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Heinrich F. Fleck Frammenti dal viaggio di Ulisse

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Heinrich F Fleck

Frammentidal viaggio di Ulisse

ccopyMarzo MMIX Heinrich F FleckTutti i diritti riservatiI lavori sono reperibili al sito httpwwwheinrichflecknet

Εἰ μὴ καθήκει μὴ πράξῃς

εἰ μὴ ἀληθές ἐστι μὴ εἴπῃς

ἡ γὰρ ὁρμή σου ἔστω εὐσταθής

M Aurelius 12 17

Frammenti dal viaggio di UlisseUn piccolo poema incompiuto

Wolfango primo mi mostrograve la stradaEzra quindi mi misurograve la formaFerruccio sempre lrsquoimpeto mi diededi osservare con pura mente il cieloe tralasciare colui cui non fu data vistaNel cor tenni comunque sempre fermidi Pablo i passionali dolci accenti

Di mio misi una vita

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Dedica Nello stile classico

laquoTan cercaraquo

Dai mari azzurri del Sud Fervente con trasportodalle acque terse di Greciadove lrsquoinverno non esistee tutto ispira la vitati ho tratto a me 5in un chiaro mattino drsquoaprilesospinta da un fresco grecalePresso il rugoso Patmosove pure Giovanni1 esiliavaho plasmato i pensieri 10intrecciati e sognantitormentati da mille fantasmiche lrsquoanimo tuo srsquoaffanna a rimuoverele forme le ho tratte dalla bella Corintoi capelli dalle tele dellrsquoassurda Penelope 15ed in Itaca stava lrsquointimo tuo Quasi scandendopaziente a guardareproteso sul mareun Ulisse che a seacute chiamassePortando alla terra la vita Crescendo 20sei sorta da mete cercata e amatanelle ore oscure della nottesognando di amori mai vissutidelirando su delusioni mai provate 25e per te ho gridatoἐγώ ὄνομα ὀυ μεν Οὗτις

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1 LrsquoEvangelista2 Io non Nessuno

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Ti dissi ricordi Tranquillonon si canta lrsquoamore si fanoi eravamo presso il mare 30uniti in muto linguaggio drsquoamoreil Sole scendeva lontanoe il vento ti muoveva i capelliMa io canto soltanto i ricordidi fragili speranze dissolte 35i brevi momenti in cui(cosigrave sogna il poeta)il tuo volto i tuoi occhi la tua menteerano i mieilrsquoistante in cui il tuo corpo era mio 40e il tuo animo mi possedevacanto il passatoil presente non vuole canzonichiede solo la vita che pulsale vene si gonfiano ancora 45il respiro che si muta in affannocome incontra in memoria il tuo sguardoe ti sento leggera scherzarepiena di vitacanto la certezza di aver posseduto 50senza saper afferrare

Fra quelle lontane isole Tempo Ifra quei petrosi scoglile insidie mie che riemergonoegrave tornata a viaggiare la mente 55Unrsquoaltra Nausicaaunrsquoaltra Nausicaaprima che mi stringase la troverograve ancora intenta a tesserealla fredda e paziente Penelope 60a colei che mrsquoattende forsea chi in fondo tendonon prima perograve drsquoaver conosciutoe Scilla e CirceIn fondo me lo dicesti 65

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io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

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vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

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IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

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che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

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quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

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non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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ccopyMarzo MMIX Heinrich F FleckTutti i diritti riservatiI lavori sono reperibili al sito httpwwwheinrichflecknet

Εἰ μὴ καθήκει μὴ πράξῃς

εἰ μὴ ἀληθές ἐστι μὴ εἴπῃς

ἡ γὰρ ὁρμή σου ἔστω εὐσταθής

M Aurelius 12 17

Frammenti dal viaggio di UlisseUn piccolo poema incompiuto

Wolfango primo mi mostrograve la stradaEzra quindi mi misurograve la formaFerruccio sempre lrsquoimpeto mi diededi osservare con pura mente il cieloe tralasciare colui cui non fu data vistaNel cor tenni comunque sempre fermidi Pablo i passionali dolci accenti

Di mio misi una vita

1

Dedica Nello stile classico

laquoTan cercaraquo

Dai mari azzurri del Sud Fervente con trasportodalle acque terse di Greciadove lrsquoinverno non esistee tutto ispira la vitati ho tratto a me 5in un chiaro mattino drsquoaprilesospinta da un fresco grecalePresso il rugoso Patmosove pure Giovanni1 esiliavaho plasmato i pensieri 10intrecciati e sognantitormentati da mille fantasmiche lrsquoanimo tuo srsquoaffanna a rimuoverele forme le ho tratte dalla bella Corintoi capelli dalle tele dellrsquoassurda Penelope 15ed in Itaca stava lrsquointimo tuo Quasi scandendopaziente a guardareproteso sul mareun Ulisse che a seacute chiamassePortando alla terra la vita Crescendo 20sei sorta da mete cercata e amatanelle ore oscure della nottesognando di amori mai vissutidelirando su delusioni mai provate 25e per te ho gridatoἐγώ ὄνομα ὀυ μεν Οὗτις

2

1 LrsquoEvangelista2 Io non Nessuno

3

Ti dissi ricordi Tranquillonon si canta lrsquoamore si fanoi eravamo presso il mare 30uniti in muto linguaggio drsquoamoreil Sole scendeva lontanoe il vento ti muoveva i capelliMa io canto soltanto i ricordidi fragili speranze dissolte 35i brevi momenti in cui(cosigrave sogna il poeta)il tuo volto i tuoi occhi la tua menteerano i mieilrsquoistante in cui il tuo corpo era mio 40e il tuo animo mi possedevacanto il passatoil presente non vuole canzonichiede solo la vita che pulsale vene si gonfiano ancora 45il respiro che si muta in affannocome incontra in memoria il tuo sguardoe ti sento leggera scherzarepiena di vitacanto la certezza di aver posseduto 50senza saper afferrare

Fra quelle lontane isole Tempo Ifra quei petrosi scoglile insidie mie che riemergonoegrave tornata a viaggiare la mente 55Unrsquoaltra Nausicaaunrsquoaltra Nausicaaprima che mi stringase la troverograve ancora intenta a tesserealla fredda e paziente Penelope 60a colei che mrsquoattende forsea chi in fondo tendonon prima perograve drsquoaver conosciutoe Scilla e CirceIn fondo me lo dicesti 65

