FOTOGRAFIE NON SI RESTITUISCONO IN NESSUN CASO. GLI · alla vigilia d’una nuova rinascenza 26 Lo...

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LA COLLABORAZIONE È APERTA A TUTTI. I MANOSCRITTI E LEFOTOGRAFIE NON SI RESTITUISCONO IN NESSUN CASO. GLIARTICOLI FIRMATI RIFLETTONO LE OPINIONI DEI LORO AUTO-RI: NON NECESSARIAMENTE QUESTE COINCIDONO CON LE OPI-NIONI DELLA DIREZIONE. E SI RISERVA DI APPORTARE EVEN-TUALI TAGLI AGLI ARTICOLI RICEVUTI, PER MOTIVI DI SPAZIO.

SOMMARIO

1Luciana Pasino

Quando la bella scritturasi insegnava nelle scuole

elementari5

Un laboratorio didattico per farconoscere agli allievi di oggi

la calligrafia di ieri6

Gian Paolo Trivulzio L’Intersteno riunita all’Aja anche

in vista delleConvention americane

9Sergio Sapetti

Se ne è parlato su Wikipedia:la stenografia è una pratica

sportiva?

11Ferruccio Annibale

Lea Pericoli, da stenografamancata a campionessa di tennis

14Gian Paolo TrivulzioFlaviano Rodriguez

ci ha lasciato16

Informazioni e notizie18

Riccardo Bruni e Sergio SapettiLezioni di grafologia

Parte dodicesima21

Anna Maria Trombetti L’inarrestabile cammino

della stenografia manuale oggialla vigilia d’una nuova rinascenza

26Lo sportello dei lettori

27Paolo A. Paganini

Fuori la lingua28

Un concorso a Palermo sembravauna passeggiata. È stato un incubo!

29Gian Paolo Trivulzio

Nuovi orizzonti dalla Siciliae intanto il Ministero prepara

le abilitazioni all’insegnamentodella stenografia

31L’angolo dei giochi

32Indro NeriNavigando

Per chi suona la campana

UnaDimensionedove riversare e attingere conoscenze e progettualità

UnMetodoper riappropriarsi del godimento dell’ascolto e della lettura

UnoSpazioin cui incontrare l’autenticità di una culturale amicizia

“Atelier des Idées”all’Infernetto (fra Roma e il Mare)

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Artedell’Editingmultimediale.Dai contestitradizionali

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di LUCIANAPASINO 1

P erché i nostri nonni avevano una calligrafia migliore della nostra? La risposta èsemplice: perché un tempo la bella scrittura era una materia scolastica. L’inse-

gnamento incominciava nel “grado superiore” della scuola elementare, dove era affi-dato ai maestri, per proseguire nelle scuole Complementari, Tecniche e Normali,dove era impartito dai docenti abilitati nella disciplina.

Sui banchi della scuola primaria, la sua presenza come oggetto di studio dura peroltre un secolo (dal 1860 al 1985), periodo in cui la materia cambia ripetutamente sta-tuto e denominazione e accende vivaci dibattiti, riflettendo nel suo microcosmo i mu-tamenti intervenuti nella scuola e nellasocietà: da principio è argomento dellaLingua italiana, poi diventa insegnamen-to autonomo, quindi è associata al dise-gno, ma con importanza sempre più ri-dotta fino alla definitiva esclusione; e pa-rallelamente assume il nome di Calligra-fia, poi di Bella scrittura, Disegno e bel-la scrittura e infine Disegno e scrittura.

Nei primi programmi che governanola scuola italiana (1860 e 1867), la disci-plina non ha ancora uno statuto autono-mo ma rientra nel più vasto insegnamen-to della Lingua italiana con l’obiettivo di“Far acquistare agli alunni l’abitudine diuna scrittura chiara e snella che è di tantautilità negli usi della vita” e “la mira in-diretta di educare all’attenzione, alla pre-cisione, alla pazienza e all’amore del-l’ordine”. In linea con la didattica deltempo, i programmi prescrivono esercizidi “scrittura per imitazione”, che solo a

partire dal terzo anno diventano esercizidi calligrafia, e affidano ai maestri ilcompito di controllare la corrispondenzatra lo scritto degli alunni e il modelloimitato: altezza della scrittura, regolaritàdell’orientamento, forma delle lettere,nitidezza e così via. I Modelli, detti an-che Esemplari, erano guide didatticheper apprendere i principali caratteri discrittura (inglese, italiana, rotonda) checalligrafi esperti compilavano per questanuova fascia d’utenza (fig. 1); a questi li-bretti di piccolo formato, si affiancavanoMetodi di varia impostazione propostiperlopiù da maestri di scuola (fig. 2).

Esemplari e Metodi non offrivano

Quandola bella scritturasi insegnavanelle scuole elementari *

Fig. 1F. Maestri,Esemplari discrittura per usodelle classi primae seconda dellescuole elementari, Milano, pressoGio. BattistaBianchi e Comp.,s.d. (prima metàOttocento)

* Sintesi della relazione presentata al convegnoUn calligrafo illustre nella Torino di fine Otto-cento organizzato dalla Fondazione Tancredi diBarolo - Museo della scuola e del Libro perl’Infanzia, in occasione del centenario di Giovan-ni Tonso (1845-1909). Le immagini di questo ar-ticolo provengono dai materiali della FondazioneTancredi di Barolowww.fondazionetancredidibarolo.com

1 Luciana Pasino, insegnante, si interessa di sto-ria della scuola e della letteratura per ragazzi; hacollaborato con varie case editrici, tra cui Paraviae SEI e con varie riviste, tra cui “LGArgomenti”(Genova) e “Infanzia” (Bologna). È membro delComitato scientifico del Museo della Scuola e delLibro per l’Infanzia di Torino.

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grafia e in quelli del 1894 si abbrevia inCalligrafia e diventa oggetto d’esameper la promozione alla classe successiva.Intanto le proposte editoriali si moltipli-cano e si accendono i primi dibattiti sullametodologia dell’insegnamento. Alcunicomuni, “per dare maggiore impulso allabuona scrittura”, decidono di affidarnel’incarico a “maestri specialisti”, altri siinterrogano sull’opportunità di mantene-re il metodo calligrafico e affidano a spe-ciali commissioni l’incarico di compilareun metodo unico per tutte le scuole dipropria competenza. Sull’insegnamentodella calligrafia nella scuola elementareinterviene anche uno dei didatti più notidel momento, Giovanni Tonso, che pro-prio a questo ordine di scuole dedica unaserie di quaderni metodici di Buonascrittura.

Ma il dibattito più appassionante èquello che coinvolge autorevoli pedago-gisti e igienisti di tutta l’Europa: riguar-da il sistema di scrittura più convenienteda adottare nella scuola primaria per ar-ginare malattie molto diffuse quali lamiopia, lo strabismo e la scoliosi. Sulbanco degli imputati è l’esercizio dellascrittura inclinata che obbligherebbel’allievo ad una posizione innaturale delcorpo e come rimedio si chiede da piùparti l’introduzione obbligatoria nellescuole della scrittura verticale. Il nuovosistema si diffonde rapidamente nelle na-zioni più all’avanguardia in ambito peda-gogico e trova sostenitori anche in Italia.I consigli scolastici di alcune città (Man-tova, Milano, Palermo) lo adottano, altri(Torino) lo sperimentano ma le opinionie i risultati non sono concordi e al princi-pio del nuovo secolo i simpatizzanti del-la pendente chiedono di mantenere o ditornare all’antico sistema.

Sulla questione diritta/inclinata inuovi programmi del 1905, che risultanoi più ampi e dettagliati per quanto riguar-da l’insegnamento della calligrafia, nonprendono posizione ma lasciano liberi imaestri di optare per l’uno o per l’altrosistema, con la sola raccomandazione aidirettori didattici di verificare che lascelta sia condivisa dall’intera scuola,per evitare che gli alunni si trovino a do-ver mutare sistema mutando insegnante.Un elemento di novità però lo contengo-no. Per la prima volta fanno presente ai

solo modelli di scrittura ma illustravano,nella prefazione o in retro-copertina, leregole base per il bello scrivere: correttapostura del corpo, impugnatura dellapenna tra pollice, indice e medio, posi-zione del quaderno, provenienza dellaluce. E naturalmente nelle illustrazioni simostrava solo la mano destra, in quantoil mancinismo a scuola non era ancoraammesso ed anzi era considerato unasorta di malformazione da curare e cor-reggere (fig. 3).

Col finire del secolo ha inizio il pe-riodo d’oro della nostra disciplina: neiprogrammi del 1888 diventa materia au-tonoma con il nome di Scrittura e calli-

Fig. 2Maglia e Musso,Nuovo metodo discrittura italianacoordinata allalettura ad uso dellescuole elementarid’Italia,Torino, s.d.(1864 circa)

Fig. 3A. e C., Esercizi dicalligrafia in dieciquaderni,quaderno 10,Torino, Paravia,s.d. (seconda metàOttocento)

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maestri che l’esercizio calligrafico deveservire a disciplinare “lo stile graficocorrente” dell’alunno senza pretenderedi cancellarne “le individuali tendenze eattitudini di espressione”: una esortazio-ne al rispetto per le forme personali espontanee dello scrivere che sembra pre-correre quel mito della spontaneità in-fantile che sarà idea dominante dellariforma Gentile.

Vent’anni dopo infatti, con i pro-grammi del 1923, la materia entra nel-l’area degli insegnamenti artistici e ab-bandona il nome di Calligrafia per assu-mere quello di Bella scrittura. Il muta-mento del nome, solo in apparenza sino-nimo, e la prescrizione di esercizi “facol-tativi ed eseguiti non tanto su modellicalligrafici a stampa, quanto su modellitracciati dal maestro alla lavagna” ven-gono a sottolineare i nuovi obiettivi dellamateria: disciplinare gli sforzi del bam-bino nel rendere più regolare e armonicoil suo scritto senza annullarne le caratte-ristiche personali. Alle prescrizioni mini-steriali si accompagna il diradarsi nellaproduzione editoriale di quaderni prepa-rati e di metodi per le scuole primarie.Qualche anno dopo, nel 1929, verrà in-trodotto il Libro unico di Stato e il com-pito di fornire modelli per la “bella scrit-tura” sarà demandato a maestri e sillaba-ri, ma non manca qualche esempio dipubblicazione specifica: con i program-mi del 1934 gli esercizi tornano infatti adessere obbligatori e sono previste gare dicalligrafia nella classe quinta. Si va in-tanto smorzando la vecchia querelle di-ritta/inclinata e mentre le riviste didatti-

che raccomandano di insegnare la dirittala scelta di questo sistema di scrittura as-sume progressivamente una connotazio-ne nazionalistica e politica (fig. 4).

Nei programmi del dopoguerra(1945 e 1955) la denominazione e lo sta-tuto della materia mutano ancora. Il nuo-vo nome, Disegno e bella scrittura poiDisegno e scrittura con caduta del quali-ficativo “bella”, la subordinano al dise-gno, punto di partenza della nuova didat-tica. Nel clima di rinnovamento demo-cratico della scuola, i programmi archi-viano i risvolti nazionalistici del vecchiodibattito sui sistemi, prescrivendo lascrittura diritta “per ragioni igieniche” e“di urbanità”, propongono attività discrittura collettiva in classe e mettono al

Fig. 4Un quadernoscolastico deglianni Trenta

Fig. 5E. Magenta Piatti e S. Franchini, Stile. Corso dibella scrittura, quaderno 5, Milano, Ed. Ari-ston, s.d. (1953 circa)

bando gli esemplari e i lunghi esercizipassivi di copiatura. I nuovi metodi so-stituiscono alla copiatura la costruzioneprogressiva dei segni alfabetici, tramiteragionate serie di esercizi di disegnogeometrico, e utilizzano grafie uniformiin luogo del chiaroscuro, un effetto rite-nuto ormai superato. L’editoria proponeancora quaderni metodici ma gli esercizidi bella scrittura si eseguono perlopiù sulquaderno di disegno o su quello di lin-

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Una classe diragazzini suibanchi di unavolta, concannucce,inchiostro e mezzemaniche, duranteuna lezione dipratica scrittorianel laboratoriodidattico torinese(vedi servizioa pagina 5)

gua italiana, segno che lo spazio per lamateria si va riducendo (fig. 5).

Dagli anni Sessanta in poi inizia lavera e propria fase di declino, che non acaso coincide con l’affermarsi sul mer-cato di nuovi strumenti per la scrittura: lamacchina da scrivere, la stilografica esoprattutto la biro, consentita nella scuo-la dal 1965, prendono il posto della pen-na e del calamaio e a poco a poco vascomparendo anche la pubblicistica spe-cializzata sulla scrittura col pennino.

L’abolizione della materia avvieneufficialmente con i programmi del 1985,quando a Disegno e scrittura si sostitui-sce Educazione all’immagine, una nuo-va disciplina con obiettivi e contenutiche più nulla hanno a che vedere conquella originaria. Naturalmente di scrit-tura si parla ancora, ma solo nell’ambitodella Lingua italiana dove con questotermine si indica ormai esclusivamentela produzione di testi e non più quella disegni grafici. La totale caduta di interes-se per l’aspetto grafico si coglie proprionelle istruzioni relative alla “lingua scrit-ta”, dove appare una precisazione che,

consapevolmente o inconsapevolmente,liquida del tutto la nostra materia: “Scri-vere non è copiare graficamente (dise-gnare lettere) e non è solamente proble-ma di manualità; è essenzialmente tradu-zione sulla pagina con mezzi adeguati(anche con alfabeti mobili, con strumenticome la macchina da scrivere, ecc.) dicontenuti che convogliano la pluralità diesperienze dell’alunno”.

Questa affermazione sancisce l’usci-ta definitiva della bella scrittura dai pro-grammi della scuola primaria e apre lastrada all’era di nuove grafie e di nuovidibattiti, non meno appassionanti degliantichi.

È pensabile che il computer sostitui-sca sempre e comunque la scrittura ma-nuale? È auspicabile il declino del corsi-vo a favore dello stampatello? Ma so-prattutto: che influenza avranno le nuovegrafie sulle capacità di studio e di ap-prendimento delle future generazioni distudenti?

Ai posteri l’ardua sentenza.

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Scriviamo in bella è il titolo di un laboratoriodidattico che il Museo della Scuola e del Li-

bro per l’Infanzia di Torino propone dal 2007 aivisitatori più giovani, con l’obiettivo di far cono-scere agli allievi di oggi la vita della scuola diieri mediante una simulazione attiva e coinvol-gente.

Si tratta di una “lezione di buona scrittura”che si svolge in un’aula d’epoca, dove tra giocoed esercizio i partecipanti, muniti di collettibianchi e mezze maniche, seduti sui banchi a treposti con i calamai pronti per l’uso, si trasforma-no in scolari di inizio secolo.

Nella prima parte dell’attività si familiarizzacon i materiali e gli strumenti per la scrittura usatiun tempo: lavagnette individuali e quaderni appo-siti, cannucce e carte asciuganti, versatori d’in-chiostro e portapenne, calamai da banco e calamaida tasca ma soprattutto con il pennino, vero prota-gonista della prima scolarizzazione di massa delnostro paese. Della piccola punta d’acciaio si sco-prono forme e usi, si impara a fissarlo alla cannuc-cia e si prova a tenere la penna tra pollice indice emedio sperimentando la postura “igienica” delcorpo e la posizione corretta del quaderno.

