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E. RICCIARDI Fonti e documenti per la storia di Rotonda in Età Moderna Napoli 2006

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  • E. RICCIARDI

    Fonti e documenti per la storiadi Rotonda in Età Moderna

    Napoli 2006

  • In copertina: Ignoto, Progetto per la strada delle Calabrie, 1778.© 2006 Copyright Emilio Ricciarditutti i diritti riservati – riproduzione vietata

    Tipografia ABC – piazza Fuga – 80129 Napoli

  • Fonti e documenti per la storiadi Rotonda in Età Moderna

    Su Rotonda, minuscolo centro della Basilicata, le notiziestoriche disponibili sono scarse e frammentarie; tuttavia al-cuni manoscritti reperiti nelle biblioteche e negli archivi na-poletani hanno permesso di conoscere qualcosa di più sulpaesino lucano e sulle sue vicende nel corso dell’Età Moder-na1.

    Le prime testimonianze

    La terra di Rotonda2, all’estremità meridionale della Ba-silicata, ebbe origine in un momento imprecisato a poca di-stanza dall’antica città di Nerulum, situata lungo la via Popi-lia.

    Il nome del piccolo centro, secondo il geografo LeandroAlberti3, rispecchiava la forma dell’abitato medievale, con le

    1 Ringrazio Franca e Tonino Amato, il prof. Enzo Fittipaldi e il dr.Fausto De Mattia. Questo lavoro è dedicato alla memoria di Canio e Si-sina Di Maio.

    2 Su Rotonda cfr. F. SACCO, Dizionario geografico - istorico - fisicodel Regno di Napoli, III, Napoli 1796, p. 223; L. GIUSTINIANI, Dizionariogeografico - ragionato del Regno di Napoli, VIII, Napoli 1805, p. 76; U.D’AQUINO - V. FITTIPALDI - S. LAURIA, Rotonda (Nerulum), Galatina 1974.

    3 “Lasciando a dunque Laino & entrando tra gli aspri & sassosimonti, & alzando gli occhi se scopre sopra un picciolo colle rittondo, ilCastello Ritonda, talmente nominato (come io credo) per esser edificatoin cima di quello in ritondo gli edifici tal che paiono un castello ritondo.Egli è discosto questo luogo dal Castelluzzo, castello di Basilicata quat-tro miglia”. (L. ALBERTI, Descrittione di tutta Italia … nella quale si contie-ne il sito di essa, l’origine, et le signorie delle città, & delle castella …,Venezia 1551, p. 170).

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    case costruite in cerchi concentrici sui terrazzamenti dellacollina, sulla cui cima sorgeva il castello, secondo un im-pianto urbano che si osserva anche in alcuni centri della vi-cina provincia di Cosenza, come Morano e Rocca Imperiale;Giacomo Racioppi sosteneva invece che all’origine del nome cifosse “una qualche costruzione o ruderi antichi di forma ro-tonda”4.

    Sull’ubicazione precisa della città romana, citata piùvolte dagli autori antichi, gli storici lucani erano di opinionediscorde. Nel 1745 Giuseppe Antonini sosteneva che“Rotonda (…) potrebbe essere il Nerulum”, anche se le distan-ze riportate in alcuni itinerari di età romana non coincideva-no con la posizione dell’abitato moderno, “E quando il Nerulonon fosse la Rotonda – concludeva l’autore – non saprei dovetra queste vicinanze ritrovarlo”5. Antonini sapeva che, lungola strada tra Laino e Castelluccio, esistevano “de’ grandi anti-chi avanzi d’opera laterizia sparsi per quei piani; segnid’esservi stata già alcuna magnifica città”, ma pensava chequei ruderi appartenessero a un altro centro scomparso,chiamato dagli antichi Tebe Lucana6.

    Di diversa opinione fu Giacomo Racioppi, che nel 1889scriveva:

    Nerulum si suole situare all’odierno paese di Rotonda: ma ivi nonè vestigio di antiche fabbriche. Invece, tra Rotonda e Castelluccioè un luogo largamente sparso di ruderi; ove avvennero ripetutiritrovamenti di antichi cimeli. Qui crederei piuttosto la giacituradi Nerulo; e le antiche misure non si oppongono, anzi conforte-rebbero.7

    Le prime citazioni della cittadina medievale si trovano inuna pergamena del 1083 e “in una carta greca del 1117”,mentre nel cedolario del 1276-1277, relativo al Giustizierato

    4 G. RACIOPPI, Origini storiche investigate dei nomi geografici dellaBasilicata, in “Archivio Storico per le Province Napoletane” I (1876), pp.435-495.

    5 G. ANTONINI, La Lucania, III, Napoli 1745, p. 474.6 Ivi, II, p. 449.7 G. RACIOPPI, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, I,

    Roma 1889, p. 372.

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    di Basilicata, e in alcuni documenti angioini si parla di“Rotunda vallis Layni”, così chiamata per distinguerla dallavicina Rotondella (“Rotunda maris”)8.

    Anche sui feudatari della piccola terra si hanno scarsenotizie; nel 1415 Giovanna II, regina di Napoli, concedeva laterra di Rotonda a Masello e Angelillo Scannasorice, ma pochianni dopo, nel 1419, la cittadina risultava infeudata a Rugge-ro Sanseverino, rappresentante di una delle famiglie più po-tenti del Regno di Napoli9.

    Rotonda e i Sanseverino nel XVI secolo

    All’apice della potenza dei Sanseverino, le loro proprietàsi estendevano tra Salerno e la Calabria, e tra il Tirreno e loIonio; i due rami principali della famiglia erano quello deiprincipi di Salerno e quello dei principi di Bisignano. I Sanse-verino di Salerno, discendenti di Roberto (m. 1474), abitavanoa Napoli, nel grande palazzo che il capostipite aveva fatto co-struire nel 1470 di fronte alla chiesa di Santa Chiara, lungola “strada de Nido”10, a pochi metri dal palazzo dei principi diBisignano11, ai quali apparteneva anche la terra di Rotonda.

    8 G. RACIOPPI, Geografia e demografia della provincia di Basilicata

    nei secoli XIII e XIV, in “Archivio Storico per le Province Napoletane” XV(1890), pp. 565-582; ID., Storia dei popoli, II, p. 66.

    9 Sulla famiglia Sanseverino cfr. S. AMMIRATO, Delle famiglie nobili napoletane, I, Firenze 1580, p. 5; C. DE LELLIS, Discorso delle famiglienobili del Regno di Napoli, 3 voll., Napoli 1654-1671, passim; B.ALDIMARI, Memorie di famiglie nobili, Napoli 1691, p. 144; B. CANDIDAGONZAGA, Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali d'Italia,II, Napoli 1876, p. 110.

    10 Sulla strada di Nido e sul palazzo dei principi di Salerno cfr. G.CECI, Il palazzo dei Sanseverino principi di Salerno, in “Napoli nobilissi-ma”, I s., VII (1898), pp. 81-85; F. IAPPELLI - A. SCHIATTARELLA, Gesù Nuo-vo, ediz. con note, Castellammare di Stabia 1997; E. RICCIARDI, La re-gione di Nido in una planimetria di inizio Seicento, in “Societas”, in corsodi stampa, ai quali si rimanda per ulteriore bibliografia.

    11 Cfr. B. CROCE, Il palazzo Bisignano, poi Filomarino, in via TrinitàMaggiore, in “Napoli nobilissima”, II s., XVII (1921), pp. 173-174.

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    Nell’Archivio di Stato di Napoli si conservano i Capitolistipulati tra il 1495 e il 1507 tra Bernardino Sanseverino,principe di Bisignano, e l’Università di Rotonda (oggi si direb-be il Comune), i cui rappresentanti chiedevano al feudatariodi “conceder ad detta università ed a quella confirmar tutti lo-ro capituli, privilegij et consuetudini”12.

    Con l’avvento, nel 1503, degli Spagnoli alla guida delRegno di Napoli, la fortuna della famiglia cominciò la para-bola discendente; Ferrante Sanseverino (1507-1568), principedi Salerno, dopo ripetuti contrasti con il viceré Pedro de Tole-do fu bandito dal Regno e i suoi feudi furono divisi tra i baro-ni fedeli alla Corona di Spagna.

    In quegli anni difficili solo la condotta accorta di PietroAntonio Sanseverino, principe di Bisignano, riuscì a evitare larovina dell’altro ramo della famiglia; in questo modo il princi-pe poté lasciare in eredità al figlio Nicolò Bernardino (1554-1606) uno stato che comprendeva nei suoi confini gran partedella Basilicata e della Calabria settentrionale. Ma se il giova-ne ebbe dal padre “il sangue e gli ricchissimi stati”, non potéereditarne “virtù e glorie”, e ancora meno la saggezza che ave-va permesso al genitore di mantenere intatto il patrimoniononostante i rovesci di fortuna che avevano colpito la fami-glia; a giudizio dei contemporanei Nicolò non aveva “arti daprincipe”13, né era in grado di gestire la sua immensa fortuna,che gli garantiva una rendita di 180.000 ducati l’anno.

