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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. FEDERAZIONE ITALIANA ORDINI DEI FARMACISTI 28 aprile 2018

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FEDERAZIONE ITALIANAORDINI DEI FARMACISTI

28 aprile 2018

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INDICE

IN PRIMO PIANO

27/04/2018 ilfarmacistaonline.it

Nuove disposizioni europee in materia di protezione di dati personali. Indicazionioperative

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27/04/2018 Farmacista33

Enpaf, Filcams Cgil: trovare soluzione per contributo disoccupazione entro 20186

DALLE REGIONI

27/04/2018 Farmacista33

Apertura h24 non convince farmacie: concorrenza alta e costi senza coperturadopo le 22

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SANITÀ NAZIONALE

28/04/2018 Il Sole 24 Ore

Le domande silenziose di Alfie Evans11

28/04/2018 La Stampa - Nazionale

ALLA RICERCA SUL CERVELLO SERVE L'ETICA13

28/04/2018 La Stampa - Biella

In pensione il pioniere delle cure "in casa"14

28/04/2018 Libero - Nazionale

In Toscana record di depressi causa comunismo15

28/04/2018 La Verita'

Farmaci online, legale solo lo 0,6%17

VITA IN FARMACIA

28/04/2018 La Repubblica - Bari

Sanità, bufera sul bando lavanderie Un'azienda: "Favoriti accordi tra big"19

28/04/2018 L'Arena di Verona

Se la farmacia resta chiusa21

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28/04/2018 La Repubblica - Bari

Presto i quattro supermanager 65 richieste da tutta Italia22

28/04/2018 Largo Consumo

Un giusto mix di competenze24

28/04/2018 La Stampa - Torino

Reale Mutua dona 240 mila euro a Regina Margherita e Sant'Anna27

28/04/2018 La Stampa - Imperia

Si inaugura la farmacia "Imperia" Nuovi servizi per le ex Ferriere28

27/04/2018 pharmacyscanner.it 10:05

Cosmofarma 2018, i numeri post-chiusura sono da record29

28/04/2018 QN - Il Resto del Carlino - Ancona

Operai, farmacisti, bancari: Stella al merito al Quirinale30

28/04/2018 QN - Il Resto del Carlino - Pesaro

Pressione e rischi cardiovascolari: consulenze gratuite31

28/04/2018 QN - Il Giorno - Milano

Niente premio produzione nonostante gli accordi nelle Farmacie Comunali32

28/04/2018 QN - La Nazione - Grosseto

Massimiliano e Paola sempre gravissimi Sono ancora in rianimazione alle Scotte33

28/04/2018 Il Secolo XIX - Imperia

Alle ex Ferriere inaugurata la nuova farmacia del quartiere34

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IN PRIMO PIANO

2 articoli

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Nuove disposizioni europee in materia di protezione di dati personali.Indicazioni operative Nuove disposizioni europee in materia di protezione di dati personali. Indicazioni operative Il Comitato

Centrale Fofi, per rispondere alle esigenze rappresentate da diversi Ordini, ha deciso che la Federazione

divenga proprietaria di un apposito software connettore, denominato "OrdineP-GDPR", atto a garantire

l'interoperabilità e che viene concesso in uso a titolo gratuito a tutti gli Ordini interessati. Il suddetto

connettore sarà disponibile online dai primi di maggio. 27 APR - Il Comitato Centrale della Fofi, nella

consapevolezza che OrdineP è di proprietà della Federazione e gestisce i dati degli iscritti di 97 Ordini

provinciali, ha ritenuto opportuno consentire l'interoperabilità tra lo stesso OrdineP e i software gestionali

necessari a garantire il rispetto dei nuovi adempimenti del GDPR. In tal senso, il Comitato Centrale, per

rispondere alle esigenze rappresentate da diversi Ordini, ha deciso che la Federazione divenga proprietaria

di un apposito software connettore, denominato "OrdineP-GDPR", atto a garantire la suddetta

interoperabilità e che viene concesso in uso a titolo gratuito a tutti gli Ordini interessati. Il suddetto

connettore sarà disponibile online dai primi di maggio. Infine, si segnala che il Garante Privacy ha chiarito,

con un comunicato stampa del 19 aprile, che sono prive di fondamento le notizie circolate circa un

differimento dello svolgimento delle funzioni ispettive e sanzionatorie in materia di tutela dei dati e che resta

ferma l'entrata in vigore della nuova normativa europea per il 25 maggio prossimo. 27 aprile 2018 ©

27/04/2018Sito Web

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IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 28/04/2018 - 28/04/2018 5

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Enpaf, Filcams Cgil: trovare soluzione per contributo disoccupazioneentro 2018 Home / Sanità Sanità apr272018 Enpaf, Filcams Cgil: trovare soluzione per contributo disoccupazione

entro 2018 tags: Disoccupazione, Enpaf, Filcams Cgil Una contribuzione proporzionale al reddito da

professione che sui dipendenti pesi meno dell'attuale 15% del contributo pieno, una percentuale sul

fatturato Ssn dovuta da tutte le farmacie e, in misura diversa, anche dalle farmacie "dei capitali", una

soluzione per i farmacisti che hanno accumulato più di cinque anni di disoccupazione con la perdita della

possibilità dell'agevolazione contributiva all'Enpaf e per chi ha avuto carriere discontinue in modo che

possa usufruire del cumulo non oneroso. Queste le proposte della Filcams Cgil che ha partecipato

all'incontro plenario con l'Enpaf del 23 aprile a Roma, per rappresentare i farmacisti dipendenti delle

farmacie pubbliche e private riguardo alla riforma del Regolamento previdenziale. Il sindacato, in un

comunicato pubblicato sul proprio blog, ricorda che il perimetro normativo di riferimento, per parlare di

riforma del Regolamento previdenziale, sono «la legge del 1946 che regolamenta l'Ordine professionale e

obbliga tutti i farmacisti iscritti a essere anche iscritti alla cassa di previdenza, e l'attuale legge che regola la

stabilità finanziaria degli Enti previdenziali e quindi sottopone ogni modifica dei loro Regolamenti

all'approvazione del Ministero dell'Economia, per garantire una sostenibilità a 50 anni». E sottolinea che,

come ricordato al tavolo di lunedì scorso, «cambiare queste due leggi sarebbe molto più complesso delle

modifiche del Regolamento e richiederebbe quantomeno una volontà coesa di tutta la professione a partire

dalla Fofi». Modifiche che secondo Filcams Cgil «in nessun caso dovrebbero peggiorare il carico

contributivo che grava sui farmacisti che lavorano come dipendenti obbligati alla doppia contribuzione,

considerata anche la situazione attuale del mercato del lavoro nel settore, che mette in difficoltà nel

mantenere l'iscrizione all'Ordine». Una soluzione che «pur con sfumature diverse le rappresentanze

sindacali dei dipendenti e le associazioni professionali dei non titolari di farmacia paiono trovare

condivisibile» è la contribuzione «proporzionale al reddito da professione, che per i dipendenti gravi meno

dell'attuale 15% del contributo pieno, tenendo conto che versano già all'Inps come primo pilastro

contributivo. A ognuno poi la responsabilità di scegliere se integrare la propria pensione futura di primo

pilastro con l'adesione alla previdenza complementare a cui versare il Tfr». Sul fonte dei titolari, «la

percentuale sul fatturato Ssn dovuta a Enpaf da tutte le farmacie pubbliche e private, e sarà dovuta seppur

in misura diversa anche dalle farmacie "dei capitali", deve continuare a produrre effetti sul ritorno

previdenziale di tutti coloro che professionalmente svolgono il compito dell'erogazione del farmaco ai

cittadini, e quindi di tutti i farmacisti iscritti alla cassa». Per accedere alla riduzione del contributo

disoccupazione Filcams Cgil la necessità di «non arrivare alla fine del 2018 senza aver trovato una

soluzione per i farmacisti che avendo accumulato più di cinque anni di disoccupazione per i criteri Enpaf -

che può anche voler dire aver lavorato cinque mesi l'anno - non avrebbero più la possibilità di chiedere la

riduzione del contributo negli anni successivi se permangono in disoccupazione. Se, come sostiene Enpaf,

non è possibile avere l'autorizzazione del Ministero a prorogare la deroga a 7 anni della contribuzione

ridotta, è urgente trovare un altro meccanismo che non li costringa alla cancellazione dall'Ordine». La

Filcams ha chiesto «anche una soluzione per la situazione di chi ha avuto carriere discontinue, e ora si

trova una regolamentazione della possibilità del cumulo non oneroso dei periodi non coincidenti tra casse

diverse dato dalla legge 232 del 2016 che non consente di tener conto del riscatto degli anni di laurea in

Enpaf ai fini della maturazione del diritto, neanche per chi li ha riscattati con i Regolamenti previgenti e

potrebbe usufruire ora della nuova normativa sul cumulo». (SZ)

27/04/2018Sito Web Farmacista33

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DALLE REGIONI

1 articolo

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Apertura h24 non convince farmacie : concorrenza alta e costi senzacopertura dopo le 22 Home / Sanità Sanità apr272018 Apertura h24 non convince farmacie: concorrenza alta e costi senza

copertura dopo le 22 tags: Giovanni Zorgno, Ordine dei farmacisti di Savona, Mario Giaccone, Apertura

farmacie H24 Le aperture h24 non risultano essere un fenomeno ancora particolarmente diffuso e tra le

problematiche c'è il fatto che dopo le 22 l'affluenza diminuisce e spesso i costi del servizio non trovano

copertura. Anche perché «nelle fasce orarie serali di maggiore affluenza, che potrebbero aiutare a

compensare la scarsa affluenza notturna, si rilevano tante farmacie aperte con orari fino alle 21.30. Una

situazione che rischia di far tornare sui loro passi le farmacie che fanno le aperture notturne volontarie,

mettendo a rischio il sistema». L'allarme arriva da Giovanni Zorgno, presidente dell'Ordine di Savona, a cui

abbiamo chiesto la situazione della copertura notturna in provincia. Ma i dati su affluenza e fatturati

vengono confermati anche da altre esperienze in altre parti di Italia. Una farmacia h24, per esempio, di una

regione del nord ci ha fornito alcuni numeri: «Il fatturato complessivo, diurno e notturno, è di circa 2.500.000

euro lordo Iva. Il fatturato del solo periodo notturno è di circa 360.000 euro lordo iva ed è in larghissima

parte incassato entro l'1 di notte. Su questo importo, l'incidenza delle vendite in regime Ssn è di solo il

