etCetera 4 (As 2010/2011)

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etCetera Periodico di informazione a cura degli studen del liceo Scienfico e Classico Majorana liceomajoranadesio.forumfree.it Numero 4 - 2011 Gennaio/ Febbraio Cogestione 2011 “Bisogna che tuo cambi perché nulla cambi”, dicono. Noi ci abbiamo provato, e i risulta non si sono fa aendere. (connua a pag. 4) Jimi Hendrix Jimi Hendrix, il musicista di Seale che ha completa- mente mutato l'approccio alla chitarra elerica inven- tando un nuovo sle vul- canico che ruppe con la tradizione... (connua a pag. 17) Hereafter Per quanto possa essere spaventoso e sgradevole come pensiero, l’esperienza della morte può capitare a chiunque, senza limi di alcun po ed in qualsiasi momento. (connua a pag. 11) Tre diversi momen dell’assemblea sulla Me- moria, tenutasi il 27 Gennaio presso il nostro Liceo.

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Quarto numero di etCetera, anno scolastico 2010/2011

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etCeteraPeriodico di informazione a cura degli studenti del liceo Scientifico e Classico Majoranaliceomajoranadesio.forumfree.it Numero 4 - 2011 Gennaio/ Febbraio

Cogestione 2011

“Bisogna che tuttocambi perché nullacambi”, dicono. Noi ciabbiamo provato, e irisultati non si sonofatti attendere. (continua a pag. 4)

Jimi Hendrix

Jimi Hendrix, il musicista diSeattle che ha completa-mente mutato l'approccioalla chitarra elettrica inven-tando un nuovo stile vul-canico che ruppe con latradizione... (continua a pag. 17)

Hereafter

Per quanto possa esserespaventoso e sgradevolecome pensiero, l’esperienzadella morte può capitare achiunque, senza limiti dialcun tipo ed in qualsiasimomento. (continua a pag. 11)

Tre diversi momenti dell’assemblea sulla Me-

moria, tenutasi il 27 Gennaio presso il nostro

Liceo.

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La raccolta differenziata al Majorana: istruzioni per l’uso

Giulia Zaina, 4° a

metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Scuola V 2 Scuola

Ore 11.05: intervallo! Posare la penna, chiudere il libro

e fiondarsi fuori dall’aula: sono le classiche azioni che

compiamo ogni giorno al suono della tanto attesa cam-

panella. Seguono grasse risate con compagni, le inter-

minabili code alle macchinette che finiscono sempre

per farti perdere i primi 5 minuti della quarta ora, con

conseguente nota sul registro, e le travolgenti corse

lungo le scale e i corridoi per accaparrarsi la merenda

che hai iniziato a desiderare ardentemente alle 8 e 13

minuti (di norma l’ultimo esemplare rimasto lo ruba

sempre il tizio davanti).

Ma ecco che entri in possesso del tuo nutrimento, non

lo guardi neanche: lo addenti con ferocia, lacerandolo

mortalmente e finendolo già per metà; poi lo ingurgiti

senza ritegno, masticando a bocca aperta e ignorando

le facce schifate e sconvolte delle tue compagne di

classe perennemente a dieta. Termini il tuo pasto, poi

lanci la carta appallottolata nel cestino più vicino fa-

cendo vedere a tutti quanto sei bravo a fare canestro

(e infatti sbagli sempre) e te ne torni in classe sazio e

con immensa soddisfazione.

Eh no: stop! Così non va! Infatti questo, oltre a essere

un’affidabile ricostruzione delle mosse dello studente

majorano medio durante i suoi 10 minuti di intervallo,

è anche un articolo sulla raccolta differenziata presente

nella nostra scuola. Spero non si sia creato un virtuale

silenzio imbarazzante legato all’espressione “raccolta

differenziata presente nella nostra scuola”.

Per chi non lo sapesse (ma anche per coloro che ne

sono a conoscenza ma non se ne curano) la raccolta dif-

ferenziata al Majo non è più fantascienza, e anche da

un po’ di tempo ormai. Dopo tutto basta guardarsi at-

torno lungo i corridoi della scuola per accorgersi che

oltre ai classici cestini è possibile anche individuare dei

contenitori per soli bicchieri, altri che sono destinati

solo alla plastica e alle lattine oppure quei grandi paral-

lelepipedi bianchi per carta e cartone, uno su ogni

piano: la raccolta differenziata al Majorana esiste.

Effettivamente è una procedura che può mandare

in confusione, è vero. Quando si ha in mano il bic-

chierino vuoto del caffè col fondo di zucchero ap-

piccicoso è difficile individuare la sua destinazione:

carta, plastica o indifferenziato? E per l’involucro

del panzerotto e dell’hot-dog è lo stesso: va buttato

nei contenitori bianchi per carta e cartone, o il

fondo unto e grondante dovrebbe suggerirci un’al-

tra destinazione? È una dura scelta, c’è da ammet-

terlo.

D’altra parte, però, accade anche che per negli-

genza o per pigrizia spesso decidiamo di sbarazzarci

della nostra spazzatura nel cestino più a portata di

mano, pur riconoscendo che è quello sbagliato, ma

senza farci neanche troppo caso. Di certo non è la

fine del mondo se gettiamo un foglio di carta nel-

l’umido o il bicchierino del caffè nell’alluminio: non

facciamo del male a nessuno.

Tuttavia più o meno tutti dovremmo sapere che

circa a un chilometro dalla nostra scuola e dai nostri

polmoni c’è il simpatico inceneritore di Desio: lì i ri-

fiuti che non possono essere riciclati vengono im-

mancabilmente bruciati. E quell’aria noi majorani,

che siamo così vicini, non possiamo davvero fare a

meno di respirala, anche se proprio non vorremmo,

tutti i giorni, per cinque anni.

Alla fine pensandoci bene non costa neanche molto

la differenziazione dei rifiuti: basta leggere la scritta

sul cestino, vedere se è compatibile con l’elemento

indesiderato che tieni tra le mani, buttarlo, o in al-

ternativa fare due passi verso l’altro contenitore.

Semplice, no?

Vero è che non ci sono mai state grandi campagne

di sensibilizzazione su questo tema nel nostro isti-

tuto e che di circolari al riguardo sono arrivate dav-

vero raramente. Ad esempio, sono davvero pochi

gli studenti che sono a conoscenza della semplice →

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metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3m

Scuola V 3 Scuola

ma importante iniziativa che consiste nel raccogliere

tappi di bottiglia, i quali, tramite un membro della se-

greteria, vengono destinati all’ospedale Niguarda di Mi-

lano per contribuire ai trapianti di midollo osseo.

Tuttavia quest’anno sono previsti dei corsi ed anche un

progetto, organizzati da alcuni professori, che mire-

ranno ad informare e a rendere più partecipi tutte le

componenti scolastiche.

Abbiamo sentito il parere della Professoressa Patrizia

Proserpio, la quale si è occupata della raccolta differen-

ziata all’interno della nostra scuola da quando que-

st’iniziativa è nata.

1. In che anno è stata introdotta la raccolta differen-

ziata nel nostro istituto?

Da circa tre anni.

2. Chi ha avuto l'iniziativa e perché?

Era una cosa che si pensava da anni ma il Comune di

Desio non forniva materiale e indicazioni, pur affer-

mando che é obbligatoria in tutto il Comune e che dun-

que avremmo potuto prendere una multa stratosferica.

E' stata costituita una "Commissione responsabili am-

bientali", della quale ero membro e, insieme ai colleghi,

abbiamo avviato la raccolta. E' stato semplicissimo.

3. Chi se ne occupa oggi?

In realtà é il personale non docente che tiene conto dei

giorni per le varie raccolte... Secondo me, sarebbe ne-

cessario rinfrescare le idee agli studenti perché spesso

vedo che la raccolta non é fatta come si deve.

4. I bidoni a scuola sono molti e specifici, giustamente;

tuttavia, stando a ciò che mi hanno fatto notare alcune

bidelle, gli studenti e i professori, purtroppo, non ri-

spettano la differenziazione. Questo fatto è stato in-

dividuato da chi si occupa della raccolta differenziata

a scuola?

La Commissione di cui sopra non esiste più, ma ho sco-

perto un mese fa che fa parte dei doveri del CIC l'essere

responsabili ambientali. Si vede che é il mio destino,

visto che faccio parte del CIC. Sì, mi sono accorta che le

persone non si impegnano a sufficienza e stiamo pen-

sando di migliorare la raccolta e di avviare un corso per

tutte le classi in modo da sensibilizzare tutti quanti, col-

leghi inclusi.

5. è già stato preso in passato qualche provvedi-

mento per sensibilizzare coloro che vivono nel-

l'ambiente scolastico riguardo questa mancanza?

Non ancora ahimè. Tieni conto che la sede nuova

é grande e forse manca qualche contenitore per la

differenziata...

6. Si ha in mente qualcosa di più per sensibilizzare

ulteriormente studenti, professori e personale

scolastico?

Come ti ho detto, e come i miei studenti possono

confermare, ci tengo molto e ho contattato Lega

Ambiente per avere un aiuto e uno stimolo in più.

Penso che tutti gli utenti del Liceo a casa facciano

con attenzione la raccolta (incluso dei tappi) e non

vedo difficoltà a comportarsi nello stesso modo

nell'ambiente scolastico. Forse dunque sarebbe in-

cisivo riprendere chi butta le lattine nei cestini o i

bicchierini nella pattumiera per i tappi. O forse

avrebbe senso far sapere a tutti dove finiscono

questi tappi...

Il simbolo del riciclaggio.

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Cogestione 2011Achille Taccagni, 4° a

metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Scuola V 4 Scuola

“Bisogna che tutto cambi perché nulla cambi”, dicono.Noi ci abbiamo provato, e i risultati non si sono fattiattendere. La cogestione quest’anno è stata un verosuccesso, sia per quanto riguarda l’affluenza, sia per illivello delle attività proposte. Non voglio raccontarvi ilprogramma, che già conoscete (questo articolo è perchi ha partecipato, tu che sei rimasto a casa a dormirepuoi cortesemente andare a fare in quel posto che staipensando, oppure più semplicemente girare pagina).Voglio invece soffermarmi su alcuni numeri. I 4 volen-terosi nobilissimi abilissimi Spalmatori di Nutella chevi hanno deliziato in queste fredde mattine primaverilihanno finito ben 13 vasetti di crema alla nocciola(sento già svenire il professor Marottoli), spalmati su26 confezioni di morbidissimo pane bianco a fette. Iltutto annaffiato da 22 bottiglie di tè freddo: gli stu-denti si sono rivelati talmente famelici che per il mart-edì è stata necessaria una seconda spesa. Tutto ciò èstato pagato con i soldi avanzati dall’ordine delle 230pizze che i Majorani hannosbranato durante la pausa pranzo del lunedì: non ne èavanzata nemmeno una briciola. Stando al registro delle firme, le 4 conferenze durantela mattina del 21 hanno attirato 481 studenti (priminiin testa a quota 143, maglia nera alle quinte con sole52 presenze); almeno un centinaio, dato non confer-mabile, hanno proseguito la loro giornata a scuola perseguire uno dei 7 incontri del pomeriggio, o per vedereuno dei 2 film scelti da una giuria degna dell’Academy.Le firme del secondo giorno rivelano un sostanzialecalo delle presenze, ma forse questo è dovuto anche,o almeno così speriamo, alla difficile reperibilità deiregistri: solo 266 presenti, un po’ pochino, ma del resto

così è sempre stato.

Chissà perché poi lo studente medio viene il primo

giorno e bigia il secondo, e non il contrario: non

sarebbe più intelligente saltarsi il primo? Così se il

giorno dopo la cogestione avete qualche verifica,

potete piazzare gli appunti stampati su carta lucida sul

banco in tutta pace e serenità. Però il primo giorno c’è

un’aria diversa, di nuovo, di unione, di pace e amore..