    Nicolò prese in moglie Isabella della Rovere, discendentedai duchi di Montefeltro, ma tra i coniugi nacquero quasi su-bito profondi contrasti; “lo scoglio fatale, dove urtò la quietedi quella casa, fu l’immatura prudenza d’Isabella, e la prodi-galità smisurata del Principe, il quale faceasi aggirare da’ suoi

    12 Napoli, Archivio di Stato (ASNa), Archivio Sanseverino di Bisi-

    gnano. Carte, 313, ff. 249-253 [1507]. Una copia dei capitoli e deglistatuti dell’Università di Rotonda, che vanno dall’epoca di Alfonsod’Aragona al 1622, è in ASNa, Archivio Sanseverino di Bisignano. Carte,29.

    13 G. CECI, I feudatari napoletani alla fine del secolo XVI, in“Archivio Storico per le Province Napoletane” XXIV (1899), pp. 122-138.

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    oziosi servidori”14. Nel tentativo di difendere il patrimonio difamiglia, Isabella fece allontanare dalla sua casa decine diservi e di cortigiani, ma alcuni di essi la diffamarono agli oc-chi del marito e cercarono addirittura di avvelenarla.

    Negli anni successivi i coniugi si riavvicinarono ed ebbe-ro un figlio, Teodoro, ma presto sorsero nuovi conflitti e laprincipessa cercò di fuggire per tornare in Umbria; il tentativonon riuscì, perché il duca di Ossuna, viceré di Napoli e amicodel principe, ordinò di riportare in Napoli Isabella che, fer-mata mentre cercava di imbarcarsi, fu costretta a rimanere aBari; da qui si trasferì per alcuni anni nel paesino di Morano,in Calabria, lontana dal marito.

    Nel 1595 morì, appena quattordicenne, Teodoro, l’unicofiglio della coppia; la principessa, fiaccata dalle sventure e af-flitta da una piaga alla bocca che la costringeva a nascondereil viso, ritornò in Napoli per dedicarsi a opere di pietà, la piùimportante delle quali fu la fondazione della chiesa del GesùNuovo, ricavata dalla trasformazione del palazzo dei principidi Salerno.

    Intanto il principe continuava a dissipare la sua ricchez-za girando l’Italia. L’intercessione della viceregina, la contessadi Miranda, fece in modo che Nicolò Sanseverino ritornassedalla moglie, ma la pace durò poco; il principe, sobillato daicortigiani, fuggì di nuovo e

    perseverò in avvenire in que’ suoi dispendiosi vagamenti perl’Italia, né ritornava in Regno, che per mietere a nuova prodigalitàle rendite appena spuntate. Rincresceva perciò agli amici, e con-giunti lo sterminio di sì inclita casa; di cui sentendone il re Filip-po II una tanta rovina, per riparare a tanto precipizio, diede ordi-ne che il principe fosse rinchiuso nel castello di Gaeta, e che co-me incorreggibile dissipatore, giusta la disposizione delle leggi, glifosse dato il curatore, come egli avvenne (…) Riuscì nondimenopeggiore il rimedio del male, perché nelle forze de’ curatori vi è piùfu dato fondo al dovizioso patrimonio del principe.15

    14 C. GATTA, Memorie topografico-storiche della provincia di Luca-

    nia…, Napoli 1732, p. 201.15 Ivi.

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    Un agente del granduca di Firenze, incaricato di compi-lare una relazione sui feudatari napoletani, lasciò in queglianni un efficace ritratto del principe di Bisignano:

    Nicolò Bernardino Sanseverino, Principe di Bisignano, fa per ar-ma una fascia rossa in campo d’argento. Nell’anno 1463 ebbe lacasa questo titolo dal Re Ferrante. Ha d’entrata 180.000 ducatiaggravati di un millione e settecentomila ducati di debiti. Non haarti da principe. È di natura tanto facile che dona tutto quello chegli dimandate. È stato dichiarato prodigo dagli Spagnuoli. Prima ilDuca di Vietri, poi Giovan Serio di Somma hanno governato il suostato. Don Lelio Orsini siccome pretende di essere l’erede così hadomandato il governo, ed havendolo ottenuto, il Principe se gli èfatto contra pretendendolo anche egli. Così il povero Principe dipadrone si contenterebbe di essere governatore. Intanto egli vamaggiormente in rovina.16

    Dopo l’interdizione del principe la Camera della Somma-ria, che vigilava sull’amministrazione dello stato di Bisignano,ordinò la compilazione di inventari e rendiconti da parte degliamministratori; due inventari delle proprietà della famigliasono conservati nell’Archivio di Stato di Napoli: il primo, stu-diato da Giuseppe Galasso, è datato 159417, il secondo, ritro-vato in un protocollo notarile, è più completo e porta la data160118.

    La lettura dei due documenti dà l’idea della consistenzadel patrimonio del principe di Bisignano, che nello scorcio delXVII secolo possedeva 28 feudi in Calabria Citra (Bisignano,Corigliano, San Mauro, Acri, Luzzi, Rose, San Marco, Malvito,Ruggiano, Tarsia, Terranova, Altomonte, Saracena, Castro-villari¸ Morano, Cassano, Trebisacce, Mormanno, Orsomarso,Abatemarco, Grisolia, Buonvicino, Diamante, Belvedere, San-

    16 CECI, I feudatari, p. 124. Il ritratto coincide con la testimonian-za di Scipione Ammirato, che scriveva nel 1580, mentre il principe erain vita. Cfr. AMMIRATO, Delle famiglie nobili, I, p. 32.

    17 Cfr. G. GALASSO, Aspetti e problemi della società feudale napole-tana attraverso l'inventario dei beni dei principi di Bisignano (1594), inStudi in memoria di Federigo Melis, IV, Napoli 1978, pp. 255-277.

    18 ASNa, Notai del XVI secolo, scheda 503, protocollo 17, f. 13[1601] - Annotatione delli beni del Principe di Bisignano fatta su ordine diDon Lelio Ursino de Duchi de Gravina curatore delli beni predetti.

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    gineto, Bonifati, Sant’Agata e Strongoli) e 16 feudi in Basili-cata (Tricarico, Miglionico, Craco, Albano, Calciano, Chiaro-monte, Senise, Rotonda, Latronico, Carbone, Tigana, Castro-novo, Episcopia, Armento, Monteduro e Policoro), oltre allaterra di San Pietro in Galatina nella provincia di Terrad’Otranto, ricevuta in eredità dalla madre.

    In tutti e due gli inventari è citata “la terra della Rotonda(…) con un castello distrutto nella parte più eminente, et ap-presso la piazza una casa palaziata con camere, et sale quasidistrutte”19; la piazza citata nei documenti dovrebbe essere ilpiccolo largo che faceva da sagrato all’antica chiesa parroc-chiale, intitolata alla Natività di Maria e situata proprio sottoil castello, mentre la “casa palaziata” era forse una residenzaper il feudatario.

    In quasi tutti i feudi dei Sanseverino sorgeva un castelloo un palazzo baronale; tra i più cospicui c’erano quelli di Bi-signano, di Corigliano, di Altomonte, di Saracena, “con mure,torre, et antimorali con molti membri, et habitationi”, di Cas-sano, “con diversi membri, et appartamenti, sale camere tor-re, et altro dove soleno habitare li Principi, et con stalla gran-ne sotto il detto castello” e di Belvedere, “circondato di mure,torre, fosse, ribillini, et fortellezza con diverse habitatione, etcon alcuni pezzi di artegliaria, et con carcere”20.

    Appartenevano al principe di Bisignano anche alcunemanifatture di seta (l’industria della seta era una delle mag-giori entrate della famiglia, che fruttava oltre 30.000 ducatil’anno), due fabbriche per ricavare zucchero dalle barbabie-tole (a Belvedere e a Diamante, il cui castello veniva utilizzatocome fabbrica e deposito di zucchero), una salina (ad Alto-monte), due dimore di villeggiatura a Napoli (una a Chiaia el’altra a Pozzuoli) e circa 300 cavalli, elencati in un inventariodel 1599.

    Alla fine della sua vita Nicolò Sanseverino, vecchio emalato, si ritirò in Napoli, dove morì nel 1606, lasciando nu-merosi pretendenti a contendersi il titolo e le ricchezze; nel1622 Rotonda fu acquistata da Ferrante Sanseverino, conte

    19 Ivi.20 Ivi.

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    di Saponara, appartenente a un ramo cadetto della stessafamiglia21.

    Il santuario di Santa Maria della Consolazione

    Nel corso del XVI secolo, in seguito a un’epidemia di pe-ste, i cittadini di Rotonda decisero di innalzare una chiesa inonore della Vergine della Consolazione; la nuova fabbrica sor-se su una preesistenza, forse una piccola chiesa costruita intempi remoti e demolita per far posto al santuario cinque-centesco.

