Febbraio 2015

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1 54° uscita, Febbraio 2015 Onlus Registrazione: Tribunale di Alessandria N. 648 del 20/07/2010 LA MIA VOCE LA NOSTRA VOCE ! Indice: Pag. 7 Marco Regaglio presenta…. Pag. 14 Millerighe…... Pag. 1 BIS Abili Pag. 8 Riccardo e….. Pag. 15 Laura V. e i suoi racconti Pag. 2 La doppia Ombra, Voltaggio Pag. 9 …..i numerosi racconti… Pag. 16 Presentazione tecnica Pag. 3 Voltaggio, ad un amico Pag. 10 ….con il carnevale…. Pag. 4 OAMI Pag. 11 ...che si avvicina; Riccardo Pag. 5 Anna e Enrico Pag. 12 I ragazzi di Casale Pag. 6 Franceco Pag. 13 Millerighe…. www.andeira.it ……

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54° uscita, Febbraio 2015

Onlus Registrazione: Tribunale di Alessandria N. 648 del 20/07/2010

LA MIA VOCE LA NOSTRA VOCE !

Indice: Pag. 7 Marco Regaglio presenta…. Pag. 14 Millerighe…...

Pag. 1 BIS Abili Pag. 8 Riccardo e….. Pag. 15 Laura V. e i suoi racconti

Pag. 2 La doppia Ombra, Voltaggio Pag. 9 …..i numerosi racconti… Pag. 16 Presentazione tecnica

Pag. 3 Voltaggio, ad un amico Pag. 10 ….con il carnevale….

Pag. 4 OAMI Pag. 11 ...che si avvicina; Riccardo

Pag. 5 Anna e Enrico Pag. 12 I ragazzi di Casale

Pag. 6 Franceco Pag. 13 Millerighe….

www.andeira.it

……

La Doppia Ombra di Voltaggio

A un amico

La vita, nel suo procedere casuale, me lo ha fatto conoscere durante una riunione del Tiretto, una di

quelle riunioni in cui si cercano le chiavi che sappiano dare le risposte a tutte le domande che,

ostinatamente, ci diamo, quasi a voler trovare la soluzione alle asperità che, in un modo che spesso

non appare per nulla casuale, la vita ci presenta.

Questa ricerca costante, quasi fosse un dovere, riunione dopo riunione, ci fa piccoli e abili artigiani

ideatori di domande che, astrusamente, presentano serrature sempre più sofisticate, intricate e

fascinose, che riescono a giustificare e motivare

l’incontro successivo.

Lo avevo conosciuto, appunto, in uno di questi

incontri e, pur rimanendo, il nostro, un rapporto

superficiale, avevamo iniziato a ritrovarci affini

ricercatori di quelle chiavi.

Certo, io ero fortunato, tornavo a casa lasciando

l’attrezzatura atta alla ricerca a terra, lui invece,

sollecitato dalla necessità e dall’urgenza di

rispondere a chi, quelle domande, gliele presentava

ogni giorno, quella ricerca la doveva continuare

quotidianamente.

Capita poi, mentre mi trastullavo nel cercare chiavi

di domande insignificanti e il mio fare il volontario

diveniva quasi routine, che mi si avvicina e mi

presenta l’asperità che, il superarla, avrebbe potuto

dare un senso a tutto ciò che stavamo facendo.

Forse, sino a quel momento, avevamo fatto

cose importanti per chi viveva il disagio

mentale: attività sportive, laboratori creativi

(ristrutturazione di mobili, ceramica, disegno,

teatro) stavamo anche gestendo un Gruppo

Appartamento che ospitava quattro persone,

ma mancava la cosa che desse evidenza e

ragione al nostro impegno, che desse a noi

coscienza dell’utilità di ciò che si stava

facendo, che ci sbloccasse da quel senso di

impotenza che noi avvertivamo nel non

trovare sbocchi al disagio o almeno così ci

pareva.

Dicevo che mi si affianca, e mi informa che

uno dei soci con cui produce ortaggi per

alcuni Gruppi di Acquisto Solidali, aveva

deciso di cessare la produzione. Poi, senza

neppure nascondere quel mezzo sorriso

impacciato che nasce a chi sa che sta per dire

una cosa talmente incredibile che neppure a

lui pare vera, mi domanda con la naturalezza

di chi ti chiede se vuoi prendere un caffè: “Perché non lo sostituiamo noi con i ragazzi?”

Ecco! Io sono una persona normale, nel mio corredo non c’è la predisposizione ad orizzonti così

immediati e imprudenti o a lampi senza almeno la cornice estetica di un temporale e, una simile

proposta, avrebbe richiesto almeno cautela, ma lui, forse, per la cautela non aveva tempo oppure la

teneva in serbo per altre occasioni e a me non rimase che domandarmi dove avrei trovato la chiave

che avrebbe saputo dare la risposta a una domanda simile.

