FILARMONICA ARTURO TOSCANINI - fondazionetoscanini.it · Moderato - Lento parlando - Adagio...

16
ARTURO TOSCANINI NUOVE ATMOSFERE FILARMONICA Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016 Auditorium Paganini di Parma Venerdì 22 gennaio 2016 ore 20.30 FILARMONICA ARTURO TOSCANINI ALPESH CHAUHAN Direttore BEHRANG RASSEKHI Viola Decima Edizione

Transcript of FILARMONICA ARTURO TOSCANINI - fondazionetoscanini.it · Moderato - Lento parlando - Adagio...

1

ARTURO TOSCANINI

N U OV E AT M O S F E R E

F I L A R M O N I C A

Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016Auditorium Paganini di Parma

Venerdì 22 gennaio 2016 ore 20.30

FILARMONICAARTURO TOSCANINIALPESH CHAUHANDirettore

BEHRANG RASSEKHI Viola

Decima Edizione

Partner Principale della Fondazione Arturo Toscanini Partner Istituzionale della Filarmonica Arturo Toscanini

Sponsor ufficiale

Comune di Parma Provincia di Parma

Sponsor tecnici

Amici

Programma

Béla Bartók (25 marzo 1881, Nagyszentmiklós Transilvania - 26 settembre 1945, New York)

Concerto per viola e orchestra, BB 128, SZ 120 (25’)(opera postuma, pubblicata secondo il manoscritto originale da Tibor Serly)

Moderato - Lento parlando - Adagio religioso - Allegretto - Allegro vivace

Sergei Rachmaninov (1 aprile 1873, Semyonovo, Russia – 28 marzo 1943, Beverly Hills, California)

Sinfonia n. 2 in mi minore, op. 27 (60’)

Largo - Allegro moderatoAllegro molto

Adagio Allegro vivace

3

4

Con rassegnata determinazione alla fine del 1940 Bartók scelse la via dell’esilio, negli Stati Uniti. Vi si era recato nell’aprile, quando in Europa la guerra era già scoppiata, per tenervi un concerto insieme a Joszef Szigeti e per registrate i Contrasti per violino, clarinetto e pianoforte composti nel 1938, su commissione di Benny Goodman, che insieme a Szigeti e allo stesso Bartók sarà il primo esecutore; in quell’occasione aveva potuto valutare che trasferirsi negli Stati Uniti sarebbe stata una soluzione compatibile: così tornò in Europa a riprendere la moglie e nell’ottobre lasciò per sempre Budapest. In realtà l’adattamento con il “Nuovo mondo” fu assai difficile così che gli ultimi anni per Bartók furono anni di delusioni e di rinunce, acuite oltre che dai disagi economici dal progredire inesorabile della malattia, una forma leucemica, che lo avrebbe portato a morte (26 settembre 1945). Causa le condizioni di salute precarie dovette infatti rinunciare alle offer-te di insegnamento: qualche lezione privata di pianoforte ma rifiutò di insegnare composizione, convinto, come lo era da giovane, che “la composizione non si impara. Studiate i grandi maestri e imparate da loro, sviluppate la vostra autocritica” era il consiglio che dava ai giovani. Ma anche l’attività creativa subì lunghe soste, come pure quasi inesistenti erano le esecuzioni: “ la mia car-riera di compositore è praticamente finita; il quasi boicottaggio delle mie opere da parte delle orchestre conosciute continua; nessuna esecuzione delle mie opere vecchie o nuove. E’ una ver-gogna…non per me, di certo !“, lamentava con orgogliosa dignità. Dopo la committenza da parte della Fondazione Koussevitzsky del Concerto per orchestra e quella della Sonata per violino solo per Yehudi Menuhin, estrema testimonianza è il Concerto per viola, richiestogli dal grande violista William Primrose e rimasto purtroppo allo stato di abbozzo in seguito alla prematura scomparsa del compositore, già gravemente minato dal male. L’opera, come si sa, fu portata a termine non senza gravi turbamenti, da Tibor Serly, allievo e amico, anch’egli ungherese emigrato negli Stati Uniti, il quale ben conscio della responsabilità cercò di dare una compiutezza all’abbozzo di Bartók senza arbitrarie sovrapposizioni ma trovando conforto da situazioni strumentali di altre opere bartókiane nel mirare essenzialmente al rispetto di quell’ideale di trasparenza che il musicista ave-va espresso in una lettera a Primrose, quale dimensione sonora da cui far emergere la voce della viola, velando con suprema discrezione stilistica la nitidezza emotiva racchiusa in questo ultimo messaggio lasciatoci dal grande compositore, come avvolto da quella ritrovata luce di serenità - la stessa del Terzo Concerto per pianoforte, concepito da Bartók, nel presentimento della sua fine,