    Una descrizione della chiesa e del santuario si può leg-gere nello Zodiaco di Maria, scritto nel 1715 da padre SerafinoMontorio, un domenicano del convento napoletano della Sa-nità; nell’opera le province del Regno di Napoli (dodici come isegni zodiacali e come le stelle della corona della Vergine)vengono descritte associandole ai segni dello Zodiaco e ai di-versi culti di Maria22.

    Discorrendo dei santuari mariani del Regno l’autore for-nisce notizie sia sulle città principali, sia su numerosi piccolicentri, e non manca una breve descrizione dell’abitato di Ro-tonda,

    edificata sopra orbicolare collina, ma in modo, che con dolce de-clivio si distende nel piano. Da ogni parte è riguardata dal Sole,che dispensandole liberalissimo i suoi raggi luminosi, la rended’aria assai celebre, ed amena. Il suo territorio è molto fruttifero; ifrutti molto dilettevoli, e d’ogni altra cosa al vivere umano neces-saria è abbondantissimo, in modo che senza invidiare i convicinipaesi gode tutti quei beni, che sa dispensare la madre Natura, ed

    21 “Ferrante Sanseverino, conte della Saponara, ha duemila ducati

    l’anno. Pretende anche egli lo stato di Bisignano.” (CECI, I feudatari, p.138).

    22 S. MONTORIO, Zodiaco di Maria ovvero le dodici provincie del Re-gno di Napoli …, Napoli 1715, pp. 408-412, riportato in Appendice, doc.1.

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    in particolare ha sorgive d’acque, non solo limpide, e cristalline,ma anche freddissime.23

    Le notizie sul santuario della Consolazione, tratte dauna relazione di monsignor Nicola Rocco, vescovo di Cassanotra il 1707 e il 171824, sono numerose e dettagliate; l’autoreparla dell’origine del culto, riportando parte della bolla del1585 con la quale il papa Sisto V autorizzava l’istituzionedell’ospizio (“ospitale”) di Santa Maria, e ricorda i miracolioperati in più occasioni dalla sacra immagine.

    “Al crescere de’ favori di Maria crebbe ne’ popoli la divo-zione verso di essa”25 e in breve tempo, grazie alle elemosineraccolte, fu possibile ampliare la chiesa. La nuova costruzio-ne, lunga 94 palmi [circa 24 m], larga 40 [10 m] e “alta a pro-porzione”, era a navata unica, con sei altari laterali, “tuttisotto diversi titoli dedicati a Maria”26, copertura a botte e, co-sa inconsueta in epoca controriformistica, il coro collocatodavanti all’altare maggiore. Davanti all’ingresso principale siapriva

    un bellissimo atrio con due cortili, uno più grande dell’altro: e lagran porta del primo, collocata per retta linea al prospetto delleporte dell’atrio, e della chiesa, rende assai riguardevole, e maesto-sa la veduta dell’altare maggiore in lunghezza tale, che sebbenesia grande il sacerdote, che vi celebra, dalla prima porta appari-sce piccolissimo, e per così dire un pigmeo, cosa assai rara nellecittà, che non in una terra.27

    23 Ivi, p. 408.24 Il testo di monsignor Rocco, del quale si conservava una copia

    datata 13 ottobre 1710 nell’archivio parrocchiale di Rotonda, è riportatoin D’AQUINO - FITTIPALDI - LAURIA, Rotonda (Nerulum), pp. 131-146. Il librodi Montorio riporta anche, tratte dalla stessa relazione, le descrizioni deisantuari di Santa Maria del Castello in Castrovillari e di Santa Mariadelle Armi in Cerchiara. Su Nicola Rocco, vescovo di Ravello e Scala, dal1707 alla guida della diocesi di Cassano, cfr. F. UGHELLI, Italia sacra, IIediz., VII, Venetiis MDCCXX, col. 341, e IX, Venetiis MDCCXXI, col.342.

    25 MONTORIO, Zodiaco, p. 410.26 Ivi.27 Ivi.

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    Una nicchia sull’altare maggiore ospitava la statua inpietra della Vergine,

    chiusa sotto lucidi cristalli, e coperta con un pannetto di seta, alquale succedono due porte di legno indorato, nelle quali si vedecon eccellente intaglio scolpita la Vergine Annunziata, e sopra diessa vi è un altro pannetto simile trinato d’oro.28

    Davanti all’altare, “adorno di quattro colonne di negra, elucida pietra”, pendevano le lampade accese dai fedeli, men-tre la cupola e le pareti del presbiterio erano adornate “di va-ghissime pitture”, al di sotto delle quali si leggevano “varjanagrammi letterali, e numerici composti da spiritosi ingegnidel paese nel 1656, alludenti alla liberazione della peste perintercessione della Vergine protettrice”29.

    La relazione non riporta né il nome dell’erudito checompose gli “anagrammi” dedicati alla Vergine in occasionedella peste del 1656, né il nome degli artisti che decorarono lepareti della chiesa; sono invece descritti i diversi cicli pittorici,che comprendevano l’immagine dell’Assunta al centro dellavolta, gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa negli angoli e di-verse Storie di Gesù, della Vergine e del Vecchio Testamentosulle altre pareti.

    La descrizione menziona anche le suppellettili e gli ar-genti conservati nella sacrestia, gli altari laterali e gli am-bienti adiacenti alla chiesa, con l’ospizio per gli indigenti e peri pellegrini.

    L’amministrazione del sacro luogo era affidata a dueprocuratori, “uno sacerdote, e l’altro laico (…) eletti ogni annodal Comune di detta terra”30, mentre la cura della chiesa edell’ospizio era affidata agli Oblati, religiosi che, “avendo do-nato il proprio alla chiesa, menano la loro vita ivi applicati aservire la Regina del Paradiso” e che, nonostante fossero de-stinati “al servizio temporale, e caritativo, in ogni modo ognigiorno sono obbligati portarsi avanti la sacra immagine, ed ivi

    28 Ivi.29 Ivi.30 Ivi, p. 411.

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    a coro devono recitare il Santissimo Rosario colle litanie dellaVergine”31.

    Anche il clero era obbligato a celebrare in Santa Mariauna messa quotidiana, mentre in tempo di Quaresima, ognisabato, “se il tempo lo permette, il clero con divota processio-ne si porta colà avanti ora di pranzo, cantando le litanie diNostra Signora, e poi vi si canta la Messa sollenne, ed avantil’Ofertorio s’ode la predica da tutti i cittadini, che vi concor-rono.”32

    Gli abitanti di Rotonda nutrivano una tenace devozionenei confronti della Vergine della Consolazione, che in più oc-casioni aveva protetto il paese da contagi, carestie e terremo-ti, e aveva concesso ai fedeli grazie e guarigioni, ricordate ne-gli ex-voto che ricoprivano le pareti del santuario.

    Tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivol’ospizio di Santa Maria funzionò anche da orfanotrofio, nelquale si accoglievano i bambini “esposti”33, ma nel corsodell’Ottocento la pia istituzione, privata delle sue rendite, de-cadde; intorno alla metà del secolo fu affidata ai padri Pas-sionisti e tra il 1871 e il 1890 accolse il seminario diocesano.

    Il paese nel Settecento e la “strada delle Calabrie”

    Nel Settecento le fonti disponibili su Rotonda sono nu-merose. La prima in ordine di tempo è una Descrizzione dellaprovincia di Basilicata compilata nel 1736, su richiesta del reCarlo di Borbone, da Rodrigo Maria Gaudioso, avvocato fi-scale dell’Udienza della Basilicata. Si tratta di un manoscrittoconservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, nel quale so-no raccolte sia le relazioni inviate a Gaudioso dagli ammini-stratori delle città e delle terre della Basilicata, sia il rias-

    31 Ivi.32 Ivi.33 SACCO, Dizionario, III, p. 223; cfr. anche L. PETAGNA, Viaggio in

    alcuni luoghi della Basilicata e della Calabria Citeriore effettuito nel1826, Napoli 1827, pp. 43-45, riportato in Appendice, doc. 8.

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    sunto che il funzionario ne trasse per la relazione da inviareal sovrano.