4

io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

5

vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

6

IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

7

che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

Εἰ μὴ καθήκει μὴ πράξῃς

εἰ μὴ ἀληθές ἐστι μὴ εἴπῃς

ἡ γὰρ ὁρμή σου ἔστω εὐσταθής

M Aurelius 12 17

Frammenti dal viaggio di UlisseUn piccolo poema incompiuto

Wolfango primo mi mostrograve la stradaEzra quindi mi misurograve la formaFerruccio sempre lrsquoimpeto mi diededi osservare con pura mente il cieloe tralasciare colui cui non fu data vistaNel cor tenni comunque sempre fermidi Pablo i passionali dolci accenti

Di mio misi una vita

1

Dedica Nello stile classico

laquoTan cercaraquo

Dai mari azzurri del Sud Fervente con trasportodalle acque terse di Greciadove lrsquoinverno non esistee tutto ispira la vitati ho tratto a me 5in un chiaro mattino drsquoaprilesospinta da un fresco grecalePresso il rugoso Patmosove pure Giovanni1 esiliavaho plasmato i pensieri 10intrecciati e sognantitormentati da mille fantasmiche lrsquoanimo tuo srsquoaffanna a rimuoverele forme le ho tratte dalla bella Corintoi capelli dalle tele dellrsquoassurda Penelope 15ed in Itaca stava lrsquointimo tuo Quasi scandendopaziente a guardareproteso sul mareun Ulisse che a seacute chiamassePortando alla terra la vita Crescendo 20sei sorta da mete cercata e amatanelle ore oscure della nottesognando di amori mai vissutidelirando su delusioni mai provate 25e per te ho gridatoἐγώ ὄνομα ὀυ μεν Οὗτις

2

1 LrsquoEvangelista2 Io non Nessuno

3

Ti dissi ricordi Tranquillonon si canta lrsquoamore si fanoi eravamo presso il mare 30uniti in muto linguaggio drsquoamoreil Sole scendeva lontanoe il vento ti muoveva i capelliMa io canto soltanto i ricordidi fragili speranze dissolte 35i brevi momenti in cui(cosigrave sogna il poeta)il tuo volto i tuoi occhi la tua menteerano i mieilrsquoistante in cui il tuo corpo era mio 40e il tuo animo mi possedevacanto il passatoil presente non vuole canzonichiede solo la vita che pulsale vene si gonfiano ancora 45il respiro che si muta in affannocome incontra in memoria il tuo sguardoe ti sento leggera scherzarepiena di vitacanto la certezza di aver posseduto 50senza saper afferrare

Fra quelle lontane isole Tempo Ifra quei petrosi scoglile insidie mie che riemergonoegrave tornata a viaggiare la mente 55Unrsquoaltra Nausicaaunrsquoaltra Nausicaaprima che mi stringase la troverograve ancora intenta a tesserealla fredda e paziente Penelope 60a colei che mrsquoattende forsea chi in fondo tendonon prima perograve drsquoaver conosciutoe Scilla e CirceIn fondo me lo dicesti 65

4

io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

5

vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

6

IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

7

che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

9

Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

11

sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

12

illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

14

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

15

Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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Dedica Nello stile classico

laquoTan cercaraquo

Dai mari azzurri del Sud Fervente con trasportodalle acque terse di Greciadove lrsquoinverno non esistee tutto ispira la vitati ho tratto a me 5in un chiaro mattino drsquoaprilesospinta da un fresco grecalePresso il rugoso Patmosove pure Giovanni1 esiliavaho plasmato i pensieri 10intrecciati e sognantitormentati da mille fantasmiche lrsquoanimo tuo srsquoaffanna a rimuoverele forme le ho tratte dalla bella Corintoi capelli dalle tele dellrsquoassurda Penelope 15ed in Itaca stava lrsquointimo tuo Quasi scandendopaziente a guardareproteso sul mareun Ulisse che a seacute chiamassePortando alla terra la vita Crescendo 20sei sorta da mete cercata e amatanelle ore oscure della nottesognando di amori mai vissutidelirando su delusioni mai provate 25e per te ho gridatoἐγώ ὄνομα ὀυ μεν Οὗτις

2

1 LrsquoEvangelista2 Io non Nessuno

3

Ti dissi ricordi Tranquillonon si canta lrsquoamore si fanoi eravamo presso il mare 30uniti in muto linguaggio drsquoamoreil Sole scendeva lontanoe il vento ti muoveva i capelliMa io canto soltanto i ricordidi fragili speranze dissolte 35i brevi momenti in cui(cosigrave sogna il poeta)il tuo volto i tuoi occhi la tua menteerano i mieilrsquoistante in cui il tuo corpo era mio 40e il tuo animo mi possedevacanto il passatoil presente non vuole canzonichiede solo la vita che pulsale vene si gonfiano ancora 45il respiro che si muta in affannocome incontra in memoria il tuo sguardoe ti sento leggera scherzarepiena di vitacanto la certezza di aver posseduto 50senza saper afferrare

Fra quelle lontane isole Tempo Ifra quei petrosi scoglile insidie mie che riemergonoegrave tornata a viaggiare la mente 55Unrsquoaltra Nausicaaunrsquoaltra Nausicaaprima che mi stringase la troverograve ancora intenta a tesserealla fredda e paziente Penelope 60a colei che mrsquoattende forsea chi in fondo tendonon prima perograve drsquoaver conosciutoe Scilla e CirceIn fondo me lo dicesti 65

4

io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

5

vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

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IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

7

che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

9

Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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Ti dissi ricordi Tranquillonon si canta lrsquoamore si fanoi eravamo presso il mare 30uniti in muto linguaggio drsquoamoreil Sole scendeva lontanoe il vento ti muoveva i capelliMa io canto soltanto i ricordidi fragili speranze dissolte 35i brevi momenti in cui(cosigrave sogna il poeta)il tuo volto i tuoi occhi la tua menteerano i mieilrsquoistante in cui il tuo corpo era mio 40e il tuo animo mi possedevacanto il passatoil presente non vuole canzonichiede solo la vita che pulsale vene si gonfiano ancora 45il respiro che si muta in affannocome incontra in memoria il tuo sguardoe ti sento leggera scherzarepiena di vitacanto la certezza di aver posseduto 50senza saper afferrare