5

quale lascito alla moglie concertista - che pareva riscattare le profonde amarezze dell’esilio ame-ricano, qui resa più insinuante e toccante dall’idea di incompiutezza che evoca, inevitabilmente, l’immagine di una sindone, dolce e drammatica insieme. Al Terzo Concerto (di cui aveva completato le ultime 17 battute) farà soprattutto riferimento Serly, nell’arduo tentativo di dare veste orche-strale al manoscritto, privo di indicazioni per la strumentazione, nonché di risolvere vari problemi di leggibilità: così dal Concerto pianistico deriverà la denominazione di “Adagio religioso” per il movimento centrale, mentre dagli abbozzi del finale, particolarmente disordinati, potrà ricostruire con coerenza quel carattere tipicamente bartókiano, nelle venature folcloriche, di sapore rumeno, che in questa estrema testimonianza assumono un pungente rimbalzo nostalgico. Primrose terrà a battesimo il Concerto a Minneapolis il 2 dicembre 1949, con la direzione di Antal Dorati.Per quanto avesse sempre professato di essere soprattutto un compositore la fama di Sergei Rachmaninov è dovuta alle sue straordinarie qualità di pianista, uno dei maggiori del novecento, forse il maggiore. Oggi che la considerazione di questo musicista sembra essersi liberata da molti pregiudizi, nella presa di coscienza che sotto quella seduzione melodica, amplificata oltremodo dalle tante colonne sonore, premeva un che di oscuro, di ossessivo, di autentico quindi, l’attenzio-ne si è orientata con consapevole determinazione sulla produzione sinfonica, oltre che su quella operistica. In tal modo opere come la Seconda Sinfonia o le Danze Sinfoniche sono entrate ormai stabilmente nei repertori delle grandi orchestre. Il cimento sinfonico di Rachmaninov risale agli anni in cui era studente di Conservatorio, testimoniato dalla Sinfonia “Giovinezza”, un’opera che rispetto all’ampiezza del progetto è rimasta ferma al primo movimento, significativo tuttavia nel cogliere già, pur tra l’evidente devozione per il Čajkovskij della Quarta Sinfonia, quelle ombre che troveranno una più tormentata diramazione nella Prima Sinfonia, di quattro anni successiva. L’insuc-cesso della prima esecuzione, nel 1917, responsabile anche la sciagurata direzione di un Glazunov alticcio, procurerà al compositore quella depressione da cui uscirà solo qualche anno dopo, con il successo della sua creazione più celebre, il secondo Concerto per pianoforte e orchestra. La Seconda Sinfonia, composta tra il 1906 e il 1907 - il primo movimento in Russia, gli altri a Dresda dove si era trasferito per sfuggire al clima tormentato del paese - presentata con un calorosissimo successo al pubblico di San Pietroburgo sotto la direzione dell’autore l’8 febbraio 1908, segna il pieno superamento della crisi depressiva. Riconoscibile la presenza di Čajkovskij, specie nel modo

6

di concepire l’ampio organismo come trasformazione di un “motto”, quello con cui si apre l’in-troduzione lenta del primo movimento, una melodia forse tratta da un canto liturgico ortodosso, che progressivamente si dirama entro la complessa, inquieta struttura sonatistica. Il secondo movi-mento, in forma di Scherzo, nasce dalla citazione gregoriana del Dies Irae, già apparso nella prima Sinfonia quale cellula generatrice, che rimarrà una specie di ossessione lungo l’intero percorso creativo di Rachmaninov, dal cupo poema sinfonico L’isola dei morti ispirato dal quadro di Böcklin fino all’estremo riaffiorare beffardo nella tarda Rapsodia sopra un tema di Paganini. Nella coda dello Scherzo riappare il “motto”, insinuante presenza anche nel terzo movimento, il più esteso nelle tre campate in cui si articola e vero e proprio cuore emotivo della Sinfonia; che si conclude con un quarto movimento in forma di rondò, grazie alla quale il compositore può rievocare, ciclicamente, i motivi apparsi nei movimenti precedenti.

