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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI TORINO Facolt di Economia Corso di Laurea in Commercio Estero

RELAZIONE DI LAUREA

Esclusione sociale e ristrutturazione urbana, nellIndia della liberalizzazione economica. Il caso Mumbai.

Relatore: Prof. VANOLO Alberto

Candidato: SCISCIANI Dario N matricola: 307031

Anno accademico 2008/2009

INDICE

INTRODUZIONE4

CAPITOLO 1FENOMENI CONNESSI ALLA RISTRUTTURAZIONE URBANA

1.1 Il Fenomeno della gentrification ................................................................. 5 1.1.2 Dinamiche della gentrification ....................................................... 6 1.1.3 Cause .............................................................................................. 8 1.1.4 Conseguenze ................................................................................. 10 1.1.5 Un analisi politica ......................................................................... 12 1.2 Displacement ............................................................................................. 14 1.2.2 Pianificazione come possibile soluzione al dislocamento ........ 18 1.2.3 Displacement ed esclusione sociale ............................................. 19 1.3 Segregazione e polarizzazione sociale ...................................................... 20

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CAPITOLO 2

LINDIA DELLA LIBERALIZZAZIONE ECONOMICA

2.1.1 Sviluppo a partire dagli anni 90 dellIndia neoliberista (cenni storici) ........................................................................................... 22 2.1.2 Situazione economica, politica e sociale attuale .......................... 25 2.1.3 Il problema della povert urbana .................................................. 26 2.2 La nuova classe media indiana .................................................................. 28 2.2.2 I limiti della classe del consumo .................................................. 32 2.3 Politiche di emarginazione ed esclusione sociale ...................................... 34 2.3.1 Unanalisi urbana.......................................................................... 36

CAPITOLO 3IL CASO MUMBAI

3.1.1 Contesto metropolitano ................................................................ 40 3.1.2 Ristrutturazione urbana e rapporto con la classe media ............... 42 3.1.3 Le politiche del dimenticare ..................................................... 44 3.1.4 I programmi di riconversione degli slum ..................................... 46

CONCLUSIONI ....49 BIBLIOGRAFIA50 SITOGRAFIA.52

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IntroduzioneNel 2007 secondo alcuni studi ufficiali la popolazione mondiale che vive nelle citt ha superato quella delle campagne. Nello stesso anno lIndia ha superato ogni record di crescita economica affermandosi come una delle nuove potenze economiche mondiali. Questa Relazione di Laurea si propone cos di analizzare quali possano essere le relazioni tra i cambiamenti avvenuti nelle citt sempre pi popolose e gli sviluppi socio-economici dellIndia moderna. Nel Capitolo 1 verranno presentati i fenomeni legati ai processi di ristrutturazione urbana di maggiore interesse per la nostra analisi, a partire dalle dinamiche con cui si attuano a partire dalle relative cause e conseguenze, e tramite tutta la trattazione dei contesti politici e di trasformazione sociale a loro connessi. Nel Capitolo 2 lattenzione si sposta sullIndia post liberalizzazione economica ed in particolare su tutti gli aspetti sociologici di maggiore interesse per le relazioni con le politiche urbane e di esclusione sociale, arrivando infine ad analizzare nel Capitolo 3 un contesto metropolitana specifico: la citt di Mumbai.

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CAPITOLO 11.1 IL FENOMENO DELLA GENTRIFICATIONTra i fenomeni di ristrutturazione urbana nati a partire dagli anni cinquanta, si incominciato a parlare di un nuovo processo di cambiamento allinterno delle aree metropolitane, la gentrificazione, o pi comunemente indicata dal termine inglese gentrification. Esso si riferisce ad una nuova identificazione dei quartieri, che comporta la sostituzione dei suoi vecchi abitanti a basso reddito con nuovi residenti dal reddito pi elevato in un operazione dai risvolti economico sociali molto complessi e che ha cambiato il carattere di centinaia di citt negli ultimi 50 anni. Dal punto di vista economico questo processo prevede l'afflusso di investimenti con tutta una serie di cicli di capitale, nella regione metropolitana fino a quel punto depressa, ma che per variabili a volte anche dettate da decisioni politiche incomincia a riguadagnare appeal, facendo della gentrification una sorta di rinnovamento urbano legato al nuovo sviluppo del luogo. Un errore che non bisogna commettere quello di pensare a questo fenomeno come qualcosa di assolutamente definito od univoco, infatti esso rinvia ad una vasta gamma di processi associati, riferendosi a diversi elementi quali il tentativo di aumentare la redditivit del

territorio attraverso il reinvestimento e la riqualificazione, pianificazione e progetti di sviluppo economico pubblici e privati, ristrutturazione e riabilitazione di edifici e infrastrutture, cambiamenti demografici e di popolazione verso classi sociali pi elevate, trasformazione nella vita culturale, distruzione delle minoranza povera e marginalizzazione delle comunit di immigrati; tutto questo al fine di creare un paesaggio congruo al nuovo tipo di abitante che risponde al consumatore medio, protetto da un nuovo quartiere di facciata che richiama spesso connotazioni cosmopolite (Gottdiener 2005). Coniato nel corso degli anni sessanta, il termine gentrification riguardava soprattutto la cosiddetta bonifica delle zone povere appartenenti alla classe operaia nelle citt americane, in favore di una porzione di popolazione pi benestante, in una sorta di colonizzazione che a volte sfociava invece in una completa riconversione di

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zone residenziali in zone di servizi. Sovente negli Stati Uniti e in molte parti dEuropa una caratteristica molto comune era la trasformazione di centinaia di appartamenti nei condomini in uffici o in centri di servizi specifici, oltre ad un fiorire esteso di negozi, ristoranti e centri alla moda un tempo impensabili: questa solo una semplificazione, in quanto ci troviamo davanti ad un fenomeno empirico di scala globale in cui si intersecano questioni di classe, etnia, cultura, sul motore della circolazione dei capitali. Il processo di gentrification stato utilizzato anche come politica urbana dai poteri delle citt come obiettivo di rilancio di zone depresse, anche se talvolta risultata essere soprattutto nei paesi in via di sviluppo, una strategia avente lobiettivo di marginalizzare i ceti sociali pi poveri, nascondendo i problemi legati al sottosviluppo di aree urbane degradate; questo tipo di politiche anche negli esempi pi trasparenti, sono comunque andate incontro al problema del come garantire uno sviluppo metropolitano il pi equo possibile. Un rinnovamento urbano di questo tipo infatti produce contemporaneamente risultati positivi e negativi, o meglio, situazione favorevoli per taluni che possono invece creare problemi ad altre fasce di popolazione. Risulta evidente come alla possibile offerta di maggiori opportunit economiche e di conseguenza nuovi redditi, possano contrapporsi tutta una serie di costi finanziari e sociali che devono essere ottimizzati, ovvero ridotti al minimo, rendendo il cambiamento della comunit un gioco a somma maggiore di zero.

1.1.2 Dinamiche della gentrificationIl termine in esame come gi accennato ha diverse accezioni e spesso viene ripreso con connotati piuttosto politici in quanto pu riferirsi ai processi di investimento e disinvestimento in un ottica di rivitalizzazione urbana, ma sovente anche a tensioni sociali e problemi economici che accompagnano larrivo di nuovi residenti in un quartiere. In questo paragrafo analizzeremo il processo attraverso il quale la popolazione a basso reddito di una area metropolitana viene sostituita da una nuova comunit a reddito pi elevato, tralasciando per ora la relazione che spesso intercorre

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con lappartenenza a gruppi etnici

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differenti. La nostra definizione ha tre

caratteristiche principali ove in primo luogo vi lo spostamento dei residenti a basso reddito dai loro quartieri, sia esso volontario e legato allaumento dei costi degli affitti o dei beni, sia esso costretto da politiche di esclusione generate dalle amministrazioni cittadine. In secondo luogo sempre presente una ristrutturazione di tipo meramente strutturale delle aree interessate che comprende il loro patrimonio abitativo, mentre la terza caratteristica riguarda un cambiamento delleffettivo carattere del quartiere, e nonostante sia una componente di analisi piuttosto soggettiva, riguarda tutti gli effetti sociali (Leonard 2001). Innanzitutto ci limiteremo ad analizzare quali siano le dimensioni di questo fenomeno urbano, basandoci su prove aneddotiche, descrivendo un fenomeno avvenuto ed ancora in corso in moltissime citt dellintero globo in tutte le aree dove siano entrate in gioco le necessarie condizioni. Continuando sullampiezza del processo non bisogna per dimenticare come tutta lanalisi debba essere compresa nel contesto delle drammatiche espansioni della popolazione nei dintorni degli anelli suburbani delle citt, e che indipendentemente dalla scala, esso pu avere effetti contrastanti sulle famiglie colpite ed per questo che occorre capire le sue dinamiche in vista dellazione dei manager urbani. Nelle dinamiche di gentrification pi comuni interessante osservare come ci siano degli indicatori comuni che anticipano quasi sempre limminente avvio del processo di ristrutturazione urbana. Possono essere di tipo statico o dinamico in base alla loro dipendenza dalla natura intrinseca della citt o da variabili diverse, e si posso ricondurre alla misura del canone degli affitti delle zone interessate, una spiccata facilit di accesso ai centri di interesse tramite trasporti pubblici o raccordi stradali, alti e crescenti livelli di congestione del traffico metropolitano e potenziale valore architettonico degli edifici molto elevato. Sulla stessa onda ci sono anche degli indicatori tipici che indicano la tendenza di un fenomeno di gentrification che gi in corso. Sono facilmente riconoscibili laumento progressivo dei proprietari di case rispetto agli affittuari, laumento del numero delle famiglie con un ristretto numeri di componenti, lafflusso di nicchie culturali come giovani professionisti e

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Il riferimento classico alla contrapposizione tra popolazione bianca ad alto reddito e popolazione nera a basso reddito nelle citt americane degli anni settanta.

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artisti; il segnale pi eclatante di una situazione di questo tipo rimane comunque un massiccio afflusso di servizi che sono utilizzati dai livelli di reddito pi elevati, o comunque in generale dalla classe media, quali clubs, gallerie di negozi e catene di ristorazione internazionali (Kennedy 2001).