10/20%. L'utile lordo (marginalità) del solo notturno è di poco più di 100.000 euro. Per la copertura, sono

assunti due farmacisti a tempo pieno che svolgono il solo notturno: il loro costo aziendale comprensivo di

Tfr e contributi assomma a circa 108.000 euro. Le spese di gestione delle ore notturne (riscaldamento/luce)

possono essere indicate in circa 4.000 euro. Come si vede, è una gestione addirittura in perdita, e solo

parzialmente compensata da un indotto sul diurno». Anche a Torino, da una uscita del presidente

dell'Ordine, Mario Giaccone, era emersa una situazione analoga: tre sono le farmacie h24 e se, fino alle

21.30, viene segnalata affluenza, dopo le 22 c'è una sensibile diminuzione. E, «da mezzanotte alle 8 del

mattino avremo, in media, 60 persone che si rivolgono alle farmacie notturne, una ventina in ciascuna,

talvolta meno. Con questa utenza, più punti vendita aperti la notte non riuscirebbero a sostenersi», anche

perché «tra organizzazione dei turni dei dipendenti e gestione del magazzino» gli «oneri» sono molti. Una

situazione che è ci stata confermata anche da altre farmacie h24 nel centro e nel sud: le cifre di fatturato

possono cambiare ma le proporzioni tra diurno e notturno sono indicativamente intorno a quei valori. Meglio

vanno farmacie h24 in posizioni particolarmente strategiche ma comunque, almeno in molti casi, l'affluenza

dopo mezzanotte circa tende comunque a diminuire. Si tratta solo di esempi locali, che non possono

tracciare un quadro esaustivo, ma la sensazione è che una riflessione occorra farla: «La liberalizzazione

delle aperture condotta senza porre obblighi di orari prefissati» spiega Zorgno «sta mettendo a rischio la

continuità del servizio di assistenza farmaceutica, che - non dimentichiamolo - è un servizio pubblico.

Senza una regolamentazione, si tende a creare una situazione per cui aumentano le aperture negli orari di

maggiore affluenza - per esempio, parlando del servizio notturno - fino alle 21.30 - 22 circa. Questo, però,

pone un problema per chi invece rimane aperto h24, comprendendo orari di bassa e bassissima affluenza,

che tuttavia non riescono a essere compensati dalle altre fasce orarie più redditizie data la alta

concorrenza. Il problema è che il servizio di guardia farmaceutica o viene remunerato a fronte di una

pianificazione pubblica o si deve auto-remunerare. Difficile possa farlo in presenza di una

deregolamentazione degli orari. Il rischio allora è che il sistema non riesca più a reggersi: già oggi stiamo

assistendo a un cambio di passo tra le farmacie che fanno il turno notturno volontario e di anno in anno

avvertiamo avvisaglie che il sistema sta scricchiolando. Certo, per la popolazione, almeno nel breve

periodo, non dovrebbero esserci problemi perché in ogni caso, nel momento in cui le farmacie non

dovessero riuscire a coprire le esigenze di servizio con una loro calendarizzazione delle aperture

27/04/2018Sito Web Farmacista33

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volontarie, ci sarebbe comunque l'intervento della parte pubblica. Ma sono segnali su cui occorre iniziare

ad avviare riflessioni». Francesca Giani

27/04/2018Sito Web Farmacista33

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SANITÀ NAZIONALE

5 articoli

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TESTIMONIANZE DAI CONFINI Le domande silenziose di Alfie Evans Nunzio Galantino Ci sono notizie che sembrano incaricarsi di metterci di fronte al dovere di non accontentarsi delle risposte

buone per tutto e dei luoghi comuni di facile consumo, imponendo di capire meglio, di lasciare che la nostra

coscienza si interroghi liberamente. A ben vedere, ormai la cronaca ne è prodiga, anche per un diffuso stile

nella comunicazione assai spesso emotivo nel riferire i fatti insistendo sugli elementi che più facilmente

possono far presa sulla curiosità o le nostre reazioni elementari invitandocia sostituirlea un ragionamento

documentato e senza preconcetti. Un approccio meno sbrigativo si rivela invece indispensabile quando

l'attualità ci sottopone eventi sui quali è impossibile per chiunque calare l'ascia di un giudizio senza

sfumature. Di questa categoria fa certamente parte la vicenda di Alfie Evans, il bambino inglese di quasi 2

anni, da tempo ricoverato in un grande ospedale pediatrico di Liverpool per i sintomi ancora inspiegati di

una malattia neurodegenerativa sconosciuta. Per l'opinione pubblica italiana questo piccolo malato in

attesa di una diagnosi e dunque di una terapia adeguata sembra apparso da un giorno all'altro con un

fardello pesantissimo di domande etiche, scientifiche, giuridiche e soprattutto umane, ma il suo caso non è

del tutto nuovo né sorprendente. Il nome di Alfie apparve infatti nel luglio 2017 dentro il cono d'ombra del

dramma di Charlie Gard, altro bimbo inglese di neppure un anno segnato irrimediabilmente da una

rarissima forma di malattia dei mitocondri per la quale pareva esistere una possibile via terapeutica

sperimentale. Convinti che per lui non ci fosse nulla da fare e che prolungare cure e supporti vitali avrebbe

costituito solo una dolorosa forma di ostinazione terapeutica, i medici curanti ottennero invece dalla

giustizia l'ordine di interrompere ogni tipo di supporto. E in capo a una battaglia legale con i genitori affranti

il piccolo morì, a pochi giorni dal suo primo compleanno, per il distacco delle macchine che ne

supportavano le funzioni di base. Il mondo intero ne fu scosso, come si ricorderà, non sapendo che partito

prendere: era davvero un episodio di accanimento, e dunque occorreva forzare la mano al comprensibile

strazio della mamma e del papà, oppure andava creduta la loro determinazione di tentare ogni strada

possibile per salvare la vita al figlio, ribellandosi all'idea che un malato inguaribile andasse per ciò stesso

sospinto verso una morte precoce? Provando a uscire dallo schema della narrazione mediatica: in un caso

come questo va seguito il codice della scienza e del diritto, che ci mostrano come su ogni altra

considerazione debbano prevalere l'esame dei dati obiettivi, il confronto dei diversi fattori in gioco e la

conseguente valutazione su cosa sia meglio per la vita di una persona? Oppure la strada giustaè l'amore di

genitori ai qualiè affidata per natura e responsabilità sociale la sorte dei propri figli? È chiaro da questi

stringati elementi come una vicenda che intreccia piani tanto disparati non si possa risolvere tracciando una

linea netta tra bene e male, giusto e iniquo, e si offra anzi come il prototipo delle grandi questioni dei nostri

giorni nelle quali sono intrecciati in modo inestricabile temi e domande sull'uomo, la sua vita, i progressi e i

limiti della scienza, i poteri e i confini della legge, il ruolo della giustizia, la responsabilità dei mezzi di

comunicazione. Il caso di Alfie Evans sembra riproporci ora gli stessi interrogativi, con alcune rilevanti

differenze (la malattia ignota, la conseguente assenza di terapie conosciute) dentro uno spartito dove

riappare però l'identico, angoscioso confronto tra la ferma volontà di vita dei genitori e una sentenza che

apre la strada alla morte di un bimbo non per gli esiti della sua malattia ma per un'azione dei medici cui era

affidato il suo destino clinico. Da Charlie ad Alfie - e non è irrilevante che il teatro sia sempre il Regno Unito

patria dello Stato sociale, della "mano invisibile" e dell'empirismo -, al centro di tutto resta il medesimo

punto incandescente: il rilievo e il valore della vita umana, che nei bambini è come se ci apparisse spogliata

di ogni sovrastruttura, allo stato naturale. Quando protagonisti sono i più piccoli è come se i fatti

chiedessero di noi, mostrassero cioè che non basta cavarsela con usurate contrapposizioni tra razionalisti e

28/04/2018Pag. 6

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fideisti, laici e credenti, liberali e cattolici, sinistra e destra, ma che nemmeno il pragmatismo basato

sull'efficienza pratica di una soluzione - criterio tipicamente economicista - risolve il dubbio quando il suo

oggetto è l'umano. Che non si possa sfuggire a una scelta etica davanti a fatti come quello che vede al

centro un bambino malato, e che a persone dalla coscienza vigile e aperta sia indispensabile sottrarsi alla

mischia di schematismi ormai inadeguati e asserzioni vistosamente precotte, è dimostrato dallo stesso

imporsi di due notizie così simili nel breve volgere di pochi mesi, prima Charlie e ora Alfie, testimoni e

simboli di un'epoca che brucia le esitazioni, è allergica ai difetti malgrado tanta retorica pubblica e lascia

inesorabilmente ai margini chi non tiene il passo. È come se la cronaca ci proponesse a ritmo incalzante la

scena di un cantiere a metà strada tra la vita e i grandi ambiti della conoscenza e della cultura (non a caso

si parla di "bioetica", "biomedicina" "biodiritto" e persino "biopolitica") per mettere alla prova la nostra

umanità dentro una società che forse troppo facilmente si affida a risposte tecniche e solo apparentemente

oggettive - la scienza, il diritto, la tecnologia, gli algoritmi -, ma palesemente limitate se poste a confronto

con ciò che si muove nel più profondo di noi. Vogliamo provarea essere all'altezza delle formidabili

domande che arrivano dal letto di un bambino senza speranza di guarigione e quindi - sulla carta -

spacciato e "inutile", come ha scritto in sentenza un incauto giudice, ma con tutta la speranza di cura

umana gridata dai suoi genitori? Poniamoci dunque davanti alla sua silenziosa presenza che ci pungola e

attende che sappiamo riconoscere ciò che muove la nostra stessa vita. Segretario generale della Cei e