La soluzione è venire entrambi i giorni, e buonanotte

al secchio.

Fatto sta che le 10 conferenze (abbiamo voluto incre-mentare l’offerta nel secondo giorno proprio per

invogliare gli studenti a partecipare) e i 2 film dimartedì 22 hanno comunque raccolto un discretosuccesso, fornendo momenti memorabili agli stu-denti che vi hanno assistito. Chi, per esempio, avesseaperto la porta della classe 1a tra le 11.30 e le 13,sarebbe rimasto colpito dalla quantità di ragazzi, ad-dirittura 60, ammassati in un così piccolo spazio, tuttilì convenuti per seguire la conferenza della WaterRockets Corp. e dei suoi razzi ad acqua.Permettetemi di farvi notare la varietà degli argo-menti proposti: abbiamo spaziato dalla contrac-cezione alla fantascienza, dalle battaglie nella storiaalla bossa nova, dalla tossicodipendenza alla storiadel fumetto, e queste sono solamente una piccolaparte. Non sono poi mancati alcuni cavalli dibattaglia delle passate edizioni, come il Laboratoriodi giocoleria, l’aula musicale e quella per accaniticinefili. Con questa varietà abbiamo cercato distuzzicare l’interesse del maggior numero possibiledi studenti: oltre a tutto ciò vi prepariamo anchepane e Nutella, cosa volete di più?Questa grande offerta rappresenta già di per sé uncambiamento rispetto agli anni scorsi, in cui la co-gestione era più simile a un’assemblea monotemat-ica con laboratori al pomeriggio; ma ciò che davveroha costituito una rottura col passato è stata la tantodiscussa abolizione dei tornei sportivi. Questi eranodiventati nel tempo sempre più confusionali, lapalestra sempre più sovraffollata, i professori sem-pre più nervosi, fino al diktat dell’anno scorso per cuinon ci era stato concesso lo spazio necessario e itornei si erano svolti grazie al bel tempo nel campoesterno, senza la minima sorveglianza. Quest’annoabbiamo preferito fare della palestra uno spazio perconferenze, non senza problemi tecnici: è la primavolta che ci proviamo, ogni errore serve da lezioneper l’anno prossimo. Un successo e un riscatto, dunque, dalle protesteche avevano accompagnato la precedente edizione:non potevamo chiedere di meglio.Grazie infinite a tutti coloro che si sono impegnatiper l’organizzazione di questi due giorni. Arrivederci alla prossima edizione!

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TORNIAMO A PALRLARE DI MAFIA,FACCIAMOLO ORA, QUI.

Una serie di tre incontri con la città per parlare del problema della mafia,qui a Desio e nella Brianza, tra questi tre ho deciso di raccontare quello

che mi è sembrato più significativo.

Marta Tagliabue, 4° E

Attualità Q 5 AttualitametCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Il 22 Gennaio, nella sala Pertini di Desio si è te-

nuto un incontro dal titolo “prima di tutto lega-

lità”, organizzato dal Partito Democratico, con

tema la lotta alla criminalità organizzata.

Sta ad Enzo Ciconte [giornalista e docente di sto-

ria della criminalità organizzata] introdurre, in

una sala gremita. Il suo discorso inizia con l’augu-

rio che finalmente, dopo trent’anni d’indiffe-

renza, ci si sia resi conto che il problema della

criminalità organizzata di stampo mafioso è una

realtà radicata anche nei territori del nord e lo di-

mostrano i recenti avvenimenti di Desio e din-

torni, che vedono collusioni tra la ‘Ndrangheta e

il potere politico. Il dott. Ciconte afferma che un

radicamento così forte è stato causato da una

enorme sottovalutazione del problema, infatti le

prime relazioni della Commissione Antimafia

sulla

presenza di organizzazioni criminali di stampo

mafioso a Milano risalgono al 1990, mentre a li-

vello locale si è sempre negata la presenza di tali

organizzazioni sul territorio. A questo punto il

moderatore [Danilo Di Biasio, direttore di Radio

Popolare] lo interroga sul motivo della diffusione

delle mafie in Lombardia. Ciconte risponde evi-

denziando come il “soggiorno obbligato”, spesso

accusato di esserne causa prima, abbia contri-

buito certamente al radicamento delle mafie nel

territorio, ma non ha avuto un evidente ruolo di

rilevanza in tale processo, questo poiché la crimi-

nalità organizzata è da sempre attratta dai centri

di potere e di denaro, com’è infatti la Lombardia.

L’intervento termina con un appello alla società

e alla classe politica, affinché ognuno faccia la

propria parte in questa grande sfida che deve

coinvolgere l’Italia intera. Successivamente viene

data la parola a Renato Mattioni [direttore della

Camera di Commercio di Monza e Brianza] il

quale presenta un’interessante indagine svolta

tra gli imprenditori del territorio. Alla domanda

“le organizzazioni di stampo mafioso vi causano

un danno economico?” l’80% risponde afferma-

tivamente e oltre il 96% degli stessi ritiene che

la crisi economica attuale favorisca gli affari delle

mafie. Quando poi viene chiesto loro se sia giu-

sto scendere a compromessi con queste organiz-

zazioni criminali solo poco più del 70% risponde

negativamente. Abbiamo invece una rottura di

opinioni quando gli stessi sono chiamati a dar ri-

sposta a questo quesito: “il federalismo sarà se-

condo voi utile a combattere le mafie e a favorire

quelle imprese che con esse non hanno mai col-

laborato?” il 55% degli imprenditori pensa di si,

in quanto vede nel federalismo una possibilità di

avvicinamento della politica a

imprenditori e società civile. E’ piuttosto interes-

sante analizzare questi dati in quanto emerge

che gli imprenditori hanno da una parte piena

coscienza del problema, dall’altra sentono di-

stanti le istituzioni e la politica. Subito dopo que-

sto intervento è il turno di Ilaria Ramoni di Libera

Lombardia, la quale si rallegra a proposito del-

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Attualità Q 6 AttualitametCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

l’organizzazione di un pomeriggio interamente de-

dicato al problema delle mafie al nord, poiché af-

ferma che fino a poco tempo fa si domandava di

continuo come si potesse fare antimafia “in un

luogo dove della mafia si negava l’esistenza”. In

questo modo mette in evidenza il tema dell’omertà

e di come l’omertà dimostri ancora una volta il

reale radicamento della criminalità organizzata sul

territorio. Interrogata da Danilo Di Biasio su come

Libera Lombardia aiuta le imprese a combattere le

infiltrazioni della criminalità organizzata, risponde

che è in progetto di aprire uno sportello dal nome

“SOS Giustizia” rivolto a tutti ed in particolare agli

imprenditori. In seguito prendono parola la consi-

gliera PD Ricchiuti e il candidato sindaco PD Corti,

i quali parlano della situazione cittadina. [Evito a

questo punto di riportare quanto detto a proposito

ella città di Desio in quanto ritengo sarebbe neces-

sario scrivere un articolo a sé per rendere giustizia

a quanto

accaduto recentemente nella politica cittadina.] A

conclusione dell’incontro parla Luciano Violante

[presidente della Commissione Antimafia dal 1992

al 1994] evidenziando come quella alla criminalità

organizzata non possa essere la battaglia di una

sola parte politica,

ma debba essere una sfida della politica in toto e

della società civile. Il rischio di sminuire il problema

è alto specialmente in una situazione di crisi come

questa,

e allora bisogna recuperare i valori di onestà, giu-

stizia e legalità poiché leggi e regole sono inutili se

non vi sono dei valori a reggerle. Violante si sof-

ferma poi sulla parola legalità come “fiducia nella

società retta da

regole e valori”. Conclude infine il discorso dicendo

che “la mafia tiene in piedi la politica come la

corda l’impiccato”, proprio per questo la politica

dovrebbe sentire un senso di appartenenza co-

mune verso questa lotta, poiché dividersi compor-

terebbe necessariamente avvantaggiare la

mafia. “Parlate della mafia. Parlatene alla

radio, in televisione, sui giornali. Però parla-

tene”: questo diceva Paolo Borsellino, e allora

penso sia un ottimo segnale il fatto che si di-

scuta, in questa città in particolare, di mafie,

perché riconoscere il problema è il primo passo

per combatterlo. La cittadinanza è stata

un’attenta partecipe di quest’incontro del 22

Gennaio così come di quello del 12 con Giulio

Cavalli. Devo però purtroppo riconoscere che

non vi è stata grande partecipazione da parte

dei giovani, forse complice il sabato di sole.

Non ci sono tuttavia giustificazioni, quella della

criminalità è una questione che riguarda tutti

e in particolare noi ragazzi che ci accingiamo

per la prima volta al voto, che vivremo la realtà

brianzola molto più di quanto faranno ormai i

nostri genitori e nonni. Forse sarebbe il caso,

almeno per queste fondamentali questioni, di

tornare a indignarsi.

Alcuni dei relatori dell’assembleasulla mafia organizzata dal PD di

Desio

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Attualità Q 7 AttualitametCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

L’uomo delle cose belleChi è, come pensa, che cosa sente uno scrittore

Samuele Tagliabue, 5° FUno scrittore, anche il più banale e inesperto, il mal-capitato studente che si accinge alla stesura di un temacome il più grande dei letterati, sa che di fronte allapagina bianca di un foglio è di fronte alla sua libertà,una libertà purissima e sacra. Che sia vincolato da unoschema determinato o completamente solo, abban-donato alla compagnia di se stesso, lo scrittore compieil suo miracolo, la sua opera d’arte riempiendo quelvuoto con la propria fantasia, come uno specchio delpensiero. Manifestare la fantasia, essenza reconditadella mente umana, è un grande gesto di altruismo edè necessario, per il bene stesso della razza umana, chesia rispettato da tutti. Innanzitutto, uno scrittore è im-mortale perché vive in ciò che scrive. Vive per l’eter-nità, in silenzio, non in qualche parola chiusa in unlibro, ma nelle sue parole, uniche al mondo, che lo ren-dono unico al mondo. Lo scrittore non è un precettore,né necessariamente una guida morale, né un socio-logo; piuttosto un esperto di anime, come un intransi-gente collezionista di farfalle o un astronomo in unametropoli, solo contro tutto e contro tutti, un’inutilepecora nera uscita dal gregge. Per nessuno scrittore èfacile dire di sì, come in un matrimonio, al suo pro-getto. Pensare di scrivere non è una vocazione, néun’occasione. Si scrive perché si ha qualcosa da dire eperché si sente il bisogno di non tenersi tutto per sé.Scrivere perché è una liberazione, perché comunicaretra uomini è un’arte e non solo i più sensibili vi rie-scono bene, ma tutti coloro che desiderano forte-mente mostrare se stessi non accettando di passarenel mondo come rifiuti del tempo, senza lasciare trac-cia o segno del proprio passaggio. Scrivere è impor-tante perché le parole d’aria, quelle della voce, troppospesso non bastano, non dicono tutto. È molto difficile.Progettare di scrivere significa addentrarsi in uno spa-zio pericoloso, perché si entra in un tunnel oscuro esenza fine, perché non si perviene mai a una pienasoddisfazione, non si arriva mai a scrivere l'opera per-fetta. È difficile più che altro accettarlo e farsene unaragione. È necessario soprattutto affidarsi, darsi incon-

dizionatamente nelle mani del lettore perché ècome regalare una parte della propria persona aqualcuno che non si conosce: è un bel rischio, certo,ma è un impegno che paga, che non nega la reden-zione dall’effimero. Lo scrittore è un architettopazzo che costruisce sulla carta con un inchiostronero. Costruisce ogni parola con una vita in sé, ognifrase con una velocità, un ritmo definito e voluto.Da un’immagine può far respirare al lettore un pro-fumo e farlo viaggiare per chilometri nei luoghi piùdisparati e sconosciuti dell’immaginazione. Lo scrit-tore crea, forma, fa nascere dal nulla, combina varireagenti per giungere alla sintesi di qualcosa dinuovo, di mai visto prima. È pignolo, non è mai ap-pagato per quello che fa. Non dice “come viene,viene”, ma odia il pressapochismo. Ecco, dunque,che cosa è uno scrittore: un ricercatore della perfe-zione, un incontentabile picconatore dell’anima, unbuffone pazzo e colorato, ma soprattutto, comedice Oscar Wilde, uno scrittore è, poiché artista, uncreatore di cose belle.