1.1.3 Cause della gentrificationGli studi hanno provato a dare una risposta univoca su quali siano gli elementi che portino al fenomeno della gentrification, e si sempre giunti alla conclusione che la cause sono quasi sempre riconducibili a fattori sociali/culturali, da fattori economici come i cambiamenti nelle occupazioni, o da una combinazione di entrambi. Nonostante la disputa tra chi afferma che i fattori sociali siano pi importanti di quelli economici e viceversa vada avanti (Leonard, Kennedy 2001), proveremo a dare un elenco delle cause pi comuni nella letteratura accademica, che risultano comunque essere fattori di generale successo per le citt in evoluzione. Rapida crescita occupazionale. Durante londata di espansione del fenomeno ove sono presenti le condizioni perch il processo si metta in moto, i ricercatori hanno sostenuto che la crescita di posti di lavoro un ingrediente fondamentale per la gentrificazione delle aree urbane. La rapida crescita del tasso di occupazione continua ad essere un fattore chiave ma non appare pi connesso ad un processo in atto nei solo centri cittadini, ma anche alle zone periferiche e suburbane delle metropoli. Esempio di questo tipo stato il fenomenale sviluppo della Silicon Valley negli Stati Uniti, il cui centro si trova a pi di sessanta kilometri a sud dalla citt di San Francisco, ma rimane comunque il motore primario della gentrification in atto nel distretto metropolitano, sia dalla citt vera e propria che dalle altre comunit della baia. Stagnazione del mercato immobiliare. Le dinamiche del mercato delle abitazioni sembrano giocare un ruolo critico nella produzione di fenomeni di ristrutturazione urbana, anche se tali dinamiche variano in base ai luoghi dove avvengono. Un offerta limitata di unit abitative in quartieri dove invece lo sviluppo molto forte una delle ragioni di processi di questo tipo ma ci possono essere

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anche altre ragioni, come la relativa economicit di una zona vicina ad un centro per loccupazione a cui improvvisamente vengono destinati collegamenti pubblici efficienti. Da non sottovalutare inoltre tutti i movimenti speculativi che si verificano quando un quartiere incomincia ad avere un elevato potenziale di investimento immobiliare e si cerca fare elevati profitti con il rinnovamento del territorio (Kennedy 2001). Preferenza per il quartiere urbano. Determinati gruppi demografici hanno tradizionalmente sempre preferito vivere in quartieri urbani con facile accesso ai servizi, con vivaci culture di strada, diversit etniche e razziali e prossimit ai centri di intrattenimento e culturali locali. Queste comunit si riconducono facilmente agli artisti, i giovani professionisti e le famiglie gay/lesbiche, che in molti casi di gentrificazione sono stati poi a loro volta sostituiti da professionisti a pi alto reddito e famiglie con bambini ed esigenze diverse. Maggiore congestione del traffico. Laumento del traffico ed i lunghi tempi del pendolarismo sono stati espressi come fattori che contribuiscono alla gentrification, infatti in molti casi di citt soprattutto occidentali, si verificato che il bisogno di accorciare i tempi di raggiungimento del posto di lavoro hanno contribuito notevolmente ad aumentare flussi di popolazione allinterno delle citt, e sovente quartieri degradati posti su importanti interconnessioni del trasporto pubblico hanno subito rivitalizzazioni molto rapide. Politiche pubbliche. Se forze di natura economica sembrano sempre guidare le ristrutturazioni urbane, numerose politiche di governo del passato e del presente possono facilitare od ostacolare questi fenomeni. Luso di leve politiche per rivitalizzare vecchi quartieri comprendono anche investimenti diretti, politiche fiscali e regolamentazioni pi o meno rigide che in alcuni casi producono effetti del tipo analizzato anche involontariamente; molte citt nel perseguire politiche di rilancio con lintenzione di fornire incentivi per le famiglie di reddito medio in comunit in seria difficolt, hanno avuto effetti importanti sulla geografia urbana. In particolare menzioniamo gli incentivi fiscali per lacquisto di un unit abitativa o per la conservazione dei quartieri storici, o gli interventi di pubblica edilizia residenziale che portando alla riqualificazione di fatiscenti edifici popolari, ha attratto forti investimenti anche privati nei servizi con un conseguente stimolo alla gentrification.

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Allinterno delle politiche pubbliche posso svolgere un ruolo di catalizzatore anche la costruzione di grandi impianti sportivi, centri congressuali o poli fieristici, senza poi dimenticare che la politica dei trasporti pubblici in base a come implementata pu rappresentare un'altra influenza determinante. Altrettanto influente ma nel senso opposto il cosiddetto scaling back governement dove un parte importante della gentrification stata generata, soprattutto nel mondo anglosassone, da un taglio del welfare state e di altri importanti servizi delle citt e dai bilanci delle amministrazioni locali, che per ragioni di efficienza fiscale hanno cancellato o privatizzato ambulatori, ospedali e servizi sociali in genere, portando via quel poco di sicuro nella rete sociale di alcune aree urbane in declino. Oltre a questi elementi causali di livello locale che annotiamo nei tradizionali casi di gentrification, occorre non dimenticare che questa diventata una questione di carattere sempre pi globale e che comunit di tutto il mondo stanno attraversando lo stesso processo, non perch le i gruppi sociali sparsi sulla pianeta stiano attuando politiche simili tra loro ma piuttosto perch questo processo si pu legare al contesto nazionale ma anche internazionale, con i relativi cambiamenti economici e culturali. La deindustrializzazione di alcune aeree ad esempio, uno di questi meccanismi ed legata allerosione della base economica della comunit legate alla classe operaia, come anche il fenomeno della speculazione edilizia; quando il mercato azionario ha rallentato negli anni novanta, molto investitori infatti hanno dirottato i loro capitali nella speculazione immobiliare visto allora come un terreno pi affidabile dinvestimento.

1.1.4 Conseguenze della gentrificationGli effetti della gentrification sono svariati e infliggono costi pesanti per alcune famiglie o imprese, spesso non in grado di scontarli, sia dal punti di vista economico che sociale. Di seguito proveremo ad elencare gli effetti pi comuni derivanti dalla gentrification. Spostamenti. La traslazione dei residenti originali a basso reddito una delle componenti che definiscono il termine gentrification, ma allo stesso modo la conseguenza pi dolorosa di questo processo. La quantit e la natura degli

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spostamenti pu dipendere innanzitutto da quanto sia flessibile il mercato immobiliare nel territorio e dalla tenuta sociale dei suoi residenti. In alcune citt accaduto ad esempio, che data la grande disponibilit di terreni liberi a basso costo, non stato necessario spostare i vecchi affittuari dei quartieri in rinnovamento, data la possibilit di creare attraenti complessi residenziali per i nuovi arrivati in questi nuovi agglomerati, facendo si che il fenomeno di gentrification piuttosto che come un problema, sia stato vissuto dai cittadini a basso reddito come un cambiamento positivo dopo decenni di perdita di popolazione e concentrati di povert. In altri casi invece laumento del valore degli immobili dopo il rinnovamento urbano, causa uno sfollamento in massa di gruppi sociali ben determinati, spesso i pi indifesi, ovvero gli immigrati e gli affittuari a basso reddito che non riescono a sostenere i

conseguenti aumenti dei canoni di locazione, che invece sono un grande vantaggio per i proprietari; in generale subiscono conseguenze molto negative in questi ambiti le minoranze in genere , le quali vengo danneggiate con costi economici e sociali ingenti. Incremento del gettito fiscale per le municipalit. Un afflusso di capitali in determinati quartieri, da zone suburbane periferiche e una presenza maggiore di cittadini a reddito pi elevato, porta ad un aumento delle entrate per i governi delle citt e che spesso servono alla produzione dei servizi essenziali proprio nei quartieri di nuovo sviluppo, ma possono giovare allintero agglomerato urbano nel suo complesso. Cambiamento del tessuto economico-culturale. In un quartiere che cambia sotto la spinta di una rapida ristrutturazione, non possono non cambiare anche elementi legati al consumo. Questi effetti sono solitamente legati alla scomparsa delle attivit di vendita dei piccoli commercianti, o dove presenti, dei cosiddetti venditori ambulanti, in favore dei grandi centri di consumo tipici del ceto medio comprendenti i franchising delle pi importanti multinazionali. Dal punto di vista culturale emerge anche il cambiamento legato alla composizione degli abitanti, che fa sorgere tutta lesigenza del cosiddetto tempo libero cambiando la destinazione duso di molti edifici per la mancanza di luoghi del divertimento. Cambiamenti nelle istituzioni della comunit. Influenze derivate dai flussi di popolazione, sono quelle messe in atto dal cambiamento delle strutture di potere

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allinterno dei quartieri, connesse alla creazione di gruppi sociali con diversi caratteri politici, religiosi e sociali. Dal punto di vista politico i nuovi residenti posso portare con loro una maggiore influenza allinterno dei processi decisionali dei sindaci, in quanto posso trovarsi tra loro funzionari pubblici o comunque gruppi influenti nelle strategie decisionali, mentre dal punto di vista religioso, di qualunque culto si tratti, ci si pu trovare in scontri molto aspri tra la leadership religiosa delle vecchie comunit di quartiere solitamente pi conservative, ed i nuovi afflussi pi progressisti. Aumento del Valore Immobiliare. Dinamica essenziale della gentrification, laumento dei costi abitativi quali valori di propriet ed affitti, anche uno degli effetti di maggior peso. Le conseguenze sono valutabili in modo diverso a seconda delle parti interessate che ci si appresta ad analizzare ed alla composizione edilizia del quartiere; ovviamente in base al punto di vista in cui ci si pone questo pu diventare unelevata fonte di speculazione od una vera e propria tragedia.

