Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la...

15
Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati dagli istituti creditizi si apprestano a vivere una nuova primavera. Dal 2000 stanziati 20 miliardi a beneficio delle comunità locali. Finanziati quasi 23mila progetti l'anno, dal Welfare alla cultura EUGENIO FATICANTE D a una riforma all'altra, passando lun- go un quarto di secolo, le 88 Fonda- zioni di origine bancaria fanno il ta- gliando e si apprestano a vivere una nuova, lunga primavera. A volte messe sotto attac- co, a metà di questa decade del Duemila le Fondazioni assumono un carattere "smart", con patrimoni più diversificati e governan- ce e gestioni più moderne. Temi che saran- no analizzati nella "due giorni" del XXIII congresso nazionale dell'Acri (l'associazio- ne nazionale delle Fondazioni), in pro- gramma domani e venerdì 19 a Lucca. Per 25 anni, dopo essersi scisse dalle ban- che preesistenti - secondo lo spirito della "legge Amato" del 1990 che, sull'onda del- le privatizzazioni, volle distinguerefral'at- tività creditizia e quella filantropica -, le Fondazioni hanno sorretto le banche na- zionali attraverso i marosi della peggiore crisi economica dal Dopoguerra, oltre a fa- vorire (e non frenare, come sostengono al- cuni) le aggregazioni fra istituti. Il Mario Draghi oggi a capo della Bce riconobbe, nel suo ex ruolo di governatore di Bankitalia, che le Fondazioni - da lui ripetutamente e- sortate a partecipare ai vari aumenti di ca- pitale (cosa che hanno fatto per 7,5 mi- liardi dal 2008 al 2013) - sono state «un'an- cora di salvezza per il sistema bancario ita- liano». Esaurita questa fase storica, oggi questi organismi tornano alla loro origi- naria natura di soggetti non profit, privati e autonomi, per valorizzarne ancor più il ruolo filantropico. Fondamentale in un'e- poca di tagli e ridimensionamenti per quel- lo Stato sociale costruito nei decenni pas- sati, ma stremato dalla recessione. Non un'evoluzione, ma una conferma per questi enti passati dallo stato di "Franken- stein a principe azzurro" (così le definiro- no, in un saggio di qualche anno fa, Paolo Messa e Fabio Corsico). Mediamente le Fon- dazioni distribuiscono ogni anno quasi un miliardo di euro sul territorio, a beneficio delle comunità locali. Dal 2000 - anno di entrata in vigore della "legge Ciampi" - al 2014, le Fondazioni hanno erogato risorse per complessivi 18,4 miliardi di euro (8,3 nel solo periodo 2008-2014) e accantona- to ulteriori risorse per l'attività erogativa fu- tura per circa 2 miliardi, per un totale di 20,4 miliardi. Per il secondo anno conse- cutivo, nel 2014 il Welfare in senso lato si è confermato come il principale campo d'in- tervento, con circa 325 milioni. Questa lo- ro funzione verrà esaltata ora dal nuovo quadro legislativo scaturito dal Protocollo d'intesa (ora in via di recepimento nei ri- spettivi Statuti) firmato il 22 aprile scorso al Tesoro dal ministro Padoan e da Giu- seppe Guzzetti, presidente dell'Acri. Proprio Guzzetti, che anche in questa occasione si è confermato sapiente tessitore di rapporti, ha sottolineato di recente che «è necessario» che il ruolo di azionisti stabili delle banche sia svolto d'ora in poi da «altri investitori na- zionali o esteri», mentre per le Fondazioni - al di là di quelli che si sono confermati ca- si isolati (Siena e Genova) -«la prospettiva non potrà essere che quella del paziente in- vestitore istituzionale di medio-lungo ter- mine, attento a remunerazione ed equilibrio patrimoniale». Ne è stata fatta di strada, dai tempi in cui la politica decideva direttamente le nomine dei vertici delle casse di risparmio. La vec- chia "foresta pietrificata" è diventata un fio- rire di alberi che portano frutti. E che ora ri- ceveranno nuova linfa dalla mega-transi- zione innescata dall'ultimo protocollo. So- no meno della metà le istituzioni interessa- te, quelle con oltre un terzo dell'attivo in- vestito in banche e che dovranno scendere sotto tale quota entro 3-5 anni. Molto, co- munque, è stato già fatto: dai dati di fine 2014, sono 12 gli enti rimasti con una quo- ta oltre il 50% nelle rispettive banche con- feritane, mentre ben 26 hanno ceduto ogni partecipazione. Questo nuovo processo comporterà che fra oggi e il 2018 saranno messi in vendita titoli per diversi miliardi di euro. Somme che saranno forse reinvestite in parte anche in imprese che operano nei territori di riferimento delle Fondazioni. In- tanto su questi si riversa già la gran parte delle erogazioni filantropiche: nel 2014 i progettifinanziatisono stati 22.805 (per un finanziamento medio di poco meno di 40mila euro a testa). Al loro interno spicca, nell'ambito culturale, il progetto "Fun- der35": 2,65 milioni stanziati quest'anno per un bando che seleziona le migliori im- prese non profit del settore costituite da chi ha meno di 35 anni. Tantissimi poi i restauri: nella stessa Lucca, il Complesso conventuale di S. Francesco che ospita il congresso è sta- to acquistato e sistemato dalla locale Fon- dazione; solo per fare alcuni esempi, anche Cariverona ha stanziato 14 milioni per il re- ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 14

Transcript of Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la...

Page 1: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati dagli istituti creditizi si apprestano a vivere una nuova primavera. Dal 2000 stanziati 20 miliardi a beneficio delle comunità locali. Finanziati quasi 23mila progetti l'anno, dal Welfare alla cultura

EUGENIO FATICANTE

Da una riforma all'altra, passando lun­go un quarto di secolo, le 88 Fonda­zioni di origine bancaria fanno il ta­

gliando e si apprestano a vivere una nuova, lunga primavera. A volte messe sotto attac­co, a metà di questa decade del Duemila le Fondazioni assumono un carattere "smart", con patrimoni più diversificati e governan-ce e gestioni più moderne. Temi che saran­no analizzati nella "due giorni" del XXIII congresso nazionale dell'Acri (l'associazio­ne nazionale delle Fondazioni), in pro­gramma domani e venerdì 19 a Lucca. Per 25 anni, dopo essersi scisse dalle ban­che preesistenti - secondo lo spirito della "legge Amato" del 1990 che, sull'onda del­le privatizzazioni, volle distinguere fra l'at­tività creditizia e quella filantropica -, le Fondazioni hanno sorretto le banche na­zionali attraverso i marosi della peggiore crisi economica dal Dopoguerra, oltre a fa­vorire (e non frenare, come sostengono al­cuni) le aggregazioni fra istituti. Il Mario Draghi oggi a capo della Bce riconobbe, nel suo ex ruolo di governatore di Bankitalia, che le Fondazioni - da lui ripetutamente e-sortate a partecipare ai vari aumenti di ca­pitale (cosa che hanno fatto per 7,5 mi­liardi dal 2008 al 2013) - sono state «un'an­cora di salvezza per il sistema bancario ita­liano». Esaurita questa fase storica, oggi questi organismi tornano alla loro origi­naria natura di soggetti non profit, privati e autonomi, per valorizzarne ancor più il

ruolo filantropico. Fondamentale in un'e­poca di tagli e ridimensionamenti per quel­lo Stato sociale costruito nei decenni pas­sati, ma stremato dalla recessione. Non un'evoluzione, ma una conferma per questi enti passati dallo stato di "Franken­stein a principe azzurro" (così le definiro­no, in un saggio di qualche anno fa, Paolo Messa e Fabio Corsico). Mediamente le Fon­dazioni distribuiscono ogni anno quasi un miliardo di euro sul territorio, a beneficio delle comunità locali. Dal 2000 - anno di entrata in vigore della "legge Ciampi" - al 2014, le Fondazioni hanno erogato risorse per complessivi 18,4 miliardi di euro (8,3 nel solo periodo 2008-2014) e accantona­to ulteriori risorse per l'attività erogativa fu­tura per circa 2 miliardi, per un totale di 20,4 miliardi. Per il secondo anno conse­cutivo, nel 2014 il Welfare in senso lato si è