Vescovo emerito di Cassano all'Jonio © RIPRODUZIONE RISERVATA

28/04/2018Pag. 6

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ALLA RICERCA SUL CERVELLO SERVE L'ETICA EUGENIA TOGNOTTI «Mini cervelli» da laboratorio. Istruzioni (in ritardo) per l'uso. Che si tratti di un dilemma etico

tremendamente serio è dimostrato anche dagli ambiti di studio e di ricerca dei diciassette scienziati che

hanno scritto l'articolato commento comparso su Nature di questa settimana. Bioeticisti e filosofi affiancano

neuroscienziati, biologi delle cellule staminali nell'attraversare un campo minato come quello dei possibili

sviluppi della ricerca su materiale cerebrale umano. Molte «difficili domande», per riprendere il sottotitolo

dell'articolo, potranno essere sollevate, mentre i modelli del cervello umano si avvicinano a replicare le sue

funzioni. L'articolo passa in rassegna i surrogati del cervello, composti da vere cellule umane, cruciali per lo

studio del cervello e dei misteri di varie malattie, psichiatriche e neurologiche. I risultati di ricerca già

accumulati non si contano, a conferma dei rapidi progressi della ricerca in questo campo. Per limitarsi ai

«mini cervelli», come vengono definiti impropriamente gli organoidi cerebrali, rudimentali strutture

tridimensionali cresciute da cellule staminali umane, si possono ricordare quelli più citati. Un gruppo di

ricercatori li ha creati in laboratorio con una mutazione genetica legata alla microcefalia, una condizione in

cui i bambini crescono con piccoli cervelli. All'Università della Pennsylvania gli scienziati sono arrivato a

confermare che il pericoloso virus Zika può colpire il cervello del feto e causare microcefalia, una

malformazione neurologica per cui le dimensioni del cranio non si sviluppano in modo normale, rimanendo

al di sotto della media. La crescita impetuosa dei surrogati del cervello - non accompagnata da una

riflessione etica, che stenta ad adeguarsi ai tempi dell'evoluzione della tecnologia - nasconde l'altra faccia

della medaglia: i potenziali rischi. La possibilità che abbiano capacità simili alla sensibilità umana potrebbe

non essere remota. Queste capacità potrebbero addirittura comprendere quella di «provare» (in una certa

misura) piacere, dolore o angoscia, essere in grado di archiviare e recuperare i ricordi o forse anche di

avere una certa percezione dell'agire o consapevolezza di sé. Al momento questi «mini cervelli» coltivati in

laboratorio sono limitati a qualche milione di cellule, mentre il cervello umano è enormemente più grande e

contiene circa 85 miliardi di cellule. Ma è proprio in questa fase della ricerca che occorre avviare un serio

dibattito sui problemi etici, elaborando chiare linee guida per la ricerca e commissioni speciali di

supervisione. Il potenziale di questo campo di ricerca è enorme, ma lo sono anche le questioni etiche che

circondano le cellule cerebrali che vivono e crescono al di fuori del corpo umano. E' importante che la

tensione morale di questo gruppo di scienziati - esploratori e non avventurieri della ricerca - abbia messo

insieme idee e valori, aperto la strada ad un dibattito sul significato delle conquiste della scienza e sulle sue

implicazioni etiche. c

28/04/2018Pag. 41

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Oggi dirige il distretto di Biella, a luglio cesserà l'attività In pensione il pioniere delle cure "in casa" francesca fossati Dai primi albori delle cure infermieristiche a domicilio negli Anni 80 a un servizio attivo 7 giorni su 7, dalle 7

alle 19, con un esercito di 60 infermieri sempre più specializzati e prestazioni che un tempo era impossibile

fare a casa dei pazienti. Questa è solo una delle rivoluzioni a cui ha assistito Michele Sartore, classe 1954,

in forza all'Asl di Biella dal 1981 quando lavorava all'ospedale di Trivero e al Sert di Cossato come

psicoterapeuta. Sartore è stato poi primario dei Sert di Biella e Cossato (dal 1988 al 2008), direttore del

Dipartimento dei servizi al territorio (dal 200 2) e poi del distretto di Cossato. Oggi dirige il distretto di Biella

ed è responsabile di una serie di settori territoriali: dal distretto di Cossato alla farmaceutica territoriale,

dalle cure palliative alle dipendenze. E a luglio, dopo aver dedicato la carriera alle cure fuori dall'ospedale,

andrà in pensione. Cure palliative

«Sull'assistenza domiciliare, dove contiamo circa 400 pazienti complessi, altrettanti per le cure palliative e

circa 2 mila casi meno complessi, ho sempre insistito molto - dice Sartore -. E oggi, con la popolazione più

anziana e pazienti con più patologie, è sempre più necessaria sia a casa sia negli ambulatori». Ce ne sono

26 nel Biellese, spesso in locali messi a disposizione dai Comuni. Ad essi si aggiungono le sedi dell'Asl a

Biella, Cossato, Cavaglià, Trivero, Mongrando, Andorno, Vallemosso e Vigliano. Le prime 6 di recente sono

diventate «Case della salute» con la guardia medica (tranne ad Andorno), lo sportello amministrativo e

l'ambulatorio infermieristico. A Trivero e a Cavaglià si sta sperimentando l'Ecg paper, l'elettrocardiogramma

a domicilio che viene inviato in tempo reale al cardiologo in ospedale.

A Biella e a Cossato (a breve anche a Cavaglià, Andorno, Mongrando e Trivero) i medici di famiglia

garantiscono ogni giorno un ambulatorio di 2 ore aperto a tutti e utile a chi ha bisogno di una visita o di una

ricetta in assenza del proprio medico. A Biella presto i pediatri faranno lo stesso per garantire assistenza

dalle 17 alle 19. Per i pazienti cronici a Biella e a Cossato si fanno le prove di coagulazione e presto 2

spirometri per misurare la funzionalità polmonare saranno a disposizione dei medici di famiglia. Altri

ambulatori per le malattie croniche saranno avviati. «Tutti passi avanti per evitare che i pazienti vadano in

ospedale - dice Sartore -. L'infermiere che va nelle case ha una professionalità diversa da quello del

reparto: è un infermiere di famiglia».

Discorso analogo per le cure palliative, rete di cui fanno parte anche le Fondazioni del territorio. «La

collaborazione proficua con le Fondazioni, le associazioni di volontariato e i consorzi socio-assistenziali,

propria del Biellese, è una cosa che ci invidiano le altre Asl - dice Sartore -. Ad esempio, Iris e Cissabo

intervengono per la quota alberghiera degli ospiti delle case di riposo che ne hanno bisogno. Quella

sanitaria è coperta dall'Asl che per questo spende circa 10 milioni di euro all'anno. C'è stato un salto di

qualità: qualche anno fa le persone in lista di attesa della quota sanitaria erano mille, oggi sono circa 200 e

sono i casi differibili perché per quelli urgenti e non urgenti il tempo di attesa è azzerato». Operazione

possibile grazie ai risparmi ottenuti in altri settori, come nella spesa farmaceutica (prescrizioni più

appropriate e farmaci generici) che in 7 anni da 32,5 milioni di euro annui è scesa a 24 milioni. BY NC ND

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Il triste primato In Toscana record di depressi causa comunismo ANTONIO SOCCI Scanzonati, irriverenti, sarcastici e buontemponi. È questo lo stereotipo dei toscani, alimentato anche da

una gran quantità di comici, nati in questa terra e sciamati dovunque, e probabilmente amplificato pure da

film come "Amici miei". Perciò è sorprendente scoprire ora - dal "Rapporto Osservatorio salute 2017" che la

Toscana è la regione dove vengono prescritti (e quindi consumati) (...) segue a pagina 12 segue dalla

prima (...) più antidepressivi. E a stupire non è solo il primato nazionale, ma anche la proporzione di tale

primato: addirittura il 50 per cento in più della media nazionale. Si poteva pensare - fuorviati da un equivoco

letterario - che il male di vivere albergasse specialmente nelle riviere liguri di Montale o nella Torino di

Pavese o sulle colline marchigiane di Leopardi. Oppure nelle nebbie della pianura padana dove è nato il

cinema di Antonioni. Invece l'epicentro è la Toscana, la Toscana che tutti avrebbero creduto felice e

fortunata. Perché? Non è pensabile che i medici toscani abbiano deciso in blocco di esagerare con tali

prescrizioni. Dunque quali sono le ragioni di questo strano fenomeno? Certo, ciascuno fa storia a sé e i

problemi che inducono i medici a prescrivere antidepressivi sono sempre molto personali. Ognuno - per

parafrasare - Tolstoj - è infelice a modo suo. Tuttavia è anche inevitabile che - quando un fenomeno

assume certe proporzioni - si vadano a cercare delle cause generali. Si sostiene, per esempio, che possa

dipendere dall'invecchiamento della popolazione, dalla crisi economica che impoverisce, dalla

disoccupazione. Tutti problemi che sicuramente incidono molto. Ma se tutto si spiegasse solo così, in cima

a quella classifica dovrebbe stare piuttosto il Sud afflitto da antica povertà e penalizzato da mille problemi e

drammi. Invece il Rapporto dice: «I consumi più elevati di farmaci antidepressivi per l'ultimo anno di

riferimento (2016) si sono registrati in Toscana, PA di Bolzano, Liguria e Umbria, mentre le regioni del Sud

e le Isole, con l'eccezione della Sardegna, presentano i valori piu? bassi (in particolare, Campania, Puglia,

Basilicata, Sicilia e Molise)». "Paradise Lost", per parlare dell'Eden evocherà i boschi dell'Abbazia di

Vallombrosa. Sempre in Toscana, sul Pratomagno. Anche per quel suo poema Vallombrosa entrerà fra le

desiderate mete del Grand Tour degli aristocratici e degli intellettuali europei, che già avevano la Toscana

come approdo ideale. Il Grand Tour di un tempo oggi si è trasformato nel fiume ininterrotto di turisti che

ogni anno sbarcano a Firenze, Siena, Pisa, Lucca, San Gimignano, Volterra, Arezzo, partecipando alle

feste antiche di queste città e girovagando nelle campagne circostanti, dagli eremi del Casentino alle

spiagge della Maremma, fra vigne, borghi, torri, chiese, casali e paesaggi favolosi. Gustati insieme al vino

sublime di queste colline. Sembra impossibile che infelicità, ansia, solitudine, depressione e angoscia

possano dilagare così tanto fra gli abitanti di questa terra benedetta, in questi borghi e in queste città così a

misura d'uomo, dove - come si suole dire - la qualità della vita è al massimo. Albert Camus, che in anni

lontani percorse questa terra, guardando, da Fiesole, la sottostante valle dell'Arno, dominata dalla cupola

del Brunelleschi, annotava: «questo paesaggio per me è come il primo sorriso del mondo». Poi annota,

estasiato, cosa sia, a Siena, trovarsi a «dormire accanto a una fontana», in quella Piazza del Campo «a

forma di palmo, come una mano che offre ciò che l'uomo, dopo la Grecia, ha fatto di più grande». Questa

bellezza non ci parla più? Non ci commuove e non ci muove più? Non ci comunica più il senso della vita

delle generazioni passate? Non colma più la nostra solitudine, la nostra infelicità, il nostro male di vivere?