    Il modello di relazione che gli amministratori dovevanocompilare seguiva uno schema comune, che chiedeva di indi-care il sito del paese, il numero di abitanti, l’economia e iprodotti del territorio, l’eventuale feudatario della terra e larendita del feudo, i luoghi sacri presenti e le loro rendite.Dalla due paginette scarse inviate dal sindaco Carlo di Loren-zo34 e dai due “eletti” (oggi si direbbe assessori) di Rotonda ilfunzionario ricavò un riassunto di poche righe:

    La terra di Rotonda distante dal già detto casale [di Sanseverino]miglia tre sta posta coll’aspetto a mezzo giorno, venendo abitatada 1.500 persone, quali tutte si sostengono colla coltura del ter-ritorio che produce grani e vino, venendo pur anche possedutadall’illustre principe di Bisignano che vi tiene di rendita da docati700 in circa. Vi è una sola chiesa parrocchiale sotto posta alladiocesi di Cassano, li di cui preti si mantengono colla rendita dialcuni pii legati.35

    La relazione compilata dagli amministratori di Rotondaparla di un territorio “montuoso, et angustissimo (…) chescarsamente basta per mantenimento de cittadini”, i quali“per esser miserabili non esercitano mercature, ma si man-tengono con la coltura del territorio”36, ma la descrizione dellapovertà dei rotondesi sembra un po’ esagerata, e forse eramotivata dalla volontà di sfuggire ad accertamenti patrimo-niali troppo accurati da parte del preside della Provincia; unaconferma indiretta di quanto affermato si ha dalla reticenzadegli estensori della relazione riguardo alle rendite della par-rocchia e del feudatario, sulle quali dichiaravano di esserepoco informati.

    34 Carlo Di Lorenzo è citato anche nel catasto del 1753, nel quale

    risultava avere 62 anni (era nato dunque nel 1691).35 Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” (BNNa), ms.

    XIV D 39, R. M. GAUDIOSO, Descrizzione della provincia di Basilicata fat-ta per ordine di Sua Maestà, che Dio guardi, da don Rodrigo Maria Gau-dioso, avvocato fiscale proprietario della Regia Udienza di detta provin-cia, [1736], f. 20v.

    36 Ivi, ff. 209-210, riportato in Appendice, doc. 2.

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    Il documento reca il sigillo dell’Università di Rotonda,con lo stemma civico che raffigura una “torre merlata con tremonti” e “appiè de monti il fiume Mercuri”, come scriveva Ra-cioppi alla fine del XIX secolo37; tuttavia sul sigillo settecente-sco si vedono anche le figure di due angioletti al di sopra dellatorre38.

    Informazioni più dettagliate si possono ricavare dagli attidel “catasto onciario” del 175339, alla cui compilazione parte-ciparono tra gli altri il sindaco Francesco Iannino, gli elettiGiuseppe La Polla (o L’Apolla) e Tommaso Rinaldi e il cancel-liere Giuseppe Presta, lo stesso che aveva controfirmato larelazione del 1736. Dal catasto si apprende che l’Università diRotonda aveva sede in una casa “sita nella strada di S. Fran-cesco”40 e che a quella data erano presenti in paese, oltre allachiesa madre e all’ospizio di Santa Maria della Consolazione,le cappelle di Santa Maria delle Grazie, di San Michele Arcan-gelo, di Santa Maria Mater Dei, di Santa Maria Maddalena, diSant’Onofrio, di Santa Maria di Costantinopoli, del Santissi-mo Rosario e della Santissima Trinità, oltre a diverse cappellerurali sparse nel territorio circostante.

    Ancora più interessante lo “Stato delle anime” compilatoin occasione del catasto da don Giuseppe Angelo Cantisani,“arciprete e parroco della madrice chiesa”; nel documento ilnucleo principale del paese è diviso in “contrade” e di ciascu-na di esse sono riportati tutti i componenti delle famiglie chevi abitavano, in modo da costituire un vero e proprio censi-mento diviso per “fuochi”, cioè per gruppi familiari. In questomodo, oltre alle informazioni sulla toponomastica del paese, èpossibile calcolare che nel 1753 abitavano in Rotonda circa

    37 RACIOPPI, Storia dei popoli, II, p. 206.38 Si tratta dello stesso sigillo usato negli atti del catasto del 1753,

    mentre la chiesa parrocchiale della Natività di Maria utilizzava per ipropri atti un sigillo diverso.

    39 Il nuovo catasto, chiamato “onciario” perché i guadagni e le tas-se di ogni cittadino erano espresse in once (1 oncia = 6 ducati), fu intro-dotto nel Regno di Napoli nel 1741 per ordine del re Carlo di Borbone.Gli atti del catasto onciario di Rotonda, compilato nel 1753, sono conte-nuti in un unico volume.

    40 ASNa, Catasto onciario, vol. 5651 [1753].

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    1.500 persone, ma soprattutto si può conoscere la distribu-zione della popolazione nelle diverse zone dell’abitato, un datomolto interessante dal punto di vista storico-urbanistico41.

    Un’altra carta d’archivio, datata 1773, permette di cono-scere la consistenza delle proprietà dei principi di Bisignano,ridotte in quegli anni a una decina di feudi sparsi tra il Prin-cipato Citra (Saponara e Sanza), la Basilicata (Chiaromonte,Rotonda, Viggianello42, San Giorgio e Grottola) e la Calabriasettentrionale (Bisignano, Acri e Altomonte)43.

    Il Settecento dovette essere un secolo di relativa prospe-rità per il paese, che vide quasi raddoppiare la popolazione,passando dai 1.500 abitanti del 1736 agli oltre 2.500 ricor-dati alla fine del secolo nelle descrizioni di Sacco e di Giusti-niani44. Più che nell’agricoltura, la ragione dell’aumentato be-nessere dovrebbe essere ricercata nel fatto che il piccolo cen-tro era una “terra di passaggio”, situata lungo la strada checonduceva in Calabria, condizione che favoriva una qualcheforma di commercio con le terre vicine.

    Il nucleo antico del paese, imperniato intorno ai ruderidel castello e all’antica chiesa madre, cominciò a essere ab-bandonato intorno alla metà del XVIII secolo, quando inizia-rono i lavori per una nuova parrocchiale, più capiente ma “dimediocre struttura”45, alla quale fu trasferito il titolo della

    41 Ivi, Stato dell’anime della Rotonda fatto in quest’anno 1753. Visono elencate le seguenti località: contrada della Taverna (4 case), con-trada di Sant’Antonio alias San Giacomo (3), contrada della piazza e so-pra la piazza (27), contrada di San Francesco (6), contrada di Sant’Anna(5), contrada di Sant’Onofrio e San Rocco (4), contrada del Dimaniello(6), contrada della Conservaria vecchia (7), contrada delli Fossi (17),contrada del Purgatorio (11), contrada delli Sibbari (37), contrada dellaChiesa (20), contrada di Frustera (10), contrada di San Filippo (4), con-trada di San Martino (13), contrada del Palazzo (4), contrada del Portello(7), per un totale di 185 nuclei familiari, pari a circa 1.500 persone (cal-colando 8 persone per “fuoco”). Numerose contrade rurali sono citatenegli atti del catasto, e in particolare nelle “Rivele”.

    42 A tale proposito si segnalano tra le carte dei Sanseverino alcuneplanimetrie settecentesche relative a Viggianello, tra cui una pianta delcastello. ASNa, Archivio Sanseverino di Bisignano. Carte, 44.

    43 Ivi, 317, [1773].44 Appendice, docc. 5 e 6.45 SACCO, Dizionario, III, p. 223.

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    parrocchia antica. L’ubicazione della chiesa settecentesca asud dell’abitato, lungo la strada che conduceva da Castelluc-cio a Morano, determinò lo spostamento del baricentro urba-no, incoraggiando la popolazione a cercare abitazioni più co-mode e meglio collegate con l’importante via di traffico; il lar-go tra l’altura del castello e la nuova chiesa madre divenne lapiazza principale del paese.

    La cappella sotto il castello fu affidata alla confraternitadel Rosario (retaggio di un’antica presenza domenicana inpaese), dalla quale prese l’intitolazione che tuttora conserva;la fondazione, nel giro di pochi decenni, di due monti di pietàe di alcune confraternite, tra cui quella di Sant’Antonio,ospitata in una chiesetta a poca distanza dalla chiesa madre,è un’ulteriore conferma del miglioramento delle condizionieconomiche e sociali del piccolo centro.

    Negli anni ’70 del XVIII secolo si iniziò a progettare la“strada delle Calabrie” che, ricalcando l’itinerario militaredell’imperatore Antonino, avrebbe collegato Napoli a ReggioCalabria; il tracciato della strada nel tratto tra Eboli (in Cam-pania) e Tarsia (in Calabria) è raffigurato in una planimetriadel 1778 che mostra, sia pure in modo schematico, la formadei piccoli centri attraversati dalla nuova consolare46.