Poi si intinge la penna nell’inchiostro e via...i pennini scricchiolano, le dita si imbrattano equalche macchia scappa ma tutti guardano concuriosità e soddisfazione il proprio lavoro e quel-lo degli altri.

Nella seconda parte della “lezione” si pre-sentano invece i caratteri della scrittura e, conl’aiuto di vecchi esemplari didattici e di nuoviprogrammi informatici, si impara a distinguerele diritte dalle pendenti e a riconoscere i caratteripiù studiati un tempo sui banchi di scuola: lostampatello romano e lo stampatello aldino, ilgotico, l’inglese, il rotondo e il verticale, e infineogni classe può osservare il nome della propria

Un laboratorio didatticoper far conoscere agli allievi di oggi

la calligrafia di ieri

Per informazioni: Fondazione Tancredi di Barolo Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia - Pa-lazzo Barolo, via Corte d’Appello 20 - 10122 Torino; orari: lun-gio 9-13; tel 011.19784944 - 338.1943870fax 011.19785188; [email protected]; www.fondazionetancredidibarolo.com

scuola scritto in vari stili e scegliere quello chepreferisce. Al termine dalla lezione ciascun allie-vo porta a casa fiero il proprio attestato di buonascrittura.

Per gli insegnanti è disponibile una Guida,realizzata in proprio dal Museo, che illustra e do-cumenta con immagini gli argomenti affrontatinel laboratorio: programmi, regole di bella scrit-tura, materiali e strumenti, metodi e caratteri epresenta il fondo di calligrafia della FondazioneTancredi di Barolo, parzialmente esposto nel lo-cale attiguo all’aula didattica.

Dal 2007 ad oggi, sui banchi del Museo sisono seduti per il laboratorio oltre 9000 allievi,sei classi in media ogni settimana da ottobre amaggio, provenienti dalla città ma anche dallaprovincia e da altre regioni. In prevalenza scuoleelementari, per le quali l’attività era stata inizial-mente pensata, ma il laboratorio ha suscitatol’interesse anche delle medie inferiori e superio-ri. Con loro, perlopiù studenti di licei artistici esocio-psico-pedagogici, il gioco diventa più se-rio: il contesto storico si precisa, la riflessionesui caratteri si approfondisce, la perizia faticosadi ieri è messa a confronto con gli automatismidi oggi, favoriti dalle tecnologie informatiche. Ec’è anche chi, durante l’esperimento di scrittura,si appassiona, tenta l’effetto chiaroscuro e chiedeinformazioni sulle scuole di calligrafia, segnoche la scuola di ieri ha forse ancora qualcosa datrasmettere alla scuola di oggi. Ma il laboratorionon ha coinvolto soltanto gli allievi delle scuole,alla domenica possono partecipare anche le fa-miglie e in più occasioni l’attività è stata “espor-tata” fuori dal Museo, a Torino in occasione diuna mostra sulla scrittura a Palazzo Bricherasio,alla Fiera del Libro e ad Exilles, per un appunta-mento annuale di rievocazione storica.

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di GIAN PAOLOTRIVULZIO

Dal 29 al 31 gennaio si è tenuta all’Aja la riunione del Board dell’Intersteno a cuierano presenti tutti e sette i componenti.

Eccellente organizzatrice dell’incontro la signora Rian Schwarz-van Poppel,Team manager dei resocontisti della Camera dei Rappresentanti del Parlamento olan-dese, membro del Board e coordinatrice del Gruppo dei resocontisti parlamenti e pro-fessionisti dell’Intersteno, carica conferitale a Pechino a seguito delle dimissioni diCees van Beurden.

Una confortevole sala del Parlamento è stata la sede degli incontri, ottimamenteattrezzata e con annesso spazio per cor-diali incontri conviviali, che hanno con-tribuito ad affrontare con tranquillità imolti ed importanti punti dell’agenda.

La sede del Parlamento olandese ècostituita da un corpo di una costruzioneantica, a cui è si è aggiunto, negli ultimi15 anni, un’altra parte modernissima, se-gno dell’evoluzione dei tempi. Cosìcome si è evoluto il servizio di resocon-tazione dei dibattiti con l’utilizzo delletecnologie (conservando l’obiettivo dibase di rendere disponibili i resoconti en-tro un’ora dal termine della seduta). Ciòè ottenuto da uno staff di 12 resocontisti(che vengono tuttora chiamati stenografianche se pochissimi usano ancora la ste-nografia) che si alternano in aula in turnidi 5 minuti. Questa catena è oggi in

avanzata trasformazione con l’utilizzointegrato delle tecnologie informatiche:in pratica lo stenografo siede al tavoloposto al centro dell’emiciclo e per i 5 mi-nuti prende appunti soprattutto per quan-to riguarda il contesto (nome dell’orato-re, eventuali interruzioni, parole partico-lari ecc.). Il dibattito è registrato con tec-nologia digitale che consente di trasferi-re il segmento di dibattito direttamentesul computer del resocontista che, rien-trato nel suo ufficio, redige quindi il re-soconto utilizzando la scaletta da lui re-datta in aula e riascoltando il sonoro. Inquesta fase di redazione, oltre a formula-re correttamente il trasferimento dal par-lato allo scritto, deve risolvere eventualidubbi circa l’esatta grafia di parole parti-colari o nomi propri.

I vari pezzi sono automaticamente in-colonnati e un ‘revisore’ provvede a verifi-care i corretti accorpamenti dei vari pezzi.

L’evoluzione nei prossimi mesi porteràalla presenza in aula di una sola per-

sona che seguirà l’intera seduta oppureuna sua parte particolarmente importan-te. Questa persona è denominata‘marker’ (marcatore). In pratica, segue lascaletta del dibattito che è riportata su uncomputer, indicando il momento in cuiun oratore inizia un nuovo argomento,

L’Intersteno riunita

all’Ajaanche in vistadelle Convention americane

Cees van Beurdene Danny Devriendt

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È pure previsto che prossimamente,oltre al suono digitale, vengano inviateanche le immagini del dibattito.

La procedura sinteticamente indica-ta, fa parte di una completa riorganizza-zione delle procedure informatiche, de-nominata VLOS (sistema di supportoalla resocontazione digitale) che vienegradatamente implementata e sulla qualei resocontisti devono ovviamente essereaddestrati.

Negli uffici sono conservati gli stru-menti che nel tempo sono stati uti-

lizzati per redigere i resoconti (testi distenografia, macchine per scrivere fino aiprimi computer, sistemi di registrazionesonora su nastro e a cassetta). I resocontipiù antichi venivano raccolti in volumirilegati, che fanno bella mostra in unastorica biblioteca. Il loro contenuto è infase di elaborazione digitale per renderlifacilmente consultabili. È un lavoro cherichiederà alcuni anni.

Un video ha permesso di capire me-glio come funziona la democrazia e diconseguenza l’attività parlamentare inquesto paese, dove si sposano tradizionied avanzate posizioni che tendono co-munque ad una estrema concretezza inquanto il governo è stato finora formatoda coalizioni che richiedono obiettivicondivisi per poter funzionare.

I lavori del Board sono iniziati conuna breve sintesi del Congresso di Pechi-no (a proposito del quale gli echi positividai vari paesi hanno smentito le malevolicassandre della vigilia!).

Sono stati approvati diversi docu-menti per una migliore gestione dell’atti-vità dell’Intersteno, in particolare unaprocedura semplificata per ridurre i tem-pi per l’approvazione dei Membri Asso-ciati, le regole per il rimborso delle speseapprovate, un budget dettagliato, le rego-le per l’utilizzo del logo e del marchiodell’Intersteno.

Si è deciso di investire in una campa-gna di marketing che faccia meglio co-noscere l’attività della Federazione, essadovrà essere svolta in accordo e con ilsupporto dei paesi in cui l’azione è rite-nuta particolarmente importante anche invista di attrarre il maggior numero dipartecipanti al prossimo Congresso diParigi. Verrà realizzata una nuova edizio-

La storicabiblioteca delParlamentoolandese

nonché ogni ulteriore informazione utileper una corretta trascrizione. Questeinformazioni vengono inserite sceglien-do con una penna elettronica una serie didati preregistrati, essi vengono automati-camente collegati al sonoro digitale cheè sempre suddiviso in gruppi di 5 minuti,instradati poi dal coordinatore a uno deiresocontisti liberi.

La trascrizione avviene a mezzo ta-stiera, ma si prevede che per il futuroqualcuno possa utilizzare il riconosci-mento del parlato.

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ne della brochure di presentazione del-l’Intersteno e si sosterrà la partecipazio-ne alla gara in Internet nei paesi in cuiquesta formula non è ancora molto se-guita.

Gli eventi del 2010 saranno:

– una riunione degli stenografi parla-mentari e professionisti, organizzata dallasignora Rian Schwars-van Poppel, nelprossimo mese di luglio. La sede dell’in-contro sarà probabilmente Madrid, anchese si stanno valutando altre alternative.

– con inizio il 1 ottobre, l’annuale riu-nione del Consiglio si terrà a Budapest:le colleghe ungheresi hanno già indivi-duato gli alberghi in cui la riunione potràavere luogo ed entro il mese di marzoverranno diffuse tutte le informazioni sulsito www.intersteno.org nonché una ver-sione in italiano al sito .it.

Èstata decisa la partecipazione alleConvention delle Associazioni ameri-

cane che si svolgono nei mesi diluglio/agosto.

Tutta questa attività deve anche ruo-tare intorno alle problematiche strategi-

che che, come ho indicato durante il di-scorso inaugurale di Pechino, influenza-no il nostro futuro ed alle quali non pos-siamo restare indifferenti. In questo qua-dro ha particolare importanze la forma-zione, per la quale è stato costituito unComitato, al quale fanno parte 21 perso-ne di 11 paesi (i loro nominativi e curri-cula sono visibili al sito www.interste-no.org-Scientific ed Education Commit-tee-Members). Un primo compito saràquello di realizzare un’indagine conosci-tiva della situazione nelle varie nazioni(l’Italia sta vivendo un momento di asse-stamento, che penso sarà sottolineato daLoredana Bettonte, Carlo Eugeni e LuigiZambelli che si sono candidati per que-sto compito). Subito dopo sarà necessa-rio affrontare i temi di fondo sulle nostreprofessioni ed abilità.

Una cena ha riunito, venerdì sera, imembri del Board ed altri componentidel gruppo Olandese anche per la conse-gna del diploma di Presidente Onorarioal signor Cees van Beurden, cordialmen-te festeggiato.

Il Boarddell’Interstenoriunito all’Aja:da sinistraBoris Neubauer,Danny Devriendt,Jaroslav Zaviacic,Georgette Sante,G. P. Trivulzio,Mark Golden,Cees van Beurden,Rian Schwars-vanPoppel

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di SERGIOSAPETTI

Se ne è parlato su Wikipedia:la stenografia è una

pratica

sportiva?

N ella mia qualità di stenografo agonista e professionista, allenatore di alcuni deimigliori e più affermati stenografi italiani della fine dello scorso secolo1, affer-

mo categoricamente: la stenografia di per se stessa non è una pratica sportiva, ma lastenografia agonistica è una pratica sportiva!2.

Prima di ogni gara si devono preparare, per ore, mente, corpo e riflessi. Lo stressa cui è sottoposto il fisico, quando si stenografa ad una velocità variabile da 2 a 3 pa-role al secondo di media, per 7 - 10 minuti è tale che ogni gara d’alto livello va prepa-rata con mesi di anticipo. La mano scrivente deve eseguire dei repentini cambi di di-rezione in microspazi, dosando esatta-mente la pressione scrittoria in modo chesia oscillante dal rafforzato (scendendo)al leggero (salendo), occorre controllarel’ovalizzazione degli occhielli e dei se-gni curvi, irrigidire istantaneamente ledita al momento dei cambi direzionali,alleggerendo di colpo se occorre esegui-re dei filetti curvi.

Per ottenere questa elasticità ci si al-lena per ore (nei giorni che precedono legare internazionali sono arrivato a 8 oredi allenamento al giorno, chiunque provia scrivere in corsivo per otto ore tutti igiorni e poi vediamo se non ha anch’eglii crampi come gli atleti di altre discipli-ne). Il respiro può alterare la forma deglistenogrammi, quindi si scrive controllan-do inspirazione ed espirazione, control-lando la tensione dei muscoli addomina-li, gestendo la tensione dei muscoli finidel braccio e delle dita.

Come per i piloti automobilisti quan-do cambiano le marce, voltare la paginadi un notes deve essere una pratica parti-colare, preparata già a metà del foglio. Ilpollice della mano con cui non si scriveprepara l’atto, in contemporanea l’altramano scrive, mentre la mente decodificai messaggi sonori, li incanala in un con-testo logico di sintesi, e il respiro gover-

na tutti i movimenti. I migliori stenografisono sempre quelli che girano le paginepiù velocemente, che lasciano i chiaro-scuri più evidenti, che non tremano neimicromovimenti, che rilassano la tensio-ne durante la stenoscrizione di verbaliche, già a livello uditivo, per le personenon preparate, sono veloci da essere in-terpretati, non solo sintetizzati mental-mente e scritti perfettamente.

Un dato statistico constatato sullamaggioranza dei migliori stenografi ago-nisti che ho conosciuto: quando si smette

1 Nel 1993, Sergio Sapetti allenò Riccardo Bruni,che vinse la gara mondiale di stenografia, con ilsistema Cima. La sua vittoria diede grande impul-so alla diffusione del sistema creato da GiovanniVincenzo Cima. Allora, la maggior parte dei massmedia nazionali (radiotelevisivi e cartacei) ripor-tarono la notizia della vittoria di Bruni e, in segui-to alla quale, molti docenti di stenografia adotta-rono le tecniche stenografiche Cima tratte dallepubblicazioni di Riccardo Bruni o dalle sue idea-zioni che perfezionarono il sistema.2 La stenografia è una pratica agonistica da oltremezzo secolo, le gare, un tempo unite a quelle didattilografia e calcolo a macchina, ora sono svolteinsieme all’elaborazione del testo al computer (daoltre un secolo la stenografia a mano e la stenoti-pia, cioè la stenografia a macchina, sono equipara-te sia a livello professionale, sia durante le gare).

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la consistenza dell’attrito, la scorrevolez-za della penna sul foglio. Coloro che hopreparato e che hanno dimostrato con ifatti, confrontandosi contro decine o cen-tinaia di altri concorrenti d’alto livello (aseconda della competizione), di essere aivertici dell’agonismo stenografico, li hoallenati con la stessa disciplina e atten-zione che oggi (non più agonista e prepa-ratore in stenografia), continuo a metterenelle arti marziali (che pratico da tren-t’anni).