ANIME PERDUTE Al di là delle statistiche sul consumo di antidepressivi, di certo c'è stato un traumatico

sradicamento spirituale che riguarda tutti e che ha inaridito le sorgenti e fatto smarrire l'anima delle nostre

comunità. Un cataclisma spirituale che ha scavato un abisso fra noi, fra il nostro tempo, e quella Toscana di

mistici, artisti, mercanti, banchieri, santi, artigiani e contadini che fecero di questa terra un'unica opera

d'arte, un'oasi di prosperità e un inno alla bellezza, alla carità e alla fede. Certo, poi gli ultimi settant'anni di

incontrastato governo comunista, soprattutto per la plumbea ideologia che dal dopoguerra è dilagata nel

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popolo, hanno assestato il colpo di grazia. Ma obiettivamente - quell'inaridimento spirituale era cominciato

già prima, infatti i pur belli, ma cupi e angosciosi romanzi di Federico Tozzi (così dostoevskijani), sono

ambientati nella Siena di inizio Novecento. Grande responsabilità è di una Chiesa che per secoli partorì

santi, bellezza, genio e grandissime opere e fu l'anima del popolo toscano, ma che poi si è pressoché

liquefatta, facendo smarrire il sentiero della tradizione e il vero legame spirituale con le generazioni dei

nostri avi. Però stiamo parlando di una crisi spirituale che è generale, di cui la Toscana - che è stata definita

«l'Italia dell'Italia» - è solo l'emblema. Una crisi spirituale che genera solitudine, ansia, smarrimento e

infelicità. Del resto - per tornare allo spunto di partenza - il Rapporto sopra citato ci dice che - per il

consumo di antidepressivi «il trend nazionale (è) in costante aumento su scala nazionale negli ultimi anni».

E - a sua volta - il caso italiano è emblematico di un fenomeno più globale. Anche per la depressione. Si

legge infatti nel Rapporto che le «problematiche legate allo stato di malattia depressiva» sono in «costante

aumento, registrato a livello non solo europeo, ma anche dei cosiddetti Paesi delle economie emergenti».

Al di là dei problemi specifici della depressione possiamo dire senz'altro che oggi siamo più globali, più

connessi e più dotati di conoscenze, ma anche più soli e infelici. www.antoniosocci.com RIPRODUZIONE

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::: LA SCHEDA LA PERCENTUALE Il "Rapporto Osservatorio Salute 2017" è impietuoso nei confronti della

Toscana. La regione, infatti, risulta essere quella dove viene prescritto il maggior numero di farmaci anti-

depressivi, il 50% in più della media nazionale. In Toscana ci vivono 3,7 milioni di persone NEL RESTO

D'ITALIA Dopo la Toscana, è nella provincia autonoma di Bolzano, in Liguria e in Umbria che si va in

farmacia con tanto di prescrizione medica per comprare questo tipo di medicinali. Mentre Campania,

Puglia, Basilicata, Sicilia e Molise registrano i dati più bassi. SOLI E INFELICI La globalizzazione, vivere

sempre connessi e con la sensazione di avere tutto a portata di mano non ci rende immuni da ansia e

solitudine

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Farmaci online, legale solo lo 0,6% Secondo l'Affa un quarto di chi naviga acquista medicine sul Web: +25% in due anni Una pratica rischiosaper gii scarsi controlli e perché molti prodotti sono contraffatti CARLO PIANO • Sempre più italiani si affidano a Internet per curarsi. In moltissimi effettuano online ricerche relative ai

sintomi delle malattie e alle possibili terapie, allo stesso tempo crescono anche quelli che acquistano i

farmaci in Rete. Un'abitudine potenzialmente rischiosa visto che i controlli sulle farmacie virtuali non sono

sempre adeguati. A lanciare l'allarme è l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Secondo i dati più recenti,

circa un quarto di chi abitualmente naviga sul Web ha comprato almeno una medicina, in moltissimi casi

attraverso siti illegali. Il numero di questi pazienti è cresciuto del 25% in due anni e corrisponde a circa il 4%

della popolazione italiana. Ma c'è anche un altro 44% che non ritiene pericolosa questa pratica e quindi

potenzialmente potrebbe cedere alla tentazione di comprare farmaci sul Web per risparmiare. Perché è

proprio questo uno dei motivi che spinge la maggior parte delle persone a «tradire» le farmacie tradizionali.

Il costo delle medicine è spesso troppo elevato e, durante gli anni della crisi economica, la concorrenza dei

punti vendita virtuali è diventata agguerrita. I prcdotti più frequentemente acquistati online sono quelli per

dimagrire, seguiti da anabolizzanti e a prodotti legati alle prestazioni sessuali. Tutte medicine pericolose per

la salute, se non somministrate sotto controllo medico. Ma negli ultimi tempi si assiste a un fenomeno

ancora più allarmante: cresce il numero di chi su Internet si approvvigiona dei cosiddetti «superfarmaci», da

quelli antitumorali a quelli che promettono di combattere l'epatite C. «I casi di automedicazione nel nostro

Paese sono aumentati in modo esponenziale», conferma Silvestro Scotti, segretario nazionale della

Federazione italiana medici di famiglia. «Internet è diventato il principale alter ego dei dottori. I pazienti

usano il Web per effettuare ricerche relative alle diverse patologie e per valutare terapie che spesso

diventano alternative a quelle proposte dagli specialisti. Così si affidano a soluzioni generalizzate che in

alcuni casi possono essere molto rischiose. In questo contesto sta aumentando anche la vendita di farmaci

online. Cioè di prodotti poco controllati e quindi potenzialmente molto pericolosi per la salute». Per capirlo

basta guardare i dati diffusi quest'anno da Legitscript, l'agenzia che aiuta Google a scovare le farmacie

pirata. È emerso che solo lo 0,6% dei prodotti venduti online è legale. A fronte di questo c'è un giro d'affari

che a livello internazionale è impressionante: circa 200 miliardi di euro all'anno secondo quanto reso noto

dall'Ocse. L'offerta non arriva solo da siti che si spacciano per farmacie, ma in qualche caso anche da

portali dei quali i pazienti si fidano; da Ebay ad Amazon, passando per i più noti social network. A rendere

ancora più evidente l'allarme sono altri due fenomeni, questa volta intercettati da Altroconsumo. In seguito

a un'indagine condotta lo scorso anno è emerso che circa il 48% degli italiani ha l'abitudine di consumare i

farmaci anche dopo la data di scadenza, mentre un altro 17% acquista confezioni con obbligo di

prescrizione senza portare al farmacista la ricetta del medico, o consegnandola in un secondo momento.

«Tutto questo avviene principalmente perché la percezione della pericolosità di questi comportamenti è

ancora bassa», prosegue Scotti, «gli italiani tendono ad avere un rapporto superficiale con i farmaci. Inoltre

il sistema di confezionamento e commercializzazione nel nostro Paese è sbagliato. Le farmacie vendono

confezioni generiche, che contengono un numero standard di compresse. Questo vuol dire che quelle che

rimangono dopo la fine della terapia restano in casa e possono essere utilizzate in seguito. Magari quando

sono scadute. All'estero il sistema è molto diverso: i flaconi sono intestati al paziente e contengono soltanto

il numero di compresse indicato dal medico».

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VITA IN FARMACIA

12 articoli

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Sanità , bufera sul bando lavanderie Un'azienda: "Favoriti accordi trabig" Una società napoletana contro la Regione sugli ospedali: "Sono violate le norme sulla concorrenza" ANTONELLO CASSANO La gara regionale unica sulla gestione del lavanolo (lavaggio e noleggio di indumenti del personale) negli

ospedali pugliesi viola le regole sulla concorrenza e favorirà gli oligopoli. È questa la pesante accusa che la

American Laundry Ospedaliera Spa rivolge contro una delle più importanti gare d'appalto centralizzate

avviata dalla Regione nel settore della sanità. Gare uniche che coinvolgono tutte le aziende sanitarie

pugliesi con l'obiettivo di ottenere risparmi rispetto al vecchio metodo che invece prevedeva gare singole

per ogni Asl. La gara finita sotto accusa, per la quale ora l'azienda chiede alla Regione l'annullamento, è

quella del lavanolo, ovvero dell'affidamento dei servizi di lavaggio e noleggio della biancheria e degli

indumenti del personale sanitario.

, pagina III La gara regionale unica sulla gestione del lavanolo (ovvero il lavaggio e noleggio di indumenti

del personale sanitario) negli ospedali pugliesi viola le regole sulla concorrenza e favorirà gli oligopoli. È la

pesante accusa che la American Laundry Ospedaliera spa rivolge per una delle più importanti gare

d'appalto centralizzate avviata dalla Regione nel settore della sanità. Gare uniche che coinvolgono tutte le

aziende sanitarie pugliesi con l'obiettivo di ottenere risparmi rispetto al vecchio metodo che prevedeva

singoli appalti per ciascuna della Asl sul territorio.

La gara finita sotto accusa, per la quale ora l'azienda chiede alla Regione l'annullamento, è quella del

lavanolo. A novembre scorso InnovaPuglia (soggetto aggregatore) ha indetto questa gara con bando per

una durata massima di sette anni (cinque più due di proroga) prevedendo un unico lotto per l'intera regione

con un importo a base d'asta di 187 milioni di euro.