Gian Paolo Minardi

Indicazioni discografiche

Bartók Concerto per viola e orchestraviola William Primrose, Otto Klemperer, Concertebouw Orch. (1951) Archiphonviola Yehudi Menuhin, Antal Dorati, New Philharmonia Orch, EMIviola Yuri Bashmet, Pierre Boulez, Berliner Philharmoniker, DGG

Rachmaninov Sinfonia n.2Dimitri Mitropoulos, Minneapolis Simph. Orch, (1947) RCA VictorEugène Ormandy, Philadelphia Orch. (1959) SonyYuri Temirkanov, Royal Philharmonic Orch. (1978) EMI Lorin Maazel, Berliner Philharmoniker (1983) DGG

7

Intorno al ConcertoBartók

L’8 settembre del 1945, così Bartók scriveva al violista scozzese William Primrose, dedicatario del ConcertoSono molto contento di dirvi che il Concerto per viola è pronto in abbozzo; non resta più che da scrivere la partitura, cioè un lavoro puramente meccanico, per così dire. Se tutto va bene, mi sbrigherò in cinque o sei settimane, ossia potrò mandarvi una copia della partitura d’orchestra nella seconda metà di ottobre, e poche settimane dopo una copia (o più copie, se volete) dello spartito per pianoforte. Molti interessanti problemi mi si sono presentati durante la composizione di questo lavoro. L’orchestrazione sarà piuttosto trasparente, più trasparente che nel Concerto per violino. Anche il carattere cupo, più virile del vostro strumento ha esercitato una certa influenza sul carattere generale del lavoro. La nota più alta che uso è il “la”, ma sfrutto piuttosto frequentemente i registri bassi. Il lavoro è concepito in stile virtuosistico...». Ma sia Bartók e Primrose non sapevano che il tempo del compositore era finito.

dal New York Times 11 dicembre 1949: il racconto degli ultimi giorni di Bartók dell’allievo Tibor SerlyLa sera del 21 settembre 1945, quando ho parlato per l’ultima volta a Béla Bartók, era a letto, molto malato. Tuttavia, intorno al suo letto vi erano fogli di appunti e diversi manoscritti. Stava lavorando febbril-mente per completare le ultime battute del suo Terzo Concerto per pianoforte. Mentre discutevo con lui del Concerto, la mia attenzione è stata attirata dal comodino accanto al suo letto dove ho notato, sotto diverse medicine semivuote, altre pagine di schizzi, apparentemente non correlati al Concerto per piano-forte. C’era una ragione per la mia curiosità, perché era noto a molti degli amici di Bartók che nella prima parte dell’anno che aveva accettato un incarico di scrivere un concerto per viola e orchestra per William Primrose. Indicando questi fogli manoscritti, ho chiesto del Concerto per viola. Bartók annuì stancamente verso il comodino, dicendo: “Sì, questo è il Concerto per viola” Alla mia domanda se è stato completato, la sua risposta fu: “Sì e no”. Ha spiegato che, mentre gli abbozzi del lavoro erano nel complesso finiti, i dettagli e l’orchestrazione non erano ancora terminati. Il giorno seguente, è stato portato in ospedale, dove morì il 26 settembre.

Nel 1970 William Primrose ricordò, con la generosità del senno di poi, la sua saggezza nell’approcciarsi a BartókQuando commissionai il concerto la maggior parte delle persone pensò che io avessi fatto un grande errore, incluse le persone nell’ufficio del mio agente.

Chi mai al mondo mi avrebbe chiesto di suonare un concerto di Bela Bartok? Io lo pagai ciò che chiese – 1000 dollari – e suonai il concerto ben più di venti volte per compensi ben rispettabili. Così è stato quasi come essere coinvolti fin dall’inizio negli investimenti per la Xerox o la macchina fotografica Polaroid.

Rachmaninov

Quando componeLe mie composizioni nascono lentamente. Ad esempio quando sono in campagna mi capita di fare una lunga passeggiata. I miei occhi registrano i giochi di luce abbagliante sulle giovani foglie bagnate di pioggia, l’orecchio coglie i mormorii del bosco, il suono delle gocce che cadono. Poi guardo il cielo che al tramonto scolorisce all’orizzonte, e allora sento tutte le voci contemporaneamente… Quando compongo, mi aiuta il ricordo di un libro letto di recente, di una poesia, di un bel quadro. A volte nella immaginazione appare un determinato tema, che poi cerco di trasformare in suoni, senza tuttavia tradire le fonti della mia ispirazione… Ma se sono vuoto interiormente, non aiuta nessuno stimolo esterno…