Forse, lui che sapeva tutto, fu incosciente nel fare quella proposta, oppure fu incoscienza la mia

nell’accettarla sapendo nulla, ma quella chiave la trovammo immediatamente.

Rimane che questa incoscienza ci ha unito in un progetto che solo lui poteva proporre, forse un

progetto pazzo, ma a pensarci bene, noi, tutta questa follia, non la sapevamo vedere.

Da quel momento è stato un susseguirsi di incontri. Nonostante le mie ansie, seguite costantemente

dalle sue rassicurazioni, la primavera successiva vedeva la nascita del progetto.

A pensarci oggi, non escludo che l’embrione della follia non ci avesse mai abbandonato.

Con l’avvio del progetto, che sarebbe stato poi chiamato “Pazza Idea”, nasceva anche la nostra

amicizia, una amicizia non fatta di

frequentazioni ma sicuramente di stima

reciproca. Sapevamo entrambi quanto fosse stata

difficile da realizzare la nostra utopia, ma non

volevamo crederci, anzi, più le cose diventavano

difficili, tanto da avvertire sbandamenti, più lui

prendeva saldamente in mano il timone della

barca, ritracciava la rotta e noi dietro a seguirlo.

Mi domandavo spesso il perché, malgrado

queste difficoltà, non mollasse mai, ma al

contrario aumentasse la posta.

Il perché del suo mai arrendersi, del suo

continuo ritracciare, ho avuto la fortuna di

comprenderlo davanti alla chiesa di Lerma.

Davanti alle chiese, quando si svolgono funzioni

religiose, ci sono sempre quelle persone che a

gruppi di tre o quattro, vivono la cerimonia

esternamente alla chiesa stessa e, ognuno con i

propri ricordi, contrappongono al silenzio

interno il loro raccontare la vita dei soggetti cui

la cerimonia è dedicata.

E’ talmente usuale questo comportamento, che si

può sospettare che ormai facciano parte della

liturgia.

Anche in questa occasione non mancarono e da

uno dei gruppi parsi lungo la strada e davanti al

sagrato della chiesa, quasi come danzatori di

Pizzica con lo scopo di esorcizzare

l’avvenimento, mi giunsero queste parole

svelatrici: “Era un combattente”.

Adesso lo voglio ricordare nel suo orto in mezzo ai ragazzi, a suggerire, a ricordare l’impegno che

avevano preso non con lui, ma con loro stessi nel partecipare al progetto, a lamentarsi del tempo o

del raccolto, a chiedere a tutti maggiore responsabilità, a indicare gli impegni futuri, ad arrabbiarsi

con tutti per poi, con il suo sapiente trucco della pazienza a dispensare uno dei suoi rari sorrisi, esile

nella figura ma enorme nel cuore: Un combattente! Appunto!

Lui naturalmente era Livio

Addio a Pino Daniele Col grande cantante di Napoli se va un pezzo della canzone italiana

redazione di Acqui Terme O.A.M.I.

Lo scorso 4 gennaio presso l’ospedale

Sant’Eugenio di Roma si è spento Pino

Daniele, una delle voci più importanti e

rappresentative della canzone italiana.

Attivo sin dai primi anni settanta, impara

da autodidatta a suonare la chitarra e

giovanissimo si affaccia al mondo della

musica inizialmente come turnista. Con

l’album d’esordio Terra Mia del 1977

Pino Daniele inizia di fatto una carriera

solista costellata di grandi successi

discografici e importanti collaborazioni

con i migliori musicisti del mondo. Da

sempre sperimentatore musicale

propenso alla contaminazione dei generi

è stato il primo a riconoscere nel dialetto

napoletano le giuste caratteristiche per

potersi adattare a stili musicali

pparentemente lontani come il jazz e il blues,

aprendo così la strada ad altri autori

partenopei di grande successo come

Tullio De Piscopo e Tony Esposito, suoi

compagni di viaggio nei Napoli Centrale

e Teresa De Sio. Davvero importanti le

collaborazioni collezionate da Pino

Daniele nel corso della sua carriera. Nel

1980 apre a Milano uno storico concerto

di Bob Marley. Qualche anno dopo,

sempre Milano lo vede protagonista sul

palco insieme a Carlos Santana e Bob

Dylan. Nell’album “Bella ‘mbriana” si

avvale della collaborazione dell’icona

jazz Wayne Shorter (Miles Davis,

Wether Report) mentre nel 2009 si

esibisce per la prima volta in un teatro

riservato solo ai grandi della musica

mondiale: l'Apollo Theater di New York.

L’anno seguente si esibisce con Eric

Clapton al Crossroads Festival.

Addio grande Pino, le tue canzoni non

moriranno mai!