L a stenografia agonistica è una praticasportiva, chiunque lo dubiti, oltre a ri-

volgersi alle pubblicazioni di settore eagli atleti che la praticano o l’hanno pra-ticata sul serio, è invitato a provare sulcampo cosa significano le mie preceden-ti parole. Per concludere, la stenografiaagonistica è un’arte marziale applicatain competizioni sportive: armonia (arte)e disciplina perfetta di mente e corpo(marziale) da praticarsi affrontando av-versari di simile valore in competizioniin cui si raggiungono i limiti dell’intelli-gibilità da parte dell’organismo umanoper capire e stenografare un verbale di1.200 parole in meno di dieci minuti, perpoi ritrascriverlo in scrittura corrente conil minor numero di penalità nel minortempo possibile.

di gareggiare, rispetto agli anni prece-denti in cui si era agonisti, il corpo in ge-nere aumenta di peso di oltre il 10% peril solo fatto che la tensione muscolare epsicofisica è cessata. La stenografia ago-nistica non è paragonabile alla stenogra-fia scolastica o a vecchi modelli di segre-tarie tramandatici dai film neorealisticianni ’50. Essa è una pratica sportiva incui la coordinazione dei movimenti,l’impegno muscolare, la tensione deitendini, la capacità di resistenza aglisforzi, la perfetta abilità esecutiva e l’a-bilità mentale devono essere svolte inmodo armonioso per tutta la durata dellaprova (lo stesso dicasi per la dattilogra-fia, la stenotipica ecc. addirittura è pas-sato alla “storia” un ingegnere indiano,che ad ogni mondiale si costruiva da se isupporti su cui posizionare la macchinaper scrivere meccanica, per poter averela migliore posizione ergonomica perl’occasione).

Stenografare a 150 parole al minutodi media significa avere perfetta padro-nanza del linguaggio e delle sue regoleabbreviative, ottima esecuzione deglistenogrammi, colpo d’occhio, prontezzadi riflessi, tenacia muscolare e tendinea,attenzione respiratoria costante. La stes-sa cura si ponga per gli strumenti discrittura: scelta e selezione dei miglioritipi di inchiostro e di carta, per ottenere e“sentire” sempre sulla “punta delle dita”

Assemblea EUSI a RomaL’11 dicembre scorso si è tenuta a Roma l’assembleadei soci dell’EUSI. Il Presidente Angelo Quitadamo,dopo aver ricordato la figura di Eleonora Pagano, scom-parsa il 20 novembre scorso, ha comunicato che, nono-stante la generale situazione di crisi, le gare nazionali2010 avranno regolare svolgimento (in un prossimo no-tiziario a cura dell’EUSI saranno date dettagliate infor-mazioni sulle specifiche gare del campionato). In consi-derazione delle precarie condizioni economiche dellevarie associazioni e istituzioni stenografiche, è statainoltre proposto e accettata di regolarizzare le annualiiscrizioni all’EUSI con una quota simbolica di 10 euro.

Federazione e Magistrale Gabelsberger-NoeL’assemblea congiunta della Federazione e della Magi-strale Gabelsberger-Noe si è tenuta a Roma il 12 dicem-bre 2010. Dopo avere esaminato la situazione della ste-nografia in Italia nelle tre ormai consuete forme (steno-

grafia manuale, stenotipia e riconoscimento vocalico), idue presidenti, Quitadamo e Paganini, hanno ribadito lanecessità che il Ministero della Pubblica Istruzione, dopoaver pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale le classi di con-corso delle scuole superiori (fra le quali è stata reintro-dotta la Stenografia), provveda ora a ridefinire la materia(com’è probabile) e a indire con urgenza i nuovi esami diabilitazione all’insegnamento della Stenografia.

I trent’anni della Fondazione GiuliettiIl 25 febbraio scorso si è riunito a Firenze il Consigliodi amministrazione della Fondazione Giulietti per ilrinnovo delle cariche sociali. Per il prossimo trienniosono stati riconfermati Paolo A. Paganini presidente,Gianluca Formichi vice-presidente e Nerio Neri segre-tario. Il Consiglio ha inoltre deliberato di organizzarenel corrente anno un convegno nazionale da tenersi aFirenze nel prossimo autunno, per celebrare i trent’an-ni della Fondazione Giulietti.

NOTIZIARIO STENOGRAFICO

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P er intavolare un dialogo sportivo – che non sia il calcio – basterebbe fare unnome: Lea Pericoli. Amazzone, tennista e golfista, ma ben più nota come tenni-

sta. Ci si domanderà quale attinenza abbia con la nostra rivista. Be’, una certa connes-sione c’è. Ha studiato stenografia! Sebbene, metaforicamente, la sua vocazione steno-grafica nella sua ampia attività di sportiva sia come la proverbiale goccia nel mare...

Pur essendo nata a Milano nel 1935, visse la sua infanzia in Etiopia, in una bellacasa di Addis Abeba, dove il padre aveva delle rappresentanze e un negozio denomi-nato “La Provveditoria Coloniale”. Lezioni private ad Addis Abeba, ma licenza ele-mentare a Riccione al termine della suaprima vacanza. Fu lì che, per la primavolta, mangiò le castagne arrosto. Le dis-

Lea

Pericolida stenografa mancataa campionessa di tennisdi FERRUCCIO

ANNIBALE

sero di esprimere un desiderio. “Nonavevo dubbi, volevo tornare in Africa!”.Infatti, poco dopo, vi tornò. Scuola in-glese in Kenya, ai tempi dell’Impero bri-tannico e per cinque lunghi anni studiò alLoreto Convent Msongari di Nairobi.Quando giunsero i Mau-Mau i genitori laspedirono in Svizzera per seguire quellache allora si chiamava finish school.Dopo varie peripezie causa la guerra,tornarono ad Addis Abeba. E, nella bel-lissima casa che il padre aveva preparato,Lea vi trovò anche un campo da tennisrosso con le righe bianche…

“Non mi rendevo conto di pensarequello che avrebbe rappresentato per ilresto della mia vita. Mio papà Filippoera un buon giocatore di terza categoriae ha sempre amato questo sport. Quandoha scoperto che c’era una casa con iltennis l’ha comperata subito. Giocavacon gli amici e mi insegnava a giocare,al punto che, quando mancava un avver-sario, mi dava una racchetta e mi facevaprovare. Da fuori sembrava più sempli-ce, perdevo molte palle. Era più facilequando, nelle giornate di pioggia, mi al-lenavo contro il muro maltrattando lapallina. Ma lentamente gli errori sono

Lea Pericolialla presentazionedel suo libro“Maldafrica”

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diminuiti. E su quel campo ho trascorsogiornate meravigliose, con partite moz-zafiato. Anche mamma Jole aveva buonedoti tennistiche tanto che una volta deci-demmo di proseguire fino a che unaavesse ceduto per stanchezza. Ebbene,ho ceduto io perché sono svenuta! A2420 metri di altitudine (Addis Abeba èla più elevata città africana – ndr) non èfacile tirare il fiato. Forse, imparando aquella quota, sono riuscita ad ottenere laresistenza che mi ha consentito ad avereun fisico fortissimo”.

Adesso, mentre del tennis (27 titoliitaliani) ha dei ricordi stupendi, si è dataal golf.

Però è anche giornalista e scrittrice.Il primo articolo lo scrisse da Wimble-don per “Il Giornale”, in epoca monta-nelliana, sebbene impegnata nel torneo,quindi anche cronista... di se stessa, no-nostante che un regolamento lo vietasse!“Scrivi con molto garbo, Leuccia, conti-nua così”, le disse Montanelli.

Da poco è uscito, edito da Marsilio,«Maldafrica, i ricordi della mia

vita», della stessa Pericoli, che segue«Questa bellissima vita», per la collana

Sestogrado della scomparsa La Sorgente,e «C’era una volta il tennis» per i tipidella Rizzoli (che ha vinto il Premio“Gianni Brera” 2007).

Posseggo i tre libri, con una sua gra-ditissima dedica. Da anni esiste un sim-patico rapporto di amicizia. Da quando,cioè, al Tennis Club Milano, attorno al1957, la fotografai con altri celebri ten-nisti, del calibro di Gardini, Sirola, Mer-lo, la Migliori, la Lazzarino… Poi ci per-demmo di vista!

La incontrai quasi vent’anni dopo trai corridoi del “Giornale” e, ricordandoquell’antefatto, si ricompose un’amici-zia. Ma amicizia non vuol dire necessa-riamente confidenza così, solo leggendola prefazione del suo libro, ho appresoche era andata a scuola di stenodattilo-grafia.

“Non prendere alla lettera quelloche ho scritto”, mi ha specificato, “Sì, misono impegnata per imparare la steno-grafia, per fare la segretaria… Una se-gretaria che si rispetti deve avere questenozioni. Ho frequentato una Scuola invia Vittorio Veneto… mi ci sono buttata acapofitto, com’è nella mia indole. Ma,pensando che una segretaria, pure dirango, deve sottostare ad orari fissi, hointrapreso altre attività che mi hannodato notevoli soddisfazioni. Fui segreta-ria di Joe Nehmad, figlio di un banchierelibanese, poi collaborai con piccole manote case produttrici. Ho curato anchealcuni Caroselli, ormai leggendari, connoti protagonisti quali Mina, Virna Lisi eGiovanna Ralli. Mi inserii anche nellamoda e ho così avuto modo di conoscerei più celebri stilisti”.

E la stenografia? Come aveva assem-blato la lunga intervista con Nicola Pie-trangeli, da cui uscì “C’era una volta iltennis”?

“Usavo il registratore, ma prendevoanche appunti a modo mio… Non essen-do veloce, mi resi conto che se applicavola stenografia ci mettevo più tempo, pri-ma a scriverla e poi a rileggerla! Quindiabbreviavo le parole ed evitavo i verbiinutili. Ma conoscevo talmente bene Ni-cola – record mondiale di 164 presenzein Davis e record nazionale maschile di

La tennistaall’apice dellacarriera

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24 titoli – che non avevo bisogno di mol-ti dettagli”.

“Tu stessa hai vinto 27 titoli naziona-li. Quando conquistasti il primo?”.

“Fu nel 1958, a Bologna… Anzi, perla precisione ne vinsi tre. Il singolare

contro Maria Teresa Riedl, poi il doppioin copia, se non sbaglio, con AnnalisaBellani e il doppio misto con Giorgio Fa-chini”

Poi, per Lea Pericoli c’è stata unaparentesi difficile della sua vita, quan-do i medici le diagnosticarono un tu-more. Ma questo male, che fa tantapaura, lo affrontò con coraggio e ripre-se a giocare dopo venti giorni dall’ope-razione, con fiducia e felicità, perché“le ore che si passano giocando sonouna vera cura di bellezza!”. E, tornataal tennis, dopo sei mesi a Bari ricon-quistò il titolo italiano e, in coppia conAdriano Panatta, anche quello di dop-pio misto.

Tramite il professor Veronesi Lea Pe-ricoli è propugnatrice della campagnapropagandistica in favore della Lega perla lotta contro i tumori. E i proventi delsuo libro sono devoluti alla Lega controil cancro.

Il 6 gennaio Lea Pericoli è partita perl’Africa. Ha detto che è stata invitata aun paio di tornei di golf. Ma possiamocredere che, più d’ogni altra cosa, è an-data per quel turbamento che si chiamaMal d’Africa!

*

... e dal gonnellino al... golf

L’ ho vista proprio su quella rivista,appunto dove l’ hanno intervistata.Pensavo che parlasse da tennistama invece, adesso, il golf l’ha conquistata.

Da tempo le scarpette e la racchetta,come suol dirsi, l’ha attaccate al chiodo.Di credere che adesso Lea la smettaio dico che ormai non ci sia più modo.

Per seguire il marito s’è convintadi divorziar dal tennis per il green:il golf è uno sport “chic”, è un gioco “in”.

“Net” e “volée”, rovesci e tanta grintafan posto al “ferro” giusto, che ti inducaa colpir ben la palla e andare in buca.

f.a.

La piccola Leaai tempi coloniali

Con mamma Joletre dei quattrofratellini: Lea,Luciana e Dinoin una fotografiad’epoca

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di GIAN PAOLO TRIVULZIO

FlavianoRodriguezci ha lasciato

Martedì 2 marzo alle ore15.30 Flaviano Rodriguez

si è addormentato per sempre. Ilfiglio Carlo ne ha dato l’annun-cio con queste significative pa-role: “Flaviano ci ha lasciatooggi. Solo nel corpo, sono certo,perché nello spirito è indelebil-mente con chi ha amato e conchi lo ha amato”.

La triste notizia è immedia-tamente rimbalzata ed ha addo-lorato tutti coloro che l’hannoconosciuto o incontrato nell’ar-co della sua lunga vita.

Nato a La Thuile (Aosta) il27 novembre 1917 (il padre eraesperto minerario alle note mi-

niere di quella località), completòi suoi studi a Cagliari conseguen-do il diploma di ragioniere. Nelfrattempo si innamorò della ste-nografia ed iniziò a corrisponderecon coloro che nel continente sioccupavano di questa materia.Conseguì l’abilitazione all’inse-gnamento della stenografia nel1939 in occasione dei primi esa-mi indetti dopo il riconoscimentodei sistemi Cima e Meschini, ri-sultando il primo in graduatoria.

Poiché la Sardegna non glioffriva opportunità di lavoro gra-tificante, su consiglio di uno zio,si trasferì a Milano alla fine del-la seconda guerra mondiale tro-vando impiego quale segretariodi una associazione, impiego chelasciò per assumere l’incarico diprofessore di stenografia pressol’Istituto Pietro Verri.

Le sue capacità umane eprofessionali gli permisero dimotivare molti allievi allo studiodella stenografia, che lui consi-gliava di abbinare a quello dellelingue straniere e della dattilo-grafia. Quest’ultima non era in-segnata nelle scuole pubbliche,nonostante ciò riuscì a convince-re il Preside e i colleghi ad at-trezzare un’aula per questo inse-gnamento, mettendo a punto unapersonale didattica con l’uso disupporti musicali.

Gli allievi del Verri, grazie alsuo insegnamento, si distinseroin molte competizioni, formulanella quale credeva avendo fattoparte della Giuria dei primi cam-pionati che si svolsero nel 1949.

Nel 1956 fondò a Milano l’I-DI (Istituto dattilografico Italia-no). L’attività dell’Istituto fu poitrasferita a Firenze, dove ebbeun meraviglioso sviluppo, dive-nendo punto di riferimento perun insegnamento avanzato anchenella formazione di alto livello.Qui, Rodriguez si dedicò conimpegno e dedizione, all’inse-gnamento razionale della datti-lografia, della stenografia e peralcuni anni della stenotipiaGrandjean per la quale nel 1965furono importate macchine dallaFrancia.

La sua attività si svolse,come si direbbe oggi, a 360 gra-di: ben 162 sono le opere chespaziano dai manuali didatticiper i sistemi Cima e Gabelsber-ger anche applicati alle linguestraniere, alle famosissime eser-citazioni da 40 a 100 parole alminuto per i tre sistemi stenogra-fici, ai manuali per l’apprendi-mento razionale della dattilogra-fia (Dattilografia Moderna) com-pletati fino alla comparsa delcomputer, senza dimenticare glistudi sulla tecnica e sulla didatti-ca per la dattilografia e la steno-grafia. Ma Flaviano Rodriguezvoleva guardare avanti, la steno-grafia era la base costante deisuoi pensieri, ecco allora l’ideadi sviluppare un sistema steno-grafico che traesse linfa dalla suaesperienza: la Velocigrafia dellaquale sono state pubblicate molteedizioni. Successivamente si de-dicò alla semplificazione del si-stema Gabelsberger Noe, ed al-

Una bella, simbolica immagine giova-nile di Flaviano Rodriguez, mentrespiega alla lavagna una lezione del si-stema Gabelsberger-Noe

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Flaviano Rodriguez, ripreso, vicino al figlio Carlo, durante i calorosifesteggiamenti conviviali, nel 2007, in occasione del suo novantesimocompleanno

cuni anni fa presentò una sua opera per una stenografia silla-bica che nella sua idea fosse compatibile con una elaborazio-ne elettronica.