confermato come il principale campo d'in­tervento, con circa 325 milioni. Questa lo­ro funzione verrà esaltata ora dal nuovo quadro legislativo scaturito dal Protocollo d'intesa (ora in via di recepimento nei ri­spettivi Statuti) firmato il 22 aprile scorso al Tesoro dal ministro Padoan e da Giu­seppe Guzzetti, presidente dell'Acri. Proprio Guzzetti, che anche in questa occasione si è confermato sapiente tessitore di rapporti, ha sottolineato di recente che «è necessario» che il ruolo di azionisti stabili delle banche sia svolto d'ora in poi da «altri investitori na­zionali o esteri», mentre per le Fondazioni - al di là di quelli che si sono confermati ca­si isolati (Siena e Genova) -«la prospettiva non potrà essere che quella del paziente in­vestitore istituzionale di medio-lungo ter­mine, attento a remunerazione ed equilibrio patrimoniale». Ne è stata fatta di strada, dai tempi in cui la politica decideva direttamente le nomine dei vertici delle casse di risparmio. La vec­chia "foresta pietrificata" è diventata un fio­rire di alberi che portano frutti. E che ora ri­ceveranno nuova linfa dalla mega-transi­zione innescata dall'ultimo protocollo. So­no meno della metà le istituzioni interessa­te, quelle con oltre un terzo dell'attivo in­vestito in banche e che dovranno scendere sotto tale quota entro 3-5 anni. Molto, co­munque, è stato già fatto: dai dati di fine 2014, sono 12 gli enti rimasti con una quo­ta oltre il 50% nelle rispettive banche con­feritane, mentre ben 26 hanno ceduto ogni partecipazione. Questo nuovo processo comporterà che fra oggi e il 2018 saranno messi in vendita titoli per diversi miliardi di euro. Somme che saranno forse reinvestite in parte anche in imprese che operano nei territori di riferimento delle Fondazioni. In­tanto su questi si riversa già la gran parte

delle erogazioni filantropiche: nel 2014 i progetti finanziati sono stati 22.805 (per un finanziamento medio di poco meno di 40mila euro a testa). Al loro interno spicca, nell'ambito culturale, il progetto "Fun-der35": 2,65 milioni stanziati quest'anno per un bando che seleziona le migliori im­prese non profit del settore costituite da chi ha meno di 35 anni. Tantissimi poi i restauri: nella stessa Lucca, il Complesso conventuale di S. Francesco che ospita il congresso è sta­to acquistato e sistemato dalla locale Fon­dazione; solo per fare alcuni esempi, anche Cariverona ha stanziato 14 milioni per il re-

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 14

Page 2: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

stauro dell'Arena, così come a Modena l'ex ospedale S. Agostino è stato trasformato in una sorta di locale "Beaubourg". Non me­no significative sono le iniziative nell'hou-sing sociale (attiva soprattutto la Cariplo) e quelle sviluppate assieme alle Caritas: alcu­ne particolarmente originali, come gli "Em­pori della Solidarietà", ovvero mercati dove persone non abbienti possono trovare gra­tis prodotti di prima necessità (finora ce ne sono a Foligno, Parma e La Spezia). Una "potenza" erogatoria non scalfita, an­zi valorizzata dall'altra grande svolta ope­rata dalle Fondazioni, quella che le portò nel 2003 a entrare nella Cassa depositi e pre­stiti che lo Stato trasformava in Spa (la cui evoluzione, peraltro, è al centro proprio in questi giorni di chiarimenti con il gover­no): oggi sono 64 quelle ancora presenti, col 18,4% del capitale. È anche grazie a scel­te come questa (dai dividendi Cdp nel 2014 sono arrivati 159 milioni) se, a livello di si­stema, il loro patrimonio netto non ha co­nosciuto crisi: se nel 2000 era di 35,4 mi­liardi, l'anno scorso è arrivato a quota 41,2 miliardi, nonostante le perdite di valore su­bite dai titoli bancari e l'incidenza del ca­rico fiscale. Sì, perché le Fondazioni sono ottimi contribuenti, con un volume di tas­se pagate schizzato nel 2014 a 423,7 milioni (oltre il quadruplo rispetto al 2011). Sullo sfondo resta poi il rebus da sciogliere del­le quote di Bankitalia: le banche che le de­tengono devono vendere quelle eccedenti il 3%, che forse potrebbero essere d'inte­resse anche per le Fondazioni, pur non es­sendo queste ultime troppo allettate da u-no "strumento" che renderebbe loro di me­no rispetto alle performance degli investi­menti in gestioni esterne (le più lusinghie­re delle quali fruttano anche più dell'8%). Scelte da compiere tenendo presente però

un punto cardinale: chi chiede limiti per questi enti non riconosce che, senza di es­si, tantissime iniziative meritorie non sa­rebbero più finanziate. E per il Paese sa­rebbe solo un danno in più.

3 RIPRODUZIONE RISERVATA

OLTRE LA CRISI

Patrimonio salvaguardato Nonostante la crisi economico-finanziaria che ha investito il Paese ormai da circa set­te anni, il patrimonio contabile delle Fonda­zioni di origine bancaria dal 2000, anno di entrata in operatività della legge Ciampi, a oggi ha comunque avuto un tasso di cresci­ta medio annuo dell' 1,1%. Nello stesso pe­riodo 2000-2014, le Fondazioni hanno ero­gato risorse per complessivi 18,4 miliardi di euro (8,3 nel solo periodo 2008-2014) e accantonato ulteriori risorse per l'attività e-rogativa futura per circa 2 miliardi di euro, per un totale di 20,4 miliardi. Hanno, quindi, assolto agli obblighi di salvaguardare il patri­monio e generare una redditività in grado di sostenere l'attività istituzionale, compati­bilmente con l'andamento dei mercati fi­nanziari. Nel 2014, in particolare, il rendi­mento medio del patrimonio è cresciuto di 1,9 punti percentuali, arrivando nel 2014 al 5,5%.Aveva avuto una flessione fra il 2008 e il 201 I, per ricominciare a crescere nel 2012 e consolidarsi al 3,6% nel 201 3, mo­strando andamenti in linea con una pruden­te gestione in una fase economica ancora molto critica e a fronte di patrimoni che in alcuni casi hanno fortemente risentito della svalutazione delle partecipazioni nella ban­che conferitarie.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 15

Page 3: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

Guzzetti: la nostra scommessa è il Welfare di Comunità MARCO GIRARDO

Intervistato recentemente da Avvenire, il pre­mio Nobel per l'Economia (2001) Joseph Sti­glitz ha suggerito senza troppi giri di parole:

"Tenetevi stretto il vostro Welfare. Correggetelo dove serve, ma tenetevelo stretto". Presidente Giuseppe Guzzetti, concorda? Se per Welfare intendiamo la capacità di dare ri­sposte concrete alle categorie svantaggiate, non posso che concordare con Stiglitz. Il problema del­lo Stato sociale italiano sono però le risorse. Che mancano. E per di più anche quelle che ci sareb­bero - e che da sole comunque non bastano -sono mal utilizzate. Negli anni della crisi molto Welfare è stato sca­ricato sul Terzo settore. Che per primo, facen­do anche di necessità virtù, ha provato a ri­spondere ai nuovi bisogni. Che ruolo hanno avuto e hanno tuttora le Fondazioni di origi­ne bancaria in questa particolare situazione? In certi casi il confine tra sussidiarietà e supplenza diventa effettivamente molto sottile. Una sfida importante è quella dell'integrazione degli atto­ri e dei finanziamenti. E le Fondazioni stanno sul­la frontiera dei bisogni sociali. La riflessione del­l'Acri, una riflessione maturata in questi anni,

ruota intorno a una domanda: come possiamo dare una risposta ai nuovi bisogni determinati ad esempio da una popolazione anziana cre­scente per l'allungamento della vita media? La risposta che proponiamo è il Welfare di Comu­nità. Un apposito gruppo di lavoro - coordina­to dal presidente della Fondazione di Ascoli Pi­ceno, Vincenzo Marini Marini - ha com­pletato un ampio approfondimento e al­cune Fondazioni hanno già iniziato una sperimentazione. L'idea di fondo è quel­la del territorio. La parola chiave, invece, è proprio "comunità". Come si declina il Welfare di Comunità? Il Welfare di Comunità fa leva sul concet­to di appartenenza. Appartenenza a un determinato quartiere, a un determinato Comune. Appartenenza, cioè, al luogo in cui si vive. Per coinvolgere attori istitu­zionali, pubblici privati, il mondo del Non pro-fit, i volontari e i cittadini, e trovare insieme so­luzioni a casi concreti: quella casa di riposo che non ha fondi, quell'ambulanza che manca, quel­l'idea di impresa sociale. Insomma: l'obiettivo è coordinarsi per essere più concreti? In un certo senso è così. Oggi risultano spesso di­spersi anche gli interventi che chiamiamo di "se­condo Welfare" : dal welfare aziendale al neo-mu­tualismo, sino alla filantropia e al Terzo settore. L'obiettivo è proprio quello di avere un piano di risposte coordinato. Che integri e ordini, ad e-sempio, gli interventi di un'area che coinvolge 20 Comuni. Soggetti pubblici che magari agi­scono in ottica di welfare sussidiario, ma da soli non ce la fanno. Come lavorano gli Enti che hanno già avvia­to sperimentazioni nel campo del Welfare di Comunità? Lavoriamo con i bandi. Chiediamo ai territori, al­

le comunità, agli enti pubblici, alle tante azien­de che stanno predisponendo piani di welfare di

Il presidente dell'Acri: in certi casi il confine tra sussidiarietà e supplenza diventa molto sottile Una sfida importante è quella dell'integrazione ai attori e finanziamenti trovare risposte comuni. Dietro c'è quest'idea: siamo ricchissimi di capitale umano, in Italia. Di volontari e di generosità. Possiamo mobilitare i cittadini verso risposte comuni? E non partiamo da zero, per di più. Il Terzo settore già si muove. E si potrebbero magari trovare anche quelle risorse pubbliche che gestite in modo centralizzato si perdono e disperdono finendo per non rispon­dere ai bisogni veri e nuovi della società. Perché coinvolgere anche le imprese? Perché il welfare aziendale non è più una pre­rogativa di pochi grandi gruppi illuminati. Si sta diffondendo anche nella media e addirit­tura nella piccola azienda. Che si mette in re­te. È dunque un fattore nuovo e importante da armonizzare. Come far sentire i cittadini protagonisti in un percorso di Welfare comunitario? Siamo un popolo generoso, dicevamo. Lo si ve­de nelle raccolte fondi per le grandi calamità in ogni angolo del mondo: si raccolgono milioni. Dobbiamo saperla convogliare, tale generosità, anche verso i problemi più vicini. Quella della comunità di appartenenza, appunto, della por­ta accanto, dello stesso pianerottolo. Con la Fon­dazione Cariplo abbiamo destinato a questo ti­po di progetti 10 milioni nel 2014, 10 nel 2015

e 10 nel 2016. Complessivamente, sono state rac­colte più di 80 idee e sono in corso 7 sperimen­tazioni in Lombardia. Il dibattito è importante perché contribuisce a stimolare la partecipazio­ne. E i cittadini devi coinvolgerli nel momento in cui si elabora, certo, ma anche dare loro la pos­sibilità di partecipare alla verifica. Ci deve esse­re la possibilità di far vedere che i progetti si rea­lizzano, di toccare con mano i risultati. Solo co­sì la semplice generosità si trasforma in vera so­lidarietà di comunità. Il protocollo d'intesa libererà nuove risorse per la società civile? Il protocollo è l'applicazione della legge Ciampi. Tuttora attuale! La Legge stabiliva il principio del­la diversificazione degli investimenti per garan­tire la solidità e la trasparenza delle erogazioni. Ora abbiamo definito i criteri. Che sono strin­genti: devi diversificare i rischi, non ti puoi in­debitare, devi utilizzare il denaro per erogare sul territorio, vera funzione delle Fondazioni. Non più di un terzo delle risorse in un singolo inve­stimento, niente speculazione - cioè niente deri­vati, se non in alcuni casi e sempre per copertu­ra, mai per guadagnare - non ti devi indebitare più del 10% e comunque solo temporaneamen­te. Tutto finalizzato a far gestire correttamente le risorse: patrimonio e investimenti. Per fare, sem-

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 11

Page 4: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

pre di più, buone cose nel sociale, nella ricerca scientifica, nell'ambiente e per l'arte e la cultura.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 12

Page 5: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

L'intervento

La questione cruciale è come essere «generativi» e capaci di moltiplicare le risorse disponibili

LEONARDO BECCHETTI

Una riflessione sullo stato dell'arte del Welfare in Ita­lia alla luce delle esperienze messe in campo a ope­ra delle Fondazioni di origine bancaria rappresenta

un contributo prezioso al progresso delle conoscenze e del­le pratiche in questo settore così delicato e decisivo per il benessere del Paese. In uno dei passi cruciali, il documento dell'Acrile Fondazioni e il Welfare. Analisi, prospettive e modelli di intervento ricorda che «A fronte di una spesa pubblica per assistenza sociale stimata in oltre 60 miliardi di euro annui, gli interventi del­le Fondazioni nel settore ammontano a circa 300 milioni di euro». La questione fondamentale per le Fondazioni nel­l'attuale contesto storico dunque è come riuscire ad avere il massimo impatto possibile ed essere "generativi", ovvero mettere in piedi con quelle limitate risorse processi molti­plicativi e iniziative in grado di camminare sulle proprie gambe negli anni a venire realizzando interventi di qualità e centrando gli obiettivi di benessere che ci si propone di raggiungere. Per poter rispondere a questa domanda il documento par­te dall'analisi dei limiti del sistema tradizionale di Welfare. La critica all'approccio meramente risarcitorio del Welfare appare ben fondata. Meccanismi basati unicamente su tra­sferimenti monetari ai bisognosi vanno incontro a un dop­pio problema. In primis ci sono i ben noti rischi di mani­polazione da parte dei potenziali beneficiari circa le condi­zioni che determinano l'accesso al sussidio ma, più in profondità, il problema diventa quello di un meccanismo che non produce miglioramento della qualità della vita dei beneficiari stessi perché non "dignifica". È forse possibile completare allora questa analisi del docu­mento affermando che una soluzione ottima ai due problemi è quella di puntare decisamente, ove possibile, all'attiva­zione dei bisognosi proponendo una prestazione che attri­buisca loro un ruolo attivo, conferendo dignità e subordi­nando eventualmente al suo svolgimento un possibile tra­sferimento monetario. Una volta completata l'analisi dei li­miti e dell'improponibilità del vecchio modello di Welfare, il documento individua alcune linee guida fondamentali ai fini della qualità dell'intervento. I principi che vengono sot­tolineati più spesso sono quelli della "cost-effectiveness" e del ruolo catalizzatore che le Fondazioni possono realizza­re per costruire reti di attori sul territorio in grado di svi­luppare e portare avanti le iniziative dopo il primo stimolo in cui la Fondazione gioca un ruolo diretto di protagonista. Capire a fondo che siamo persone, ovvero nessi di relazio­ni e non solo "individua sostanza razionale", vuol dire dun­que valorizzare al massimo quella vita di relazioni che ga­

rantisce al contempo senso e soddisfazione di vita e fertilità dell'agire economico e sociale. Tutto questo è ancora più im­portante ed evidente in quanto molti dei settori del Welfa­re nei quali le Fondazioni operano riguardano servizi alla persona dove la qualità delle relazioni tra fornitore e uten­te del servizio è elemento fondamentale di qualità. Ispi­randosi a questo principio di valore aggiunto e di ricchez­za prodotta dalla relazione, l'azione delle Fondazioni sem­bra sempre di più fare riferimento al concetto di rete con l'obiettivo esplicito di promuovere massa critica a livello territoriale attraverso coalizioni di attori in grado di pro­muovere quella creazione di capitale sociale che è la linfa fondamentale per l'attivazione e il successo dei processi av­viati. Nonché della loro capacità di avere vita propria auto­noma dopo l'iniziale impulso creativo delle Fondazioni stes­se, capacità che è caratteristica essenziale del concetto stes­so di generatività alla Erikson (in cui tappe fondamentali sono il generare, l'accompagnare, il far crescere e il lasciar andare).