Fra quelle lontane isole Tempo Ifra quei petrosi scoglile insidie mie che riemergonoegrave tornata a viaggiare la mente 55Unrsquoaltra Nausicaaunrsquoaltra Nausicaaprima che mi stringase la troverograve ancora intenta a tesserealla fredda e paziente Penelope 60a colei che mrsquoattende forsea chi in fondo tendonon prima perograve drsquoaver conosciutoe Scilla e CirceIn fondo me lo dicesti 65

4

io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

5

vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

6

IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

7

che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

9

Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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io preferisco gli scogliil navigare insicuro e notturnoalle insidie della logicitagravealla folle ragioneche guida per dritti cammini 70lo preferisco per dimostrarmiche so andare per mareso amare e restarne feritoAvanti Avanti Quasi evocantenon nascondetevi piugrave miei mille fantasmi 75Son io che vi chiamochi vi ha generato vi cercache io vi conosca infineforse saprograve il bene e il maleforse solo confondendomi in voi 80sarograve completamente liberoda false intuizioni

Azzurri mari del Sud In tensionecalde acque della mia giovinezza ellenicain cui mai se non col pensiero 85mi sono bagnatoportatemi ancora in sognolrsquoimmagine di chi amaiche veda ancora schiudersiattesa illusoria folle visione 90i suoi occhi allrsquoatto drsquoamoreche cieco negli occhicorra verso la luceperdendomi nel buioLucenti acque accoglietemi 95non vengo a violarvivengo come molecolacome parte di voiper cercare di confonderminel turbinio delle onde 100a quellrsquoaltra ellenica molecolache viaggia per i vostri marispuma sulle onde

5

vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

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IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

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che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

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quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

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non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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vita nella vitalievemente 105cosigrave vicino Come morendocosigrave vicinocome quando presso la focele acque di Scamandrosi mescolano a voi 110

Tan cerca tan cerca 3

3 Citazione dal XVII sonetto di Pablo Nerudacosigrave vicino che la tua mano sopra il mio petto egrave la miacosigrave vicino che al tuo sonno si chiudono i tuoi occhi

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IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

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che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

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non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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IIPrologo e introito

Campi di Tessaglia Nervosamente quasi agitatodove schiere di oplitile lance appuntitepenetranti le freccenel cuore del barbaro nemico 5correvano incontro la morteun grido solo nel cuoreθάλασσα

proteggere i sacri confinie amare la patria 10Proteggere il maredove i solidiindolenti legnicarichi di vini ed olipreziosi entrambi 15solcano le acqueper ubriacareguerrieri avanti lo scontroe prostitute nelle sozze popinealimentare il sacro fuoco 20che lento brucia a Delfodove donne mancateprivate per sempreai piaceri della vitavane baccanti di spirito 25donne vuotele cui cosce mai non provaronosino in fondolrsquoebrezza drsquoamoreneacute conobbero lrsquoarditezza 30di compiute formee i capitelli e le doriche colonnevidero solo lontano splendereal tramonto luce vibrantedonne misere 35

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che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

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non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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che nutrono un fuococercando fuori la vitamorta da sempre di dentroCampi arsi dal soleche piugrave non ripercuotono 40il sacro rumore di cadenzati calzariche piugrave non odonogrida incitanti la guerrache piugrave non sono bagnatidal fluente fluire 45di sangue persianoche nella stagione asciuttaimpietoso il climaveniva unico a fecondare la terraa bagnare i sassi 50Macedone falangiqui foste sconfittesulla via che conduceva alla Locrideda Fidia figlio di CarmidePrassitele era ancora a bottega 55intento a mirare in sua menteVenere pudica in nuditagraveed Hermes umano tra Degravei4

Non siete piugrave corsida vita da venti sacri 60che da Atene e Spartasi sperdevano sino al lontano Egittoad Illiria a Trinacria allora giagrave arsacampi di Tessagliacontro cui le lance nemiche 65nulla potevano armate da soldati smarritipolvere senza ossainconsce della vostra pienezzamalamente srsquoopponevano a voiebbri di giovane etagrave 70

4 Qui come appresso i contrasti temporali sono voluti Prassitele fu il primo scultore a raffigurare inuna statua di Hermes il lato umano degli dei e fu anche il primo a rappresentare la bellezza di Venere inmodo casto pudico ancorcheacute discinta Qui srsquoimmagina che durante lrsquoapprendistato di bottega Prassitelecoltivi queste sue intenzioni e le porti a compimento nella maturitagrave

8

quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

9

Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

11

sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

12

illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

14

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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quando i vostri guerrieriil tondo scudo sul pettovinsero un nemicoche non seppe neacute poteva lottareE gli elmi pesanti di bella fattura 75coi fori stretti per gli occhia scrutare non visti il nemicoin cui le teste soffocavanoal solstizio drsquoestatementre ad Alessandria 80lo stesso giornoil bibliotecario Eratostenetempo piugrave in lagravealtra vittoria ottenevaa ricordo di quei giorni 85e misurava il cerchioe lrsquoangolo acuto sottesoe vinceva lui primolui unico lui soloin sue stanze 90pensando allrsquoombra dirittanei pozzi di Sienediversi stadi piugrave in lagrave5

E i commerci fiorivanoe le arti splendevano 95e Saffo a Lesbogiagrave scriveva di teneri amoria noi giunti frammentie Archiloco moderava il passoda cui poi pure Orazio 100Pitagora si poneva a petto con Diointerrogandoloe si riassorbiva in lui6

Achille il folle uccidevaEttore il prode lo contrastava 105

5 Eratostene terzo bibliotecario ad Alessandria nel III secolo aC fu il primo ad effettuare la misuradel raggio terrestre ottenendo con i mezzi di cui poteva disporre un valore molto vicino allrsquoattuale

6 Riferimento al metro usato da Orazio nelle odi clonato da quello di Archiloco ed ad uno dei VersidrsquoOro di Pitagora Non egrave sufficiente pregare il Dio diventa tu stesso un Dio