La sua abilità grafica era notevole, tutte le opere da luipubblicate furono interamente da lui autografate nelle partistenografiche.

Alla scomparsa del prof. Giuseppe Aliprandi fu unanime-mente riconosciuto come la persona in grado di continuarnel’opera: da qui la rifondazione nel 1982 dell’Accademia in Fi-renze e gli sforzi per portarla al riconoscimento ufficiale.

Nel 1955 partecipò al primo Congresso Intersteno deldopoguerra, tenutosi a Monaco-Montecarlo e la sua persona-lità fu immediatamente accolta con rispetto e simpatia: par-tecipò ininterrottamente ai Congressi della Federazione, finoa quello di Losanna nel 1998. Nel 1985 fu nominato Presi-dente dell’Intersteno ed in tale veste organizzò il Congressodi Firenze che vide la presenza di quasi 800 partecipanti. Peril successo di tale evento fu eletto Presidente Onorario.Il Poeta ci ricorda “Tristo quel discepolo che non avanza ilsuo maestro”, scusami Flaviano io non ce l’ho fatta, eri trop-po alto, ma da te ho imparato tantissimo. Grazie! È la solaparola che riesco a dire in questo momento.

Uniti nel dolore dei familiarie della scuola stenografica italianaLa Federazione Stenografica Italiana Gabelsberger-Noe,l’Associazione Stenografica Magistrale Italiana G.-N. e, atitolo personale per la pluriennale amicizia con Flaviano Ro-driguez, i presidente Angelo Quitadamo e Paolo A. Pagani-ni, si stringono con dolore alla gentile Signora Ada, ai figlie, in particolare, a Carlo, degno e appassionato continuatoredell’attività del padre. Partecipano altresì al lutto la Presi-denza e i Membri del Consiglio di amministrazione dellaFondazione Giulietti, che da sempre hanno condiviso conFlaviano Rodriguez, in solidale e costruttiva amicizia, l’in-crollabile fede in difesa e divulgazione della professione edella cultura stenografica.

Civiltà della scritturan. 17, gennaio/marzo 2010

già «Rivista degli Stenografi»fondata a Firenze nel 1877Organo trimestrale della

Fondazione Francesco e Zaira Giuliettidi cultura stenografica, calligrafica,

grafica e linguisticaRedazione ed Amministrazione

Via dei Cairoli 16/C - 50131 FirenzeTel. e fax 055.5000042 - 339.4262820

www.fondazionegiulietti.itE-mail: [email protected]

Direttore responsabilePaolo A. PaganiniDirettore editoriale

Nerio NeriHanno collaborato a questo numero:

Ferruccio Annibale, Riccardo Bruni,Indro Neri, Luciana Pasino,

Sergio Sapetti, Gian Paolo Trivulzio,Anna Maria Trombetti

StampaPegaso s.n.c. - Firenze

Copia non commerciabileC/C postale N. 70343140

Autorizzazione del Tribunale di Firenzen. 3604 del 22/7/1987

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Fondazione Francesco e Zaira Giuliettiper lo studio, la promozione e la divulgazione

delle scritture comuni e della stenografiaGabelsberger-Noe

Riconosciuta con D.P.R.n. 310 del 19-1-1983

Sede legaleVia dei Cairoli 16/C - 50131 Firenze

Tel. e fax 055.5000042 - 339.4262820Codice fiscale 94010970484Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65

Consiglio di AmministrazionePresidente Prof. Paolo A. Paganini

Presidente onorario Prof. Andrea InnocenziVice Presidente Dr. Gianluca Formichi

Segretario Nerio NeriConsiglieri

Prof. Andrea InnocenziProf. Giorgio SpellucciDr. Federico Sposato

Prof.ssa Anna Maria Trombetti

Collegio RevisoriDr.ssa Cristina DattoliDr. Gianluca Borrani

Dr. Enzo Rook

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Info

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oni Investimenti pubblicitari

nel 2009 in calo del 13,4%

Il 2009 si è chiuso con una flessione de-gli investimenti pubblicitari a 8.515 mi-lioni di euro, in calo del 13,4% su baseannua. Relativamente ai vari media laTelevisione, considerando i canali gene-ralisti e quelli satellitari (marchi Sky eFox), ha registrato una flessione del10,2%, la Radio chiude a –7,7%. Crollala Stampa a –21,6%, con i Quotidiani ingenerale a –16,0%, i QuotidianiFree/Pay Press a –26,6%, i Periodici a–28,7%. Per quanto riguarda gli altrimezzi gli andamenti sull’anno vedono leAffissioni a –25,4%, il Cinema in calodel 4,4%, le Cards in leggero recupero a+0,9%, l’Out of Home Tv a +0,2% e ilDirect Mail –15,8%. In controtendenzasolo Internet, con un vistoso progressodel 5,1%. La variazione a dicembre 2009su dicembre 2008 è del –1,6%: nel con-fronto mensile, infatti, si registrano valo-ri in crescita per la Televisione, la Radio,il Cinema, Internet, le Cards e l’Out ofHome Tv, mentre rallenta il trend negati-vo dei Quotidiani.

La crisi delle inserzioni si fa sentireanche nella Confederazione Elvetica

Anche la stampa svizzera ha registratoun forte calo delle inserzioni nel 2009. Ilvolume degli annunci è sceso a 1,59 mi-liardi di franchi, con una contrazione del20% rispetto al 2008, quando già era sta-ta registrata una flessione del 6%. Perquanto riguarda il tipo di periodico han-no sofferto molto la stampa finanziariaed economica (–30%) e i domenicali(–29%), un po’ meno i quotidiani (–2%)e le riviste destinate al grande pubblico(–20%).

Il Parlamento europeo garantisceil diritto di accesso a Internet

Il Parlamento Europeo ha approvato lariforma delle telecomunicazioni. Per laprima volta, il diritto all’accesso a Inter-net viene garantito da una protezionegiuridica equivalente a un diritto o a unalibertà fondamentale. Il legislatore rico-nosce che “Internet è essenziale per l’i-struzione e l’esercizio pratico della li-

bertà di espressione e l’accesso al-l’informazione, qualsiasi restrizione im-posta all’esercizio di tali diritti fonda-mentali dovrebbe essere conforme allaconvenzione europea per la salvaguar-dia dei diritti dell’uomo e delle libertàfondamentali. Qualunque provvedimentodi questo tipo riguardante l’accesso ol’uso di servizi e applicazioni attraversoreti di comunicazione elettronica, daparte degli utenti finali, che ostacolassetali diritti o libertà fondamentali può es-sere imposto soltanto se appropriato,proporzionato e necessario nel contestodi una società democratica e la sua at-tuazione deve essere oggetto di adeguategaranzie procedurali conformementealla Convenzione europea per la salva-guardia dei diritti dell’uomo e delle li-bertà fondamentali e ai principi generalidel diritto comunitario, inclusi un’effica-ce tutela giurisdizionale e un giusto pro-cesso” . La Direttiva, pubblicata il 18 di-cembre 2009, dovrà essere recepita dagliStati membri entro il 2012.

Una proposta franceseper tassare i colossi online

È già stata soprannominata “tassa Goo-gle” la proposta francese per un’impostasugli introiti pubblicitari dei colossi del-l’online, quali BigG, Microsoft, Yahoo eFacebook. Con una tassa ad hoc si vor-rebbe cercare di riequilibrare un sistemache attualmente premia molto di più chidistribuisce i contenuti rispetto a chi liproduce. Si tratterebbe di una trattenutafiscale dall’1 al 2 per cento sulla pubbli-cità online, che andrebbe a colpire solole grandi realtà della rete, primo tra tuttiil colosso di Mountain View e da ciò“tassa Google”. BigG, infatti, gestisce dasolo più della metà delle inserzioni pub-blicitarie sul web. Prevedibilmente, l’a-zienda non ne vuole sapere e ricordacome la propria attività aiuti le pagine araccogliere contatti. È compito poi deisingoli siti e portali trovare e mettere inpratica un modello di business valido pertradurre in soldi le visite ricevute. In me-rito, comunque, ci sarà ancora molto dadiscutere, ma, qualora il governo france-se dovesse portare avanti l’iniziativa, iproventi ammonterebbero a una cifra tra

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i 10 e i 20 milioni di Euro e ci sono giàipotesi sull’eventuale utilizzo. Li si po-trebbe ad esempio impiegare per un fon-do per opere di ingegno, oppure a soste-gno di un nuovo progetto per incentivarei giovani all’acquisto di musica digitalecon una carta prepagata da 50 Euro (dicui 20 a carico dello stato) da utilizzaresu un’apposita piattaforma, in accordocon tutte le etichette discografiche.

“Schiele e il suo tempo”avvenimento dell’anno a Milano

Realizzata in collaborazione con il Leo-pold Museum di Vienna – dove ha sede lamaggiore raccolta al mondo di opere delgrande artista austriaco – promossa dalComune di Milano, coprodotta e organiz-zata da Palazzo Reale e Skira Editore, lamostra (dal 25 febbraio al 6 giugno) a Pa-lazzo Reale a Milano, curata da FranzSmola, conservatore del museo austriaco,presenta circa 40 dipinti e opere su cartadi Schiele, accompagnati da altrettanticapolavori di Klimt, Kokoschka, Gerstl,Moser e vari altri protagonisti della cultu-ra viennese del primo Novecento. La mo-stra, considerata l’avvenimento artisticomilanese più importante dell’anno, rico-struisce attorno alla figura di Egon Schie-le, il clima culturale di Vienna nei primianni del XX secolo, partendo dalla fon-dazione della Secessione, attraversandole tendenze espressioniste della genera-zione successiva, fino al 1918, anno se-gnato dalla fine della prima guerra mon-

diale e dalla morte di Klimt e Schiele. Ilperiodo della mostra è accompagnato damanifestazioni parallele di musica, prosae cucina viennese.

Abbiamo una stampa libera?Ecco il rapporto Eurispes

Gli italiani si spaccano sulla situazio-ne dei media italiani. Lo rileva il rappor-to Eurispes sul nostro Paese per il 2010.L’abituale fotografia del Belpaese diffu-sa dal centro di ricerca, tra i tanti proble-mi dello stivale, definito “immobile eprivo di idee e progetti”, c’è anche quel-lo dell’informazione. Per il 53,1% deinostri concittadini la stampa e l’informa-zione in genere non sono del tutto indi-pendenti, mentre il restante 39% valuta imezzi di comunicazione italiani lontanida forti condizionamenti.

Gli arazzi più belli dei Gonzagafino a giugno in mostra a Mantova

In una mostra articolata in tre sedi,nelle meravigliose sale di Palazzo Te,del Museo Diocesano e del PalazzoDucale, dal 14 marzo al 27 giugno, èesposta una selezione degli arazzi ap-partenuti ai Gonzaga e realizzati duran-te il Rinascimento. Fin dall’antichità itessuti preziosi sono stati la componen-te ornamentale mobile prediletta di re enobili di tutta Europa e dalla metà delTrecento gli arazzi ne hanno rappresen-tato la parte primaria. Quei tessuti didimensioni gigantesche, veri e propriaffreschi mobili, facili da trasportare dauna residenza all’altra, da appendere estaccare, non si limitavano alla funzio-ne di difendere dal freddo e dalle in-temperie, ma dovevano anche costituireuno sfondo variopinto e conforme aidesideri dei committenti e ne manife-stavano la ricchezza e il prestigio. L’af-fascinante mostra primaverile Gli araz-zi dei Gonzaga nel Rinascimento. DaMantegna a Raffaello e Giulio Romanopresenta una selezione di trentaquattroarazzi, fra i più belli appartenuti aiGonzaga e realizzati durante il Rinasci-mento. Informazioni:www.centropalazzote.it

Egon Schiele,Autoritratto conalchechengi, 1912Olio e verniciopache su tavola;32×40 cm

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Quando l’analisi grafologicacoglie l’energia vitale di chi scrive

In questi due anni, abbiamo compiutoun lungo percorso: partendo dalla

“croce grafologica”, analizzammo la di-mensione della scrittura, la forma degliocchielli e delle asole, il rapporto tral’occhiello e gli allunghi superiori ed in-feriori, la disposizione della scrittura al-l’interno del foglio e rispetto ai margini.Quindi passammo a valutare la pressionescrittoria, il dinamismo grafico e tuttequeste nozioni, dopo averle esaminate inriferimento al testo nel suo complesso, leapplicammo, tenendo conto del signifi-cato simbolico di ogni singola letteradell’alfabeto. Per conferma e precisione,prendemmo anche in considerazione iricci e la firma. Ci addentrammo anchenell’esame delle somatizzazioni, ingran-dendo la grafia come se la sottoponessi-mo ad un esame microscopico, in mododa vederne gli intozzamenti, i sobbalzi,gli scatti i blocchi.

Ora proviamo a pensare di inseriretutte queste nozioni in un elaboratoreelettronico, con uno di quei programmiinformatici di grafologia che già sonopresenti sul mercato. Il computer potreb-be fornire una visione didascalica, detta-gliata e precisa delle principali caratteri-

stiche grafologiche di chi ha scritto, ma acosa servirebbe questo lavoro? Probabil-mente, nonostante la precisione dei datiforniti dall’elaboratore, ci troveremmo difronte ad un esame impersonale, recantedei dati caratteriali che il soggetto scri-vente già ben conosce di se stesso, elen-cati con fredda precisione, ma non inse-riti in un contesto sociale e di dialogovolto a migliorarne ed armonizzarne ilrapporto con la vita quotidiana o a chia-rirne le peculiarità, in modo da favorirescelte di vita fondamentali.

Quello che manca nell’analisi com-puterizzata è l’elemento “emotivo”, pa-rola questa che significa nella sua etimo-logia: movimento sanguigno. L’analisigrafologica eseguita da un computer nonha vitalità, solo un essere umano puòrendere “viva” l’interpretazione grafolo-gica della scrittura, perché la sua energiavitale risuona con quella di chi ha scritto,originando un connubio solidale, appas-sionato, caloroso, empatico, sensibile.Attenti però, perché così come è eccessi-vamente fredda e anaffettiva l’analisigrafologica esclusivamente tecnica, ese-guire un esame, basandosi solo sulla per-cezione sensoriale, può indurre a prende-re in considerazione solo alcuni punti sa-lienti della personalità, trascurandone al-tri. Perciò, il grafologo esperto, dopoaver preso in considerazione gli aspettitecnici della scrittura da esaminare, con-testualizza, vivacizza e rende peculiare ilsuo intervento, mettendosi in “risonan-za” con chi ha scritto (in gergo si dice:“annusando la scrittura”), cioè percepen-do in se stesso quali emozioni, stati d’a-nimo, immagini mentali scaturisconodalla grafia.