Alluvione

Ad Ottobre anche a Campo Ligure, come a Genova, c’è stata l’alluvione.

non è la prima volta, purtroppo: nel 1977, io avevo appena sei anni, è

stato anche peggio, infatti. sollecitati da mia nonna, che abitando al primo

piano, era molto spaventata, ci siamo trasferiti di corsa da una nostra parente.

Quest’anno ha provocato comunque parecchi danni ai negozi situati vicino a

Casa mia.

Anche la chiesa dove tutti gli anni viene fatto il presepe è stata alluvionata,

spero non abbia avuto troppi danni.

Mio padre è riuscito a portare l’auto fuori dal garage appena in tempo, perché

nemmeno mezzora dopo l’acqua e il fango hanno sfondato la saracinesca:

ne è entrata più di un metro.

Purtroppo questi fenomeni sono sempre più frequenti e destano molta preoccupazione.

Anna Rizzo

IL CORSO PRELAVORATIVO. Quando avevo 17 anni , andavo alla CNOSfap di Serravalle Scrivia e ho frequentato per circa 5 anni , ho studiato, ho partecipato ad alcune gite e feste, ho conosciuto molti ragazzi e professori, ho ascoltato molte storie di bambini che avevano bisogno di aiuto per poter imparare. Ultimamente, ho iniziato un corso pomeridiano in una scuola professionale di Novi Ligure : "Casa di Carità Arte e Mestieri" , dove ho incontrato dei ragazzi e ragazze che conoscevo già, che sono miei amici , e che come me hanno frequentato la scuola salesiana. Insieme iniziamo ad essere adulti e studiare per non dimenticare quello che abbiamo già imparato e avvicinarci al mondo del lavoro. Siamo ancora molto giovani e viviamo ancora in famiglia, dove stiamo molto bene e impariamo il lavoro domestico. Sono contento perchè i miei compagni di corso sono molto bravi e simpatici. DEMARIA ENRICO

Le mie feste

Siccome il mese di dicembre è il mese del Santo Natale, vi racconto come l’ho

passato.

Quest’anno è andato diversamente degli altri anni perché non siamo andati a

Napoli. E’ comunque stato organizzato molto bene: la sera dopo la cenetta in

famiglia, abbiamo aperto i regali in compagnia dei film e delle canzoni classiche

natalizie che durante l’anno non sentono mai. Nonostante questo, sono le mie

preferite perché mi ricordano mia nonna, come ‘’Here is Christmas’’ che mette

allegria e mi accompagna nello scartare i miei regali Il mio detto preferito è ‘’Natale

con i tuoi e Pasqua con chi vuoi’’.

I regali più belli, sono stati quelli dei miei genitori, perché mi hanno regalato: due

giacche, un orologio, il CD del cantante Mango Giuseppe (i suoi più bei successi) e

due braccialetti. Poi arrivano, un libro dalla Maria Rosa e altri di minore importanza.

Il giorno di Natale ho ricevuto altre visite e cioè mia zia Anna, mio zio Oscar e mio

cugino Stefano, con la fidanzata Sara, che abita vicino a me. Siamo stati in casa tutti

insieme a mangiare e chiaccherare.

Il giorno di S. Stefano, sono venuti degli altri parenti che non vedevo da tanti poiché

abitano a Genova. Ho rivisto mia cugina Eva con la quale ho un bellissimo rapporto

visto che è un po’ più grande di me. E’ sposata e con un bambino di tre anni che si

chiama Matteo, che è stato bravissimo perché gli hanno regalato un giochino nuovo.

Abbiamo finito la giornata trascorsa benissimo a chiaccherare e a ricordare i vecchi

tempi di quando eravamo giovani e suonando sul pianoforte le canzoni di Natale:

sono venute molto bene visto che mi hanno acclamata tantissimo!

A san Silvestro abbiamo programmato di passarlo insieme ad altri cugini a casa loro

e dopo l’Epifania, ritorno a scuola e a lavorare da tutti i miei amici e compagni di

classe, a raccontargli come ho passato queste feste e scambiare esperienze.

Francesco R.