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Attualità Q 8 AttualitametCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

OverlandL’ultima grande avventura dei nostri tempi

Lorenzo Valerin, 3° EVi chiederete tutti: cosa è Overland? Il progetto Over-land, nato nel 1995 da un’idea di Giuseppe Tenti, sipropone un ambizioso obiettivo, quello di viaggiarein tutto il mondo, fino alle regioni più remote del no-stro pianeta, con dei camion Iveco 330.30 di colorearancione, diventati oramai il simbolo delle spedi-zioni. I numeri di Overland sono impressionanti: 11spedizioni in 11 anni, con più di 250.000 km (circa seivolte la circonferenza terrestre!) di strade percorseper un totale di più di 1100 giorni di viaggio attraver-sando 107 Stati. La spedizione madre parte nel Novembre del 1995con l’intento di raggiungere New York via terra, sfrut-tando il ghiaccio formatosi durante il gelido invernopolare. Una “mission impossible”, verrebbe da dire,che si conclude felicemente nell’Aprile dell’anno suc-cessivo. Il 1997 è l’anno del Sud America, attraversatodai quattro camion arancioni in lungo e in largo, dallePianure Americane al Centro America, dalla ForestaAmazzonica alla Cordigliera delle Ande per poi arri-vare a San Paolo del Brasile. L’anno successivo a farlada padrone è l’Africa, insieme al mondo arabo. Un iti-nerario che ripercorre la storia dell’uomo, per arri-vare fino l’estrema punta nord del VecchioContinente, Capo Nord. Nel 1999 hanno luogo bendue viaggi, il 4, che porta a Pechino attraverso quellaVia della Seta resa famosissima dal veneziano MarcoPolo, e il 5, che, dopo aver attraversato stati colpitidalla guerra come Afghanistan, Iraq, Israele, Kosovoe Serbia, raggiunge Roma proprio alle porte del Giu-bileo. Questo probabilmente è il viaggio più emozio-nante tra immagini veramente forti, testimonianze diquel grande male che sono la guerra e il regime ditta-toriale. Numerose spedizioni succedono a questa,tutte documentate e trasmesse sulle nostre televi-sioni grazie alla RAI. Overland vincerà anche nume-rosi premi, esprimendo così la bontà dell’iniziativa. Non bisogna commettere l’errore di pensare che gli

uomini che partecipano alle varie spedizioni sianocome “eroi”. Sono persone che dedicano le loro ferie

lavorative per dedicarsi al puro piacere dell’avven-tura, alternandosi nei vari periodi del viaggio. Vi sonoanche elementi del personale dell’IVECO e un impor-tante aiuto arriva anche dal Reggimento Paracaduti-sti Tuscania di Livorno. Oltre a questi vi sono unmedico e una troupe televisiva.Fondamentale è l’apporto dato da Overland all’UNI-CEF. Non solo una spedizione votata al solo viaggio,bensì una spedizione umanitaria. Toccanti sono leimmagini arrivate dai vari Paesi visitati. Le condizionidei bambini in certi Stati sono davvero pietose eOverland, nel suo piccolo, cerca di aiutarli con viveri,medicazioni quando necessario e anche delle sem-plici magliette, per ridare felicità a gente che nonavrebbe alcun motivo per ridere. Overland ci pro-pone uno spaccato sulle condizioni di vita del TerzoMondo, facendo riflettere sulla nostra condizione,molto privilegiata se si pensa al resto del pianeta.

In conclusione, non posso che rimandarvi, per ulte-riori informazioni, sul sito ufficiale,www.overland.org, dove avrete la possibilità di sco-prire fino in fondo l’essenza di Overland!

I truck della spedizione Overland

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Attualità Q 9 AttualitametCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Rugby VS CalcioStefano Tagliabue, 2° DDifficile spuntarla se gli argomenti di cui parliamo sono

il fair-play e il rispetto, sia per l’arbitro sia per gli avver-

sari. Tutti gli sport si basano su questi valori, ma per

qualche oscuro motivo il calcio li ha persi e per motivi

ancora più oscuri riesce comunque a sopravvivere e ad

essere lo sport più praticato, guardato e oggetto di

scommesse in Italia.

Molte sono le conseguenze di questa perdita di valori.

Prima di tutto la simulazione, immancabile in ogni par-

tita di calcio, che, con un po' di culo, ti permette fin-

gendo spudoratamente di essere stato buttato a terra

di fare quel punticino che puntualmente ti serve per

vincere la partita. Ma è meglio vincere barando o per-

dere onestamente? Craig Green, campione di Rugby

con la Nuova Zelanda nel 1987, non ha dubbi al ri-

guardo: “Anche nel rugby ogni tanto qualcuno prova a

simulare, ma in campo c’è un codice non scritto e state

sicuri che dopo un paio di minuti quello lo troverete

sotto la mischia dove qualcuno gli avrà spiegato che gli

conviene non provarci più. Meglio perdere che imbro-

gliare”. Un arbitro di calcio si trova spesso in situazioni

di dubbio dove sfortunatamente perde l’attimo in cui

il giocatore viene “buttato a terra” e deve affidarsi all’

onestà che dovrebbero avere i giocatori in campo. Ov-

viamente la squadra che ha “buttato a terra” l’altro

uomo non vuole neanche sentirne parlare e quindi si

oppone all’arbitro, prima, forse, gentilmente, poi con

epiteti e gesti molto poco gentili.

Dopo tutto questo sfacelo di rigori, urla, uomini “but-

tati a terra" e magari anche qualche bell’insulto, come

si può pensare che le due squadre si possano sedere

allo stesso tavolo a mangiare, come è classico invece

nel rugby? Gianluca Pegolo, portiere del Siena, ri-

sponde ai nostri dubbi: “Alla fine sono sempre rivali,

posso sedermi allo stesso tavolo solo se vinco”.

Ora, secondo me, una cosa è dire: “La tentazione di si-

mulare in una partita è forte e noi siamo umani, è nor-

male cedere alle tentazioni” un’altra cosa è dire: “Ogni

mezzo è buono per portare a casa la vittoria”. Pur-

troppo nel calcio la si pensa proprio così, ma la

cosa triste è che ciò viene insegnato anche ai

bimbi, alle squadre giovanili, quelle dove lo sport

non dovrebbe ancora essere contaminato da certe

pratiche.

Lo stesso discorso vale per il terzo tempo, cioè il

dopo partita classico del rugby. Le due squadre e

l’arbitro sedute allo stesso tavolo mangiano in-

sieme ridendo e scherzando. È ben diverso dire:

“Non penso che nel calcio il terzo tempo sia qual-

cosa di fattibile” da: “Non posso sedermi allo

stesso tavolo con i miei rivali”.

Questi sono i “valori”, se così li si può chiamare,

che il calcio trasmette. Smettiamo di nasconderci

dietro un dito e diciamo le cose per come sono: il

calcio potrebbe essere uno sport figo, degno di

questo nome se non ci fosse tanta gente a rovi-

narlo.

Non fanno apposta, lo fanno per fare soldi. I calcia-

tori sanno che più vincono più soldi portano a casa

e quindi ogni mezzo diventa buono per vincere, si-

mulazione inclusa. A questo punto il calcio smette

di essere uno sport e diventa una macchina per

fare soldi.

Scommetto che ora qualcuno sta pensando: "Ma

se al posto del calcio ci fosse stato il rugby sarebbe

stato lo stesso discorso", non è vero. In Inghilterra

e in Francia il rugby viene visto alla pari del calcio,

eppure i suoi valori restano intatti.

Concludo: Bruno Munari, artista e designer, ha per-

fettamente ragione dicendo che "l'uovo ha la

forma perfetta (ovale appunto, come la palla da

rugby) benchè sia fatto con il culo".

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Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

Clara Caimi, 2° a

metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

La storia di una ragazza, il diario della sua discesa nelmondo della droga, il racconto di come le sue rela-zioni si sono rovinate, di come la sua vita è cambiata.La storia di una Berlino povera e divisa. Di una Ber-lino che nessuno avrebbe voluto conoscere lontanadalla bella capitale fatta di viali alberati e alberghi dilusso: una Berlino di povertà e macerie.E poi ci sono loro, i ragazzi dello zoo, ragazzi che sidrogano, ragazzi che affondano, ragazzi che si ven-dono, ragazzi con la voglia di esistere ma che nonsanno come farlo senza eroina.Una descrizione vera senza filtri di una realtà distrut-tiva.La rete di vite dietro quel NOI, vite destinate a spe-gnersi nel buco di una siringa , ma che combattonoper cercare un’altra realtà e che, nel frattempo sibattono per essere dstrutti, per non essere peggiodegli altri.Christiane. La protagonista. Una ragazza che cresce,una ragazza che ama, che si illude per sopravvivere.Una compagna di viaggio che si può amare o odiare,ma non ignorare facilmente.Una narrazione immediata, in prima persona, sentitae viva, forse per questo un po’ cruda.Una storia arricchita dalle testimonianze delle per-sone più vicine alla protagonista, che riportano bru-scamente alla realtà, impedendo di prendere il librotroppo alla leggera, invitando a non condannare ipersonaggi, ma a lasciarsi guidare da loro nella di-scesa nel gorgo della droga.

“Un libro, in definitiva, per pensare,e non alla droga soltanto, ma prima ancoraal senso della vita”

(Vittorino Andreoli)

Autori: Kai Hermann e Horst Rieck

Prima edizione originale: 1978

Genere: drammatico

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HereaftermetCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Filippo Tagliabue, 4° FPer quanto possa essere spaventoso e sgradevolecome pensiero, l’esperienza della morte può capitarea chiunque, senza limiti di alcun tipo ed in qualsiasimomento. Il messaggio di partenza di “Hereafter”, ul-tima pellicola del grande Clint Eastwood, è estrema-mente chiaro. Proprio per convalidare questa tesi, ilregista californiano costruisce tre storie parallele conprotagonisti relativamente giovani. A San Francisco,un giovane sensitivo (Matt Damon) cerca di chiuderecon la sua attività paranormale, per quanto i suoi po-teri siano veri; a Parigi, una giovane giornalista televi-siva continua a pensare all’esperienza ultraterrenavissuta in un viaggio nel sud-est asiatico, dove è statatravolta dallo tsunami del 2004; a Londra un bambinodi dieci anni, affidato ai servizi sociali a causa dellamadre tossicodipendente, non riesce a superare lamorte del fratello gemello. Nessun anziano dunque,in procinto di affrontare l’ultimo viaggio, ma vari per-sonaggi di differenti provenienze, sia come geografiache come esperienze, che aiutano a non affrontare iltema in modo banale. È più che logico che un Ea-stwood ormai ottantunenne si ponga il problema diun aldilà (“hereafter”, letteralmente “qui dopo”), tut-tavia pone la tematica al di fuori di sé stesso, propo-nendola a persone che non si aspettavano nulla. Inparticolare si riscontra questo intento nell’episodiofrancese, dove la giornalista comincia a riflettere sem-plicemente sul dopo, non avendo in realtà perso nes-suno ma avendo visto il mondo dei morti. Nel film sievidenzia come, bel parlare del trapasso, si possa fa-cilmente incappare in mentalità ostili all’argomentooppure in ciarlatani che vendono specchietti per le al-lodole come sedute spiritiche e affini. In realtà loscopo prefissato del film, due ore abbondanti, è inda-gare non cosa è la morte ma che significato, qualeruolo acquista quando influisce su coloro a cui non èancora toccata, i vivi. I tre protagonisti del film hannouna vita negata fino a quando sono ossessionati dal-l’aldilà. Paradossalmente, la morte li ha privati dellavita senza però ucciderli. La soluzione a questa situa-zione è quella di liberarsi dal pensiero fisso, in varimodi, trovare una consapevolezza del morire che tut-

tavia non sia assillante, patologica. Nel finale del filmi personaggi fanno proprio questo, quando si incon-trano a Londra ad una fiera del libro, reciproci incon-tri che li aiuteranno finalmente a voltare pagina. Inconclusione il film è davvero ottimo e riesce a cattu-rare fin dalle prime, spettacolari sequenze realizzatea computer che mostrano lo tsunami travolgere unalocalità di mare. Clint Eastwood ha realizzatoun’opera migliore del precedente “Invictus”, di cuirecupera l’attore Matt Damon, ma non è ai livelli di“Gran Torino”, capolavoro che invito caldamente arecuperare in DVD.