segue a pagina II

continua da pagina I

Molto importante, e più volte sottolineato nel documento, in questo sforzo di attivazione delle reti di at tor i locali, anche il processo con il quale si attivano interventi.Anche da questo punto di vista è ormai acclarato che la partecipazione e il coinvolgimento di tu t t i gli attor i locali è un requisito fonda­mentale per il buon funzionamento di un'iniziativa. L'altro r i fer imento fondamentale che le Fondazioni devono avere a mente quando decidono come operare e in che modo essere più generative è quello del traguardo di be­nessere o ben-vivere verso cui indirizzare gli sforzi. Da questo punto di vista esse possono tener conto del ruolo di leadership che il nostro Paese è riuscito a ritagliarsi da questo punto di vista attraverso la costruzione della mappa del Bes (il Benessere Equo e Sostenibile). Al di là di questi due nodi cruciali del principio della relazione e della defini­zione del valore, il f i lo condut tore del documento Acr i si t rova in alcune parole chiave - sussidiarietà, sostenibilità, responsabilizzazione, dignificazione, generatività, rete - che sintetizzano bene l'evoluzione della riflessione sulle iniziati­ve sostenute ed avviate.

Leonardo Becchetti Professore ordinario di Econo­mia Politica Facoltà di Economia Università di Roma

Tor Vergata

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 13

Page 6: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

Accoglienza ai profughi e clima sfide per chi dona

ANDREA D I TUR]

La filantropia, per fortuna, non è mai passata di moda. Ma in un'era di risorse pubbliche sempre più scarse è chia­mata a compiere una salto di qualità. Cioè a mettere in

campo tutte le energie di cui dispone per diventare protago­nista di sperimentazioni e proposte di cambiamento che sia­no da guida alla società in un'ottica di bene comune. Il tema è stato al centro della 26ma Conferenza e Assemblea generale di Efc-European Foundalion Centre, l'associazione delle fondazioni e degli enti filantropici di tutta Europa, e non solo, che si è svolta a maggio a Milano. Cogliendo l'occasio­ne della contemporaneità con Expo 2015, e della grande ri­levanza che per il mondo della filantropia rivestono le te­matiche al cuore dell'esposizione universale, Fondazione Ca­riplo e alcune delle altre maggiori fonda­zioni italiane (Compagnia di San Paolo, E-nel Cuore Onlus, Fondazione Bracco, Fon­dazione Cr Cuneo, Fondazione Crt, Fon­dazione Cr Padova e Rovigo, Fondazione Cr Venezia, Fondazione Umanamente e Uni-credit Foundation) hanno organizzato e so­stenuto l'evento. Provocando un'invasione di filantropi, circa un migliaio, giunti nel capoluogo lombardo per dibattere sul pre­sente e il futuro della filantropia. Nelle decine di incontri programmati nel­la tre giorni di Milano sono emersi una quantità di spunti interessanti, fra cui alcuni si possono ritenere particolarmente indi­cativi della strada che si sta seguendo un po' in tutto il mondo per dare forma a una fi­lantropia moderna. Il che, in sintesi estre­ma, significa soprattutto due cose: una scel­ta molto precisa di priorità d'azione; e una definizione di mo­delli e metodologie attraverso cui operare per essere sempre più efficienti ed efficaci.

Per essere davvero incisiva, la filantropia è chiamata a fare del­le scelte, anche difficili ma indispensabili. Focalizzando la sua azione su determinati ambiti. Uno è senza dubbio l'a-groalimentare, specie dal punto di vista della ricerca e speri­mentazione di soluzioni che possano permettere di garanti-

I nuovi fronti per i benefattori sono la ricerca nel campo agroalimentare, il contrasto al climate change e l'attenzioni ai migranti. Il tema al centro della 26ma Conferenza e Assemblea generale di Efc-European Foundation Centre che si è svolta a maggio a Milano

re l'accesso al cibo a fasce sempre più ampie di popolazione mondiale, tema su cui spesso ha preso posizione lo stesso Pa­pa Francesco. In questo senso è da sottolineare il ruolo che può giocare la Global alliance for the future of food (Gaff), l'alleanza fra venti fondazioni filantropiche internazionali, per la promozione di sistemi agroalimentari sostenibili. A cui le fondazioni Gaff destinano ogni anno oltre 650 milioni di dollari, soprattutto su progetti di ricerca. Altro tema di crescente importanza è il contrasto al cambia­mento climatico, su cui alcuni enti già si stanno spendendo fortemente. Significativa al riguardo l espressione utilizzata da Ellen Dorsey, direttore del Wallace Global Fund, secondo cui «siamo la prima generazione ad avere la consapevolezza del­la crisi ambientale e l'ultima ancora in tempo a evitarla». C'è poi il tema dell'accoglienza dei profughi, che da emer­

genziale sta diventando strutturale ed è par­ticolarmente sentito in Paesi come l'Italia. Conportavoci Fondazione Cariplo e Com­pagnia di San Paolo, le fondazioni europee si sono impegnate in una nuova un'inizia­tiva: da settembre attiveranno una task for­ce ciré prenderà in carico i minori non ac­compagnati che sbarcano in Italia (quasi 8mila solo nel 2014). Anche facendo leva sulla piattaforma Epim-European Pro-gramme for integration and Migration, con cui da dieci anni molte fondazioni euro­pee già collaborano sull'accoglienza e l'in­clusione dei migranti. Ecco, la collaborazione: sul fronte delle mo­dalità con cui operare, la sfida principale è agire in modo sempre più coordinato fra fondazioni ma anche, come ha affermato il direttore generale di Efc, Gerry Salole, cer­

care una "collaborazione tra Stato, mercato e filantropia, af­fiancando l'esperienza e le risorse dei policy-maker e delle a-ziende". L'altro terreno su cui la filantropia deve confrontar­si è la valutazione dell'impatto sociale della propria attività, lavorando a una condivisione di metodologie e metriche il cui fine ultimo è la migliore allocazione delle risorse dispo­nibili. La costruzione di un futuro più sostenibile per tutti pas­sa anche da qui.

Le fondazioni europee fanno rete con Dafne Si chiama Dafne e sta per Donors and Foundations Networks in Europe: è la rete continentale delle reti nazionali delle fondazioni e degli enti f i lantropici. All' interno della rete Dafne sono rappresentati 23 Paesi europei. Per l'Italia ne fanno parte Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio spa) e Assifero (Associazione Italiana Fondazioni ed Enti di Erogazione). Complessivamente, attraverso le reti nazionali, aderiscono a Dafne oltre 7mila

fondazioni ed enti f i lantropici. Ma secondo i più recenti dati elaborati da Dafne e Efc-European Foundation Centre, si stima che nel Vecchio continente operino qualcosa come 129mila "public benefit foundations", fondazioni per il bene comune che insieme hanno una capacità erogativa superiore ai 53 miliardi di euro l'anno. A contarne il maggior numero è la Germania (oltre 19mila), che ha anche il primato per capacità erogativa (17 miliardi di euro) davanti all'Italia (10 miliardi). Il nostro paese è invece il primo in termini di asset (90 miliardi di

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 1

Page 7: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

euro) davanti all'Olanda (80 miliardi).