Ora però contro quella gara si muove una delle aziende partecipanti, ovvero la American Laundry, società

napoletana con oltre 400 dipendenti, specializzata nel lavanolo per strutture sanitarie e aggiudicataria di

numerose commesse da parte della Regione Campania per enti ospedalieri e assistenziali (nel 2013, fra

l'altro, la Procura di Napoli svelò un patto criminale fra clan della camorra per imporre il pizzo proprio a

questa azienda).

In una nota inviata al presidente Michele Emiliano e ai capigruppo dei partiti in consiglio regionale, la

American Laundry denuncia «le gravi anomalie che sono state commesse nell'indizione della gara». Alla

società non va giù la scelta della Regione di indire un lotto unico: «Tale scelta, da noi censurata anche in

sede di giustizia amministrativa, viola la normativa comunitaria e nazionale in materia di concorrenza e di

accesso alle piccole e medie imprese al mercato degli appalti pubblici, comportando inevitabilmente un

restringimento all'accesso alla gara e la formazione di "patti di cartello" fra imprese».

Per rafforzare la sua tesi accusatoria l'azienda cita anche una recente interrogazione fatta sullo stesso

tema da un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Mario Conca: «Vogliamo capire - ha scritto il

consigliere nella sua interrogazione - perché la gara sia stata predisposta in un solo lotto e non divisa in lotti

per ogni Asl, come avvenuto per la gestione di altri servizi. Dai dati emerge che così non c'è traccia della

presunta diminuzione dei costi, ma per alcuni casi si registra addirittura un aumento. Al Policlinico si è

passati da una spesa di 1,9 milioni a una stimata di 3,1 milioni di euro. Nella Asl di Taranto da 1,9 a 2,9

milioni.

L'impressione è che in questo modo si voglia realizzare un oligopolio per favorire i soliti noti».

La stessa tesi della società napoletana la quale fa notare che in altre realtà la stessa gara è stata divisa in

più lotti: è il caso, fra gli altri, delle Regioni Calabria (nove lotti), Piemonte (quattro lotti), Emilia Romagna

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(quattro lotti) e Lombardia (tre). «L'unica strada da intraprendere - attacca l'azienda - è quella di annullare

in regime di autotutela l'intera gara a procedura aperta, suddividendola in più lotti».

Richiesta però che va a sbattere contro la ferma posizione della Regione che sul tema tiene il punto:

«Contro questa gara - dice Giancarlo Ruscitti, capo dipartimento Salute della Regione - un'azienda

partecipante ha fatto ricorso al Tar, che ha rigettato il ricorso. Ci ha riprovato al Consiglio di Stato che ha

replicato il giudizio del Tar.

Non capisco perché a questo punto dovremmo ritirare una gara la cui correttezza è stata stabilita anche

dai tribunali».

I punti

L'assessorato: nessun rischio anche i giudici lo sostengono 1La gara Indetta a novembre scorso da

InnovaPuglia, prevede una durata massima di sette anni (5+2 di proroga) e un unico lotto per tutta la

regione. L'importo a base d'asta è di 187 milioni di euro 2Il sistema La Regione ha deciso di centralizzare le

gare d'appalto, soprattutto nel settore della sanità, per cercare di ottenere maggiori risparmi 3L'accusa La

American Laudry, azienda che partecipa alla gara di lavanolo, ne chiede l'annullamento perché "rischia di

creare patti di cartello fra imprese" 4Il no della Regione L'assessorato alla Sanità nega i rischi e replica

ricordando i giudizi positivi dei tribunali in merito alla gara

Foto: Sotto accusa La gara per il lavaggio e noleggio di indumenti del personale sanitario sarà aggiudicata

con bando per una durata massima di sette anni (cinque più due di proroga) prevedendo un unico lotto per

per tutto il territorio regionale pugliese con un importo a base d'asta di 187 milioni di euro

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BOSCO CHIESANUOVA Se la farmacia resta chiusa Sono pienamente d'accordo con quanto la signora Sereni scrive nella sua lettera pubblicata il 27 aprile,

sulla questione della chiusura della farmacia a Bosco Chiesanuova nei giorni festivi e il sabato pomeriggio.

Credo però che la questione debba essere demandata all'Ordine dei Farmacisti di Verona. Fino a qualche

anno fa le farmacie dei paesi della Lessinia facevano parte del «Gruppo Farmacie Rurali» e quindi credo

potessero tenere aperto anche nei giorni festivi. Però i turni di apertura festivi erano troppo ravvicinati

essendo poche le farmacie in montagna. È questo il servizio che l'Ordine dei Farmacisti eroga a chi per

esempio abita a Bosco e ha urgenza di un medicinale? Penso ad un anziano, non ci sono i bus. Il giorno

che lei, signora, ha scritto all'Arena la farmacia di turno più vicina era a Prun di Negrar!Per gli abitanti della

montagna l'ospedale è a 30 chilometri. Chiedo ancora una volta all'Ordine dei Farmacisti di Verona di

cercare di venire incontro a tutti gli abitanti della Lessinia ed ai loro graditi ospiti.

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Il retroscena Presto i quattro supermanager 65 richieste da tutta Italia a.cass. Presto i quattro supermanager 65 richieste da tutta Italia pagina II Non solo rimpasto. Maggio sarà per il

governatore Michele Emiliano il mese delle grandi nomine. Perché oltre al necessario e ormai

improcrastinabile rafforzamento della giunta regionale con l'innesto di tre nuovi assessori, il presidente

dovrà anche valutare i nomi dei manager che guideranno alcune fra le principali aziende sanitari e della

Puglia per i prossimi cinque anni.

Si tratta delle Asl di Bari, Brindisi e Taranto e del Policlinico di Bari (il più grande del Sud Italia). I direttori

generali delle prime tre aziende sono in proroga dal 6 marzo scorso (si tratta di Vito Montanaro per l'Asl

Bari, Giuseppe Pasqualone dell'Asl Brindisi e Stefano Rossi dell'Asl Taranto), mentre il Policlinico è guidato

da settembre scorso nella veste di commissario straordinario da Giancarlo Ruscitti (il quale però ricopre allo

stesso tempo anche il ruolo di capo dipartimento Salute della Regione). Il cambio ai vertici si attende da

tempo: le prime voci su un valzer dei manager sanitari risalgono all'autunno scorso, ma anche in questo

caso (come sta avvenendo per il rimpasto di giunta) Emiliano ha dovuto attendere la pubblicazione da parte

del ministero della Salute dell'elenco nazionale degli idonei a ricoprire il ruolo di direttore generale. Ora

quell'elenco è completo, visto che il 20 aprile scorso si è chiusa la possibilità di presentare domanda, ed è

composto da 65 manager. È tra questi nomi che saranno scelti i futuri direttori generali delle Asl e del

Policlinico barese. Anche i tempi sembrano ormai chiari. La Regione ha chiesto alla Agenas (Agenzia

nazionale per i servizi sanitari regionali) e all'Istituto superiore di sanità di nominare due de tre componenti

della commissione regionale che dovrà valutare i curriculum dei 65 idonei che sono presenti in lista. «Ci

auguriamo che i nominativi arrivino dopo il primo maggio - dicono nell'assessorato alla Sanità -in modo che

il presidente della Regione possa a propria volta istituire la commissione nominando il terzo componente

proveniente dagli uffici regionali». Con tutta probabilità il terzo componente sarà un dipendente

dell'assessorato. L'ipotesi è che le nomine si possano effettuare entro il 15 maggio. Anche il meccanismo di

scelta è diverso rispetto al passato: negli anni scorsi il governatore sceglieva nell'elenco degli idonei,

adesso invece la commissione proporrà al presidente una rosa di nomi per ognuna delle posizioni aperte.

La legge nazionale prevede che i candidati vengano valutati per titoli e colloqui. Va detto che fra i 65 nomi

ci sono anche quelli alcuni direttori generali uscenti (Montanaro, Pasqualone e Rossi) dichiarati idonei e

che aspirano a una riconferma ai vertici delle Asl che hanno guidato negli ultimi anni oppure a un altro giro

alla guida di una nuova azienda (non è escluso lo scambio di poltrone fra i dg). Ma nell'elenco ci sono

anche 20 nomi di supermanager provenienti da altre regioni. Fra questi dovrebbe essere presente anche il

curriculum del veneto Claudio Dario, attuale direttore generale dell'Asl di Trento, considerato come il

favorito per ricoprire il ruolo di nuovo direttore generale del Policlinico. - a.cass.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Vito Montanaro Barese, classe 1964, è il commissario straordinario dell'Asl Bari dopo averla diretta dal

2014. In precedenza ha ricoperto il ruolo di direttore amministrativo del Policlinico di Bari Stefano Rossi

Nato a Lecce nel 1964, è stato direttore generale dell'Asl di Taranto.

Di professione avvocato, ha ricoperto il ruolo di direttore amministrativo dell'Asl di Lecce Giuseppe

Pasqualone Attuale commissario straordinario dell'Asl di Brindisi, che dirige dal 2014.

Dal 2012 al 2015 è stato amministratore unico della Sanitaservice all'interno dell'Asl Bat Claudio Dario

Classe 1957, di Conegliano Veneto, dal 2016 è direttore sanitario dell'Asl di Trento.