D alla psicologia sappiamo che ognu-no vede negli altri la proiezione di

se stesso, non esistono persone o fattibuoni o cattivi, siamo noi che guardan-do gli eventi diamo un giudizio in basea ciò che crediamo, desideriamo o rifiu-tiamo di noi stessi. Negli altri amiamociò che di noi piace ed odiamo quegliaspetti che non vorremmo avere, ma,proprio perché siamo in grado di odiar-li, vuol dire che fan parte della nostraesistenza. In qualsiasi rapporto umano,anche se il setting in cui si svolge un in-contro è interessante e idoneo ad accat-

di RICCARDOBRUNI e SERGIO SAPETTI

LEZIONI DIGRAFOLOGIAPARTE DODICESIMA

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tivare la nostra attenzione, può darsi chead un certo punto ci accorgiamo di an-noiarci, oppure sentiamo in noi diffi-denza o scetticismo, o al contrario per-cepiamo per l’altra persona un interessediverso da quello che dovrebbe esserciin quella situazione. Quando ciò avvie-ne, è perché una parte di noi risuonacon la stessa medesima prerogativa del-l’interlocutore, originando uno scambiodi energia che esula dall’argomentotrattato, andando a toccare altri aspettidella personalità. Perciò, indipendente-mente dal contesto, si può notare chedue persone sono in grado di percepireemotivamente lo stato d’animo recipro-co, ma, per il fatto che esse si incontra-no per altri svariati motivi, in generenon consapevolizzano che quello statod’animo è stimolato dal piano emotivodell’altro, ritenendolo invece frutto diuna lezione noiosa, di una stanchezzadovuta a motivi personali o per diffi-denza rispetto agli argomenti trattatiecc. Nella grafologia sensoriale invece,il grafologo, sapendo che è possibilequesto interscambio, senza badare al si-gnificato del testo scritto, osserva lascrittura e analizza le emozioni che vene scaturiscono. Esperienza e psicanali-si consentono al grafologo di distingue-re quando lo stimolo proviene dallascrittura e quando invece è generato daipensieri personali, consentendogli di at-tribuire quello stato d’animo al soggettoscrivente e non a se stesso. Per allenarsiin grafologia sensoriale, è consigliabileiniziare con dei piccoli e semplici eser-cizi:• Respirare, tenendo gli occhi chiusi,

stando in posizione comoda, e cen-trando la propria attenzione solo sul-l’aria che entra ed esce dalle narici.Gli altri pensieri continueranno a “gi-rare per la testa”, ma non ci si deve di-strarre, con calma si torni a pensareesclusivamente all’aria che entra e al-l’aria che esce e basta. È lo stesso tipodi “centratura” che si esegue quandosi deve inserire un filo nella cruna diun ago, in quel momento tutti i nostripensieri, gli stati d’animo, i problemi,continuano ad esistere, ma per un pic-colo istante noi ci concentriamo esclu-sivamente sul filo e sulla cruna, nondando importanza a null’altro. Così in

questo esercizio, per qualche minuto,si pensi solo all’aria che entra e cheesce.

• Nel passaggio successivo, si percepi-sca il proprio corpo, sembrerebbe unabanalità, invece sono in molti a nonrendersi conto delle emozioni corpo-ree, a meno che esse non siano di in-tensità e di dolenza considerevoli! Sitendano i muscoli di una mano o di unpolpaccio e poi, quando si rilasciano,se ne senta il cambiamento. Si con-traggano i muscoli addominali perqualche secondo, poi si rilassino e sipercepisca il calore che proviene dallazona ombelicale. Si ripetano questeprove alternando destra a sinistra, altoe basso ecc.

• Si scriva su un foglio di carta la pro-pria firma, poi si ripeta la firma cam-biando mano: mentre si scrive con lamano opposta a quella di preferenza,si noti come il respiro si ferma, i mu-scoli addominali si contraggono, ilcollo si irrigidisce. Poi si ripeta l’eser-cizio, scrivendo ciò che pensiamo dibello della persona più cara che abbia-mo e, di seguito, scriviamo i pensierinegativi per quella persona che più ciha infastidito o che ci ha danneggiato.Come nel caso precedente, possiamoaccorgerci che pensando ad una per-sona che consideriamo nociva per lanostra esistenza, il corpo tende a con-trarsi, a non respirare liberamente e, avolte, tendiamo anche ad allontanarelo sguardo dal foglio, come se qualcu-no, dalla carta, minacciasse di pren-derci a sberle.

Vi ricordate quali piccolissimi chiaro-scuri occorreva esaminare per inter-

pretare le somatizzazioni dei disagi cor-porei? Ecco, anche nella grafologia sen-soriale, le emozioni da sentire, i cambia-menti corporei da percepire, le immaginimentali da visualizzare sono così diafaneed eteree, perché sono piccoli stati d’ani-mo che non fan parte di noi stessi ma cisono evocati dall’emotività di chi hascritto. Eppure, la differenza tra ungrafologo e un Signor Grafologo sta pro-prio nella capacità di entrare in intima ri-sonanza con queste energie sensoriali,colorando di vita l’asettica tecnicità del-l’analisi grafologica. Per riuscirci, per

Soffermarsisui chiaroscuri

e sui tentennamenti

Soffermarsisul tratto iniziale

della me sul puntino della i

Soffermarsisulle macchie

e sulle curvature

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poter “sentire” l’altra persona e rendersiconto che è proprio lei, tra le righe, a co-municare le sue emozioni, bisogna averefiducia! La paura di sbagliare, il timoredi fare brutta figura, il dubbio, lo scetti-cismo, il credere inconsciamente di nonessere in grado di ottenere un tale risulta-to, minano alla base la riuscita del pro-getto. La mancanza invece delle doti me-ditative, di un percorso psicanalitico e ditantissima esperienza pratica, potrebberoindurci a “vedere” nella scrittura soloquello che noi vorremmo che ci fosse eche è invece frutto di nostre illusorieproiezioni mentali.

Allora mettiamoci in azione, pren-diamo una grafia (non una fotocopia) e,come se facessimo un ricalco con la car-ta copiativa, ma ovviamente senza scara-

ne sarà una significativa, una che sarà ilsimbolo dell’evento scatenante la disar-monia. Ovviamente l’immagine che ve-diamo virtualmente nella nostra psicheappartiene a noi, così come avviene perle immagini formatesi in un qualsiasi so-gno o meditazione, non stiamo “leggen-do nel pensiero” dell’altra persona. Ma,conformemente all’analisi psicologicadei sogni, i simboli, gli archetipi, i mitisono uguali per tutti, anche se poi ognu-no li “riveste”, colorandoli con i suoi ri-cordi personali, perciò se in noi, durantequesto tipo di analisi, percepiamo unacerta emozione, un’alterazione nella ten-sione fisica e la comparsa di una certaimmagine mentale, possiamo attribuire ilvalore simbolico di questi cambiamenti,non a noi stessi bensì all’altra persona el’origine di tali eventi è da ricercarsigrafologicamente nel punto in cui dallagrafia è scaturito il messaggio emotivo.

F orse un giorno vi sarà un computerche riuscirà a percepire la sensualità,

che sarà in grado di scegliere autonoma-mente, tra più opzioni, per piacere perso-nale e non in base ad una programmazio-ne indotta da altri, che riuscirà a produr-re esso stesso emozioni percepibili; con ipassi da gigante che fa la tecnologia,quello che ora è fantascienza, domanipotrebbe essere realtà, ma quando ciòdovesse avvenire, quel computer non sa-rebbe più una macchina, sarebbe un es-sere umano, perché solo l’essere umanoè vivo e libero di scegliere con intelli-genza e passione, con logica e sensualità,con tecnica e amore.

bocchiare l’originale, ripercorriamo iltracciato dei segni grafici. La nostramano scorre leggera sulla grafia, il gestosi inclina e si approfondisce così com’ènella personalità di chi ha scritto, ma lanostra attenzione si focalizza solo sul re-spiro, non pensiamo a cosa c’è scritto,respiriamo e basta. Ogni tanto ci può ca-pitare di fermarci di colpo, di non riusci-re a percorrere fluidamente un segno, ciaccorgiamo che c’è qualcosa di anomalo.Allora soffermiamoci in quel punto, ri-passiamolo più volte e facciamo atten-zione se in noi percepiamo dei cambia-menti (ad esempio un diverso ritmo re-spiratorio, una tensione ai muscoli cervi-cali o a quelli addominali, una contrazio-ne dei muscoli della mano ecc.). Se ciòavviene, proseguiamo ancora un mo-mento a ricalcare la scrittura in quel pun-to e, tenendo sotto controllo l’aspetto fi-sico che abbiamo sentito cambiare innoi, soffermiamoci sulle immagini che sistanno originando nella nostra mente. Ce

Provare a ricalcare i segni di questa grafia

Una trovata inglese: abbonamenti a oreIl Financial Times ha intenzione di introdurre un abbona-mento “giornaliero” per la lettura degli articoli del suosito internet. La trovata dell’“abbonamento 24 ore” è unanovità assoluta in questo ambito, cui nessuno aveva anco-ra pensato. La testata finanziaria anglosassone, in relazio-ne a questa formula, sta studiando un metodo di micro-pagamenti che dovrebbe agevolare l’utenza nella fruizio-ne dei contenuti non-free. La dirigenza del quotidianocrede fermamente nel nuovo progetto: “È ragionevolepensare che ci siano molte persone felici di pagare per unsingolo giorno, ma che non sono disposte a firmare unasottoscrizione per un anno” ha detto Robert Grimshaw,managing director di Ft.com, presentando la novità.

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di ANNA MARIATROMBETTI

È in ripresa, in Italia, l’interesse per la Stenografia ed aumenta, parallelamente, ilnumero delle persone che prendono contatto con le nostre istituzioni e associazio-

ni per avere ragguagli soprattutto sulle iniziative in atto in campo formativo. Un ri-sveglio, occorre dire, che non costituisce una sorpresa per chi, alla ricostituzione del“corpus stenographorum” scompaginato per effetto di concause (esogene ed endoge-ne) che vanno sempre meglio chiarendosi alla lente del giudizio a posteriori, ha inin-terrottamente lavorato profondendo tempo, energie un’incrollabile fede.

Il premio è arrivato, a distanza di quattordici anni di “predicazione” attraverso laRivista e, da due a questa parte, attraver-so la veloce, moderna comunicazione In-ternet che ha reso di pubblico dominiol’attività di “Scripturae Munus”, l’Istitu-to scientifico di studi e formazione inau-gurato a Roma alla fine del 2008 per in-terloquire e collaborare con gli enti pre-posti alla tutela e all’incentivazione dellesintetiche scritture. Validità dei contenutied efficacia del mezzo, dunque, a comu-ne denominatore di un movimento cultu-rale sprigionatosi per “auto-combustio-ne”, ma necessitante di un circuito ade-guato in cui incanalarsi e bruciare le suecandele. Nihil sub sole novi, dice Qoelet

(Eccl. 1, 10) portando qui ad una primadigressione storica: Paolo Apostolo, nelrivolgersi ai Romani, agli Efesini, ai Co-rinzi e a tutte le comunità sparse sullacosta mediterranea, non si serviva dellostrumento epistolare per la veicolazionedella Parola? E, dopo tre secoli circa,non sarebbe stato imitato da un altrogrande del pensiero scritto, S. Agostino,avvocato della verità direttamente attintaalle sue fonti e trasversalmente divulgatae partecipata, oltre che nei sermoni, inpiù di 350 libri, vale a dire nell’ambito diuna trattatistica teologico-filosofica urbiet orbi? C’è un legame strettissimo tra lemetodologie antiche e nuove di proposi-tio in media di scienza e conoscenza, aldi là delle sempre più evolute tecniche ditrasmissione dei contenuti, legame cheriposa sull’inquietudine agitatrice dellamente e del cuore uniti nel riconosci-mento di un forte valore e nella passione– strenua – di rivelarlo. Varrebbe la pena– anzi, senz’altro volentieri indugiamosu questa riflessione – di allargare il col-legamento storico e ideale con il passatoper poi riprendere il “racconto” deglisviluppi odierni e riportarci al tema deirisultati ottenuti e delle prospettive spa-lancatesi agli stenografi italiani al termi-ne del primo decennio del Duemila.

In “Storia delle scritture veloci”, di

L’inarrestabile camminodella stenografia

manualeoggi alla vigiliad’una nuova rinascenza

«San Paoloche scrivele sue lettere»,di Valentin deBoulogne (?),XVI sec.

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stratori di eventi che andavano compien-dosi sincronicamente; due, assicuraronoai posteri la documentazione esatta nonsolo di quanto emergeva dalla riflessionee dal confronto dialettico fra le parti, maaddirittura di quanto estemporaneamenteaccadde in questa o quella circostanza diripresa; tre, inaugurarono una sorta dipermanente servizio in real time che, senon fosse per l’accostamento di sacro edi profano, potrebbe definirsi una direttaal modo dell’attuale “grande fratello”:un’autospia nel privato mondo delle rela-zioni umane dove, lungi da ogni inten-zione narcisistica o di piccante invaden-za, persino la notte serviva, al neo-con-vertito, per incontrare gli amici e scam-biare con essi infervorate tesi su Dio,sull’esistenza del male e sull’ordine uni-versale (cfr. op. cit., pag. 126 ss.).

Da un’altra fonte (Home/enciclope-dia/sant’agostino.htm, Voce: Steno-

grafi, 1 Sant’Agostino, a cura di Mauri-zio Blondet), entriamo nel dettaglio dellatestimonianza personale di Possidio (pri-mo e coevo autore di una “Vita Augusti-ni”) cui il Giulietti fa riferimento:6. S’incontrarono nel giorno e nel luogostabilito, dove si erano radunati moltiche erano interessati alla questione egran folla di curiosi: gli stenografi apri-rono le tavolette e cominciò la discussio-ne nel primo giorno per concludersi nelsuccessivo.

Giorno e luogo stabilito si riferisconoalla Disputa del prete Agostino col mani-cheo Fortunato, avvenuta il 28 agosto del392 ad Ippona, su sollecitazione di alcunicristiani sia in comunione con la chiesadi Roma, che scismatici donatisti, i qualivolevano farsi una ragione dell’oppostadottrina sulla fede ed individuare veritàed errori nella controversia.

Quasi tutto, dell’esistenza e dell’ope-ra di Agostino cristiano, ci ha raggiuntograzie all’idea geniale dello stesso di or-ganizzare il servizio stenografico (o ta-chygrafico, volendo usare la denomina-zione più antica) rivolgendosi a profes-sionisti della celere scrittura e solo qual-che volta, in loro mancanza, a quelli che“praticavano le note”; un dato, questo,che il Giulietti ci passa molto opportuna-mente inducendoci a trarre la persuasio-ne di una – se non proprio generalizzata

Francesco Giulietti, è ampiamente illu-strata la funzione pratica della stenogra-fia nell’attività di raccolta delle conver-sazioni e delle dispute fra S. Agostino e ipiù svariati interlocutori: raccolta volutae organizzata, dopo la conversione, dallostesso “ex-titolare” della cattedra mila-nese di eloquenza, certamente anche perprecostituirsi la possibilità di attingerviargomentativamente e cronachisticamen-te in circostanze di nuovi dibattiti e di fu-ture redazioni scritte. I notari, di cui siservì per questa operazione, assolsero apiù ruoli: uno, si resero testimoni e regi-

RINNOVAL’ISCRIZIONEPER L’ANNO

2010

SOLTANTO GLI ASSOCIATI AGLIAMICI DELLA

FONDAZIONE GIULIETTIPOTRANNO RICEVERE LA RIVISTA

CIVILTÀ DELLA SCRITTURALa quota di iscrizione è stata fissata in

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«Sant’Agostinonello studio», diVittore Carpaccio(1465-1526)

– pratica scrittoria allora diffusa in queltratto di vis à vis africano dell’Impero diRoma in cui sorgevano Tagaste (oggiSouk Ahras), Ippona (nei pressi di Anna-ba) e Cartagine.