Vivere in un mondo moderno, pieno di tante cose da fare, di oggetti, tecnologici e all’ultimo grido è sicuramente una grande opportunità. Spesso non ci fermiamo a pensare che per far funzionare tutto questo c’è bisogno di energia, molta energia. Le fonti di energia che usiamo oggi possono farci male e inquinare il nostro mondo. La differenza rispetto al passato è che oggi abbiamo la tecnologia necessaria per produrre l’energia che ci serve in modo intelligente. Possiamo farlo semplicemente cambiando fornitore di elettricità a favore di produttori di energia pulita oppure diventando noi stessi produttori di questa energia. Il Sole in Classe è un progetto formativo nato per diffondere la conoscenza e il corretto utilizzo delle energie rinnovabili ai bambini ed ai ragazzi di scuole elementari e medie. Attraverso un approccio ludico-didattico che fa uso di cartoni animati e filmati multimediali, oltre a giochi e dimostrazioni dal vivo, il Sole in Classe mostra proprio queste nuove possibilità; anche se in modo semplice e divertente offre comunque validi strumenti affinché gli studenti possano contribuire, con gesti e comportamenti quotidiani, a diffondere uno stile di vita eco-sostenibile. Questo format sta girando in tutta Italia, oltre 350 scuole sono state coinvolte, tra cui le due scuole elementari ‘’ Giovanni Paolo II’’ di via Dania e via Fiume a Ovada(vedi immagini). Inoltre il progetto si sta espandendo allargando il bacino di persone coinvolte: infatti è stato in diverse associazioni e istituti clinici tra cui L'Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo (Verbania) per ragazzi con disturbi alimentari. Proprio perché chiunque può essere portatore di questo stile di vita nel rispetto dell’ambiente. Presto sarà coinvolta anche Andeira!!

Il progetto non è passato inosservato alle istituzioni locali( vedi foto con premiazione di Comune per l’Energie Rinnovabili di Ovada) e non: coinvolgendo anche il senato che ha concesso oltre cento studenti della scuola elementare Le Salle di Roma in occasione della “Giornata Internazionale dello Studente” la Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva in Piazza della Minerva i quali con grande entusiasmo hanno partecipato al format.

Chi desidera collaborare alla diffusione del

progetto in tutta Italia può chiedere

informazioni in email:

[email protected]

Una panoramica su Alessandria ed i suoi sobborghi

Geo Andeira di Riccardo Tornato mi trovi anche su:

Cantalupo frazione di Alessandria (Cantaluv in dialetto alessandrino)

Accesso a cascinali

Da questo numero della rubrica di GeoAndeira vi vorrei parlare dei diversi sobborghi che costellano il

territorio comunale di Alessandria. Sobborghi molto vasti, con una popolazione in alcuni casi maggiore di

molti comuni ed in genere poco noti, di cui si parla raramente. Cantalupo è una frazione del comune di

Alessandria (AL), in Piemonte con una popolazione di 625 abitanti.

locandina dell’ex saponificio, Villa Pedemonte a Cabanette

La frazione di Cantalupo si trova ad nella parte meridionale del comune di Alessandria (dal quale dista

8,97 km) e confina con le frazioni di Casalbagliano, Villa del Foro, i comuni di Castellazzo Bormida,

Borgoratto Alessandrino, Oviglio e Alessandria.

Di Cantalupo si hanno notizie fin dai tempi antichi. L'attuale denominazione di Cantalupo si fa derivare da

Camp ad Lucum, di chiara origine contadina. Interessante insediamento ancora esistente all'ingresso del

paese e visibile giungendo da Alessandria, è l'ottocentesca "Fabbrica dell'olio", conosciuta anche con il nome

dei proprietari "Morteo e Gianoglio", stabilimento in cui si lavoravano e si trasformavano olii e grassi di

diversa provenienza, per ricavarne saponi e prodotti affini di altissima qualità, produttivo fino al 1967. Oggi,

dell'antico insediamento industriale restano le ciminiere e diversi corpi di fabbrica, in parte rimaneggiati,

utilizzati per differenti scopi.

La chiesa parrocchiale della Natività di Maria, nel centro del paese, è un'interessante

opera architettonica d'inizio Ottocento. Ha una sola navata, con abside semicircolare, la

facciata è in laterizio a vista e termina con un timpano triangolare. La scuola

elementare Luigi Lama, in via Acqui, è stata restaurata di recente e ancora

intensamente frequentata. Ed un ex oratorio con campanile in cotto adibito a

magazzino. E la Società operaia di mutuo soccorso fondata nel 1886.

Riccardo Tornato Stragi di Parigi terrorizzano il mondo

Il 2015 non è iniziato nel migliore dei modi. Le

stragi sono iniziate mercoledì 7 gennaio con

l’uccisione di alcuni redattori, tra cui il direttore

della rivista di vignette satiriche, Charlie Hebdo a

Parigi da parte di due fratelli Kouachi, il giorno

successivo in un finto incidente stradale viene

uccisa una vigilessa, infine il clou è avvenuto il

venerdì 9 gennaio in una tipografia in un paese a

pochi chilometri da Parigi dove sono rifugiati i

fratelli Kouachi che vengono accerchiati dalla

polizia francese, mentre alle 13,00 a Parigi in un

hyper cacher, Coulibali uccide alcuni ebrei,

entrambe le situazioni si concludono con un blitz

di polizia e gendarmery francesi e l’uccisione dei

terroristi e la liberazione degli ostaggi. A queste

stragi non possiamo non aggiungere ciò che è

accaduto in Nigeria, attacco di Boko Haram, dove

vengono utilizzati dei bambini innocenti come

kamikaze . Questi atti terroristici hanno aumentato

l’insicurezza, perciò i governi specialmente

europei ed USA, hanno incrementato le misure di

sicurezza. Vorrei sottolineare che questi attentati

vengono fatti con lo scopo di mettere in

discussione il nostro modello di vita occidentale

ed il nostro credo da parte di queste

organizzazioni, che sono macchine della morte

come l’Isis o al Quaeda. Penso che aver colpito

Charlie è soltanto una scusante per colpire

l’occidente e spaventare il mondo. La libertà

religiosa è un diritto fondamentale da non violare.