Un film di: Clint EastwoodCasting: Matt Damon, Cécile De France, JoyMohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren.Genere: drammaticoAnno di uscita: 2010

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Tron LegacymetCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Filippo Tagliabue, 4° FNessuno di voi studenti che leggete era nato nel1982, sperando che non ci siano ripetenti irremovibili.In quell’anno uscì un film di fantascienza che ebbescarso successo ma che, col tempo, divenne un veroe proprio cult: “Tron”. Con un’idea che più o menoanticipava di diciassette anni il capolavoro dei fratelliWachoski, “Matrix”, un uomo (Jeff Bridges, il cattivodel primo “Iron man”) entrava dentro ad un video-gioco ed era costretto a lottare per sopravvivere.In quella pellicola venne usato per la prima volta ilcomputer per realizzare totalmente una sequenza,partendo da zero. Guardando quelle immagini, ungiovane John Lasseter concepì la creazione di un filmtutto al computer, non sapendo che nel 1995 sarebbedivenato il regista di “Toy story”, primo cartone incomputer grafica. In questa nostra epoca di sequel,gli sceneggiatori hanno riesumato questa pellicola,partorendo “Tron legacy”. Il protagonista del 1982,Kevin Flynn, è sparito da vent’anni, lasciandosi dietroun figlio, Sam, e un’azienda che doveva rivoluzionareil mondo dell’elettronica. Quando il figlio entra anchelui dentro un programma computerizzato, si ritrova adover sopravvivere in un ambiente ostile governatoda un clone ancora giovane di suo padre, Clu, einaspettatamente incontrerà anche il suo vero geni-tore, prigioniero da anni e assistito da una ragazza dalcaschetto nero, Quorra. Padre e figlio cercheranno diuscire dal sistema attraverso un’apertura provocataproprio dall’ingresso del ragazzo. Bel giocattolone difantascienza con eccellenti effetti speciali, il filmprende il suo predecessore e potenzia le idee ditrent’anni fa grazie alle tecnologie attuali, creando unmondo oscuro, sintetico, illuminato dalle strisce diluce dei suoi abitanti. Il difetto è proprio nella partepiù importante, la trama. Una storia c’è, ha una sualogica ma lascia confusi, come se ci fossimo persi deipassaggi. Non risulta ben chiaro qual era la rivo-luzione che Kevin Flynn voleva attuare lavorando den-tro al computer, cos’ come non si capisce bene cosasiano le ISO, una razza di creature comparsa dentroai sistemi, di cui Quorra fa parte. Sopra ogni altracosa, non si capisce il perché del titolo. Infatti Tronera un personaggio protagonista del primo lungome-

traggio che qui ha solo un ruolo marginale, se noninutile, nella vicenda. Quindi, perché “l’eredità diTron”, cioè “Tron legacy”? Tron infatti è un person-aggio e non il programma in sé stesso in cui i Flynnsono entrati. Tralasciando questi particolari, le dueore di film sono piacevoli se siete appassionati delgenere. I cosumi con le bande luminose sono unadelle cose migliori di tutta la pellicola. Con un effettosimile al “Il mago di Oz” del 1939, dove si passavadal bianco e nero del mondo normale al colore delmondo fantastico, in “Tron legacy” si passa dal 2Ddella realtà al 3D del computer. Jeff Bridges ricoprelo stesso ruolo di trent’anni fa e la sua copia malva-gia è stata realizzata a computer, in modo poco con-vincente e senza quelle sfumature di interpretazioneche possiede questo grande attore. Le colonnesonore sono affidate al duo elettronico dei Daftpunk e se il vostro cinema ha un buon Dolby, vi sem-brerà di essere in discoteca.

Un film di: Joseph KosinskiCasting: Jeff Bridges, Garrett Hedlund, OliviaWilde, Michael Sheen, Bruce BoxleitnerGenere: FantascienzaAnno di uscita: 2010

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MegamindFilippo Tagliabue, 4° F

metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Nessuno ha mai visto vincere il cattivo. È una situ-azione alquanto improbabile che spesso è solo unapausa prima della riscossa dell’eroe. Così accade nellacittà di Metrocity, dove in un’eterna e futile lotta siscontrano il suo difensore e paladino Metroman e ilcattivo con il testone blu Megamind. Il giorno dell’in-augurazione del museo per il supereroe, il suo acer-rimo nemico rapisce la giornalista Roxanne, con loscopo di catturare Metroman e ucciderlo ma, inaspet-tatamente, riesce nel suo intento. Senza più freni,Megamind comincia a spadroneggiare sulla città in-sieme al fidato pesce-robot-assistente Minion. Inizial-mente esaltato, il blu criminale comincia ad averenostalgia delle lotte del passato e pensa di creare unnuovo supereroe che lo sconfigga. Purtroppo gli eventiprenderanno una piega imprevista molto pericolosa.“Megamind” è il quattordicesimo film in animazionedigitale prodotto dalla Dreamworks di Steven Spiel-berg, dopo l’abbastanza riuscito “Shrek e vissero tuttifelici e contenti”. La pellicola, dopo quarantacinqueminuti non particolarmente originali, decolla nel sec-ondo tempo con trovate originali anche sotto il puntodi vista supereroistico, un genere già ampiamente es-plorato.Nonostante questo siamo un po’ lontani, come alsolito, dai livelli della fantastica Pixar, fresca di un cap-olavoro come “Toy story 3”. Infatti il suo “Gli incredi-bili” di qualche anno fa aveva qualcosa in più,probabilmente una maggiore identità psicologica deipersonaggi e una maggiore profondità nell’affrontarele tematiche portanti della trama.Ciononostante, “Megamind” è un ottimo cartone ani-mato inedito, non un sequel ma una storia inedita,adatto ad un pubblico di tutte le età. Gli ideatoripagano il tributo d’obbligo quando si parla di supereroiispirandosi, forse troppo, al primo di tutti i supereroie al suo acerrimo rivale. Metroman e Megamind sonoevidentemente ispirati alle figure di Superman e di LexLuthor, essendo rispettivamente un uomo mascelluto,muscoloso e dotato di volo, invulnerabilità e vistacalorifica, e un cattivo con mezzi tecnologici e risorsepraticamente sconfinati, senza alcun superpotere

“naturale”. Anche la giornalista Roxanne, appar-entemente coinvolta in una relazione sentimentalecon Metroman, ricalca il personaggio di Lois Lane,la giornalista del Daily Planet. Infine, le origini deidue protagonisti Non si può accusare il film di pla-gio perché i ruoli sono stravolti durante il raccontoin modo inaspettato. Grandiosa la battaglia finalecon la cima di un palazzo staccata a metà e usatacome arma da lancio. Le canzoni della colonnasonora si affidano a pezzi grossi del passato comeACDC e Michael Jackson. Una piccola curiosità: iltirapiedi di Megamind, Minion, ha lo stesso nomedegli aiutanti gialli del protagonista di “Cattivissimome”.

Un film di: Tom McGrathCasting: Will Ferrell, Tina Fey, Jonah Hill, DavidCross, Brad PittGenere: AnimazioneAnno di uscita: 2010

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La banda dei babbi natalemetCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Filippo Tagliabue, 4° F;Giacomo Panzeri, 3° aIn una Milano nevosa (per la serie: era una notte buia

e tempestosa), vengono arrestati tre tizi travestiti daBabbi Natale, nonostante il tentativo di mimetizzarsicon gli orribili pupazzi che penzolano dai balconi delcondominio. Portati al commissariato tentano di gius-tificare la situazione attraverso diversi flashback, perspiegare quella che è “una lunga storia”. Una seccataAngela Finocchiaro, nei panni del commissario, ècostretta a passare la vigilia in commissariato a inter-rogare i tre.Ecco l'inizio dell'ultimo film del famoso trio comicocomposto da Aldo, Giovanni e Giacomo. Sebbene l'us-cita sia concomitante con quella dei classici“cinepanettoni” non è da mettere sullo stesso livello.La comicità è più gentile e meno banale, senzascadere mai nella volgarità.Aldo calza nel suo, ormai tipico, stereotipo di “ter-rone” perdigiorno e nullafacente, con la passionedella cucina e delle scommesse, che quest'ultima conscarsi risultati; Giovanni è «laureato in scienze veteri-narie», conduce una doppia vita, diviso fra duedonne, separate dalla frontiera Italia – Svizzera; Gia-como, infine, è un medico, vedovo e ossessionatodalla moglie morta 12 anni prima e dal suo «super iospigoloso», cieco alla corte di un'affascinante collega.Nonostante le diverse situazione di vita i tre sonouniti dall' amicizie e dalla passione per le bocce (ilgioco, ndr). Insieme formano la squadra dei “Charla-tans”, «gli eterni secondi», abbonati alla sconfitta deltorneo provinciale.I flashback rendono comprensibile il perché del trav-estimento e della scalata del condominio.La pellicola dura all'incirca due ore che passano condivertimento, quasi senza accorgersene. Il risultato fi-nale è assai superiore al precedente film, “Il cosmosul comò”.Gli otto euro per il biglietto sono ben spesi e garan-tiscono la visione di una pellicola simpatica che puòandare più che bene per ogni età.Citazione dal film:Mara Maionchi (a Giovanni): «É stata mia figlia a dirmivai dal biutifùl pet. Te seet ti, un biutifùl pet?».

Un film di: Paolo GenoveseCasting: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Gia-como Poretti, Angela Finocchiaro, GiorgioColangeli.Genere: ComicoAnno di uscita: 2010

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Incontrerai l’uomo deituoi sogni

metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Alberto Colombo, 3°E

Alfie, in piena crisi senile, ha paura della fine e cercadi ritrovare la perduta giovinezza sposando una gio-vane escort tanto avvenente e furba quanto igno-rante; intanto l'ex moglie Helena prova a superare ladepressione bevendo e cercando conforto nellegioiose previsioni sul proprio futuro (incontrerai unosconosciuto alto e bruno..) da parte di una anzianadonna che si spaccia per veggente.Sally, la loro figlia, vive un matrimonio non felice conRoy, uno scrittore che, dopo aver scritto un romanzodi successo è senza ispirazione, tanto che finisce perinnamorarsi del proprio datore di lavoro, mentre ilmarito inizia a fare la corte alla vicina di casa e si “ap-propria” del romanzo di un amico in findi vita.Woody Allen lascia di nuovo la sua cara e vecchiaManhattan per spostarsi in Gran Bretagna dove creauna delle sue tipiche commedie tra battute pungentie personaggi singolari. Nel film sono presenti i solititemi come l'insensatezza della vita, il ruolo del caso,la costante ricerca della felicità, ma la riflessione piùinteressante si basa sulle illusioni: è possibile farne ameno o sono un ingrediente essenziale per una vitafelice? “Qui il regista fingendo di appellarsi allo Shake-speare del “Macbeth” in realtà si riallaccia al finale diuno dei suoi film più ispirati, Ombre e nebbia, che sichiudeva con la frase: “L'uomo ha bisogno di illusionicome dell'aria che respira”. Sono trascorsi quasi ven-t'anni da allora e, in materia, Allen sembra essersiormai arreso all'evidenza: è proprio (e sempre di più)così.” (G. Zappoli)Lo rivela anche il finale “aperto”, in cui solo Helenasembra coronare il suo amore con il ridicolo, né alto,né bruno, nuovo compagno, perfettamente in lineacon il messaggio del film, per cui le soluzioni che og-nuno cerca di trovare alla propria esigenza di amoree realizzazione si rivelano sempre aleatorie e provvi-sorie.Monotono e prevedibile? Certo non raggiunge la pro-fondità di Match Point e le battute non riescono adesprimere appieno la sferzante ironia di alcuni suoicapolavori, ma per un regista 75enne che sforna unfilm all'anno avere ancora qualcosa da dire non è cosada poco e questo porta a perdonare la ripetitività checaratterizza uno stile che non vuole rinnovarsi.

