Francesco Arecco, Nascondimento, Kranj, SLO, 2013

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Nascondimento

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Catalogue of the installation Nascondimento, Kranj, 2013

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Nascondimento

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Installation by

Francesco Arecco

Kranj, Slovenijaair raid galleries

November 15 - 18, 2013

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Curator: Matteo Galbiati

Francesco Arecco, Nascondimento, Kranj, 2013, lutherie spruce, 23 sculptures, variable dimensions, now in the collection of the Municipality of Kranj

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2013, Matteo Galbiati, Nascondimento

AbstractThe art of self-revealing, with wonderFrancesco Arecco likes to disseminate in places in which he makes an installation little sculptures, made by different essence wood laminas, linked between them in little clusters: the Nascondimenti. Placed here and there without a classical exposition scheme or a canon, every piece is however in a natural place. This perfect casualty makes the sculpture be in place as they were there from an unmemorable time. They seem mimetic. They are to disappear, but they want to be discovered.The research of Arecco – that in every work hides, protect, contains something – put the sense of his reflection in the trial toward the signification. The inner sense of art.Dialogue between inside and outside. The physicality of the artwork is only a vehicle for its sense.Nascondimenti are crucial in the work of Francesco Arecco, because they are the declaration of indipendance of the art, the big Art, from the material object. The art works hides to tell. Disappears to have a voice.

L’arte di rivelarsi con meravigliaLe piccole sculture, composte da frammenti di legno di essenze differenti, uniti e raccolti su se stessi, costituiscono i Nascondimenti che Francesco Arecco ama disseminare nei luoghi dove interviene. Li disperde qua e là, come se, sfuggendo ad una logica espositiva precostituita o canonica, evitando ogni progettualità calibrata, alla rinfusa ognuno dei pezzi riesca a trovare la sua naturale collocazione. Cercando un posto preciso per loro, guardano a quella casualità perfetta che li fa sembrare appartenere da sempre al luogo cui, in realtà sono fisicamente estranei. Per quest’ambigua natura, apparendo “mimetizzati nell’armonia del tutto, pur essendoci, si nascondono. Ci sono per sparire e si nascondono per riapparire. Vanno cercati, vogliono essere cercati e scoperti.Arecco cerca di far interrogare chi riesce a trovarli per fargli capire che, sì, la scultura e “solo” quella cosa lì, minuta e scomposta, ma che in realtà apre ad una logica ben più complessa e che, dietro tanta semplicità “naturale”, esiste sempre un valore di scala maggiore. La ricerca di Arecco – che, per altro, in ogni suo esito nasconde, occulta, protegge, contiene qualcosa – pone il senso della sua riflessione nel percorso che compie verso la significazione: una conquista che si assapora in una dimensione che trascende l’oggetto in sé. Importa sempre quello che all’opera sta dentro. Non è sempre stato cosi per il linguaggio dell’arte? Pare dirci questo Arecco.Del resto, come si diceva, ogni suo lavoro cerca sempre quel dialogo tra dentro e fuori, tra manifestazione ed occultamento, tra rivelazione e introspezione. In una dualità sempre dialogante tra opposti elementi che mettono in secondo piano l’opera fisica. Il significato sta su un altro piano rispetto a quello materiale.I Nascondimenti sono un passaggio cruciale nel lavoro di Francesco Arecco, perché dichiarano proprio questo rinviare ad altro il pensiero, che non deve legarsi alla scultura in quanto oggetto materiale – ecco il suo legno prediletto lasciato il meno lavorato possibile – ma deve spostarsi altrove. In una dimensione mentale. L’opera si nasconde, deve farlo. E lo fa per dichiararsi. Sparisce per poter raccontare.Queste sculture – che migrano, da un luogo all’altro, come gli uccelli, di cui, nelle forme, ricordano i nidi – custodiscono qualcosa, lo celano rinnovando sempre il loro, quasi amletico, esserci e non esserci. Si nascondono, ma nascondono anche. E quel segreto misterioso, che cerca e vuole essere scoperto, si rivela solo dentro la meraviglia che ha proprio il sapore di una conquista e di una rivelazione.Così naturalmente, come una folgorante intuizione, quelle forme dalla scorza aguzza, idealmente si aprono davanti all’incanto dello sguardo di chi sa andare oltre. Di chi le trova, se le com-prendono dal loro cuore. Dalla loro anima.Quelli sì da sempre davvero nascosti e protetti agli occhi corruttibili della superficialità del mondo. Li si devono solo trovare. Davvero.

Matteo Galbiati

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Thanks to

Aperitif by

Kranj Tourism OfficeGeneral Consulate of the Slovenian Republic in Milan

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