Inseriamo qui una postilla di femmi-nina marcatura a corredo di quanto an-diamo dicendo: nell’équipe di reporters“ante-litteram” alle dipendenze del fe-condissimo – e dal punto di vista delleconcezioni e del metodo – modernoscrittore, figuravano anche le puellae, ra-gazze espertissime (evidentemente allapari dei loro colleghi uomini ) in quantoad abilità di ripresa dei testi orali, e libe-re di muoversi e di spostarsi per seguirelo Scrittore nelle sue “trasferte”. Questegiovani donne, che egli ammetteva a tan-to alto compito, attestano – ad onta dellabalorda attribuzione di anti-femminismonei confronti dell’autore delle “Confes-sioni” (un fiorellino spuntato da certi set-tori della pseudocultura contemporanea)– la stima che il Vescovo d’Ippona nutri-va per l’ intellettuale ed umana “eccel-lenza” di cui, dieci secoli più tardi, l’A-riosto avrebbe fatto la celebrazione nelsuo XX Canto dell’“Orlando Furioso”:“Le donne son venute in eccellenza / diciascun’arte ove hanno posto cura…” Laloro preparazione culturale può desu-mersi dalla capacità di far aderire lamano – che riprendeva fisicamente le pa-role del Maestro – con lo spessore diqueste parole: spessore filosofico, teolo-gico, umano, linguisticamente forbito, e

che risentiva della formazione retoricadello Scrittore.

La fiction sul grande Padre e Dottoredella Chiesa d’Occidente, andata inonda, il gennaio scorso, sugli schermi te-levisivi – e che, stando alle notizie sulnumero degli ascolti, sarebbe stata segui-ta da milioni di spettatori – non ha fattoemergere nulla di questi aspetti mandan-do persa buona parte dell’informazioneculturale che, peraltro, non avrebbe ri-chiesto impegnative aggiunte; né questesarebbero state “a scapito” delle moltescenografie da kolossal a cui, semmai,avrebbero conferito un connotato reali-stico contemperandone anacronismi edaspetti oleografici. Nessuno potrà maitrarre, dai due atti di questo rotocalco te-levisivo, la sostanza di altissima diversitàche ha caratterizzato l’esperienza umanae religiosa di Agostino: la faciloneria,emergente al di là dei pur validi intentivolgarizzatori, ha prevalso sull’impor-tanza di dare risposta alla sacrosanta esi-genza di cospicue masse scarsamente ac-culturate, di dotarsi di strumenti di siapur elementare approccio alla conoscen-za. Perché?

Lasciamo la risposta a chi legge e tor-niamo a noi con riflessioni parallele

ricavate da questo retroattivo excursusnelle vicende – gloriose – della Steno-grafia all’alba del medioevo: una disci-plina, a quei tempi, altamente stimata,insegnata nelle scuole ed alla quale –unicamente! – si deve, con i resoconti diconferenze, sinodi, concilii, pubblichediscussioni e attività processuale, la co-noscenza di un momento storico di vitaleimportanza per la vita civile ed ecclesia-le e la conservazione di un patrimonioculturale che poté essere rilanciato po-stea quam si fu calmato il lungo terremo-to delle invasioni barbariche.

Oggi, a dividersi il compito di ri-prendere i discorsi degli oratori, sonodei professionisti che adoperano meto-dologie e tecniche varie, dai sistemi ste-nografici manuali ad altri di tipo mecca-nico, informatico, digitale: si pensi allaregistrazione magnetofonica, alla video-registrazione, alla sottotitolazione pro-dotta con la stenotipia, al riconoscimen-to del parlato (ultimo ritrovato che con-sente al computer di dettare e trascrivere

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il linguaggio umano orale, senza far usodella tastiera). A volte, tali metodologiesi ritrovano affiancate in sistemi “misti”di ripresa dell’oralità; è il caso della Ste-nografia in senso stretto – l’unica a ser-virsi direttamente della mano, l’organofisiologicamente e semioticamente co-stituito per aderire alla funzione dellaparola di esprimersi attraverso il lin-guaggio dei segni – oggi felicementecoadiuvata, nella resocontazione, dasupporti e strumentazioni soprattuttoacustiche che ne esaltano il quid di ap-percettività potenziandosi a loro volta diun surplus qualitativo che fa… la diffe-renza. La striscia stenografica, che si vacomponendo contemporaneamente allafase di ripresa, in logistica compresenzacon i parlanti e in condivisione parteci-pativa della loro attività conversaziona-le, è infatti quel “di più” che distinguel’operazione resocontistica da quella dimera trascrizione. Trascrittore è colui ilquale lavora a distanza su un prodottogià ontologicamente definito pervenuto-gli attraverso un file audio che lo ponein contatto con un “segmentino” dibatti-mentale. Una condizione, la sua, privatadella interrelazione profonda, simbioti-ca, feconda, tra chi partorisce il discorsoe chi maieuticamente lo raccoglie nelsuo nascere curando che si depositi nella

sua primitiva, essenziale forma, tra le fa-sce della scrittura; il trascrittore lavoranel terziario della comunicazione lingui-stica, settorialmente e “asetticamente”,non partecipe della complessità di un in-sieme e non ricavando dal proprio lavo-ro quel godimento profondo che spingea migliorarsi continuamente. Questaconsapevolezza, in alcuni appaltatori deiservizi di resocontazione o promotori dicorsi di formazione professionale, haportato in qualche modo a “barare” sul-l’intitolazione degli operatori assimilan-do tout-court la funzione di chi intervie-ne su dati linguistici già prodotti a quel-la di chi si pone in linea con la “genera-zione” dei testi. Sempre più spesso, sipubblicizza con l’etichetta di “resocon-tazione” quanto attiene alla mera trascri-zione testuale, quasi che la scrematuradalle imperfezioni lessicali più evidentie, nel migliore dei casi, il lodevole sfor-zo di riproposizione sintattica della mo-dalità parlata in quella scritta bastassead assicurare al prodotto finito la resadella sua unicità e originalità concettua-le ed espressiva.

Ma sull’attività di resocontazione, esulla cultura generale e speciali-

stica occorrente a chi la svolge, si torneràin un’altra occasione per definirne tutti ipossibili aspetti. Qui basti dire che, se èvero che questa pratica dalla lunghissimatradizione (2073 anni da Cicerone inqua) riceve un apporto qualitativo note-vole dalla ripresa stenografica manuale –la quale (sola!) consente impensabili tat-tiche per fissare, oltre alle parole e aiconcetti qualche volta non espressi com-piutamente, dettagli colti visivamente eacusticamente (gesti, toni di voce, ecce-tera) – è altrettanto vero che la Stenogra-fia non è da identificarsi sic et simplici-ter con questo solo settore applicativo,per quanto esso tenda ad ingrandirsi e adiventare sempre più importante. Il suospazio, infinitamente più esteso, inglobanon una categoria, ma l’intera umanitàscrivente. È quanto hanno pienamentecompreso i giovani (e non solo) via viaentrati a far parte del progetto che, findal 1996, è stato ufficialmente reclamiz-zato come Piano di nuova Alfabetizza-zione Stenografica (PAS): Filippo, Si-mone, Valerio, Valentina, Laura, le tre

AlessandroPreziosiinterpretaSant’Agostinonella fictiontelevisiva dellaRai (31 gennaio/1 febbraio 2010)

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“Roberte” (ci si consenta questa pluraliz-zazione), Marco, Alessandro, Massimi-liano, Graziella e gli altri che, da catecu-meni, stanno compiendo i necessari pas-si per lasciare l’atrio ed entrare a pienotitolo nella comunità dei “segnati” dal si-gillo della piena appartenenza. Ad essi,come al tempo paolino, viene regolar-mente in soccorso la successione dellelettere inviate per incoraggiarne e soste-nerne il vigore: non più recapitate damessi a cavallo, ma spedite elettronica-mente utilizzando la magnifica modalitàdelle mails. Il forum e la sezione didatti-ca “Docendo discimus” dell’Istituto ro-mano citato (le lezioni a distanza sonoseguite e apprezzate), ma anche la pre-senza in facebook di un qualificatissimogruppo di diffusori del verbo stenografi-co (Riccardo, Sergio, Valerio, Filippo)fanno il resto… Filippo è in contatto conpiù di sessanta persone felici della ripro-posizione ufficiale della nostra discipli-na, Riccardo riceve adesioni, proposte,richieste formative che si preoccupa dili-gentemente di inoltrare agli esponenti re-gionali, Marco e Alessandro, gabelsber-geriani, sono stati cooptati dall’ASMIper divenirne soci e formatori, gli abbo-namenti a “Civiltà della Scrittura” sonoin espansione, per il mese di maggio èprevista l’inaugurazione delle gare daparte di “Scripturae Munus”, i testi di-dattici stanno ricominciando a circolareper soddisfare le numerose richieste datutta Italia, corsi di stenografia gabel-sbergeriana sono previsti in “Atelier des

Idées” – un nuovo centro aggregante dicultura ed attività editoriale alle porte diRoma –, ci si sta preparando a prenderecontatto con il MIUR in vista dell’elabo-razione dei programmi per il nuovo Isti-tuto Tecnico Commerciale ad indirizzografico, si vanno individuando i deputatiper la ripresentazione di proposte legi-slative a nostro favore, si riallaccianovecchi rapporti, si stanno predisponendodocumenti per le scuole, le università, edaltri settori; vanno evidenziandosi le par-tecipazioni ai campionati Intersteno diParigi; si tengono relazioni culturali coni reporters americani grazie alla media-zione di Gian Paolo Trivulzio ed altricon la Russia (ma verranno anche quellicon la Germania), infine, sono in gesta-zione progetti pubblicitari in ambiti varioltre ad una serie di interviste…

V i sarebbe dell’altro, se non fosse cheoccorre contenersi per non apparire

trionfalisti; il punto su cui non ci può esi-mere dal richiamare il senso di responsa-bilità di tutti, è quello di astenersi daogni forma di isolazionismo e riduzioni-smo ignorando gli infiniti campi in cui laStenografia può farsi privilegiata “mati-ta” dell’uomo; ma voglio aggiungere –ricordando oltre Paolo ed Agostino, ilSanto Patrono Cassiano da Imola, marti-re stenografo – anche di Dio, l’ispiratoree sostenitore di ogni iniziativa da manda-re a buon fine.

Il Gruppo Editoriale Giuntiha messo a disposizione della Fondazionele copie del volume

FRANCESCO GIULIETTISTORIA DELLE SCRITTURE VELOCIpp. 514

Chiunque fosse interessato a richiedere una copia può mettersi incontatto con la segreteria della Fondazione, telefonando al nume-ro 339.4262820, fax 055.5000042.

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Come abbiamo pubblicato sul N. 15della rivista, mettiamo a disposizio-

ne dei Lettori un servizio di scambio,vendita, ricerca di libri di stenografianei quattro sistemi. Infatti, molti inse-gnanti della vecchia guardia hannospesso nei bauli di famiglia ancora moltilibri di stenografia, che o non sanno piùcosa farne o, più nobilmente, sono desi-derosi di metterli a disposizione di tantigiovani che, per studio e approfondimen-to, in libreria non trovano più, purtrop-po, grammatiche ed antologie.

Il primo che ha risposto al nostro in-vito è stato l’amico e collega VittorioFrigerio, stenografo e giornalista pro-fessionista, che ci ha mandato l’elenco –veramente prezioso – dei libri che, tutti oin parte, mette volentieri a disposizionedi chi ne farà richiesta. L’unica condi-zione, ovviamente, è che le spese di spe-dizione siano saldate dal ricevente al-l’atto della consegna del pacco. Chiaro?L’ndirizzo email di Vittorio Frigerio, alquale rivolgersi, è il seguente:[email protected]

Ecco l’elenco dei testi messi a dispo-sizione da Vittorio Frigerio.

Sistema Gabelsberger-Noe– Manuale di stenografia di Gabelsber-

ger adattato alla lingua italiana da En-rico Noe XIV edizione

– Dizionario delle sigle – Scuola Co-smopolita

– Artiode Pigò “Dizionario della steno-grafia italiana”

– A. D. Nicoletti “Esercizi graduali dilettura e scrittura stenografica” V edi-zione

– F. Cavalca “Pratica stenografica”Complemento allo studio dell’abbre-viazione logica

– E. Benenti “Stenografia inglese”– L. Chiesa “Compendio di cultura ste-

nografica”– A. Beltrami “Stenografia” vol. 1 e 2– A. Marchiori “Nuova antologia steno-

grafica” XIV edizione– Garlinzoni Garbislander “Stenografia

sintesi del pensiero”– Garlinzoni Garbislander “Nuova anto-

logia stenografica”

Trascrizioni in caratteri stenografici– C. Momigliano “La repubblica degli

studenti” Editrice stenografica italiana– Hoffmann “Il violino di Cremona”

Editrice stenografica italiana– Cesare Cantù “Il castello di Brivio”

Editrice stenografica italiana

Sistema Meschini– E. Meschini “Stenografia Nazionale”

vol. II e III– E. Meschini “Stenografia Nazionale -

Manuale ufficiale”– E. Meschini “Sigle e derivati della ste-

nografia nazionale”– Iro M. Aurelio “Raccolta antologica

stenografia commerciale”– Malcangi “Corso completo di steno-

grafia”

Sistema Cima– Poggio Gandolfo “La stenografia”

Sistema Stenital Mosciaro– “Stenital Mosciaro”– A. Mosciaro “Stenital – Antologia”

vol. 2

Lo s

port

ello

dei Le

ttori

OFFERTA SPECIALE AI SOCILa Fondazione Giulietti mette a disposizione dei let-

tori i seguenti libri donati dai rispettivi editori:

– Francesco GiuliettiStoria delle scritture veloci (1968)

– Ugo ZucchermaglioDidattica della stenografia G/N (1960)

– Guglielmo Di GiovanniAbbreviazioni Professionali libere G/N (1969)

– Enrico NoeManuale di stenografia G/N25ª edizione (1994)

– Atti del Congresso Intersteno - Roma 2004

– Volume ricordo del prof. Francesco Giulietti (1979)

– 1895-1995 Centenario della nascitadi Giuseppe Aliprandi

I volumi non sono commerciabili ma possono essererichiesti alla Fondazione telefonando al n. 339.4262820,fax 055.5000042.

