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Matteo Fato VarioA R T

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M a tt e o F a t o VarioART Senza titolo con cane che si lecca china su carta, compo- sizione di 2 fogli / indian ink on paper, composition of 2 sheets 130x100cm, 2006 Montagna olio su tavola/oil on wood 70x80cm, 2002 !m’a:t?t”e(o)f;a.t,o (05=854,865cm2), 2009 Simone Ciglia In copertina foto Claudio Carella Autoritratto sullo specchio con specchio tondo sulle mutande serigrafia su carta / silk screen on paper 90x160cm, 2005

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Una volta che il talento e i disegni di un miniaturista penetrano nella nostraanima, diventano per noi un criterio di bellezza del mondo intero.Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso

È come se Matteo Fato scrivesse le sue immagini. Scrittura e pittura difatti sono sorel-le nelle culture orientali. Il segno che dà la forma è lo stesso: abbreviato nella scrittu-ra, esteso nella pittura. A questa immensa cultura figurativa l’artista ha guardato negliultimi anni, soprattutto per il tramite del pensiero di François Cheng. È stato comericonoscere sé stessi in qualcosa di radicalmente altro, poiché l'indagine sul segnoattraversa tutta la sua ricerca. L’opera di Fato si situa così al punto di incontro di tra-dizione e contemporaneità, di occidente e oriente. Come una larga parte delle ricerche contemporanee, anche la sua è caratterizzatadall’utilizzo di una pluralità di media: pittura, video, installazione, scultura. “Una pitturacome dettato della realtà”, nelle sue stesse parole, scandisce l'esordio. I classici sog-getti accademici (nudo, natura morta, ritratto, autoritratto) sono riletti attraverso lamediazione della fotografia, realizzata con l’uso di un obiettivo grandangolare “fish-eye” che genera distorsioni prospettiche. La traduzione pittorica viene poi condotta inmodi energicamente gestuali e cromaticamente saturi. Allo stesso modo Fato si èdedicato alla sperimentazione di varie tecniche di incisione e stampa, spesso combi-nandole insieme. Da questa preliminare ricognizione della realtà la sua attenzione si èconcentrata “sull’analisi dell’intesa tra immagine e puro segno, sul momento appenaprima che il segno diventi linguaggio riconoscibile. Un bilico rappresentativo in cui lin-guaggio viene addomesticato e disciplinato affinché trovi posa sul limite della realtà”.Lo studio della pittura cinese tradizionale ha guidato una serie di opere a china. Conuna estrema economia di mezzi, il segno si è ridotto ai soli colori nero e blu, utilizzatiper le loro valenze simboliche: il nero come sintesi di tutti i colori dell’arcobaleno, il blucome tensione verso l’infinito. Animali piante rocce nuvole: la natura costituisce l’ar-gomento privilegiato del discorso di Fato. L’immagine è risolta nella cadenza dellalinea, che oscilla tra puro segno e rappresentazione. I modi orientali sono assuntisecondo un accento del tutto proprio, che trae dall’universo del visibile la propriaragione e il proprio piacere.“Una sorta di esigenza pittorica” è anche la ragione di un nuovo elemento che è entra-to a fare parte recentemente del suo lavoro: la scultura. Con essa il discorso si esten-de allo spazio installativo, concepito come “foglio in cui disporre pittoricamente glioggetti”.Nella produzione video si ha un ulteriore sconfinamento del suo linguaggio. Il mediumviene utilizzato dapprima come supporto del segno: ciascuna opera si compone dicentinaia di disegni eseguiti con la penna grafica e montati in sequenza. Il punto dipartenza è determinato sempre dal dato reale filmato, cui segue la conversione neldisegno, in un alternarsi dei due piani. L’esito è una inedita interpretazione di una tec-nica tradizionale tramite un accorto uso della tecnologia digitale. La colonna sonora–che spazia da Bach al pianismo contemporaneo– non è semplice accompagna-mento, ma parte essenziale dell’azione e sua misura. Una sequenza del film diGiuseppe Tornatore La leggenda del pianista sull’oceano suggerisce il primo videori...Tornatore (807 disegni, 2002): con toni di intenso lirismo la musica diventa trami-te di un incontro tra un uomo e una donna. La narrazione del sé attraversa l’interaopera dell’artista, e si svolge in Autoritratto (1) (1093 disegni, 2006) nella descrizionedell’inizio senza fine di una giornata; la stessa vena intimista si riscontra anche ne IlTaccuino (2002). In Senza titolo con fiamma (561 disegni, 2006) viene rappresenta-ta l’accensione di un fiammifero e la sua consunzione. Questa azione minimale è evo-cativa di molteplici interpretazioni, quasi una moderna vanitas. Nelle ultime prove[(Senza titolo)] (Stop-motion video, 2009) si assiste a una nuova declinazione delmezzo, più letterale, segnata da un impiego della realtà “come struttura di supportosu cui il disegno è messo in scena”.