    La via “sassosa” e “mal’aggiata”47 che collegava Lauria aMorano, passando per Castelluccio e Rotonda, nel volgere dipochi anni fu sostituita da un tracciato più comodo, la cuicostruzione, a causa dell’orografia accidentata del territorio,comportò notevoli difficoltà tecniche; il solo tratto tra Castel-luccio e Rotonda, iniziato nel 1788, richiese la costruzione dinove ponti e due “ponti reali”, ma intorno nel 1791 erano giàstate completate cinque miglia del percorso previsto e ci si

    46 ASNa, Piante e disegni, XXXII/1 [1778]. Si veda anche ASNa,

    Direzione generale di Ponti e strade. II numerazione, 308, inc. 240, Statodei lavori della strada delle Calabrie al 31 ottobre 1823, disegno acque-rellato firmato dall’ing. Francesco de Vito Piscicelli, direttore generale diPonti e Strade, segnalato in una scheda di M. L. ALVINO in Scienzia-ti_Artisti. Formazione e ruolo degli ingegneri nelle fonti dell’Archivio diStato e della Facoltà di Ingegneria di Napoli, catalogo della mostra, a cu-ra di A. Buccaro e F. De Mattia, Napoli 2003, pp. 247-248.

    47 ANTONINI, La Lucania, III, p. 474.

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    preparava a scavalcare con un ponte in muratura il fiumeLao. Nello stesso anno risultava completato l’intero tratto daNapoli a Lagonegro, mentre si lavorava “con celerità per tuttal’estenzione fino a Morano”48, ma a partire dal 1792 i lavorisubirono un arresto di diversi anni.

    Tra il 1799 e il 1806 i paesi al confine tra la Calabria ela Basilicata furono in più occasioni teatro di violenze e discontri tra l’esercito sanfedista e quello francese. Il tratto distrada tra Rotonda e Morano possedeva un particolare valorestrategico e un ufficiale dell’esercito borbonico, DomenicoColella, parlando dell’importanza di controllare i valichi tra ilPollino e la valle del Coscile per sbarrare agli eserciti nemicila via delle Calabrie, dedicò alcune righe anche a Rotonda:

    I passi che mano mano s’incontrano, principalmente quelli di Ca-pestrino, di Castelluccio, di Lagonegro, di Lauria, la Rotonda, edaltri offrono vantaggi tali, da poter essi soli bastare per impedireal nemico qualunque accesso nelle Calabrie, delle quali possonochiamarsi le chiavi. Tra questi, si contradistinguono quelli dellavalle di S. Martino, Campo Tenese, e Rivolte di Morano. 49

    La valle di San Martino, pochi chilometri dopo Rotonda,era circondata “d’altissimi dirupi, che ne impediscono qua-lunque altro ingresso”; in quel punto la strada sarebbe stata“difficilissima a percorrere sotto il fuoco della sola fucileria,per trovarsi in un perfetto defilé”50. Considerazioni simili sipotevano fare per la piana di Campo Tenese, circondata“d’ogni intorno da rupi, e sassi tagliati a picco” e per i tor-

    48 ASNa, Direzione generale di Ponti e strade. I numerazione, 231,

    inc. 43 - Lavori fatti dal partitario Francesco Bellino per la formazionedella nuova strada dalla porta del Castelluccio di Basilicata ad andare alfiume Lago in tenimento di Rotonda, principiati nel mese di Giugno 1788[1788]; ivi, Serie Giunta e Sovrintendenza delle Strade, 184, ff. n. n.[1791] - Ristretto sullo stato delle strade dal 1784 al 1790, riportato inAppendice, doc. 4. La numerazione del fascio, appartenente a una serienon ancora del tutto ordinata, è provvisoria.

    49 BNNa, ms. Bibl. Prov. 18/II, D. COLELLA, Memoria militare osiano osservazioni per la difesa del Regno di Napoli. Copia 3, [1818], inAppendice, doc. 7.

    50 Ivi.

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    nanti che conducevano a Morano e che costituivano “l’unicocamino, che vi esiste sul pendio della montagna, le di cuivette la difendono da un lato, mentre l’altro viene assicuratoda orridi, e spaventevoli precipizj”51. Per questo motivo, con-cludeva l’ufficiale, poche decine di soldati pratici di quelle zo-ne di montagna sarebbero stati in grado di bloccare una ar-mata, al punto che le valli del Pollino si sarebbero potute de-finire “le Termopili delle Calabrie, se tra i bravi Calabresi, cheposseggono in certo modo le qualità degli Spartani, nascesse-ro i Leonida”52.

    Finita la guerra con l’affermazione dei Napoleonidi, ter-minava anche, grazie all’abolizione della feudalità decisa dalnuovo governo, il lungo dominio dei Sanseverino sulla terra diRotonda53.

    Nel 1808 fu istituito il Real Corpo di Ingegneri di Ponti eStrade e quasi contemporaneamente ripresero i lavori per lacostruzione della strada consolare; un registro relativo al pe-riodo tra il 1808 e il 1817 attesta che in quegli anni eranoaperti diversi cantieri tra Lagonegro e Morano54.

    Il beneficio per le terre attraversate dalla nuova stradafu notevole; i piccoli paesi lungo il percorso videro attenuarsiil secolare isolamento, mentre le attività commerciali e im-prenditoriali progredivano man mano che i viaggiatori direttiin Calabria, in numero sempre maggiore, scoprivano zone delRegno fino ad allora sconosciute.

    Molti registrarono nei loro diari le impressioni sui luoghiattraversati e già nel 1792 la terra di Rotonda ebbe l’onore diospitare l’abate Giuseppe Maria Galanti, autore della più fa-

    51 Ivi.52 Ivi.53 Cfr. il Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema commis-

    sione per le liti tra i già Baroni e i Comuni, XII, Napoli 1809, p. 279 [sen-tenza del 23 ottobre 1809].

    54 ASNa, Ministero dei Lavori Pubblici, registro n. 1 (anni 1808-1817). Documenti sui lavori per la strada delle Calabrie nel tratto daLagonegro a Morano sono in ASNa, Direzione generale di Ponti e strade. Inumerazione, in particolare negli incartamenti 231, 232, 240, 242, 243,259, 261, 262, 263, 265, 266; i documenti si riferiscono agli anni tra il1788 e il 1814.

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    mosa Descrizione settecentesca del Regno, che lasciò unabreve annotazione del suo passaggio:

    Sei miglia al di là di Castelluccio si trova la Rotonda. Da Castel-luccio alla Rotonda la strada nuova è tutta fatta. Altri pezzi fattive ne sono vicino Lauria e vicino Morano, dove si travagliava alnostro passaggio. Prima di giungere alla Rotonda si passa un fiu-me [il Mercure-Lao] sopra di cui è spesosa e difficile la costruzionedi un ponte. Per giungere alla Rotonda bisogna fare un rotondogiro intorno a un monte. Alla Rotonda fummo alloggiati dal signorDon Giuseppe Rinaldi per commendatizia del signor Tarentino. Inquesto paese non fu possibile trovare biade, orzo o altro per li ca-valli. A stento la mattina seguente si trovarono due misure [circa 4kg] di granodindia. Si partì dalla Rotonda il dì 13. Dopo la Roton-da si passa il fiume [Serico] fornito sopra di un buon ponte [il“ponte del Cornuto”]. Questo fiume divide la Basilicata dalla Cala-bria.55

    Pochi decenni dopo, nel 1826, il botanico Luigi Petagna,in viaggio verso la Calabria con i colleghi per studiare la floradi quelle contrade, rimase colpito dalla grande piazza di Ro-tonda, simile a “una deliziosa terrazza (…) ornata di buonebotteghe, che possono servir del caffè e de’ gelati”, ma ancheluogo di ritrovo “di sciami di fanciulli (…) inoperosi e (…) mo-lesti”56, che l’intollerante viaggiatore consigliava di rinchiude-re nell’orfanotrofio di Santa Maria della Consolazione.

    L’aumentato benessere del piccolo centro era dimostratoanche dalla trasformazione del paesaggio agrario, “coltivatocome non si può meglio”57, grazie all’abbondanza di acqua perirrigare i campi e all’introduzione, a fianco del tradizionalegranturco, di nuove colture, come quella delle patate (“pomodi terra”).

    Negli stessi anni veniva ultimata la costruzione del pontein muratura sul fiume Mercure, opera progettata fin dal 1820

    55 G. M. GALANTI, Giornale di viaggio in Calabria (1792), a cura diA. Placanica, Napoli 1981, p. 98. Cfr. anche ID., Descrizione geografica epolitica delle Sicilie, [1794], a cura di F. Assante e D. Demarco, III, Bolo-gna 1969, p. 74.

    56 PETAGNA, Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata, pp. 43-45, ri-portato in Appendice, doc. 8.

    57 Ivi.

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    da Luigi Malesci, ma iniziata solo nel 1829 sotto la direzionedell’ingegnere Giovanni Isé58; il ponte evitava ai viandanti ildifficile guado del fiume, rendendo gli spostamenti più sicurie più veloci. Così, lasciandosi alle spalle l’isolamento e i re-taggi feudali, Rotonda cominciava ad avviarsi verso il pro-gresso.