9

Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

12

illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

13

III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

14

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

15

Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

16

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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Ulisse il saggioingiustamente tu Dantelo ponesti allrsquoinfernoper paura del tuo pallido Diocreava in altra Grecia 110in Grecia diversa e nuovalrsquouomo modernoe cancellava drsquoun colpoDelfo e il suo tempioi suoi cupi pensosi sacerdoti 115incapaci di vivere coi nuovi tempie diceva non piugraveγνῶτι σαυτόνma semplicementeγνῶτι γνῶτι γνῶτι 120E il Sole sorgevaogni giorno anche nelle cupe botteghedove le armi venivano affilatee la nuova legarisplendeva e friggeva 125nellrsquoacqua che ne stemperava il caloreSocrate intanto srsquoimmola per la sua terraper non recare oltraggio alla leggeo forse percheacute solamenteegrave stanco di vivere 130percheacute egrave difficile la vitatrascorsa tra Critone e Platonedi giornoe le fredde braccia di Santippela notte 135buia e lunga

Ma quando si conoscono Largo e spaziatoNausicaa e Circe ed Elena Elena antico nomevietato a tutti coloro che non siano eroi 140a quelli che per te non hanno lottatopronunciarlointorno a cui nacque lrsquoepica disputa

10

non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

11

sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

14

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

16

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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non solo per la tua bellezza lottiamoma anche per il caro parlare 145che ci viene dal regale moveredelle tue forme presso il ridente marequando finita la battagliaritirati sotto le tende gli armatiuscivi e sulla spiaggia 150cercavi battuti dalle ondee ormai inerti volti giagrave carie sapevi che per te non eraneacute ligrave neacute mai la paceTeneramente il sole drsquoottobre 155luce radente al tramontoti giungeva sul corpone risplendevamentre le ancelle intornosi misuravano a sentire 160i tuoi stessi affanni

Ulisse meditava vendette

Te mesta divisa in te stessati interrogavi chi fossia chi appartenessi 165chi su te governassese lo sposo distante o il passionale vicinodivisa tra i duericonoscendo in entrambiuna parte di te 170Per te ci egrave caro Menelaoper te non odiamo Parideche almeno una voltadonograve senso alla vitaper te lottograve Ulisse 175che cara ebbe solo una cosaessere e per essere avere

Tu non fosti in Tessagliama ci fu un tempo in Greciain cui dallrsquoAttica antica 180allrsquoArcadia alla Tracia

11

sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

13

III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

15

Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

16

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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sino ai confini sperdutidel mondo conosciutotutti gli uominiche allora il nome aveva senso 185armarono le prore delle dritte navi per teper restituire alla terra il dirittoper osannare nel modo piugrave belloche il talamo egrave sacroe sacra egrave la sposa 190avanti gli Degravei possedutaUn Dio geloso scolpigrave sulla pietraun comando e un divietoun Dio poi detto paganoincitograve solo a lottare 195secondo la giusta ragionee benedisse la lottala vita si guadagna sudandoDove sono ora le tue spoglieQui sui greci campi 200ove cadenzate in calda notte drsquoagostosento ancora le genti avanzaremi sembra di scorgerti a fiancodi ognuno di questi fantasmiAltri e nuovi rumori 205cedono agli antichi e carisuoni di armiscintillanti al solementre le urla di doloresi mischiano ancora alle urla di guerra 210quando ἐλέησον dicevainvocando la tua stessa radicela parte piugrave bella di teil vinto cadutoal nemico pronto a finirlo 215e questi poneva la spada

Altri rumoriTerre arse da pochi pastorie malamente vegliate

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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illuminate da qualche cittagrave 220civiltagrave che non sa riscattarsischiava del glorioso passatoin cui egrave prigionieraterra caraa quanti fondarono il mondo 225terra carain cui sorge il monte sacroe da cui una civiltagrave di Degraveimaltrattata e incompresasi sparse comunque 230terra carain cui nacqueroμῦθος e λόγοςterra carache ospiti il sacro Olimpo 235che contendi il passoallrsquoarida e secca Macedoniada cui non verragrave mai piugravequalcosa di grandedestati nel nome di lei 240bagna i tuoi sassi di nuovo sanguefarsquo piovere lagrimealtro sudore lo esigeper lei dalle candide vestidal volto bello e severo 245percheacute la guerra non sia stata vanaed Achille Ettore AnchisePatroclo Menelao e Paridee pure Cassandra e Tersiteabbiano senso 250

Egrave notte ora sui campi Lento morendoStancamente la lunaillumina il cieloFa freddo

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III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

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da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

III

Nervosamente Poco mossopartimmo da Circedopo lungo sostareUdivamo richiami lontanitenero sussurrare 5lrsquoanimo indugiavaa riprendere il marealmeno una voltastanco di nuove ventureFuggivamo 10Pure qualcosa in lei ci chiamavavoce profonda ed oscuraforse la nostra coscienzaa restare indagare cercareSedevamo al mattino 15le gambe raccoltesulle ginocchia poggiava il mentotesi a guardare il mareil nostro pensiero andavaa quanto la notte aveva consumato 20e che ora giaceva spossatoin attesa di altra prossima notteSigrave lontano eravamo chiamatima non potevamo andarela prima volta dubbiosi 25lei stessa ci rese liberisciogliendo il legamesoli forse incapaci di sceltafu scelto per noicome sempre del resto 30e ci dette misura di seacuteTe attende la sposaforse pronta di nuovoa dividertite desidera il figlio 35altri affetti cui tendi

14

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

15

Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

16

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

22

con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

23

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

da cui sono esclusaDesideri ora altre bracciaDella nostra creata entitagravedisegnograve sulla spiaggia simboli magici 40sono io il razionalecontro ogni apparenzala tua mente conosce lrsquoistintosei nato per quelloQuindi ancora una volta 45solcammo lrsquoinospite marelasciammo il Tirrenocol sangue nel cuoreincrociammo altre navii cui marinai intendevamo 50riconoscemmo quei voltima non ci movemmo la guerraE ricordavamosuo scattante parlaresuo fiero incidere 55suo sguardo vivaceDai Feaci ritrovammo il perdutofuoco domesticoaffetto di padre e di donnama λευκώλενος7 era troppo pura per noi 60In casa regalepresso il sacro fuocodanzavano le verginie il coro cantogravetriste e bella canzone per noi 65

7 Dalle bianche braccia

15

Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

16

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

23

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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Intermezzo lirico