LA TASSAZIONE

Gli Enti? Ottimi contribuenti Non c'è che dire, le Fondazioni sono ottimi contribuenti per lo Stato e per gli Enti locali. Il carico fiscale - per le imposte dirette, sui proventi percepiti, e indirette, come Ires, Irap e I-mu, corrisposte nel 2014 - è stato pari a 423,7 milioni di eu­ro. Guardando agli ultimi anni, si nota come la tassazione sul­le Fondazioni di origine bancaria è continuata a crescere nel tempo, con questa progressione: 100 milioni di euro nel 201 I, 170 nel 2012 e nel 2013,per passare ai 423,7 del 2014. E il risultato dell'effetto combinato dell'aumento degli oneri sui rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari - passati dal 12,5% al 20% nel 2012 e poi al 26% nel luglio 2014 - e l'ulteriore aggravio sulle rendite finanziarie determinato dalla legge di Stabilità 2015, che ha ridotto la quota di esenzione

sui dividendi percepiti dal 95% al 22,26% (quota rimasta inve­ce al 95% per i soggetti privati profit, le cui risorse, a differen­za di quanto avviene per le Fondazioni, non vengono riversa­te a favore della collettività).A fine 2014 il patrimonio immo­biliare delle Fondazioni di origine bancaria era pari a 1,6 mi­liardi di euro e rappresentava il 3,4% dell'attivo, di cui una mi­nima parte era destinata alle finalità indicate dall' art. 7, com­ma I, lett. i), del d.lgs. n. 504/92, che prevede l'esenzione dal­l'imposta per gli immobili degli enti non commerciali "desti­nati esclusivamente allo svolgimento con modalità non com­merciali di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didatti­che, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle at­tività di cui all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222". Su tali immobili le Fondazioni di origine banca­ria hanno pagato un'imposta di 5 milioni di euro.

IL PATRIMONIO

L'inversione di tendenza» Welfare record I dati di sintesi relativi al bilancio di sistema delle Fondazioni di origine bancaria per l'esercizio 2014, anticipati dall'Acri in occasione del XXIII Congresso Nazione, registrano un significativo miglioramento sull'an­no precedente e segnano finalmente un'inversione di tendenza rispet­to agli ultimi esercizi. In particolare, il valore del patrimonio netto è salito per la prima volta a partire dal 201 I ed è passato dai 40,854 mi­liardi del 2013 ai 41,243 del 2014, con un incremento dell' I %. I pro­venti totali sono aumentati a 2,271 miliardi, +52,6% rispetto al dato 2013, che segnava 1,488 miliardi. Nel 2014 l'avanzo di gestione è stato di 1,662 miliardi contro 1,099 miliardi del 2013 (+51,2%). Le erogazioni deliberate sono cresciute dagli 884,9 milioni di euro del 2013 ai 91 1,9 milioni del 2014 (+3,1%). Di queste risorse il 29,9% (272,8 milioni) è andato al settore Arte, at­

tività e beni culturali; il 14,4% a Volontariato, filantropia e beneficenza (131,7 milioni,di cui 45 milioni destinati ai Centri di servizio per il vo­lontariato, in base alla legge 266/91); il 13,6% (123,6 milioni) all'Assi­stenza sociale; il 13,3% (120,9 milioni) al settore Educazione, istruzio­ne e formazione; il 12,5% (I 14,4 milioni) a Ricerca e sviluppo; il 7,6% (68,9 milioni) alla Salute pubblica; il 5% (45,4 milioni) allo Sviluppo lo­cale; il 2% (18,4 milioni) alla Protezione e qualità ambientale; lo 0,9% (8,1 milioni) a Sport e ricreazione; il restante 0,9% va ai settori: Fami­glia e valori connessi; Religione e sviluppo spirituale; Diritti civili, pre­venzione della criminalità e sicurezza pubblica.Anche nel 2014, per il secondo esercizio consecutivo, sommando i settori Volontariato, filan­tropia e benefìcenza.Assistenza sociale e Salute pubblica, cioè quei settori direttamente riconducibili al campo dei servizi alla persona, il Welfare si conferma di fatto come il principale ambito di intervento delle Fondazioni di origine bancaria, con circa 325 milioni di euro.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 2

Page 8: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

Le erogazioni 2014

Prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica

Importo

milioni di Settori euro

Arte, attività e beni culturali 272,8

Volontariato, filantropia e beneficenza 131,7

Prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica

TOTALE

0,3 0

100 ice.ntimE.tri

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 3

Page 9: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

L'alleanza con il Terzo settore per rilanciare il Sud LUCA MAZZA

Settecento iniziative sostenute in nove anni, tra cui la nascita delle prime cin­que fondazioni di comunità meri­

dionali (nel centro storico e nel rione sa­nità a Napoli, a Salerno, a Messina e nel­la Val di Noto). Circa 200mila cittadini coinvolti, con particolare attenzione ai gio­vani. Le attività portate avanti sono le più svariate: dai corsi per favorire l'integrazio­ne degli immigrati, ai bandi per "attrarre" i migliori cervelli al Sud, dalla costruzio­ne di asili nido e scuole per i bambini fi­no ai progetti per educare le comunità al rispetto dell'ambiente, dall'assistenza ai disabili all'aiuto ai detenuti. Questo - e molto altro - è Fondazione con il Sud, soggetto privato nato nel 2006 dal­l'alleanza tra le Fondazioni di origine ban­caria e il mondo del Terzo settore e del vo­lontariato per promuovere l'infrastruttu-razione sociale del Mezzogiorno. Con la sua opera quotidiana si propone di po­tenziare le strutture immateriali per lo svi­luppo sociale, civile ed economico del Me­ridione. Si concentra in particolare in Ba­silicata, Calabria, Campania, Puglia, Sar­degna e Sicilia, attuando forme di colla­borazione e di sinergia con le diverse e-spressioni delle realtà locali, in un conte­sto di sussidiarietà e di responsabilità so­ciale. La Fondazione non interviene diret­tamente sui bisogni immediati, ma stimola le energie del territorio a produrre rispo­

ste alle esigenze della popolazione. Come? Promuovendo la crescita delle reti di soli­darietà, sostenendo idee e progetti esem­plari capaci di favorire lo sviluppo di co­munità attive, coese e solidali, di organiz­zazioni della società civile pluralistiche e partecipate, in grado di esprimere bisogni e proposte condivisi. Per comprendere che cosa fa concreta­mente la Fondazione, basta prendere ad esempio solo alcuni progetti messi in campo negli ultimi mesi per l'inseri­mento sociale e lavorativo degli immi­grati: corsi di formazione per assistente

famigliare in Sicilia e Calabria, una fab­brica del riuso per la trasformazione e il riutilizzo dei rifiuti a Catania, un risto­rante di cucina mediterraneo-asiatico-africana a Lecce e l'attivazione di unità di strada e di un "banco" di distribuzione di farmaci che non necessitano di pre­scrizione medica in Calabria. Tutte le attività della Fondazione con il Sud vengono sostenute in maniera signi­ficativa dalle Fondazioni di origine ban­caria, che ogni anno le erogano circa 20 mi­lioni di euro. Dal 2006 al 2014 le hanno dato complessivamente 209 milioni per svolgere le sue opere. Il patrimonio con cui si costituì nel 2006 è di circa 315 mi­lioni di euro, di cui 210 versati dalle Fon­dazioni di origine bancaria e i restanti 105 provenienti da risorse extra che esse ave­vano destinato ai fondi speciali per il vo­lontariato.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 4