Simone Ciglia

Matteo Fato

Montagna olio su tavola/oil on wood 70x80cm, 2002

Senza titolo con cane che si lecca china su carta, compo-sizione di 2 fogli / indian ink on paper, composition of 2sheets 130x100cm, 2006

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,o (05=854,865cm2), 2009

Autoritratto(1) disegno dal video / drawing from video n° 0018/1093, 2006

In copertina foto Claudio Carella

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Autoritratto sullo specchio con specchio tondo sulle mutande serigrafia su carta / silk screen on paper 90x160cm, 2005

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Once the talent and draughtsmanship of a miniaturist penetrate our soul theybecome the criteria of beauty with which we confront the world.Orhan Pamuk, My name is red

It is as though Matteo Fato had written his images. Writing and painting are, in fact,sisters in eastern cultures. The mark that gives form to both arts is, in fact, the same:abbreviated in calligraphy, extended in painting. Over the course of the last few years,this impressive figurative culture, as recounted by philosopher Francois Cheng, hasrepresented an important point of reference for the artist. Engaged concern for theexpressive and linguistic potential of the mark has always driven the artist’s research,thus this more recent encounter has been like a recognition of self in something radi-cally other and it is in this sense that Fato’s oeuvre may be defined as the articulationof a moment in which tradition and contemporaneousness, east and west, meet.As tends to be the case with most contemporary research, Fato’s practice is charac-terized by the use of a plurality of medium including painting, video, installation andsculpture. The notion of, in his words, “painting as dictation of reality” is the incipit tothe story he has unfurled. Classical academic subjects –the nude, the still life, the por-trait, the self-portrait– are reinterpreted through photographic mediation, realized usinga wide angle “fish-eye” lens that generates perpectival distortions. Translation intopainting is realized through energetic gesture, chromatically saturate. Fato has alsoexperimented with similar processes in printmaking and engraving, confronting repre-sentation in the exploration of various techniques, often times combining a variety ofmethods. From this preliminary reconnaissance of reality, Fato’s work has concentra-ted upon, what he refers to as, an “analysis of the relationship between image andpure mark: of the instant in which the mark becomes sign, thus, recognizable langua-ge: hanging in the balance where language becomes domesticated and disciplinedto rest upon the limits of reality”. The study of traditional Chinese painting lead to thecreation of a series of works in India ink and, with an extreme economy of means, themark is reduced to black and blue, colors used for their symbolic values: black as thesynthesis of all colors, blue as tension towards the infinite. Animals plants rocksclouds: here, nature constitutes the privileged subject of discourse. The image isresolved in the cadence of line, oscillating between pure mark and representation.Thus an eastern approach to the image is assumed but with an accent all its own,educing its own reason and pleasure from the universe of the visible.“A sort of painterly exigency” is also the motivation for another element vital to Fato’spractice: sculpture. Through his installations, painting extends into space and the con-textualizing environment is treated as a “support upon which objects are arranged aspainterly compositions”. For Fato, video represents an ulterior opportunity to further broaden his understandingof how language functions. Medium is, once again, utilized as support for the markas each work is composed of hundreds of drawings executed with a graphics tablet,then edited in sequence. The point of departure for these drawings is always film foo-tage transformed into drawing through a process of computer-assisted observationalstudy and constant interchange between the real and the drawn. The result is anunprecedented interpretation of a traditional technique through adroit use of digitaltechnology. The soundtrack –ranging from Bach to contemporary pianists– is notmere accompaniment but an essential part of the action and its unit of measure. Asequence of the film The Legend of 1900 by cineaste Giuseppe Tornatore is appro-priated and reinterpreted in Fato’s first video ri...Tornatore (807 drawings, 2002) wherethe lyric intensity of a pianist’s spontaneous performance gives voice to the dialogueof glances exchanged with a passing woman.Narration of the self is a motif oft-repeated by the artist, and in Self-portrait(1) (1093drawings, 2006), manifests as the description of the beginning of a typical day; A simi-lar sense of intimacy exudes in The notebook (2002). In Untitled with flame (561 dra-wings, 2006) the minimal action of a hand striking a match to watch the consumptionof its flame is suggestive of multiple interpretations, a modern vanitas; in [(Untitled)](stop-motion video, 2009), a new declension of video as linguistic means, more lite-ral, is characterized by the use of reality “as a support structure upon which drawingis staged”.