CORO Quando gli occhi tuoi Quasi adagiosaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che si interrogaallora tutte le cose di quaggiugrave 5cercheranno il loro nuovo Diostanche di non essere guardateVezzose cose vezzosi oggettiSiete ligrave speculariimmobili a rimirarvi 10vi passiamo dinanzi e diteper vostra pienezzache ci interessiamo a voiMa solo a noi stessinoi interessiamo 15e se vi scrutiamoegrave per distrarciper gioco antico e profondoper consuetudinecosigrave quando i suoi occhi 20i soli che diano un sensoalla vostra esistenzacesserannovi sentirete piugrave sole di mecose di quaggiugrave 25percheacute io avrograve amatoTu pure mareparticolarmente cercatoimplorerai di capire percheacuteil grido acuto del gabbiano 30non sembri piugrave a te lo stessoAndrai fierodrsquoessere stato testimone drsquoamoredrsquoessere stato guardatocon occhio piugrave puro 35che non i sassi

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che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

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Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

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E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

22

con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

23

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

che tu lavoravipiugrave profondoche non le montagneche da te srsquoergevano 40prima e dopo lrsquoamoreMa di piugrave non diraineacute potraiIl mio tempo egrave compiuto Quasi perdutose non posso 45altro di piugrave profondo guardareio allora cosa di quaggiugravemrsquoimmergo in te maree guardo i veli delle acquenascondermi al sole 50mentre i miei occhila parte piugrave bella della mia animarestituiti a purezze dimenticateriprenderanno a guardare quegli occhi che amaronoAllora quando i tuoi occhi 55la parte migliore di mesaranno soltantola tua stessa animalrsquointima essenza tua che srsquointerrogale nostre anime 60saranno una luce solapiugrave forte del soleche scacceranno e sostituirannoin eternoCosigrave infine 65voi cose di quaggiugraveesseri informi e prive di vitainsensate agli occhi nostriche srsquoamarono e srsquoamanovivrete 70Le vostre molecolesaranno animele vostre cifre saranno occhivoi infine sarete

17

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

27

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

Ed amando e cercando 75di nuovo come giagrave fecicome noi facemmola grande illusionecomprendereteci perdonerete 80per avervi donato la vitamisere abiette cose di quaggiugravecantando gli occhi di leiche vi alitograve a vivere

18

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

IV

E allora lasciammo Nausicaa Calmo e tranquillo

La nera navetagliava le onde a coltellole vele quadrevanamente orientate 5a raccogliere il ventoi rematori cadenzavano il ritmoi timoni pigri nellrsquoacqua

Ella era a rivale ancelle drsquointorno a semicerchio disposte 10guardava la navelenta scomparire

E mirava e carezzava il gremboche portava lrsquoamore dellrsquouomoche riempigrave di seacute la sua vita 15per cui fu dolcesvegliarsi al mattinoavere confidenti vicinoaccudire la regale personaquando non furono 20piugrave consueti i risveglied ogni pettine ed ornamentoposto a dovere era frutto drsquoamoree sussurrava pianofu un sogno 25Non piugrave avrebbe strettochiamato a seacutele forti spallenon piugrave avrebbe sentitoil dolce peso drsquoamore 30penetrarlacara perduta violenza di notti trascorseLa nave era un puntoCi volgemmo ogni tantoa guardare furtivi la terra 35

19

era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

8

ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

20

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

22

con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

23

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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era lrsquoalbail sole stagliavala minuta figurae lontano era cupoAlcinoo a palazzo 40

Altri lidi ci attendevano Poco piugrave mossoaltre visioniNon piugrave doveva cantare il poetaπολύτλας δῖος ᾿Οδυσσεὺς

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ma solo Δῖος 45giaccheacute sfidammo Nettunoci ponemmo a pari con luio solo ᾿Οδυσσεὺς semplicementeElena dormiva lontanoe Circe era solo un ricordo 50Ma la folliala dolce folliache ci condusseper tante vieesigeva vita da noi 55E mai ci demmo ragionesino in fondo percheacutelottavamo per Elenaamavamo Circeci perdevamo con Nausicaa 60per precipitare in chifreddamente in attesatesseva e scioglievadisinvoltamente le telein fondo del nostro destino 65Capimmo poiCercavamo Penelopenon percheacute fosse parte di noima solo percheacute era una tappadella nostra avventura 70per provare il suo amoree attraverso di esso

8 Letteralmente il molto affaticato divino Odisseo

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misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

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alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

27

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

misurare noi stessipercheacute tendendo a leifluisse lenta 75fra mille prove la vitae potessimo per quelledare un senso a noi stessiQuesto pensavamomentre la nera nave 80rompeva il marecupo il rumore delle ondecupa la cadenzadegli stanchi rematoricupo infine lrsquoanimo nostro 85che dallrsquoalta poppacercava perduti orizzontie si lasciava andare

Cosa fu allora Quasi vibratoil nostro trascorrere il mare 90mai potrete capireIntendemmo poiche Elena Circe Nausicaa e Penelopeerano la stessa personai nostri fantasmi naturali 95cui ci piaceva daremutevoli formeCosigrave pensavamomentre le stelle mutavanoloro lenta posizione 100e Orione salivae Sirio e Arturo brillavanoma noi attendevamo Venerementre dal profondo Nettunomoveva pesante guerra 105E mentre il mare avevamo di prorae la nave srsquoalzava sulle ondema solo per ricadere in essee vibrare tutta sino quasi a spaccarsiper riemergere perograve vittoriosa 110

21

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

alla settima onda9

recitammo in paurala bella poesia10

che il divo Wolfangoqualche tempo piugrave in lagrave 115pose in bocca a PantalideE chi non seppe conquistarsi un nomenegrave meta eterna volleagli elementi solo appartieneIn questi dissolvetevi 120e quanto a meseguir la mia regina agogno adesso E i venti soffiavanoNausicaa incapace di propria vitapiangeva lontano a palazzo 125Elena tristementesi congiungeva al suo sposoPenelope tesseva la sua noia ci uccidevae pure Enea intanto fuggiva 130ansioso di costruirenuova cittagrave presso altro ScamandroInfiniti silenzi notturni Cosa sanno davvero Teso quasi sprez-

zantei laquonostriraquo sciocchi esegeti 135cosa fu allora lrsquoandare per marequando le quadre veleprendevano solo il vento di poppae malamente al traversocosa sanno cosa fu 140attendere Eoloe volerlo sciupare drsquoun trattoquasi presso la metaNoi andavamo nella fredda notte Subito tranquillo