Page 10: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

La cronistoria» Dall'impulso decisivo della Banca d'Italia la nascita

e la crescita delle Fondazioni con la loro azione sociale e filantropica ANGELO D E MATITA

Ancora negli anni Ot­tanta del secolo scor­so le Fondazioni co­

stituivano un tutt'uno con le aziende bancarie allora nella forma di casse di ri­sparmio e di istituti di cre­dito di diritto pubblico. Con il passare del tempo ci si accorse, però, che la via prospettata dalla Banca d'I­talia, con un "libro bianco" per rispondere ai problemi della patrimonializzazione di questi intermediari - cri­ticamente definita come u-na "rivoluzione silenziosa" - non era praticabile per u-na serie di ragioni, a co­minciare dagli ostacoli che avrebbero potuto essere frapposti sul terreno giuri­dico. E, allora, si cominciò a riflettere sull'ipotesi di u-na riforma pervia legislati­va della banca pubblica. Centro propulsore fu la Banca d'Italia. Sopravve­nuta la seconda direttiva comunitaria che qualifica­va quella bancaria come at­tività di impresa, si supera­va, così, la visione della banca come soggetto ri­conducibile al comparto pubblico e diventava fon­damentale che, per la mi­gliore tutela del risparmio e per una efficace selezione del merito di credito, si af­fermassero condotte ispi­rate alla competitività e al­la parità concorrenziale, superando differenziazio­ni sul piano della configu­razione giuridica. Con la riforma della ban­ca pubblica del 1990

(la legge Amato-Carli-Bankitalia) e la successiva adozione del Testo Unico bancario nel 1993, si ope­ra la scissione, negli inter­mediari sopra richiamati, tra Fondazioni e banca in forma di spa. Le spa sta­ranno, quindi, sul merca­to in una condizione di parità con altre aziende di credito e le Fondazioni, che perseguiranno gli sco­pi sociali che costituivano la loro storica ragion d'es­

sere, ne deterranno la pro­prietà che progressiva­mente collocheranno sul mercato stesso. Inizia, così, una fase nuo­va che renderà possibile la più rilevante riorganizza­zione e ristrutturazione bancaria dopo quella degli anni trenta del Novecento, con oltre trecento opera­zioni di aggregazione e di consolidamento. Ciò av­viene su impulso dell'Isti­tuto di Via Nazionale, men­tre al vertice vi è il gover­natore Antonio Fazio. Il si­stema bancario, anche per la grave crisi della lira del 1992, è in grande difficoltà; la stampa estera parla di settore "in agonia". Ma la Vigilanza, con il con­corso dei banchieri più av­veduti, delle parti sociali e delle Fondazioni le quali svolgono un ruolo fonda­mentale per la stabilità, rie­sce a risollevarlo e a rilan­ciarlo. Con la "legge Ciam­pi" verso la fine degli anni novanta, l'ordinamento delle Fondazioni, definibi­li di origine bancaria, ot­tiene una sistematizzazio­ne organica, con riferi­mento ai settori istituzio­nali di intervento e all'am­montare delle partecipa­zioni bancarie detenibili. Un equilibrio andrà rag­giunto tra l'operatività nei suddetti settori, so­ciali, assistenziali, cultu­rali, e le interessenze nel campo del credito. Agli inizi degli anni 2000, nel secondo governo Ber­lusconi, l'allora ministro dell'economia tenta una re­visione della governance degli enti in questione pro­muovendo una innovazio­ne legislativa che prevede l'ingresso di esponenti de­gli enti territoriali in oltre l'80 per cento delle cariche previste negli organi deli­berativi. In effetti, si tratta­va di una normativa che contrastava frontalmente con l'autonomia delle Fon­dazioni per piegare, in ul­tima istanza, l'autonomia delle banche. Diventava un

caso-simbolo di deteriori intrecci tra politica, Fonda­zioni e intermediari. L'esito di questa lucida, ma illegittima normativa non poteva non essere quello che poi si registrò: la secca bocciatura da par­te della Corte costituzio­nale che definì, conclusi­vamente, le Fondazioni quali «enti privati di uti­lità sociale». Negli anni successivi, anche per il cir­coscritto malgoverno di alcuni enti della specie, si aprì un dibattito su auto­nomia, responsabilità, fi­nalità delle Fondazioni. segue nella pagina a fianco

segue dalla pagina precedente

Nonostante l'efficacia dell'at­tività di questi enti in una fa­se di declino dello Stato so­ciale, nella quale continuava altresì la necessità di preserva­re la stabilità del sistema ban­cario, furono sollevate tesi strampalate che avrebbero vo­luto sottrarre immediatamen­te ad essi le partecipazioni ban­carie o addirittura trasferire al­lo Stato l'intero loro patrimo­nio (al dicembre 2013, oltre 40 miliardi) per fronteggiare così i problemi del debito pub­blico, trascurando completa­mente che si sarebbe trattato di una evidente illegittimità: in sostanza, sarebbe stata una e-spropriazione vera e propria senza nemmeno equo inden­nizzo per un'operazione i cui effetti, alla fine, sarebbero sta­ti disastrosi. Alla base di idee di questo ti­po stava, e purtroppo sta in al­cune aree, una visione contra­ria al ruolo dei corpi interme­di e che non considera il ca­rattere fondamentale, costitu­zionale, del principio di sussi­diarietà. Tuttavia, con il passa­re degli anni, l'esigenza di una riflessione sull'evoluzione del­le Fondazioni appariva chiara. La intelligenza dell'Associa­zione di categoria (l'Acri) e del suo presidente Giuseppe Guz­zetti, in particolare, si è dimo­strata nel non opporsi a que­st'opera naturale necessità di manutenzione evolutiva, anzi

nel prenderne la testa, prima con la Carta delle Fondazioni, poi con il recente Protocollo con il Tesoro. Con la prima si introducevano norme condi­vise per rafforzare l'autonomia di tali enti nei confronti della politica e sulle incompatibi­lità; già con questo strumento di autoregolamentazione si in­tendeva prevenire le porte gi­revoli tra politica, Fondazioni e banche: insomma, l'autono­mia delle prime per l'autono­mia delle seconde. Ma il processo avviato, spiaz­zando critici prevenuti e obie­zioni pregiudiziali, ha avuto il suo culmine, come accennato, nell'autoriforma sancita con il predetto Protocollo che ha compiutamente disciplinato incompatibilità, conflitti di in­teressi, introducendo un più pregnante obbligo di diversi­ficazione degli investimenti con limitazioni per quelli in partecipazioni bancarie, vin­coli all'operatività in attività particolare, quali i derivati, di­vieto di indebitamento come quello che ha rappresentato, per alcune fondazioni che

hanno evidenziato diffusi ca­si di "malagestio" (Montepa-schi, Carige), una delle cause delle enormi difficoltà nelle quali si sono trovate, dopo es­sersi indebitate per mantene­re la percentuale di controllo delle banche partecipate. Il Protocollo è stato un suc­cesso perché ha premiato l'au-toriforma. Ora le norme, do­po l'adesione pressoché una­nime della categoria, dovran­no essere recepite negli statu­ti delle singole Fondazioni sotto il controllo del Tesoro che è titolare della Vigilanza su di esse. Non si tratta, dun­que, di una debole rivisita­zione discrezionale, come ap­parirebbe da alcune valuta­zioni della Commissione eu­ropea. Al contrario, le norme varate sono vincolanti ed ef­ficaci. Costituiscono lo svi­luppo applicativo della legge

Ciampi. Chiudono sostan­zialmente una querelle che durava da anni. Ora le oltre 80 Fondazioni potranno me­no concorrere alla salvaguar­dia della stabilità del sistema