Ciò che colpisce di più è il pensare che ai nostri

giorni esistano ancora le guerre di religione come

furono le crociate, e come l’essere umano

nonostante siano passati i secoli sia ancora in lotta

tra di esso, dove in realtà gli uomini sono tutti

uguali ed esiste un solo Dio. Siamo arrivati al

punto che anche Peppa pig con i riferimenti al

maiale e alla sua carne offenda l’Islam.

Credo profondamente che dobbiamo rispondere

alla barbarie con più democrazia, e rimanendo

fedeli ai nostri valori repubblicani. Non c'è

"reciprocità" da invocare: proprio perchè in molti

paesi musulmani vigono limitazioni per i non

musulmani, dobbiamo continuare a difendere le

libertà civili, anche quelle religiose. Certo, in

nome di tutte le religioni si sono commessi

massacri. Ma mentre molte religioni, come il

cristianesimo o il buddismo, ruotano intorno a

figure storiche come Cristo e Buddha, pacifisti

assoluti, che con la crocifissione o il Nirvana, cioè

con la propria morte, rimandano alla civitas dei

ultraterrena il trionfo della propria verità,

Maometto era un profeta guerriero. Il

cristianesimo è la religione del logos, della parola,

l'islam è la religione dell'azione, gli al-dīn.

Maometto non ha solo testimoniato la propria

fede, ha agito, e militarmente. Il discorso è

completamente diverso per gli sciiti, che si

richiamano al martirio del cugino del Profeta, Alì,

e del figlio di questi, Husayn, - secondo lo schema

tipico di molte religioni, quello del sacrificio del

profeta/dio in terra in attesa del mondo che verrà -

e che, secondo una prospettiva messianica, sono

ancora in attesa dell'ultimo imam e dell'avvento

del mahdi, nel giorno del Giudizio.

Certo, è un falso affermare che il Corano faccia

riferimento alla jihad come "guerra santa" - il

termine jihad è lì inteso come sforzo interiore -

così come non esistono sure che legittimino le

atrocità praticate dall'Isis: ma, in una sorta di

codice cavalleresco, la guerra (qital, è il termine

coranico) non è ripudiata in senso assoluto ma

solo "regolamentata". Guerra che non è solo

difensiva, ma che può essere interpretata come

una modalità per giungere all'affermazione del

solo vero culto di Allah. L'idea che il mondo non

musulmano esterno alla comunità dei fedeli sia

caratterizzato dal conflitto è tale che viene definito

Dar al-Ḥarb, cioè "casa della guerra".

Anche distinguere fra l'Islam integrale e moderato

è una proiezione occidentale. l'Islam prescrive

integralmente azioni e comportamenti, al punto

che le scuole teologiche sono anche scuole

giuridiche. D'altronde, se oggi l'Occidente è

giunto a conoscere forme di cristianesimo light e

new age - si pensi all'ossimoro del cristiano non

praticante! - è perché gli Stati occidentali hanno

fatto la guerra alla Chiesa, hanno scacciato i

gesuiti, hanno liquidato il demanio ecclesiastico,

hanno aperto brecce a Porta Pia e così via.

Ciò detto, l'Occidente deve respingere senza se e

senza ma ogni pericoloso sentimento xenofobo

anti musulmano. Dobbiamo includere, non

respingere. Costruire un Islam nazionale è

fondamentale per assicurarsi che gli imam

predichino parole d'amore e per favorire le scuole

giuridico teologiche più compatibili con

l'occidentalizzazione dei costumi. Le culture sono

dei concetti dinamici, non dei moloc, e nulla

esclude che ci possa essere un'evoluzione

dell'islam europeo che confini gli episodi di

guerra raccontati nel Corano e negli hadith sempre

di più esclusivamente alla fase storica della

nascita di quella religione.