Il suo nome potrebbe essere nell'elenco dei 65 idonei ed è il favorito per diventare il nuovo dg del

Policlinico di Bari

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Foto: Ospedale San Paolo L'ingresso del Pronto soccorso

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FIGURE GDO / RISORSE UMANE Un giusto mix di competenze Con l'evoluzione multimediale e le nuove modalità di vendita, la grande distribuzione è alla costante ricercadi figure di comprovata esperienza e con capacità ad ampio raggio. di Robert Hassan Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/MercatodelLavoro Il private label manager è

tra le figure più difficili da reperire sul mercato nella grande distribuzione: è sempre più richiesto grazie alla

continua crescita dei prodotti a marchio del retailer, ma la difficoltà di tali ricerche nasce dal fatto che si

tratta di ruoli ancora poco diffusi sul mercato del lavoro per le quali la domanda supera l'offerta. Inoltre, le

competenze necessarie per ricoprire questo ruolo si trovano spesso in candidati attualmente operanti

nell'industria del largo consumo, non sempre motivati a passare alla grande distribuzione. Il private label

manager deve conciliare competenze nell'ambito dello scouting dei fornitori,in quello degli acquisti,del

marketing e del trade marketing, al fine di gestire l'intero processo partendo dallo sviluppo dei prodotti a

marchio insegna fino al loro posizionamento a scaffale,con l'obiettivo di una maggiore fidelizzazione del

cliente all'acquisto presso una specifica insegna. Rimane sempre molto richiesta anche la figura del buyer: i

più difficili da trovare sono quelli specializzati su categorie in forte crescita, quale il food funzionale, per

esempio il gluten free o il biologico. I cambiamenti in atto all'interno della funzione del buyer hanno avuto un

impatto sulla professionalità e sulle competenze di tutti coloro che operano in quest'area, infatti tale figura

professionale è passata da semplice acquirente di prodotti a gestore chiave di una funzione che nel tempo

ha assunto come punticardinedellapropriaattivitàlacostanteattenzioneal cost saving e all'efficienza dei

processi produttivi e distributivi. È un profilo che ha avuto dunque negli ultimi anni una

profondaevoluzioneehaportatoleimprese a valorizzarne l'operato in un'ottica sempre più strategica. Deve

avere generalmente capacità di negoziazione e spiccato orientamento al problem solving, capacità di

analisi e di benchmarking dei fornitori, dei prezzi e dellaqualitàdelprodotto.Peressereun buon buyer occorre

dunque avere una conoscenza completa e profonda sia della filiera produttiva che di quella distributiva che

si traduce nella gestione e nel monitoraggio dei tempi e dei metodi di acquisto e di distribuzione sul canale

diretto. Per questa ragione è richiesto al buyer un controllo attento e corretto dei piani e dei processi di

approvvigionamento e una pianificazione del budget di spesa, tutti requisiti non facili da trovare sul mercato

del lavoro. Oggi il buyer gestisce una molteplicità di fattori e di attività molto più complessi e un budget

molto più articolato rispetto a diversi anni fa. Rispetto al passato la sua attività ora è strettamente collegata

al marketing e al commerciale. In un momento di ingresso sul mercato o di espansione di numerosi

discount, c'è anche una forte richiesta di store manager in grado di conciliare capacità gestionali e

operatività, aspetto peculiare del modello di business di queste catene. Lo store manager ha caratteristiche

difficili da trovare tutte insieme: occorre capacità di leadership, di analisi economica, di gestione

commerciale e di garanzia dell'immagine del punto di vendita. Inoltre, la conoscenza fluente di diverse

lingue straniere è un requisito sempre più importante soprattutto nelle realtà multinazionali. Deve avere

generalmente predisposizione ai rapporti interpersonali e al visual merchandising. Il range retributivo di

questa figura professionale varia mediamente dai 25.000 ai 35.000 euro lordi all'anno. Lo store manager è

valutato sulla base del raggiungimento degli obiettivi di fatturato e dell'ottimizzazione delle performance,

ovvero l'allocazione delle risorse e la tutela del patrimonio. È un profilo che si occupa della gestione

dell'immagine e dell'organizzazione delle azioni commerciali e promozionali. È chiamato essenzialmente a

supportare, a coordinare e a formare il team di vendita in modo che questo sia pronto non solo a rispondere

efficacemente alle esigenze del cliente, ma anche a prevedere gli orientamenti del mercato. È inoltre

responsabile del rispetto delle direttive aziendali in merito alla sicurezza sul lavoro degli operatori. Si

occupa di pianificare la logistica e l'organizzazionedelproprioteamdilavoro,dielaborare le strategie

commerciali e le promozioni in store settimanali, di gestire il budget e la reportistica e di analizzare gli

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scostamenti di vendita del settore tra dati di budget e dati consuntivi. È incaricato infine di assicurare alti

standard di servizio al cliente attraverso la pianificazione, il monitoraggio di programmi di training allo staff e

di sviluppare strategie per l'esecuzione di eventi promozionali, stagionali e operazioni giornaliere del punto

di vendita. Le figure difficili da trovare sono anche quelle commerciali che operano direttamente sul canale

di vendita e i category manager, cui viene richiesta essenzialmente la capacità di seguire il prodotto dalla

fase di acquisto dalle industrie dei beni di largo consumo, specialmente da quelle di low cost countries, alla

promozione dello stesso nel punto di vendita con attività di merchandising svolte di concerto con l'azienda

stessa. È un esperto di marketing del canale distributivo, ha la responsabilità di gestire un insieme di

prodotti dal momento in cui questi escono dal luogo di produzione a quello del punto di vendita. Questo

professionista generalmente studia il comportamento di acquisto dei consumatori nei confronti dei prodotti e

fornisce al dettagliante il supporto strategico per massimizzare le vendite dei prodotti appartenenti alla

categoria di sua competenza. Inoltre, tra i suoi compiti principali rientrano: la definizione del prezzo,

dell'esposizione nel punto di vendita e delle attività promozionali di una categoria di prodotti, monitoraggio

delle vendite dei singoli prodotti, il controllo della consistenza delle scorte di magazzino, in modo da

garantire la costante presenza dei prodotti sugli scaffali. Inoltre, si occupa di analisi dell'efficacia delle

attività promozionali e, se necessario, della loro modifica; di collaborazione con agenzie di ricerche di

mercato per definire le modalità di rilevazione dei dati. Infine, è chiamato a modificare eventualmente

l'assortimento dei prodotti della categoria e a studiare i dati relativi ai trend di vendita dei prodotti per

trasmetterli all'azienda produttrice. Per svolgere questa professione sono necessarie buone capacità

relazionali e di negoziazione, capacità di calcolo e di elaborazione dei dati. Sono indispensabili anche

attitudini all'analisi e alla sintesi dei dati e orientamento al risultato. Nella grande distribuzione mancano

anche figure nell'area digital: le aziende negli ultimi anni hanno dovuto necessariamente rivedere le proprie

strategie, in funzione anche del rilevante impatto del digitale sul business. Le ottime competenze

informatiche che il digital strategist deve avere sono indispensabili, ma difficili da trovare e ancor di più lo è

la visione strategica dell'azienda nell'insieme. Per esercitare questa professione è preferibile avere una

laurea in Economia e Organizzazione d'Impresa o in Ingegneria Gestionale, eventualmente integrata con

un Master in Comunicazione Multimediale e Digital. La digitalizzazione dei processi e la condivisione delle

informazioni sono poi indispensabili per la trasformazione del business in e-business. Il digital strategist

deve saper indirizzare le potenzialità offerte dall'innovazione tecnologica per disegnare l'ecosistema digitale

più idoneo a fronteggiare le sfide e cogliere le opportunità offerte da un mercato in continua e rapida

evoluzione. Infine, non si trovano i farmacisti nei supermercati, ove richiesti. Per questa figura è richiesta

disponibilità a lavorare su turni e nelle festività, attitudine a gestire il rapporto con una vasta clientela,

facilità nei rapporti interpersonali, attenzione al cliente, approccio commerciale, capacità di problem solving,

motivazione a svolgere un'attività a contatto con il pubblico. Il farmacista nel supermercato deve essere

laureato in Farmacia o Chimica e Tecnologie Farmaceutiche con superamento dell'Esame di Stato, deve

essere iscritto all'ordine dei farmacisti e avere esperienza nel settore. Con l'approvazione dell'art. 5 del

Decreto Bersani sulle liberalizzazioni, i farmaci generici senza ricetta medica, Sop e Otc, possono essere

venduti nei supermercati con sconto libero; si è quindi venuta a creare una posizione, quella del farmacista

nella grande distribuzione, di difficile reperimento: all'interno dei super e degli ipermercati sono approntate

aree di vendita ad hoc, nell'ambito delle quali il farmacista promuove, consiglia e vende farmaci e

parafarmaci. La sua retribuzione lorda annua minima si aggira sui 25.000 euro più compensi per gli

straordinari e qualche eventuale incentivo. Alla ricerca in Gdo di esperti di marketing e di figure

specialistiche

«I profili professionali difficili da reperire sono nell'area del category management - lo sottolinea Moreno

Batani , direttore del personale e affari generali di Conad - difficili da trovare sono quei profili che abbiano

sia forti competenze di marketing sia un'approfondita conoscenza delle logiche del mondo retail. Il mercato

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delle candidature presenta su quest'area profili di senior buyer con competenza di acquisti prestati al

marketing - category (conoscenza delle logiche retail, ma scarsa cultura di marketing) oppure profili

provenienti dall'industria a cui manca però la competenza retail. Il mix delle 2 competenze è raro e

prezioso. Nell'area commerciale oggi questo ruolo necessita un conoscenza approfondita della merceologia

e un alto livello di competenze manageriali (lavorare in maniera strutturata, numerica, supportata da

reportistica, con strumenti di analisi). Si trovano molti esperti di prodotto, ma con deboli competenze

manageriali che l'approccio ai moderni mercati richiederebbe. Nell'area dei nuovi mestieri digitali risulta

spesso critico individuare figure di spessore nel digital - social marketing e in generale nei mestieri legati

alle nuove tecnologie. Si tratta di mestieri nuovi nei quali il mix di competenze (tecnologiche, di business e

manageriali) è difficilmente presente in candidati molto giovani (a cui mancano le componenti di business e

manageriali) e nei meno giovani (a cui mancano gli elementi tecnologici e social». «Se da un lato può

sembrare verosimile incontrare difficoltà nel reperimento di candidature esperte, può stupire maggiormente

la difficoltà a reclutare figure specialistiche come quelle dei farmacisti per i nostri corner salute - afferma

Lucia Ugazio , direttrice risorse umane di Nova Coop -. Le nostre esigenze di inserimento superano le

domande di lavoro che riceviamo. Soprattutto in certe province il numero degli iscritti all'albo è così esiguo

che i pochi trovano immediata collocazione nelle farmacie tradizionali. Ci capita anche abbastan za spesso

che i candidati che si presentano al colloquio ci dicano apertamente di non aver mai considerato veramente

la possibilità di lavorare in una parafarmacia o di valutare formule contrattuali diverse da quelle del tempo

indeterminato e del tempo pieno e questo anche se stiamo parlando di candidati che si affacciano sul

mondo del lavoro. Per il reclutamento delle candidature vengono usati vari canali (validi per la maggior

parte anche per altre nostre selezioni): pubblichiamo inserzioni sul nostro sito e su siti specifici dedicati al

mercato del lavoro per i farmacisti, attiviamo le agenzie di somministrazione per il lavoro e talvolta

contattiamo profili di farmacisti presenti su Linkedin ».