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 5

Page 11: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

bancario - e si porrà un pro­blema di chi subentrerà nelle quote di proprietà che, coe­rentemente con i tempi e gli obblighi della diversificazio­ne, saranno dismesse - ma si dedicheranno ancor più al so­stegno dei settori istituziona­li. Significativa è l'apertura, promossa da Guzzetti, al Wel-fare comunitario ovvero alle i-niziative da tempo in atto nel­lo housing sociale. Le Fondazioni, in tal modo, confermano di essere la spina dorsale, a livello territoriale, di una forma evoluta di filantro­pia, come dimostra la loro lun­ga storia. Vedremo il Proto­collo all'opera, quando sarà

pienamente operativo. Da ul­timo, proprio in questi giorni si è posto il problema della "missione" della Cassa depo­siti e prestiti, in relazione alla partecipazione delle fonda­zioni al suo capitale. Un tema particolarmente delicato, sia per il ruolo istituzionale di Cdp sia per il significato della presenza delle fondazioni. Nel complesso, si deve osservare comunque sin da ora che con l'autoriforma di questi Enti si dovrebbe aprire la riflessione su quell'insieme di soggetti o-peranti a livello territoriale nel Terzo settore, nel volontaria­to, nell'utilità sociale che, as­

sieme alle Fondazioni, posso­no costituire una rete che e-salti il principio di sussidia­rietà e rivaluti i corpi interme­di, fondamentali anche per ri­spondere alle difficoltà dell'e­conomia.

GIOVANI

Il progetto Funder35 Funder 35 è un progetto promosso dalla Commissio­ne per leAttività e i Beni culturali dell'Acri a sostegno dell'impresa culturale giovanile, giunto alla sua quarta edizione. Grazie al contributo di 18 Fondazioni (I mi­lione di euro ogni anno fino al 2014; 2,65 milioni di euro nel 2015), si concretizza in un bando che selezio­na le migliori imprese non profit, il cui organo di am­ministrazione sia costituito in maggioranza da membri di età inferiore ai 35 anni, attive nel campo della pro­duzione artistica e creativa e dei servizi di supporto alla valorizzazione, tutela, protezione e circolazione dei beni culturali. L'obiettivo è concedere un contribu­to economico e formativo a quelle imprese che inten­dono sviluppare progetti di miglioramento tanto in campo progettuale che gestionale. Le principali tema­tiche sostenute sono, infatti, l'avviamento professiona­le di artisti neo-diplomati e di nuovi talenti, il migliora­mento organizzativo delle imprese artistiche finalizza­to a una loro gestione sostenibile nel tempo, l'avvici­namento del pubblico giovane alla cultura, la promo­zione di eventi teatrali dedicati ai giovanissimi. Oltre al finanziamento, le imprese selezionate possono acce­dere a periodi di formazione e di orientamento.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 6

Page 12: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

«Il Terzo settore e gli Enti? L'uno la gamba dell'altro»

LUCA MAZZA

Si iamo l'uno la gamba del-. l'altro». Pietro Barbieri, 'portavoce del Forum na­

zionale del Terzo settore, definisce così il rapporto che lega il mondo da lui rappresentato a quello delle Fondazioni di origine bancaria. «Queste ultime realtà si impegna­no soprattutto nel sostenere le at­tività di quattro macro settori: am­biente, arte e cultura, ricerca scien­tifica e servizi alla persona - ricor­da Barbieri - . Senza dimenticare, i-noltre, le risorse messe a disposi­zione per il volontariato e destina­te ai Centri di servizio. In questo modo viene aiutato l'associazioni­smo. E in particolare i soggetti più piccoli, che rappresentano una ric-

L'allarme di Pietro Barbieri, portavoce del Forum nazionale: «Anche se fortunatamente finora non è accaduto, è possibile che l'aumento della pressione fiscale abbia come conseguenza il calo delle erogazioni percepite dalle organizzazioni non profit»

chezza per il nostro Paese». Come si potrà evolvere questa partnership in futuro? Le Fondazioni continueranno a svolgere un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Terzo settore. Sarebbe opportuno allargare la col­laborazione esistente, pensando magari a una sinergia più forte per quanto riguarda le erogazioni del­le Fondazioni. Crediamo, inoltre, che la riforma del Terzo settore, at­

tualmente in discussione nella pri­ma commissione del Senato, pos­sa agevolare il rafforzamento di questo legame. Il Terzo settore come guarda, in­vece, all'autoriforma delle Fonda­zioni? Mi sembra che questo processo stia andando nella direzione giusta e sulla scia di quanto chiede la gen­te: trasparenza e una governance ampliata. Non teme che la progressiva cre­scita della tassazione sulle Fonda­zioni avvenuta negli ultimi anni possa avere ripercussioni negative anche su di voi? Sì, il pericolo esi­ste. Non a caso, assieme a tante altre organizza­zioni del Non profit, ci siamo schierati pubbli­camente a fianco delle Fondazioni quando si è svi­luppata la discus­sione sulla legge di Stabilità. Con­sapevoli del di­battito che c'è at­torno a questo te­ma, abbiamo vo­luto però dare un segnale forte. Per­ché, anche se fortunatamente fino­ra non è accaduto, è possibile che l'aumento della pressione fiscale ab­bia come conseguenza la diminu­zione delle erogazioni percepite dal­le organizzazioni del Terzo settore. È ovvio, quindi, che su questo fron­te ci sia un po' di preoccupazione. Che ruolo dovrebbero giocare le Fondazioni nella costruzione del nuovo Welfare? La soluzione non può essere sosti­tuiva. Le risorse delle Fondazioni, cioè, non dovranno assolutamente

rimpiazzare quelle pubbliche, che sono - e devono restare - fonda­mentali. Basti pensare che, accu­mulando tutte le erogazioni delle Fondazioni, non si raggiunge nean­che uno dei fondi delle politiche so­ciali che abbiamo in Italia. Quindi?

Più che finanziare interventi speci­fici - comunque importanti (specie in alcuni casi) -, le Fondazioni po­trebbero giocare un ruolo determi­nante, semmai, per costruire un si­stema di governo del Welfare. Con la creazione di meccanismi che sap­piano mettere insieme tutte le ri­sorse che si muovono attorno al Welfare. Penso anzitutto alle politi­che sociali, sanitarie ed educative. Prendiamo, per esempio, la que­stione immigrazione. Non c'è solo l'accoglienza, perché quest'ultima va collegata all'integrazione e al la­voro. Troppo spesso non si riesce a fare rete, mentre servirebbe orga­nizzare strutture in grado di favori­re l'incontro tra pubblico, privato, Non profit e forme di Welfare a-ziendale (che esistono soprattutto nel Centro-Nord). Questo quadro produrrebbe an­

che un risparmio per lo Stato? Sì, perché porte­rebbe a una sem­plificazione e a un coordinamen­to sempre più ne­cessari. Si evite­rebbe, dunque, un costo che ora c'è. E si avrebbe­ro così maggiori risorse da desti­nare al Welfare. Attraverso la Fondazione con il Sud è stata svolta un'opera

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 7

Page 13: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

importante nel Mezzogiorno, ov­vero nell'area del Paese più colpi­ta dalla crisi... È una delle esperienze più straor­dinarie che abbiamo costruito di comune accordo. Quanto sta fa­cendo sul territorio Fondazione con il Sud è ciò che serve all'Italia (e al Meridione in primis). In que­sti anni sono partiti tantissimi pro­getti per favorire la coesione socia­le, il rispetto dei diritti, la promo­zione di una cultura della legalità e le azioni di volontariato. La via per lo sviluppo del Sud passa da due elementi: la costruzione della sua infrastrutturazione sociale e il risveglio della società civile.