9 Allusione alla superstizione marinara secondo cui la settima onda egrave quella piugrave pericolosa per la nave10 Citazione laquoa memoriaraquo dalla seconda parte del Faust di Wolfang Goumlthe traduzione di Vincenzo

Errante

22

con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

23

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

27

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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con noi questi cupi pensieri 145Nel cuore la casalrsquoaffetto Telemacola vendetta la dolce nutriceEumeo e il fido Argoche paziente attese 150e consumata lrsquoattesa spirograveItaca era lontanama nei nostri cuorilrsquoavevamo raggiuntalrsquoarco aveva giagrave scagliato la freccia 155eppure era ancora in tensione11

Altre mete apprestavala mente ardenteErcole e le sue faticheimpallidivano 160pulimmo cosigravele nostre stalle di AugiaItaca si delineograve allrsquoorizzontedi notte greca nottee sentimmo il freddo nel cuore 165Le vele giacevano pigreI rematori cadenzavano lrsquoacquaPrendemmo terraSolo la vendettadava la vita 170ora che la metaera raggiunta

11 Riferimento a Nietzsche espresso in laquoAlso sprach Zarathustraraquo quando afferma e se voi guardate nelprofondo un abisso ad un certo punto lrsquoabisso guarda voi ed alla teoria Zen secondo cui nel tirare conlrsquoarco egrave necessario cogliere il bersaglio innanzi tutto con la mente la freccia in seguito non faragrave altro cheobbedire al percorso che la mente ha giagrave tracciato

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V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

V

Vibrazioni di luci giagrave care In tono di elegiala prima volta dopo molto navigarenon piugrave estranee agli occhi nostriAntiche sodaliPerduti fra le braccia 5di fidi amici Eumeo e Fileziopiangemmo per Argosu altari improvvisatilibagioni agli Degravei ed inniVolgemmo ancora una volta 10lrsquoultimagli occhi della mente al passatoora che solo la vendettaattendeva a completareparte di vita 15sacerdoti fuggitividi religione a noi stessi nascostaIntonammo cantiFiero nel cuore parlaredinanzi ai capretti sgozzati 20per cui traevamo auspicie il bellicosoitacense laerziatemosse parolea percuotere lrsquoaria 25guardando allrsquoEst lontano

Poi dodici occhi di luce Scattante e severopiantati su asce ben fatte12

traversograve sicura la freccia aguzzadellrsquoarco detto giagrave teso 30la freccia giagrave detta scagliataa raggiungere certa la metaFiottograve il collo di Antinoocon lui gli altri Proci

12 Riferimento alla prova della freccia che doveva attraversare gli anelli di dodici scuri poste in fila

24

immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

25

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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immolammo le serve infedeli 35pagammo col sangue agli Degraveiil prezzo della loro iraplacammo infine Nettunocui tacemmo molto parlare13

cui il solo occhio togliemmo 40carpendo da noi stessilrsquoocchio di mentelasciando a luisoltanto i ricordie gli occhi di dentro 45dopo avergli gridato il nomegrato avrebbe dovuto esserea noi saggi a noi nuovia noi ciechiFu pulito infine il palazzo 50consumata vendettaElla apparve sulla soglia Meno agitatoeterno dubbio di sua animaa misurare negli altri se stessaFu vinta la facile inutile prova14 55e nel letto giagrave fattoin follia drsquoillusione vestitaa quellrsquoaltra follia parenteche ci fece arare la sabbia15

possedemmo Penelope 60noi ancora giovanilei giagrave vecchialei ancora giovane

13 Polifemo secondo lrsquoetimologia greca significa letteralmente molto parlare Il riferimento allrsquoocchiodi Polifemo sottintende chiaramente unrsquoallusione alla spiritualitagrave indiana del terzo occhio quello dellamente per cui essendo divenuto cieco Polifemo avrebbe acuito la sua vista interiore

14 Allusione alla prova cui Penelope sottopose Ulisse chiedendogli di portare fuori il letto nuziale peraccertarsi che effettivamente si trattasse del suo sposo come egrave noto il letto nuziale era il nucleo primitivodella casa perciograve intrasportabile

15 Ulisse per non partecipare alla guerra di Troia si finse pazzo facendosi trovare dagli emissari di Aga-mennone ad arare la sabbia seminandovi sale Agamennone non credette alla sua pazzia ed inviograve Palamedesuo cugino a Itaca a vedere come stavano le cose In realtagrave Ulisse pensava che se proprio fosse inevitabilela sua partecipazione alla guerra stessa sorte doveva toccare ad Achille che si era nascosto mascherandosida donna Col suo stratagemma si proponeva di stanarlo dal suo nascondiglio

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noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

27

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

noi giagrave vecchiForeste giagrave care Perdutamente idilliaco 65e quasi in oblioesplorammousare violenzaprofanare nobile sposaconsunta in attesa 70cui solo astinenza era vitaquella placata il nulladolenti non poter completare vendettauccidendo lei assieme alle serve infedeliparte di noi terrena 75donna immolata allrsquoaltaredi nostra ventura γνῶσιςE pure Telemaco serrava scioccamentedi fuori le porte credendodi serrare noi stessi 80di legarci le mani troppo avvezzealle scotte e alle drizzepercheacute potessero in eterno appagarsidi caldo generoso corpo di sposaLe stringemmo forte le mani 85invano tese a capirepoi serrammo gli occhiper non scrutareche con la vista di dentroper sognare terre lontane 90cittagrave giagrave abbattute e distruttee che donnamai conosciuta sino in fondoe di cui serbavamo caro il ricordosi congiungesse a noi 95Eravamo presso la focemischiando molecole a molecolespuma su ondaE dopo infine spossati dormimmo

Penetrograve il sole in stanza nuziale Appena piugrave mosso 100aurora dellrsquoEst Hermes

26

ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

27

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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ldquoIn nuove e antiche parole tua sortetua scienza condannaCantograve Hermann quella pallida schierate neppure lo Xeres mai scalderagraverdquo16 105E gridavamo in sognoa risposta ldquoil vino piugrave rossoil vino piugrave rosso amicirdquoMa quellocome pure altra volta Alessandro 110vecchio nostro compagno di viaggio17

ldquoE mai saprograve trovare un sensoa questo vostro affaticarsi invanodietro mete che lasciano amara la boccaIl vino piugrave rosso hai bevuto Leggermente piugrave mosso 115tuoi stessi fratellitu hai uccisoa possedere donnasolo una notteNon acerba usare violenza 120da chi fuggirestirdquoE in rispostaldquoMai dire di noiqui giacque qui si fermogravesoltanto laquopassograveraquo 125e quando morremosu pietra ben fatta si scrivaqui non giace Nessunola terra era stretta per luiNon egrave lo stare per noi 130mai fermarsinon sotto palmizi egrave la pacelrsquoimpulso egrave la vitaEterno errare vagabondo ci seducea poco a poco 135lentamente si costruiscesola la meta