Simone Ciglia

Translated by Emily Verla Bovino

Senza titolo china su carta, composizione di 5 fogli /indian ink on paper, composition of 5 sheets276x159cm 2008

Matteo Fato veduta dell’installazione / installation viewsolo show, Warehouse, Teramo 2008

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,o ferro, neon dimensioni variabili / iron, neon, dimension variable GalleriaCesare Manzo Pescara 2009 foto Paolo Angelucci

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!m’a:t?t”e(o)f;a.t,oveduta dell’installazione /installation view solo show Galleria Cesare Manzo Pescara2009 foto Paolo Angelucci

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,oferro, legno / iron, wood dimensioni variabili / dimensionvariable, Galleria Cesare ManzoPescara 2009 foto Paolo Angelucci

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,oveduta dell’installazione /installation view solo show Galleria Cesare Manzo Roma 2009 foto Paolo Angelucci

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,oveduta dell’installazione /installation view solo show Galleria Cesare Manzo Roma 2009 foto Paolo Angelucci

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Senza titolo con Gabbia veduta dell’installazione / installation view Miart Milano 2009

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Matteo Fato (Pescara 1979) vive e lavora a Pescara. Dal 2003 il suo lavoro è stato esposto in varie istituzioni nazionali e inter-nazionali, in gallerie e festival come il Centro per l’ Arte ContemporaneaLuigi Pecci, Prato; Galleria Cesare Manzo Roma/Pescara; GalleriaRiccardo Crespi, Milano; MLAC, Roma; Galleria Annarumma 404,Napoli; Daniele Ugolini contemporary, Firenze; Mudima 2, Berlino,Germany; Warehouse, Teramo; MNAC, Bucharest; ACAX, Budapest;Kasa Gallery, Istanbul; GC.AC, Monfalcone; CIAC, Genazzano;Ingràfica09, Cuenca Spagna; 45° Mostra internazionale del nuovo cine-ma, Pesaro; SPAC, Buttrio; Mestre Film Fest, Venezia; 26cc, Roma;ARTISSIMA14, Torino. Nel 2006 ha partecipato a Fuori Uso - Are youExperienced?, a cura di Nicolas Bourriaud e nel 2008 è stato seleziona-te per un workshop presso la Fondazione Spinola Banna a Torino conAdrian Paci come visiting professor. Attualmente è docente di Tecnichedell’incisione presso l’ Accademia di Belle Arti di Urbino.

Matteo Fato (Pescara 1979) lives and works in Pescara, Italy.Since 2003, his work has been exhibited both nationally and internatio-nally in such institutions, galleries and festivals as the Centro per l’ArteContemporanea Luigi Pecci, Prato; Galleria Cesare ManzoRome/Pescara; Galleria Riccardo Crespi, Milan; MLAC, Rome; GalleriaAnnarumma 404, Naples; Daniele Ugolini contemporary, Florence;Mudima 2, Berlino, Germany; Warehouse, Teramo, Italy; MNAC,Bucharest; ACAX, Budapest; Kasa Gallery, Istanbul; GC.AC,Monfalcone; CIAC, Genazzano, Italy; Ingràfica09, Cuenca Spain; 45°Mostra internazionale del nuovo cinema, Pesaro; SPAC, Buttrio, Italy;Mestre Film Fest, Venezia; 26cc, Roma Italy; ARTISSIMA14, Torino, Italy.In 2006, he participated in Fuori Uso - Are you Experienced?, curated byNicolas Bourriaud and in 2008, he was selected to take part in an invita-tional workshop at the Fondazione Spinola Banna in Turin with visitingprofessor Adrian Paci. He currently teaches Printmaking at theAccademia di Belle Arti di Urbino (Italy).