    EMILIO RICCIARDI

    58 Un voluminoso incartamento con i documenti relativi alla co-

    struzione del ponte è in ASNa, Direzione generale di Ponti e strade. IInumerazione, 263, inc. 888, Strada di Calabria – Ponte in fabbrica delMercuri [1834]. Nel volume II dell’incartamento, a f. 90, c’è anche un fo-glio allegato alla relazione dell’ing. Giovanni Isé, con quattro disegni, tracui una Pianta geometrica dell’alveo del fiume Mercuri nel sito del ponte,e stato dei lavori a tutta la campagna dell’anno 1830.

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    DOCUMENTI

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    S. MONTORIO, Zodiaco di Maria ovvero le dodici provincie del Regnodi Napoli …, Napoli 1715, pp. 408-412.

    Stella VIII – Del segno di Leone. Santa Maria della Consolazionedella terra detta Rotonda Diocesi di Cassano.

    La Rotonda è terra della già descritta provincia di Basilicata, ondedoveasi ponere sotto il segno di Gemini; ma perché appartiene quantoallo spirituale al vescovo di Cassano, sotto il segno di Leone qui ne par-leremo. Vedesi ella edificata sopra orbicolare collina, ma in modo, checon dolce declivio si distende nel piano. Da ogni parte è riguardata dalSole, che dispensandole liberalissimo i suoi raggi luminosi, la rended’aria assai celebre, ed amena. Il suo territorio è molto fruttifero; i fruttimolto dilettevoli, e d’ogni altra cosa al vivere umano necessaria è ab-bondantissimo, in modo che senza invidiare i convicini paesi gode tuttiquei beni, che sa dispensare la madre Natura, ed in particolare ha sor-give d’acque, non solo limpide, e cristalline, ma anche freddissime. So-prattutto si pregia di viver sicura sotto il patrocinio della Vergine: il checon celesti prodigj viene autenticato in una sua miracolosa statua, col-locata in una magnifica chiesa, sotto il nome venerabile di Santa Mariadella Consolazione, fuora le mura di detta terra un mezo miglio lontano.

    Questa maravigliosa statua è scolpita in pietra, e riposa sopraproporzionata base della stessa materia, tenendo sopra il braccio destroil suo divino figliuolo Gesù. La sua venustà, e bellezza la rende non soloamabile, ma sveglia divozione in chi la mira, mentre colla sua maestà, ecol suo sguardo ciaschedun cuore consola. La semplicità, o negligenzadegli antichi abitanti non ha lasciata a noi memoria per qual specialgrazia ricevuta avessero essi inalzato alla Vergine sì nobil tempio; ve-dendosi solamente registrato nella detta base l’anno, in cui forse ella fuscolpita, cioè 1512. Può nulladimeno cognietturarsi la cagione dalle pa-role della Bolla della felice memoria di Sisto V (conservasi nell’archiviodi detta chiesa) il quale alli 23 di giugno dell’anno 1585, il primo del suoponteficato a favore di detto sagro tempio la spedì, e comincia Pastoralisoffici munere, etc., e vi si leggono le seguenti parole.

    Sane pro parte dilectorum filiorum Universitatis, et hominum terraeRotundae, Cassanensis dioecesis nobis nuper exibita petitio continebat,quod nonnulli Christifideles ex universitate, et hominibus praedictis, adinvocandum Deiparae Virginis Mariae auxilium, et intercessionem, apudFilium suum Dominum nostrum Iesum Christum, ut ab eisdem Epidemiaemorbum, in convicinis locis iamdiu grassantem, averteret, non non et ea-

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    dem convicinia loca ab illo liberaret, ac pia devotione ducti, ad eiusdem B.Mariae honorem unam Ecclesiam sub invocatione ejusdem B. Mariae deConsolatione noncupatae prope, et extra muros dictae Terrae, mutuis eo-rum, at aliorum incolarum Civium Terrae elemosinis, et auxiliis fabricari,eique per plures annos, in quibus diversa miracula intercessione eiusdemB. Mariae, ut pie creditur, edita fuerunt, per virosprobos ex elemosinis,quae illi et illius intuitu fiebant deservire curarunt in divinis. Et deniqueUniversitas, et homines praedicti eamdem Ecclesiam decentius pro divinicultus manutentione ornarunt; nec non in redditibus bonorum stabiliumpro unius, et plurium Cappellanorum libero subsidio dotarunt, ac amplia-runt, ad ejus servitium Presbyterum, et Clericum dictae Terrae elegerunt,et deputaverunt. Et praeterea Hospitalitatem inibi exercere caeperunt, etnunc illam exercent. Hic omnibus Ordinarii loci permissione, et licentiadesuper suffragantibus, etc.

    Dalle quali parole chiaramente si deduce, che il motivo, che ebbe-ro quelli abitanti, di fabbricare detta chiesa fu per essere liberati dalmale epidemico ad intercessione di quella Sovrana Signora; ed in ren-dimento di grazie con profuse elemosine le diedero principio, e fine consplendidezza, decoro, ed utile de’ pellegrini e tanto più che la Vergine inquella statua si fé conoscere in molte altre occasioni prodigiosa, disser-rando l’erario delle sue grazie operatrici di meraviglie. Perché poi crebbeal crescere de’ favori di Maria ne’ popoli la divozione verso di essa, am-pliarono con nuove limosine la detta chiesa, la quale di lunghezza occu-pa 94 palmi di piano, e di larghezza 40, ed è alta a proporzione. Avantila sua porta maestoso s’inalza, e si dilata un bellissimo atrio con duecortili, uno più grande dell’altro: e la gran porta del primo, collocata perretta linea al prospetto delle porte dell’atrio, e della chiesa, rende assairiguardevole, e maestosa la veduta dell’altare maggiore in lunghezza ta-le, che sebbene sia grande il sacerdote, che vi celebra, dalla prima portaapparisce piccolissimo, e per così dire un pigmeo, cosa assai rara nellecittà, che non in una terra.

    La miracolosa statoa si vede collocata nel concavo dell’altare mag-giore a misura del piano della sagra mensa, e per renderla più venera-bile è chiusa sotto lucidi cristalli, e coperta con un pannetto di seta, alquale succedono due porte di legno indorato, nelle quali si vede con ec-cellente intaglio scolpita la Vergine Annunziata, e sopra di essa vi è unaltro pannetto simile trinato d’oro. L’altare con bella architettura vedesiadorno di quattro colonne di negra, e lucida pietra, fra le quali pendonomolte lampadi sempre accese, che nelli giorni sollenni sono di argento, ene’ feriali di altro metallo. Il coro, dove si recitano li divini officj, stà si-tuato avanti il detto altare, largo, e lungo palmi 28, la di cui volta, &cupola è tutta adorna di vaghissime pitture non inferiori a qualsivogliaaltra di rinomato pittore. Nel mezzo di essa volta ideata si scorge MariaAssunta al cielo, e ne’ quattro angoli li quattro evangelisti colli quattrodottori di S. Chiesa. Nelle pareti poi, che intermezano fra l’uno, e l’altro

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    angolo, sono rappresentati varj fatti, e titoli della Vergine, molti miracolioperati dal Redentore, ed alcune storie del vecchio testamento, sotto lequali pitture si leggono varj anagrammi letterali, e numerici composti daspiritosi ingegni del paese nel 1656, alludenti alla liberazione della pesteper intercessione della Vergine protettrice.

    Sei sono gli altari laterali, e tutti sotto diversi titoli dedicati a Ma-ria. Dalla parte il primo è detto S. Maria dell’Abbondanza, il secondo S.Maria della Purificazione, ambedue con colonne dorate in campo bian-co, ed il terzo S. Maria degli Angioli. Dalla parte sinistra il primo S. Ma-ria delle Grazie, il secondo S. Maria della Concezzione con colonne do-rate in campo azzurro, e l’ultimo S. Maria del Carmine non meno ador-no de’ primi. La sacristia, che sta posta dalla sinistra della chiesa, èmolto ricca di apparati, di argenti, e di altre suppellettili necessarie aldivin culto. Dalla parte, che guarda l’Oriente, e l’Aquilone annesse alladetta chiesa sollevansi molte stanze, ove abitano quelli, che chiamanoObblati, e sono quelli, che avendo donato il proprio alla chiesa, menanola loro vita ivi applicati a servire la Regina del Paradiso. Queste stanze siuniscono a diversi corridori, che vanno a terminare ad un’altro grancortile, ove sono il comune refettorio, ed altre officine. Vi sono ancora lecamere per li sacerdoti pellegrini, e per altre persone civili, che per lorodivozione colà si portano a riverire la Vergine, oltre molte altre basse perli pellegrini più poveri, alli quali viene somministrato per qualche giornoil vitto necessario, essendo detta chiesa fabbricata col titolo di spedale,conforme si legge nella suddetta bolla.