COOPERAZIONE

Dopo Senegal e Uganda il progetto Burkina Faso Con il 2015 è entrato nel secondo anno di attività il pro­getto Fondazioni for Africa Burkina Faso, intervento pro­mosso dalle Fondazioni di origine bancaria associate al-TAcri per garantire la sicurezza alimentare e il d ir i t to al cibo a 60mila persone in uno dei Paesi più poveri al mon­do, al 183° posto su 187 secondo i dati 2013 del Rappor­to Nazioni Unite sull'Indice di Sviluppo Umano. Il soste­gno all'agricoltura, la formazione di 350 organizzazioni contadine, l'accesso al credito, la promozione di un'edu­cazione alimentare adeguata e della conoscenza del valo­re della biodiversità, la valorizzazione del ruolo delle don­ne e il coinvolgimento di 27 associazioni di migranti

burkinabè in Italia sono le azioni intraprese dalle Fonda­zioni per intervenire sulle cause della povertà e promuo­vere in 7 regioni del Paese uno sviluppo endogeno e so­stenibile. Il piano triennale Acr i per il Burkina Faso, parti­to nel 2014 con un budget di 4,57 milioni di euro, è stato progettato sulla scorta della positiva esperienza sviluppa­ta con l'iniziativa Fondazioni4Africa, rivolta negli anni scorsi al Senegal e all'Uganda, che ha prodot to un model­lo d'intervento capace di generare un impatto significati­vo nell'area.AI progetto collabora una pluralità di at tor i : oltre alla Commissione per la Cooperazione Internazio­nale dell 'Acri, ci sono il Centro Studi di Politica Interna­zionale, quattro Ong (Lvia, Cisv, AcraCcs, Mani Tese) e la Fondazione Slow Food per la biodiversità. www.fondazioniforafrica.org

RICERCA

Da Ager la spinta a innovare per I alimentare italiano L'Italia ha posizioni di leadership che merita­no di essere consolidate e rafforzate e la ca­pacità di innovazione è imprescindibile per perseguire un tale risultato. Da questi presup­posti è nato nel 2008Ager -Agroalimentare e Ricerca, un progetto patrocinato dall'Acri e sottoscritto da un gruppo di Fondazioni di o-rigine bancaria che con 27 min di euro hanno finanziato ben 16 progetti. Quattro i comparti che ne hanno beneficiato: ortofrutticolo, in particolare melo, pero, frutta e verdura pron­te per il consumo; cereali, per grano duro e

riso; vitivinicolo, dalla coltivazione all'enologia; zootecnico, finalizzato alla filiera del suino. I positivi risultati raggiunti hanno permesso di definire un nuovo accordo di partenariato che nel 2015 mette a disposizione altri 7 min di euro per finanziare quattro settori diversi dai precedenti e ritenuti ugualmente strategi­ci per l'agroalimentare italiano: acquacoltura, olivo ed olio, prodotti caseari ed agricoltura di montagna. I primi bandi (per acquacoltura e olivo ed olio) verranno presentati ad EX­PO giovedì 16 luglio al Teatro della Terra pres­so il Parco della biodiversità. L'uscita degli altri bandi è prevista per l'autunno 2015. Info www.progettoager.it

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 8

Page 14: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

«Arte&Cultura, una missione sul territorio»

Annelisa Faustinelli, responsabile Raccolta fondi Enti e Fondazioni del FAI:

ANDREA D I TURI

La cultura è uno degli ambiti in cui da sempre Fondazioni di origine bancaria ed enti filan­

tropici intervengono, contribuen­do a preservare e valorizzare le bel­lezze naturali e artistico-culturali. Di cui l'Italia abbonda in modo particolare. Fondazione Cariplo, per esempio, anche nel 2014 ha so­stenuto quasi 500 progetti culturali con oltre 49 milioni di euro. Nel complesso, negli ultimi dieci anni, le Fondazioni di origine ban­caria in Italia hanno erogato a fa­vore di arte e cultura 4 miliardi di euro. Ma dal punto di vista di chi lavora in ambito culturale, come sono visti i rapporti con le fonda­zioni di origine bancaria? «Sono sempre stati estremamente positi­vi fin da quando si sono costitui­te, specie con quelle legate a terri­tori come Lombardia e Piemonte dove il Fai aveva i suoi primi beni più importanti», dice Annelisa Faustinelli, responsabile Raccolta fondi Enti e Fon­dazioni del Fai-Fondo Ambien­te Italiano, rife­rendosi in parti­colare a realtà come Fondazio­ne Cariplo in Lombardia, a Compagnia di San Paolo e Fon­dazione Crt in Piemonte. In quali ambiti si concentra

«Le Fondazione hanno il merito di rendersi conto che anche il settore privato, non solo il pubblico,

l'intervento del­le Fondazioni nella cultura? C'è stata sempre grande coinci­denza tra la missione del Fai e le attività istituzionali in cui le Fon­dazioni per statuto sono impe­gnate: nell'arte, le attività cultura­li, la tutela e valorizzazione del pa­trimonio storico-artistico. Ciò ha fatto sì che venissero impiegate ri­sorse consistenti, per interventi im­portanti sui beni. Man mano che l'attività del Fai si strutturava ed e-spandeva - oggi il Fai ha 120 de­legazioni sul territorio, ndr - con la presenza di beni anche in altre Regioni, si è allargata la rete delle fondazioni di origine bancaria con cui entravamo in rapporto: cito, solo per fare alcuni esempi, la Fon­dazione Cariverona, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Ro­vigo, la Fondazione Cassa di Ri­sparmio di Perugia, più indietro nel tempo la Fondazione Banco di Sicilia e più di recente la Fonda­zione Banca Nazionale delle Co­municazioni.

Cosa caratterizza il rapporto del­le Fondazioni con i beni cultura­li e gli operatori del settore? Le Fondazione h a n n o il merito di rendersi conto che anche il set­tore privato, non solo il pubbli­co, è proprietario di beni culturali di eccellenza. Che dunque vanno tutelati. Per cui sono più dispo­ste ad entrare in relazione con soggetti come il Fai o comunque con enti privati che gestiscono be­ni culturali. La condizione indi­spensabile è che i beni siano frui-

e proprietario di beni culturali di eccellenza Che dunque vanno tutelati»

bili al pubblico. Negli ultimi die­ci anni, poi, c'è stata un'evolu­zione importante. In quale direzione? L'obiettivo delle fondazioni di o-rigine bancaria è diventato soprat­

tutto quello di ricevere dei pia­ni di gestione del bene che fos­sero economica­mente sostenibi­li: progetti con un impatto sul territorio, una solidità econo­mica, un ritorno occupazionale. Ci viene richie­sto di portare ri­sultati, in modo concreto e tra­sparente. Si è progressivamen­

te abbandonata la logica secondo cui si cercava di accontentare un po' tutte le richieste. E la crisi quanto ha impattato? Negli ultimi cinque anni c'è stata una redistribuzione fra i vari settori delle risorse erogate. E la cultura ha visto ridursi le risorse ricevute, andate a settori come i servizi alla persona, alle attività sociali in ge­nerale, per fronteggiare situazioni a volte drammatiche, e alla ricer­ca. Tengo a dire che il Fai ha ap­poggiato a fine 2014 la campagna delle Fondazioni contro l'aumen­to della tassazione dei redditi fi­nanziari - poi avvenuto, ndr - , che si stima possa produrre una ridu-

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 9

Page 15: Fondazioni, uno scatto per liberare la filantropia - ACRI fileFondazioni, uno scatto per liberare la filantropia Forti del Protocollo siglato col Tesoro, gli enti filantropici nati

zione di quasi 190 milioni di eu­ro nei finanziamenti: una cifra che si sente. Cosa vede o auspica per il pros­simo futuro? L'intenzione nostra, ma anche delle fondazioni bancarie, è che

gli interventi e gli obiettivi siano sempre più condivisi col territo­rio. Creando occasioni d'incon­tro che favoriscano la collabora­zione fra enti e soggetti diversi: le Fondazioni possono essere un at­tore propositivo molto impor­

tante sui territori, stimolando la creazione di sistemi e partenaria-ti in campo culturale ed evitando il rischio di dispersione. Il mio auspicio è che il loro ruolo in que­sto senso, sempre più da Terzo set­tore, possa aumentare.

ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 10