1.1.5 Analisi politicaLa dinamiche politiche della gentrification ruotano attorno a diversi punti chiave senza i quali ogni considerazione perderebbe di oggettivit e senso. Innanzitutto nei fenomeni fin qui descritti la parti interessate, hanno posizioni contrastanti e spesso inaspettate sulla questione ed per questo che molte volte il termine stesso gentrification assume connotati politici. Nella natura intrinseca di questo processo inoltre, occorre sottolineare come la crescita economica che stia alla base, trascini con s un rapido mutamento delle conflitti sociali in atto e che la strategie governative messe in atto per evitare una situazione di disagio eccessivo, sono spesso vittima dei lunghi tempi burocratici e della scarsit di finanziamenti. I sindaci o gli amministratori locali cercano di mettere in atto operazioni di rivitalizzazione dei quartieri ad alta concentrazione di povert con il costante richiamo al miglioramento della loro qualit complessiva, mentre molto pi spesso ci si ritrova solo di fronte allinfluenza delle lobby del mercato immobiliare ed alle loro speculazioni alla ricerca di nuovi mercati redditizi. Se nei paesi occidentali non sono rari casi come questo, in quelli in via di sviluppo invece dietro ad operazioni di

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rivitalizzazione urbana si celano invece casi di vera e propria esclusione sociale istituzionalizzata, cercando di marginalizzare fasce di popolazione molto povera agli estremi delle citt, allo scopo di ripulire limmagine dellarea urbana e attirare nuove imprese dando un senso di sicurezza apparente ai nuovi ceti benestanti; questo ultimo punto quello che godr di maggiore approfondimento nei capitoli successivi (Fernandes 2006). Gli attori in gioco nel ridisegnare gli equilibri e la vera e propria anima dei quartieri sono dunque soggetti pubblici e privati, ma rimangono senza dubbio i primi gli unici che posso avviare azioni efficaci per attenuare gli effetti negativi della gentrification, amplificando contemporaneamente la rivitalizzazione urbana. Tutto questo deve avvenire insomma, in un contesto di uno sviluppo il pi equo possibile, facendo in modo che la stabilit raggiunta a lungo termine non gravi troppo solo su determinati gruppi sociali attuando strategie volte alla gestione del cambiamento. Per fare questo bisogna innanzitutto conoscere bene il contesto in cui si opera, in quanto, nonostante abbiamo etichettato il processo di gentrificazione come qualcosa di livello globale, ogni situazione presente peculiarit molto precise; i contesti di quartiere possono essere compresi solo attraverso mirate ricerche e censimenti sul territorio. Inoltre la istituzioni politiche devono necessariamente anticipare gli effetti delle ristrutturazioni urbane prima che essi avvengono, tenendo sotto controllo gli indicatori economici e sociali principali che determinano una potenziale esposizione dei loro quartieri, mettendo in atto politiche protettive per le comunit esistenti; unazione preventiva un occasione unica per cogliere i benefici della rivitalizzazione, attraverso una organizzazione capace di incidere sui processi in modo pi produttivo agendo in modo particolare sulla fornitura di alloggi a prezzi accessibili per i residenti a pi basso reddito, investendo sullistruzione e sul

contenimento della criminalit. Le dinamiche politiche dovrebbero dunque prevedere dei piani di attuazione, non facendo in modo che la gentrification nelle aree metropolitane venga subita passivamente dai quartieri, ma che sia sempre presente una visione unitaria di lungo periodo nello sviluppo, utilizzando quando possibile anche iniziative di partecipazione popolare. (Paddison, 2001)

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1.2 DISPLACEMENTNel precedente paragrafo stato analizzato il fenomeno delle gentrification, e come gi detto, esso non ha una definizione univoca, ma vi un elemento comune nella maggior parte delle accezioni che la descrivono: in tutte contemplato una sorta di sottoprodotto chiamato displacement2. Nel 1960 Ruth Glass che per prima dava una definizione di gentrification, includeva il concetto di spostamento della classe operaia per lavvento di un nuovo afflusso di residenti appartenenti a ceti pi elevati. Negli studi contemporanei si rimane in linea di massima sulla stessa lunghezza donda, descrivendo il processo come spostamento di famiglie a reddito alto in quartieri un tempo soggetti ad emigrazione sistematica e degrado (Atkinson 2002, Wyly e Hammel 1999), un operazione di remake di quartieri centrali delle citt ad opera del nuovo ceto medio (Smith 1996), la scomparsa delle minoranze etniche a basso reddito in favore di fasce di popolazione di pi ricche (Kennedy e Leonard 2001). Occorre puntualizzare che per alcuni studiosi, la scomparsa dei residenti storici dei quartieri a basso reddito non sempre inclusa nella definizione di gentrification. Alcuni sostengono che lo spostamento non un risultato necessario se i residenti originali non possono permettersi di trasferirsi altrove o se le famiglie a reddito pi elevate sono in grado di occupare immobili vacanti e spostarsi negli edifici di recente costruzione (Vigdor 2002); nella quasi totalit dei casi il

displacement invece presente e purtroppo inevitabile. Freeman e Bracconi (2002) definiscono i diversi tipi di spostamento che possono verificarsi a causa della gentrification parlando di "spostamento diretto" quando un gruppo demografico od etnico, costretto a ricollocarsi a causa di un particolare processo o programma di politica pubblica, mentre ci si riferisce a "spostamento secondario" in quel il tipo di dislocamento che pi comunemente accade: le famiglie a basso reddito sono costrette trasferirsi a causa di nuove costruzioni e al processo di gentrification nel loro quartiere in quanto non possono pi permettersi di restare a causa degli affitti troppo alti; altri autori si riferiscono allo2

Anche in questo caso useremo il termine anglosassone pi utilizzato a livello accademico per spiegare il fenomeno di spostamento, dislocamento delle popolazioni residenti nei casi di ristrutturazione urbana.

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spostamento secondario come "spostamento involontario" , perch le famiglie a basso reddito preferirebbero restare, ma non possono pi permetterselo (Kennedy e Leonard 2001). Marcuse (1986) descrive un terzo tipo di spostamento, "lo spostamento di esclusione", dove i cambiamenti in un quartiere gentrified avvengono allo scopo evitare che in futuro alcuni strati di popolazione si localizzino l. Allinterno del discorso displacement risulta essere anche interessante analizzare come questo si verifichi ed accada non solo per conseguenze meramente economiche, ma che la mobilit riguardi anche aspetti sociali e demografici. Si soggetti ad un processo pi o meno esclusivo in base allappartenenza di uno status socio-economico composto dalle caratteristiche riguardanti let, il livello di istruzione e lappartenenza ad un determinato gruppo etnico (Freeman 2005); in un analisi condotta sulla popolazione dei quartieri di Copenhagen prima e dopo aver subito un vasto fenomeno di gentrification stato possibile osservare come si sia passati da un mix di studenti, pensionati, disoccupati con sussidio e persone occupate per la maggior parte single con basso reddito, ad una sostanziale egemonia di famiglie a reddito medio alto e professionisti con redditi comunque superiori (Skifter 1998). Rimanendo in ambito europeo, molto discussi sono stati anche i dibatti sul displacement nella citt di Stoccolma dove in alcuni quartieri la mobilit residenziale ha toccato un picco del 25 % alla fine degli anni novanta, ovvero alcune stime dicono che una persona su quattro abbia cambiato la sua abitazione dallinizio degli anni novanta allinizio del 2001; in questo caso laumento dei costi delle unit abitative non stato tollerato come un effetto collaterale del reinvestimento della classe media in nuovi quartieri, ma stato prontamente combattuto grazie a politiche sociali e di welfare molto efficaci (Adam 2002) . Una delle altre caratteristiche del displacement che fa in modo che esso venga spesso analizzato in modo non corretto, che avviene contemporaneamente (o come sua conseguenza) a fenomeni di ristrutturazione urbana, mentre spesso gli studi si occupano solo delle cause e degli effetti. Si analizzano spesso le condizioni di ci che avviene prima o dopo i fenomeni di gentrification, pi raramente ci si dedica a

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quello che accade nel mezzo; da qui stato coniato il termine displacement invisibile da Engels (1999). Limpersonalit degli spostamenti stata invece materia di approfondimento di Marcuse3, che sottolinea come la mobilit non sia una scelta consapevole delle popolazioni, ma una conseguenza delle forze del mercato che crea costi sociali altissimi. La pressioni che ci sono attorno ad un nucleo familiare che decide di spostarsi possono essere molto forti, e a volte sono riconducibili ad una vera a propria espropriazione subita dai pi poveri nella trasformazione dei quartieri. Essi hanno la possibilit di cambiare drasticamente, e diventare in lassi brevi di tempo non pi vivibili per nuclei familiari a basso reddito , ridotti in seguito, a nientaltro che sfollati in una citt dove cambiamenti di vicinato, fisici, ed economici cambiano la faccia di intere aree urbane . Per fare cenno al caso indiano facile collegare il fenomeno del displacement ai grandi programmi governativi di sviluppo, che nel tempo hanno indotto lo spostamento forzato di migliaia di persone creando una profonda disgregazione culturale e un ulteriore impoverimento delle persone sfollate (Robinson 2003); piani di industrializzazione, elettrificazione e sviluppo urbano e la conseguente creazione di imponenti infrastrutture urbane, hanno notevolmente cambiato gli schemi

ridistributivi della popolazione con spostamenti e reinsediamenti continui. Esempi lampanti di queste trasformazioni al di fuori delle citt sono la costruzioni delle centinaia di dighe nelle pi disparate parti della penisola indiana al fine di implementare i servizi idrici per industria ed agricoltura, ma con il connesso sfollamento di migliaia di persone localizzate nei pressi dei canali ed impianti di nuova costruzione. Sulla stessa riga ma in un aerea metropolitana estesa possiamo individuare la creazione dei parchi tecnologici a Bangalore che ha creato un vero e proprio cluster dellinformatica rivoluzionando la citt a colpi di slum clearance, e dove un forte potere politico centrale ha permesso che si sia messo in atto il tentativo di trasformare la citt in una nuova Singapore tramite una vasta attivit di espulsioni e demolizioni di insediamenti e piccoli nuclei di attivit commerciali, in zone urbane produttive riassegnando i terreni sgomberati a gruppi dinteresse superiore, incluse

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Peter Marcuse. 1986. The Causes of the Housing Problem. In Bratt, Hartman, and Meyerson. Critical Perspectives on Housing. Philadelphia: Temple University Press.

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appunto le grandi multinazionali dellinformatica; si insomma assistito ad un diffuso finanziamento degli sgomberi per la creazione e la difesa di isole di cyber modernit in mezzo a necessit urbane insoddisfatte e al generale sottosviluppo (Solomon Benjamin 2001). Molto significativi sono stati anche gli spostamenti avvenuti dopo lassegnazione a Delhi dei giochi del Commonwealth per lanno 2010, dove la costruzione di stadi, linee della metropolitana ed altre infrastrutture ha creato migliaia di senzatetto, in particolare nella costruzione del villaggio dei giochi sul fiume Yammuna, su le cui rive sorgeva unestesa baraccopoli, sia per un generale progetto di abbellimento della citt facendo sacrificare lhabitat ed i mezzi di sussistenza per gruppi di cittadini, in una sorta di operazione di salvataggio della citt dalla vergogna della sua povert (Basant 2006); questo processo di ripulitura delle citt purtroppo molto comune e porta sempre a marginalizzare chi troppo debole economicamente e politicamente non rappresentato, per essere in grado di esprimere la propria angoscia e difendere i suoi diritti (Puri 2009). Il cittadino che subisce il processo di displacement porta con se il rischio di diventare spesso pi povero di quello che normalmente gi prima dello spostamento e ci sono altri rischi interconnessi al danno socio-economico che egli subisce. Nei casi di vera e propria espropriazione di terreni, si vengono a perdere i sistemi produttivi che mantengono alcuni gruppi sociali, e tutta una serie di attivit commerciali e mezzi di sussistenza su cui sono costruiti, oltretutto con laggiunta di una generalizzata crescita della disoccupazione anche per chi impiegato in altri settori. Si verificano inoltre crescite esponenziali dei cosiddetti senza tetto, e la perdita di un rifugio che per taluni soggetti risulta essere solo temporaneo, diventa una mancanza di dimora o un peggioramento del proprio standard abitativo permanente. Il tutto contestualizzato in una marginalizzazione sociale che si verifica tramite una mobilit verso il basso che affossa gruppi di individui emarginandoli, a cause anche di una forte disgregazione sociale: lo spostamento provoca un profondo disfacimento dei modelli esistenti di organizzazione sociale, a cui si associano a volte la perdita di vecchi diritti civili acquisiti e la nascita di conflitti violenti nelle aree comunali di reinsediamento (Cernea 1999).