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di PAOLOA. PAGANINI

lingua

Neologismo, invenzionetra arte e snobismo

I l 17 dicembre dello scorso anno, Mi-chele Santoro, nella trasmisione tele-

visiva “Annozero”, ha fatto fare un sob-balzo ai puristi del benpensismo lingui-stico. Nel denunciare un vizio politicoassai diffuso, cioè l’italico vezzo del“giro di valzer”, del “voltagabbana” edell’opportunismo, si è inventato il ter-mine “cerchiobottismo”, cioè l’ipocritavocazione di dare “un colpo al cerchio euno alla botte”. Non male. Un altro ter-mine di nuovo conio e di grande felicitàespressiva è quello usato nell’ultimo rap-porto Censis (il Centro studi e invesi-menti sociali che pubblica annualmenteuno studio sulla situazione sociale delpaese). Il rapporto ha evidenziato, nelsettore terziario, “una dura e complicataristrutturazione”. In altre parole, a frontedel disastro occupazionale, vecchi arti-giani, piccoli imprenditori e professioni-sti in disarmo hanno dovuto inventarsiuna nuova occupazione, hanno dovutoriciclarsi, vendendo un lavoro qualsiasi,che il Censis ha appunto definito “qual-cosista”, facendolo idealmente derivareda “qualcosismo”, cioè l’arte di trovarequalcosa da fare . E anche su questo neo-logismo va il nostro plauso. Dove invecefacciamo talvolta fatica ad accettare l’in-troduzione d’un termine nuovo o la rie-sumazione d’una parola antica o desueta,è quando si cede, per pigrizia o per sno-bismo, alla facilità di banalizzare unavoce verbale o un sostantivo, ricavandolodalla comoda scorciatoia di un verbod’uso comune o da un altro sostantivo,secondo quel processo grammaticale,chiamato “denominale” (l’uso d’un suf-fisso per produrre un derivato da una

base costituita appunto da un nome o daun verbo o da un sostantivo). Per esem-pio da forchetta? forchettare o sforchet-tare; da banco? banchettare eccetera. Efin qua, nulla da dire. Ma, per spiag-gia?spiaggiare (un derivato non bellissi-mo, ma corretto, che non è nemmeno unneologismo, ma sembra tale), avremmopreferito lasciare spiaggiare a un lin-guaggio tecnico e non di uso comune. Ilverbo si riferisce a cetacei che finisconosulla spiaggia, che si arenano. Ne hannofatto grande uso giornali e notiziari il di-cembre scorso, quando in Nuova Zelan-da 105 balene, arrivate da chissà dove, sisono spiaggiate a Farewell Spit, moren-do. Un paio di settimane prima un fattoanalogo è capitato anche sulle coste ita-liane, alla Foce di Capoiale nella Lagunadi Varano, in Puglia, dove si sono spiag-giati nove capodogli (v. foto), sette deiquali morirono dopo un giorno d’agonia.Usare il termine arenati, no?

Quando una paroladiventa un tormentone

Non so chi sia stato il primo a tirar fuorida qualche remoto angolo dei cassetti lin-guistici la parola “filiera”. Oggi se ne faun uso che i vecchi dizionari non hannoregistrato. Nell’edizione del 1990 del De-voto-Oli, o del Garzanti del ’94, o del Sa-batini Coletti del 2003, non si va più in làdel significato antico di utensile, riferitoal settore della metallurgia e dell’indu-stria tessile (nel senso di filettare o trafi-lare), oppure in altri ambiti tecnici o inestensioni metaforiche, come già regi-strava il Petrocchi (1931) o il Fanfani(1905), che, a ben guardare, facevano in-travedere possibili sviluppi futuri (andareper filiera = andare uno dopo l’altro).Solo negli ultimi tempi è però esplosaquesta parola, espandendosi in modoinarrestabile, con una variante di signifi-cato. Oggi sta soprattutto ad indicare untracciato di produzione nelle sue variefasi, cioè i passaggi di un prodotto dallamateria prima al prodotto finito (secon-do, pressappoco, la catena: produzioneprimaria → industria della trasformazio-ne → commercializzazione), con tanto dieventuale certificazione di legge a tuteladel consumatore. Sotto questo profilo ilmaggiore utilizzo di “filiera” è stato nel-

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l’ambito agro-alimentare. Ma da qui haspiccato il volo, e nessuno l’ha più fer-mata. Dopo quindi la filiera delle uova,del latte, del pane, del suino, del pesce,della frutta e verdura eccetera, si è passa-ti alle sue mille estensioni, dalla filieradell’elettronica a quella del marketing,della moda ed ora anche della scuola, per

la quale i giornali hanno adottato il termi-ne “filiera” per spiegare la recente rifor-ma Gelmini delle Superiori, cioè i varipercorsi didattici per ciclo, per materie,per orari e per durata. Che ce ne fosse dibisogno, non ne siamo convinti.

Dovevano essere millecinquecentottanta. In-vece, alla prova preselettiva di stenografia

indetta dall’Ars (Assemblea Regionale Sicilia-na), si sono presentati soltanto 280 candidati, tramattina e pomeriggio, per 12 posti di coadiutoreparlamentare.

La prova era prevista per il 5 febbraio scorsoalle ore 8 presso il polo universitario di Palermo:un folto gruppo di candidati si è presentato giàalle 7.30, dopo aver cercato di rintracciare il pa-diglione 19, non segnalato dentro la cittadellauniversitaria. Alle 9.30, finalmente, i cancellivengono aperti e si inizia a chiamare per letterasenza l’aiuto di un microfono, impedendo a chi sitrovava più distante dall’entrata, di capire cosastessero dicendo.

Alle 10 finalmente, tutti sono dentro: un eser-cito di commessi distribuisce, dopo la registra-zione del proprio nome, una busta gialla con den-tro due fogli di copisteria a righe, un blocco ste-nografico e due penne… Bic! Non è stato con-cesso di poter utilizzare la propria penna o la ma-tita da stenografia.

Alle 10.30 la prova non è ancora iniziata: nel-le aule c’è un grande chiacchiericcio, nessuno sache cosa stia succedendo, mentre vengono conti-nuamente enunciate regole su regole, e vengonoritirati alcuni blocchi perché qualcuno (giusta-mente) ha voluto provare la penna per vedere sescriveva, ma non si può fare… sarebbe un segnodi riconoscimento.

Dopo l’estrazione del resoconto stenograficoda cui trarre il dettato (avvenuto al cospetto di trecandidate volontarie), finalmente iniziano treprove da un minuto per abituarsi alla voce deldettatore (uno stenografo prefessionista ingag-giato per occuparsi della dettatura e della valuta-zione). Tre prove: perché la prima volta non si èsentito nulla, la seconda non si sa, ma per sicu-rezza facciamone una terza!

Le tre prove, oltre che abituare alla voce deldettatore, avrebbero dovuto consacrare la fedeltàdell’apparato audio (avendo previsto molti parte-cipanti, era stato scelto un sistema di videoconfe-

renza su schermo gigante, dislocato in più aule).Inizia la prova di stenografia, in sala si sentononettamente le parole: “Diamo inizio alla prova” e10 secondi dopo, inizia la dettatura.

Il dettato è semplice, lineare, chi sa stenogra-fare riesce a cogliere ogni sfumatura senza pro-blemi e si prepara alla trascrizione: sono circa le11.30.

Ma l’imprevisto è dietro l’angolo. E la provaviene annullata. Nella sala numero 9 non hannosentito il dettato. I candidati della sala 10, però,lo scopriranno solo mezz’ora dopo, ovvero quan-do già si era iniziato a trascrivere e le speranze,per molte persone, stavano trasformandosi in cer-tezza di riuscire.

Tutto il materiale, tranne le penne, viene riti-rato e portato via dai commessi. Vengono conse-gnati nuovi blocchi e nuovi fogli “vergini” perprocedere con una nuova dettatura, senza provestavolta. Un addetto alla sicurezza invita alla cal-ma e alla concentrazione, ma per i candidati,dopo ore di attesa e una prova annullata, la con-centrazione è solo un ricordo.

Sono le 12.30 e finalmente inizia la vera gara.Cinque minuti di dettato, un’ora di tempo per tra-scrivere.

A rendere ancora più difficile (e snervante) laprova, concorrono le regole di valutazione: verran-no calcolati come errori (0,50 punti per ognuno)ogni omissione, aggiunta, sostituzione, errata tradu-zione, segni di punteggiatura omessi, aggiunti o er-rati, errori di ortografia, ecc. Sessanta errori conces-si, ma tutto può trasformarsi in errore. Come fare,dunque, per non incorrere nel rischio di sbagliare lapunteggiatura? Si decide di dettarla! Proprio “virgo-la”, “punto”, ecc… Rasentando il ridicolo e metten-do a dura prova i nervi dei concorrenti, che più vol-te sono tentati di trascrire “virgola”, “punto”.

Doveva essere una prova semplice… L’occa-sione della vita per molti. In fondo, si trattava di5 minuti a velocità crescente, da 80 a 90 parole alminuto. Come dire, una passeggiata. Chi potevaprevedere che sarebbe stato un calvario?

Un candidato

UN CONCORSO A PALERMO SEMBRAVAUNA PASSEGGIATA. È STATO UN INCUBO!

di GIAN PAOLOTRIVULZIO

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Nuovi orizzonti dalla Sicilia

e intanto il MMMMiiiinnnniiiisssstttteeeerrrrooooprepara le abilitazioniall’insegnamento dellastenografia

A i primi di febbraio del 2010 si è tenuta la prima prova “preliminare” del con-corso per 12 posti di coadiutore parlamentare, concorso bandito nel 2006

dalla Regione Siciliana per una sola unità, e successivamente aggiornato in basealle cresciute esigenze. La prova preliminare di stenografia (al termine della det-tatura una parte preponderante di concorrenti ha abbandonato il campo senzaneppure iniziare la trascrizione in chiaro) ci consente qualche considerazione (equalche concessione ironica) a proposito di alcune innovazioni che avranno sicu-re ripercussioni.

L a dettatura del testo (pubblichiamo aparte le osservazioni critiche di un

candidato) si è estesa anche alla dettaturadei segni di punteggiatura (punto, virgolaecc.). Finalmente si esce da quasi due se-coli di oscurantismo e si inaugura unanuova era nella tecnica e nella didatticadella resocontazione.

Tale scelta ha indubbiamente una se-rie di motivazioni di estrema attualità,che i legislatori del Parlamento Sicilianohanno colto in anticipo e che penso dipoter così interpretare:a) l’inutilità della punteggiatura: è ormai

da tempo evidenziata dai mezzi di co-municazione1 e dimostrata nelle proveche ancora richiedono l’antiquatascrittura di un testo (anche a livellouniversitario)

b) l’esigenza che chi trascrive deve esse-re fedele alla pronuncia e alla forma diquanto viene detto. Ed è noto che glioratori politici (anche nei Parlamenticome quello siciliano) ormai parlanosenza tener conto delle pause, poichéil discorso non ha bisogno di esserecompreso subito, altrimenti si toglie-rebbe il lavoro per i molti interpreti aciò appositamente addestrati. Ci sono

ampie disquisizioni sull’esigenza dimeglio indicare nel resoconto conquante z medie o quante o finali sianopronunciate le invettive che ingentili-scono i dibattiti.

c) Il concetto di fedeltà del resoconto ècondensato, dopo lunghe diatribe na-zionali ed internazionali, al “lui/lei hadetto così” onde evitare accuse di in-terpretazioni malevoli o di stravolgi-mento del senso. Basta fare una rapidaricerca su Internet per rendersi contodi come oggi i resoconti siano note-volmente fedeli a questa interpretazio-ne.

d) il mansionario del coadiutore non pre-vede l’obbligo di indicare la punteg-giatura, anche perché autorevoli inter-pretazioni, chiarimenti sindacali esentenze dell’alta corte, indicano cheuna persona che disponga del solo di-ploma di scuola media superiore nonpuò svolgere un’interpretazione suquale punteggiatura usa l’oratore, atti-vità questa riservata ai detentori della

1 L’inutilità del punto e virgola. http://www.ra-dio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=247501

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segnamento della stenografia nei nuovipiani di studio. Autorevoli fonti ci dico-no che la questione è all’attento esamedei competenti organi ministeriali e sia-mo convinti che il leggero ritardo nell’e-manazione delle informazioni finali èdovuto alla ritaratura per i programmi diabilitazione all’insegnamento della ste-nografia: i nuovi insegnanti dovrannofrequentare un apposito corso di magi-stero (laurea ormai indispensabile) in cuisarà anche prevista la pratica della detta-tura con punteggiatura. La stenografiasarà finalmente appresa da tutti in quantodiverrà prova obbligatoria in tutti i con-corsi pubblici (Brunetta è d’accordo).

Nel momento in cui scriviamo, nonsi è ancora svolta a Palermo la “provatecnica di dattilografia della durata dicinque minuti consistente nella copiatu-ra di un testo alla velocità non inferiorea 300 battute al minuto (tra 1500 e 1520battute), mediante l’utilizzo del pro-gramma Microsoft Word con personalcomputer dotato di tastiera italiana. Icandidati effettuano due tentativi, unoimmediatamente successivo all’altro; aifini del punteggio si tiene conto soltantodel migliore risultato conseguito”. Tor-neremo sull’argomento.

“laurea magistrale”, anche qui con op-portuni distinguo.Grazie a questa apertura mentale, già

sono allo studio progetti di formazioneda realizzarsi col contributo del Fondosociale europeo. Tali progetti sono mira-ti, con 300 ore di studio e 60 di stage,alla formazione di oratori politici espertiin linguaggi ad alto livello (bergamasco,sardo, siculo orientale) che devono esse-re conosciuti “nei loro fondamentaliaspetti morfologici, sintattici, semanti-ci”, con adeguata descrizione dellaPerformance2: “L’oratore deve saper par-lare in almeno due delle lingue indicatein premessa, con opportuno inserimentodei segni di punteggiatura per assicurar-ne la chiara comprensione da parte del-l’ascoltatore”.

La lungimiranza dei legislatori sici-liani ha poi anche previsto con chiaro-veggenza la eliminazione dell’apprendi-mento della disciplina di elaborazionetesti nelle scuole pubbliche: certamente i100 saggi del Ministero romano hannocolto la palla al balzo e si apprestano aseguire i meditati consigli siciliani: bastaalle “buone pratiche del saper fare” tantoconclamate dall’Unione Europea, unquesito orale per accertare la conoscenzadi Excel e di Word soddisfa ogni esigen-za e costa poco (conoscenza prevista dalconcorso palermitano).

Come sanno i lettori di questa rivista,in data 30 gennaio 2009, la Presidenzadella Repubblica ha inviato una lettera inrisposta ad una sollecitazione circa l’in-

2 Terminologia adottata dalla Regione Toscana inquanto l’Arno è oggi inquinato e non è possibilesciacquare i panni linguistici.

Tra le notizie curiose di un’indagine effettua-ta dall’Osservatorio permanente sui contenuti di-gitali relativi al 2009, dopo aver rilevato che il45% degli italiani (23,1 milioni di connazionali)non utilizza Internet, ha rivolto la propria atten-zione sul fronte dei libri e dei forum.

Libri 1 - Un italiano su tre afferma che po-trebbe fare tranquillamente a meno di leggere li-bri (il 34%, stabile rispetto al 2008). I giovaniche la pensano così sono anche di più: il 37% (il32% nel 2008). Non è però solo un problema dilibri, farebbero a meno praticamente di tutti icontenuti culturali.