Un film di: Woody AllenCasting: Antonio Banderas, Josh Brolin,Anthony Hopkins, Gemma Jones, FreidaPintoGenere: SentimentaleAnno di uscita: 2010

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Il Fuoco

Letizia Bigatti, 1° a ;Giacomo Panzeri, 3° a

Tempo liberok 16 Tempo liberometCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

“Laudato si, mi Signore per frate Focu,per lo quale ennallumini la nocte:ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.”S. Francesco d’Assisi

Il fuoco rappresenta l’elemento del Sole.Caldo e luminoso, il fuoco è una fiamma che ardeperenne.Simboleggia il calore, la luce e la trasformazione, inquanto modifica le forme. È l’elemento di mutazioneper eccellenza, ma simboleggia anche rinascita, comedimostra la figura mitica della fenice, che rinascedopo essere spirata nel fuoco. Per qualcuno esso èmotivo di essere e di divenire, perché è l’elementomobile e distruttore. Per altri è poesia, è sfogo, è can-cellare e ripartire, è dimenticare. Per altri ancora èqualcosa che non si smetterebbe mai di guardare,tanto attira, col suo crepitare, con le sue forme im-prevedibili, con il suo (pro)fumo. Il fuoco non ha uncolore definito, solo le persone superficiali ne vedonosolo uno. Possono spaziare dal giallo a tutte le sfuma-ture del rosso, con alla base un po' di blu.

Gli incendi di cui veniamo frequentemente aconoscenza si sprigionano negli appartamenti doveuna lampadina, per esempio, crea una scintilla capacedi distruggere anche una casa intera. I luoghi però piùcolpiti dai roghi sono le foreste e i boschi poiché inpresenza di legna secca il fuoco si sprigiona più velo-cemente. Questi ettari di bosco, mandati in fumo peruna sigaretta rimasta accesa, sono una delle catastrofia cui l’uomo non può del tutto rimediare. Chi ci resti-tuirà infatti la nostra fonte di vita?? Non possiamo in-fatti resuscitare un albero, ma possiamo almenoevitare che un incendio carbonizzi un’intera foresta.

Alcuni tra i provvedimenti che si potrebbero adottare

qualora avvistassimo un incendio possono essere:

· chiamare immediatamente il corpo forestale, i

pompieri e le squadre antincendio· segnalare la località e il luogo in cui si sono avvistatii roghi· se si è circondati dal fuoco cercare una via di uscitasicura, come una strada o un corso d’acqua· bisogna tentare di spegnere il fuoco solo se si trattadi un principio di rogo e se si ha una via di fuga,tenendo le spalle al vento e battendo le fiamme conun ramo verde fino a soffocarle.

Cose da non fare:

· non bisogna sostare in luoghi sovrastanti l’incendioo in aree verso le quali soffia il vento;· non bisogna attraversare la strada invasa da fumoe fiamme.

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“Tecnicamente non sono un chitarrista, tuttoquello che suono è verità ed emozione”

Luca Novati, 4° D

Tempo liberok 17 Tempo liberometCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Jimi Hendrix, il musicista di Seattle che ha completamente mu-

tato l'approccio alla chitarra elettrica inventando un nuovo

stile vulcanico che ruppe con la tradizione. Le linee melodiche

e armoniche della chitarra si intrecciano e si fondono con nat-

uralezza e perfezione come mai in precedenza, assumendo un

nuovo e prorompente significato.

Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da madre indiana e padreafroamericano, James Marshall Hendrix comincia a suonare lasua prima chitarra a 11 anni. A 16 anni abbandona gli studi ecomincia a suonare con complessi blues e rock'n'roll. Dopoaver svolto il servizio militare come paracadutista ed essersiritirato dichiarando di essere omosessuale, a 21 anni inizia unaintensa attività da session-man. Diventa il chitarrista di LittleRichard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Nel 1965 alGreenwich Village forma il suo primo gruppo e comincia a es-ibirsi con regolarità. Jimi è già padrone di una tecnica superi-ore, ma mentre il blues scorre energico lungo le corde dellasua chitarra, l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoigiovani fenomeni bianchi. La fama del prodigioso chitarristagiunge però alle orecchie di Chas Chandler, manager in cercadi nuovi talenti, che lo porta con sé a Londra e introduce nelcolorato mondo del flower-power inglese. Hendrix conquistal'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante e la presenzascenica del chitarrista alimenta l'immagine di un Hendrixmefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga esesso. Jimi sta al gioco infiammando le platee con un reperto-rio coreografico che è diventato parte inestricabile del suomito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, compagnadi folli amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti,strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse allaricerca del suono più estremo. Nel 1967 Hendrix, sotto la guidadi Chandler, si affianca a due musicisti: il bassista Noel Reddinge il batterista Mitch Mitchell. Nasce la Jimi Hendrix Experience,una delle band più importanti della storia del rock. E' proprioil 1967 l'anno del Festival di Monterey, dove un Hendrix semi-sconosciuto brucia e distrugge per la prima volta la sua chi-tarra, lasciando tutti allibiti, in primis gli altri chitarristi presential raduno. I titoli più famosi che ricordiamo sono "Hey Joe",ovvero una banale cover trasformata in storia del rock, "PurpleHaze", che inizia con una frase scandita su un intervallo diquarta aumentata (considerato in epoca medioevale l' “inter-vallo del diavolo”), "Stone free", un'altra lezione di grinta epotenza in cui non si riconosce più l'origine del rock and roll,né si intravede la via pop intrapresa da altri gruppi, (primi tratutti i Beatles), "Fire", un brano frenetico e incandescente, de-cisamente anticipatore di molti sviluppi della musica rock, cheHendrix suonava quasi sempre con la chitarra scordata di unsemi tono sia per poter adeguare le sue limitate capacitàcanore alle canzoni, sia per rendere la chitarra più maneggev-

ole, soprattutto nell'esecuzione dei bending. Ma non sonosolo fuoco e fiamme a caratterizzare questo artista: "TheWind Cries Mary" è una dolcissima e malinconica ballata elet-trica, come se ne vedranno molte in futuro; "May Be ThisLove" e, soprattutto, "Third Stone From The Sun", mettonoin luce senza troppi complimenti la componente psichedelicadi Hendrix. Dopo l'uscita di “Axis Bold As Love”, disco più mor-bido con tenere ballate come "Little Wing", "Bold As Love" e"Castles Made Of Sand", arriva il terzo album, il doppioElec-tric Ladyland dove Hendrix approfondisce sua venapsichedelica e hard rock, la stessa di "Purple Haze" e "FoxyLady". Già nel 1968, tuttavia, comincia il declino fisico,morale e artistico di Hendrix. L'Experience inizia a sfaldarsi.E lo stesso chitarrista sembra più dedito agli atteggiamentiprovocatori che alla musica. In Svezia devasta una camerad'albergo e finisce in manette. L'anno dopo si separa daChandler e viene arrestato altre due volte. Quindi sitrasferisce a New York, dove frequenta le "Black Panther".Ma il palco è ancora il suo regno. Ad agosto, trionfa a Wood-stock con una versione dissacrante e sfregiata dell'inno amer-icano, mimando con la chitarra i bombardamenti delVietnam. La sua smania di libertà tracima in eccessi continui."Sono gentile con le persone finché non cominciano a urlarmiintorno - racconta in un'intervista - Qualche volta vorrei man-dare al diavolo il mondo, ma non è nella mia natura. Quelloche odio è la società di oggi, con le sue relazioni di plastica ei suoi compartimenti stagni. Io rifiuto tutto questo. Nessunomi ingabbierà mai in una scatola di plastica". Ma Jimi comin-cia a sentirsi stritolare dalla macchina del successo di cui luistesso è stato un docile ingranaggio. La sua vita si conclusetanto tragicamente quanto all’improvviso. Era il 18 settembre1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di una stanza delSamarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessivadi droga. Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla suamemoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, consid-erata "misteriosa" un po' come tutte quelle delle rockstar (lasua morte fu seguita 16 giorni dopo da quella di Janis Jopline 9 mesi dopo da Jim morrison). Con la sua morte si chiude un'era: quella dei raduni, dellacontestazione in musica, della psichedelia senza confini, delrock dell'utopia estrema. Addio sogni hippie: gli anni 70 sonogià alle porte e si apre un'epoca di spettri, lutti e amarezze.Nuovi generi e nuove rockstar sono in arrivo, ma l'eco dellachitarra distorta di Hendrix continuerà a risuonare in tutta lastoria della musica.

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Giochi matematiciDavide F. Redaelli, 1° G

Tempo liberok�����18 Tempo liberometCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

SOLUZIONI DEI GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

SOL. QUESITO 9: (per un errore di battitura il testo delquesito riportava lo spostamento dell’ago della bus-sola ogni 5 minuti, invece che ogni 15 minuti; lasoluzione si riferisce al testo esatto. Complimenti co-munque a chi ha trovato la soluzione, anche se credoche sia pressoché impossibile)La bussola segna esattamente il nord a mezzanotte ea mezzanotte e quindici minuti; ritorna a segnare ilnord alle 2 e alle 2:15, poi alle 4 e alle 4:15, e così via,due volte ogni 2 ore.In un giorno perciò la bussola segna esattamente ilnord 24 volte e poiché ogni volta l’ago non si spostaper 15 minuti, ogni giorno la bussola indica esatta-mente il nord per 24 x 15 minuti = 360 minuti.In una settimana allora la bussola indica esattamenteil nord per (360 x 7) minuti = 2520 minuti.

SOL. QUESITO 10: Il fatto che la pendola abbiasuonato significa che in quel momento la lancettagrande (dei minuti) era sul 12. L’angolo che essa for-mava con la retta congiungente il 4 con il 10 era alloradi 60°. Se ne deduce che la lancetta piccola era sulle8.Ho avuto quindi 4 ore di tempo per leggere il giallo.

SOL. QUESITO 11: Se Charles ordina un Martini, lo or-dina anche Albert (4) e di conseguenza anche Bernard(1). Questo però è in contraddizione con l’affer-mazione 2, perché Bernard e Charles si troverebberoa ordinare un Martini nello stesso pranzo. Si deducequindi che Charles non può ordinare un Martini. Èquindi Albert, per l’affermazione 3 a ordinarlo, come(1) anche Bernard, conseguenza anche dell’affer-mazione 2. Sono dunque Albert e Bernard a ordinareun Martini.