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1.2.2 Pianificazione come possibile soluzione al dislocamentoNonostante nei processi di rinnovamento urbano molte persone riconoscano dei possibili vantaggi legati alla ristrutturazione edilizia ed allincremento dei servizi, lo spettro del displacement una delle preoccupazioni pi ricorrenti nei fenomeni di gentrification: chi si sposta nei quartieri dovrebbe essere pi importante di cosa cambia in essi. Freeman e Braconi (2004) esplicano che i fenomeni di rivitalizzazione urbana potrebbero non sempre essere accompagnati da un displacement diffuso. Se lafflusso di investimenti delle nuove classi medie venisse accompagnate da una pianificazione edilizia e di gestione collettiva dei servizi pi equa, nei casi di mobilit residenziale non troppo elevata questo potrebbe accadere. L emigrazione dei residenti preesistenti potrebbe essere evitata se la spinta inflazionistica arrivata di colpo dopo decadi di degrado e disinvestimento, venisse assorbita da una pianificazione residenziale che non venga tenuta in mano dagli affittuari e dalle grandi imprese edili. Tutto questo comporta come gi accennato nel paragrafo precedente ad una collaborazione il pi allargata possibile tra tutti gli enti di governo locale, in modo da gestire i cambiamenti in atto a livello il pi accentrato possibile e non quartiere per quartiere. Anticipare limpatto della gentrification ed andare incontro a strategie di sostenibilit edilizia evitando esperienze traumatiche di sfollamenti di massa, farebbero cos in modo che sempre meno il termine displacement venga associato ai processi di ristrutturazione urbana. Purtroppo al contrario accade spesso che alcuni governi metropolitani (nel caso indiano Mumbai e Delhi) prevedano lo spostamento delle masse come qualcosa di ampiamente pianificato, costruendo addirittura citt satellite nelle periferie pi remote per fare trasferire i soggetti indesiderati che si trovano sulla strada dello sviluppo (Davis 2006).

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1.2.3 Displacement ed esclusione socialeA partire dagli anni novanta si incominciato a parlare anche di una certa psicologia del displacement, ovvero legata a tutti gli intricati e dolorosi processi di dislocamento di popolazioni urbane, con le relative usurpazioni degli ambienti e la perdita dellattaccamento ai propri quartieri. Negli anni si sono osservate le conseguenze sociali dei fenomeni descritti, portando ad una generale perdita di familiarit delle comunit, sfociata con un disorientamento ed una alienazione frutto di problemi psicologici, economici e sociali con episodi addirittura simili a quelli derivati da fenomeni non discriminatori come le calamit naturali; come in queste, i processi di dislocamento sfociano in vere emergenze sociali che portano alla cronica mancanza degli elementari diritti umani, come un tetto e laccesso alle strutture sanitarie adeguate (Harris, Kaye 2004). In queste migrazioni dove intere comunit vengono messe ai margini delle citt, si incontrano anche numerosi conflitti sociali che portano a veri e propri stati di segregazione dati dallelevata polarizzazione sociale. Interi gruppi di poveri e indigenti rimangono nelle zone peggiori delle citt, a volte in veri e propri ghetti (Wilson 1997) mentre contemporaneamente la classe media beneficia di tutte le politiche di sviluppo che escludono interi gruppi di cittadini da un generale miglioramento sociale, ove i pi ampi effetti di ricaduta della gentrification incidono su ben determinate minoranze. Secondo alcuni autori nello sviluppo della comunit ed il loro cambiamento dettato da spinte di rinnovamento che portano a displacement, ci deve essere una sorta di collaborazione tra ricchi e poveri, altrimenti nessun miglioramento nelle condizioni generali delle citt potr essere apportato (Sternlieb, Hughes 1983). Questo tipo di presa di posizione associabile ad una sorta di cooperazione sociale piuttosto utopica, in quanto essendo la distribuzione delle risorse economiche ineguale, la polarizzazione ed il conflitto sociale non possono che essere inevitabili, ed il fenomeno del displacement dove cittadini residenti vengono ghettizzati in nuove aree di deprivazione economica e disagio sociale, conferma questa posizione, come a voler dire che i poveri rimangono tali ovunque essi vengano spostati (Smith 1986).

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1.3 SEGREGAZIONE E POLARIZZAZIONE SOCIALELidea di polarizzazione intesa come ai giorni nostri nasce a Londra, quando la preoccupazione per una massiccia migrazione verso e da la citt nuova di lavoratori qualificati di medio alto livello, in sostituzione della vecchia manovalanza di basso livello, risultato di una chiara gentrificazione, diventasse una separata concentrazione di cittadini ad alto reddito ed elevata istruzione separata dal vecchio sottoproletariato (Cole 1975). In seguito a partire dagli anni novanta questo di tipo di discorsi si spostato sullanalisi di tutte le altre grandi metropoli mondiali, constatando la disparit di reddito e ricchezza come elemento piuttosto comune, derivato in particolare dai nuovi processi alla divisione internazionale del lavoro e alla produzione nel mondo contemporaneo; a concentrazioni di poli di servizi davanguardia ai pi alti livelli di business si sempre pi contrapposta, in particolare nelle citt dei paesi in via di sviluppo, la crescita di enormi economie informali legati ai servizi ed ai bisogni delle elite transnazionali ed alla creazione di agglomerati poverissimi ai bordi delle citt e riconducibili ai cosiddetti slums: sempre pi spesso ci si ritrova davanti alla cittadella della classe dirigente ed al ghetto dei poveri (Paddison 2001). Il concetto di polarizzazione sociale stato ripreso da Saskia Sassen, che prendendo in esame il ruolo delle citt globali nel mondo moderno sostiene che sia la struttura delle nuove attivit economiche il vero motore della segregazione ed in particolare la drammatica crescita dei servizi finanziari a discapito delle imprese e al declino dellindustria manifatturiera, determinando cambiamenti nellorganizzazione del lavoro, ha anche forti conseguenze nella fornitura spaziale del lavoro stesso: questo determiner infatti una polarizzazione del lavoro verso alcune classi sociali e le medesime conseguenze sui redditi. Questo concetto stato ribadito pi volte e con forza dalla sociologa americana, che ha visto nella crescita delle disparit dei redditi proprio una delle principali cause della polarizzazione, con una netta

contrapposizione tra la vasta forza lavoro a basso salario e la pi esigua parte di coloro che presidiano i centri di comando ed esercitano il ruolo di controllo nei maggiori centri di risorse produttive e finanziarie; rimane poi anche di particolare

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preoccupazione lesponenziale aumento di economie informali legati al downgraded manufacturing , ovvero di centri di produzione a bassissimo costo nei paesi in via di sviluppo e legati al mondo delle grandi multinazionali occidentali. Peter Marcuse (1993) ha espresso seri dubbi a proposito della tesi dualistica appena affrontata, sostenendo che la realt decisamente pi complessa data la struttura della citt contemporanea divisa tra pi di soli due gruppi, e che spesso sono legati a fattori non solo riguardanti il reddito ma anche fenomeni religiosi ed etnici. Inoltre si precisato come nellultimo decennio i fenomeni di crescita dei senzatetto, dei processi di gentrification e lespansione da parte delle classi medie di alcuni paesi, abbiano influito in modo determinante e non pi trascurabile. Tuttavia si assistito ad un vero e proprio abuso del termine polarizzazione sociale, spesso anche per una mancanza di una reale definizione, che non vada nella direzione di associarlo ad un semplice sinonimo di crescenti divisioni sociali o di disuguaglianza. Innanzitutto facile smentire questa ipotesi dimostrando la differenza tra disuguaglianza e polarizzazione, ponendo laccento sul fatto che possibile avere una maggiore disuguaglianza senza una maggiore polarizzazione e viceversa ed inoltre assolutamente impreciso usare questo termine anche per porre laccento sulla segregazione urbana derivante solo dallappartenenza ad una determinata minoranza etnica, il genere o la classe sociale. Nella nostra trattazione inoltre non pu sfuggire il fatto che ci interessiamo di fenomeni di polarizzazione sociale solo nel caso in cui siano effettivamente legati al territorio, e nel contesto specifico alle citt nella loro composizione.

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CAPITOLO 22.1 LINDIA DELLA LIBERALIZZAZIONE ECONOMICA

2.1.1 Sviluppo a partire dagli novanta dell India neoliberista

L'India un paese con un immenso potenziale economico e con il suo miliardo di abitanti uno dei pi grandi bacini mondiali di imprenditori, scienziati, tecnici e manodopera, rappresentando uno dei paesi leader in tecnologie informatiche, nucleari e satellitari. Leconomia dellIndia rappresenta una tra le dieci pi grandi economie industriali ed una tra le maggiori cinque economie agricole; basti pensare che negli ultimi ventanni leconomia indiana cresciuta, con un tasso di circa il 6% medio annuo (World Bank 2008).