Riflessioni, dubbi, certezzeBisogna dire che adesso si compongono cose stupende, ma un tempo se ne componevano di più stu-pende… Il mio tempo è il tempo futuro, un futuro così lontano, al quale non arriverò più! … Ogni com-positore ha le proprie idee. Non penso che si debbano decifrare. Non credo che un artista sia tenuto a scoprire le sue carte. Ogni ascoltatore mette nella musica proprio ciò che lo ricolma……Come conciliare creazione ed esecuzione? … Perché: se suono, non posso creare, se compongo non voglio suonare. Forse perché la musica che ho voglia di comporre, ora è inadatta…. Mai nella vita sono stato tranquillo e sod-disfatto. Quando mi occupavo di composizione – mi tormentava il pensiero di comporre male. Adesso mi tormenta il dubbio che l’esecuzione lasci a desiderare. Intimamente sono convinto di poter fare meglio sia l’una che l’altra cosa. E’ questo che mi tiene in vita.

Prima della morte Mi sento come uno spettro che vaga in un mondo estraneo… L’uomo non può sprizzare salute e allegria per tutta la vita, subirà sempre delle perdite e non potrà evitare la morte… Bisogna soltanto compiere il proprio dovere secondo le proprie forze, nient’altro.

8

9

ALPESH CHAUHAN

Direttore Assistente dell’Orchestra Sinfonica di Birmingham, dal 2014 è si è fatto rapi-damente conoscere sulla scena internazionale per l’intensità delle sue interpretazioni con le quali coinvolge sia musicisti sia il pubblico. Per questo motivo, in breve tempo, ha allacciato importanti relazioni con le principali orchestre europee; nel corso della sua carriera ha diretto la Netherlands Symphony Orchestra, la Manchester Camerata, la Kymi Sinfonietta, la Filarmonica Toscanini; ha realizzato un progetto con gli studenti del Royal Northern College of Music al Southbank Centre di Londra, che comprendeva l’esecuzione del Double Sextet di Steve Reich.Recentemente ha debuttato con la BBC Scottish Symphony Orchestra e con la BBC Philharmonic Orchestra in diretta radiofonica nel Concerto per violino e orchestra Distant Light di Vasks nella Sinfonia n. 3 di Brahms, ricevendo un immediato invito per la stagione successiva. Nel corso di questa stagione è stato invitato inoltre dalla Kymi Sinfonietta e dirigerà per la prima volta al Carlo Felice di Genova e al Maggio Musicale Fiorentino. In Francia debutterà con l’Orchestre de Lorraine di Nancy. La sua carriera professionale è iniziata nel 2005, quando si è unito alla CBSO Youth Orchestra come primo violoncello. Nel 2008 è stato ammesso al Royal Northern Col-lege of Music per studiare violoncello con Eduardo Vassallo prima di proseguire con la frequenza presso il prestigioso Masters Conducting Course, sotto gli auspici di Clark Rundell e Mark Heron. Consigliato da Andris Nelsons ha partecipato a masterclass con Juanjo Mena, Vasily Petrenko, e ha studiato con Stanislaw Skrowaczewski. In Italia ha debuttato lo scorso 13 marzo 2015 con la Filarmonica Arturo Toscanini all’Auditorium Paganini di Parma, ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica.

Per saperne di più: Sito ufficiale: www.alpeshchauhan.comPagina Facebook: www.facebook.com/alpesh.chauhan.conductor