    Due procuratori hanno l’amministrazione di quel luogo, uno sa-cerdote, e l’altro laico, e sono eletti ogni anno dal Comune di detta terra.Benché gli Obblati stiano applicati al servizio temporale, e caritativo, inogni modo ogni giorno sono obbligati portarsi avanti la sacra immagine,ed ivi a coro devono recitare il Santissimo Rosario colle litanie della Ver-gine. il clero è anche obbligato con ordine di eddomada celebrarvi ognimattina una messa nell’altare di Maria, benché agli altri sia in arbitriodi celebrarvi quando lor piace. Ciascheduno sabbato di Quadragesima,se il tempo lo permette, il clero con divota processione si porta colàavanti ora di pranzo, cantando le litanie di Nostra Signora, e poi vi sicanta la Messa sollenne, ed avanti l’Ofertorio s’ode la predica da tutti icittadini, che vi concorrono.

    Da quanto fin’ora a bello studio si è detto può cognietturarsiquante, e quali siano state le limosine offerte alla Vergine, mentre han-no potuto bastare, e bastano non solo ad una fabrica così magnifica, maanche per alimentare tante persone, che vi concorrono; e similmentequanta sia la divozione di quei popoli, che non lasciano di onorare dicontinuo la loro liberalissima protettrice, li miracoli della quale sonotanti di numero, che posso dire con verità, che inopens me copia fecit,non avendone ricevute se non generali, e poche notizie. Ne fanno peròchiarissima testimonianza le innumerabili tabelle, che pendono da

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    quelle mura, e da esse si conosce, che la Vergine ha data la salute amoltissimi disperati da medici; a muti ha restituita la parola, e agli ar-tetici, e mutili ha rassettati gli articoli, e nervi. In particolare si fa vedereammirabile quella Celeste Padrona nelle intemperie delle stagioni, per-ché, se aprendosi per dir così le cataratte de’ Cieli, rinovano i diluvj adanno delle campagne, basta che il clero, ed il popolo si porti con divo-ta, e decorosa processione a piedi della Vergine, subito l’aria si rassere-na ed al contrario, se desiderano le pioggie, quando il cielo n’è scarso,colla stessa venerazione impetrano l’acqua.

    Si sperimentò quanto valesse l’assistenza di Maria in quella terral’anno 1656 infausto a tutto il Regno per lo mal contagioso; perchéquantunque la Rotonda sia, come si disse, terra di passaggio da unaprovincia all’altra, il che dovea cagionarvi gran danno per lo commercio,con tuttocciò la Vergine ne fu la custode; imperocché, portandosi mol-tissimi forastieri appestati ad intercedere da Maria la desiderata salute,restarono essi guariti, senza però che il lor male si attaccasse a verunode’ cittadini. Che però la vicina terra di Vignanello per la grazia ricevutain tal pericolo, offerì libero, e gratuito il pascolo alli bestiami di dettachiesa, come anche fé la terra di Laino, obbligandosi con pubbliche, edautentiche scritture alla perpetua osservanza di questa loro promessa.Di non minore effetto fu l’assistenza di Maria a pro di quella terral’anno 1708, quando la notte delli 26 di gennajo si scosse orribilmentela terra col tremuoto, sempre infausto alla Calabria tutta, in modocchénella detta terra di Laino, ed in molti luoghi convicini, molti trovarono lasepoltura fra’ sassi; solo la Rotonda patrocinata dalla Consolatrice Si-gnora non ebbe occasione di piagnere un solo suo cittadino; onde po-tranno con verità cantare, che Maria è quella, che Consolatur nos in om-ni tribulatione nostra. Estratta da relazione del vescovo come sopra.

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    BNNa, ms. XIV D 39, R. M. GAUDIOSO, Descrizzione della provinciadi Basilicata fatta per ordine di Sua Maestà, che Dio guardi, da don Ro-drigo Maria Gaudioso, avvocato fiscale proprietario della Regia Udienzadi detta provincia, [1736], f. 209.

    Per noi qui sottoscritti sindico, ed eletti al reggimento di questaterra di Rotonda provincia di Basilicata in esecutione dell’ordine circola-re di don Rodrigo Maria Gaudioso fischale della Regia udienza di dettaprovincia si fa piena ed indubitata fede, etiam cum juramento (…)qualmente questa terra di Rotonda è situata in luogo di montagna,lontano dalla marina, è rivolta a mezzogiono, e l’habitanti della medesi-ma sono in circa di numero 1.500.

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    Non vi sono conventi di regolari, e vi è una parrocchia di preti se-culari sottoposti al vescovo di Cassano, e detti preti si sostentano con ifrutti dei lasci(ti) pij, per i quali si hanno in obligo di celebrarne le mes-se. Intorno alle rendite di detto vescovo non siamo intesi quante siano.

    L’utile padrone di questa predetta terra è l’eccellentissimo signorprincipe di Bisignano per quanto possiamo sapere vi ha di rendita an-nui docati settecento incirca. Il territorio è montuoso, et angustissimo,che produce pochi grani, e vini, che scarsamente basta per manteni-mento de cittadini e circa l’intrate delli medesimi questi per esser mise-rabili non esercitano mercature, ma si mantengono con la coltura delterritorio.

    L’entrade regie st’hanno descritte in Regia Camera; questa pre-detta terra è governata dall’officiale volgarmente detto governatore ed infede della verità n’habbiamo fatto scrivere la presente per mano del no-stro ordinario cancelliere sotto scritta da sue proprie mani e roboratacol solito sugello di questa università Rotonda 29 maggio 1735.

    Carlo di Lorenzo sindico fo fede come sopraPietro Passaro capo eletto fo fede come sopraGiuseppe < > eletto fo fede ut supra

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    ASNa, Direzione generale di Ponti e strade. I numerazione, 231,inc. 43 – Lavori fatti dal partitario Francesco Bellino per la formazionedella nuova strada dalla porta del Castelluccio di Basilicata ad andare alfiume Lago in tenimento di Rotonda, principiati nel mese di Giugno 1788,f. 45 [1788].

    Tutta la strada che porta dal Castelluccio fino alla Rotonda è dellalunghezza di palmi 36.949, o siano miglia cinque e palmi 1.949.

    Di tutta la descritta estenzione ne è compita dalla porta del Ca-stelluccio palmi 10.050 o sia miglio uno, e palmi 3.050 con quattroponticelli, e questo tratto è prima di arrivare al fiume Lago.

    Dopo detto fiume vi è di strada compita con solo brecciale palmi2484; e con ossatura e bracciali palmi 2476. Sicché la strada fatta è intutto palmi 14.916, o siano miglia due, e palmi 916.

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    ASNa, Direzione generale di Ponti e strade. Serie Giunta e Sovrin-tendenza delle Strade, 184, ff. n. n. [1791] - Ristretto sullo stato dellestrade dal 1784 al 1790.

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    La strada di Calabria incomincia dalla colonna milliaria erettafuori il ponte della Maddalena e deve estendersi fino a Reggio (…). La di-rezione, fu stabilito, dover essere presso a poco la medesima di quellache un antico uso, e le convenienze del traffico e delle popolazioni ave-vano fissata, e che trovasi di poco deviata da quella descrittanell’itinerario militare dell’imperatore Antonino. Secondo questa dire-zione, quasi sempre coll’opportuno incontro di un paese per ogni postapassa la medesima (…) per (…) Auletta, Polla, Atena, Sala, Casalnuovo,Lagonegro, Lauria, Castelluccio, Rotonda, Morano, Castrovillari, Cosen-za (…). La porzione finora complita in continuazione giunge fino a Lago-negro per la distanza dalla capitale di circa miglia cento, ma si lavoracon celerità per tutta l’estenzione fino a Morano. (…)

    Dalla terra di Castelluccio sino alla Rotonda – Nell’anno 1789 si èpotuta intraprendere con anticipazione la costruzione di questa strada,e sin’ora se ne sono fatte circa miglia cinque, con le seguenti fabbriche,costrutti n.° 2 ponti reali uno de quali non è terminato, e nove ponti fragrandi, e piccoli, ed un muro per chiudere un giardino aperto nella for-mazione della strada, con una gaveta. Ammannito porzione del mate-riale per il ponte reale da costruirsi per il fiume Lago. Si è fatto un muroper il sostegno dell’arginato prima di arrivare suddetta terra di Rotonda.(…) si è terminata la strada dalla suddetta terra di Rotonda sino al fiu-me Serico ch’è un miglio, e alquanto di parte piana. Si sono terminati iponticelli e gavete in detto luogo. (…) quest’anno (…) si compirà quella[strada] di Castelluccio al fiume Bianco, con le fabbriche, e si anderàavanzando quella della Rotonda.

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    F. SACCO, Dizionario geografico – istorico - fisico del Regno di Napo-li, III, Napoli 1796, p. 223.