Foto: Il private label manager ha l'obiettivo di una maggiore fidelizzazione del cliente

Foto: Lo store manager si occupa di garantire l'immagine del punto di vendita

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Ieri le celebrazioni per i 190 anni del Gruppo Reale Mutua dona 240 mila euro a Regina Margherita e Sant'Anna ALESSANDRO MONDO Un aiuto concreto per ampliare i margini di intervento della sanità pubblica torinese, sempre bisognosa di

risorse, e migliorarne la qualità, in linea con una mission precisa. La protagonista è Reale Mutua, che dona

complessivamente 240 mila euro a due importanti ospedali cittadini: il Regina Margherita, cioè l'Infantile, e

il Sant'Anna.

Ieri sera, presenti le istituzioni cittadine e un elevato numero di ospiti, si è tenuto a Torino, presso

l'Auditorium Giovanni Agnelli del Centro Congressi del Lingotto, un concerto della Mahler Chamber

Orchestra, diretta dal Maestro Daniele Gatti, che ha dato l'avvio alle celebrazioni del 190° anniversario di

Reale Mutua. Nuove apparecchiature

Questa la premessa. Nell'occasione, Reale Foundation - la fondazione corporate di Reale Group, nata il 24

ottobre 2017 - ha annunciato due donazioni rispettivamente a favore dell'Ospedale Infantile Regina

Margherita di Torino e dell'Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant'Anna di Torino, che confermano il forte

legame della Compagnia al capoluogo subalpino. Un legame ed una "fedeltà" al territorio, di questi tempi

non scontata, sovente ricordati nei suoi interventi dal presidente della regione Sergio Chiamparino.

Un'iniziativa, due obiettivi: «Riaffermare i principi di mutualità e di attenzione alle persone, che da sempre

guidano il modo di fare impresa di Reale Mutua e del suo Gruppo, e di contribuire al sostegno di pazienti

affetti da malattie gravi, fornendo moderne attrezzature per garantire l'accesso alle migliori cure».

Parliamo di apparecchiature sofisticate, e quindi costose. In particolare, Reale Foundation, attraverso

Fondazione Forma Onlus, acquisterà un nuovo sistema di monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio di

ultima generazione per il reparto di Neurochirurgia Pediatrica del Regina Margherita e un nuovo sistema di

monitoraggio per la terapia intensiva del reparto di Anestesia e Rianimazione del Sant'Anna, strutture che

assistono complessivamente circa 400 pazienti l'anno. Legame con il territorio

«Inclusività, welfare e resilienza ai rischi sono le aree prioritarie su cui Reale Foundation intende

concentrarsi alleandosi con partner che condividono gli stessi ideali, come Fondazione Forma Onlus - ha

commentato Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua -. È su questa base che Reale Group ha

voluto disegnare il proprio percorso di sostenibilità per generare innovazione e produrre cambiamento nei

territori nei quali opera, in linea con il sistema valoriale alla base della sua identità aziendale. Nell'occasione

del nostro 190° abbiamo deciso di fare un regalo concreto e utile a Torino, città in cui la nostra Compagnia

è nata quasi due secoli fa, investendo su due apparecchiature sanitarie di moderna concezione». BY NC

ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

28/04/2018Pag. 51 Ed. Torino

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Un quartiere in crescita Si inaugura la farmacia "Imperia" Nuovi servizi per le ex Ferriere enrico ferrari È un quartiere «in crescita»: dopo la recente apertura del McDonald's su lungomare Vespucci, l'aumento

degli insediamenti residenziali con il completamento di nuovi condomini e la novità di un supermercato (il

Carrefour) che resta aperto anche di notte, il rione delle Ferriere accresce i suoi servizi con l'apertura della

farmacia «Imperia». Una buona notizia per una zona che comunque deve fare i conti con la scarsità di

parcheggi e attende il completamento del vicino Parco urbano sul mare.

Spiegano le titolari della farmacia Imperia, Anna Daphne Leone di 39 anni e Marina Scarella di 42:

«Abbiamo partecipato al concorso straordinario per l'assegnazione di nuove strutture. Le zone indicate

erano via XXV Aprile, dove nel frattempo ha aperto un nuovo polo, e il Prino, dove la sede resta ancora

vacante». Quella di via Armelio 61 è la dodicesima farmacia del capoluogo e nelle vicinanze si trova anche

una parafarmacia. L'inaugurazione ufficiale è fissata per oggi alle 15,30.

Il quartiere Primavera, che accoglie anche centri sanitari, poli scolastici e una banca (manca soltanto

l'ufficio postale per la totale «autonomia»), è meglio noto come ex Ferriere perché qui all'inizio del '900 era

in funzione un impianto siderurgico che ha portato l'industria pesante nel cuore della città, arrivando a dare

lavoro a 742 persone nel 1927. Dagli Anni '30 era già un rudere e nel 2000 l'allora sindaco Luigi Sappa

aveva fatto abbattere gli stabilimenti fatiscenti, mantenendo in vita le tre ciminiere, esempio di archeologia

industriale come il cosiddetto Palazzo Stecca alla foce dell'Impero, costruito nel 1916, che accoglieva gli

uffici e che è stato parzialmente demolito per essere poi recuperato: il progetto è ancora a metà strada. Nel

quartiere si trova anche il depuratore e gli abitanti hanno dovuto imparare a convivere con i miasmi. BY NC

ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

28/04/2018Pag. 46 Ed. Imperia

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Cosmofarma 2018, i numeri post-chiusura sono da record Cosmofarma 2018, i numeri post-chiusura sono da record    Posted 27 aprile 2018  In Eventi 0 Si è

chiusa con risultati record la 22a edizione di Cosmofarma Exhibition, la manifestazione di riferimento per il

mondo della farmacia. Più di 35.000 i farmacisti e gli operatori presenti, cui vanno aggiunte le oltre 400

aziende espositrici leader di mercato. Grande affluenza è stata registrata negli oltre 80 convegni con esperti

scientifici e associazioni. «Anche quest'anno il format di Cosmofarma, che unisce area espositiva e

formazione, si è dimostrato vincente» dichiara Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere «a

Cosmofarma è possibile avere una panoramica di tutto quello che è oggi farmacia: l'attenzione alle

esigenze di prevenzione del cliente, l'evoluzione digitale che sta influenzando il settore e che permette di

offrire servizi più performanti alla clientela, la specificità del rapporto di fiducia tra farmacista e paziente e il

ruolo di presidio della salute della farmacia. Cosmofarma è una vetrina di riferimento in Europa, e lo

dimostra la crescita di oltre il 10% dello spazio espositivo di quest'anno. I tempi sono maturi per uno

sviluppo internazionale, con un ruolo da intermediario nella crescita  in nuovi mercati delle aziende

espositrici. BolognaFiere darà il via a una iniziativa che vedrà Cosmofarma in Russia, a Mosca. Inizieremo

con un Convegno, durante la manifestazione sulla sanità che si svolge in dicembre a Mosca, per poi

concretizzare una partecipazione effettiva con il coinvolgimento delle migliori aziende italiane. Il mercato

farmaceutico russo vede l'importazione di farmaci al primo posto, conta circa 140 milioni di persone e

destinato a diventare, secondo i dati dell'Istituto di Ricerca Iqvia, l'ottavo mercato farmaceutico mondiale. E'

quindi una realtà attrattiva per il business import-export». «Sono soddisfatto per l'ampia  partecipazione dei

colleghi e la vivacità di questa edizione di Cosmofarma alla quale partecipo per la prima volta in qualità di

presidente di Federfarma» dichiara Marco Cossolo, presidente di Federfarma «credo fortemente nel lavoro

di squadra, principio sul quale si sono basate fin dall'inizio le attuali dirigenze di Federfarma e di Sunifar, e

nella condivisione del percorso con gli altri importanti attori del settore, Fofi e Utifar, con cui stiamo

lavorando sinergicamente». Quest'anno la parziale concomitanza, venerdì 20 e sabato 21, con Exposanità,

la mostra internazionale al servizio della sanità e dell'assistenza, ha contribuito a incrementare il livello dei

contenuti a disposizione di farmacisti, aziende e operatori del settore. Per una settimana Bologna ha riunito

il mondo della salute e della prevenzione: grande partecipazione dei cittadini all'iniziativa Bologna Health

Week, con 63 farmacie in città che hanno fornito esami ad una tariffa scontata, dallo screening ematico

(glicemia e profilo lipidico), all'elettrocardiogramma e alla misurazione della pressione, dall'analisi ematica

al controllo della glicemia. Molto apprezzato dai visitatori il nuovo padiglione, il 32, con la presenza dei

nuovi player della distribuzione intermedia e dei nuovi format aggregativi che si stanno affacciando al

mercato in seguito ai nuovi scenari aperti dall'approvazione della legge 124/2017. Tra le aziende presenti,

Alphega Farmacia, Cef, Cfl, Corofar, Farla, Farmacentro, Farvima, Federfarmaco, Lloyds Farmacia,

Sofarmamorra, Unico, Unifarm. Tra gli oltre 80 convegni che hanno arricchito il calendario degli

appuntamenti formativi di Cosmofarma, hanno avuto particolare successo le sessioni rivolte all'evoluzione

digitale e alle nuove prospettive per la farmacia, i simposi dedicati alla dermocosmesi e gli approfondimenti

sulle trasformazioni del mercato a seguito dell'ingresso dei capitali nel settore. Particolare interesse ha

risvegliato la Cosmofarma Business Conference, l'appuntamento chiave della manifestazione dedicato

quest'anno alla trasformazione del comparto salute. Grande affluenza anche agli appuntamenti di venerdì e

sabato della Nutraceuticals Conference by Nuce, con i convegni dedicati al comparto dei nutraceutici e

degli integratori alimentari, un comparto che cresce in Italia del 7% nell'ultimo anno.  