Figura 1 Incremento percentuale annuo del PIL indiano. Fonte : OECD

L'India ha cominciato ad avviare un processo neoliberista avanzato negli anni 1980 ma sostanzialmente la liberalizzazione della sua economia ha avuto inizio nel 1991,

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anno in cui a seguito di una grave crisi nel bilancio dei pagamenti, quando i debiti in valuta estera sono arrivati ad un miliardo di dollari, lIndia ha fatto ricorso al piano di salvataggio finanziario attraverso lFMI (fondo monetario internazionale), e ha portato adattamenti alla sua struttura economica in linea con le condizioni imposte dallorgano stesso e dalla Banca mondiale. Ladeguamento strutturale Indiano stato caratterizzato da molti fattori che hanno reso leconomia del paese molto pi competitiva rispetto a quella passata, che fino al 1991 stata certamente molto difficile (Ahluwalia 1996). Gli adattamenti apportati includevano: una deregolamentazione delle industrie attraverso la sostanziale ma graduale eliminazione della concessione di licenze per la creazione di imprese e per l'espansione della produttivit, l'abolizione della carica di Controller of Capital Issues 4(controllore del capitale a rischio), la drastica riduzione del numero di industrie riservate al settore pubblico, la liberalizzazione dellaccesso delle imprese alle tecnologie straniere, la graduale eliminazione dei controlli alle importazioni ed alle esportazioni e la progressiva riduzione dei dazi alle importazioni (da una media di circa il 100 % nel 1991 fino a giungere, nel 2000-2001, a circa un terzo di tale percentuale). L'economia stata aperta agli investimenti privati stranieri ed allo stesso tempo il governo ha fornito incentivi alle iniziative imprenditoriali mentre gli investimenti delle imprese indiane sono stati liberalizzati. Dal punto di vista fiscale annoveriamo invece una generale razionalizzazione delle tasse con una sostanziale riduzione dellimposta sul reddito, sul patrimonio fiscale, sullimposta sulle societ e sugli utili, oltre ad una selettiva e graduale riduzione delle accise. Importante nel processo di internazionalizzazione vi stata inoltre l'istituzione mediante operazioni elettroniche di una borsa valori nazionale e l'applicazione di nuove norme relative alla contabilit al fine di adeguare le segnalazioni reddituali di imprese e banche alle norme internazionali; il governo dal canto suo ha anche intensificato gli investimenti per le infrastrutture e lo sviluppo dellistruzione, in modo da rendere appetibile non solo il suo territorio ma anche la sua manodopera qualificata (Whelan 2009).

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Figura tipica delle economia controllata indiana, aveva il compito di canalizzare gli investimenti nei settori desiderati

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La risposta dell'economia alla liberalizzazione e l'adeguamento strutturale sembra essere stato, nel complesso, abbastanza efficace (Raghavan 1996) e dopo un periodo di stasi nel 1991, l'economia ha accellerato il suo sviluppo, con un PIL caratterizzato da un tasso di crescita medio nettamente superiore della media dei paesi pi sviluppati. Nonostante lo sviluppo economico a ritmi elevatissimi lIndia rimane comunque un paese con problemi sociali estesissimi ed anzi laumento della ricchezza sembrerebbe avere addirittura aumentato le gi presenti disuguaglianze. Il paese pervaso da problemi legati alla sovrappopolazione e nonostante la rapida crescita economica la popolazione rurale povera e analfabeta, mentre il generale tessuto sociale legato a discriminazioni delle pi varie, da quelle legate alle caste e al genere, a quelle legate alla classe sociale. Gli indicatori di sviluppo umano di figura 2 ci danno una fotografia del paese ben lontana da quella che ci si potrebbe aspettare dallIndia globalizzata, dove anzi sono sorti problemi del tutto nuovi, come lincontrollabile degrado ambientale, che vanno ad aggiungersi a quelli precedentemente citati e che non comprendevano tutti i conflitti etnico religiosi presenti sin dallindipendenza del 1947.Figura 2 PRINCIPALI INDICATORI DI SVILUPPO UMANO IN INDIA

Fonte: Banca Mondiale, World Development Indicators 2006. 1) Rapporto tra la somma della popolazione in et compresa tra zero e 14 anni e quella con pi di 65 anni e la popolazione in et compresa tra 15 e 64 anni. (2) Percentuale della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno, misurato alle parit dei poteri dacquisto.

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2.1.2 Situazione economica, politica e sociale attualeLeconomia dellIndia diventata la dodicesima pi grande economia del mondo in valore assoluto e la quarta pi grande se raffrontata al potere dacquisto5

(PPP) a seguito della riforma economica che ha aperto il paese alla concorrenza ed

agli investimenti internazionali. Nel ventunesimo secolo lIndia dunque una potenza economica emergente, con grandi risorse umane e naturali ed un enorme bacino di conoscenza, facendo prevedere agli economisti scenari da primato; dal 1991 al 2008 il PIL ha avuto una crescita molto significativa con picchi anche vicini al 10% mentre con la crisi congiunturale delleconomia si notata una tanto leggera quanto temporanea flessione (IMF 2008). La composizione dell economia del paese formata per il 62,6 % dai servizi, mentre il settore industriale ed agricolo contribuiscono rispettivamente per il 20% e 17,5% , dandoci per unidea alquanto distante dalla realt non prendendo il considerazione tutto quello che riguarda leconomia informale e che non pu essere rappresentato dalle statistiche. Il reddito pro capite nominale di 1032 dollari e come accennato in precedenza nonostante la crescita economica sono presenti problemi di grosso rilievo a partire dal fatto che l 80% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno e nonostante le buone politiche agricole dellultimo decennio, il 40 % dei bambini sottopeso (World Bank 2008). Per quanto riguarda il contesto politico attuale sulla penisola indiana spicca la riaffermazione del partito politico dellUPA6 alla guida del parlamento (l Indian National Congress) che gi aveva governato a partire dal 2004 e che stato rieletto recentemente per un nuovo periodo di 5 anni nel maggio del 2009; questa riconferma sembrerebbe essere stata molto sorprendente soprattutto per il margine con cui la vittoria stata acquisita acquisendo 261 dei 543 posti disponibili alla camera bassa del parlamento. La coalizione di opposizione guidata dal BJP7, una sorta di partito popolare indiano, finita con 158 posti nel congresso, confermandosi la seconda forza politica, ed insieme alla maggioranza il pi grande gruppo politico nazionale.

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CIA Ranking (2009) United Progressive Alliance 7 Bharatiya Janata Party

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Prima delle ultime elezioni infatti sembrava che legemonia dei partiti nazionali fosse giunta al termine in favore dei partiti regionali, che nonostante il progressivo incremento nei risultati elettorali, non sono riusciti ad avere la meglio, riuscendo in ogni caso ad essere rappresentati in parlamento con oltre trenta partiti (Whelan 2009). Le ultime elezioni hanno dunque consolidato il bipolarismo nella politica indiana nonostante la crescita dei partiti regionali, e la coalizione con a capo lUPA dovrebbe garantire un amministrazione ininterrotta del paese cercando di portare avanti le riforme economiche e dinvestimento messe in atto a partire dalle precedenti legislature, affrontando anche la recessione globale che ha investito le pi grandi economie mondiali. Al contempo bisogner mettere in atto nuove politiche sociali, in particolare per quanto riguarda il dramma della povert e dellalfabetizzazione, tenendo sottocchio ance il pericolo terrorismo dopo gli attacchi terroristici in tutto il paese: le stragi a Mumbai e le tensioni con il Pakistan riguardano prioritariamente il futuro prossimo e non possono essere rimandati.

2.1.3 Il problema della povert urbana

Seguendo il trend mondiale che porta il numero di persone che vivono in un ambiente urbano a diventare maggiore di quelle che vivono in aree rurali, anche lIndia ha incrementato in modo incontrollabile la sua popolazione urbana, anche se con un intensit minore rispetto ad altre realt di paesi in via di sviluppo. Lammontare della popolazione urbana indiana arrivato a 286 milioni di individui (il 28% del totale) e le citt contribuiscono al PIL per il 55% del suo valore complessivo, diventando cos molto importanti nella vita stessa del paese. Se lIndia diventa sempre pi globalizzata e urbana, al contempo vi anche un aumento dei poveri che vivono nelle aree metropolitane e sono oltre 80 milioni di persone, di cui 62 milioni che vivono nelle baraccopoli, la cosiddetta popolazione degli slum, che nellanalisi dei rapporti con i fenomeni di ristrutturazione urbana assumono un ruolo centrale, oltre ad essere uno dei problemi cruciali dellIndia moderna (NSSO 2008). Le poco igieniche, inquinate e sovraffollate baraccopoli, nel tempo si sono accresciute in maniera quasi proporzionale allo sviluppo delle citt stesse ed per26

questo che tale problematica dovrebbe essere alla base di qualunque intervento di pianificazione da parte delle politiche nazionali, sulla base di criteri inclusivi ed efficienti (Hashim 2009). Approfondendo lanalisi del problema appare lampante come uno dei principali nodi del problema sia la coesistenza tra i vari modelli di urbanizzazione in atto, le risorse presenti nelle citt ed i rapporti con il settore economico informale che vive in esse e che mezzo di sussistenza per le fasce pi povere della popolazione urbana. Si notato che lattuale modello di urbanizzazione delle citt toglie spazi ai pi poveri creando risorse che non potranno mai essere utilizzate dagli stessi, come i grandi complessi residenziali od i centri commerciali; ne risulta che lunico obiettivo perseguibile sia loccupazione dei poveri urbani nellappunto opportunit lavorativa creata dalla crescita metropolitana, creando altrimenti reti di sicurezza sociale adeguate; le due cose sembrano in qualche modo andare di pari passo dopo la liberalizzazione e il settore informale con posti di lavoro irregolari, insicuri e con nessuna protezione sociale sembra essere un vero e proprio indice di povert relativa (Unni 2008). La crescita degli slum nelle aree metropolitane indiane sembra un fenomeno inarrestabile e sempre pi difficilmente quantificabile, e nonostante numerosi organismi internazionali abbiano provato a proporre progetti di riqualificazione ed iniziative specifiche per il miglioramento delle condizioni, le baraccopoli indiane sembrano sempre pi un problema da nascondere e non da risolvere. Ne la conferma anche la mancata attuazione degli interventi legislativi nazionali a favore di programmi di sviluppo sociale attraverso la disposizione di alloggi a prezzi accessibili o ad interventi di bonifica nelle aree degradate. I governi cittadini tendono a vedere laumento dei prezzi dei terreni solo come risorse per lavviamento di progetti infrastrutturali e possibilit per gli investimenti esteri diretti e al contempo la deregolamentazione e riconversione dei terreni di alcune aree rendono necessario lo sfratto di interi agglomerati di slums senza nessuna possibilit alternativa (Mahadevia 2009). Il programma dellattuale governo prevede un impegno ad un programma completo di rinnovo urbano nelle maggiori aree urbane, attraverso la costruzione massiccia di alloggi sociali, prestando particolare attenzione alle esigenze degli abitanti delle baraccopoli. Tuttavia per gli innumerevoli gruppi di

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attivisti per il diritto alla casa, spesse volte il termine rinnovo urbano sinonimo di demolizioni estese nelle zone a pi alto degrado delle abitazioni abusive, trasformando i cittadini poveri delle citt, dapprima in residenti illegali e poi come cittadini completamente delegittimizzati.

2.2 LA NUOVA CLASSE MEDIA INDIANA

La rapida crescita economica subita dallIndia negli ultimi ventanni ha posto le basi per alcuni cambiamenti fondamentali nella vita reale del paese, andando completamente a stravolgere le abitudini di consumo e la composizione sociale della popolazione. Uno studio del McKinsey Global Institute (MGI) suggerisce che se lIndia mantiene il suo percorso di crescita non discostandosi troppo dalle previsioni fatte dagli analisti, il reddito familiare medio triplicher nei prossimi due decenni, diventando una delle pi grandi economie di consumo del pianeta; daltronde basta analizzare i dati riguardanti la crescita dei consumi nel paese a partire dalle prime riforme liberiste per rendersi conto della crescita esponenziale (figura 3).