16 Citazione dalle prime pagine del Moby Dick17 Riferimento autobiografico

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Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

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II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

Infelici coloro che sannochi muore senza essere vissutolasciare comunque unrsquoimpronta 140sia pure per pochieco di seacute mesta e solennecome fece Capitan Venturamarinaio in Selvee lasciograve una casa ed un pozzo 145ed Ivan Ivancicdel cui andare per il mondoUspomena Kineegrave un segno anche oggiquadri con belle bandiere 150bandiere drsquoallora18

gente che fu e foto sbiaditecircondate da stanchi beonirdquoIl sogno disparvePenelope era riversa 155Guardavamo il suo corpoignudo spossatoin dovere di nuove faticheLo scrutammo nellrsquointimoe cantammo nel cuore 160brevemente cosigrave

18 Selve egrave unrsquoisola della Dalmazia sede di unrsquoimportante base marinara alla fine del secolo XIX Inominati qui ricordati sono armatori che fecero una discreta fortuna allrsquoepoca Uspomena Kine vuol direRicordo del viaggio in Cina era una quadro visibile sino a pochi anni fa in una casa di quellrsquoisola con lebandiere degli stati che la nave aveva toccato allrsquoepoca della sua traversata

28

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

29

VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

II Intermezzo lirico

Ho cantato una canzone per te Ad laquoagioraquomia sposa stamanementre il Sole srsquoalzavascrutando invidioso il tuo corpoper scorgere se esistesse 5davvero qualcosa di piugrave bellodi se stessoHo cantato una canzonementre il tuo corpo pulsavaed i tuoi piccoli seni 10si gonfiavano al calorementre tu dormendogodevi nellrsquoamplessodelle vibrazioni che ti penetravanoIl lenzuolo riverso era in terra 15io stesso lrsquoavevo spostatoper fare il mio canto piugrave acutoSilenziosamente ho cantatoi tuoi seni e i tuoi fianchii tuoi occhi e la tua bocca 20ma in quel momentoin cui ti potevo averelaquofare miaraquoho invidiato il Sole che ti possedevae pensando al passato in ricordo 25ho provato vergognaper non portarti amore piugrave castoe il canto mi si egrave strozzato in boccaed ho continuato ad amarecome so 30con selvaggia passionecome a te piace

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

30

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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VII

Sguardi non vuoti In tono di elegiaperduti lontanocarichi di passionidi vite trascorseLaerte potrebbe essere fiero 5giagrave pieno di seacuteper lui che sopravanza il padredi lui non ancora abbastanzaIn rovina svelarsile fiere torri 10la cittagrave dalle porte sicureDeserti campiNon piugrave amicinon canti coraliDolce petrosa terra 15scottata dal sole di mezzogiornoe vinta per saxa per ignemterra dagli alberi obbediential fiero scirocco e al severo libeccioperdere il tempo 20ubriacarsi di tegustare i tuoi seni ricchii tuoi fianchi formosiil tuo mare dal sapore pungenteed asciugarsi al Sole come la salamandra 25Ritrovarsi in tecome la perla nellrsquoalveo della conchigliacosigrave fortemente congiuntichiudere il guscio di dentroplacare voglia insaziabile 30serrare gli occhi e dormire dormire

tacere e gustare in silenzio

E sognare i tramonti accesi drsquoautunnocaro amore19 35

19 Citazione translitterale dalla canzone di Aranjuez come musicata da Fabrizio

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quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

31

riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

32

VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

34

mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

38

quando ancora il gelsomino si spande per lrsquoariae il verde rosmarinotinteggia col suo forte coloreun cielo piugrave azzurro del maresempre quel mare da cui fuggimmo 40e per cui tenacementepronti ancora a fuggirecostruimmo i sicuri rifugiCoelum non animum Poco piugrave mossomutant qui trans mare currunt 45Oh Oraziopercheacute dare un senso alle cosePercheacute cercare ragioniLrsquoistinto ci guidail ragionamento egrave solo scorza 50costruita appressoDirsquo Orazio tu saggio tu cinicoriesci a vedere senza guardareSai distinguere lrsquoassetato dal sazioPerdersi in te Tempo I 55concubina di mille avventurecome nel letto fra le bracciadella follemente amataquando la pallida lucerna si spengeed i nostri occhi colmi drsquoamore 60riempiono la stanzaquella stanza mai vissuta sino in fondoil nostro mondo che esplodedella loro luceRumori portati dal vento 65assieme ai profumiolivi carichi e maturipronti ad eccenderele pause delle nostre nottiNon opporre almeno una volta 70resistenza piegarsi e obbedireCosigrave come la nebbiasi spandevano su Itaca i nostri pensiericircondarla tutta

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

33

guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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riassorbirla possederla 75In mente musiche careldquoGiorgio Federico Ghediniil concerto dellrsquoAlbatrossu testo di Hermanntradotto da Cesarerdquo20 80fuggitivo anche luistranieri entrambistranieri tuttiNella rada dondolava stancala nave di Alcinoo 85Oblitusque meorumobliviscendus et illisE i nostri pensieri si muovevano Adagissimoconfidando a noi stessiTamen illic vivere vellem21

20 Il concerto dellrsquoAlbatros di G F Ghedini egrave un concerto con voce recitante (nel finale) tratto da uncapitolo del Moby Dick nella traduzione di C Pavese

21 Questi ultimi versi e quelli precedenti sono tratti dallrsquoepistola a Bullazio Orazio contrappone lapovertagrave di villaggi come Lebedo Gabi e Fidene alla ricchezza di Smirne Colofone e Chio concludendoche chi egrave in equilibrio con se stesso vive serenamente anche in questi posti senza ricercare nuove avventure

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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VIII