27/04/2018 10:05Sito Web pharmacyscanner.it

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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 28/04/2018 - 28/04/2018 29

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Operai, farmacisti , bancari: Stella al merito al Quirinale CI saranno anche i lavoratori dell'anconetano tra i mille in tutta Italia che il primo maggio verranno insigniti

delle onorificenze 'Stella al Merito del Lavoro anno 2018', conferite con Decreto dal Presidente della

Repubblica Napolitano ai lavoratori dipendenti, che si sono distinti per particolari doti di capacità, impegno,

esperienza e professionalità. Ad essere premiati saranno: Sauro Ballarini; Daniele Baldassari, (27 anni di

servizio), impiegato Aea Srl di Angeli di Rosora che «ha costantemente dato prova di professionalità nello

svolgimento degli incarichi». Maurizio Borgognoni (38 anni di servizio), Acraf Spa Ancona che «ha

dimostrato notevoli competenze e capacità relazionali»; Antonella Bracchetti Felcini (30 anni di servizio),

Farmacia Zecchini Ancona che «ha sempre dimostrato pieno impegno e piena collaborazione nella pratica

quotidiana ed ha assolto le proprie responsabilità»; Fabio Bronzini (34 anni di servizio), Sit Srl Jesi che «si

è contraddistinto per le sue doti di dedizione e attaccamento al lavoro»; Claudio Cercaci (34 anni di

servizio), Cnh Ind. Italia Spa Jesi che «si è distinto per l'elevata professionalità e laboriosità

nell'espletamento del lavoro»; Giuseppe Ciccarelli (36 anni di servizio), Servier Italia Spa Roma che «ha

portato un forte contributo dal punto di vista organizzativo del lavoro»; Roberto Duca (36 anni di servizio),

Acraf Spa Ancona che «ha sempre svolto le mansioni affidate con zelo ed estrema professionalità»; Angelo

Fava (31 anni di servizio), Cnh Ind. Italia Spa Jesi che «per l'attività di collaborazione e disponibilità e per le

doti morali è riferimento della comunità aziendale»; Massimo Gaetani (39 anni di servizio) Banca di Ancona

che «ha sempre dimostrato impegno e determinazione nello svolgimento del proprio lavoro»; Aquilino

Giampieri (35 anni di servizio), Rfi Spa Ancona che «ha sempre palesato eccellenti doti professionali e

grande senso del dovere»; Sauro Massei (36 anni di servizio), Tre Valli Cooperlat Jesi che «si è

contraddistinto per singolari meriti di perizia». MAURO Montesi (30 anni di servizio), Aea Srl Angeli di

Rosora che «non si è mai allontanato dalla solida e positiva scala di valori etici che contraddistinguono il

suo pensare e il suo agire»; Giancarlo Pasquini (41 anni di servizio), Banca di Filottrano che «ha dimostrato

professionalità e diligenza nelle attività svolte»; Giordano Bruno Pieralisi (36 anni di servizio), Cnh Ind Italia

Spa Jesi che «si è distinto per l'elevata professionalità»; Valter Pierucci (33 anni di servizio) Fileni Srl

Cingoli che «ha contribuito in modo determinante all'organizzazione del comparto di gestione» e Damiano

Schiavoni (30 anni di servizio); Bnl Pesaro che «ha dato costantemente prova di professionalità». ©

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28/04/2018Pag. 11 Ed. Ancona

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7-12 MAGGIO Pressione e rischi cardiovascolari: consulenze gratuite IN OCCASIONE delle Giornate europee dello scompenso cardiaco, che si tengono dal 7 al 12 maggio, la

rete delle farmacie specializzate offrirà gratuitamente la misurazione della pressione arteriosa e una

consulenza personalizzata sul rischio cardiovascolare. I cittadini riceveranno inoltre il diario metabolico, una

vera e propria agenda dello stato di salute che consente di monitorare nel tempo alcuni parametri di base

come i valori di colesterolo, trigliceridi, glicemia, pressione, frequenza cardiaca, fibrillazione atriale. In

provincia le farmacie aderenti sono Moscioni e Cantarini (Cuccurano), Pierini (Fano), Farmacia Antonioli

(Pesaro), Farmacia Maffei (Pesaro), Farmacia Tacchi (Urbania).

28/04/2018Pag. 10 Ed. Pesaro

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SESTO LA DENUNCIA DEI SINDACATI Niente premio produzione nonostante gli accordi nelle FarmacieComunali - SESTO SAN GIOVANNI - DIPENDENTI, dirigenti e il personale del magazzino appena tornato in azienda,

tutti senza premio. Contrariamente a quanto concordat, i lavoratori delle Farmacie Comunali srl non si sono

ancora visti definire né liquidare le somme per la produttività. A dare parere negativo sarebbe stata la

giunta, che aspetterebbe la chiusura della pratica relativa all'ispezione del ministero dell'Economia e

Finanze alla srl la scorsa estate. «È evidente che, visti i ben noti tempi di definizione della pratica, vorrebbe

dire che per anni il personale non si vedrebbe liquidato quanto dovuto e meritato, frutto di accordi sindacali

sottoscritti - denunciano Marisa Pasina, Uil, e Alexandra Bonfanti, Cgil -. I dipendenti subirebbero anche un

trattamento diverso rispetto ai colleghi del Comune, pure oggetto di simile intervento del Mef».

OLTRETUTTO, la giustificazione utilizzata non convince le due sigle, che parlano di «irritualità e

infondatezza», e mette in allarme per il futuro prossimo societario. «Questo è l'anno dello sblocco delle

trattative legate ad accordi presi in situazione di grave crisi dell'azienda. Ricordiamo anche quanto il

personale tutto si sia impegnato per riportare la srl all'attuale situazione di attivo che il Comune ben

conosce». Proprio ieri Pasina ha scritto nuovamente all'amministrazione, per sollecitare una risposta non

ancora ricevuta sul pagamento del premio di produttività e per «aggiornamenti sul futuro dell'azienda sia

per quanto riguarda la nomina di amministratore che sulle linee guida generali». La Giunta starebbe infatti

ragionando sulla vendita delle quote della società, che era stata trasformata in un soggetto di diritto privato

dopo il salvataggio dal default finanziario. Inoltre, resta ancora da nominare il collegio di vigilanza e da

sostituire o confermare il direttore generale. La.La. I nodi irrisolti Non c'è solo la questione del premio sul caso farmacie: da nominare il collegio di vigilanza e da definire il

nome del direttore generale

28/04/2018Pag. 3 Ed. Milano

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IL CASO CONDIZIONI CRITICHE PER IL FRATELLO DELLA VITTIMA E LA FARMACISTA Massimiliano e Paola sempre gravissimi Sono ancora in rianimazionealle Scotte RESTANO ancora molto gravi le condizioni delle due persone ferite, venerdì 13 aprile, a Follonica, dalla

pistola impugnata di Raffaele Papa, un ragazzo di 30 anni che, sparando, ha ucciso il 42enne Salvatore De

Simone. All'ospedale «Le Scotte» di Siena sono ricoverati in rianimazione, in condizioni gravissime, il

fratello di Salvatore, Massimiliano De Simone, 46 anni e Paola Martinozzi, 55 anni, dipendente di una

farmacia, colpita alla testa da una pallottola vagante sparata dalla furia cieca di Raffaele Papa al culmine di

una lite. La farmacista, che è stata anche sottoposta ad una lunga e delicata operazione qualche giorno fa,

è ancora in coma farmacologico. I MEDICI ancora non se la sentono di fare delle previsioni. La donna,

infatti, rimarrà sedata finché non si capirà con certezza cosa quella pallottola possa aver danneggiato. Il

timore più grave è quello che quel colpo d'arma da fuoco abbia lesionato delle zone critiche del corpo della

farmacista. Ci vorranno tutte le precauzioni del caso per cercare di riportare alla normalità la sua vita.

Appese ad un filo anche la vita di Massimiliano De Simone, il fratello della vittima. Anche lui colpito

all'addome dal secondo colpo di pistola sparato da Raffaele Papa. Massimiliano è ancora ricoverato in

prognosi riservata nel reparto di rianimazione delle Scotte. Poche le novità, quindi, anche rispetto agli attimi

successivi quel tramuendo agguato: i due feriti rimangono in condizioni serissime e tutta la comunità di

Follonica intreccia le dita affinché possa presto riabbracciare due dei suoi figli.

28/04/2018Pag. 5 Ed. Grosseto

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SEGNALI DI RIPRESA Alle ex Ferriere inaugurata la nuova farmacia del quartiere IMPERIA. È un quartiere «in crescita»: dopo la recente apertura del McDonald's su lungomare Vespucci,

l'aumento degli insediamenti residenziali con il completamento di nuovi condomini e la novità di un

supermercato (il Carrefour) che resta aperto anche di notte, il rione delle Ferriere accresce i suoi servizi con

l'apertura della farmacia «Imperia». Una buona notizia per una zona che comunque deve fare i conti con la

scarsità di parcheggi e attende il completamento del vicino Parco urbano sul mare. Spiegano le titolari della

farmacia Imperia, Anna Daphne Leone di 39 anni e Marina Scarella di 42: «Abbiamo partecipato al

concorso straordinario per l'assegnazione di nuove strutture. Le zone indicate erano via XXV Aprile, dove

nel frattempo ha aperto un nuovo polo, e il Prino, dove la sede resta ancora vacante». Quella di via Armelio

61 è la dodicesima farmacia del capoluogo e nelle vicinanze si trova anche una parafarmacia.

L'inaugurazione ufficiale è fissata per oggi alle 15,30. Il quartiere Primavera, che accoglie anche centri

sanitari, poli scolastici e una banca (manca soltanto l'ufficio postale per la totale «autonomia»), è meglio

noto come ex Ferriere perché qui all'inizio del '900 era in funzione un impianto siderurgico che ha portato

l'industria pesante nel cuore della città, arrivando a dare lavoro a 742 persone nel 1927. Dagli Anni '30 era

già un rudere e nel 2000 l'allora sindaco Luigi Sappa aveva fatto abbattere gli stabilimenti fatiscenti,

mantenendo in vita le tre ciminiere, esempio di archeologia industriale come il cosiddetto Palazzo Stecca

alla foce dell'Impero, costruito nel 1916, che accoglieva gli uffici e che è stato parzialmente demolito per

essere poi recuperato: il progetto è ancora a metà strada. Nel quartiere si trova anche il depuratore e gli

abitanti hanno dovuto imparare a convivere con i miasmi. E. F. cc BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

28/04/2018Pag. 18 Ed. Imperia

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