Figura 3 Andamento del consumo procapite Fonte: OECD

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Il consumo privato in India ha raggiunto i 372 miliardi di dollari nel 2005, cifra che rappresenta oltre il 60 % del PIL stesso del paese, facendolo avvicinare per questa caratteristica ai paesi pi sviluppati (World Bank 2008). Al contempo anche se si dimezzato il numero di persone che ne gli ultimi ventanni vivevano con meno di 90.000 rupie al giorno (circa un dollaro), la povert rimane comunque diffusissima su tutto il territorio, con i picchi pi elevati nelle zone rurali che rimangono predominanti in un India che rimane tuttora poco urbanizzata rispetto ad altri paesi in via di sviluppo. La crescita ha dunque tirato fuori dalla povert milioni di persone facendo formare un enorme classe media che si concentra soprattutto nelle aree urbane; per questo motivo in prima battuta occorre notare che ci saranno importanti conseguenze in primis sulle citt, mettendo a dura prova le infrastrutture urbane esistenti gi fortemente sovraccariche: questa nuova classe che ammonta gi a pi di cinquanta milioni di persone verr infatti a concentrarsi nelle grandi megalopoli come Dehli e Mumbai (Farrell 2007). Il carattere pi interessante della nascita di questa nuova classe media portata dalla globalizzazione e dalle politiche di liberalizzazione risiede per in caratteri socio-culturali ed legata ad un immaginario di una nuova classe sociale dinamica, giovanile, formata da professionisti del ceto medio con sempre cellulare alla mano ed auto privata. Questa immagine entusiastica ed ironica dataci da Leela Ferndandes una idealizzazione troppo semplice delle conseguenze del nuovo mercato deregolamentato delle privatizzazioni; scavando in profondit nel contesto attuale in India, la situazione della classe media si rivela necessariamente pi complessa e meno evidente di quanto non saremmo portati ad aspettarci. E anche si vero che i media asiatici e quelli occidentali hanno portato ad idealizzare con clamore le caratteristiche cosmopolite del nuovo ceto indiano, in cui si fondono intrinsecamente la mobilit, il lusso, la moda e tutto quantaltro legato al consumismo, dal televisore ai viaggi allestero. Sempre per Fernandes poi, la nuova classe media non in realt un nuovo gruppo sociale nato dal nulla, ma avrebbe le sue radici nel carattere coloniale anglosassone derivato dallottocento e farebbe quindi parte di una continuit storica pi ampia; laggettivo nuovo si riferirebbe infatti in diversi concetti ideologici e culturali associabili allimperante neo-liberalismo, che fa

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avvenire processi di distinzione sociale dati dal beneficiare della liberalizzazione. Il gruppo sociale in questione sarebbe inoltre il risultato di tutta una serie di strategie pubbliche e private reciprocamente interdipendenti volte a creare ed a rendere centrale il ruolo del cittadino-consumatore; la figura 3 ci mostra come stia diventando preponderante, e come maggiormente lo diventer nei consumi il peso della fascia di reddito attribuita al ceto medio qui diviso in Strivers e Seekers in base alle loro entrate.

Figura 4 Percentuali di consumo per fascia di reddito. Dati in miliardi di rupie Fonte: MGI

Proseguendo su questa strada stata facilmente individuabile la nuova classe media come lincarnazione della stessa India rivoluzionata dalle ultime politiche di liberalizzazione, e spesso associate allo sviluppo dell high-tech, lefficienza gestionale e la recuperata competitivit economica a livello mondiale. Tuttavia essa risulta essere lontana dallessere un gruppo omogeneo (risulta davvero difficile confrontare il lavoratore precario e mal pagato di un call center con un colletto bianco dell IT) e politicamente unificato, risiede piuttosto in un terreno molto conflittuale che racchiude la complessa differenziazione sociale in India; le contestazioni sulla distribuzione dello spazio urbano, le pratiche politiche di esclusione e partecipazione diventano cos argomenti dattualit e forti mezzi di collegamento tra la classe media ed il potere statale, che pu riguardare la

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costruzione di un centro commerciale a discapito di un gruppo di ambulanti o lo sgombero di massa di un intero quartiere di slums (Davis 2006). Lorganizzazione sociale in India ha dunque subito profonde trasformazioni in seguito alla grande liberalizzazione economica allinizio degli anni novanta e leconomia seppur molto polarizzata per produzione e consumo, ha messo in moto cambiamenti strutturali senza precedenti. Fino agli anni ottanta la politica economica era in gran parte basata sulla sostituzione delle importazioni e il controllo del governo su produzione e vendita, mentre nellultimo ventennio arrivata una serie illimitata di beni a disposizione di coloro in possesso di potere dacquisto. In concomitanza con labbraccio del consumismo si osservata una crescita di una sorta ondata conservatrice in forma di nazionalismo ind con una crescente importanza manifestata dal potere politico del Bharatiya Janata Party, al governo sino al 2004; il fenomeno della nuova classe media per non solo legata al consumismo ma anche alla rinascita di movimenti politico-religiosi in India (Van der Veer 1994). Liechty (2003) prova a concettualizzare in un altro modo la sorgente classe media indiana individuandola nelle famiglie che dispongono di un reddito stabile sufficiente per vivere: esse si impegnano nel consumo di massa, vivono nei quartieri residenziali, possiedono abbastanza soldi e savoir faire per mantenere lambiente pulito e rispettabile mantenendo un profilo pubblico che si associa ad una ragionevole educazione. Lidentit di classe media non implica sempre lappartenenza ad una casta superiore e/o ind o appartenente ai proprietari terrieri, un quota crescente di questi gruppi sociali in ascesa provengono da caste inferiori; le nuove opportunit economiche dellIndia moderna hanno creato una minima mobilit sociale che prima era quasi nulla, anche se lo status delle caste inferiori rimane ancora piuttosto fragile e dettato dai pi antichi pregiudizi. La classe media indiana ancora una volta risulta essere dunque un agglomerato piuttosto eterogeneo dove si include la vecchia classe che affonda le sue radici nellantica amministrazione coloniale, la nuova di funzionari ed altri colletti bianchi situati in diversi mondi socio-culturali. Eppure, nonostante queste complicazioni, sembrerebbe avere ancora senso parlare di tutto questo come un fenomeno sociale collettivo, perch ne condividono in toto alcune caratteristiche su cui tale identificazione si basa. Si

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potrebbero individuare dalle diverse prospettive alcune caratteristiche universali, come la dipendenza economica dell lite ed un meccanismo volto a garantire e rafforzare la posizione sociale e di ricchezza sfruttando la certezza del diritto, il governo e laccesso a tutte le informazioni necessarie per assicurare i propri interessi (Robinson e Goodman 1996). In una societ in rapida trasformazione la nuova classe media sente in qualche modo il continuo bisogno di nascondere la sua fragilit, derivata non solo una diffusa instabilit ma anche da una frequente ascesa da radici della propria famiglia meno avvantaggiate in una esigenza costante di rafforzamento della neo-acquisita posizione sociale (Van Wessel 2001). Nel contesto descritto lemarginazione dei poveri dellIndia e dei disoccupati (tre quarti della popolazione secondo Tim Scrase) sotto il regime neoliberista solleva importanti questione nella politica di classe, dove oramai il processo democratico, il ruolo attivo dei sindacati ed i movimenti sociali sono andati lentamente ad assottigliarsi in favore della retorica della sovranit del consumatore, la manipolazione dei media e limportanza delle lobby nel voto popolare. Questo processo di marginalizzazione si ritrova in modo simile in processi di rifacimento del paesaggio urbano nelle moderne citt indiane per soddisfare i bisogni ed i desideri della nuova classe in ascesa consumer driven. Fernandes (2004) si riferisce a questo processo come la politica del dimenticare , ove determinati gruppi sociali vengono resi invisibili allinterno della dominante cultura e politica nazionale. In tali dinamiche si svolgono riconfigurazioni spaziali delle classi sociali, accentuando le disuguaglianze e permettendo una sorta di collusione tra stato e classe media che sposta i poveri e le classi lavoratrici in determinati spazi con il risultato di produrre una sorta di esclusione dalla cittadinanza culturale.

1.2.2 I limiti della classe del consumoLa nuova classe media indiana rappresenta una specifica categoria sociale emersa nel contesto delle politiche della liberalizzazione, e si riferisce ad un aggregato costruito culturalmente. I confini di questa classe media sono definite dalle sue pratiche di consumo associate a tutte le nuove disposizioni in materia nellIndia neo liberista ed alla pubblicit, o pi in generale, a tutte le immagini con cui i media

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hanno contribuito alla creazione di questo profilo. Il nuovo gruppo sociale ha trasceso i limiti di protezione dello stato ed austerit associati ai padri fondatori indiani Nehruvian e Gandhi, ma la vera e propria incarnazione degli standard culturali associati alla globalizzazione della nazione indiana; il consumo di prodotti come telefoni cellulari, televisori a colori, lavatrici ed automobili sono i caratteri che marcano il suo status vero e proprio (Fernandes 2006). Tuttavia questa classe media non pu essere definitiva come nuova da un punto di vista meramente strutturale, usiamo tale aggettivo infatti riferendoci a specifici segmenti professionali associati con i posti di lavoro nella nuova economia e soprattutto nel settore dei servizi e dell information technology, senza per dimenticare che nella maggior parte dei casi la base sociale di questi nuovi segmenti non nuova e non fa riferimento a gruppi di popolazione in ascesa che tentano di entrare con forza nel ceto medio. La nuova classe media fa cos riferimento pi ad un processo discorsivo di produzione di un immagine, piuttosto che lingresso di un nuovo gruppo sociale in questa classe; esse comunque diventata un simbolo politico che entra in tutti i discorsi pubblici nazionali dove si affronta limpatto della cultura del consumo e pi in generale limpatto della globalizzazione (Varma 1998). I critici della globalizzazione hanno condannato lemergere di una cultura consumistica occidentale, ma nel frattempo i sostenitori delle pi estese liberalizzazioni hanno in qualche modo implementato la classe media come uno standard idealizzato a cui gli altri gruppi sociali posso aspirare (Mankekar 1999). Occorre ancora una volta sottolineare come la vera natura degli indiani delle classi medie varino considerevolmente, ed i normali criteri di reddito comprendono sia le classi urbane che quelle rurali ovvero gruppi come anche gli agricoltori ed i piccoli commercianti. A fronte di tale diversit lidentit della nuova classe media indiana fornisce una sorta di standard a cui anche questi gruppi possono aspirare facendo diventare i confini tra loro piuttosto fluidi, attraverso questa generale promessa di accesso attraverso lacquisizione di capitale sociale necessario per garantire un distintivo senso di appartenenza; tali trasformazioni nellidentit culturale producono a loro volta conseguenze politiche ed azioni di ampia marginalizzazione dei gruppi sociali che non sono inclusi dalleconomia liberalizzata (Fernandes 2006).