La borghesia dei paesi musulmani è spesso

totalmente secolarizzata e i problemi che

l'Occidente sperimenta oggi sono legati a vecchi e

nuovi poveri, come i figli europei di immigrati di

seconda generazione, che trovano il proprio senso

nell'islam fondamentalista. Ma per favorire un

islam occidentalizzato, dobbiamo avere il

coraggio di capirne la sua natura teologica, senza

demonizzazioni, ma senza blaterare di religiosità

liquide, estranee a quell'universo culturale

Riccardo Tornato

Le maschere del Carnevale piemontese Gianduja e Giacometta

Le due maschere più conosciute del carnevale piemontese sono

sicuramente Gianduja e la sua consorte la Giacometta. Gianduja

nel 1808 fu chiamato, da G.B. Sales “Gironi” e poi “ Gioân d’la

duja” giacchè nel primitivo nome, portato da Gerolamo Bonaparte,

si volle vedere una allusione politica; infine fu ribattezzato dal

popolo Gianduja. Ha in testa il tricorno e la parrucca con codino. È

un galantuomo, cui piacciono il vino, l’allegria e l’arguzia paesana;

è veramente il tipo del buon piemontese pieno di buon senso e di

coraggio. Gianduja prima burattino e poi marionetta, originario

dell’Astigiano, trasferito a Torino ne divenne il simbolo e

impersonò la passione patriottica durante le guerre d’indipendenza.

Giacometta è la sua fedele compagna. Sa di essere dolce ed

appassionata, ma, quando occorre, sa anche difendere i suoi diritti

con arguzia e con veemente irruenza. Unisce alla naturale grazia

del gestire e del parlare un brio ed una vivacità maliziosamente

femminile. Le maschere di carnevale le troviamo anche dalle

nostre parti tra quelle ancora rappresentate come per esempio

Gipin e Catlinin di Casale Monferrato, Uanèn carvè a Bistagno, il

RE degli Sgaientò e la sua consorte ad Acqui Terme, a Torino c’è

Gianduja con la so Giacumetta o il carnevale più antico e

tradizionale è la Lachera di Rocca Grimalda. A Borgoseisa c’è

Perù Magunella.Nel cuneese le maschere Gian, Gin-a e Celu a

Barge, Ciaferlin e la sua Castellana a Saluzzo, Ruchin e Biasina a

Revello. Infine nel torinese a Rivoli il Conte Verde, A Carmagnola

il Re Peperone e la sua Povronera.Ad Asti Spumantino e

Barberina,Toni Destöpa (Antonio che Stappa) e Maria Göcheta

(Maria Baldoria) del Borgo San Rocco, Trömlin e Ginota, Cicö

Föet (Francesco Frusta) e Ghitin 'd la Tör (Margherita della

Torre) del Borgo Torretta.

Il vestito di Arlecchino

Per fare un vestito ad Arlecchino

Ci mise una toppa Meneghino,

ne mise un’altra Pulcinella,

una Gianduja, una Brighella.

Pantalone, vecchio pidocchio,

ci mise uno strappo sul ginocchio,

e Stenterello, largo di mano

qualche macchia di vino toscano.

Colombina che lo cucì

Fece un vestito stretto così.

Arlecchino lo mise lo stesso

Ma ci stava un tantino perplesso.

Disse allora Balanzone, bolognese

dottorone: “Ti assicuro e te lo giuro

Che ti andrà bene li mese venturo

se osserverai la mia ricetta:

Un giorno digiuno e l’altro bolletta!”. Riccardo Tornato

2009

Una giornata di sportIl giorno 19 Dicembre sono andato con la mia classe 4b grafico dell’Iss “Leardi” di Casale Monferrato alla

”Giornata dello sport” che si è svolta a Casale Monferrato nell’area della Fiera di San Giuseppe.

Sono andato con i miei compagni, la professoressa di educazione fisica e il mio professore Andrea; c’erano tanti stand dove c’era la dimostrazione di molti sport.

Io ho scelto di fare la fila per alcuni di questi: tiro con l’arco, lancio del giavellotto e il vogatore per fare il canottaggio.

Con la professoressa ho scelto di provare questi sport perché erano quelli mi davano meno difficoltà.

Il tiro con l’arco mi è piaciuto molto ma la cosa più difficile è stata tendere la corda dell’arco che è molto dura.Con l’aiuto del maestro ho fatto qualche centro.Provando ho capito che per fare il lancio del giavellotto ci vuole tanta forza.

Ma la cosa più bella è stata provare a usare il vogatore e fingere di essere su una canoa a remare.Mi è piaciuto tanto e ho pensato che potrei provare a remare davvero nell’acqua visto che riesco abbastanza bene.

È stata proprio una bella esperienza.