10

BEHRANG RASSEKHI

Prima viola della Filarmonica Toscanini, Behrang Rassekhi, è nato a Firenze da genitori iraniani. Inizia il percorso musicale all’età di 4 anni, nella Scuola di Musica di Fiesole, perfezionandosi con Piero Farulli, storico violista del Quartetto Italiano; dopo il diploma ottenuto con il massimo dei voti, approfondisce la sua preparazione con Jürgen Kussmaul alla Hochschule di Düsseldorf. A questo periodo risalgono i primi concerti; nel campo della musica da camera si esibisce con il Quartetto Escher, sotto la guida dei Quartetti Artemis e Prometeo, ricevendo borse di studio per soggiorni in Francia e Germania. Inoltre viene selezionato per l’Orchestra Giovanile Italiana e la European Union Youth Orchestra e, sempre in qualità di prima viola, per la Gustav Mahler Jugendorchester. Collabora inoltre con l’ Orquesta Sinfonica de Galicia, l’ Orquesta Sinfonica de Tenerife, Theater Magdeburg, Kammerakademie Potsdam. Risultato primo idoneo nel 2009 al concorso alla Real Filharmonia de Galicia rimane nella suddetta orchestra per due anni. Nel 2011 decide di investire nuovamente nella sua formazione e rinuncia al posto per studiare con Felix Schwartz, prima viola della Staatsoper di Berlino e con Wilfried Streh-le, prima viola dei Berliner Philarmoniker. Quindi in Italia risulta idoneo alle audizioni per l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra della Toscana e primo idoneo per Prima Viola al Teatro Lirico di Cagliari, fino a vincere il concorso come prima viola della Filarmonica Toscanini. Figura centrale per la sua formazione e la carriera, è stato Claudio Abbado che lo ha selezionato per l’Orchestra Mozart; il sodalizio decennale con il direttore milanese lo porta a partecipare a prestigiose tournée europee, alle regi-strazioni (Deutsche Grammophon, Harmonia Mundi, Euroarts) e ai concerti cameristici con partner del calibro di Wolfram Christ, Danusha Waskiewicz, Enrico Bronzi, Lorenza Borrani, Alessio Allegrini. L’aspetto sociale della musica è per Rassekhi di fondamentale importanza: per questo motivo ha accolto l’invito di Daniel Barenboim a partecipare alle attività della West-Eastern Divan Orchestra, formazione che unisce musicisti israeliani e delle altre nazioni del Medio Oriente. Suona una viola di Fabio Piagentini 2015 con un arco costruito da C. Hans-Karl Schmidt.

11

12

La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nell’Auditorium Paganini disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva della Fondazione Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più che trentennale esperienza dell’Or-chestra Regionale dell’Emilia Romagna e nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie radici storiche nell’Orchestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e per i quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane.

Per saperne di più: www.fondazionetoscanini.it/filarmonica-ar turo-toscanini/

LA FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

13

Filarmonica Arturo Toscanini

Violini Primi: Mihaela Costea **, Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli,

Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Luca Talignani, Daniele Ruzza, Caterina Demetz, Camilla Mazzanti, Luigi Presta

Violini Secondi: Laurentiu Vatavu *, Viktoria Borissova, Cellina Codaglio, Claudia Piccinini, Sabrina Fontana, Alice Costamagna, Xia Fang, Damiano Tognetti, Antonio Lubiani, Michele PoccecaiViole: Gianpaolo Guatteri *, Carmen Condur, Cathryn Murray, Akiko Yatani, Diego Spagnoli, Daniele Zironi, Ilaria Negrotti, Roberto Ilacqua Violoncelli: Diana Cahanescu *, Vincenzo Fossanova, Donato Colaci, Filippo Zampa, Fabio Gaddoni, Anne Sara SpiritoContrabbassi: Antonio Mercurio *, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Antonio Bonatti

Flauti: Sandu Nagy *, Enrico Giacomin, Andrea Oman

Ottavino: Andrea Oman

Oboi: Pietro Corna * Davide Bertozzi, Massimo Parcianello

Corno Inglese: Massimo Parcianello

Clarinetti: Giovanni Picciati *, Alessandro Moglia

Clarinetto Basso: Miriam Caldarini

Fagotti: Davide Fumagalli *, Fabio Alasia

Corni: Ettore Contavalli *, Giuseppe Affilastro, Fabrizio Villa, Simona Carrara

Trombe: Matteo Beschi *, Marco Catelli, Luca Festa

Tromboni: Carlo Gelmini *, Gianmauro Prina, Antonio Martelli

Tuba: Antonio Belluco

Timpani e Percussioni: Francesco Migliarini *, Gianni Giangrasso, Alessandro Carobbi,

Tommaso Ferrieri Caputi, Cristiano Menegazzo

** spalla / * prima parte

14

Hera Comm Partner principale

15

IMPARIAMO IL CONCERTO Franco Sgrignoli racconta Tutino e Dvořák Mercoledì 3 febbraio 2016 ore 18.00Sala prove Auditorium Paganini

Giovedì 4 febbraio Concerto in anteprima Ore 10.00 – 14.00 Auditorium Paganini

Per saperne di più www.fondazionetoscanini.it

Prossimo appuntamento di NUOVE ATMOSFERE

Sabato 6 febbraio 2016 ore 20.30 Domenica 7 febbraio 2016 ore 20.30

DAVID ANGUSDirettore

ROBERTO RECCHIA Voce recitante

Marco TutinoVatel per voce recitante e orchestra (testo di Angelo Callipo)

Antonin Dvořák Sinfonia n. 7 in re minore, op. 70 (B.141)

© Cristian Grossi