περί φύσεως scrisse22 Agitatoquattro ne disse e non li confusema li distinse e li unigraveper amore e per odio legati e discioltiPurificograve allrsquoestremo se stesso 5ingoiato dalla terra ardenteolocausto agli uominivergognoso consegnarela scienzaa menti profane 10Con due libri avrograve gente maturache scruta nellrsquoanimo pensogravema poi si ravvide e srsquoucciseE dal fumo dellrsquoEtnasaligrave allrsquoOlimpo 15si congiunse agli Degraveie divenne lrsquoelemento creatoe lasciograve un calzare di bronzosegnale di seacute e scomparve

La giovane palma Subito tranquillo 20in cui giagrave si commossea Delo lo sguardo23

srsquoapriva al cielorivolti i dritti aculei in terraa raccogliere una parte del tutto 25il gelso coi rami ritortisrsquoannodava per lrsquoariatendendo alla luce lontanaSbocciavano le ultime rose pungentidai vividi colori accanto ai bianchi 30oleandri in fioreUbriaca di impressioni la mente

22 Riferimento al libro di Empedocle Intorno alla natura in cui pone come fondamento di tutto il mondosensibile i quattro elementi terra aria acqua e fuoco

23 Canto VI dellrsquoOdissea verso 162 quando Ulisse narra a Nausicaa della palma vista a Delo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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guidograve Tiresia a noi il passola stanca alma tebana ripeteva tetre paroleUccidete voi stessi 35uccidete i vostri antenatila vita vuole la mortela morte egrave lrsquounica vitaIn lontananza Menelaocontorceva in fiamma la sua anima 40Le folli parole pronunciavacontinue e per sempreTu mi sfuggivi intantoardente di starmi vicinopercheacute in tua lontananza 45era comunione piugrave bellaTua forte presenzagiunge quaggiugravete amata te cara te dolce te miamia bussola folle mio dolce ricordo 50mia vita presente mio tutto mio iotu me io te pazzamente noi dueimpossibile e veroRisuonarono le colonne del tempioed Empedocle nostro ectoplasma 55si componeva dal nulla

CORO Oda il senso chi vuole saperele vere parole non sono le bellee le belle non sono le vere

ldquoSalperagrave la tua nave ancora 60furtivamente quasi scacciatatenderagrave verso la metanon facile a te ed ai tuoi compagnie solo saraiParleranno le onde 65ed i venti non porteranno voci giagrave carelontane e perdute per sempre lontaneNullrsquoaltro che ricordivisioni ai tuoi occhi visionilegheranno te ad una terra 70

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

35

IX

laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

36

e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

37

ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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mai conquistata mai tua e solo ricordiNeacute donna neacute figlio solo Cederagrave la forza allrsquoingegnolrsquoastuzia alla scienzatu forse quindi sarai 75Notti eterne di cuicon angoscia attenderai il giornogiorni insaziabilitemerai la sera e la brameraima non giungeragrave 80turbinio terre e gentifincheacute un giorno del tempo di semprealle ore del centro della notteapproderagrave la nave alle sacre terrerdquoScomparve e il posto mutava 85La roccia contorcendosicome vivaemanava lamentiDallrsquoalto del monte Molto adagioil greco mare tranquillo 90rifletteva il Soleed Itaca innocente vivevaGli anziani ulivile nostre menti confuseintorno nessuno 95Solo la giovane palmamano tesa a toccarlaa sentirne la vitale tenere rose drsquoottobreed il gelso ritorto 100Itaca era giagrave lontanaSoli di nuovo soliAncora una volta piangemmomentre da lontanoimprovvisa 105scendeva la notte

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laquoLamento di PeneloperaquoPenelope sola nelle stanze guardale navi scomparire allrsquoorizzonte

Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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e mai conosciutouomo dai pensieri imprescrutabilialla tua sposa per te concubinaamato con passione 35vanamente possedutonelle ultime insensate nottiSorte diversa sognavopercorrendoti giovaneamata amara isola mia 40qual prezzo allrsquoebrezzaUno sposo inconsuetoun conquistatore di cui essere fierama di restare vedova nel lettoquesto non implorai 45Quando compiaciutaguardavo le donneorfane drsquoamoreriporre sui sacri altari a memoriaricordanze drsquoaffetto 50mi rallegravo nel cuorecol pensiero di te in me presenteDegravei in vostra bontagraveconcedete in aggiunta quanto non chiestoDegravei egli vive sigrave 55ma non per mesoltanto a se stesso egli bastasoltanto per seacute ricolma drsquoamoreNon Nausicaa non Circeio sono 60e neanche mio sposola Penelope che vorrestiche vorrei io essere per teio non sono la tua avventurasolamente una parte di te 65Degravei muti nel cielonon vi sazia il dolorepercheacute anche i lamentiDegravei crudeliecco la vita della nera regina 70

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ecco la sorte di chicolmava gli altari di offerteecco la condizione di donnasospinta ad amarefissando da stanza nuziale deserta 75la scia della navelrsquoantenna lenta sparireimmergersi in mareDegravei mai usi a recare confortoambiziosi soltanto a ricevere supplici 80esistete soltanto per il nostro doloreQuanto crudelmente vi sentite valereattraverso le nostre le mie lagrimeSia io la tua bussola Ulisse Come in delirioti procuri il mio pianto la riva cui tendi 85a te a me sconosciutamai bagnata di umano sudoreLrsquoessenza di tua conoscenza La brama di fuggire da me Lentamente mi lascio morire 90Il mantello non dagrave caloread un corpo ormai freddoEmozioni perdute per sempre Morendo

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Venti portanti da oriente Nenia ma sempre con sentimentoche togliete Itaca al suo sguardoboschi di Itacache con te percorrevo e vivevonostra linfa vitale 5Cielo di Itaca sotto cui fiorironotenere e passionaliperdute storie drsquoamorestelle di Itacache lo guidate sicuro nei porti 10mare di Itacale cui brezze ora mi soffocanoprofumi carigiagrave lontani ai miei sensiincapaci ora di vivere 15sepolti per sempre ai dolci sospirimi collocate quiregina del nullaBraccia stancamenteinvocanti al saluto 20spingono i pensieriverso le naviLetto nuziale desertodolci risvegli e tenere vegliedrsquoamore casto sussurrare 25lascivia sconosciutaamore sincero e dolore nascostouna regina non piangenon piange la sposaora finalmente di Nessuno 30O Odisseo giagrave mio Istesso tempo ma corale

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