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2.3 POLITICHE DI EMARGINAZIONE ED ESCLUSIONE SOCIALELesclusione sociale un fenomeno che spesso v di pari passo con la modernizzazione e la crescita economica di un paese, e anche nella nuova India neoliberista essa ha assunto connotati diversi; ovviamente in un paese come lIndia processi esclusivi erano gi presenti nel passato, ma ora proveremo ad analizzare quelli pi interconnessi alla nuova era economica indiana e la sua middle class. La definizione pi comune del fenomeno legata alla privazione per una parte di cittadini di raggiungere una base standard di vita e la partecipazione alle principali opportunit professionali (Rodgers 1995) oppure al concetto di cittadino che vive geograficamente nella citt ma che per motivi che sfuggono al suo controllo non pu partecipare alle normali attivit proposte dalla societ (Barry 1998). Alle classiche definizioni si associano episodi storici come lapartheid in Sud Africa o i processi esclusivi subiti dalla classe operaia nel Europa industriale del novecento, noi in questo caso ci interesseremo allapplicazione di questi concetti ai paesi in via di sviluppo. Il tratto comune di esclusione nel caso di nostro interesse legato fondamentalmente allesclusione di alcuni cittadini del benessere da parte dello stato, tramite una lunga serie di procedure politiche che si associano generalmente a scarse assicurazioni sociali alloccupazione, soprattutto dove il lavoro informale rimane a costituire la pi grande percentuale di essa oltre ad un poco, nullo, sostegno ad infermi,disabili ed anziani (Osmani 1991). Le politiche per promuovere la sicurezza sociale dellultimo ventennio sono state abbastanza inefficaci, e le uniche azioni per garantire la sussistenza alla fasce di popolazione pi indigente sono arrivate dalle organizzazioni non governative e le istituzioni umanitarie; il non mantenimento di standard minimi relativi alla salute, la nutrizione e listruzione di gruppi di milioni di individui la prima causa ovvia di esclusione sociale (Wood 2001). In India lesclusione pu essere definita anche in materia di occupazione, infatti se nei paesi industrializzati il welfare state e tutta una serie di reti sociali

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vengono in soccorso dell inoccupato, in un paese dove secondo lILO 8 solo il 14% della popolazione ha un regolare stipendio e dove pi del 80% della popolazione coperto dal settore informale, la differenziazione tra lo status di disoccupato ed emarginato di assottiglia sensibilmente. Non bisogna poi dimenticare il contesto che si sta cercando di analizzare, un contesto dove lesclusione che riguarda tutta una serie di diritti fondamentali (sanit, istruzione, abitazione, acqua, servizi igienicosanitari) molto estesa e si va ad amalgamare con le discriminazioni di sesso, religione e casta. In particolare la distanza sociale delle caste nella classe media ribadita dalla differenze religiose, in questo caso, nella presenza di una minoranza islamica che rende lIndia il paese musulmano pi grande al mondo dopo lIndonesia; alcune fazioni della grande classe media Ind mettono ancora in discussione lindianit dei musulmani nonostante essi siano pi del 13% della popolazione, come se si venisse a creare una preoccupazione sul progresso economico anche di questa minoranza. La presenza di questa sorta di orgoglio della classe media indiana non riguarda sono alcune parti estreme nazionalistiche ind e soprattutto non riguardano solo caratteri religiosi. Oltre a questo senso inclusivo di indianit infatti si nota un totale disinteresse sulle necessit dei pi poveri che sembra provenire dalle radici stesse del nuovo ceto, che ha paura di scivolare nuovamente indietro (Khan 2007). La carit, il dovere civico e la pressione sullo stato, oltre che al settore privato, di sostenere programmi contro la povert, sono davvero molto rari nella moderna societ indiana, nonostante i casi di filantropia di grandi gruppi aziendali come Tata o imprenditori dei servizi miliardari come Azim Premji, che sono grandi donatori di risorse, e poco importa se solo per un ritorno di immagine. LIndia continua a rimanere un paese con la speranza di vita intorno ai sessantanni (62 per gli uomini, 64 per le donne), questo quello che ci dicono le pi recenti statistiche dell ONU, e nonostante lo sviluppo delleconomia, lesercito degli indigenti che lottano per guadagnare una rupia o un pugno di riso ancora grandissimo; il paese non ha fornito alcuna infrastruttura sociale per rendere il paese meno brutale e da questo punto di vista poco cambiato dal periodo coloniale (Nayyar 2007).

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International Labour Organisation

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2.3.2 Un analisi urbana

Spesso fenomeni sociologici che riguardano linclusione o meno di strati della popolazione e politiche di emarginazione sono facilmente ricollegabili al territorio anche tramite lo sviluppo dello spazio urbano e la sua organizzazione. L India ha subito e vede in attuazione diversi impegni di governance urbana da parte del governo, che con azioni partite dal punto di vista legislativo vanno ad incontrare le reazioni della societ civile che si imbatte in norme e misure differenti. La crescente attenzione per lo sviluppo urbano nasce a seguito dellemendamento 74 presente sulla costituzione indiana a partire dal 1992, e prevede tutta una serie di disposizioni statutarie per lamministrazione delle aree urbane in generale da parte degli organismi locali. Da qui nasce il pi recente e famoso piano di rinnovo urbano JNNURM9, un progetto del governo centrale che a partire dal 2005 si impegna nello sviluppo urbano e nei suoi servizi ed infrastrutture attraverso un piano settennale che include nei suoi obiettivi quello di rafforzare i governi municipali in conformit con le disposizioni dell emendamento 7410. Liniziativa legislativa prevedeva anche lattuazione di una serie di misure di partecipazione delle comunit volta a democratizzare i processi decisionali nelle ristrutturazioni urbane, e ad esempio lamministrazione di Delhi in una nota dellattuazione di tale norma, inseriva lobbligo attraverso le sue agenzie di raccogliere le opinioni della popolazione metropolitana prima di intraprendere qualsiasi progetto. Sembrava dunque che finalmente in questa India rivoluzionata ci fossero le condizioni politiche ed istituzionali per la creazione di forme pi partecipative nello svolgimento dellamministrazione delle citt, mentre invece si assistito ad una presa in carica esclusiva da parte dei membri delle classi medie, a totale estromissione della rappresentanza delle persone pi povere, attive soprattutto nel lavoro informale (Harriss 2007). Nelle originali intenzioni del piano JNNURM vi era oltre ad un vasto programma di rinnovamento urbano, una massiccia costruzione di alloggi ad uso9

Jawahrlal Nehru Urban Renewal Mission The Constitution (Seventy-fourth Amendment) Act, 1992. Data in cui lemendamento acquista forza di legge: 1-6-1993 (S.O. 346(E), datato 1-6-1993).10

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popolare, che prendesse con particolare attenzione le esigenze degli abitanti delle baraccopoli, dato che incominciavano a destare maggiori preoccupazioni in previsione di un aumento del 40% della popolazione urbana grazie alle politiche di liberalizzazione. Il piano nella possibile creazione di citt economicamente produttive ma al contempo eque ed efficienti, come esplicato dal sito, riprende in modo sommario quanto detto da diverse pubblicazioni della banca mondiale per quanto concerne i requisiti di un buon governo cittadino, attraverso un collegamento tra efficienza, partecipazione e responsabilit; anche se ancora troppo presto per dare una valutazione dellimpatto del JNNURM, il modo in cui organizzato e la fornitura di servizi attuale ai cittadini pi emarginati non lascia presupporre significativi miglioramenti (Mukhopadhyay 2006). Nella realt lunico mezzo con cui le amministrazioni locali hanno cercato di incoraggiare la partecipazione stato tramite la creazione di associazioni di residenti, in inglese residents welfare associations (RWA), nate gi a partire dal 1997 e destinate anche a migliorare la qualit nella prestazione dei servizi urbani tramite listituzione di partenariati tra i cittadini e gli enti preposti (Zara 2007). Le organizzazioni che si sono formate nelle diverse citt indiane e classificabili come RWA sono in realt molto diverse ma tuttavia si accomunano per il fatto di essere localizzate in gran parte nello zone abitate dalla classe media e non negli slums; non ci sono insomma associazioni di quartiere nelle zone pi povere. Le stesse associazioni composte dai cittadini-consumatori (cos vengono definiti gli appartenenti alla nuova classe media da Leela Fernandes) hanno poi cercato di eliminare gli elementi visibili della povert dagli spazi pubblici, sentendo come un fastidio od una vera e propria minaccia le baraccopoli ai bordi delle citt, gli insediamenti abusivi e tutti i venditori ambulanti, straccivendoli e simili presenti nelle diverse parti delle aree metropolitane (Fernandes 2006). La fasce sociali pi povere sono cos state ingiustamente individuate come i principali responsabili del sovraffollamento urbano e delle insalubri condizioni di vita allinterno della citt ed in alcuni casi, le politiche sociali hanno perseguito strade che hanno contribuito alla creazione dei problemi, facendo scarseggiare pi che mai unit abitative e

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compromettendo le loro fonti di sostentamento11, qualificando gli abitanti ai margini della societ come un gruppo distinto e definito dalle sue abitudini e pratiche poco desiderabili. Tale politiche di esclusione gi presenti nel passato si sono man mano rafforzate ora che le megalopoli indiane devono in qualche modo diventare attraenti poli per i capitali internazionali, attraverso ben formulati piani e programmi volti a farle diventare citt globali (Bhan 2008). Una delle poche note positive emersa nelle concentrazioni urbane dell India moderna stata una nascita incontrollata di organizzazioni civili di vario tipo, che hanno in primo luogo scopi di informazione e sensibilizzazione sul dramma delle baraccopoli e che era stata inizialmente prevista anche dalla carta del cittadino compresa nel JNNURM in cui il primo articolo sosteneva che in qualunque politica di rinnovamento urbano doveva essere compresa o preceduta una politica per i poveri urbani. Ci si riferiva soprattutto per quello che riguarda il garantire lassegnazione di terreni sufficienti per i dimenticati delle aree suburbane ed alcune organizzazioni non governative hanno nel tempo raggiunto alcuni piccoli risultati significativi, soprattutto per quel che riguarda il miglioramento igienico dei bassifondi e il contemporaneo scoraggiamento di sempre pi frequenti azioni di slum clearance da parte degli enti; in taluni casi lattivismo ha anche permesso che numerosissimi gruppi di lavoratori ed operai informali, ricevessero una rappresentanza nelle assemblee decisionali locali. In ogni realt metropolitana indiana ci sono tuttavia distinti e complessi fattori che caratterizzano i diversi contesti, e solitamente, sono legati allintreccio tra il tipo di economia locale, il livello di povert e la modalit di amministrazione: il primo elemento importante in quanto da esso dipende la fornitura del lavoro e con esso un alloggio ed i generali mezzi di sostentamento, il secondo riguarda i legami con i governi locali fatti di leader politici e burocrati, mentre il terzo una sorta di risultato residuale (Solomon Benjamin 2000). Per quanto concerne i fattori economici non possibile dimenticare come i rappresentanti delle lite industriali influenzino le politiche per la definizione della forma urbana. Numerosissimi studi11

Kishwara (2008) fa riferimento in particolare alla politica degli amministratori di Delhi nel loro tentativo di vietare la vendita ambulante nelle strade della citt nonostante essa sia fonte di sostentamento per migliaia di cittadini. In una disputa tra corte suprema e istituzioni municipali, la prima ha sentenziato come non fosse possibile effettuare una politica di eliminazione dei banchi ambulanti di questo tipo.