SOL. QUESITO 12: Nel Liber Abaci, Fibonacci sostieneche il leone raggiungerà la cima dopo 1575 giorni; in-fatti, tra salita e discesa, ogni giorno il leone procedeverso l’alto di 1/7 – 1/9 = 2/63 di palmo, perciò perpercorrere 50 palmi impiegherà 50 : (2/63) giorni =

1575 giorni. In realtà la soluzione data da Fibonaccinon è corretta. Infatti, dopo 1571 giorni il leone èarrivato all’altezza di 1571 x 2/63 = 49,873 palmi. Salendo, nella prima parte del giorno successivo,di 1/7 di palmo, cioè di 0,143 palmi, il leone superala quota di 50 palmi. Il leone avrà così raggiunto lacima del pozzo nel corso del 1572° giorno.

NUOVI GIOCHI

QUESITO 13: Sette pescatori hanno pescato in tutto100 pesci. Ognuno ne ha pescato un numero di-verso. Dimostrare che ci sono tre pescatori che, in-sieme hanno pescato almeno 50 pesci.

QUESITO 14: Nell’isola dei furfanti e dei cavalieri (ifurfanti mentono sempre e i cavalieri dicono sem-pre la verità) tre abitanti A, B, e C sono intervistati.A e B fanno le seguenti affermazioni:A: “B è un cavaliere”B: “Se A è un cavaliere, lo è anche C”Si può determinare cosa sono A, B e C?

QUESITO 15: Le n navi con a bordo Capitan Jacksconfiggono le m navi con a bordo Capitan John; me n sono le soluzioni dell’equazione x2 – 126x +3293 = 0. Sapendo che su ognuna delle n navi c’er-ano n pirati e su ognuna delle m navi c’erano m mil-itari, quanti in tutto parteciparono allo scontro?

QUESITO 16:In uno stesso mese tre domenichesono cadute in giorni pari. Quale giorno della setti-mana era il 20 di quel mese? Nel mese di dicembredi un certo anno vi furono esattamente tredomeniche e tre mercoledì. In quale giorno dellasettimana è caduto il 3 febbraio dell’anno succes-sivo?

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Frittelle di carnevaleArianna Colciago, 4° a

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Eccoci qui cari amici del Majo, con la rubrica di cucinapiù amata dalla cittadinanza desiana e perché no,anche da tutta l’Italia (ricordate che ogni tanto un po’di sana autocelebrazione non guasta mai; mi racco-mando però, non eccedete!!). Dunque, dunque,dunque, cosa vi proponiamo in questo numero?? Sì,lo so che (in teoria) sapete leggere, e quindi già daltitolo sapete cosa riguarda la ricetta; quello però chenon sapete è come mai abbiamo scelto proprioquesta, a parte OVVIAMENTE perché tra poco ècarnevale. Dovete sapere che: c’era una volta..mmmno, inizio sbagliato..; nel mezzo del cammin di nostravita..anche questa non va bene..va beh insomma, perfarla breve, chiesi consiglio a un mio stimato collegase fosse più appropriato deliziarvi con le chiacchiere(quelle da mangiare, sia chiaro) oppure le suddettefrittelle; questi mi rispose: “le frittelle, per diamine!!”(o qualcosa del genere, ora non ricordo molto bene) emi disse inoltre di cucinargliele come omaggio per ilsuo compleanno e,se fossero venute buone,ve le avreiproposte. Causa troppo studio le frittelle non sonostate cucinate, perciò non sappiamo dirvi se la ricettafunzica o no.. provate e vedrete!!!!!

Ingredienti x 6 ps:100 gr. di farina 30 gr. di lievito di birra latte 3 mele 2 uova 50 gr. di uva sultanina 25 gr. di pinoli zucchero a velo smarties per guarnire

Preparazione:Fate un "vulcano", e se il vulcano non vi piace potetefare una collina con un buco al centro, con 40 gr. di fa-rina e metteteci in mezzo il lievito con qualche cucchi-aio di latte tiepido, assolutamente tra 51 e 62°C,altrimenti vi si sfalda tutto e dovete rifare l’impasto.Mescolate bene fino ad ottenere un impasto omoge-neo e poi lasciate lievitare per 20 minuti in un luogo

caldo (potete mettere a lievitare anche nel formotiepido, oppure se preferite potete alitarci sopra perun tempo indeterminato, a vostra scelta).Intanto mescolate alla farina rimasta(e se l’aveteusata tutta vi consiglio caldamente di andare dall’o-culista a fare una visita completa,perché significache avete problemi di lettura) i 2 tuorli, le mele grat-tugiate, l'uvetta, i pinoli, un cucchiaio di zucchero avelo, gli avanzi del giorno prima, il cibo in scatola peril cane, un po’ di terra del giardino a piacere e l’im-pasto lievitato. Mescolate molto bene. Ma molto,molto, molto, molto, molto, molto, molto, moltobene.Versate delle cucchiaiate del composto, grandiquanto quelle di nutella che ingurgitate in momentidepressivi, in una padella con olio bollente;mi rac-comando, fatelo con di fianco un adulto. Quando lefrittelle diventeranno gonfie e dorate toglietele dalfuoco scolatele bene e disponetele su un vassoio.Spolverate con lo zucchero a velo. Guarnite tutt'in-torno con smarties colorati.

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IgNobel:quando la ricerca fa sorridere.

Luca Novati, 4° D

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Contrapposti ai Nobel, gli igNobel (pronuncia: ignoble,ovvero ignobile, disonorevole) sono dei veri e propririconoscimenti scientifici delle scoperte apparente-mente più inusuali, fantasiose e improbabili, utili co-munque alla ricerca scientifica, medica e tecnologica.Gli IgNobel premiano quelle ricerche che prima fannosorridere e poi fanno pensare, quegli studi apparente-mente ridicoli che a una più attenta analisi rivelano lapropria importanza nella ricerca. Ecco a voi i più famosi IgNobel degli ultimi anni!BIOLOGIA

Johanna Bronswijk, dell'Università della Tecnologia diEindhoven (Olanda). Premiata per aver condotto uncensimento di tutti gli insetti e gli acari che vivono neinostri letti. FISICA

Lakshminarayanan Mahadevan (dovrei averlo scrittogiusto..) della Harvard University (Usa). Premiato peraver studiato come si spiegazzano le lenzuola durantela notte.MEDICINA

Brian Witcombe (UK). Premiato per aver condotto unostudio sugli effetti collaterali di mangiare le spade.CHIMICA

Mayu Yamamoto dell'International Medical Center delGiappone. Premiato per aver scoperto un metodo perestrarre vanillina, l'aroma della vaniglia, dallo sterco dimucca. (speriamo che questa scoperta non trovi maiun uso pratico in ambito alimentare…)LETTERATURA

Glenda Browne di Blaxland, Australia. Ha ricevuto ilpremio per il suo studio sull'articolo inglese "the" e suiproblemi che crea a chi deve fare elenchi in ordine al-fabetico. PACE

Air Force Wright Laboratory di Dayton, (Usa). Premiataper aver suggerito lo sviluppo di un'arma chimica, lacosiddetta "bomba gay", capace di sviluppare un'irre-sistibile attrazione sessuale tra i soldati nemici. (met-tete i fiori nei vostri fucili!)

ALIMENTAZIONE

Brian Wansink della Cornell University,(Usa). Premi-ato per aver studiato l'appetito apparentemente il-limitato degli esseri umani dando loro da mangiareuna quantità illimitata di zuppa. ECONOMIA

Kuo Cheng Hsieh di Taichung (Taiwan). Premio rice-vuto per aver brevettato nel 2001 un meccanismoche cattura i ladri d’appartamento gettando su diloro una rete. (Geniale! La domanda è.. cosa c’entracon l’economia?) CHIMICA:F. Kanda dello Shisedo Research Center ( Yokohama).Premiata per il pionieristico studio «Delucidazionisui composti chimici responsabili del cattivo odoredei piedi» e specialmente per le loro conclusioni,secondo cui la gente che pensa di avere i piedi chepuzzano, li ha, e quelli che pensano di no, non lihanno (su quest’ultima affermazione avrei molto daridire..)TECNOLOGIA:Premio assegnato congiuntamente a Jay Schiffmandi Farminton Hills (Michigan), inventore di «AutoVi-sion» (un proiettore che rende possibile guidareun'auto e guardare la tv allo stesso tempo) e allostato del Michigan per aver reso legale una tale prat-ica. MATEMATICA:il premio per la matematica va a Robert Faid diGreenville( Carolina del Sud), per aver calcolato sta-tisticamente la possibilità che Gorbaciov fosse l'An-ticristo: esattamente 8.606.091.751.882 : 1. MEDICINA:James F. Nolan, Thomas J. Stillwell e John P. SandsJr, per la loro ricerca sulla sopportazione del dolorenei casi di membro maschile pizzicato dalla zip deipantaloni.

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Technolab

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La Stazione Spaziale Internazionale.

Italiani popolo di astro-navigatori. Questa affermazioneha un fondo di verità.Difatti l’ASI (agenzia spaziale Italiana) è una delle cinqueagenzie spaziali internazionali che partecipano al prog-etto ISS (International Space Station) ed in questo mo-mento l’astronauta Paolo Nespoli, ex majorano, è acapo della missione dell’ESA (agenzia spaziale europea)denominata “MagISStra”. Il prossimo 19 apriledovrebbe aggiungersi anche un altro Italiano, RobertoVittori, che partirà con l’ultimo Shuttle in funzione, l’En-deavour, e porterà sulla ISS uno strumento denominatoAMS cacciatore di antimateria realizzato con un deter-minante contributo italiano. Paolo Nespoli, insieme aisuoi compagni di missione, sta portando avanti più di30 esperimenti per l’agenzia spaziale europea permigliorare la vita sul nostro pianeta. Questi esperimentisono incentrati sulla ricerca di nuovi materiali, fisica deifluidi, effetti dell’assenza e della limitata presenza dellagravità sul corpo umano per lunghi periodi, studi sulleradiazioni ed altri esperimenti di biologia e fisica noneffettuabili sulla terra. Inoltre deve seguire ulteriori es-perimenti per le agenzie spaziali statunitense, canadesee giapponese.Astro_Paolo, lo pseudonimo che usa su Twitter, è par-tito dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan lo scorso15 dicembre e resterà nella Stazione Spaziale fino amaggio. Durante la sua permanenza invia quotidiana-mente foto del nostro pianeta e con filmati e tweet(corti messaggi usati nel social network Twitter) ag-giorna costantemente i lettori sullo stato della missionee su tutti gli esperimenti intrapresi.Ma è proprio necessario avere una stazione spaziale or-bitante? Non è facile rispondere a questa domanda. Ilpunto fondamentale è che non si può stare per lunghiperiodi, si parla di mesi, su una navicella che poi deveessere reintrodotta nell’atmosfera; e con le tecnologiea nostra disposizione è ancora difficile pensare a colo-nizzare un altro pianeta od un satellite. Inoltre la ISSpermette di monitorare costantemente la Terra dallospazio ed è come un collegamento fra il nostro pianetae l’esterno. Gli esperimenti sulla resistenza del corpo

umano in situazioni anomale come la microgravitàpermettono agli scienziati di trovare le soluzioniadatte per i futuri viaggi interplanetari.Ma come si fa a vivere nello spazio? Beh non è facile.Tutto viene messo sottosopra dall’assenza di gravità.Nella stazione ogni componente della missione hauna propria “camera” chiamata “crew quarter” dovel’astronauta dorme, si tiene in contatto coi familiari aterra, si cambia e si lava. Per dormire hanno ha dis-posizione dei sacchi a pelo particolari agganciati aduna parete della cabina. Nella cabina è presente unascrivania dove sono agganciati solitamente due com-puter, uno collegato al computer centrale dellastazione e uno collegato a terra. nella stazione nonsono presenti docce; in realtà era in progetto unmodulo che le conteneva ma è stato poi annullato.Gli astronauti si lavano con spugnature e per lavarsi identi usano del dentifricio edibile per non consumareacqua. Ecco l’acqua, ma da dove la prendono? Unaparte viene inviata con i rifornimenti di cibo ed altroin capsule che dopo essere state svuotate vengonoriempite con i rifiuti prodotti e spedite nell’atmosferadove bruciano. Un’altra parte dell’acqua utilizzata èestratta dall’umidità dell’aria e la restante dall’urina.Sì proprio dall’urina prodotta dagli stessi astronauti,chiaramente depurata e resa potabile. Un’altrarisorsa fondamentale è il cibo. All’interno dellastazione ci sono degli scompartimenti dove sono sti-pate delle scatole contenenti il cibo divise per tipo diconservazione (principalmente o surgelati o dei-dratati) e per tipi di cibo (carne, verdura, primi, sec-ondi etc). tutti questi espedienti vengono utilizzatiper consumare meno risorse possibili.