    Rotonda. Terra nella provincia di Matera ed in diocesi di Cassano,situata alle falde d’un monte, d’aria salubre, e nella distanza di ses-santa miglia incirca dalla città di Matera, e di cento ventidue da Napoli,che si appartiene in feudo alla famiglia Sanseverino, principe di Bisi-gnano. Sono da osservarsi in quest’antica terra, la quale, secondo Giu-seppe Antonini, si vuole essere l’antica Nerulo, una chiesa parrocchialedi mediocre disegno; uno spedale, ove si allevano gli esposti; due montidi pietà, per varie opere pie; e cinque confraternite laicali sottol’invocazione del Sagramento, dell’Annunciata, del Rosario, del Carmine,e di Sant’Antonio. Il suo territorio produce grani, granidindia, frutti, vi-ni, olj, castagne, ghiande, e pascoli per bestiami. Il numero de’ suoiabitanti ascende a duemila ottocento e due sotto la cura spirituale d’unarciprete.

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    L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico - ragionato del Regno di Napoli,VIII, Napoli 1805, p. 76.

    Rotonda, terra in provincia di Basilicata, in diocesi di Cassano,distante da Matera miglia 70, 50 da Cosenza, e 20 dal mare. È situatain un monte, ove respirasi buon’aria, e tiene un molto esteso territorio.Confina con Mormanno, Laino, ed è quasi tutto circondato da’ fiumi Se-rico, e Lago, quali danno delle buone trote, ed anguille, scaricandosi nelmare della Scalea. Vi si vede un castello diruto. È piantato il territorio divigneti, oliveti, celsimori, e castagni. Gli abitanti ascendono a circa 2500addetti all’agricoltura, ed alla pastorizia, facendo qualche commercio dianimali pecorini, caprini, e neri. Vi è un ospedale. La tassa del 1532 fudi fuochi 202, del 1545 di 291, del 1561 di 332, del 1595 di 245, del1648 di 200, e del 1669 di 115. Nel 1415 si possedea da Angelillo e Ma-sello Scannasorece di Napoli, che l’aveano comprata dalla regina Gio-vanna II. Nel 1419 si avea da Ruggiero Sanseverino. Nel 1606 la compròFerrante Sanseverino conte della Saponara dal principe di Bisignano. Inoggi però si possiede anche dalla famiglia Sanseverino de’ principi di Bi-signano.

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    BNNa, ms. Bibl. Prov. 18/II, D. COLELLA, Memoria militare o sianoosservazioni per la difesa del Regno di Napoli. Copia 3 , p. 56 [1818].

    49 – Linea della grande strada delle Calabrie

    Dal Sele parte qual linea perpendicolare la strada, che forma ilgran camino delle Calabrie. Questa sino al Coscile passando in unacontinua combinazione di valli, acquista l’importanza della miglior lineamilitare. I passi che mano mano s’incontrano, principalmente quelli diCapestrino, di Castelluccio, di Lagonegro, di Lauria, la Rotonda, ed altrioffrono vantaggi tali, da poter essi soli bastare per impedire al nemicoqualunque accesso nelle Calabrie, delle quali possono chiamarsi lechiavi. Tra questi, si contradistinguono quelli della valle di S. Martino,Campo Tenese, e Rivolte di Morano.

    50 – Valle S. Martino

    Passata la Rotonda si entra nella famosa valle di S. Martino,dell’estensione di circa tre miglia. D’ambo i lati viene essa garantitad’altissimi dirupi, che ne impediscono qualunque altro ingresso. Non

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    evvi che una sola strada pratticabile difficilissima a percorrere sotto ilfuoco della sola fucileria, per trovarsi in un perfetto defilé.

    51 – Campo Tanese

    Campo Tanese è una grande pianura di forma ellittica, nel fondoaffatto di una valle, racchiuso d’ogni intorno da rupi, e sassi tagliati apicco. Non evvi, che una sola difficilissima stretta per entrarvi, edun'altra del pari per sortirvi. Si ricorda di fare attenzione all’importanzadi uno scoglio altissimo, che si trova alla dritta della strada, e ‘l’cui pie-de va a finire nell’uscita opposta, che può assicurare, occupandone lasommità, il possesso della valle.

    51 bis – Rivolte di Morano

    Sortendo da Campo Tanese, s’incontrano le rivolte di Morano piùterribili ancora delle strette della valle di S. martino, giacché bisognapercorrere l’unico camino, che vi esiste sul pendio della montagna, le dicui vette la difendono da un lato, mentre l’altro viene assicurato da or-ridi, e spaventevoli precipizj. Queste tre fortissime, cioè Valle S. Martino,Campo Tenese, Rivolte di Morano, difese da pochi montanari, e da qual-che compagnia di Cacciatori, possono assolutamente arrestare i pro-gressi di una armata, e non bilancerei di chiamarli le Termopili delleCalabrie, se tra i bravi Calabresi, che posseggono in certo modo le qua-lità degli Spartani, nascessero i Leonida.

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    L. PETAGNA, Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata e della Cala-bria Citeriore effettuito nel 1826, Napoli 1827, pp. 43-45.

    Lasciato il Mercuri, ci disponiamo ad ascendere la salita di Ro-tonda, la cui asprezza è compensata dalle belle piante che pendono daquelle rupi. I rosei fiori dell’Asperula calabrica, e le azzurre corolle dellavarietà irsuta di Campanula fragilis spiccano sulla bianca roccia di cuiquesto monte è composto. La situazione di Rotonda è delle più pittore-sche e ridenti; essa è ben definita dal suo nome, giacché occupa unaisolata montagna, tutto all’intorno della quale, in anfiteatro disposte, fi-no alla cima le sue abitazioni si allogano. La piazza che la consolare at-traversa ha l’aspetto d’una deliziosa terrazza. Essa è ornata di buonebotteghe, che possono servir del caffè e de’ gelati. Per meglio godernel’orizzonte bisogna ascendere sul terrazzino del locandiere Paonessa. Li-bero lo sguardo domina da quel punto la sottoposta vallata, nel cui fon-do serpeggia con argentei giri il Mercuri. Quindi le colline, che in vari

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    gradi elevandosi, danno la mano ai soprapposti monti, che si avanzanoal Sud - Est verso Campotenese, e si disegnano a mezzogiornosull’azzurro fondo del cielo. Addossati al paese sono i monti della regio-ne settentrionale, che comprende le più basse falde de’ monti di Rubbia,e del Pollino. Assai popolato scorgesi questo paese, soprattutto di sciamidi fanciulli, che sulla gran piazza si adunano, inoperosi ed ai viaggiatorimolesti. (…)

    La strada fuori Rotonda è bellissima, e tutto vi è coltivato comenon si può meglio. La quantità di acqua, che scende da vicini monti ècol più grande accorgimento impiegata nelle irrigazioni; né vi è parte diquell’esteso territorio, che l’industria degli abitanti non abbia reso irri-gabile. Vi lussurreggia perciò il granone; ma più di tutto ci siamo com-piaciuti a vedervi estesamente coltivato il pomo di terra, che una dellenostre guide, per nome Michele Ferrara ci assicura di avervi introdotto ilprimo, circa venti anni fa.

    Lungo la strada incontriamo a sinistra un edificio considerevole,che ci si è detto essere un Ospedale di proietti, col titolo di S. Mariadella Consolazione. Quivi, l’estensione del locale comportandolo, giove-rebbe rinchiudere in Orfanotrofio tutta quella truppa di fanciulli, checresce all’ozio e all’ignoranza.

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    Fig. 1 – Ignoto, Nicolò Bernardino Sanseverino, da G. B.MASCOLO, Isabellae Feltriae Roboreaeque Principissae BisinianiDucis Urbinatium sororis parentalia a patribus Societatis Iesuin templo domus professa B. M. soluta Neap. anno MDCXIX,[1619], Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”.

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    Fig. 2 – F. Cassiano de Silva, La Vergine e le dodici provincedel Regno di Napoli, da S. MONTORIO, Zodiaco di Maria ovverole dodici provincie del Regno di Napoli …, Napoli 1715

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    Fig. 3 – S. MONTORIO, Zodiaco di Maria ovvero le dodici provin-cie del Regno di Napoli …, Napoli 1715, frontespizio.

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    Fig. 4 – Viabilità della parte meridionale della provincia di Ba-silicata, da R. M. GAUDIOSO, Descrizzione della provincia diBasilicata fatta per ordine di Sua Maestà, che Dio guardi, dadon Rodrigo Maria Gaudioso, avvocato fiscale proprietariodella Regia Udienza di detta provincia, [1736], Napoli, Biblio-teca Nazionale “Vittorio Emanuele III”.

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    Fig. 5 – Sigillo con lo stemma dell’Università di Rotonda e lafirma del cancelliere Giuseppe Presta, da R. M. GAUDIOSO, De-scrizzione della provincia di Basilicata, [1736], Napoli, Biblio-teca Nazionale “Vittorio Emanuele III”.

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    Fig. 6 – Ignoto, Progetto per la strada delle Calabrie [1778],Napoli, Archivio di Stato.

    copertina rotonda.pdfRotonda.pdf