Gabriele

Attentato a ParigiIl 2015 per i parigini hanno passato le 72 ore più drammatiche, quando alle ore 11:30 del mattino, due fratelli armati di kalashnikov che sono introdotti nella sede del giornale satirico "Charlie Hebdo" che, da anni, era sotto il mirino dei terroristi, uccidendo 12 persone, tra cui il direttore Stèphane Charbonnier e i suoi disegnatori di vignette satiriche come Wolinsky, Cabou, Tignous e Honorè ( i suoi uomini più importanti ) fuggendo, hanno ucciso anche due agenti, per aver pubblicato una vignetta su Maometto.Alla fine, gli hanno indentificati come i fratelli Cherif e Said Kouachy, e come complice, un 18enne: dopo giorni di fuga, si nascondono in una tipografia a Dannamartin, prendendo in ostaggio alcune persone, tra cui un bimbo di sei mesi, ma poi vengono uccisi dai agenti speciali.

Questo è avvenuto per causa della loro religione islamica urlando "Allah è grande " perchè per l'Islam c'è stata un'offesa contro Maometto.

"Charlie Hebdo" nasce nel 1969 da un altro giornale, in cui nome dà omaggio a Charlie Brown dei Peanuts e dal vecchio presidente Charlie De Gaulle. Nel 2011 c'è stato già un avviso dai terroristi incendiando la redazione.

Dopo l'attentato, con l'aiuto del giornale "Liberation", continuavano a pubblicare: infatti il 15 gennaio, ancora notte, c'erano file di parigini alle edicole per comprare il giornale, e al mattino era tutto esaurito. Hanno stampato circa 500 milioni di copie che, di solito, stampavano tra i 50 mila e il 60 mila copie. Questo è stata la dimostrazione che i francesi non hanno paura e continueranno ad andare avanti.

Per omaggiare i suoi colleghi francesi, lo storico vignettista Emilio Giannelli del "Corriere della Sera" ha riprodotto a modo suo, una vignetta che c'era sulla copertina di "Charlie Hebdo", aggiungendo un suo pensiero: ma la libertà di satira la ucciderei mai.

David Cavallo

MILLERIGHE Mercoledì 14 gennaio sono andata assieme a Luana, David, Simone, Francesco, Claudia e Marisa ad ALESSANDRIA per partecipare ad un incontro con alcuni studenti liceali, per il progetto “MILLERIGHE. Il progetto di quest’ anno sarà basato su tre tematiche che sono queste 1) La violenza sulle donne 2) Lo sport 3) I prodotti OGM Il primo argomento è un problema attuale: la violenza sulle donne, un fatto c’è succede tutti i giorni , infatti le donne l’ha subiscono dal padre, dal marito , da un vicino di casa ecc . La violenza fatta su di loro è fisica cioè vengono picchiate, umiliate e trattate come oggetti . Il fatto che loro per vergogna preferiscono tacere e subire ( anche per anni ) invece di denunciare la cosa alla polizia . Perché se denunciano temono il giudizio della gente , cosa che le umilierebbe ancora di più . .L’ argomento che ho trovato più interessante è sui prodotti OGM cioè (ORGANISMI GENICAMENTE MODIFICATI ) usati in campo alimentare, agricolo,

medico,zootecnico e farmaceutico. Gli OGM sono organismi che vengono modificati in laboratorio al fine di rendere una pianta o un animale resistente alle malattie o cambiamenti climatici . Questa tecnica serve per conservare un prodotto più a lungo in modo che non si deteriora durante i lunghi viaggi . Mentre all’estero vengono usate queste coltivazioni, in ITALIA sono vietate perché potrebbe (il prodotto ottenuto ) essere dannoso per organismo umano . Mentre alcuni sono favorevoli a queste coltivazioni perché pensano che il prodotto ottenuto sia migliore, altri invece sono contrari perché secondo loro non si dovrebbe forzare la natura . Questo impegno (MILLERIGHE) si terrà a marzo a TORINO , e io mi impegnerò come ho fatto l’altra volta . Luisa Barbero

Mercoledì 14 abbiamo avuto un incontro in una

scuola ad Alessandria per parlare ai ragazzi quello che abbiamo svolto, nel 2014, noi ragazzi del giornalino Andeira. Abbiamo descritto ai studenti che genere di giornalino è Andeira, da dove proviene e chi fa parte ( volontari e ragazzi disabili ). Poi ognuno di noi, abbiamo raccontato le nostre esperienze e quello che abbiamo svolto durante l'anno. Io ho raccontato delle varie cose che abbiamo fatto, come il covegno sulle impronte digitali nel comune di Castellazzo Bormida, con l'ispettore Giuliani, proveniente da Torino: era molto interessante. Sempre a Castellazzo, abbiamo partecipato alla festa "fuoco e musica", dove si suonava e c'erano numeri con il fuoco, poi siamo andati al centro diurno di Ovada "Lo Zainetto" che c'era stata la grigliata, prima delle vacanze estive e poi, al battesimo delle moto, che chi voleva fare un giro per il paese di Castellazzo. Ma l'esperienza più bella è stata fatta nella prima settimana di ottobre, quando siamo andati ,per cinque giorni, a fare un reportage all'Aqulia dopo cinque anni del violento terremoto. Poi ho dato la parola a