Per seguire Paolo Nespoli nella sua missione bastaandare su www.twitter.com/astro_paolo e trovereteanche le immagini che ci invia ogni giorno.

Siamo orgogliosi che un Italiano e soprattutto un ma-jorano faccia parte dell’equipaggio della ISS e “porti”con sé nello spazio il nostro liceo.

Daniele Viganò, 3° E

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La nostra generazione:etichette giovanili

Silvia Tagliabue, 1° F

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Il mondo degli adolescenti è diviso in varie cate-gorie, anche se alcuni di noi non ne sono aconoscenza. In svariati casi si tratta di vere e pro-prie guerre tra ragazzi esaltati. Per ogni “classe” viè un abbigliamento diverso e, cosa fondamentale,un genere musicale differente l’uno dall’altro; masoprattutto uno “stile di vita” e personalmentecredo che non influisca molto: ognuno ha la suatesta e non deve sentirsi obbligato a orientarsi, adesempio, verso l’anarchia solo perchè ascolta mu-sica punk, come molta gente crede di dover fare!Viva la libertà di pensiero.Questo tipo di classificazione esisteva già neglianni ’60 e, con l’avanzare del tempo, si sono for-mati innumerevoli stili in cui i giovani tendono adidentificarsi in metallari, punk, rockettari egrunger.I metallari sono sempre stati quegli uomini grossie barbuti che vandalizzano le strade su una mag-nifica Harley Davidson, con le braccia ricoperte ditatuaggi terrificanti e bracciali borchiati capaci disterminare l’intera specie umana (??). È semprestato così, fino al momento in cui qualche rifiutoumano ha deciso che l’importante è essere fighi,quindi via capelli lunghi e barba, solo qualche ac-cessorio borchiato che alza l’autostima, giusto perfar capire che sei alternativo, e quindi figo. La mu-sica Heavy Metal (“metallo pesante”) ha co-munque svariate ramificazioni ovvero, in ordinesparso: Death Metal, Doom Metal, Gothic Metal,Thrash Metal, Epic Metal, Power Metal, HairMetal, Progressive Metal, Grindcore, AlternativeMetal, Viking Metal, Post Metal, Nu Metal, ClassicMetal e molte altre.Abbiamo poi i punk, ormai estinti per colpa di unagenerazione di fighetti che ha disperso il vero sig-nificato della parola. Si tratta di quelle persone dacui i tuoi genitori ti direbbero di stare lontano,

quelli che non passano inosservati per stradagrazie alle loro altissime, mastodontiche, col-oratissime creste (ma anche spuntoni)! Il punkè principalmente un genere musicale grezzo erumoroso, nato negli anni ’70 in Inghilterra cheha poi scatenato una nuova maniera di apparire,con appunto creste e vestiti stracci, poiché il ter-mine punk significa proprio “da quattro soldi”. Ilmodo di pensare e l’orientamento politico con-segue probabilmente dal fatto che il punk si di-vide in Street Punk, Nazi Punk, Straight Edge,Anarcho Punk; l’unico sottogenere senza idealispecifici è stato il Punk 77, ovvero il primo.Purtroppo la cultura punk è andata persa.I rockettari invece sono la classe più genericapoiché la musica rock possiede delle ramifi-cazioni quali il metal, il grunge e il punk da cui aloro volta derivano molti altri generi musicalicome, in ordine casuale, l’Hardcore Punk,l’Heavy Metal, l’Indie Rock e l’Alternative Rock.Tristemente, ora sono nate nuove etichette, chesanno troppo di nuovo e pulito!Abbiamo gli... emo. Non si capiscono bene i loroideali, che cosa ascoltano e soprattutto che cosavogliono dalla vita degli altri. Il loro genere mu-sicale, a quanto si dice, è l’Emocore che diconosia un sottogenere del Punk Rock ma nessuno cicrede veramente, poiché è umanamente impos-sibile etichettare un genere di questo tipo comesottogenere del caro e vecchio Punk Rock. Altriinvece, sostengono che ascoltano Metalcore,ovvero un Heavy Metal (che NON è HeavyMetal) abbondantemente più leggero. Parlandosuperficialmente, gli emo si possono riconoscerefacilmente: portano i capelli davanti agli occhi evestono perennemente di nero. Dicono di avereuna brutta vita e che tutti li prendono in giro

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(...fossi in loro mi farei delle domande) e con-cludono il tutto annunciando la loro DEPRESSIONECRONICA (precisiamo: dagli 11 ai 16 anni!) almondo intero, scrivendo sui social networkquanto faccia schifo la loro vita. Leggende metro-politane raccontano che questi... fantocci depressiscaricano la loro tristezza autodistruttiva e solitu-dine praticando autolesionismo sulle braccia, emolti di loro se ne vantano anche! Menti avanzate,logicamente, pensano che tutto questo dissangua-mento sia solo un modo per attirare l’attenzionee per fare la figura del coraggioso che non sentedolore. Dicono di essere gli esseri più sensibili in-fatti la parola “emo” deriva da“emozione/emozionali”, anche se molti (e mecompresa) sono convinti che deriva da “emoglo-bina” o “emorroidi”. Ci sono anche le Scene Queen e gli Scene King, ilnome significa “regina/re della scena”, infattiamano le cose colorate e strane, passano inosser-vate/i soprattutto per i capelli estremamente co-tonati e coloratissimi (spesso si tratta di extensionleopardate o zebrate e una tinta completa insolita:possiamo trovare Scene Queen con i capelli com-pletamente azzurri o rosa e non sono parrucche)e per il loro make up piuttosto pesante soprattuttosugli occhi, ma sempre e comunque molto col-orato. La stessa cosa vale per gli Scene King, e ineffetti, conciati in quel modo, suscitano forti dubbisul loro orientamento sessuale. Non hanno idealie un genere musicale specifico per quanto ne so.Per ultimi (ovviamente perché meno importanti)abbiamo i truzzi. Non si sa con esattezza lo scopodi questo nome, mi sono quindi messa d’impegnoa cercare sul vocabolario la parola “truzzo”, sco-prendo che significa “sporco”. Non è fattibile, iTruzzi sono gli organismi viventi più schizzinosi eperfettini del nostro sistema solare. Non puoi nonriconoscere un truzzo. È paragonabile ad un an-tiabbagliante di un’auto. È fastidiosamente...FOS-FORESCENTE! Tanto che rischi di perdere qualcosacome ottanta diottrie se li vedi di notte. Ascoltano

fondamentalmente la musica House e Tecktonik,ovvero suoni di due secondi remixati e ripetuti alcomputer per tre minuti, roba da farti venire unattacco di spasmo. Non contenti, ballano anche.Si muovono in maniera spastica e ripetitiva pertutta la canzone rischiando di demolirsi le artico-lazioni delle braccia e delle gambe, perché sem-brano anguille con la sclerosi multipla.Poi ovviamente ci sono quelli come me e tanti,che si limitano a barboneggiare e vivere comevogliono, ascoltare quello che vogliono, vestirsicome vogliono, senza dover seguire qualcheetichetta!Dopo aver fatto la “so tutto io” mi dileguo!...Che finale deludente, eh?

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Sparkland (parte IV)Davide F. Redaelli, 1° G

Literarum Pars 24 Bibliwin zwnhmetCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

Proseguimmo. Personalmente, avevo paura di ciò che ave-vamo appena visto, ma non volevo darlo a vedere, consider-ato che Frank e John sembravano tranquilli, anche se, in findei conti, credo che si trovassero anche loro nella mia stessasituazione.Non riuscivamo a vedere alcunché. Ogni tanto c’erano deipezzi di corridoio violentemente illuminati da non so qualefortissima luce, così non riuscimmo mai ad abituarci al buioche ricopriva la maggior parte di quel labirinto in cui vagammo,credo, per circa sei ore. A un tratto, al sordo rumore che lesuole delle nostre scarpe facevamo mentre calpestavano ilpavimento dei corridoi, presumibilmente anch’esso di basalto,si sostituì un suono simile a quello che fa l’acqua delle poz-zanghere quando ci si cammina dentro. Continuavamo a nonvedere niente. Ci piacque pensare che fosse acqua, e ancoraoggi non ho scoperto cosa fosse, e così continuammo ancoraa camminare abbastanza speditamente per i corridoi.«Non è possibile che in ‘sto palazzo ci siano corridoi tantolunghi». La voce improvvisa e perforante di Frank, nel silenzioin cui ci stavamo cercando di confondere con l’aiuto del buio,mi fece spaventare, e poi riflettere. Sicuramente non stavamogirando in tondo, dato che John stava appiccicando delloscotch dove passavamo, però poteva darsi che stessimo sal-endo lentamente verso la cima del castello.«Può darsi che stiamo salendo» dissi a Frank.«E quando arriviamo su che facciamo»Non sapevo cosa rispondere. Ci pensai un po’ su.«Cominciamo ad arrivarci, poi penseremo a che fare». Rispon-devo sempre così quando non sapevo cosa dire, e a Frank an-dava sempre bene. John invece si alterò e mi colpì –non socome, dato il buio– in testa non lo scotch. Non ero in vena discherzi. Ero stanco. Gli saltai addosso e lo spinsi contro unaparete. E la parete crollò.Sembrò fatta di polistirolo. Ci trovammo in uno strano posto.C’erano degli alberi che sembravano palme. Erano quattro ecircondavano una bassa piscina rettangolare il cui fondo eradecorato come un mosaico, con un motivo puramente geo-metrico in cui, tra i colori delle tessere, spiccavano l’azzurro eil verde scuro. Il pavimento, grigio, fatto da blocchi lapidei, eraper gran parte parzialmente coperto da piante erbacee rampi-canti che scricchiolavano quando ci camminavamo sopra.Appeso al soffitto vi era un lampadario di vetro azzurro semi-trasparente che ondeggiava inquietantemente e che con lacui luce rendeva spettrali perché fortemente mutevoli leombre in quella stanza.Eravamo stanchi. Ci sdraiammo per terra e ci addormen-tammo.

