginazione e stampa:

Grafiche Cola s.r.l. - Leccowww.grafichecola.it

Finito di stampare nel mese di febbraio 2007

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