Luisa dove ha raccontato quello che abbiamo fatto in quei giorni all'Aqulia. Dopo che ha spiegato, abbiamo visto un video sulle interviste ai giornalisti e studenti e abbiamo parlato anche in una radio locale. Poi, un ragazzo della scuola, ci ha invitato il 27 marzo a Torino a un convegno dove si parlerà del cibo, dello sport e sulla violenza delle donne. David Cavallo

 Con l'associazione Andeira il 14 u.s siamo andato in Alessandria, presso il Provveditorato agli Studi per mostrare ad alcuni ragazzi di scuola superiore un filmato sul campus dell'Aquila-   lo scopo era quello di far vedere a qui ragazzi il disastro del terremoto del 2005. La visione è stata introdotta da Devd Cavallo, giornalista di Andeira successivamente ha parlato anche la mia amica Luana con la quale ho diviso la camera nell'Ostello dell'Aquila. I ragazzi si sono mostrati molto interessati al nostro reportage, soprattutto perchè hanno potuto constatare che dopo cinque anni c'è ancora molto da ricostruire, come la casa dello studente.Sono rimasta

molto contenta che quei ragazzi hanno apprezzato il nostro lavoro. Claudia Corradi

E’ STATO confermato anche quest’anno, in considerazione della grande partecipazione degli Istituti Superiori e delle Agenzie Formative della Provincia( 17 su 19 ) e di oltre duecento studenti, il progetto “ MILLERIGHE “. Il progetto nasce con l’obiettivo di valorizzare il giornale studentesco come strumento di espressione, luogo di affermazione delle qualità dei ragazzi, quale forma di aggregazione diversa da quella del percorso scolastico normale , nonché terreno di confronto ed incontro tra istituzioni e nuove generazioni. La Provincia ha il compito di proporre idee e stabilire i confini del percorso, tutto il resto nasce dallo scambio paritario, nel quadro delle attività, ed i diversi percorsi editoriali rimangono autonomi ed indipendenti, intervenendo con un contributo economico a sostegno della stampa delle copie dei giornalini scolastici, è prevedendo inoltre la possibilità di organizzare momenti di formazione concordati con le scuole. Sono previsti incontri mensili fino a Maggio 2015. Tra le azioni previste per la realizzazione del progetto si prevede: • coinvolgimento di tutti gli istituti superiori della Provincia di Alessandria attivando interventi diversificati rispetto alle zone della Provincia • la partecipazione al coordinamento interprovinciale della stampa studentesca per la realizzazione del 22° Convegno della Stampa Studentesca , previsto nel mese di Marzo 2015 a Torino

 

Ecco cosa vorrei raccontarvi questo mese……..

Laura Vignieri Ciao a tutti; sono una ra-

gazza non vedente. Per

scrivere ho a disposizione

un piano di gomma e un

foglio ruvido. Con questo

materiale riesco a esprime-

re i miei pensieri e le mie

emozioni. Spero che leg-

germi sia di vostro gradi-

mento.

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Bozza del progetto Andeira: L’associazione di volontariato Andeira nasce per dar vita ad

un progetto assistenziale, culturale, sociale e ricreativo il cui scopo consiste nella creazione e coordinamento di un gruppo di persone diversamente abili appartenenti a differenti centri diurni,residenziali o coinvolti in singoli progetti educativi con lo scopo primario di collaborare,sotto la supervisione di educatori/operatori,volontari, referenti, alla stesura di un periodico (mensile) distribuito nei territori cui i ragazzi appartengono (basso Piemonte e Liguria) ed alla realizzazione del quale ciascuna persona darà il proprio contributo tramite un elaborato personale (uno o più articoli corredati da foto, disegni o elaborazioni grafiche di altro genere) partecipando, inoltre, attivamente e criticamente, alla realizzazione dell’elaborato degli altri membri dello staff del periodico stesso.

Nuovo Consiglio direttivo dal Gennaio 2015:

Giuseppe Ravetti – Presidente

Michele Rolla – Vice Presidente

Elisa Regaglio - Segretario

Maddalena De Silvestro – Consigliere

Marisa Rossi – Consigliere

“Andeira”

Direttore Responsabile: Mimma Caligaris

Associazione di volontariato “Andeira” Vicolo Noè n.30/C, c.a.p. 15073

Castellazzo Bormida (AL)

Per info e contatti: Giuseppe Ravetti: cell. 3285316610 - mail: [email protected]

Maddalena De Silvestro: cell. 3477753736 - mail: [email protected]

Sostenete il progetto “Andeira”: Banco posta – n. di C/C: 4892762 – Iban: IT21 Q076 0110 4000 0000 4892 762