«Ciao. Benvenuti a Sparkland. Venite con me».Una voce rauca e stentata mi svegliò dolcemente. Vidi untizio basso, incappucciato, con una lunga veste, che miparve essere lo stesso la cui sagoma ci aveva spaventato inprecedenza. Forse perché ero ancora assopito dalla dor-mita, o forse proprio perché dormire mi aveva schiarito leidee riguardo all’avere stupidamente paura di qualcuno (oqualcosa) senza ragionare prima, seguii il tizio incappuc-ciato. Prima, però, cercai di svegliare Frank e John per invi-tarli a venire con noi. Non c’erano. Cercai ancora, facendoattenzione che il tizio incappucciato non se ne accorgesse,ma non trovai nessuno.«I tuoi amici ti stanno aspettando dove ho intenzione dicondurti. Ora vieni, o faremo tardi. Non ti affannare, o nonriuscirai a seguirmi».La voce del tizio incappucciato, misteriosa profezia, terribileordine, proruppe sui miei pensieri come s’egli mi avesseletto nella mente.Ubbidii.Il tizio si faceva luce con uno strano oggetto sferico cherisplendeva di un bagliore ch’era un mix di giallo e azzurro.«Mi scusi, dove stiamo andando?» azzardai.«Non è importante»«Mi scusi, può dirmi chi è lei e come mai io e i miei amicisiamo finiti in questo posto?»«No».Mi parve strano. Come faceva a rispondermi un “no” cosìodioso data la situazione in cui mi trovavo in quel mo-mento, e che lui aveva sicuramente colto. «Mi scusi, ma perché non mi può rispondere?»«Non è importante»Non è importante?! Mi aveva seccato quella… risposta.Cosa significava che tutto ciò che gli chiedessi non fosse im-portante! Come si permetteva?!Avrei voluto spingerlo contro una parete come avevo fattocon John, ma avevo paura che si sfracellasse di nuovo, e ditrovarmi in un’altra strana stanza, e di incontrare un altrostrano tizio mezzo pazzo che non si degnava di risponderealle mie domande. Temevo anche che quel tizio incappuc-ciato avesse qualche potere magico che di certo, dopoquello che avevo passato, non volevo che fosse sperimen-tato su di me. Adesso che ci sto pensando, in quel mo-mento avevo paura di un sacco di cose, ma vi prego di nonfarci caso. Ero anche curioso. Mi trattenni così dall’assalirloe proseguii, avanzando sempre mezzo metro dietro di lui.

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Sguardo all’orizzonteLetizia Bigatti, 1° a

Literarum Pars 25 Bibliwin zwnhmetCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

I m m a g i n a i l c i e l oC o p e r t o d i s t e l l e

M e r a v i g l i o s e e b e l l e

R i c o r d a l a t e r r aB r u n a e s i n c e r a

C h e è s o p r a v v i s s u t a a d o g n i n o t t e n e r a

A s c o l t a l ’a c q u aL i m p i d a e c h i a r a

C h e s c i o g l i e o g n i d u b b i o e d o g n il a c r i m a a m a r a .

C o n s e r v a l ’a m i c i z i aE s c o p r i r a i

L a b e l l e z z a d e l l a v i t a C h e n o n è a n c o r a f i n i t a

Voglio vivere cosìGiovanni Dietracci

L'acqua è calda al punto giusto, il sapone ha creato nu-vole profumate, la mamma mette nella vasca il suobambino, frutto del suo amore; ogni volta per lui ilbagnetto è una festa. "Chi è il mio nuotatore preferito?Dimmelo, chi è?" Il bambino sorride e schiaffeggia l'ac-qua, estasiato da quell'elemento così puro e merav-iglioso; ride, scherza. Ai fornelli Beatrice prepara la cena per la sua famiglia,canticchia intanto una canzone che passa sfocata allaradio: "Voglio vivere così, col sole in fronte e felicecanto beatamente". La tavola è apparecchiata, la cenaè pronta. Fuori sfuma il giorno e l'oscurità soffoca dol-cemente il rossore del tramonto. "Amore sono tor-nato! Ho una fame!" "Ciao tesoro! Vatti a lavare le mani che è pronto!""Vado subito! Matteo, dove sei? Andiamo a lavarci lemani che è pronto! Matteo, dove sei? Non farmi glischerzi come al solito eh!"Giovanni cerca il suo bambino sorridendo; dietro letende, nello sgabuzzino, dietro al divano. Giocavanospesso a quel gioco e benché Giovanni conoscessebenissimo i posti preferiti del figlio per nascondersi,

ogni volta che lo trovava mostrava un esageratostupore. La porta del bagno è socchiusa e la lucefiltra dalla fessura. "Ma dove sarà mai?" Giovanniapre lentamente la porta del bagno; l'aria è umidae densa e profuma di sandalo.Nella vasca galleggia il corpo del bambino, a panciain giù; i capelli fluttuano nell'acqua come alghe.Giovanni respira a fatica, prende il corpo del figlioe lo appoggia sul tappetino a fiori del bagno. "Gio-vanni è pronto! Ma dove siete finiti? Dai che lapasta si fredda!" Giovanni s'incammina verso lacucina lasciando una scia di gocce che dalle suebraccia cadevano silenziose sul pavimento di cotto."Ma sei tutto fradicio! Quarant'anni e non riesci an-cora a lavarti le mani senza infradiciarti! Che stu-pidotto che sei! Hai trovato Matteo? Dove si ènascosto quel birichino?" Giovanni si siede, infila iltovagliolo nel colletto della camicia e inizia a man-giare la sua pasta a grandi forchettate come al suosolito; intanto la radio canta e Beatrice sorride.

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Pietro Redaelli, 3°E

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27metCetera Majorana Desio n. 3 / etCetera Majorana Desio n.3 m

ORIZZONTALI:1. Località rinomata perlo spumante3. Sacrificio massimo11. Fiume Russo14. Prodotto dal vino e daaltri alcolici19. Taxi Inglesi22. Prodotto chimicousato anche come deter-sivo26. Dispari in nato27. Abitante di Arezzo28. Baratro sottomarino30. E' dell'amico in unacanzone degli 88332. L'insieme dei paesistranieri33. Provoca sonno38. Doppie in bolla39. Estremi di Erik40. Anticamera42. Mezza alba43. La nostra patria44. Fiume lombardopalindromo46. Nota marca di sot-tilette49. Grosso porto del nordEuropa52. Traghettatore infer-nale56. Bovino "Bill"57. Noto monotremo59. Mezza anta60. Il cantante "D'Angelo"62. Sempre insieme aBubu63. Pari in canta64. Retro in Inglese67. Dittatore Russo70. Pianta delle Grami-nacee72. 2/3 di Ugo73. Titolo nobiliare In-glese75. Animale da soma ster-ile76. Centimetri cubici78. Estremi di Unni79. Nome scientifico dellozucchero82. Serpente del deserto86. Piante sempreverdi88. L'avvenire89. Noto telefilm di Mtv90. Vivevano sull'Olimpo91. Bomba artigianale94. L'Enea latino96. Strumento del boia97. Estremi di api98. Lo sport di Sampras99. Stewart, cantante bri-tannico100. Si ripete in tata101. Imperfetto di sono103. Il verso dell'asino105. Metà otto106. Lampadine a bassoconsumo108. Nome della mogliedi Shakespeare109. Automobile dellaFord110. Rete locale112. Pregiato con le pinnegialle113. Il re in un film Dis-ney115. La città di Abramo117. Dispari in lama118. Divinità egizia119. Uccello divinizzatodagli egiziani121. Ci si fa l'olio123. Alte in centro

125. Metà luce126. Gas per lampadine128. Medical Division surai 2129. Il cantante dei Sab-bath134. Un tipo di battaglia136. National League137. Condannato a vita140. Onorevole141. Primo persona plu-rale142. Vi corrono i cani145. Estremi di dente147. Simbolo del bario148. Estremi di casa149. Strato interno deltrofoblasto154. Coordinate del cen-tro155. Negazione157. Il paese più grandedel mondo162. Simbolo del titanio164. Eurocity165. Avaro, restio167. Misura della superfi-cie169. Benevento170. Comunità Europea171. Politica che aboliscela proprietà privata175. Un tipo di pile177. Società di video-giochi (sigla)178. Qualità di cipolla181. Pari in coni183. Rinnovamento186. Segue il tic188. Confusione di per-sone191. Io e te193. Foche197. Chicchi d'uva198. Decorate202. Prime in treno203. Fiume svizzero204. Noto scrittore latino206. Unione Sportiva208. Lo vincono i migliorifilm210. Vi è un aeroporto211. Vezzo infantile212. Simbolo del sodio213. New Jersey214. Pietra preziosa216. Dentista220. 2/3 di T.N.T.221. Noto personaggio diSalgari223. Manifesto cine-matografico227. Articolo spagnolo228. Genere musicale230. Esterno Centro231. "Black" per gli ACDC232. Vanto, gloria234. Meta marittimasalentina238. Cantante dei Beatles243. Biglietto per sciatori244. Velivolo senza mo-tore245. Politica che sfruttale colonie246. Frutto selvatico

VERTICALI:1. Figlio di Asdrubale2. Legge fondamentale4. Club Alpino Italiano5. E' famosa quella diNoè6. Il nome di Mammuc-cari7. Ordine Teutonico

8. Mediolanum9. Banca Nazionale delLavoro10. Fiume spagnolo11. Capitale del Senegal12. Fiume russo13. Simbolo del nichel14. Antico sestante15. Maestrale16. Pesce di fiume17. Orient Express18. L'oro inglese19. Percorso20. Larva21. Famoso autore fan-tasy22. Cantante dei Police23. Pari in voce24. Dottore25. Australian Open29. Estremi di sala31. Prime tre in Garibaldi34. Royal Air Force35. Nome femminile36. Petrolio inglese37. Località turistica sicil-iana39. Il nome di Ramazzotti41. Dominio di primo liv-ello in Italia45. Dispari in dare46. Simbolo del carato47. Comprende la mecca-nica48. Canzone degli ACDC50. Centro di cena51. Aumentano con l'età53. Tipo do farina54. Simbolo del torio55. Esercito Italiano58. Accidentalmente61. Estremi di nana65. Iniziali di Europa66. Alterna vicenda68. L'incognita69. Centro di anca70. Moneta in Inglese71. Associazione Sportiva72. Forte grido74. Centro di arpa76. Lo forma il vulcano77. Ce l'ha Orione78. Utilizzi80. Capitale dello Yemen81. Ghiandola che filtral'urina82. Parte orientale del-l'Africa83. Doppie in gatto84. Pari in cavo85. Cinquantacinque ro-mano87. Incendiò Roma88. Simbolo del pascal92. Degne di venerazione93. Creatura mitologica95. Componimento dellapoesia bucolica96. Coniata dallo Stato98. La squadra inglese100. Punto debole diAchille101. L'alieno di Spielberg102. Organizzazione delleNazioni Unite104. Satellite di Giove106. Prova d'innocenza107. Cary, famoso attorestatunitense108. Anno Scolastico110. Tirchio114. Sono... al passato116. Rosalino Cellamare119. American, album deiGreen Day120. Prefisso che sta per

due121. Estremi di Ilio123. Frutto tropicale127. Può essere medica ogatta130. Nord-Ovest131. Ci si vendono vini132. Capitale della Bulgaria133. Ripetizione concessaal pubblico135. Aeronautica Militare136. La Provenza romana138. Sport Club139. Estremi di Lexus142. Località turisticaveneta143. Nuovo Testamento144. Estremi di orto145. Dispari in dose146. Attira gli animali149. Marca di cioccolata150. Guendalina de "GliAristogatti"151. Dispari in rosa152. Osama "..." Laden153. Dispari in luce156. Gli estremi dell'ora158. La bandiera britannica159. Internet Explorer160. Estremi di uno161. Dispute162. Prima del tac163. Lisa senza l166. Jim, cantante deiDoors168. Comune anfibio172. La macchina inglese173. Simbolo del litio174. Marina Militare176. Un figlio di Eracle178. La Banda Bassotti179. Incontro di vocali180. Ultime in urna182. Articolo maschile184. Novantanove romano185. Estremi di orci187. Jorge, ex calciatore ar-gentino189. Noto poeta fiorentino190. Ci si fa la spremuta192. Preposizione semplice194. Cappello a cilindro195. Era d'oro quello diApuleio196. Oggetto veneratocome divinità199. Qualità200. Lavorava con Gian201. Valle del Trentino205. Cantavano "vivo perlei"208. Piccola imbarcazione209. Noto romanzo horrordi Stephen King211. Iniziali di modo215. United Kingdom216. Disonori, offese217. Dare senza e218. Elemento decorativoda giardino219. Può essere nazionale222. Difetti224. Un ansioso non lavede225. Rodovetro nel gergotecnico226. Idiota senza dia229. Killed in Action233. New York235. Avanti Cristo236. Dispari in tela237. Pari in volo239. I confini di Elba240. Dispari in Nilo241. Mezzo osso242. Dispari in Nemo

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