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hanno preso ad esempio i colossi dell information technology nella citt di Bangalore, dove attraverso i loro mega progetti diventato limpido come le aziende IT abbiano incominciato ad esercitare una pressione, che grazie al loro potere lobbistico, gli ha permesso di dettare legge nei processi di pianificazione urbana, con la concomitante erosione della capacit da parte dei rappresentanti eletti dalla societ di parteciparvi in modo attivo (Narayanan 2005). Il crescente potere della lobby delle grandi imprese, unita alla classe medio-alta ed agli sviluppatori immobiliari nellelaborazione dello spazio urbano, fornisce un indicazione del fallimento attuale delle buone intenzioni contenute dellemendamento 74 della costituzione, soprattutto per quanto riguarda la creazione di un maggiore decentramento nellamministrazione urbana locale e nel miglioramento della partecipazione democratica.

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CAPITOLO 33.1 IL CASO MUMBAI

3.1.1 Contesto metropolitano

Mumbai, nota come Bombay fino al 1996, si trova sulla costa occidentale dellIndia affacciandosi sul Mar Arabico ed la capitale dello stato del Maharashtra, oltre ad essere la capitale finanziaria della penisola intera e con pi di tredici milioni12

di abitanti la pi grande e popolosa citt indiana. Dopo essere stata una degli

approdi portuali e centro tessile pi importante del passato, oggi Mumbai sede delle maggiori banche ed industrie dellIndia (tra cui il colosso automobilistico Tata), compreso il centro di produzione cinematografico Bollywood; tuttavia la megalopoli in questione non solo il simbolo della liberalizzazione economica e della globalizzazione, ma una citt molto complessa e con diverse problematiche dal punto di vista sociale. Il tasso di criminalit a Mumbai molto elevato ed attivit come il traffico di droga e la prostituzione sono il terreno fertile nelle zone pi povere della citt per i pi organizzati gruppi criminali che spargono sangue tra la popolazione per il controllo territoriale. Occorre precisare che la violenza in citt non conseguenza esclusiva di una diffusa economia illegale ma anche procurata dalla fortissime tensioni etnico religiose comuni anche ad altre aree urbane dellIndia che sono sfociate a Mumbai in veri e propri attentati terroristici con decine di morti. Anche la situazione igienico sanitaria in molte aree cittadine di un livello davvero molto basso, gli ospedali sono sovraffollati e insufficienti di personale, mentre nelle baraccopoli si registrano malattie debellate in occidente come colera, malaria, polio ed epatite, oltre ad un incidenza del contagio dell AIDS decisamente alta. Vanno ad aggravare questo status le condizioni ambientali ancora pi difficili, con una rimozione dei rifiuti efficiente sono nelle zone abitate dalle classi sociali pi alte, con al contempo un resto della citt generalmente sporco e malsano a cui si

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World Gazetteer (2008) : 13.922.125 abitanti a Mumbai

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aggiunge un sistema di depurazione dellacqua normalmente poco funzionale; la recente industrializzazione ha inoltre dato vita ad un inquinamento atmosferico senza precedenti, incrementato anche dalla crescita del traffico e dal clima caldo e umido della zona. Mumbai dunque una citt a due velocit dove agli abitanti della nuova e ricca classe media vivono in determinate e moderne aree metropolitane, in un ambiente cosmopolita e con una buona qualit della vita, mentre allo stesso tempo migliaia di persone vivono nella peggiore miseria a bordi degradati della citt, negli infiniti slums, in una condizione come quella descritta (Seligman 2005). Si pu quasi affermare che la qualit della vita in generale dopo le liberalizzazioni dei primi anni novanta sia diminuita, con il solo proliferare delle baraccopoli e della congestione del traffico accompagnate per dalla nascita di tutta una serie di immagini centrate intorno alle pratiche di consumo e dalla ricchezza generata dalla nuova classe media (Fernandes 2006). La creazione dei nuovi ricchi e di tutta una serie di nuove elite sviluppatesi dalle politiche nazionali liberiste, ha fatto diventare sempre pi invisibili e dimenticati i gruppi sociali lasciati al di fuori di questo nuovo processo economico globale, andando ad affiancare la gi presente emarginazione presente dallorganizzazione sociale in caste del passato (Gupta 1998). Il mutare delle forme interne nelle relazioni sociali ha sempre delle conseguenze a livello spaziale (Massey 1994), ed in base a questo approccio si vedr come anche a Mumbai il cambiamento dellidentit delle classi sociali ha avuto pesanti ripercussioni a livello territoriale con la crescente produzione di politiche legate a purificazioni urbane di cui hanno fatto le spese gruppi sociali subordinati come i venditori ambulanti e tutti gli insediamenti abusivi, ostacolo di una nuova estetica urbana. A livello di governo urbano a Mumbai, la liberalizzazione economica ha avuto un effetto inverso sui processi urbani, ovvero se nella maggior parte dei casi essa associata ad una ritirata da parte dello stato, in questo specifico caso la politica continua a svolgere un ruolo importantissimo nella gestione di alcuni ambiti, alimentando le tendenze contraddittorie presenti nella citt.

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3.1.2 Ristrutturazione urbana e rapporto con la classe media

La maggior parte dei discorsi sulla nuova classe media indiana si incentrata sul cambiamento dello status di questo gruppo sociale, fatto di nuove rappresentazioni culturali e nuove pratiche in genere. Allinterno di Mumbai questo effetto si materializzato attraverso ad esempio la sfera del tempo libero e dellindustria del divertimento cresciuta a dismisura negli anni novanta. Se la costruzione delle grandi dighe e degli impianti siderurgici erano i simboli del periodo neo indipendentista, ora le imprese del divertimento hanno dato vita a piste da bowling, ristoranti alla moda, centri commerciali e parchi del divertimento in genere, che la proliferazione dello svago ha riempito con un crescente pubblico, icona della liberalizzazione. Il significato della costruzione di questo nuovo lifestyle fa parte di pi ampi processi di ristrutturazione socio-economica che comprendono anche la sostituzione, come in questo caso, dei piccoli ristoranti e negozi tradizionali che hanno approvvigionato la classe operaia e gli individui della classe media-inferiore, con lalta gamma di bar e boutique indicatori di questo nuovo stato (Fernandes 2006). A livello metropolitano continuo il rinnovamento urbano di quartieri un tempo vittime di degrado in poli yuppie di nuovi strati di popolazione, che vanno ad insediarsi, incarnando i modelli convenzionali della gentrification. Al contempo il prezzo esorbitante degli immobili in alcune aree centrali della citt ha spinto gli individui della classe media nella aree suburbane, andando a creare nuove comunit culturalmente e socialmente differenti; allinterno dei nuovi sobborghi ricchi si sono costruiti decine di cinema, teatri, ristoranti e club esclusivi che derivano in realt dai circoli privati presenti nellera coloniale. Il cambiamento degli stili di vita ha indotto alla creazione di una nuova estetica urbana della citt, che comunque comune ad altre citt indiane (Delhi e Calcutta in particolare) , e che ha riprodotto distinzioni territoriali tra i pi ricchi, la classe media ed i pi poveri, sempre pi nette; tuttavia questa divisione rigorosa per classi stata in qualche modo sempre perturbata dalla presenza di occupanti abusivi ed i cosiddetti imprenditori di strada, come i sarti, i riparatori di scarpe ed i venditori ambulanti, che si trovano ad insediare i marciapiedi42

per fornire i propri servizi alle classi superiori, oltre che a garantire la propria sussistenza (Kaviraj 1997). Il desiderio di segregazione sociale di alcune parti non pu essere considerato come un risultato casuale delle politiche di liberalizzazione in India ed i segni di questo cambiamento nella gestione delle aree urbane presente gi in tempi passati, come ad esempio nel periodo delle demolizioni coercitive degli squatter nel periodo di Sanjay Gandhi ed in generale negli anni settanta (Tarlo 2003). In alcuni casi per i processi spaziali di depurazione hanno coinvolto anche le strategie di stato progettate per ripulire la nazione indiana dagli immigrati indesiderati (Bangladesh su tutti), dove le volont della classi pi elevate ha incontrato la convergenza delle organizzazioni nazionaliste ind contro la presenza musulmana in citt. Ritornando al rapporto tra la nascita di un nuovo stile di vita della classe media, nella trasformazione del paesaggio urbano significativo lo sviluppo di progetti di abbellimento della citt da parte di associazioni e organizzazioni civiche allinterno dei vari quartieri di Mumbai, che spesso per coinciso con un tentativo di allontanamento dei poveri dalla citt, strada perseguita da diversi manager urbani impegnati a nascondere le baraccopoli e tentare di costruire maestosi edifici liberando le strade dai venditori ambulanti (Seabrook 1996). La nascita di questa sorta di nuova cultura civica volta allestetica uno dei manifesti della nuova classe media indiana, che attraverso queste operazioni di pulizia vorrebbe eliminare ogni segno di povert allinterno delle aree urbane con la conseguente produzione di una sempre pi spiccata segregazione spaziale. Ad alimentare questo progetto entra in gioco addirittura la politica come esercizio centralizzato del potere statale e che v direttamente ad affiancare lespressione dei desideri privati dei cittadini; i rappresentanti degli affari culturali del governo locale hanno creato una vera e propria unit di abbellimento volta a rip