La pittura è fatta di parole che non abbiamo il coraggio di pronunciareConversazione tra Matteo Fato e Luigi Fassi

…C’è un celebre brano di de Saint-Exupéry, quando il Piccolo Principeincontra la volpe e si intrattiene in dialogo con lei. La volpe chiede alPiccolo Principe di addomesticarla, spiegandogli come questo ritoculturale possa realmente riempire i vuoti, per usare la tua espressio-ne, sancire un’amicizia e una vicinanza indissolubile tra loro due,dando frutti di inestimabile valore. La relazione di esperienza recipro-ca tra l’uomo e la natura, sta forse tutto nelle poche parole di questobrano illuminante. Ciò mi rafforza nella possibilità di leggere i tratti deituoi nuovi disegni come gesti di addomesticazione, come se median-te lo stendersi dei segni a china tu continuassi a indagare il rapportointimo e misterioso che lega inscindibilmente il destino dell’uomo aquello della natura e di tutte le specie animali.

Proprio di recente mi è capitato di sfogliare il bellissimo testo di cuiparli. Addomesticare il segno è difatti quello che ricerco. L‘inestima-bile valore della creazione di un rapporto gestito dalla disciplinataosservazione dell’esperienza reciproca.In qualsiasi rapporto tutto è sempre basato sullo stare in bilico. Sulfunambolico gioco dell’inconsapevole. Nel mio caso questo vicende-vole scambio di sguardi riguarda il segno e la rappresentazione. La ricerca cioè di un’intesa inerente l’immagine e il puro segno.Il frutto che coltivo deve sempre essere questo equilibrio fermato neltempo, come lo scatto fotografico di un istante che precede la pos-sibile caduta. Mentre ti scrivo capisco che la mia è un’amicizia tra uomo e segno.Il segno si disegna natura.

Estratto dal catalogo della personale di Matteo Fato, Galleria Daniele UgoliniContemporary, Firenze, Marzo 2008.

Painting is made of words that we don’t have the courage to sayA conversation with Matteo Fato and Luigi Fassi

…There is a celebrated passage by de Saint-Exupery, when the LittlePrince meets the wolf and he stops to talk with it. The wolf asksthe Little Prince to domesticate it, explaining to him how this culturalrite can truly fill the voids, to use your expression, sanction a friend-ship and an indissoluble closeness between the two of them, givingthem rewards of inestimable value. The connection of reciprocalexperience between man and nature perhaps is at the heart of thefew words of this illuminating passage. This reinforces in me thepossibility of reading in the traces of your new designs gestures ofdomestication, as if through the laying out of your Indian ink signs,you are continuing to investigate the intimate and mysterious rela-tionship that indissolubly ties the destiny of man to that of natureand all species of animals.

Just recently I happened to glance through the very beautiful textthat you’re speaking of. To domesticate the gestural sign is in factwhat I seek to do. It is the inestimable value of the creation of arelationship maintained by the disciplined observation of reciprocalexperience. In any relationship everything is always based on stayingin balance, on the acrobatic game of the unconscious; in my case,on this mutual exchange of glances regarding the gestural sign andthe representation. That is, the search for an intrinsic understandingbetween the image and the pure gestural sign. The result that I cul-tivate always has to be this equilibrium stopped in time, like a cam-era shot of an instant that proceeds the possible fall. While I’m writ-ing to you I understand that mine is a relationship between man andsign. The sign illustrates nature.

…Extract from the catalogue of the solo exhibition, Matteo Fato, Daniele Ugolini Contemporary, Firenze, March 2008.

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