Libri 2 - Diminuiscono i lettori e diminuisco-no anche gli acquirenti – I lettori di un libro nei

12 mesi precedenti sono il 56% degli italiani(con più di 14 anni – pari a 29 milioni di indivi-dui). Erano nel 2008 il 60% (31 milioni di indivi-dui). Le cose non vanno meglio sul fronte acqui-sti: solo il 45% (era il 48% nel 2008) ha acquista-to almeno un libro nel corso dell’anno.

Libri 3 - Solo un italiano su dieci pensa chein futuro i libri elettronici (da leggere su unoschermo) si affiancheranno con successo a quellitradizionali.

Forum - Nel 2007 la ricerca su Google di“forum letteratura” produceva 1.680.000 risulta-ti, oggi 1.470.000. Alle stesse date i risultati per“forum calcio” sono passati da 1.940.000 a4.850.000.

UN TERZO DEGLI ITALIANI FAREBBE A MENO DELLA CULTURA

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chi Piccola raccolta

di proverbi linguistici

G li autori di giochi, anagrammi, cru-civerba eccetera si dedicano spesso

a ricercate arguzie, motti e proverbi. Nel1972, per esempio, un anonimo enigmi-sta ginevrino si dilettò a pubblicare “No-vantanove proverbi strutturalisti” per lagioia dei linguisti. Eccone alcuni.“Chi Lacan l’aspetti”“Tanto va il fonema al codice, che ci la-

scia la variante”“La struttura assente ha sempre torto”“Meglio un paradigma oggi che un sin-

tagma domani”“Chi semina semi raccoglie sememi”“Chi struttura la vince”“Il diavolo fa gli ossìmori, ma non le

metafore”“Tra moglie e marito non mettere il

mito”“La lingua batte dove il senso duole”...

Anche gli anagrammistisi dedicano alla... politicaIn occasione delle ultime elezioni regionaliun gruppo di anagrammisti si è divertito ametter giù alcuni anagrammi ispirati allapolitica. Eccone un piccolo campionario.Alternativa=lenta virata; L’alleanza pro-gressista=gli resta poca speranza; Massi-mo D’Alema=moda massimale; Rifonda-zione comunista=modernità funziona così;Polo progressista=è il grosso strappo.

PremiA quanti risolveranno tutti e sei gli indovi-nelli sarà inviato uno storico libro di steno-grafia. Le soluzioni di questo numero do-vranno pervenire in redazione entro la finedi maggio.

INDOVINELLI IN CONCORSO(Soluzioni sul prossimo numero)

1 – Un tenore discontinuoCon “Sole mio” talor messo nel canto,quante stecche! Però si riprendevaquando, e la gente tratteneva il pianto,da canto suo ne uscì: “Come pioveva!”

(Il Mandarino)

2 – La conca d’oroVivi ci fai sentirtra suoni e canti,o bella conca che t’adorni d’oro!

(La Selvaggia)

3 – Fine d’un bevitoreAveva tanto argento vivo addossoed anche una salute eccezionale:ora è lì bell’e secco, ahimè scomparsoper un grappino andato di traverso.

(Fan)

4 – Donna d’affariDi entrate ne ha tante ma non scherzanemmeno per le uscite numerosee girare si vede scatenatase qualcuno ci sta che l’ha picchiata!

(Ilion)

5 – Un uomo fortunatoV’è un tale che, fra tutti quanti gli uomini,un privilegio indubbiamente ha:pur rimanendo scapolo,di donne può sposarne a volontà.

(Il Duca Borso)

6 – Il denaro è tuttoQuando c’era qualcun che gliene dava,faceva qualche incasso e in piedi stava:poi s’è ridotto a mal partito, stanteche s’è trovato a terra col contante.

(Il Valletto)

Ed ecco le solitecrittografie dantesche(Soluzioni qui sotto capovolte)

1 – A colorar distenderò la mano(Purgatorio XXII – 75)

2 – Ch’altra potenza è quella che l’a-scolta (Purgatorio IV – 10)

3 – Ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi(Inferno I – 90)

4 – E quel che più ti graverà le spalle(Paradiso XVII – 61)

5 – Qui di riposar l’affanno aspetta(Purgatorio IV – 95)

6 – A quel che accese amor tra l’omo eil fonte (Paradiso III – 18)

1 – Pittore2 – Spia3 – Suocera

4 – Zaino5 – Tappa6 – Sete

SOLUZIONI DEL N. 16

Crittografie1 – Il Canal Grande2 – Carte in tavola3 – Chiodi a espansione

Indovinelli1 – Il medico2 – Il naso3 – Il naufrago4 – La neve5 – Gli occhiali6 – Gli occhi

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di INDRO NERI

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COME TROVARE L’AGONEL PAGLIAIO DI INTERNET

Isiti Internet che funzionano da motoridi ricerca ci permettono di trovare il

proverbiale ago nello sconfinato pagliaiodella rete elettronica, ma la vera diffe-renza la fa il modo in cui il servizio cheusiamo riesce a comprendere le nostreintenzioni.

In ballo c’è il mercato della pubbli-cità online che attualmente si aggira sui14 miliardi di dollari e per accaparrarse-ne almeno una fetta è quindi imperativooffrire un servizio che sia il più possibileaccurato, per conquistarsi entrambe leclientele: quella di chi effettua la ricercadi un termine, e quella di chi offre pub-blicità mirata ai risultati della ricerca ef-fettuata.

Il guadagno dei motori di ricerca av-viene infatti grazie all’abbinamentoistantaneo tra le parole cercate e le paro-le-chiave precedentemente acquistate daun determinato cliente per la propriacampagna pubblicitaria. Un ortolano chevolesse fare pubblicità su un motore diricerca, per fare un esempio, acquisteràparole-chiave come “frutto”, “frutta”,“verdura”, “insalata”, “vegetali”, “vege-tariano”, “vegetariani” e parole-chiavenegative come “pesce”, “fiume”, “lago”e “mare” (per eliminare i falsi positivi di

chi cercasse, per dire, “pesca” intesacome attività del pescare).

Le pubblicità sui motori di ricercainfatti, assicurando che gli utenti riceva-no il messaggio promozionale per loropiù rilevante e fatte vedere a chi stia cer-cando informazioni su un argomento at-tinente al prodotto che un commerciantevuole vendere, sono sostanzialmente mi-rate con estrema precisione ed aumenta-no in maniera esponenziale la probabilitàche chi le vede decida di cliccare sullapubblicità per procedere all’acquisto.

Ma come conquistare la lealtà dellemasse?

La battaglia per il controllo di Inter-net si combatte principalmente a colpi diindici. Non digitando furiosamente sullatastiera del proprio computer ben inteso,ma aggiornando immense banche datiche contengano l’elenco più attuale ditutte le pagine elettroniche disponibili inrete, per catalogare il maggior numeropossibile di contenuto accessibile su In-ternet.

E le pagine sono tante, milioni di mi-lioni: si parla di oltre 12 miliardi di web-page indicizzabili (ma ce ne sarebberocomplessivamente almeno 550 miliardi,la maggior parte delle quali collocate inquello che va sotto il nome di “rete invi-sibile” o anche “rete profonda” dove imotori di ricerca non arrivano), un bilio-ne di indirizzi URL differenti che punta-no a cento milioni di siti Internet, per lopiù a scopo di lucro (i siti commercialiammontano infatti al 74% di tutto il con-tenuto online). Di questi siti Internet piùdella metà sono in inglese (56,4%), quin-

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Uno sfondo (non ufficiale) con il logo di Bing. La parola “Bing” è unaparola onomatopeica che imita il suono di una lampadina che si ac-cende, ossia del momento in cui si fa una scoperta o una scelta. Ilnome ha anche una similitudine con la parola “bingo” usata quandosi trova qualcosa, come nel relativo gioco del bingo. La Microsoft hascelto questo nome anche perché facile da ricordare, corto, facile dapronunciare ed ideale come collegamento URL in tutto il mondo.Molti credono che il nome Bing derivi dalla frase “But is not Google”.

La pagina iniziale di Bing Italia. Bing ognigiorno presenta una immagine di sfondo diffe-rente, sulla quale, a passarci sopra con il mou-se, si trovano domande il cui scopo è quello disolleticare la ricerca di informazioni pertinentiall’illustrazione. Una soluzione grafica che Mi-crosoft ha adottato per invogliare gli utenti afare di Bing la propria pagina di partenza.

di in tedesco (7,7%), francese (5,6%), edin giapponese (4,9%) ma le lingue rap-presentate in rete sono quasi ottanta.

Vista la mastodontica quantità didati, alla quale ogni giorno si aggiungo-no in media circa sette milioni di nuovepagine elettroniche, è chiaro che una si-mile catalogazione non può avvenire ma-nualmente, e dunque i motori di ricercautilizzano programmi automatici specia-lizzati, chiamati crawlers o spiders, chedietro le quinte navigano senza sosta disito in sito raccogliendo dettagli, contan-do link in entrata ed in uscita, creandouna graduatoria delle parole-chiave pre-senti in ordine di importanza, ed indiciz-zando pagine e contenuti perché possanoessere scoperti.

Il primo motore di ricerca nacque inSvizzera nel 1993: si trattava di Aliweb.A questo l’anno successivo si aggiunseroWebCrawler, Infoseek e Lycos. Nel 1995venne la volta di Altavista ed Excite, e fi-

La pagina princi-pale di Google sidifferenzia dasempre per la suasemplicità: c’èsolo il logo ed ilcampo nel qualeimmettere il ter-mine da ricercare.Ma anche Googlenon completa-mente “statico”.In questa illustra-zione il logo prin-cipale, ed alcunilogo adottati daGoogle in occasio-ne di eventi parti-colari.

nalmente nel 1996 il primo motore di ri-cerca italiano, AbcItaly.com che vide laluce assieme a Dogpile, Inkitomi, Hot-Bot e Ask.com. Google appare solo nel1998 e Yahoo! Search nel 2004, mentreBing, che nella fase iniziale è andato an-che sotto il nome in codice di Kumo, na-sce nel 2009 dalle ceneri di MSN Search(lanciato nel 2005 e ribattezzato succes-sivamente Windows Live Search).

Ma un esauriente catalogo non basta:i motori di ricerca della nuova generazio-ne utilizzano complessi algoritmi per of-frire risultati il più possibile mirati allericerche effettuate, cercando di interpre-tare il senso ed il contesto della parolacercata mediante l’analisi logica ispirataalla grammatica, oltre a servizi innovati-vi che utilizzano l’intelligenza artificiale.Non per niente Bing si presenta non piùcome un “motore di ricerca” ma come un“motore decisionale” il cui scopo non èpiù quello di limitarsi a restituire soltan-to una serie di risultati ma quello di aiu-tare l’utente a giungere ad una decisione,soprattutto se la ricerca è mirata all’ac-quisto di un bene o un prodotto, aggre-gando e confrontando tra loro immagini,prezzi ed informazioni. Oggigiorno in-fatti, su Internet, più che l’accesso a do-cumenti, si cercano soprattutto risposteimmediate: dove comprare una macchi-na fotografica e quale, dove fare vacan-za, a che ristorante cenare.

F ra i servizi addizionali che Bing of-fre, per lo meno sul mercato statuni-

tense, vi è la ricerca di foto e disegni(con numerosi filtri ed anche in rivolu-zionario formato “visuale”), di video, edi notizie d’agenzia, mentre un serviziochiamato xRank permette addirittura dicuriosare e vedere cosa viene cercato daaltri utenti. Vi è poi la ricerca geografica,quella locale tipo Pagine Gialle, il servi-zio Travel per confrontare le offerte pergli alberghi e voli per destinazioni in tut-to il mondo, e quello di Shopping pertrovare i migliori prezzi di qualunquecosa. Bing Reference scandaglia gli arti-coli di Wikipedia, l’enciclopedia mon-diale, mentre Bing Twitter tiene sottocontrollo i messaggi inviati tramite il po-polare servizio di social networking, ab-binando questa ricerca di nicchia moltospecializzata alla consueta indicizzazio-

Una raccolta di approfondimenti suquesto articolo, inclusa la pubblicitàapparsa in televisione per il lancio diBing, si trova all’indirizzowww.nerisatellite.com/navigandoselezionando il link“Per chi suona la campana”.

ne di contenuti che appaiano su commu-nity, blog e forum, servizio questo ormaiofferto da quasi tutti i motori di ricerca.Bing inoltre si “ricorda” le ricerche ef-fettuate, e non ultimo permette di tradur-re automaticamente pagine in lingue dif-ferenti dalla propria.

Anche se si dice in giro che Bing inrealtà sia l’acronimo di “But Is Not Goo-gle” (“Ma non è Google”), grazie al re-cente accordo con Yahoo! la Microsoftpare finalmente sulla giusta strada percontrastarne il quasi totale monopolio:secondo i dati più recenti la maggior par-te delle persone usa infatti Google pereffettuare ricerche su Internet (65.4%),seguito da Yahoo! (18,0%) e infine daBing (in crescita continua con l’11%). Ea voler significare una decisa svolta conla pagina bianca quasi anonima dellaconcorrenza, Bing ogni giorno presentauna immagine di sfondo differente, sullaquale, a passarci sopra con il mouse, sitrovano domande il cui scopo è quello disolleticare la ricerca di informazioni per-tinenti all’illustrazione. Una soluzionegrafica che Microsoft ha adottato per in-vogliare gli utenti a fare di Bing la pro-pria pagina di partenza.

Prendendo in prestito il titolo del fa-moso romanzo di Ernest Hemingway,“For Whom the Bell tolls” (Per chi suo-na la campana) è proprio il caso di direinsomma che stiamo assistendo ad unabattaglia storica, nella quale il quasi tota-le monopolio di Google viene insidiatoda un avversario rivoluzionario, il cuinome non suona proprio esattamentecome una campana, ma quasi.

L’innovativa presentazione “a tutto tondo” del-le informazioni su Bing.com che si allontanadalla tradizionale pagina di risultati. Cercando“google”, per esempio, Bing presenta una seriedi opzioni (sotto il logo), suggerisce ricerche si-mili (“related searches”) e quindi elenca una li-sta delle ricerche effettuate precedentemente(“search history”). Nel corpo principale dellapagina invece il primo risultato mostra anche leopzioni principali che si trovano su Google(Images, News, Gmail, Videos, Maps, LanguageTools), quindi una casella permette di effettuarericerche immediate all’interno del sito di Google(“Quick access”). Le sezioni accanto a quelladell’accesso immediato mostrano poi il valoreattuale delle azioni di Google (“Financial”) ed iprodotti collegati al marchio di Google (“Pro-ducts”). Più sotto, passando con il mouse soprala piccola freccia a fianco di ciascun risultatosuccessivo, si apre un’ulteriore finestra che mo-stra in anteprima il contenuto della pagina tro-vata, con una serie di collegamenti popolari, edanche qui una casella per effettuare la ricercaimmediata all’interno del sito.

La predominanza di Google nel campo della ri-cerca su Internet è tale che “to google” è diven-tato un verbo di uso comune, che significa “cer-care su Internet” (un po’ la sorte che è toccataalla rivoluzionaria penna a sfera inventata dal-l’ungherese László József Bíró). Il neologismo èstato ufficializzato dall’Oxford English Dictio-nary il 15 giugno 2006, e il mese successivo dalMerriam-Webster Collegiate Dictionary.

Il logo del motore di ricerca BackRub. Non tut-ti sanno che si tratta dell’antesignano serviziodi catalogazione Internet del 1996 dal quale èpoi nato Google.